© Associazione Culturale Porta Marengo - Milano www.portamarengo.com Una vita previdente di M. Giorgina Cauli Quella mattina, quando si svegliò, non si sentiva troppo bene. Una strana sensazione di non essere del tutto a posto lo aveva preso. Ingoiò il solito caffè, prese la borsa in similpelle, uscì sul pianerottolo e chiuse accuratamente con tutte le man- date la porta blindata; l’ascensore era occupato e questo lo infastidì ancora di più. Scendere le scale dai gradini tirati a cera dalla portinaia lo faceva sentire ancora più insicuro e traballante. Come aprì la porticina dell’androne che si affacciava sul marciapiede si ritrovò davanti una folla di persone che camminavano in fila indiana, a passo svelto, quasi al trotto, a ridosso della parete di casa. Stava piovendo e quella pioggerellina invisibile ma umida e persistente gli peggiorò l’umore. Imboccò le scale che conducevano alla metropolitana senza nemmeno vedere i gradini perché altri come lui stavano scendendo nel mezzanino e le era impedita la visuale delle proprie gambe. Poi fu tutto uno spingere ed essere spinto in una direzione unica: il centro. Si andava a lavorare, ognuno al proprio posto, alla solita ora, solita scrivania, soliti colleghi, solito capo, solito stipendio. Fece mentalmente il calcolo da quanto tempo il suo stipendio era immutato e con un sorriso ritornò a quei giorni. Era giovane allora e pieno di speranze, aveva i capelli ancora neri e se c’era qualche filo d’argento questo era solo motivo d’orgoglio di una esperienza visibile a tutti. Siamo in emergenza, tuonava la televisione, la crisi è strisciante, dicevano alcuni, sacrifici per tutti, scrivevano i giornali, stringiamo la cinghia ordinava il governo. Ma ormai la cinghia si era rotta e non c’erano più soldi per comprarne una nuova. Anche i soldi… si ricordò quando ancora a fine mese la busta paga conteneva i soldi. Adesso la cifra riportata sul tagliandino era la stessa, ma veniva immediatamente tramutata in buoni. Buoni per la spesa, buoni per l’affitto, buoni per il trasporto. Avevano iniziato dividendo i giorni pari e i giorni dispari: i giorni pari venivano retribuiti con i buoni, i giorni dispari con soldi in sonante carta moneta. Poi si era detto che era un sistema iniquo perché i giorni dispari erano di più di quelli pari. Allora si era passati alle settimane: una si e una no (ma non si erano messi d’accordo se si dovesse iniziare con quella pari o con quella dispari). Alla fine per non complicare troppo le cose si era deciso fosse meglio che i soldi sparissero del tutto e si era passati a questo nuovo sistema denominato subito dalla maggioranza “Meglio buoni”. Non che non si venisse pagati, no! Solo che con i buoni spesa si era risolto il problema delle monetine, del resto da dare, degli spiccioli insomma, e la zecca aveva risparmiato sulla coniatura del metallo…ed un altro buco delle casse dello Stato era stato tappato. Quella sensazione di disagio improvvisamente si materializzò: era il giorno in cui nel suo ufficio si sapeva quanti giorni di vacanza sarebbero stati attribuiti ad ognuno. Il sogno di tutti era la settimana, ma per averla bisognava essere veramente bravi e fortunati (la verifica periodica delle prestazioni lavorative di ognuno non doveva mai scendere sotto la voce “eccellente”, era ammessa la solita eccezione nel caso di verifica di due eventi che si dovevano però verificare simultaneamente: catastrofe naturale sopra la scala sesta e metastasi diffusa possibilmente con interessamento del contenuto della scatola cranica). Oramai non si sognava più la settimana ai Caraibi: solo i più vecchi, quelli che in gioventù avevano avuto la fortuna di studiare geografia sapevano che da qualche parte del globo esisteva quella località. Si facevano però i conti sul minimo garantito: tre giorni. Tre giorni all’anno da passare lontano dal lavoro, dai colleghi, dagli orari da rispettare, dai cartellini da timbrare, dai tornelli da superare. Tre giorni all’anno da usufruire subito, oppure da accumulare e da usare più avanti, quando le forze sarebbero mancate, quando l’energia vitale se ne sarebbe andata via, poco alla volta. Perché oramai non si andava più in pensione, si lavorava sempre e solo i più previdenti si potevano permettere di lasciare questo mondo utilizzando i “giorni vacanza” risparmiati in lunghi anni di sudato lavoro. Questo libretto è stato stampato nel mese di aprile 2010 in venti copie presso la Tipografia Compositori di Bologna Copia N. Copertina originale di .....................................................