Orario lezioni.
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Sociologia dei processi
culturali
Sociologia della cultura
Prof. Luca Salmieri
Lezione 3
‘Dimensioni e componenti della
cultura’
Antropologia
Sociologia
1. Cultura come totalità sociale
1. Distinzione società/cultura
2. Omogeneità culturale
2. Differenziazione culturale
3. Stabilità e tradizione
3. Innovazione e cambiamento
4. Condizionamento
4. Interazione
Per i sociologi classici - Durkheim, Weber, Simmel - lo studio della cultura riveste importanza
nella sociologia in quanto consente di capire come gli aspetti simbolici e ideazionali si
connettono alle relazioni sociali e alla struttura sociale.
1.
Distinzione società/cultura: tutte e tre le tradizioni sociologiche e quella durkheimiana
in particolare, ritengono che almeno analiticamente cultura e società siano da vedere su
due piani diversi.
2.
Differenziazione culturale: le culture non sono intese come strutture atemporali, fisse e
tendenti ad autoriprodursi. Soprattutto la tradizione americana, con l’enfasi sulla
differenziazione interna della cultura dovuta alle società industriali metropolitane con vari
strati sociali, gruppi e movimenti e quella tedesca con l’enfasi sulla dimensione storica,
rafforzano il concetto di differenziazione interna.
3.
Innovazione/cambiamento: la capacità creativa e innovativa della cultura è messa in
luce in particolare dalla Scuola di Chicago e dalla tradizione tedesca.
4.
Interazione: soprattutto Simmel e la scuola americana e in particolare George Herbert
Mead anticipano l’idea che l’aspetto adattivo e graduale del processo di trasmissione
culturale non si fonda soltanto sulla trasmissione automatica.
Talcott Parsons e il posto della cultura
Dagli anni ‘30 agli anni ‘50 si assiste ad un declino dell’interesse sociologico
per la cultura. Negli anni ‘50 negli Stati Uniti, sotto la guida di Talcott
Parsons (1902-1979), si sviluppa la sociologia dello strutturalfunzionalismo che pone al centro la visione delle strutture sociali e il
principio che ciascun sistema sociale funziona in modo da rispondere alle
esigenze di riproduzione della società.
È proprio Talcott Parsons che offre una teoria generale dell’azione sociale in
cui in primo luogo viene collocato il posto della sociologia rispetto ad altre
scienze che studiano il comportamento umano e in secondo luogo viene
data una definizione più ristretta dell’ambito semantico del concetto di
cultura.
La cultura si basa su sistemi strutturali o ordinati di simboli che sono
gli oggetti dell’orientamento dell’azione, su componenti interiorizzate
della personalità dei soggetti agenti individuali e su modelli
istituzionalizzati dei sistemi sociali.
In tal modo la cultura non è più un sistema attraverso cui l’individuo si
adatta, ma un sistema attraverso cui la società trasferisce norme. È ora
l’insieme dei modelli di comportamento che la comunità sociale ritiene validi,
su cui esiste un consenso sociale e una condivisione e che i membri di tale
società sono tenuti a rispettare e a trasmettere alla generazione successiva.
Questa funzione regolativa della cultura si basa sul fatto che ogni società
condivide un sistema di valori.
Talcott Parsons e il sistema generale
dell’azione
A
G
Adattamento
Organismo biologico
L
Conseguimento dello
scopo
Personalità
Latenza
Integrazione
Cultura
Sistema sociale
I
L’organismo biologico svolge la funzione di adattamento.
La personalità svolge la funzione del conseguimento - goal attainment - cioè
produce e riproduce le forme della coesione e della solidarietà.
Il sistema sociale ha una funzione di integrazione in quanto produce e
riproduce le forme della coesione e della solidarietà.
La cultura svolge la funzione di latenza, offrendo agli attori sociali la
motivazione e il senso dell’azione attraverso valori, norme, idee che le persone
apprendono e interiorizzano durante la socializzazione.
Coerenza e integrazione della cultura
Dunque la cultura non agisce. Esiste, è presente, ma non è attiva. Cioè
partecipa dall’esterno all’azione degli individui, in quanto fornisce agli
individui l’orientamento senza esservi impegnata in maniera esplicita
come avviene per gli altri sottosistemi.
Secondo Parsons ogni sistema si basa sulla compresenza di energia e
informazione: le parti che possiedono maggiore energia, detengono
meno informazioni e viceversa. Le parti ricche di informazioni controllano
quelle dotate di energia. Il sistema culturale possiede soprattutto le
informazioni ed è il più povero di energia. Per l’organismo biologico è il
contrario.
Il limite di Parsons è che dopo aver individuato uno spazio importante per
la cultura, non si dedica al rapporto tra questa e la società, preferendo
analizzare le strutture e le funzioni sociali. La cultura viene data per
scontata. Norme e valori sono dati per acquisiti. Non si interroga l’origine,
il cambiamento, l’interpretazione.
Ma la critica più importante, anche se non si riferisce a Parsons, ma a
tutta la tradizione della sociologia empirica che segue l’opera di Parsons,
è rivolta al mito dell’integrazione culturale: una cosa è la coerenza
logica tra i vari tratti culturali di un sistema, altra cosa è l’integrazione
sociale.
Da Parsons alla svolta culturale
Negli anni Settanta, proprio la critica alla visione della cultura determinata
dalle norme si sviluppa quella svolta culturale che metterà al centro
dell’analisi:
a) Contraddizioni e incongruenze dei sistemi culturali (i sistemi
culturali non sono coerenti)
b) Il dissenso, l’antagonismo, l’alternatività e l’innovazione sul
piano culturale (gli individui non vengono tutti automaticamente
orientati dalla cultura)
c) La cultura è anche un repertorio, una cassetta degli attrezzi,
Swidler (1986)
d) Antropologia e sociologia si riavvicinano grazie alla svolta
culturale
Le dimensioni della
cultura
Gli elementi della
cultura
Coerenza ≈ Incoerenza
Pubblico ≈ Privato
Oggettività ≈ Soggettività
Esplicito ≈ Implicito
Valori
Norme
Concetti
Simboli
Non bisogna confondere la coerenza Peterson (1979): la cultura è costituita
del
sistema
culturale
con da 4 tipi di elementi: norme, valori,
l’integrazione della società.
credenze e simboli.
Il conflitto non per forza di cose un
fattore di disgregazione, ma può
essere un processo che porta ordine.
Per Simmel l’esistenza di un nemico
porta al mantenimento del gruppo.
Differenziazione
simbolica
complessità sociale.
Modelli culturali contrastanti.
e
Ne fanno parte anche gli oggetti
materiali - cultura materiale - in qualità
di simboli perché veicolano significati
immateriali.
Dimensioni della cultura
Pubblico/Privato: le proposizioni che fanno parte di una cultura sono
codificate entro rappresentazioni di gruppi sociali, entro segni e simboli
collettivi. (carattere pubblico del linguaggio;
Oggettività/soggettività: la dimensione pubblica della cultura porta i
sociologi a considerare la cultura come un dato anche oggettivo, sovraindividuale. Il sedimento collettivo, l’eredità sociale costituiscono un dato
oggettivo. La cultura pubblica si riferisce sia a ciò che è oggettivo, sia a
ciò che soggettivo, mentre la cultura vista come dato oggettivo si riferisce
soltanto al lato globale di un sistema culturale. Quando le proposizioni
culturali sono apprese da un soggetto, il significato di queste entra nelle
loro menti e può essere leggermente diverso dai significati della cultura
oggettiva.
Esplicito/implicito: la cultura esplicita è quella immediatamente visibile,
manifesta, palese, mentre quella implicita si riferisce a molte norme e
regole sociali quotidiane che si collocano a livello implicito e automatico.
Elementi
della
cultura
I valori: gli ideali a cui aspirano gli esseri umani e i principi a cui si
ispirano per formulare giudizi. Attraverso tali principi stabiliamo ciò che è
giusto o sbagliato quando giudichiamo modi di agire, di pensare e di
sentire. I valori sono diversi dalle preferenze, perché con queste si indica
ciò che è desiderato, mentre con i valori si indica più una dimensione
normativa (ciò che dovremmo desiderare). I valori forniscono spesso la
motivazione di un comportamento. In questo senso orientano l’agire
sociale.
Per le società moderne, Parsons ha parlato di dilemmi fondamentali che
definisce variabili strutturali dei valori.
1) universalismo/particolarismo; 2) prestazione/qualità; 3) neutralità
affettiva/affettività; 4) specificità/diffusione
Le norme: sono le regole attraverso cui di solito si applicano i valori.
Una norma viene generalmente enunciata sotto forma di obbligo o di
imposizione. A differenza dei valori, il successo delle norme dipende
anche dalla presenza di sanzioni (positive o negative) che ne rafforzano
l’efficacia. I valori vengono solitamente interiorizzati presto e in modo
inconsapevole, mentre le norme vengono apprese lungo l’intero corso
della vita.
Elementi della cultura
Le norme: possono anche essere divise in costituitive e regolative. Le
prime fondano, definiscono e creano pratiche e comportamenti, mentre le
secondo intervengono in seguito a queste pratiche e a questi
comportamenti. La maggioranza delle norme sono di questo secondo tipo.
I concetti: la categoria dei concetti è molto ampia. Si tratta di proposizioni
descrittive del mondo che ci circonda e costituiscono i modi attraverso
cui viene organizzata la nostra esperienza cognitiva. Tra i concetti
fanno parte le credenze e queste possono dividersi in credenze fattuali e
rappresentazionali.
I simboli: fanno parte della più ampia famiglia dei segni, ma vanno
distinti dai segnali. I segnali hanno un semplice valore informativo e sono
univocamente interpretabili. I marchi hanno una funzione rievocativa, però
come i simboli hanno una carattere arbitrario. Infine, le indicazioni non
hanno un carattere intersoggettivo.
Dunque i simboli sono intersoggettivi e hanno per questo carattere
arbitrario. Fanno parte della dimensione implicita della cultura. I simboli
sono significanti che veicolano significati.
Cultura, società e relativismo.
Dunque anche nella Sociologia, dopo Parsons, la cultura comincia ad
essere considerata in termini di relativa autonomia. Relativa perché si
riconosce che esiste un rapporto di influenza reciproca con le strutture
sociali. Quindi la cultura non ha che fare con i comportamenti istituzionali,
ma può influenzarli e ne può essere influenzata.
Riconsiderando schematicamente e in modo analitico e generale cultura
e società possiamo dire che la prima: fa riferimento a proposizioni e
rappresentazioni sulla natura, sull’uomo, sulla società stessa e sui
rapporti tra queste entità; la seconda, invece, riguarda la struttura delle
relazioni sociali.
L’analisi strettamente sociologica di solito prende in considerazione la
cultura mettendo a confronto le trasformazioni della cultura con quelle
delle strutture sociali. L’analisi tipica della sociologia della cultura
punta invece all’articolazione interna alla cultura, tentando di cogliere le
differenze a partire dai contesti sociali in cui si formano.
Cultura, società e relativismo.
A sviluppare ulteriormente l’impostazione di Parsons sul ruolo della cultura ci
penserà l’antropologo Clifford Geertz, una volta suo studente e allievo. Geertz
propone è un concetto di cultura più ristretto a partire dal quale è possibile
ripensare l’intero assetto dell’antropologia. si basa sull’assunto di Max Weber
secondo cui «l’uomo è un animale sospeso fra ragnatele di significati che egli
stesso ha tessuto», e afferma che la cultura consiste proprio in queste ragnatele di
significati e la sua analisi. La cultura è vista quindi un concetto semiotico, come
un testo. Essa serve da bussola del comportamento degli individui. (Parsons
aveva sottolineato come la cultura avesse un funzionamento latente per
l’orientamento ad agire degli individui).
Secondo Berger e Luckmann la cultura è una continua ed interrotta costruzione
sociale e per tale motivo è sottoposta al mutamento. Inoltre, la cultura serve a
completare la forma carente dell’organizzazione istintuale dell’uomo che, a
differenza di altri animali, avrebbe una dotazione genetica che non supporta
l’organizzazione automatica della vita.
Proprio da questa flessibilità, da questa apertura culturale di fronte al mondo,
deriva l’estrema variabilità delle culture.
Ma come fare a spiegare l’estrema variabilità delle culture e al tempo stesso
il fatto che il genere umano deve rispondere a bisogni primari identici?
Cultura, società e relativismo.
Alla precedente domanda, in linea generale, le scienze sociali hanno offerto
diverse risposte che però possiamo far rientrare in due macro-modelli.
Modelli riduzionisti: il marxismo, il materialismo culturale, la sociobiologia
riducono l’estrema variabilità delle culture sulla scorta del fatto che esisterebbero
importanti uniformità profonde.
Modelli relativisti: storicismo, sociologia, antropologia, le visioni post-moderne
che sostengono che ciascuna cultura è dotata delle sue particolarità e in quanto
tale può essere compresa solo nei propri termini, cioè in base alla propria storia.
Il relativismo come orientamento metodologico deve essere distinto dal
relativismo filosofico. Nel primo caso si tratta soprattutto di una reazione
all’etnocentrismo che aveva a lungo caratterizzato l’approccio occidentale verso
il resto del mondo, ma anche l’etnografia e l’antropologia degli albori. Il metodo del
relativismo culturale si basa sul presupposto che ogni cultura deve essere
interpretata attraverso categorie che non sia troppo influenzate dalla cultura cui si
appartiene.
Il relativismo filosofico invece rappresenta una forma più estrema che sostiene la
totale incommensurabilità delle culture.
Soprattutto l’antropologia, alla ricerca di quelli che vengono definiti universali
culturali, ha tentato di dimostrare che l’estrema variabilità delle culture convive
con l’esistenza di tratti comuni, come la proibizione dell’incesto, la norma della
reciprocità, le distinzioni di genere.
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