Anteprima Estratta dall' Appunto di
Semiotica
Università : IULM Lingue e comunicazione
Facoltà : Sc.Comunicazione
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L' Appunto
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1. DARE UN NOME ALLE COSE
Chiamiamo atto di riferimento l’uso di un’espressione linguistica per evocare nel discorso
un elemento della realtà: le espressioni linguistiche che hanno questa funzione sono dette
espressioni referenziali; il referente, una volta evocato, diviene un referente testuale del
modello di discorso.
om
Diversi usi che possono avere i nomi, o le espressioni in generale nel discorso.
 FUNZIONE ALLOCUTIVA: si usa per richiamare l’attenzione dell’interlocutore,
ovvero per instaurare o consolidare il legame discorsivo fra parlante e interlocutore.
 FUNZIONE REFERENZIALE: il parlante se ne serve per evocare nel modello di
discorso elementi della realtà (referenti); un referente evocato attraverso un’espressione
referenziale diventa un referente testuale del modello di discorso in atto.
L’uso allocutivo e referenziale di un’espressione nominale sono talvolta marcati in modo
diverso. Questi due usi non esauriscono la gamma di funzioni che possono avere le
espressioni nominali: esse possono avere anche
 FUNZIONE ATTRIBUTIVA E PREDICATIVA quando servono ad attivare un
referente testuale, bensì a qualificarne uno attribuendovi delle proprietà
rib
e.c
Lo studio delle espressioni referenziali è uno dei più antichi campi di indagini della
riflessione pragmatica di taglio filosofico, dato che esso tocca nodi centrali della riflessione
linguistica da diversi punti di vista.
AB
Ct
I parlanti hanno a disposizione tre tipi fondamentali di espressioni referenziali. Un primo
gruppo è quello dei nomi comuni e dei sintagmi nominali che fanno riferimento a classi di
oggetti accomunati per qualche proprietà, o quali proprio in virtù di queste proprietà sono
racchiusi in quella classe: sono i 1)DESCRITTORI, perché attraverso il loro uso il parlante
implicitamente riconosce all’oggetto evocato le proprietà della classe. L’uso dei descrittori
è vincolato a conoscenze semantiche e pragmatiche di vario tipo. Per poter usare un
descrittore in modo appropriato in un discorso, un parlante deve infatti:
 Conoscere l’intensione o significato intenzionale del descrittore, ovvero l’insieme dei
tratti semantici che lo definiscono
 Sapere se il referente che intende nominare attraverso un descrittore può far parte
dell’estensione del descrittore stesso, ovvero dell’insieme degli individui cui esso può
riferirsi
Dal punto di vista dell’ascoltatore, per interpretare un descrittore in un dato discorso è
necessario:
 Conoscere il significato intensionale del termine dato
 Attivare o identificare nell’insieme dei referenti testuali presenti nel modello di
discorso una possibile estensione valida per l’espressione data
I descrittori hanno una notevole flessibilità d’uso: combinati con l’uso di quantificatori
(numerabili, indefiniti) o altri specificatori (articoli, dimostrativi) di modificatori che ne
specifichino il riferimento, i descrittori possono riferirsi a singoli individui della classe, a
un sottogruppo di essa o all’intera classe.
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2)I NOMI PROPRI evocano direttamente uno specifico oggetto o individuo. Per poter
usare un nome proprio per designare un referente, un parlante deve semplicemente
sapere che quello è il suo nome. Reciprocamente, perché il ricevente di un messaggio
identifichi il referente di un nome proprio, deve sapere che quel nome è stato attribuito a
quel referente. Questa conoscenza si ottiene per esperienza diretta o indiretta del legame
fra referente e nome.
Il legame fra referente e nome è massimamente arbitrario.
I nomi propri dunque non chiamano in causa conoscenza semantiche, perché non hanno
significato intenzionale, ma solo estensionale. Il loro significato coincide semplicemente
con il referente cui fanno riferimento.
AB
Ct
rib
e.c
om
3)INDICI O ESPRESSIONI INDICALI. La peculiarità di queste espressioni è ben messa
in evidenza nell’esempio:
-trovò cosa?
-trovò ciò
Per identificare il referente di un’espressione indicale un parlante non può ricorrere né a
conoscenze intensionali sull’espressione referenziale, né a conoscenze estensionali: il
significato delle espressioni indicali infatti non rimanda a caratteristiche del referente,
ma a caratteristiche del suo status e della sua collocazione nel modello di discorso in
atto.
Gli indicali danno informazioni su:
 Il tipo denotato, ovvero caratteristiche del referente(per categorie molto generali e
astratte)
 L’elemento o gli elementi contratestuali rispetto a cui si origina la relazione e il tipo
di relazione fra tale elemento e il referente indicato
Ciò che distingue le espressioni indicali dalle espressioni simboliche è il fatto che nelle
prime le modalità secondo cui ricorrere al contesto per l’interpretazione del riferimento
sono codificate nell’espressione stessa, anzi ne costituiscono il solo significato intrinseco: il
significato degli indicali è descrivibili solo in termini relazionali, come “funzione del
parlante al contesto”; il significato degli indicali è una sorta di “insieme di istruzioni” che
segnalano in che modo va cercato nel contesto il loro riferimento.
COMPETENZA LESSICALE: Abbiamo visto che per poter attribuire un termine generale a
un oggetto o a una classe di oggetti,il parlante si serve di due livelli di conoscenza: un
livello relativo al significato intensionale del termine, ovvero all’insieme dei tratti
semantici che lo definiscono, e uno relativo al significato estensionale del termine, cioè
all’insieme degli individui cui il termine può riferirsi.
La nozione di tratto semantico è stata ideata nell’ambito della semantica strutturale, sul
modello della classificazione per tratti propri della fonetica.
Questo tipo di descrizione cerca di cogliere e descrivere le relazioni interne al lessico di
una lingua e consente di rappresentare con precisione il significato di parole appartenenti
alla stessa area lessicale.
Parlanti diversi possono avere competenze diverse riguardo all’insieme dei tratti semantici
che definiscono il significato di un termine.
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1. Semi
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