Dalla Comune e Provincia di Milano - Diocesi di Milano - Zona Pastorale Prima - Prefettura Nord - Decanato di Niguarda via Giuseppe La Farina 15 - 20126 Milano - telefono e fax 02.66117340 (segreteria parrocchiale) sito web: www.parrocchiabicocca.it - indirizzo di posta elettronica: [email protected] Parroco-Prevosto don Giuseppe Buraglio: 02.6425220 – 328.4788286 – [email protected] Vicario Parrocchiale don Alessandro Noseda: 02.47957072 – 328.8861369 – [email protected] Vicario Parrocchiale don Alessandro Asa: 02.66116474 – 348.8830788 – [email protected] Suore Ancelle di Gesù Bambino: 02.6431521 – viale Fulvio Testi 190 – [email protected] Foglio informativo ad uso interno La parabola del padre misericordioso [Luca: cap. 15] 11 Disse ancora [Gesù]: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13 Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17 Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Sante Messe festive: ore 8,30 - 10 - 11,30 - 18 * (sabato e prefestivi: ore 18 [e ore 15 al CTO]) Sante Messe feriali: ore 8,30 – 18 * Rosario tutti i giorni alle ore 17,35 (al suono delle campane) Confessioni: Giorni feriali: ore 7,00-8,30 e 17,30-18,00; Sabato: ore 16-18; Domenica: prima e dopo le Messe Apertura della chiesa: dalle ore 7 alle ore 19 (Sabato e festivi: apertura ore 7,30 * Domenica e festivi: chiusura tra le 12,30 e le 15) Segreteria Parrocchiale con Centro d’Ascolto: dalle ore 9 alle ore 12 (dal lunedì al venerdì) «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: “Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta”. E il padre divise tra loro le sostanze». Chiedendo al padre la propria parte di eredità è come se il figlio lo dichiarasse morto; ma il padre acconsente, lascia che il figlio calpesti il suo amore. E così il figlio «parte per un paese lontano, dove sperpera le sue sostanze vivendo in modo insensato». La via imboccata si rivela mortifera, e ben presto, trovandosi nel bisogno, egli si vede costretto a pascolare i porci (animali impuri per eccellenza, per gli ebrei). «Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava»: potrebbe prenderne da solo, ma ciò che gli manca è qualcuno che condivida il cibo con lui, che glielo doni in una relazione d’amore… Allora «rientra in se stesso»: non si tratta di un moto di conversione, ma della presa di coscienza della sua condizione penosa. Il giovane pensa: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni”». Nessun pentimento lo muove, ma solo una valutazione opportunistica di ciò che è più conveniente. Egli continua a ragionare in una logica di giustizia retributiva: davvero non conosce il cuore del padre. E qui la parabola arriva al suo apice: «Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò». Poi il padre ordina ai servi di rivestirlo con l’abito più bello, di mettergli l’anello al dito, i calzari ai piedi e di ammazzare il vitello grasso: deve cominciare una grande festa, perché – egli dice - «questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Travolto da questa misericordia sovrabbondante, il figlio riesce solo a dire poche delle parole che si era preparato: è in questo momento che egli comprende che il padre non solo l’ha sempre atteso, ma lo ha amato mentre egli lo odiava, «quando era ancora lontano». Ecco la rivelazione sconvolgente, sintetizzata in quell’abbraccio pieno di amore che lo converte: Dio non ama il peccato degli uomini, ma ci ama nel nostro peccato, ci ama mentre noi siamo suoi nemici (cf. Rm 5,6-10). La parabola potrebbe finire qui, ma Gesù vuole rivelarci anche la reazione del fratello maggiore, il quale si dimostra incapace quanto l’altro di comprendere l’amore del padre. Egli è rimasto a casa, vivendo da schiavo, non da figlio (cf. Gv 8,35); solo per paura non ha mai trasgredito un comando del padre. Ora è adirato, non si capacita che il padre possa fare festa per suo fratello: e così esce allo scoperto, rivelando la vera immagine del padre-padrone che abita il suo cuore nonché il disprezzo verso il fratello («questo tuo figlio»). Pure a lui il padre esce incontro, pregandolo di entrare alla festa: «bisogna fare festa, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Sì, l’atteggiamento dei due fratelli è un invito a verificare la nostra risposta alla misericordia del Padre, rivelatasi definitivamente in Gesù Cristo, l’unica forza realmente in grado di convertirci. Questa infatti è la conversione: credere all’amore di Dio per noi e accogliere con un cuore libero la sua inesauribile misericordia. Solo così potremo usare a nostra volta misericordia verso gli altri uomini, tutti nostri fratelli. Enzo Bianchi Fondatore e Priore del Monastero di Bose “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che rimbomba o un cembalo che strepita” (Prima Lettera ai Corinti, cap. 13). Che cos’è la carità? È l’elemosina che facciamo a chi ci tende la mano? È l’essere di aiuto a chi non è in grado di provvedere a se stesso? È saper sopportare, magari quotidianamente, chi ci coinvolge con i propri guai? Sì, è tutto questo; ma anche qualcosa di più. La carità è tutto ciò che spesso non facciamo non per cattiva volontà, ma semplicemente per paura, per vergogna, per pigrizia, per non volerci mettere in gioco. La prima carità è certamente verso noi stessi: è saper accettare i propri limiti e riconoscere i propri errori; infatti vorremmo fare grandi cose ma riusciamo a mala pena a portare avanti i nostri piccoli progetti, la nostra vita; sopportiamoci così come siamo. C’è poi la carità verso chi ci vive accanto quotidianamente e ci chiede di dare, amare, perdonare senza misura, e noi invece spesso ci ritiriamo nel nostro angolo, adducendo infinite scuse. C’è infine la carità verso gli altri; già, gli altri, dai mille problemi, dai mille colori e dai mille volti: i prepotenti, gli umili, i pretenziosi, quelli che non osano nemmeno alzare lo sguardo verso il proprio interlocutore. È vero, il più delle volte siamo impotenti, anzi, ognuno di noi lo è se non pensa di contare, ogni volta che ci si presenta l’occasione, sull’aiuto dello Spirito Santo che, se ci credi, riesce sempre a suggerirti la soluzione giusta per ogni problema. Questo è ciò che desideriamo domandare al Signore con la nostra Messa mensile: “O Signore, fa’ che tutti impariamo a dimostrarti, con i fatti, che ti amiamo, tenendoci stretti per mano, in ginocchio, davanti al tuo altare”. Invitiamo tutta la comunità parrocchiale a unirsi a questa nostra preghiera, partecipando con noi alla “Messa della carità”. Franca Moreschi a nome della Commissione Carità Mi capita spesso, nell’ambito della mia famiglia, in quanto figlia di genitori anziani, o in quello della comunità parrocchiale, come ministro straordinario dell’eucaristia agli ammalati, di riflettere sul senso della disabilità e della malattia, sulla prossimità da offrire in modo discreto alle persone sofferenti e sulle parole da pronunciare davanti a situazioni tristi e a volte irreversibili. Confesso che il timore di invadere una sfera intima tanto dolorosa spesso mi spaventa, ma non mi ferma, e sempre mi suggerisce di accostarmi ad ogni situazione in punta di piedi, con umanità e rispetto, forte solo dell’aiuto di Gesù e dell’amore a lui che per me si traduce, qui e ora, anche in amore per alcuni degli ammalati della nostra comunità. Così ciò che inizialmente mi spaventava diventa via via, come per miracolo, naturale: il dialogo si fa possibile, l’ascolto reciproco fecondo, il contatto fisico ricercato, il silenzio luogo dell’incontro, la preghiera insieme comunione tra noi e con il Signore. Il rapporto che ne nasce si carica poco alla volta di intimità e di affetto e suscita non solo un gusto familiare, ma anche un gusto profondo della vita pieno di tenerezza e di poesia. E il peso dei malanni fisici o della solitudine di chi visito si fanno, a detta degli interessati, più sopportabili mentre anch’io in quello scambio sincero e naturale scordo le mie preoccupazioni contingenti, pronta ad affrontarle in seguito con uno spirito diverso. Questi momenti sono per me “occasioni di grazia”, occasioni ogni volta uniche e irripetibili. Tornata a casa, chiusa “nell’intimità della mia stanza” penso che è qui e adesso, in questo momento che siamo chiamati a vivere con responsabilità sempre nuova la nostra esistenza; è qui, ora, che ciascuno deve impegnare tutto se stesso, perché il passato sia senza rimpianti e il futuro ricco di speranze. Questo istante, ogni istante, quando diventa l’istante presente è prezioso e ci chiede di aprirci all’incontro e al dono che danno il senso pieno alla vita. Anna Stefanelli Ministro straordinario della Comunione Ultima dopo l’Epifania Domenica 6 marzo Lunedì ore 8,30 e 18 Ufficio defunti del mese di febbraio 7 marzo Martedì ore 18 Messa per la quinta elementare 8 marzo 9 marzo ore 8,30 e 18 Messa Caritas ore 21 Commissione Liturgia ore 21 Incontro Genitori Battesimi Giovedì ore 9,30 Mercoledì 10 marzo ore 13,15 Domenica 13 marzo Consiglio dei presbiteri e delle suore Lettura del Vangelo (in chiesa) all’inizio della QUARESIMA ore 16 Battesimi: n. 6 (Giulia Matilde Banfi, Elena Pogliaghi, Greta Limosani, Tommaso Barnabei, Alan Maria Angelici, Alessandro Di Bella) sabato 12 marzo, ore 18: distribuzione degli impegni quaresimali domenica 13 marzo, a tutte le Messe: Imposizione delle Ceneri e distribuzione degli impegni quaresimali Domenica 13 marzo: Ritiro per la Terza elementare 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 Sri Lanka: scuola per bambini vulnerabili Pakistan: sostegno ai minori Georgia: un asilo nuovo per ricominciare Mozambico: centro di accoglienza Palestina: sostegno al villaggio di Aboud Perù: scuola per bambini Sudan: sostegno alle donne Moldova: aiuto padri di famiglia Congo: aiuto bambini disagiati Zambia: scuola per ragazzi Brasile: casa-famiglia per minori Riduzione debito Paesi poveri Totale soldi raccolti (in euro) 62.158 1.675 sacchetti (meno 57) 1.732 sacchetti (più 157) 1.575 sacchetti (meno 341) 1.916 sacchetti (più 96) 1.820 sacchetti (più 108) 1.712 sacchetti (più 212) 1.500 sacchetti (più 161) 1.339 sacchetti (meno 92) 1.431 sacchetti (sacchetti non conteggiati) (sacchetti non conteggiati) In anni 11 7.530 euro (più 890) 6.640 euro (più 1.340) 5.300 euro (meno 1.880) 7.180 euro (più 1.455) 5.725 euro (più 1.350) 4.375 euro (meno 2.485) 6.240 euro (più 1.890) 4.350 euro (più 60) 4.290 euro (più 714) 3.871 euro (meno 2.786) 6.657 euro Media annua 5.650 Libretto per la Preghiera quotidiana di quaresima: € 1 – al tavolo dei giornali