Anno IV Numero 42 – 29 novembre 2009 Foto Michele Marano Mensile gratuito della Pro‐Loco di Cese dei Marsi
Roberto Cipollone ... C’È ANCORA TEMPO PER SOGNARE Non so se sia davvero San Martino o la benevolenza del caso, eppure è come se anche il cielo voglia far festa con noi, quando si asciuga delle gocce novembrine e si ferma. Sotto, nel frattempo, i preparativi fervono con fatica ed entusiamo, i vicoli si animano e le cucine riempiono l’aria di promesse molto terrene. Le stalle e le case da tempo svuotate del loro brulicare vivono un risveglio inaspettato e si sorprendono della cura che mani operose tornano a donar loro, quasi fossimo ancora, o di nuovo, a quando lì era la vita di tutti i giorni. Mi fermo un attimo a pensarci ed immagino come sarebbero ora alcune stradine, alcune vecchie case, stalle o cantine se per le vie del borgo non fosse mai passata questa festa, se non fosse mai esistita. Probabilmente molti tra noi non le avrebbero mai conosciute né apprezzate prima del loro lento accartocciarsi. È un lavoro quasi febbrile negli ultimi giorni, alcuni spazi vengono rimessi completamente a nuovo, si realizzano strutture che potrebbero star lì per sempre e che invece il giorno dopo torneranno a riposare nei magazzini. Si riaprono case che per vent’anni hanno dormito e che però portano ancora in sé il segno della gente, e nel pulirle senti e immagini la vita che di lì è passata. Anche nella fretta non manca mai un saluto, uno scambio o un aiuto, e sembra che in ciò che passa tra le persone sia il paese stesso ad intrecciarsi, a volersi ricostruire come quando davvero non si poteva prescindere dall’essere comunità. Fuori, quando tutto è già pronto, passa una festa sempre troppo breve, che corre e scappa come chi vuol conservare la propria magia prima di poterla svelare. Passa una festa che con il tempo è cresciuta fino ad entrare nelle prospettive e nell’affetto della gente di Cese, di quelli che tornano persino dopo qualche anno, persino da lontano, e trovano un paese che non hanno mai visto. Fuori passa un giorno speciale in cui Cese si apre senza timori per svelarsi e lasciarsi apprezzare da chi non lo conosce, non ci sarebbe mai passato, non lo avrebbe mai pensato così. Fuori si cresce ogni anno, con il numero di visitatori, l’impegno e la soddisfazione dei cantinieri, gli allestimenti, la proposta culturale e di contorno, che poi contorno non è mai così tanto. Penso allo spettacolo degli sbandieratori di Cerchio che ha accompagnato l’apertura delle cantine, alla rappresentazione degli antichi mestieri lungo alcune postazioni del percorso, all’esposizione artistica incentrata sulla civiltà rurale, agli allestimenti e a tutto ciò che c’è intorno, o meglio dietro. Già, perché dietro, che si faccia vedere o meno, c’è un impegno della pro‐Loco che pochi conoscono, che pochi ritengono fondamentale, ma che per alcuni (chi scrive in primis) vuol dire tempo, risorse e fatica, oltre che passione. Ma locandine e opuscoli non si creano dal nulla, né tavoli spuntano dalla strada, né fiaccole e allestimenti si dispongono da soli, né persone si coordinano caoticamente, né alcun evento si promuove in silenzio. Ma questo “dietro” è già avanti, è l’investimento che la pro‐Loco continua a fare su Cese e che non è mai una mera sottrazione economica, perché altrimenti questa festa non avrebbe modo di essere... Giusto specificarlo, così come è giusto e doveroso ringraziare tutti quelli che hanno lavorato all’organizzazione da dietro le quinte e tutte le persone che hanno messo a disposizione i locali. Complimenti ai cantinieri, davvero sempre più bravi (a proposito, anche quest’anno la cantina più votata è stata quella di “Sor Antonio”, davanti a “A cché nonna Rosa”, “Ajji maghi”, “Via ‘mpacis” e “La stalla dejjo Riccio”), ed un grazie sincero a chi ha voluto essere parte della festa, la parte più importante. Ci vediamo l’anno prossimo per le vie del borgo. In questa pagina: foto di Federico Scriboni e Roberto Cipollone. Troverete presto tutte le altre sul sito de “La Voce”:
www.lavocedellecese.it 2 Ercole Di Matteo ANTENATI DELLE CESE ‐ UN ARCHIVIO INFORMATIZZATO Verona 21 Novembre 2009. Ad inizio mese avevo chiesto alla redazione di “La Voce delle Cese” di inserire un link (collegamento) ad un sito internet, realizzato dal sottoscritto, ove è possibile per le persone originarie di Cese, richiedere il proprio albero genealogico. La redazione mi chiede ora di scrivere un articolo di presentazione sulla mia iniziativa. Devo dire che la creazione del sito (blog) è un punto di sintesi in cui è rappresentato il lavoro svolto in anni di paziente lavoro iniziato quando ancora adolescente andavo a parlare con i vecchi delle Cese e prendevo appunti. Successivamente ho cercato negli archivi delle diocesi, negli archivi di Stato e così via. È difficile sapere perché è nata in me questa mania. Avrei una spiegazione che potrei descrivere così: chi vive dentro le proprie radici sente meno la necessità di cercarle, chi invece ne è lontano, o non le conosce, le può sentire come una mancanza. Vi assicuro che le energie profuse, sia come spesa economica che come tempo sono state notevoli, basti pensare che alcuni archivi chiedono un contributo per ogni pagina fotocopiata e tenendo conto che le ore utilizzate sono state sottratte alla famiglia. Ringrazio mia moglie Cinzia per la pazienza con cui ha sopportato questa mia attività. Mi sono accorto che, con il trascorrere del tempo, sono diventato un po’ geloso del lavoro svolto e questo non concorda né con il desiderio di rendere gli altri partecipi del mio lavoro, né con la curiosità delle persone di conoscere i dati dei propri antenati. In sostanza sentivo l’esigenza di uno strumento che mi consentisse di fornire informazioni a chi, realmente interessato, fosse disposto a fornire in cambio altri dati, anche recenti, utili per aggiornare il mio archivio, dimostrando così apprezzamento e rispetto per il lavoro svolto. L’idea del sito nasce per rispondere a quest’esigenza, infatti le persone possono contattarmi, fornire informazioni e richiedere l’albero genealogico personale. È possibile verificare la parentela tra due persone, se la parentela esiste viene mostrato il lignaggio (percorso esatto). Alcune informazioni, come ad esempio la “Lista dei Cognomi” e la mera “Lista delle persone” presenti in archivio (5.300 persone al 21/11/2009) sono liberamente accessibili. Sono omesse le date di nascita se successive al 1919 per rispetto delle varie sensibilità personali. Sono disponibili alcuni esempi di report. La fonte principale dei dati è sicuramente il “Libro delle Anime” custodito presso la Cura di Avezzano, circa 360 pagine manoscritte. Un accenno è d’obbligo all’ottimo lavoro “Genealogia di Cese” pubblicato nel 2007 dal dr. Italo Cipollone. La differenza con il mio lavoro è insita nel mezzo: il libro è statico, l’archivio informatico è dinamico, ovvero si possono aggiornare, cancellare ed inserire dati in ogni momento. Un segnalazione particolare per Roberto Marino fu Francesco che ha recuperato un libro dei matrimoni risalente al 1723, probabilmente il documento relativamente più esteso che esiste su Cese. Il volume si trova ora negli archivi della diocesi ad Avezzano. L’obiettivo finale è quello di raccogliere ed organizzare i dati in modo che non vadano persi. Per chi fosse interessato, l’indirizzo del sito è: http://antenatidellecese.wordpress.com/ Potete anche scrivere a: [email protected] Vostro compaesano Ercole Di Matteo. 3
Daniel M. Gasparetti LA FESTA DELL’IMMIGRANTE A BERISSO Nella città di Berisso (Capitale Provinciale dell’Immigrante), distante 60 km da Buenos Aires, capitale della Repubblica Argentina, tutti gli anni si festeggia in settembre la FESTA PROVINCIALE DELL’IMMIGRANTE. La nostra Istituzione, “La Società Italiana”, é socia fondatrice dell’Associazione di Entità Straniere, che organizza questo evento con altre 18 collettività facenti parti della medesima. I festeggiamenti iniziano con una messa dell’immigrante e la consegna dei diplomi a tutti i cittadini stranieri con più di 50 o 75 anni di residenza nel Paese. Dopo c’è il raduno che ha inizio con la collettività greca e continua con tutti gli altri gruppi, fino ad accendere la fiamma votiva davanti alla nostra collettività. La celebrazione continua con lo sbarco simbolico, che è uno degli eventi più emotivi della festa, dato che rappresenta l’arrivo degli immigranti al porto. Quest’atto è organizzato con la partecipazione di tutte le collettività e gente della regione con vestiti d’epoca e si trasforma in qualcosa di veramente emotivo, dato che i nostri nonni o bisnonni l’hanno vissuto in carne ed ossa. Questa festa si sviluppa in una grande tenda dove ogni collettività ha il suo “stand” e si vendono piatti tipici di ogni regione. C’é anche un palcoscenico dove diversi ballerini mostrano le danze e i vestiti tipici di ogni paese. Durante gli ultimi giorni si sceglie la Regina Provinciale dell’Immigrante. La nostra collettività ha avuto l’orgoglio di detenere il titolo durante il 2004, 2005, 2008 e quello di prima principessa nel 2007. L’ultimo giorno si conclude con una sfilata delle collettività durante la quale i nostri ragazzi ballano la tradizionale tarantella. Daniel M. Gasparetti Presidente FAILAP ‐ Presidente Soc. Italiana di Berisso La rievocazione simbolica dello sbarco degli immigranti e due foto di gruppo dei ragazzi della comunità italiana. La ragazza con il lungo vestito marrone ed il fazzoletto beige sul capo è Erika, figlia di Adriana, nipote di Emilio Cipollone e pronipote di Francesca e Antonino (jo bidejjo). 4 Lorenzo Cipollone IL PRIMO SCIOPERO (concorso letterario pro Loco di Cese 2009) Anni cinquanta. Quinta elementare. Con l’iscrizione al nuovo anno, si erano aggiunti molti scolari che l’anno prima non avevano superato gli esami. La classe aveva abbandonato la stanzetta stretta e lunga, a sinistra dell’edificio, per essere accolta in un’aula molto più spaziosa e luminosa. Per fare pipì si andava sempre nello spazio dietro la Chiesa vecchia, ma vuoi mettere la conquista di un’aula vera? Anche il maestro che li aveva seguiti per quattro anni, i primi della loro vita di studenti, aveva dovuto lasciarli. Era giovane, aveva la sua carriera. Al suo posto fu incaricato un altro Maestro, più anziano e coi baffi.. Veniva da Avezzano con il motorino; era molto severo, esigente e di umore variabile. Doveva avere un orto fra le sue proprietà perché la prima cosa che ha insegnato è stato usare la zappetta nel piccolo cortile della scuola. Un giorno diede da fare dei compiti di aritmetica, oggi per domani, molto difficili. Nonostante la buona volontà delle mamme e dei papà, nessuno degli scolari ha fatto i compiti. La mattina seguente, chiamati o invitati con modi spicci dai più grandi, tutti gli scolari della quinta, invece che entrare a scuola, si sono radunati davanti la facciata della Chiesa vecchia. Le ragazze no. Le ragazze sono entrate. Non che avessero fatto i compiti, ma, già a quella età, le donne sono più responsabili e birbe; devono aver pensato: questi non hanno fatto i compiti e non vengono a scuola, il maestro ha altro da pensare, a noi non farà niente. Il rumore del motorino che arrivava è stato il segnale. I ragazzi si sono lanciati in una corsa, affannata e scomposta, in salita, verso le casette e poi, superate queste, su per la montagna. Nella corsa, i quaderni con la copertina nera e il bordo rosso, le penne di legno con il pennino e i libri, sbatacchiati dentro la cartella di cartone, suonavano la carica. Si fermarono a metà costa e sedettero, stanchi e affannati, aspettando gli eventi. Che non tardarono. Due ragazzi di un’altra classe salivano con premura verso di loro. Varie ipotesi prendevano corpo nell’attesa: … meno che: ‐ Ha titto jo maestro de recalà subbito subbito – ha riferito uno dei due – Se non lo ficete, ha titto che atà fa’ jo verbalo. Nella mente dei fuggiaschi sono passate immagini di ragazzi sorpresi dalla guardia su un albero di ciliegie, di mucche che avevano sconfinato in un campo di grano in crescita, di vetri rotti e, anche, di pannocchie alla brace, strage di ceci freschi ed altro. Loro però non avevano fatto niente di tutto questo: che lo facesse pure, il verbale. Per tutta la mattinata hanno girovagato per la montagna, scoprendo ed esplorando le grotte, cercando i sassi più bucherellati e cogliendo l’ultima trigna della stagione: verso la fine della mattinata, però, ha fatto capolino, prima in modo fastidioso e poi, man mano che passava il tempo, con una fitta dolorosa in petto, una realtà: ‐ E mó, che ci dicémo alle mammi? Il problema di doverlo dire anche ai papà non si poneva: il peggio era dirlo alle mamme. Quei pizzicotti a tradimento con contestuale contorcimento di pollice ed indice, quegli schiaffoni alla nuca appena ti accingevi a prendere il primo boccone e finivi con la faccia nella minestra, quelle prese per i capelli e la gragnola di improperi che accompagnavano i gesti….. ‐ Che ci dicémo alle mammi? Comunque i papà non tornavano che per la cena. Moggi, sono ridiscesi. Il giorno dopo nessuno ha parlato di sanguinarie torture. Se anche c’erano state, non avevano lasciato segni evidenti. In compenso non c’è stato alcun verbale, il maestro baffone è stato sostituito, il giorno stesso, con una maestra. 5
L’intervista – di Mirko Cipollone COME STATE A COLLEBRINCIONI? A 8 mesi dal tragico evento del terremoto dell’Aquila anche noi nel nostro piccolo abbiamo deciso di preparare un piccolo articoletto per capire come si stia attuando la ricostruzione e così abbiamo posto poche e semplici domande ai nostri amici di Collebrincioni, in particolare a Lucio che ringraziamo per la disponibilità. • Come state a Collebrincioni? Ci sono ancora le tende? Stiamo bene. Il campo è stato chiuso da circa un mese e le poche persone che erano ancora alloggiate nelle tende sono state portate negli alberghi sulla costa. • Chi si sta occupando del post‐terremoto nel vostro paese? Per quanto riguardo la rimozione delle macerie e la messa in sicurezza della parte del paese danneggiata (un’ala consistente di Collebrincioni) ancora non è stato fatto niente. Per quanto riguarda gli sfollati, invece, sono state create abitazioni per 300 persone (progetto C.A.S.E. ‐ Complessi Antisismici Sostenibili e Ecocompatibili) e hanno appena iniziato la costruzione di MAP ‐ Moduli Abitativi Provvisori ‐ per circa 50 persone. • Consideri che i media nazionali siano stati oggettivi per ciò che riguarda la reale condizione degli abitanti del comprensorio aquilano nel post terremoto? No, non penso che i media nazionali siano stati molto oggettivi (sia in negativo che in positivo), specialmente in questa fase della ricostruzione. Spesso i media raccontano la realtà a modo loro e basta parlare con persone che non vivono a L’Aquila per rendersi conto di come la percezione delle persone estranee all’ambiente terremotato sia molto differente da ciò che è successo in realtà e di come stiamo oggi a L’Aquila. • Comprensibilmente si sente sempre parlare di cose negative riguardo al terremoto, ma tu pensi che ci sia anche qualche lato positivo da sottolineare? Mi riferisco per esempio ai vari gemellaggi che avete instaurato o al senso di comunità che emerge in queste occasioni. Sicuramente il lato positivo della vicenda, come hai sottolineato, è senza dubbio il fatto che ci ha permesso di conoscere molta gente fantastica di tutta Italia, che ha mostrato generosità e con cui siamo rimasti molto legati ( PS: anche qualcuno di quel piccolo paese marsicano…). • Come immagini il tuo paese e L'Aquila tra 2/3 anni? Con tutta onestà non sono in grado rispondere a questa domanda, faccio fatica ad immaginare anche come sarà domani!!!! • Sperando che tutto vada sempre meglio per voi ti vorrei salutare facendoti forse la domanda più importante: è vero che non ci invitate più a Collebrincioni perché perdete sempre sia a morra che a calcetto? Purtroppo a questa importante domanda Lucio non ha risposto… ma d’altronde, a parte la questione calcetto, considerando le nostre ripetute sconfitte a morra ed i numerosi inviti che riceviamo ancora, quest’ultima domanda non aveva niente di vero! CONCERTO IN RICORDO DI ALESSIO DI PASQUALE ‐ SABATO 5 DICEMBRE
L’Associazione giovanile e culturale “Ciao TUTU”, nata in ricordo di Alessio Di Pasquale, organizza per sabato 5 dicembre 2009 alle ore 21 un concerto in ricordo di Alessio presso il castello Orsini ad Avezzano. Prezzo del biglietto € 5 . Il ricavato della serata sarà devoluto all’associazione. Per la prevendita dei biglietti potete rivolgervi a Maria (tel. 0863415325 ‐ cell. 3334127584), Cristina (cell. 3334811784), Claudia (cell. 3475846401). Vi aspettiamo numerosi e ringraziamo fin da ora tutti coloro che con la loro presenza vorranno onorare il ricordo di Alessio. Maria, la mamma di Alessio. 6 Alessandro Cipollone IL PRIMO RADUNO DELLE FORZE ARMATE DI CESE Il 4 novembre si celebra la Festa delle Forze Armate allo scopo di ricordare il sacrificio dei quasi settecentomila giovani soldati morti per difendere la nostra Patria nel primo conflitto mondiale. La ricorrenza, inoltre, rappresenta per tutti gli italiani l’occasione di celebrare l’unità nazionale rendendo omaggio al valore delle nostre Forze Armate. In tale contesto anche il paese di Cese ha voluto, in qualche modo, essere presente e partecipare attivamente per esprimere la propria gratitudine a quanti hanno pagato con la vita per quei diritti di libertà e democrazia che oggi abbiamo la fortuna di poter considerare come acquisiti. Alla manifestazione sono intervenuti gli appartenenti alle varie Armi in servizio ed in congedo. La cerimonia, che ha avuto luogo all’interno della chiesa del paese, ha visto i rappresentanti delle varie Forze Armate e dei Corpi di Polizia, presenti con le relative uniformi, prendere parte all’offertorio e recitare le preghiere delle amministrazioni di appartenenza, poiché, per chi non ne fosse a conoscenza, ogni Forza Armata/Corpo di Polizia ne ha una dedicata. In seguito tutti i presenti si sono intrattenuti per una serata in amicizia. Un ringraziamento particolare per l’ottima riuscita della giornata va all’organizzatrice, Nadia DI MATTEO, con l’auspicio che d’ora in poi non si perda questa sana e bella abitudine. Cese sport – di Eugenio Cipollone G.S.CESE SEMPRE PIÙ INVISCHIATO NELLA ZONA CALDA Dall’ultimo aggiornamento su queste pagine, sono state giocate cinque partite di campionato, e solo nell’ultima partita la nostra squadra è riuscita a conquistare almeno un punto. Negli altri quattro incontri si sono invece registrate altrettante sconfitte: con Cerchio (2 a 4) e Venere (1 a 4) in casa, e con Lecce (6 a 0), Ridotti (3 a 1) in trasferta. La partita di Domenica scorsa, in quel di Pescina, è servita quanto meno a smuovere un po’ la classifica, che resta comunque preoccupante. Stando infatti agli ultimi comunicati della Federazione, la retrocessione in terza categoria dovrebbe riguardare l’ultima classificata e la perdente nello spareggio tra penultima e terzultima. Nella giornata di oggi, per quanto ci riguarda, è in programma il derby con la Virtus Capistrello, e sembra davvero un’utopia uscirne indenni. I ragazzi di mister Valente, soli in testa alla classifica dopo l’ultima giornata, sembrano aver ingranato la marcia giusta e stanno dimostrando con i fatti di essere tra i favoriti alla promozione in prima categoria. Detto della, a dir poco, difficile partita che ci aspetta oggi, vi invito comunque a scendere numerosi all’“Ara” e vi auguro una buona Domenica! Prossimo turno
Classifica Virtus Capistrello Paterno Villa San Sebastiano Lycia Roccavivi Cerchio Pro Celano Sportssubequana Ridotti San Vincenzo Valle Roveto Sporting Carsoli Sporting Pescina Antrosano Venere CESE Aurora 23 22 21 21 20 16 16 13 13 13 12 12 9 8 4 2 (Domenica 29/11/09) Antrosano – Pro Celano Aurora ‐ Sporting Pescina Cerchio – Sporting Carsoli CESE ‐ Virtus Capistrello San Vinc.Valle Roveto‐Roccavivi Sportssubequana – Ridotti Venere – Paterno Villa S. Sebastiano ‐ Lycia 7
L’ARRIVO DELLA SPOSA
Passo estratto da un libro di prossima pubblicazione di Osvaldo Cipollone Un giorno doveva giungere in paese una coppia che aveva celebrato matrimonio a Capistrello, luogo di provenienza della sposa. […] Lo sposo era conosciuto per rettitudine morale, oltre che per il benessere di cui disponeva; possedeva infatti terreni, buoi, cavalli, ammassi di grano ed ingenti stipe all’interno di diversi magazzini e stalle. La sposa, all’altezza di tale rango, era invidiata per la propria avvenenza, oltre che per la giovane età. La curiosità della gente era enorme, tanto che molti si erano assiepati lungo il corso in attesa dell’arrivo degli sposi. Quando in lontananza s’intravidero alcune carrozze iniziò il fermento. […] Scrosciarono gli applausi, gli evviva ed i benvenuti; i parenti della coppia omaggiavano la folla con il lancio di confetti di buona fattura […]. La sposa vestiva un abito verde pastello, lungo fino alle caviglie, finemente impreziosito da trame dorate ed orlato di pizzo bianco lavorato al tombolo. Indossava un cappellino dello stesso pregio con piume verdine ed una paio di guanti bianchi come le calze. In mano aveva un bouquet di fiori variopinti. Quella visione che sembrava irreale era invece alla portata dei tanti spettatori, ripagati da larghi sorrisi accompagnati da delicati cenni di gratitudine. Lei sedeva al fianco del marito, mentre il calesse procedeva guidato da un uomo distinto con cappello a falde larghe. […] I suoi colpi vibravano nell’aria facendo da controcanto al suono dell’organetto, che seguiva in un’altra carrozza modulando piacevoli ritmi di salterello. Trainavano il primo mezzo due cavalli bianchi, leggermente chiazzati, dal crine ben pettinato e con lunghe code che sfioravano il suolo. I finimenti ornati di nastri ed il passo armonico e maestoso rendeva sontuoso il loro incedere. Legati alla carrozza procedevano due splendidi pointer, snelli come levrieri: erano un dono di nozze per lo sposo, appassionato anche di caccia. La fioca luce della gradevole serata autunnale lasciava appena trapelare le forme lineari e armoniose della bella forestiera, che veniva ad arricchire la nutrita schiera delle graziose giovani locali. Qualcuno riuscì a scorgerne i delicati tratti da vicino quando, scesa dal calesse, si rifugiò repentina nella nuova casa, come a voler riservare la propria beltà solo al marito. I più prossimi all’abitazione poterono vederla anche successivamente, quando si affacciò alla porta per salutare e ringraziare dell’accoglienza. Gli altri erano rimasti a brindare ed a mangiare poco più lontani dalla ressa. Furono proprio costoro che, ad un certo momento, già in preda ai fumi dell’alcool, pretesero di vedere la giovane e cominciarono a schiamazzare continuando fino a notte inoltrata. Lo sposo, vista l’ora tarda, suggerì loro di ritirarsi, ma quelli non vollero sentir ragioni: pretendevano che la sposa si avvicinasse. Informata, lei si affacciò alla finestra del piano superiore, ma forse l’apparizione fu troppo fugace e diede loro modo di protestare ancora. La situazione andava compromettendo l’evento così speciale e l’esagerazione si impadroniva della goliardia iniziale, esagitando qualche animo. A quel punto la bella sposa si affacciò di nuovo e si fece sì ammirare, ma al contempo ricordare dalla “masnada”. All’improvviso infatti rovesciò sul loro capo una certa quantità di liquido, la cui natura non è stata mai ben accertata. Si sa di certo che, per raffreddare quelle teste calde, l’attraente signora si adeguò subito agli usi ed alle consuetudini degli abitanti del posto, utilizzando un lussureggiante, rarissimo e quanto mai opportuno… vaso da notte. Curiosando sul web – di Roberto Cipollone LA DESCRIZIONE DI CESE DI LORENZO GIUSTINIANI Curiosando sulla rete ho trovato la seguente descrizione di Cese all’interno del Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli scritto da Lorenzo Giustiniani nel 1797. Un quadro interessante nell’evoluzione storica del paese. 8 L’alluce verde 22^ puntata ‐ di Roberto Cipollone Sapevo che prima o poi sarebbe successo... nonostante i divieti mai così espliciti, nonostante i controlli sempre più accurati ed il rischio di multe salatissime, nonostante l’inciviltà e la vigliaccheria del gesto, è tornato il primo frigorifero. Secondo me aveva nostalgia dejjo Termino e si è fatto riaccompagnare nel luogo in cui prima abitavano molti altri esemplari. Ma, caro frigorigero, non è più tempo per questa infamia, la nostra campagna non ne può più e vorrebbe solo rispetto. Rispetto e intelligenza, perché è sciocco rischiare così tanto per così poco. Caro frigorifero, lasciaci godere del nostro verde e revàttenne!. E il giro continua… Ritiro gratuito RIFIUTI INGOMBRANTI Comune di Avezzano: 0863‐501243 PAROLE IN VERSI SI SBRICIOLA IL SOLE di Berardino Rantucci Si sbriciola il sole Si accende la luna Cala la nebbia stanca di stare lassù E noi, attratti dal silenzio del buio, ci incamminiamo. Appena risvegliati guardiamo intorno E scorgiamo qualcuno che la pensa come noi. Non c’è caos né fretta E così possiamo osservare tutto quello di meraviglioso non si scorge nel giorno. In quelle pause immense ci scambiamo opinioni, Idee da fare il giorno nuovo. Il freddo ci rade il viso, Il vento stanco non c’è più Ed è in quei momenti che finalmente, non essendo influenzati, la nostra mente si apre E ci allontana dalla vita statuaria di quella maledetta luce che ci abbaglia Solo celando tutto ciò di ammirevole. Non prendendo precauzioni Attraversiamo la strada E osserviamo le vetrine con i loro ridicoli manichini. E sì che adesso possiamo riflettere Che quella roba è di chi vive il giorno Mentre noi della notte non abbiamo bisogno dello sfarzo. Ma purtroppo i primi bagliori del sole si fanno pian piano vivi. Ed ecco che tutto si tramuta Finiscono i sogni Le avventure Le nostre idee e aspettative. MISTÉRO CESARÓJO di Osvaldo Cipollone Sapissi se cche aria se respira e quanta fratellanza s’assapora a ‘sto paeso a ddo’ la ggente tira a campa’ ‘m pace (fin’ a “tarda ora”). Tra ‘no viajio fatto pe’ ‘nno “ voto”, tra scola, témpo pérzo e jo laoro, tra ‘no bbicchiero bbeuto ajjo róto, ‘gni ccósa ècco pare ‘no ristòro. Ma se pe’ ccerti quisto è ’no problema, pe’ atri è ‘no costumo vécchio, antico; pe’ jji vaglióji ‘mmece ‐ ‘sto sistema ‐ serve pe’ sta’ ‘nzemmia co’ ‘nn amico. 9
Giochi e relax
PER I GRANDI Quiz sulle Cese PER I PIÙ PICCOLI
Calcola le moltiplicazioni e colora il disegno sapendo che: 6= Giallo 12= Rosa 14= Celeste 18= Verde 20= Arancione 24= Violetto 1. Secondo la teoria del Corsignani, poi confutata da diversi storici e studiosi, il nome de “Le Cese” sarebbe derivato da: a) il taglio delle piante nel bosco locale b) l’uccisione dei soldati di Corradino nel 1268
c) una distorsione de “Le Chiese” 2. Il 9 febbraio 1876 all’interno della chiesa perirono 15 persone (di cui 7 bambine) per:
a) il crollo del tetto sotto il peso della neve b) il distacco di parte del muro perimetrale c) un’intensa scossa di terremoto 3. L’insegna Osteria del risorgimento, ancora visibile, in origine proseguiva con la specifica:
a) “delle Cese” b) “italiano” c) “da sòr Andrea” 4. Quali di questi termini dialettali presenta un’afèresi rispetto all’italiano: a) uscio b) ‘mpiccio c) crapa 5. La zona con case costruite a schiera è: a) jo burghitto b) santo Rocco c) i palazzi 6. Secondo un detto popolare, “quanno jo zico parla...”: a) jo rósso non jo sente b) jo rósso canta c) jo rósso ha parlato 7. Sono zone attigue al corso della Rafia: a) Piane Cesarie e Piane Marenzino b) Vigne vecchie e Casi Natale c) Chiusa Ranna e Capocroce L’origine di detti ed espressioni ‐ lettere R/S Reggere il moccolo Rimanere in compagnia di una coppia di amanti, con il risultato di impedir loro di entrare in intimità. Nel suo significato letterale, l'espressione sta a indicare probabilmente il ruolo delle dame di compagnia, che la notte, con la scusa di far luce con la candela, tutelavano le virtù delle loro signore mentre ricevevano visite maschili. Rotto della cuffia Si usa quando ci si riesce a sottrarre ad un pericolo quasi miracolosamente, o all'ultimo momento. Deriverebbe dal gioco medievale del saracino o della quintana, in cui il concorrente doveva colpire un bersaglio rotante senza farsi colpire a sua volta dal bersaglio stesso. Ma se il bersaglio colpiva il concorrente sulla cuffia, il colpo (benché inferto) era ritenuto nullo. Saltare di palo in frasca Significa passare da un argomento all'altro senza senso logico. Il palo era infatti un' insegna araldica e spesso veniva piantato vicino al ponte levatoio del castello, come simbolo d' autorità, mentre la frasca indicava l’insegna di un'osteria. Quindi accostare il nobile palo alla popolare frasca sta ad indicare un brusco salto del discorso. Salvare capra e cavoli Cercare di salvare tutto il possibile, salvaguardando gli interessi di due soggetti. Deriva dal noto indovinello del contadino che deve traghettare da una riva a un'altra un lupo, una capra e un cavolo potendo portare sulla barca solo una cosa alla volta e facendo sì che il lupo non mangi la capra o la capra non mangi i cavoli. 10 Una foto, un racconto – di Elvio Cipollone LA CORSA A SANTO ROCCO C’era sempre un uomo anziano, vestito di scuro. Se ne stava lì, appoggiato all’angolo della casetta all’inizio di via San Rocco a prendere il sole, quando c’era, oppure sotto la grondaia a ripararsi dalla pioggia. Io venivo dalla chiesa vecchia e alla svolta davanti Baruffa mi prendeva l’angoscia. Quell’uomo faceva paura, per questo avevo l’ansia di vedere se c’era o non c’era. Perché mi facesse paura è un mistero. Non mi aveva mai fatto niente di male se non guardarmi come fossi uno straniero. E probabilmente così era, per lui. Pur essendo dello stesso paese io venivo da un altro quartiere e il raggio delle conoscenze tra generazioni così distanti è molto ristretto. Dovevo passare di lì per andare da nonna quelle volte che mia madre mi comandava o così per ingannare il tempo quando non avevo altro da fare. E quando stavo da Annina o da Silvino mi assaliva il timore a vederlo lì impalato fermo, nero, certi baffi che non ti dico, un bastone in mano, un cappello in testa, volto imperscrutabile, sguardo assente come fosse perso dietro chissà quali pensieri. Più mi avvicinavo più il ritmo del cuore saliva, era una vera prova come in alcune tribù primitive fanno ancora oggi per sancire il passaggio all’età adulta: solo che io ero un bambino! Ma non mi sottraevo, stringevo i denti, abbassavo la testa e avanti, anche se l’occhio sbirciava attento a prevenire eventuali agguati. Al punto di massima vicinanza il battito cardiaco impazziva come se non ci fossero più margini di sicurezza e poi però il sollievo, oltrepassata la magica linea di congiunsione un respiro profondo segnava il cambio di registro: il pericolo era alle spalle, ormai avrei potuto correre in caso di necessità e chi m’avrebbe più preso? Così imboccavo la strada di Filomena con la consapevolezza di aver ricondotto il destino in mio possesso. E arrivavo da nonna in un batter di ciglio, e bastava poco poi a rallegrarmi, magari una patata bollita scelta tra quelle destinate al maiale! Un giorno però un evento straordinario cambiò segno agli eventi. Come al solito avevo sbirciato dalla casa di Baruffa che l’uomo nero era lì ad attendermi al solito posto, come sempre avevo sentito l’angoscia crescere passando davanti ad Annina, il battito aumentare mentre procedevo quando all’improvviso uno strepito acuto, un miagolio misto a frastuono di legni che cadono e di porte che sbattono alterò definitivamente la scena. L’uomo nero si mosse di scatto impugnando il bastone, lo alzò minaccioso per aria e lanciò un’imprecazione sonora seguita da un rapido sputo di ira. Senza capirci più niente scatto in un secondo, imbocco la salita di corsa e sono a Santo Rocco in men che non si dica. Dentro la vecchia nicchia mi sentii sicuro e respirai tranquillo, lì nessuno avrebbe potuto minacciarmi, neanche i lupi dal monte. 11
Comm’era: il basamento della chiesa in fase di ricostruzione (anni ‘30) Com’è: l’interno della chiesa oggi (in foto la celebrazione del 4 novembre 2009) Il prossimo numero de “La Voce” uscirà domenica 27 dicembre 2009. Chi è interessato può consegnare gli articoli o inviarli a [email protected] entro il 20 dicembre. Articoli e rubriche curati da Alessandro, Elvio, Eugenio, Lorenzo, Mirko, Osvaldo e Roberto Cipollone, Ercole Di Matteo, Daniel M. Gasparetti, Berardino Rantucci. Grazie ad Alfredo per le foto, a Maria ed Adriana Graciela per le segnalazioni e ai “consulenti” per il prezioso supporto. Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a: Redazione “La Voce delle Cese”, Pro Loco Cese dei Marsi, Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a: [email protected]. Sito web: www.lavocedellecese.it . 
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Numero 42