PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO XLVIII - N. 1 - GEN./FEB. 2009 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma ANNO 2009 La Redazione de “Il Nastro Azzurro” rinnova a tutti i Soci del nostro Istituto gli auguri per un felice anno 2009 che porti anche alle famiglie gioia, serenità e pace. A ottobre si celebrerà il XXVIII Congresso Nazionale del nostro Istituto, ragione per cui è ancora più importante farci i migliori auguri affinchè il Nastro Azzurro continui con sempre maggiore efficacia nella sua missione di sostegno e divulgazione degli autentici ideali di amor di Patria, coesione sociale e valore militare. La Redazione de “Il Nastro Azzurro” *** IL NASTRO AZZURRO AUMENTA LE SUE PAGINE Il Comitato di Redazione de “Il Nastro Azzurro”, riunitosi lunedì 1 dicembre 2008, ha deciso l’incremento a 48 pagine della nostra rivista a partire dal n° 1/2009. Per motivi organizzativi non è stato possibile passare dalla cadenza bimestrale a quella mensile, come da molti auspicato. Questo primo numero riporta più articoli di testimonianza storica, attualità, e varie. Inoltre, sono state incrementate le pagine a disposizione delle “Cronache delle Federazioni” da quattro a sei. Incremento davvero necessario, visto che le attività delle Federazioni pubblicate si riferiscono ancora ai mesi estivi dello scorso anno. È stata introdotta una nuova rubrica, “Notizie in Azzurro”, che si propone di informare i lettori di tutti quegli eventi non riferiti all’attività del Nastro Azzurro, ma che per la loro peculiarità possono interessare i nostri soci. Ma la rivista viene fatta da tutti voi. Infatti il numero di articoli, molto interessanti, che stanno giungendo in redazione, supera di gran lunga la possibilità di pubblicarli tutti, ma manifesta contemporaneamente l’affettuoso interesse che voi soci dell’Istituto del Nastro Azzurro, avete per la nostra rivista. A nome della redazione de “Il Nastro Azzurro” vi ringrazio per la vostra corale e fattiva partecipazione e vi invito a continuare così affinché la nostra rivista diventi sempre più bella e piacevole da leggere. Grazie e Buon Anno a tutti. • Comunicazioni • Cominciamo a preparare il Congresso • Lettere al Direttore • Due fulgide Medaglie d’Oro al V.M. abruzzesi del 1° conflitto mondiale • 2° Raduno interassociativo di ASSOARMA Trieste: 27 ottobre-2 novembre 2008 • Se fossi…sguardo di adoloscenti sulla realtà • Un’analisi alla buona per far capire chi sono gli Alpini • Profumo di Patria • L’audace inutile gesto di Maria Pasquinelli • Detto fra noi • Elenco delle Federazioni • Notizie in azzurro • Da “Borbone” a “Garibaldi”: storia della prima nave militare ad elica costruita in Italia • Una tragedia in mare ignorata della seconda guerra mondiale • L’elicottero parla barese. Chi ha inventato l’elicottero? • Uno scritto sulla storia di Pratica di Mare • Ti saluto mio vecchio idrovolante!!! • Bella iniziativa a Montevarchi • Cronache delle Federazioni • Consigli Direttivi • Azzurri nell’azzurro dei cieli • Recensioni • Oggettistica del Nastro Azzurro Pag. “” “” 2 3 4 “” 6 “” “” 8 12 “” “” “” “” “” “” 16 18 20 22 23 27 “” 28 “” 32 “” “” “” “” “” “” “” “” “” 34 35 36 38 40 46 46 47 48 In copertina: Antonio Daniele “IL NASTRO AZZURRO” Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Giorgio Zanardi - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Giorgio Zanardi, Antonio Daniele, Carlo Maria Magnani, Giuseppe Picca, Bruno Stegagnini, Antonio Teja, Antonino Zuco - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: gennaio 2009 Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588 Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana COMINCIAMO A PREPARARE IL CONGRESSO nostre Federazioni svolgono costantemente con Azzurri carissimi, successo. invito tutti a prepararsi a A quelle Federazioni che non stanno dando illustrare argomenti relativi apporti in questo campo raccomando di rivolgersi al nostro Istituto in occasioprima di tutto ai propri iscritti decorati affinchè ne del XXVIII Congresso che iscrivano come aggregati i discendenti diretti e inditerremo quest’anno a retti, iscrizione di cui saranno certamente orgoglioBologna nel mese di setsi. tembre. Meno facile compito avranno quelle Federazioni Non aspettate l’ultimo che non hanno più decorati viventi nei loro organimomento ma cominciate ci, tuttavia basterà riflettere sul prestigio di cui fruifin da ora a pensarci e a sce in ogni ambiente il nostro studiaIstituto per avere successo nelre il modo più idoneo per forl’offrire l’iscrizione a Soci simnire anche il vostro contributo. ...INVITO TUTTI A PREPARARSI A patizzanti ai migliori cittadini Al 31 dicembre 2008 i quaILLUSTRARE ARGOMENTI RELATIVI delle loro giurisdizioni. dri del nostro organico risultaAL NOSTRO ISTITUTO IN È partendo da queste consino questi: decorati viventi OCCASIONE DEL XXVIII derazioni che dobbiamo preiscritti 3.000, soci aggregati e pararci al Congresso di simpatizzanti 2.800. Ma sicuraCONGRESSO… Bologna ed è con queste conmente i decorati a settembre vinzioni, frutto di personale saranno un po’ di meno peresperienza, che tutti noi ex combattenti e non ché la legge dell’anagrafe peserà di più dell’apporpotremo continuare a svolgere con successo il to dei nuovi decorati che, anche se non combattennostro entusiasmante compito di diffusione del ti, meritano decorazioni nelle missioni di Pace menconcetto più giusto di Patria. tre i soci aggregati e simpatizzanti saranno certaGiorgio Zanardi mente di più grazie all’azione che quasi tutte le IL CONGRESSO NAZIONALE DEL 2009 A BOLOGNA Sarà la città di Bologna a ospitare nel 2009 il congresso nazionale del Nastro Azzurro. La Federazione provinciale petroniana si prepara quindi sin d’ora ad accogliere le più alte cariche dello Stato, le massime autorità dell’Istituto e gli invitati con una duplice consapevolezza: da una parte l’orgoglio di rappresentare, di fronte alla cittadinanza bolognese, un ente nazionale di primo piano per importanza storica e per solidità dei valori di riferimento; dall’altra il privilegio di ricevere gli “azzurri” provenienti da tutta l’Italia in qualità di custode della memoria dei decorati al valore militare di una provincia – quella di Bologna – che nel corso della storia tanto ha dato alla nazione. Ricordiamo, a solo titolo di esempio, il conferimento alla città di Bologna della Medaglia alle città benemerite del Risorgimento nazionale, «in ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza nell’episodio militare dell’8 agosto 1848». Infatti, nell’estate di quell’anno l’esercito austriaco aveva invaso l’Emilia, facendo il suo ingresso in Bologna il 4 agosto: provocati dall’arroganza dei soldati, i bolognesi insorsero quattro giorni dopo, espugnando la Montagnola prospiciente la piazza d’armi e costringendo il nemico a lasciare la città. Soltanto il 15 maggio 1849, dopo un lungo assedio, gli austriaci avrebbero visto Bologna capitolare. Inoltre, la città ebbe una Medaglia d’Oro al Valore Militare per l’attività svolta nella Resistenza (1943-1945) e una Medaglia d’Oro al Valor Civile per l’opera profusa dopo l’attentato alla stazione centrale del 2 agosto 1980, quando la cittadinanza «in una gara spontanea di solidarietà collaborava attivamente con gli Organi dello Stato, prodigandosi con esemplare slancio nelle operazioni di soccorso» e contribuendo al salvataggio di numerose vite umane. Inoltre la Provincia di Bologna ha recentemente ricevuto, nel 2006, la Medaglia d’Oro al Merito Civile, per aver dato «prova di eroico coraggio, indomito spirito patriottico ed altissima dignità morale, offrendo numerosi esempi di generoso spirito di solidarietà umana» nel corso delle vicende più significative del Novecento, dalle stragi e rappresaglie nazifasciste ai più recenti attentati terroristici ai treni Italicus e 904 e alla stazione ferroviaria. Forte di queste memorie di indubbia rilevanza, che garantiscono un collante indissolubile fra il patrimonio risorgimentale, il combattentismo militare, la resistenza patriottica al nazifascismo e la crescita civile della città nel dopoguerra, la Federazione di Bologna si accinge a un intenso lavoro di preparazione per costituire la sede degna del congresso 2009. Cav. Giorgio Bulgarelli (Presidente della Federazione di Bologna) IL NASTRO AZZURRO 3 LETTERE AL DIRETTORE Gentile Direttore, sono la vedova dell’Azzurro Domenico Giorgetti. Leggo con piacere e attenzione il periodico che regolarmente mi giunge. Nel n.° 2 “Marzo-Aprile” ho apprezzato nel “Detto fra noi” l’articolo firmato da Antonio Teja che riguarda la nostra Bandiera. Mi permetto di inviarLe la fotocopia di ciò che ho potuto recuperare da una lettera che mio marito aveva inviato ai suoi dall’Africa. Mi scuso per la sua non completezza, ma l’inchiostro verde con cui era stata scritta, ha perso colore e la carta (Posta aerea) è diventata più che trasparente. Sto facendo una raccolta (quasi diario) dei suoi scritti che inviava alla famiglia durante i suoi sei lunghi anni di lontananza dalla Patria (Africa – India). Ciò servirà non ai miei figli, che hanno avuto un buon maestro di vita, ma ai miei nipoti che, se pur sani, vivono in questa atmosfera inquinata ed inquinante che, per le memorie di chi ci ha lasciato, dobbiamo bonificare, magari ogni tanto, con qualche fioca reminiscenza. La ringrazio di avermi ascoltato e le invio cordiali saluti. Lucia Polidori (fotocopia allegata) PER VIA AEREA p. Festa Natale di Roma 1940 … Oggi è stata una giornata memorabile per il 204° Artiglieria: è stata consegnata al Reggimento la Bandiera. La cerimonia è stata veramente toccante e commovente; mentre il colonnello diceva ad alta voce (in mezzo al piazzale dove erano inquadrati in perfetto ordine tutti gli uomini e schierati i pezzi, i trattori e gli automezzi) le tradizionali parole di rito in cui è detto tra l’altro che dovremo difendere fino all’ultima stilla di sangue il glorioso vessillo simbolo del Re e della Patria, un’ondata di commozione è passata su tutti e molti avevano i lucciconi agli occhi. Tutte le alte autorità del Corpo d’Armata erano presenti: c’era l’Eccellenza Umberto Somma, il generale di Divisione, il Prefetto e il Podestà di Derna. Alla consegna del vessillo ha fatto seguito lo sfilamento dei cannoni trainati dai trattori e degli uomini sugli automezzi. Anche questa manifestazione è riuscita imponente e ci siamo meritati l’alto elogio del Comandante…. Gentile Signora Polidori, ho atteso qualche mese per pubblicare la Sua bella lettera, poiché la ritengo utile per solennizzare, in modo forse un po’ originale ma certamente adeguato la ricorrenza, la Festa del Tricolore. Le Sue parole e, soprattutto, lo stralcio della lettera di Suo marito che racconta con fierezza e commozione le fasi salienti della consegna della Bandiera al suo Reggimento, oggi suonano strane. Devo dire: “purtroppo”. Come diceva il grande Indro Montanelli “…il fascismo ha fatto molti più danni dopo la sua caduta che quando era al potere…”, infatti, nel 1940 cerimonie come quella narrata da Suo marito erano sentite profondamente e nessuno si scandalizzava se il Comandante di un Reggimento esortava i suoi uomini a “..difendere fino all’ultima stilla di sangue il glorioso vessillo…” che rappresenta la Patria. Oggi, parole del genere verrebbero bollate subito come “fasciste (appunto) e guerrafondaie”. Già è tanto che nessuno abbia finora proposto di confinare l’esibizione della Bandiera Tricolore alle sole manifestazioni sportive. Persino nelle basi militari, le cerimonie giornaliere dell’alzabandiera e dell’ammainabandiera sono considerate “manfrine”. Tutto ciò deriva da sessant’anni di lenta ma inesorabile corrosione dei valori fondamentali posti alla base della coesione della nostra Patria. I motivi di tale corrosione, che è stata voluta e messa in pratica (non è stato un fatto casuale), ci porterebbero ad una lunga dissertazione sul collegamento di alcuni nostri partiti (uno in particolare) a scenari non proprio limpidi della politica internazionale durante la guerra fredda. Ma, ormai, la guerra fredda è terminata da quasi vent’anni e non c’è più alcuno scopo nell’assimilare i Valori legati all’Amor di Patria col fascismo…eppure, è ancora difficile parlare serenamente di queste cose senza essere fraintesi. L’Italia è l’unica nazione al mondo che ha avuto la necessità di istituire una giornata in onore della propria Bandiera Nazionale. Ciò non è buon segno, ma costituisce il tentativo disperato di recuperare qualcosa che, speriamo di no, forse è ormai irrimediabilmente perduto: la nostra coscienza nazionale. Grazie, Signora per la Sua bellissima lettera. Antonio Daniele 4 IL NASTRO AZZURRO Generale Bernardini, nel leggere sul Bollettino n.5 “Sett.Ott” del Nastro Azzurro il Suo racconto “Il mio otto Settembre 1943” non solo mi sono commossa, ma nelle sue espressioni semplici e veritiere, in tutta la sua amarezza e disprezzo, mi è sembrato rileggere quelle altrettanto amare che ha scritto il mio indimenticabile Ugo nelle sue memorie: “…Comandante dell’Aeroporto di Centocelle, corsi al Comando Supremo e trovai solo un carabiniere che con aria sconsolata mi disse: Sono scappati tutti…”. Quei tutti che con abile doppiogiochismo ancor oggi seggono su immeritate poltrone e che si fregiano di altrettanto immeritate onorificenze e medaglie, si ricordino comunque che - come ben disse l’indimenticato On.le Catella “I decorati al Valor Militare sono l’aristocrazia dell’Esercito” - e loro non sono né aristocratici né veri soldati servitori della Patria. Una Patria lasciata allo sbando, senza difesa e quindi inerme. Una Patria che si aspettava da loro e con diritto la prontezza di un coraggioso militare intervento anziché solo vigliaccheria, inettitudine e opportunismo. Questo volevo dire al Generale Bernardini al quale riconosco la solita leale sincerità nelle Sue espressioni che, anche se ancor oggi di una amarezza e di una indimenticata sofferenza, ha il coraggio di ricordare. Grazie, generale Bernardini. La ricordo brillante soldato. La saluto con immutata ammirazione e con tanto rispetto. D.O. Clara Campanelli Vedova UGO CAMPANELLI Gentile Signora, è un vero piacere pubblicare la sua lettera aperta al generale Bernardini, che ho l’onore di conoscere personalmente da molti anni, perché in questo modo “Il Nastro Azzurro” ottiene due risultati. Il primo riguarda Lei e il Suo caro defunto marito: infatti, Le è così possibile esprimere sentimenti custoditi per decenni nel sacrario dei ricordi di famiglia, ma anche di aggiungere un importante testimonianza relativa a quella che è stata, senza dubbio alcuno, la pagina di storia più nera della nostra Patria, ma è stato pure il momento nel quale i veri soldati, i veri eroi, i veri sostenitori della Patria, hanno anteposto il dovere ai timori per la propria incolumità e, invece di partecipare al fuggi fuggi generale, non avendo altra possibilità di contatto, si sono recati “personalmente” presso i comandi superiori a “chiedere ordini e disposizioni”. Si era caduti così in basso che, venendo meno il normale flusso degli ordini in base ai quali l’organizzazione militare vive ed opera, esso veniva addirittura sollecitato a gran voce, ma senza risultato, dagli stessi militari responsabili delle unità periferiche. Il secondo risultato ci gratifica particolarmente come redazione, poiché ci sprona e ci incoraggia a continuare sulla via intrapresa, cioè quella della ricerca delle testimonianze dei protagonisti degli eventi, i soli in grado di riferire come vennero vissuti tali eventi da coloro che ne rimasero coinvolti. La testimonianza del generale Bernardini è stata particolarmente significativa, non solo per la stupenda carica di umanità della vicenda (il “morso” della mamma che, sollevata, scarica così sul figlio tutta l’ansia che aveva dovuto sopportare, ne è un’immagine iconoclastica), ma soprattutto per l’eccezionale documento di come si sia effettivamente potuto verificare che un’intera nazione sia stata ridotta allo sbando dalla mancanza di ordini e disposizioni. Alcuni mesi fa ebbi l’occasione di leggere un saggio il cui autore, di dichiarata fede monarchica, cercava di avallare l’ipotesi che l’8 settembre si fosse verificato per un “cedimento morale” collettivo di tutti o quasi tutti i militari italiani i quali, pur in presenza di ordini e disposizioni, secondo lui, chiari ed inequivocabili, hanno gettato alle ortiche armi e uniformi e sono semplicemente tornati alle loro case. Si tratta di un’ipotesi molto suggestiva ma completamente priva di fondamento storico e, quando la lessi, volevo confutarla anche sulle colonne di questa rivista. Ma, per evitare di contribuire all’approfondimento di una spaccatura sociale prodottasi in Italia proprio in quell’infausto giorno e ancora non sanata, ho preferito tacere. Il racconto del generale Bernardini ha fatto inconsapevolmente giustizia di un’ipotesi tanto fantasiosa quanto irrispettosa della verità storica e del sacrificio di tanti eroi delle nostre Forze Armate. Quindi, La ringrazio per quanto già Le ho esposto e anche per i valori di amore per la Patria e di custodia delle sue più fulgide reliquie: le verità storiche narrate dai protagonisti dei fatti stessi, che Lei dimostra di amare così profondamente, e Le porgo a titolo personale e a nome dell’Istituto del Nastro Azzurro il più sentito dei saluti Antonio Daniele IL NASTRO AZZURRO 5 DUE FULGIDE MEDAGLIE D’ORO AL V.M. ABBRUZZESI DEL 1o CONFLITTO MONDIALE I n località “Bocca di Valle” del Comune di Guardiagrele, vi è un Sacrario, scavato nella roccia della Maiella, non di rado meta di cerimonie patriottiche. Vi è sepolta la salma del 1° Ten. Di Vasc. Andrea Bafile, Medaglia d’Oro al V.M.. La sepoltura nel Sacrario avvenne nel settembre del 1923 alla presenza del Duca D’Aosta con una solenne cerimonia e con grande afflusso di autorità e di popolo. Andrea Bafile, nato a Bagno (AQ) nel 1878, fu allievo dell’Accademia Navale di Livorno nel 1896 e quindi ufficiale della Regia Marina. Meritò una Medaglia d’Argento nella guerra ItaloTurca. Nel primo periodo della guerra contro l’Austria fu imbarcato sul naviglio silurante e poi comandò un treno armato che agiva lungo il litorale per controbattere i cannoneggiamenti della flotta nemica. Nell’ottobre del 1917, in seguito alla ritirata di Caporetto, fu destinato con i suoi marinai sulla linea del Piave, dovendosi ad ogni costo rinforzare la strenua difesa. Il 10 marzo del 1918, unitamente a quattro arditi marinai, gli venne assegnata una missione particolarmente importante e rischiosa. Bisognava accertare la reale consistenza delle difese disposte dal nemico sulla sponda sinistra del Piave e gli eventuali suoi preparativi per qualche azione. Ma quando, dopo aver investigato e raccolto tutti i dati possibili, era sulla via del ritorno, si accorgeva che mancava uno dei suoi marinai. Allora, in uno slancio di solidarietà e fraternità, pur conscio dell’aumentato pericolo di essere scoperto, tornava indietro per cercare di trovarlo e soccorrerlo. Purtroppo una raffica di mitragliatrice partita dalla sponda nemica lo investì e lo ferì mortalmente. Spirò con la serenità dei forti dopo che seppe che il marinaio era tornato salvo. ANDREA BAFILE Tenente di Vascello ( M.M. , Comandante del battaglione d'assalto "Caorle" Data del conferimento: 13- 6- 1918 D.L. Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria “Comandante di un battaglione di marinai, mentre preparavasi una operazione sull’estrema bassura del Piave, volle personalmente osare un’arrischiata ricognizione tra i canneti e i pantani della sponda sinistra perchè, dallo strappato segreto delle difese nemiche, traesse maggiore sicurezza la sua gente. Tutto vide e frugò, e sventato l’allarme, già trovava riparo, quando notò la mancanza di uno dei suoi arditi. Rifece allora da solo la via perigliosa per ricercarlo e, scoperto poi dal nemico mentre ripassava il fiume, e fatto segno a vivo fuoco, veniva mortalmente ferito. Guadagnata la sponda destra in gravissime condizioni, conscio della fine imminente, con mirabile forza d’animo e completa lucidità di mente, riferiva anzitutto quanto aveva osservato nella sua ricognizione, e dirigendo ai suoi infiammate parole, atteggiato il volto a lieve sorriso che gli era abituale, si diceva lieto che il suo sacrificio non sarebbe stato vano. E passò sereno qual visse, fulgido esempio delle più elette virtù militari, coronando con gloriosa morte una vita intessuta di luminoso coraggio, di fredda, consapevole e fruttuosa audacia, del più puro eroismo.” Basso Piave, 12 marzo 1918. 6 IL NASTRO AZZURRO RAFFAELE PAOLUCCI Tenente medico Nave “Emanuele Filiberto” Data del conferimento: 10 - 11- 1918 M.P.S. Medaglia d’Oro al Valor Militare “Portò geniale contributo nell’ideare un mirabile ordigno di guerra marittima.Volle a se riservato l’altissimo onore di impiegarlo e, con l’audacia dei forti, con un solo compagno, penetrò di notte nel munito porto di Pola. Con mirabile freddezza attese il momento propizio e verso l’alba affondò la nave ammiraglia della flotta austroungarica.” Pola, 1° novembre 1918 L’evento della sepoltura dell’eroe ebbe risonanza nazionale tanto che l’allora diffusissimo periodico “La Domenica del Corriere” ne diede un’efficace rappresentazione ad opera del pittore Beltrame. Degna di particolare nota è l’iscrizione, scolpita a profondi caratteri sulla roccia, posta in alto sull’ingresso del Sacrario che così dice: “Figli d’Abbruzzo morti combattendo per l’Italia e sepolti lontano tra le Alpi e il mare, la Maiella Madre vi guarda e benedice in eterno.” Il Sacrario con questa toccante iscrizione e così pure l’idea perché vi fosse accolta la salma di Andrea Bafile sono da attribuire all’opera tenace di un’altra fulgida Medaglia d’Oro al V.M. della prima guerra mondiale: il Cap. medico Raffaele Paolucci, l’affondatore della corazzata austriaca “Viribus Unitis”, il quale, sebbene nato a Roma, si sentì sempre abruzzese; ebbe sempre nel suo cuore Orsogna (CH), luogo di origine della sua famiglia e successivamente sua residenza elettiva, poiché in essa trovava le sue autentiche radici. In cooperazione col maggiore del genio navale Raffaele Rossetti ideò la “mignatta”, un’arma semplice che si rivelò molto efficace sin dal suo primo impiego. L’ordigno era composto di due parti: quella posteriore serviva per la propulsione, mentre l’anteriore era costituita da due cariche esplosive da 170 kg. di tritolo ciascuna. Le cariche potevano essere staccate ed, essendo munite di elettrocalamite, attaccate allo scafo metallico della nave nemica. Inoltre le cariche erano provviste di un congegno ad orologeria da regolare opportunamente per l’esplosione, in modo da dare il tempo agli operatori di mettersi in salvo. La notte del 31 ottobre 1918, Paolucci e Rossetti lasciavano il MAS che li aveva portati nelle vicinanze delle ostruzioni che proteggevano il porto di Pola. Con perizia riuscivano a superarle ed, all’alba del primo novembre, applicavano le cariche sotto lo scafo della “Viribus Unitis” regolando l’esplosione per le 6,30. L’esplosione avvenne puntualmente e la corazzata affondò rapidamente. Con questa epica e ardita impresa si chiudeva la nostra guerra navale 1915-1918. Amm. Guido Natale (Presidente della Federazione di Pescara) IL NASTRO AZZURRO 7 2o RADUNO INTERASSOCIATIVO DI ASSOARMA Trieste: 27 ottobre - 2 novembre 2008 I l Consiglio Nazionale Permanente delle Associazioni d’Arma (Assoarma) ha deciso di celebrare a Trieste il 2° Raduno Interassociativo Nazionale cogliendo una grande occasione: la celebrazione del 90° Anniversario della Vittoria nella prima guerra mondiale e della prima Redenzione all’Italia della città di Trieste. Lunedì 27 ottobre l’inaugurazione dell’area espositiva ha segnato l’inizio delle celebrazioni. L’esposizione, particolarmente significativa e suggestiva, ripercorre la storia della città che fieramente si è sempre professata italiana, ma è riuscita solo da meno di un secolo a riunirsi alla madre Patria. L’esposizione, rimasta aperta al pubblico fino al 4 novembre, ha interessato tre location: la Camera di Commercio, la sala Filoxenia e la Galleria Tergesteo. Domenica 2 novembre è stata la giornata clou della manifestazione. I radunisti, giunti da ogni parte d’Italia, si sono dati convegno nella bellissima Piazza dell’Unità d’Italia dove, alle nove di mattina, ha avuto luogo l’alzabandiera. Hanno preso poi la parola le autorità istituzionali convenute. Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha ricordato le sofferenze della città che si è potuta 8 IL NASTRO AZZURRO unire all’Italia solo alla fine della prima guerra mondiale. La regione Friuli Venezia Giulia era presente con l’Assessore alla cultura che ha espresso il plauso all’iniziativa. Ha poi preso la parola il Presidente Nazionale di Assoarma, generale di Corpo d’Armata Giuseppe Calamani, che ha illustrato le finalità del raduno e l’importanza della coincidenza con l’anniversario della prima redenzione di Trieste all’Italia. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale di squadra Aerea Vincenzo Camporini, si è detto lieto di essere italiano tra italiani a Trieste. Una menzione particolare va al Ministro della Difesa, on. Ignazio La Russa, che ha pronunciato un discorso molto sentito ed applaudito, nel quale ha, in particolare, affermato che “…sarebbe molto bello che la ricorrenza del 4 novembre, Festa delle Forze Armate e della Vittoria, fosse celebrata da tutti gli italiani serenamente riuniti con le proprie famiglie, come è giusto che avvenga in un normale giorno festivo…”. Per questo evidente richiamo all’opportunità di ripristinare la festa nazionale del 4 novembre così come è già stato fatto per il 2 giugno, il Presidente Nazionale del Nastro Azzurro, Comandante Giorgio Zanardi, ha espresso al Ministro La Russa le sue più vive congratulazioni e l’auspicio che egli si faccia promotore di tale proposito presso il Governo e le sedi istituzionali preposte alla decisione alla quale tutto l’Istituto del Nastro Azzurro da il proprio pieno e convinto appoggio. Ha poi avuto luogo la parte più coreografica della manifestazione: alcuni paracadutisti hanno eseguito un lancio di precisione atterrando al centro della piazza. Ognuno di essi recava una diversa versione del tricolore italiano. Subito dopo, salutato da due ali di folla festante, è avvenuto lo sfilamento in parata degli inquadramenti delle ben 31 Associazioni LA FANFARINA DELLA FEDERAZIONE PROVINCIALE DEL NASTRO AZZURRO DI BRESCIA Quattro anni or sono alla Federazione di Brescia fu proposto di “adottare” un gruppo musicale formatosi da tempo e in cerca di un’associazione d’arma che gli permettesse di partecipare a cerimonie patriottiche. I componenti del gruppo facevano già parte di diverse bande e fanfare: erano in possesso di quelle conoscenze musicali e formali che costituivano un’ottima base di partenza. Pertanto senza esitazione fu accolto e nacque “La Fanfarina”, dotata di alcuni simboli esteriori dell’Istituto quali la cravatta e la bustina. Nel gennaio 2005 vi fu la presentazione ufficiale a Salò in occasione della consegna delle tessere sociali ai nuovi iscritti della locale sezione. Primo capitolo di una storia che sino ad oggi è stata un crescendo di affermazioni e successi, grazie alla guida del Presidente Bruno Tameni e del Capo Fanfara Lino Piovanelli. Da allora la strada percorsa è stata veramente tanta: dal primo concerto pubblico il 5 novembre 2005 al Teatro San Carlino di Brescia ai raduni nazionali dei Sottufficiali (Mantova) e dell’Arma di Fanteria (Massa), passando da innumerevoli servizi nella Provincia di Brescia. Due sono gli avvenimenti che hanno fatto apprezzare la “Fanfarina” in un contesto più vasto e competente: l’indimenticabile concerto tenuto a Brescia in occasione del Congresso dell’Istituto (ottobre 2006) e quello più recente organizzato dalla Federazione di Bergamo nel settembre scorso. La scelta dei testi, la presentazione di immagini multimediali correlate ai brani musicali, ha emotivamente coinvolto l’uditorio composto in prevalenza da decorati, ex combattenti e simpatizzanti, creando una particolare atmosfera di ricordi e di Amor di Patria. In quasi quattro anni di attività la “Fanfarina” è cresciuta nei suoi componenti, da 15 a 25, nel repertorio e, non ultimo, nell’aspetto esteriore con l’adozione di uniformi estiva ed invernale, drappelle per gli ottoni. Le domeniche libere da servizi sono sempre più rare, ma il piacere di liberare al vento le note di una musica popolare o patriottica è per loro sempre impagabile. L’ultimo successo è molto recente: il 2° Raduno di ASSOARMA di Trieste. La “Fanfarina” è stata prescelta, a sorpresa, per accompagnare con la propria musica tutto lo sfilamento dei radunisti; compito che ha assolto in modo egregio. E quando il capo fanfara, passando davanti alla tribuna delle autorità ha fatto intonare “Le campane di San Giusto” più di una lacrima è scesa sulle gote delle ragazze di Trieste presenti, e non solo in quelle. Carlo Maria Magnani (Presidente della Federazione di Brescia) IL NASTRO AZZURRO 9 Grande risalto sulla stampa: da “Il Piccolo — 03 novembre 2008 pagina 14 sezione: TRIESTE” «TRIESTE PER NOI RESTA UN SIMBOLO» C’è chi, come il quarantaduenne romano Fabio Massari del gruppo di alpini e finanzieri in divisa storica, le vicende di Trieste le ha lette solo sui libri e ora «si sente emozionato come un bambino ad essere vicino a quel molo in cui gli ”altri” sbarcarono 90 anni fa». E c’è chi, invece, la storia della città e della Venezia Giulia, nel suo piccolo, ha contribuito a scriverle. Come Mario Porceddu, sardo di 81 anni. il primo finanziere ad entrare in città nel ’54. «Sono arrivato otto giorni prima dell’ingresso delle truppe italiane per occupare la caserma della Finanza del mare. - Racconta orgoglioso - Di quei giorni conservo ricordi straordinari: il calore della gente, lo splendore di piazza Unità. Queste terre mi sono rimaste nel cuore e oggi non potevo non essere qui». L’affetto speciale per Trieste, definita «simbolo dell’Italia e del sacrificio compiuto da migliaia di giovani», torna nei racconti di tutti i partecipanti al raduno di Assoarma. Ed è anche la molla che ha spinto molti di loro a sobbarcarsi levatacce e ore di pullman pur di non perdere la sfilata sulle Rive. «Per essere qui ho percorso circa 1000 chilometri in macchina. - Spiega Mauro Tulipano, che vive a Trani in provincia di Bari - Ma per niente al mondo mi sarei perso questa manifestazione. A Trieste ho prestato servizio nel ’65, alla raffineria dell’ex Aquila. E oggi, a distanza di 40 anni, sono finalmente tornato». «Siamo partiti alle 4 di questa mattina. - Raccontano Enzo Libardi ed Enzo Natale, presidenti delle associazione fanti e granatieri del Trentino - Anzi, per chi di noi viene dalla montagna, il viaggio è iniziato già alle 3.30. Del resto, non potevamo non esserci visto il legame particolare che unisce Trento e Trieste. Aree di confine in cui sventolare il tricolore è più difficile che in altre parti del Paese. La nostra voce, quindi, è particolarmente significativa, specie ora che i sentimenti dell’italianità e del patriottismo cominciano ad essere meno sentiti». «Io nel ’54 avrei voluto esserci qui a Trieste. - Aggiunge Giovanni Pellizzari, 75 anni di Udine - Ma quella volta, mentre altri carabinieri partecipavano alla liberazione della città, io ero a Firenze alla scuola sottoufficiali. Oggi, a distanza di mezzo secolo, posso finalmente rivivere la gioia che hanno provato loro quella volta». Racconti che rimandano la memoria indietro nel tempo. Ma in piazza Unità, ieri, c’erano anche testimoni di esperienze più recenti, fatte però sempre con la divisa addosso. È il caso del gruppetto di quarantenni che sfila dietro allo striscione «bersaglieri in Libano». «Per noi - spiega Marco Cavallaro di Verona questa giornata rappresenta un doppio anniversario. Celebriamo infatti i 90 anni dalla fine del primo conflitto, ma anche i 25 anni dal nostro rientro in Italia dopo la missione in Libano a cavallo tra ’83 e ’84. La prima missione di militari armati all’estero dalla seconda guerra mondiale». ( m.r.) Combattentistiche e d’Arma convenute a Trieste. La marcia dei radunisti inquadrati è stata cadenzata dalle Fanfare dei Bersaglieri e degli Alpini. Molto apprezzata per la sua performance artistica e marziale, è stata la “Fanfarina del Nastro Azzurro” costituita dalla Federazione Provinciale di Brescia. Ad essa è dedicato il riquadro a pag. 9. L’ammaina bandiera ha chiuso, nel pomeriggio, la manifestazione. Il raduno ha lasciato nell’animo dei partecipanti il sapore di una ritrovata unità d’Italia, estremamente necessaria nei difficili momenti che la nazione sta affrontando sul piano economico e su quello delle notevoli tensioni internazionali nelle quali cerca di proporre la giusta visione di un mondo di pace e amore tra i popoli. Però è anche risultato evidente che la pace è sempre figlia della lotta per la giustizia: infatti, non c’è vera pace senza la giustizia e la città di Trieste è testimone di tutto ciò con le profonde ferite che la storia le ha inferto. Antonio Daniele 10 IL NASTRO AZZURRO 3 NOVEMBRE 1918: TRIESTE SI UNISCE ALL’ITALIA Nel 1964 è stato pubblicato dalla “ERI “ - Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana - in un numero limitato di esemplari (2.400 copie) il libro “Luce di Trieste” di Pier Antonio Quarantotti Gambini. L’autore, che il 3 novembre 1918 ha assistito all’incontro dei Bersaglieri, sbarcati dalla nave “Audace”, con la cittadinanza triestina esultante, descrive così quelle giornate: Il 3 novembre del 1918, Trieste, sebbene prostrata dalla lunga guerra che aveva allontanato tutta la generazione giovane (nonché molti altri cittadini di ogni età, tra i quali i « confinati » e gli «internati »), esultò in modo tale da farci ritenere che mai più nella nostra vita avremmo potuto vedere nulla di simile. Le navi italiane – il cacciatorpediniere «Audace» in testa - arrivarono all’improvviso, uscendo con le prue, e poi con le torrette e i ponti e i fumaioli e i cannoni, fuori dal caligo che si addensava sul mare in quella giornata piovigginosa. O meglio: le navi d’Italia arrivarono all’improvviso per il fatto che noi non sapevamo né in che giorno né a che ora sarebbero giunte; ma sapevamo che stavano per giungere, e le aspettavamo di momento in momento. Erano più di quattro giorni che Trieste attendeva, e l’impazienza dei cittadini a un certo punto andò addirittura accendendosi, quasi indignandosi per quello che pareva un inconcepibile ritardo da parte delle truppe liberatrici. Già il 30 ottobre la città, rianimata dalle notizie che giungevano dal fronte (si combatteva, dal 29 credo, la battaglia che poi prese il nome di Vittorio Veneto), si era sollevata da un’ora all’altra, imbandierandosi dei primi tricolori. Fu una sollevazione allegra, un tripudio, come ho già raccontato. Tutta la popolazione si riversò nelle strade, con bandiere e coccarde improvvisate, inneggiando, cantando, formando cortei; e in strada quella moltitudine trasfigurata ed ebbra, sempre acclamante all’Italia, rimase ininterrottamente i giorni seguenti, muovendosi e incrociandosi in tutte le direzioni, tra le rive, la piazza, il Corso e l’Acquedotto. Nessuno di noi - vecchi o giovani, ragazzi o bambini - aveva mai veduto nulla di simile; e guardavamo quel delirio e partecipavamo ad esso con una specie di avidità entusiasta, certi - l’ho già detto - che mai più ci sarebbe accaduto di rivivere giornate come quelle. Il governatore e tutte le altre autorità austriache erano fuggiti, la guarnigione militare e la polizia si erano dissolte; tutti i poteri erano stati assunti da un comitato di salute pubblica (il quale rimise in carica il podestà Valerio, deposto dall’Austria), ed erano entrate in azione le prime squadre di una guardia nazionale, improvvisata come tutte le formazioni di questo genere. Sin dal primo giorno, i cittadini, e tra di essi specialmente gli studenti, dopo aver innalzato il tricolore sulla torre di San Giusto, si erano accaniti ad abbattere con gioia furiosa le insegne con l’aquila bicipite; e dopo quei primi sfoghi la guardia nazionale cominciò a vigilare contro eventuali eccessi (Alcuni malviventi già stavano tentando il saccheggio dei grandi magazzini del porto). Queste furono le giornate dal 30 ottobre al 3 novembre 1918: appassionanti, incalzanti, e insieme interminabili, perché i triestini si aspettavano di veder arrivare le navi d’Italia già entro il 30 o il 31; e invece - come ho detto - passarono quasi cinque intere giornate prima che sul mare apparisse la prua dell’«Audace». Se ripenso a quelle «cinque giornate» - con questo nome esse sono ricordate a Trieste - mi riappare, fra le tante altre, anche un’immagine piuttosto curiosa: quella dei soldati austriaci appostati sulle rive, con le mitragliatrici ai piedi, allo scopo d’impedire, evidentemente, che gli italiani sbarcassero. Proprio nelle stesse ore che la città insorgeva, essi erano stati comandati a disporre i loro pezzi lungo i viali davanti al mare. Lo fecero, e rimasero li, puntando le canne verso il porto, mentre la città era già tutta sconvolta da quel lieto tumulto; rimasero li, chi ritto, chi accosciato accanto all’arma, senza sapere che nel frattempo i loro comandanti erano fuggiti. Quante ore essi attesero, senza prendere nota che ormai Trieste non era più austriaca, e senza che i triestini, d’altra parte, si preoccupassero di loro? Questo, appunto, era curioso: l’allegro sfilare della popolazione insorta tra quei soldati in armi, e l’attitudine stanca e gli occhi tra indifferenti e smarriti dei soldati, che, ignari della fuga dei loro superiori, e della fine dello stesso impero absburgico, si ostinavano a rimanere, misero materiale umano, dove li avevano comandati. Un momento indicibile fu vissuto dalla cittadinanza il 2 novembre, quando tre idrovolanti segnati sotto le ali dai colori d’Italia sorvolarono più volte il centro della città, a quota sempre più bassa. Dalla folla, che già invadeva quella che poi fu chiamata piazza dell’Unità, e che in pochi istanti s’ingrossò, sino a straripare, di gente accorsa dalle vie adiacenti, si alzò un solo urlo continuato; mentre migliaia di bandiere, di drappi, di fazzoletti, di sciarpe, di cappelli e di braccia venivano agitati nell’aria. Le navi e le truppe d’Italia stavano per giungere? I tre apparecchi ne erano le staffette, e avrebbero ammarato li nel bacino davanti alla piazza? Durante i quattro anni di guerra, apparecchi italiani avevano sorvolato abbastanza spesso la città, sostenendo anche duelli aerei con la caccia austriaca, e lanciando talvolta volantini come fece su Vienna Gabriele d’Annunzio, in quel volo che suscitò entusiasmo tra gli italiani irredenti e sgomento tra gli austriaci. La città conosceva dunque quelle ali tricolori; ma non le aveva mai vedute volare tanto basso, quasi rasente alle case. L’ansia di veder ammarare i tre idrovolanti - al più presto, subito animò tutti i petti; e crebbe a dismisura allorché gli aviatori cominciarono a rispondere al saluto della folla agitando la mano fuori della carlinga. Quei tre apparecchi, molto piccoli, occupati ognuno dal solo pilota, erano venuti in ricognizione (per riferire ai comandi, si seppe più tardi, se a Trieste vi fossero ancora truppe austriache in armi, pronte a resistere allo sbarco italiano). Gli aviatori avrebbero dovuto soltanto sorvolare la città, osservare e ripartire. Invece uno di essi non seppe resistere; l’invito della folla acclamante, frammezzo a quello sventolio ininterrotto, lo attrasse, quasi lo assorbì. In un baleno, egli ammarò nell’angolo tra la piazza e il molo San Carlo, dove l’apparecchio, fragilissimo (era fatto - mi parve - solo di tela e di un leggero traliccio), restò a cullarsi sull’acqua. L’uomo, non appena a terra, fu sollevato sulle braccia e portato in trionfo al palazzo della Luogotenenza. Dal loggiato lassù, quando la folla ebbe finito di applaudirlo e di gridargli la sua gioia, egli pronunciò - ricordo - poche parole: “Posso assicurarvi che domani, o per terra o per mare, saremo a Trieste!” - Dopo qualche istante di giubilo frenetico, in un rinnovarsi di sventolii, la folla rispose intonando, dall’uno all’altro capo della piazza, « Fratelli d’Italia »; e credo che non mi avverrà mai più di sentir cantare l’inno di Mameli con tanto formidabile ed esaltante fervore. Il giorno seguente, il cacciatorpediniere «Audace» sbucò dunque dalla nebbia puntando verso il molo San Carlo (l’antico molo costruito sopra il relitto della fregata San Carlo, il quale fu ribattezzato in quei giorni molo Audace), e li attraccò. Era una giornata non solo di nebbia, ma anche piovigginosa; il lastrico luccicava, e molti, tra i primi che corsero incontro all’ «Audace» e al generale Petitti di Roreto, che stava sbarcando, avevano l’ombrello. IL NASTRO AZZURRO 11 SE FOSSI... SGUARDO DI ADOLESCENTI SULLA REALTÀ M olti sono i luoghi comuni che vogliono i giovani odierni chiusi in una sorta di bulimia estatica, tutti presi dall’autocontemplazione e dall’autocommiserazione, privi di idealità e di voglia di compartecipazione in una società di cui sono parte e soprattutto futuro. Le scuole di Ferrara, col progetto “Il giornale e oltre…Ideali e Valori”, hanno dimostrato l’esatto contrario. I giovani studenti dell’intero comprensorio scolastico hanno aderito con entusiasmo alle attività previste dal progetto e, da bravi protagonisti, hanno detto e fatto del loro meglio. Il progetto prevedeva una presa di contatto attiva con la produzione giornalistica, incontri con personalità culturali del territorio, come il Gruppo Scrittori Ferraresi rappresentato dalla scrittrice Gianna Vancini, il regista Paolo Sturla Avogadri, e soprattutto il Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro, il Comandante Giorgio Zanardi, promotore e grande sostenitore dell’iniziativa. Tutte le attività hanno avuto lo scopo di sollecitare i ragazzi sul piano degli Ideali e dei Valori fondanti ed eterni della nostra società, arricchendoli anche sul piano culturale, come è giusto che sia in una scuola che funziona bene, e spingendoli a manifestare correttamente le proprie opinioni, quindi esercitando contemporaneamente il diritto di libera espressione e il dovere del rispetto del prossimo. Dopo la chiusura del progetto, di cui “Il Nastro Azzurro” ha dato ampia notizia sul numero 4/2008 alle pagine 18 e 19, mentre gli studenti si godevano le meritate vacanze estive, la casa editrice TLA provvedeva alla stampa del libro “Se fossi…” che raccoglie tutti i testi prodotti dai ragazzi della scuola secondaria di primo grado “F. De Pisis – T. Bonati” di Ferrara prodotti nell’ambito del progetto nel corso dell’anno scolastico 2007-2008. Il libro è stato presentato nel corso di una manifesta- DE PISIS NEWS Il progetto «Ideali e valori», di cui “Il Nasto Azzurro” si è già occupato, è stato concluso felicemente. L’Istituto Comprensivo “F. De Pisis – T. Bonati” di Ferrara ha dato vita al progetto didattico in argomento per stimolare i propri studenti a finalizzare l’attività di studio e di ricerca alla produzione di lavori nel campo letterario e giornalistico. Ma il fine ultimo era anche quello di far valutare ai ragazzi partecipanti al progetto l’importanza degli ideali e dei valori di riferimento per la società. Uno dei prodotti più interessanti è risultato il giornalino “De Pisis News”, uscito come numero unico alla fine dell’anno scolastico 2007-2008 con tutti gli articoli e le notizie prodotti dagli studenti stessi. I contributi scritti dei docenti si limitano a due soli pezzi, entrambi pubblicati in prima pagina: oltre al pezzo “Il giornale ed oltre…”, già pubblicato su questo bimestrale a pag. 1819 del n.° 4-2008, c’è quello che può definirsi l’anima del progetto, il pezzo scritto dal Dirigente del plesso Scolastico, che viene di seguito pubblicato: EDITORIALE Quando si dice crescere solitamente si pensa all’aumento di statura, di peso, di età. Si può crescere senza necessariamente aumentare di massa e di estensione. Ahimè, il tempo è invece una variabile inarrestabile, rispetto alla quale siamo tutti impotenti, per cui il tempo passa, ma non per questo è scontato che si cresca. Eh sì: perché il significato di crescere, quello etimologico - le parole contengono segreti che occorre imparare a scoprire… - è niente meno che CREARE. Insomma crescere significa creare se stessi, fare, produrre se stessi: nella crescita ognuno di noi è dio di se stesso. 12 IL NASTRO AZZURRO E io penso che un dio meriti un trattamento divino. Gli studiosi dell’infanzia e dell’adolescenza definiscono questi periodi della nostra vita anni magici! A me piacerebbe che gli adulti, genitori e insegnanti non smettessero mai di riflettere su questo, non dimenticassero mai la particolare magia che hanno davanti quando s’incontrano con una bambina o un bambino, con una ragazza o un ragazzo, anche quando questi fossero i più insopportabili rompiscatote della Terra. Ma ho un sogno ancora più grande. Vorrei che tutte le studentesse e tutti gli studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado “F. De Pisis - T. Bonati” si rendessero conto di cosa vuol dire creare se stessi, di cosa vuol dire vivere gli anni magici della propria vita. Allora, visto che mi costringete a scrivere un articolo per il vostro giornale, consentitemi di tentare di spiegarvelo. All’inizio dell’anno, quando sono venuto a trovarvi nelle vostre classi, vi ho ricordato che avreste trascorso non meno di mille ore all’anno della vostra preziosa esistenza sui banchi di scuola. Mille ore da capitalizzare, da far fruttare, perché chi sa e conosce può permettersi di sognare il proprio futuro, chi non sa e chi non conosce ha lo sguardo sempre rivolto all’indietro a rimpiangere il tempo che ha perduto. Di tutto quello che voi avete fatto e vissuto dalla vostra nascita sino ad oggi nulla è andato perduto, le possibilità che avete avuto fino ad ora di apprendere sono state, in virtù della natura umana, eccezionali. Più si cresce più si perde la freschezza, la flessibilità mentale e le capacità di assorbimento tipiche dell’infanzia e dell’adolescenza. Ecco perché gli studiosi chiamano questi anni della vita dell’uomo: gli anni magici. Molto probabilmente avrete già sentito dire che il bambino è il padre dell’uomo, proprio nel senso che quello che si fa nell’infanzia e nell’adolescenza determina quello che sarà il nostro essere adulti. È come dire che la qualità del vostro futuro risiede nella qualità del vostro presente. Allora mi piacerebbe che la scuola fosse il luogo non dove vi si insegna a crescere ma dove voi possiate trovare e raccogliere ciò che vi serve per CREARE voi stessi. Io penso che il trattamento divino che ognuno di voi merita è disporre di ambienti accoglienti, di insegnanti preparati, di saperi di qualità, di insegnanti che vi stimolino a fare, a studiare, a volere sapere sempre di più, ad intraprendere, ad essere curiosi del mondo, ad inventare e a creare, a pensare e riflettere, ad ascoltare, ad essere curiosi di ciò che è diverso e nuovo, ad essere accoglienti e mai ostili. Io so che tutto ciò rasenta il divino, ma se ognuno di noi è il creatore di se stesso consentitemi di pensare che le ragazze e i ragazzi che frequentano la “DePisis-Bonati” come minimo sono delle dee e degli dei e che a scuola vengono desiderosi di nutrire della magia dei saperi i loro favolosi anni magici. Prof. Giovanni Fioravanti Ma la produzione dei ragazzi della “De Pisis – Bonati” non si è fermata qui. Essi sono stati anche in grado di pubblicare un libro che raccoglie tutti i loro lavori, scritti, impressioni e produzioni di contorno. Tanta capacità è dovuta certamente all’impegno di questi meravigliosi ragazzi, ma anche alla bravura di un corpo docente che ha saputo mettere in atto un progetto didattico di grande interesse ed ampio respiro, ispirato non solo e non tanto alla produzione pratica, quanto a quegli “Ideali e Valori” di amore per la Patria e di Giustizia Sociale ai quali anche l’Istituto del Nastro Azzurro si rifà costantemente. Pertanto, è stato normale e coerente che il nostro Istituto fosse uno degli sponsor dell’iniziativa, insieme alla “Fondazione Carife” e al “Gruppo Scrittori Ferraresi”. zione che si è tenuta nell’aula magna dell’istituto scolastico sabato 18 ottobre 2008 alla presenza delle autorità civili, militari e religiose della città e soprattutto dei protagonisti: gli oltre 350 studenti e i 14 insegnanti che hanno dato vita al progetto. Nel corso della cerimonia è stato consegnato ad ogni classe che ha partecipato al progetto un buono di 500 Euro da destinare all’acquisto di materiale didattico. Al di là della ovvia sobrietà dell’evento, i ragazzi, i loro genitori presenti e il corpo docente sono apparsi giustamente fieri per la realizzazione di un progetto didattico che è andato ben “oltre…” il semplice insegnamento culturale, pur evidentemente ottenu- IL NASTRO AZZURRO 13 GIOVANI CON “IDEALI E VALORI” GRAZIE AL PROGETTO DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO Il giorno 18 ottobre 2008, il teatro Boldini ha ospitato dalle 9.30 la cerimonia di premiazione del progetto “Ideali e Valori”, che nello scorso anno didattico (2007-2008) ha interessato le scuole Dante, Tasso-Boiardo, Cosmè Tura e De Pisis-Bonati. Nell’occasione, in presenza delle autorità locali, sono stati assegnati riconoscimenti agli alunni e agli insegnanti che hanno aderito all’iniziativa. Il progetto, fortemente voluto, e poi anche sostenuto economicamente, dal Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro, il comandante Giorgio Zanardi, è stato elaborato e proposto alle scuole dal medesimo Istituto congiuntamente al Gruppo Scrittori Ferraresi, e ha sondato l’interesse circa i valori e gli ideali che identificano il cittadino da che mondo è mondo e la propensione degli stessi alunni a partecipare civicamente alle vicende della società a partire dal livello della minima comunità (scuola, gruppi sportivi e sodalizi vari) fino ai più alti gradi, nazionale e internazionale. La commissione di studio che se n’è occupata, comprendente soci iscritti sia all’una sia all’altra associazione promotrice, è composta di cinque elementi: il coordinatore del progetto, Emilio Diedo; Piero Sturla Avogadri e Ada Negri, il comandante Giorgio Zanardi e Gianna Vancini, presidente del Gruppo Scrittori-Ferraresi. to, permettendo una concreta e fattiva crescita morale e sociale dei ragazzi offrendo loro un’imperdibile occasione per confrontarsi sugli “Ideali e Valori” alla base della nostra società e per interiorizzarli, analizzarli, commentarli insieme. Antonio Daniele IL LIBRO Un libretto di poco più di 60 pagine contiene più spunti di riflessione e di meditazione di un trattato di filosofia. I ragazzi della “De Pisis – Bonati” sorprendono per la profondità delle loro argomentazioni e per la varietà dei temi trattati e meravigliano per la correttezza dell’uso della lingua italiana e per la capacità di sintesi dimostrata (bravi anche gli insegnanti che hanno ottenuto risultati così lusinghieri dai loro studenti). Ma il libro va ben oltre queste giuste considerazioni sui loro autori. Infatti è il sottotitolo che vale il commento all’intera opera: “… Sguardo di adolescenti sulla realtà”. Si tratta di uno sguardo impietoso e preciso come quello di una telecamera con obiettivo ad alta definizione, eppure è sempre presente una base di ottimismo e di speranza per il futuro. I temi trattati possono essere i più difficili e scabrosi, ma si chiudono sempre con un messaggio positivo. Un esempio per tutti, il bellissimo e profondo pezzo di Jacopo Mapelli – 3° A – sul problema dei rifiuti di Napoli che conclude sottolineando che si deve trovare una soluzione basata sulla solidarietà altrimenti “…sarà il modello Napoli ad espandersi nelle altre regioni”. Si sono affrontati temi storici (la giornata della memoria, com’era la scuola ai tempi dei loro nonni, tema che ha aperto una discussione sulle regole di vita a scuola), sociali (il bullismo giovanile, i pregiudizi razziali…), di attualità (l’alcolismo giovanile). Il punto di vista dei ragazzi è sempre molto più profondo e illuminante di quanto ci si sarebbe aspettato, data la loro giovane età. Vi è anche il resoconto degli incontri importanti col “Gruppo Scrittori Ferraresi” e soprattutto col Presidente Nazionale del nostro Istituto, Giorgio Zanardi. Per ben rappresentare quanto è stato profondo e positivo tale incontro, basta rileggere le righe finali del testo dello studente Alessandro Ganta: “…Ci siamo resi conto di quanta forza di volontà, coraggio, tenacia, spirito di combattimento, senso di appartenenza stiano dietro all’impegno di chi ha difeso e difende i valori in cui crede. Io credo che anche noi ragazzi dobbiamo far ricorso a queste risorse psicologiche e di carattere per realizzare ciò in cui crediamo per il nostro futuro.” Si tratta di un pensiero profondo e ben espresso, che è difficile attendersi da un ragazzo di scuola media, eppure l’ottimo lavoro degli insegnanti e l’eccellente esempio del nostro Presidente Nazionale hanno sollecitato in lui questo bellissimo germoglio di “Ideali e Valori”. A.D. 14 IL NASTRO AZZURRO LA STAMPA DICE UNA DELLE TANTE RIFLESSIONI SUL PROGETTO IDEALI E VALORI Io penso che le varie problematiche sociali e civiche di cui abbiamo discusso in classe siano molto importanti per le generazioni future di questo Paese. Le domande proposte dal questionario del progetto Ideali e Valori sono molto valide, ma al cittadino d’oggi non sembra che interessino più di tanto dato che in questo periodo nel nostro Paese c’è crisi in ogni campo e la confusione e la delinquenza sono diffuse. La prima domanda affrontata dal progetto riguardava il valore che si dà alla Famiglia. La Famiglia per me è importante ed è un valore che tutti dovrebbero avere, anche perché è alla base della civiltà: se una famiglia infatti non insegna l’educazione ai propri figli, i ragazzi crescono male, specialmente in questa generazione, e diventano parte della malavita. Il secondo tema trattato dal Progetto riguardava “l’infanzia e gli anziani”. I ragazzi d’oggi, forse, non sanno che i loro nonni sono stati in guerra e che quindi sono stati parte della Storia del nostro Paese. Gli anziani, al giorno d’oggi, sono spesso lasciati soli, magari in ospizi, senza che nessuno li vada a trovare. Loro, invece, ti possono spiegare come, ad esempio, hanno vissuto durante la 2^ Guerra Mondiale; loro sono i veri cittadini del nostro Paese, quelli che hanno lottato per tenerlo unito. Parlando dei giovani d’oggi, invece servono, secondo me, un’istruzione adeguata, un’educazione severa ma non autoritaria, e serve fare dello sport che aiuta, quando è sano, a formare, oltre che il fisico, la mente della persona. Ricordiamo il noto proverbio latino “mens sana in corpore sano”. Parlando, invece, dello Stato Italiano, penso che si trovi in un momento di crisi: in poco tempo si sono verificati episodi negativi, partendo dalle rivolte dei tifosi negli stadi e dai cori razzisti, per arrivare alle leggi contro i rom, fino al recente e grave fatto che riguarda la sospensione della visita del Papa all’Università della Sapienza a Roma, e ancora alla vicenda di cui si parla quotidianamente e che è in prima pagina anche nei giornali esteri, cioè la spazzatura, senza che si prendano i dovuti provvedimenti. Concludendo, ritengo che, se vogliamo che il nostro Paese sia più civile, bisogna che questi gravi fatti cessino di verificarsi e che ogni cittadino impari a rispettare i propri doveri, oltre che pretendere i propri diritii. Giulio Scala 3^ I IL NASTRO AZZURRO 15 UN’ANALISI ALLA BUONA PER FAR CAPIRE CHI SONO GLI ALPINI G li alpini non sono santi: sono uomini come gli altri, con gli stessi difetti e le stesse colpe. Agli alpini, sia pure bonariamente, sono imputate due colpe: il vino e la bestemmia. Che agli alpini piaccia il vino è indubitabile perché il vino, in ambiente freddo, scalda il cuore e li fa divenire più estroversi, più giulivi. Essi hanno il bisogno di comunicare con gli altri, il buon umore e la loro tolleranza al vino è proverbiale: non si ubriacano mai; diventano solo più giocondi ed espressivi. Ecco perché gli alpini amano il vino e, quando cantano una canzone nostalgica e melodiosa, chi è presente si commuove ed è attratto ad unirsi al coro. L’altra colpa è la bestemmia. Gli alpini bestemmiano ed è difficile far loro smettere il malvezzo. Per gli alpini la bestemmia è uno sfogo. Proseguo in dialetto veneto che è più melodioso e rende meglio l’idea: “Mi ghe voria spiegar cossa gavemo in testa: noi, passi diavoli, quando bestemmiamo, non bestemmiamo miga con malissia, solo. No la gavemo con Dio che el xe tanto bon e quando el ne avrà tutti nella valle di Giosafatte el darà a tutti uno scapason e... dentro tutti in Paradiso! La penitenza la gavemo fatta; la gavemo fatta con la naja bestia che la ne fa far la guerra e tante altre bestialità, allora la bestemmia no la voi essere un’offesa a Dio ma soltanto - el me lassa dir - la nervatura del discorso. El varda i muli: xe bestie dure, ma quando i sente una bestemmia in de na recia, i diventa subito boni, perché i sa che la tempesta xe vicina”. Una robusta bestemmia serve per aiuta- 16 IL NASTRO AZZURRO re la parola ritrosa ad uscire, a far entrare i piedi nelle scarpe gelate, a sbloccare l’otturatore che si inceppa in battaglia. Anche il tenente sa che, quando parla alla truppa, se non intercala il discorso con un paio di gagliarde bestemmie, il discorso perde di efficacia. In compenso alla sera, in molte camerate, si recita il rosario: sono buoni cristiani perché sono buoni d’animo e, quando fanno il segno della croce, lo fanno bello grande e deciso. Religiosi e a loro modo osservanti, considerano la famiglia come un tempio sacro, tanto che un tempo in Friuli le ragazze non si sposavano se il fidanzato non era stato negli alpini. Altrettanto alto è il senso che hanno dell’amicizia. Nello stesso plotone c’erano fratelli, cugini, il fidanzato della sorella, compaesani e l’amicizia era così profonda e sentita che, a quasi 60 anni di distanza, ci si ritrova ancora, ci si ricorda, ci si scrive e gli abbracci degli incontri sono sempre pieni di commozione e di particolare affetto (le pacche sulla schiena non si usano più, per evitare il risveglio di assopite bronchiti). Pronti ad aiutarsi e a dividere l’acqua e il pane, sono gente di rara umanità: per questo sono così legati e alle adunate si cercano l’un l’altro fra trecentomila. Quando c’è qualche calamità accorrono a centinaia e lavorano con accanimento per aiutare, per salvare, senza risparmiarsi un momento, perché sanno voler bene, sono generosi e buoni, sono uomini straordinari ed il loro animo è un animo particolare. Sono tante le loro qualità e tanti i sentimenti quali possono contenerli soltanto cuori grandi COSÌ! L’alpino è questo, anche se bonariamente qualche volta si autoironizza, esibendo un cartello stradale con su scritto: “Scusateci, ma beviamo anche per voi”. Questo alpino è lo stesso che ha soccorso i terremotati in Friuli, in Irpinia, in Armenia, che ospita nelle sue caserme, primo fra tutti, i bistrattati profughi albanesi ed ora i profughi croati e mussulmani; che ha costruito un asilo per bambini in Ucraina, a Rossock; è lo stesso alpino che già 50 anni fa ha avuto il perdono dagli Ucraini che stava invadendo, aiutandoli a trebbiare il grano ed ammassare il granoturco, in vista di quello che fu poi un tragico inverno. Gli alpini amano la PATRIA, perché per essi è e rimane la sublime eucaristia che uni- sce e affratella coloro che sentono di avere in comune radici, identità, tradizioni, storia, cultura, vincoli di lingua e di sangue, nell’orgoglio e ricordo di chi per questa PATRIA ha donato la sua giovinezza e la sua vita. Gli alpini sono sempre uniti, i morti ed i vivi, perché hanno le stesse radici: le virtù nazionali, lo spirito di sacrificio e la forza del dovere compiuto. Formano ancora quel granitico battaglione schierato nel cortile della caserma nella posizione del PresentatArm. Gli anni sono passati ma lo spirito che li unisce e li fa ritrovare è sempre lo stesso di allora; gli alpini non si sono dispersi e restano ancora insieme, fedeli a quegli ideali che li spinsero, mezzo secolo fa, a combattere e morire per l’utopia del Tricolore. Roberto Stocchi NON DIMENTICHIAMO LA “TRIDENTINA” Il 26 gennaio ricorre il 66° anniversario dell’epica battaglia di Nìkolajewka sul fronte russo che vide l’immenso coraggio della Divisione Alpina Tridentina comandata dal mitico gen. Luigi Reverberi, che ruppe l’accerchiamento delle divisioni corazzate siberiane, e fece defluire verso la salvezza i resti delle armate 8.a Italiana, 2.a Romena, 3.a Ungherese e i resti della 6.a Armata tedesca. I combattimenti nel settore italiano iniziarono il 20 dicembre 1942; il ripiegamento ebbe inizio il 16 gennaio 1943, con accaniti scontri e si concluse dieci giorni dopo a Nikolajewka, la porta della salvezza. Questa località rappresentò la speranza spasmodicamente inseguita da tanti giovani e valorosi alpini e da altri nostri soldati. In quell’avvallamento, sotto la Balka di Arrautowo e di Terinkina, l’ansimare dei muli che trainavano impossibili slitte vacillanti sotto il peso del doloroso carico umano di feriti e di assiderati, si mescolava al vociare degli uomini ancora validi, tesi nell’ultimo tentativo di spezzare l’accerchiamento delle fanterie, dell’artiglieria e dei carri armati dell’Armata Rossa. La tormentosa richiesta di rinforzi che tardano ad arrivare, le munizioni e i viveri che ormai scarseggiano, viene rotta da un urlo lacerante la gelida sera (oltre 40 gradi sotto zero): essa si propaga di bocca in bocca dal primo all’ultimo uomo, per riprendere vigore e rimbalzare e spingere combattenti e sbandati: “TRIDENTINA AVANTI! O SI SFONDA, O SI MUORE TUTTI!” gridato del gen. Reverberi, che tutti gli Alpini ricordano con affettuosa riconoscenza. E finalmente, dopo selvaggi combattimenti all’arma bianca, l’accerchiamento si spezza al di là della ferrovia, al culmine di una leggera salita. Le armi tacciono, ma tacciono anche tanti, troppi giovani dall’una e dall’altra parte. C’era nel cuore di quei giovani la voglia tornare “a baita” in seno alla famiglia, l’inutilità di un conflitto senza speranza di vittoria, ma insieme la volontà di compiere il proprio dovere. Un alpino sulla tradotta che riportava in Patria i poveri resti di quella che fu la più gloriosa divisione alpina “Julia”, disse: “Gli alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata” (all’andata, per portare la Julia in Russia ci vollero 54 tradotte, al ritorno fu più che sufficiente una sola). Sul fronte russo le medaglie d’oro alle Bandiere furono 29, quelle individuali 132. Quest’azzurro esalta le doti di tutti i combattenti su quel fronte. Di 60.000 partiti ne sono ritornati circa 11.000, tra i quali molti feriti e congelati. Le perdite dell’Armir furono circa 90.000. Non dimentichiamoli. Perché i Caduti muoiono quando vengono dimenticati. E il popolo dei vivi non è più degno del grande popolo dei Morti. Alpino Roberto Stocchi IL NASTRO AZZURRO 17 PROFUMO DI PATRIA D a tre giorni mio padre aveva compiuto settant’anni quando, l’otto febbraio l985, il Prefetto di Ferrara, Vincenzo Mazzamuto, gli partecipò il conferimento dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”. Nel frigorifero c’era ancora mezza bottiglia dello spumante stappato per festeggiare il suo recente compleanno, e in salotto i fiori, che mia madre ed io gli avevamo regalato il giorno cinque, erano freschissimi. La cornice estemporanea era perfetta: con un abbraccio, un brindisi a tre ed un po’ di commozione si consumava l’atto primo della festa. Alla fine di maggio durante una gita dell’Associazione Combattenti e Reduci, accanto ad amici di vecchia data e a conoscenti non meno cari, nell’Hotel di Grado dove eravamo ospiti, vivemmo una serata piacevolissima: l’atto secondo dei festeggiamenti a mio padre. Furono fette di torte golose e calici che si levarono; il discorso del Presidente Munaro e la lettura di una poesia ispirata alle traversie belliche e alle passioni sportive di mio padre; furono strette di mano, complimenti, abbracci; fu l’immancabile commozione di molti fissata dai flash di tante macchine fotografiche. Da quell’otto febbraio mio padre porta con piacere un titolo che gli è gradito, conferitogli dal Presidente Sandro Pertini: l’ultimo di una serie di riconoscimenti ufficiali le cui radici originano indietro nel tempo, in una gelida steppa russa dove un giovane ragazzo visse la tragedia di migliaia di altri soldati italiani, lontano da casa senza un perché personale, lontano dalla giovane moglie e da una creaturina nata dopo la sua partenza, il cui sorriso e gli occhi verdi egli non ha mai potuto vedere. Una bambina che ha dovuto crescere in fretta per precedere le situazioni di pericolosità, per fare da guida, per essere di aiuto, perché anche a soli quattro anni, nell’attraversare una strada, era lei a dover dire: “Svelto, Papà che non succeda qualcosa!”. Una bambina a cui la crudeltà della guerra aveva tolto per sempre il diritto ad una infanzia spensierata. Nella cecità di mio padre è la tragedia vissuta da milioni di altri soldati durante la Seconda Guerra mondiale, quando su fronti diversi sopportarono pene uguali; angosce oppressive, sofferenze fisiche psicologiche e morali, paure e incertezze, ribellioni interiori all’avversa fortuna. Nella cecità di un uomo nato vedente sta un atto di accusa contro la follia della guerra. Sarà ora più facile capire perché l’atto terzo di quel- 18 IL NASTRO AZZURRO l’avvenimento, la consegna del diploma da parte del Prefetto, in Castello, è stato dai miei genitori e da me atteso con gioia ma vissuto in intimità. Era lunedì sette ottobre. Ci svegliammo verso le nove, consumammo la colazione conversando serenamente attorno alla tavola ben apparecchiata, poi ci abbigliammo con cura come sempre si fa nelle occasioni insolite. Mio padre indossava un elegante abito blue, mia madre un tailleur dello stesso colore, di tessuto gessato, su cui faceva spicco una morbida camicetta di seta bianca ed un filo di perle. Io, che solitamente vesto in modo sportivo, indossavo un paio di eleganti pantaloni neri di seta e una camicetta bianca aggraziata da leggeri volant e da un girocollo di corallo rosa;.ai piedi i sandali di Valentino che erano stati la mia passione dell’estate, un’estate eccezionale che ai primi di ottobre si prolungava donandoci ancora un tepore ed una luminosità inconsueti dalle mie parti. I capelli erano ben pettinati, le unghie curate, tutto era in ordine. Ma prima di uscire di casa ancora uno sguardo allo specchio, ai miei; la cravatta di Papà doveva stare un po’ più a sinistra, le perle della Mamma cadere meglio sulla camicetta. Giunti al Castello, salimmo con calma le scale che portano allo Studio del Prefetto, e al primo pianerottolo prendemmo fiato per evitare che l’emozione e le scale rendessero affannoso il nostro respiro. Una breve attesa nell’Anticamera dello Studio mi permise di ammirare la decorazione a grottesche di quel piccolo ambiente raffinato, di osservare il soffitto a volta con un grande riquadro pieno di putti leggiadri che volano festosi. Presto sarei entrata nello storico salone dello Studio Ducale e l’idea stava per emozionarmi, ma non ebbi il tempo per allentare il freno alla mia fantasia perché il Prefetto, a cui eravamo già stati annunciati, si affacciò sulla porta, sorridente, e ci invitò ad entrare. Troppe cose in una volta per me: lo Studio Ducale da osservare, il Prefetto di fronte, un attimo di agitazione da vincere. Il dottor Gianni Gaudenzi fu un compito anfitrione che seppe metterci a nostro agio con il fare cordiale ed il sorriso costante. Seduti in un salottino d’angolo fu subito un dialogo aperto, informale direi, se non ci fosse stato da parte nostra il gusto di proferire la parola “Eccellenza”. “Grazie per avermi dato l’occasione di stringerle la mano” – disse mio Padre. “È un incontro che ho voluto. Non mi deve ringraziare” – rispose il Prefetto. Il suo parlare schietto mi fece sentire a casa. Mi trovai presto nella disposizione di ammirare tranquillamente il vasto salone dalle luminose finestre, il soffitto a grandi cassettoni di legno intagliato dipinto con decorazioni fantastiche, gli enormi lampadari di vetro di Murano, l’altro salotto dalla tappezzeria pastello. E giù in fondo, dietro alla scrivania, il tricolore italiano che raccorda perfettamente il passato ducale con il presente repubblicano: il Castello Estense è la storia secolare di Ferrara. Richiesto dell’infermità di guerra, il discorso di mio Padre ritornò agli anni passati in Ucraina. Il tempo trascorso fa da schermo ai ricordi e, si sa, sempre restituisce lampi di una memoria divenuta affettuosa. Fu cosi il racconto di un lungo trasferimento di 27 giorni su faticose tradotte attraverso l’Austria e la Polonia. Ore lunghissime fatte di speranze più tardi tradite, di scherzi dei vent’anni con gli amici del paese, di canti urlati a viva voce, di incontri durati un attimo ma fissati nella mente per sempre. Come quando la tradotta si era da poco messa in moto, lasciando Vienna alle spalle, e una donna si avvicinò al convoglio. In mano teneva un pacchetto che cercò di lanciare verso mio Padre. Fu uno slancio di braccia distanti, un abbraccio fraterno non consumato, il tonfo di qualcosa che cadde, l’amarezza di non avere potuto donare e ricevere. Dopo ventisette giorni una mattina, era il Natale del 1941, al di là di un ponte a due piani apparve Dnepropetrovsk. Là il rapido accampamento nella Città Universitaria ed un pranzo speciale mai dimenticato: pasta asciutta, spezzatino di carne, galletta e un generoso bicchiere di vino rosso che annegò il pensiero di casa. Al racconto di mio Padre, davanti ai miei occhi viva divenne l’avanzata lenta e faticosa dei mezzi italiani sul terreno ghiacciato della sconfinata steppa russa: un continuo gettare sul suolo piante di grano strappate dai covoni per facilitarne l’avanzata. Sentii pronunciare grappoli di nomi di città uditi tante volte, località a me sconosciute ma familiari ad un tempo: Leopoli, Krivoy Rog, Nikolayev, Paviograd, Stalino, Vorosilovgrad, Rovenki, Rossosh, Millerovo e Stalingrado, la grande città al di là del fiume Don, meta di una conquista inutilmente sognata. Vidi la sterminata pianura russa della steppa che attraverso le parole di mio padre si ripropose alla mia immaginazione con le sue “terre nere”, un tavolato interrotto da pochi e modesti rilievi, percorso da fiumi lunghissimi: il Dnestr, il Dnepr, il Donez, il Don. Contemplai luminosi campi estivi di girasole, barbabietole, cocomeri, grano e mais che coprivano ettari a perdita d’occhio; ammirai visioni invernali di neve bianca, di tanto in tanto ferita da veloci troike trainate da cavalli. Spiai umili isbe abitate soltanto da donne vecchi e bambini, sempre pronti ad accogliere i soldati italiani infreddoliti in un inverno eccezionalmente rigido, pronti a donare loro un sorriso, a dividere con loro l’aria viziata ed il caldo della casa, il cibo modesto di cui disponevano, in cambio di niente oppure di un santino o di una medaglietta, care immagini devozionali della fede inculcata dai padri. Osservai i voluti momenti di spensieratezza in cui invasori e invasi, vittime comuni di una follia di nome guerra, si ritrovavano insieme attorno al focolare dell’isba per strimpellare una balalaica, suonare una fisarmonica e cantare le canzoni dei loro paesi, per sentirsi cosi meno tristi. Questi flash back della memoria a cui la mia fantasia si era abbandonata, dovettero presto cedere il posto alla dura realtà della ritirata del ‘43. D’improvviso non mi piacque più ascoltare il racconto di mio Padre, non volli più immaginare. La ritirata è infatti un complesso di fatti che ho sempre sfuggito nel pensiero fin da bambina perché mio Padre era là, testimone di una delle più tragiche pagine della storia di tutti i tempi. Quel giorno, in Castello, cercai perciò di estraniarmi alla narrazione ricordandomi che mi trovavo nello Studio che fu del Duca d’Este. Inutile! Fui di nuovo catapultata nella grande pianura russa dove vissi quella tragedia andando però volutamente più indietro nel tempo, sulle sponde della Beresina, sottraendomi così all’inferno del ‘43, di cui mio Padre fu testimone. Davanti ai miei occhi l’Armata francese di Napoleone Bonaparte che fuggiva la sconfitta, il terribile inverno russo del 1812. Un’Armata decimata dal gelo, dalle malattie, dalla fame, che si trascinava per lo più a piedi tra sofferenze indicibili sulle steppe coperte di neve. Era l’Armata attaccata dai Cosacchi il 29 novembre, quando centornila uomini perirono, cosicché solo 40.000 su 670.000 furono i superstiti della campagna. Il racconto era finito. Il tempo in Castello era corso veloce. Dopo il commiato dal Prefetto, reggendo io con soddisfazione il contenitore con il diploma di mio Padre, scendemmo le scale e ci avviammo verso casa. Il sole di mezzogiorno era piacevole in quella calda mattina di ottobre. Varcato il portone ci portammo istintivamente in giardino, un quadrato di terra da me prediletto, una pennellata di verde in cui spicca altissimo un abete e frondoso un kalikantus, che d’inverno riempie l’aria con il profumo intenso dei suoi fiori gialli; un angolo di quiete chiuso lateralmente da due muriccioli, al di là dei quali è l’intrico di rami che difende l’intimità di altre famiglie, delimitato in fondo da un’alta parete: un muro esterno del Convento dei Cappuccini di S. Maurelio, oltre il quale un piccolo campanile a vela accoglie una vecchia campana che manda ancora rintocchi suggestivi. Essi tacciono soltanto nei giorni della Passione di Cristo, quando il silenzio del mio giardinetto si fa troppo intenso ed anche i merli, che fanno abitualmente una gioiosa spola di albero in albero, sembrano perdere l’allegrezza del loro canto. Fu in quell’angolo tranquillo, chiuso ai rumori del mondo consumistico, che ci sedemmo per discorrere un po’ perché certi incontri, certi momenti di vita, hanno bisogno di riflessione. Gianna Vancini (Presidente del Gruppo Scrittori Ferraresi) IL NASTRO AZZURRO 19 L’AUDACE INUTILE GESTO DI MARIA PASQUINELLI P ola 10 febbraio 1947: una gelida bora spazza le strade della città; le luci dei bar sono spente, le saracinesche dei negozi abbassate, gruppi di persone si affannano imprecando intorno a carri e carretti, carichi di masserizie. È una giornata non soltanto alquanto fredda ma anche infaustamente impegnativa: in quelle stesse ore, a Parigi, i rappresentanti del Governo italiano firmeranno il Trattato di pace, che strappa all’Italia l’Istria, le isole adriatiche e l’enclave di Pola. Quest’ultima è protetta da una guarnigione britannica, comandata dal brigadiere generale Robert W. De Winton, al quale tocca il compito di procedere al più delicato degli adempimenti previsti dal patto: la consegna alle autorità militari jugoslave. Per circa venti mesi la 13a Brigata di fortezza ha protetto gli abitanti, cullandola, con la sua presenza, nell’illusione di sfuggire all’amaro destino subito da altri italiani della regione. Ciò che ieri era sembrato un sogno, oggi è diventata una triste realtà: i polesani si sentono abbandonati e traditi dai loro protettori. Il Comando militare titino ha chiesto che il passaggio dei poteri sulla città di Pola avvenga in concomitanza della firma del Trattato di Pace. Pertanto la guarnigione britannica è schierata davanti alla sede del Comando e attende il suo generale. Appena giunto, De Winton è invitato a passarla in rassegna. La cerimonia si svolge sotto la pioggia sferzante e davanti a pochi curiosi che levano fremiti di furore, mormorii di disapprovazione e d’ira. Il generale sta avvicinandosi al reparto schierato allorché, dalla piccola folla presente, esce una giovane donna che si dirige verso l’alto ufficiale, estrae dalla borsetta una pistola ed esplode quattro colpi senza pronunciare una parola. Tre proiettili raggiungono al cuore il generale che immediatamente perde la vita; un quarto ferisce un soldato che ha cercato di proteggere il suo comandante. Compiuto il delitto, la giovane rimane immobile, quasi fosse in trance, lasciandosi catturare dai soldati, che si sono gettati sopra di lei, senza opporre resistenza. Le Autorità alleate, considerata la delicatezza dell’evento, mantengono il riserbo sull’incredibile fatto, ma non della stessa opinione sono i titini che fanno circolare le più balzane versioni: dall’isterismo al delitto passionale, alla provocazione fascista e così via, tante altre ciarle. Solo più tardi un breve scoop di Indro Montanelli, inviato del “Corriere della sera”, rivela la vera motivazione dell’attentato. Le guardie hanno trovato in tasca all’attentatrice un biglietto-confessione che dice: “Io mi ribello, col fermo proposito di colpire a morte chi ha la sventura di rappresentare i Quattro Grandi, i quali, alla Conferenza di Parigi, in oltraggio ai sensi di Giustizia, di Umanità e di saggezza politica, hanno deciso di strappare ancora una volta dal grembo materno le terre più sacre d’Italia, condannandole agli esperimenti di una “novella Danzica” o, con la più fredda consapevolezza che è correità, al giogo jugoslavo, sinonimo per la nostra gente indomabilmente italiana, di morte in foiba, di deportazione, di esilio”. Animata da un fervente amor di patria, Maria Pasquinelli, questo il casato, aveva agito “da sola e di propria iniziativa”, convinta del doloroso accordo stipulato a Parigi, edotta dell’influenza sovietica sulla Jugoslavia e consapevole delle azioni genocide sui territori da essa rivendicati, certa che, per gli abitanti di Pola, si aprivano le porte dell’esodo. 20 IL NASTRO AZZURRO Nata a Firenze, aveva vissuto a lungo a Bergamo, dove si era diplomata maestra elementare e, successivamente, laureata in pedagogia. Aveva, altresì, frequentato la “Scuola di mistica fascista” a Roma e, con la dichiarazione di guerra, si arruolò quale crocerossina volontaria, seguendo i nostri soldati in Africa Settentrionale. Ma, un bel giorno, constatata “l’insufficiente partecipazione al combattimento di chi l’aveva predicato”, nonché il basso morale “non illuminato da alcun ideale”, lasciò, nel novembre del 1941, l’Ospedale di El Abiar, si travestì da soldato, con la testa rapata, e i documenti falsi, raggiungendo la prima, linea. In seguito, scoperta, fu restituita ai suoi superiori, che ne disposero il rimpatrio. Nel gennaio del 1942, Maria Pasquinelli chiese di essere inviata come docente in Dalmazia e insegnò l’italiano nelle scuole di Spalato ma, dopo l’8 settembre, la giovane insegnante dette tutta l’anima al recupero delle salme dei nostri soldati uccisi in Dalmazia e in Istria dagli slavi, oltre a documentare le stragi di italiani infoibati. A Spalato scoprì una fossa comune, dove giacevano duecento militari della Divisione Bergamo e altri cittadini. Domiciliatasi a Trieste, la Pasquinelli cercò di unire la Decima Mas e i partigiani della Franchi e della Osoppo con l’intento di salvaguardare l’italianità della regione. Per questa sua attività fu arrestata dai tedeschi e minacciata di deportazione. Ma, grazie all’intervento del Comandante Valerio Borghese fu restituita alla libertà. Appresa, inoltre, la notizia che i “Quattro Grandi” avevano abbandonato Pola e l’Istria “a un destino senza scampo”, per richiamare l’attenzione del mondo sul dramma degli italiani dell’Istria, uccise il Gen. De Winton. In realtà, l’attentato fece molto rumore, sollevò interrogativi e suggerì qualche autocritica. Fatta eccezione della stampa comunista, che liquidò sbrigativamente, come un rigurgito fascista l’episodio, “i giornali di tutto il mondo mostrarono comprensione e simpatia per la giovane donna italiana” e, alquanto significativo è un dispaccio diffuso in quei giorni dall’Associated Press, la più importante agenzia giornalistica americana. Il corrispondente di Pola, Michael Goldsmith, scriveva: “Molti sono i colpevoli. I polesani italiani non trovano nessuno che comprende i loro sentimenti. Il Governo di Roma è assente, gli slavi sono apertamente nemici in attesa di entrare in città per occupare le loro case, gli Alleati freddi ed estremamente guardinghi. A questi, specie agli inglesi, gli abitanti di Pola imputano di non aver mantenuto le promesse, di averli abbandonati”. La Corte Militare Alleata di Trieste processò, due mesi dopo il triste evento, Maria Pasquinelli: “l’imputata si dichiarò colpevole e spiegò le ragioni che l’avevano indotta a compiere l’attentato”. Il 10 aprile fu pronunciata la sentenza che la condannava a morte Maria Pasquinelli l’accolse in silenzio, mentre il pubblico rumoreggiò e le donne scoppiarono in lacrime. Il giorno seguente, Trieste fu inondata da una pioggia di manifesti tricolori, sui quali era scritto: “Dal pantano d’Italia è nato un fiore: Maria Pasquinelli”. La pena capitale, in seguito, fu commutata in quella di ergastolo e la Pasquinelli fu trasferita al penitenziario di Perugia. Tornò in libertà nel 1964, non concesse mai interviste e cercò di farsi dimenticare vivendo a Bergamo. Nino B. Lo Martire “La Presidenza, colpita dalla dipartita dell’Autore del presente articolo, nel formulare le più sentite condoglianze alla famiglia Lo Martire, ringrazia per la preziosa collaborazione alla Rivista”. LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO HA COMPIUTO 60 ANNI Il 10 dicembre 2008 la Dichiarazione Universale dei Diritti umani ha compiuto 60 anni. Numerose le celebrazioni in Italia e all’estero ed un giudizio comune: ancora troppe nel mondo le violazioni dei diritti del’uomo. Il Capo dello Stato ha ricordato la necessità di garantire il primato della persona e della sua dignità su basi di libertà e di eguaglianza e di impegnarsi per prevenire ogni violazione dei diritti e garantirne la loro tutela. D ocumento storico, molto importante, prodotto sull’onda dell’indignazione per le atrocità commesse nella seconda guerra mondiale, la Dichiarazione fa parte dei documenti di base delle Nazioni Unite insieme al suo Statuto steso nel 1945. In quanto Dichiarazione di principi dell’Assemblea Generale, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non è giuridicamente vincolante per gli Stati membri dell’organizzazione. Tuttavia ai diritti ed alle libertà in essa riconosciuti va attribuito un valore giuridico autonomo nell’ambito della comunità internazionale, dal momento che sono ormai considerati dalla gran parte delle nazioni civili alle stregua di principi inalienabili del diritto internazionale generale (jus cogens). La Dichiarazione dei Diritti Umani è un codice etico di importanza storica fondamentale: è stato infatti il primo documento a sancire universalmente (cioè in ogni epoca storica e in ogni parte del mondo) i diritti che spettano all’essere umano. Idealmente, la Dichiarazione è il punto di arrivo di un dibattito filosofico sull’etica e i diritti umani che nelle varie epoche ha visto impegnati filosofi quali John Locke, JeanJacques Rousseau, Voltaire, Immanuel Kant, Nietzsche fino a quelli contemporanei fra cui il filosofo Jacques Maritain che partecipò di persona alla stesura della Dichiarazione. Non si deve dimenticare poi l’importanza che ha avuto la “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino” stesa nel 1789 durante la Rivoluzione Francese, i cui elementi di fondo (i diritti civili e politici dell’uomo) sono confluiti in larga misura in questa carta. Fondamentali infine, nel percorso che ha portato alla realizzazione della Dichiarazione, sono i Quattordici Punti di Woodrow Wilson (1918) e i quattro pilastri delle libertà enunciati dalla Carta Atlantica di Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill del 1941. Alla Dichiarazione sono poi seguiti il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, elaborati dalla Commissione per i Diritti dell’Uomo ed entrambi adottati all’unanimità dall’ONU il 16 dicembre 1966. La Dichiarazione è la base di molte delle conquiste civili della seconda metà del XX secolo, e costituisce l’orizzonte ideale della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, confluita poi nel 2004 nella Costituzione Europea. La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona. I diritti dell’uomo vanno quindi suddivisi in due grandi aree: i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali e culturali. IL NASTRO AZZURRO 21 IL TRICOLORE S’AMMAINA AL TRAMONTO Vorrei segnalare che la Bandiera Nazionale si alza all’alba e si ammaina al tramonto, non deve, cioè, rimanere esposta durante la notte. Per gli uffici pubblici un decreto del Presidente della Repubblica, tuttora in vigore ma sistematicamente ignorato, ha stabilito, anni or sono, che la Bandiera venga esposta all’apertura dell’ufficio e ritirata alla chiusura dello stesso. È vergognoso vedere invece che il Tricolore, una volta esposto, rimane abbandonato giorno e notte, con le conseguenze che si possono immaginare: il vessillo si sporca e si logora rapidamente. Aggiungo che mi piacerebbe sapere che in qualche ufficio sì pratica quanto prescritto, e cioè che la Bandiera venga esposta e ritirata all’inizio e alla fine dell’orario di lavoro, e possibilmente alla presenza di un dirigente che, sull’attenti, le renda onore. E nei Ministeri quel dirigente non potrebbe essere, qualche volta, lo stesso Ministro? Elio Lodolini (Consigliere della Federazione di Roma) RICORDO DEL SACRIFICIO DI ALCUNI MARINAI Per non dimenticare e per onorare la memoria dei venti marinai del sommergibile “Nereide” tra i quali marinai vorrei ricordare, vi era anche mio zio, fratello di mia madre e cioè il S.Capo torpediniere el. Giovanni Armenio. Il Nereide al comando del Gap. Corv. Carlo Del Greco, prima M.O.V.M. della Marina nella prima guerra mondiale, era alla fonda al largo dell’isola di Pela oea in Adriatico, a metà strada tra le isole Tremiti e la Dalmazia. Il 5 agosto 1915 venne avvistato dal sommergibile austriaco U 5 al comando del Ten. Vas. Von Trapp. I marinai del Nereide si potevano salvare tutti gettandosi in mare ed invece provarono ad immegersi con il loro scafo che fu subito colpito ed affondato. Morirono tutti e solo nel 1972 fu recuperato lo scafo con solo alcuni resti dei corpi logicamente ignoti, resti che assemblati, formarono solo dieci salme. Tra questi resti ci poteva essere anche mio zio Giovanni Armenio. Di quel che rimarne di quei dieci marinai, vi è degna sepoltura nel cimitero di Brindisi. Gennaro La Rana (Segretario-Tesoriere della Federazione di Napoli) RICORDI ESALTANTI A Roma, nel quartiere EUR, c’è il Palazzo della Latinità, oggi chiamato della “Civiltà”, sul cui frontone, nella facciata anteriore, è scolpita un’iscrizione: “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di Santi, di navigatori, di scienziati e trasmigratori”; tale iscrizione è riferita al popolo Italiano. La frase fu fatta incidere da Mussolini lo scorso secolo e ai nostri giorni sembra incrinata da una vena d’ironia, non tanto perché, oggi, non esistano più poeti, artisti, eroi, Santi, navigatori, ecc., ecc., ma perché gli Italiani, un po’ per l’effetto dell’attuale grande confusione morale, non sono più orgogliosi di essere Italiani, di appartenere ad un popolo che originariamente è stato multietnico per le sue particolari condizioni geografiche e climatiche (terra di passaggio), che, soprattutto, è stato vittima di invasioni e conquiste, e nello stesso tempo è riuscito a mantenere la sua posizione di unicità nel contesto mondiale come terreno in cui si sono susseguite le civiltà più antiche e prestigiose con a capo quella cristiana che, sposandosi con quelle provenienti dall’Asia Minore, dalla Grecia, dal nord Africa, ecc., pur mantenendo le sue caratteristiche peculiari, ha fornito diverse sfaccettature. In realtà la psicologia del nuovo uomo moderno è basata sull’obliterazione del passato, con una basilare tendenza alla distruzione mirata della nostra secolare cultura, il tutto a scapito dell’immagine di un popolo e della sua Nazione. Forse, anticamente, i termini di Nazione e Patria erano retoricamente enfatizzati fino all’esasperazione (ma è meglio abbondare... ) e, per tutta risposta, oggi si assiste al loro degrado. Il nostro popolo ha assorbito l’eredità della grande civiltà latina e romana, ha acquisito le leggi del diritto romano, le strutture dell’arte e della filosofia greca, i dogmi della civiltà cristiana, i canoni dell’arte medievale, ha ravvivato il suo intelletto attraverso lo studio dei testi danteschi, ha rinverdito la sua anima attraverso il Rinascimento artistico e letterario e ha esaltato e forgiato il suo spirito nel Risorgimento; con queste premesse non può e non deve aver bisogno di farsi “sedurre” da altre ideologie pseudoumanistiche od umanitarie, in nome di un internazionalismo astratto e di comodo. Gli Italiani non devono confondere l’ospitalità nei riguardi dei popoli stranieri con la cosiddetta tolleranza multirazziale, ma devono riscoprire, senza occultarle, le proprie vestigia gloriose e non rinnegarle con il pretesto pseudo intellettuale che “siamo cittadini del mondo”. È triste che una stirpe come la nostra, che ha avuto la fortuna di dare i natali a grandi uomini, da Dante a Machiavelli, da Parini a Manzoni, da Cavour a Garibaldi, vada a cercare il Vangelo in Russia, in America o in Germania. Roberto Stocchi (Sindaco della Federazione di Roma) 22 IL NASTRO AZZURRO FEDERAZIONE RECAPITI PRESIDENTE O COMMISSARIO (*) APERTURA ALESSANDRIA Via Fiume 23 – 15100 Alessandria Tel.0131.231172 Gen. Luigi TURCHI Mer/Sab h.10-12 ANCONA Via XXIX Settembre 2/E – 60122 Ancona – Tel. 071.2803132 Cap. Paolino ORLANDINI Mar/Ven h.16-17.30 AOSTA Gen. Attilio POLITANO Via C. Chamonin 60 – 11100 Aosta Tel.0165.42124 [email protected] Via Ricasoli 21 – 52025 Montevarchi (AR) Sig. Stefano MANGIAVACCHI – Tel.055.901391- 3395792396 Su appuntamento Corso Vittorio Emanuele 58 – 63100 Ascoli Piceno – Cell.3471157983 Cav. Franco Bruno CRUCIOLI Mar/Gio – h. 10-12 Su appuntamento ASTI Corso Einaudi 44 – 14100 Asti – Tel/Fax 0141.530408 Col.Comm. Filippo SCIRE’ RISICHELLA Su appuntamento BARI Via Cardassi 50 – 70122 Bari – Tel. 080.5541443 – Cell.3401535050 [email protected] Via Mezzaterra 73 – 2° piano – 32100 Belluno – Tel.0437.30651 Gen. Giuseppe PICCA Mar/Gio/Sab h.10-12 Geom. Italo SAVASTA (*) Su appuntamento Via Verdi 2 – 24121 Bergamo – Tel.035.249680 T.Col. Arbace MAZZOLENI Su appuntamento Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) Cell.3351475752 [email protected] http://vialardi.org/nastrazzuro/ Via Marsala 10 – 40126 Bologna – Tel.051.230670 Conte Tomaso VIALARDI di SANDIGLIANO da Lun. a Ven. h.15-16 Cav. Giorgio BULGARELLI Mar/Mer/Ven h.9-11 BOLZANO Via Adamello 38 – 38100 Trento – Tel./Fax 0461.932174 – Cell.335.7042529 T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI Su appuntamento BRESCIA Via Moretto 79/A – 25125 Brescia – Tel.030.3751225 – [email protected] c/o Stazione Marittima – 72100 Brindisi Tel.0831.590198 Gen. Carlo Maria MAGNANI Martedi h.9-12 Giovedi h.15-18 C.te Comm. Vincenzo CAFARO Su appuntamento Cav.Uff. Antonio DI GIROLAMO Su appuntamento Comm. Pasquale MASTRANTUONI da Lun. a Ven. h.9-12 AREZZO ASCOLI PICENO BELLUNO BERGAMO BIELLA BOLOGNA BRINDISI CAGLIARI CAMPOBASSO Via dei Giudicati 17 – 09131 Cagliari – Tel.070.402644 [email protected] Via Roma 68 – 86100 Campobasso – Tel.0874.413794 Lun/Ven. h.9-12 CASERTA Via Luigi Settembrini 14 – 81100 Caserta – Tel.0823.324695 – Cell.3385779632 Sig. Mario SCHERILLO(*) Su appuntamento CATANIA Via G. Oberdan 31/C – 95100 Catania tel.095.932283 Dott. Raffaele MESSINA Lun/Gio h.16.30-19 Corso Mazzini 251 – 88100 Catanzaro Tel.0961.721022 [email protected] Via Arniense 208 – 66100 Chieti – Tel.0871.348603 Avv. Giuseppe PALAJA Lun/Mer/Ven h.9.30-11.30 Comm. Biagio ROSSI Mar/Mer/Ven h.8.30-14 Salita dei Cappuccini 18 – 22100 Como – Tel.031.308108 Comm. Giuseppe REINA (*) Su appuntamento Via Savinio 6 – 87036 Rende (CS) – Cell.3313551579 - 3289114679 Rag. Alberino MAZZUCA (*) Su appuntamento CATANZARO CHIETI COMO COSENZA IL NASTRO AZZURRO 23 FEDERAZIONE CREMONA PRESIDENTE O COMMISSARIO (*) APERTURA Via Chiese 17 – 26100 Cremona – Tel.0372.200372 - Cell.3356437616 Prof. Tommaso DONATO (*) Su appuntamento CUNEO Frazione Loreto 48/a – 12045 Fossano (CN) - Cell.3385282456 Col.CC. Fortunato CUZZOCREA (*) Su appuntamento FERRARA Corso Giovecca 165 (C. Patria) – 44100 Ferrara – Tel.0532.203368 Avv. Giorgio ANSELMI Mar/Gio h.9.30-11.30 FIRENZE Via S.M. Maddalena 1 – 50010 Caldine (FI) – Tel.055.211087 Gen. Bruno STEGAGNINI Mercoledi h.16-18 Via Marchianò 46 – 71100 Foggia – Tel.0881.636341 T.Col. Giovanni Battista CORVINO Su appuntamento Via F.Brighindi 190 – 03100 Frosinone Tel..0775.250916 Cav. Alberto IANNACE (*) Su appuntamento FORLI’ Via Jacopo Feo 1 – 47100 Forlì – Tel.0543.35372 Cav. Stenio RAVAIOLI Giovedi h.15-17 GENOVA Piazza Sturla 3 – 16147 Genova – Tel.010.398113 Com.te Tullio PISACANE Mercoledi h.15-18 GORIZIA Via D. D’Aosta 143 – 34170 Gorizia – Tel. 0481.520935 Sig. Rinaldo ROMANO Lun/Ven h.10-12 Via de Pretis 48 – 58100 Grosseto – Tel.0564.20169 Magg. Guglielmo FRANCINI Su appuntamento Via Foce 3 – 18100 Imperia – Tel.0183.579301 - Cell.335.5826502 – [email protected] Via B. Novelle 24 – 67100 L’Aquila – Tel.0862.23963 Cavaliere del Lavoro Giacomo ALBERTI Su appuntamento Magg. Umberto SCONCI Da Lun. a Ven. h.9.30-11.30 Viale Amendola 196 – 19100 La Spezia – Tel.0187.716204 – Cell.347.1990911 Mar.llo Renzo PEDRIGI Mar/Gio/Sab h.9-11 Piazza S. Marco 4 (c/o Casa del Combattente)– 04100 Latina – Tel.0773.693357 Via Flascassovitti 25 – 73100 Lecce – Tel.0832.308190 Cav. Luigi CASALVIERI Lun/Ven h.10-12 Cav. Luigi DELICATO da Lun. a Ven. h.9-11 Via Cavour 78 (c/o UNUCI) – 22900 Lecco – Tel.0341.364333 – [email protected] Via Piave 13 – 57123 Livorno – Tel.0586.896711 S.Ten. Giuseppe FACCINETTO Mar/Ven. h.17-19 Ing. Giovanni ANDREANI Martedi h.16-18 FOGGIA FROSINONE GROSSETO IMPERIA L’AQUILA LA SPEZIA LATINA LECCE LECCO LIVORNO LUCCA Via Cascine 373 – 55100 Arliano -Lucca – C.A.(aus) Nunzio PELLEGRINO Tel.0583.59612 Sabato h.11-12 MACERATA Piazza Annessione 12 - 62100 Macerata – Tel./Fax 0733.232450 – Cell.360.369662 Sig.ra Cav. Sandra VECCHIONI Su appuntamento MANTOVA Corso Vittorio Emanuele 35 – 46100 Mantova – Tel.0376.324404 Dott. Franco LANFREDI Lun/Mer/Ven h.10-12 Galelria Leonardo da Vinci 4/1 - 54100 Massa – Tel.0585.44796 Gr.Uff. Elio BORGOBELLO (*) Mar/Gio h.16-18 Sabato h.10-12 Via S. Barnaba 29 – 20122 Milano – Tel.02.5512016 – [email protected] Via C.Battisti 85 – 41100 Modena Tel.059.237373 Gen. Arnaldo CASSANO da Lun. a Ven. h.9.30-12.30 Avv. Odoardo ASCARI (*) Su appuntamento MASSA-CARRARA MILANO MODENA 24 RECAPITI IL NASTRO AZZURRO FEDERAZIONE RECAPITI PRESIDENTE O COMMISSARIO (*) APERTURA NAPOLI Piazza Plebiscito 28 – 80132 Napoli – Tel.081.7640758 Avv. Gennaro PERRELLA Mar/Giov h.9.30-11.30 NOVARA Via S. Nazzaro 1/B (c/o Ass.Comb.) – 28100 Novara – Tel. 0321.403967 Gen. Manlio ATTISANO Su appuntamento PADOVA Riviera S. Benedetto 30/A – 35139 Padova – Tel.049.652146 Sig. Francesco SCAPOLO Lun/Mer/Ven. h.9-11 Piazza S.F. di Paola 2 (c/o Caserma R. Settimo) – 90138 Palermo – Tel.091.6887337 Via Cavour 28 (c/o UNUCI) – 43100 Parma – Tel.0521.233842 T.Col. Giovanni Battista RUBINO Mar/Ven h.9-11.30 Gen. Alberto PIETRONI (*) da Lun. a Ven. h.10-12 Via A. Gazzaniga 2 – 27100 Pavia – Cell.335.6709322 – [email protected] Località Pitigliano 25 – 06016 San Giustino (PG) – Tel./Fax 075.8583470 – Cell.339.3425888 [email protected] Via dell’Arsenale 39 – 61100 Pesaro (PU) – Tel.0721.31542 http://www.portalememorie.it/ Piazza S. Caterina da Siena 4 – 65122 Pescara – Tel.085.4211990 Col. Raffaele BABUSCIO (*) Mar/Mer/Sab h.9-12 Cav.Uff. Angelo DI NATALE (*) Lun/Mer h.16-18.30 Gio h.9.30-11.30 e 16-18 Ven h.8.30-10.30 T.Col. Luigi LEONARDI Giovedì Su appuntamento Amm. Guido NATALE Lun/Sab h.9.30-12 Via Romagnoli 41 – 29100 Piacenza – Tel.0523.711901 Gr.Uff. Mario BOSONI Mar/Sab h.10-12 PALERMO PARMA PAVIA PERUGIA PESARO E URBINO PESCARA PIACENZA PISA PISTOIA PORDENONE RAVENNA REGGIO CALABRIA REGGIO EMILIA Via Venezia 17 – 56030 Cevoli di Lari (PI) Sig. Franco CITI (*) – Tel.0587.686010 Su appuntamento Viale Italia 66 - 51100 Pistoia – Tel.0573.22771 – [email protected] Via dell’Aviere 1 – 33170 Pordenone – Tel.0434.361611 Mar.llo Giampiero MONTI Sabato h.9-11 Dott. Aldo FERRETTI Sabato h.10-12 o su appuntamento Via Ofanto 5 – 48100 Ravenna – Tel.0544.61001 Amm. Mauro CATTAROZZI (*) Su appuntamento Salita Cappuccinelli dir. Zag.8 – 89123 Reggio Calabria – Tel.0965.22046 Ten. Alberto CAFARELLI (*) Su appuntamento Via D. Alighieri 7 (c/o EDILGEO) – Geom. Giuseppe RONCHETTI 42100 Reggio Emilia – Tel.0522435394 – Cell. 348.1522406 – 348.6048054 [email protected] Via A. Ghepardi 70 – 02100 Rieti – Avv. Francesco Maria PALOMBA (*) Tel./Fax 0746.203077 Da Lun a Sab h.9-11 RIMINI Via Gadames 29 – 47900 Rimini – Tel.0541.52678 Cap. Aleardo Maria CINGOLANI Venerdi h.9-12 ROMA Piazza Galeno 1 – 00161 Roma – Tel.06.4402555 – Fax 06.44266814 [email protected] http://decorativalormilitare.spaces.live.co m/ Via Levico 4 – 45100 Rovigo – Tel./Fax 0425.463350 – [email protected] Gen. Antonino ZUCO da Lun a Ven h.8.30-13.30 Geom. Graziano MARON Da Lun a Ven h.15-19 Col. Mario PRIVITERA Su appuntamento RIETI ROVIGO SALERNO Via Carmine 101 – 84124 Salerno – Cell.334.8916507 Su appuntamento IL NASTRO AZZURRO 25 FEDERAZIONE PRESIDENTE O COMMISSARIO (*) APERTURA SASSARI Viale Sicilia 44 – 07100 Sassari – Tel.079.250615 Comm. Gavino CONGIU Da Lun a Sab h.9-19 SAVONA Via Paleocapa 24 (c/o Hotel Suisse) – 17100 Savona – Tel.019.850853 – Cell. 335.6606885 [email protected] Via Aretina Loc. Arbia 71 – 53100 Siena – Tel.0577.364865 – Cell.333.7441888 – [email protected] Corso Gelone 7 – 96100 Siracusa – Tel./Fax 0931.24684 – [email protected] Via Fossati 7 – 23100 Sondrio Tel.0342.212520 - Cell.3336685617 [email protected] Via Cugini 1 – 74100 Taranto – Tel.099.7752829 [email protected] Via Gabriele D’Annunzio 89 – 64100 Teramo – Tel.0861.241179 Cell.348.8730235 Via F. Cesi 22 – 05100 Terni - Tel./Fax 0744.549856 Geom. Costantino FACCO (Segretario) Da Lun a Dom h.24 Sig. Marco CETOLONI (*) Su appuntamento Avv. Francesco ATANASIO Mar/Gio h.17-19 Cav. Alberto VIDO Su appuntamento C.F. Luca BELLONE de GRECIS Da Lun a Ven h.9-11 Sig.ra Anna TRIMARELLI (*) Da Lun a Ven h.10-13 Dott. Marcello GHIONE Mar/Ven h.10-12 SIENA SIRACUSA SONDRIO TARANTO TERAMO TERNI TORINO Via S. Domenico 28 – 10122 Torino – Magg. Carlo BERTOLOTTI Tel.011.5217733 – 011.6690309 – [email protected] Via Cosenza 193 – 91016 Casasanta (TP) - Cav.Uff. Giuseppe MASCARI (*) Tel.0923.562556 Mercoledi 15-18 TRENTO Via Adamello 38 – 38100 Trento – Tel./Fax 0461.932174 – Cell.335.7042529 T.Col.pil.Dott. Francesco VOLPI Su appuntamento TREVISO Vicolo S. Pancrazio 7 – 31100 Treviso – Tel.0422.541983 Gr.Uff. Walter OMICCIOLI da Lun. a Ven. h.8.30-11 TRIESTE Via XXIV Maggio 4 – 34133 Trieste – Tel.040.361737 – [email protected] Via Stabernao 2 – 33100 Udine – Cell.333.5731909 Dott. Giuseppe VUXANI da Lun a Ven h.10-11 Gr.Uff. Vittorio ZANUTTA Mer/Sab h.10-12 Via C. Battisti 21 – 21100 Varese – Tel.0332.240803 Sig. Rinaldo BINAGHI Lun/Gio h.9-11 TRAPANI UDINE VARESE Su appuntamento VENEZIA Castello 5016/B Campo S.Severo – 30124 Comm. Arnaldo DARAI Venezia – Tel.041.5236028 Giovedi h.9-12 VERCELLI Via Roma 34 – 13876 Sandigliano (BI) – Conte Tomaso VIALARDI di Cell.3351475752 SANDIGLIANO [email protected] http://vialardi.org/nastrazzuro/ Largo Don Chiot 27/A – 37122 Verona – Gen. Amos SPIAZZI di CORTE REGIA Tel.045.8402145 da Lun. a Ven. h.15-16 VICENZA Corso Palladio 98/A (Pal.Trissino) – 36100 Vicenza – Tel.0444.221238 Mons. Ezio Olivo BUSATO Mar/Gio h.10-11 VITERBO Località Pitigliano 25 – 06016 San Giustino (PG) – Tel./Fax 075.8583470 – Cell.339.3425888 [email protected] Cav.Uff. Angelo DI NATALE (*) Lun/Mer h.16-18.30 Gio h.9.30-11.30 e 16-18 Ven h.8.30-10.30 VERONA 26 RECAPITI IL NASTRO AZZURRO Sabato h.10-12 NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO L’AQUILA - FINALMENTE UNA SALA INTITOLATA AGLI EROI D’ABRUZZO L’8 maggio 2008, una sala della caserma “De Amicis” sede del Comando Militare Esercito Abruzzo” è stata intitolata ai decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare d’Abruzzo. Dopo il taglio del nastro effettuato dalla Signora Eugenia Sciorilli, figlia di uno dei 79 decorati di Medaglia d’Oro ricordati nella manifestazione, è stata scoperta la targa commemorativa dedicata agli eroi d’Abruzzo. La cerimonia è proseguita con la solenne benedizione della sala impartita dall’arcivescovo Metropolita S.E. Rev.ma Giuseppe Molinari. Erano presenti l’onorevole Franco Marini, le alte cariche politiche ed istituzionali della Regione, il Presidente del Gruppo delle Medaglie d’Oro di Roma e alcuni dei familiari dei decorati. MOSTRA STORICA SU “LA GRANDE GUERRA” L’Associazione “Tracce di Storia”, allo scopo di offrire, soprattutto ai giovanissimi, l’occasione per una riflessione, nella ricorrenza del 90° Anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, sull’orrore della guerra e sulla necessità di un comune sforzo fra i popoli per una pace duratura, ha allestito la Mostra Storica, ricca d’importanti, rari e toccanti reperti, su “La Grande Guerra” tenutasi a Sant’Andrea Bagni, dal 30 maggio al 2 giugno 2008. Nei padiglioni, sono esposti documenti significativi, uniformi militari originali, numerosi oggetti, non solo del combattere ma anche del vivere quotidiano in trincea, provenienti da noti Musei di Guerra come quello di Pejo o da prestigiose collezioni private, e suggestive fotografie d’epoca scattate sul fronte dell’Adamello, ad oltre 3000 metri di quota, da uno dei protagonisti delle operazioni lassù, il Capitano Aldo Varenna di Monza. IMOLA - IL MUSEO DELLA GUERRA DI CASTEL DEL RIO ACCOGLIE IL MATERIALE MILITARE DEL TENENTE COLONNELLO AURELIO BARNABÈ Venerdì 16 giugno 2008 ha avuto luogo, presso il Museo della Guerra di Castel del Rio (BO), la cerimonia di donazione del materiale bellico del Tenente Colonnello dei Bersaglieri Aurelio Banabè, M.A.V.M e M.B.V.M. “sul Campo”, Mutilato di Guerra, Combattente sul Fronte Jugoslavo (1941) e sul Fronte Russo (prima CSIR e poi ARMIR - 1942). In una vetrinetta sono esposte le uniformi, la sciabola d’ordinanza, il cappello piumato e le decorazioni. A fianco un busto in bronzo è circondato da alcune fotografie e sovrasta la bicicletta storica dei Bersaglieri. La cerimonia, fortemente voluta dal Bersagliere Claudio Gambizzi, ha registrato la presenza di parenti e amici e dei principali rappresentanti della sezione imolese dell’Associazione Nazionale Bersaglieri (dal Presidente Avv. Giuseppe Di Lorenzo, al Vicepresidente Ermanno Morotti, al decano di sezione Guido Melli, al porta labaro Mirri) e, in uniforme, il Colonnello Giovanni Bragagni con la consorte che hanno così voluto testimoniare l’affetto ai figli Mario e Paolo. “Il Nastro Azzurro” ha pubblicato della storia del tenente colonnello Aurelio Barnabè sul n.° 1-2008 a pag. 8. L’ASSOCIAZIONE “AMICI DEL MONTENEGRO” A MONTPELLIER E SANREMO L’Associazione “Amici del Montenegro – ONLUS” ha dato corso al programma di due giornate dedicate al Popolo Montenegrino: la prima si è aperta, il 21 Giugno 2008, con un pellegrinaggio a Montpellier sulla Tomba della Regina Elena, nel Cimitero di Saint-Lazar, dove il comm. Benito Mereu, per il Circolo REX e il consigliere Marco Romano, per l’Associazione “Amici del Montenegro”, hanno commemorato la figura della Regina Elena. La giornata del 22 Giugno è stata dedicata al Montenegro, nel secondo anniversario della sua indipendenza. Al gruppo di Roma si sono unite rappresentanze di: soci dell’Associazione “Amici del Montenegro”, del Gruppo Savoia (Delegazione Provinciale di Imperia) e delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon (Delegazione Provinciale di Genova e Imperia). Dopo la Divina Liturgia, svoltasi nella Chiesa Ortodossa di Sanremo, il corteo dei partecipanti, preceduto dalle tre Bandiere e seguito dal Celebrante e dai cantori, si è recato nella cripta che ospitò fino al 1989 le Salme del Re Nikola I del Montenegro, della Regina Mylena e delle Principesse Xenia e Vera, per la commemorazione funebre in memoria della Famiglia Reale del Montenegro e di Re Umberto II, che volle far restaurare la Cripta per dare degna sepoltura ai Reali del Montenegro. Sulle note dell’Inno Sardo, molto amato dal Sovrano, è seguito lo scoprimento della targa e la lettura del testo incisovi. IL NASTRO AZZURRO 27 DA “BORBONE” A “GARIBALDI”: STORIA DELLA PRIMA NAVE MILITARE AD ELICA COSTRUITA IN ITALIA F osche nubi si stavano addensando sul Regno delle Due Sicilie ma Francesco II sembrava non accorgersene; tutto continuava sulla scia di una lenta modernizzazione, specialmente delle strutture industriali. Il regio cantiere navale di Castellammare di Stabia lavorava alacremente e si stava già attrezzando per la costruzione di navi in ferro. Negli ultimi venti anni aveva varato diverso naviglio militare tra cui: gli avvisi Argonauta e Delfino (26 maggio 1843), la fregata Regina (convertita a vapore, 27 settembre 1840), le piro-fregate da 10 cannoni (a ruota) Ercole (24 ottobre 1843), Archimede (3 ottobre 1844), Carlo III (1845), Sannita (7 agosto 1846) ed Ettore Fieramosca (14 novembre 1850), la prima nave a possedere una macchina da 300 cavalli costruita a Pietrarsa. Il 5 giugno 1850 fu varato il vascello Monarca da 70 cannoni, la più grande nave da guerra costruita in Italia, convertita, dieci anni dopo, ad elica. Seguirono altre unità, tra cui gli avvisi Maria Teresa (18 luglio 1854) e Sirena (9 novembre 1859) rispettivamente da 4 e 6 cannoni e la fregata Torquato Tasso (10 cannoni, 28 maggio 1856). Le motrici provenivano non solo dalla Reale fabbrica di Pietrarsa, ma anche da stabilimenti privati inglesi. 28 IL NASTRO AZZURRO La pirofregata Borbone, progettata dal sottodirettore del cantiere navale Giuseppe De Luca e impostata nel 1858, fu varata il 18 gennaio 1860. Lo scafo era in legno con carena ramata, aveva due ponti, una batteria coperta ed una scoperta, tre alberi a vele quadre con rande alla mezzana e bompresso, macchina motrice Moodslay & Field a cilindri orizzontali, 4 caldaie tubolari, una potenza di 1.041 cavalli su un’elica che dava una velocità di 9 nodi; sul ponte il fumaiolo era abbattibile per facilitare la navigazione a vela. Il suo dislocamento a pieno carico era di 3.980 tonnellate, le dimensioni di 68,2 metri di lunghezza, 15,2 e 7,1, metri di larghezza e di pescaggio. L’armamento originale era costituito da 8 cannoni da 160 libbre con canna rigata, 12 cannoni da 72 libbre con canna liscia, 26 cannoni da 68 libbre con canna liscia e 4 cannoni da 80 libbre in bronzo a canna liscia montati su affusti. L’equipaggio era formato da: 1 Capitano di Vascello al comando, 1 Capitano di Fregata, 5 Tenenti di Vascello, 4 Alfieri di Vascello, 1 Contadore, 1 Cappellano, 2 Chirurghi, 2 Ufficiali cannonieri, 4 Piloti, 2 Ufficiali Real Marina, 17 Sottufficiali di mare, 6 Timonieri, 370 Marinai, 10 Sottufficiali cannonieri, 70 Cannonieri, 10 Sottufficiali Real Marina, 86 Soldati reggimento R.M., 5 Macchinisti, 5 Alunni macchinisti, 2 Maestri d’ascia, 3 Calafati, 2 Ferrari, 1 Bottaro, 2 Armieri, 3 Velieri, 1 Maestro razione, 2 Dispensieri, 2 Cuochi, 1 Fornaro, 1 Sottonotatore, 20 Domestici. Al varo parteciparono Francesco II e sua moglie Maria Sofia di Baviera. Si racconta che un personaggio del seguito reale, in considerazione degli avvenimenti politici che stavano susseguendosi disse sommessamente ad un amico: “Chi sa quale bandiera porterà questa nave!”. Un cronista dell’epoca così racconta il varo della fregata: “Compiuto in tutte le sue parti il rito religioso, cominciarono le operazioni del varo sotto il comando del chiarissimo direttore del Genio Marittimo, maresciallo onorario Cav. Sabatelli. Nella esecuzione di ogni cenno, in ogni manovra furono encomiabili la regolarità, l’energia, la prontezza, gli armoniosi movimenti. In tutto scorgansi gli effetti di un’alta disciplina, di una sagace attitudine rispondente allo zelo illimitato con cui secondo la sapienza del sovrano il Real Vice Ammiraglio Principe D. Luigi, ornamento eccelso ed anima della Real Marina”. Entrata in esercizio, l’unità, durante lo sbarco di Garibaldi a Marsala, era addetta alla crociera di vigilanza delle navi della Marina napoletana ancora fedeli ai Borboni, nella zona tra Messina e Punta Faro. La nave ebbe un primo scontro a fuoco con la batteria di Punta Faro e con la corvetta a ruote Turkory (ex Veloce che il comandante Anguissola aveva consegnato a Garibaldi). Durante il bombardamento un colpo di cannone aprì una falla al galleggiamento, costringendola a riparare a Siracusa. Riparata, si riunì il 4 settembre alla Squadra davanti a Salerno e, il 7 settembre, all’ingresso di Garibaldi a Napoli, ammainava la vecchia bandiera per issare sul pennone il vessillo tricolore. Incorporata nella Regia Marina il 9 settembre 1860, prese il nome di Garibaldi e partecipò, nel 1861, all’assedio di Gaeta al comando di Eduardo D’Amico (successivamente deputato e cittadino onorario di Castellammare di Stabia). Il 2 gennaio 1861 giunse con la Squadra nelle acque di Gaeta, ancorando tra Mola di Gaeta e Castellone. Partecipò al fuoco del 22 gennaio contro le batterie di Ponente e di punta Stendardo. La notte tra il 5 ed il 6 febbraio bombardò la breccia provocata nelle mura della fortezza dall’esplosione della polveriera S.Antonio. Per tali operazioni, così motivate: “Per essersi distinto durante il blocco e l’assedio della fortezza di Gaeta”, furono premiati con Medaglia d’Argento al Valor Militare i seguenti componenti l’equipaggio dell’unità: S.T.V. Giovanni IL NASTRO AZZURRO 29 Cafora, G.M. Giulio Coscia, Sott.te Fanteria Real Marina Emilio Daneo, Luog.te di Vascello di 2a classe Giovanni Degli Uberti, G.M. Roberto De Luca, G.M. Francesco Grenet, S.T.V. Federico Guarini, G.M. di 1a classe Teodoro Milon, S.T.V. Giuseppe Palombo, G.M. Luigi Palumbo, S.T.V. Reg.mo Real Navi Giò Maria Fossi e Giò Battista Gajone. Ancona era rimasta l’ultimo caposaldo dei pontifici ed austriaci. Lì si recò la flotta sarda comandata dall’ammiraglio Persano. La flotta bombardò la fortezza fino alla capitolazione Cesare Romano, Luog.te di Vascello di 2a classe Cesare Sanfelice, 2° Macchinista Luigi Stammati, Pilota di 2a classe Raffaele Trapani, 1° Macchinista Edoardo Vallace, Luog.te di Vascello di 2a classe Ernesto Viterbo. A bordo della nave era imbarcato, con il grado di luogotenente di vascello, Ruggero Emerich Acton che, per il suo eroico comportamento tenuto nell’azione condotta dall’unità contro il Torrione francese della fortezza di Gaeta, fu insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. La nave partecipò successivamente – febbraio 1861 all’assedio di Ancona ove furono conferite Medaglie di Bronzo al Valor Militare “Per essersi distinto durante le operazioni del blocco di assedio della fortezza di Ancona” ai Soldati del dell’intera guarnigione. Caddero in mano all’esercito regio 4 navi da guerra a vapore e 6 da trasporto. Nel 1862, dopo alcuni lavori, passò alla Squadra d’Evoluzione e destinata alla crociera di vigilanza intorno alla Sicilia. Ironia della sorte, durante la sortita che Giuseppe Garibaldi fece per liberare Roma, sbarcando in Calabria con un migliaio di uomini, la nave combattè contro il generale che portava il suo nome. Il generale Garibaldi fu imprigionato sulla pirofregata Duca di Genova e portato al forte di Varignano alla Spezia, mentre la nave Garibaldi, trasportò i garibaldini prigionieri sul piroscafo Italia e lo rimorchiò da Gaeta a La Spezia. Il Garibaldi nel 1864 venne inviata a Tunisi per proteggere i nostri connazionali. Nel 1866 prese parte al bombardamento di Porto San Giorgio e partecipò alla battaglia di Lissa; qui dopo aver sparato 46 colpi di cannone, raggiunse Ancona per poi essere inviata a Palermo. Dopo essere stata messa in disarmo, fu trasformata in corvetta veloce ed attrezzata per effettuare un viaggio di circumnavigazione del globo. Partita da Napoli nell’ottobre del 1872, al comando del C.V. Andrea Del Santo e con a bordo il G.M. Tommaso di Savoia, duca di Genova, toccò Gibilterra, Rio de Janerio, doppiò il 30 IL NASTRO AZZURRO Capo di Buona Speranza, raggiunse l’Australia, le Fiji e il Giappone nell’agosto del 1873. Dopo circa due mesi, partì per raggiungere San Francisco e da lì i porti del Messico e dell’America Centrale. Fu a Callao, a Valparaiso, doppiò il Capo Horn e fece sosta a Montevideo, da lì salpò per l’Italia, raggiungendo La Spezia il 22 ottobre 1874. Percorse 55.875 miglia di cui 53.183 a vela. Dal 1879 al 1882, al comando del C.V. Costantino Morin, salpando da Napoli, effettuò una seconda circumnavigazione, durante la quale partecipò ad azioni di difesa delle comunità italiane nell’America Latina, dette asilo alla colonia italiana ed austriaca di Suez e, nonostante la navigazione nel canale fosse sospesa, lo attraversò ugualmente seguita da navi di varia nazionalità. Rientrò l’8 agosto 1882 dopo aver percorso 42.000 miglia. Nel 1883 subì importanti modifiche e fu assegnata alla Forza Navale del Mar Rosso, partecipando alla difesa di Massaua. Trasformata successivamente in nave ospedale, il 16 febbraio 1894 fu ceduta all’amministrazione dell’Eritrea e radiata dal quadro del Naviglio dello Stato assumendo il nome di Saati. Comandati: 10.07.1860 – 06.08 1860 06.08.1860 – 07.09.1860 08.09.1860 – 17.09.1860 20.09.1860 – 24 .11. 1860 24.11.1860 – 01.05.1861 01.05.1861 – 12.05.1862 12.05.1862 – 03.02.1863 16.03.1863 – 03.08.1863 03.08.1863 – 23.03.1864 16.04.1864 – 25.11.1864 01.04.1866 – 21.12.1866 30.10.1872 – 01.11.1874 01.06.1877 – 15.01.1878 15.04.1879 – 08.08.1882 30.07.1884 – 14.12. 1884 14.12.1884 – 24.12.1885 24.12.1885 – 13.05.1886 13.05.1886 – ……….... ……...….. – ……...… ………… – 14.07.1889 14.07.1889 – 04.10.1889 Le fu assegnato tale nome a ricordo dell’eroica resistenza opposta dall’avamposto di Saati, località vicino a Dogali, ove sei anni prima due compagnie di fanteria, integrate da circa 300 indigeni, avevano respinto 10.000 guerrieri guidati dal ras Alula. Per la sua attività di nave ospedale stazionario a Massaua ed ad Assab, fu sbarcato l’armamento, il ponte fu ricoperto con una struttura di protezione, gli ambienti interni furono adattati a locali di ricovero, con circa 200 posti letto, ambulatori, attrezzature ospedaliere, comprensive di un laboratorio di analisi. Utilissima per il ricovero dei numerosi soldati colpiti da malattie tropicali, la nave si rivelò essenziale come punto di riferimento, specialmente chirurgico, al momento della sfortunata battaglia di Adua che vide affluire a Massaua un elevato numero di combattenti feriti. La nave fu messa definitivamente in disarmo nel 1899 e demolita. Antonio Cimmino (Vicepresidente A.N.M.I. di Castellammare di Stabia) C.V. Napoleone Scrugli C.V. Carlo Flores (C.F. Ferdinando Acton “ad interim”) C.V. Carlo Alfonso Barone C.V. Giuseppe Piola C.V. Eduardo d’Amico C.V. Enrico di Brocchetti C.V. Evaristo del Carretto C.V. Guglielmo Acton C.V. Emilio Fàà di Bruno C.V. Guglielmo Acton C.V. Ruggiero Vitagliano C.F. Andrea del Santo C.V. Augusto Conti C.V. Enrico Costantino Morin C.F. Secondo Guglielminetti C.V. Federico Bertone di Sambuy C.V. Francesco Chigi C.V. Secondo Guglielminetti C.V. Carlo Grillo C.F. Napoleone Coltelletti C.F. Emanuele Giustizi IL NASTRO AZZURRO 31 UNA TRAGEDIA IN MARE IGNORATA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE I l mare è un nemico naturale definito “affascinante e traditore come una bella donna”, può trasformarsi in un mostro preistorico pronto ad inghiottire navi ed esseri umani. Durante il secondo conflitto mondiale, il mare ha accolto, nel loro eterno riposo, nella culla delle proprie profondità tanti uomini. Questa enorme estensione di acqua salata copre la maggior parte della superficie terrestre, custodisce il segreto della morte di migliaia di soldati italiani prigionieri. Le notizie custodite dagli archivi della Marina, sono scarse e si riferiscono solo ad alcune vicende; notizie avare di particolari ma sufficienti, tuttavia, ad illustrare uno degli aspetti più atroci della prigionia di guerra e dell’internamento. Il 17 novembre 1942 il piroscafo Laconia, una nave inglese armata adibita al trasporto truppe, veniva silurata in pieno Oceano Atlantico, 250 miglia a Nord-Ovest dell’isola di Ascensione, dal sommergibile tedesco U 156. A bordo, oltre a militari inglesi, donne e bambini, c’erano 1.500 soldati italiani catturati in Africa Settentrionale, Una piccola parte dei naufraghi poté essere salvata da altri sommergibili germanici prontamente accorsi, ed una altra modesta aliquota con scia- 32 IL NASTRO AZZURRO luppe di salvataggio trainate dallo stesso U.156. Purtroppo, in successioni di tempo, si abbatté su questo lento convoglio la furia di 2 bombardieri non identificati, con ulteriori perdite di vite umane; pressoché ignoto il numero delle vittime italiane. In seguito a questa azione dei bombardieri, l’ammiraglio Doenitz, comandante della Marina tedesca, emanò una direttiva soprannominata “LACONIA” inerente il divieto per i sommergibili tedeschi di adoperarsi al salvataggio dei superstiti delle navi affondate: per questo verrà chiamato a risponderne al processo di Norimberga. L’episodio della nave “Laconia” non può non far tornare alla mente quanto ebbe a verificarsi nel Mediterraneo Orientale dopo l’armistizio dell’8 settembre, da ricordarsi che su ben 32 isole dello scacchiere Egeo e cioè Dodecaneso, già possedimento italiano dal 1932, le Sporadi e le Cicladi occupate dopo la campagna di Grecia nel 1941, erano schierate 2 Divisioni di fanteria, 4 Raggruppamenti di artiglieria, supporti vari per una forza di 63 mila uomini. Erano schierati come truppe antisbarco contro un possibile sbarco alleato, altri 22 mila uomini erano attestati a Rodi, Scarpanto e più a Sud a Creta. Aggrediti dopo l’8 settembre dagli ex alleati tedeschi e disarmati, furono avviati via mare verso i Lager in Germania. Nel periodo settembre 1943 - marzo 1944 vennero affondate dagli alleati, secondo fonti germaniche, 13 navi cariche di prigionieri italiani: morirono ben 26.694 uomini. La seconda guerra mondiale, a differenza della prima, è stata “cancellata” dalla memoria collettiva come un’esperienza da dimenticare. In effetti, ancora oggi, tutto ciò che riguarda il secondo conflitto mondiale costituisce per le generazioni che non l’hanno vissuto, un’esperienza da dimenticare. Uno degli aspetti poco conosciuti riguarda le tristi variegate vicende dei prigionieri italiani, a cominciare da quelle delle migliaia di soldati inghiottiti da un mare spietato. Non ci vuole molta fantasia per immaginare lo stato d’animo di quegli esseri umani rinchiusi nella stiva di una nave, nei pochi attimi precedenti la morte per annegamento. Orbene, il tempo è un medico pietoso ed è comprensibile anche se non giustificabile che a distanza di circa 60 anni dagli avvenimenti si sia restii a far rivivere certe esperienze. Eppure tutte le vicende del secondo conflitto mondiale dovrebbero essere ricordate al fine di porre in evidenza che i nostri soldati hanno sempre fatto il loro dovere, operando spesso in condizioni avverse, tali da suscitare sovente l’ammirazione dell’avver- sario. Molti di essi furono traditi da una sorte crudele, come prigionieri sepolti in mare la loro morte fu simile a quella di tanti marinai. Agli uni ed agli altri si addice il triste verso di una canzone tedesca: “Sulla tomba del marinaio non fioriscono le rose”. Gloria e ricordo agli sfortunati compagni. Roberto Stocchi P.S.: da ricordare inoltre che a Cefalonia, i superstiti della feroce rappresaglia vennero imbarcati su due navi che, mentre li stavano conducendo alla terra ferma per il successivo viaggio verso i lager, incapparono in un campo minato ed affondarono con il loro carico umano: circa 5.000 uomini. IL NASTRO AZZURRO 33 L’ELICOTTERO PARLA BARESE CHI HA INVENTATO L’ELICOTTERO? A lla domanda del sottotitolo non sono pochi quelli che rispondono attribuendone la paternità al grande Leonardo che, nel 1453, tracciò nel “Codice Atlantico” uno schema universalmente noto come “elicottero”. I più informati ed in genere quanti per professione si occupano di aviazione, rispondono facendo il nome dell’ingegnere e pioniere di aeronautica Enrico Forlanini (Milano 1848, Milano 1930) 1 che presentò, nel 1877, il primo modello di elicottero azionato da un motorino a vapore, di cui sia stato accertato il sollevamento a 13 metri dal suolo. Su questo punto tutte le Enciclopedie, o almeno quelle che mi sono capitate sottomano, concordano ma, a mio parere, mutuato dallo storico Vito Antonio Melchiorre (“Storie di Bari”- Adda Editore 2001), l’invenzione vera e propria, e per la precisione il brevetto, è da attribuire ad un cittadino barese, tale Gaetano Granieri 1862-1930, che emigrò in Francia a 34 anni, e vi brevettò “un apparecchio aereo dirigibile, applicabi- le all’industria, avente lo scopo di rimpiazzare gli aerostati”. Il brevetto (n.254194), conseguito nel 1896 a Marsiglia, suscitò la curiosità e l’interesse della “Union des inventeurs”, della “Societè des inventeurs modernes” di Parigi, e del “Bureau des brevets” che offrirono all’inventore la collaborazione per la diffusione e la realizzazione dell’apparecchio, non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti. Ma Granieri, per quanto geniale in meccanica ed in altri campi 2, era piuttosto ingenuo e sprovveduto negli affari. Egli non dette alcun peso alle allettanti proposte ricevute perché sperava di cedere il brevetto all’Italia. Ma come è accaduto tante altre volte, la Patria ingrata non ascoltò o non volle apprezzare il nobile gesto. Alla morte di Granieri il brevetto passò nelle mani del figlio Amleto che, ancor più sprovveduto ed inesperto del padre, altro non fece che incollare il brevetto su una tavoletta di legno per farne bella mostra su una parete. Egli continuò a mostrare orgoglioso il prezioso documento agli amici, quasi a dimostrare la gloria paterna, senza però ricavarne alcun utile. Amleto fu anche invitato da Enzo Tortora a mostrare in televisione (nella trasmissione “Portobello”) il brevetto paterno, ma vi rinunciò per motivi di salute. Alla sua morte questa testimonianza andò perduta ed ora, a ricordare questo figlio di Bari che, come tanti altri, con la sua creatività dette lustro alla Sua città ed all’Italia, resta solo una strada in una delle zone più periferiche: il quartiere S.Paolo; quasi nessuno però saprà dirVi perché questa strada gli fu dedicata. Gen. Giuseppe Picca (Presidente delle Federazione di Bari) 1 Enrico era il fratello del medico garibaldino Carlo Forlanini (Milano 1848 – Nervi 1918) che ebbe fama internazionale per l’invenzione dello pneumotorace artificiale. 2 Granieri si dedicò con successo alla scultura, eseguendo molti lavori, in legno, cartapesta e stucco. Insieme a Duretti e Piccinni realizzò alcune opere per il teatro Petruzzelli di Bari, e si dedicò con successo alla poesia dialettale barese (“la fine du munne e u gedizzie universale” dal 1912, “versi dialettali baresi” del 1924, ecc). 34 IL NASTRO AZZURRO DELLA STORIA DI PRATICA DI MARE Q uell’area che ha il confine interno verso i Colli Albani e quello esterno verso il mare, che fa parte della zona Pontina, ricca di preistoria di leggende e della storia di cui si parla e non si parla, come quella di Romolo e Remo, di ricordi infantili: al vertice superiore di quel triangolo c’è Pratica di Mare, oggi grandissimo aeroporto militare intitolato a Mario De Bernardi, asso dell’aviazione. All’interno del borgo si trova un grazioso agglomerato agricolo circondato da un muro con un magnifico portale d’ingresso, con il suo bravo palazzo gentilizio di un ramo dei Principi Borghese e, nel bel mezzo, una graziosa chiesetta da consigliare per i matrimoni. Una volta c’era pure un ristorante “La Sabba delle Streghe”. Dentro quest’area c’è tutto il mondo antico, il fantasioso, il vecchio, la leggenda, la storia lontana, quella vicina e quella a memoria dell’uomo. Adesso Pratica di Mare è diventato, dopo il summit dei capi di stato, da luogo poco noto, la svolta della storia. Pratica di Mare vanta con Ardea una storia lunga 10.000 anni, già popolata dai sudditi del re Turno, re dei Rutuli, situata su un’acropoli e oggi sede del museo del grande scultore Manzù, che lì amava vivere e lavorare. Limitrofo ad Ardea c’è Pomezia, altro luogo redento alle malariche e micidiali paludi, che ha per frazione Pratica di Mare. Pomezia con le altre città redente quali Aprilia, Sabaudia, Latina, Pontinia, con i vari bor- ghi dai nomi delle battaglie della Grande Guerra, Borgo Trento, Borgo Hermada, Borgo Piave e altri nomi gloriosi: città e borghi nati e sorti dalle mortifere paludi. Quello che non riuscì a 72 imperatori Romani e a 240 Pontefici, riuscì in soli 18 mesi ad un certo Benito Mussolini con l’aiuto di 20.000 veneti i quali, con il sudore e la volontà, strapparono quelle terre alla morte civile. Oggi Pomezia e Latina sono città moderne ed attive, di altissimo livello e formano uno dei più importanti poli industriali d’Italia. La storia sta anche sul versante dei Colli Albani: l’antica Albalonga, dov’è la tomba degli Orazii e dei Curiazi; tra Pratica di Mare e Tor San Lorenzo c’è la tomba di Enea, dalla cui stirpe vennero Rea Silvia, Romolo e Remo, e di questo fa fede il nostro maggior poeta Virgilio che ricostruì per sempre le nostre origini: Virgilio il cantore dei campi e degli eroi ai quali, come Ippocrate sta alla medicina e Vitruvio all’architettura, essi sono memorie nelle memorie. La leggenda di Enea, di Lavinia, di Eurialo e Niso, di Turno, che morì di ferule (per la rima), e ce lo conferma anche il sommo Dante che è allievo di Virgilio. Per tornare ai tempi nostri, nel 1944 a Campo di Carne (vicino Anzio) ci fu una delle più sanguinose battaglie per la difesa o “liberazione di Roma” che durò ben quattro mesi e mezzo. Non avrebbe dovuto aver luogo perché, all’atto dello sbarco, fra Anzio e Roma non c’erano truppe a contrastare. Agli americani mancò l’audacia e non fecero quell’avanzata che non sarebbe costata nulla. Invece prevalse la paura che costò ben 40.000 morti da ambo le parti. Quel generale americano così prudente è ricordato dai posteri come fumatore di pipa fatta con una pannocchia di granturco: c’è di meglio nella storia di un combattente! Per contro, c’è la fulgida storia dei Marò e dei paracadutisti della Nembo e della gloriosa X Flottiglia MAS, che avendo alle spalle Roma e la sua straordinaria storia, la difesero con le unghie e con i denti. GLORIA ETERNA A QUEGLI EROI SULLA ACROPOLI DI ARDEA UNA LUNGA LAPIDE INFORMA I POSTERI DELLE LORO GLORIOSE GESTA Roberto Stocchi IL NASTRO AZZURRO 35 TI SALUTO MIO VECCHIO IDROVOLANTE!!! (dall’“Unione Sarda” del 27 febbraio 1959 - Antonio Ballerò) C aro vecchio CantZ.506, ti saluto. Per l’ultima volta, sussultando a fior d’acqua sull’immoto stagno, hai spiccato il volo, hai solcato il cagliaritano cielo, nessuno forse ha udito il tuo rombo nella città ossessionata dai rumori, abituata adesso ai laceranti sibili dei reattori, ed il tuo ultimo rombo, fievole e faticoso come un rantolo, si è perduto. Vi era un cielo grigio ieri, di nubi rasenti terra, triste ed insolito, e tu, partendo, devi aver provato un accoramento infinito, una cocente pena non solo per il definitivo addio alla lagunare riva, ma per la desolazione del congedo, solitario e silenzioso, sbrigativo e inavvertito, senza neppure la carezza del sole che ti era amico fedele e abituale, della città tutta sole quando luccicavi nello spazio di cobalto librandoti candido sulle terrazze, sulle cupole, sulle torri. Neppure la carezza del sole, caro vecchio idrovolante CantZ.506, ed io ti saluto, unisco il mio singhiozzo a quello dei tuoi motori, rispondo con il mio addio al tuo addio melanconico, appena un sussurro, nel chiuso e freddo cielo di febbraio, subito soffocato dalla cortina delle nere nuvole. 36 IL NASTRO AZZURRO Vecchio velivolo del tempo che fu, alla spezzata gomena, laggiù, sull’approdo, dove l’acqua è compatta di cristallo e dove il vento s’acqueta impotente soltanto un poco schiumando le piccole onde, invisibili fili annodano i ricordi, gli anni ancora giovani e speranzosi non si insinuano nella raccolta ansa dello stagno; i brevi vialetti fioriti, non si spalancano, le vetrate dalla veranda del ristorante: stando a tavola, consumando la colazione prima della partenza, lo sguardo ti cercava al di la del sentiero, sull’orlo della piatta banchina. Tu attendevi all’ormeggio, dondolante nel dondolio del flusso e riflusso, quanti episodi, lieti e tristi, quanti commiati: da dietro l’oblò, talvolta, ci sorrideva la ragazza dai capelli di fuoco, agitando la mano inguantata, un lembo della sciarpa in lotta con il vento, forse una impercettibile lacrima sul ciglio. La ragazza non riveduta, condotta lontano da te, vecchio CantZ, un giorno. Quante perdute visioni e sensazioni e speranze e chimere e gioie e angosce, tutta la nostra giovinezza quasi e quasi tutta la nostra incipiente maturità, lungo rosaio di anni, recitato grano a grano, tutta una vita trascorsa, che pare tanto lontana, e addirittura impossibile che sia stata vissuta, mentre volavano gli idrovolanti, mentre tu saltavi quotidianamente il Tirreno fosso dall’una all’altra sponda, caro vecchio idrovolante In una Cagliari tranquilla, dimessa, magari felice, con i primi impulsi di espansione, il primo dilatarsi edilizio, le prime case di S. Benedetto. La Cagliari della via Roma con il triplice viale alberato ed il giocondo canto dei passeri, del caffè Torino con le abat jours e l’orchestra, delle veglie al circolo militare, della bianco-azzurra rotonda del Lido, degli avanguardisti in corteo e dei comunicati federali in neretto maiuscolo nel capo cronaca del giornale. I portici, tra la Rinascente e l’Olimpia, brulicavano di ufficiali inseparabili corteggiatori delle immancabili passeggiatrici in lunghe e svolazzanti vesti sino alla caviglia e il cappellino a casco sugli occhi, il treno del Poetto rimpizzava la folla balneare, le vetturette dai terrazzini in ferro battuto, le navi da guerra in rada proiettavano sul cielo notturno le incrociate luci dei riflettori, le sale del Miramare accoglievano le nobildonne per il tè delle cinque. L’opera al Civico e l’operetta al Politeama avevano sempre il loro folto pubblico: l’eccellenza il Prefetto era la primissima autorità ed ambiti i ricevimenti della gentile consorte, il tram arrancava a fatica per la via Manno, il giornalaio del largo Carlo Felice spingeva il suo bancone a rotelle, il mercato del pesce diffondeva attorno i suoi miasmi, si andava al cinema da Benvenuto, il biglietto di ingresso costava 2 lire e venticinque centesimi. Tu volavi su questa Cagliari così fatta, mio vecchio CantZ. Tu eri l’avvenire, il tangibile segno di progresso, portavi i giornali e la posta e consentivi di essere a Roma in due ore senza il travaglio del treno e del vapore: eri l’emblema della fiorente aviazione, il degno rappresentante degli idrovolanti che stupivano il mondo con l’impresa di Balbo. Tu volavi sulla Cagliari tranquilla, dimessa, forse felice. Continuasti a volare negli anni che seguirono, quando le fanfare accompagnavano alle calate del porto le truppe in par- tenza per l’Africa, quando dalla vicina Spagna giunse l’eco della cruenta rivoluzione, quando ancora, offuscandosi l’orizzonte sulla tormentata Europa, anche in Cagliari echeggiò l’annuncio del 10 giugno, mio vecchio CantZ, rammenti? Cominciarono le doloranti giornate, le euforie alternate alle delusioni, le vittorie alle Sconfitte, le verità alle bugie. Tu continuasti a volare, poi caddero le bombe, scomparve la città ingoiata dalla voragine di polvere, si dissestò l’atterrita gente per le romite contrade, per gli ascosi villaggi, in cerca di difesa sui litorali. Tu continuasti a volare. Minaccioso si profilava l’isolamento completo: ferme le navi, invalicabile il mare. Per molti, come per me, già avanza l’età canuta e fan spavento i recentissimi bolidi. Tu eri diverso: con il tuo dondolio, con la tua fragilità, davi fiducia, davi speranza. Si pensava sempre, racchiusi dentro la tua fusoliera, che spegnendosi d’improvviso il motore, all’improvviso verificarsi di un’avaria, ti saresti posato docile sull’acqua, avresti galleggiato sull’acqua simile ad un gabbiano quando cerca riposo dopo la fatica del volo. Era una illusione, soltanto una illusione, ma ci accompagnava sempre. Si, vecchio idrovolante, di tè non si aveva timore. Eri l’amico, con noi cresciuto, al nostro fianco vissuto, e assieme avviati sulla stessa strada, insieme si andò: la gioia del primo volo a venti anni e la felicità di quello nunziale, l’orgoglio per le ardimentose imprese e la commozione per gli olocausti, la consapevolezza del creativo progresso e la speranza di un migliore avvenire, sono le principali tappe del tuo e del nostro cammino nella familiare e patria vicenda. È un’intera vita, tanti e tanti anni, dalla giovinezza alla maturità, e rievocandola, un nodo stringe la gola. Addio, vecchio idrovolante, lo so che questo mio saluto ti sarà particolarmente caro perché è stato spontaneo alla notizia della tua partenza, perché è sincero e sentito, e perché, soprattutto, non è esclusivamente un mio saluto. Non è soltanto il mio saluto... IL NASTRO AZZURRO 37 BELLA INIZIATIVA A MONTEVARCHI I l Comune di Montevarchi (AR) e la Federazione Provinciale dell’Istituto del Nastro Azzurro di Arezzo, con l’adesione del Presidene della Repubblica, il quale ha voluto destinare una targa in argento agli eventi della giornata, ed il Patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero della Difesa, dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, della Regione Toscana e della Provincia di Arezzo, hanno celebrato, sabato 18 ottobre in Montevarchi, la “Giornata del Ricordo in Memoria dei Caduti nelle Missioni Umanitarie di Pace”, in collaborazione con la Presidenza Regionale dell’Associazione Bersaglieri e la Parrocchia di S. Maria a Ricasoli. Per l’Istituto del Nastro Azzurro, presenti le Federazioni di Arezzo, Siena, Pistoia e Grosseto. La manifestazione prende spunto dall’eccidio, avvenuto l’11 novembre del 1961 a Kindu nell’ex Congo belga, di tredici aviatori italiani inquadrati nel contingente di caschi blu dell’ONU inviato a ristabilire l’ordine nel paese sconvolto dalla guerra civile. I tredici militari italiani formavano gli equipaggi di due C-119, bimotori da trasporto conosciuti come “Vagoni volanti”, della 46^ Aerobrigata di stanza a Pisa, che operavano nella zona con missioni a prevalente scopo umanitario. Da alcuni anni la Giornata del Ricordo è stata allargata a tutti coloro che sono stati uccisi durante le operazioni di pace e di assistenza umanitaria. La “Giornata” ha avuto inizio negli storici saloni della ex filanda di Montevarchi dove in apertura il socio azzurro Cavalier Alfio Coppi ha dato lettura dei Messaggi inviati da numerose Autorità Istituzionali tra le quali la IL “CENTRO DI DOCUMENTAZIONE, RICERCA E MEMORIA SULLE MISSIONI UMANITARIE DI PACE” In occasione della celebrazione con la quale Montevarchi ricorda annualmente i caduti durante le missioni umanitarie di pace per garantire la civile convivenza tra i popoli, quest’anno ha avuto luogo anche la presentazione del progetto per la costituzione e realizzazione, nella vecchia scuola della frazione di Ricasoli, del “Centro di documentazione, ricerca e memoria sulle missioni umanitarie di pace”. Nello splendore della Sala della Filanda alla Ginestra, alla presenza di parlamentari, rappresentanti delle Istituzioni, della Regione Toscana, dello Stato Maggiore dell’Esercito, dell’Aeronautica, della Marina e dei Carabinieri, dell’Ordinariato Militare d’Italia, delle Infermiere Volontarie della CRI, delle Province e Città capoluogo della Toscana, dei Comuni di nascita dei Caduti di Kindu, dei familiari dei Caduti, di Associazioni Nazionali, l’ingegner Rita Dabizzi, dell’Ufficio Lavori Pubblici del Comune di Montevarchi ha presentato il progetto del “Centro Nazionale di Documentazione Ricerca e Memoria sulle Missioni Umanitarie di Pace” istituito, presso la vecchia scuola ormai in disuso della frazione di Ricasoli, con delibera del Consiglio Comunale n° 113/07. Nell’ex edificio scolastico sarà realizzata una biblioteca, una sala conferenze, un archivio ed una foresteria per poter ricercare, documentare, studiare e far memoria dell’impegno di civili e militari durante le missioni umanitarie di pace all’estero. Nel resede della scuola sarà realizzato il Parco della Memoria in ricordo dei Caduti nelle missioni di pace. La scuola di Ricasoli fu intitolata nel 1962 alla memoria dei 13 aviatori italiani trucidati a Kindu, nell’ex Congo Belga sconvolto dalla guerra civile, durante una missione umanitaria per conto dell’ONU ed in ricordo fu posto il bassorilievo “Carità – Maternità”, opera dello scultore Remo Gardeschi. 38 IL NASTRO AZZURRO IL PROGRAMMA DELLA LA MANIFESTAZIONE La “Giornata del ricordo dei Caduti durante le missioni umanitarie di Pace” ha avuto quattro momenti diversi, molto intensi e particolari: - al mattino si è tenuta la celebrazione ufficiale nello splendore della Sala Conferenze della “Filanda della Ginestra” alla presenza delle autorità civili, militari, delle scuole e del mondo associativo della città; - nel primo pomeriggio alle ore 15.00 Chiesa di S. Maria a Ricasoli, sita nell’omonima frazione Ricasoli, il Vicario Episcopale Mons. Giorgio Nencini dell’Ordinariato Militare d’Italia ha celebrato la S. Messa in ricordo dei Caduti, con la partecipazione del Coro Alpino “Su Insieme”; - alle ore 16,00 è stata la volta della cerimonia commemorativa al monumento dei caduti di Kindu e della consegna degli attestati agli ex studenti della scuola di Ricasoli dell’anno 1962, promotori della prima Giornata del Ricordo in memoria dei Caduti di Kindu, alla presenza della fanfara dei bersaglieri; - alle ore 18.00 presso l’Auditorium Comunale si è tenuto il concerto del Coro “Su Insieme” dell’Associazione Nazionale Alpini di Firenze. I cittadini hanno partecipato numerosi. Particolarmente significativa la manifestazione del mattino, durante la quale ha avuto luogo la presentazione del progetto per la costituzione e la realizzazione, nella vecchia scuola della frazione di Ricasoli, del “Centro di Documentazione, Ricerca e Memoria sulle Missioni Umanitarie di Pace”. Presidenza della Repubblica, che ha reso noto come il Presidente Napolitano abbia espresso “vivo apprezzamento per l’iniziativa che ricorda quanti hanno perso la vita nel nome degli ideali di solidarietà e pace tra i popoli”, e dal Presidente della Camera dei Deputati On. Gianfranco Fini, che ha apprezzato “vivamente l’iniziativa, che trae significativamente ispirazione dal sacrificio dei tredici aviatori italiani del contingente delle Nazioni Unite”. Successivamente, il Presidente della Federazione di Arezzo dell’Istituto del Nastro Azzurro, Stefano Mangiavacchi, dopo aver letto il messaggio del Presidente Nazionale dell’Istituto Comandante Giorgio Zanardi, ha illustrato le motivazioni e l’alto valore morale della celebrazione e del progetto per la realizzazione nella ex scuola di Ricasoli del “Centro Nazionale di Documentazione, Ricerca e Memoria sulle Missioni Umanitarie di Pace”. Ha poi preso la parola il Sindaco della Città, Giorgio Valentini, il quale ha sottolineato l’importanza e gli scopi del “Centro”. Si sono succeduti negli interventi il Generale di Divisione Marco Cappellini, in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Monsignor Giorgio Nencini in rappresentanza dell’Ordinario Militare d’Italia, Enzo Brogi per la Giunta Regionale Toscana, Mirella Ricci Vice Presidente della Provincia di Arezzo, Sorella Ilaria Sebregondi Ispettrice Regionale delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana. Nella sala erano presenti i rappresentanti e i Gonfaloni della Regione Toscana, delle Province di Arezzo (MOVM), di Pisa e di Grosseto; dei Comuni di Arezzo, di Bucine (MOVC), di Terranuova Bacciolini, di Pergine, di Montevarchi, di Mirabello (FE), Comune di nascita della MOVM Giorgio Monelli Caduto a Kindu, di Montefalco (PG) Comune di nascita della MOVM Nazzareno Quadrumani, Caduto a Kindu. Sono intervenuti i familiari dei Caduti di Kindu, la Consigliere Regionale Angela Notare, rappresentante il Consiglio Regionale della Toscana, il Presidente del Consiglio Provinciale di Arezzo, Antonio Perferi, il Presidente del Consiglio Comunale di Montevarchi, Gianluca Monicolini, il Generale di Brigata Augusto Stacciali, il Comandante della Scuola Militare di Lingue Estere di Perugia, il Vicecomandante dell’Istituto di Scienze Aeronautiche di Firenze, la Presidente Nazionale del PASFA Raffaella Liberi, una rappresentanza di ufficiali del Comando per il Territorio dell’Esercito, della Croce Rossa Militare, dell’Istituto Geografico Militare e dell’Eurofor di Firenze, del Reggimento Savoia Cavalleria di Grosseto, dell’Accademia Navale di Livorno, i Comandanti Provinciali di Arezzo dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Forestale dello Stato; presenti delegazioni della Scuola Primaria del Pestello, e dell’Istituto Statale R. Magiotti di Montevarchi. Nel pomeriggio, nella Frazione di Ricasoli, è stata celebrata da Monsignor Giorgio Nencini, Vicario Episcopale dell’Aeronautica Militare, la Santa Messa in suffragio dei Caduti e successivamente si è tenuta la Cerimonia Commemorativa, col supporto del Coro “Su Insieme” dell’Associazione Nazionale Alpini di Firenze e della Fanfara dei Bersaglieri di Montevarchi. Numerose le Autorità presenti, unitamente a tanti labari di Associazioni combattentistiche e d’arma, e tanti cittadini. Al termine della celebrazione, sono state consegnate pergamene agli ex studenti della scuola di Ricasoli del 1962, promotori della prima Giornata del Ricordo in memoria dei Caduti di Kindu. Per chiudere la “Giornata” presso l’Auditorium Comunale si è tenuto un concerto del Coro “Su Insieme” dell’Associazione Nazionale Alpini di Firenze. S. M. IL NASTRO AZZURRO 39 CRONACHE DELLE FEDERAZIONI ALESSANDRIA In occasione della celebrazione del 194° Anniversario dell’istituzione dell’Arma dei Carabinieri, che ha avuto luogo in Alessandria giovedì 5 giugno u.s. presso la Caserma “Giovan Battista Scapaccino M.O.V.M.”, Il Labaro della Federazione, con scorta d’onore, ha ricevuto gli onori di rito sfilando in rassegna davanti alle Autorità e ai reparti schierati. – della Repubblica, il Labaro con l’Alfiere Cav. Matteo Annoni ha sfilato, precedendo ritualmente le altre Associazioni Combattentistiche e d’Arma; il 5 giugno 2008 la cerimonia per l’Anniversario della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri è stata celebrata nel cortile del Chiostro dell’ex Convento di S. Agostino in Città Alta, a Bergamo, ed il Labaro con l’Alfiere M.llo Marino Petracca, scortato dall’Azzurro Dott. Vito Mirabella, ha sfilato, come d’uso, in testa alle altre Associazioni. BIELLA Alessandria – 194° Annuale della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri AREZZO Domenica 15 giugno una ristretta delegazione della Federazione di Arezzo si è recata nel carcere della città per rendere omaggio alla memoria della M.O.V.M. Sante Tani, trucidato il 15 giugno 1944 in cella assieme al fratello Don Giuseppe Tani ed al giovane Aroldo Rossi. Sante Tani, Comandante partigiano aretino, dopo l’arresto, per 17 giorni fu sottoposto, assieme ai compagni di martirio, a torture e sevizie che culminarono con la loro brutale uccisione da parte dei nazifascisti. Il Presidente della locale Federazione Sig. Stefano Mangiavacchi, in qualità di Vice Presidente della Confederazione fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane, accompagnato dal Direttore dell’Istituto di pena, ha deposto una corona di alloro nella cella luogo del martirio dei tre aretini, che non ha subito alcun cambiamento da quel lontano 15 giugno 1944. Il 13 settembre 2008 è stato celebrato il 15° anniversario della Provincia di Biella e della conseguente istituzione della Sezione biellese del Nastro Azzurro che, dal 1 gennaio del 2008 è divenuta “Federazione di Biella e Vercelli”. Il Presidente, Tommaso Vialardi di Sandigliano, nel suo discorso, ha ricordato che si tratta della “…festa di tutti i Decorati che hanno servito con orgoglio una Patria che è diventata Stato grazie al loro sacrificio… Abbiamo pubblicato il Libro Eroico della Provincia Di Biella, che raccoglie la storia militare di tutti i nostri Eroi. Inoltre, con deroga della Presidenza Centrale di Roma, la Federazione di Biella, unica in Italia, ha ottenuto di poter appuntare al proprio Labaro le Medaglie d’Oro delle Bandiere di Guerra di 2 eroici Reggimenti di cui abbiamo l’onore di avere qui i Comandanti, le Batterie a cavallo di Milano e il 52° Artiglieria ‘Torino’ di Vercelli. Ancora, sempre con deroga speciale, ho ottenuto di poter avere Soci anche esterni alla Provincia e oggi ne contiamo perfino all’estero, in Canada e in Spagna. E considero una vittoria importante essere riuscito con altri Presidenti Federali, in sede di voto dei nuovi Statuti, a fare si che oggi possano far parte dell’Istituto anche coloro che non sono parenti di un Decorato…” perché “…Bisogna allargare la base sociale, più Soci vuol dire aiutare più in profondità la gente a ricordare con orgoglio il proprio passato e quindi i propri valori, perché solo con la fierezza della memoria è possibile costruire una società futura solida e cosciente, in grado di superare con la propria identità le sfide sociali che ci aspettano…” BERGAMO Nel bimestre la Federazione di Bergamo ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – il 25 aprile 2008 il Labaro con l’Alfiere Cav. Matteo Annoni, ha partecipato alla celebrazione dell’Anniversario della Liberazione in P.zza Vittorio Veneto; – il 12 maggio 2008 il Labaro con l’Alfiere Cav. Matteo Annoni, ha partecipato alla Cerimonia del Giuramento degli Allievi dell’Accademia della Guardia di Finanza; – il 2 giugno 2008 in P.zza Vittorio Veneto per la Festa 40 IL NASTRO AZZURRO Biella – 15° Anniversario della Provincia e della Sezione del Nastro Azzurro BRINDISI Sabato 31 maggio 2008, è stata ricostituita la Federazione Provinciale di Brindisi del Nastro Azzurro. Alla presenza di Autorità Civili, Militari e Religiose, presso la Cappella “Stella Maris” del Comando Marina di Brindisi è stata celebrata una S.Messa di suffragio per i Caduti. Il Commissario straordinario Comm. Vincenzo Cafaro, ha ringraziato i convenuti, in particolare il C.V. Vincenzo Rinaldi – Comandante del Presidio della Marina Militare di Brindisi – per aver autorizzato la cerimonia. Il Comandante Cafaro ha sostenuto che i Decorati al Valor Militare sono la memoria di coloro che hanno sacrificato la propria vita per la grandezza della Patria. Poi il Cappellano militare Don Gaetano Barbera ha benedetto il Labaro della neo ricostituita Federazione. S.E. Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, ha indicato come Assistente spirituale dell’Istituto il Cappellano Militare per la Forza da Sbarco della Marina Militare. La serata si è conclusa con una “agape fraterna” presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare presso il Castello; – dell’Arma. Presenti le più alte cariche civili, religiose e militari della regione. Ad aprire la sfilata dei Labari delle locali Associazioni Combattentistiche e d’Arma il Medagliere della Federazione “Gli Azzurri dei Due Mari” con Alfiere il M.llo dei CC Maurizio Mercurio e una nutrita rappresentanza della Federazione con il Presidente Avv. Giuseppe Palaja e numerosi Azzurri tra i quali l’Avv. Maria Grazia Capilupi, il Prof. Francesco Capilupi ed il Segretario-Tesoriere Avv. Antonio Palaja di Tocco; il 26 giugno 2008 la celebrazione a Catanzaro del 234° Anniversario della Fondazione del Corpo della Guardia di Finanza si è aperta con la deposizione di una corona d’alloro ai piedi del monumento ai Caduti all’interno della Caserma “Soveria Mannelli”. La cerimonia è poi proseguita presso il “Parco della Biodiversità Mediterranea” alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose. L’evento ha coinciso con il commosso commiato del Comandante Regionale Calabria, Generale di Brigata Riccardo Piccinni, assegnato ad altro prestigioso incarico. Presente il Medagliere del nostro Sodalizio – Alfiere M.llo Capo Giuseppe Destito – che ha aperto la sfilata dei Labari e Gonfaloni. In rappresentanza della Federazione “Gli Azzurri dei Due Mari” il Presidente Avv. Giuseppe Palaja e la N.D. Sig.ra Maria Antonietta di Tocco. GORIZIA Brindisi – I Soci della neo ricostituita Federazione di Brindisi Il 12 giugno a Brindisi la Marina Militare ha festeggiato il 90° Anniversario dell’impresa di Premuda al Castello Svevo, sede del Comando Marina, con una cerimonia alla quale hanno partecipato le massime Autorità militari, civili e religiose della provincia. Alla cerimonia è seguita la visita alle locali strutture della Marina Militare. Presente per il nostro Istituto il Presidente della locale Federazione C.te Vincenzo Cafaro, il Labaro portato dal Vice Presidente Sig. Gianfranco Melfi e la scorta di alcuni Soci. La Sezione dell’ANMI di Gorizia ha festeggiato il 15° Anniversario del gemellaggio che la lega ai marinai austriaci della città di Feldkirchen, associazione “Freggate Novara”, con una articolata manifestazione alla quale ha partecipato un gruppo degli affratellati marinai carinziani con il loro Presidente Robert Rieger. All’evento la nostra Federazione era presente con i Soci gen. Netti ed il ten. Oppieri, e il Labaro. Dopo gli onori al Monumento agli Eroi Marinai, è stato tributato il suffragio nel cimitero della Città, alla tomba dell’ammiraglio Hermann Freiherr von Spaum, cittadino asburgico molto stimato e rispettato con un prestigioso passato militare e diplomatico, quando venne a mancare a Gorizia nel 1919, da parte del subentrato governo italiano, gli furono tributati gli onori militari in presenza del Duca d’Aosta. CATANZARO Nel bimestre la Federazione di Catanzaro ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – il 6 giugno u.s. in Piazza Basilica dell’Immacolata il Comandante della Regione Carabinieri Calabria Gen. B. Marcello Mazzuca, davanti ad un Battaglione di Formazione, ha presieduto la celebrazione del 194° Anniversario della Fondazione Gorizia - 15° Anniversario gemellaggio con marinai austriaci IL NASTRO AZZURRO 41 LIVORNO mento dei lavori parlamentari. La visita, su indicazione dell’Istituto è stata affidata al Socio Preside Arch. Pasquale Campo, delegato comunale per la città di Napoli dell’ANIOC che già nel pullman, durante il trasferimento a Roma, ha illustrato la storia di Palazzo Madama; Nel bimestre la Federazione di Livorno ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – il 26 giugno, per l’Anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza, il Labaro della Sezione, portato dall’Alfiere M.llo Magg. Enzo Rossi, a sua volta accompagnato da un Ufficiale della G. di F. e seguito dal Presidente di sezione Cav. Uff. Raniero Chelli, ha sfilato davanti alle massime Autorità civili e militari cittadine. Roma – Visita della delegazione di Napoli a Palazzo Madama – Livorno – Anniversario Fondazione Guardia di Finanza – nel mese di settembre, il Labaro della Federazione Provinciale di Livorno è stato presente alla cerimonia di avvicendamento al Comando della Brigata Folgore tra il generale Maurizio Fioravanti e il generale Rosario Castellano, e presso la Caserma “Pisacane” dove ha avuto luogo l’avvicendamento al Comando dell 185° Rgt. Par. R.A.O. Folgore, tra il Comandante Stefano Nigri che ha consegnato la Bandiera di Guerra decorata di M.O.V.M. al subentrante Col. Carmine Maisiello provenienti entrambi dalla stessa Unità. Cerimonia molto semplice, ma toccante specialmente all’ingresso della gloriosa Bandiera. Non molto pubblico ma caloroso che ha cantato l’inno nazionale assieme ai militari schierati nel piazzale. Scarsamente rappresentate le Autorità civili e militari della Provincia. NAPOLI Nel bimestre la Federazione di Napoli ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – il 16 giugno u.s. un numeroso gruppo di Soci dell’Istituto del Nastro Azzurro, dell’A.N.I.O.C. e di simpatizzanti si è recato in visita al Senato della Repubblica Italiana guidati dal Presidente Cav. Gr. Cr. Avv. Gennaro Perrella e dal Vice Presidente Comm. Mario Ilardo. All’ingresso di Palazzo Madama il Vice Presidente Nazionale dell’Istituto Gen. Antonio Teja si è unito al gruppo che, guidato da una competente hostess del senato, ha visitato le sontuose sale dell’edificio e la sala consiliare ricevendo una dettagliata illustrazione della storia degli ambienti e dello svolgi- 42 IL NASTRO AZZURRO il 20 giugno u.s. il Labaro della Federazione, portato dall’Alfiere S.Ten. Luigi Sabella, ha sfilato alla manifestazione dell’Anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza, scortato da alcuni Finanzieri. PESCARA Il 20 giugno u.s., il Presidente della nostra Federazione C. Amm. Guido Natale ha partecipato alla cerimonia del 234° Anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza con una rappresentanza e con il Medagliere portato dall’Alfiere Rolando Pennese. Alla presenza delle massime Autorità civili, militari e religiose e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma con i loro vessilli, dopo la rassegna dei reparti militari in armi, il Generale Angelo Antonio Quarato, Comandante Regionale Abruzzo della Guardia di Finanza, dopo il discorso celebrativo, ha consegnato le ricompense meritate dai militari distintisi nell’adempimento del proprio dovere tra le quali spicca l’Encomio Solenne tributato al Col. Francesco Paolo Rampolla, Comandante Provinciale della G. di F. di Pescara, nonché Socio della locale Federazione. Pescara – Celebrazione del 234° Anniversario del Corpo della Guardia di Finanza ROVIGO SIENA Nel bimestre la Federazione di Rovigo ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – Sabato 4 Ottobre nella ricorrenza del 1° Centenario (1908-2008) della fondazione della Capitaneria di Porto di Chioggia, con una solenne cerimonia, è stata benedetta una Targa commemorativa. Il Comandante della Capitaneria C.F. Franco Maltese, dopo i ringraziamenti di rito alle autorità civili e militari, ai Sindaci presenti e al Prefetto di Rovigo Dr. Aldo Adinolfi, all’Amm. Div. Mario Fumagalli dell’Istituto degli Studi Militari Marittimi di Venezia e ai Labari intervenuti, tra i quali quello della Federazione Provinciale di Rovigo dell’ Istituto del Nastro Azzurro, con il suo Presidente, ha illustrato l’attività svolta; Domenica 20 aprile, nell’area demaniale di Pian del Lago (Siena), è stato inaugurato dal sindaco di Monteriggioni Valentini il “Viale della Memoria”. Presente il labaro della nostra Federazione, con il commissario Marco Cetoloni, e quello dell’Associazione Nazionale Paracadutisti nonché, tra le autorità militari, il comandante del 186° paracadutisti “Folgore”, colonnello Manlio Scopino, e il maresciallo capo Francesco Bozzini unico militare decorato di M.A.V.E. in forza al Reggimento e socio della nostra Federazione. L’area verde, attualmente zona d’aviolancio del 186° Reggimento, è stata aperta al pubblico dopo un’accurata riqualificazione svolta proprio dai paracadutisti. Nel corso della cerimonia è stato scoperto un cippo che ricorda la piantumazione delle quindici querce corrispondenti alle M.O.V.M. di cui sono decorati la Bandiera di Guerra e quattordici militari del 186° Reggimento Paracadutisti “Folgore”. Alla base di ogni quercia vi è una targa che riporta grado, nome, luogo e data del fatto d’armi relativo alla decorazione, tutti riferiti alla battaglia di El Alamein (1942) ed alla missione umanitaria ONU in Somalia (1993). Chioggia (VE) – I° Centenario Fondazione Capitaneria di Porto – sabato 4 Ottobre la Federazione ha partecipato alla cerimonia celebrativa del 81° Anniversario della costituzione della Specialità Carristi svoltasi presso l’area di addestramento militare “La Cumina” di Pordenone a cura della 132^ Brigata Corazzata “Ariete”. Nel corso della cerimonia il Presidente, il Segretario e numerosi soci rodigini hanno assistito allo Schieramento dei reparti e alla resa degli Onori ai Caduti e agli Stendardi, tra i quali quello della Federazione Rodigina e quello di Pordenone. Hanno partecipato, oltre ai Comandanti dei Battaglioni schierati anche alte autorità militari tra le quali il Gen. Cosimo D’Arrigo, Comandante della Guardia di Finanza. Sono intervenuti numerosi Sindaci di Comuni della Provincia di Pordenone e alcune classi di istituti superiori. A conclusione della cerimonia è stata presentata una dimostrazione tattica nota come “Il Muro d’Acciaio”: uno schieramento orizzontale formato da circa cento Carri “Ariete” che avanzano perfettamente allineati a circa 50 cm tra loro, protetti dall’alto da due elicotteri Mangusta. Pordenone – 81° Anniversario costituzione Carristi Pian del Lago (SI) - Cerimonia di inaugurazione del “Viale della Memoria” SIRACUSA - Sezione di Augusta Il 21 giugno, la Federazione provinciale di Siracusa e il Circolo Ufficiali “Vandone” della Marina Militare di Augusta, nel 90° Anniversario della vittoriosa azione di Premuda, ha promosso un convegno dal titolo “La Regia Marina nella Grande Guerra”. Presenti rappresentanze delle Forze Armate della provincia e il Sindaco di Augusta. Dopo la lettura dei messaggi augurali, primo fra tutti quello del Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro Comandante Giorgio Zanardi, hanno preso la parola l’Amm. D. N. Andrea Toscano, Comandante di Marisicilia, il C. Amm. Virgilio Pierucci, Presidente del Circolo, e il Commissario della Sezione di Augusta, Cav. Cesare Failla. Hanno svolto le relazioni l’Avv. Francesco Atanasio, Presidente della Federazione, l’Avv. Antonello Forestiere, Direttore del Museo Civico della Piazzaforte di Augusta, e Sergio Boschiero, Direttore dell’Agenzia Stampa FERT. Il numeroso e qualificato pubblico, ha potuto anche assistere alla IL NASTRO AZZURRO 43 proiezione di suggestive immagini dei mezzi navali della Regia Marina e dei suoi protagonisti. – – Siracusa –Convegno “La Regia Marina nella Grande Guerra” SONDRIO Nel bimestre la Federazione di Sondrio ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – il Labaro ha presenziato, portato dall’alfiere Arrigo Mattiussi, alla ricorrenza del 25 aprile ed alle Feste istituzionali della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, cui hanno presenziato anche i Soci Carlo Plozza e Andrea Gola, Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti; – La Federazione Provinciale di Torino del Nastro Azzurro era presente con il Labaro con Alfiere e Consiglieri, unitamente ad altre Associazioni combattentistiche con le loro insegne; venerdì, 20 giugno presso la Caserma “Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta” di Torino, la Guardia di Finanza ha celebrato il 234° Anniversario della sua fondazione alla presenza del Comandante Regionale della Guardia di Finanza del Piemonte, Generale di Brigata Giuseppe Mango, e delle autorità militari, civili e religiose. Nell’occasione sono stati decorati alcuni militari. il Labaro della Federazione Provinciale del Nastro Azzurro di Torino spiccava tra le insegne delle Associazioni Combattentistiche presenti; giovedì, 26 giugno: presso la Caserma “Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta”, presenti le massime Autorità civili, religiose e militari e del Comandante Interregionale dell’Italia NordOccidentale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d’Armata Daniele Caprino, si è celebrata la cerimonia del passaggio delle consegne al Comando Regionale Piemonte della Guardia di Finanza tra il Generale di Divisione Giuseppe Mango e il Generale di Divisione Mauro Michelacci. Alla cerimonia ha partecipato la Federazione Provinciale di Torino con il proprio Labaro con altre Associazioni Combattentistiche e d’Arma con i loro stendardi. lunedi 14 luglio 2008 il Labaro della Federazione, scortato da molti Azzurri, ha presenziato nel Duomo di Torino al funerale del Generale Guido Amoretti, Fondatore e Direttore del Museo Pietro Micca e Presidente del Centro Studi e Ricerche sull’Architettura Militare. Presenti le maggiori Autorità civili, religiose e militari della Città, della Provincia e della Regione, le rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma ed un folto commosso pubblico. TREVISO Sondrio – Festa della Liberazione – Il 3 agosto u.s. sul Monte Grappa si è svolta una cerimonia per la ricorrenza del 90° Anniversario della fine della prima guerra mondiale. Per la nostra Federazione ha partecipato il Sig. Maurizio Comunello con il Labaro provinciale. ha presenziato con il Commissario Straordinario, ora Presidente, Cav. Alberto Vido alla presentazione del libro “Anni Perduti”, in cui sono state raccolte le memorie della M.B.V.M. Emilio Tonelli. TORINO Nel bimestre la Federazione di Torino ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – giovedì, 5 giugno presso la storica Caserma “Cernaia”, è stato celebrato il 194° anniversario della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Presenti le Autorità militari, civili e religiose della Regione nonché i rappresentanti della magistratura, della finanza, dell’industria e della politica piemontese. 44 IL NASTRO AZZURRO Monte Grappa – 90° Anniversario della fine della prima guerra mondiale TRIESTE Giovedì 5 giugno u.s., presso il Castello di S. Giusto a Trieste, la Federazione, rappresentata dal Presidente dott. Giuseppe Vuxani e dalla Socia benemerita Margherita Trevisan, ha partecipato con il Medagliere alla celebrazione del 194° Anniversario della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Alla manifestazione, svoltasi alla presenza delle massime autorità militari e civili locali, hanno altresì partecipato il Gonfalone della Città di Trieste (M.O.V.M.), il Gonfalone della Città di Muggia (M.A.V.M.) nonché le Associazioni combattentistiche e d’Arma con i rispettivi labari. Particolarmente toccante la presenza della Sig.ra Trevisan con appuntata la M.A.V.M. concessa alla memoria al padre, sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri, Caduto in Albania. – – Trieste – 194° Annuale della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri VENEZIA Nel bimestre la Federazione di Venezia ci ha segnalato le seguenti cerimonie: – il 16 aprile u.s. il Labaro della Federazione ha CROCIERA FLUVIALE DA presenziato al cambio di Comando del Reggimento Lagunari “Serenissima” tra il Col. Luigi Chiapperini e il Col. Arturo Nitti, svoltosi a Mestre (VE) nella Caserma “Edomondo Matter”, sede del Comando del Reggimento, alla presenza del generale Flaviano Godio, Comandante della Brigata “Pozzuolo del Friuli”, e di numerose Autorità civili; il 27 aprile u.s. il Labaro della Federazione ha presenziato alla giornata conclusiva dell’8° Raduno Nazionale dell’Associazione Lagunari Truppe Anfibie, svoltasi a Caorle (VE) alla presenza di numerosissime Autorità civili e militari. Il momento più significativo della cerimonia è stato quando i familiari di quattro cittadini veneziani Decorati al Valor Militare per atti compiuti nel corso dei due conflitti mondiali (T.V.cpl. Giovanni Barbini, M.O.V.M.; Ten.Pil. Giovanni Ambrosio, M.A.V.M.; Marò Luigi Ricci, M.A.V.M.; G.M. cpl. Pietro Barbini, M.B.V.M.) hanno appuntato sul Medagliere dell’Associazione la decorazione conferita ai loro cari; il 25 giugno a Venezia, nella solenne cornice di Piazza San Marco, il Labaro della Federazione ha presenziato alla cerimonia del 24° Anniversario del Riconoscimento dei Lagunari quale Specialità dell’Arma di Fanteria dell’Esercito Italiano. L’evento, svoltosi alla presenza del Comandante delle Forze Operative Terrestri, Generale Novelli, e di numerose autorità civili e militari, ha avuto quest’anno un’importanza particolare perché nel corso della cerimonia la Bandiera di Guerra del Reggimento Lagunari “Serenissima” è stata decorata con la Medaglia d’Oro al Valore dell’Esercito per l’eccellente comportamento tenuto nei confronti delle popolazioni locali durante la partecipazione all’operazione “Antica Babilonia 4” in Iraq. Inoltre, il Sindaco di Venezia, Prof. Massimo Cacciari, nella sua allocuzione ha preannunciato la concessione della cittadinanza onoraria al Reparto, erede della tradizione delle truppe della Serenissima. SAN PIETROBURGO A MOSCA La Federazione provinciale di Roma invita tutti a partecipare a questa Crociera, organizzata in collaborazione con l’Agenzia di Viaggi “Terra Sognata Tour”, Via Merulana, 220 - 00185 Roma - che si svolgerà dal 21 agosto 2009 con la durata di 11 giorni (10 notti). Per informazioni e/o prenotazioni potete contattare direttamente l’Agenzia ai seguenti recapiti: tel. 06 70476614 - fax 06 97257717 - e-mail: [email protected] Motonave Andropov - tipologia di cabina: – Cabina tripla ponte inferiore: Euro 1.570,00 – Cabina doppia ponte principale: Euro 1.770,00 – Cabina doppia ponte superiore: Euro 1.820,00 – Cabina doppia ponte lance: Euro 1.870,00 Le quote non comprendono: – Spese d’iscrizione: Euro 50,00 – Spese visto: Euro 50,00 – Tasse aeroportuali a partire da Euro 120,00 (a seconda della compagnia aerea) per recarsi a Sanpietroburgo e ritorno – Assicurazione annullamento: Euro 33,00/41,00 Il viaggio verrà effettuato con almeno 15 partecipanti. SCONTO SPECIALE AI SOCI DELL’ISTITUTO DA EURO 180,00 A EURO 200,00 A PERSONA (IN BASE AL TIPO DI CABINA SCELTA) - SCONTO AGGIUNTIVO PER CHI PRENOTA ENTRO IL 1° MARZO 2009 IL NASTRO AZZURRO 45 CONSIGLI DIRETTIVI Fed. CATANZARO Presidente: Avv. Giuseppe PALAJA Vice Presidente: Comm. Antonio CANTAFIO Segretario-Tesoriere: Avv. Antonio PALAJA di TOCCO Consiglieri: Dott. Carlo CAPILUPI; Prof. Francesco CAPILUPI; Sig.ra Mya LAURIA; Cav.Uff. Giovanni SANTORO Sindaci: Dott.ssa Simona BITONTI; M.llo C. Dott. Elio BONACCI; Avv. Mariagrazia CAPILUPI Fed. PADOVA Presidente: Cav. Francesco SCAPOLO Vice Presidente: Ten. Pietro PELIZZA Consiglieri: Ten. Franco DALLASERRA; M.llo M. a. Vito INTORCIA; Cav.Uff. Antonio REUSPI; Cav. Giovanni Battista SALATA Presidente del Collegio dei Sindaci: Gen.B. Elio RICCIARDI Sindaci: Sig. Angelo COTRUFO; Sig.Lucindo FAGGIN Fed. TORINO Presidente: Magg. Ing. Carlo G. BERTOLOTTI Vice Presidente: Gen. Adolfo MARSIGLIA Segretario-Tesoriere: Dott.ssa Guglielma D’AFFLITTO Consiglieri: Dr. Carlo BUFFA di PERRERO, C.F. Adolfo MATTIROLO, Dr. Luca RICHIARDI Sindaci: Rag. Giovanna CRESTA, Av.Sc. P.I. Franco PROVERO Fed. VARESE Presidente: Rinaldo BIRAGHI Vice Presidente: Angelo VIGANO Segretario-Tesoriere: Arturo ALFIERI Consiglieri: Emanuele CANNATA AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI Fed. BRESCIA: Sig.ra Alice GHEDA vedova dell’Azzurro Guerrino Crotti (C.G.V.M.); Cav. Francesco GUARINO (M.B.V.M.); Sig.ra Adina MAINETTI vedova dell’Azzurro Andrea Mazzelli (C.G.V.M.); Ten. Col. Felice SQUASSONI (2 M.A.V.M. - 2 C.G.V.M.), già Presidente della Federazione e Consigliere Nazionale; Sig.ra Elena TEBALDINI vedova dell’Azzurro Angelo Lazzarini (C.G.V.M.). Fed. FIRENZE: Azzurro S.Ten. Edo CABASSI; Azzurro M.llo Carlo PECORINI. Sez. Prato: Aviere Duilio MASI (M.B.V.M.); Bersagliere Maggiorino MENICHETTI (M.B.V.M. “s.c.”-C.G.V.M. “s.c.”); Bersagliere Dino Giorgio PONZECCHI (M.A.V.M. “s.c.” - C.G.V.M.); Fante Ferdinando STEFANACCI (C.G.V.M. “s.c.”). Fed. IMPERIA: Azzurro Antonio GORIN (M.A.V.M.); Azzurro Carlo PICCONE (M.A.V.M.) Fed. MILANO: Sig. Mauro AMBROGETTI, figlio dell’Azzurro Cesare Ambrogetti (2 M.A.V.M., 2 46 IL NASTRO AZZURRO M.B.V.M.; C.G.V.M.); Sig.ra Francesca CASSONE; Azzurro Enrico CORTI (C.G.V.M.); Azzurro Luigi MAGGI (C.G.V.M.); Azzurro Carlo MANCINI (C.G.V.M.). Fed. ROMA: Serg. par. Cav. Lothar GUARISCO (C.G.V.M.). Fed. SONDRIO: Sig.ra Renata PESENTI vedova dell’Azzurro Col Guido Porta, già Consigliera della Federazione e Madrina degli Alpini di Tirano (SO). Fed. VENEZIA: Azzurro C.V. Renzo TROTTER (M.B.V.M.). Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio dalla Presidenza Nazionale e da tutti gli Azzurri. RECENSIONI GIUSEPPE ORIANA - UFFICIALE E GENTILUOMO È un vero peccato che biografie interessanti e ben scritte come questa vengano divulgate in “allegato” a riviste e non abbiano la possibilità di essere acquistate direttamente in libreria. Il rammarico aumenta pensando che la “Rivista Marittima”, edita dalla Stato Maggiore della Marina, viene distribuita esclusivamente per abbonamento e per circuito istituzionale. Giuseppe Oriana appartiene a quella schiera di marinai vecchio stampo che erano essenzialmente dei condottieri di uomini e poi dei veri lupi di mare. In tutta la biografia traspare l’umanità di Oriana, a cominciare dalla didascalia posta sotto la sua fotografia in copertina :”Comandare con un sorriso”. Ma ciò non deve indurre in errore circa il carattere dell’uomo che era estremamente deciso e determinato, sia in azione bellica, sia in altre situazioni (p.e.: vds. Il doc. 15 a pag. 51 dove egli, contrastato dal compiere il suo dovere come ufficiale di polizia militare, dimostra che, pur di portarlo a termine avrebbe “…fatto sfondare il portone…”. Si trattava del portone di accesso alla stanza dalla quale si andava al balcone dove Togliatti, di lì a poco, avrebbe tenuto un comizio. La carriera di Oriana culmina nel grado apicale di Ammiraglio di Squadra, dopo una serie di incarichi prestigiosi e impegnativi che lo vedono sempre capace, risoluto e in grado di dare soluzioni intelligenti e umane ai problemi. Collocato in congedo per raggiunti limiti di età, anche incoraggiato ufficiosamente dalla Marina stessa, egli intraprende la carriera politica e viene eletto senatore (per pochi voti di scarto) nelle file della DC ligure. Nella solennità dell’aula di Palazzo Madama, egli portò la sua esperienza con la consueta dignità e il grande impegno che avevano contraddistinto la sua vita militare. Successivamente le sue indubbie qualità di leadership gli valsero la nomina a presidente della LES, azienda operante nel campo dell’elettronica militare. L’ammiraglio Oriana è deceduto l’8 settembre 2007 all’età di 92 anni. Il libro, curato dalla redazione della “Rivista Marittima”, è ben costruito, presenta un filo narrativo principale arricchito da numerose fotografie in b/n e a colori e da documenti e inserti, anche autografi del protagonista, che ne delineano meglio la figura e le opere. Nell’appendice, vi sono numerose testimonianze scritte di persone che lo hanno conosciuto e stimato. La più toccante è quella del figlio, l’avvocato Federico Filippo Oriana, che ne traccia un ritratto personale davvero bello e totalmente privo di difetti: sembra il prototipo dell’uomo che interpreta, come sarebbe sempre giusto fare, il potere quale servizio per gli altri. MEMORIE DI UN CELOVIEK BERSAGLIERE Il memoriale di guerra del sottotenente Bruno Cecchini, che ha combattuto in Russia nelle file dell’Armir ed è poi stato fatto prigioniero dai russi, è struggente e brutale come un pugno nello stomaco. La prima parte narra le vicende eroiche del 3° Reggimento Bersaglieri dal punto di vista privilegiato di chi è diretto protagonista degli eventi. La storia della tragica spedizione italiana in Unione Sovietica è nota: a nulla sono valsi gli episodi di disperato eroismo contro il numero e la potenza delle armi sovietiche e il gelo del terribile inverno russo. Dei circa 70.000 italiani che vennero catturati dai russi e tenuti prigio- nieri ben oltre il termine del conflitto, ne tornarono a casa non più di 10.000. Le vicende narrate in questo libro descrivono minuziosamente cosa succedeva nel lager russo di Suzdal, riservato agli ufficiali: le condizioni di vita dei prigionieri erano al di là di ogni immaginabile sopportazione; il tasso di mortalità durante la detenzione è, in assoluto, il più alto del mondo, anche a paragone dei campi di prigionia tedeschi e giapponesi, ben più noti per i maltrattamenti ai detenuti. I russi ritenevano i prigionieri esseri indegni di qualsiasi considerazione e li trattavano senza alcuna umanità (i particolari sono molto ben descritti, sia nella lunga premessa del curatore Alessandro Ferioli, sia in modo più umanamente diretto da Cecchini). A peggiorare la situazione contribuiva anche la generale disorganizzazione della logistica sovietica. Ciò che invece appare organizzato alla perfezione è il sistema di propaganda comunista che tenta, per tutta la durata della prigionia, di convertire i detenuti alle presunte meraviglie del sistema sovietico e di arruolarli come future spie. Il metodo è complesso ed articolato: si sviluppa tramite interrogatori notturni che vertevano sulla vita privata e sulle abitudini dei prigionieri; si appoggia all’aiuto fornito da delatori comunisti italiani che, fuggiti in U.R.S.S. perché perseguitati dal regime fascista, cercano di rifarsi sui soldati connazionali prigionieri; comprende l’abbondante fornitura di libri, riviste e testi politici di ogni genere (il periodico propagandistico “L’alba”, viene stampato in un numero di copie tali da esserne disponibile una ogni dieci prigionieri, obbligandoli alla lettura “comune”, al fine di stimolare il dibattito e la discussione su temi politici). Insomma, viene attuato un tentativo di “lavaggio del cervello” di massa che, solo grazie alla forza di volontà di quegli uomini, ha poco successo. Dopo l’8 settembre, i prigionieri non vedono alcuna mutazione nel trattamento loro riservato, se non nella propaganda che, da antifascista, diventa anti liberale e anti occidentale. Il gruppo di ufficiali con i quali l’autore è detenuto viene liberato il 25 aprile del 1946, un anno dopo la fine della guerra, ma deve attendere ancora circa due mesi a Vienna poiché (loro non lo sapevano) in Italia si deve svolgere il referendum popolare per la scelta tra monarchia e repubblica e il rientro in Patria di quella cinquantina di sopravvissuti viene ritenuto imbarazzante da molti politici, timorosi nei confronti delle intemperanze dei militanti del PCI alla vigilia dell’importante consultazione, e per questo viene ritardato fino al 19 luglio. Il gruppo, finalmente tornato a calpestare il suolo italiano, si scioglie a Milano non senza provare l’umiliante delusione di vedersi considerati quasi degli intrusi che, con l’evidenza della loro terribile sofferenza, disturbano altri più furbi che si sono già adeguati alla nuova situazione. Il rocambolesco rientro a casa del c.b. (come l’autore indica se stesso per tutta la narrazione svolta in terza persona) è il pezzo più semplice, forse banale, ma il più struggente: finalmente nella natia Porretta, il nostro rifiuta un piatto di pasta offertogli dalla zia, per il quale doveva attendere il tempo di cottura, e accetta un panino che gli permette di correre dalla sua famiglia qualche minuto prima. Chi spera di non trovare giudizi politici in questo libro è meglio che non lo legga. Le brutture del comunismo, quello vero, quello sovietico, sono descritte in tutta la loro brutalità al punto che, il fascismo, che pure è stato una dittatura liberticida, ne esce involontariamente riabilitato al confronto e la neonata democrazia, che da subito strizza l’occhio a sinistra, appare partita proprio col piede sbagliato. A.D. IL NASTRO AZZURRO 47 1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse: € 7 Distintivi dorati: piccoli: € 3, medi: € 3,50 grandi: € 4 Portachiavi: smaltato: € 7,50 Orologio: € 30 Crest grande: € 25 Labaretto: € 10 Emblema Araldico: € 20 Cartolina: € 0,30, cartoncino doppio: € 0,50, busta: € 0,10 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) Fermacarte in onice: € 9,50 Posacenere: € 9 Attestato di Benemerenza: € 20 Cravatta: lana: € 12 seta: € 15 Foulards in seta: € 28 Mug.: € 7,00 Calendario: € 4,00 Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.