Neisser e il cognitivismo La riflessione sulle origini del linguaggio Nel 1957 Skinner pubblica Verbal Behaviour, dove cerca di spiegare l’acquisizione del linguaggio nel bambino mediante processi di imitazione e rinforzo. Nel 1958 il linguista Noam Chomsky (n.1928), autore di Syntactic structures, pubblica una recensione radicalmente critica, dove stronca la concezione comportamentista e propone la sua TEORIA GENERATIVOTRASFORMAZIONALE del linguaggio. Gli ipercorrettismi che compaiono transitoriamente nel linguaggio infantile (“aprito” invece di “aperto”) dimostrano che il bambino possiede competenza innata di analisi del parlato, un Language Acquisition Device (LAD) che estrae regole produttive di infinite frasi ben formate. Il mito dell’arco riflesso come unità di analisi del comportamento è una comoda semplificazione, ma una finzione teorica Per colmare il vuoto teorico fra cognizione e azione occorre tener conto dello svolgimento dell’azione complessa nel tempo Il modello per un’analisi del comportamento a livelli multipli, senza perdere le caratteristiche strutturali degli schemi di azione, è la descrizione linguistica chomskiana, con la sua struttura (profonda) gerarchica, ad albero They are flying planes È una frase ambigua che può significare 1) (They) (are) (flying planes) - Sono aereoplani volanti 2) (They) (are flying) (planes) - Stanno pilotando degli aerei E.C. TOLMAN (1886-1959) Il libro di Tolman (1932) dedicato al Mus norvegicus albinus, il topo bianco da esperimento, è intitolato Purposive behaviour in animals and men Introduce l’idea di PURPOSE, cioè che il comportamento è INTENZIONALE, nel senso di ORIENTATO A SCOPI L’unità di analisi è il COMPORTAMENTO MOLARE, irriducibile a elementi più semplici, MOLECOLARI, e caratterizzato da proprietà emergenti, da un significato Edward Tolman (1886-1959) e la MAPPA COGNITIVA Studiando l’APPRENDIMENTO SERIALE dimostra che i topi nel labirinto non imparano una sequenza di risposte motorie a stimoli critici nei punti di svolta perché •allagando il labirinto nuotano lungo il percorso appreso •ponendo ostacoli al cammino abituale scelgono il percorso alternativo più breve •cambiando il punto di partenza si comportano come se consultassero una mappa Tolman e Honzik (1930) sottoposero a prova quotidianamente tre gruppi di ratti •1) non ricompensati •2) ricompensati regolarmente •3) non ricompensati fino all’11°giorno e con l’introduzione della ricompensa, il gruppo 3) raggiunse le prestazioni del gruppo 2) Quindi la semplice ESPLORAZIONE del labirinto produce un APPRENDIMENTO ORIENTATIVO LATENTE PER OSSERVAZIONE che si manifesta la prima volta che il rinforzo viene introdotto Tolman concluse che l’animale acquisisce una STRUTTURA-SEGNO (SIGN-GESTALT) , una sorta di IMMAGINE del labirinto o di RAPPRESENTAZIONE mentale complessa del percorso La nascita del COGNITIVISMO Tolman viene accusato da Guthrie di aver lasciato il ratto “in balia dei suoi pensieri”, di non aver affrontato, cioè, il problema del passaggio DALLA CONOSCENZA ALL’AZIONE In Piani e struttura del comportamento, uno psicolinguista, George A. Miller, uno psicologo matematico, Eugene Galanter e un neuropsicologo Karl H. Pribram, trasformano l’idea di mappa cognitiva o IMMAGINE collegandola con un PIANO d’azione, un comportamento organizzato gerarchicamente da una lista di istruzioni o flow-chart analoga al programma di un calcolatore IMMAGINE è la conoscenza accumulata da un organismo circa se stesso e il suo mondo PIANO è l’insieme delle istruzioni per eseguire il comportamento complesso che porta allo scopo L’unità TOTE di Miller, Galanter e Pribram (1960) TOTE =Test-Operate-Test-Exit uscita, cessazione dell’azione input TEST (congruenza) CIRCUITO A FEEDBACK applicabile ricorsivamente (incongruenza) OPERAZIONE output ESEMPIO TOTE TEST DEL CHIODO (La testa è a livello) (La testa sporge) COLPISCI CON IL MARTELLO Che cosa scorre lungo le frecce? ENERGIA? Nel caso dell’impulso nervoso, che supera la soglia intesa come test INFORMAZIONE nel senso di scelta binaria tra alternative CONTROLLO cioè comando al sistema di attivarsi e disattivarsi, o di passare ad eseguire l’istruzione successiva nell’albero gerarchico Il primo Cognitivismo adottò per la mente umana il modello del calcolatore seriale, privilegiando le ultime due risposte GLI STADI DELLA MEMORIA APPRENDIMENTO (LEARNING) di abitudini motorie, anche associative. In questo stadio avviene la CODIFICA (encoding), modo in cui l’input percettivo o informativo viene rappresentato in un sistema RITENZIONE (RETENTION) modo in cui il ricordo viene conservato nel corso del tempo, ha ha che fare con le tracce registrate a livello neurobiologico nella memoria dell’organismo RECUPERO (RETRIEVAL) modo in cui in ricordo viene estratto dal sistema per essere riutilizzato nella situazione di adattamento attuale I tre stadi della memoria possono essere rappresentati con scatole e frecce CODIFICA encoding Mette in memoria Traduce l’informazione ambientale in significati IMMAGAZZINAMENTO storage RITENZIONE Mantiene in memoria Rimanda alla registrazione biologica, a livello del SNC RECUPERO retrieval Riprende dalla memoria Dipende dal contesto ambientale e relazionale W. James memoria primaria /memoria secondaria Memoria a Breve Termine MBT (decine di secondi) Capacità limitata (7+o -2 item o chuncks) Codifica acustica (o visiva) Span di memoria (Hamilton 1859) CONSOLIDAMENTO Il magico numero 7 (G.A.Miller, 1956) Memoria a Lungo Termine MLT Capacità illimitata Codifica del significato Registro sensoriale visivo o memoria iconica (Sperling 1960) Presentando per 50millisecondi una matrice 3x3 di lettere dell’alfabeto, I soggetti dicono di averle viste tutte ma riescono a nominarne soltanto tre o quattro. Con una PROCEDURA DI RESOCONTO PARZIALE, cioè se un suono di diversa altezza segnala immediatamente quale riga dev’essere nominata, le riportano sempre tutte e tre. Il vantaggio scompare con un ritardo del segnale di 1 secondo. F T X M P R D L V suono alto suono medio suono basso La questione della soglia di riconoscimento La DURATA DI ESPOSIZIONE dello stimolo visivo ha dei valori di soglia? Per distinguere e identificare una figura disegnata o un oggetto e per leggere una parola a stampa occorre un tempo di esposizione minimo, variabile a seconda delle condizioni di presentazione, del materiale e del compito, oltre che delle caratteristiche di personalità del percipiente. Bruner e Postman (1947) in uno studio sul riconoscimento di parole iniziavano con 1/100 di secondo (10 millisecondi) e aumentavano il tempo di esposizione di 10 msec alla volta fino al riconoscimento corretto. Una presentazione di durata inferiore alla “soglia di riconoscimento” è chiamata SUBLIMINALE (dal latino sub, sotto, e limen, soglia, in riferimento al confine del pensiero conscio). La teoria della DETEZIONE DEL SEGNALE di Tanner e Swets (1954) mostra che la soglia non è una linea di demarcazione rigida, ma è un punto variabile nel continuum della trasmissione dell'informazione, sul quale cade la decisione del soggetto di riferire il segnale. La correttezza della prestazione dipende da un insieme di fattori. Il problema dell’attenzione Nel 1967 Ulrich Neisser, in Cognitive psychology, sostiene che i processi cognitivi sono PROCESSI COSTRUTTIVI A DUE STADI che usano più o meno informazione sensoriale: “il primo è rapido, approssimativo, globale e parallelo, il secondo è volontario, attentivo, particolareggiato e sequenziale”. Definisce l’attenzione come una “assegnazione di meccanismi analizzatori a una porzione limitata del campo” e distingue i PROCESSI PREATTENTIVI, operazioni preliminari che hanno la funzione di segregare le unità su cui esercitare l’attenzione e la cognizione, dagli ATTI DI SINTESI FIGURALE, che preludono al riconoscimento percettivo e alla categorizzazione. Neisser (1967) sostiene che la presentazione tachistoscopica di stimoli per una durata inferiore alla soglia (SUBCEZIONE di Lazarus e McCleary, 1951) non simula l'esperienza quotidiana in cui lo stimolo passa inavvertito perché su di esso non viene focalizzata l'attenzione. Ciò avviene, invece, nel fenomeno evidenziato dal neurologo Otto Pötzl nel 1917(cfr. S. Freud, Traumdeutung, ed. 1919), che presentava tachistoscopicamente una sola volta una figura e chiedeva di descriverla, poi la cercava nei sogni della notte successiva, e trovava aspetti non menzionati nella descrizione del percetto: per dimostrare la teoria freudiana dei resti diurni, cioè che materiale incidentale non pervenuto alla coscienza ricompare nei sogni. In realtà il materiale presentato tachistoscopicamente viene messo in enorme evidenza, al centro dell'attenzione, anche se è visto poco chiaramente, e occorrerebbe, secondo Neisser, studiare presentazioni alla periferia del campo visivo. Movimenti saccadici degli occhi e attenzione L’attenzione selettiva è un insieme di filtri che escludono l’informazione irrilevante, dirigendo la percezione su aspetti rilevanti. Fa questo orientando fisicamente i recettori sensoriali attraverso movimenti oculari, finché l’oggetto di interesse cade nella FOVEA, la regione più sensibile della retina destinata a elaborare i dettagli. L’esplorazione visiva avviene tramite FISSAZIONI (brevi periodi, di circa 300msec, cioè un terzo di secondo, durante i quali gli occhi sono relativamente immobili) separati da SACCADI (repentini spostamenti degli occhi da una parte alla successiva, che sono molto veloci, dell’ordine di 20msec, e durante i quali la visione è soppressa). Tecniche per registrare i movimenti oculari producono video in cui alla scena si sovrappone la sequenza dei movimenti oculari. I punti di fissazione cadono sulle aree della scena che veicolano la quantità maggiore di informazioni, ad esempio, se si guarda un volto, su occhi, naso e bocca, caratteristiche salienti per distinguere una faccia dall’altra. La mancanza di attenzione non blocca del tutto gli stimoli (TEORIA DEL FILTRO di D. Broadbent) ma li attenua (A. Treisman) in modo che essi vengono elaborati solo parzialmente, senza arrivare per lo più alla coscienza. Percezione subliminale e influenza sulle preferenze - una leggenda metropolitana? Negli anni cinquanta si diffuse la storia, forse inventata, di una trovata pubblicitaria: in un cinematografo fecero balenare sullo schermo le parole pop-corn e Coca-cola e gli spettatori corsero a comprarli! (Cfr. V.Packard (1958) I persuasori occulti e J.S. Bruner (1983) Autobiografia. Alla ricerca della mente). Negli anni ottanta studi attendibili mostrarono che preferenze e sentimenti possono essere plasmati da esperienze singole, episodiche, non ricordate a livello esplicito. Un paziente amnesico, Boswell, partecipò a un esperimento dove un ricercatore gli faceva regali, un altro lo trattava male mentre un terzo restava neutrale: quando gli fu chiesto di scegliere quella che preferiva fra le fotografie dei tre (che non ricordava di aver mai incontrato!) mescolate ad altre, scelse più spesso quella del “buono”. Gli psicologi sociali (Wilson e Brekke, 1994) chiamano “contaminazione mentale” l’influenza implicita della pubblicità. Il Cognitivismo HIP (Human Information Processing) Costruisce modelli di elaborazione dell’informazione nella mente IL MODELLO DELLA MEMORIA DI ATKINSON E SCHIFFRIN (1971) ripetizione input Memoria sensoriale attenzione Memoria a breve termine MBT codifica Memoria a lungo termine MLT recupero Le informazioni non ripetute vanno perdute entro 1/2-3 secondi Le informazioni non ripetute vanno perdute entro 10-15 secondi Conserva le informazioni durevolmente, alcune possono andare perdute col tempo Ulrich Neisser, nel primo manuale della psicologia cognitiva (Cognitive psychology, 1967), auspica che la ricerca psicologica sulla memoria passi dalle teorie della copia, basate sulla metafora del magazzino o dell’archivio di tracce mnestiche statiche, all’ipotesi della riutilizzazione dell’esperienza passata In Cognition and reality (1976) critica il primo Cognitivismo in nome della VALIDITÀ ECOLOGICA DELLA RICERCA Ispiratore di Neisser è il grande psicologo della percezione James Gibson, che in Ecological approach to visual perception del 1979 invita a studiare l’attività cognitiva in una prospettiva realistica, anziché in condizioni di stimolazione impoverita CONCETTO DI AFFORDANCE, UNA SORTA DI SIGNIFICATO FUNZIONALE DELLO STIMOLO IL COGNITIVISMO ECOLOGICO Ulric Neisser (1928-2012) in Conoscenza e realtà. Un esame critico del cognitivismo, del 1976, ha riformulato la teoria della percezione, chiudendo il circolo tra memoria, percezione e azione con il concetto di SCHEMA PERCETTIVO CICLICO Nel 1978, al convegno di Cardiff sugli aspetti pratici della memoria, Neisser ha denunciato la mancanza di rilevanza ecologica della ricerca psicologica classica, alla Ebbinghaus, inaugurando l’indirizzo ecologico di ricerca sulla everyday memory. Cap.2 Teorie della percezione (come elaborazione dell’informazione) Il paragrafo “percezione tattile” ha come titolo inglese “HAPTIC perception”. Gibson (1966) definisce il sistema haptic come "The sensibility of the individual to the world adjacent to his body by use of his body". Il termine è usato, specialmente nel settore tecnologico della realtà virtuale, per indicare il processo di riconoscimento degli oggetti tramite il tatto, che combina percezione somatosensoriale, con le dita, e propriocezione della posizione e conformazione della mano. Il ciclo percettivo di Neisser (cap.2) Oggetto (informazione disponibile) seleziona modifica Schema dirige Esplorazione Cap.3 La visione ordinaria Validità ecologica (concetto di Egon Brunswik) della ricerca: su stimoli e eventi reali, in condizioni normali, da parte di un soggetto umano che si muove ed esplora oggetti stazionari o in movimento (non “apparizioni”, per una frazione di secondo, al tachistoscopio). Cita gli effetti di aspettativa (studiati da Bruner nel New Look on perception) e l’esperimento di G. Johansson (v. file percappr) e chiama “icona” lo stimolo dell’esperimento di Sperling sul registro sensoriale (v.). Cap. 4 Gli schemi Percepire è una specie di azione, come un’abilità qualificata (es: lo scultore, il tennista), che cambia il percettore per accomodamento (piagetiano). Neisser vuole riconciliare le teorie della percezione diretta (Gibson, che rifiuta ogni costrutto ipotetico, compreso lo schema) con le teorie del controllo d’ipotesi (che lasciano il percettore smarrito nel suo personale sistema di elaborazioni) e dell’elaborazione delle informazioni. “Lo schema è quella parte dell’intero ciclo percettivo che è interna al percettore, modificabile dall’esperienza e in qualche modo specifica rispetto a ciò che viene percepito. Lo schema accetta le informazioni man mano che si rendono disponibili a livello di superficie sensoriale, ed è modificato da tali informazioni; guida i movimenti e le attività esplorative che consentono una quantità maggiore di informazione, da cui è ulteriormente modificato: Dal punto di vista biologico, lo schema fa parte del sistema nervoso.” (pp.69-70). Analogie: un formato, un programma, un genotipo Il termine “struttura” (frame) è usato anche da Marvin Minsky (n.1927) matematico e ingegnere, tra i fondatori dell’intelligenza artificiale. A seguito del lavoro di programmazione dei calcolatori per il riconoscimento di pattern bidimensionali ambigui, come le scene visive, da tradurre in disposizione di oggetti tridimensionali, Minsky afferma che un sistema efficace deve comportare delle attribuzioni per difetto (default assignments), cioè delle anticipazioni legate al contesto. Consulente di 2001 Odissea nello spazio e Jurassic Park. Nel 1951, Minsky costruì la prima macchina di apprendimento casuale a RETE NEURALE elettronica, lo SNARC. Con S. Papert pubblica il libro Perceptrons (1969), e al laboratorio di scienze cognitive del MIT creano una macchina con un braccio robotico, una videocamera e un computer capace di giocare con blocchetti da costruzione per bambini (LEGO). È questa la fonte di idee per la teoria di The society of mind (Minsky, 1985), intelligenza come prodotto dell’interazione di parti non intelligenti. La società della mente (Adelphi, 1989) sembra un manuale di psicologia per logici e ingegneri. Il seguito è The Emotion Machine: Commonsense Thinking, Artificial Intelligence, and the Future of the Human Mind (2006). Esperimento di Sternberg (1966) Il tempo di ricerca in memoria a breve termine (MBT) aumenta con il numero di alternative (criterio di accuratezza) Dopo aver presentato un set di cifre, alla domanda se una certa cifra era contenuta nella serie, il TEMPO DI REAZIONE o LATENZA della risposta è PROPORZIONALE ALLA LUNGHEZZA del numero, aumenta linearmente con il numero delle cifre, ma è INDIPENDENTE DALLA POSIZIONE dell’elemento nella serie ed è lo stesso per le risposte positive e negative. 6 9 3 2 1 . . . . Quindi il processo di ricerca non si interrompe quando la cifra viene trovata ma è esaustivo, cioè confronta l’elemento target con tutte le cifre (oppure non è seriale…..). Il Connessionismo PDP A metà degli anni ottanta, D.E.Rumelhart, J.L. McClelland e il gruppo di ricerca PDP propongono di superare le difficoltà del modello dell’ELABORAZIONE SERIALE dell’informazione, sostituendolo con il modello dell’ELABORAZIONE PARALLELA PARALLEL DISTRIBUTED PROCESSING (PDP) In seguito tende ad affermarsi l’idea che il modello dell’elaborazione in serie sia più adeguato per una rappresentazione proposizionale dei processi simbolici, analoghi al linguaggio, mentre l’elaborazione in parallelo, che fa riferimento alla ricerca sulle RETI NEURALI, simula meglio il modello associazionistico dell’apprendimento da parte di unità subsimboliche. STORIA DEL CONNESSIONISMO legge dell’effetto di Thorndike: le connessioni associative seguite da ricompensa vengono rafforzate. anni cinquanta-sessanta: Pandemonium di Selfridge e Perceptron di Rosenblatt, criticati: Il Perceptron è una macchina di elaborazione parallela che unisce un’unità di detezione del segnale con una serie di unità di input. Queste possono attivare un’unità di output che produce la risposta. Sia le unità di input che quelle di output hanno una soglia per la scarica che può portare a un incremento positivo della probabilità di scarica in output (eccitazione) o un effetto negativo (inibizione). La grandezza di questo effetto dipende dal peso della connessione. anni ottanta: diventa realizzabile il Perceptron multistrato e il Pandemonium per il riconoscimento di configurazioni visive può essere applicato alla lettura, perché l’informazione al livello delle parole interviene in parallelo a disambiguare le lettere…. La teoria computazionale della visione di David Marr (1945-1980) si propone di individuare un algoritmo per la percezione delle forme. Comprende i seguenti passi: Individuazione delle caratteristiche bidimensionali (2 D). Individuazione delle caratteristiche di profondità e riconoscimento di forme elementari (coni, quadrati, ecc.), 2 1/2D. Individuazione e memorizzazione dell’asse principale di un oggetto (3D): permette l’invarianza rispetto alla rotazione. Marr (1982, Vision: : A computational investigation into the human representation and processing of visual information): "Vision is a process that produces from images of the external world a description that is useful to the viewer". I. Immagine – rappresenta l’intensità della luce Primitivi: intensità della luce II. Abbozzo (sketch) Primario. Rappresenta i cambiamenti di intensità luminosa. Primitivi: linee, contorni, angoli v. cellule del sistema visivo primario: sensibili a variazioni di intensità della stimolazione sulla retina. Cellule semplici (stimoli lineari con orientamento dato), cellule complesse (indipendenti dall’orientamento). III. Abbozzo a 2D ½. Rappresenta le superfici visibili. Primitivi: superfici con diverso orientamento. A questo livello, moduli indipendenti forniscono informazione su distanza e orientamento delle superfici dell’oggetto rispetto all’osservatore -> insieme di coordinate centrate sull’osservatore. IV. Modello a 3D – rappresenta la struttura – Primitivi: cilindri con orientamento Risolve il problema della visione di livello alto: riconoscimento degli oggetti. Costanza dell’oggetto: non cambia con il punto di vista. Implica un quadro di riferimento basato sull’oggetto Rappresentazione astratta e tridimensionale degli oggetti. La teoria dei tratti di Biederman: i geoni Segmentazione degli oggetti in forme elementari ("geoni") Individuazioni delle relazioni ‘più probabili’ tra i margini dei geoni Il perceptron Modello di rete neurale a strati input output La propagazione all’indietro del risultato corregge l’errore Esempio in cui le unità di input rispondono sia allo stimolo 0 sia a 1 Come insegnare a una macchina connessionista a rispondere quando vengono presentati uno 0 o un 1, ma non quando vengono presentati entrambi? Aumentando la complessità del sistema con una unità nascosta dal peso 1,5 che scarica sia per 1 sia per 0 e ha effetto inibitorio. input +1 -1,5 output +1 Inserendo il processo della propagazione all’indietro dell’errore (backward error propagation), algoritmo di Hebb sviluppato da Rumelhart, Hinton e Williams: si stabilisce l’output desiderato, per esempio la lettura corretta di una parola, che agisce come tutore durante l’apprendimento. Questo implica la presentazione di uno stimolo e la registrazione dell’output; la forza delle connessioni dello strato delle unità nascoste viene modificata finché l’errore è minimo. Necessità delle “cellule nascoste”, adattato da Johnson-Laird (1993) Disgiunzione inclusiva: il bambino succhia se c’è la madre, o la balia, o tutte e due, ma non se tutte e due sono assenti Input A (madre) Unità di output (succhiare) +1 0,5 Input B (balia) +1 Disgiunzione esclusiva: l’uomo bacia la moglie o l’amante, ma non se sono presenti tutte e due Unità di output Con soglia 0,5 (bacio) +1 Input A (moglie) +1 -2 1,5 Input B (amante) +1 +1 Unità nascosta Con soglia 1,5 0,5 Il pandemonium PANDEMONIUM (Selfridge e Neisser, 1959) È un modello per il riconoscimento percettivo (qui applicato alla lettura) che può essere rappresentato come una rete multistrato a struttura gerarchica e connessioni feedforward (dall’ingresso verso l’uscita) tra i vari strati . Ogni strato è composto da un certo numero di unità, dette demoni, che rilevano caratteristiche particolari degli input. DEMONI DELLO STIMOLO DEMONI DEI TRATTI DEMONI COGNITIVI E S T E R N O Esempio: Lettera “T” DEMONE DELLA DECISIONE USCITA O DECISIONE T TEF HL (1974) Frame analysis. Essay on the organization of experience. Un pedone vede correre tre uomini inseguiti dalla polizia e ne colpisce uno con il bastone da passeggio, mandandolo all’ospedale. A questo punto gli dicono che stavano girando un film! L’attore, che era assicurato, uscito dall’ospedale, definisce l’accaduto un “rischio professionale”. Un frame è una definizione della situazione, una prospettiva, che rende possibile comprendere un episodio o una condotta, è una convenzione collettiva che rende significativa l’esperienza (l’alcoolismo cme malattia o come vizio). E. Goffmann (1922-1982) Raccolta e immagazzinamento dell’informazione L’informazione, definita da R. Shannon (teoria matematica) come una selezione fra alternative, può essere trasmessa dagli oggetti che riflettono la luce (A) all’occhio, come (B) modello di luce strutturata o struttura ottica (layout) spazio-temporale, che ne specifica la disposizione e le proprietà (invarianti). Molti studi cognitivisti basati sul concetto di elaborazione o ricodificazione dell’informazione (information processing) usano situazioni artificiali e “trascurano il carattere continuo e ciclico dell’attività percettiva ordinaria”(p.84). La raccolta (pick up) di informazioni dall’ambiente diventa sempre più efficace grazie all’ “apprendimento percettivo”. Gli schemi che esistono in un dato momento in un individuo sono anche “il prodotto di una storia particolare” (p.85) e gli schemi inoperanti sono “aspetti della struttura del suo sistema nervoso”. Origini del ciclo percettivo La percezione è un processo costruttivo, ma ciò non significa che costruisca un prodotto finale nella mente: lo schema anticipa e si impegna nell’azione di raccolta delle informazioni ambientali che lo alterano, e perciò non possono esserci due azioni percettive identiche. L’apprendimento percettivo è una questione di differenziazione e non di arricchimento. Le anticipazioni in base alle quali il percipiente raccoglie informazioni possono essere corrette e affinate nel corso dell’osservazione. Gli schemi che esistono in ogni dato momento sono il prodotto di una storia particolare, sono epigenetici, come diceva Piaget. Fin dai primi giorni dopo la nascita, il bambino si orienta verso la fonte del suono, e impara a localizzarla con precisione. “Lo schema percettivo non è dissimile dalla ‘reazione circolare’ ”. Il concetto di schema di Jean Piaget (1968) All’origine dell’intelligenza nel bambino piccolo è il processo di formazione dello SCHEMA SENSO-MOTORIO come INTERIORIZZAZIONE DELL’AZIONE AZIONI (Trasformazioni della realtà) INPUT ORGANIZZAZIONE (Trasformazioni interne) Feedback delle azioni (Costruzione degli schemi) Feedback dei risultati (Costruzione delle funzioni rappresentative, tra cui la memoria) Il cambiamento strutturale avviene grazie al feedback = informazione di ritorno sugli effetti dell’azione. La conoscenza dei risultati informa sulla correttezza della prestazione. Il COSTRUTTIVISMO di Piaget nel rapporto organismo-ambiente ORGANIZZAZIONE( strutturale) “l’accordo del pensiero con se stesso” ADATTAMENTO (funzionale) “l’accordo del pensiero con le cose” ASSIMILAZIONE Aspetto conservativo ACCOMODAMENTO Aspetto innovativo Lo sviluppo senso-motorio secondo Piaget (1936 La naissance de l’intelligence chez l’enfant, 1937 La construction du réel chez l’enfant). Costruzione delle grandi categorie dell’azione: oggetto, spazio-tempo e causalità Stadio età in mesi condotte e capacità I 1° mese esercizio dei riflessi (es. della suzione: assimilazione funzionale, generalizzatrice, ricognitiva) II 2-3 mesi primi adattamenti acquisiti e reazione circolare (concetto di J.M.Baldwin, 1861-1964) primaria (ripetizione per effetti sul corpo proprio) III 4-6 mesi reazione circolare secondaria (ripetizione per effetti sul mondo esterno) e procedimenti per far durare risultati interessanti (causalità magicofenomenistica) IV 7-11 coordinazione intenzionale degli schemi (differenziazione mezzifine) e applicazione di schemi noti a situazioni nuove, ricerca dell’oggetto scomparso V 12-14 reazione circolare terziaria e scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva (condotte del supporto, della cordicella e del bastone) VI 15- 18 invenzione di mezzi nuovi mediante combinazione mentale (rappresentazione, funzione simbolica, imitazione differita, gioco simbolico), ritrova l’oggetto nascosto con spostamenti invisibili Per “reazione circolare” (secondaria) Piaget intende la ripetizione di un’azione senso-motoria che ha ottenuto un risultato piacevole nell’ambiente (per esempio il bambino tocca un giocattolo che emette suoni). “Queste interazioni cicliche modificano lo schema iniziale, un processo che Piaget chiama accomodamento” (89). Neisser ha dubbi sull’assimilazione, che intende come alterazione delle informazioni raccolte, e fa l’esempio della conservazione. Circa la questione se i bambini abbiano o no la nozione di oggetto, cita l’esperimento di E. Spelke (1976): a bb. di 3 mesi si mostrano due film su schermi adiacenti e si attiva la colonna sonora corrispondente a uno di essi; tutti i bb. guardano il film corrispondente all’informazione acustica, dimostrando che l’attività esplorativa precoce è intermodale (riguarda le varie modalità sensoriali, coordinate). Circa la persistenza dell’anticipazione percettiva dell’oggetto, cita T.G.R.Bower. La comparsa della nozione di oggetto permanente (che continua ad esistere dietro l’ostacolo) viene anticipata, con il PARADIGMA DELLA VIOLAZIONE DELL’ASPETTATIVA (dopo una fase di ABITUAZIONE, un oggetto scompare dietro uno schermo e ne ricompare uno diverso: il bambino mostra SORPRESA), da T.Bower (1972). Baillargeon, Spelke e Wasserman (Cognition, 1985) trovano permanenza dell’oggetto a 4-5 mesi In seguito la Spelke studierà indirettamente la permanenza dell’oggetto, attraverso il principio di solidità, in bb. di 3-4-5 mesi, sostenendo l’ INNATISMO RAPPRESENTAZIONALE del mondo fisico. Spelke et al. 1992 La conservazione delle quantità continue (liquidi) Significato e categorizzazione Percepiamo oggetti dotati di significato, attraverso le loro affordances potenziali, che il percipiente seleziona, attribuendo significato effettivo Teorie sul riconoscimento di modelli (pattern recognition) Percepire non è assegnare oggetti a categorie La memoria dipende dall’attenzione Cap. 5 L’attenzione e il problema della capacità Cap.6 Le mappe cognitive “L’osservatore immobile e con la testa ferma, che funge da soggetto in tanti esperimenti di percezione, costituisce una situazione insolita e molto sfavorevole, mentre l’informazione prodotta dal movimento, che in tali esperimento gli manca del tutto, appare cruciale nell’ambito della percezione visiva normale” (Neisser, 1976, p.118) Uno spostamento laterale della testa basta a produrre pattern di apertura (scopre oggetti prima invisibili) e chiusura (copre...) Movimenti più ampi di locomozione (andare dietro l’angolo o attraversare una soglia) ottengono visuali nuove Ogni oggetto opaco presente in un ambiente (ogni margine di chiusura) specifica potenzialità percettive dovute alle posizioni relative degli oggetti Secondo Gibson il percipiente estrae invarianti dal flusso ottico prodotto dal movimento delle cose e del suo corpo nell’ambiente… MONDO (informazione potenziale) Neisser, cap.6 Oggetto (informazione disponibile) seleziona modifica Schema MAPPA DEL MONDO (e delle sue possibilità) dirige Esplorazione LOCOMOZIONE E AZIONE INFORMAZIONI FORNITE DAL MOVIMENTO (dell’oggetto e/o dell’osservatore) 1) Parallasse del movimento e parallasse binoculare, danno informazioni su forme, posizioni e disposizioni degli oggetti visibili 2) Pattern di flusso, o cambiamenti continui nella struttura ottica disponibile, mostrano facce diverse degli oggetti, forme che subiscono cambiamenti sistematici. Le trasformazioni ottiche prodotte dal movimento specificano la reale disposizione dell’ambiente La mappa cognitiva non è un’immagine (statica, copia della percezione) ma uno schema di orientamento, che accetta la nuova informazione, modificandosi, e dirige l’azione. C Indizi di profondità Parallasse di movimento B A P1 P2 P3 P4 P5 Il MODELLO SERIALE degli stadi di elaborazione (esempio della lettura: prima riconoscimento delle caratteristiche grafiche delle lettere dell’alfabeto, poi identificazione delle singole lettere, poi della parola, infine assegnazione alla categoria) non è soddisfacente (v. modello Pandemonium di Selfridge (1959) e applicazione di Treisman alla lettura). Schemi e mappe cognitive Schemi di orientamento e schemi di oggetti sono incorporati (nested gerarchicamente ma funzionanti IN PARALLELO) nella mappa cognitiva dell’ambiente (es. io mi muovo al buio in una stanza dove so che c’è una lampada……l’accendo e vedo la mia mano, oppure non la trovo e aggiorno lo schema della lampada e della stanza….). I diversi livelli di analisi sono compresenti come sistemi incassati. Come nella topologia di Lewin, il soggetto e il mondo fanno parte di un sistema dinamico, di potenzialità di movimento Gibson parla di PROPRIOCEZIONE VISIVA come percezione diretta della posizione e direzione dell’ego fisico in movimento grazie al FLUSSO OTTICO che rende disponibile un modello di cambiamenti e invarianze specifico: le proiezioni retiniche di ogni superficie visibile nella metà anteriore dell’ambiente che circonda il soggetto diventano sempre più grandi e l’unico punto che non si sposta verso l’esterno è il punto verso il quale l’osservatore si sta muovendo. Esperimento di Lee (1973) e illusione della tenda ruotante, o trapezio ruotante di Ames: trapezio isoscele, si fa ruotare e si vede oscillare (come una finestra rettangolare che sbatte). Alternativa alla spiegazione empirista: ipotesi che questo esito fenomenico preservi l’identità della figura, più omogenea e stabile possibile, con distorsione e deformazione minima. Varietà di mappe cognitive La capacità di localizzare il cibo negli animali e nei bambini precede la capacità di descrivere verbalmente gli schemi di orientamento (p.176 un bambino di cinque anni parla della sua casa in termini di percorsi potenziali, anche non effettuati né effettuabili) Sviluppo della conoscenza ambientale Route knowledge Conoscenza del percorso Map knowledge Conoscenza della mappa L’orientamento spaziale Etak dei navigatori dell’ isola Puluwat in East is a big bird dell’antropologo Thomas Gladwin (1967): struttura concettuale dove le rotte e le direzioni-base sono definite dai luoghi sulla linea dell’orizzonte da dove sorgono stelle particolari, le cui orbite empiriche sono conosciute. Il principio della navigazione è astratto, guida la ricerca di segnali marittimi attesi e di modelli di onda, riferiti al movimento immaginario di una lontana isola di riferimento sotto le posizioni di invisibili stelle nascenti. L’immagine della città, secondo Kevin Linch (1960), è una mappa cognitiva che comprende segnali territoriali, itinerari (paths), nodi, distretti e margini. La teoria della percezione diretta di J. J. Gibson The ecological approach to visual perception (1979, tr. it. 2000) Distingue CAMPO VISIVO (esperienza pittorica di un ovale allungato orizzontalmente che scorre muovendo la testa, ruota e si deforma) e MONDO VISIVO (una sfera intorno alla testa, una successione di superfici e oggetti sovrapposti, senza deformazioni, sempre stazionario e dritto) Realismo critico di Holt, che considera il percetto attendibile e veridico, anche se a volte la percezione è ingannevole perché artificialmente impoverita e lacunosa L’INFORMAZIONE È NELLA LUCE Non la luce radiante emessa da una sorgente di energia, stimolo adatto per la retina, ma non per il sistema occhio-testa, bensì la luceambiente, riflessa dalle superfici su cui incide secondo diversi angoli Il modello dei sistemi ecologici di U. Bronfenbrenner (1979) MACROSISTEMA (politica sociale) ESOSISTEMA (condizioni di vita) MESOSISTEMA (microsistemi) famiglia scuola Cap. 7 Immaginazione e ricordo Ricerca cognitivista sull’immagine visiva, di moda negli anni ‘70 Controversia sull’immaginazione eidetica (percetti che permangono per alcuni secondi dopo che è scomparso lo stimolo e possono essere rievocate a piacere) nei bambini. Studio di Perky (1910) che chiese di immaginare guardando uno schermo sul quale veniva proiettata la stessa immagine, ottenendo confusione fra immagine mentale e percetto. Critica metodologica di Neisser. Segal negli anni ‘70 non replica i risultati. Ricerche di S.M. Kosslyn e dibattito con Z. Phylyshin, sostenitore della teoria proposizionale dell’immagine mentale. Ricerche sull’immagine degli anni settanta, citate da Neisser -Paradigma lettera maiuscola-minuscola di Posner (1973): facilitazione nel rispondere se “è la stessa lettera?”, quando questa è stata presentata nello stesso carattere e dimensione. -Ricerche sui movimenti oculari, che seguono i contorni degli oggetti nella percezione visiva e nel sogno. -Brooks ha mostrato l’interferenza fra un compito di percezione visiva e uno di visualizzazione immaginativa (compito di tracking mentre si descrive verbalmente una forma visiva; manipolare un’immagine mentale mentre si leggono le istruzioni) -Kosslyn ha chiesto dettagli secondari di un oggetto immaginato e ha trovato risposte più rapide per quelli grandi e vicini (come una piccola fotografia che va avvicinata, con uno zoom, prima di usarla): -Studi sulla rotazione mentale di Shepard: i tempi di reazione per dire se due figure sono identiche sono proporzionali al grado della loro differenza di orientamento; lo stesso avviene con lettere dell’alfabeto in posizione normale o speculare. La ricerca cognitivista sull’immagine mentale -anni settanta, controversia tra Phylyshin e i sostenitori della metafora fotografica, noto come dibattito tra proposizionalisti e pittorialisti; -anni ottanta, questione della natura visiva o spaziale dell'immagine; -anni novanta, il dibattito si sposta nell'ambito delle neuroscienze; si ipotizza la selezione naturale nel corso dell'evoluzione di dispositivi per l'orientamento spaziale e si dimostra la condivisione, da parte dell'immagine, di strutture cerebrali usate per la visione. Problemi metodologici. Differenze individuali nella imagery cosciente, che può essere riferita verbalmente, e nella capacità di seguire le istruzioni, portano a selezione dei partecipanti alle ricerche. Il paradigma che richiede di generare immagini, rinfrescarle per mantenerle, ruotarle, fondere mentalmente tratti di figure presentate successivamente, sovrapponendoli, o di sottrarli richiede addestramento. Esperimento di Shepard e Metzler (1971) I soggetti dovevano giudicare l'identità o meno di due figure geometriche tridimensionali, costituite dal dieci cubi allineati, con due cambiamenti di direzione. Si trattava dello stesso oggetto osservato da due punti di vista diversi oppure di due oggetti speculari. Il tempo di latenza della risposta è una funzione lineare dell'angolo di rotazione necessario per riorientare le figure, sia sul piano che in profondità, preliminare al confronto. La rotazione mentale è quindi un processo analogo alla rotazione fisica, perché impiega tempi proporzionali alle differenze di orientamento in gradi angolari dei due oggetti da confrontare. Kosslyn et al., 1978 I soggetti dovevano memorizzare la mappa, e poi scannerizzare l’immagine mentale, immaginando il percorso tra due luoghi (tra la capanna e l’albero o tra l’albero e il laghetto). Il tempo impiegato risultava proporzionale alla distanza nel disegno. TEORIA ANALOGICA lpotesi che le immagini visive siano rappresentazioni analogiche, che hanno relazioni non arbitrarie con l'oggetto; sono come figure che somigliano all'oggetto, collocate in un medium spaziale, e quando la mente deve trasformarle lo fa gradualmente, mimando, imitando i movimenti reali degli oggetti nel mondo fisico così come verrebbero percepiti. Kosslyn (1975) chiedeva ai soggetti di immaginare un animale target, per esempio un coniglio, accanto a un animale molto più grosso, un elefante (o accanto a uno molto più piccolo, una mosca), e di rispondere alla domanda "il coniglio ha il naso? Se la rappresentazione per immagini avviene in un medium di natura spaziale ad estensione e risoluzione limitata, immaginare i primi due animali nello stesso contesto, rispettando le dimensioni relative dovrebbe comportare un ritardo nei tempi di ispezione (per la necessità di zoomare sul coniglio avvicinandosi per vedergli bene il naso); l'ipotesi venne confermata anche in una condizione di controllo, in cui si chiedeva di immaginare un elefante piccolo, delle stesse dimensioni del coniglio, e una mosca grande, e il ritardo scompariva. Teoria proposizionale o teoria della simulazione? L’immagine visiva è una descrizione proposizionale, mediante simboli di tipo linguistico, in relazione del tutto convenzionale con l'oggetto, così come la frase descrive le relazioni fra oggetti seguendo regole arbitrarie. L'esperienza soggettiva di immaginare non basta a considerarla una forma di rappresentazione separata, perché i processi di pensiero potrebbero simulare eventi fisici o percettivi, facendo uso delle conoscenze tacite circa il modo in cui gli eventi si svolgono effettivamente, la durata dei processi ecc. L’obiezione proposizionalista può sempre essere avanzata e mai esclusa, v. postulato dell’indeterminatezza di Anderson. Conciliazione di Kosslyn (1983) teoria computazionale dell'immagine: come una visualizzazione sullo schermo di un computer, con possibilità di tradurre l’analogico in digitale, grazie alla matrice dei pixel….. Rapporti tra percezione e immagine Baddeley notò che seguire una partita di football americano alla radio lo faceva sbandare alla guida di un'auto, perché immaginava i movimenti del pallone in campo, e così i compiti di tracking (per esempio seguire con il dito una macchia di luce che si sposta) disturbano la visualizzazione. Di qui ebbe lo spunto per usare il paradigma del doppio compito nella ricerca sul taccuino visuo-spaziale (componente della memoria di lavoro). L'immagine mentale usa regioni del cervello che hanno funzioni specializzate per la visione, come le aree di proiezione visiva della corteccia occipitale. Interesse per l'immagine mentale come mezzo di rappresentazione delle conoscenze conservate in una memoria a Lungo Termine amodale (che non fa riferimento ad alcuna modalità sensoriale) Associazione, immaginazione e memoria L’immagine è statica in quanto distaccata dal contesto dello schema percettivo ciclico, ma può essere sempre reinserita in esso e allora diventa dinamicamente modificabile e attiva. Le immagini sono “derivati dell’attività percettiva, in particolare, esse sono delle fasi anticipatorie di tale attività, schemi che il percettore ha distaccato dal ciclo percettivo per altri scopi” (p.152). Per esempio durante la locomozione, per orientarsi anticipando la raccolta di nuove informazioni, si ha “distacco delle immagini dal contesto immediato” (p.156). “Io ritengo che l’esperienza di avere un’immagine sia proprio come l’aspetto interiore di una disponibilità a percepire l’oggetto immaginato” (p.153) “Le immagini non sono quadri o rappresentazioni mentali, ma progetti per ottenere informazioni dall’ambiente potenziale” (p.154). Queste anticipazioni della percezione possono essere non realistiche, immaginarie e irreali (l’unicorno). Metodo del LOCI La locomozione è una faccenda lenta e per ritrovare la strada si anticipano informazioni non ancora percettivamente disponibili, relative ad aspetti ambientali stabili (posizioni di edifici). Le mappe cognitive possono essere utilizzate fuori contesto, per ricordare elementi in successione. Francis Yates (1966) ha studiato L’arte della memoria antica e rinascimentale: i metodi usati dagli oratori per ricordare arringhe e prediche senza un supporto scritto. Il METODO DEI LOCI consiste nell’immaginare dei luoghi reali o fittizi ben noti all’interno dei quali inserire gli elementi da ricordare disponendoli lungo un percorso conosciuto e costruendo immagini (possibilmente bizzarre e inusuali per evitare la confusione da interferenza) degli elementi da ricordare combinati con gli elementi dell’ambiente. Potremmo utilizzare il percorso familiare tra la nostra abitazione e il luogo di lavoro, o tra l’ingresso di casa e la cucina, ed in esso, per esempio, scegliere dieci posizioni (la cassetta delle lettere, il campanello della porta, il telefono in corridoio, il frigorifero in cucina e così via). Per ricordare una serie di parole (pipa, salsiccia, elefante, fantino) potremmo immaginare una pipa che sporge dalla cassetta delle lettere, una salsiccia appesa al campanello, un elefante che telefona e un fantino a cavalcioni del frigorifero. Il teatro della memoria di Giulio Camillo La memoria a lungo termine e le mnemotecniche La memoria a lungo termine codifica prevalentemente in termini di significato, ma conserva anche dettagli sensoriali, visivi e non (la voce di una persona, sapori e odori) Il ricordo dipende dalla comprensione del materiale perché le associazioni all’input costituiscono potenziali indizi per il recupero. Le mnemotecniche sono tecniche artificiali, costituite da strategie deliberate, per organizzare l'informazione da memorizzare e codificarla aggiungendo connessioni significative in modo da rendere più agevole l’accesso. In base al principio della DOPPIA CODIFICA (Paivio, 1971) è più probabile avere accesso a un'informazione presente in memoria in più forme o versioni, che usano due diversi MEZZI DI RAPPRESENTAZIONE: linguaggio verbale e immaginazione visiva. Tradurre il materiale da ricordare secondo diversi codici aumenta la probabilità di incontrare o produrre gli indizi per il recupero che consentono la rievocazione. Un compito di memoria di coppie di parole (meglio se ad alto valore d’immagine, cioè parole con riferimento concreto) è facilitato se si istruisce il soggetto a formare immagini mentali di ciascuna coppia di oggetti in interazione fra loro (es: un pescecane che mangia da una greppia). L’immagine è tanto più efficace quanto più è contestualizzata, poiché non viene facilmente confusa con immagini simili ed è protetta dall’interferenza. Il dual coding (A. Paivio, 1956) Le parole ad alto valore d’immagine, con referenti concreti, vengono ricordate più facilmente di quelle a basso valore, astratte, perché e prime sono codificate anche mediante la loro immagine visiva. Il ricordo di coppie associate è favorito dalla creazione di IMMAGINI INTERATTIVE cioè DI OGGETTI CONCRETI CHE INTERAGISCONO TRA LORO. Neisser fa l’esempio di un pescecane che mangia da una greppia e spiega che “il nostro schema di un oggetto si modifica quando anticipiamo di vedere tale oggetto in un contesto particolare” (146). Ma non gli serve ricordare la pipa nel portacenere, perché ce la lascia sempre e ciò produce INTERFERENZA. Perciò funzionano meglio le immagini insolite, forse anche quelle bizzarre. Per le parole astratte, come categoriagiustizia, si può immaginare un gatto insanguinato (cat-gory) sul piatto di una bilancia: Calcolatori mnemonisti Alfred Binet, nel libro del 1894 Psychologie des grands calculateurs et joiers d'échecs, confronta due casi di memoria di cifre molto estesa e capacità di calcolo: Jacques Inaudi, pastore piemontese analfabeta, nato nel 1967 e scoperto da Broca (con il fratello che suonava l’organetto per strada) che lo presenta alla società di antropologia nel 1880, fu esaminato da Charcot e da Binet nel 1892-3. Era un calcolatore di TIPO UDITIVO, con grande rapidità, e memoria di cifre molto estesa. Pericles Diamandi, greco, nato nel 1893, scolarizzato, sa cinque lingue, usa schemi mentali e audizione colorata; per emulazione, dopo aver letto di Inaudi, perché prima usava la sua grande memoria visiva per altro, diventa un calcolatore di TIPO VISIVO. E’più veloce nell’imparare un quadrato di cifre nelle diverse direzioni, perché legge l’immagine mentale? Binet si occupa della “simulazione di memoria”, cioè delle mnemotecniche e poi della memoria dei giocatori di scacchi, che non hanno bisogno di guardare la scacchiera ma giocano “alla cieca”: non grazie a memoria visiva concreta, ma astratta, cioè all’expertise che deriva dall’aver giocato molto a scacchi, il che permette un chunking particolare. Mnemotecniche per visualizzatori -METODO DELLE PAROLE-AGGANCIO (PEG-SYSTEM) O DEL CASELLARIO: si impara la filastrocca: "Uno è un pruno, due un bue, tre un re, quattro un gatto.....", si collocano gli elementi nelle caselle successive e si associano mediante immagini interattive bizzarre gli elementi da ricordare. Ad esempio: se dobbiamo ricordare la parola lago possiamo immaginare che il pruno della casella 1 stia galleggiando su uno splendido lago blu. Oppure, per ricordare la parola uguaglianza, possiamo immaginare che il re della casella tre si trovi di fronte ad uno specchio che lo ritrae, ovviamente uguale a se stesso. -METODO DELLA PAROLA-CHIAVE. Per imparare il significato di una parola straniera, p.es. che in inglese cavallo si dice horse, si può cercare una parola italiana dal suono simile (orso) e formare l'immagine mentale di un orso a cavallo. Mnemotecniche per verbalizzatori -ACRONIMI (parole o sigle che si formano con le lettere iniziali delle parole da ricordare) : p.es. PQ4R per ricordare le fasi del METODO DI STUDIO DEI TESTI: PREVIEW (scorrere in modo preliminare) QUESTIONS (porsi delle domande), READ (leggere attentamente) REFLECT (riflettere cercando esempi e relazioni con quello che sai) RECITE (riprodurre senza guardare il testo) REVIEW (ripensare, riassumendo e ripassando) -ACROSTICI (frasi o versi che forniscono le sillabe iniziali delle parole da ricordare): p.es. "Ma con gran pena le recan giù", per ricordare la successione delle catene delle Alpi: Marittime, Cozie e Graie, Pennine, Lepontine e Retiche, Carniche e Giulie. - RIME: p.es. "Trenta dì conta novembre con april giugno e settembre, di ventotto ce n'è uno tutti gli altri ne han trentuno". -metodo della TRASFORMAZIONE IN LETTERE, per ricordare date o numeri. ACRONIMO ACROSTICO RIME Per ricordare la distinzione fra l’afasia di Broca, produttiva, dovuta a lesioni dei lobi frontali, e quella di Wernicke, sensoriale, con lesioni temporali: Bro-pro-fro/We-se-te L’arbor scientiae di Raimondo Lullo (1233-1315) Associazione tra lettere dell’alfabeto e oggetti della vita quotidiana EFFETTO BIZZARRIA La memoria a lungo termine trae vantaggio dall’uso al momento della codifica di IMMAGINI INTERATTIVE INUSUALI (che associano il target a un elemento nuovo) e AUTOPRODOTTE (non suggerite da altri, self-generation effect). L’uso di IMMAGINI BIZZARRE facilita il ricordo (conferma sostanziale dalle ricerche degli anni ottanta, anche se le condizioni dell’effetto restano complesse) perché esse hanno la capacità di colpire ed attrarre l’ATTENZIONE e una probabilità minore di essere confuse per interferenza con elementi simili, cioè una maggiore DISTINTIVITÀ e discriminabilità. Il vantaggio mnestico delle immagini bizzarre è dovuto anche alla libertà che il soggetto ha di creare delle associazioni personali, che posseggono il carattere del RIFERIMENTO A SÉ. Cfr. Calamari et al. (2002) Il ricordo di frasi bizzarre nell’infanzia e nell’adolescenza. In Dimensioni del sé: memoria, coscienza, affetti, ETS, Pisa, pp.43-60) “L’impiego deliberato delle immagini mentali è solo un modo per ricordare le cose, ma i principi con cui ho cercato di spiegarlo sono del tutto generali. Si ha la tentazione di pensare che su questa stessa linea possa venire costruita una compiuta teoria della memoria, in cui la presentazione ripetuta dello stesso materiale dovrebbe costituire una regolarità da rilevare, anziché un modo per rafforzare una traccia mnestica individuale” (148) “l’oblio si verificherebbe ogni qualvolta l’input presente non fosse sufficiente a specificare inequivocabilmente uno schema” (ibid.) Occorre resistere alla tentazione perché non abbiamo conoscenze sulla memoria “quale si manifesta nel corso della vita ordinaria”(149): “che cosa si apprende dalla lettura” (mediante strategie deliberate, “sembra un prodotto collaterale dell’istruzione formale” ma non sappiamo come e perché) o “come la gente ricorda gli eventi vissuti di persona” (ibid.) Joshua Foer (2011) Nel 2006 un giovane giornalista (n.1982) vinse il campionato di memoria in U.S.A. Memory Championship e nel 2011 ha pubblicato: Moonwalking With Einstein: The Art and Science of Remembering Everything, tradotto in italiano con il titolo L'arte di ricordare tutto. Storia, scienza e miracoli della memoria Immagini visive o spaziali? Il tatto e il gusto danno informazioni sull’ambiente e la ripetizione di sensazioni proustiane può “evocare un mare di ricordi”, involontari. Il gusto è passivo e dà esperienza poco manipolabile (ma il buon cuoco ……) per cui due degustazioni a distanza di tempo sono quasi identiche. Diverso il caso della vista e del tatto. I ciechi hanno mappe cognitive, schemi di orientamento spaziali. Controversia fra i sostenitori della natura visiva o di quella spaziale delle immagini: le neuroscienze hanno individuato le strutture cerebrali implicate ed ipotizzato che la memoria spaziale, primitiva, possa essere considerata alla base dello sviluppo delle altre forme di memoria, come quella verbale. Il caso Seresevskij di A.R. Lurija Caso di Seresevskij, studiato da Lurija (1968): Edizioni italiane: Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla. Armando, Roma 1979153.12 LUR Un piccolo libro, una grande memoria. pref. di J.S. Bruner. Editori Riuniti, Torino 1991 Ita.Let.128.3 LU.p. Una memoria prodigiosa. Viaggio tra i misteri del cervello umano. Mondadori, Milano 2002. Alexander R. Lurija (1902-1977) A partire dagli anni venti, Lurija seguì il caso di Solomon Seresevskij o Shereshevsky, giornalista trentenne dalla memoria prodigiosa, che si esibì poi come mnemonista. Grazie alla sua percezione eidetico-sinestesica, S. codificava spontaneamente, in immagini delle diverse modalità sensoriali, gli stimoli da ricordare: “Che voce gialla e friabile è la vostra!”, disse una volta a Vygotskij. Era in grado di imparare rapidamente e di ripetere con precisione lunghe liste numeri, sillabe senza senso o parole, trasformandole in immagini sensoriali che poteva “rileggere” come se le vedesse nella propria mente. L’APPROCCIO SOCIOCULTURALE (L.S.Vygotskij 1896-1934) La relazione con l’altro precede quella con se stesso La coscienza di sé deriva dall’interiorizzazione del dialogo LEGGE GENETICA GENERALE dello sviluppo culturale: origine del funzionamento mentale superiore nell’attività sociale, grazie alla quale si introducono gli stimoli-mezzi (es: lanciare in aria una moneta per decidere tra due alternative) Concetto di ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE (Zone of proximal development). Le nuove capacità mentali e di uso di strumenti compaiono nella relazione sociale con l’adulto prima che il bambino le manifesti da solo Vygotskij considera la memoria come una FUNZIONE PSICHICA SUPERIORE, collegata con tutte le altre in sistemi funzionali suscettibili di presa di coscienza, che permette il ricordo intenzionale (es: fare un nodo al fazzoletto) Alexander R. Lurija, tra neuropsicologia e “scienza romantica”: “arte della descrizione clinica e dell’osservazione” che preserva “la multiforme ricchezza del suo soggetto” (Cole, 1984) Pubblica due biografie di casi singoli: il giornalista Seresevskij dalla memoria prodigiosa, dovuta alla percezione sinestesica, e il soldato Zasetskij, ferito alla testa nella II guerra mondiale e affetto da amnesia anterograda e gravi disturbi neurologici. Quest’ultimo ispira Oliver Sacks, che lo definisce un “romanzo psicologico”. Inoltre, in Musicofilia, Sacks scrive un capitolo sugli mnemonisti dal titolo: “Un mondo verde brillante per la sinestesia”. Riferimenti alla ricerca cognitivista classica sulla memoria L’efficacia delle mnemotecniche che impiegano deliberatamente immagini mentali può essere spiegata in base a principi generali della teoria della memoria, relativi a “fenomeni sperimentali familiari: effetti del contesto, specificità della codificazione, l’ inibizione proattiva e la sua liberazione, il raggruppamento in categorie e simili” (p.164) Fenomeni artificiali “il ricordo di liste di parole e o di sillabe senza senso, l’identificazione di fotografie incluse in una lista precedentemente somministrata ai soggetti” (ib.) Fenomeni naturali “che cosa si apprende dalla lettura, come gli attori mandano a memoria le battute dei loro copioni” (ib.) Fino agli anni settanta la psicologia ha studiato la memoria pura in esperimenti di laboratorio sul modello della ricerca di Ebbinghaus Ha così individuato principi stabili e prodotto ampie generalizzazioni: interferenza tra materiali simili, superiorità delle storie (significative) sulle liste (prive di senso), effetto positivo del tempo di studio, risparmio nel riapprendimento di materiale familiare. Nel 1978 al convegno di Cardiff sugli aspetti pratici della memoria U. Neisser ha denunciato la mancanza di rilevanza ecologica della ricerca psicologica classica La memoria meccanica (rote memory), utile ai cantastorie per ricordare i poemi, non è stata mai studiata (prima di Rubin negli anni ottanta) nella vita di tutti i giorni, ad esempio per quanto riguarda il destino delle nozioni scolastiche nell’adulto (Bahrick, 1984). È vero che "l'istruzione è ciò che resta dopo aver dimenticato tutto quello che si è imparato”? Temi interessanti per l’everyday memory: amnesia infantile, incapacità a ricordare gli appuntamenti (memoria prospettica), la zia che sa a memoria la Gerusalemme liberata, il declino della memoria per i nomi propri, la facilità a ritrovare i percorsi nella città natale dopo molti anni di assenza (memoria ambientale). Prove a favore della distinzione tra MBT e MLT (anni sessanta) Gli effetti di posizione seriale (primacy, vantaggio mnestico dei primi e recency, degli ultimi elementi di una lista) sono diversamente resistenti all’INTERFERENZA di un compito interpolato: l’effetto recenza scompare (perché dipende dalla MBT) mentre l’effetto priorità permane (perché i primi item della lista sono stati ripetuti abbastanza da passare in MLT) Spiegazione in base alla DISTINTIVITÀ: i primi e gli ultimi item della lista sono più distinguibili, grazie alla loro posizione, degli item intermedi Conciliazione: la distintività protegge dall’interferenza L’oblio per interferenza Esperimento di Wickens (1972) sull’effetto della somiglianza del materiale nell’interferenza retroattiva: Si fa apprendere una LISTA DI CIFRE a un gruppo di soggetti e si suddividono casualmente indue sottogruppi. Subito dopo al sottogruppo sperimentale si fa apprendere un’altra lista di cifre e al sottogruppo di controllo una LISTA DI LETTERE dell’alfabeto. Il ricordo della prima lista di cifre è migliore per il gruppo di controllo e l’oblio è maggiore per il gruppo sperimentale, che ha appreso successivamente MATERIALE SIMILE al target. L’interferenza retroattiva è maggiore tra elementi simili PARADIGMA Brown-Peterson Esperimento Il soggetto legge una terna di consonanti, poi gli viene presentato un numero di tre cifre con la consegna di contare all’indietro per tre (p.es.a partire da 234: 231, 218, 225…). Dopo un intervallo variabile fra 3 e 18 secondi, si chiede al soggetto di ripetere la terna di lettere. Si prosegue con una seconda terna, per sei volte. Risultati La percentuale dei gruppi di lettere ricordati correttamente diminuisce all’aumentare dell’intervallo di ritenzione. Interpretazione Al procedere del compito aumenta la possibilità di confusione fra gli elementi delle diverse terne, per interferenza del materiale presentato prima su quello presentato dopo (INIBIZIONE PROATTIVA) Liberazione dall’inibizione proattiva Applicando il paradigma di Brown-Peterson a gruppi di tre parole, l’effetto si mantiene. Ma se le terne di parole appartengono a una categoria (animali) e si cambia la categoria (frutta), il ricordo migliora, per tornare poi a declinare. Interpretazione Il mutamento di categoria consente di evitare la confusione con le parole presentate in terne precedenti L’importanza della codifica Katona (1940) teorizza l’importanza dell’ORGANIZZAZIONE (scoprire un ordine nel materiale) per la memoria Miller (1956) parla di chunking come processo di raggruppamento degli elementi da ricordare in unità più ampie dotate di significato ACTI BMCI AFB ISOS Durante la RIPETIZIONE DI MANTENIMENTO in memoria a breve termine, le STRATEGIE DI CODIFICA, come la RIPETIZIONE ELABORATIVA della MEMORIA DI LAVORO, permettono di trasformare (in base a un codice di regole e operazioni) l’informazione in ingresso in una forma che può essere conservata in memoria a lungo termine La memoria di lavoro secondo A. Baddeley (1986) La MEMORIA DI LAVORO (concetto che sostituisce quello di MBT) è un sistema che mantiene attiva una QUANTITÀ LIMITATA di informazioni (7 + - 2) per un breve periodo ed esegue su di esse delle operazioni mentali. È lo SPAZIO MENTALE in cui l’input esterno viene sottoposto alle strategie di codifica che ne consentono la conservazione a nel tempo e combinato con le informazioni richiamate dalla memoria a lungo termine per la soluzione dei problemi e l’attività del pensiero. Esecutivo centrale Taccuino visuo-spaziale MEMORIA VISIVA Ciclo fonologico MEMORIA VERBALE Metodi di studio della memoria di lavoro Test di Corsi dello span di memoria visuo-spaziale: l’esaminatore tocca una sequenza di caselle (da 2 a 9) e il soggetto deve toccarle nello stesso ordine Span di configurazioni visive (Della Sala et al, 1999): si presenta una serie di matrici con metà celle piene e metà vuote (da 2x2 a 5x6) e il soggetto deve riprodurle su matrice vuota. La memoria di lavoro multicomponenziale (Baddeley, 2000) Difficoltà del modello a tre componenti: span di memoria per le parole (come interagiscono memoria di lavoro e MLT) e per le cifre (interazione MBT visiva e fonologica). Introduzione del buffer episodico, un magazzino che mantiene circa 4 chunks di informazione in codice multidimensionale. Sistemi fluidi Sistemi cristallizzati Un libro del 1995 presenta un modello di memoria (embedded processes model) che rimette al centro del dibattito l’attenzione, oltre che la MLT (come in Neisser!) Nelson Cowan Working Memory Laboratory Missouri University