Direttore responsabile Federico Rossi_ _Redazione: Sergio Gollino, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Gianni Tonetto, Roberto Urbani_ _A questo numero hanno collaborato: Lorenzo Londero, Maria Copetti, Jessica Bellina, Martina Andenna, Sandro Cargnelutti e tanti altri amici_ _A tutti un sentito grazie!_ _Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992_ _Stampato su carta riciclata presso: Rosso Grafica e Stampa via Osoppo 135 - Gemona del Friuli_ _Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - UD_ _Consegnato in Tipografia il 27/10/2009_ _Tiratura: 5.500 copie_ _Distribuzione gratuita_ PTL/OMF/PMP/726/08 http://www.pensemaravee.it [email protected] ottobre 2009 73 Periodico bimestrale di cultura, informazione e dibattito 17 10 2008 PENSE EMARAVE E Anno 18 - n. 4 sommario Anche la scuola a “Puliamo il mondo” L’acqua non è una merce! Progetto Senegal: Terra per la scuola, scuola per la terra Gli antichi mestieri scomparsi Il Sfuei: Sant’Eusanio, torne sù! La scuola pulisce il mondo La classe 1 E della Scuola media “A.Cantore” che ha partecipato a “Puliamo il mondo” 2 PULIAMO IL MONDO Anche la scuola a “Puliamo il mondo” Studenti della scuola media e del liceo hanno partecipato con molto interesse nche quest’anno l’Associazione culturale Pense e Maravee, insieme a Legambiente e con il supporto del gruppo ANA di Ospedaletto ha organizzato, in occasione delle giornate di “Puliamo il mondo”, un intervento di raccolta dei rifiuti in tre località del nostro territorio: ne parliamo diffusamente nel riquadro in basso. L’attività di raccolta e pulizia è stata svolta anche da alcune classi della scuola Media Statale e del Liceo Scientifico Magrini, dopo un intervento di sensibilizzazione nelle scuole, da parte di due volontari di Pense e Maravee. Al Liceo Magrini l’attività è stata organizzata dalla docente Elisa Contessi e ha compreso un momento in aula ed un’attività di pulizia in prossimità della scuola e lungo via Sacra. Ha coinvolto due classi. Il tema è stato affrontato da prospettive diverse: dal punto di vista scientifico (i cicli della natura e i rifiuti) , tecnico (la gestione), giuridico (le regole, le ecomafie e gli abbandoni), sociologico (il rapporto con le cose) e pratico (i miei comportamenti, il mio territorio). Alla fine di questo percorso anche il semplice gesto di raccogliere una lattina per terra assume un significato ed un valore diverso. Alla scuola Media l’incontro, con la collaborazione della professoressa Marilena Zaccomer, ha interessato una classe prima. Discutere con i ragazzi di undici anni delle problematiche ambientali che ci coinvolgono è stata, per chi l’ha condotta, un esperienza ricca e significativa. L’interesse dimostrato, l’attenzione con cui hanno seguito le spiegazioni e l’entusiasmo profuso durante la A successiva attività di raccolta dei rifiuti, sono stati una conferma importante. I ragazzi sono consapevoli della necessità di “esserci”. Ma di esserci dove, come? Sono implicite, in questa loro attenzione, alcune domande che vanno oltre questa esperienza e che noi vogliamo raccogliere come messaggio educativo fondamentale: uliamo il mondo. Se ne sente veramente il bisogno. Ma pulire da cosa? Dai rifiuti certo, ma non solo. Dalla mancanza di rispetto delle regole e delle parole date, dalla sopraffazione e dalla menzogna, dall’abuso di potere. Dalla progressiva perdita di valore dei bene comuni. Dalla mancanza di rispetto per le future generazioni. Dalla mancanza di memoria. Puliamo il mondo. Anche dai rifiuti, si certo. Perché sono lo specchio del nostro modo di vivere. Puliamo il mondo. Con la testa, le mani e il cuore. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi. P Per questo pensiamo di adoperarci per ripetere e, se possibile, ampliare questa esperienza. I ragazzi hanno dimostrato di capire che la Terra appartiene a noi tutti e che di conseguenza spetta ad ognuno di noi prendersene cura. Sono rimasti molto colpiti nello scoprire che, addirittura, all’interno della zona verde della mensa della scuola ci fossero così tanti rifiuti abbandonati da raccogliere. Proprio sui prati destinati a loro. Questa esperienza ci ha convinti che nella scuola si può fare veramente molto per formare dei cittadini che in futuro non perpetuino i comportamenti peggiori di questa società. Per li interventi di pulizia si sono concentrati in 3 località del nostro territorio: di G fronte alla fontane “dal Turc” in via Udine (decine di barattoli di birra, vetri, nella scarpata), nei Rivoli bianchi (abbandoni ripetuti dopo la pulizia dello scorso anno) e lungo la strada bianca che dal ponte sulla Drendesime (vicino ai VVFF) costeggia le pendici del monte Chiamparis. Oltre a consistenti quantità di rifiuti, che i volontari hanno raccolto e, per quanto possibile, differenziato, sono stati rinvenuti un probabile ordigno militare, forse inesploso (Rivoli Bianchi), e ben cinque borse contenenti taccuini, passaporti e documenti, evidenti abbandoni di refurtive sottratte ad ignare vittime anche gemonesi. Di tali ritrovamenti sono stati informati i carabinieri, subito intervenuti. questo, e per l’attenzione dimostrata dalla dirigenza scolastica, pensiamo di studiare qualche forma di collaborazione per i prossimi anni. Il gruppo gemonese di Legambiente e l’Associazione culturale Pense e Maravee, ha dato pieni disponibilità e supporto. auspicabile che anche le famiglie possano seguire e spronare l’entusiasmo dei ragazzi per l’attenzione a ciò che gli appartiene e che è più grande di noi e di loro: l’ambiente in cui viviamo. Speriamo nei giovani e prendiamoci seriamente cura di loro. Scopriremo che spesso sono migliori di come li descriviamo. E’ Come accennato, hanno collaborato all'iniziativa un gruppo di volontari della Protezione civile con i relativi mezzi; inoltre un gruppo di cittadini di Ospedaletto ha offerto il pranzo nella locale sede dell'ANA. Il programma ha compreso anche interventi di sensibilizzazione nella scuola media e nel liceo accompagnati da una esperienza pratica di pulizia. Una notizia positiva per concludere: sta per nascere il circolo di Legambiente a Gemona. l’assemblea costitutiva è fissata per giovedì 12 novembre alle ore 20.30 presso lo sportello del Centro Servizi Volontariato in via Basilio Brollo 6. Chi volesse avere maggiori informazioni può telefonare a Sandro Cereghini tel. 0432 970246 - cell. 3483659314 o [email protected]. 3 CAMPAGNE L’acqua non è una merce! Avviata anche in Friuli V.G. la campagna contro la privatizzazione dell'acqua artita a livello nazionale e P avviata anche nella nostra Regione la raccolta firme per scongiurare la conversione in legge il Decreto del Consiglio dei Ministri che da il via libera finale alla privatizzazione del Servizio Idrico. Nella nostra Regione e in particolare a Gemona ciò significa che l’affidamento dell’acquedotto al CAFC diventa carta straccia e decade, di conseguenza l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale (AATO), a cui i Comuni hanno affidato le decisioni nel settore acqua, deve organizzare entro il 2011 una gara per consegnare a privati la gestione dell’acquedotto. Crediamo non sia necessario entrare in ulteriori dettagli per descrivere quali siano le conseguenze di questo provvedimento, riassumibile in una sola frase: in Italia tutta l’acqua potabile sarà espropriata dal controllo dei Comuni, dei Sindaci eletti dai cittadini e, per legge sarà privatizzata ovvero consegnata al mercato ed ai privati. Per questo motivo viene diffuso l’appello da firmare online che sarà consegnato in primis ai nostri Parlamentari affinché non approvino quel decreto ma anche agli Amministratori locali e al governo regionale affinché affinché si rendano parte attiva nel contrastare questo provvedimento e si facciano interpreti di iniziative che chiedano al Governo il ritiro delle norme che privatizzano l’acqua e nel contempo che promuovano presso i Comuni, Province e Regioni, l’adozione di atti amministrativi (delibere, integrazioni statutarie) che prevedano il riconoscimento dell’acqua come bene comune e la sua gestione pubblica attraverso l’esclusione dell’acqua dai servizi pubblici locali di rilevanza economica. Marco Iob Cjase das Ideis IL GOVERNO AFFIDA AI PRIVATI LA GESTIONE DELL’ACQUA DI RUBINETTO Impediamo la mercificazione dell’acqua! Il Governo il 10 Settembre 2009 approva il Decreto Legge 135/09 e sottrae ai cittadini l’acqua potabile di rubinetto, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati e per le Banche. (Vedasi l’Art. 15 che modifica la disciplina già introdotta con l’Art. 23 bis della Legge 133/2008). Se entro il 24 Novembre il Parlamento convertirà in legge questo provvedimento in Italia i Consigli Comunali, i Sindaci eletti dai cittadini saranno espropriati dalla gestione dell’acqua potabile che per legge sarà privatizzata e consegnata al mercato. Pertanto con questo provvedimento l’Italia Mercifica un bene essenziale alla vita di ogni essere vivente Consegna alle regole del mercato e del profitto la gestione di un diritto umano universale Impediamolo! L’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. L’acqua è un bene da conservare per le future generazioni. Noi firmatari del presente Appello chiediamo: A tutti i Parlamentari il ritiro delle nuove norme che privatizzano l’acqua e di escludere il servizio idrico dai servizi pubblici locali di rilevanza economica riconoscendo l’autonomia di scelta dei modelli di affidamento da parte degli ATO ed Enti locali. Alle forze politiche di sostenere le proposte del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua e in particolare la rapida approvazione della legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Ai Presidenti delle Regioni di presentare ricorso di costituzionalità contro l’Art.15 del D.L. 135/09 a tutela della autonomia degli Enti Locali sulla base del principio di sussidiarietà riconosciuto dalla Costituzione. Agli Eletti nei Consigli Comunali di prendere posizione contro l’Art.15 del D.L 135/09 e di assumere l’impegno ad inserire nello Statuto Comunale il riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e dichiarando il servizio idrico privo di rilevanza economica. Ai Cittadini di protestare contro questo Decreto del Governo facendo pressioni sui parlamentari e raccogliendo adesioni a sostegno del presente impegno. Il presente Appello con le firme raccolte sarà inviato anche al Presidente della Repubblica e ai Presidenti delle due Camere Per aderire: - on line al seguente sito: www.cevi.coop - oppure scrivere al CeVI: [email protected] indicando nome, cognome, comune di residenza. Ottobre 2009 – Appello a cura del Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua - Seguono firme di cittadini, personalità della cultura, dell’arte, delle professioni. 4 COSE PUBBLICHE Tariffe acqua: raccontiamola tutta! Ancora sul recente e consistente aumento delle tariffe dell’acquedotto n attesa che i problemi e le tariffe dell’acqua esplodano con la privatizzazione, come abbiamo visto nella pagina precedente, a Gemona ne abbiamo avuto una anticipazione con il forte aumento (dal 57% al 78%) registrato ad inizio anno e senza contare gli aumenti già previsti per il 2010 e 2011. Ne abbiamo viste di tutti i colori: articoli, promesse elettorali, Consigli comunali, volantini, perfino una lettera personale inviata dal Sindaco a tutti i cittadini e “diretta al conseguimento dei fini istituzionali che sono propri dell’ente”, così recita la delibera che ha approvato la spesa di € 2.323,15 per la spedizione di tale lettera. Di istituzionale in quella lettera c’era ben poco, se non ribadire che la promessa elettorale di riduzione delle tariffe non era possibile a causa della precedente amministrazione. E’ vero che la precedente Amministrazione Marini non ha brillato per efficacia nella contrattazione politica ed era addirittura assente al momento della decisione degli aumenti, ma I l’errore principale è stato l’adesione al CAFC approvata nel 2005 anche da Urbani e da tanti consiglieri dell’attuale maggioranza quando invece si poteva aderire a Carniacque. Oggi la situazione sarebbe stata diversa con aumenti più contenuti e, soprattutto con maggior potere contrattuale. Basta vedere le tariffe che pagano ora gli abitanti di Bordano, Trasaghis, Tolmezzo, … Pense e Maravee lo aveva scritto fin dal mese di marzo 2009 denunciando la scelta irresponsabile fatta nel 2005 all’ultimo minuto, dopo che tutti i Comuni dell’Alto Friuli sembravano ipotizzare una scelta unitaria aderendo a Carniacque (vedi la breve cronologia riportata nel numero 70 di marzo 2009). In quell’occasione solo Gemona si tirò indietro e fece una scelta diversa. Insomma il Sindaco Urbani non la racconta tutta. Di più. Esaminando bene tutta la documentazione si scopre che anche gli aumenti delle tariffe fino al 2008 erano stati chiaramente defi- Democrazia 26 ottobre 2009 Ieri si sono svolte le primarie del Partito Democratico. Si è votato per scegliere il Segretario e l’Assemblea Statale, e il Segretario e l’Assemblea Regionale. A Gemona l’affluenza al voto è stata di 527 elettori. Leggermente al di sotto delle 571 presenze delle primarie locali che scelsero, nel mese di febbraio 2009, il candidato sindaco del centro-sinistra gemonese. Ma al di sopra – inaspettatamente – delle primarie del PD del 2007, quando si recarono ai seggi 510 elettori. Questi i risultati definitivi per Gemona: Segretario e assemblea Friuli-V.G. Serracchiani 313 (59,4%) Martines 147 (27,9%) Carloni 62 (11,8%) Segretario e assemblea Italia Franceschini 239 (45,4%) Bersani 199 (37,8%) Marino 85 (16,1%) da www.contegemona.it niti nella relazione economica in base alla quale il Consiglio ha deliberato l’adesione al CAFC e proprio in quella relazione economica approvata dal Comune con Urbani assessore si ribadiva che Gemona avrebbe pagato tariffe uguali a quelle degli altri comuni aderenti al CAFC. Parrebbe quindi di dover ringraziare il CAFC perché a fronte dei previsti aumenti per uniformare le tariffe di Gemona (vedi riquadro a fianco), abbiamo avuto solo un aumento nel 2007 (compreso tra il 4% e il 18%) e le tariffe uguali per tutti i Comuni aderenti al CAFC si sono avute solo nel 2009, un anno dopo la previsione scritta nella relazione del 2005. Senza dimenticare quanto denunciato pubblicamente dal consigliere Gianpaolo Londero nel dicembre 2008: al CAFC, dopo la firma della Convenzione, sono stati assunti l’ex consigliere Claudio Polano della “storica lista” Per Gemona e il figlio di Virgilio Disetti, principale sostenitore dell’operazione CAFC e da sem- pre ostile a ogni accordo con la Carnia. Gianni Tonetto Nella relazione economica approvata dal Consiglio comunale n. 25 del 30/06/2005 si legge: “TARIFFE ACQUA: incremento tariffario negli anni 2006-2007 pari al 5% (reale) annuo, e del 20% (reale) nell’anno 2008 in modo da uniformare le tariffe applicate nel Comune di Gemona a quelle applicate in tutti i comuni di CAFC spa”. Si ricorda che la relazione è servita per dimostrare la validità della scelta di aderire al CAFC invece che a Carniacque. E così riferisce in aula il consigliere Urbani:..."Abbiamo valutato che il CAFC è molto migliore per noi, per la nostra Amministrazione e soprattutto per i nostri cittadini" L’angelo del bosco Rami di cristallo la neve suona i suoi bianchi violini sussurrano al bosco il tocco lieve della nevicata s’accorda ogni palpito nel silenzio l’ombra amata, del vecchio albero dei suoi anni d’amore nel grembo della terra la neve l’addormenta piano nel bianco della selva. E all’unissono i nostri sospiri s’elevano al cielo l’angelo del bosco ci copre nella trasparenza del suo velo Marina Turrin 5 POLEMICHE Caro Pense, caro Vittorio “E’ la democrazia, bellezza!” aro Pense, dopo aver letto le tue note sul risultato delle elezioni comunali nella nostra cittadina mi sono chiesto se sia tutta farina del tuo sacco o se questa volta non ti sia fatto aiutare un po’ troppo dall’amico Maravee. Perché di pensiero, di vera riflessione critica sull’argomento non ho rilevato nemmeno modiche quantità, mentre del desiderio di meravigliare, di stupire con effetti speciali ce ne ho trovato ad abbondanza. Ma le ricostruzioni fantasiose intese ad individuare per ogni problema un capro espiatorio sono oggi ormai sempre e dovunque talmente abusate da suscitare più che altro noia e dunque Maravee qui ha peccato di presunzione. Il bue che dà del cornuto all’asino è ormai troppo facilmente riconoscibile e riconosciuto. E io, sinceramente, mi onoro di essere un asino: non nel senso dell’animale stupido (che poi l’asino non è) passato in proverbio ma nel senso del collaboratore paziente e umile che porta la sua soma, che offre il suo servizio, che dura la sua fatica senza nulla chiedere in cambio. I buoi stanno altrove, sempre gli stessi da troppi anni a questa parte, cocciutamente perseveranti nel conseguire sconfitte una dietro l’altra senza interrogarsi, protervamente superiori a ogni critica, a ogni appello alla ragio- C nevolezza. E sempre pronti, ovviamente, a trovare altrove un colpevole per i loro fallimenti. Grandi strateghi davvero! Un po’ mi stupisce che da quelle parti non abbia cominciato a circolare la teoria del complotto: Bertossi che si candida per far fallire la sinistra e poi passare a incassare un generoso premio dai suoi mandanti di destra! Chissà che non sia ancora in circolazione un pochettino di pudore. O forse più semplicemente si sa (chi mi conosce lo sa) che di manovre men che trasparenti e di interessi personali non mi si è mai potuto accusare né lo si potrà mai fare. E’ invece possibile che manovre decisamente impudiche abbiano caratterizzato le primarie del centro sinistra (ma sono poi state davvero del centro sinistra? Che controllo c’è stato sui votanti?). Per quanto riguarda l’immagine della coalizione in campagna elettorale e la mia influenza (positiva, negativa?) su di essa ho presentato una memoria scritta al presidente dei garanti dott. Claudio Sangoi perché provvedesse alle verifiche del caso. La necessità di un’inchiesta non appariva campata in aria ma, apriti cielo!, taluni boss del centro sinistra, nel cercare di bloccare l’iniziativa, hanno dimostrato un’energia degna di più nobili cause. Garantisti a singhiozzo? Coda di paglia? Il lettore, ed elettore, può farsene da solo un’idea. Io resto dell’idea che ci sia chi preferisce lavare i panni sporchi in famiglia il che potrebbe, nonostante tutto, essere a suo modo comprensibile, se i panni poi si lavassero davvero. Il cosiddetto “teatrino della politica” diventa un pezzo di Shakespeare se confrontato con le sceneggiate di certi attori scalcinati cui stiamo assistendo a Gemona. Un buon critico dovrebbe saper distinguere l’una cosa dall’altra e io ho comunque fiducia che gli “spettatori”, i nostri concittadini, abbiano molto più gusto e buon senso di quanto si voglia loro riconoscere. Le accuse che mi sono state mosse sono troppo ridicole per essere prese sul serio e analisi serie ed esaustive, argomentate e comprendenti i nomi e cognomi degli “attori “ di cui sopra saranno da me proposte, come è doveroso, alla prossima assemblea del mio partito, il PD. Se Pense e Maravee, ma soprattutto Pense, vorranno essere presenti o mandare un loro incaricato, magari ne ricaveranno qualche utile spunto per riflessioni e, perché no?, critiche un po’ più appropriate rispetto a quelle sin qui diffuse. Grazie per l’ospitalità e mandi. 28/08/2009 Vittorio Bertossi l linguaggio “politichese” della lettera, proviamo a rispondere in termini più chiari e diretti. Nell’assemblea aperta a tutti i cittadini del 13.2.2009 i candidati del centro-sinistra a Sindaco di Gemona presentarono A le loro proposte programmatiche in vista delle elezioni primarie del 21.2.2009. Tali candidati erano: Vittorio Bertossi, Mariolina Patat e Sandro Cargnelutti. L’assemblea fu informata che tutti i candidati si erano impegnati formalmente e rispettare il risultato finale delle primarie e che gli stessi avevano già sottoscritto, all’atto della candidatura, di voler sostenere lealmente chi, grazie all’esito delle primarie, sarebbe diventato il candidato Sindaco. Lo spoglio dei voti delle primarie, non contestato da alcuno dei numerosi presenti, sancì la vittoria di Mariolina Patat. Vittorio Bertossi, più volte invitato a candidarsi per le elezioni comunali del 6-7 giugno a sostegno della candidata del centro-sinistra, dichiarava: “Io non parteciperò alle prossime elezioni” (Il Gazzettino del 4.3.2009), eludendo il promesso sostegno al candidato espresso dalle primarie. nfine, caro sig. Vittorio, Le offriamo una breve riflessione. “Si vive in democrazia – diceva il filosofo austriaco Karl Popper – quando esistono istituzioni che permettono di rovesciare il governo senza ricorrere alla violenza”. A questo servono le forze politiche. A dirimere i conflitti con metodo democratico, con il voto. E questo è successo nelle primarie del centrosinistra di Gemona. Lei ha perso. Democraticamente. La redazione I ECONOMIA 6 La Regione e la crisi Effetti pubblici e privati di un problema comune C’è una cosa che accomuna le imprese e gli enti pubblici locali in periodo di crisi: la mancanza di liquidità. La tanto invocata ripresa, visibile per quanto riguarda il mercato finanziario, in modo particolare per i cosiddetti titoli derivati e gli indici borsistici - non ha ancora mostrato i suoi effetti sulle aziende. Di fronte ad una congiuntura economica negativa anche le entrate regionali non sorridono di certo. Nel mese di giugno il calo del gettito è stato stimato attorno al 19%. Circa 400 milioni di euro su un bilancio di circa 5 miliardi; si stima che se consumi e fatturati delle imprese riprenderanno fiato la riduzione delle entrate per l’anno 2009 dovrebbe arrestarsi al 12% circa. Le minori entrate e l’esigenza di sostenere l’economia attraverso gli incentivi e gli ammortizzatori sociali rendono difficoltosa la chiusura del bilancio senza il ricorso a sacrifici, ed eventualmente a tagli impopolari. Non bisogna inoltre dimenticare che alla Regione Friuli Venezia Giulia mancano circa 450 milioni di euro annui derivanti dalla compartecipazione, tra Stato e Regione, del gettito IRPEF sulle pensioni. La nostra Regione, specie dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito la legittimità della rivendicazione, ha diritto ad una quota sui redditi da pensione non solo per l’anno corrente, ma pure per il 2008. D’altro canto il governo nazionale non pare intenzionato a scucire un euro. Di conseguenza, in una situazione di profonda incertezza, nel bilancio preventivo per quest’anno sono stati inseriti solamente 120 milioni, rispetto alla quota di competenza, mentre per il 2010 si sta attendendo che la disputa con Roma abbia un esito prima di poter inserire nel preventivo di bilancio una qualsiasi cifra. A bilancio vanno inoltre ascritti i minori introiti IRPEF, dovuti alla diminuzione della ricchezza media dei cittadini e ai ridotti trasferimenti dello Stato. Assodato che le risorse destinate agli ammortizzatori sociali meritano la priorità, è evidente che il sostegno alla managerialità, all’internazionalizzazione e crescita delle imprese risulta essere valido, secondo il parere di tutte le categorie, anche in una situazione di crisi come l’attuale. Lo strumento che tentava di dare una risposta a tale esigenza, seppur pensato per tutt’altri scenari, era la legge n.4 del 2005 titolata “Per la competitività delle PMI”e meglio nota come legge Bertossi. Il soggetto che si era assunto il ruolo di gestore dell’iniziativa, la finanziaria regionale Friulia, da un anno non riesce a fornire il sostegno richiesto, in quanto i fondi disponibili sono esauriti. L’unico rimedio pare essere quello di far ricorso ai fondi europei, ma ciò è possibile solo a partire dal prossimo anno. Intanto la Regione ha attinto dal Frie (Fondo di rotazione per le iniziative economiche) e dal proprio bilancio, 11 milioni di euro destinati a promuovere 69 progetti di ricerca e sviluppo per le imprese. Questo intervento si stima che dovrebbe generare un aumento degli investimenti per circa 50 milioni di euro. La distribuzione territoriale del progetto, distinto per le singole province, prevede che 23 siano le aziende che possono beneficiare di tale intervento nel capoluogo giuliano e 22 riguardino aziende della provincia di Udine. Il 50% dei fondi assegnati è destinato a 42 piccole e medie imprese che rappresentano il tessuto industriale prevalente del territorio regionale. Queste iniziative vogliono anche cercare di dare una risposta al crollo delle esportazioni registrato nel Friuli Venezia Giulia nel primo semestre dell’anno, pari a circa il 23,4% del totale. Si è passati da 6.861 milioni di merci vendute all’estero nei primi 6 mesi del 2008 a 5.258 milioni di quest’anno. In sofferenza sono risultate essere, con perdite dal 20 al 40%, i settori della meccanica e del legno. Settori che annoverano tra le loro fila numerose aziende del Gemonese e dell’Alto Friuli. Un nuovo strumento che l’Amministrazione regionale ha individuato per i cassaintegrati ed i lavoratori in mobilità è dato dall’articolo 24 della legge regionale n.11 del 4 giugno 2009. La Regione FVG ha messo a disposizione circa 2,7 milioni di euro per “Attività socialmente utili: ovvero tutte le attività che l’Amministrazione pubblica pone in essere al fine di migliorare la qualità di vita, dell’ambiente e degli spazi urbani e del territorio”. Grazie ai contributi regionali i Comuni possono sviluppare dei progetti per l’inserimento temporaneo dei lavoratori in mobilità. I progetti vengono finanziati per l’80% dalla Regione e per il rimanente 20% dai Comuni. Il contratto per coloro i quali beneficeranno di tali opportunità è previsto per una durata massima di un solo anno. L’unico limite di questa valida iniziativa è parzialmente da addebitare alla Regione (che ha pure previsto un monitoraggio sull’andamento dei progetti da parte dell’Agenzia regionale del lavoro) per quanto riguarda l’accesso ai finan- ziamenti: i Comuni che per primi faranno richiesta potranno accedervi, mentre gli altri verranno automaticamente esclusi nel caso in cui si verifichi l’esaurimento dei fondi. Un primo risultato è stato lo scatenarsi di una corsa contro il tempo, da parte degli Amministratori locali, nel tentativo di accaparrarsi i soldi a tutto discapito dell’effettiva “qualità” e bontà del contenuto e delle iniziative che si dovranno realizzare. Si è quindi privilegiata la rapidità della redazione dei progetti rispetto al valore aggiunto che essi effettivamente porteranno. Di tutto ciò la responsabilità è indubbiamente anche delle Amministrazioni comunali che dovevano trovare i contenuti più adeguati e non solo essere celeri. P.S. Anche il Comune di Gemona ha fatto richiesta alla Regione per impiegare 7 lavoratori in attività socialmente utili. Lodovico Copetti Serafini Pietro nato a Gemona del Friuli il 4 maggio 1924 è deceduto in Belgio a Beauraing il 21 giugno 2009. Ne dà notizia l’amico di sempre e fratello in terra straniera Riccardo Lepore, gemonese d’origine. 7 COSE PUBBLICHE Un'amnistia di fatto Dietro lo scudo fiscale approvato di recente Non necessariamente lo scudo fiscale servirà a fare tornare i capitali in Italia, perché il rimpatrio è obbligatorio solo se le somme sono presso paradisi fiscali. In ogni caso, il gettito raccolto è una tantum e non potrà finanziare interventi permanenti. Ma il timore è che i capitali rientrati grazie allo scudo non appartengano a piccoli evasori intenzionati a rifinanziare la propria impresa in difficoltà. Potrebbero invece essere di grandi organizzazioni mafiose che ottengono così denaro pulito per le loro attività economiche, compresa l’acquisizione di imprese in difficoltà. La versione dello “scudo fiscale” che il Parlamento sta approvando contiene importanti novità che lo rendono ancora più inquietante, nelle sue possibili conseguenze, della proposta originaria e persino dei suoi due precedenti di inizio 2000. Cosa è lo scudo fiscale Lo “scudo fiscale” consente il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero, al 31 dicembre 2008, illegalmente, e cioè senza avere rispettato gli obblighi di comunicazione dei capitali trasferiti o comunque detenuti all’estero (monitoraggio) e di dichiarazione dei relativi redditi. Chi ne usufruisce può legalizzare questi capitali, pagando su di essi un’imposta una tantum pari al 5 per cento del loro ammontare. Cosa ha guadagnato rispetto a un cittadino onesto? Non ha pagato l’imposta sui redditi di capitale per tutto il tempo in cui il capitale ha fruttato redditi all’estero e paga di fatto solo il minimo della sanzione che avrebbe dovuto pagare nel caso in cui la violazione delle norme sul monitoraggio fosse stata scoperta, sanzione fino ad ora compresa fra il 5 e il 25 per cento del capitale. Certo un bel premio, ma questa è solo una parte della storia. Per capire davvero i vantaggi dello scudo occorre anche domandarsi da dove viene quel capitale. Da dove viene il capitale “scudato”? Generalmente, il capitale portato all’estero illegalmente non proviene da redditi su cui il cittadino ha pagato le imposte, ma è esso stesso frutto di evasione. Un contribuente che ha nascosto al fisco, ad esempio, 100 milioni di euro, non teme tanto l’imposta straordinaria del 5 per ento, quanto che il fisco si insospettisca e vada a cercare di capire come aveva ottenuto tutti quei soldi; gli chieda cioè conto delle impose evase: Irpef, Irap, Iva, a cui andrebbero aggiunti gli interessi e le sanzioni, per importi che facilmente potrebbero superare il 50 per cento della somma evasa. Questo pericolo viene però escluso e proprio in ciò sta la peculiarità del rimpatrio made in Italy, che lo rende diverso da quello di paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti in cui si richiede a chi vuole legalizzare i capitali esportati di pagare tutte le imposte evase negli anni precedenti, e il significato stesso del termine “scudo”. In primo luogo, nel nostro paese le dichiarazioni di emersione avvengono in forma anonima, sono “coperte per legge da un elevato grado di segretezza” (bozza di circolare dell’Agenzia delle Entrate) e non possono essere utilizzate a sfavore del contribuente, né in sede amministrativa, né in sede giudiziaria per i profili civili, amministrativi e tributari. Inoltre, se l’amministrazione, seguendo la sua ordinaria attività di accertamento, si trova comunque a scoprire l’evasore, questi può evitare gli effetti dell’accertamento fino ai 100 milioni sottratti al fisco, dimostran- do, solo in quel momento, di averli rimpatriati o regolarizzati. In sostanza, lo scudo è un potente condono fiscale. Ma c’è di più, e di peggio. L’evasione è un atto che ha anche possibili risvolti penali. E allora per mettere ancora più al sicuro l’evasore, si è provveduto dapprima a prevedere che lo scudo estinguesse i reati relativi all’omessa e infedele dichiarazione dei redditi. Poi, con l’emendamento approvato al Senato, la copertura è stata estesa ad altri gravi reati, fra cui, ad esempio, la dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti o la falsa rappresentazione di scritture contabili obbligatorie, l’occultamento o distruzione di documenti, false comunicazioni sociali (falso in bilancio). Poiché tali reati vengono spesso compiuti coinvolgendo controllate estere, semmai situate in paradisi fiscali, verso cui il soggetto fa confluire i capitali, l’emendamento allarga anche a questi casi la possibilità di partecipare allo scudo fiscale. Il condono diventa quindi anche una sorta di amnistia, per reati che per la loro gravità potrebbero essere puniti con pene fino a sei anni di reclusione. E’ per questo che nel dibattito parlamentare si è chiesto di valutare se per la sua approvazione non fosse necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, richiesta appunto dalla nostra Costituzione per le amnistie. E se il capitale “scudato” venisse da altre operazioni illegali… Anche il capitale frutto delle attività della criminalità organizzata (per esempio spaccio di droga, sfruttamento di prostituzione, traffico d’armi, finanziamento del terrorismo) è di frequente detenuto all’estero illegal- mente. E se le organizzazioni criminali volessero approfittare dello scudo per riciclare questo denaro? Il rischio, già fortissimo, grazie alla segretezza garantita, è ora gravemente ampliato dall’emendamento approvato in Senato. Non solo perché estende lo scudo anche alle controllate e collegate estere, società di comodo molto spesso utilizzate per le operazioni di riciclaggio, ma anche perché dispone che le operazioni di regolarizzazione e di rimpatrio non comportino l’obbligo di segnalazione di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio da parte degli intermediari e professionisti che ricevono la dichiarazione anonima. A cosa serve lo “scudo”? Non necessariamente lo scudo servirà a fare tornare i capitali in Italia, perché il rimpatrio è obbligatorio solo se le somme sono presso paradisi fiscali, ossia paesi che non permettono un adeguato scambio di informazioni fra amministrazioni. In tutti gli altri casi è sufficiente regolarizzare e i capitali possono rimanere dove sono. Il gettito raccolto con lo scudo (si parla di 3-5 miliardi di euro) è una tantum e non potrà dunque andare a finanziare interventi permanenti, come ad esempio riduzioni strutturali di imposta o maggiori spese connesse ai rinnovi dei contratti dei dipendenti pubblici. Bisogna invece temere che i capitali che rientrano grazie allo scudo non servano tanto ai piccoli evasori intenzionati a rifinanziare la propria impresa in difficoltà, ma servano piuttosto alle grandi organizzazioni mafiose, nazionali e internazionali, a costituirsi denaro pulito per le proprie attività economiche, tra cui potrebbe rientrare l’acquisizione di quelle stesse imprese in difficoltà. Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra Lavoce.info, 30-09-2009 ripreso dal sito di Liberta’ & Giustizia. 8 ESPERIENZE “Multumesc, La rivedere!” “Grazie, arrivederci!”: il Servizio Volontario Europeo in Romania ei mesi sono volati! Mi sembra di essere partita ieri, ma era il 15 febbraio. Mi sembra di essere tornata da sempre, ma è stato appena un mese fa, il 6 agosto. Come accennato nel Pense e Maravee del marzo 2009, ho passato sei mesi a Draganesti-Olt, in Romania: un’esperienza fantastica! Draganesti-Olt è un paese di 13.000 abitanti nel Sud della Romania, distante 200 chilometri circa dalla capitale, Bucarest. É vicino al Danubio e dista appena 3 ore di macchina dalla Serbia. É un paese rurale: le fabbriche sorte al tempo del regime sono ormai dismesse e fatiscenti. Parlando con gli abitanti emerge che, prima della rivoluzione del 1989, nel paese c’erano molte fabbriche tessili e di trasformazione, ma ormai restano solo edifici decadenti e pericolanti. Gli ampi appezzamenti di terra che circondano il paese non sono coltivati in modo intensivo: molti sono lasciati incolti in modo che gli animali vi possano pascolare indisturbati e i campi sono gestiti in modo familiare, senza l’uso di macchinari ad alta tecnologia. É bellissimo vedere decine di persone, alla mattina presto, che, da aprile a giugno, lavorano la terra tutte assieme, aiutate S dagli animali. C’è anche una piccola azienda agricola che coltiva riso di proprietà di un italiano che, si dice, abbia portato alcune innovazioni tecnologiche; peccato però siano costosissime. Nelle vicine colline ci sono svariati filari di vite: la zona è famosa per la produzione familiare di vino; così, spesso, si legge nei portoni delle case vind vin ros si alb (vendo vino rosso e bianco). Come da noi, il vino - di quello buono, di casa - occupa un posto molto importante nella vita quotidiana delle persone: non è raro essere invitati, anche di mattina presto, per un buon bicchiere di vino, di casa si sottintende. La zona è famosa anche per la calda ospitalità, particolarità che inizialmente mi ha lasciata decisamente spiazzata e un po’ infastidita, ma sicuramente la mia reazione è dovuta allo spirito fedelmente friulano. Infatti dopo poche settimane, accettavo ogni invito o offerta senza pensarci. Girovagando per il paese in luglio-agosto poi si possono trovare sulle strade mattoni, grano o fieno messi a seccare; segno, anche questo, di un’economia prevalentemente familiare e di autoproduzione. É molto bello, dal punto di vista sociale ed estetico, vedere le persone che vivono la strada pienamente, non avendo paura di “usare” il marciapiede del vicino, per mettere ad asciugare il fieno o i mattoni sempre ordinatamente in riga. Sempre sulle strade si vedono gruppi di bambini che giocano a quelli che qui da noi, mi hanno detto, erano i giochi di una volta: il gioco dell’elastico, i quattro cantoni, ... . L’asfalto della strada porta i segni del passaggio dei bambini: ci sono disegni, fumetti, schemi di giochi e messaggi. Forse è proprio questa la caratteristica distintiva di Draganesti (non posso dire della Romania, perché in fondo non si può neanche generalizzare i tratti distintivi di Gemona, come se fossero riscontrabili in tutta Italia): non ci sono confini netti, recinti, spazi di delimitazione. Mi spiego: i bambini, quando giocano, giocano ovunque e gli animali quando pascolano, pascolano ovunque. Non ci sono regole o norme sociali che impongano dei confini. Ci sono gli aspetti positivi, ma anche quelli negativi: si trovano gruppi di oche che attraversano la strada, bambini che giocano nei negozi, immondizie tutt’attorno all’apposito spazio. Un altro elemento, che non si può trascurare di Dragane- sti-Olt, è il mercato settimanale: ogni sabato dalle 6 alle 10 del mattino, nella piazza principale, si ritrovano – prevalentemente - le donne della zona per vendere frutta, verdura, miele, semi, branza (ottimo formaggio di latte di mucca o capra, simile alla ricotta), latte, talee, farina, uova, animali, ... é il momento in cui i Rom hanno la possibilità di vendere i loro prodotti: ferri di cavallo, tegami, cesti, mazzetti di saggina (per poi farsi le scope a casa da soli), lapidi, mobili e così via. La tradizione vuole che dopo essere stati al mercato - aver quindi contrattato sui prezzi, controllato la merce e essersi intrattenuti con i conoscenti - si debba mangiare i mici, una via di mezzo tra i cevapcici e le salsicce, ma molto più grassi, e una buona birra. Per le 10, al massimo, si è a casa e si possono iniziare così tutte quelle attività necessarie, se si vive grazie ai prodotti della terra e degli animali. Noi tornavamo a dormire. C’è poi il fiume Olt: è un fiume grandissimo, in ogni senso. È l’attrazione principale per tutti ed è vissuto tutto l’anno da tutta la popolazione. Ci si va per fare il bagno, per pescare, per fare una festa in riva al fiume, per prendere il sole, per 9 andare in barca o per passeggiare in tranquillità. Chiedendo ai bambini o ai ragazzi quale fosse per loro la parte più bella di Draganesti, tutti, indistintamente, rispondevano: l’Olt. Il fiume è circondato dalla padure, un boschetto di pioppi che tutti chiamano “la foresta di Draganesti”. Ci sono alcune interessanti leggende che fregiano di mistero questa zona: si dice che un ragazzo, circa 10 anni fa, sia scappato di prigione e che da allora viva nella foresta. Era stato incarcerato per omicidio. Recentemente poi è sparita una ragazza del paese: l’avrebbe rapita il ragazzo fuggito dalla prigione – ovviamente - e adesso starebbero girovagando per la foresta assieme, innamorati. Va detto che la foresta ha un’area di circa 5 chilometri quadrati. Con me c’erano altri 7 volontari: 3 polacche, un belga, un tedesco, un francese e un georgiano. Lavoravamo in 5 scuole: 4 scuole primarie (che inglobano le nostre elementari e medie) e 1 scuola superiore. Il nostro compito era quello di aiutare i ragazzi a comprendere il ruolo della Comunità Europea: in pratica abbiamo giocato, siamo andati in gita e abbiamo festeggiato assieme la fine dell’anno scolastico. Nel frattempo abbiamo organizzato progetti sull’ecologia, progetti volti ad accrescere la consapevolezza della propria cultura e della propria famiglia nel territorio locale ed altri mirati ad ampliare le conoscenze sull’Europa in generale. Da giugno abbiamo anche organizzato centri estivi, gestendo piccoli workshop di attività manuali. Qui ho conosciuto due bimbi, uno di 10 anni e una di 8: il primo abita a Roma, dove frequenta le elementari, e l’altra abita a Marino. Ad entrambi ho chiesto se preferissero Draganesti o il loro nuovo paese italiano: il bimbo preferisce Roma perché ha più possibilità, più cose da fare, perché TERRITORIO Poligono militare I risultati della petizione. Assemblea, dibattito, proposte G iovedì 22 ottobre si è tenuta presso la Comunità Montana una serata promossa dal gruppo gemonese di Rifondazione comunista per fare il punto della situazione sulla questione del poligono di tiro militare nella zona di Sella Sant’Agnese-Rivoli Bianchi. Di fronte ad una sala discretamente affollata, Moreno Casani ha presentato i risultati della petizione popolare che ha raccolto oltre 500 firme, sottolineando l’importanza di superare le servitù militari e di avviare un percorso partecipato per la riqualificazione in chiave naturalistica e turistica di questa zona. Roberto Pizzutti, presidente regionale del WWF, ha illustrato le normative che regolano i Siti di Importanza Comunitaria e ha rimarcato l’importanza e le specificità di tali località dal punto di vista della biodiversità floreale e faunisti- ca. Stefano Santi, direttore dell’Ente parco Prealpi Giulie, ha illustrato come tali ambienti costituiscano una vera e propria risorsa per il territorio. Assente il sindaco Urbani, l'assessore Patat ha illustrato gli indirizzi che intraprenderà la giunta con il rinnovo del disciplinare d'uso del poligono: vincolo dell'accesso solo sul versante di Venzone, pulizia del sito e raccolta differenziata dei residuati, riduzione delle giornate di esercitazioni durante i mesi estivi. Dal dibattito è emersa la richiesta che l'Amministrazione comunale adotti una politica più coraggiosa nei confronti dell'autorità militare, volta non solo alla riduzione delle giornate di esercitazione, ma anche a far eseguire interventi concreti di compensazione e di tutela del territorio compromesso dalle attività militari (riassetto della strada Rivoli Bianchi-Sant'Agnese, attenzione alla pulizia, maggiore controllo sul grado di inquinamento). E'inoltre emersa la necessità di avviare un percorso condiviso (cittadini-Amministrazione) per la valorizzazione di queste zone e un ripensamento delle scelte operate dal Comune qualche anno fa in merito alla mancata adesione al Parco delle Prealpi Giulie. Su questi temi il gruppo di Rifondazione, assieme ai relatori e a chi sarà interessato, intende inoltrare un documento di proposte all'Amministrazione comunale, con l'auspicio che tutte le forze politiche che siedono in Consiglio si facciano carico di una questione tanto sentita dalla popolazione gemonese. Moreno Casani 338/4005019 [email protected] è più grande e più viva; la bambina preferisce Draganesti “perchè in Italia non posso uscire di casa da sola”. Abbiamo organizzato una sessione di film all’aperto per i bambini della zona: Kirikù e la strega Karaba, Wall-E, Pocahontas e Charlie e la fabbrica di cioccolato. Abbiamo dovuto smettere perché i bambini non erano abituati a stare fermi e in silenzio per tanto tempo e diventava sempre più difficile mantenere la calma. C’era poi un problema legato alla strumentazione; dovevamo chiedere in prestito il videoproiettore alle varie scuole, che non sempre potevano aiutarci. Bisogna sottolineare che per iniziare queste attività non abbiamo dovuto fare nessuna richiesta burocratica: è bastato solo tradurre in realtà un’idea che avevamo avuto noi otto durante una serata di festa. Il contra- rio di quanto succede qui, dove servono carte su carte e autorizzazioni per organizzare una semplice serata di musica. Quest’esperienza è stata veramente fantastica: è stato un Servizio Volontario Europeo che è andato ben oltre alla realtà circoscritta del progetto in sé, ma ha avuto un ampio e profondo impatto su di noi e su Draganesti-Olt. Silvia Scarso Fioreria Emidia Manzano Via Roma, 252 tel. 0432 970692 33013 Gemona del Friuli e-mail: [email protected] UN CJANTON PAI CONTADINS 10 Viticoltura e qualità, quali tecniche? 3° parte: operazioni di vendemmia i eravamo lasciati nella scorsa puntata nella cantina di Toni. Ecco cos’è successo un po’ di mesi dopo, in vista delle vendemmie. “Dìpo Toni, ce mût astu la ùe chest an?” “Non d’è tante, ma avonde biele.” “Quant pensistu di tacâ a vendemâ?” “Aah jo’ sabide i tîri ju dùt!” “Ma… ancje il verdu??” “No stoi tant a mateâ… ancje parcè se dopo a ven la ploe a tache la mufe e bisugne dome stâ a curâ…” Anche in questa occasione si riconferma una scarsa professionalità da parte di Toni che vorrebbe vinificare uve diverse, con diversi stadi di maturazione ottenendo un unico uvaggio, soluzione che difficilmente potrà dare risultati positivi. Dobbiamo tener presente che alcune uve se vinificate con altre, potrebbero dare vini disarmonici e squilibrati, con aromi che faticherebbero ad amalgamarsi. A titolo di esempio: da un uvaggio di cabernet e pinot nero sarebbe difficile aspettarsi un buon risultato. Ma questo forse è il male minore. Risulta invece di fondamentale importanza, il livello di maturazione che l’uva raggiunge al momento della vendemmia. Creare un uvaggio immettendo un’uva ancora cruda in una “giustamente matura”, non sarebbe altro che rovinare il tutto. Nell’occasione mi permetto di sostenere che spesso non è sufficientemente chiaro il concetto di “maturo”. E’ generalmente condiviso che il livello di maturazione sia espresso dal tenore di zuc- C cheri presenti, ma questo indice talvolta si rivela incompleto, in quanto non si tengono conto altri parametri di rilievo come il pH, l’acidità e sopratutto l’evoluzione dei componenti fenolici. E’ comune tra viticoltori, per manifestare la propria bravura, vantarsi del grado zuccherino raggiunto e spesso, i più presuntuosi, lo esprimono in °Brix, mediamente più alto del 20% rispetto al valore °Babo che più comunemente si adotta. Come dicevamo, non basta un buon contenuto in zuccheri per fare un buon vino, dato che se fosse così, con l’aggiunta di un po’ di zucchero si risolverebbero tranquillamente i problemi delle annate sfavorevoli. Anche se un’uva ne possiede un tenore tale da fornire un grado alcolico sufficiente, non si avrà mai un buon vino se non viene raggiunta anche una buona “maturazione” delle sostanze polifenoliche (tannini). Se ciò non avviene, il vino ottenuto presenterà quel fastidioso retrogusto amarognolo, tipico di quelli ottenuti con uve maturate in climi freddi. Un metodo empirico ma abbastanza efficace per valutare la maturazione fenolica, è quello di verificare la colorazione dei vinaccioli (semi): questi devono presentare una colorazione bruna e non verdastra. Naturalmente per una corretta maturazione delle uve risulta palese che debbano essere osservate certe regole nelle operazioni agronomiche del vigneto, come illustrato nelle precedenti puntate. Sarà difficile pretendere la stessa qualità da una vite di merlot con dieci Kg. di uva, rispetto ad una che ne ha prodotti la metà. E’ importante che durante le operazioni di vendemmia venga posto un occhio di riguardo alla sanità dell’uva; eventuali acini colpiti da botrytis cinerea (muffa grigia) devono essere asportati, in quanto questo fungo è responsabile della sintesi di enzimi deleteri, quali la polifenolossidasi e la laccasi, che creano processi di degradazione a danno dei tannini e delle sostanze coloranti, facendo poi conferire al vino fastidiosi aromi che vagamente ricordano il “marsalato”. E’ bene anche asportare eventuali parti di grappolo soggette a disseccamenti del rachide (generalmente la punta). Tale problema è spesso dovuto a squilibri del rapporto calcio-magnesio, ma anche da attacchi tardivi di peronospora, che creano un arresto dei processi di maturazione. Anche se apparentemente queste porzioni di grappolo appaiono sane, in realtà comportano un elevato aumento dell’acidità e un apporto di tannini “poco nobili”. ei limiti del possibile, durante la raccolta vera e propria, avrebbe una certa importanza l’evitare di “maneggiare” eccessivamente il grappolo, in quanto si asporterebbe una buona parte di pruina. Questa proteina, assieme a delle cere, è quella sostanza polverulenta che conferisce all’acino il tipico aspetto opaco, ed è una delle principali fonti di nutrimento per i lieviti responsabili della fermentazione alcolica. Infine, una delle cose più importanti da rispettare è il tempo che intercorre tra la vendemmia e la pigiatura. Questo periodo non deve essere troppo prolungato, evitando lunghe soste (spesso dovute a esagerate pause pranzo, visto che la vendemmia è occasione di festa) N dell’uva nei contenitori di raccolta e tanto meno all’esposizione del sole. E’ ovviamente inammissibile pensare di rimandare la pigiatura l’uva al giorno dopo la vendemmia. Questo perché la raccolta e il trasporto, comportano inevitabili fuoriuscite di mosto dagli acini, che nelle normali condizioni di temperatura nel periodo di vendemmia, incorrerebbero a premature fermentazioni anomale, con sviluppo di acido acetico ed altri processi ossidativi dannosi. enso che i concetti esposti, in linea di massima vengano condivisi dalla maggior parte dei viticoltori. Ma è importante capirne bene l’importanza, in quanto un errore o una mancanza, potrebbero incidere su un qualcosa in cui abbiamo dedicato un anno di lavoro, spesso giustificato con scuse di natura logistica (i vevi gno misêr tal’ospedâl…). P n vista della vendemmia, è quindi auspicabile una pianificazione della stessa evitando di trovarsi in situazioni di impaccio (ti vevi dìt di puartâ plui caseli…, viostu che non vin avonde!) che potrebbero indurci a commettere scelte impulsive, spesso causa di errori. Zamolo Pierantonio I 11 TERRITORIO Le altane del Castello Tra pubblico e privato ungo il versante est del colle del castello di Gemona il pendio è stato da molto tempo sistemato con terrazzamenti (altane) poste poco al di sotto del vecchio edificio che ospitava il ricovero (il Pontot) che arrivavano fino ai piedi del colle ed erano da tempo coltivate come si nota dalla fotografia di inizi ‘900. L opo il terremoto, l’abbandono dell’area dell’ospedale e del ricovero ha fatto sì che queste altane siano state abbandonate e quindi invase da arbusti, rovi che, assieme all’acqua delle piogge ha iniziato a distruggere l’opera dei terrazzamenti e dei muri a secco. Dopo alcuni anni, quando è nato l’insediamento delle case nell’area dell’ex ospedale san Michele qualcuno ha pensato bene di riattivarle e coltivarle a orto queste aree lasciate al degrado. Questo ha fatto si che queste altane siano state mantenute in condizioni decenti e abbastanza percorribili, malgrado siano passati oltre 30 anni dal terremoto, disboscate e mantenute fertili e senza che l’acqua meteorica ne trascinasse via una parte. La parte bassa, che non è stata mai utilizzata risulta infatti invasa da rovi e alberi anche di un certo diametro. D Altane utilizzate a orto agli inizi del ‘900 Altane a orto al giorno d’oggi l Comune, ora che ne riprenderà la gestione, dovrebbe prendere esempio da questo uso da parte di privati che, non cambiando la struttura dell’altana, hanno tratto sì dei benefici ma garantendo comunque la manutenzione dei terrazzamenti. I Rino Gubiani CJASE BANDONADE Si respirave polvar e carûi tra lis breis de cjase vecje bandonade, sot la mont. La scjale stuarte e lave sul puiûl disdrumât. Il fogolâr distudât cence plui boris, cence cjavedâl. No jere plui la vecjute cu la schene plete che e messedave la mignestre cu la cjace e ribaltave la polente che e fumave, e gugjave la lane sglimuçade. E contave flabis al clâr di lune e il cimiâ des stelis. E veve lavorât e fruiât lis mans tirâ su fruts che e viodeve cressi e po dopo lâ vie pal mont. E veve spietât a lunc, cul grop tal cuel, sintade su la piere devant de puarte de cjase vueide. E veve sperât di bant, a ogni svol di sisile, a ogni primevere. La cjase e je restade vueide e bandonade. Un altri timp, un altri vivi. Infont al troi dai miei ricuarts, un pinsîr che al torne tra il jessi e il nuie. Egle Taverna I° Premio Poesia -Concorso Letterario -"Dolfo Zorzut"2009 - Cormons - Gorizia Parte non utilizzata e invasa dalla vegetazione 12 RICORDI Dì di cuete di formadi Giorno di cotta del formaggio nella Latteria di Stalis i chiamava proprio così quel giorno. In latteria il S latte appena munto si portava al mattino presto e alla sera. Per noi ragazze era un rito fare questa operazione. Ci acchitavamo per benino poiché dovevamo passare per il centro del paese. Prendevamo la nostra “gamelute” piccola o grande a seconda della quantità del latte e via! A volte usavamo delle scarpe comode per fare la discesa di via Stalis, poi in “Cicule” (ora Piazzetta Baldissera) le nascondevamo dietro un “porton”e infilavamo le scarpe da “fieste” per attraversare il paese. Strada facendo ci incontravamo con le amiche, non c’era volta che salendo o scendendo per via Stalis, non intonassimo i nostri canti. Di tutto un po’, ma alla nostra età facevano mostra di sé le canzoni del “Festival”. Sceglievamo quelle più orecchiabili e che si potevano eseguire a più voci. Tutto il borgo e, complice l’eco del Glemine, risonava delle nostre voci. Spesso ci soffermavamo, dietro invito, dentro i cortili, poi tutti assieme intonavamo la “cjantade”. Che tempi, che bello!, ripetono ancora oggi quando ci incontriamo. Era sempre un motivo di incontro e di aggregazione tra “feminis.” Per far parte della latteria, ogni contadino doveva fare richiesta al Consiglio di amministrazione, pagare una modica iscrizione e se la domanda veniva accolta, diventava socio. Poteva così portare il latte che veniva va un regalo, una vincita! annotato su un libretto perso- Distribuivo sorrisi a tutti nale. Quando, giorno dopo e…ai più graditi, versavo un giorno, il socio aveva rag- po’ di latte in aggiunta. giunto la quantità prefissata, Alla fine delle operazioni si aveva diritto di fare la risciacquavano le bacinelle, “CUETE” Quel giorno veni- gli utensili adoperati e poi a va adoperato il latte di tutti i casa. Sapevamo che l’indosoci e la produzione (formag- mani mattina, molto presto, gio e suoi derivati) era tutto dovevamo essere sul posto di del contribuente di turno. Più lavoro. Stesso sistema di latte versava e più opportunità pesatura, di vendita e raccolta aveva entro l’anno di essere del latte. Il tutto, sera e mattichiamato. Mentre invece, chi na, veniva poi versato in baciaveva una mucca sola o di nelle rettangolari, strette, alte più, ma poco lattifere, poteva circa 60 cm. scegliere di fare la cotta a Questo per facilitare la formazione della panna che serviva metà con un altro. “Fâ a miegis” non era sem- per la lavorazione del burro. pre questione di necessità. Nelle nostre latterie veniva Durante l’estate “fâ formadi” scremato solo il latte della era un po’ a rischio. Le muc- sera, mentre quello del mattiche mangiavano l’erba scal- no veniva versato direttamendata o qualità di foraggio te nella caldaia. Metà scremadiverso e il latte poteva alte- to e metà intero, risultato: il nostro formaggio è il più rarsi. La cuete non si produceva a buono del mondo! norma e il “guaio” preferiva- Mentre il casaro si occupava no dividerlo a metà. L’opera- della cottura, noi donne ci zione cominciava la sera prestavamo a lavare, lavare e prima. Due persone della lavare in acqua bollente tutti i famiglia dovevano recarsi macchinari e utensili che ineall’apertura della latteria e, vitabilmente ogni giorno assieme al casaro, svolgere le venivano adoperati. Oltre a mansioni di supporto. Una questo, di regola, ogni giorno stava vicino alla pesatura del a rotazione si dovevano latte, aiutava ognuno a versar- “lustrare” almeno 5 bacinelle lo nella bacinella appesa alla di rame, utilizzate per il conbilancia e… in modo implici- tenimento del latte. L’impasto to controllava il peso, mentre per la lucidatura era composto il casaro, annotava la quantità con: farina di mais, sul libretto personale e sul sale e aceto. Alla fine brillaregistro di cassa. L’ altra nel vano di luce propria, ma frattempo si occupava della quanta fatica! Terminato il lavoro di lavagvendita “spicciola” del latte. Gli abitanti del paese allora gio, alzavamo gli occhi verso compravano il latte solo nel il lungo lavabo, dove facevacaseificio più vicino, poiché il no mostra di sé la fila “das regolamento sociale vietava piecis” incadi venderlo strate negli privatamente. appositi “cerQ u e s t a clis” e presincombenza a sate da un me piaceva peso enorme m o l t i s s i m o che le schiacfarla. Versare ciava dall’alil prodotto e to. Così comricevere subi- presse prenla to il compen- devano so mi sembra- c l a s s i c a < Carmen Rantile e Mariute La Miole in giorno di cuete La grande caldaia in rame per la cottura del formaggio. forma a ruota. Che soddisfazione! Questa giornata era importante, riempiva la cantina ed era fonte di ricchezza per tutta la famiglia. Tutto questo avveniva intorno agli anni ‘60 nella latteria di Stalis, a Gemona, dove anche mio papà, Toni Rantil, è stato Presidente per molti anni. Casaro, fin dal 1° giorno è stato Bortul Broili, bravo nel suo lavoro e di una simpatia unica. Il lavoro della lunga e faticosa mattinata passava in fretta con lui. Sempre allegro e sempre pronto a dire la battuta, la barzelletta e a fare la cantata. Visto poi che eravamo sempre noi donne in sua presenza, il complimento non è mai mancato. Il che fa sempre piacere! Sono passati tanti anni da allora. Con il terremoto sono crollate anche diverse latterie (compresa quella di via Stalis). A Gemona, nei pochi (e sempre meno) caseifici rimasti, probabilmente il giorno da “cuete” sarà uguale, con diverse tecnologie e strumenti più elaborati, ma sostanzialmente lo stesso procedimento. L’importante è che questa utile , indispensabile, ricercata produzione continui, PER IL BENE DI TUTTI NOI CONSUMATORI! Carmen di Rome TERRITORIO 13 Casera Gleriis bassa Il recupero di un pezzo di storia della montagna gemonese robabilmente molti di voi, specialmente i più giovani, non sanno nemmeno dove si trova casera Gleriis, eppure questa piccola malga ha avuto, assieme alle altre casere gemonesi, un ruolo importante nella storia della nostra montagna. Casera Gleriis si trova in località Ledis e, fino a pochi mesi fa, non era altro che un rudere nascosto dal bosco e dimenticato dai più. Per parlare di Gleriis bisogna parlare necessariamente di Ledis e della gestione di tutte le malghe comunali che si trovavano in quella zona; scavando nelle vecchie delibere comunali si scopre che le malghe di Ledis, di proprietà del Comune, erano ben otto (Scriz, Legnam, Bombasina, Gleriis, Botteghe, Valscura–Navis, Confin, Campo Frassin - così riportano le delibere comunali) e l’assegnazione delle stesse era fatta in base ad una gara, il cui vincitore pagava un affitto che, solitamente, era di durata novennale. Da quando le malghe di Ledis esistano è difficile dirlo con precisione; tracce della loro esistenza sono presenti nei carteggi comunali del 1874 ma, probabilmente, P la zona di Ledis sera sfruttata fin da molti anni prima, quando la montagna non aveva ancora “proprietari” e la si utilizzava assieme agli abitanti di Venzone (esistono documenti, che riportano l’uso della zona, risalenti al 1336). L’economia di molte famiglie gemonesi si basava sull’allevamento di pochi capi di bestiame, i quali venivano dati all’affittuario della casera che si occupava di “Cjamâ la mont”; quanto la cura di questi pochi animali fosse importante per le famiglie, lo si deduce anche dalla rigorosa conta del quantitativo massimo di animali che la casera Gleriis poteva ospitare: 40 bovini, 100 ovini e 4 suini (dati del 1932). Nel corso della sua lunga vita la casera è stata testimone di numerosi eventi che l’hanno toccata più o meno indirettamente. Fra i più eclatanti sicuramente la prima guerra mondiale e il successivo dopoguerra in cui la casera ha subìto sia la “requisizione degli animali adulti”, che l’hanno lasciata completamente sguarnita, sia i “nubifragi di neve” i quali, assieme alle “soldatesche provenienti da Zaga”, foto 1: la casera dopo il recupero del 1980 l’hanno quasi completamen- che, fra i numerosi danni te distrutta. Successivamen- arrecati, rese molte delle te, nel 1927, ha ricevuto una malghe inutilizzabili, le prima ricostruzione (costata quali furono poi abbandonacirca 64.000 lire) avvenuta te e lasciate cadere in rovina. grazie ai fondi per la ripara- Qui la storia di casera Gleriis zione dei danni di guerra bassa subì uno stop quasi (fonte: delibera del Consi- definitivo e, se si esclude il glio comunale 21 giugno piccolo intervento di recupe1917 e 16 maggio 1920). Se ro avvenuto nel 1980 (vedi poi si cerca fra le delibere foto 1), fu quasi dimenticata comunali del 1948 si scopre e lasciata giacere in rovina. che a casera Gleriis erano Fortunatamente per i gemostate rubate le lamiere del nesi (ma non solo), la Risertetto e gli infissi delle stalle, va di Caccia di Gemona ha danni senza dubbio conse- deciso, con la collaborazione guenti alla seconda guerra della Sez. F.I.D.C. di Gemona della Pro Segugio del mondiale. Arrivando infine a giorni più Gemonese, di recuperare vicini ai nostri è quasi inuti- questo piccolo pezzo di stole ricordare il terremoto che ria della nostra montagna e, si abbatté sul gemonese e dopo aver chiesto al Comune di Gemona in comodato gratuito la casera (delibera n°241 del 4.8.2003), ha messo soldi e, soprattutto, la manodopera per la sua ricostruzione. Il 26 luglio di quest’anno è stata inaugurata la nuova casera Gleriis, che da malga è ora diventata un ricovero alpino aperto (vedi foto 2) a chiunque e che consiglio a tutti voi di andare a visitare ricordando sempre cosa è stato quel luogo per i nostri padri. Le informazioni storiche sono state tratte da una ricerca nelle delibere comunali fatta da Marco Patat. foto 2: il ricovero alpino come si presenta oggi dopo il recupero del 2009 a cura di Sergio Gollino 14 PROGETTO SENEGAL Terra per la scuola, scuola per la terra Il progetto sostenuto dall’Associazione Pense e Maravee TERRA PER LA SCUOLA, SCUOLA PER LA TERRA è un progetto di cooperazione internazionale promosso da Pense e Maravee insieme all’associazione SICASED di Moggio Udinese e all’Associazione Kawral di Kolda (in Senegal) che ha avuto formale inizio il 1° agosto 2009. Il progetto nasce dall’incontro fra l’impegno alla solidarietà che da anni Pense e Maravee ha assunto e porta avanti e l’esperienza di vita e lavoro di persone originarie del Senegal e dell’Italia impegnate nella cooperazione fra i due Paesi. Si propone di migliorare le condizioni di salute e di alimentazione dei bambini e bambine (284 in tutto) che frequentano la scuola primaria di Sare Koutayel attravverso la disponibilità di un campo coltivato a prodotti orticoli. Sare Koutayl è un villaggio a circa 15 km da Kolda, città del Senegal sud-orientale capoluogo dell’omonima regione. Il villaggio È un villaggio povero, caratterizzato dalla divisione della sua popolazione in due gruppi tribali spesso in frizione l’uno con l’altro, che possiede però una risorsa fondamentale per sé e per i villaggi di un raggio di 10 km: la scuola primaria (equivalente alle nostre scuole elementari e primo anno della scuola media), frequentata da bambini e bambine con un direttore ed alcuni insegnanti molto impegnati nella scommessa sul futuro dei propri allievi attraverso la formazione, il sapere, la scuola. La scuola La scuola si compone di diversi edifici, alcuni costituiti da capanne, altri in muratura; c’è una nuova ala da anni in costruzione, ferma per mancanza di soldi. La scuola dispone di una mensa per il pranzo dei bambini e delle bambine, soprattutto provenienti dai villaggi fuori Sare Koutayel (ci sono allievi che ogni giorno fanno 10 km per andare e 10 km per tornare da scuola, ovviamente a piedi, non essendoci servizi scolastici di trasporto bambini), ma questa è in grado di offrire un’alimentazione molto povera, fatta di riso in bianco o cous cous di miglio, senza altri condi- Il campo con il pozzo dietro la scuola di Sare Koutayel menti o varietà di prodotti. A fronte di questa situazione difficile, la scuola presenta due elementi favorevoli – e sono quelli che hanno indotto Pensee Maravee ad “adottare” l’idea di progetto e a intervenire. Il primo elemento è un direttore e degli insegnanti molto attivi, ricchi di buona volontà e di desiderio di aiutare i bambini e le bambine anche oltre i normali compiti di insegnamento. Il secondo è la presenza di un ettaro di terreno coltivabile, già dotato di pozzo, dietro la scuola e di proprietà della scuola. L’idea è allora quella di coniugare l’entusiasmo dei docenti, la loro volontà di impegno con le possibilità in termini produttivi che il terreno offre per avviare delle coltivazioni in grado innanzitutto di migliorare l’alimentazione dei bambini e delle bambine. Siamo infatti convinti che migliorare le condizioni fisiche dei bambini significa migliorare le loro chance di successo scolastico, di formazione, di opportunità verso il futuro; solo attraverso questo anche un Paese bellissimo ma pieno di difficoltà come il Senegal, collocato in un continente meraviglioso e contraddittorio, potrà migliorare. Allo stesso tempo, un campo coltivato ad orti può servire da campo scuola per i bambini e le bambine dell’ultimo anno, per trasmettere conoscenze e saperi che potranno poi spendere nella loro vita quotidiana sia privata (laddove possibile, le famiglie cercano di avere orti per la propria alimentazione) sia lavorativa (l’agricoltore è una delle professioni spendibili nel mondo del lavoro locale). Il progetto è stato concepito su tre annua- Il progetto lità: la prima di avvio delle attività e dotazione delle infrastrutture necessarie, le altre di potenziamento ed estensione delle coltivazioni. Il primo anno, avviato in agosto, prevede in particolare: Attività 1 – Sistemazione delle infrastrutture finalizzate alla raccolta delle acque dal pozzo già esistente e loro messa a disposizione per le attività agricole (sistemazione del pozzo; acquisto e messa in opera di una pompa; acquisto e messa in opera di un generatore elettrico; realizzazione di canalizzazioni; bacino di raccolta acqua). Attività 2 – Sistemazione della recinzione del campo della scuola (1 ettaro di superficie), necessaria per tener lontano il bestiame a pascolo presente nei terreni limitrofi (acquisto e messa in posa di recinzione metallica). La recinzione è in rete metallica perché garantisce maggior durata nel tempo e non è attaccabile dalle termiti, molto presenti nella zona. Attività 3 - Acquisto di sementi e piccoli attrezzi ed avvio delle attività orticole (acquisto di sementi differenziate in base alle esigenze delle stagioni e del mercato locale; pulizia del campo; parcellizzazione e suddivisione delle responsabilità; formazione e assistenza tecnica specifica alla coltivazione) I risultati che ci aspettiamo sono: Risultato 1 - Il pozzo, già esistente, viene risistemato e messo in condizioni di servire all’irrigazione del campo da coltivare; il campo viene dotato di infrastrutture (canalizzazioni, bacini, recinto, pompa, generatore) in grado di garantire la sostenibilità nel tempo delle attività avviate. Risultato 2 - Attraverso un’azione di rafforza- SPORT&AGHE 15 mento delle capacità organizzative e tecniche (condotte da un tecnico agrario competente ed affidabile), gli insegnanti della scuola acquisiscono le conoscenze necessarie a coltivare al meglio (in termini di quantità e qualità del prodotto) il campo della scuola. Risultato 3 – La scuola e i suoi insegnanti acquisiscono le risorse materiali (sementi e attrezzi) necessarie ad avviare una serie di attività agricole-orticole che hanno l’obiettivo di diventare permanenti e sostenibili nel tempo. I lavori I lavori del primo anno sono iniziati ad agosto, sotto la supervisione del vicepresidente Sicased, originario del Senegal e con la collaborazione di un tecnico agrario senegalese, da anni al fianco delle iniziative di cooperazione. Sono così state acquistate: la motopompa, il generatore elettrico, le tubature ed i raccordi per le opere di presa d’acqua, canalizzazione e raccolta in bacino, nonché filo metallico per realizzare la recinzione. A questo proposito, la filosofia del progetto si fonda sulla valorizzazione dei saperi locali e non sull’imposizione di modelli, prodotti, tecnologie slegate dal contesto di riferimento: così, ad esempio, non è stata acquistata rete metallica già confezionata, ma il filo di ferro con il quale degli artigiani locali realizzeranno la rete. In questo modo non si ottiene solo un risparmio economico, ma si offre anche una opportunità di lavoro in loco, per artigiani del posto, creando così un circolo virtuoso fra input allo sviluppo (finanziamento, avvio di attività) e competenze già esistenti. Paola Tessitori Piscina, i bilanci Perdite in aumento per la società Nella tabellina riportiamo le perdite registrate dalla società Atlantis srl che ha stipulato con il Comune di Gemona del Friuli un contratto di Project Financing per la costruzione e gestione della piscina comunale fino al 2032, poi prorogato al 2045. Ricordiamo che il costo complessivo per la costruzione della piscina è stato di € 5.097.772,85 e che a fronte di tale costo il Comune di Gemona del Friuli ha versato alla società € 2.596.950,48 (IVA compresa) come previsto dal contratto stipulato. Il Comune ha poi sostenuto altri costi per espropri e altre spese per € 150.049,52. Totale dei costi sostenuti dal Comune: € 2.747.000,00. Sono cifre significative che richiedono un ulteriore approfondimento che faremo nei prossimi numeri; su questo sollecitiamo sin d’ora il contributo dei lettori. Anno Perdite di esercizio 2004 -19.269 2005 -86.776 2006 -211.953 2007 - 210.537 2008 - 338.729 Le perdite della società Atlantis srl. Fonte: Archivio ufficiale delle Camere di Commercio La pissine? Une buse ta l’aghe! CARTOLIBRERIA COCCINELLA Una parte degli acquisti: gruppo elettrogeno, tubi e filo di ferro per costruire la rete Cartolibreria Coccinella sas di Marina Lepore & C. Via Dante Alighieri 213 Gemona del Friuli tel/fax 0432.981305 [email protected] 16 COSE PUBBLICHE Lorenzo la talpa di Lorenzo Londero “flec” 1 Sono troppi i lavori pubblici bloccati dalla Giunta Urbani Ristrutturazione generale di via San Pietro: il progetto esecutivo è approvato e finanziato per 537.573 euro; la gara d’appalto è stata sospesa il 6.7.2009; Pista ciclabile: l’opera è già finanziata con 300.000 euro di fondi comunali, ma la procedura per la sua realizzazione è stata sospesa il 30.7.2009; Sistemazione di piazza del Ferro: lo scorso mese di maggio i lavori sono stati aggiudicati alla ditta Canola di Bueriis (UD) e prevedono una spesa di 450.000 euro; con delibera del 17.8.2009 l’inizio dei lavori è stato rinviato a dopo il 7.1.2010. Il totale di questi lavori, rinviati o bloccati dalla Giunta Urbani, è pari a 1.287.573 euro. La stampa locale dei primi giorni di ottobre ha riferito della disponibilità del CAFC (Consorzio Acquedotto Friuli Centrale) e della Comunità Montana del Gemonese, C.F.-V.C. a farsi carico dell’onere finanziario per la realizzazione della fognatura in via San Pietro e della pista ciclabile. Resta l’incognita sui relativi tempi di realizzazione di queste infrastrutture. Altre opere pubbliche, da lungo tempo programmate e non iniziate, sono: Ristrutturazione di via Dante A.: ci son voluti ben 5 anni e mezzo per approvare (in data 4.6.2009) il progetto esecutivo; la gara d’appalto verrà effettuata solo dopo la vendita del fabbricato ex Venturini di via Osoppo per almeno 415.940 euro, somma che concorre alla copertura della spesa totale dei lavori, pari a 1.190.940 euro; Castello – 5° lotto (ex carceri): lavori per 3.718.489,67 euro; il progetto esecutivo è stato approvato dalla Giunta comunale il 30.10.2008 ed è in corso di esame da parte del Provveditorato opere pubbliche di Trieste; dopo l’approvazione del Provveditorato, il Comune procederà all’appalto; Castello – 6° lotto (torre dell’orologio): lavori per 3.310.000 euro; il progetto esecutivo deve superare l’esame della Commissione provinciale sull’edilizia sismica e della Regione; a ciò seguiranno l’approvazione della Giunta comunale e l’appalto. Sollecitiamo il Sindaco e la Giunta a fare pressione sugli Organismi sopra citati affinché accelerino l’esame e l’auspicata approvazione dei due progetti relativi alla ricostruzione del Castello. Conclusione: riproponiamo l’appello lanciato a inizio 2009 dalla Confindustria friulana e dai Sindacati provinciali (CGIL – CISL - UIL) agli Enti locali tutti, dalla Regione al più piccolo dei Comuni, per sveltire le procedure e dare il via alle opere immediatamente cantierabili, volàno occupazionale fondamentale per fronteggiare l’attuale crisi economica (vedi Pense e Maravee n.70 – marzo 2009, pag. 6). 2 Area caserma di via Armentaressa: il Comune chieda al Governo il suo utilizzo civile (parziale) Dai giornali locali del 29.9.2009 si è appreso che il Governo nazionale e la Regione stanno predisponendo un “Accordo di programma” per stabilire la destinazione d’uso del patrimonio immobiliare militare sul quale versa ancora l’attenzione dello Stato. Sarebbe prevista la cessione di aree demaniali attraverso la stipula di un Accordo di programma che contempli un utilizzo urbanistico dell’area. L’operazione di variante eseguita dall’Ente locale consentirebbe allo Stato di recuperare parte del valore della struttura. Nel contempo, al soggetto interessato al trasferimento (Comune, ndr) verrebbe riconosciuta una quota parte stabilita in denaro o in terreno. Poiché “a monte di ogni operazione deve esserci l’interessamento dell’Ente locale sul cui territorio si trova il bene”, segnaliamo all’Amministrazione comunale l’importanza di far inserire anche gli immobili (terreni e fabbricati) della caserma Goi – Pantanali nel futuro Accordo di programma fra Governo e Regione, con l’obiettivo di un loro utilizzo, almeno parziale, a favore della comunità civile di Gemona. 3 Con la P.E.C. siamo arrivati alla frutta Riceviamo e volentieri pubblichiamo il sollecito formulato da un giovane e attento lettore (che conosciamo e che chiede di non essere nominato), volto ad adeguare il funzionamento della macchina comunale alle nuove normative. Con l’anno 2005 tutte le Pubbliche Amministrazioni dovevano iniziare la fase di adeguamento ai nuovi sistemi informatici e tecnologie digitali, ad esempio il protocollo cartaceo doveva essere collocato in pensione a favore di quello informatizzato. Tra le innovazioni tecnologiche “imposte” dalla normativa nazionale troviamo anche la luminare P.E.C., acronimo di Posta Elettronica Certificata. Ma cos’è la P.E.C.? E’ un sistema totalmente informatico che permette di inviare, anche in allegato, documenti informatizzati attraverso le comunissime e-mail ed al tempo stesso certifica, appunto, il loro avvenuto recapito al destinatario. Ma cos’ha la P.E.C. in più di una normalissima e-mail? Il valore aggiunto della P.E.C. è questo: equivale in tutto e per tutto ad una raccomandata con ricevuta di ritorno, ma bisogna ricordarsi che, se si allega un documento, lo stesso deve essere firmato digitalmente. I vantaggi sono notevoli: non più code agli uffici postali, non più carta sprecata, non più orari da rispettare! Si fa tutto da casa o dall’ufficio con un semplice clic. Manca poco più di un anno alla scadenza dei termini della legge n. 2/09 (art. 16 – c.6), si chiede alla Giunta comunale – ed in particolare a Stefano Marmai, Assessore a informatizzazione ed innovazione tecnologica – quando la P.E.C. sarà operativa negli uffici municipali di Gemona. Per chi vuole saperne di più: www.pec.it e www.indicep a . g o v . i t / r n i peralfabeto.php. 4 Alcuni commenti da fuori Gemona “Lo scudo fiscale è l’ennesima beffa per la gente onesta... Tremonti fa il filosofo, ma premia gli evasori”. Così Famiglia Cristiana di fine settembre definisce lo scudo fiscale recentemente approvato dalla maggioranza nazionale di centrodestra. Il Times di Londra, COSE PUBBLICHE 17 Comitato pendolari Aggiornamento sugli ultimi sviluppi settembre. Il "Comi9 tato Pendolari Gemona-Udine" (rappresentato nell'occasione da Andrea Palese, Giusy Gubiani, Michele Londero e Giorgio Picco) è stato invitato a partecipare ad un incontro organizzato dalla Regione e Trenitalia, volto ad illustrare novità ed investimenti. In quella sede il gruppo ha avanzato proposte in merito alla biglietteria, tariffe integrate ed orari. All'incontro hanno partecipato anche due rappresentanti del Comitato Pendolari FVG i quali hanno ribadito le criticità croniche dovute alla scarsa pulizia ed ai ritardi che ovviamente ricorrono, in percentuali uno dei più autorevoli quotidiani sulla scena internazionale, prendendo spunto dalla «battuta» rivolta a Michelle Obama – anche lei «abbronzata», come già il consorte Presidente – dedica un durissimo editoriale al nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, definendo esplicitamente «razzista, machista e xenofobo» il centrodestra italiano. diverse, su tutte le tratte ferroviarie della Regione. L'Assessore regionale ha preannunciato un nuovo incontro dove verranno analizzate con maggior puntiglio le esigenze dei pendolari. ottobre. Il Consiglio 1 comunale ha votato all'unanimità un ordine del giorno presentato dal consigliere Andrea Palese, nel quale si chiede che la Regione si faccia parte attiva nei confronti di Trenitalia in merito a: 1) la riapertura del servizio di biglietteria della Stazione di Gemona del Friuli; 2) l'abolizione dell'obbligatorietà della tariffa inte- Non solo, secondo il Times, “Vi è anche una complicità tutta maschile nell’accettare il comportamento di Mr. Berlusconi – che ricorda quello di Benito Mussolini – che è machismo laddove lui pretende di promuovere i valori della famiglia”. Financial Times di Londra: "Senza di lui Italia migliore, i suoi alleati riflettano, dovrebbero liberarsene". grata Saf-Trenitalia lungo la linea Udine-Tarvisio per coloro che utilizzano solo il vettore ferroviario; 3) la riattivazione di un servizio ferroviario internazionale con fermata a Gemona e il potenziamento del servizio ferroviario nelle fasce mattutine e serali, nonché durante le giornate festive da e verso il capoluogo Udine, incentivando inoltre iniziative rivolte alla promozione turistica del territorio quali Treno+Bici o l'organizzazione di gite con treni storici. Per maggiori informazioni consultate il sito: http://comitatopendolarigemona-udine. blogspot.com Newsweek di New York Per Berlusconi è l'ora di andare a casa: "L'Italia non può più sopportare le buffonate del suo playboy in capo". (Newsweek è il settimanalesimbolo del mondo globalizzato con 4 milioni di copie e 12 edizioni nazionali; queste notizie sono tratte dal quotidiano "La Repubblica" del 12.10.2009). bischerate "Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna". (Vittorio Feltri, L'Europeo, 11 agosto 1990). "Il dottor Silvio di Milano 2, l'amico antennuto del Garofano, pretende tre emittenti, pubblicità pressoché illimitata, la Mondadori, un quotidiano e alcuni periodici. Poca roba. Perché non dargli anche un paio di stazioni radiofoniche, il bollettino dei naviganti e la Gazzetta ufficiale, così almeno le leggi se le fa sul bancone della tipografia?".(Vittorio Feltri, L'Europeo, dopo la conquista berlusconiana della Mondadori e l'approvazione della legge Mammì). da www.francarame.it 18 EVENTI Underground rEvolution Elementi Sotterranei 2009 - Underground rEvolution Eventi artistici in evoluzione La manifestazione artistica Elementi sotterranei, convention di writing e musica, arrivando alla sua quarta edizione, è mutata e si è evoluta, trasformandosi in un evento culturale trasversale. Quest’anno si è svolta nell’arco di tre giornate: il 20 e 21 agosto a Gemona presso il parco di via Dante, il 29 agosto tra i sottopassaggi della ferrovia in via Julia. Le tre giornate sono state rese possibili grazie alla collaborazione tra le associazioni giovanili “Bravi Ragazzi” e “Un Blanc E Un Neri”, realtà con pochi mezzi e risorse, ma tanta voglia di fare. Il palco del parco di via Dante, nelle prime due giornate, ha visto esibirsi una rosa di artisti estremamente varia, dai gruppi giovanili (16-18 anni) alla loro prima esibizione, a band di decennale esperienza, provenienti anche da fuori comune (Monfalcone, Codroipo, Udine). I generi musicali protagonisti delle due serate sono stati fra i più vari: metal, hard rock, folk, progrock anni ’70 e rap. Il moti- vo è stato quello di allargare gli orizzonti dell’evento musicale, slegandolo dal concetto di “festa” fine a se stessa, con la volontà di incentivare e dar spazio alla creatività di tutti quanti si cimentano in questa disciplina artistica. E sempre l’arte, questa volta visiva, si è espressa durante la giornata conclusiva sulle pareti del sottopassaggio della ferrovia. Circa 600 metri quadrati di muro sono stati ridipinti dai writers, i quali hanno interpretato, ognuno a suo modo, il tema di scottante attualità, scelto da “Bravi Ragazzi” appositamente per l’evento: lo sviluppo sostenibile. I quasi 60 writers provenienti da tutto il nord Italia, Spagna e Slovenia hanno quindi proposto le loro interpretazioni riguardo allo scioglimento dei ghiacci, allo spreco di energia elettrica o alla decrescita felice, con un risultato che è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo il tempo non sempre è stato clemente con gli organizzatori; tuttavia, l’afflusso di pubblico è stato davvero notevole. I com- Musica al parco menti raccolti finora sono entusiastici, sia da parte degli amanti della musica, sia da chi ha a che fare con le arti visive. Il successo e la riuscita della tre giorni artistica si può misurare anche quando, passando in via Julia, si notano persone che sostano ad osservare i capolavori di quei writers che, frequentemente, sono definiti “vandali”. Doverosi sono i ringraziamenti alle associazioni e enti pubblici che hanno partecipato all’evento con i loro stand o che ci hanno aiutato nella sua realizzazione, un grazie perciò a: Coordinamento delle associazioni di volontariato, Pro Glemona, Comune di Gemona, CataStrofe Records, Legambiente, Bottega del mondo, Gruppo missionario parrocchiale, Ecomuseo delle Acque del Gemonese, Gruppo “Italia 143” di Amnesty International, Federico Londero e, soprattutto, a tutti i volontari che hanno lavorato all’evento. www.elementisotterranei.net elementisotterranei@gmail. com [email protected] Ass. Bravi Ragazzi Ass. Un Blanc E Un Neri Writer in azione nei sottopassaggi della ferrovia 19 METEOROLOGIA Per altri dati e statistiche meteorologiche su Gemona: www.pensemaravee.it Un’estate nella media opo un maggio molto caldo l’estate, e anche il mese di settembre, ha registrato delle temperature di D 40 poco sopra la alcuni sbalzi significativi (il riduzione della media, con temporanei 4 agosto la temperatura rispetto al giorno precedente è stata di -12,5°). Le precipitazioni, invece, si sono attestate di poco sotto la media. Un grazie ad Andrea Venturini e Massimo Marchetti per la collaborazione. Temperature minime e massime 180,0 P. mm Media climatica temperature '77-'06 160,0 Piogge giornaliere 140,0 T. C° 35 30 120,0 25 100,0 20 80,0 60,0 15 40,0 10 20,0 5 0,0 1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 31 3 6 9 12 15 18 21 24 27 30 Luglio 2009 2 Agosto 2009 FRA ARTE, FOTOGRAFIA, POESIA… …non una domenica qualunque! oteva essere una domenica come tante altre e invece Piazza del Ferro a Gemona si è trasformata nel palcoscenico di un evento d’arte e condivisione giovanile e non. Anche durante l’agosto medievale l’Associazione “Bravi Ragazzi” si è fatta strada attraverso la collaborazione di vari artisti e ha dato origine a un’opera eclettica in cui si sono fuse insieme varie tecniche. I writers Elia Venturini e Francesco Patat hanno dipinto quattro pannelli P che componevano un unico grande graffito. La particolarità di quest’opera si deve anche alla partecipazione del fotografo Raffaello Cargnelutti, che ha sviluppato e stampato in tempo reale delle immagini scattate a passanti e persone che hanno prestato il loro volto per il variegato esperimento. Il tutto è stato arricchito da alcune mie frasi composte sul momento ispirandomi alle fotografie posizionate sui vari pannelli. 5 8 11 14 17 20 23 26 29 Settembre 2009 I writers, lasciandosi trasportare dal fluido artistico, hanno cercato di dare un senso all’insieme per creare un’opera unica che ne sintetizzasse il significato: “La vita è bella!” Isabella Viola Venturini “Vita… prenditi gioco del mio essere, disarmami con le tue folli risate, fatti beffa di me… deridimi, scoraggiami…rendimi fragile!!! E’ una pazza giostra questa, continua a girare senza sosta… ma io rido, rido e rido!!!” TRADIZIONI 20 Gli antichi mestieri scomparsi Viaggio nella memoria, attraverso le vive parole dei protagonisti della Gemona di un tempo - Il purcitâr assa settembre e le foglie iniziano ad accartocciarsi su se stesse, tingendosi dei colori autunnali, nell’aria si sente profumo di caldarroste e vin brulé: quale momento più adatto per raccontarvi la storia di Franco Cargnelutti Bambin, classe 1929, appartenente ad una delle più note famiglie di purcitârs di Gemona. Già il nonno era norcino e Franco, ultimo di otto figli (di cui cinque maschi, tutti dediti al mestiere di norcino), ha proseguito tale tradizione, imparando il mestiere dal padre Giuseppe, classe 1886, che, nei primi anni del ‘900, si recava a Vienna e a Debrecen in Ungheria per fare le “stagioni” nelle fabbriche di salami. In quegli anni si partiva verso ottobre per ritornare a marzo, quando la stagione era conclusa. Franco ha sempre fatto questo mestiere per passione, nei ritagli di tempo. Erano P molte le famiglie di Gemona che allevavano i maiali; averne uno era considerato un privilegio, un lusso, un modo per garantirsi un inverno sereno e una cantina ben fornita. Da bambino Franco andava con i suoi fratelli ad aiutare il padre nelle famiglie, per imparare come si uccideva il maiale e come se ne ricavavano salami, salsicce e cotechini; poi quel lavoro è diventato suo. Lavorava da novembre a gennaio inoltrato; spesso aiutava anche uno zio, Pietro Contessi, quando andava ad uccidere i maiali dalle suore. Prima di tutto il veterinario doveva controllare che l’animale fosse sano per poi procedere alla lavorazione della carne. Per questo controllo, che si faceva anche presso il macello di Moseanda, era necessario tagliare un pezzo di fegato e uno di carne vicino alle costole. Raramente accadeva che il maiale fosse malato. La lavorazione del maiale durava in media una giornata, dalle 7.30/8.00 alle 17.00. L’uccisione del maiale era la fase più cruenta; prima del 1957 i maiali venivano uccisi con il coltello, ci volevano un paio di uomini per tenerlo fermo per le zampe e un terzo uomo che lo tirasse fuori dal porcile per le orecchie; appoggiato su un tavolo e steso su un fianco gli si affondava il coltello nel collo. In seguito è stato introdotto l’uso della pistola, ma non sempre si è rivelato un metodo efficace; infatti, per uccidere l’animale bisognava sparargli in testa, in mezzo agli occhi, e non sempre il maiale stava fermo ad aspettare la sorte imminente! Il sangue, che usciva dalla testa, veniva raccolto dalle donne in un secchio per fare lis mulis. Tenendo mescolato il sangue, per evitare che coagulasse, vi si univa circa mezzo chilo di uvetta e 750 gr. di zucchero e si cucinava finché non fosse del tutto rappreso; poi veniva tagliato a pezzetti e mangiato. La testa del maiale veniva appesa per lasciar sgocciolare il sangue rimasto. Ogni parte del maiale era destinata alla realizzazione di un prodotto diverso: il segreto era saper scegliere la carne. Quando si dice che “del maiale non si butta via niente”, non è semplicemente un modo di dire, ma pura verità. Era molto importante saper dosare la giusta quantità di sale da mettere; per non sbagliare era d’uso una tabella fissa con le dosi per ogni prodotto. Per le salsicce (lis luianis) veniva utilizzata la carne più delicata e il lardo; Giuseppe Cargnelutti in una foto del primi del'900 con un collega in Ungheria per il salame (il salam) si utilizzava la carne delle cosce, la spalla e la lonza (la brusadule), mentre per il cotechino (il musét) si adoperavano lis crodis, cioè i muscoli, i ritagli e parti delle spalle. Infine, si faceva la polmone con il cuore, i polmoni e i reni. Soprattutto durante il tempo di guerra, si raccoglieva il pelo del maiale e lo si metteva da parte (destinato a diventare setola per pennelli) per quando sarebbe passato il peciotâr; diventando così merce di scambio per una manciata di aghi o per qualche altro piccolo utensile. In alcune case poi con un po’ di soda, le ossa del maiale, il grasso e un po’ di profumo si faceva il sapone. Si faceva bollire il tutto in un pentolone e la “pasta”, che ne derivava, veniva stesa su un ripiano e tagliata in tanti cubi. Questo sapone dal colore grigiastro si usava per fare il bucato. Il grasso cosiddetto falso, il saìn, veniva utilizzato per friggere, soprattutto per lis fritulis, mangiate la mattina con la polenta prima di correre a scuola! Una vita fatta di piccole cose, povere ed essenziali, in cui un momento di convivialità come quello dell’uccisione del maiale si trasformava in vera festa per tutta la famiglia. Era un evento importante per i bambini che si divertivano e inconsciamente imparavano cose nuove. Ai bambini era riservata la luianiute, una salsiccia più piccola, fatta appositamente per i bambini di casa, che veniva mangiata in allegria insieme a tutti. Un’altra tradizione, che era d’uso tra le famiglie di uno stesso cortile, era quella del presint; la famiglia che uccideva per prima il maiale portava in dono a quella 21 vicina un pezzo di fegato e uno di lonza; la stessa cosa avrebbe poi fatto la famiglia ricevente, quando a sua volta avrebbe ucciso il maiale. Questa forma di scambio all’interno della cultura contadina stringeva le alleanze tra le famiglie e ne rafforzava il momento di festa. A fine giornata, oltre al dovuto compenso in denaro per il lavoro svolto, il purcitâr riceveva une luianie par il fruio dai imprescj! La cantina era il luogo ideale per conservare i prodotti; che, se fatti a novembre, potevano durare fino ai primi di febbraio, anche se spesso la tentazione di mangiarli in breve tempo era molto forte! Certe volte per dare maggior sapore, salami e salsicce venivano affumicati con un secchio di braci calde, aromatizzate con bacche di ginepro. Importante per una buona conservazione era la formazione di un sottile strato di muffa bianca all’esterno; se ciò non avveniva si presentava il rischio che il salame si accartocciasse (la carne si staccava dal budello e creava un vuoto d’aria all’interno che faceva ammuffire la carne). In tal caso bisognava ricorrere ad un sistema (che non posso svelare!) per evitare che i prodotti si rovinassero. Gli attrezzi da lavoro erano SANITA’&OSPEDALE pochi ed essenziali: un tritacarne a manovella, alcune morse per fissare al meglio la macchina al tavolo, l’insaccatrice con le diverse misure d’imbuti, più stretto per la salsiccia e più largo per il salame, un piccolo attrezzo con l’impugnatura di legno, formato da tanti aghi per bucare il budello e far uscire l’aria, che vi rimaneva durante l’insaccamento delle carni. Il purcitâr è sicuramente un altro dei nobili e preziosi mestieri del passato; in qualche famiglia persiste ancora l’usanza di uccidere il maiale con gli stessi ritmi di una volta, secondo la tradizione. I tempi veloci della modernità e del consumismo d’oggi, soprattutto con l’avvento del Natale e dei cenoni di Capodanno, ci vogliono tutti con il cotechino precotto, così comodo, veloce e gustoso: ma sarà veramente così? Speriamo che questo non sia un altro pregiato sapore in via di estinzione. Anna Piazza Si ricorda ai lettori di P&M che chi fosse interessato a raccontare la propria esperienza lavorativa può contattare direttamente Anna Piazza telefonando allo 0432 982366 o scrivere all’indirizzo mail: [email protected] Franco Cargnelutti in una fase della lavorazione del maiale. Archivio Sandro Forgiarini NUOVA INFLUENZA Non fatevi influenzare rima di tutto non fatevi influenzare dal panico e dall’ansia che una cattiva informazione a volte diffonde. L’influenza A H1N1 non è un’influenza grave, è del tutto paragonabile alle normali influenze stagionali, solo più contagiosa. Le (poche) morti che sono state registrate riguardano pazienti con gravi patologie in corso oppure che vivevano in zone del mondo dove le condizioni igieniche e l’assistenza sanitaria non sono comparabili con le nostre. … Detto questo, siate prudenti e fate il possibile per non prendere l’influenza, rispettando prima di tutto le normali regole igieniche per evitare questo e qualsiasi altro tipo di contagio (in primis, lavatevi spesso le mani). Una misura utilissima, che sollecitiamo, sarebbe rifornire di sapone liquido e salviette usa e getta tutti i bagni pubblici, a partire da quelli delle scuole…. P Infine, non fatevi influenzare dalle proposte della pubblicità e del mercato che promettono di mettervi al riparo dai rischi. Tenete sempre presente che dietro queste paure globali, più o meno giustificate, si creano giri d’affari miliardari. Acqua e sapone: la migliore soluzione Lavarsi le mani con acqua e sapone è sufficiente per difendersi dalla nuova influenza. Bastano alcuni accorgimenti: lavarle più spesso (va bene anche con acqua fredda); per un tempo compreso fra i 15 e i 30 secondi; usare sapone liquido al posto della saponetta; stare attenti a dove e come le asciughiamo. Tratto da www.altroconsumo.it dove potete trovare anche una valutazione su alcuni prodotti di mercato. LA LETTERA I parcheggi dell’ospedale Non essendo a conoscenza quale sia l’Ente responsabile della manutenzione delle aree esterne all’ospedale di Gemona, con particolare riferimento ai parcheggi, esprimo le considerazioni attraverso il Vostro giornale, con la speranza che gli interessati ne prendano nota. Per motivi personali, frequento saltuariamente l’istituto e ogni volta trovo le stesse condizioni di disagio per i pedoni che accedono ai reparti. Un primo rilievo riguarda le aree di parcheggio e i passaggi pedonali; va subito chiarito che sono sistemati con lodevole criterio e con spazi sufficienti per qualsiasi manovra, si é invece data poca importanza ai passaggi pedonali. L’ospedale è normalmente frequentato da persone anziane e con qualche difficoltà di movimento, per agevolare le quali bisognerebbe eliminare, in corrispondenza del percorso pedonale, le cordonate che contengono le aiuole e ripristinare gran parte della segnaletica orizzontale, per non lasciare dubbi agli automobilisti. Questi ultimi devono mettere qualche cosa di loro. Pur avendo la possibilità di parcheggio e approfittando dell’impunità, occupano gli spazi riservati come fossero posti macchina, costringendo le persone a fare gli slalom attraverso gli spazi liberi. E’ una segnalazione per chi ne ha la responsabilità: si ritiene opportuno un intervento mirato ad evitare disagi che si accentuano nei periodi invernali. Gemona, 1 agosto 2009 Bepi Simeoni 22 CURIOSITA’ Costruire elicotteri a Gemona Intervista a Londero Mario (Rondin) ondero Mario è nato nel 1937. Fin da bambino ha avuto una spiccata attitudine a costruire “cose” e rivestire le idee con le proprie mani: chiese e castelli e perfino la Torre Eiffel: alta 2,5 m cementando le pietre del Tagliamento. A 8 anni - racconta - “volevo fare l’artista” ma non da giovane in quanto c’era il rischio di non essere compreso (stramp) o di lâ fur di cjâf . Ho studiato fino in quarta elementare, poi ho smesso. Ero il piu’ bravo, ma il maestro non sopportava certi miei comportamenti. Ho fatto 3 mesi di scuola serale in edilizia e meccanica. Mi divertivo allora anche a disegnare ritratti di bimbi. Il maestro Di Giusto mi incoraggiava ad andare avanti e coltivare la mie passioni. Ho iniziato a lavorare come apprendista muratore in una impresa locale. Ho rinunciato a fare il capo cantiere: non mi andava di tagliare le ore L agli operai, così come mi sollecitava il Paron. La V elementare l’ho frequentata da militare. Ero trombettiere prima e poi dell’NBG. Il corso di roccia mi ha aiutato nella futura professione: salire e scendere dalle impalcature. Emigrato in Francia, mi sono appassionata alla bicicletta. A 21 anni ho avuto un brutto incidente sul lavoro. Sono caduto dal quarto piano dell’impalcatura in piedi: ammaccato, ma vivo. Ancora oggi il tallone rotto mi fa male, cuant cal cambie il timp. Nel 1963 rientro in Italia. Dopo il terremoto ho avuto un altro incidente sul lavoro: sono caduto dal 3^ piano dell’impalcatura. Per fortuna non ho fatto nulla o quasi. Nella mia vita ho fatto tanti mestieri: muratore, intonacatore, gruista, fabbro, piastrellista, elettricista, autista. Si ferma un po’. Gli chiedo cosa ha costruito fuori casa. Mi mostra 2 enormi statue: una è un alpino e l’altra un carabiniere e poi il padre e madre dei 7 nani e di Biancaneve, un’aquila. Un impresa ardita anche sotto il profilo della stabilità. Insomma statue a prova di terremoto. Non solo statue: molti animali si muovo su percorsi “guidati”. Il cane quando arriva qualcuno sale su un piccolo pulpito e suona la campana. Le capre hanno poi dei nomi un po’ particolari: Castagnetta, Stellina e Berlusconi. E poi conigli, galline; infine l’asina di nome Teresa che chiamo anime discuside quando mi fa arrabbiare. Passiamo poi all’altra grande passione: costruire macchine. Mi mostra un trattore (costruito in un mese), una moto piccola (3 settimane), un go-kart, un carro unito al trattore, una pala eolica. Adesso stava costruendo una macchina battipali per un signore di Buja. Ma la cosa piu’ incredibile è la costruzione di un elicottero con tanto di doppio rotore (ho lavorato 6 mesi a farlo), trazione idraulica, 230 cavalli, 8000 giri al minuto e le pale 4 giri al secondo. Tutto fatto senza bisogno di disegni. L’elicottero si è alzato da terra di 50 cm. Diverse persone competenti lo hanno visto e sono rimaste molto colpite: il comandante delle Frecce tricolori, Dario Zampa il cantautore, un ingegnere di Roma che gli ha detto che “hai la testa grande come una montagna”. Mario è convinto che qualsiasi idea, come la vita o una invenzione, nasce dalla sofferenza e si trova già dentro la persona. La meccanica è dentro, non si impara. Prima di lasciarlo mi confida che in futuro ha voglia di realizzare un piatto volante. Una sorta di Overcraft che gira per le strade. Conclude dicendo: quando ho una idea, non mi servono disegni, la realizzo. Mi chiedo cosa avrebbe fatto se avesse fatto le scuole alte. Sandro Cargnelutti Associazione culturale PENSEE MARAVEE Rifiuti, a che punto siamo? del Friuli Venezia Giulia - onlus Appuntamento annuale pubblico di informazione, approfondimento e dibattito sul tema della corretta gestione dei rifiuti VENERDI’ 20 NOVEMBRE 2009 ore 20.45, Sala della Comunità Montana Programma: Saluti: - Comunità Montana, Gianni Verona, Commissario - Associazione Culturale Pense & Maravee, Lionello Patat Preludio: la raccolta dell’organico in Provincia di Udine, metodi di raccolta, aspetti economici del servizio, non solo riciclo. Sandro Cargnelutti, Associazione Culturale Pense & Maravee Qual è il nuovo modello di raccolta previsto dal Comune di Gemona, quando si cambia, come verranno informati i cittadini,…? Luigino Patat, Assessore all’Ambiente Esperienze ed opinioni Intervengono Amministratori di Comuni, forze politiche e sociali. Dibattito Conclusioni: Sandro Cereghini, Presidente del neo costituito Circolo di Legambiente di Gemona del Friuli UNA PROPOSTA PER IL TERRITORIO Non solo riciclo olti rifiuti ingombranti invece di essere riciclati o smaltiti possono essere riutilizzati. Il costo di una rete da materasso di 20 kg se avviata a riuso può fruttare dai 20 ai 30 €, se riciclata frutterà invece dai 5 ai 7 € e se smaltita in discarica costerà quasi 3 €. Il vantaggio economico e ambientale del riutilizzo è evidente. E’ una pratica vecchia come il tempo, in disuso nell’ epoca dell’usa e getta. M Il riuso è incoraggiato dall’Unione Europea; infatti nelle priorità che informano la gestione dei rifiuti, esso viene posto immediatamente dopo la riduzione dei rifiuti (il miglior rifiuto è quello non prodotto) e prima del riciclaggio. Il riciclo ha un senso se ci sono imprese che utilizzano i prodotti riciclati: carta, plastica, metalli, vetro che sostituiscono le materie prime; il riutilizzo ha un senso se esiste un mercato dell’usato. Se non c’è, va promosso. Da una ricerca condotta in centri di raccolta da parte da parte del CRES nel Lazio, si è visto che i rifiuti riusabili possono essere suddivisi in categorie merceologiche: mobili, oggettistica, materiali riusabili (idrosanitari, ferramenta, informatica,…), e suddivisi per qualità. E’ emerso che una discreta percentuale di materiali può essere riutilizzata. Possono i Comuni favorire il riutilizzo i beni consegnati dai cittadini ai centri di raccolta? La strada piu’ semplice è selezionare questi beni prima che entrino nel centro di raccolta. In questo modo non diventano rifiuti e non vengono sottoposti alla particolare normativa. Se il cittadino è consenziente a consegnare il bene, questo verrà pulito, riparato se serve e avviato al mercato dell’usato. Si evitano costi di gestione che si scaricano sulla comunità, si risparmiano risorse ambientali e si favoriscono piccole economia e occupazione. Di questi tempi non fa male. Nel nostro centro di raccolta di Via San Daniele la distinzione tra la ricicleria e un'area destinata alla selezione e conferimento per il riutilizzo dei beni può essere praticata (vedasi foto). Vogliamo approfondire il tema? Pense e Maravee presenterà la proposta in occasione del seminario di fine novembre. Ragioneremo anche attorno a un altro mercatino dell’usato a Gemona.