Lo Screening Mammografico esordisce in Ticino
Numerosi sono i Paesi europei che hanno avviato il programma di screening mammografico sul proprio territorio
nazionale: stando ai registri dell’ECL - European Cancer Leagues, gli stati aderenti sono 19, tra cui proprio la Svizzera.
Non tutta la Confederazione ha però applicato tale programma a livello cantonale: secondo lo Swiss Cancer Screening sono
ben 11 i cantoni attivi, tra cui il neo-partecipante ticinese.
L’attività di depistaggio elvetica
necessita di professionisti TRM con
certificazioni riconosciute su tutto il
territorio nazionale: proprio per
questa ragione il CPST – Centro
Programma Screening Ticino ha
provveduto ad istituire un percorso di
formazione dedicato.
Inoltre, per mantenere il basilare
scopo di uniformare l’istruzione
dei TRM in Svizzera, il piano di
studi è stato elaborato in
collaborazione con l’Haute Ècole
de Santé Vaud di Losanna, il cui
Cantone di riferimento è stato
pioniere dello screening
mammografico svizzero.
La proposta di formazione è giunta a diverse strutture cantonali e private, le stesse che a loro volta avrebbero dovuto
dimostrare di essere in possesso di determinati criteri per l’accreditamento.
Io mi chiamo Federica Rabacchin, sono un Tecnico di Radiologia Medica e provengo dall’IRC – Istituto Radiologico
Collegiata di Bellinzona, Ticino.
Questo, come altri enti, ha presentato la richiesta di accreditamento.
Contemporaneamente, mi è stata proposta la formazione dal mio capotecnico, sottoponendomi gli allegati forniti dal CPST
per avere un’idea più precisa di cosa trattasse.
Inoltre, a sostegno di tutti i dubbi che sorgevano, si poteva far affidamento sui responsabili del programma per avere i
chiarimenti necessari.
Dopo aver compreso quello che sarebbe stato il percorso da intraprendere, ho deciso di accettare e di immergermi in
questa nuova esperienza.
Personalmente sentivo il bisogno di confrontarmi con altri TRM in questa branca della radiologia; sono ancora molto
giovane professionalmente parlando e più vicina al periodo universitario piuttosto
che lavorativo. Ho necessità di osservare e toccare con mano le tecniche di
diagnostica, di arricchire il mio bagaglio di conoscenze e di esser messa alla prova
con le difficoltà di ogni giorno, imparando a superarle tramite l’ingegno, le
esperienze passate e l’aiuto di colleghi ben più preparati.
Le tre fasi principali che hanno composto la preparazione sono state:
-
il corso teorico con annesso esame di valutazione
-
lo stage pratico in una struttura con una pluriennale attività di depistaggio
in grado di formare i TRM
-
la creazione di un portfolio di valutazione autocritica con annesso dossier.
Le lezioni si sono svolte frontalmente. Sono state tenute da docenti preparati che
spaziavano dall’anatomia mammaria, alla clinica, all’ambito patologico, a quello
terapeutico fino a quello psicologico. Il tutto per fornire una visione a 360° della
situazione che può venire a crearsi.
Per quanto riguarda la struttura accreditata, sono stata ospitata per lo stage di 3
giorni all’Hôpital Daler, Cantone di Friburgo.
L’equipe radiologica è interamente formata per l’attività di depistaggio, ovvero tutti i tecnici che eseguono mammografie
(opportunistiche e di screening) sono accreditati. E’ stata un’esperienza breve in termini temporali, ma di forte
apprendimento e ricca di conoscenze pratiche acquisite. Questo periodo l’ho reputato fondamentale sia prima che dopo la
partecipazione; ritengo che in un esame come quello mammografico non possa bastare il singolo approccio teorico, ma
debba essere completato con la tangibilità delle nozioni. Infatti, è una
pratica diagnostica basata sia sulla comunicazione verbale sia su quella
non verbale, in cui il contatto e le modalità d’esecuzione si affinano
solo con l’esperienza e la quotidianità.
Anche il personale portfolio ha un ruolo irrinunciabile per il
completamento del PEC - Plan d'étude cadre. La mammografia si
produce con fatica ed impegno e il primo giudizio a cui l’esame di
Fonte: http://www4.ti.ch/dss/dsp/cpst/home/
screening è sottoposto è il mio, quello di professionista consapevole e
scrupoloso.
La creazione del portfolio è affiancata da un docente. Questa è una figura guida con il compito di rafforzare le insicurezze e
colmare le lacune d’inesperienza; c’è bisogno di creare solide basi di autocritica che si applicheranno poi su ciascuna
immagine al fine di produrre un esame della migliore qualità auspicabile. Considero quindi
il portfolio un altro strumento essenziale della formazione, che rende ancora più coscienti
dell’importanza di un buon esame mammografico, dell’impegno di cui ci si è fatti carico e
delle responsabilità che comporta la sua esecuzione.
Infine, la stesura del dossier è volta ad analizzare l’esperienza di stage, le motivazioni, le
aspettative e la mia attività lavorativa quotidiana, esponendo difficoltà e strategie di
risoluzione.
Per concludere brevemente secondo la mia visione di TRM, l’importanza dello screening è
data da un insieme di elementi, descritti anche nelle righe sovrastanti.
“La storia non si fa con i ma e con i se”; però, qualora il programma non fosse attivo, molte
donne scoprirebbero la massa neoplastica in stadi ormai avanzati, in cui l’unico approccio
potrebbe risultare palliativo o ad alto impatto fisico-psicologico.
Sarebbe auspicabile che la mammografia fosse la più perfetta possibile, affinché il numero
delle donne richiamate a un approfondimento, risulti di percentuale inferiore. Questo non
significa solo un risparmio in ambito economico-sanitario, ma soprattutto si salva la
persona da una situazione d’angoscia e d’ansia che il sospetto tumorale può produrre.
Infine attraverso la quotidianità ho avuto e ho tutt’ora la possibilità di far tesoro di situazioni molto delicate e affinare la
comunicazione e l’empatia, in tutti i suoi aspetti.
Federica Rabacchin
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