Direttore responsabile Federico Rossi_ _Redazione: Sergio Gollino, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Gianni Tonetto, Roberto
Urbani_ _A questo numero hanno collaborato: Lorenzo Londero, Maria Copetti, Jessica Bellina, Martina Andenna, Sandro Cargnelutti
e tanti altri amici_ _A tutti un sentito grazie!_ _Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992_ _Stampato su carta riciclata presso:
Rosso Grafica e Stampa via Osoppo 135 - Gemona del Friuli_ _Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - UD_ _Consegnato in Tipografia il 27/10/2009_ _Tiratura: 5.500 copie_ _Distribuzione gratuita_
PTL/OMF/PMP/726/08
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ottobre 2009
73
Periodico
bimestrale
di cultura,
informazione
e dibattito
17 10 2008
PENSE EMARAVE E
Anno 18 - n. 4
sommario
Anche la scuola a
“Puliamo il mondo”
L’acqua non è una
merce!
Progetto Senegal:
Terra per la scuola,
scuola per la terra
Gli antichi mestieri
scomparsi
Il Sfuei:
Sant’Eusanio,
torne sù!
La scuola pulisce il mondo
La classe 1 E della Scuola media “A.Cantore” che ha partecipato a “Puliamo il mondo”
2
PULIAMO IL MONDO
Anche la scuola a “Puliamo il mondo”
Studenti della scuola media e del liceo hanno partecipato con molto interesse
nche quest’anno l’Associazione culturale Pense
e Maravee, insieme a
Legambiente e con il supporto del gruppo ANA di
Ospedaletto ha organizzato,
in occasione delle giornate
di “Puliamo il mondo”, un
intervento di raccolta dei
rifiuti in tre località del
nostro territorio: ne parliamo
diffusamente nel riquadro in
basso.
L’attività di raccolta e pulizia è stata svolta anche da
alcune classi della scuola
Media Statale e del Liceo
Scientifico Magrini, dopo un
intervento di sensibilizzazione nelle scuole, da parte di
due volontari di Pense e
Maravee.
Al Liceo Magrini l’attività è
stata organizzata dalla docente Elisa Contessi e ha compreso un momento in aula ed
un’attività di pulizia in prossimità della scuola e lungo
via Sacra. Ha coinvolto due
classi. Il tema è stato affrontato da prospettive diverse:
dal punto di vista scientifico
(i cicli della natura e i rifiuti)
, tecnico (la gestione), giuridico (le regole, le ecomafie e
gli abbandoni), sociologico
(il rapporto con le cose) e
pratico (i miei comportamenti, il mio territorio). Alla fine
di questo percorso anche il
semplice gesto di raccogliere
una lattina per terra assume
un significato ed un valore
diverso.
Alla scuola Media l’incontro, con la collaborazione
della professoressa Marilena
Zaccomer, ha interessato una
classe prima. Discutere con i
ragazzi di undici anni delle
problematiche ambientali
che ci coinvolgono è stata,
per chi l’ha condotta, un
esperienza ricca e significativa. L’interesse dimostrato,
l’attenzione con cui hanno
seguito le spiegazioni e l’entusiasmo profuso durante la
A
successiva attività di raccolta dei rifiuti, sono stati una
conferma importante. I
ragazzi sono consapevoli
della necessità di “esserci”.
Ma di esserci dove, come?
Sono implicite, in questa
loro attenzione, alcune
domande che vanno oltre
questa esperienza e che noi
vogliamo raccogliere come
messaggio educativo fondamentale:
uliamo il mondo.
Se ne sente veramente il
bisogno. Ma pulire da cosa?
Dai rifiuti certo, ma non
solo.
Dalla mancanza di rispetto
delle regole e delle parole
date, dalla sopraffazione e
dalla menzogna, dall’abuso
di potere.
Dalla progressiva perdita di
valore dei bene comuni.
Dalla mancanza di rispetto
per le future generazioni.
Dalla mancanza di memoria.
Puliamo il mondo.
Anche dai rifiuti, si certo.
Perché sono lo specchio del
nostro modo di vivere.
Puliamo il mondo.
Con la testa, le mani e il
cuore.
Lo dobbiamo ai nostri
ragazzi.
P
Per questo pensiamo di adoperarci per ripetere e, se possibile, ampliare questa esperienza. I ragazzi hanno
dimostrato di capire che la
Terra appartiene a noi tutti e
che di conseguenza spetta ad
ognuno di noi prendersene
cura. Sono rimasti molto colpiti nello scoprire che, addirittura, all’interno della zona
verde della mensa della
scuola ci fossero così tanti
rifiuti abbandonati da raccogliere. Proprio sui prati
destinati a loro.
Questa esperienza ci ha
convinti che nella scuola si
può fare veramente molto
per formare dei cittadini
che in futuro non perpetuino i comportamenti peggiori di questa società. Per
li interventi di pulizia si sono concentrati in 3 località del nostro territorio: di
G
fronte alla fontane “dal Turc” in via Udine
(decine di barattoli di birra, vetri, nella scarpata), nei Rivoli bianchi (abbandoni ripetuti dopo la pulizia dello scorso anno) e lungo
la strada bianca che dal ponte sulla Drendesime (vicino ai VVFF) costeggia le pendici
del monte Chiamparis. Oltre a consistenti
quantità di rifiuti, che i volontari hanno raccolto e, per quanto possibile, differenziato,
sono stati rinvenuti un probabile ordigno
militare, forse inesploso (Rivoli Bianchi), e
ben cinque borse contenenti taccuini, passaporti e documenti, evidenti abbandoni di
refurtive sottratte ad ignare vittime anche
gemonesi. Di tali ritrovamenti sono stati
informati i carabinieri, subito intervenuti.
questo, e per l’attenzione
dimostrata dalla dirigenza
scolastica, pensiamo di studiare qualche forma di collaborazione per i prossimi
anni. Il gruppo gemonese di
Legambiente e l’Associazione culturale Pense e
Maravee, ha dato pieni
disponibilità e supporto.
auspicabile che anche
le famiglie possano
seguire e spronare l’entusiasmo dei ragazzi per l’attenzione a ciò che gli appartiene e che è più grande di noi
e di loro: l’ambiente in cui
viviamo. Speriamo nei giovani e prendiamoci seriamente cura di loro. Scopriremo che spesso sono migliori
di come li descriviamo.
E’
Come accennato, hanno collaborato all'iniziativa un gruppo di volontari della Protezione civile con i relativi mezzi; inoltre un
gruppo di cittadini di Ospedaletto ha offerto il pranzo nella locale sede dell'ANA.
Il programma ha compreso anche interventi di sensibilizzazione nella scuola media e
nel liceo accompagnati da una esperienza
pratica di pulizia.
Una notizia positiva per concludere: sta per
nascere il circolo di Legambiente a Gemona. l’assemblea costitutiva è fissata per
giovedì 12 novembre alle ore 20.30 presso
lo sportello del Centro Servizi Volontariato
in via Basilio Brollo 6. Chi volesse avere
maggiori informazioni può telefonare a
Sandro Cereghini tel. 0432 970246 - cell.
3483659314 o [email protected].
3
CAMPAGNE
L’acqua non è una merce!
Avviata anche in Friuli V.G. la campagna contro la privatizzazione dell'acqua
artita a livello nazionale e
P
avviata anche nella nostra
Regione la raccolta firme per
scongiurare la conversione in
legge il Decreto del Consiglio dei Ministri che da il via
libera finale alla privatizzazione del Servizio Idrico.
Nella nostra Regione e in
particolare a Gemona ciò
significa che l’affidamento
dell’acquedotto al CAFC
diventa carta straccia e decade, di conseguenza l’Autorità
d’Ambito Territoriale Ottimale (AATO), a cui i Comuni
hanno affidato le decisioni
nel settore acqua, deve organizzare entro il 2011 una gara
per consegnare a privati la
gestione
dell’acquedotto.
Crediamo non sia necessario
entrare in ulteriori dettagli
per descrivere quali siano le
conseguenze di questo provvedimento, riassumibile in
una sola frase: in Italia tutta
l’acqua potabile sarà espropriata dal controllo dei
Comuni, dei Sindaci eletti dai
cittadini e, per legge sarà privatizzata ovvero consegnata
al mercato ed ai privati.
Per questo motivo viene diffuso l’appello da firmare online che sarà consegnato in
primis ai nostri Parlamentari
affinché non approvino quel
decreto ma anche agli
Amministratori locali e al
governo regionale affinché
affinché si rendano parte
attiva nel contrastare questo
provvedimento e si facciano
interpreti di iniziative che
chiedano al Governo il ritiro
delle norme che privatizzano l’acqua e nel contempo
che promuovano presso i
Comuni, Province e Regioni,
l’adozione di atti amministrativi (delibere, integrazioni statutarie) che prevedano
il riconoscimento dell’acqua
come bene comune e la sua
gestione pubblica attraverso
l’esclusione dell’acqua dai
servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Marco Iob
Cjase das Ideis
IL GOVERNO AFFIDA AI PRIVATI
LA GESTIONE DELL’ACQUA DI RUBINETTO
Impediamo la mercificazione dell’acqua!
Il Governo il 10 Settembre 2009 approva il Decreto Legge 135/09 e sottrae ai cittadini l’acqua potabile di rubinetto, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i
privati e per le Banche. (Vedasi l’Art. 15 che modifica la disciplina già introdotta con
l’Art. 23 bis della Legge 133/2008).
Se entro il 24 Novembre il Parlamento convertirà in legge questo provvedimento in Italia i Consigli Comunali, i Sindaci eletti dai cittadini saranno espropriati dalla
gestione dell’acqua potabile che per legge sarà privatizzata e consegnata al mercato.
Pertanto con questo provvedimento l’Italia
Mercifica un bene essenziale alla vita di ogni essere vivente
Consegna alle regole del mercato e del profitto la gestione
di un diritto umano universale
Impediamolo!
L’acqua è un bene comune e un diritto umano universale.
L’acqua è un bene da conservare per le future generazioni.
Noi firmatari del presente Appello chiediamo:
A tutti i Parlamentari il ritiro delle nuove norme che privatizzano l’acqua e di escludere il servizio idrico dai servizi pubblici locali di rilevanza economica riconoscendo
l’autonomia di scelta dei modelli di affidamento da parte degli ATO ed Enti locali.
Alle forze politiche di sostenere le proposte del Forum italiano dei Movimenti per
l’Acqua e in particolare la rapida approvazione della legge di iniziativa popolare per
la ripubblicizzazione del servizio idrico.
Ai Presidenti delle Regioni di presentare ricorso di costituzionalità contro l’Art.15
del D.L. 135/09 a tutela della autonomia degli Enti Locali sulla base del principio di
sussidiarietà riconosciuto dalla Costituzione.
Agli Eletti nei Consigli Comunali di prendere posizione contro l’Art.15 del D.L
135/09 e di assumere l’impegno ad inserire nello Statuto Comunale il riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e dichiarando il
servizio idrico privo di rilevanza economica.
Ai Cittadini di protestare contro questo Decreto del Governo facendo pressioni sui
parlamentari e raccogliendo adesioni a sostegno del presente impegno.
Il presente Appello con le firme raccolte sarà inviato anche al
Presidente della Repubblica e ai Presidenti delle due Camere
Per aderire:
- on line al seguente sito: www.cevi.coop
- oppure scrivere al CeVI: [email protected] indicando nome,
cognome, comune di residenza.
Ottobre 2009 – Appello a cura del Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua - Seguono firme di cittadini, personalità della
cultura, dell’arte, delle professioni.
4
COSE PUBBLICHE
Tariffe acqua: raccontiamola tutta!
Ancora sul recente e consistente aumento delle tariffe dell’acquedotto
n attesa che i problemi e le
tariffe dell’acqua esplodano con la privatizzazione,
come abbiamo visto nella
pagina precedente, a Gemona ne abbiamo avuto una
anticipazione con il forte
aumento (dal 57% al 78%)
registrato ad inizio anno e
senza contare gli aumenti già
previsti per il 2010 e 2011.
Ne abbiamo viste di tutti i
colori: articoli, promesse
elettorali, Consigli comunali, volantini, perfino una lettera personale inviata dal
Sindaco a tutti i cittadini e
“diretta al conseguimento
dei fini istituzionali che sono
propri dell’ente”, così recita
la delibera che ha approvato
la spesa di € 2.323,15 per la
spedizione di tale lettera. Di
istituzionale in quella lettera
c’era ben poco, se non ribadire che la promessa elettorale di riduzione delle tariffe
non era possibile a causa
della precedente amministrazione. E’ vero che la precedente
Amministrazione
Marini non ha brillato per
efficacia nella contrattazione
politica ed era addirittura
assente al momento della
decisione degli aumenti, ma
I
l’errore principale è stato
l’adesione al CAFC approvata nel 2005 anche da
Urbani e da tanti consiglieri
dell’attuale maggioranza
quando invece si poteva aderire a Carniacque. Oggi la
situazione sarebbe stata
diversa con aumenti più contenuti e, soprattutto con
maggior potere contrattuale.
Basta vedere le tariffe che
pagano ora gli abitanti di
Bordano, Trasaghis, Tolmezzo, … Pense e Maravee lo
aveva scritto fin dal mese di
marzo 2009 denunciando la
scelta irresponsabile fatta nel
2005 all’ultimo minuto,
dopo che tutti i Comuni dell’Alto Friuli sembravano
ipotizzare una scelta unitaria
aderendo a Carniacque
(vedi la breve cronologia
riportata nel numero 70 di
marzo 2009). In quell’occasione solo Gemona si tirò
indietro e fece una scelta
diversa.
Insomma il Sindaco Urbani
non la racconta tutta.
Di più. Esaminando bene
tutta la documentazione si
scopre che anche gli aumenti delle tariffe fino al 2008
erano stati chiaramente defi-
Democrazia
26 ottobre 2009
Ieri si sono svolte le primarie del Partito Democratico. Si
è votato per scegliere il Segretario e l’Assemblea Statale,
e il Segretario e l’Assemblea Regionale.
A Gemona l’affluenza al voto è stata di 527 elettori. Leggermente al di sotto delle 571 presenze delle primarie locali che scelsero, nel mese di febbraio 2009, il candidato sindaco del centro-sinistra gemonese. Ma al di sopra – inaspettatamente – delle primarie del PD del 2007, quando si
recarono ai seggi 510 elettori.
Questi i risultati definitivi per Gemona:
Segretario e assemblea Friuli-V.G.
Serracchiani 313 (59,4%)
Martines
147 (27,9%)
Carloni
62 (11,8%)
Segretario e assemblea Italia
Franceschini 239 (45,4%)
Bersani
199 (37,8%)
Marino
85 (16,1%)
da www.contegemona.it
niti nella relazione economica in base alla quale il Consiglio ha deliberato l’adesione al CAFC e proprio in
quella relazione economica
approvata dal Comune con
Urbani assessore si ribadiva
che Gemona avrebbe pagato
tariffe uguali a quelle degli
altri comuni aderenti al
CAFC. Parrebbe quindi di
dover ringraziare il CAFC
perché a fronte dei previsti
aumenti per uniformare le
tariffe di Gemona (vedi
riquadro a fianco), abbiamo
avuto solo un aumento nel
2007 (compreso tra il 4% e il
18%) e le tariffe uguali per
tutti i Comuni aderenti al
CAFC si sono avute solo nel
2009, un anno dopo la previsione scritta nella relazione
del 2005.
Senza dimenticare quanto
denunciato pubblicamente
dal consigliere Gianpaolo
Londero nel dicembre 2008:
al CAFC, dopo la firma della
Convenzione, sono stati
assunti l’ex consigliere
Claudio Polano della “storica lista” Per Gemona e il
figlio di Virgilio Disetti,
principale sostenitore dell’operazione CAFC e da sem-
pre ostile a ogni accordo con
la Carnia.
Gianni Tonetto
Nella relazione economica approvata dal Consiglio comunale n. 25
del 30/06/2005 si legge:
“TARIFFE ACQUA:
incremento
tariffario
negli anni 2006-2007
pari al 5% (reale)
annuo, e del 20%
(reale) nell’anno 2008
in modo da uniformare
le tariffe applicate nel
Comune di Gemona a
quelle applicate in tutti i
comuni di CAFC spa”.
Si ricorda che la relazione è servita per dimostrare la validità della
scelta di aderire al
CAFC invece che a Carniacque. E così riferisce
in aula il consigliere
Urbani:..."Abbiamo
valutato che il CAFC è
molto migliore per noi,
per la nostra Amministrazione e soprattutto
per i nostri cittadini"
L’angelo del bosco
Rami di cristallo
la neve suona i suoi bianchi violini
sussurrano al bosco
il tocco lieve della nevicata
s’accorda ogni palpito
nel silenzio l’ombra amata,
del vecchio albero dei suoi anni d’amore
nel grembo della terra
la neve l’addormenta piano
nel bianco della selva.
E all’unissono i nostri sospiri
s’elevano al cielo
l’angelo del bosco ci copre
nella trasparenza del suo velo
Marina Turrin
5
POLEMICHE
Caro Pense, caro Vittorio
“E’ la democrazia, bellezza!”
aro Pense, dopo aver
letto le tue note sul
risultato delle elezioni
comunali nella nostra cittadina mi sono chiesto se sia
tutta farina del tuo sacco o se
questa volta non ti sia fatto
aiutare un po’ troppo dall’amico Maravee. Perché di
pensiero, di vera riflessione
critica sull’argomento non
ho rilevato nemmeno modiche quantità, mentre del
desiderio di meravigliare, di
stupire con effetti speciali ce
ne ho trovato ad abbondanza. Ma le ricostruzioni fantasiose intese ad individuare
per ogni problema un capro
espiatorio sono oggi ormai
sempre e dovunque talmente abusate da suscitare più
che altro noia e dunque
Maravee qui ha peccato di
presunzione. Il bue che dà
del cornuto all’asino è ormai
troppo facilmente riconoscibile e riconosciuto.
E io, sinceramente, mi onoro
di essere un asino: non nel
senso dell’animale stupido
(che poi l’asino non è) passato in proverbio ma nel
senso del collaboratore
paziente e umile che porta la
sua soma, che offre il suo
servizio, che dura la sua fatica senza nulla chiedere in
cambio.
I buoi stanno altrove, sempre
gli stessi da troppi anni a
questa parte, cocciutamente
perseveranti nel conseguire
sconfitte una dietro l’altra
senza interrogarsi, protervamente superiori a ogni critica, a ogni appello alla ragio-
C
nevolezza. E sempre pronti,
ovviamente, a trovare altrove un colpevole per i loro
fallimenti. Grandi strateghi
davvero!
Un po’ mi stupisce che da
quelle parti non abbia
cominciato a circolare la teoria del complotto: Bertossi
che si candida per far fallire
la sinistra e poi passare a
incassare un generoso premio dai suoi mandanti di
destra! Chissà che non sia
ancora in circolazione un
pochettino di pudore. O
forse più semplicemente si
sa (chi mi conosce lo sa) che
di manovre men che trasparenti e di interessi personali
non mi si è mai potuto accusare né lo si potrà mai fare.
E’ invece possibile che
manovre decisamente impudiche abbiano caratterizzato
le primarie del centro sinistra (ma sono poi state davvero del centro sinistra? Che
controllo c’è stato sui votanti?). Per quanto riguarda
l’immagine della coalizione
in campagna elettorale e la
mia influenza (positiva,
negativa?) su di essa ho presentato una memoria scritta
al presidente dei garanti
dott. Claudio Sangoi perché
provvedesse alle verifiche
del caso. La necessità di
un’inchiesta non appariva
campata in aria ma, apriti
cielo!, taluni boss del centro
sinistra, nel cercare di bloccare l’iniziativa, hanno
dimostrato un’energia degna
di più nobili cause. Garantisti a singhiozzo? Coda di
paglia? Il lettore, ed elettore,
può farsene da solo un’idea.
Io resto dell’idea che ci sia
chi preferisce lavare i panni
sporchi in famiglia il che
potrebbe, nonostante tutto,
essere a suo modo comprensibile, se i panni poi si lavassero davvero.
Il cosiddetto “teatrino della
politica” diventa un pezzo di
Shakespeare se confrontato
con le sceneggiate di certi
attori scalcinati cui stiamo
assistendo a Gemona. Un
buon critico dovrebbe saper
distinguere l’una cosa dall’altra e io ho comunque
fiducia che gli “spettatori”, i
nostri concittadini, abbiano
molto più gusto e buon senso
di quanto si voglia loro riconoscere.
Le accuse che mi sono state
mosse sono troppo ridicole
per essere prese sul serio e
analisi serie ed esaustive,
argomentate e comprendenti
i nomi e cognomi degli
“attori “ di cui sopra saranno
da me proposte, come è
doveroso, alla prossima
assemblea del mio partito, il
PD. Se Pense e Maravee, ma
soprattutto Pense, vorranno
essere presenti o mandare un
loro incaricato, magari ne
ricaveranno qualche utile
spunto per riflessioni e, perché no?, critiche un po’ più
appropriate rispetto a quelle
sin qui diffuse.
Grazie per l’ospitalità e
mandi.
28/08/2009
Vittorio Bertossi
l linguaggio “politichese” della lettera,
proviamo a rispondere in
termini più chiari e diretti.
Nell’assemblea aperta a
tutti i cittadini del
13.2.2009 i candidati del
centro-sinistra a Sindaco
di Gemona presentarono
A
le loro proposte programmatiche in vista delle elezioni
primarie
del
21.2.2009. Tali candidati
erano: Vittorio Bertossi,
Mariolina Patat e Sandro
Cargnelutti.
L’assemblea fu informata
che tutti i candidati si
erano impegnati formalmente e rispettare il risultato finale delle primarie
e che gli stessi avevano
già sottoscritto, all’atto
della candidatura, di
voler sostenere lealmente
chi, grazie all’esito delle
primarie, sarebbe diventato il candidato Sindaco.
Lo spoglio dei voti delle
primarie, non contestato
da alcuno dei numerosi
presenti, sancì la vittoria
di Mariolina Patat.
Vittorio Bertossi, più
volte invitato a candidarsi per le elezioni comunali del 6-7 giugno a sostegno della candidata del
centro-sinistra, dichiarava: “Io non parteciperò
alle prossime elezioni” (Il
Gazzettino del 4.3.2009),
eludendo il promesso
sostegno al candidato
espresso dalle primarie.
nfine, caro sig. Vittorio,
Le offriamo una breve
riflessione. “Si vive in
democrazia – diceva il
filosofo austriaco Karl
Popper – quando esistono
istituzioni che permettono
di rovesciare il governo
senza ricorrere alla violenza”. A questo servono
le forze politiche. A dirimere i conflitti con metodo democratico, con il
voto. E questo è successo
nelle primarie del centrosinistra di Gemona. Lei
ha perso. Democraticamente.
La redazione
I
ECONOMIA
6
La Regione e la crisi
Effetti pubblici e privati di un problema comune
C’è una cosa che accomuna
le imprese e gli enti pubblici
locali in periodo di crisi: la
mancanza di liquidità.
La tanto invocata ripresa, visibile per quanto riguarda
il mercato finanziario, in
modo particolare per i cosiddetti titoli derivati e gli indici borsistici - non ha ancora
mostrato i suoi effetti sulle
aziende. Di fronte ad una
congiuntura
economica
negativa anche le entrate
regionali non sorridono di
certo. Nel mese di giugno il
calo del gettito è stato stimato attorno al 19%. Circa 400
milioni di euro su un bilancio di circa 5 miliardi; si
stima che se consumi e fatturati delle imprese riprenderanno fiato la riduzione delle
entrate per l’anno 2009
dovrebbe arrestarsi al 12%
circa.
Le minori entrate e l’esigenza di sostenere l’economia
attraverso gli incentivi e gli
ammortizzatori sociali rendono difficoltosa la chiusura
del bilancio senza il ricorso
a sacrifici, ed eventualmente
a tagli impopolari. Non bisogna inoltre dimenticare che
alla Regione Friuli Venezia
Giulia mancano circa 450
milioni di euro annui derivanti dalla compartecipazione, tra Stato e Regione, del
gettito IRPEF sulle pensioni.
La nostra Regione, specie
dopo la sentenza della Corte
Costituzionale che ha sancito la legittimità della rivendicazione, ha diritto ad una
quota sui redditi da pensione
non solo per l’anno corrente,
ma pure per il 2008. D’altro
canto il governo nazionale
non pare intenzionato a scucire un euro. Di conseguenza, in una situazione di
profonda incertezza, nel
bilancio preventivo per quest’anno sono stati inseriti
solamente 120 milioni,
rispetto alla quota di competenza, mentre per il 2010 si
sta attendendo che la disputa
con Roma abbia un esito
prima di poter inserire nel
preventivo di bilancio una
qualsiasi cifra. A bilancio
vanno inoltre ascritti i minori introiti IRPEF, dovuti alla
diminuzione della ricchezza
media dei cittadini e ai ridotti trasferimenti dello Stato.
Assodato che le risorse
destinate agli ammortizzatori sociali meritano la priorità, è evidente che il sostegno alla managerialità,
all’internazionalizzazione e
crescita delle imprese risulta
essere valido, secondo il
parere di tutte le categorie,
anche in una situazione di
crisi come l’attuale. Lo strumento che tentava di dare
una risposta a tale esigenza,
seppur pensato per tutt’altri
scenari, era la legge n.4 del
2005 titolata “Per la competitività delle PMI”e meglio
nota come legge Bertossi. Il
soggetto che si era assunto il
ruolo di gestore dell’iniziativa, la finanziaria regionale
Friulia, da un anno non riesce a fornire il sostegno
richiesto, in quanto i fondi
disponibili sono esauriti.
L’unico rimedio pare essere
quello di far ricorso ai fondi
europei, ma ciò è possibile
solo a partire dal prossimo
anno.
Intanto la Regione ha attinto
dal Frie (Fondo di rotazione
per le iniziative economiche) e dal proprio bilancio,
11 milioni di euro destinati a
promuovere 69 progetti di
ricerca e sviluppo per le
imprese. Questo intervento
si stima che dovrebbe generare un aumento degli investimenti per circa 50 milioni
di euro.
La distribuzione territoriale
del progetto, distinto per le
singole province, prevede
che 23 siano le aziende che
possono beneficiare di tale
intervento nel capoluogo
giuliano e 22 riguardino
aziende della provincia di
Udine. Il 50% dei fondi
assegnati è destinato a 42
piccole e medie imprese che
rappresentano il tessuto
industriale prevalente del
territorio regionale.
Queste iniziative vogliono
anche cercare di dare una
risposta al crollo delle esportazioni registrato nel Friuli
Venezia Giulia nel primo
semestre dell’anno, pari a
circa il 23,4% del totale. Si è
passati da 6.861 milioni di
merci vendute all’estero nei
primi 6 mesi del 2008 a
5.258 milioni di quest’anno.
In sofferenza sono risultate
essere, con perdite dal 20 al
40%, i settori della meccanica e del legno. Settori che
annoverano tra le loro fila
numerose
aziende
del
Gemonese e dell’Alto Friuli.
Un nuovo strumento che
l’Amministrazione regionale ha individuato per i cassaintegrati ed i lavoratori in
mobilità è dato dall’articolo
24 della legge regionale n.11
del 4 giugno 2009. La
Regione FVG ha messo a
disposizione circa 2,7 milioni di euro per “Attività
socialmente utili: ovvero
tutte le attività che l’Amministrazione pubblica pone in
essere al fine di migliorare la
qualità di vita, dell’ambiente
e degli spazi urbani e del territorio”. Grazie ai contributi
regionali i Comuni possono
sviluppare dei progetti per
l’inserimento temporaneo
dei lavoratori in mobilità. I
progetti vengono finanziati
per l’80% dalla Regione e
per il rimanente 20% dai
Comuni. Il contratto per
coloro i quali beneficeranno
di tali opportunità è previsto
per una durata massima di
un solo anno. L’unico limite
di questa valida iniziativa è
parzialmente da addebitare
alla Regione (che ha pure
previsto un monitoraggio
sull’andamento dei progetti
da parte dell’Agenzia regionale del lavoro) per quanto
riguarda l’accesso ai finan-
ziamenti: i Comuni che per
primi faranno richiesta
potranno accedervi, mentre
gli altri verranno automaticamente esclusi nel caso in
cui si verifichi l’esaurimento
dei fondi. Un primo risultato
è stato lo scatenarsi di una
corsa contro il tempo, da
parte degli Amministratori
locali, nel tentativo di accaparrarsi i soldi a tutto discapito dell’effettiva “qualità” e
bontà del contenuto e delle
iniziative che si dovranno
realizzare. Si è quindi privilegiata la rapidità della redazione dei progetti rispetto al
valore aggiunto che essi
effettivamente porteranno.
Di tutto ciò la responsabilità
è indubbiamente anche delle
Amministrazioni comunali
che dovevano trovare i contenuti più adeguati e non
solo essere celeri.
P.S. Anche il Comune di
Gemona ha fatto richiesta
alla Regione per impiegare 7
lavoratori in attività socialmente utili.
Lodovico Copetti
Serafini Pietro nato a
Gemona del Friuli il 4 maggio 1924 è deceduto in Belgio a Beauraing il 21 giugno
2009. Ne dà notizia l’amico
di sempre e fratello in terra
straniera Riccardo Lepore,
gemonese d’origine.
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COSE PUBBLICHE
Un'amnistia di fatto
Dietro lo scudo fiscale approvato di recente
Non necessariamente lo
scudo fiscale servirà a fare
tornare i capitali in Italia,
perché il rimpatrio è obbligatorio solo se le somme sono
presso paradisi fiscali. In
ogni caso, il gettito raccolto è
una tantum e non potrà finanziare interventi permanenti.
Ma il timore è che i capitali
rientrati grazie allo scudo
non appartengano a piccoli
evasori intenzionati a rifinanziare la propria impresa in
difficoltà. Potrebbero invece
essere di grandi organizzazioni mafiose che ottengono
così denaro pulito per le loro
attività economiche, compresa l’acquisizione di imprese
in difficoltà.
La versione dello “scudo
fiscale” che il Parlamento sta
approvando contiene importanti novità che lo rendono
ancora più inquietante, nelle
sue possibili conseguenze,
della proposta originaria e
persino dei suoi due precedenti di inizio 2000.
Cosa è lo scudo fiscale
Lo “scudo fiscale” consente
il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute
all’estero, al 31 dicembre
2008, illegalmente, e cioè
senza avere rispettato gli
obblighi di comunicazione
dei capitali trasferiti o
comunque detenuti all’estero
(monitoraggio) e di dichiarazione dei relativi redditi. Chi
ne usufruisce può legalizzare
questi capitali, pagando su di
essi un’imposta una tantum
pari al 5 per cento del loro
ammontare. Cosa ha guadagnato rispetto a un cittadino
onesto? Non ha pagato l’imposta sui redditi di capitale
per tutto il tempo in cui il
capitale ha fruttato redditi
all’estero e paga di fatto solo
il minimo della sanzione che
avrebbe dovuto pagare nel
caso in cui la violazione delle
norme sul monitoraggio
fosse stata scoperta, sanzione
fino ad ora compresa fra il 5
e il 25 per cento del capitale.
Certo un bel premio, ma
questa è solo una parte della
storia. Per capire davvero i
vantaggi dello scudo occorre
anche domandarsi da dove
viene quel capitale.
Da dove viene il capitale
“scudato”?
Generalmente, il capitale
portato all’estero illegalmente non proviene da redditi su
cui il cittadino ha pagato le
imposte, ma è esso stesso
frutto di evasione.
Un contribuente che ha
nascosto al fisco, ad esempio,
100 milioni di euro, non teme
tanto l’imposta straordinaria
del 5 per ento, quanto che il
fisco si insospettisca e vada a
cercare di capire come aveva
ottenuto tutti quei soldi; gli
chieda cioè conto delle impose evase: Irpef, Irap, Iva, a
cui andrebbero aggiunti gli
interessi e le sanzioni, per
importi che facilmente
potrebbero superare il 50 per
cento della somma evasa.
Questo pericolo viene però
escluso e proprio in ciò sta la
peculiarità del rimpatrio
made in Italy, che lo rende
diverso da quello di paesi
come il Regno Unito e gli
Stati Uniti in cui si richiede a
chi vuole legalizzare i capitali esportati di pagare tutte le
imposte evase negli anni precedenti, e il significato stesso
del termine “scudo”. In
primo luogo, nel nostro paese
le dichiarazioni di emersione
avvengono in forma anonima, sono “coperte per legge
da un elevato grado di segretezza” (bozza di circolare
dell’Agenzia delle Entrate) e
non possono essere utilizzate
a sfavore del contribuente, né
in sede amministrativa, né in
sede giudiziaria per i profili
civili, amministrativi e tributari. Inoltre, se l’amministrazione, seguendo la sua ordinaria attività di accertamento, si trova comunque a scoprire l’evasore, questi può
evitare gli effetti dell’accertamento fino ai 100 milioni
sottratti al fisco, dimostran-
do, solo in quel momento, di
averli rimpatriati o regolarizzati. In sostanza, lo scudo è
un potente condono fiscale.
Ma c’è di più, e di peggio.
L’evasione è un atto che ha
anche possibili risvolti penali. E allora per mettere ancora più al sicuro l’evasore, si è
provveduto dapprima a prevedere che lo scudo estinguesse i reati relativi all’omessa e infedele dichiarazione dei redditi. Poi, con l’emendamento approvato al
Senato, la copertura è stata
estesa ad altri gravi reati, fra
cui, ad esempio, la dichiarazione fraudolenta mediante
utilizzo di fatture per operazioni inesistenti o la falsa
rappresentazione di scritture
contabili obbligatorie, l’occultamento o distruzione di
documenti, false comunicazioni sociali (falso in bilancio). Poiché tali reati vengono spesso compiuti coinvolgendo controllate estere,
semmai situate in paradisi
fiscali, verso cui il soggetto
fa confluire i capitali, l’emendamento allarga anche a
questi casi la possibilità di
partecipare allo scudo fiscale. Il condono diventa quindi
anche una sorta di amnistia,
per reati che per la loro gravità potrebbero essere puniti
con pene fino a sei anni di
reclusione. E’ per questo
che nel dibattito parlamentare si è chiesto di valutare se
per la sua approvazione non
fosse necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi
dei componenti di ciascuna
Camera, richiesta appunto
dalla nostra Costituzione per
le amnistie.
E se il capitale “scudato”
venisse da altre operazioni
illegali…
Anche il capitale frutto delle
attività della criminalità
organizzata (per esempio
spaccio di droga, sfruttamento di prostituzione, traffico
d’armi, finanziamento del
terrorismo) è di frequente
detenuto all’estero illegal-
mente. E se le organizzazioni
criminali volessero approfittare dello scudo per riciclare
questo denaro? Il rischio, già
fortissimo, grazie alla segretezza garantita, è ora gravemente ampliato dall’emendamento approvato in Senato.
Non solo perché estende lo
scudo anche alle controllate e
collegate estere, società di
comodo molto spesso utilizzate per le operazioni di riciclaggio, ma anche perché
dispone che le operazioni di
regolarizzazione e di rimpatrio non comportino l’obbligo di segnalazione di operazioni sospette in materia di
antiriciclaggio da parte degli
intermediari e professionisti
che ricevono la dichiarazione
anonima.
A cosa serve lo “scudo”?
Non necessariamente lo
scudo servirà a fare tornare i
capitali in Italia, perché il
rimpatrio è obbligatorio solo
se le somme sono presso
paradisi fiscali, ossia paesi
che non permettono un adeguato scambio di informazioni fra amministrazioni. In
tutti gli altri casi è sufficiente
regolarizzare e i capitali possono rimanere dove sono.
Il gettito raccolto con lo
scudo (si parla di 3-5 miliardi
di euro) è una tantum e non
potrà dunque andare a finanziare interventi permanenti,
come ad esempio riduzioni
strutturali di imposta o maggiori spese connesse ai rinnovi dei contratti dei dipendenti
pubblici.
Bisogna invece temere che i
capitali che rientrano grazie
allo scudo non servano tanto
ai piccoli evasori intenzionati a rifinanziare la propria
impresa in difficoltà, ma servano piuttosto alle grandi
organizzazioni
mafiose,
nazionali e internazionali, a
costituirsi denaro pulito per
le proprie attività economiche, tra cui potrebbe rientrare
l’acquisizione di quelle stesse imprese in difficoltà.
Silvia Giannini e Maria
Cecilia Guerra
Lavoce.info, 30-09-2009
ripreso dal sito di
Liberta’ & Giustizia.
8
ESPERIENZE
“Multumesc, La rivedere!”
“Grazie, arrivederci!”: il Servizio Volontario Europeo in Romania
ei mesi sono volati! Mi
sembra di essere partita
ieri, ma era il 15 febbraio.
Mi sembra di essere tornata
da sempre, ma è stato appena
un mese fa, il 6 agosto.
Come accennato nel Pense e
Maravee del marzo 2009, ho
passato sei mesi a Draganesti-Olt, in Romania: un’esperienza fantastica!
Draganesti-Olt è un paese di
13.000 abitanti nel Sud della
Romania, distante 200 chilometri circa dalla capitale,
Bucarest. É vicino al Danubio
e dista appena 3 ore di macchina dalla Serbia. É un paese
rurale: le fabbriche sorte al
tempo del regime sono ormai
dismesse e fatiscenti. Parlando con gli abitanti emerge
che, prima della rivoluzione
del 1989, nel paese c’erano
molte fabbriche tessili e di
trasformazione, ma ormai
restano solo edifici decadenti
e pericolanti.
Gli ampi appezzamenti di
terra che circondano il paese
non sono coltivati in modo
intensivo: molti sono lasciati
incolti in modo che gli animali vi possano pascolare
indisturbati e i campi sono
gestiti in modo familiare,
senza l’uso di macchinari ad
alta tecnologia. É bellissimo
vedere decine di persone,
alla mattina presto, che, da
aprile a giugno, lavorano la
terra tutte assieme, aiutate
S
dagli animali. C’è anche una
piccola azienda agricola che
coltiva riso di proprietà di un
italiano che, si dice, abbia
portato alcune innovazioni
tecnologiche; peccato però
siano costosissime.
Nelle vicine colline ci sono
svariati filari di vite: la zona
è famosa per la produzione
familiare di vino; così, spesso, si legge nei portoni delle
case vind vin ros si alb
(vendo vino rosso e bianco).
Come da noi, il vino - di
quello buono, di casa - occupa un posto molto importante nella vita quotidiana delle
persone: non è raro essere
invitati, anche di mattina presto, per un buon bicchiere di
vino, di casa si sottintende.
La zona è famosa anche per
la calda ospitalità, particolarità che inizialmente mi ha
lasciata decisamente spiazzata e un po’ infastidita, ma
sicuramente la mia reazione
è dovuta allo spirito fedelmente friulano. Infatti dopo
poche settimane, accettavo
ogni invito o offerta senza
pensarci. Girovagando per il
paese in luglio-agosto poi si
possono trovare sulle strade
mattoni, grano o fieno messi
a seccare; segno, anche questo, di un’economia prevalentemente familiare e di
autoproduzione. É molto
bello, dal punto di vista
sociale ed estetico, vedere le
persone che vivono la strada
pienamente, non avendo
paura di “usare” il marciapiede del vicino, per mettere
ad asciugare il fieno o i mattoni sempre ordinatamente
in riga.
Sempre sulle strade si vedono gruppi di bambini che
giocano a quelli che qui da
noi, mi hanno detto, erano i
giochi di una volta: il gioco
dell’elastico, i quattro cantoni, ... . L’asfalto della strada
porta i segni del passaggio
dei bambini: ci sono disegni,
fumetti, schemi di giochi e
messaggi. Forse è proprio
questa la caratteristica
distintiva di Draganesti (non
posso dire della Romania,
perché in fondo non si può
neanche generalizzare i tratti
distintivi di Gemona, come
se fossero riscontrabili in
tutta Italia): non ci sono confini netti, recinti, spazi di
delimitazione. Mi spiego: i
bambini, quando giocano,
giocano ovunque e gli animali quando pascolano,
pascolano ovunque. Non ci
sono regole o norme sociali
che impongano dei confini.
Ci sono gli aspetti positivi,
ma anche quelli negativi: si
trovano gruppi di oche che
attraversano la strada, bambini che giocano nei negozi,
immondizie
tutt’attorno
all’apposito spazio.
Un altro elemento, che non
si può trascurare di Dragane-
sti-Olt, è il mercato settimanale: ogni sabato dalle 6 alle
10 del mattino, nella piazza
principale, si ritrovano – prevalentemente - le donne
della zona per vendere frutta,
verdura, miele, semi, branza
(ottimo formaggio di latte di
mucca o capra, simile alla
ricotta), latte, talee, farina,
uova, animali, ... é il
momento in cui i Rom hanno
la possibilità di vendere i
loro prodotti: ferri di cavallo,
tegami, cesti, mazzetti di
saggina (per poi farsi le
scope a casa da soli), lapidi,
mobili e così via. La tradizione vuole che dopo essere
stati al mercato - aver quindi
contrattato sui prezzi, controllato la merce e essersi
intrattenuti con i conoscenti
- si debba mangiare i mici,
una via di mezzo tra i cevapcici e le salsicce, ma molto
più grassi, e una buona birra.
Per le 10, al massimo, si è a
casa e si possono iniziare
così tutte quelle attività
necessarie, se si vive grazie
ai prodotti della terra e degli
animali. Noi tornavamo a
dormire.
C’è poi il fiume Olt: è un
fiume grandissimo, in ogni
senso. È l’attrazione principale per tutti ed è vissuto
tutto l’anno da tutta la popolazione. Ci si va per fare il
bagno, per pescare, per fare
una festa in riva al fiume, per
prendere il sole, per
9
andare in barca o per passeggiare in tranquillità. Chiedendo ai bambini o ai ragazzi quale fosse per loro la
parte più bella di Draganesti,
tutti, indistintamente, rispondevano: l’Olt. Il fiume è circondato dalla padure, un
boschetto di pioppi che tutti
chiamano “la foresta di Draganesti”. Ci sono alcune
interessanti leggende che
fregiano di mistero questa
zona: si dice che un ragazzo,
circa 10 anni fa, sia scappato
di prigione e che da allora
viva nella foresta. Era stato
incarcerato per omicidio.
Recentemente poi è sparita
una ragazza del paese: l’avrebbe rapita il ragazzo fuggito dalla prigione – ovviamente - e adesso starebbero
girovagando per la foresta
assieme, innamorati. Va
detto che la foresta ha un’area di circa 5 chilometri quadrati.
Con me c’erano altri 7
volontari: 3 polacche, un
belga, un tedesco, un francese e un georgiano. Lavoravamo in 5 scuole: 4 scuole primarie (che inglobano le
nostre elementari e medie) e
1 scuola superiore. Il nostro
compito era quello di aiutare
i ragazzi a comprendere il
ruolo della Comunità Europea: in pratica abbiamo giocato, siamo andati in gita e
abbiamo festeggiato assieme
la fine dell’anno scolastico.
Nel frattempo abbiamo organizzato progetti sull’ecologia, progetti volti ad accrescere la consapevolezza
della propria cultura e della
propria famiglia nel territorio locale ed altri mirati ad
ampliare le conoscenze sull’Europa in generale. Da giugno abbiamo anche organizzato centri estivi, gestendo
piccoli workshop di attività
manuali. Qui ho conosciuto
due bimbi, uno di 10 anni e
una di 8: il primo abita a
Roma, dove frequenta le elementari, e l’altra abita a
Marino. Ad entrambi ho
chiesto se preferissero Draganesti o il loro nuovo paese
italiano: il bimbo preferisce
Roma perché ha più possibilità, più cose da fare, perché
TERRITORIO
Poligono militare
I risultati della petizione. Assemblea, dibattito, proposte
G
iovedì 22 ottobre si è
tenuta presso la Comunità Montana una serata promossa dal gruppo gemonese
di Rifondazione comunista
per fare il punto della situazione sulla questione del
poligono di tiro militare
nella zona di Sella Sant’Agnese-Rivoli Bianchi. Di
fronte ad una sala discretamente affollata, Moreno
Casani ha presentato i risultati della petizione popolare
che ha raccolto oltre 500
firme, sottolineando l’importanza di superare le servitù militari e di avviare un
percorso partecipato per la
riqualificazione in chiave
naturalistica e turistica di
questa zona. Roberto Pizzutti, presidente regionale del
WWF, ha illustrato le normative che regolano i Siti di
Importanza Comunitaria e
ha rimarcato l’importanza e
le specificità di tali località
dal punto di vista della biodiversità floreale e faunisti-
ca. Stefano Santi, direttore
dell’Ente parco Prealpi Giulie, ha illustrato come tali
ambienti costituiscano una
vera e propria risorsa per il
territorio.
Assente il sindaco Urbani,
l'assessore Patat ha illustrato gli indirizzi che intraprenderà la giunta con il rinnovo del disciplinare d'uso
del poligono: vincolo dell'accesso solo sul versante
di Venzone, pulizia del sito
e raccolta differenziata dei
residuati, riduzione delle
giornate di esercitazioni
durante i mesi estivi.
Dal dibattito è emersa la
richiesta che l'Amministrazione comunale adotti una
politica più coraggiosa nei
confronti dell'autorità militare, volta non solo alla
riduzione delle giornate di
esercitazione, ma anche a
far eseguire interventi concreti di compensazione e di
tutela del territorio compromesso dalle attività militari
(riassetto della strada Rivoli
Bianchi-Sant'Agnese, attenzione alla pulizia, maggiore
controllo sul grado di inquinamento). E'inoltre emersa
la necessità di avviare un
percorso condiviso (cittadini-Amministrazione) per la
valorizzazione di queste
zone e un ripensamento
delle scelte operate dal
Comune qualche anno fa in
merito alla mancata adesione al Parco delle Prealpi
Giulie. Su questi temi il
gruppo di Rifondazione,
assieme ai relatori e a chi
sarà interessato, intende
inoltrare un documento di
proposte all'Amministrazione comunale, con l'auspicio
che tutte le forze politiche
che siedono in Consiglio si
facciano carico di una questione tanto sentita dalla
popolazione gemonese.
Moreno Casani
338/4005019
[email protected]
è più grande e più viva; la
bambina preferisce Draganesti “perchè in Italia non
posso uscire di casa da
sola”.
Abbiamo organizzato una
sessione di film all’aperto
per i bambini della zona:
Kirikù e la strega Karaba,
Wall-E, Pocahontas e Charlie e la fabbrica di cioccolato. Abbiamo dovuto smettere
perché i bambini non erano
abituati a stare fermi e in
silenzio per tanto tempo e
diventava sempre più difficile mantenere la calma. C’era
poi un problema legato alla
strumentazione; dovevamo
chiedere in prestito il videoproiettore alle varie scuole,
che non sempre potevano
aiutarci. Bisogna sottolineare che per iniziare queste
attività non abbiamo dovuto
fare nessuna richiesta burocratica: è bastato solo tradurre in realtà un’idea che avevamo avuto noi otto durante
una serata di festa. Il contra-
rio di quanto succede qui,
dove servono carte su carte e
autorizzazioni per organizzare una semplice serata di
musica.
Quest’esperienza è stata
veramente fantastica: è stato
un Servizio Volontario
Europeo che è andato ben
oltre alla realtà circoscritta
del progetto in sé, ma ha
avuto un ampio e profondo
impatto su di noi e su Draganesti-Olt.
Silvia Scarso
Fioreria
Emidia Manzano
Via Roma, 252
tel. 0432 970692
33013 Gemona del Friuli
e-mail: [email protected]
UN CJANTON PAI CONTADINS
10
Viticoltura e qualità, quali tecniche?
3° parte: operazioni di vendemmia
i eravamo lasciati nella
scorsa puntata nella cantina di Toni. Ecco cos’è successo un po’ di mesi dopo, in
vista delle vendemmie.
“Dìpo Toni, ce mût astu la
ùe chest an?” “Non d’è
tante, ma avonde biele.”
“Quant pensistu di tacâ a
vendemâ?” “Aah jo’ sabide
i tîri ju dùt!” “Ma… ancje il
verdu??” “No stoi tant a
mateâ… ancje parcè se dopo
a ven la ploe a tache la mufe
e bisugne dome stâ a
curâ…” Anche in questa
occasione si riconferma una
scarsa professionalità da
parte di Toni che vorrebbe
vinificare uve diverse, con
diversi stadi di maturazione
ottenendo un unico uvaggio,
soluzione che difficilmente
potrà dare risultati positivi.
Dobbiamo tener presente
che alcune uve se vinificate
con altre, potrebbero dare
vini disarmonici e squilibrati, con aromi che faticherebbero ad amalgamarsi. A titolo di esempio: da un uvaggio
di cabernet e pinot nero
sarebbe difficile aspettarsi
un buon risultato. Ma questo
forse è il male minore.
Risulta invece di fondamentale importanza, il livello di
maturazione che l’uva raggiunge al momento della
vendemmia. Creare un
uvaggio immettendo un’uva
ancora cruda in una “giustamente matura”, non sarebbe
altro che rovinare il tutto.
Nell’occasione mi permetto
di sostenere che spesso non
è sufficientemente chiaro il
concetto di “maturo”. E’
generalmente condiviso che
il livello di maturazione sia
espresso dal tenore di zuc-
C
cheri presenti, ma questo
indice talvolta si rivela
incompleto, in quanto non si
tengono conto altri parametri di rilievo come il pH, l’acidità e sopratutto l’evoluzione dei componenti fenolici. E’ comune tra viticoltori,
per manifestare la propria
bravura, vantarsi del grado
zuccherino raggiunto e spesso, i più presuntuosi, lo
esprimono in °Brix, mediamente più alto del 20%
rispetto al valore °Babo che
più comunemente si adotta.
Come dicevamo, non basta
un buon contenuto in zuccheri per fare un buon vino,
dato che se fosse così, con
l’aggiunta di un po’ di zucchero si risolverebbero tranquillamente i problemi delle
annate sfavorevoli. Anche se
un’uva ne possiede un tenore tale da fornire un grado
alcolico sufficiente, non si
avrà mai un buon vino se
non viene raggiunta anche
una buona “maturazione”
delle sostanze polifenoliche
(tannini). Se ciò non avviene, il vino ottenuto presenterà quel fastidioso retrogusto amarognolo, tipico di
quelli ottenuti con uve maturate in climi freddi. Un
metodo empirico ma abbastanza efficace per valutare
la maturazione fenolica, è
quello di verificare la colorazione
dei
vinaccioli
(semi): questi devono presentare una colorazione
bruna e non verdastra. Naturalmente per una corretta
maturazione delle uve risulta palese che debbano essere
osservate certe regole nelle
operazioni agronomiche del
vigneto, come illustrato
nelle precedenti puntate.
Sarà difficile pretendere la
stessa qualità da una vite di
merlot con dieci Kg. di uva,
rispetto ad una che ne ha
prodotti la metà.
E’
importante che durante le operazioni di
vendemmia venga posto un
occhio di riguardo alla
sanità dell’uva; eventuali
acini colpiti da botrytis cinerea (muffa grigia) devono
essere asportati, in quanto
questo fungo è responsabile
della sintesi di enzimi deleteri, quali la polifenolossidasi e la laccasi, che creano
processi di degradazione a
danno dei tannini e delle
sostanze coloranti, facendo
poi conferire al vino fastidiosi aromi che vagamente
ricordano il “marsalato”. E’
bene anche asportare eventuali parti di grappolo soggette a disseccamenti del
rachide (generalmente la
punta). Tale problema è
spesso dovuto a squilibri del
rapporto calcio-magnesio,
ma anche da attacchi tardivi
di peronospora, che creano
un arresto dei processi di
maturazione. Anche se
apparentemente queste porzioni di grappolo appaiono
sane, in realtà comportano
un elevato aumento dell’acidità e un apporto di tannini
“poco nobili”.
ei limiti del possibile,
durante la raccolta vera
e propria, avrebbe una certa
importanza l’evitare di
“maneggiare” eccessivamente il grappolo, in quanto
si asporterebbe una buona
parte di pruina. Questa proteina, assieme a delle cere, è
quella sostanza polverulenta
che conferisce all’acino il
tipico aspetto opaco, ed è
una delle principali fonti di
nutrimento per i lieviti
responsabili della fermentazione alcolica.
Infine, una delle cose più
importanti da rispettare è il
tempo che intercorre tra la
vendemmia e la pigiatura.
Questo periodo non deve
essere troppo prolungato,
evitando lunghe soste (spesso dovute a esagerate pause
pranzo, visto che la vendemmia è occasione di festa)
N
dell’uva nei contenitori di
raccolta e tanto meno all’esposizione del sole. E’
ovviamente inammissibile
pensare di rimandare la
pigiatura l’uva al giorno
dopo la vendemmia. Questo
perché la raccolta e il trasporto, comportano inevitabili fuoriuscite di mosto
dagli acini, che nelle normali condizioni di temperatura
nel periodo di vendemmia,
incorrerebbero a premature
fermentazioni anomale, con
sviluppo di acido acetico ed
altri processi ossidativi dannosi.
enso che i concetti esposti, in linea di massima
vengano condivisi dalla
maggior parte dei viticoltori.
Ma è importante capirne
bene l’importanza, in quanto
un errore o una mancanza,
potrebbero incidere su un
qualcosa in cui abbiamo
dedicato un anno di lavoro,
spesso giustificato con
scuse di natura logistica (i
vevi gno misêr tal’ospedâl…).
P
n vista della vendemmia, è
quindi auspicabile una
pianificazione della stessa
evitando di trovarsi in situazioni di impaccio (ti vevi dìt
di puartâ plui caseli…, viostu che non vin avonde!) che
potrebbero indurci a commettere scelte impulsive,
spesso causa di errori.
Zamolo Pierantonio
I
11
TERRITORIO
Le altane del Castello
Tra pubblico e privato
ungo il versante est del
colle del castello di
Gemona il pendio è stato da
molto tempo sistemato con
terrazzamenti (altane) poste
poco al di sotto del vecchio
edificio che ospitava il
ricovero (il Pontot) che
arrivavano fino ai piedi del
colle ed erano da tempo
coltivate come si nota dalla
fotografia di inizi ‘900.
L
opo il terremoto, l’abbandono dell’area dell’ospedale e del ricovero ha
fatto sì che queste altane
siano state abbandonate e
quindi invase da arbusti,
rovi che, assieme all’acqua
delle piogge ha iniziato a
distruggere l’opera dei terrazzamenti e dei muri a
secco. Dopo alcuni anni,
quando è nato l’insediamento delle case nell’area
dell’ex
ospedale
san
Michele qualcuno ha pensato bene di riattivarle e
coltivarle a orto queste aree
lasciate al degrado. Questo
ha fatto si che queste altane
siano state mantenute in
condizioni decenti e abbastanza percorribili, malgrado siano passati oltre 30
anni dal terremoto, disboscate e mantenute fertili e
senza che l’acqua meteorica ne trascinasse via una
parte. La parte bassa, che
non è stata mai utilizzata
risulta infatti invasa da rovi
e alberi anche di un certo
diametro.
D
Altane utilizzate a orto agli inizi del ‘900
Altane a orto al giorno d’oggi
l Comune, ora che ne
riprenderà la gestione,
dovrebbe prendere esempio
da questo uso da parte di
privati che, non cambiando
la struttura dell’altana,
hanno tratto sì dei benefici
ma garantendo comunque
la manutenzione dei terrazzamenti.
I
Rino Gubiani
CJASE
BANDONADE
Si respirave
polvar e carûi
tra lis breis
de cjase vecje
bandonade,
sot la mont.
La scjale stuarte
e lave sul puiûl
disdrumât.
Il fogolâr distudât
cence plui boris,
cence cjavedâl.
No jere plui
la vecjute
cu la schene plete
che e messedave
la mignestre cu la cjace
e ribaltave la polente
che e fumave,
e gugjave la lane sglimuçade.
E contave flabis
al clâr di lune
e il cimiâ des stelis.
E veve lavorât
e fruiât lis mans
tirâ su fruts
che e viodeve cressi
e po dopo lâ vie
pal mont.
E veve spietât
a lunc,
cul grop tal cuel,
sintade su la piere
devant de puarte
de cjase vueide.
E veve sperât
di bant,
a ogni svol di sisile,
a ogni primevere.
La cjase
e je restade vueide
e bandonade.
Un altri timp,
un altri vivi.
Infont al troi
dai miei ricuarts,
un pinsîr
che al torne
tra il jessi
e il nuie.
Egle Taverna
I° Premio Poesia -Concorso
Letterario -"Dolfo Zorzut"2009 - Cormons - Gorizia
Parte non utilizzata e invasa dalla vegetazione
12
RICORDI
Dì di cuete di formadi
Giorno di cotta del formaggio nella Latteria di Stalis
i chiamava proprio così
quel giorno. In latteria il
S
latte appena munto si portava
al mattino presto e alla sera.
Per noi ragazze era un rito
fare questa operazione. Ci
acchitavamo per benino poiché dovevamo passare per il
centro del paese. Prendevamo
la nostra “gamelute” piccola
o grande a seconda della
quantità del latte e via!
A volte usavamo delle scarpe
comode per fare la discesa di
via Stalis, poi in “Cicule”
(ora Piazzetta Baldissera) le
nascondevamo dietro un
“porton”e infilavamo le scarpe da “fieste” per attraversare
il paese.
Strada facendo ci incontravamo con le amiche, non c’era
volta che salendo o scendendo per via Stalis, non intonassimo i nostri canti. Di tutto un
po’, ma alla nostra età facevano mostra di sé le canzoni del
“Festival”. Sceglievamo quelle più orecchiabili e che si
potevano eseguire a più voci.
Tutto il borgo e, complice
l’eco del Glemine, risonava
delle nostre voci.
Spesso ci soffermavamo, dietro invito, dentro i cortili, poi
tutti assieme intonavamo la
“cjantade”. Che tempi, che
bello!, ripetono ancora oggi
quando ci incontriamo. Era
sempre un motivo di incontro
e di aggregazione tra “feminis.”
Per far parte della latteria,
ogni contadino doveva fare
richiesta al Consiglio di
amministrazione, pagare una
modica iscrizione e se la
domanda veniva accolta,
diventava socio. Poteva così
portare il latte che veniva va un regalo, una vincita!
annotato su un libretto perso- Distribuivo sorrisi a tutti
nale. Quando, giorno dopo e…ai più graditi, versavo un
giorno, il socio aveva rag- po’ di latte in aggiunta.
giunto la quantità prefissata, Alla fine delle operazioni si
aveva diritto di fare la risciacquavano le bacinelle,
“CUETE” Quel giorno veni- gli utensili adoperati e poi a
va adoperato il latte di tutti i casa. Sapevamo che l’indosoci e la produzione (formag- mani mattina, molto presto,
gio e suoi derivati) era tutto dovevamo essere sul posto di
del contribuente di turno. Più lavoro. Stesso sistema di
latte versava e più opportunità pesatura, di vendita e raccolta
aveva entro l’anno di essere del latte. Il tutto, sera e mattichiamato. Mentre invece, chi na, veniva poi versato in baciaveva una mucca sola o di nelle rettangolari, strette, alte
più, ma poco lattifere, poteva circa 60 cm.
scegliere di fare la cotta a Questo per facilitare la formazione della panna che serviva
metà con un altro.
“Fâ a miegis” non era sem- per la lavorazione del burro.
pre questione di necessità. Nelle nostre latterie veniva
Durante l’estate “fâ formadi” scremato solo il latte della
era un po’ a rischio. Le muc- sera, mentre quello del mattiche mangiavano l’erba scal- no veniva versato direttamendata o qualità di foraggio te nella caldaia. Metà scremadiverso e il latte poteva alte- to e metà intero, risultato: il
nostro formaggio è il più
rarsi.
La cuete non si produceva a buono del mondo!
norma e il “guaio” preferiva- Mentre il casaro si occupava
no dividerlo a metà. L’opera- della cottura, noi donne ci
zione cominciava la sera prestavamo a lavare, lavare e
prima. Due persone della lavare in acqua bollente tutti i
famiglia dovevano recarsi macchinari e utensili che ineall’apertura della latteria e, vitabilmente ogni giorno
assieme al casaro, svolgere le venivano adoperati. Oltre a
mansioni di supporto. Una questo, di regola, ogni giorno
stava vicino alla pesatura del a rotazione si dovevano
latte, aiutava ognuno a versar- “lustrare” almeno 5 bacinelle
lo nella bacinella appesa alla di rame, utilizzate per il conbilancia e… in modo implici- tenimento del latte. L’impasto
to controllava il peso, mentre per la lucidatura era composto
il casaro, annotava la quantità con: farina di mais,
sul libretto personale e sul sale e aceto. Alla fine brillaregistro di cassa. L’ altra nel vano di luce propria, ma
frattempo si occupava della quanta fatica!
Terminato il lavoro di lavagvendita “spicciola” del latte.
Gli abitanti del paese allora gio, alzavamo gli occhi verso
compravano il latte solo nel il lungo lavabo, dove facevacaseificio più vicino, poiché il no mostra di sé la fila “das
regolamento sociale vietava piecis” incadi venderlo strate negli
privatamente. appositi “cerQ u e s t a clis” e presincombenza a sate da un
me piaceva peso enorme
m o l t i s s i m o che le schiacfarla. Versare ciava dall’alil prodotto e to. Così comricevere subi- presse prenla
to il compen- devano
so mi sembra- c l a s s i c a
< Carmen Rantile e Mariute
La Miole in giorno di cuete
La grande caldaia in rame
per la cottura del formaggio.
forma a ruota. Che soddisfazione!
Questa giornata era importante, riempiva la cantina ed era
fonte di ricchezza per tutta la
famiglia.
Tutto questo avveniva intorno
agli anni ‘60 nella latteria di
Stalis, a Gemona, dove anche
mio papà, Toni Rantil, è stato
Presidente per molti anni.
Casaro, fin dal 1° giorno è
stato Bortul Broili, bravo nel
suo lavoro e di una simpatia
unica. Il lavoro della lunga e
faticosa mattinata passava in
fretta con lui. Sempre allegro
e sempre pronto a dire la battuta, la barzelletta e a fare la
cantata. Visto poi che eravamo sempre noi donne in sua
presenza, il complimento non
è mai mancato. Il che fa sempre piacere!
Sono passati tanti anni da
allora. Con il terremoto sono
crollate anche diverse latterie
(compresa quella di via Stalis). A Gemona, nei pochi (e
sempre meno) caseifici rimasti, probabilmente il giorno da
“cuete” sarà uguale, con
diverse tecnologie e strumenti
più elaborati, ma sostanzialmente lo stesso procedimento.
L’importante è che questa
utile , indispensabile, ricercata produzione continui, PER
IL BENE DI TUTTI NOI
CONSUMATORI!
Carmen di Rome
TERRITORIO
13
Casera Gleriis bassa
Il recupero di un pezzo di storia della montagna gemonese
robabilmente molti di
voi, specialmente i più
giovani, non sanno nemmeno dove si trova casera Gleriis, eppure questa piccola
malga ha avuto, assieme alle
altre casere gemonesi, un
ruolo importante nella storia
della nostra montagna.
Casera Gleriis si trova in
località Ledis e, fino a pochi
mesi fa, non era altro che un
rudere nascosto dal bosco e
dimenticato dai più.
Per parlare di Gleriis bisogna parlare necessariamente
di Ledis e della gestione di
tutte le malghe comunali che
si trovavano in quella zona;
scavando nelle vecchie delibere comunali si scopre che
le malghe di Ledis, di proprietà del Comune, erano
ben otto (Scriz, Legnam,
Bombasina, Gleriis, Botteghe, Valscura–Navis, Confin, Campo Frassin - così
riportano le delibere comunali) e l’assegnazione delle
stesse era fatta in base ad una
gara, il cui vincitore pagava
un affitto che, solitamente,
era di durata novennale.
Da quando le malghe di
Ledis esistano è difficile
dirlo con precisione; tracce
della loro esistenza sono presenti nei carteggi comunali
del 1874 ma, probabilmente,
P
la zona di Ledis sera sfruttata fin da molti anni prima,
quando la montagna non
aveva ancora “proprietari” e
la si utilizzava assieme agli
abitanti di Venzone (esistono
documenti, che riportano
l’uso della zona, risalenti al
1336).
L’economia di molte famiglie gemonesi si basava sull’allevamento di pochi capi
di bestiame, i quali venivano
dati all’affittuario della casera che si occupava di
“Cjamâ la mont”; quanto la
cura di questi pochi animali
fosse importante per le famiglie, lo si deduce anche dalla
rigorosa conta del quantitativo massimo di animali che la
casera Gleriis poteva ospitare: 40 bovini, 100 ovini e 4
suini (dati del 1932).
Nel corso della sua lunga
vita la casera è stata testimone di numerosi eventi che
l’hanno toccata più o meno
indirettamente. Fra i più
eclatanti sicuramente la
prima guerra mondiale e il
successivo dopoguerra in cui
la casera ha subìto sia la
“requisizione degli animali
adulti”, che l’hanno lasciata
completamente sguarnita,
sia i “nubifragi di neve” i
quali, assieme alle “soldatesche provenienti da Zaga”,
foto 1: la casera dopo il recupero del 1980
l’hanno quasi completamen- che, fra i numerosi danni
te distrutta. Successivamen- arrecati, rese molte delle
te, nel 1927, ha ricevuto una malghe inutilizzabili, le
prima ricostruzione (costata quali furono poi abbandonacirca 64.000 lire) avvenuta te e lasciate cadere in rovina.
grazie ai fondi per la ripara- Qui la storia di casera Gleriis
zione dei danni di guerra bassa subì uno stop quasi
(fonte: delibera del Consi- definitivo e, se si esclude il
glio comunale 21 giugno piccolo intervento di recupe1917 e 16 maggio 1920). Se ro avvenuto nel 1980 (vedi
poi si cerca fra le delibere foto 1), fu quasi dimenticata
comunali del 1948 si scopre e lasciata giacere in rovina.
che a casera Gleriis erano Fortunatamente per i gemostate rubate le lamiere del nesi (ma non solo), la Risertetto e gli infissi delle stalle, va di Caccia di Gemona ha
danni senza dubbio conse- deciso, con la collaborazione
guenti alla seconda guerra della Sez. F.I.D.C. di Gemona della Pro Segugio del
mondiale.
Arrivando infine a giorni più Gemonese, di recuperare
vicini ai nostri è quasi inuti- questo piccolo pezzo di stole ricordare il terremoto che ria della nostra montagna e,
si abbatté sul gemonese e dopo aver chiesto al Comune
di Gemona in comodato gratuito la casera (delibera
n°241 del 4.8.2003), ha
messo soldi e, soprattutto, la
manodopera per la sua ricostruzione.
Il 26 luglio di quest’anno è
stata inaugurata la nuova
casera Gleriis, che da malga
è ora diventata un ricovero
alpino aperto (vedi foto 2) a
chiunque e che consiglio a
tutti voi di andare a visitare
ricordando sempre cosa è
stato quel luogo per i nostri
padri.
Le informazioni storiche
sono state tratte da una ricerca nelle delibere comunali
fatta da Marco Patat.
foto 2: il ricovero alpino come si presenta oggi dopo il recupero del 2009
a cura di Sergio Gollino
14
PROGETTO SENEGAL
Terra per la scuola, scuola per la terra
Il progetto sostenuto dall’Associazione Pense e Maravee
TERRA PER LA SCUOLA, SCUOLA PER LA
TERRA è un progetto di
cooperazione internazionale
promosso da Pense e Maravee insieme all’associazione
SICASED di Moggio Udinese e all’Associazione
Kawral di Kolda (in Senegal) che ha avuto formale
inizio il 1° agosto 2009.
Il progetto nasce dall’incontro fra l’impegno alla solidarietà che da anni Pense e
Maravee ha assunto e porta
avanti e l’esperienza di vita e
lavoro di persone originarie
del Senegal e dell’Italia
impegnate nella cooperazione fra i due Paesi. Si propone di migliorare le condizioni di salute e di alimentazione dei bambini e bambine
(284 in tutto) che frequentano la scuola primaria di Sare
Koutayel attravverso la
disponibilità di un campo
coltivato a prodotti orticoli.
Sare Koutayl è un villaggio a
circa 15 km da Kolda, città
del Senegal sud-orientale
capoluogo dell’omonima
regione.
Il villaggio
È un villaggio
povero, caratterizzato
dalla
divisione della sua popolazione in due gruppi tribali
spesso in frizione l’uno con
l’altro, che possiede però
una risorsa fondamentale per
sé e per i villaggi di un raggio di 10 km: la scuola primaria (equivalente alle
nostre scuole elementari e
primo anno della scuola
media), frequentata da bambini e bambine con un direttore ed alcuni insegnanti
molto impegnati nella scommessa sul futuro dei propri
allievi attraverso la formazione, il sapere, la scuola.
La
scuola
La scuola si
compone
di
diversi edifici,
alcuni costituiti da capanne,
altri in muratura; c’è una
nuova ala da anni in costruzione, ferma per mancanza
di soldi.
La scuola dispone di una
mensa per il pranzo dei bambini e delle bambine, soprattutto provenienti dai villaggi
fuori Sare Koutayel (ci sono
allievi che ogni giorno fanno
10 km per andare e 10 km
per tornare da scuola, ovviamente a piedi, non essendoci
servizi scolastici di trasporto
bambini), ma questa è in
grado di offrire un’alimentazione molto povera, fatta di
riso in bianco o cous cous di
miglio, senza altri condi-
Il campo con il pozzo dietro la scuola di Sare Koutayel
menti o varietà di prodotti.
A fronte di questa situazione
difficile, la scuola presenta
due elementi favorevoli – e
sono quelli che hanno indotto Pensee Maravee ad “adottare” l’idea di progetto e a
intervenire. Il primo elemento è un direttore e degli
insegnanti molto attivi, ricchi di buona volontà e di
desiderio di aiutare i bambini e le bambine anche oltre i
normali compiti di insegnamento. Il secondo è la presenza di un ettaro di terreno
coltivabile, già dotato di
pozzo, dietro la scuola e di
proprietà della scuola.
L’idea è allora quella di
coniugare l’entusiasmo dei
docenti, la loro volontà di
impegno con le possibilità in
termini produttivi che il terreno offre per avviare delle
coltivazioni in grado innanzitutto di migliorare l’alimentazione dei bambini e
delle bambine. Siamo infatti
convinti che migliorare le
condizioni fisiche dei bambini significa migliorare le
loro chance di successo scolastico, di formazione, di
opportunità verso il futuro;
solo attraverso questo anche
un Paese bellissimo ma
pieno di difficoltà come il
Senegal, collocato in un continente meraviglioso e contraddittorio, potrà migliorare.
Allo stesso tempo, un campo
coltivato ad orti può servire
da campo scuola per i bambini e le bambine dell’ultimo
anno, per trasmettere conoscenze e saperi che potranno
poi spendere nella loro vita
quotidiana sia privata (laddove possibile, le famiglie
cercano di avere orti per la
propria alimentazione) sia
lavorativa (l’agricoltore è
una delle professioni spendibili nel mondo del lavoro
locale).
Il progetto è
stato concepito
su tre annua-
Il progetto
lità: la prima di avvio delle
attività e dotazione delle
infrastrutture necessarie, le
altre di potenziamento ed
estensione delle coltivazioni.
Il primo anno, avviato in
agosto, prevede in particolare:
Attività 1 – Sistemazione
delle infrastrutture finalizzate alla raccolta delle acque
dal pozzo già esistente e loro
messa a disposizione per le
attività agricole (sistemazione del pozzo; acquisto e
messa in opera di una
pompa; acquisto e messa in
opera di un generatore elettrico; realizzazione di canalizzazioni; bacino di raccolta
acqua).
Attività 2 – Sistemazione
della recinzione del campo
della scuola (1 ettaro di
superficie), necessaria per
tener lontano il bestiame a
pascolo presente nei terreni
limitrofi (acquisto e messa in
posa di recinzione metallica). La recinzione è in rete
metallica perché garantisce
maggior durata nel tempo e
non è attaccabile dalle termiti, molto presenti nella zona.
Attività 3 - Acquisto di
sementi e piccoli attrezzi ed
avvio delle attività orticole
(acquisto di sementi differenziate in base alle esigenze
delle stagioni e del mercato
locale; pulizia del campo;
parcellizzazione e suddivisione delle responsabilità;
formazione e assistenza tecnica specifica alla coltivazione)
I risultati che ci aspettiamo
sono:
Risultato 1 - Il pozzo, già
esistente, viene risistemato e
messo in condizioni di servire all’irrigazione del campo
da coltivare; il campo viene
dotato di infrastrutture
(canalizzazioni,
bacini,
recinto, pompa, generatore)
in grado di garantire la sostenibilità nel tempo delle attività avviate.
Risultato 2 - Attraverso
un’azione di rafforza-
SPORT&AGHE
15
mento delle capacità organizzative e tecniche (condotte da un tecnico agrario competente ed affidabile), gli
insegnanti della scuola
acquisiscono le conoscenze
necessarie a coltivare al
meglio (in termini di quantità e qualità del prodotto) il
campo della scuola.
Risultato 3 – La scuola e i
suoi insegnanti acquisiscono
le risorse materiali (sementi
e attrezzi) necessarie ad
avviare una serie di attività
agricole-orticole che hanno
l’obiettivo di diventare permanenti e sostenibili nel
tempo.
I
lavori
I lavori del
primo anno sono
iniziati ad agosto, sotto la supervisione del
vicepresidente Sicased, originario del Senegal e con la
collaborazione di un tecnico
agrario senegalese, da
anni al fianco delle iniziative di cooperazione.
Sono così state acquistate: la motopompa, il
generatore elettrico, le
tubature ed i raccordi
per le opere di presa
d’acqua, canalizzazione e
raccolta in bacino, nonché
filo metallico per realizzare
la recinzione.
A questo proposito, la filosofia del progetto si fonda sulla
valorizzazione dei saperi
locali e non sull’imposizione
di modelli, prodotti, tecnologie slegate dal contesto di
riferimento: così, ad esempio, non è stata acquistata
rete metallica già confezionata, ma il filo di ferro con il
quale degli artigiani locali
realizzeranno la rete. In questo modo non si ottiene solo
un risparmio economico, ma
si offre anche una opportunità di lavoro in loco, per
artigiani del posto, creando
così un circolo virtuoso fra
input allo sviluppo (finanziamento, avvio di attività) e
competenze già esistenti.
Paola Tessitori
Piscina, i bilanci
Perdite in aumento per la società
Nella tabellina riportiamo le perdite registrate dalla
società Atlantis srl che ha stipulato con il Comune di
Gemona del Friuli un contratto di Project Financing per
la costruzione e gestione della piscina comunale fino al
2032, poi prorogato al 2045.
Ricordiamo che il costo complessivo per la costruzione
della piscina è stato di € 5.097.772,85 e che a fronte di
tale costo il Comune di Gemona del Friuli ha versato
alla società € 2.596.950,48 (IVA compresa) come previsto dal contratto stipulato. Il Comune ha poi sostenuto altri costi per espropri e altre spese per € 150.049,52.
Totale dei costi sostenuti dal Comune: € 2.747.000,00.
Sono cifre significative che richiedono un ulteriore
approfondimento che faremo nei prossimi numeri; su
questo sollecitiamo sin d’ora il contributo dei lettori.
Anno
Perdite di esercizio
2004
-19.269
2005
-86.776
2006
-211.953
2007
- 210.537
2008
- 338.729
Le perdite della società Atlantis srl.
Fonte: Archivio ufficiale delle Camere di Commercio
La pissine?
Une buse ta
l’aghe!
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Una parte degli acquisti:
gruppo elettrogeno, tubi e filo di ferro per costruire la rete
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16
COSE PUBBLICHE
Lorenzo
la
talpa
di Lorenzo Londero “flec”
1
Sono troppi
i lavori pubblici
bloccati dalla
Giunta Urbani
Ristrutturazione generale
di via San Pietro: il progetto
esecutivo è approvato e
finanziato per 537.573 euro;
la gara d’appalto è stata
sospesa il 6.7.2009;
Pista ciclabile: l’opera è già
finanziata con 300.000 euro
di fondi comunali, ma la procedura per la sua realizzazione è stata sospesa il
30.7.2009;
Sistemazione di piazza del
Ferro: lo scorso mese di
maggio i lavori sono stati
aggiudicati alla ditta Canola
di Bueriis (UD) e prevedono
una spesa di 450.000 euro;
con delibera del 17.8.2009
l’inizio dei lavori è stato rinviato a dopo il 7.1.2010.
Il totale di questi lavori, rinviati o bloccati dalla Giunta
Urbani, è pari a 1.287.573
euro. La stampa locale dei
primi giorni di ottobre ha
riferito della disponibilità del
CAFC (Consorzio Acquedotto Friuli Centrale) e della
Comunità Montana del
Gemonese, C.F.-V.C. a farsi
carico dell’onere finanziario
per la realizzazione della
fognatura in via San Pietro e
della pista ciclabile.
Resta l’incognita sui relativi
tempi di realizzazione di queste infrastrutture.
Altre opere pubbliche, da
lungo tempo programmate e
non iniziate, sono:
Ristrutturazione di via
Dante A.: ci son voluti ben 5
anni e mezzo per approvare
(in data 4.6.2009) il progetto
esecutivo; la gara d’appalto
verrà effettuata solo dopo la
vendita del fabbricato ex
Venturini di via Osoppo per
almeno 415.940 euro, somma
che concorre alla copertura
della spesa totale dei lavori,
pari a 1.190.940 euro;
Castello – 5° lotto (ex carceri): lavori per 3.718.489,67
euro; il progetto esecutivo è
stato approvato dalla Giunta
comunale il 30.10.2008 ed è
in corso di esame da parte del
Provveditorato opere pubbliche di Trieste; dopo l’approvazione del Provveditorato, il
Comune procederà all’appalto;
Castello – 6° lotto (torre
dell’orologio): lavori per
3.310.000 euro; il progetto
esecutivo deve superare l’esame della Commissione provinciale sull’edilizia sismica
e della Regione; a ciò seguiranno l’approvazione della
Giunta comunale e l’appalto.
Sollecitiamo il Sindaco e la
Giunta a fare pressione sugli
Organismi sopra citati affinché accelerino l’esame e l’auspicata approvazione dei due
progetti relativi alla ricostruzione del Castello.
Conclusione: riproponiamo
l’appello lanciato a inizio
2009 dalla Confindustria
friulana e dai Sindacati provinciali (CGIL – CISL - UIL)
agli Enti locali tutti, dalla
Regione al più piccolo dei
Comuni, per sveltire le procedure e dare il via alle opere
immediatamente cantierabili,
volàno occupazionale fondamentale per fronteggiare l’attuale crisi economica (vedi
Pense e Maravee n.70 –
marzo 2009, pag. 6).
2
Area caserma di via Armentaressa:
il Comune chieda al Governo il
suo utilizzo civile (parziale)
Dai giornali locali del
29.9.2009 si è appreso che il
Governo nazionale e la
Regione stanno predisponendo un “Accordo di programma” per stabilire la destinazione d’uso del patrimonio
immobiliare militare sul
quale versa ancora l’attenzione dello Stato.
Sarebbe prevista la cessione
di aree demaniali attraverso
la stipula di un Accordo di
programma che contempli
un utilizzo urbanistico dell’area. L’operazione di
variante eseguita dall’Ente
locale consentirebbe allo
Stato di recuperare parte del
valore della struttura.
Nel contempo, al soggetto
interessato al trasferimento
(Comune, ndr) verrebbe
riconosciuta una quota parte
stabilita in denaro o in terreno.
Poiché “a monte di ogni operazione deve esserci l’interessamento dell’Ente locale
sul cui territorio si trova il
bene”, segnaliamo all’Amministrazione
comunale
l’importanza di far inserire
anche gli immobili (terreni e
fabbricati) della caserma Goi
– Pantanali nel futuro Accordo di programma fra Governo e Regione, con l’obiettivo
di un loro utilizzo, almeno
parziale, a favore della
comunità civile di Gemona.
3
Con la P.E.C.
siamo arrivati
alla frutta
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il sollecito formulato da un giovane e attento
lettore (che conosciamo e
che chiede di non essere
nominato), volto ad adeguare il funzionamento della
macchina comunale alle
nuove normative.
Con l’anno 2005 tutte le
Pubbliche Amministrazioni
dovevano iniziare la fase di
adeguamento ai nuovi sistemi informatici e tecnologie
digitali, ad esempio il protocollo cartaceo doveva essere
collocato in pensione a favore di quello informatizzato.
Tra le innovazioni tecnologiche “imposte” dalla normativa nazionale troviamo anche
la luminare P.E.C., acronimo
di Posta Elettronica Certificata. Ma cos’è la P.E.C.? E’
un sistema totalmente informatico che permette di inviare, anche in allegato, documenti informatizzati attraverso le comunissime e-mail
ed al tempo stesso certifica,
appunto, il loro avvenuto
recapito al destinatario.
Ma cos’ha la P.E.C. in più di
una normalissima e-mail? Il
valore aggiunto della P.E.C.
è questo: equivale in tutto e
per tutto ad una raccomandata con ricevuta di ritorno, ma
bisogna ricordarsi che, se si
allega un documento, lo stesso deve essere firmato digitalmente. I vantaggi sono
notevoli: non più code agli
uffici postali, non più carta
sprecata, non più orari da
rispettare! Si fa tutto da casa
o dall’ufficio con un semplice clic.
Manca poco più di un anno
alla scadenza dei termini
della legge n. 2/09 (art. 16 –
c.6), si chiede alla Giunta
comunale – ed in particolare
a Stefano Marmai, Assessore
a informatizzazione ed innovazione tecnologica – quando la P.E.C. sarà operativa
negli uffici municipali di
Gemona.
Per chi vuole saperne di più:
www.pec.it e www.indicep a . g o v . i t / r n i peralfabeto.php.
4
Alcuni commenti da fuori
Gemona
“Lo scudo fiscale è l’ennesima beffa per la gente onesta... Tremonti fa il filosofo,
ma premia gli evasori”.
Così Famiglia Cristiana di
fine settembre definisce lo
scudo fiscale recentemente
approvato dalla maggioranza nazionale di centrodestra.
Il Times di Londra,
COSE PUBBLICHE
17
Comitato pendolari
Aggiornamento sugli ultimi sviluppi
settembre. Il "Comi9
tato Pendolari Gemona-Udine" (rappresentato
nell'occasione da Andrea
Palese, Giusy Gubiani,
Michele Londero e Giorgio Picco) è stato invitato
a partecipare ad un incontro organizzato dalla
Regione e Trenitalia,
volto ad illustrare novità
ed investimenti. In quella
sede il gruppo ha avanzato proposte in merito alla
biglietteria, tariffe integrate ed orari. All'incontro
hanno partecipato anche
due rappresentanti del
Comitato Pendolari FVG i
quali hanno ribadito le
criticità croniche dovute
alla scarsa pulizia ed ai
ritardi che ovviamente
ricorrono, in percentuali
uno dei più autorevoli quotidiani sulla scena internazionale, prendendo spunto
dalla «battuta» rivolta a
Michelle Obama – anche lei
«abbronzata», come già il
consorte Presidente – dedica un durissimo editoriale al
nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, definendo esplicitamente «razzista, machista e xenofobo»
il centrodestra italiano.
diverse, su tutte le tratte
ferroviarie della Regione.
L'Assessore regionale ha
preannunciato un nuovo
incontro dove verranno
analizzate con maggior
puntiglio le esigenze dei
pendolari.
ottobre. Il Consiglio
1
comunale ha votato
all'unanimità un ordine
del giorno presentato dal
consigliere Andrea Palese, nel quale si chiede che
la Regione si faccia parte
attiva nei confronti di Trenitalia in merito a:
1) la riapertura del servizio di biglietteria della
Stazione di Gemona del
Friuli;
2) l'abolizione dell'obbligatorietà della tariffa inte-
Non solo, secondo il Times,
“Vi è anche una complicità
tutta maschile nell’accettare il comportamento di Mr.
Berlusconi – che ricorda
quello di Benito Mussolini
– che è machismo laddove
lui pretende di promuovere
i valori della famiglia”.
Financial Times di Londra:
"Senza di lui Italia migliore, i suoi alleati riflettano,
dovrebbero liberarsene".
grata Saf-Trenitalia lungo
la linea Udine-Tarvisio
per coloro che utilizzano
solo il vettore ferroviario;
3) la riattivazione di un
servizio ferroviario internazionale con fermata a
Gemona e il potenziamento del servizio ferroviario
nelle fasce mattutine e
serali, nonché durante le
giornate festive da e verso
il capoluogo Udine,
incentivando inoltre iniziative rivolte alla promozione turistica del territorio quali Treno+Bici o
l'organizzazione di gite
con treni storici.
Per maggiori informazioni consultate il sito:
http://comitatopendolarigemona-udine. blogspot.com
Newsweek di New York Per Berlusconi è l'ora di
andare a casa: "L'Italia non
può più sopportare le buffonate del suo playboy in
capo".
(Newsweek è il settimanalesimbolo del mondo globalizzato con 4 milioni di
copie e 12 edizioni nazionali; queste notizie sono tratte
dal quotidiano "La Repubblica" del 12.10.2009).
bischerate
"Per quattordici anni,
diconsi quattordici anni,
la Fininvest ha scippato
vari privilegi, complici i
partiti: la Dc, il Pri, il
Psdi, il Pli e il Pci con la
loro stolida inerzia; e il
Psi con il suo attivismo
furfantesco, cui si deve
tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia
che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in
attesa che possa farseli
definitivamente. Decreto
elaborato in fretta e furia
nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona,
decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che
perfino in una repubblica
delle banane avrebbe
suscitato scandalo e
sarebbe stato cancellato
dalla magistratura, in un
soprassalto di dignità, e
che invece in Italia è
ancora spudoratamente
in vigore senza che i suoi
genitori siano morti suicidi per la vergogna".
(Vittorio Feltri, L'Europeo, 11 agosto 1990).
"Il dottor Silvio di Milano 2, l'amico antennuto
del Garofano, pretende
tre emittenti, pubblicità
pressoché illimitata, la
Mondadori, un quotidiano e alcuni periodici.
Poca roba. Perché non
dargli anche un paio di
stazioni radiofoniche, il
bollettino dei naviganti e
la Gazzetta ufficiale, così
almeno le leggi se le fa
sul bancone della tipografia?".(Vittorio Feltri,
L'Europeo, dopo la conquista
berlusconiana
della Mondadori e l'approvazione della legge
Mammì).
da www.francarame.it
18
EVENTI
Underground rEvolution
Elementi Sotterranei 2009 - Underground rEvolution Eventi artistici in evoluzione
La manifestazione artistica
Elementi sotterranei, convention di writing e musica,
arrivando alla sua quarta edizione, è mutata e si è evoluta, trasformandosi in un
evento culturale trasversale.
Quest’anno si è svolta nell’arco di tre giornate: il 20 e
21 agosto a Gemona presso
il parco di via Dante, il 29
agosto tra i sottopassaggi
della ferrovia in via Julia. Le
tre giornate sono state rese
possibili grazie alla collaborazione tra le associazioni
giovanili “Bravi Ragazzi” e
“Un Blanc E Un Neri”,
realtà con pochi mezzi e
risorse, ma tanta voglia di
fare.
Il palco del parco di via
Dante, nelle prime due giornate, ha visto esibirsi una
rosa di artisti estremamente
varia, dai gruppi giovanili
(16-18 anni) alla loro prima
esibizione, a band di decennale esperienza, provenienti
anche da fuori comune
(Monfalcone,
Codroipo,
Udine). I generi musicali
protagonisti delle due serate
sono stati fra i più vari:
metal, hard rock, folk, progrock anni ’70 e rap. Il moti-
vo è stato quello di allargare
gli orizzonti dell’evento
musicale, slegandolo dal
concetto di “festa” fine a se
stessa, con la volontà di
incentivare e dar spazio alla
creatività di tutti quanti si
cimentano in questa disciplina artistica.
E sempre l’arte, questa volta
visiva, si è espressa durante
la giornata conclusiva sulle
pareti del sottopassaggio
della ferrovia. Circa 600
metri quadrati di muro sono
stati ridipinti dai writers, i
quali hanno interpretato,
ognuno a suo modo, il tema
di scottante attualità, scelto
da “Bravi Ragazzi” appositamente per l’evento: lo sviluppo sostenibile. I quasi 60
writers provenienti da tutto il
nord Italia, Spagna e Slovenia hanno quindi proposto le
loro interpretazioni riguardo
allo scioglimento dei ghiacci, allo spreco di energia
elettrica o alla decrescita
felice, con un risultato che è
sotto gli occhi di tutti.
Purtroppo il tempo non sempre è stato clemente con gli
organizzatori; tuttavia, l’afflusso di pubblico è stato
davvero notevole. I com-
Musica al parco
menti raccolti finora sono
entusiastici, sia da parte
degli amanti della musica,
sia da chi ha a che fare con le
arti visive. Il successo e la
riuscita della tre giorni artistica si può misurare anche
quando, passando in via
Julia, si notano persone che
sostano ad osservare i capolavori di quei writers che,
frequentemente, sono definiti “vandali”.
Doverosi sono i ringraziamenti alle associazioni e enti
pubblici che hanno partecipato all’evento con i loro
stand o che ci hanno aiutato
nella sua realizzazione, un
grazie perciò a: Coordinamento delle associazioni di
volontariato, Pro Glemona,
Comune di Gemona, CataStrofe Records, Legambiente, Bottega del mondo,
Gruppo missionario parrocchiale, Ecomuseo delle
Acque del Gemonese, Gruppo “Italia 143” di Amnesty
International, Federico Londero e, soprattutto, a tutti i
volontari che hanno lavorato
all’evento.
www.elementisotterranei.net
elementisotterranei@gmail.
com
[email protected]
Ass. Bravi Ragazzi
Ass. Un Blanc E Un Neri
Writer in azione nei sottopassaggi della ferrovia
19
METEOROLOGIA
Per altri dati e statistiche
meteorologiche su Gemona:
www.pensemaravee.it
Un’estate nella media
opo un maggio molto
caldo l’estate, e anche il
mese di settembre, ha registrato delle temperature di
D
40
poco sopra la
alcuni sbalzi
significativi (il
riduzione della
media, con
temporanei
4 agosto la
temperatura
rispetto al giorno precedente
è stata di -12,5°).
Le precipitazioni, invece, si
sono attestate di poco sotto
la media.
Un grazie ad Andrea Venturini e Massimo Marchetti
per la collaborazione.
Temperature minime e massime
180,0
P.
mm
Media climatica temperature '77-'06
160,0
Piogge giornaliere
140,0
T. C°
35
30
120,0
25
100,0
20
80,0
60,0
15
40,0
10
20,0
5
0,0
1
4
7
10 13 16 19 22 25 28 31
3
6
9
12 15 18 21 24 27 30
Luglio 2009
2
Agosto 2009
FRA ARTE, FOTOGRAFIA, POESIA…
…non una domenica qualunque!
oteva essere una domenica come
tante altre e invece Piazza del Ferro
a Gemona si è trasformata nel palcoscenico di un evento d’arte e condivisione giovanile e non.
Anche durante l’agosto medievale
l’Associazione “Bravi Ragazzi” si è
fatta strada attraverso la collaborazione
di vari artisti e ha dato origine a un’opera eclettica in cui si sono fuse insieme varie tecniche.
I writers Elia Venturini e Francesco
Patat hanno dipinto quattro pannelli
P
che componevano un unico grande
graffito.
La particolarità di quest’opera si deve
anche alla partecipazione del fotografo
Raffaello Cargnelutti, che ha sviluppato e stampato in tempo reale delle
immagini scattate a passanti e persone
che hanno prestato il loro volto per il
variegato esperimento.
Il tutto è stato arricchito da alcune mie
frasi composte sul momento ispirandomi alle fotografie posizionate sui vari
pannelli.
5
8
11 14 17 20 23 26 29
Settembre 2009
I writers, lasciandosi trasportare dal
fluido artistico, hanno cercato di dare
un senso all’insieme per creare un’opera unica che ne sintetizzasse il significato: “La vita è bella!”
Isabella Viola Venturini
“Vita…
prenditi gioco del mio essere,
disarmami con le tue folli risate,
fatti beffa di me…
deridimi, scoraggiami…rendimi
fragile!!!
E’ una pazza giostra questa, continua a girare senza sosta…
ma io rido, rido e rido!!!”
TRADIZIONI
20
Gli antichi mestieri scomparsi
Viaggio nella memoria, attraverso le vive parole dei protagonisti della
Gemona di un tempo - Il purcitâr
assa settembre e le foglie
iniziano ad accartocciarsi
su se stesse, tingendosi dei
colori autunnali, nell’aria si
sente profumo di caldarroste
e vin brulé: quale momento
più adatto per raccontarvi la
storia di Franco Cargnelutti Bambin, classe 1929,
appartenente ad una delle
più note famiglie di purcitârs di Gemona. Già il
nonno era norcino e Franco,
ultimo di otto figli (di cui
cinque maschi, tutti dediti al
mestiere di norcino), ha proseguito tale tradizione,
imparando il mestiere dal
padre Giuseppe, classe
1886, che, nei primi anni del
‘900, si recava a Vienna e a
Debrecen in Ungheria per
fare le “stagioni” nelle fabbriche di salami. In quegli
anni si partiva verso ottobre
per ritornare a marzo, quando la stagione era conclusa.
Franco ha sempre fatto questo mestiere per passione,
nei ritagli di tempo. Erano
P
molte le famiglie di Gemona
che allevavano i maiali;
averne uno era considerato
un privilegio, un lusso, un
modo per garantirsi un
inverno sereno e una cantina
ben fornita. Da bambino
Franco andava con i suoi fratelli ad aiutare il padre nelle
famiglie, per imparare come
si uccideva il maiale e come
se ne ricavavano salami, salsicce e cotechini; poi quel
lavoro è diventato suo.
Lavorava da novembre a
gennaio inoltrato; spesso
aiutava anche uno zio, Pietro Contessi, quando andava
ad uccidere i maiali dalle
suore.
Prima di tutto il veterinario
doveva controllare che l’animale fosse sano per poi procedere alla lavorazione della
carne. Per questo controllo,
che si faceva anche presso il
macello di Moseanda, era
necessario tagliare un pezzo
di fegato e uno di carne vicino alle costole. Raramente
accadeva che il maiale fosse
malato.
La lavorazione del maiale
durava in media una giornata, dalle 7.30/8.00 alle 17.00.
L’uccisione del maiale era la
fase più cruenta; prima del
1957 i maiali venivano uccisi con il coltello, ci volevano
un paio di uomini per tenerlo
fermo per le zampe e un
terzo uomo che lo tirasse
fuori dal porcile per le orecchie; appoggiato su un tavolo e steso su un fianco gli si
affondava il coltello nel
collo. In seguito è stato
introdotto l’uso della pistola,
ma non sempre si è rivelato
un metodo efficace; infatti,
per uccidere l’animale bisognava sparargli in testa, in
mezzo agli occhi, e non sempre il maiale stava fermo ad
aspettare la sorte imminente!
Il sangue, che usciva dalla
testa, veniva raccolto dalle
donne in un secchio per fare
lis mulis. Tenendo mescolato
il sangue, per evitare che
coagulasse, vi si univa circa
mezzo chilo di uvetta e 750
gr. di zucchero e si cucinava
finché non fosse del tutto
rappreso; poi veniva tagliato
a pezzetti e mangiato.
La testa del maiale veniva
appesa per lasciar sgocciolare il sangue rimasto. Ogni
parte del maiale era destinata alla realizzazione di un
prodotto diverso: il segreto
era saper scegliere la carne.
Quando si dice che “del
maiale non si butta via niente”, non è semplicemente un
modo di dire, ma pura verità.
Era molto importante saper
dosare la giusta quantità di
sale da mettere; per non sbagliare era d’uso una tabella
fissa con le dosi per ogni
prodotto. Per le salsicce (lis
luianis) veniva utilizzata la
carne più delicata e il lardo;
Giuseppe Cargnelutti in una
foto del primi del'900 con un
collega in Ungheria
per il salame (il salam) si
utilizzava la carne delle
cosce, la spalla e la lonza (la
brusadule), mentre per il
cotechino (il musét) si adoperavano lis crodis, cioè i
muscoli, i ritagli e parti delle
spalle. Infine, si faceva la
polmone con il cuore, i polmoni e i reni.
Soprattutto durante il tempo
di guerra, si raccoglieva il
pelo del maiale e lo si metteva da parte (destinato a
diventare setola per pennelli)
per quando sarebbe passato
il peciotâr; diventando così
merce di scambio per una
manciata di aghi o per qualche altro piccolo utensile.
In alcune case poi con un po’
di soda, le ossa del maiale, il
grasso e un po’ di profumo si
faceva il sapone. Si faceva
bollire il tutto in un pentolone e la “pasta”, che ne derivava, veniva stesa su un
ripiano e tagliata in tanti
cubi. Questo sapone dal
colore grigiastro si usava per
fare il bucato.
Il grasso cosiddetto falso, il
saìn, veniva utilizzato per
friggere, soprattutto per lis
fritulis, mangiate la mattina
con la polenta prima di correre a scuola!
Una vita fatta di piccole
cose, povere ed essenziali, in
cui un momento di convivialità come quello dell’uccisione del maiale si trasformava in vera festa per tutta
la famiglia. Era un evento
importante per i bambini che
si divertivano e inconsciamente imparavano cose
nuove. Ai bambini era riservata la luianiute, una salsiccia più piccola, fatta appositamente per i bambini di
casa, che veniva mangiata in
allegria insieme a tutti.
Un’altra tradizione, che era
d’uso tra le famiglie di uno
stesso cortile, era quella del
presint; la famiglia che uccideva per prima il maiale portava in dono a quella
21
vicina un pezzo di fegato e
uno di lonza; la stessa cosa
avrebbe poi fatto la famiglia
ricevente, quando a sua volta
avrebbe ucciso il maiale.
Questa forma di scambio
all’interno della cultura contadina stringeva le alleanze
tra le famiglie e ne rafforzava il momento di festa.
A fine giornata, oltre al
dovuto compenso in denaro
per il lavoro svolto, il purcitâr riceveva une luianie
par il fruio dai imprescj!
La cantina era il luogo ideale
per conservare i prodotti;
che, se fatti a novembre,
potevano durare fino ai
primi di febbraio, anche se
spesso la tentazione di mangiarli in breve tempo era
molto forte! Certe volte per
dare maggior sapore, salami
e salsicce venivano affumicati con un secchio di braci
calde, aromatizzate con bacche di ginepro. Importante
per una buona conservazione
era la formazione di un sottile strato di muffa bianca
all’esterno; se ciò non avveniva si presentava il rischio
che il salame si accartocciasse (la carne si staccava dal
budello e creava un vuoto
d’aria all’interno che faceva
ammuffire la carne). In tal
caso bisognava ricorrere ad
un sistema (che non posso
svelare!) per evitare che i
prodotti si rovinassero.
Gli attrezzi da lavoro erano
SANITA’&OSPEDALE
pochi ed essenziali: un tritacarne a manovella, alcune
morse per fissare al meglio
la macchina al tavolo, l’insaccatrice con le diverse
misure d’imbuti, più stretto
per la salsiccia e più largo
per il salame, un piccolo
attrezzo con l’impugnatura
di legno, formato da tanti
aghi per bucare il budello e
far uscire l’aria, che vi rimaneva durante l’insaccamento
delle carni.
Il purcitâr è sicuramente un
altro dei nobili e preziosi
mestieri del passato; in qualche famiglia persiste ancora
l’usanza di uccidere il maiale con gli stessi ritmi di una
volta, secondo la tradizione.
I tempi veloci della modernità e del consumismo d’oggi, soprattutto con l’avvento
del Natale e dei cenoni di
Capodanno, ci vogliono tutti
con il cotechino precotto,
così comodo, veloce e gustoso: ma sarà veramente così?
Speriamo che questo non sia
un altro pregiato sapore in
via di estinzione.
Anna Piazza
Si ricorda ai lettori di P&M
che chi fosse interessato a
raccontare la propria esperienza lavorativa può contattare direttamente Anna Piazza telefonando allo 0432
982366 o scrivere all’indirizzo mail: [email protected]
Franco Cargnelutti in una fase della lavorazione del maiale.
Archivio Sandro Forgiarini
NUOVA INFLUENZA
Non fatevi influenzare
rima di tutto non fatevi
influenzare dal panico e
dall’ansia che una cattiva
informazione a volte diffonde. L’influenza A H1N1 non
è un’influenza grave, è del
tutto paragonabile alle normali influenze stagionali,
solo più contagiosa. Le
(poche) morti che sono state
registrate riguardano pazienti con gravi patologie in
corso oppure che vivevano
in zone del mondo dove le
condizioni igieniche e l’assistenza sanitaria non sono
comparabili con le nostre. …
Detto questo, siate prudenti e
fate il possibile per non prendere l’influenza, rispettando
prima di tutto le normali
regole igieniche per evitare
questo e qualsiasi altro tipo
di contagio (in primis, lavatevi spesso le mani). Una
misura utilissima, che sollecitiamo, sarebbe rifornire di
sapone liquido e salviette
usa e getta tutti i bagni pubblici, a partire da quelli delle
scuole….
P
Infine, non fatevi influenzare
dalle proposte della pubblicità e del mercato che promettono di mettervi al riparo
dai rischi. Tenete sempre
presente che dietro queste
paure globali, più o meno
giustificate, si creano giri
d’affari miliardari.
Acqua e sapone: la
migliore soluzione
Lavarsi le mani con acqua e
sapone è sufficiente per
difendersi dalla nuova
influenza. Bastano alcuni
accorgimenti:
lavarle più spesso (va bene
anche con acqua fredda);
per un tempo compreso fra i
15 e i 30 secondi;
usare sapone liquido al posto
della saponetta;
stare attenti a dove e come le
asciughiamo.
Tratto da www.altroconsumo.it dove potete trovare
anche una valutazione su
alcuni prodotti di mercato.
LA LETTERA
I parcheggi dell’ospedale
Non essendo a conoscenza
quale sia l’Ente responsabile
della manutenzione delle
aree esterne all’ospedale di
Gemona, con particolare riferimento ai parcheggi, esprimo le considerazioni attraverso il Vostro giornale, con
la speranza che gli interessati
ne prendano nota. Per motivi
personali, frequento saltuariamente l’istituto e ogni
volta trovo le stesse condizioni di disagio per i pedoni
che accedono ai reparti.
Un primo rilievo riguarda le
aree di parcheggio e i passaggi pedonali; va subito chiarito che sono sistemati con
lodevole criterio e con spazi
sufficienti per qualsiasi
manovra, si é invece data
poca importanza ai passaggi
pedonali. L’ospedale è normalmente frequentato da persone anziane e con qualche
difficoltà di movimento, per
agevolare le quali bisognerebbe eliminare, in corrispondenza del percorso pedonale,
le cordonate che contengono
le aiuole e ripristinare gran
parte della segnaletica orizzontale, per non lasciare
dubbi agli automobilisti.
Questi ultimi devono mettere
qualche cosa di loro. Pur
avendo la possibilità di parcheggio e approfittando dell’impunità, occupano gli
spazi riservati come fossero
posti macchina, costringendo
le persone a fare gli slalom
attraverso gli spazi liberi.
E’ una segnalazione per chi
ne ha la responsabilità: si
ritiene opportuno un intervento mirato ad evitare disagi
che si accentuano nei periodi
invernali.
Gemona, 1 agosto 2009
Bepi Simeoni
22
CURIOSITA’
Costruire elicotteri a Gemona
Intervista a Londero Mario (Rondin)
ondero Mario è nato nel
1937. Fin da bambino ha
avuto una spiccata attitudine
a costruire “cose” e rivestire
le idee con le proprie mani:
chiese e castelli e perfino la
Torre Eiffel: alta 2,5 m
cementando le pietre del
Tagliamento. A 8 anni - racconta - “volevo fare l’artista”
ma non da giovane in quanto
c’era il rischio di non essere
compreso (stramp) o di lâ
fur di cjâf . Ho studiato fino
in quarta elementare, poi ho
smesso. Ero il piu’ bravo,
ma il maestro non sopportava certi miei comportamenti.
Ho fatto 3 mesi di scuola
serale in edilizia e meccanica. Mi divertivo allora anche
a disegnare ritratti di bimbi.
Il maestro Di Giusto mi incoraggiava ad andare avanti e
coltivare la mie passioni. Ho
iniziato a lavorare come
apprendista muratore in una
impresa locale. Ho rinunciato a fare il capo cantiere: non
mi andava di tagliare le ore
L
agli operai, così come mi sollecitava il Paron.
La V elementare l’ho frequentata da militare. Ero
trombettiere prima e poi dell’NBG. Il corso di roccia mi
ha aiutato nella futura professione: salire e scendere dalle
impalcature. Emigrato in
Francia, mi sono appassionata alla bicicletta. A 21 anni ho
avuto un brutto incidente sul
lavoro. Sono caduto dal quarto piano dell’impalcatura in
piedi: ammaccato, ma vivo.
Ancora oggi il tallone rotto
mi fa male, cuant cal cambie
il timp.
Nel 1963 rientro in Italia.
Dopo il terremoto ho avuto
un altro incidente sul lavoro:
sono caduto dal 3^ piano dell’impalcatura. Per fortuna
non ho fatto nulla o quasi.
Nella mia vita ho fatto tanti
mestieri: muratore, intonacatore, gruista, fabbro, piastrellista, elettricista, autista.
Si ferma un po’. Gli chiedo
cosa ha costruito fuori casa.
Mi mostra 2 enormi statue:
una è un alpino e l’altra un
carabiniere e poi il padre e
madre dei 7 nani e di Biancaneve, un’aquila. Un impresa ardita anche sotto il profilo della stabilità. Insomma
statue a prova di terremoto.
Non solo statue: molti animali si muovo su percorsi
“guidati”. Il cane quando
arriva qualcuno sale su un
piccolo pulpito e suona la
campana. Le capre hanno poi
dei nomi un po’ particolari:
Castagnetta, Stellina e Berlusconi. E poi conigli, galline;
infine l’asina di nome Teresa
che chiamo anime discuside
quando mi fa arrabbiare.
Passiamo poi all’altra grande
passione: costruire macchine. Mi mostra un trattore
(costruito in un mese), una
moto piccola (3 settimane),
un go-kart, un carro unito al
trattore, una pala eolica.
Adesso stava costruendo una
macchina battipali per un
signore di Buja. Ma la cosa
piu’ incredibile è la costruzione di un elicottero con
tanto di doppio rotore (ho
lavorato 6 mesi a farlo), trazione idraulica, 230 cavalli,
8000 giri al minuto e le pale
4 giri al secondo. Tutto fatto
senza bisogno di disegni.
L’elicottero si è alzato da
terra di 50 cm. Diverse persone competenti lo hanno
visto e sono rimaste molto
colpite: il comandante delle
Frecce tricolori, Dario
Zampa il cantautore, un ingegnere di Roma che gli ha
detto che “hai la testa grande come una montagna”.
Mario è convinto che qualsiasi idea, come la vita o una
invenzione, nasce dalla sofferenza e si trova già dentro
la persona. La meccanica è
dentro, non si impara. Prima
di lasciarlo mi confida che in
futuro ha voglia di realizzare
un piatto volante. Una sorta
di Overcraft che gira per le
strade. Conclude dicendo:
quando ho una idea, non mi
servono disegni, la realizzo.
Mi chiedo cosa avrebbe fatto
se avesse fatto le scuole alte.
Sandro Cargnelutti
Associazione
culturale
PENSEE MARAVEE
Rifiuti, a che
punto siamo?
del Friuli Venezia Giulia - onlus
Appuntamento annuale pubblico di informazione, approfondimento e dibattito sul tema della
corretta gestione dei rifiuti
VENERDI’ 20 NOVEMBRE 2009
ore 20.45, Sala della Comunità Montana
Programma:
Saluti: - Comunità Montana, Gianni Verona, Commissario
- Associazione Culturale Pense & Maravee, Lionello Patat
Preludio: la raccolta dell’organico in Provincia di Udine, metodi di raccolta, aspetti economici del servizio,
non solo riciclo. Sandro Cargnelutti, Associazione Culturale Pense & Maravee
Qual è il nuovo modello di raccolta previsto dal Comune di Gemona, quando si cambia, come verranno informati i cittadini,…? Luigino Patat, Assessore all’Ambiente
Esperienze ed opinioni Intervengono Amministratori di Comuni, forze politiche e sociali.
Dibattito
Conclusioni: Sandro Cereghini, Presidente del neo costituito Circolo di Legambiente di Gemona del Friuli
UNA PROPOSTA PER IL TERRITORIO
Non solo riciclo
olti rifiuti ingombranti invece di
essere riciclati o smaltiti possono
essere riutilizzati. Il costo di una rete
da materasso di 20 kg se avviata a
riuso può fruttare dai 20 ai 30 €, se riciclata frutterà invece dai 5 ai 7 € e se
smaltita in discarica costerà quasi 3 €.
Il vantaggio economico e ambientale
del riutilizzo è evidente. E’ una pratica
vecchia come il tempo, in disuso nell’
epoca dell’usa e getta.
M
Il riuso è incoraggiato dall’Unione
Europea; infatti nelle priorità che
informano la gestione dei rifiuti, esso
viene posto immediatamente dopo la
riduzione dei rifiuti (il miglior rifiuto è
quello non prodotto) e prima del riciclaggio.
Il riciclo ha un senso se ci sono imprese che utilizzano i prodotti riciclati:
carta, plastica, metalli, vetro che sostituiscono le materie prime; il riutilizzo
ha un senso se esiste un mercato dell’usato. Se non c’è, va promosso.
Da una ricerca condotta in
centri di raccolta da parte da
parte del CRES nel Lazio, si è
visto che i rifiuti riusabili possono essere suddivisi in categorie merceologiche: mobili,
oggettistica, materiali riusabili
(idrosanitari,
ferramenta,
informatica,…), e suddivisi
per qualità. E’ emerso che una
discreta percentuale di materiali può essere riutilizzata.
Possono i Comuni favorire il riutilizzo i beni consegnati dai cittadini ai
centri di raccolta? La strada piu’
semplice è selezionare questi beni
prima che entrino nel centro di raccolta. In questo modo non diventano rifiuti e non vengono sottoposti alla particolare normativa. Se il cittadino è consenziente a consegnare il bene, questo
verrà pulito, riparato se serve e avviato al mercato dell’usato.
Si evitano costi di gestione che si scaricano sulla comunità, si risparmiano
risorse ambientali e si favoriscono
piccole economia e occupazione. Di
questi tempi non fa male.
Nel nostro centro di raccolta di Via San
Daniele la distinzione tra la ricicleria e
un'area destinata alla selezione e conferimento per il riutilizzo dei beni può
essere praticata (vedasi foto). Vogliamo approfondire il tema? Pense e
Maravee presenterà la proposta in
occasione del seminario di fine novembre. Ragioneremo anche attorno a un
altro mercatino dell’usato a Gemona.
Scarica

Puliamo il mondo - Pense e Maravee