Ferdinando d’Asburgo Ferdinando
Maria d’Asburgo
Beatrice
Ricciarda
d’Este
vide Maria
Beatrice Ricciarda
d’Este
per la prima volta, da bambino, in un ritratto in miniatura mostratogli dalla
madre, l’imperatrice Maria Teresa e fatto pervenire alla corte di Vienna dal
duca di Modena Francesco III d’Este.
Maria Beatrice, unica erede della dinastia estense, era stata in un primo
tempo destinata al fratello maggiore di Ferdinando, Leopoldo, ma divenuto
quest’ultimo granduca di Toscana, venne deciso di maritarla con Ferdinando
che avrebbe assunto la successione della moglie, dando origine alla casata
degli Asburgo-d’Este. Le nozze vennero celebrate il 15 ottobre 1771
nel Duomo di Milano. Ferdinando, appena nominato governatore della
Lombardia, aveva 17 anni, Maria Beatrice quattro in più. Per festeggiare
il matrimonio venne rappresentata la prima dell’opera “Ascanio in Alba”
composta da Wolfang Amadeus Mozart, su un libretto scritto da Giuseppe Parini.
Nel 1777 Ferdinando scelse di edificare a Monza una villa che non solo fosse residenza di villeggiatura e di rappresentanza
ma anche luogo d’amore e di vita raffinatissima. Nel 1791, in occasione del 20°anniversario di nozze, Ferdinando fece
affrescare la Rotonda da Andrea Appiani, con le storie di Amore e Psiche. Questo soggetto, voluto da Ferdinando, alludeva
al loro amore vissuto in quella “reggia fatata”. Dalla loro unione nacquero 10 figli. Nel maggio 1796, con l’ingresso di
Napoleone a Milano, furono costretti ad abbandonare Monza e la Lombardia. Il ramo Asburgo-d’Este si estinse con la morte
dell’arciduca Francesco nel 1914, a Sarajevo, evento che portò dello scoppio della Grande Guerra.
Napoleone Bonaparte Giuseppina
Beauharnais
Napoleone Bonaparte
sposò Giuseppina de
Beauharnais
civilmente il 9 marzo 1796 e tre giorni dopo partì per raggiungere l’Armata
d’Italia il cui comando gli era stato affidato dal Direttorio il 2 marzo
precedente. Follemente innamorato della sua sposa che aveva sei anni più
di lui, scriveva quotidianamente a Giuseppina dai campi di battaglia della
campagna d’Italia per comunicarle tutto l’ardore dei suoi sensi.
Giuseppina, dal canto suo, frivola e leggera, come i veli di cui amava
vestirsi e quasi indifferente alle lettere dello sposo, non rinunciava a
tradirlo proprio con il bellissimo e focoso ufficiale incaricato di recapitare
le missive dell’ingenuo innamorato.
Napoleone ricambiò prendendo come amante la moglie di un giovane
ufficiale, che divenne nota come la “Cleopatra di Napoleone”, la relazione
ebbe luogo durante la campagna d’Egitto del 1798. A dispetto delle numerose relazioni extraconiugali di entrambi, fu una
unione che si consolidò sempre più con il passare degli anni.
Nel 1804, dopo un veloce matrimonio religioso, la coppia salì al trono imperiale di Francia.
Il 18 maggio 1805 Napoleone si incoronò con la corona Ferrea a Milano re d’Italia e nominò quale viceré il figlio di
Giuseppina, Eugenio.
Sia Napoleone che Giuseppina giunsero in visita in città, ospiti di Eugenio e la moglie Augusta Amalia nella reggia monzese.
Napoleone non cessò mai di amare Giuseppina e fu solo l’impossibilità di avere da lei un figlio,un erede al suo impero, che
lo spinse al divorzio nel dicembre del 1809.
Vittorio Emanuele Elena
di Emanuele
Montenegro
Vittorio
di Savoia conobbe Elena di Montenegro
durante un concerto alla Fenice di Venezia nell’aprile del 1895. La
rincontrò l’anno successivo in Russia per l’incoronazione dello zar Nicola
II e comprese che quella ragazza sana e florida poteva andargli bene come
moglie.
Il primo di giugno 1886 Vittorio Emanuele, ventisettenne, scriveva nel suo
diario, in lingua inglese: We meet! Ci siamo incontrati. E ci metteva un
bel punto esclamativo. Il 5 giugno notava, sempre in inglese: I decide, mi
decido. Il 6 giugno postillava: The photo, la fotografia. In sei parole di cui
tre articoli, riassumeva tutta la sua storia d’amore. Ciò era molto in linea
con il suo temperamento e con i suoi gusti. Elena aveva 23 anni, era una
delle figlie del re di Montenegro ed era consapevole di doversi adattare
a un matrimonio di convenienza. Il 18 agosto 1896, da Cettigne, in Montenegro, venne dato ufficialmente l’annuncio del
fidanzamento. Il 24 ottobre, a Roma, dopo la conversione di Elena al cattolicesimo, divennero marito e moglie. Stabilitisi
nel palazzo reale di Napoli, passavano gran parte dell’anno in lunghi viaggi, lontano dagli occhi pubblici.
Nell’estate del 1900, durante una crociera nel Mediterraneo, seppero dell’uccisione di Umberto I. Davanti alla salma del re,
esposta in Villa Reale, entrambi si resero conto delle enormi responsabilità che li stavano attendendo.
In tredici anni, dal 1901 al 1914, ebbero 5 figli.
Così diversi per origine e temperamento furono saldamente uniti per oltre 50 anni, sino ai giorni tristi dell’esilio dopo la
tragedia della seconda guerra mondiale.
La Arciducale,
poi Reale
La Villa Arciducale
, poi Reale, costruita tra il 1777 e il 1780 dall’architetto Giuseppe Piermarini con il tipico
impianto ad “U” che termina negli avancorpi di sinistra, con la Cappella di Corte, e di destra, con la Cavallerizza,
divenne la residenza di villeggiatura di Ferdinando d’Asburgo e della moglie Maria Beatrice Ricciarda d’Este che
sin dall’estate del 1780 abitarono gli appartamenti arciducali, ubicati nel corpo centrale del palazzo. Con i francesi
la Villa ospitò, nel 1805, la corte del vicerè d’Italia, Eugenio de Beauharnais e della moglie Augusta Amalia. Feste
e balli si diedero in occasione delle visite più prestigiose: nel 1805 accolse Napoleone e Giuseppina, nel 1807
vi tornò Napoleone. Nel 1808, Luigi Canonica, Architetti di Corte e progettista del Parco, realizzò il Teatrino di
Corte. Ritornati gli Asburgo la Villa divenne, dal 1818 al 1848, residenza dell’arciduca Ranieri vicerè del Regno
Lombardo-Veneto e di sua moglie Maria Elisabetta di Savoia, sorella di Carlo Alberto, per 5 anni del feldmaresciallo Radetzky ed infine,
dal 1857 al 1859, dell’arciduca Massimiliano e di sua moglie Carlotta. Ricacciati gli austriaci e costituitosi il Regno d’Italia, Umberto di
Savoia, elesse la Villa a propria residenza estiva, e con la sua ascesa al trono, Monza divenne nei fatti la seconda capitale d’Italia, dove
convergevano ministri e sovrani. La regina Margherita nel 1884 rinnovò con nuove decorazioni gran parte degli ambienti nobiliari. Con
l’assassinio di Umberto, il 29 luglio 1900, la Villa venne abbandonata. La decisione di chiudere la Villa fu presa da Vittorio Emanuele
III che, con la moglie Elena, non amava i fasti della reggia briantea.
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ASSOCIAZIONE PER IL TEATRINO DI CORTE
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Centro Documentazione Residenze Reali
Parole, emozioni e passioni dai
carteggi di celebri coppie reali
Letture sceniche, filmati e brani musicali raccontano i più
segreti pensieri di sovrani che hanno soggiornato nella Villa Reale
Domenica 15 novembre 2009 ore 17.00
Ferdinando d’Asburgo e Maria Beatrice d’Este
Voci recitanti: Anna Vegetti,
Ivan Ottaviani.
Violoncello: Piero Salvatori.
Giovedì 26 novembre 2009 ore 21.00
Napoleone Bonaparte e Giuseppina de Beauharnais
Voci recitanti: Debora Bossi Migliavacca, Alessandro Baito.
Soprano: Anna Zoroberto.
Arpa: Federica Sainaghi.
Giovedì 3 dicembre 2009 ore 21.00
Vittorio Emanuele di Savoia
e Elena di Montenegro
Voci recitanti: Paola Perfetti,
Lorenzo Marangon.
Fisarmonica: Luca Piovesan.
Testi a cura di
Ettore Radice
Consulenza musicale
Carlo Meregalli
Hanno collaborato:
Corrado Beretta, Doda Fontana Gulfi, Paolo Paleari,
Piero Pozzi, Elena Riva, Marina Rosa.
Teatrino di Corte, Villa Reale
- Monza In collaborazione con
Ingresso Libero
Info: 340.9433295 - E-mail:[email protected]
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