Convegno AEIT Mobilità e trasporto elettrico per l'Italia di domani Roma 13-14.06.2012 Sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro Prolegomeni a ogni futura Ingegneria della sicurezza che possa presentarsi come scienza (*) Introduzione storica Giorgio Corbellini Membro del Circolo filologico milanese. Già professore ordinario di Impianti elettrici, Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia. Membro del Consiglio direttivo del Comitato elettrotecnico italiano in rappresentanza del Consiglio nazionale delle ricerche. [email protected] Umberto Corbellini Corbellini srl Società di Ingegneria. Membro del Comitato tecnico 65A del Comitato elettrotecnico italiano. Libero professionista in San Felice di Segrate (Mi). [email protected] Rem tene, verba sequentur Marcus Porcius Cato (Catone il Censore), 234 - 149 aC Orationes Acquisisci il concetto, le parole seguiranno Riassunto - La terminologia impiegata per i concetti di pericolo e di rischio, nell'Ingegneria, è generalmente impropria e errata: è necessario impostare la materia a partire dai fondamenti già stabiliti fin dal Seicento e ormai dimenticati. Roma, 1985) riferisce a tutta una categoria di pubblica1 zioni che trattano del Calcolo delle probabilità( ). (1) Un tipo di pseudodefinizione consiste in frasi prive di significato, com’è (per fare un esempio) quella che leggiamo nel DLgs 81/2008, il cosiddetto Testo Unico per la sicurezza: “il rischio è la probabilità di Parole chiave - Pericolo; imprevisto; infortunio; rischio; speranza matematica. raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione”. Il rischio, innanzi tutto, non è una probabilità. I. RISCHIO: TERMINE CON RADICI ANTICHE E ORMAI DIMENTICATE Affermare, inoltre, che il rischio sarebbe la "probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno" non è neppure una pseudodefinizione: si tratta, appunto, di parole usate a casaccio, se è vero che, nel- A. I tanti documenti e le tante pubblicazioni che trattano dell’Ingegneria della sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro fanno spesso impiego di una terminologia impropria o errata e di definizioni prive di significato: pseudodefinizioni, sedicenti definizioni, vuotaggini confusionarie e parole usate a casaccio, per usare espressioni che lo scienziato italiano Bruno de Finetti (Innsbruck, 1906 - l'ambito delle attività cui ci si riferisce, ci sono sia quelle che si concludono con un infortunio (che raggiungono il livello potenziale di danno) sia quelle che si concludono senza infortuni e senza incidenti (che non raggiungono il livello potenziale di danno). L'espressione "oppure alla loro combinazione" ci mette ulteriormente in difficoltà: non si è mai sentito che di una medesima grandezza - necessariamente misurabile - si possano dare due diverse definizioni (che comporterebbero due diverse - 1 di 8 - Sicurezza - Introduzione storica Giudizi spesso applicabili anche al linguaggio legislativo, giuridico, normativo, tecnico, giornalistico e al linguaggio comune o lessico familiare che sia, quando questi linguaggi trattino della materia oggetto di questa memoria e cioè di pericolo, infortunio, danno, guadagno, rischio, senza neppure portare in conto le grandezze probabilità di pericolo e probabilità d'imprevisto: grandezze che entrano necessariamente nella genesi dell'infortunio e delle sue probabilità. B. Nell'ambito dell'Ingegneria della sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro, il termine rischio deve essere definito come il prodotto della probabilità dell'evento sfavorevole (probabilità d'infortunio o d'incidente(2) o probabilità di danno) per la perdita temuta (danno): l’equivalente, in senso negativo, del prodotto della probabilità dell’evento favorevole (probabilità di guadagno o di vincita) per il guadagno o la vincita: grandezza che, in epoca moderna, è stata denominata speranza matematica di un guadagno fortuito e, da Bruno de Finetti, guadagno medio in senso probabilistico o previsione di vincita. Accettate queste denominazioni, che hanno una loro motivazione (della quale tratteremo qui di seguito), ne discende la denominazione da associare al termine rischio: timore matematico di una perdita fortuita. Furono coloro che possono essere considerati i principali fondatori del Calcolo delle probabilità [Pierre De Fermat (Beaumont de Lomagne, 1601 Castres, 1665), Blaise Pascal (Clermont - Ferrand, 1623 Paris, 1662), Christian Huygens (Aia, 1629 - ivi, 1695) e Jacob Bernoulli (Basel, 1654 - ivi, 1705)], in particolare Huygens e Bernoulli, a introdurre tale grandezza, denominandola, nella lingua latina (lingua utilizzata dagli scienziati fino a metà dell’Ottocento), spes (speranza). unità di misura), da adottare, caso per caso, ad libitum. Se davvero si trattasse di probabilità, il raggiungimento del livello potenziale di danno si misurerebbe in "per unità". In "per unità" rispetto a che cosa? Un insieme di aberrazioni, commenterebbe Guido Castelnuovo [10]. Che il rischio sarebbe una probabilità lo affermano anche talune Direttive dell'Unione europea e numerose norme tecniche europee e internazionali, seguite, necessariamente, dalle corrispondenti norme nazionali. Diversa, anche se esposta in modo confuso e senza l'indicazione dell'unità di misura, ciò che eliminerebbe ogni dubbio, è la definizione di rischio data della Norma British standards BS OHSAS 18001 (2007): Occupational health and safety management systems - Requirements. C. Il termine rischio è, quindi, una grandezza a priori, interpretabile sia come frazione del danno complessivo pari alla probabilità d'infortunio, occorso durante lo svolgimento di un insieme N molto grande di attività omogenee (ramo di rischio, secondo le compagnie di assicurazione) sia come frazione, pari alla probabilità d'infortunio, del danno individuale occorso durante lo svolgimento di un’unica attività (rischio individuale). Il rischio complessivo, analogamente a quanto vale per la speranza matematica di un guadagno fortuito, è una grandezza a priori che rappresenta il valore medio del danno calcolato su tutte le N attività prese in considerazione: sia su quelle che si prevede, probabilisticamente, che comporteranno infortuni e, quindi, i danni temuti, sia su quelle che si prevede andranno a buon fine, comportando il conseguimento dei guadagni sperati. Il rischio individuale, non essendo un valore medio a priori, conserva, tuttavia, il significato di timore matematico di una perdita fortuita calcolato tenendo conto di una probabilità d'infortunio intesa come grado di fiducia che un determinato soggetto attribuisce alla probabilità del verificarsi di circostanze, di fatti e di fenomeni capaci di causare un determinato evento, sulla base della propria cultura, delle proprie competenze e esperienze specifiche, delle informazioni acquisite, delle preferenze individuali e delle opinioni personali (impostazione soggettivistica della probabilità)(3) [12] [17]: aspetti sui quali l'inconscio può farla, comunque, da padrone. D. È peraltro escluso, per il termine rischio (come pure per la speranza matematica di un guadagno fortuito), il significato di probabilità, come pure quello di sinonimo di un qualunque altro termine: in particolare del termine pericolo. Nella scienza e nella tecnica, dove è sempre necessario individuare, con certezza, ogni ente e ogni grandezza, i sinonimi, infatti, non devono esistere: inutili, creerebbero confusioni e dubbi. Analogamente, non si deve assegnare il medesimo nome a cose diverse(1). Non è neppure possibile ammettere che norme pubblicate da uno stesso Ente introducano definizioni diverse delle medesime grandezze. La definizione di rischio deve essere, in ogni caso, il prodotto di una probabilità di un evento sfavorevole per il danno conseguente: quest'ultimo espresso, eventualmente, in valore relativo. Che poi la probabilità d'infortunio, che può essere descritta da una Risk: "Combination of the likelyhood of an occurrence of a hazardous Tale definizione, secondo l'impostazione soggettivistica della probabi- event or exposure(s) and the severity of injury or hill health that can be (3) caused by the event or esplosure(s)". La nostra traduzione è la seguente: lità, è dovuta, come illustreremo più oltre, a Jacob Bernoulli, ma è stata "Combinazione della probabilità del verificarsi di un evento pericoloso ripresa, sviluppata e utilizzata principalmente da Bruno de Finetti, il o di un'esposizione e della gravità di una ferita o di una malattia che quale ne tratta in tutte le sue pubblicazioni, alcune delle quali richiamate può essere causata dall'evento pericoloso o dall'esposizione". Se con il nell'elenco bibliografico. Nei riguardi di tale grandezza, Bruno de Finetti termine "combinazione" si deve intendere "prodotto matematico", la osserva che essa indica una previsione di vincita e che, ovviamente, definizione diventerebbe, con qualche arrangiamento, la seguente": previsione non significa predizione. Il suo opposto, pertanto, rappresenta prodotto della probabilità d'infortunio per l'entità del danno". Perché, una previsione di perdita. Tale definizione di probabilità in senso sog- allora, non chiamare le cose con il loro nome, visto che stiamo parlando gettivistico è accettata anche da altri autori, tra i quali ricordiamo in tra esperti della materia? particolare, Leonard Jimmie Savage (Detroit, 1917 - New Haven, 1971) (2) Utilizzeremo nel seguito, per brevità, solo il termine infortunio, salvo quando sia necessario specificare che si tratti d'incidente. [16] e Glenn Shafer (n. 1946) (Departement of Accounting and Information Systems, Rutgers Business School - Newwark and New Brunwich). - 2 di 8 - Giorgio Corbellini, Umberto Corbellini funzione anche molto complessa, sia calcolata in modo diverso, secondo le diverse applicazioni cui si fa riferimento, non cambia, evidentemente, le cose. E. Trattandosi della frazione di un danno complessivo o della frazione di un danno individuale, l’unità di misura del rischio è un’unità monetaria (“euro/attività”, per il rischio individuale e “euro”, per il rischio complessivo): è evidentemente riconducibile a questa, convenzionalmente, quando si tratti di attribuire un valore economico alla vita umana. F. Il rischio, così definito e così denominato fin dagli inizi del Novecento, è, come abbiamo già ricordato (par. 1.2), l'opposto di quella grandezza probabilistica già introdotta, nel Calcolo delle probabilità fondato sul gioco d'azzardo, da Christiaan Huygens, definita come prodotto della probabilità dell’evento favorevole per il guadagno nella seconda parte della Praefatio del suo Libellus de ratiociniis in ludo aleae, pubblicato nel 1657(4), denominata speranza, e precisata, nel seguito, attraverso numerosi esempi numerici(5). Frans van Schooten, che tradusse l’originale del Libellus, redatto in lingua olandese, nella lingua latina, denomina tale grandezza con i termini latini sors(6) o expectatio(7) (sortem seu expectatio). Poiché il (4) Con libera traduzione dal latino: Libretto sul calcolo (delle probabili- termine sors deve essere inteso con il significato di probabilità, anche se nei riguardi della latinità classica tale significato sarebbe anacronistico, il suo impiego, in questo caso, sarebbe improprio; il termine expectatio (aspettativa o attesa ansiosa e cioè speranza o timore, a secondo dei casi e dei punti di vista) è invece corretto(8). Cinquant'anni dopo, Jacob Bernoulli (Basel, 1654 - ivi, 1705) redigerà la sua Ars conjectandi(9), che sarà pubblicata postuma nel 1713 [03] [04]: in tale celebre opera, che comprende quattro parti, egli inserirà, come Pars prima, l'intero Libellus di Huygens, che Bernoulli eleverà al rango di "Tractatus Hugenii" (Trattato di Huygens), annotandolo e integrandolo(4). Su questa base, Bernoulli pone i principali fondamenti del Calcolo delle probabilità, giungendo a dare la dimostrazione del teorema che porta il suo nome. Introdurrà, inoltre, il termine spes, sostituendolo al termine sors utilizzato da van Schooten: termine, quello di spes, che avrà una definitiva fortuna nei secoli successivi, nell'ambito del Calcolo delle probabilità secondo l'impostazione oggettivistica, nella forma di "speranza matematica". In particolare, Bernoulli denomina la grandezza prodotto della probabilità dell’evento favorevole per il guadagno, con l’espressione attesa ansiosa o speranza (expectare vel sperare), riprendendola e commentandola nel Corollarium delle sue Annotationes [p. 5], che Huygens già aveva introdotto e definito, denominandola expectatio (Ars conjectandi, Propositio I, [p. 4]): tà) nel gioco d'azzardo. Tale Libellus, è stato pubblicato in coda alle Exercitationes Mathematicae (Leiden, Johannes Elsevier), di Frans van Schooten (Leiden, 1615 - ivi, 1660), e poi ripreso, da Jacob Bernoulli, come Pars prima della sua Ars conjectandi [03] [04], con annotazioni e integrazioni. Christiaan Huygens sviluppa, in totale, nel suo Libellus, quattordici esempi, anche molto complessi, che Jacob Bernoulli annota e G. Jacob Bernoulli, che considera, dal canto suo, i termini expectatio e spes come sinonimi, osserva che essi non assumono l’ordinario significato di sperare ciò che è la cosa migliore fra tutte, anche se possono eventualmente capitare cose peggiori, ma quello di speranza di ottenere integra. Huygens propone, inoltre, in un'Appendice, cinque nuovi problemi, dei quali però omette ogni analisi o dimostrazione, lasciando al lettore la soluzione. Jacob Bernoulli darà, di questi, le soluzioni, nella vi è alcunché di male, ma ciò che, nell’umana incertezza, indica la Pars secunda e nella Pars tertia del suo trattato. volontà divina. Da questo significato era già derivato, in epoca classica, (5) Ars conjectandi, Propositio I, [p. 4]. Riprendiamo, dall'Ars conjec- il significato di destino, come in Publius Vergilius Maro, Aeneis 10.501 tandi (Pars prima, p. 3/4), in una nostra libera traduzione, il passo del (Virgilio, 79 -18 aC, Eneide): la mente umana ignara del futuro destino. testo di Huygens, che introduce il concetto matematico di aspettativa di (7) un guadagno fortuito. "Assumerò questo postulato: nel gioco d'azzardo, tiva ansiosa, poiché si parla di gioco d'azzardo. Il termine latino expec- Il significato del termine expectatio è quello di aspettativa; di aspetta- tanto deve essere valutata la speranza o l'aspettativa (sortem seu expec- tatio deriva da spectare (guardare): “guardare da un punto verso un tationem) di vincere quanto quella di perdere, quando si tratti di un luogo nel quale deve verificarsi qualcosa di ancora indeterminato”[29]. gioco equo". Tale testo, tradotto dall'originale olandese in latino da van 8 Schooten, deve essere interpretato assegnando, al termine sors, lo stesso analizzato le opere di Huygens e di Bernoulli. Hans Freudenthal [22] significato di expectatio (aspettativa ansiosa) e cioè, in altre parole, di afferma che la traduzione latina del testo originale olandese di Huygens spes (speranza), così come poi farà Jacob Bernoulli. è stato fatto da Van Schooten [04], il quale utilizzò il termine latino sors Quest’osservazione è certamente stata fatta dai vari studiosi che hanno Il significato originario del termine latino sŏrs è quello di sassolino o come sinonimo del termine latino expectatio. Tuttavia, l’impiego del di tavoletta. Secondo il Dizionario etimologico [25], originariamente, termine sors assume il significato di probabilità, e certo non interpreta il tavoletta di legno per tirare a sorte, da avvicinare a sěrere "allineare" [le pensiero di Huygens, tanto è vero che questi, in una lettera del 27 luglio tavolette per eseguire il sorteggio]; estrarre a sorte, tentare la sorte. Il 1657 al matematico René-François de Sluse, comunicò di non essere Dizionario precisa quanto segue. Sono comunissime, nelle prefazioni soddisfatto della traduzione. delle opere letterarie del Seicento, avvertenze come le seguenti: "Chiun- (9) que avrà sano giudizio e sarà versato nelle forme poetiche intenderà per postuma nel 1713. Jacob Bernoulli ha ripreso, nella Pars Prima dell’Ars Fato, Fortuna, Destino, Sorte, Fatale, Destinare, e sì fatti Vocaboli, le Conjectandi, l’intero Libellus di Christian Huygens, aggiungendo le sue seconde cagioni ministre della Somma Provvidenza". Frase che fa eco Annotationes e integrazioni. Al Trattato di Huygens, seguono le tre Parti alla sentenza di Sant’Agostino (Enarrationes in Psalmos): Nel caso non dell'Ars conjectandi. (6) Arte di interpretare le probabilità, rimasta incompiuta e pubblicata - 3 di 8 - Sicurezza - Introduzione storica il meglio, attenuata e ridotta dalla paura di ottenere il peggio(10). Precisa, in altre parole, che il termine expectatio non rappresenta il guadagno, ma il guadagno attenuato dalla probabilità di vincerlo: non il guadagno sperato, ma la frazione del guadagno sperato, pari alla probabilità che gli è attribuita(11). Denomina [p. 213], infine, le due grandezze expectatio (prodotto della probabilità dell’evento per il guadagno) e il suo contrario (la grandezza che noi oggi denominiamo rischio), rispettivamente con i termini fortuna prospera (fortuna in senso stretto) e fortuna adversa: fortuna avversa o sfortuna, termine - quest'ultimo - che un centinaio di anni dopo sarà appunto sostituito dal termine rischio, quando questo termine non sia (impropriamente) impiegato con il significato di pericolo, ciò che peraltro si verifica, ormai da molti decenni, nella grande maggioranza dei casi. Il rischio (sfortuna), può, a sua volta, in analogia con la definizione di speranza, essere definito come timore matematico che si verifichi un infortunio, attenuato e ridotto dalla speranza di ottenere il meglio; in altre parole ancora, come perdita temuta, attenuata dalla probabilità che l'infortunio non si verifichi. H. Ancor oggi, a distanza di trecentocinquant’anni dalla pubblicazione del Libellus de ratiociniis in ludo aleae di Christiaan Huygens (1657) e di trecento anni dalla pubblicazione dell'Ars conjectandi di Jacob Bernoulli (1713), questi concetti, tuttavia, sembra non siano conosciuti da chi si occupa dell'Ingegneria della sicurezza, dal punto di vista applicativo: e questo anche sul piano legislativo e normativo. Necessità e la Casualità delle Cose(12), la trattazione del Calcolo delle probabilità alle cosiddette arti liberali e cioè ai rapporti civili (Civilibus), ai problemi nei quali la certezza di fatto è fondata su personali convinzioni (Moralibus)(13) e ai problemi economici (Oeconomicis)(14): si tratta dell’impostazione soggettivistica (detta poi, anche impostazione personalistica) delle probabilità, consistente in una generalizzazione dell'uso e dell'applicazione della teoria delle permutazioni e delle combinazioni, svolta nella Pars secunda e nella Pars tertia del suo trattato, applicandola a materie per le quali la probabilità può essere definita, secondo la terminologia introdotta da Bruno de Finetti (come già ricordato al par. IC) solo come grado di fiducia personale nel verificarsi di un evento e cioè in termini soggettivistici. L'Autore precisa, nell'Ars Conjectandi, i concetti sui quali sono fondate l'impostazione oggettivistica e l'impostazione soggettivistica della probabilità: La "certezza" di una qualunque cosa si può giudicare sia "oggettivamente" e cioè in rapporto a sé stessa; né significa altro che la verità stessa dell'esistenza, presente o futura, di quella cosa: oppure soggettivamente e cioè in rapporto a noi stessi; consiste cioè nella misura della nostra conoscenza di questa verità(15). B. Daniel Bernoulli (Groningen, 1700 - Basilea, 1782), nipote di Jacob per via del fratello Johann I (1667 - 1748), pubblica, a sua volta, nel 1738, l'opera Specimen theoriae novae de mensura sortis (Saggio di una nuova teoria sulla misura della probabilità), scritta nel 1731, nella Ars conjectandi, Pars quarta, Caput I. Praeliminaria quaedam de (12) II. IMPOSTAZIONE OGGETTIVISTICA E IMPOSTAZIONE SOGGETTIVISTICA DELLE PROBABILITÀ Certitudine, Probabilitate, Necessitate & Contingentia Rerum [p. 210]. La trattazione svolta da Jacob Bernoulli nell'Ars conjectandi era già stata, in parte, sviluppata, dallo stesso Jacob Bernoulli, a partire dal A. Christian Huygens ha sviluppato, nel suo Libellus, la trattazione del Calcolo delle probabilità con riferimento al gioco d’azzardo, nel quale la probabilità di un evento è matematicamente definita: si parla, pertanto, di impostazione oggettivistica del Calcolo della probabilità. Jacob Bernoulli estende, poi, agli inizi del Settecento, nel Caput I della Pars quarta dell'Ars conjectandi, intitolato Preliminari riguardanti la Certezza, la Probabilità, la 1684, in diverse tra le cento tesi filosofiche presentate per il concorso alla cattedra di matematica a Basel, vinto poi nel 1687, che trattano dell'applicazione dell'Arte di interpretare le probabilità alle arti liberali ([04], p. 22 e seguenti). In latino, l'aggettivo mōrālis-e e l'avverbio mōrālĭtěr, come abbiamo (13) potuto costatare in parecchie traduzioni in lingua italiana, inglese, tedesca e francese, sono sempre tradotti con riferimento alle categorie del bene e del male. Tuttavia, nel tardo latino, questi termini hanno il significato di conformità fondata su una personale convinzione. L'espressione moraliter certum è, infatti, un'entità così definita, dallo stesso Jacob Bernoulli Pars quarta, Caput I [p. 211/212 dell'Ars conjectandi] (nostra (10) Scholium (commento, interpretazione) di p. 5 delle Annotationes alla Propositio I della Pars prima dell'Ars conjectandi. (11) libera traduzione): "Certezza di fatto", è la certezza che corrisponde a una probabilità molto prossima all'unità, cosicché la differenza rispetto Il testo completo è il seguente (Ars conjectandi, Pars prima: Annota- all'unità non è praticamente avvertibile. L'espressione moraliter impos- tiones - Scholium, p. 5/6): Da quanto abbiamo detto, risulta che noi non sibile è così, a sua volta, definita: "Impossibilità di fatto", per contro, è stiamo impiegando il termine “expectatio” nel suo significato originario la probabilità che corrisponde, al massimo, a una probabilità pari alla in accordo con quello che noi comunemente intendiamo per “attesa” o differenza tra certezza piena e certezza di fatto. Così se si avesse una per “speranza” di ciò che è meglio in assoluto, anche se possono capi- "certezza di fatto" pari a una probabilità del 999/1000, sarà "impossibi- tarci cose peggiori; ma (intendiamo) fino a qual punto la nostra speran- lità di fatto" ciò che ha solamente 1/1000 di impossibilità. za di ottenere il meglio sia temperata e diminuita dalla paura di ottenere (14) il peggio: così che il suo valore significherà sempre qualcosa di proba- Quarta/ tradens/ Usum & applicationem praecedentis Doctrinae in bile, intermedio tra il meglio che noi speriamo e il peggio che noi te- Civilibus, Moralibus & Oeconomcis" [p. 210]. miamo; ciò che qui e dovunque nel seguito è illustrato. (15) Il titolo della Parte quarta è il seguente: "Ars Conjectandi/ Pars Ars conjectandi [p. 210]. - 4 di 8 - Giorgio Corbellini, Umberto Corbellini quale riprende il problema dell’interpretazione soggettivistica della probabilità [06]16. In questa trattazione egli aggiunge: Da quando cominciarono a studiare la misura delle probabilità (mensura sortium), tutti i matematici hanno sempre affermato che “il valore atteso (valorem expectationis) si ottiene moltiplicando il valore di ogni singolo valore atteso (valores singuli expectati) per il numero dei casi possibili, dividendo poi la somma di questi prodotti per il numero totale dei casi possibili (casuum quibus obtingere possunt); giova comunque considerare casi che siano tutti tra loro egualmente possibili (aeque proclives)”. Una volta accettata questa regola, nell’ambito della suddetta teoria, quel che resta è enumerare tutti i casi possibili, scomporli in termini di eguali probabilità e infine suddividerli in opportune classi(17). Riprende, in particolare, la definizione di attesa ansiosa, data da Huygens, e denominata, dallo zio Jacob, speranza (spes) e la estende al concetto di utilità: il guadagno inteso come valutazione dell'utilità che il singolo soggetto attribuisce al guadagno stesso, dipendente dalla ricchezza già posseduta; osserva, in particolare, che si può affermare che l'utilità risultante da piccolissimi accrescimenti della ricchezza è inversamente proporzionale alla quantità di beni posseduti(18). III. ORIGINI DEI TERMINI PERICOLO E RISCHIO A. Origini del termine pericolo Nei dizionari Latino-Italiano [29] si dà, al sostantivo periculum-i (neutro), oltre che il significato di prova, tentativo, esperimento (riuscire in un'impresa che può anche fallire, provocando un danno), che risale al latino classico, anche il significato che la voce ha, oggi, in italiano, di circostanza, situazione o complesso di circostanze atte a provocare un danno. Tale significato è stato certo acquisito, fin dalla latinità, a causa del fatto che il significato originario del termine periculum (prova), come nell'espressione periculum facere (eseguire una prova), stava a significare, generalmente, 19 la possibilità di una conseguenza dannosa( ). Solo in un secondo momento, il termine periculum ha assunto il significato di pericolo, come noi lo intendia(16) Il termine latino sortis deve essere tradotto, in questo contesto, con il termine speranza matematica. (17) Specimen theoriae novae [p. 175]. Tutto ciò è quanto sarà considerato nel paragrafo 9. (18) Specimen theoriae novae [p. 178]. Si apre così, nel 1738, un nuovo 20 mo( ): tale doppio significato è stato mantenuto, nel tardo latino, fino ad assumere, nella lingua italiana, il solo significato di causa di un eventuale danno. Il termine pericolo è stato, infatti, impiegato, prima del 1292, da Bono Giamboni, con il significato di circostanza, situazione o complesso di circostanze atte a provocare un grave danno, perdendo così il significato di prova e acquisendo quello di probabilità (prima del 1565: Benedetto Varchi, Firenze 1503-ivi 1565) [25]. Oggi, in conclusione, conserva il solo significato di pericolo, inteso come circostanza che può provocare un infortunio, come natura di un fenomeno temuto, come è il terremoto o un incidente automobilistico. B. Origini del termine rischio B1. Il termine rischio, come abbiamo osservato, non esiste nella lingua latina, nonostante il fatto che tutti i vocabolari Italiano-Latino lo riportino, traducendoloerroneamente - con i termini periculum, discrimen, alea. La voce rischio ha, come illustra il Dizionario Etimologico [25], un'origine per la quale sono state avanzate diverse ipotesi. La prima, che derivi dal greco tò rizikò "sorte" o "destino", di origine marinara (ē riza "scoglio"), che richiama la probabilità di un evento dannoso. La seconda, che derivi dalla voce rizk che, nell'arabo dei conquistatori, designava, in Egitto, una tassa in natura che gli indigeni pagavano per il mantenimento delle truppe di occupazione. Nel greco antico (VIII secolo aC), il termine rischio (tò rizikò) ha, infatti, l’analogo significato di pagamento in natura contrapposto a pagamento in denaro, com'è attestato nel greco dei papiri (un termine, in definitiva, che richiama il significato di pagamento, di costo, di perdita: ndr). Una terza ipotesi propende per l’origine tardo-latina reseculare o rĕsĕcare "recidere", "tagliare via", "privare di qualcosa che ha un valore", o di risicus, con il significato di danno": ad risicum marium et gentium (documento veneto da Costantinopoli, 1158). Quale che sia la sua origine, è probabile che il termine rischio sia stato recepito, dapprima, nel linguaggio commerciale della Repubblica di San Marco, e che poi si sia diffuso nel mondo commerciale e, purtroppo, anche nei linguaggi tecnico, scientifico e giuridico, con il significato di danno possibile, di pericolo d'infortunio. B2. Il Dizionario Latino-Italiano [29] traduce la voce italiana rischio (erroneamente, se facciamo riferimento al significato che esso dovrebbe avere nel linguaggio dell’Ingegneria della sicurezza) con le voci discrimen e periculum, aggiungendo anche il termine alea (dado), che capitolo del Calcolo delle probabilità, che sarà ampiamente sviluppato in tempi relativamente recenti. (19) L’espressione periculum facere (eseguire una prova) è comunemente impiegata, nel latino classico, come, ad esempio, da Titus Maccus Gaius Iulius Caesar (100-44 aC - Giulio Cesare), in De bello civili, Plautus - Plauto (254 ca - 184 aC), in Asinaria, 617; da Marcus Tullius (20) Cicero - Cicerone (106 - 43 aC), in Q. Cecilio divinatio, 27: in quale 1.17.2: Se non lo avesse fatto, egli stesso si sarebbe trovato in pericolo; occasione ti sei messo alla prova?; da Publius Cornelius Tacitus - Tacito in De bello civile, 3.6.3: tra gli scogli e altri punti pericolosi. Quintus (55 - 117 ca), in Historiae, 4.71.4: invitarono (Valentino) a non tentare Horatius Flaccus - Orazio (65-8 aC), in Carmina, 4.15.32: opera piena una prova (uno scontro) decisiva. di pericolose possibilità. - 5 di 8 - Sicurezza - Introduzione storica richiama il concetto di probabilità, ciò che è, ancora una 21 volta, errato: il rischio non è una probabilità( ). Traduce poi l’'aggettivo rischioso con il termine periculosus e il verbo rischiare con l'espressione periculum facio e periculum adeo: ancora errori. Traduce, poi, l'espressione rischiare la vita con l'espressione periculum adire: espressione impropria, nell'Ingegneria della sicurezza, ma ormai dilagata nel linguaggio comune. Il Dizionario Latino-Italiano dà, corrispondentemente, alla voce periculum, il significato di minaccia, momento critico (sinonimi, che nel linguaggio letterario possono essere accettati) e di rischio, ciò che, come abbiamo osservato, non può essere accettato in materia di Ingegneria della sicurezza. C. Il termine rischio nel linguaggio commerciale Il termine rischio è stato introdotto, nel linguaggio commerciale italiano, nel tredicesimo secolo (e forse prima), con il significato di possibilità di conseguenze dannose o negative a seguito di circostanze non sempre prevedibili [25]: un concetto che tiene conto dei concetti di probabilità di pericolo e di probabilità d'imprevisto. Un sinonimo, quindi, del termine probabilità d’infortunio, conservando, però, un significato di carattere monetario: pagamento di tasse, costo legato alla probabilità di un evento sfavorevole, come sono quelli di una perdita o di un danno. Esso ha assunto, quindi, il significato medesimo di quello assegnatogli da Jacob Bernoulli e da lui denominato fortuna adversa. In altre parole, in termini sintetici e precisi, il significato di prodotto matematico della probabilità di pericolo, per la probabilità d'imprevisto, per il danno. D. Il termine rischio nel linguaggio letterario Frate Guidotto da Bologna (... - XIII secolo) [25] p. 196; Bono Giamboni (1240? - post 1292): Trattato di virtù e di vizî, p. 138; a rischio e aventura, in un testamento del 1263 (L’Italia dialettale, Pisa, 1925 e seguenti - XXV [1962], p. 29); stare a rischio (Bono Giamboni, Della miseria, p. 52, prima del 1292) e prima del 1337 (Cino da Pistoia, nel sonetto Guardando a voi, in parlare e 'n sembianti); resicu (Carta picena del 1193: [25], p. 26). Ricordiamo, inoltre, la chiusura della Rima di Dante (Firenze, 1265 – Ravenna, 1321) "I’ mi son pargoletta bella e nova": .../ e io, che per veder lei mirai fiso,/ ne sono a rischio di perder la vita:/ però ch'io ricevetti tal ferita/ da un ch'io vidi dentro a li occhi sui,/ ch'i' vo piangendo e 22 non m'acchetai pui( ). Nel Paradiso: … per cessar fatica o rischio,/ li remi, pria ne l’acqua ripercossi,/ tutti si 23 posano al sonar d’un fischio (Paradiso XXV, 133)( ). E. Il termine rischio nel linguaggio giuridico e matematico E1. Dal linguaggio commerciale e letterario, il termine rischio è poi passato al linguaggio giuridico: è infatti già impiegato, nel 1913, ad esempio, da Francesco Carnelutti [09]. L'Autore, richiamando precedenti studi e discussioni parlamentari che avevano portato, dopo una lunga gesta24 zione, alla legge 31.01.1904 n. 51( ), nel capitolo Occasione del lavoro (p. 209-322) del suo volume Infortuni sul lavoro - Studi ([09]), lo impiega ripetutamente con il significato di pericolo: secondo Carnelutti, il rischio è un particolare tipo di pericolo, quello che può danneggiare l'operaio. E2. L'Autore osserva, peraltro [p. 214/215], che la stessa coscienza comune è consapevole che il rischio è dovuto ai due elementi, pericolo e imprevisto, ciò che è corretto. Li descrive, senza peraltro riconoscerli come tali e senza dar loro il nome che gli compete e, soprattutto, senza rendersi conto che la probabilità d'infortunio - altro concetto che l’Autore intende definire - non richiederebbe decine di pagine per tentare di chiarirlo a sé stessi e al lettore, quando si scoprisse che si tratta di un prodotto matematico che ne individuerebbe significato, metodo di misurazione e unità di misura: la matematica è anche uno strumento che consente di esprimere concetti complessi nella forma più sintetica e più semplice possibile. Dà, inoltre, una definizione di rischio che starebbe, in realtà, a significare probabilità d'infortunio, senza portare in conto il danno: il termine rischio sarebbe pertanto un sinonimo di probabilità di infortunio. Anche Carnelutti, che certo aveva superato, a suo tempo, gli esami di matematica e di fisica al liceo, ma che, come molti, era probabilmente affetto dal vezzo dell'avversione alla matematica e alla fisica, è mancato lo strumento adatto a esprimere, nel modo più semplice e preciso, le definizioni di termini che appartengono al Calcolo delle probaDante dà qui, al termine rischio, il significato di entità del danno (22) (ferita mortale) provocato dalla presenza di un pericolo (li occhi sui) presente nel corso di un determinato evento (per veder lei mirai fiso). (23) È necessario far riposare i rematori, ma è anche necessario evitare il Come tradurre, allora, in latino, il termine rischio? Bisogna distingue- pericolo di urtare contro uno scoglio e di subire, di conseguenza, il re in qual modo esso sia inteso in italiano. Se il termine rischio è impie- danno di perdere il naviglio e con esso la vita, quando si verifichi un gato (impropriamente) con il significato di pericolo, non vi è che utiliz- imprevisto (ondata più violenta del solito o imprevisto colpo di vento). zare il termine periculum. Escludiamo il termine discrimen, che ne Lo scoglio crea il pericolo che è sempre presente, indipendentemente dal sarebbe un sinonimo: in ipso discrimine periculi (proprio nel momento fatto che il naviglio si arresti in tempo oppure no: arrestare il naviglio del pericolo) in Ab Urbe condita, Titus Livius - Livio (59 aC -17 dc). Se annulla la probabilità d'infortunio e di danno dovuta alla presenza del è invece impiegato (correttamente) con il significato di danno medio in pericolo e quindi il rischio, in quanto prodotto matematico della proba- (21) senso probabilistico e cioè come frazione del danno pari alla probabili- bilità d'infortunio per danno prevedibile. tà d'infortunio, è necessario impiegare una circonlocuzione: il fatto è che (24) siamo fuori della portata della matematica latina. Una possibilità è relativo Regolamento di attuazione, approvato con Regio decreto quella già proposta da Jacob Bernoulli: fortuna adversa. 13.03.1904, n. 141. - 6 di 8 - Legge 31.01.1904, n. 51 Testo unico sugli infortuni sul lavoro e Giorgio Corbellini, Umberto Corbellini bilità e che già allora erano stati definiti da più di due secoli. E3. Aggiunge poi che il pericolo costituisce una condizione necessaria, mentre l’imprevisto costituisce una condizione sufficiente per l’accadimento dell’infortunio. Afferma, infatti, [p. 221] che l'infortunio è un binomio, il quale risulta di due termini: una causa violenta da un lato; un operaio, un corpo umano dall'altro. Di conseguenza la causa efficiente della causa violenta non è ancora la causa violenta dell'infortunio, o almeno non è ancora la causa efficiente attuale; appunto perché la causa violenta non è che la metà dell'infortunio. Rispettivamente, cioè, il pericolo e l’imprevisto. Sarebbe bastato un piccolo sforzo per tradurre questo concetto in termini probabilistici e, quindi, in modo completo, semplice e chiaro: ma è mancata la necessaria collaborazione interdisciplinare. E4. Il termine rischio è anche impiegato, nel 1919, da Guido Castelnuovo [10], come pure da Bruno de Finetti nel 1970, senza mai una definizione - cosa davvero singolare - perché forse inteso solamente come un termine del linguaggio comune privo, quindi, di una valenza matematica. Ancor più singolare è il fatto che i due scienziati non diano, al termine rischio, il significato di timore matematico di una perdita fortuita (fortuna adversa, secondo Bernoulli), ma piuttosto il significato di pericolo, inteso come natura di una circostanza di luogo e di tempo capace di provocare un infortunio e, quindi, un danno. B. Si propongono, in conclusione, per le principali grandezze che riguardano l'Ingegneria della sicurezza e in armonia con i criteri che abbiamo indicato, definizioni che dovrebbero essere oggetto di valutazione da parte degli studiosi della materia, delle Università, delle Direttive dell'Unione europea, delle legislazioni nazionali e della normativa tecnica. È certo necessario prendere atto che l'impiego improprio del termine rischio, con il significato di pericolo, di probabilità di pericolo o di correre un pericolo, è, nel linguaggio letterario, giornalistico e comune, un processo ormai irreversibile in qualunque lingua, ciò che deve necessariamente essere tollerato: è però necessario che il linguaggio scientifico e tecnico ne sia consapevole, evitando confusioni tra i due linguaggi. Non devono invece essere tollerate definizioni le più diverse e fantasiose del termine rischio, che si riscontrano nei linguaggi scientifico (o che si pretende tale), legislativo, giuridico, normativo e tecnico: definizioni che, come già abbiamo osservato, sempre si risolvono, fatte le dovute e rare eccezioni, in vuotaggini confusionarie. XIV. BIBLIOGRAFIA [01] CHRISTIAAN HUYGENS: Libellus de ratiociniis in ludo aleae. Con libera traduzione dal latino: Libretto sulla valutazione delle probabilità nel gioco d'azzardo. London (1656 o 1657). Printed by S. KEIMER for T. WOODWARD, near the Inner-Temple-Gate in Fleetstreet, 1714. [02] BERNARDINO RAMAZZINI: Le malattie dei lavoratori (De morbis artificum diatriba). [I testi delle edizioni del 1700 e del 1713], a IV. PRINCÌPI NECESSARI PER IMPOSTARE UNA FUTURA INGEGNERIA DELLA SICUREZZA cura di Francesco Carnevale. Libreria Chiari, Firenze, 2000, p. 1 - 319. L'Autore (Carpi, 1633 - Padova, 1714), precursore della medicina del lavoro, laureato a Parma in Filosofia e Medicina, poi chiamato in qualità A. Sembra importante o forse necessario, impostare un esame critico dell’Ingegneria della sicurezza, dalle fondamenta, anche ai fini di una normalizzazione delle definizioni e del linguaggio, osservando i seguenti princìpi: di professore a Padova, descrive malattie che colpiscono settantaquattro individuare la natura degli enti che intervengono nella trattazione; - assegnare, a ogni singolo ente, un nome fatto di un'unica voce: fa eccezione ogni grandezza probabilistica, che richiede la specificazione della natura dell'evento cui la probabilità si riferisce (pericolo, imprevisto, infortunio, sicurezza, danno, guadagno), oltre alla specificazione che si tratti di probabilità; - specificare, infine, l'unità di misura propria di ognigrandezza matematica - e quindi di ogni grandezza misurabile - della quale si dà la definizione. Anche i princìpi su cui si fonda l'Ingegneria della sicurezza devono essere assoggettati a una critica severa, com’è stato fatto e si continua a fare per ogni ramo delle Scienze matematiche e fisiche: una critica che deve essere fondata sul rigore scientifico, evitando ogni improvvisazione, evitando, cioè, parole usate a casaccio. nelle vicinanze dei luoghi di lavoro, perché molte volte la loro morbilità categorie di lavoratori manuali e diciannove categorie di lavoratori intellettuali. Egli trasmette, con le sue opere, il messaggio ... di prevenire, di vigilare sui mestieri e sulle fabbriche, di far smettere il mestiere a chi è impari ad esso, di studiare la morbilità degli abitanti che vivono - è provocata da quelli. L'Autore impiega solo il termine pericolo, mai il termine rischio, perché scrive in latino, lingua nella quale il termine rischio non esisteva: Il pericolo nella lavorazione di questo materiale .... [03] JACOB BERNOULLI: Art conjectandi, opus posthumum (Arte di calcolare le probabilità, opera postuma). Thurneysen Brothers Press, Basel, 1713, p. I-III; 1-307; 1-36; [04] JACOB BERNOULLI, EDITH DUDLEY SYLLA (a cura di): The art of conjecturing. Il Volume comprende una Prefazione e un'Introduzione di E. D. Sylla); la traduzione (con note della curatrice), dell'Ars Conjectandi, con la Presentazione al lettore di Nicola Bernoulli "il giovane" (nipote di Jacob, 1687 - 1759) che curò la pubblicazione dell'opera, la Prefazione di Christiaan Huygens a Franciscus von Schooten, con note di Jacob Bernoulli; il commento della curatrice; un lavoro di Jacob Bernoulli degli anni 1685/86 (Lettre à un Amy, fur les Parties du Jeu de Paume) con i relativi commenti della curatrice; circa duecento indicazioni bibliografiche. The Johns Hopkins University Press, Baltimore, 2006, p. I - XX, 1 - 430. - 7 di 8 - Sicurezza - Introduzione storica [05] NICOLAUS BERNOULLI: Specimina Artis Conjectandi, ad [23] VITO CARRESCIA, GIORGIO CORBELLINI: Introduzione questiones Juris applicata (Saggio sull'arte di calcolare la probabilità alla filosofia della sicurezza. L’Energia Elettrica, Milano, n. 8, 1980, p. nel diritto). Acta eruditorum, Tom. IV, Sect. IV. Leipzig: 1711, p. 159- 408 - 419. 170 (ripreso da [04], p. 1 - 409). [24] [06] DANIEL BERNOULLI: Specimen theoriae novae de mensura GIORGIO CORBELLINI: Sicurezza, pericolo e rischio. Rivista AEI (Automazione, Energia, Informazione),. Associazione Elettrotecni- sortis. Commentarii Academiae Scientiarum Imperialis Petropolitanae. ca ed Elettronica Italiana, Milano, vol. 82, 1995, n. 5, p. 41- 46. Tomus V. Ad Annos 1730 et 1731. Petropoli (Città di Pietro, Pietrobur- [25] go, dal 1914 Pietrogrado e dal 1924 Leningrado), Typis Academiae. logico della Lingua Italiana. Seconda edizione a cura di Manlio Corte- 1738, p. 175 - 192. lazzo e Michele A. Cortelazzo. Zanichelli Editore, Bologna, 1999, p. 1- [07] ARTHUR SCHOPENHAUER: La libertà del volere umano. Laterza, p. 1-151. Bari, 2004. [08] Postuma I, Louis Gustave di Pasquier, Zurich, 1862, p. 315 - 318. [09] 1856. [26] LEONHARD EULER: Vera estimatio sortis in ludis. Opera MANLIO CORTELAZZO, PAOLO ZOLLI: Dizionario Etimo- GIORGIO CORBELLINI: La regola dell’arte – Editoriale. Rivista ufficiale dell’Associazione Elettrotecnica ed Elettronica Italiana - Seguito de L’Elettrotecnica AEI, Milano 2002, p. 5-6. FRANCESCO CARNELUTTI: Infortuni sul lavoro (Studi). [27] ANDREA ALBINI: La sicurezza elettrica: uno sguardo stori- Volume primo, p. I-XV; 1-332. Athenaeum, Roma, MCMXIII. Volume co. Rivista ufficiale dell’Associazione Elettrotecnica ed Elettronica secondo, 1 - 372. Athenaeum, Roma, MCMXIV. Italiana - Seguito de L’Elettrotecnica AEI, Milano 2002, p. 36-39. 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È esposta [30] una rassegna dei diversi significati attribuiti al termine grandezza. zione e procedure compositive nei dizionari monolingui, alfabetici, [14] GIOVANNI POLVANI: Grandezze e stati fisici. In: Giovanni ELEONORA STENTA: La definizione lessicografica. Tradi- italiani dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi. Tesi di dottorato di Polvani, Gilberto Bernardini, Gian Carlo Wick: Questioni di fisica. Parte ricerca in Filologia moderna (in rete). Università degli Studi di Napoli Prima, Volume Primo. Sansoni Edizioni Scientifiche, Firenze, Roma, Federico II – Dipartimento di Filologica moderna, Napoli, 2005. La tesi tratta della nozione di definizione e dei suoi diversi tipi, degli aspetti 1947, p. I - IX; 1 - 449. [15] LUIGI PARIS: Considerazioni sulle teorie probabilistiche storici, dell'oggetto e della natura della definizione, della sinonimia, delle della sicurezza delle opere di ingegneria. L'Energia Elettrica, n. 5, Vol. difficoltà nella definizione, dell'etimologia. 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Casa Editrice Leonardo da Vinci, Roma, Ristampa Giusti Editore, Firenze 2005. 2010, p. 1 - 160. [19] MARIO AGENO: La costruzione operativa della fisica. Borin- [34] ANTONIO LIVI E AUTORI VARI. La filosofia del senso ELENA BENEDETTI, ANTONIO ODDO, ROBERTO PE- TRINGA NICOLOSI: La sicurezza delle macchine e attrezzature di ghieri, Torino, 1970, p. 1 - 232. BRUNO DE FINETTI: Decisione. Voce dell'Enciclopedia lavoro. Prefazione del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Giulio Einaudi Editore (sedici volumi), Torino, 1978. Volume IV, p. 421 Tribunale di Milano dott. Giulio Benedetti. IPSOA – INDICITALIA - 484. Ventuno citazioni bibliografiche. Milanofiori Assago (Mi), seconda edizione, 2011, p. I-XVIII, 1-392. Il [20] BRUNO DE FINETTI: Probabilità. Voce dell'Enciclopedia volume tratta dell’analisi e della valutazione dei rischi, utilizzando, Giulio Einaudi Editore (sedici volumi), Torino, 1980. Volume X, p. ovviamente, la terminologia adottata dalla legislazione vigente. La 1146 - 1187. Questo lavoro, come il precedente, costituisce anche una critica, circa l'uso improprio di questo termine, sviluppata nella presente critica - che non è fuori luogo definire feroce - dell'impostazione cosid- memoria, è, ovviamente, rivolta al legislatore e al normatore, non agli detta oggettivistica del Calcolo delle probabilità. Autori. [21] [22] HANS FREUDENTHAL: Huygens’ foundations of probability. *** Historia matematica 7 (1980), p. 133-117, in rete. Pavia, 5 giugno 2012 - 8 di 8 -