Dedicato a chi crede nei valori della solidarietà e dell'autosviluppo e a chi lotta per dare voce a chi non ce l'ha Redazione: Pietro Carta, Federica Rizzo con la collaborazione di Enzo Campioni e Sandra Seri. Foto: Archivio Mais Si ringraziano per i testi, le relazioni e le testimonianze in Italia: Modesto Sorrentino, Enzo ed Evola Campioni, Marina Zampieri, Federica Papi, Flaviano Pinna, Giulio Savina, Loredana Rabellino, Anna Bartoloni, Laura Gengarelli, Marco Testini. Si ringraziano per le relazioni e le testimonianze in Sudamerica, Sudafrica, Swaziland, Madagascar, India, Romania, ex Jugoslavia: Dorinha Maciel, Giovina Santini, P. Savino Mombelli, Regina Celo de Melo Morais, Jackie Stevenson, fr. Lucien, J. François Ratsimbazafy, fr. Joseph Ramaroson, fr. Emilien, Sr. Lorenza Calcagni, Carmen Scripcaru. MAIS editore Via Ettore Ciccotti, 10 - 00179 Roma Tel/fax 06 7886163 [email protected] www.mais-onlus.org Supplemento ai numeri 7-8-9 luglio - agosto - settembre 2007 anno XIX di Mais Notizie Aut. Trib. Di Roma n. 44 Del 27/1/1989 20anni Progettazione grafica e assistenza redazionale: Edizioni Lapis Finito di stampare nel mese di novembre 2007 presso Grafica Nappa - Aversa di solidarietà Prefazione Cari Amici, sono passati vent’anni da quel viaggio in Brasile che è stato il primum movens della nascita del Mais. I risultati di questi lunghi e fruttuosi anni sono negli occhi e nel cuore di chi ci ha accompagnato in questo impegnativo cammino e sono veramente straordinari: migliaia di bambini tolti dalla strada e inseriti nel mondo della scuola, case costruite per dare un tetto a chi non aveva niente, case famiglia per ospitare ragazzi in emergenza sociale o sieropositivi, acquisto di mezzi di trasporto per iniziare attività commerciali o per accompagnare i bambini a scuola, una clinica con un reparto di ricovero ed una sala parto interamente progettata e costruita dal Mais e tanto altro ancora… Siamo presenti in quasi tutte le aree geografiche del mondo: Asia, America Latina, Africa, Balcani, Europa orientale con progetti mirati a sostenere l’istruzione di bambini ed adolescenti nonché di universitari, in quei paesi dove i bambini sono costretti a lavorare perché non c’è denaro a sufficienza per poter studiare. Il nostro lavoro a fianco delle generazioni più deboli nel corso degli anni è stato supportato da migliaia di sponsor, da decine di enti locali, da istituzioni pubbliche e private (banche, cral, gruppi di solidarietà) ed ha ottenuto numerosi riconoscimenti ufficiali. Questa pubblicazione racconta la nostra storia, i nostri successi, le nostre speranze ed aspettative ed anche i nostri fallimenti (pochi, per la verità…). È dedicata a tutti coloro che ci hanno permesso di ottenere i risultati che leggerete nelle pagine seguenti ma soprattutto a tutti i bambini del mondo ai quali l’infanzia è stata negata dalla violenza, dalla guerra, dalla povertà. Modesto Sorrentino Presidente del Mais INDICE Brasile pag. 8 Argentina pag. 68 Sudafrica pag. 92 Swaziland pag. 124 Madagascar pag. 142 India pag. 174 Romania pag. 198 Ex-Jugoslavia pag. 216 Progetti conclusi pag. 230 Il Mais aderisce anche a… pag. 234 Centro Benny Nato pag. 238 Cronistoria del Mais pag. 239 Dimenticavamo… pag. 255 BRASILE BRASILE BRASILE Brasile 8 Non si partiva per le solite vacanze; un anno di lavoro alle spalle e un viaggio pieno di interrogativi ed emozioni: il Brasile, paese che evoca allegria, festa, il Carnevale ma anche povertà, favelas, meninhos de rua. Proprio per conoscere più da vicino il vero Brasile, i nostri amici affrontano un viaggio così impegnativo con un carico di aspettative e di domande a cui dare una risposta. Beh, come sempre, la realtà supera l’immaginazione: chi mette per la prima volta piede in una favela, dopo essere stato sulle spiagge dorate di Copacabana e nel confort degli alberghi per stranieri, è come se ricevesse un pugno nello stomaco. Bambini nudi o quasi che scorrazzano tra cumuli di rifiuti e sguazzano nei rivoli maleodoranti delle fogne a cielo aperto; baracche fatiscenti senza servizi igienici, acqua, luce; animali domestici che condividono spazi ristrettissimi con gli esseri umani: un girone dell’inferno in cui i dannati che vi sono confinati non hanno fatto nulla per meritarsi un castigo così tremendo… Risvegliarsi da un tale incubo e far finta di non aver visto niente non era possibile: tornati in Italia ci s’incontra, ci si organizza e si passa dal libro dei sogni alla stesura dei progetti e alla ricerca dei finanziatori. Il Mais nasce qui, con Adalgisa, Dorinha, Padre Savino, Giovina e Padre Nino, il resto lo sapete già o lo scoprirete leggendo queste pagine… 9 BRASILE BRASILE Popolazione Popolazione sotto i 14 anni Crescita demografica annua Quoziente di fecondità Aspettativa di vita HDI (indice sviluppo umano) Mortalità infantile Orfani (in migliaia) Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia) Tasso HIV/AIDS Popolazione sotto la soglia di povertà Debito estero (USD) Tasso alfabetizzazione (15 anni +) Disoccupazione PIL 188.078.227 (Luglio 2006) 25.8% (2006) 1.04% (2006) 1.91 bambini nati/donna (2006) 71.97 anni 0.792 (2004) 69esimo/177 (fonte: UNDP, Report 2006) 28.6 morti/1000 nati vivi (2006) 3700 (2005) n.d. 0.5% (fine 2005) 31% (2005) $ 176.5 bilioni (30 novembre 2006) 86.4% (2003) 9.6% (2006) $ 1.616 trilioni (2006) FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF 10 11 BRASILE Popolazione La popolazione del Brasile, che registra un tasso di crescita demografica annua pari all’1,04%, è di 188.078.230 abitanti (2006). La distribuzione territoriale è tuttavia poco uniforme: la maggior parte della popolazione (83%) è concentrata nelle aree urbane delle regioni costiere e, in particolare, nelle città di São Paulo e di Rio de Janeiro. La densità media del paese è di 22 abitanti per km2 (2006), tuttavia nella regione dell’Amazzonia ammonta appena a 1 abitante per km2. Il maggior gruppo etnico del paese (55%) è costituito da bianchi d’origine europea (soprattutto portoghesi e spagnoli). I neri, gruppo composto da discendenti degli schiavi africani giunti nel paese nel periodo della colonizzazione e da immigrati provenienti dall’Angola e dal Congo, ammontano all’11%. Gli amerindi rappresentano ormai un’esigua minoranza (2%). La forte commistione di etnie fa sì che mulatti e meticci formino il 32% della popolazione complessiva. Nei primi decenni del XX secolo un considerevole flusso migratorio dall’Europa ha portato in Brasile numerosi italiani, spagnoli, tedeschi, scandinavi e slavi. L’irregolare distribuzione della popolazione è evidenziata ancor più dalla presenza delle favelas, agglomerati urbani costituiti da baracche arroccate sulle colline intorno ai grandi centri urbani (a Rio de Janeiro se ne contano 480, con una popolazione stimata intorno a un milione di persone che aumenta del 5% l’anno, il doppio di quello della città), afflitti da numerosi problemi: le condizioni igieniche e sanitarie sono precarie, il sovraffollamento e l’umidità delle case favoriscono il diffondersi di malattie; gli abitanti delle 12 BRASILE favelas sono discriminati e ghettizzati, spesso non hanno accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria. Qui il tasso di disoccupazione è altissimo. Inoltre almeno sette milioni di bambini e adolescenti vivono abbandonati per le strade delle principali città brasiliane, e in media quattro di loro sono assassinati ogni giorno da gruppi di sterminio o dalla polizia. Nonostante l’impegno di molte organizzazioni internazionali, agenzie governative e private che hanno avanzato e attuato molti progetti di recupero e d’intervento nei quartieri a rischio delle città brasiliane, gli “squadroni della morte” continuano incessantemente il lavoro di “pulizia”. La lingua ufficiale è il portoghese e la religione prevalente quella cattolica (90%). La ricca composizione etnica ha avuto una forte incidenza nelle pratiche religiose diffuse nel paese. Il 4% della popolazione pratica, infatti, culti afrobrasiliani, quali il candomblé e la macumba, derivati dal sincretismo tra il cattolicesimo e diverse religioni amerindie e africane. 13 BRASILE BRASILE Storia del Brasile Prima dell’arrivo degli europei, il Brasile era popolato da popoli di indigeni (circa due milioni di persone), che vivevano raggruppati in villaggi e tribù localizzati sia lungo la costa che nell’interno. Ufficialmente, il Brasile fu scoperto dal navigatore Pedro Alvares Cabral il 23 aprile 1500, quando approdò a Porto Seguro, a sud dell’attuale Salvador (Bahia), e lo denominò Isola di Vera Cruz. I primi a comprendere l’importanza dei territori brasiliani furono francesi e spagnoli che fecero numerosi tentativi di occupazione; difatti l’interesse dei portoghesi non fu mai legato alla costituzione di un impero coloniale, bensì a rendere il Brasile base per il loro commercio con le Indie. Col Trattato di Tordesillas del 7 giugno 1494 venne sancito un accordo diplomatico tra Spagna e Portogallo, col quale l’Oceano Atlantico veniva convenzionalmente diviso da una linea immaginaria chiamata RAYA dal Polo nord al Polo sud: la parte orientale del Brasile, insieme all’Africa e all’Asia, fu inclusa nella zona d’espansione territoriale del Portogallo. Qui, nel 1533 re Giovanni III adottò la prima struttura politica e amministrativa per il Brasile basata sulle Capitanias, ovvero concessioni terriere di tipo feudale date dal sovrano ad un nobile, al quale venivano assegnati pieni poteri sulla terra, con l’obbligo di pagare un tributo al sovrano. Il sistema aveva però il difetto di creare comunità separate, prive di interessi comuni, che nuoceva al commercio e alla difesa del paese dagli interessi stranieri. Insoddisfatto dei risultati, Giovanni III decise di abolire le capitanie e di costituire un governo centrale. 14 Nel 1580 il Brasile finì, insieme con il Portogallo, sotto il dominio spagnolo, che s’estese sino al 1640 e che ebbe come conseguenza la nascita di una coscienza nazionale e l’apertura verso nuovi orizzonti. Alla fine del XVII secolo i coloni portoghesi si riunirono per combattere la Repubblica di Palmares, formata da schiavi neri fuggiti dalle piantagioni, costituiti in comunità autonoma e indipendente, che sconfissero solo nel 1695. Nel 1808, quando Napoleone si preparava a conquistare il Portogallo, i regnanti si rifugiarono in Brasile, a Rio de Janeiro (costituita capitale nel 1763 da Giuseppe I). Qui il reggente Giovanni VI svincolò le industrie dai limiti e dai controlli di cui erano gravate e aprì i porti al traffico con l’estero, facendo rifiorire il Brasile e calmando gli interessi indipendentistici. Nel 1816 conquistò anche l’attuale Uruguay, che divenne una provincia brasiliana. Caduto Napoleone, Giovanni VI tornò in Portogallo, lasciando 15 BRASILE la reggenza del Brasile al figlio Don Pedro, che il 7 settembre 1822 proclamò l’indipendenza del Brasile. Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, il Brasile era incontestabilmente la principale potenza dell’America latina. Il governo brasiliano decise di restare neutrale, cambiando posizione solo all’ingresso nella guerra degli USA, schierandosi contro gli “Imperi centrali” (26 ottobre 1917) e dando un importante contributo alla vittoria delle forze alleate. Al termine della guerra, seguì un breve periodo di prosperità economica a cui ne subentrò uno di crisi. Getúlio Vargas, capo dei liberali, tentò di porvi rimedio, costituendo un governo provvisorio e dittatoriale. Il suo atteggiamento populista e conservatore gli fece assumere una posizione alquanto ambigua all’inizio della seconda guerra mondiale: non prese partito né per gli Alleati, né per l’Asse. La situazione giunse a un epilogo nel gennaio del 1942, quando Vargas sciolse le relazioni diplomatiche con i Paesi dell’Asse e iniziò a costituire un esercito da inviare in Italia (il Brasile entra in guerra nell’agosto del 1942, ma le prime truppe sbarcano in Italia solo nel 1944). Il clima politico creato dall’entrata in guerra a fianco degli Alleati e, prima ancora, la propaganda - sostenuta attivamente da Washington e da Londra - volta a diffondere idee democratiche furono fatali al regime autoritario e populista di Vargas, che il 29 ottobre 1945 venne deposto per iniziativa di un gruppo di generali (nelle elezioni successive venne eletto presidente il generale Enrico Dutra, candidato del partito social-democratico e nel 1946 fu adottata una nuova costituzione democratica e federalista). Dopo un lungo periodo di governi militari, il potere tornò nelle mani dei civili 16 BRASILE con l’elezione nel 1985 di Josè Sarney. Nel 1989 Fernando Collor de Mello vinse le prime elezioni completamente democratiche e il suo governo varò dei programmi economici per ridurre l’inflazione e la povertà (1990). Successivamente il presidente Mello fu costretto alle dimissioni in quanto accusato di corruzione e fu sostituito da Itamar Franco. Nel gennaio 2003 viene eletto presidente Luiz Inácio da Silva, detto Lula, ex operaio, ex sindacalista, attuale capo del Partito dei Lavoratori (PT). Lula viene riconfermato nelle elezioni dell’ottobre del 2006 con il maggior numero di voti validi della storia brasiliana, a dispetto dell’opposizione che denuncia brogli, ed è tutt’ora in carica. 17 BRASILE BRASILE Economia PIL Nominale (USD milioni) Popolazione (milioni) PIL pro capite (USD) Inflazione (media in %) Debito Estero/PIL (%) Debito/Esportazioni di merci e servizi Tasso di disoccupazione 2002 2003 2004 2005 2006 460.811 505.747 602.942 802.613 958.331 178,9 2.576 12,5 181,4 2.788 9,3 183,9 3.278 7,6 186,6 4.301 5,7 189,4 5.061 4,8 49 47 37 23 20 312 272 195 136 119 - - - 9,8% - FONTE: Sito Internet EULER HERMES Rischio Paese Stime e Previsioni [Fonti: Nazionali; FMI; Banca Mondiale] La storia economica del Brasile è segnata da una successione di cicli, ciascuno dei quali si basa su un unico prodotto esportato: la canna da zucchero nei secoli XVI e XVII; metalli preziosi (oro e argento) e pietre preziose (diamanti e smeraldi) nel secolo XVIII e, infine, il caffè nel XIX secolo e all’inizio del XX. L’influenza inglese nei settori dell’economia, del sistema bancario, del prestito estero, sulla rete ferroviaria e sulla navigazione, ebbe inizio nei primi anni del secolo XVII. Con il collasso dell’economia schiavista (era più conveniente pagare i nuovi immigrati che mantenere gli schiavi), l’abolizione della schiavitù nel 1888 e l’avvento del regime repubblicano nel 1889, l’economia del paese andò incontro a un periodo decisamente difficile, che aggravò il già 18 notevole divario tra ricchi e poveri. Gli sforzi dei primi governi repubblicani per stabilizzare la situazione finanziaria non sortirono effetti sensibili, e le conseguenze della grave depressione del 1929 costrinsero il paese a intraprendere nuove strategie per risanare la debole economia. Il ventennio 1950-1970 vede un’espansione di settori importanti, come l’industria automobilistica, petrolchimica e dell’acciaio, e il conseguente aumento del tasso annuale di crescita del Prodotto Nazionale Lordo (PNB) del Brasile, che era tra i più alti del mondo, avendo raggiunto, nel 1974, una media del 7,4%. All’epoca della dittatura militare, si è compiuto il cosiddetto “miracolo economico brasiliano” (1968-1980) e, grazie all’intervento del governo nell’economia, sono state gettate le basi per una struttura economica ben sviluppata, spesso sulla base di investimenti esteri. Tuttavia, a seguito alla forte crescita della popolazione, alla trascuratezza del sistema scolastico, agli alti tassi d’inflazione, e anche a causa di una politica economica priva d’ogni integrità, assoggettata ai prestiti 19 BRASILE esteri e ai dettami del Fondo Monetario Internazionale, il Brasile cadde in una recessione durata fino all’inizio degli anni ‘90. Dopo un periodo di profonda crisi, il paese ha iniziato una lenta ripresa e l’inizio del millennio ha visto un positivo andamento economico del commercio estero brasiliano specialmente a partire dal 2006 e molto buone sono le previsioni del Banco Central do Brasil per il 2007. Le esportazioni nel 2006 sono cresciute del 17,1% favorite dalla forte richiesta sui mercati internazionali di materie prime agricole e industriali, in particolare alcool e zucchero, mezzi di trasporto (aerei e autovetture), petrolio, acciaio, minerali. Le importazioni, cresciute del 25,2%, hanno riguardato principalmente i beni di capitale, di consumo, combustibili e lubrificanti. Nel 2006, l’unione di questi fattori ha contribuito a far registrare al Paese un tasso di crescita del PIL pari al 3,8%. (FONTE: MAE, Ministero degli Affari Esteri, 25/01/2007). Disoccupazione Negli ultimi 15 anni, il neoliberismo ha aggravato uno dei problemi che colpisce in modo particolare i giovani brasiliani: la disoccupazione. Questa riguarda quasi il 25% della popolazione economicamente attiva. Il 50% dei disoccupati sono giovani al di sotto di 24 anni, con la scuola superiore completata. Solo il 31% della forza lavoro è impiegata utilizzando il libretto di lavoro e nel rispetto dei diritti del lavoro e previdenziali. Ci sono città come Salvador, Recife e Fortaleza in cui la disoccupazione colpisce il 65% della popolazione attiva. La mancanza di lavoro e educazione accresce la violenza nelle case, nei quartieri, 20 BRASILE nelle comunità. Per questo, mentre la popolazione è cresciuta del 20% negli ultimi dieci anni, quella carceraria è aumentata dell’88%. La situazione si è ancor più aggravata durante il governo dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso (1995-2003), alla fine del quale si è registrato il maggior tasso di disoccupazione nella storia del paese. La criminalità organizzata si è insediata all’interno dello Stato, ha conquistato territori, imposto le proprie “leggi”, costruito il controllo sociale. Le famiglie povere ricevono dalle organizzazioni criminali alimenti, medicinali e denaro per cure, degenze o interventi chirurgici. I bambini, invece, armi per affrontare la polizia. Avviati allo spaccio, finiscono poi quasi sempre per diventare tossicodipendenti, spendendo per la droga tutto il denaro guadagnato con la vendita al dettaglio. 21 BRASILE Lavoro minorile In Brasile sono oltre 2,2 milioni i minori lavoratori d’età compresa tra 5 ed i 14 anni (approssimativamente il 6,8%). Le differenze sono tuttavia importanti tra maschi e femmine. Mentre i maschi sono maggiormente inseriti nel settore agricolo (il 63,6%), le femmine sono più presenti nel settore dei servizi (43%). FONTE: ILO (International Labour Organization) Sfruttamento sessuale dei bambini nel turismo Unitamente ad altri fattori, il turismo in espansione ha contribuito alla crescita delle infrastrutture di svago. Sulla sua scia, si è avuto un aumento della prostituzione e del commercio umano. La prostituzione viene incoraggiata dall’impoverimento di gran parte della popolazione: ogni giorno nuovi bambini sono avviati alla prostituzione per assicurare la sopravvivenza economica alle loro famiglie, che per non avere una bocca in più da sfamare, vendono i propri figli a bande specializzate in questo “lavoro”. I più a rischio sono i bambini di strada, abbandonati a loro stessi. Poiché 22 BRASILE negli anni recenti, è aumentato notevolmente il numero di bambini costretti a prostituirsi nelle città, il governo ha deciso di fronteggiare tale fenomeno, insediando speciali commissioni nelle città. Nel 1998, il governo ha speso 1,7 milioni di dollari statunitensi in misure di riabilitazione per 10.000 bambini che si prostituiscono, allo scopo di tenerli lontano dalle strade. Inoltre, nel 1997 è stata istituita una linea telefonica in modo che la gente possa denunciare lo sfruttamento sessuale di bambini. In Brasile l’abuso di minori è punito con il carcere. Il Brasile ha pure ratificato la Convenzione UN sui Diritti del Bambino il 25 settembre 1990 e ha iniziato a proteggere i bambini contro ogni forma di sfruttamento e d’abuso sessuale. Istruzione Il Brasile, unico Paese di colonizzazione portoghese del continente americano, è la più grande potenza economica (ottava potenza industriale del mondo), demografica e territoriale (8.511.996 kmq, 28 volte l’Italia) dell’America latina. La forte diffusione della schiavitù (abolita solo nel 1890), che negava l’istruzione agli afroamericani, insieme alla grande dispersione della popolazione su un vastissimo territorio, condizionò fortemente lo sviluppo del sistema educativo nel Paese. Le circa 400 etnie che popolavano il territorio brasiliano all’arrivo dei Portoghesi nel 1500 avevano proprie modalità orali di diffusione del sapere pratico e filosofico-religioso. L’educazione intesa secondo i criteri europei e in lingua portoghese fu introdotta nel 1549 dai sacerdoti gesuiti, che continuarono a gestirla (come in Paraguay e in Argentina) 23 BRASILE per oltre 200 anni. Il primo movimento politico-culturale per rendere laica, universale e gratuita l’istruzione risale al 1834, ma ancora nel 1872 solo il 2% della popolazione in età scolare era iscritta alla scuola elementare e, nel 1900, il 66% della popolazione era analfabeta. Il processo di sviluppo della scuola ha seguito lo sviluppo socio-economico del Paese, con le sue marcate disparità. In Brasile l’istruzione è garantita dallo stato per la maggioranza della popolazione dai 7 ai 14 anni. Negli ultimi vent’anni è stato fatto un investimento significativo su vasta scala con la costruzione di scuole e un aumento della capacità scolastica in tutto il paese. Tuttavia i bambini del Nordest hanno ancor oggi una probabilità di 16:1 rispetto ad altre aree del paese di essere analfabeti (12-17 anni) e solo il 2,5% degli studenti alla fine dei tre anni di scuola secondaria raggiunge un buon livello di lettura. Secondo dati attuali il 16,7% dei Brasiliani è analfabeta, la più alta percentuale d’analfabetismo dell’America del sud, insieme alla Bolivia. Tale tasso varia nettamente tra città e campagna e secondo la fascia d’età: in ambito rurale, il 56% delle donne sopra i 30 anni è analfabeta. Nonostante i progressi registrati nel campo della scolarizzazione elementare, non frequentano ancora la scuola dell’obbligo più del 10% dei ragazzi tra i 7 e i 14 anni e grandi sono le disparità tra le regioni e fra i vari gruppi etnici. Tra i bambini iscritti, si registrano altissimi tassi di ripetenti e d’abbandono. L’incapacità del sistema scolastico di assicurare la scolarizzazione universale e la sua grande dispersione sono da imputare soprattutto a motivi di carattere socio-economico e alle difficoltà della scuola di rispondere alle esigenze dei gruppi più sfavoriti. 24 BRASILE Il sistema scolastico Il sistema scolastico, in Brasile, è diviso in tre parti: il primo grado comincia quando gli studenti hanno sette anni; il secondo a quindici e il terzo a diciotto o diciannove, quando iniziano gli studi universitari. Gli studenti del primo e del secondo grado non scelgono le materie d’insegnamento, infatti, nel secondo grado, studiano necessariamente il portoghese, la letteratura brasiliana, matematica, geografia, storia, chimica, fisica, biologia, e educazione civica. Alcune scuole ma non tutte offrono delle materie aggiuntive, come ad esempio storia dell’arte o informatica, infatti molti studenti del secondo grado studiano al di fuori della scuola materie come le lingue straniere. L’anno scolastico va da marzo a dicembre, con le vacanze invernali a luglio. Gli studenti possono avere lezione di mattina, pomeriggio, ma anche di sera in alcune scuole pubbliche, mentre nelle scuole private le lezioni si svolgono solo di mattina e di pomeriggio, in alcune scuole c’è lezione anche il sabato. 25 BRASILE IL MAIS IN BRASILE La storia del Mais inizia dal Brasile e comincia nel 1985, dopo un viaggio tra amici. Prima un microprogetto, per sostenere l’indipendenza di una comunità agricola. Poi le adozioni a distanza insieme con altri microprogetti. Così i primi progetti: a Belem, dove l’analfabetismo era enorme, si contribuì al finanziamento annuale di una scuola serale e ad un programma di animazione in una favela (maggio 1987); a Rio Branco fu inviata una macchina per decorticare il riso, consentendo a una cooperativa di contadini di coltivare la terra e di evitare di ricorrere a intermediari (gennaio 1987). Nel 1987 Padre Savino Mombelli (Referente del Progetto Mais a Belem sin dagli albori) diceva che gli ultimi non esistono perché noi diventiamo buoni o caritatevoli, ma perché possiamo vedere e riconoscere la malizia della società e la sua ingiustizia. A Recife, nello stesso anno, nacque il primo sostegno a distanza con Adriana, una bambina di dieci anni che fu aiutata a studiare per molto tempo; attualmente è sposata e vive in Germania. Nello stesso periodo si realizzò il primo microprogetto con la creazione di una scuola di taglio e cucito per le ragazze e le mamme della favela Isola Santa Teresinha. Attualmente il Mais opera in quattro aree: Recife, Rio de Janeiro, Valença e Belem. 26 BRASILE Progetto RECIFE LUOGO REFERENTE RESPONSABILE IN ITALIA PROGETTI NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007) Recife Dorinha Maciel Wanderley Marina Zampieri SaD individuale finalizzato all’istruzione Progetto classe Progetto Comunitario Microprogetti di autosviluppo 70 + 30 progettoclasse Diversi sono i progetti realizzati dal Mais a Recife, capitale del Pernambuco, nel Nordest del Brasile, tutti finalizzati all’istruzione e allo sviluppo dell’autonomia. Attualmente ci sono 70 bambini sostenuti individualmente, 30 sostenuti con il Progetto Classe e il sostegno alla comunità che vive intorno al Progetto Comunitario. Il Mais sostiene bambini e ragazzi che vivono in diverse favelas della zona attorno a Recife. Alcuni frequentano la Scuola Santa Maria ad Igarassu, altri la Casa d’Accoglienza Ceci Costa ad Olinda. I bambini che popolano queste strutture frequentano la scuola, il doposcuola, le attività ricreative (ballo, canto e teatro). Inoltre, assumono i pasti principali e usufruiscono d’assistenza medica. Nel corso del tempo sono stati realizzati molti microprogetti, suggeriti dalle esigenze del momento e del posto (come la cisterna dell’acqua potabile, l’ambulatorio odontoiatrico, i 27 BRASILE centri d’accoglienza, le sale d’artigianato, la ristrutturazione del forno Nosso Manà, ecc.) e negli ultimi anni sono stati organizzati molti corsi professionali per le mamme dei nostri ragazzi (corsi di taglio e cucito, di pasticceria, d’alimentazione alternativa, di parrucchiera, d’artigianato del legno e della carta). Grazie a donazioni straordinarie è stato possibile costruire anche delle case in muratura a molte famiglie della comunità in cui vivono i bambini, donando migliori condizioni igienico-sanitarie, sicurezza ambientale e dignità della persona. BRASILE Progetto di sostegno a distanza individuale finalizzato all’istruzione SCUOLA SANTA MARIA, IGARASSU La Scuola Santa Maria è situata in una zona rurale alla periferia di Igarassu, città storica della regione metropolitana di Recife, che conta una popolazione di circa 80 mila abitanti. Nata nel 1967, oggi ospita bambini e adolescenti che qui oltre a frequentare la scuola, corsi d’Educaçao Infantil (scuola materna) ed Ensino Fundamental (scuola elementare) dalla prima all’ottava serie, mangiano (per molti di loro il pasto che consumano qui rimane l’unico della giornata), sono seguiti da un punto di vista medico e psicologico, partecipano ad attività di vario genere, ludiche, sportive o di recupero scolastico. Collocandosi in un’area di gran povertà, la Scuola Santa Maria ospita gratuitamente gli alunni. Ciò è possibile solo grazie a un progetto di sostegno a distanza lanciato nel 1993. I bambini e gli adolescenti che studiano nella Scuola Santa Maria provengono, nella maggior parte dei casi, dalle favelas circostanti. Oggi purtroppo la prostituzione e il dilagante uso e spaccio di droghe ha coinvolto molte delle famiglie che vivono nella zona, collocando i bambini in una situazione ad alto rischio. Nel 2005 è stato inaugurato il nuovo edificio scolastico con due aule, tre bagni e due sale e questo grazie anche al Mais. Nello stesso complesso, è stato creato un Laboratorio d’artigianato e di carta riciclata: Atelier Harmonia. 28 29 BRASILE LA CASA D’ACCOGLIENZA “CECI COSTA” L’Istituto Ceci Costa d’Olinda è un’istituzione filantropica, senza fini di lucro. L’Istituto non riceve alcun contributo pubblico, ma vive grazie alle donazioni di privati e al lavoro dei volontari. Ospita più di 125 bambini di diverse età: la maggior parte di loro fa rientro in famiglia per il fine settimana, alcuni invece ritornano a casa solo una volta ogni tanto. I bambini accolti in quest’istituto appartengono a famiglie con gravi difficoltà economiche; grazie ai contributi raccolti dal Mais viene loro offerta gratuitamente l’ospitalità, nonché la possibilità di frequentare la scuola e disporre del materiale necessario. Di recente alcuni ambienti della Casa d’Accoglienza sono stati ristrutturati per organizzare, per le mamme, corsi professionali di parrucchiera e di pasticceria. BRASILE ognuno di loro. Questo progetto rappresenta sicuramente un nuovo cammino maturo nella solidarietà. Progetto Comunitario Questo Progetto è nato otto anni fa. Attualmente è sostenuto da 28 sponsor che hanno deciso di sostenere la favela e le altre zone dove il Mais opera, con una quota mensile uguale a quella del sostegno a distanza. Per molti anni tutti gli sforzi sono stati indirizzati verso la Favela Arruda, zona molto povera e molto popolata. Presso la Parrocchia Sant’Antonio che funziona da centro di raccolta e di riferimento, è stato possibile costruire la cisterna dell’acqua potabile, servizi igienici, tettoie all’aperto che funzionano da sale di riunione, un centro d’accoglienza Progetto Classe Questo anno è nato un nuovo progetto presso la Scuola Santa Maria. Si tratta del Sostegno a distanza di un’intera classe di trenta bambini che frequentano la terza elementare. Venti sostenitori contribuiranno alle spese dell’intera classe (divise, libri, quaderni, colori, un pasto principale, la merenda, il compenso per la maestra, ecc.). La direttrice e la maestra relazioneranno due volte l’anno sull’andamento della classe, sulle storie e i progressi dei bambini. Quindi lo sponsor che decide di intraprendere questo tipo di sostegno a distanza, sarà abbinato alla classe intera e non al singolo bambino, certo di collaborare in modo incisivo per 30 31 BRASILE che ospita una grande sala per il doposcuola e per la biblioteca, un ambulatorio odontoiatrico che funziona con personale volontario, una grande cucina dove sono svolti corsi professionali di pasticceria per le mamme, altre sale adibite all’artigianato del legno, sale per l’assistente sociale e per la psicologa, una grande sala per lo svolgimento di corsi d’informatica per gli adolescenti e fornitura di computer. Da quest’anno il progetto, denominato in passato “Centro Arruda”, si chiama Progetto Comunitario. Microprogetti e Corsi professionali Sostenere le popolazioni più povere del mondo significa dar loro gli strumenti, sociali ed economici, per poter uscire dalla loro condizione di miseria. In questi ultimi anni sono nati dei microprogetti con la finalità di rendere autonome le mamme in attività lavorative. Sono stati quindi finanziati dei corsi di cucina, di parrucchiera e di computer anche per i ragazzi più grandi. Nel corso del tempo, soprattutto tra le ragazze più grandi, è nato un nuovo senso di responsabilità nei confronti dello studio e dell’impegno nel lavoro; negli ultimi 10 anni non si è più verificato che una ragazza rimanesse incinta giovanissima, come accadeva durante i primi anni. 1. IL MICROPROGETTO MULTIMISTURA Due anni fa Dorinha, la referente del progetto Recife di sostegno a distanza, ci ha segnalato la possibilità di poter avviare un microprogetto molto interessante in favore delle mamme di alcuni bambini sostenuti e anche dell’intera 32 BRASILE comunità locale. La finalità era quella di riuscire a facilitare l’autosviluppo della comunità in cui vivevano i bambini sostenuti dal Mais, nonché di combattere il problema della scorretta nutrizione. Questo intervento ha coinvolto (solo) le donne disoccupate che hanno avviato la produzione di multimistura (una farina ricca di proteine e vitamine, a basso costo di produzione e quindi più accessibile). 2. IL LABORATORIO ATELIER HARMONIA Circa sette anni fa, per aiutare alcune ragazze, sostenute a distanza, che avevano terminato gli studi, il Mais fornì loro i primi materiali e soprattutto ristrutturò alcuni ambienti che sarebbero stati utilizzati come sede del Laboratorio che attualmente “produce” biglietti d’auguri, carta da lettere, scatole e bamboline. La vendita di questo artigianato ha permesso alle ragazze di crescere, maturare, responsabilizzarsi e diventare economicamente autonome. 3. IL FORNO NOSSO MANÀ È stato possibile realizzare questo progetto grazie alla donazione da parte di una nostra cara amica, sostenitrice di varie iniziative. Sono stati ristrutturati gli ambienti già esistenti alla periferia di Igarassu, cittadina storica a 40 km. circa da Recife, trasformandoli in una panetteria. La Panetteria Nosso Manà, localizzata nella zona rurale della città di Igarassu, è l’unica panetteria esistente nel raggio di 4 km. Essa offre alla popolazione prodotti basilari come il pane e i biscotti, ma è diventata anche una posto di incontro valido per giovani, ragazzi e famiglie. Inoltre offre lavoro a 5 donne della zona, che hanno l’assoluta necessità di sostenere le 33 BRASILE 34 BRASILE proprie famiglie. È nata quindi una esperienza sociale nuova, con carattere educativo e contemporaneamente economico. Da qui è nato il Progetto di Rieducazione Alimentare che riunisce una quarantina di donne in stato di gravidanza e bambini al di sotto dei due anni. Lo scopo è quello di insegnare l’utilizzo della multimistura, miscela di nutrienti a base di crusche di farina e riso, semi e foglie di manioca per arricchire l’alimentazione scarsa e deficitaria della maggioranza delle famiglie. 5. LA COSTRUZIONE DI CASE Negli ultimi anni, grazie a donazioni, è stato possibile trasformare case fatte di cartoni, lamiere e fango, in case di mattoni con tegole, porte e finestre. In questo modo sono state offerte condizioni igienicoambientali adeguate e soprattutto dignità a tante persone: alle famiglie di Milena, Vanessa, Renata, Shirley, Luciene, LuisCaudio, Sillas, Sara, solo per citare alcuni dei ragazzi del progetto Mais. 4. LA “CLINICA SORRISO” La “Clinica Sorriso” è una piccola struttura che ospita vari ambulatori specialistici, a disposizione di tutti i bambini che frequentano la Scuola Santa Maria, a Igarassu, piccolo centro a pochi chilometri da Recife, nel Nordest del Brasile. La Clinica è nata nel 1994 per iniziativa di una pediatra italiana di Firenze che, avendo visitato tutti i bambini della scuola, ne constatò le gravi carenze di salute, dovute principalmente alla mancanza di un adeguato programma sanitario. Tra i reparti della clinica abbiamo ambulatori di pediatria, ginecologia, cardiologia, odontoiatria e il laboratorio analisi, indispensabile per le diagnosi. Il personale medico che vi lavora è tutto personale volontario mentre quello parasanitario è regolarmente stipendiato ed è formato da ragazzi e ragazze della zona che, grazie ai sostegni a distanza, hanno potuto studiare e conseguire diplomi professionali. Il Mais, che è presente con il sostegno a distanza da oltre venti anni nella Scuola Santa Maria, ha contribuito anche alla ristrutturazione di alcuni ambienti della Clinica e alla fornitura di alcuni macchinari. 6. CORSO DI CUCINA E PASTICCERIA Per dare una formazione adeguata alle donne, è stato avviato il primo corso di pasticceria e panificio che ha visto coinvolte 24 donne fra mamme-apprendiste e mammecollaboratrici. Il corso ha riscosso molto successo, anche se non poche sono state le difficoltà affrontate dalle mamme per riuscire a parteciparvi con costanza. Ciò nonostante l’entusiasmo delle partecipanti non si è mai affievolito e, anzi, è cresciuto col tempo. Durante il Corso due delle mamme hanno trovato un lavoro stagionale. 35 BRASILE BRASILE Progetto RIO DE JANEIRO “Chi sa di più, lotta meglio” (Padre Nino Miraldi) LUOGO REFERENTE RESPONSABILE IN ITALIA PROGETTI NUMERO RAGAZZI SOSTENUTI (2007) Rio de Janeiro (Nova Iguacu) Regina Celo de Melo Morais Enzo Campioni e Evola Fratoni Associazione Culturale Nino Miraldi Sostegno a distanza finalizzato all’istruzione di liceali e universitari. Attività svolte dai borsisti: Biblioteca, doposcuola, preparazione al pre-vestibular e ai concorsi, laboratori di cucito 17 + Gruppo Nino Miraldi STORIA DEL GRUPPO Il Gruppo Studenti Padre Nino Miraldi Venti anni fa, durante un viaggio in Brasile, un gruppo di italiani ha avuto l’occasione di conoscere le realtà più misere di quella nazione (oltre che ammirarne le bellezze naturali), ma anche la fortuna di incontrare una persona straordinaria come padre Nino Miraldi, assegnato da Roma a una delle Parrocchie della sterminata periferia di Rio (Baixada Fluminense). La sua idea era di dare la possibilità di studiare, grazie a un contributo economico, a giovani capaci, impegnati nel 36 sociale, ma privi dei mezzi per farlo. Credeva fermamente che solo l’istruzione avrebbe potuto tirar fuori dalla povertà gli strati più bassi della popolazione. L’idea di padre Nino, associata a quelle di altre proposte, diede vita al MAIS: un gruppo di amici, inizialmente, che si tassava per contribuire a formare, con tante piccole gocce, quel rivolo sempre più grosso di aiuti da inviare in Brasile (e, in seguito, in altre parti del mondo). Nacque così, nel 1987, il “Gruppo Studenti Padre Nino Miraldi”. L’obiettivo fondamentale era, e rimane tuttora, quello di formare individui capaci di lavorare a favore della società, impegnati in un lavoro sociale che mirasse alla difesa dell’essere umano e alla conquista della piena cittadinanza. L’Associazione Culturale Nino Miraldi (A.C.N.M.) Quando disgraziatamente nel 1990 padre Nino morì per un infarto, sembrava che il suo progetto dovesse finire con lui. Gli studenti del gruppo di Rio, invece, a sorpresa, si organizzarono e stesero uno statuto con impegni e regole da rispettare, che tuttora vengono seguite ed osservate. Oggi questo Gruppo si è costituito in Associazione Culturale senza fini di lucro. Il gruppo di studenti di Rio è un progetto che si autogestisce totalmente e di questo ne andiamo molto fieri visto che crediamo che l’autosviluppo e la coscienza delle proprie capacità siano le basi della crescita di un intero Paese. L’intervento del Mais promuove l’istruzione e l’accesso all’università che, in un Paese come il Brasile, è garantito solo a chi può permettersi di pagare dei corsi di preparazione al test di ingresso. 37 BRASILE In Brasile infatti l’istruzione è in gran parte in mano a privati. Uno studente fortunato frequenta la scuola dell’obbligo e le superiori in una scuola privata (quindi, a pagamento) che offre una migliore preparazione e la facoltà in una università pubblica, che ha ancora maggiore prestigio rispetto a una privata. Mentre, però, per frequentare l’università privata è sufficiente pagare, per entrare in quella pubblica bisogna sostenere un esame, il pré-vestibular, molto selettivo. L’esame è su tutte le materie, dalla letteratura alla chimica (non solo, quindi, sulle materie attinenti alla facoltà). Per la preparazione di quest’esame si sono formate una serie di scuole private che a pagamento offrono corsi semestrali. La concorrenza è di 1.000 alunni per 1 posto. La maggior parte delle scuole pubbliche non riesce a garantire un’istruzione minima di base; in tal modo rende difficile l’ingresso degli studenti di basso reddito all’insegnamento superiore in quanto la loro preparazione è poco competitiva. Per questo, l’ACNM offre corsi di preparazione per accedere all’Università. Un altro motivo per cui andiamo molto fieri di questo progetto è che, nei venti anni di attività del Mais in questo angolo di mondo, si sono diplomati e laureati oltre l’80% dei giovani studenti. Una delle prime ragazze, Janice, è attualmente professoressa universitaria. Nel 2002 il sindaco di Roma Walter Veltroni, diretto a Porto Alegre, su invito del presidente del Mais, ha fatto una sosta a Rio per conoscere i componenti di questo gruppo così unico e particolare. 38 BRASILE Ora il gruppo è composto da diciassette studenti (sostenuti dal Mais) e da molti ex borsisti. I cosiddetti “ex borsisti”, ovvero coloro che ce l’hanno fatta: testimonianze viventi della lotta contro un destino segnato e della vittoria della volontà. Attività dell’Associazione Culturale Nino Miraldi (A.C.N.M.) Il gruppo svolge le seguenti attività che si articolano lungo 3 direttrici: 1. PROGETTI CULTURALI Conferenze, spazi collettivi per attività ricreative, corsi pedagogici ed altre attività che siano in accordo con l’obiettivo dell’Associazione e approvate dall’Assemblea; 2. COOPERAZIONE FRA STUDENTI Cooperazione a vari gradi di istruzione, secondo il regolamento di ogni progetto; 39 BRASILE 3. INCENTIVO ALLA SOLIDARIETÀ Fra gli studenti e la popolazione meno favorita economicamente e anche la partecipazione a movimenti sociali impegnati, per una società più democratica ed egualitaria. Nello specifico, l’A.C.N.M.: • organizza: corsi gratuiti di preparazione per l’esame di accesso all’Università e per l’ammissione agli esami dei pubblici concorsi; corsi di alfabetizzazione per adulti; doposcuola per i bambini del quartiere; • cura il circolo di lettura presso la propria biblioteca, “Nino Miraldi”, dove sono stati raccolti ed ordinati circa 14.000 volumi, tutti a disposizione della comunità; • promuove incontri periodici con i bambini del quartiere per doposcuola e attività ricreative; • organizza attività culturali: proiezioni di video con dibattiti; organizzazione della giornata culturale; convegni su argomenti di interesse comune come la salute, le malattie sessualmente trasmissibili e altro. Il lavoro comunitario del Gruppo continua con discussioni e lezioni educative, attività sociali e informative. Grazie al doposcuola cerchiamo di incentivare la permanenza a scuola dei bambini e dei ragazzi in età scolare. Crediamo che l’aumento della scolarità, insieme al miglioramento della qualità dell’insegnamento, crei i presupposti per il mutamento delle condizioni di vita e le maggiori opportunità per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. 40 BRASILE Dopo alcuni cambiamenti di sede, nel 2004, grazie a una donazione e all’aiuto del Mais, i giovani studenti dell’“Associazione Culturale Nino Miraldi” (A.C.N.M.) si sono potuti dotare di una sede propria a Mesquita. La Biblioteca Comunitaria Nino Miraldi Il progetto per la realizzazione della biblioteca comunitaria è nato per iniziativa di Padre Nino Miraldi il cui motto era “chi sa di più lotta meglio”. La biblioteca comunitaria, in una regione del Paese così segnata dalla povertà e dalla violenza, divenne presto lo strumento per promuovere conoscenza, creatività, aggregazione e una rete di solidarietà. L’idea di una dotazione di libri per la propria comunità è stata la spinta decisiva per avviare tale progetto, spinta che si è sommata alla partecipazione di giovani che hanno assunto la funzione di educatori, avviando progetti diretti a garantire l’accesso al libro e a incentivare la lettura. 41 BRASILE La biblioteca, con il contributo del Mais, si arricchisce nel tempo di nuovi libri, scaffali e materiali necessari. Sebbene la maggior parte del pubblico sia composto da ragazzi, anche la popolazione adulta ha accesso alla biblioteca. Per questo tipo di pubblico sono state pensate forme per ampliarne la conoscenza attraverso altri progetti come il “video con dibattito” e il “circolo della lettura”. Nel 2006, anno della manifestazione “Torino capitale mondiale del libro con Roma”, la Biblioteca Nino Miraldi è entrata a far parte del progetto “Biblioteche solidali”: un progetto del Comune di Roma per raccogliere fondi attraverso eventi organizzati nella cornice del circuito delle ‘BibliotechediRoma” per il sostegno e la diffusione dell’editoria, della cultura, del libro e della lettura in Africa, in America Latina e in Asia. 42 BRASILE Progetto BELEM LUOGO REFERENTE PROGETTI NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007) Belem Padre Savino Mombelli SaD individuale finalizzato all’istruzione Sostegno alimentare Casa di accoglienza Costruzione case 41 Un ruolo speciale in questi vent’anni del Mais l’ha avuto Padre Savino Mombelli, referente del Progetto Belem. In una sua recente lettera è lo stesso Padre Savino a fornirci una spiegazione: “…se il Mais è nato a Roma nel 1987, è stato concepito un anno prima a Belém do Pará, in una favela nelle cui strade bisognava immergersi nel fango fino al ginocchio per potersi spostare da un punto all’altro. In quella favela del Guamá, a lato della cappella di S. Maria Goretti, ebbe luogo la prima riunione del Mais. Si decise di cominciare un lavoro con i bambini di strada, con il contributo di quello che sarebbe divenuto il Mais, con quei bambini che sarebbero diventati le prime adozioni a distanza…”. Padre Savino è un sacerdote saveriano che svolge da anni un’esperienza socio-pastorale di sostegno della popolazione più povera in un’area di circa 5.000 km quadrati che comprende 5 municipi (area metropolitana di Belem e limitrofe) e si occupa di numerose attività: il sostegno a distanza, la confezione e distribuzione di pacchi viveri, la conduzione di un’azienda agricola e la gestione della casa di Murenim. 43 BRASILE L’Associazione Provida Padre Savino è coadiuvato da un’associazione formata da cittadini brasiliani chiamata Provida. Dal 1998 questa associazione si è assunta la responsabilità delle attività umanitarie e da allora è cresciuta, tanto che da dieci volontari si è arrivati a 25 e i sostegni a distanza sono passati da 250 del 1999 a circa 650, di cui il Mais segue una piccola parte. L’azione di Provida è concentrata principalmente sul sostegno alimentare. Vengono preparate delle ceste contenenti alimenti base (farina di manioca, riso, fagioli, zucchero, pasta, latte in polvere, olio da tavola) di circa 20kg e, una volta pronte, vengono distribuite a circa 600 famiglie che ai primi del mese vanno a ritirarle presso la Comunità di S. Judas Tadeus. In questa struttura si svolge anche il programma del sostegno a distanza che è ampio e comprende diverse voci: BRASILE • l’accoglienza delle famiglie che vorrebbero usufruire del programma stesso; • la successiva visita a queste famiglie per accertare l’effettivo stato di necessità; • la raccolta e la documentazione sulle famiglie e il sostegno; • il deposito degli alimenti destinati a riempire le ceste; • la corrispondenza con i sostenitori italiani; • assistenza sanitaria (visite mediche, consegna medicinali, etc.). Altre attività vengono svolte nel terreno non lontano dalla Comunità di S. Judas. Lo stesso terreno ospita il camion, acquistato anche con i contribuiti del Mais, grazie al quale Padre Savino può trasportare e consegnare i generi alimentari. Un’ulteriore attività del Provida è la realizzazione di case per famiglie senza tetto. La Casa Comunità di Murenim o Lar Beniamino Questa casa è stata realizzata presso i locali della parrocchia di S. Maria Goretti e ha accolto il primo gruppo di bambini di strada del Guamá grazie al contributo di idee e all’appoggio finanziario di un gruppo di visitatori romani che, da lì a poco, avrebbe costituito il nucleo originario del Mais. La storia del Mais è anche la storia di questa casa che rappresenta una possibilità concreta per i bambini di crescere e ricevere un’istruzione dando loro la possibilità, da 44 45 BRASILE adulti, di avere un lavoro e uscire dalla povertà. La casa possiede quattro ettari di terra quasi del tutto boschivi dal momento che sorge proprio ai margini di una foresta. Ospita 4 ragazzi dei 41 sostenuti a distanza, fra gli 8 e i 18 anni, cresciuti in povertà e abbandono. I ragazzi vivono nella casa strettamente seguiti da circa 6 volontari e da alcuni addetti ai lavori dell’orto, all’allevamento, alla falegnameria, alla lavanderia e alla cucina. Frequentano le scuole di primo e secondo grado della cittadina e quando arrivano all’età adulta possono o tornare in famiglia o trasferirsi in altre case organizzate dal Provida come la casa/comunità Canindè che, a ragazzi ormai grandi, permette di seguire corsi professionali per specializzarsi. Per ciascuno dei ragazzi il Mais copre buona parte delle spese globali che comprendono alimentazione, ricreazione, materiale scolastico, salute, segreteria, luce, telefono, trasporti, salari di tre dipendenti, vitto, alloggio compensi di diverso tipo per otto volontari impegnati a tempo pieno. BRASILE benessere del bambino e della sua famiglia. Sono proprio le famiglie a chiedere il sostegno e a deciderne la durata e lo stesso Provida chiede la sospensione del beneficio quando si viene a sapere che il beneficiato ha migliorato le sue condizioni di vita e la sua famiglia può fare a meno di questo contributo. Il Progetto Belem offre un esempio della filosofia del Mais il cui fine è di offrire gli strumenti per uno sviluppo contestualizzato e localizzato. In questa prospettiva, ci sentiamo impegnati a promuovere il protagonismo delle popolazioni locali nel preservare i propri valori e le proprie culture e a impegnarci nel dar vita a uno sviluppo sostenibile. Obiettivi del progetto L’obiettivo principale del Provida è quello di ridurre le spese di ciascuna famiglia affinché possano poi investire i soldi risparmiati in altre necessità fondamentali come la salute e l’istruzione dei figli. Il Provida è diventato un punto di riferimento delle famiglie grazie al tentativo, riuscito, di affiancarle in diversi aspetti della vita quotidiana: dall’educazione dei figli alle condizioni della casa, dall’igiene e la salute delle persone alla professione dei genitori, ma anche ai diritti umani, all’impegno politico, ecc. Il sostegno a distanza finalizzato all’istruzione mira principalmente al 46 47 BRASILE BRASILE Progetto VALENÇA LUOGO REFERENTE RESPONSABILE IN ITALIA PROGETTI NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007) Valença (Brasile) Giovina Santini Federica Papi Mais Vida Mais Verde Biblioteca Progetto adolescenti Formazione insegnanti Laboratori: computer artigianato, capoeira, teatro, danza africana, bio-danza 119 Valença è una città brasiliana, con circa 100.000 abitanti, situata nello Stato di Bahia, a 100 chilometri a sud di Salvador, costruita sulle sponde del fiume Una, a 17 km dal mare con clima e vegetazione tipicamente tropicale. Il progetto Mais Valença è nato nell’agosto 1994 nella fazenda di Giovina Santini, volontaria del Mais che negli anni ‘80, a seguito di un viaggio, si trasferì in Brasile. Come racconta: “Vivevamo la semplice vita dei contadini, scoprivamo il bosco ed eravamo inebriati dalla pace di quel posto magico. Ma mio figlio doveva andare a scuola e così, insieme alle mamme del luogo, prendemmo contatto con il Comune per far riaprire la scuola rurale vicino casa”. Il Mais la aiutò a comprare il materiale necessario per fare le riparazioni. La scuola fu riaperta e funziona tutt’oggi. Nel frattempo arrivò in fazenda la numerosa famiglia di 48 Gabriel e Nega, una coppia con 5 figli e 4 nipoti, in tutto 6 ragazzi in età scolare e, dato che la scuola pubblica brasiliana non accetta alunni che non abbiano il materiale didattico, la divisa o le scarpe richieste, Giovina, insieme al suo validissimo compagno e marito Jorge (che purtroppo ci ha lasciati poco tempo fa) chiese al Mais di iniziare un progetto di sostegno a distanza con i bambini che vivevano nella sua fazenda. Nel 1996 Jorge e Giovina adottarono Luiza, una bambina bellissima, diversamente abile a causa di una anoressia cerebrale neonatale. Sin da subito costatarono che sarebbe stato difficile continuare a vivere in campagna. Nel 1998 Giovina vendette la fazenda e acquistò una casa con un grande terreno alla periferia di Valença. “Portai a vivere con noi i 6 bambini della mia fazenda. Date le difficoltà dei bambini ad adattarsi alla vita di città, il Mais aiutò la famiglia di Nega a costruire una casa in campagna per loro”. I ragazzi ancora fanno parte del progetto Mais: usufruiscono di pacchi viveri, materiale scolastico e borse di studio. “Visto che la piccola Luiza doveva stare il più possibile a contatto con i bambini – ci dice ancora Giovina – e non essendoci una istituzione adatta alle sue necessità, cominciai a far venire in casa i bambini dei vicini”. Quando andai a vivere a Valença – racconta – venivano molti bambini per giocare con la mia bimba adottiva che, a causa del suo handicap, non poteva giocare per strada con loro. La maggior parte dei compagni di giochi di Luiza non andava a scuola a causa della mancanza del materiale scolastico o ripeteva la classe perché in casa i genitori, per lo più analfabeti, non potevano aiutarli nei compiti. Cominciai quindi a farglieli fare, gratuitamente a 49 BRASILE casa mia. La notizia si sparse, ogni giorno, arrivavano sempre più bambini. E così, in modo del tutto improvvisato, è nato il doposcuola del Mais a Valença chiamato Mais Vida, finalizzato allo studio e all’inclusione di quei ragazzi che, anche se hanno famiglia, per vari motivi passavano la maggior parte della giornata in strada, spesso senza nemmeno frequentare la scuola”. Ogni giorno nuove mamme e bambini aspettavano fuori della porta e così Giovina, nel 1999, decise che era giunto il momento di chiedere al Mais di aiutarla a fare un tetto appoggiandosi al muro di cinta del terreno e allargare, nella forma più semplice, economica e funzionale il doposcuola Mais Vida. Contemporaneamente Giovina presentò al Mais un progetto finalizzato all’istruzione e un altro per garantire l’alimentazione base dei ragazzi. 50 BRASILE Nel 2002, i bambini erano già 53, approfittando della chiusura delle scuole, durante le vacanze estive brasiliane (da novembre a febbraio), fu progettato e costruito, un edificio su due piani con cucina, refettorio, bagno e un ampio salone per animazione, teatro, ballo e capoeira al piano terra e 3 classi e 2 bagni al 1° piano. Nel 2003 già con 90 bambini, il progetto Valença ha assunto una propria personalità giuridica con la fondazione dell’Organizzazione Sociale Mais Vida che attualmente raggruppa 4 progetti: Mais Vida, Mais Verde, la Biblioteca Comunitaria e il Progetto Adolescenti. Mais Vida Mais Vida che vuol dire “più vita” è il nome del doposcuola del Mais. È frequentato da 119 bambini dei quartieri più poveri e bisognosi (dai 4 ai 16 anni, dall’asilo alle superiori che frequentano solo le scuole pubbliche di Valença). Lo staff è formato da 10 dipendenti, 5 volontari e una maestra incaricata dal Comune. Il doposcuola funziona in due turni giornalieri e prevede un pasto che per molti è l’alimento principale della loro giornata. Oltre a fare i compiti, i ragazzi giocano, cantano, frequentano la biblioteca, corsi di informatica, laboratori di pittura, teatro, danza africana e capoeira. Tre sere a settimana giocano in un campo di calcetto, tanto i maschi che le femmine si allenano e disputano partite. L’anno scorso sono arrivati secondi nel campionato-interscuole di Valença I con molto orgoglio perché la maggior parte dei partecipanti erano ragazzi di scuole private. Si trova tempo per imparare i tradizionali lavori “domestici”: 51 BRASILE il rammendo, il ricamo, l’uncinetto e piccoli lavori di artigianato aperti a tutti: ragazzi, ragazze e mamme, certo, lo spazio è poco e ce ne vorrebbe uno dove poter aprire un vero laboratorio di cucito e artigianato e una sala con computer. Ogni giovedì pomeriggio viene distribuita la zuppa alle famiglie più povere della nostra comunità. Le mamme imparano cos’è la solidarietà e partecipano alla preparazione e alle pulizie dei locali. Il progetto Mais Vida non si limita quindi allo svolgimento dei compiti scolastici o alla distribuzione del materiale scolastico; l’obiettivo principale del progetto è lo studio, l’inclusione nella società e l’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro. BRASILE La biblioteca ospita circa 1000 libri. Amici, ragazzi, il Comitato di quartiere e il Comune si sono impegnati nella raccolta di libri. Il progetto di Jorge è diventato realtà, una realtà riconosciuta non solo dagli abitanti del quartiere, ma anche dal Comune che ci manda gratuitamente una bibliotecaria. Mais Verde Al Mais Verde vi partecipano i 6 bambini che vivono con le famiglie in campagna nelle vicinanze di Valença e frequentano dalla 2a serie al 1° anno superiore. Viene data loro la divisa e il materiale richiesto dalle scuole, vestiti, alimenti e tutto il necessario allo studio. Biblioteca La biblioteca è stato l’ultimo progetto pensato da Jorge, per questo porta il suo nome. In nemmeno un anno, più di 1.000 persone fra alunni del doposcuola, studenti della comunità e anche le mamme (per imparare a leggere e scrivere e aiutare i figli a svolgere i compiti), hanno usufruito della nuova biblioteca utilissima in zona per le ricerche scolastiche o per la semplice lettura. 52 Progetto Adolescenti Quando fu aperto il doposcuola era prevista la permanenza dei ragazzi nel progetto fino alla 4a serie, cioè fino alla 5a elementare, invece pian pianino i ragazzi sono cresciuti e si è sentita la necessità di continuare a tenerli. Fanno parte di questo progetto all’incirca 30 alunni che usufruiscono del doposcuola, della biblioteca e del computer per fare i compiti e le ricerche sia sui libri o via internet. Per meglio aiutarli nello studio, abbiamo messo a loro disposizione una insegnate di portoghese e matematica e 53 BRASILE organizzato corsi di italiano e inglese oltre a quelli già esistenti ai quali partecipano tutti. Joselito, il nostro volontario direttore tecnico e artistico, sempre attento a questi problemi ha proposto un gruppo stabile di teatro… Helena, una psicologa, psicanalista e maestra di bio-danza organizza riunioni settimanali con gli alunni per aiutarli a capirsi e a crescere nel migliore dei modi e con le maestre per aiutarle a capire meglio gli alunni e trovare soluzioni più facili ai problemi di comportamento dei nostri ragazzi. Il dr. Reginaldo Araujo assessore capo del Comune di Valença, nostro sostenitore, per evitare malattie o gravidanze non desiderate, ci manda gratuitamente una pediatra e una assistente sociale che tratta temi come educazione sessuale, prevenzione e igiene personale. Grazie al suo impegno e al suo lavoro svolto nel doposcuola MAIS VIDA, alla nostra volontaria Giovina Santini è stato conferito il titolo di Cittadina Onoraria della città di Valença. BRASILE Testimonianze dal Brasile 1. DORINHA - RECIFE Nel 1984 una coppia italiana di Roma è venuta a Recife per fare una adozione internazionale presso il Tribunale dei Minori e io, insieme a mio marito e alle mie figlie, ho accompagnato Marina e Luca in questo primo atto di generosità. Da allora nacque una catena di altre adozioni e la formazione di nuove famiglie italo-brasiliane. Nel maggio del 1986, venni a Roma insieme a mio marito Antonio, e fu molto emozionante per me essere accolta all’aeroporto da tante coppie con i loro bambini. Seguirono giorni di incontri, di scambi, di emozioni; si parlava del Brasile non più come una terra lontana, ma come un paese ormai vicino a tutti, che faceva parte della realtà di ogni famiglia. Durante una cena, a casa di Marina, insieme a altre persone si parlava del desiderio di costituire una associazione per poter attuare “una solidarietà non sterile e piatta, ma propositiva nel senso dell’aiuto concreto e reale per la crescita culturale e sociale di un popolo”. Io parlai di come viveva la nostra gente, anche se povera era allegra, aveva bisogno di aiuto… ad un certo punto raccontai di una bambina a cui piaceva la danza, ma le condizioni economiche della famiglia non le permettevano di pagare la scuola. Parlando insieme nacque l’idea! Maria Carla disse: “Dorinha, io voglio aiutare questa bambina a fare il corso di danza” - io pensai, come faremo se siamo così lontani… - immediatamente ho sentito che dovevo accettare la sfida, anche se in quel momento non immaginavo come avrei potuto fare! Questo è stato il seme del Progetto, nato in un momento di fraternità e condivisione; nessuno avrebbe potuto pensare al grande sviluppo che avrebbe avuto nel tempo, un seme 54 55 BRASILE che ha dato vita a un grande albero nella foresta della Solidarietà tra i fratelli del mondo. Durante quella cena venne concepito quello che sarebbe stato il primo progetto di sostegno a distanza del Mais. Da lì a poco, nel dicembre dello stesso anno, verrà ufficializzata la nascita del Mais che si costituì come Associazione. La prima bambina sostenuta a distanza dal Mais si chiama Adriana. Adriana oggi è già sposata e vive in Germania. BRASILE aiuto più strutturale attraverso la realizzazione di progetti rivolti alle comunità in cui i bambini vivevano. Con questa nuova missione, nel corso del tempo, realizzammo presso la favela Arruda la cisterna dell’acqua potabile, i servizi igienici, tre tettoie all’aperto per le riunioni, un consultorio odontoiatrico sotto la direzione della dottoressa Rose (una volontaria), un Centro sociale di convivenza per gli abitanti della zona, la sala di Psicologia, la sala di Artigianato, la sala per la scuola di cucina, la sala per le riunioni e il Centro di Formazione a Campo di Stelle. Nel 1998 fu creata una sala per corsi di computer per adolescenti, tuttora funzionante; un passo piccolo, forse, ma indispensabile, per garantire l’inserimento nel mondo dell’informatica a chi non ne avrebbe avuto mai l’opportunità. Nel 2006, come ulteriore tappa del lungo e costante percorso volto all’autonomia e alla responsabilità condivisa, la comunità si è dotata di un’associazione, la Nucleo de Solidariedade a Infancia e Juventude (AACA), associazione locale per l’organizzazione delle attività scolastiche e ricreative per i ragazzi della favela. 2. ADALGISA - IL LABORATORIO DI TAGLIO E CUCITO Da lì in poi seguirono gli altri sostegni a distanza, nella favela dell’Isola Santa Teresinha. Proprio in questa favela il Mais diede vita nel 1987 al primo microprogetto: una scuola di taglio e cucito, gestito allora dalla nostra preziosa collaboratrice Adalgisa e tuttora funzionante e produttivo. Nello stesso anno venne inaugurato il doposcuola nell’Isola Santa Teresinha. Con il passare degli anni, dopo diversi incontri sia in Italia sia in Brasile, si capì che la comunità necessitava di un 56 Isola Santa Teresina - situazione locale Situata a Recife - Pernambuco, nel Nord-est del Brasile, vi abitavano più di 700 famiglie. Lì abbiamo dato inizio, nel 1961, a una Azione Sociale: erano solo baracche che la marea inondava ogni giorno e da lì cominciava un nuovo modo di aiutare la gente del posto. Parliamo di nuovo modo, perché si volevano creare delle condizioni di sviluppo perché l’uomo diventasse protagonista della sua storia. Conoscevamo la comunità in tutti i suoi aspetti, positivi o negativi, inerenti alla povertà, alla miseria e alla violenza. 57 BRASILE Le donne non avevano prospettive future se non fare figli, che poi uscivano per la strada a mendicare il pane… Invece abbiamo messo in piedi la scuola per bambini e per gli adulti, abbiamo iniziato a garantire l’assistenza sanitaria, ecc. IL PROGETTO DEL MAIS Conoscevo Dorinha, inserita nel lavoro di questa comunità e mia compagna di lotte. Nel 1986 cominciò a parlarmi del Mais, della solidarietà per spingere la comunità all’autosviluppo e del sostegno a distanza. Il Mais ha iniziato il suo progetto all’interno della comunità che si era già riunita intorno ad un’associazione: Associazione degli Abitanti dell’Isola Santa Teresina (tutt’ora esistente). Io, Adalgisa, abitavo insieme a 3 compagne in una baracca, così come tutti gli altri. Quando iniziò la collaborazione con il Mais, nel 1986, la nostra casa si trasformò in un porto di mare: entravano e uscivano di continuo mamme e bambini per chiedere e ricevere l’aiuto indispensabile per l’istruzione dei figli. BRASILE Questo corso è stato il seme di tutti i corsi di Generazione di Reddito che si sono realizzati da lì in poi. Un anno dopo c’è stata la necessità di ampliare i locali; abbiamo comprato un’altra baracca che si affacciava sulla via principale dell’Isola. Anche questo è stato possibile grazie all’aiuto del Mais. Ristrutturati i locali, abbiamo ricavato 2 sale, una per il laboratorio di cucito e l’altra per vendere i prodotti, creando così la possibilità concreta di autofinanziarsi con gli utili del ricavato. Era giunto il momento di “esportare” quell’aiuto fuori dall’Isola… Siamo, così, giunti a Igarassu, dove era già in attività il sostegno a distanza presso la Scuola Santa Maria. Lì abbiamo cominciato un corso con le vecchie macchine, oramai quasi non più funzionanti. Nel 1992, Dorinha venne a trovarci e, diagnosticati i problemi funzionali, pensò subito al Mais che prontamente ci fornì macchine da cucire, forbici, e tutto il materiale occorrente per un corso e per il funzionamento del laboratorio. Grazie al laboratorio si è data la possibilità di lavoro a tante ragazze e mamme, aiutandole a formarsi professionalmente. IL PRIMO PROGETTO DEL LABORATORIO DI TAGLIO E CUCITO (1987) Volevamo insegnare alle donne delle favelas un lavoro, affinché potessero uscire dall’inattività, dando loro la possibilità di costruire la loro vita. Così affittammo una baracca e inaugurammo una piccola Scuola di Taglio e Cucito. Mancava però quasi tutto, le macchine da cucire, gli attrezzi, ecc. Chiedemmo, così, al Mais di investire nel progetto del laboratorio di taglio e cucito proponendo di comprare quello che occorreva per farlo funzionare. Il Mais accolse la nostra richiesta e il Corso finalmente cominciò. 58 59 BRASILE Da quel centro di taglio e cucito è nato l’Atelier Harmonia: un centro di artigianato che il Mais ha gestito e sostenuto grazie alla vendita di cartoline, bamboline e di altri oggetti e che oggi si autogestisce. 3. REGINA CELIA DE MELO MORAIS - RIO DE JANEIRO Regina, ex borsista ed ex presidente dell’Associazione è, dall’aprile del 2006, la referente per il Mais del progetto Rio de Janeiro - Mesquita (già Nova Iguaçu). Sono cresciuta vivendo praticamente in chiesa, unico posto che potevo frequentare, considerate le umili condizioni di vita della mia famiglia. Proprio in chiesa, un’amica del gruppo di giovani cattolici mi invitò a partecipare a un corso preparatorio per sostenere l’esame di ammissione a una delle pubbliche università di Rio. È stato questo il mio primo contatto con il “Gruppo Studenti Padre Nino Miraldi”. Ho potuto così frequentare le lezioni offerte da questo Gruppo che voleva aiutare altri giovani nel difficile tentativo di accedere all’università. Lì ho conosciuto Solange e Soliane, che facevano lezione di biologia e di portoghese. Sono state loro a invitarmi a far parte del Gruppo degli Studenti e qui ho incontrato anche Janice. Ho iniziato a partecipare al Gruppo nel 1993, quando avevo 18 anni. Terminate le medie superiori – sempre fatte nella scuola pubblica – con difficoltà potevo continuare a studiare nella città di Nova Iguaçu, per arrivare nella quale dovevo pagare un mezzo di trasporto. Mio padre mi aiutava, ma era molto contrariato. Infatti, mi diceva che non valeva la pena di svegliarsi tanto presto e studiare tanto. Secondo lui, sarebbe stato meglio per me che abbandonassi gli studi e scegliessi la stessa via delle 60 BRASILE mie zie: fare la domestica o la baby-sitter. Chiedeva insistentemente a mia madre che mi aiutasse a levarmi dalla testa l’idea di fare l’università, poiché non sapeva come avrebbe potuto mantenermi agli studi. Aggiungeva che eravamo poveri e quel tipo di vita era consentito solo ai figli dei ricchi. Devo all’appoggio favorevole di mia madre, dei miei professori e degli amici del “Gruppo Studenti Padre Nino Miraldi” se sono riuscita a superare le mie enormi carenze nell’area delle materie fino ad allora per me sconosciute come la chimica, la fisica, la biologia e la matematica. Ho superato così il vestibular dell’UFRJ (Università Federale di Rio de Janeiro) per entrare nella facoltà di Storia, che ho cominciato a frequentare nell’agosto del 1994. Lo stesso giorno che ho saputo il risultato favorevole dell’esame sono stata assunta come insegnante di alfabetizzazione presso una scuola dove in passato avevo fatto il tirocinio. Fu come se ci fosse stato un concorso di eventi a me favorevoli. Ancora oggi, quando ci ripenso, mi ricordo con gioia ed euforia quel periodo. Il sostegno economico ricevuto dall’Italia come borsa di studio, insieme allo stipendio che percepivo come insegnante, mi hanno permesso di realizzare appieno il mio sogno. Nell’università per me le difficoltà non furono poche. La mancanza di conoscenze, lo scarso bagaglio culturale e la formazione scolastica deficitaria non mi permisero al principio di essere fra le migliori allieve. Malgrado ciò riuscii a sostenere tutti gli esami senza essere mai rimandata. In Brasile non ci sono tasse universitarie; i costi da sostenere riguardano l’acquisto dei libri, le spese per le fotocopie e per i trasporti. In quel momento storico, il Brasile stava attraversando una crisi economica per cui il valore del dollaro era uguale a 61 BRASILE quello della moneta nazionale; di conseguenza, la borsa di cui usufruivo grazie al Mais copriva appena le spese indispensabili. Stando così le cose, non potevo permettermi di lasciare il mio impiego da insegnante. Malgrado le difficoltà raccontate, mi fu anche possibile frequentare un corso di italiano, organizzato dal Consolato d’Italia a Rio. Ero entusiasta quando cominciai a capire da sola le notizie che i miei padrini mi scrivevano. Fu per me un piacere poter capire e scrivere ai miei amici italiani che mi sostenevano e mi davano la forza e l’aiuto per continuare a studiare. Piacere che fu solo superato dall’invito che ricevetti dal Mais di andare in Italia. Fu una meravigliosa esperienza, una delle più belle della mia vita: conoscere i miei padrini, parlare con loro, visitare dei luoghi incredibili. La mia partecipazione al Gruppo degli Studenti è sempre stata intensa, era il minimo che potessi fare, visto il grande aiuto che avevo ricevuto. Finì che, nel 1997, accettai di assumere la responsabilità del progetto Rio e la Presidenza del Gruppo. Nel 2000 ho terminato la facoltà di Storia e ho ottenuto la laurea per poter insegnare negli istituti superiori. Ho dovuto rinunciare per un anno al mio impiego di insegnante per poter fare il tirocinio presso la Scuola di Applicazione dell’Università. Questa è situata sulla riva della Laguna Rodrigo de Frejtas. Dovevo essere li alle 7 e, quindi, per non perdere le lezioni, dovevo riuscire a prendere l’autobus che partiva dalla mia zona alle 5 del mattino. Per due semestri, per terminare nel tempo previsto la facoltà, sono dovuta andare all’Università la mattina, al lavoro il pomeriggio e, spesso, ritornare all’Università la sera. Per migliorare l’attività del nostro Gruppo nel 2002 ci siamo costituiti come associazione, l’Associazione Culturale 62 BRASILE Nino Miraldi, una Onlus con uno statuto e una personalità giuridicamente riconosciuta. Grazie poi a una generosa donazione fatta da una madrina di un borsista del gruppo, siamo riusciti anche a comperare una casa per la nostra nuova sede. Nuovamente il Mais, durante il corso di Mestrado (ovvero, la specializzazione post-universitaria) mi ha sostenuto per un anno con una borsa di studio, visto che è a pagamento. Ho avuto così la possibilità di conoscere altri padrini e rinnovare ciò che era già stata una meravigliosa esperienza. Nel maggio del 2006 mi è stato chiesto dal MAIS di accettare l’incarico come Referente del progetto di Rio. Una responsabilità che con piacere ho accettato anche perché mi permette di dare seguito e impulso al nostro progetto. Non si può parlare del “Gruppo studenti di Rio” senza riportare la testimonianza di Janice che, dopo Padre Nino, ne è stata la prima organizzatrice e conduttrice. 4. JANICE MACHADO DA CUNHA La mia esperienza di essere adottata a distanza Nel 1987 Padre N. Miraldi mi convinse a scrivere una lettera al Mais chiedendo un sostegno economico per poter studiare. All’epoca avevo 23 anni e stavo per iniziare il Corso Universitario in Infermeria presso l’Università dello Stato di Rio de Janeiro. Quando ho iniziato a frequentare l’Università, uscivo di casa alle 5 di mattina per essere in aula alle 7, studiavo l’intera giornata, alle 19 iniziavo il turno in ospedale e da questo uscivo la mattina dopo per ricominciare un altro giorno di studio e ritornare a casa solo di notte. Passavo praticamente 36 ore sveglia, con piccoli periodi di 63 BRASILE riposo in ospedale e alcuni momenti di sonno durante le lezioni… L’ambiente universitario non è molto favorevole con chi è di origine povera o addirittura afro. Già dai vestiti e dall’aspetto riveli la tua origine. La discriminazione razziale in Brasile, a volte, mi sembra più perversa perché è silenziosa e invisibile, implacabilmente nascosta sotto il manto della “falsa democrazia razziale”. L’aiuto finanziario del Mais mi ha aiutato anche a rimanere sveglia durante le lezioni perché lasciai il lavoro notturno in ospedale e alla fine del corso mi classificai tra i migliori studenti. Oltre alla borsa di studio sono stati molto importanti tutti gli anni di corrispondenza scambiata con i padrini e gli amici e amiche italiane. Sono già 20 anni che comunico soprattutto con i padrini Evola ed Enzo che all’inizio mi hanno adottato come figlioccia e che io, in seguito, ho adottato come miei genitori. Questo rapporto, oltre alle mie esperienze di vita, ha molto contribuito alla mia formazione personale, professionale e politica. Dopo essermi laureata, ho superato un concorso pubblico per docente nella migliore università di Rio e oggi lavoro nella stessa università dove ho studiato. Oltre a tenere le lezioni, faccio ricerca nel campo della violenza sui bambini e partecipo ai movimenti sociali e politici. Ho di recente superato l’esame per il dottorato in Salute Pubblica. Ogni giorno lotto per essere una persona degna, coerente, solidale e felice. Sono molto contenta di sapere che in ogni parte del mondo esistono persone che stanno cercando di costruire una società più giusta e fraterna. 64 BRASILE 5. JUSSARA DE OLIVEIRA - RIO DE JANEIRO Testimonianze non mute, educatori alla pari di ragazzi che, come loro in passato, cercano di rompere il determinismo sociale, come lo chiama Jussara che ci racconta: “Anche se non sapevo bene come, intuivo invece che la mia vita sarebbe stata diversa. In quel momento sentivo l’imperativo di dover costruire il mio futuro e per me questo significava solo una cosa: studiare”. Non mi sono mai conformata al pensiero determinista secondo il quale quando si nasce in certe condizioni socialmente sfavorevoli, non si può cambiare nulla. Questo è un modo di pensare che ci viene trasmesso strumentalmente da coloro che sono economicamente e socialmente più agiati per favorire il mantenimento dello status quo. E purtroppo questo modo di pensare è profondamente radicato in coloro che vivono in povertà. “Ho sempre creduto che dobbiamo abbattere tutte le forme di oppressione e le strutture che le producono. Tutti noi abbiamo diritto alla vita, ma a una vita piena, vissuta con dignità”. Jussara ha cominciato a lavorare a 14 anni come operaia in fabbrica guadagnando la metà di un salario minimo, ovvero il corrispettivo di 35 euro. Ha lavorato e studiato durante tutte le scuole superiori, studiando di sera e lavorando tutto il giorno per più di 8 ore. Nel 1990, a 19 anni, riesce a iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio presso un’università privata. Inizia il momento più duro della sua vita: l’università 65 BRASILE le costava più di quello che riusciva a guadagnare in fabbrica. Nonostante questo, e nonostante molti cominciassero a scoraggiarla in questa impresa, lei continua a studiare e lavorare finché non incontra Janice. Grazie a lei, dunque, nel 1992 Jussara entra nel progetto del Mais. “Conoscere delle persone che abitavano la periferia povera – ci racconta – che, nonostante sulla carta avessero pochissime occasioni di accedere all’università, avevano deciso di sfidare il destino, nuotando contro corrente, mi diede una forte motivazione a non arrendermi, a non sentirmi più sola. Partecipando alle attività del gruppo del Mais, della Pastorale Operaia, del Movimento Negro e di altri gruppi di discussione, ho visto che è possibile lottare per cambiare lo stato delle cose”. 66 BRASILE Jussara si scaglia contro quello che chiama “apartheid razziale, economico e sociale” che, ci dice, pur non essendo apertamente dichiarato è molto esteso in Brasile e abbraccia anche il sistema educativo che, a suo avviso, è separatista ed escludente. Oggi Jussara collabora con l’A.C.N.M. Nel frattempo sta studiando per prendere una seconda laurea, in Giurisprudenza, presso l’Università Statale di Rio de Janeiro (UERJ), una delle migliori del Brasile. 67 ARGENTINA ARGENTINA ARGENTINA Argentina 68 Ormai in Brasile eravamo diventati, come avrete letto, abbastanza bravi: i progetti portati avanti avevano avuto un grande successo, le cooperative agricole funzionavano a meraviglia, la scuola di taglio e cucito sfornava sarte provette e il sostegno a distanza faceva sempre più proseliti, ma il Brasile, lo si sapeva, era un paese povero; l’Argentina che c’entrava? A parte la drammatica parentesi della dittatura militare (‘76 - ‘83), la situazione politica ed economica degli anni ‘90 era apparentemente tranquilla e non si poteva certo annoverare l’Argentina tra i paesi poveri del Sudamerica. E invece… L’inizio del millennio ha evidenziato in tutta la sua drammaticità come l’economia argentina fosse solo un castello di carte tenuto insieme dal collante dell’orgoglio nazionale e dal buon nome, in campo internazionale, dei più potenti e spregiudicati uomini d’affari che, grazie a connivenze e protezioni politiche, avevano illuso la popolazione che tutto andasse bene e che si potesse continuare a ballare il tango… mentre la nave affondava. È stato, perciò, difficile accettare, anche per noi del Mais, che già operavamo a Buenos Aires con il Cafi per l’assistenza e il recupero delle ragazze di strada, che anche il paese meta di tanti emigranti italiani avesse bisogno di noi. Rafaela, Buenos Aires, Claypole raccontano la storia di questo brutto risveglio e del nostro intervento. 69 ARGENTINA ARGENTINA Popolazione Popolazione sotto i 14 anni Crescita demografica annua Quoziente di fecondità Aspettativa di vita HDI (indice sviluppo umano) Mortalità infantile Orfani (in migliaia) Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia) Tasso HIV/AIDS Popolazione sotto la soglia di povertà Debito estero (USD) Tasso alfabetizzazione (15 anni +) Disoccupazione PIL 39.921.833 (Luglio 2006) 25.2% (2006) 0.96% (2006) 2.12 bambini nati/donna (2006) 76.12 anni 0.863 (2004) 36esimo/177 (fonte: UNDP, Report 2006) 14.73 morti/1000 nati vivi (2006) 690 (2005) n.d. 0.6% (fine 2005) 31.4% (Giugno 2006) $ 106.8 milioni (30 Giugno 2006) 97% (2006) 11.7% $ 599.1 bilioni (2006) FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF 70 71 ARGENTINA Popolazione La società argentina presenta una composizione razziale variegata a causa dei costanti e consistenti flussi migratori, di origine principalmente europea, che hanno interessato il paese a partire dal 1860/80, da quando cioè i governi adottarono politiche tese allo sviluppo e al popolamento del paese incoraggiando l’immigrazione. Notevole la presenza di comunità italiane e spagnole, che costituiscono, congiuntamente alla popolazione autoctona coloniale e agli altri gruppi di immigrati europei (tedeschi, polacchi, inglesi, francesi), più dell’85% della popolazione attuale del paese, mentre la popolazione meticcia e indigena, non supera il 15%. L’esiguo numero di indigeni residenti nel paese si spiega in ragione delle ripetute persecuzioni inflitte loro nei secoli: lo sterminio ebbe difatti inizio negli anni trenta dell’ottocento, per volere di Juan Manuel Rosas, e venne perpetrato successivamente dal presidente Roja con la campagna denominata “conquista del deserto” del 1879, che aveva lo scopo di sottrarre agli indios territori particolarmente fertili e utili dunque alla politica di coltivazioni estensive per l’esportazione, incoraggiata dall’élite argentina. Attualmente comunità indigene resistono nella zona di Missiones e nel sud patagonico. La distribuzione della ricchezza nel paese è molto diseguale, soprattutto a seguito della grave crisi economica del 2001. Nonostante l’Argentina sia stata e sia tra i pochi paesi dell’America latina ad avere una classe media dinamica e sviluppata, disoccupazione, deficit e svalutazione della moneta hanno difatti portato gran parte della popolazione a 72 ARGENTINA livelli d’indigenza paradossali, se rapportate alle enormi risorse di cui dispone il paese. Storia dell’Argentina Con il nome di Terra Argentea, dal nome del metallo presente in grande quantità nel territorio, l’Argentina compare ufficialmente sulle carte geografiche nel 1544. I primi ad arrivare in questi territori furono gli spagnoli, a capo della cui spedizione vi era l’italiano Amerigo Vespucci (1502). Fu solamente nel 1580 che la Spagna stabilì una colonia nel sito di Buenos Aires come parte del Vicereame del Perù. L’Argentina fu dipendente dal Perù fino al 1776. Nel 1853 viene promulgata la nuova Carta Costituzionale che istituì in Argentina una confederazione di stati, alla quale Buenos Aires non aderì fino al 1862. Dal 1880 al 1930, l’Argentina godette di una sempre maggiore prosperità e importanza grazie a un’economia volta all’esportazione, e la popolazione del paese aumentò di 73 ARGENTINA sette volte. Le forze conservatrici dominarono la politica argentina fino al 1916, quando i tradizionali rivali, i radicali, ottennero il controllo del governo. L’esercito costrinse nel 1930 Hipólito Yrigoyen a lasciare il potere, portando a un altro decennio di governo conservatore. Grazie alla sua politica attenta alle condizioni di vita dei lavoratori, nel 1946 il colonnello Juan Perón viene eletto Presidente. La sua popolarità e la sua influenza aumentarono anche grazie al sostegno della sua seconda moglie Eva Duarte de Perón. Evita, paladina dei “descamisados”, anche a causa delle sue umili origini, aiutò e difese sempre il marito facendogli ottenere l’appoggio dei lavoratori e delle donne nelle elezioni del 1946 e assicurandogli la rielezione nel 1951. Evita organizzò poi il ramo femminile del Partito Giustizialista che la condusse ad ottenere il suffragio universale nel 1951, entrando nella storia del paese sudamericano come fondatrice dell’Argentina moderna. Nel 1955 la dilagante insofferenza al crescente autoritarismo di Perón, porta a un colpo di stato militare, che costringe Perón a fuggire in Spagna e causa la presa del potere da parte dei militari, che danno così inizio a un lungo periodo di dittatura (venti anni) con brevi intervalli di governo costituzionale. Il 24 marzo 1976, un golpe attuato da una giunta militare conduce al potere il generale Jorge Rafael Videla, che impone la legge marziale. Migliaia di oppositori al regime sono illegalmente imprigionati, torturati e giustiziati. Inizia quella che è diventata nota come Guerra Sporca. Il bilancio di questa violazione dei diritti dell’uomo è terribile: 2.300 omicidi politici, oltre 10.000 arresti politici e la scomparsa di 30.000 persone (desaparecidos). Solamente nel 1983 viene ripristinata la democrazia. Il 74 ARGENTINA nuovo Presidente, Raúl Alfonsín, non rimase in carica a lungo, in quanto la drammatica situazione dell’economia favorì la rinascita del populismo e l’elezione di Carlos Menem (in carica per due mandati: 8 luglio 1989 e 10 dicembre 1999), che si lanciò in una politica decisamente neoliberista. Nonostante i buoni propositi, le riforme ebbero pesanti costi sociali: aumento della disoccupazione e della povertà, deficit della bilancia commerciale, svendita dell’infrastruttura del paese e corruzione generalizzata. Verso la fine di questo decennio, un grande deficit fiscale e una sopravalutazione del Peso ancorato al Dollaro, causarono un graduale slittamento nella crisi finanziaria asiatica del 1998 con la conseguenza di una fuoriuscita di capitale che sfociò nella recessione e culminò nella crisi economica nel novembre del 2001. Il mese seguente, in mezzo a sanguinose rivolte, il presidente De la Rua si dimise. Nel giro di due settimane, diversi presidenti si avvicendarono in rapida successione (Puerta: 21-23/12/01; Saà: 2331/12/01; Camanõ: 31/12/01 - 02/01/02), fino alla nomina ad interim di Eduardo Duhalde come presidente dell’Argentina, da parte dell’assemblea legislativa, il 2 gennaio 2002. L’Argentina andò in debito moroso sulle sue obbligazioni internazionali. L’ancoraggio del Peso al Dollaro, vecchio di quasi undici anni, venne abbandonato, producendo un grosso deprezzamento della valuta e un picco di inflazione. Con un tasso di cambio più competitivo e flessibile, la nazione implementò nuove politiche basate su reindustrializzazione, maggiori esportazioni e consistenti surplus fiscali e commerciali. Verso la fine del 2002 l’economia cominciò a stabilizzarsi. 75 ARGENTINA Il 25 maggio 2003 viene eletto Nestor Kirchner (espressione della sinistra del movimento peronista), vincendo sul principale antagonista, Carlos Menem (esponente del movimento peronista che proponeva soluzioni liberiste per risolvere la gravissima crisi in cui ancora versava l’Argentina). Discendente di emigrati svizzeri, un passato senza scandali da governatore della provincia di Santa Cruz, non appena eletto ingaggiò una grande offensiva alla corruzione dominante nell’amministrazione pubblica e mostrò un atteggiamento forte e indipendente nei confronti del FMI e degli organismi finanziari internazionali. Nel 2007 si terranno in Argentina le nuove elezioni parlamentari e presidenziali, che, in base a dei sondaggi, vedono la moglie del Presidente uscente Kirchner in vantaggio con oltre il 50% delle preferenze rispetto ai suoi oppositori (tra i quali Carlos Menem). 76 ARGENTINA Economia L’economia del paese si basa principalmente sull’agricoltura e sull’allevamento: l’Argentina è una delle prime nazioni al mondo per la produzione di bestiame e di frumento, a cui sono legate anche le attività manifatturiere. Gran parte del fabbisogno energetico del paese è coperto dalla produzione di energia idroelettrica e dall’estrazione di combustibile fossile. Il principale prodotto minerario è il petrolio (271 milioni di barili nel 2004), la cui produzione è in crescita per lo sfruttamento dei giacimenti off-shore. Dal 1998 l’economia argentina ha conosciuto una fase discendente particolarmente preoccupante, che tuttavia ha assunto tinte di vera e propria tragedia nazionale nel corso del 2001, quando, nel tentativo di porre un argine alla crisi giunta al suo apice, le autorità governative e monetarie del paese hanno adottato una serie di provvedimenti particolarmente gravi: blocco dei conti correnti, svalutazione monetaria (il peso era fino al 2001 alla pari col dollaro) e soprattutto mancato pagamento del debito pubblico. Sul finire del 2001 la situazione del paese precipitò lasciando spazio a un clima caotico, con saccheggi di supermercati e manifestazioni popolari di gente disperata. Anche se l’occupazione delle fabbriche era iniziata prima delle proteste e delle lotte popolari che hanno condotto nel dicembre 2001 alle dimissioni del Presidente De La Rua, la mobilitazione sociale avvenuta dopo questi avvenimenti, diede nuove energie al processo stesso. Così, la risposta all’inasprirsi dell’ondata di licenziamenti e di chiusura delle fabbriche si manifestò, in modo crescente, nell’occupazione delle fabbriche. La miseria assumeva tinte sempre più drammatiche, al punto che oltre la 77 ARGENTINA ARGENTINA metà della popolazione argentina era caduta al di sotto di quella che è definita la soglia della povertà. Con il 2002 tuttavia la situazione - pure ancora estremamente difficile - cominciò ad avviarsi verso una stabilizzazione, che con la seconda metà dell’anno si trasformò in autentica ripresa. Da due anni a questa parte il PIL argentino va crescendo ad un ritmo dell’8% annuo. Nel 2004 il prodotto interno lordo dell’Argentina era di 153.014 milioni di dollari USA, pari a un PIL pro capite di 3.990 dollari. Nel 2005 il tasso ufficiale di disoccupazione del paese era pari al 11,7%. Le previsioni relative al PIL per tutto il 2006 si aggirano intorno ad una crescita del 7/8%. Prodotto Interno Lordo (PIL) Tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite Popolazione sotto la linea di povertà Tasso di inflazione annuo (prezzi al consumo) Tasso di disoccupazione Esportazioni Importazioni Debito - esterno $ 599.1 bilioni (2006) 8.5% (2006) $ 15.000 (2006) 31.4% (Giugno 2006) 10% (Novembre 2006) 10.2% (2006) $ 46 bilioni f.o.b. (2006) $ 31.69 bilioni f.o.b. (2006) $ 106.8 bilioni (30 Giugno 2006) Occupazione Durante il primo trimestre del 2006 si è registrato un tasso dell’11,4% consolidando la tendenza positiva e confermando che la domanda di impiego accompagna l’andamento positivo del PIL. Fonti private locali stimano un tasso del 78 9,9% per la fine del 2006 e dell’8,7% per il 2007. Tasso di disoccupazione (% del PEA) 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 14.9 18.3 20.8 14.5 12.1 11.7 10.2 Malnutrizione Tre bambini muoiono ogni giorno in Argentina per fame o per malattie legate alla malnutrizione. Il 63% dei nati nel 2002, circa 222.000 bambini, sono figli di famiglie indigenti, con scarse possibilità di soddisfare il fabbisogno alimentare minimo. Sono in tutto 8,6 milioni i bambini e gli adolescenti argentini che vivono in povertà. Almeno 2,6 milioni di loro hanno meno di cinque anni. Dall’inizio dell’anno sarebbero morti per patologie legate alla malnutrizione quasi 1.000 bambini, ma soltanto nelle ultime settimane i medici hanno cominciato a denunciare con regolarità la causa dei decessi. ALIMENTAZIONE % di bambini sottopeso alla nascita, 1998-2005 % di bambini sotto i 5 anni che soffrono di: sottopeso lieve e grave (1996-2005) % di bambini sotto i 5 anni che soffrono di: denutrizione lieve e grave (1996-2005) % di bambini sotto i 5 anni che soffrono di: blocco della crescita lieve e grave (1996-2005) % di famiglie che consumano sale iodato (1998-2005) 8 4 1 4 90 FONTE: UNICEF 79 ARGENTINA Lavoro minorile Il 4 Settembre 2006 sono stati diffusi i risultati dell’indagine statistica sui bambini e adolescenti lavoratori lanciata dal Ministero del lavoro dell’Argentina. I dati parlano di un 6.5% di bambini e di un 20% circa di adolescenti che svolgono attività in differenti ambiti di occupazione: dalla vendita ambulante all’assistenza di persone, al commercio presso negozi. La stragrande maggioranza dei bambini al di sotto dei 13 anni risulta frequentare regolarmente la scuola; il tasso di abbandono scolastico si fa invece più alto nella fascia di età dei 14-17 anni. Secondo le statistiche del Ministero del Lavoro, il numero di bambini argentini sotto i 14 anni costretti a lavorare è cresciuto del 60% negli ultimi otto anni, passando da 250 mila a un milione e mezzo. A Buenos Aires si calcola che giovanissimi (almeno 4.000 degli 8.000 cartoneros) attraversano la città di notte per recuperare dalla spazzatura materiale da rivendere alle cartiere. 80 ARGENTINA Dati statistici sul lavoro minorile in Argentina % BAMBINI DAI 5 AI 13 ANNI 13% 10.7% 10.5% 6.4% 5.9% TIPO DI LAVORO SVOLTO Raccolta di carta e cartone Vendita sulle strade Commissioni come fattorini Taglio di foraggio nei prati Assistenza ad altri bambini e/o persone FONTE: Dati pubblicati da “El País” il 04/09/06 81 ARGENTINA ARGENTINA Istruzione L’Argentina è stata, insieme all’Uruguay, il primo Paese latino-americano a promuovere un’alfabetizzazione di massa paragonabile a quelle dei Paesi industrializzati: nel 1895, il 53,5% della sua popolazione era analfabeta, nel 1980 tale percentuale si era ridotta al 6% e nel 1992 era scesa al 3,8%, valore tra i più contenuti di tutto il continente americano. Nello stesso anno, il 95% dei bambini frequentava la scuola elementare. Nel 1992, il governo ha varato una legge che sanciva la “federalizzazione” dell’educazione e trasferisce alle 23 province e alla città autonoma di Buenos Aires la gestione dei servizi educativi pubblici e dei rapporti con gli istituti privati, in passato sotto la giurisdizione del Ministero nazionale della cultura e dell’educazione. Lo Stato si è quindi riservato il solo ruolo di “formulatore” di politiche e di “compensatore” delle disparità regionali. Questa legge ha aumentato l’autonomia locale, ma ha fortemente penalizzato le province del nord del Paese, dotate di scarse risorse proprie. 82 % BAMBINI DAI 5 AI 13 ANNI 97.2% 2.5% 0.3% 29.7% Frequentano Non sono mai andati a scuola Frequentano saltuariamente Ripetenti 83 ARGENTINA ARGENTINA IL MAIS E L’ARGENTINA Progetto Claypole Ricreando LUOGO REFERENTE RESPONSABILE IN ITALIA PROGETTI NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007) Claypole - B. Aires Viviana Ledesma Giulio Savina SaD individuale finalizzato all’istruzione Progetto taekwondo Progetto informatica Corsi professionali e di artigianato 46 PROLOGO Arrivai a Buenos Aires nei primi giorni del marzo del 2002 e l’Argentina, che fino a qualche decina di anni prima era considerato uno dei paesi più benestanti del mondo, stava inesorabilmente affondando sotto il peso ormai divenuto insostenibile di una crisi economica provocata principalmente da lunghi anni di sbagliati programmi economici, varati da una classe politica incompetente e corrotta a livelli così elevati da far impallidire anche i protagonisti della italica stagione di Tangentopoli. Tale situazione, oltre a generare effetti devastanti su tutto il sistema produttivo nazionale: industrie che chiudevano una dopo l’altra, investimenti stranieri in fuga, si stava ripercuotendo su quasi tutta la popolazione: disoccupazione dilagante e milioni di persone appartenenti alla classe media si ritrovavano all’improvviso povere in seguito all’inevitabile riconversione monetaria dal 84 dollaro statunitense al peso argentino. Addirittura nella provincia di Tucumán fece la sua comparsa lo spettro della fame che richiese il proprio tragico tributo: infatti furono segnalati dalle locali autorità sanitarie numerosi casi di bambini morti per denutrizione… Quando succedevano questi avvenimenti, il MAIS era già presente in Argentina con due progetti, uno nell’area metropolitana di Buenos Aires e l’altro presso la città di Rafaela nella provincia di Santa Fe. Il MAIS ha sempre amato questo splendido paese ed è tuttora una delle poche onlus italiane ad operare in Argentina e perciò, di fronte alla tragica situazione sopra descritta, l’associazione si sentì in dovere di lanciare un terzo progetto argentino. Dunque ero a Buenos Aires per individuare, nel minor tempo possibile, una realtà di bisogno avente i requisiti necessari affinché le risorse del MAIS potessero essere impiegate nella maniera più efficace e nel rispetto dello spirito che contraddistingue l’associazione. A prima vista, proprio in base alla situazione sopra descritta, trovandomi in una delle più grandi metropoli del mondo, il compito poteva apparire facile, sembrava esserci soltanto l’imbarazzo della scelta. E invece, no. Capitava infatti che molte situazioni che a un primo momento sembravano valide si rivelavano in seguito inaffidabili, o altre che non mostravano una solida base programmatica. In questa fase non risultò utile neppure il supporto del Consolato italiano e la richiesta di collaborazione rivolta ai responsabili locali della prestigiosa istituzione S. Egidio rimase addirittura inascoltata… Nel frattempo i giorni trascorrevano veloci e, quando sembrava profilarsi un insuccesso, accadde che mi venne incontro l’occasione che andavo ormai inseguendo da tempo… 85 ARGENTINA Arriva il piccolo grande uomo… Come molto spesso accade, fu attraverso circostanze fortuite che conobbi un personaggio che in Argentina è molto amato e molto popolare: il vescovo della città di Azul, Miguel Esteban Hesayne. La sua popolarità, soprattutto tra le classi più povere e diseredate del paese è dovuta al fatto che ha sempre svolto un ruolo analogo a quello dell’arcivescovo della città brasiliana di Recife, mons. Camara, il propugnatore della “teoria della liberazione”. Ha sempre tenuto un atteggiamento molto scomodo, prima nei confronti del governo dei militari e dopo verso il governo Menem, anche quando quest’ultimo era all’apice della popolarità interna e internazionale, denunciando sempre con grande coraggio tutte le scelte economiche che andavano contro le fasce più povere della popolazione e che avrebbero portato in seguito puntualmente al fallimento del paese. Mi ricordo che il primo contatto fu telefonico, proprio per metterci d’accordo per un incontro per discutere sugli obiettivi che dovevo portare a termine per conto del MAIS. Ci incontrammo il giorno seguente. Vidi da lontano una figura piccola e asciutta di un uomo anziano che con passo regolare e sicuro si dirigeva verso di me. Quando mi fu davanti rimasi colpito dall’espressione del viso che nonostante le difficoltà di una vita di certo non facile ispirava molta calma e serenità, e non potei fare a meno di notare il suo sguardo acuto e indagatore che in un istante sapeva già tutto di me prima ancora che io iniziassi a parlare. Fu un incontro molto bello e altrettanto breve e al termine di questo, al momento di salutarci, attraverso la sua vigorosa stretta di mano ebbi la certezza di aver raggiunto lo scopo per cui mi trovavo in Argentina. 86 ARGENTINA Ed ecco Ana Maria e Lucia… Ritornavo dall’incontro con mons. Hesayne avendo in tasca due numeri telefonici e due nomi, quelli di Ana Maria e Lucia. Sarebbero state loro infatti le prime referenti del progetto del MAIS che da lì a qualche mese sarebbe nato! Ana Maria e Lucia, una sociologa e l’altra assistente sociale, professioniste dotate di grande esperienza nel campo del sociale, si misero subito con grande entusiasmo all’opera e dichiararono fin dall’inizio che l’incontro con il MAIS era stato qualcosa di provvidenziale. Da anni infatti cercavano di realizzare un loro sogno, si trattava… ma a questo punto è meglio che sia Viviana, la futura coordinatrice delle attività del progetto e che da poco tempo riveste la carica di nuova referente, a continuare il racconto di quello che per loro tuttora rappresenta… Giulio Savina 87 ARGENTINA Testimonianze dall’Argentina UN SOGNO DIVENTATO REALTÀ di Viviana Ledesma LE PRIME IDEE Alla fine dell’anno 2000, Lucia ed io dovevamo realizzare un progetto nell’ambito dell’ultima nostra materia universitaria della specializzazione di Assistenti Sociali. Si dovevano considerare diversi fattori, quali la metodologia, la categoria di persone che ne avrebbero beneficiato e le problematiche connesse e infine la località in cui si sarebbe potuto realizzare. Iniziammo subito a pensare a Claypole presso la stessa scuola in cui fin dal 1989 svolgevo il ruolo di insegnante e che precedentemente mi aveva visto anche come alunna perché conoscevo la comunità e le problematiche locali: bambini e adolescenti che trascorrevano molte ore nella strada, senza prospettive e altre alternative. Fu così che decidemmo di ideare un progetto non solo perché ci era richiesto formalmente dal nostro piano di studi, ma anche per viverlo realmente. La prima operazione fu quella di organizzare una riunione diretta al mondo degli insegnanti e degli operatori del sociale allo scopo di trovare un gruppo di persone che avessero il desiderio di condividere con noi questa avventura in un momento di profonda crisi per queste categorie di lavoratori. Con nostra grande sorpresa constatammo che ben 23 persone avevano accettato il nostro invito e ognuna di loro portò le proprie proposte e idee, indicando quale contributo avrebbero potuto mettere a disposizione per il nostro progetto che era ancora in fase embrionale. È a questo punto che il MAIS fece la sua comparsa in mezzo a noi e da quel momento in poi il susseguirsi degli avvenimenti prese tutto un altro ritmo… All’opera! 88 ARGENTINA E fu così che cominciammo! Era un sabato di agosto quando ci presentammo per spiegare la nostra proposta a un centinaio di persone della località di Claypole interessate a iscrivere i propri figli ai vari laboratori di cartapesta, pittura, scacchi, calcio, elettricità, ginnastica aerobica, marionette, sostegno scolastico e taekwondo. Fu un vero successo perché ad affiancare i primi 9 ragazzi fruitori della borsa di studio del MAIS c’erano tantissimi altri giovani che iniziarono a frequentare i laboratori e che nel tempo arrivarono ad essere anche ben 180. ADELANTE! Nel corso di questi quattro anni di vita del progetto Ricreando ci sono stati diversi cambiamenti, ma questo è nell’ordine naturale delle cose. Alcuni volontari infatti hanno lasciato per differenti ragioni il progetto ma altri hanno preso il loro posto. Questi ultimi provengono per la maggior parte dalla comunità locale e sono la dimostrazione più significativa che il progetto stesso è ormai divenuto una realtà imprescindibile nella vita del quartiere. La comunità si sta pian piano appropriando del progetto, anche perché localmente non esistono altre organizzazioni che perseguono obiettivi analoghi in favore dei ragazzi più bisognosi. Attualmente i ragazzi che ricevono la borsa di studio del MAIS sono 46. Un dato molto importante è il seguente: ben 14 di questi ragazzi stanno frequentando il polimodal, ossia il ciclo di scuole superiori e 4 di loro stanno addirittura all’ultimo anno. Prima dell’arrivo del MAIS quasi nessun alunno di Claypole riusciva ad approdare alle scuole superiori anzi, era già un miracolo se poteva concludere il ciclo basico! Gli effetti della borsa di studio provocano statisticamente un miglioramento del rendimento scolastico, ma noi, i responsabili locali del progetto non ci siamo voluti fermare qui. Consapevoli delle lacune dei programmi scolastici della scuola pubblica argentina 89 ARGENTINA nell’insegnamento dell’informatica e dell’importanza che la stessa ha assunto in tutti gli aspetti del mondo del lavoro, abbiamo cominciato a far frequentare ai ragazzi con più propensione verso questa materia alcuni corsi qualificati presso l’IAC (Istituto Argentino de Computación) la cui retta è pagata dal MAIS. Questa iniziativa ha riscosso molto successo tra i ragazzi che quest’anno hanno raggiunto il numero di 20 e che al termine del corso riceveranno un diploma ufficialmente riconosciuto. IL MAIS STA DANDO AI NOSTRI RAGAZZI I COLORI PER DIPINGERE IL LORO AVVENIRE! Con soli quattro anni di vita del progetto Ricreando non possiamo ancora dire che grazie ad esso per qualcuno dei ragazzi la vita abbia subito cambiamenti radicali, siamo però in condizioni di affermare che i nostri giovani hanno perduto quello scetticismo e quella rassegnazione che all’inizio erano la loro caratteristiche più evidenti e che invece stanno acquisendo un senso di fiducia nei propri mezzi e iniziano a vedere il futuro con più ottimismo. Ed è proprio grazie all’aiuto determinante del MAIS che il laboratorio di taekwondo è diventato una vera e propria fucina di piccoli campioni capaci di riportare a casa sempre più riconoscimenti, coppe, medaglie, ecc. vinti in numerosi tornei. Qualcuno tra di loro sta iniziando a sognare di poter andare a gareggiare addirittura alle prossime Olimpiadi! Ovviamente, è un sogno, ma è giusto che i giovani sognino alto ed è per noi una grande gioia poterglielo consentire… ARGENTINA continuare. Non bisogna infatti accontentarsi dello standard raggiunto. Anche se i sacrifici sono stati tanti, dobbiamo comunque sforzarci di offrire ai ragazzi e possibilmente alla comunità intera in cui operiamo maggiori opportunità, perciò gli obiettivi immediati che ci stiamo proponendo sono: • aumentare sensibilmente l’offerta dei laboratori; • riorganizzare il gruppo dei volontari e ridisegnare le responsabilità di ciascuno; • coinvolgere nelle varie attività il maggior numero di persone della comunità; • organizzare una biblioteca comunitaria e una sala d’informatica; • costituire la nostra istituzione onlus “Mais-Ricreando”; • ricercare una sede più idonea per lo svolgimento delle attività del progetto affinché questo possa finalmente diventare un patrimonio della intera comunità di Claypole. Come si può notare, il lavoro non mancherà davvero, ma noi metteremo tutto il nostro impegno per poter raggiungere nel più breve tempo possibile i programmi che ci siamo prefissati, e lo faremo con gioia sapendo di lavorare per il bene della nostra gente e consapevoli di agire perché sentiamo lo splendido appoggio di tutti i sostenitori italiani e del MAIS che ci incoraggia a continuare e per questo ve ne saremo sempre grati. Quale futuro? I risultati finora ottenuti non devono però farci credere che la strada, anche se tracciata a grandi linee, ci possa consentire di percorrere il cammino futuro in maniera agevole. Le difficoltà e gli ostacoli il più delle volte si presentano in maniera imprevista e dobbiamo perciò avere a disposizione le risorse e le motivazioni giuste per 90 91 SUDAFRICA SUDAFRICA SUDAFRICA Sudafrica 92 Una terra in capo al mondo, dove i neri hanno duramente combattuto per i loro diritti guidati da un leader carismatico, Nelson Mandela, e dove finalmente l’odioso regime dell’apartheid è stato sconfitto e la nazione arcobaleno ha ripreso a essere una patria per tutte le sue numerose etnie. Le persone scacciate ed esiliate dalla loro terra sono tornate e con esse è esploso in modo dirompente il problema della casa, del lavoro, dell’istruzione e dell’Aids. I profughi tornati in Sudafrica raramente parlavano l’inglese e i loro figli non parlavano nemmeno i vari dialetti locali perché nati in Zambia, Tanzania o Angola avevano imparato dialetti del posto e non sapevano comunicare neanche con i loro parenti rimasti a casa… In questa babele impressionante il problema del lavoro e della casa - risolto con il proliferare di immense townships, baraccopoli simili alle favelas brasiliane - ha costituito un freno pericoloso all’istruzione dei ragazzi tornati in patria e di quelli rimasti, tutti liberi di frequentare la scuola ma senza alcun mezzo economico ed alcuno strumento culturale per riuscire a farcela. Barbara Watson, Sister Helena, Anastasia, Jackie Stevenson, Anka sono le splendide collaboratrici che hanno permesso al Mais di aiutare tanti ragazzi meno fortunati a lottare ad armi pari nel mondo della scuola e del lavoro. Quest’anno (2007) avremo i primi laureati… 93 SUDAFRICA SUDAFRICA Popolazione Popolazione sotto i 14 anni Crescita demografica annua Quoziente di fecondità Aspettativa di vita HDI (indice sviluppo umano) Mortalità infantile Orfani Orfani a causa dell’HIV-AIDS Tasso HIV/AIDS Popolazione sotto la soglia di povertà Debito estero (miliardi dollari US) Tasso alfabetizzazione (15 anni +) Disoccupazione PIL 44.187.637 29.7% -0.11% 2,2 bambini nati/donna 42,73 anni 0.653 - 121esimo su 177 stati 60,66 morti/1.000 nati vivi 2.500.000 1.200.000 21.5% 50% 31.1 86.4% 26% / 40% 196.300 milioni dollari FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF 94 95 SUDAFRICA Popolazione Coniata dall’Arcivescovo Desmon Tutu, l’espressione “nazione arcobaleno” è ormai l’icona e l’immagine stessa del Sudafrica, in quanto riesce a catturare al meglio l’essenza dello straordinario mix di differenze culturali, tribali e linguistiche che compongono questo spettacolare Paese. Nel 2006 il paese contava 44.187.637 abitanti, di cui il 75,2% era costituito da neri, il 13,6% da bianchi, l’8,6% da etnie miste, dette coloured, e il 2,6% da asiatici. I neri appartengono a numerosi gruppi etnici bantu, tra cui gli zulu, gli xhosa, i sotho, i tswana, i venda, gli ndebele, i tsonga, gli swazi e i pedi. Di questi, gli zulu sono il gruppo più numeroso e rappresentano il 20% della popolazione globale. La maggior parte dei bianchi discende dagli inglesi, dai tedeschi e dagli olandesi, primi colonizzatori europei conosciuti come afrikaner (o boeri) che rappresentano circa il 60% della popolazione bianca. I coloured, che abitano soprattutto nelle province del Capo, sono di razza mista, derivati principalmente da incroci tra neri e afrikaner. La maggior parte degli asiatici ha origini indiane e si trova soprattutto nella provincia di KwaZulu-Natal. Anche un piccolo gruppo di origine malese è compreso nella popolazione asiatica e vive prevalentemente nelle province del Capo. Lingua. Dal 1994 il Sudafrica conta undici lingue ufficiali. All’afrikaans, variante della lingua olandese parlata dalla maggior parte degli afrikaner e dei coloured, e all’inglese, usato come prima lingua dai bianchi e da numerosi asiatici e neri, si sono aggiunte nove lingue bantu: zulu, xhosa, venda, ndbele, sotho, tswana, tsonga, swazi e pedi. Per gran 96 SUDAFRICA parte delle popolazioni di colore il bantu rimane la prima lingua. Religione. Circa il 68% della popolazione è di religione cristiana, principalmente protestante. Gli afrikaner appartengono prevalentemente alla chiesa riformista olandese, mentre la maggior parte dei bianchi anglofoni appartiene alle chiese anglicana, metodista o cattolica. Numerose chiese indipendenti praticano religioni sincretiche che combinano il cristianesimo con culti tradizionali africani. Molto diffusi sono i culti animisti. La maggior parte dei Sudafricani di origine asiatica è induista o musulmana. 97 SUDAFRICA Storia del Sudafrica Intorno a 10.000 anni fa, questa regione era abitata principalmente dai San o “boscimani", a cui si unirono in tempi più recenti (circa 2000 anni fa) i Khoikhoi ("ottentotti"). Il primo europeo ad arrivare in Sudafrica fu il portoghese Bartolomeu Dias, che nel 1486 oltrepassò il Capo di Buona Speranza; furono però gli olandesi i primi a crearvi un insediamento. Il 6 aprile 1652, Jan van Riebeeck fondò quella che sarebbe poi diventata Città del Capo, come stazione di rifornimento per le imbarcazioni della Compagnia Olandese delle Indie Orientali. I coloni olandesi si dedicavano principalmente all’allevamento, e ricevettero il nome di boeri, “contadini", o afrikaner. L’avanzata napoleonica in Europa, con la successiva caduta dell’Olanda, portarono il Regno Unito a tentare a più riprese l’occupazione militare della Colonia del Capo, formalmente annessa nel 1806. I boeri non accettarono di buon grado l’occupazione britannica, specie quando il Regno Unito dichiarò l’abolizione ufficiale dello schiavismo. La scoperta di miniere di diamanti (1867) e oro (1886) incoraggiò ulteriormente l’immigrazione e l’interesse dell’Impero Britannico per Cape Colony e per l’entroterra colonizzato dai boeri. Le mire espansionistiche inglesi sfociarono in due successive Guerre Boere. Mentre nella prima di queste guerre (1880-1881), i boeri riuscirono ad avere la meglio, la Seconda Guerra Boera (1899-1902) vide la vittoria britannica. Nel trattato si specificava anche che i “neri” non avrebbero avuto diritto di voto in nessuna delle provincie del Sudafrica eccetto la Colonia del Capo. 98 SUDAFRICA Nel maggio del 1910 nacque l’Unione del Sudafrica, sotto la dominazione della corona inglese. Nessun potere fu riconosciuto alle popolazioni indigene che, dal canto loro, mentre il paese cresceva sotto la spinta delle miniere di diamanti e dei giacimenti d’oro, avevano abbandonato la loro vita nomade per trasferirsi nelle grandi città. Tagliati fuori dalla vita politica e amministrativa dello stato i neri fondarono nel 1912 l’African National Congress (ANC). Intanto l’insofferenza degli Afrikaner per la dominazione inglese e il loro spirito di supremazia, che si esprimeva attraverso una politica di segregazione razziale, trovò sfogo nell’elezione del National Party (NP) eletto a suffragio universale (limitato ovviamente ai bianchi) nel 1948. Con l’andata al governo del NP cominciò la pagina più buia del Sudafrica, quella che noi conosciamo con il nome di apartheid che diede origine a sanguinosi scontri e violenze, arresti di massa e omicidi politici che isolarono il paese dal resto del mondo. Il culmine si raggiunse nel 1960 con la sanguinosa repressione di Sharpeville in cui furono uccisi 69 neri. La condanna dell’occidente fu unanime. Nel 1961 il Sudafrica fu espulso dal Commonwealth e divenne una Repubblica indipendente. Nel 1964 Nelson Mandela, leader dell’ANC, fu incarcerato e gli scontri nel paese continuarono senza sosta tra le proteste internazionali. Mandela, Sisulu, Mbeki e altri furono accusati di sabotaggio e condannati all’ergastolo nella prigione di Robben Island. Durante questi lunghi anni di detenzione Mandela continuò ad essere il punto di riferimento di quelli che lottavano per il riconoscimento dei diritti dei neri come Steve Biko, coraggioso giornalista ucciso in circostanze misteriose 99 SUDAFRICA mentre era detenuto. La protesta di Soweto (1976), iniziata come manifestazione scolastica contro l’imposizione della lingua afrikaans per l’insegnamento di alcune materie e sfociata con il massacro di centinaia di studenti inermi, risvegliò la coscienza internazionale con il conseguente boicottaggio commerciale, il blocco degli investimenti e l’embargo sul petrolio. La situazione mutò solo nel 1989 quando alla guida del paese fu eletto De Klerk: il nuovo Presidente fece rilasciare nel 1991 Nelson Mandela e cominciò immediatamente le contrattazioni per indire nuove elezioni. Nel 1994 il Sudafrica ebbe per la prima volta nella sua storia delle elezioni libere basate sulla formula “un uomo, un voto". Il partito dell’ANC vinse con una maggioranza schiacciante e Nelson Mandela divenne il primo Presidente nero del Sudafrica. A seguito delle elezioni le sanzioni internazionali contro il Sudafrica furono tolte e il paese cominciò a lavorare alla sua nuova Costituzione che fu varata definitivamente dal Presidente Mandela il 10 dicembre del 1996. Dopo il ritiro di Mandela nel 1999 il nuovo Presidente del Sudafrica è Thabo Mbeki, (eletto il 2 giugno 1999 e riconfermato nell’aprile del 2004), una figura influente della scena politica africana anche al di fuori del Sudafrica. Fu un promotore del NEPAD e dell’Unione Africana e svolse un ruolo rilevante nei trattati di pace in Rwanda, Burundi e nella Repubblica Democratica del Congo. La sua visione politica mira al cosiddetto Rinascimento africano; secondo Mbeki, è prioritario per l’Africa smettere di dipendere dagli aiuti stranieri e cercare una soluzione interna ai propri problemi economici, politici e sociali. 100 SUDAFRICA Questo “nuovo stato” che è passato attraverso anni di feroci guerre intestine è riuscito, con grandi sforzi, a uscire dal suo isolamento internazionale e a costruire una vera democrazia. Nessuno vuole dimenticare gli errori del passato, ma oggi, tutto il Sudafrica guarda in avanti per riguadagnare gli anni perduti e ricucire le ferite. 101 SUDAFRICA Il problema dell’AIDS ed il Sudafrica Secondo le stime dello UNAIDS e della Organizzazione Mondiale per la Sanità, si registra attualmente in Sudafrica il più alto numero di persone contagiate dall’HIV al mondo, con 320.000 vittime nel 2005 ed un aumento crescente nel 2006. Il diffondersi dell’epidemia è stato in parte facilitato dal perdurare degli effetti dell’apartheid. Povertà, ignoranza, inadeguatezza del sistema sanitario, unitamente ai consistenti movimenti migratori della popolazione, hanno contribuito al dilagare dell’AIDS. L’elevata incidenza della malattia tra i lavoratori avrà conseguenze sull’industria e sulla stessa economia dell’intera area geografica: il prodotto interno lordo, che misura lo sviluppo di un paese e la conseguente crescita della ricchezza, potrebbe infatti diminuire del 17% entro il 2010 a causa dell’AIDS. L’IPS, Inter Press Service News Agency, segnala la crescente preoccupazione degli attivisti impegnati nella lotta all’AIDS per le conseguenze delle dichiarazioni dell’Ex vicepresidente Sudafricano Jacob Zuma, il quale ha affermato di aver scongiurato il rischio di contrarre il virus dopo aver avuto rapporti sessuali con una donna sieropositiva facendo immediatamente una doccia. Zuma non è però l’unico leader Sudafricano le cui affermazioni suscitano stupore nella comunità internazionale. Il presidente Thabo Mbeki, a sua volta, è stato accusato di minacciare gli sforzi per contenere l’epidemia mettendo in discussione il legame tra HIV e AIDS. Durante la XVI Conferenza annuale sull’AIDS tenutasi a Toronto il 22 agosto 2006, l’inviato speciale dell’ONU per 102 SUDAFRICA l’AIDS in Africa, Stephen Lewis, ha dichiarato che il governo del Sudafrica rimane invisibile, lento e inoperoso sull’introduzione della terapia con farmaci antiretrovirali per l’HIV, preferendo piuttosto promuovere “cure” con succo di limone, aglio e barbabietola. Il processo per stupro all’ex vice-presidente ha anche rinfocolato il dibattito sullo stupro - questione sempre calda in un Paese in cui, secondo il People Opposing Woman Abuse, viene stuprata una donna ogni 26 secondi. In Sudafrica stupro e violenza sessuale contro donne e ragazze sono le cause fondamentali dell’epidemia di HIV: più di cinque milioni di persone in Sudafrica convivono con HIV e AIDS e il tasso di adulti sieropositivi è di circa il 25%, un numero superiore ad ogni altra nazione. Si stima che entro il 2010 tra 5 e 7 milioni di persone moriranno a causa del virus. Economia L’economia Sudafricana è la più forte e la più sviluppata del continente. Fino alla prima guerra mondiale essa si basava principalmente sulle risorse minerarie (specialmente diamanti e oro), destinate all’esportazione, e sull’agricoltura. Dopo il 1945 l’industria manifatturiera ha registrato un rapido sviluppo ed è oggi il settore trainante. Un’altra area in forte espansione è quella dei servizi finanziari (il paese ha il settore finanziario più sviluppato dell’Africa subsahariana). Nel 2004 il prodotto interno lordo era di 212.777 milioni di dollari USA, pari a un PIL pro capite di 4.680 dollari USA. L’apartheid ha ovviamente lasciato un’impronta profonda nella società Sudafricana. Ancora oggi si registra un grande 103 SUDAFRICA divario tra le condizioni socio-economiche dei bianchi, il cui tenore di vita è simile a quello dei paesi più sviluppati, e quelle della popolazione di colore, di cui oltre la metà vive al di sotto della soglia di povertà. Le differenze tra bianchi e neri sono evidenti in tutte le sfere della vita Sudafricana. Il reddito medio di una famiglia di colore è 7 volte inferiore a quello di una famiglia bianca. Metà della popolazione nera è priva di lavoro e un quarto abita in baracche. La speranza di vita di un nero è di 57 anni (73 quella di un bianco) e la mortalità infantile del 57 per mille (13 per mille per i bianchi). Come eredità delle leggi sulla segregazione residenziale, i bianchi abitano generalmente nel centro delle aree urbane, mentre i neri vivono nelle townships situate in periferia. Dagli inizi degli anni Novanta si registra tuttavia un crescente trasferimento di famiglie di colore di ceto medio verso le zone residenziali precedentemente riservate ai bianchi. Il tasso di disoccupazione rispecchia la persistente discriminazione razziale; basti pensare che la disoccupazione interessa il 50% della popolazione nera, il 27% della popolazione meticcia, il 17% della popolazione asiatica e solamente il 6% della popolazione bianca. SUDAFRICA sfruttamento sessuale a scopo di lucro dei bambini che vivono sulle strade; dall’altra gli abusi sessuali all’interno delle stesse famiglie. Gli studi mostrano che circa una ragazza su tre è vittima di abuso sessuale e che circa 28.000 bambini sono esposti allo sfruttamento sessuale a scopo di lucro. Unitamente all’aumento dei casi di prostituzione c’è anche stato un aumento del commercio degli esseri umani, con lo sviluppo di strutture simili alla mafia: sempre più frequentemente donne e bambini dei paesi confinanti, ed anche di altre parti del mondo, sono rapiti e portati in Sudafrica per essere venduti nel mercato della prostituzione. Questo nonostante il Sudafrica abbia ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del Bambino il 16 giugno 1995 e si è impegnato a proteggere i bambini contro tutte le forme di sfruttamento e abuso sessuale. Sfruttamento sessuale dei bambini L’apertura del paese dopo la fine dell’apartheid e l’espansione del turismo, unitamente ad altri fattori, hanno condotto alla crescita delle infrastrutture per il tempo libero. Ciò a sua volta ha provocato la crescita della prostituzione e del traffico di esseri umani. In particolare i bambini nelle città sono soggetti a una duplice minaccia: da una parte lo 104 105 SUDAFRICA SUDAFRICA Istruzione e cultura L’eredità lasciata dal regime dell’apartheid risulta particolarmente evidente nel campo dell’istruzione. A partire dalla metà degli anni Ottanta il governo ha aumentato considerevolmente la spesa per l’istruzione della popolazione nera. Tuttavia, nonostante la segregazione negli istituti scolastici sia stata abolita, gran parte dei bambini di colore frequenta ancora oggi istituti scarsamente attrezzati. Agli inizi degli anni novanta la spesa per l’istruzione degli studenti bianchi era quattro volte superiore rispetto a quella degli studenti di colore. Oggi il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta è dell’87,1% (2005), ma l’analfabetismo è di quasi il 50% per i neri, mentre quello dei bianchi è praticamente nullo. Il 10,2% della popolazione non riceve l’istruzione scolastica. Il numero di persone tra i 7 e i 24 anni che non frequentano la scuola è di 4.529.000. La percentuale, tra questi, che non frequenta la scuola a causa delle alte tasse scolastiche è il 35,4%. 106 L’istruzione è obbligatoria tra i 7 e gli 11 anni. L’istruzione primaria dura 7 anni ed è divisa in una sezione inferiore (della durata di due anni) e una superiore. Il Sudafrica possiede numerose università, attualmente aperte a tutti i gruppi etnici, dove gli insegnamenti vengono impartiti in afrikaans o in inglese. Gli atenei più antichi e più prestigiosi restano comunque, per ora, frequentati prevalentemente da bianchi. Dopo lo smantellamento del sistema dell’apartheid, tuttavia, un numero sempre crescente di studenti neri frequenta gli atenei un tempo riservati ai bianchi. 107 SUDAFRICA SUDAFRICA IL MAIS IN SUDAFRICA Il Mais in Sudafrica ha attivato due progetti di sostegno a distanza, uno a Johannesburg (nel sobborgo di Yeoville) e uno a Mmakaunyane (zona rurale del distretto della città di Pretoria). LUOGO REFERENTE RESPONSABILE IN ITALIA PROGETTI NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007) Johannesburg (Yeoville) Pretoria Jackie Stevenson Loredana Rabellino SaD individuale finalizzato all’istruzione Microprogetti di autosviluppo Case Accoglienza 300 + 75 Il Progetto YEOVILLE Il progetto di adozioni a distanza a Yeoville è nato nel 1993 con l’apertura della prima scuola statale multirazziale. La Yeoville Community School (YCS) nasce per accogliere i figli degli esuli Sudafricani che rientravano nel loro Paese. Furono 3.500 gli esiliati che rientrarono nell’immediato in Sudafrica dopo la fine dell’apartheid, molti di loro in età scolare. Per questa ragione, alcune organizzazioni sociali e religiose, di raccordo con il Governo Sudafricano, realizzarono a Yeoville (un sobborgo di Johannesburg) un progetto multieducativo, lo Yeoville Community Education Project, ovvero una scuola elementare e superiore, un centro di sostegno psico-socioeconomico rivolto sia ai ragazzi sia alle loro famiglie (lo 108 Yeoville Educational Polyclinic, ovvero il Policlinico Educativo). Furono così realizzate la Yeoville Community School e la Barnato Park High School per 280 ragazzi delle scuole superiori. L’African National Congress e il Consiglio Ecumenico delle Chiese Sudafricane furono garanti di questa iniziativa che aveva il duplice fine di sviluppare concreta e immediata solidarietà verso le vittime più indifese dell’apartheid e contribuire a rafforzare quei valori universali anti-razzisti e di rispetto della persona umana, per i quali si combatte e si soffre in varie parti del mondo. La scuola fu fondata attraverso il sostegno del Sacred Heart College, della Scuola Cattolica di Johannesburg e del Batlagae Trust. Quest’ultima è la fondazione della quale faceva parte la prima referente del progetto Mais in Sudafrica, Barbara Watson. La Watson è stata membro dell’ANC, della “Commissione Nazionale per la Verità e la Riconciliazione” (presieduta dall’Arcivescovo Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace nel 1984). Dal 1993 al 1996 è stata anche la direttrice dello Yeoville Educational Polyclinic. Yeoville Educational Polyclinic Il Policlinico nacque nel 1993 come programma di supporto psicologico, pedagogico e professionale attraverso un gruppo multidisciplinare. Era un centro specializzato in servizi sociali, servizi psicologici, nella terapia occupazionale e indirizzato ad incontrare i numerosi e urgenti bisogni della comunità locale. Il centro forniva un supporto terapeutico ai bambini, alcuni dei quali già coinvolti nel progetto Mais, per esempio i gemelli 109 SUDAFRICA Hay, oggi diplomati, lo frequentavano nel 1998, organizzava corsi di addestramento per insegnanti e corsi rivolti ai genitori per stimolare la partecipazione alla vita scolastica dei loro figli. Al Policlinico andava il 5% del sostegno devoluto ai bambini della Yeoville Community School. Fu chiuso nel febbraio del 2001 per mancanza di fondi. Attività del progetto L’intervento del Mais a Yeoville si muove lungo tre direttrici: 1. la scolarizzazione dei bambini che non potrebbero studiare; 2. la casa famiglia per i bambini (abbandonati oppure orfani o sieropositivi); 3. il microprogetto di autosviluppo, “Gruppo Cucito”. 1. SOSTEGNO FINALIZZATO ALL’ISTRUZIONE In Sudafrica la scuola è ancora un lusso che pochi si possono permettere. La maggior parte della popolazione nera vive in uno stato di indigenza totale, ma anche coloro che svolgono lavori saltuari non hanno la possibilità di pagare la retta scolastica (sono circa il 35%), l’uniforme ed il materiale didattico. Oltretutto, il Ministero della Pubblica Istruzione non ha fondi per poter sostenere la scuola statale e concorre alle spese per l’istruzione pagando esclusivamente lo stipendio del personale docente. Tutte le restanti spese sono a carico della scuola. Al ritmo attuale, l’Africa sub-sahariana dovrà attendere fino al 2129 per raggiungere l’obiettivo dell’istruzione primaria universale o fino al 2016 per ridurre di due terzi la mortalità infantile. Nei tredici anni di attività del Mais, le scuole coinvolte nel 110 SUDAFRICA progetto Yeoville del Mais sono diventate nove. Il Progetto di Sostegno a Distanza Yeoville del Mais si è prefisso sin dall’inizio di coinvolgere il maggior numero possibile di rifugiati. Dato che il Governo Sudafricano non riesce ad espletare in tempi brevi tutte le pratiche di riconoscimento dello status di rifugiato a chi proviene dai paesi vittime di guerre o a perseguitati politici, l’inserimento nel tessuto socio-economico di questi individui risulta oltremodo complicato, considerando che nella maggior parte dei casi si tratta di madri di famiglia con figli a carico, provenienti da paesi in cui la lingua madre non è l’inglese, analfabete e prive di mestiere. Infatti, fino al momento in cui non viene riconosciuto lo status di rifugiato, il richiedente non può ottenere il permesso di lavoro e non ha diritto all’assistenza medica. In questo contesto il Progetto di Educazione Primaria e Secondaria Yeoville in favore dei Rifugiati acquista un valore importante nella risoluzione di problematiche sociali complesse, in una delle città con i più alti tassi di criminalità e disagio giovanile del Sudafrica. 2. LE CASE FAMIGLIA MAIS: SAINT CHRISTOPHER’S CASA CATELLO - CASA CATERINA Il diffondersi dell’AIDS, l’estrema povertà e la disoccupazione hanno creato un numero sempre più alto di ragazzi orfani e abbandonati, problema che il Progetto Yeoville sente in modo particolare occupandosi principalmente di ragazzi indigenti. Per questo nel 1999 è stata aperta la Casafamiglia Saint Christopher’s che al momento ospita 19 tra bambini e bambine. La Casa è attualmente sostenuta con parte dei contributi provenienti dal progetto di Sostegno a 111 SUDAFRICA Distanza. Nel 2001, grazie a una raccolta di fondi, la casa è stata acquistata. Data la continua presenza di casi di bambini orfani o abbandonati, nel 2005 è stato avviato un progetto per l’apertura di una seconda struttura. Sono stati acquistati tre appartamenti adiacenti, nella zona di Yeoville, che dopo lavori di ristrutturazione, sono diventati due: Casa Catello e Casa Caterina, che consentono l’accoglienza di un massimo di 16 persone. Al momento sono ospitate solo 9 ragazze alla fine del ciclo scolastico superiore, in attesa di essere inserite nel mondo del lavoro. I beneficiari diretti del progetto 1. gli studenti Sudafricani, provenienti dalle townships di Johannesburg, frequentano la scuola primaria e secondaria; 2. gli studenti rifugiati; 3. gli ospiti Sudafricani e quelli rifugiati, orfani o abbandonati, che risiedono nelle tre case famiglia del Mais. A tutti viene garantito l’accesso all’istruzione, il vitto, l’alloggio, il vestiario e l’assistenza sanitaria. SUDAFRICA 3. MICROPROGETTI. IL GRUPPO CUCITO Il Progetto Gruppo Cucito di Yeoville è costituito da mamme in attesa che venga loro riconosciuto lo status di rifugiate e, dunque, costrette dalla legge a non procurarsi un reddito, che si incontrano presso la Casa Famiglia Saint Christopher’s per cucire borse, zaini, porta cellulari, porta bottiglie, arazzi, etc. Questo materiale viene offerto ai sostenitori del Mais durante le diverse manifestazioni pubbliche alle quali l’associazione partecipa. I soldi raccolti vengono destinati interamente alle donne che possono, in questo modo, provvedere al sostentamento della loro famiglia. Il gruppo cucito è anche diventato spontaneamente un momento di aggregazione femminile: le donne parlano dei loro problemi, dell’educazione dei figli e delle difficoltà che incontrano quotidianamente. In questo modo si sentono meno sole in un paese straniero che le ospita perché costrette a emigrare a causa della guerra o della povertà. I beneficiari indiretti del progetto 1. i genitori degli alunni. Grazie al progetto Yeoville, queste famiglie hanno la possibilità di poter far frequentare la scuola ai propri figli e garantire loro una educazione completa; 2. la comunità locale di Yeoville. Grazie alle attività di formazione scolastica, giovani sudafricani e rifugiati, crescono l’uno accanto all’altro, garantendo così un miglior inserimento nel tessuto sociale di questi ultimi. 112 113 SUDAFRICA Progetto PRETORIA Mmakaunyane è un villaggio del Sudafrica in una zona rurale della periferia di Pretoria. La maggior parte degli abitanti sono disoccupati e quelli che hanno un lavoro si recano ogni giorno a Pretoria spendendo quasi tutto il loro stipendio per il viaggio. Vivono in case di fango e i bambini camminano anche 2 ore per andare a scuola. Di recente, una legge nazionale prevede che i ragazzi non debbano percorrere distanze a piedi superiori ai 10 km per raggiungere la scuola. Problemi della comunità Povertà Il tasso di disoccupazione è molto alto, non ci sono fondi, non c’è un programma alimentare, non ci sono ospedali e tutte quelle strutture di minima assistenza che permetterebbero di vivere meglio. La zona è sovrappopolata, c’è un alto tasso di natalità e non esistono progetti di formazione per la gente. 114 SUDAFRICA La maggior parte della gente vive in baracche di lamiera, non hanno acqua corrente, pochi hanno la corrente elettrica e i servizi igienici. Nei cortili delle case ci sono dei bidoni per la raccolta dell’acqua piovana ma nei periodi di siccità le riserve si esauriscono in breve tempo costringendo gli abitanti a camminare chilometri per raggiungere la più vicina cisterna dell’acqua. HIV/AIDS Il villaggio di Mmakaunyane è stato severamente colpito dall’Aids. Essere sieropositivo, morire di Aids è una vergogna per la gente, pochi ammettono di esserne stati colpiti. Per questo le statistiche parlano di un misero 2%, ma la realtà è ben diversa. Conseguenza delle morti dell’Aids è l’alto numero di orfani nel villaggio; le famiglie il cui capofamiglia è un adolescente o un bambino sono in continuo aumento, spesso si tratta di ragazze di circa 12 anni. I membri della famiglia allargata, grande e importante tradizione africana, sono costretti a prendersi cura dei figli dei loro parenti deceduti quando vi è carenza di cibo anche per loro. Questa tradizione sta ormai scomparendo perché troppi sono gli orfani di cui i parenti si devono occupare. Visto che a Mmakaunyane il problema dell’AIDS è diventato una terribile spada di Damocle, Anastasia Baloy, la collaboratrice di Jackie Stevenson nell’organizzazione del progetto, insieme ad altri educatori hanno organizzato una campagna d’informazione, manifestazioni di protesta e seminari sull’AIDS ai quali i nostri ragazzi hanno partecipato. Le infermiere della clinica del villaggio ogni mercoledì danno lezioni sull’argomento a giovani e adulti. 115 SUDAFRICA Sostegno finalizzato all’istruzione Il progetto del Mais ha avuto inizio nel 1992, in regime apartheid, quando il villaggio, come tutte le zone abitate da neri, era privo di qualsiasi struttura scolastica e assistenziale. Solo da pochi anni c’è l’elettricità e l’acqua corrente. Il progetto prevede il sostegno a distanza di 73 bambini per consentire loro di frequentare la scuola, comprare i libri e le divise, pagare le spese di trasporto. La maggioranza di questi bambini vive con un solo genitore o con un parente a causa dell’AIDS che ha colpito seriamente il villaggio. SUDAFRICA I ragazzi vengono seguiti da una operatrice del posto, Anastasia Baloy, con l’aiuto di Jackie Stevenson, ex direttrice della Yeoville Community School e referente degli altri nostri progetti a Yeoville e nello Swaziland. Anastasia in passato ha fatto parte del programma del Mais come ragazza sostenuta a distanza. I genitori sono estremamente entusiasti del nuovo modo di operare del progetto. Vogliono, e ne hanno il diritto, essere coinvolti nell’educazione dei loro ragazzi. Sono molto riconoscenti verso il Mais e spesso raccontano delle difficoltà che li stiamo aiutando a superare. Il progetto agricolo comunitario Di recente è stato avviato un progetto agricolo e si stanno studiando altri modi per combattere la povertà del villaggio, avviando altri microprogetti di autosviluppo. Il Progetto agricolo, anche detto “orto comunitario”, è stato attivato in collaborazione con l’Istituto Agrario “Emilio Sereni” di Roma. L’Istituto è stata una delle prime scuole romane coinvolte nel progetto di sostegno a distanza della “Yeoville Community School” e attualmente sostiene due ragazzi. I ragazzi della scuola romana sono stati coinvolti in prima persona nella raccolta di fondi per il sostegno a distanza con mercatini ed iniziative varie e alcuni di loro sono partiti per Mmakaunyane nel novembre del 2006 per realizzare, insieme alla popolazione locale, un campo orticolo, un frutteto e un vigneto. Tale progetto di collaborazione tra l’Istituto e la comunità di Mmakaunyane è stato presentato dal Mais alla Provincia di Roma la quale ha partecipato alla sua realizzazione. 116 117 SUDAFRICA Il Progetto prevede la coltivazione di ortaggi e alberi da frutta con i quali produrre marmellate e conserve. Il progetto vede, tra gli altri, il coinvolgimento di 40 donne del villaggio. Ecco la testimonianza dei ragazzi italiani dell’istituto agrario: “Il lavoro è stato duro per tutti. Ogni giorno la sveglia era alle 4 del mattino ma siamo riusciti a completare una porzione dell’appezzamento, lasciando una speranza e del lavoro a chi prima non ne aveva”. SUDAFRICA Testimonianza di Porthia Avevo cinque anni, e presto ne avrei compiuti sei, quando mia madre cominciò a cercarmi una scuola. Era gennaio del 1993 e l’anno scolastico era già iniziato. Andavamo in giro per Yeoville, un sobborgo di Johannesburg dove vivevamo a quel tempo, in cerca di una scuola che mi accettasse. I giorni passavano, ma non avevamo avuto fortuna. Per un anno e mezzo mia madre era stata la mia insegnante. Sentiva che ero pronta e, inoltre, non si poteva più occupare di me durante il giorno perché aveva due lavori. Così, venne il giorno in cui oltrepassammo il cancello della Yeoville Community Primary School, la scuola elementare locale. Con mia madre che mi stringeva la mano, ci dirigemmo verso l’ufficio. Ci dissero che l’anno scolastico era già iniziato e che tutte le classi di prima elementare erano piene. Mia madre riuscì ad attirare l’attenzione di Mrs Stevenson. Aveva negli occhi uno sguardo che diceva che questa era la sua ultima risorsa. Mi chiamò e seguimmo Mrs Stevenson nel suo ufficio. Dopo una lunga conversazione Mrs Stevenson acconsentì, dicendo che avrei potuto iniziare la scuola il prima possibile. Una volta a casa pensammo al fatto che non avevo la divisa scolastica, ma mia madre ebbe un’idea. Il giorno dopo mi alzai presto, mi misi una camicia bianca e un vestito marrone e andai a scuola. Non mi sentivo un pesce fuor d’acqua, dato che in quel momento molti bambini non avevano la divisa corretta. Mi feci tanti amici e a scuola andavo molto bene. Un pomeriggio Mrs Stevenson mi chiamò nel suo ufficio e mi portò da Squires, un negozio di divise, e ricordo che tornai a casa con una divisa scolastica nuova di zecca. Da quel giorno seppi di fare parte del programma di sostegno a distanza del Mais. Mia madre aveva fatto molta fatica a pagare la retta scolastica, l’affitto 118 119 SUDAFRICA e il sostegno da parte del Mais arrivò come una manna dal Cielo. Non doveva più preoccuparsi che mi cacciassero da scuola perché la retta scolastica non era stata pagata. Sentiva che era suo dovere assicurarsi che eccellessi in tutto quello che facevo a scuola. Ogni giorno mi ripeteva che là fuori, da qualche parte, c’era qualcuno che metteva da parte il denaro per la mia istruzione e che dovevo prendere i voti migliori per dimostrare la mia gratitudine. Ogni anno scrivevo lettere ai miei padrini del Mais, ringraziandoli dell’aiuto e assicurando che li avrei resi orgogliosi di me. Anche Mrs Stevenson era molto orgogliosa di me e decise di mandarmi alle scuole superiori. Mia madre era felicissima. SUDAFRICA 2005 superai l’esame di maturità. La mia ambizione era di andare all’Università e ottenere una laurea in Scienze. Con l’aiuto del MAIS questo sogno è diventato realtà. Attualmente studio all’Università di Johannesburg e frequento il corso di laurea in Biochimica e Fisiologia Umana. La mia ambizione è quella di diventare genetista. Grazie all’aiuto del MAIS ho ricevuto una buona istruzione e ho potuto cogliere un’opportunità per me unica. Di questo sarò per sempre grata. Il Mais continuò a sostenermi finanziariamente anche alla Athlone Girls High School. Io continuavo ad eccellere nei risultati scolastici, ottenendo riconoscimenti di merito alla fine di ogni semestre. In quel momento la situazione cominciò a diventare difficile perché mia madre si ammalò e non poteva più lavorare. Sopravvivevamo dipendendo unicamente da un sussidio statale. Ciononostante rendevo grazie a Dio ogni giorno di avere almeno la possibilità di ricevere un’istruzione e speravamo che in futuro le cose migliorassero. Nel 2002 incontrai per la prima volta la mia famiglia di sostegno a distanza e fu molto emozionante, per me come per loro. L’anno 2002 fu anche l’anno che segnò più profondamente la mia vita perché persi la persona a me più vicina, quella che più faceva il tifo per il mio successo. Persi il pilastro che mi sosteneva, la donna che aveva perseverato per farmi entrare nella scuola che ha formato la mia persona. Persi mia madre per colpa di un cancro. L’unica altra persona che poteva darmi la forza di continuare, Mrs Stevenson, venne in mio soccorso. Mi prese sotto la sua ala protettiva, come avrebbe voluto mia madre. Andai a vivere nella casa famiglia di Saint Christopher’s, dove mi trovavo quando nel 120 121 SUDAFRICA Testimonianze di Terrence e Tyrone Hay Terrence e Tyrone sono due gemelli abbandonati in un orfanotrofio. Una famiglia si interessa al loro caso e decide di adottarli ma, da lì a qualche anno, il padre adottivo muore e la mamma da sola non riesce a provvedere al mantenimento dei ragazzi, le spese scolastiche sono alte e si vede costretta a rimandare i ragazzi in orfanotrofio. In quei giorni incontra il Mais, attraverso Jackie Stevenson, e i ragazzi entrano a far parte del progetto di sostegno a distanza. Da allora i ragazzi hanno sempre studiato con serio impegno, ottenendo sempre ottimi risultati. Oggi si sono diplomati e, grazie al loro impegno scolastico, la loro buona volontà e il nostro aiuto, sono ormai degli adulti con un brillante futuro dinanzi a loro. SUDAFRICA LETTERA DI TERRENCE HAY Cari amici, colgo l’occasione per ringraziarvi per avermi aiutato in tutti questi anni. Grazie al vostro aiuto ho superato l’esame di maturità e mi sono diplomato con lode l’anno scorso. Ho poi continuato a seguire dei corsi ed allo stesso tempo a lavorare, per poter avere più opportunità di riuscita nel mondo del lavoro. Vi sono enormemente grato per il vostro aiuto e la vostra sensibilità. Senza di voi non sarei mai arrivato dove mi trovo oggi. Con affetto, Terrence Hay LETTERA DI TYRONE HAY Cari amici colgo l’occasione per ringraziarvi per l’aiuto che mi avete dato. Ho appena superato l’esame di maturità e grazie alla vostra generosità le porte del mondo si sono aperte davanti a me e ve ne sono enormemente grato. Ho vinto una borsa di studio della multinazionale Opel, seguirò un corso di tre anni per diventare allenatore sportivo. Una volta ottenuta la certificazione spero di poter avere la possibilità di allenare in qualche altro paese oltreoceano. Niente di tutto questo sarebbe accaduto senza il vostro aiuto. Tutto questo l’ho ottenuto grazie alla sensibilità e generosità vostra e di Mrs. Stevenson. Ancora una volta grazie di cuore. Con affetto, Tyrone Hay 122 123 SWAZILAND SWAZILAND SWAZILAND Swaziland 124 Molti si saranno chiesti: perché proprio lo Swaziland, perché il Mais vuole costruire scuole, cliniche e quant’altro proprio lì? Qualche risposta forse l’abbiamo. Lo Swaziland è uno staterello (o meglio, un regno) con circa un milione di abitanti quasi inglobato nel Sudafrica, dove abbiamo già dei progetti molto attivi, a poche ore di viaggio da Joburg. Il paese assurge agli onori della cronaca una volta l’anno, quando viene organizzata la cerimonia delle vergini, offerte al re per arricchire e rinnovare il suo harem… Ma non è questo il motivo che ci ha spinto ad iniziare dei progetti nel paese. Forse non tutti sanno che nello Swaziland, in proporzione, vi è la più alta percentuale di sieropositivi per HIV al mondo quasi il 50% della popolazione - e l’assistenza sanitaria è qualcosa di estremamente precario e affidata a poche centinaia di operatori, medici e infermieri, che lavorano nei centri più grandi. Con questa crescente morbilità è d’obbligo intervenire con un programma serio di prevenzione e al tempo stesso di cura dei sieropositivi. Certamente l’intervento del Mais, come spesso succede, è solo una goccia nel mare, ma dalla nostra abbiamo un fiore all’occhiello: Jackie Stevenson, responsabile di Mais Africa, molto legata per motivi personali al paese, che ha preso veramente a cuore il problema e ha già raggiunto risultati visibili: scuole restaurate, aule costruite, la clinica ormai terminata, alloggi per il personale infermieristico in via di ultimazione. Questo è il nostro impegno in un paese che sta correndo il rischio di scomparire… 125 SWAZILAND SWAZILAND Popolazione Popolazione sotto i 14 anni Crescita demografica annua Quoziente di fecondità Aspettativa di vita HDI (indice sviluppo umano) Mortalità infantile Orfani (in migliaia) Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia) Tasso HIV/AIDS Popolazione sotto la soglia di povertà Debito estero (USD) Tasso alfabetizzazione (15 anni +) Disoccupazione PIL 1.136.334 (Luglio 2006) 40.7% (2006) -0.23% (2006) 3.53 bambini nati/donna (2006) 32.62 anni 0.500 (2004) 146esimo/177 (fonte: UNDP, Report 2006) 71.85 morti/1000 nati vivi (2006) 95 (2005) 63 (2005) 33.4% (fine 2005) 69% (2006) $ 417 milioni (2006) 80.8% (2003) 40% (2006) $ 5.91 bilioni (2006) FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF 126 127 SWAZILAND Popolazione La popolazione dello Swaziland è costituita quasi esclusivamente dagli Swazi (84%); gli Zulu (10%) ancor oggi formano il secondo gruppo etnico dello Swaziland, tuttavia fortemente minoritario rispetto agli Swazi. Lo Swaziland è il paese con il più alto indice al mondo di popolazione infetta dal virus HIV: il 42,6% della popolazione adulta, secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute. L’impatto economico e sociale dell’epidemia è tale da mettere a rischio il futuro del paese: la speranza di vita è crollata da 62 a 37 anni in pochissimo tempo, il numero di orfani è oggi di 80.000 su una popolazione di poco più di 1 milione di persone, e le proiezioni danno una cifra di 200.000 nel 2015. In prima fila a subire l’impatto e a reggere il peso di questa crisi sono le comunità rurali, dove vive il 75% della popolazione e dove si concentra poco più del 20% del reddito nazionale. Nelle comunità rurali l’accesso alle risorse naturali e la vitalità delle reti di assistenza e mutuo aiuto hanno costituito, fino a oggi, una barriera importante contro la povertà: ma è un sistema che si va ormai sgretolando, con l’avanzare dell’epidemia. Il Rapporto sull’intervento umanitario dell’UNICEF 2007 denuncia che per l’epidemia dell’HIV possano divenire orfani oltre 60 mila bambini; tra i motivi correlati vi sono l’estrema povertà di chi si prende cura di loro, la presenza di genitori malati o situazioni domestiche caratterizzate da abusi e sfruttamento. A causa delle conseguenze determinate dall’AIDS, più di 1/3 delle donne e dei bambini non può avere accesso ai servizi di base, come la sanità, l’istruzione, 128 SWAZILAND l’acqua, l’igiene e l’assistenza psicosociale. Anche se i Punti di assistenza locali (Neighbourhood Care Points - NCP) aiutano molte tra le persone più povere e vulnerabili a soddisfare i propri bisogni fondamentali, solo una quota dei bambini orfani e vulnerabili (OVC), compresa tra il 20 e il 25%, riesce a beneficiarne. Nel 1995 il tasso di mortalità dei bambini minori di cinque anni era pari a 74 morti ogni 1.000 nati vivi, ora è di 156 su 1.000. Nel 2004, il 43% delle donne visitate da centri d’assistenza prenatale sono risultate positive al test dell’HIV. Ciò nonostante, appena il 10% delle donne in gravidanza ricevono i farmaci necessari a proteggere i loro nascituri dal contagio. La già difficile situazione dei bambini è ulteriormente aggravata da anni di siccità ininterrotta, le cui conseguenze hanno reso cronicamente malnutrito 1/3 dei bambini e fatto diventare dipendente dagli aiuti alimentari 1/3 della popolazione. Tale situazione è stata resa ancora più disperata dalla grave crisi alimentare che ha colpito la regione nel corso del 2006. 129 SWAZILAND Storia dello Swaziland Nonostante gli archeologi abbiano rinvenuto nello Swaziland orientale resti umani risalenti a 110.000 anni fa, la popolazione swazi è arrivata in queste zone relativamente da poco tempo: nel corso della grande migrazione bantu nell’Africa meridionale, un clan nguni che scendeva verso la costa orientale si insediò nei pressi della moderna Maputo, in Mozambico. Infine la famiglia Dlamini fondò qui una dinastia, ma verso la metà del XVIII secolo le pressioni da parte di altri clan costrinsero un re Dlamini, Ngwane III, a condurre il suo popolo a sud, nell’odierno Swaziland meridionale, nei pressi del Pongola River. Oggi gli swazi considerano Ngwane III il loro primo re. Sotto pressione degli zulu, il re successivo, Sobhuza I, si ritirò nell’Ezulwini Valley, che rimane anche ai nostri giorni il centro della regalità e dei rituali swazi. Lo Swaziland attraeva una folla eterogenea di grandi cacciatori bianchi, mercanti volubili, ferventi missionari e allevatori affamati di terre in cui far pascolare il loro bestiame. La terra del paese fu assicurata agli europei mediante la stipulazione di contratti d’affitto, ma nel 1877 gli inglesi decisero di gestire la zona a modo loro e se ne impadronirono. La Swaziland Convention del 1881 garantì l’indipendenza della nazione sulla carta, ma i suoi confini vennero notevolmente ridotti, mentre “indipendenza” si dimostrò essere soltanto una parola. In pratica, gli inglesi e i boeri perseguirono i propri interessi con risultati piuttosto confusi e, dopo la Guerra boera, lo Swaziland entrò a far parte della lunga lista di paesi amministrati da Londra. Nel XX secolo la proprietà della terra diventò un fattore di minaccia per la 130 SWAZILAND sopravvivenza della cultura swazi, dato che i re swazi erano considerati dai sudditi i custodi del regno. Con un’ampia parte del regno in mani straniere, re Labotsibeni incoraggiò gli swazi a riprendersi indietro la terra, e molti emigrarono in Sudafrica per guadagnare soldi lavorando nelle miniere. La terra ritornò gradualmente al regno, sia perché acquistata direttamente dagli swazi, sia perché restituita dal governo britannico; al momento dell’indipendenza del 1968 circa i due terzi del regno si trovavano nuovamente sotto il controllo swazi. Il governo britannico, durato per 66 anni, fu rovesciato pacificamente, e molte strade di Mbabane mantennero persino il loro nome coloniale, forse per indicare il buon ricordo che l’amministrazione coloniale aveva lasciato dietro di sé. Lo Swaziland ereditò una costituzione per gran parte elaborata dagli inglesi, ma nel 1973 re Sobhuza II la sospese per redigerne una nuova (quattro anni più tardi). I partiti di opposizione rimangono illegali, anche se nel 1995 l’Assemblea Nazionale e le case del vice primo ministro e del vice rettore dell’Università dello Swaziland furono bruciate nel corso di rivolte studentesche. In seguito a uno sciopero generale tenutosi pochi mesi dopo in quello stesso anno, ci fu un indebolimento del potere pressoché totale del re, e nel 1997 i capi di Mozambico e Sudafrica hanno tenuto dei colloqui con il re il cui tema principale era proprio il processo di democratizzazione dello Swaziland. Da allora il re Mswati da un lato e le forze democratiche dall’altro sono entrati in un circolo vizioso in cui vige il rendersi la pariglia, cercando di primeggiare senza scrupoli; le federazioni dei sindacati, impavide e in numero sempre crescente, hanno organizzato scioperi e imposto divieti all’importazione e all’esportazione. La reazione del governo è stata quella di proibire le riunioni 131 SWAZILAND sindacali e di reintrodurre la legge della detenzione di 60 giorni; per contro, i partiti democratici si sono rifiutati di riconoscere la “Legge sull’Ordine Pubblico”, che proibisce di fare propaganda di partito all’interno del regno e impone di richiedere alla polizia il permesso di riunione. A sua volta, il portavoce del re ha rifiutato di fare dichiarazioni su un rapporto “promosso” dalle Nazioni Unite circa la costituzione del paese. L’Aids costituisce una seria minaccia per lo Swaziland. Nel 2000, quando delle ricerche hanno stimato che negli ultimi due anni i malati erano stati 120.000 e i morti 50.000, il re Mswati ha ordinato ai suoi uomini di seguire il suo esempio e quello delle sue sette mogli e di sottoporsi al test dell’HIV. Nel 2002 il paese è stato colpito dalla carestia, dopo due anni di siccità ed errate misure di programmazione economica in particolare nel settore dell’agricoltura. Il governo è stato pesantemente criticato per aver speso 50 milioni di dollari (un quarto del bilancio pubblico) per l’acquisto di un jet per il re, nonostante la carestia. Nel febbraio 2004, Re Mswati III ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, a causa della grave siccità che ha colpito il paese e delle gravi perdite inferte dall’AIDS. Il nuovo primo ministro, Themba Dlamini, nominato nel novembre 2006, deve affrontare una pesante situazione di crisi. 132 SWAZILAND Economia Prodotto Interno Lordo (PIL) Tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite Popolazione sotto la linea di povertà Tasso di inflazione annuo (prezzi al consumo) Tasso di disoccupazione Esportazioni Importazioni $ 5.91 bilioni (2006) 2% (2006) $ 5.500 (2006) 69% (2006) 5.4% (2006) 40% (2006) $ 2.201 bilioni f.o.b. (2006) $ 2.274 bilioni f.o.b. (2006) FONTE: The World Factbook della CIA aggiornato all’8 Marzo 2007 Lo Swaziland è un Paese relativamente ben dotato di risorse: è favorito dal clima, specie per quanto riguarda le precipitazioni, che in quasi tutto il territorio sono sufficienti alle necessità agricole; inoltre può contare su discreti giacimenti minerari. Abbastanza sviluppata è l’industria, grazie ai molti investimenti esteri, soprattutto sudafricani, attirati nello Swaziland dalle rilevanti facilitazioni fiscali e dalla presenza di abbondante manodopera a basso costo. Non mancano certo pesanti contropartite, come la marcata dipendenza dalla Repubblica Sudafricana, nonostante il governo abbia dato avvio a talune iniziative di più ampio intervento nell’ambito dell’economia nazionale, specie nel settore dell’industria e in quello bancario e creditizio. Le più recenti trasformazioni economiche hanno interessato anche l’agricoltura, attività che rimane assolutamente fondamentale, fornendo la maggior parte dei prodotti d’esportazione. 133 SWAZILAND Ma il cuore economico del paese è nei due grandi centri urbani - Mbabane, la capitale, e Manzini, sede delle principali industrie - e nella Title Deed Land, quel 25% per cento di territorio in proprietà o in concessione ai privati, che corrisponde al 97% delle terre irrigate, ed è sede di un’agroindustria controllata da capitale sudafricano (zucchero, legname, frutta), che rappresenta la maggior fonte di reddito del paese. SWAZILAND Istruzione Il sistema scolastico dello Swaziland non prevede istruzione obbligatoria. L’insegnamento primario ha una durata di sette anni, in seguito ai quali è possibile accedere al ciclo triennale di istruzione secondaria a carattere prevalentemente tecnico-professionale. Un ulteriore triennio della scuola secondaria dà poi l’accesso all’istruzione superiore, impartita nell’Università di Swaziland, che, istituita nel 1964 a Matsapa come settore dell’Università di Botswana, Lesotho e Swaziland, ha assunto nel 1982 la denominazione attuale. La crescita media del PIL è caduta dal 6% al 2,5% negli ultimi due decenni. Inoltre, una significativa riduzione della terra disponibile - ceduta alle compagnie zuccheriere per volontà del re - ha causato un peggioramento significativo delle condizioni di vita nelle aree rurali (dove il livello di consumi è 4 volte inferiore a quello delle aree urbane) e accresciuto in modo preoccupante la pressione sull’ambiente. La terra concessa per uso agricolo ad ogni nucleo familiare è passata negli ultimi venti anni da una media di 2,7 ad una di 1,7 ettari, mentre nella Title Deed Land dei proprietari bianchi, 800 farms hanno a disposizione oltre 1.200 ettari di terreni irrigati a testa. 134 135 SWAZILAND IL MAIS NELLO SWAZILAND Lo Swaziland è un paese senza sbocco sul mare, circondato dal Sudafrica e dal Mozambico. La popolazione è di circa 950.000 persone, concentrata per il 70% in aree rurali. Lo Swaziland attualmente ha uno dei più elevati tassi al mondo di infezione da AIDS. Le generazioni produttive sono quelle più gravemente colpite, il che lascia prevedere migliaia di bambini orfani ed estremamente poveri nei prossimi dieci anni. Le comunità debbono affrontare il problema di prendersi cura di questi bambini. A causa dell’elevato tasso di disoccupazione nel sud dello Swaziland, la popolazione è estremamente povera. Molti giovani non possono frequentare la scuola a causa della disastrosa situazione economica. Il numero di orfani per AIDS sta crescendo, gettando questi bambini in uno stato di profonda indigenza. Molte organizzazioni si stanno occupando del problema delle unità familiari il cui capofamiglia è un ragazzo e stanno promuovendo la famiglia allargata. Ciononostante vi è un numero sempre maggiore di ragazzi troppo giovani per prendersi cura di se stessi, che non hanno diritto alle abitazioni concesse dallo stato e che non hanno una famiglia allargata che sia in grado di provvedere al loro mantenimento. Vista la gravità della situazione abbiamo deciso di intervenire in due modi distinti ma complementari: SWAZILAND è la Tfokotani Primary School che tradotto in italiano significa "Sii felice"; è situata a 10 km dalla piccola città di Nhlangano nel distretto di Mahamba. IL SECONDO INTERVENTO CONSISTE NELLA COSTRUZIONE DI UN CENTRO POLIVALENTE PER AIUTARE L’INTERA COMUNITÀ DI MAHAMBA (circa 20.000 persone). Il centro sarà così composto: 1. una clinica per permettere alle donne di partorire in sicurezza, per una assistenza sanitaria di base e anche per i pazienti allo stato terminale dell’AIDS. 2. un centro educativo, all’interno del quale svolgere corsi professionali. 3. una casa famiglia per i bambini che hanno subito abusi, comprensiva di consultorio e assistenza medica. L’obiettivo di questo progetto è così importante che tutti hanno collaborato a realizzarlo. Ad esempio il capo tribù locale è riuscito a convincere il re a donare il terreno per la costruzione dei tre edifici. La clinica è stata ultimata, grazie a un finanziamento di una fondazione svizzera, e, proprio mentre scriviamo queste note, è terminata la costruzione dell’alloggio del personale. IL PRIMO È ATTRAVERSO IL SOSTEGNO A DISTANZA L’obiettivo è quello di dare istruzione a bambini indigenti, abbandonati e orfani, garantendo quindi allo Swaziland una futura forza lavoro forte, sana e istruita. La scuola identificata 136 137 SWAZILAND Testimonianze 28 OTTOBRE 2006 - AEROPORTO DI FIUMICINO Due anni esatti sono passati dall’ultima volta che mi accingevo a partire per il Sudafrica! L’adrenalina a mille come ogni volta che parto per visitare i nostri progetti!!! Sono stracarica di bagagli grazie alla compagnia Olympic che, visto lo scopo della nostra missione, ci ha concesso di viaggiare con più chili al seguito! Già mi immagino la gioia dei bimbi quando potranno sfoggiare i vestitini portati dall’Italia e donati dai loro amici italiani!! Questa volta il viaggio si concentrerà principalmente sullo Swaziland visto gli sviluppi che il progetto ha avuto negli ultimi tempi. Sono ansiosa di vedere la clinica e la recinzione che abbiamo costruito, le nuove classi, l’ufficio del preside, la stanza degli insegnanti, i nuovi bagni, la luce, l’acqua corrente!!! Ce la farò a reggere a tutte queste emozioni?? Appena passiamo la frontiera, sotto un sole cocente, l’emozione sale alle stelle. Tutte le volte che arriviamo alla scuola, qualcosa di speciale ci aspetta. Non mi sbagliavo, tutta la scuola è in cortile pronta per la grande esibizione, le maestranze ci attendono: il capo villaggio, massima autorità della zona che per l’occasione veste un completo nero con cravatta, ci dà il benvenuto insieme al preside della scuola e a tutti gli insegnanti. Diamo inizio allo spettacolo!!!! Danze tribali, balli individuali, coro della scuola, coro degli insegnanti e grandi discorsi del capo villaggio, di Jackie e ahimè mio: come al solito finisco in lacrime!!! Non sono proprio una brava oratrice, lascio sempre troppo spazio ai sentimenti… 138 SWAZILAND La cerimonia finisce tra gli applausi generali e la gioia di tutti i presenti! Dal mio ultimo viaggio ho notato dei grandi cambiamenti, non solo nella scuola ma soprattutto nei ragazzi. Con l’ampliamento delle aule, l’arrivo dell’energia elettrica e i bagni per gli insegnanti, la scuola è diventata una delle migliori della zona, e il numero degli insegnanti qualificati che chiedono di essere trasferiti in quella sede è in continuo aumento. Ovviamente da tutto questo i ragazzi ne traggono un enorme beneficio, sono più stimolati, hanno maggiori possibilità di apprendere e sono molto più sicuri di se stessi. La scuola ora ha un coro che si esibisce nelle varie competizioni scolastiche ottenendo sempre dei notevoli riconoscimenti. Che dire della clinica che è ormai terminata, tutta la comunità ne è entusiasta e non vede l’ora di poterne usufruire. Il sistema sanitario pubblico è al collasso, gli ospedali sono sovraffollati, non ci sono medicinali, non c’è elettricità perché mancano i fondi per pagare le bollette. Se qualcuno deve essere ricoverato, entra in reparto, individua il malato prossimo alla morte e si sistema sotto al suo letto per essere pronto ad occuparlo appena si libera!!! L’apertura della clinica è subordinata alla costruzione dei dormitori per il personale volontario e non che opererà presso la clinica. Raccolta fondi permettendo, la clinica sarà inaugurata a settembre alla presenza del re Mswati III, che proprio in quel periodo sarà in zona per l’annuale danza delle canne, quando sceglierà la quindicesima moglie! Abbiamo trascorso tre giorni con i ragazzi, preparato insieme a loro i calendari che poi saranno spediti in Italia, sistemato le tende alle finestre, appeso i quadri alle pareti, 139 SWAZILAND SWAZILAND abbiamo condiviso con loro gioia ed emozioni nel vedere allestita la sala per gli insegnanti e l’ufficio del preside, come ogni scuola che si rispetti. Lascio sempre quel paese, quegli sguardi, quei sorrisi, con molta nostalgia e voglia di ritornarci al più presto. Carissimi amici, non mi stancherò mai di ripeterlo, il Sudafrica e lo Swaziland sono paesi meravigliosi sotto l’aspetto naturale e paesaggistico, ma voi grazie al vostro impegno sociale avreste la possibilità di conoscerne anche l’aspetto umanitario. I vostri ragazzi vi aspettano e hanno voglia di conoscervi! Loredana Rabellino 140 141 MADAGASCAR MADAGASCAR MADAGASCAR Madagascar 142 Il paese in cui trionfa la biodiversità: centinaia di razze animali uniche, le trovi solo qui, centinaia di piante che solo in Madagascar hanno il loro habitat ideale e una popolazione mite e gentile ancora solo sfiorata dalle contaminazioni occidentali. Un territorio grande due volte l’Italia con solo diciotto milioni di abitanti e con una rete di comunicazione tra le più precarie (ferrovie quasi inesistenti, strade per lo più sterrate e in condizioni disastrose ammesso che siano transitabili!). Ogni spostamento, anche il più breve, assume i contorni di un’odissea, ed è necessario, per lavorare e per spostarsi, disporre di un fuoristrada. I padri Maristi sono stati il nostro contatto con il Madagascar; Padre Paolo, Francois, Fr. Joseph, Fr. Lucien, Fr .Emilien hanno sempre lavorato nel mondo della scuola come insegnanti, direttori d’istituto e consulenti. Dalle loro richieste e grazie alla loro esperienza sono nati i progetti del Mais a Tana, Antsirabe, Antananarivo e Fianarantsoa. Grazie alla loro tenacia, ostinazione e inventiva siamo cresciuti tra mille difficoltà, tra crisi politiche ed economiche, tra uno tsunami ed un ciclone. Ora i progetti che seguiamo hanno veramente imboccato la strada giusta (sic!) dell’autosviluppo e alcuni di essi hanno caratteristiche di originalità così interessanti da suscitare la curiosità di altri paesi africani… 143 MADAGASCAR MADAGASCAR Popolazione Popolazione sotto i 14 anni Crescita demografica annua Quoziente di fecondità Aspettativa di vita HDI (indice sviluppo umano) Mortalità infantile Orfani Orfani a causa dell’HIV-AIDS Tasso HIV/AIDS Popolazione sotto la soglia di povertà Debito estero (miliardi dollari US) Tasso alfabetizzazione (15 anni +) Disoccupazione PIL 18.595.469 44.8% 0.91% 5,62 bambini nati/donna 57,34 anni 0.509- 143esimo su 177 stati 75,21 morti/1.000 nati vivi 900.000 13.000 n.d. 50% $4,6 milioni (2002) 40% 7.1% $16.05 miliardi (2005 est.) FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF 144 145 MADAGASCAR MADAGASCAR Popolazione Gruppi etnici Tasso di crescita Tasso di natalità Tasso di mortalità Malgasci 99.5% Indiani o Pakistani 0.2% Francesi 0.2% Cinesi 0.1% 3.03% (2006 est.) 41.41 nascite/1.000 popolazione (2006 est.) 11,11 morti/1.000 popolazione (2006 est.) Il Madagascar ha una popolazione di 18.595.469 abitanti (2006), con una densità media di 32 unità per km2, più elevata nelle aree montane che nelle regioni costiere. Essa si suddivide in 18 etnie principali, che, in base al tipo di territorio da loro occupato e alle loro origini, hanno sviluppato lingue, tradizioni, usi e costumi molto differenti gli uni dagli altri (per esempio i Betsileo che vivono nella regione degli altopiani centrali intorno a Fianarantsoa, discendono insieme ai Merina e ai Sihanaka da popolazioni malesi e indonesiane). Secondo l’UNICEF la popolazione del Madagascar è estremamente giovane: il 45% dei suoi abitanti ha meno di quattordici anni. Il 15% di essi nasce sottopeso. Il tasso di sviluppo umano è uno dei più bassi al mondo: il 70% della popolazione vive sotto la soglia di povertà di un dollaro al giorno, mentre lo stato investe solo il 16% per l’istruzione, affidata per lo più a istituti privati (che si possono permettere solo una ristretta cerchia di eletti) e a enti cattolici o non-profit. 146 Il numero di abitanti cresce annualmente con un tasso che si aggira attorno al 3%, le zone più popolose sono gli altopiani: si prevede che a causa della rapida crescita demografica la popolazione raddoppierà entro il 2020. Solo il 31% della popolazione vive in agglomerati urbani; il territorio è ripartito in villaggi sparsi. Le cicatrici delle recenti crisi politiche ed economiche sono visibili sulle fasce povere della popolazione. Le aree urbane vedono un riacutizzarsi della disoccupazione, costringendo numerose persone, soprattutto bambini, nelle strade. La conseguenza principale è un’insormontabile difficoltà ad accedere alla formazione scolastica a causa dei costi troppo elevati: la povertà cronica sta erodendo il livello educativo, più di 1 milione di ragazzi scelgono di abbandonare gli studi in quanto non sono in grado di sostenerne le spese. Nelle zone suburbane la mancanza di strutture sanitarie di base aumenta il rischio di diffusione di malattie infettive. Il livello di malnutrizione resta alto, con il 48% di bambini che soffrono la fame. Nel sud perdura una situazione che il World Food Program ritiene preoccupante. Un terzo degli abitanti di Antananarivo resta sotto la soglia di povertà. Nei primi mesi dell’autunno 2004, l’innalzamento vertiginoso dei prezzi ha costretto più di 250 mila malgasci a ritornare ad un’alimentazione di sussistenza. Il motivo è da ricondursi al crollo del valore del già debole Franco malgascio e all’aumento del prezzo del combustibile. Il riso ha registrato l’incremento di costo maggiore. Il cereale è un alimento fondamentale per la popolazione del Madagascar, dove viene prodotto per sopperire alle esigenze interne. In seguito ai cicloni primaverili, il raccolto ha subito ingenti danni e il 147 MADAGASCAR Madagascar ha dovuto importarne grosse quantità dal Pakistan. Il programma Food For Work ha alleviato le condizioni critiche che le riforme varate dalla presidenza Ravalomanana vorrebbero migliorare. Le riforme hanno un’influenza ancora marginale e la stagnazione della crisi ha scatenato manifestazioni di dissenso contro il governo. Nel settembre 2004 il Madagascar ha rinnovato la legislazione sulle adozioni internazionali, una decisione resa urgente dall’incremento del traffico di minori. Nell’anno passato (2006) la polizia ha smantellato cinque reti che lucravano sul traffico illecito di bambini dai due mesi ai dieci anni d’età. Nonostante la maggior parte delle adozioni sia legale, il governo ha preferito istituire un’autorità centrale presso il ministero della Popolazione e dell’Infanzia, soppiantando il precedente sistema decentralizzato, per cui i presunti nuovi genitori presentavano una richiesta che veniva accettata previo versamento di una somma tra i 2.400 e 4.900 dollari. La povertà ha forzato le madri a dare i bambini in adozione o ad abbandonarli nei centri regionali per l’adozione. In molti trovano vantaggio dal fatto che le giovani madri non possono occuparsi a lungo dei propri bambini. 148 MADAGASCAR Storia del Madagascar 140 milioni di anni fa iniziò il processo di distaccamento del Madagascar dal supercontinente e le culture indigene rimasero isolate, prendendo così vie evolutive completamente differenti da quelle del continente Africano e di altre isole dell’Oceano Indiano. Secondo gli studiosi moderni, i primi colonizzatori giunsero probabilmente dall’Indonesia e dalla Malesia: moltissimi elementi suffragano l’idea di un’origine asiatica del popolo malgascio, a partire da considerazioni linguistiche (la lingua malgascia viene classificata nelle lingue austronesiane), somatiche (l’etnia Merina presenta tratti chiaramente orientali), e culturali (per esempio la diffusione in Madagascar di colture orientali come il riso). Poco tempo dopo gruppi di origine bantu iniziarono a giungere dall’Africa, dando luogo a una sorta di cultura mista in cui talvolta le differenze etniche corrispondevano a stratificazioni in caste della società (la lingua malgascia conserva tracce di questo antico interscambio). Al termine delle migrazioni di popolazioni arabe, risalenti intorno al X o XI secolo (principalmente commercianti di schiavi), il Madagascar contava 18 etnie, ciascuna con la propria cultura, la propria lingua e la propria religione. Fu questo caleidoscopio di civiltà che si prospettò ai primi esploratori e coloni europei, le cui azioni influirono pesantemente sugli equilibri interni del Madagascar. I diversi re che si susseguirono ebbero atteggiamenti alternati, da un aperto inglesismo per scopi puramente strategico-militari di Radama I, alla chiusura nazionalista e tradizionalista della 149 MADAGASCAR moglie, Ranavalona I, al filo-europeismo del figlio, Radama II, morto strangolato, a causa della sua politica innovatrice. Nel 1881 il primo ministro Rainilaiarivony emanò un Codice di 305 articoli col quale vennero modificati i costumi del popolo malgascio: soppressione della poligamia, emancipazione degli schiavi e creazione dei comuni (Fokon’olona). La continua lotta per il comando sull’isola da parte di inglesi e francesi, che segna il Madagascar in questi anni, si conclude con la creazione (fino al 1905) da parte dei francesi di un protettorato civile e militare sotto il generale Gallieni. Solo il secondo dopoguerra vide il diffondersi nel Madagascar di sentimenti nazionalisti e indipendentisti, da parte delle nuove generazioni di malgasci, che avevano ricevuto un’istruzione di tipo europeo. Il 26 giugno 1960 il Madagascar diviene finalmente indipendente: la Prima Repubblica nasce sotto la presidenza di Philibert Tsiranana, leader del partito socialdemocratico (PSD), riconfermato in carica anche nel 1965. Il suo governo viene bruscamente interrotto nel 1972, a seguito di una lunga e violenta contestazione di studenti e lavoratori organizzata dal MONIMA (Mouvement national pour l’indépendance de Madagascar). Dopo un breve periodo di transizione in cui si susseguirono governi militari, il potere passò nelle mani di Didier Ratsiraka, (Seconda Repubblica segnata da un socialismo filo-sovietico). Dal 1975 le condizioni economiche e sociali del paese peggiorano, anche a causa della liberalizzazione dei prezzi (il riso, benzina) imposta dal FMI. 150 MADAGASCAR Con l’approvazione della nuova costituzione (19 Agosto 1992), l’elezione di Zafy a Presidente (10 Febbraio 1993) e la formazione di una nuova Assemblea Nazionale (16 Giugno 1993), si delineano le istituzioni della nascente Terza Repubblica. A fine 2001, al termine del mandato, la nuova competizione elettorale vede prevalere Marc Ravalomanana che è un imprenditore malgascio. Il presidente uscente Ratsiraka non accetta il risultato elettorale ed innesca una gravissima crisi istituzionale: il paese si spacca, vengono interrotte le vie di comunicazione (minando i ponti) e vengono bloccati i rifornimenti di benzina e di gasolio dal porto di Tamatave alle varie parti del paese. Le condizioni di vita della popolazione, già duramente provata da anni di difficoltà, diventano insostenibili. C’è uno sciopero che dura più di 5 mesi. Nel luglio 2002, Ratsiraka è costretto all’esilio in Francia e Ravalomanana, preso il potere, inizia una serie di grandi progetti di riforma e una battaglia contro la corruzione. Nelle elezioni legislative del 2002 il suo partito TIM ottiene una larga maggioranza, e un risultato favorevole alla linea del nuovo presidente si riscontra anche nelle elezioni municipali del 2003. Ad oggi, Marc Ravalomanana è ancora il Presidente in carica del Madagascar, essendosi riconfermato al primo turno, con il 54,8% dei suffragi, alle elezioni presidenziali del 3 dicembre 2006. Tali elezioni sono state però anticipate da un novembre nero per la stabilità politico-sociale del Paese, minata da un tentativo di pronunciamento militare organizzato dal 151 MADAGASCAR Generale Randrianafidisoa: la sua intenzione era di deporre il presidente uscente (in quanto era al contempo, capo di stato, vicepresidente della Chiesa Riformata di Gesù Cristo e un imprenditore: situazione che comporta evidenti conflitti d’interesse) e di istituire un direttorio militare che doveva, tra l’altro, preparare la formazione di un’Assemblea Costituzionale per cambiare la Costituzione e la legge elettorale. MADAGASCAR HIV - AIDS - Morbillo Il Rapporto UNAIDS (Joint United Nations Programme on HIV/AIDS) circa la situazione delle epidemie in Madagascar sostiene che la prevalenza di soggetti adulti affetti dal virus era nel 2005 inferiore al 1%, con una stima di 49.000 persone (16.000-110.000) che vivono con HIV. Ciò nonostante, la conoscenza di tale malattia, le modalità della sua diffusione e conseguentemente i sistemi di prevenzione sono sconosciuti alla maggior parte dei giovani malgasci: almeno una ragazza (dai 15 ai 24 anni) su tre (31%) e tre ragazzi su quattro (72%) dichiara di avere avuto nell’ultimo anno rapporti sessuali con partner occasionali (Institut National de la Statistique and ORC Macro, 2005). Un’altra problematica che affligge la vita malgascia è il morbillo. Secondo l’UNICEF in Madagascar, il morbillo causa circa 6.000 decessi l’anno, ma poiché solo tre bambini su cinque sono completamente immunizzati, il rischio di un’epidemia è alto e per questo il governo, con il supporto dell’UNICEF, dell’OMS e di altri partner, all’inizio di settembre 2004 ha lanciato la più grande campagna di vaccinazione, che, attraverso la distribuzione di vitamina A e compresse contro i parassiti intestinali aveva l’obiettivo di vaccinare 7,6 milioni di bambini tra i 9 mesi e i 14 anni. Economia Il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo. Nel 2005 il prodotto interno lordo pro capite è stato pari a 900 dollari USA. Il settore più importante per l’economia è l’agricoltura che contribuisce al 30% del prodotto interno 152 153 MADAGASCAR MADAGASCAR lordo e rappresenta il 70% delle esportazioni. I principali prodotti sono caffè, vaniglia, canna da zucchero, cacao, riso, tapioca, fagioli, banane, arachidi. Tra gli obiettivi del Paese c’è quello di aumentare la coltivazione di prodotti destinati al consumo interno (come il riso) e all’esportazione (come vaniglia, di cui il Madagascar è il primo produttore al mondo, con circa metà della produzione mondiale, il caffè un duro colpo all’economia è stato causato dal declino del prezzo del caffè, dei chiodi di garofano e di altre spezie). In crescendo il settore del turismo, il quale è soprattutto orientato al mercato dell’ecoturismo e sfrutta la presenza di habitat quasi incontaminati e la straordinaria biodiversità dell’isola: l’attrazione principale per i turisti sono, infatti, le spiagge coralline del nord, intorno a Noisy Be. L’esportazione tessile e di abbigliamento è rivolta soprattutto agli Stati Uniti e ai mercati europei. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno approvato nel 2004 il lavoro svolto dal governo del paese. Tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite Tasso di inflazione annuo (prezzi al consumo) Esportazioni Importazioni 5.1% (2005 est.) $ 900 (2005 est.) 15% (2005 est.) $ 951 milioni f.o.b. (2005 est.) $ 1.4 bilioni f.o.b. (2005 est.) FONTE: CIA World Factbook, aggiornato al 08/03/2007 Un nuovo prestito triennale (2006-09) è stato accordato dal 154 FMI al Madagascar (in base ai programmi di sostegno previsti nei confronti dei Paesi poveri) comportando un riaumento del debito che era stato cancellato nel 2006 a 13 Paesi del Sud del mondo compreso il Madagascar. Istruzione L’istruzione in Madagascar è regolata secondo le linee impostate dalla riforma scolastica del 1978, voluta dal governo socialista di Ratsiraka con lo scopo di democratizzare, nazionalizzare e decentrare il sistema scolastico (tale legge prevedeva l’obbligo della frequenza scolastica per sei anni). Le scuole sono organizzate in quattro fasi: educazione di base (6 anni), formazione secondaria di base (4 anni), formazione secondaria specializzata (3 anni) e formazione universitaria (impartita dall’Università del Madagascar, fondata nel 1961 con sede nella capitale, o da altri istituti superiori equiparati). Nonostante gli sforzi messi in atto dai governi succedutisi alla guida del paese negli anni, il livello di analfabetismo in Madagascar è ancora piuttosto elevato (intorno al 60% della popolazione). Secondo l’Istituto statistico delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco), meno di un terzo di adulti e giovani è analfabeta (le cifre si basano sulla media dei dati raccolti tra il 2000 e il 2004): nel 2004 in Madagascar un bambino su tre non andava a scuola, mentre un adulto su tre non sapeva leggere. Per rispondere a tale problema, il governo insediatosi nel 2002 ha messo in atto un’iniziativa “Educazione per tutti” dedicata all’Obiettivo di sviluppo del Millennio dell’Onu 155 MADAGASCAR (obiettivo che prevede di raggiungere l’educazione primaria universale entro il 2015) e che mira ad aumentare l’accesso all’insegnamento e a migliorare al tempo stesso la qualità dell’educazione. Per raggiungere tale scopo, alla fine del 2002 il Madagascar ha abolito le tasse per la scuola primaria. Si sono fatti anche degli sforzi per costruire più aule, reclutare insegnanti, e distribuire materiale come zaini e kit di penne e matite. Struttura scolastica L’anno di scuola va da settembre a luglio. L’iter scolastico prevede: A) letteratura B) scienze C) matematica e fisica I titoli di studio relativi ai vari livelli scolastici sono i seguenti: C.E.P.E. = certificato di Scuola Elementare B.E.P.C. = certificato di Scuola Media BAC = diploma di maturità 156 MADAGASCAR IL MAIS IN MADAGASCAR In Madagascar il Mais è presente dal 1994 ed attualmente sostiene circa 190 ragazzi in quattro distinti progetti in altrettante città: Antsiranana, Antsirabe, Antananarivo e Fianarantsoa. La storia del Mais in Madagascar è iniziata con un frate carmelitano italiano, padre Paolo, nel nord del Madagascar (Antsiranana, o Diégo Suarez) con i primi sostegni a distanza e, tramite lui, con Fr. Lucien. Con Fr. Emilien ci “espandevamo” al centro, ad Antsirabe e a Sandrandhay, un minuscolo villaggio rurale. Lì, oltre alle adozioni a distanza, è stato realizzato un pozzo e sono state acquistate le prime biciclette per facilitare gli spostamenti dei ragazzi. Nel frattempo a Roma stava studiando Jean François, che iniziò a collaborare con noi in maniera sempre più stretta fino ad affiancare, per poi sostituirlo alla sua morte, Fr. Emilien nel progetto del Mais di Sostegno a Distanza (SaD). Sono passati quasi tredici anni dalla nascita del primo progetto Mais in Madagascar. Alcuni dei ragazzi più grandi frequentano già l’università, pochi (per adesso) si sono già laureati. Il Mais ha iniziato una relazione con il Madagascar tramite i bambini dell’Istituto Saint Joseph. Il cerchio si è allargato e dal nord dell’isola il sostegno a distanza è arrivata sino ai bambini di Antsirabe, Antananarivo e, ultima, Fianarantsoa. Lo sviluppo del Madagascar deve tener conto essenzialmente della scolarizzazione e dell’agricoltura: aumentare il tasso di alfabetizzazione e, allo stesso tempo, aumentare le superfici coltivabili sono i due grandi obiettivi del Paese. Tutto questo 157 MADAGASCAR per garantire ai più giovani, che terminano il percorso formativo, di avviarsi professionalmente. L’educazione come primo passo verso lo sviluppo Il Madagascar è un paese agricolo, l’85% dei suoi abitanti sono contadini e più del 50% della sua popolazione è al di sotto dei 20 anni. La mortalità infantile sotto i cinque anni è di 75.21 su 1000 nati vivi. Soltanto il 40% della popolazione ha l’acqua in casa. Per quanto riguarda la scolarizzazione, il tasso di analfabetizzazione in Madagascar supera ancora il 40%. Aiutare un bambino ad andare a scuola è un passo avanti verso lo sviluppo del paese. Tutti i paesi africani hanno scelto l’educazione come punto di partenza verso lo sviluppo, a partire dagli anni sessanta, una volta usciti dalla colonizzazione. La polemica verteva sullo scegliere tra insegnamento generale o insegnamento tecnico, per avviare il più presto possibile lo sviluppo. Il governo del Madagascar sta incoraggiando i genitori a mandare i bambini a scuola. Sono anni, infatti, che avviene la distribuzione gratuita di zaini, matite e penne ai bambini delle elementari per alleviare i genitori dal peso delle spese del corredo scolastico. In alcune tribù dedite alla pastorizia, non si mandano i bambini a scuola per il rischio di non avere più nessuno che possa badare agli zebù. Alcuni altri genitori non mandano i bambini a scuola perché il lavoro nei campi possa continuare. Il sostegno a distanza quindi è veramente una spinta per lo sviluppo del sud del mondo. Tanti giovani non possono più 158 MADAGASCAR finire la scuola superiore e l’università perché i genitori non riescono a pagare gli studi. Questo è uno dei motivi per cui in Madagascar c’è un alto tasso di dispersione scolastica. Progetto ANTSIRANANA LUOGO REFERENTE OBIETTIVI RESPONSABILE IN ITALIA NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007) Antsiranana Frere Lucien Sostegno a distanza finalizzato all’istruzione Anna Bartoloni 44 Il progetto di Antsiranana è il primo che abbiamo avviato in Madagascar, nel 1994. Antsiranana è una città che si trova all’estremo nord del Madagascar, all’interno di una bellissima baia. È una cittadina turistica, molto frequentata dagli stranieri per il mare e la natura splendidi. Il turismo ha senz’altro arricchito la città, ma ha portato con sé anche molti problemi legati alla prostituzione femminile e infantile. Il miraggio di un guadagno facile ha distolto dalle attività più produttive soprattutto i giovani. “È difficile spiegare a una ragazza l’importanza dello studio e del lavoro quando in una notte può guadagnare quello che un operaio guadagna in un mese”, ci ha raccontato il nostro referente Fr. Lucien. Per questo periodicamente vengono organizzati incontri con i genitori e i ragazzi per prepararli ad affrontare coscientemente e contrastare questo fenomeno che si allarga a macchia d’olio. La formazione che Fr. Lucien si preoccupa di dare a genitori 159 MADAGASCAR MADAGASCAR e figli riguarda anche la pulizia, l’ordine delle proprie cose, il rispetto reciproco, la disciplina. Spesso il fatto che i figli studiano crea in molte famiglie una sorta di inferiorità da parte degli adulti che non osano rimproverare i loro ragazzi. E loro, ovviamente, ne approfittano. Si cerca perciò di ristabilire tra loro relazioni paritarie, che siano di stimolo per un incoraggiamento reciproco. Ad Antsiranana il Mais ha una quarantina di sostegni a distanza, dalla scuola materna all’università, di ragazzi e ragazze che per motivi economici hanno forti difficoltà nel portare al termine il ciclo scolastico. Spesso alle difficoltà economiche si accompagnano casi di disgregazione familiare: molte sono le donne che rimangono da sole a crescere i bambini sin dai primi anni di vita. Nel 2006 abbiamo festeggiato il primo laureato: è Luberto Rakotoarisoa Fanomezana, neo Dottore in Agronomia presso l’Università di Antsirabe. Ha presentato una tesi sulla “Produzione semi-artigianale della spirulina ad alta quota nella regione di Vakinakaratra Antsirabe”. Progetto ANTANANARIVO LUOGO REFERENTE OBIETTIVI RESPONSABILE IN ITALIA NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007) 160 Antananarivo Jean François Ratsimbazafy Sostegno a distanza finalizzato all’istruzione Anna Bartoloni 20 Il progetto è nato nel 1996 con l’allora direttore della scuola, il Fratello Marista Joseph Ramaroson, che ci segnalò i nomi di alcuni bambini provenienti da famiglie con serie difficoltà economiche. Attualmente il progetto Antananarivo è seguito da Jean François Ratsimbazafy, già nostro referente del progetto Mais ad Antsirabe. Jean Francois è coadiuvato nel progetto Antsirabe proprio dai ragazzi più grandi di Antananarivo, che hanno il compito di radunare periodicamente i genitori e i ragazzi coinvolti nel progetto di sostegno a distanza. I ragazzi vivono tutti presso le rispettive famiglie e frequentano la scuola elementare e media in due istituti della città, retti dai Fratelli Maristi (l’Institution St. Joseph e la Sekoly Champagnat), mentre i più grandi frequentano il liceo pubblico. Per i ragazzi che hanno superato la maturità questo è un momento molto delicato. Molti di loro hanno partecipato a vari concorsi per entrare nell’Università pubblica, ma per quasi tutti le selezioni hanno dato esito negativo. In attesa di riprovarci, hanno deciso di occupare bene il loro tempo frequentando corsi di lingua francese e/o inglese, di informatica, ecc. 161 MADAGASCAR MADAGASCAR Progetto FIANARANTSOA LUOGO REFERENTE OBIETTIVI RESPONSABILE IN ITALIA NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007) Antsiranana Frere Joseph Ramaroson Sostegno a distanza finalizzato all’istruzione Anna Bartoloni 20 Progetto ANTSIRABE LUOGO REFERENTE OBIETTIVI RESPONSABILE IN ITALIA NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007) Il progetto è iniziato alla fine del 2004, dopo un viaggio in Madagascar, durante il quale abbiamo incontrato il fratello Marista Joseph Ramaroson, già nostro referente in passato per Antananarivo e già formatore presso il Centro dei Fratelli Maristi a Fianarantsoa. I bambini che entrano nel progetto Mais per il sostegno a distanza appartengono a famiglie numerose con seri problemi economici. Molti di loro vivono con le rispettive mamme, vedove o abbandonate dal marito. Vista la giovane età del progetto, l’obiettivo della scolarizzazione è la grande sfida e la principale preoccupazione. Una volta stabilizzato lo studio ci sarà terreno fertile per avviare attività parascolastiche (come la cura di un orto o l’allevamento di animali da cortile). Antsirabe Jean François Ratsimbazafy Sostegno a distanza finalizzato all’istruzione Sostegno alla Casa Famiglia Tsinjo Lavitra Anna Bartoloni 95 Il progetto Antsirabe è nato nel 1998 con Fr. Emilien Rakotoarinoro, poi scomparso nel 2000. Oggi il referente del Progetto è Jean François Ratsimbazafy, psicologo, che abbiamo conosciuto durante il suo periodo di studi a Roma e con il quale collaboriamo già da anni nei progetti di sostegno a distanza in Madagascar. Finalità del progetto è il sostegno a distanza della casa Famiglia Tsinjo Lavitra (sorta nel 2002) e di altri bambini e bambine che vivono in famiglia, pur tra notevoli difficoltà economiche. Il contributo del sostegno a distanza, oltre a garantire l’istruzione per questi bambini, alleggerisce di fatto tutto il nucleo familiare. Non di rado infatti una parte, seppur minima, del sostegno è utilizzata per le esigenze della famiglia. Attualmente Jean François è il referente per i sostegni di 95 tra ragazzi e ragazze che per motivi economici e familiari avrebbero forti difficoltà nel portare a termine il loro ciclo di studi senza l’aiuto del Mais. 162 163 MADAGASCAR 164 MADAGASCAR La Casa Famiglia Tsinjo Lavitra è stata aperta nel 2002 ad Antsirabe per ospitare i ragazzi provenienti dalla campagna malgascia (brousse) che sono costretti a lasciare il loro villaggio durante il periodo scolastico per frequentare la scuola. Ci sono delle differenze enormi nella vita di un contadino e in quella di un cittadino in Madagascar. Nella città ci sono le scuole, gli ospedali, gli uffici e i mezzi pubblici come i bus e i taxi-brousse. Invece nelle campagne mancano gli ospedali, le scuole e i servizi sono quasi inesistenti, le strade si possono percorrere solo a piedi o con un fuoristrada. Grazie alla Casa Famiglia, i bambini nati nei villaggi e nelle campagne, che non avrebbero mai avuto l’opportunità di frequentare una scuola cittadina per ovvi motivi logistici, possono farlo. abitazione. Il Mais, naturalmente, si inserisce principalmente nell’attività legata al settore Educazione, con il sostegno a distanza finalizzato all’istruzione dei ragazzi che Jean François, in qualità di nostro referente per il Progetto Antsirabe, ci segnala. Di recente è stato avviato un progetto agricolo, grazie alla cessione di alcuni terreni da coltivare. L’obiettivo del Mais è di poter coinvolgere la comunità entro cui vivono i bambini sostenuti a distanza (quindi, principalmente i loro genitori) e dare uno strumento di sviluppo autosufficiente inserito in una progettualità di lungo termine. Parte dei prodotti raccolti viene consumata direttamente, e parte viene destinata alla vendita sul mercato, mentre il profitto viene diviso tra tutti coloro che hanno partecipato alla coltivazione. Nel 2003, per inserire l’aiuto del Mais in un progetto autonomo di autosviluppo malgascio, Jean François ed altre persone della comunità hanno fondato l’Associazione Onlus “Tsinjo Lavitra - Mais Madagascar”. Tsinjo Lavitra significa: “guardare oltre”. La Onlus malgascia opera in tre diversi settori: educazione, agricoltura e Negli ultimi anni scolastici, i bambini che abitano nella casa hanno avuto dei risultati notevoli paragonati ai coatenei del loro villaggio di origine e chi ha sostenuto l’esame di Stato (il nostro esame di maturità), lo ha superato con successo. Nell’agosto del 2005, grazie al contributo dei sostenitori italiani, è stato realizzato il primo campo scuola, al quale ha partecipato la maggior parte dei bambini e dei ragazzi del progetto Mais di Antsirabe. L’Associazione Tsinjo Lavitra (Guardare oltre) - Mais Madagascar persegue i seguenti scopi: • assicurare l’educazione scolastica dei ragazzi anche grazie alla gestione della Casa Famiglia; • accompagnarli nel mondo del lavoro con un’attenzione particolare all’implementazione del settore agricolo; • promuovere la ricerca da parte di ingegneri malgasci per la costruzione di case a basso costo con materiali locali. Tra le attività già avviate grazie all’iniziativa di un tenace sostenitore del Mais, che ha curato l’invio di un furgone con cella frigorifera, c’è da segnalare un piccolo commercio di pesce, latte, frutta, verdura e legumi dall’altopiano alle coste e dalle coste all’altopiano. Questa attività, gestita direttamente da Jean François, ha come obiettivo l’autofinanziamento della casa-ufficio; ciò 165 MADAGASCAR comporta che anche i collaboratori di Jean François possano contare su uno stipendio. La casa famiglia Tsinjo Lavitra La casa funziona da luogo di ritrovo per tutti i ragazzi sostenuti a distanza ad Antsirabe, oltre a quelli ospitati direttamente nella casa. Infatti, oltre agli ospiti fissi della Tsinjo Lavitra, il Mais sostiene una sessantina di bambini che vivono ad Antsirabe con i loro familiari. Vengono organizzati incontri periodici con i genitori sull’alimentazione, sull’igiene personale e sulla educazione dei bambini, anche grazie all’aiuto fornito da alcune stagiste della scuola per assistenti sociali di Antananarivo, che effettuano dei periodi di formazione presso la casa. Vengono promossi anche corsi professionali: agli incontri di formazione per trasformare la soia hanno partecipato 12 mamme. Hanno seguito 4 pomeriggi domenicali di formazione presso la Casa Famiglia, poi un vero e proprio centro di formazione professionale per la trasformazione della soia. Il progetto sfocerà nell’avvio di un negozio dove la soia verrà trasformata e i derivati saranno venduti al pubblico. I genitori gestiranno i guadagni e la Casa Famiglia Tsinjo Lavitra farà da supervisore. Questo progetto darà lavoro a 12 mamme. Nella casa, i bambini dormono in quattro stanze (due per i più piccoli, e altre due per quelli più grandi) e hanno a disposizione una stanza comune per fare i compiti. Ma, come nella maggior parte delle case malgasce, non è prevista l’acqua in casa per cui il wc e la doccia, come pure la cucina e il lavatoio, sono esterni all’abitazione. 166 MADAGASCAR La casa Tsinjo Lavitra ospita anche un ufficio in cui vengono conservate le schede dei ragazzi, il materiale scolastico da consegnare a chi ne ha bisogno, le foto e il frigorifero arrivato con il container della cella frigorifera qualche mese fa. Il frigo è stato una rivoluzione per la casa, perché ha permesso alla signora che si occupa della preparazione dei pasti di organizzarsi meglio nel fare la spesa. La stanza di Jean François è una capanna di legno e paglia nel cortile, all’esterno della casa famiglia. A fianco della casa c’è un altro piccolo pezzo di terra dove Tina (giardiniere, falegname e fattorino) ha sistemato un orto e un porcile per insegnare ai ragazzi della casa a prendersene cura. Il progetto agricolo Recentemente a Jean François e alla associazione T.L. sono stati ceduti da parte di un proprietario terriero malgascio dei terreni in varie parti del paese (6 ha ad Antsirabe, 7 ha ad Amboanjobe Ambohimasina, 2 ha a Bemaha). L’idea di Jean François e dei suoi collaboratori è stata di affidare la coltivazione delle terre ad alcune famiglie dei ragazzi sostenuti a distanza, che sono già tutte di formazione agricola. Per far questo l’Associazione Tsinjo Lavitra ha organizzato degli incontri di formazione presso la Casa Famiglia in modo tale che questa attività raggiunga quella stabilità necessaria affinché rappresenti sia un reddito per alcune famiglie dei ragazzi sostenuti a distanza sia uno sbocco lavorativo per alcuni dei ragazzi alla fine del loro percorso scolastico. Già adesso alcuni degli universitari frequentano la facoltà di agraria o studiano economia. 167 MADAGASCAR Ciò che viene coltivato è mais, fagioli, fagiolini, soia, oltre al riso. In alcune risaie, inoltre, è stato impiantato l’allevamento del pesce. Una parte del raccolto viene utilizzata direttamente dalle famiglie per il loro fabbisogno, garantendosi, così, un’alimentazione più equilibrata. Un’altra parte viene trasportata in città per essere venduta. Considerando che le strade in Madagascar, fatta eccezione per pochissime di recente realizzazione, sono per lo più nastri di terra pieni di buche, è stato acquistato, grazie al contributo di tanti sostenitori del Mais, un fuoristrada. MADAGASCAR Il progetto con i pescatori Questo progetto ha come finalità il miglioramento del nutrimento dei malgasci. Abbiamo scelto la zona di Miandrivazo dove il pesce di acqua dolce abbonda. Ci stiamo organizzando per acquistare il pesce dai pescatori che successivamente andrà depositato in una cella frigorifera. In questo stesso posto verrà costruito un affumicatore e una camera di essiccazione del pesce. I prodotti andranno ad Antsirabe, Ambositra e Fandriana. In questo progetto sono coinvolte circa quindici persone (pescatori, intermediari, autisti, venditori, addetti all’affumicatore). Jean Francois coordina le attività delle varie famiglie. Il coordinamento di Jean François è la garanzia del fatto che le famiglie vengano indirizzate alla coltivazione di prodotti che poi troveranno facile allocazione nel mercato locale. Inoltre, Jean François fa in modo che si crei quello spirito cooperativo che è collante indispensabile in un progetto simile. Fino all’anno scorso, le famiglie avevano avviato la coltivazione a soia di 5 ettari di terreno e ne hanno vangato a mano altri 7 ettari. Dallo scorso maggio, invece, oltre che sul fuoristrada, hanno potuto contare anche sull’utilizzo di un trattore con aratro, acquistato un pezzo alla volta e poi montato da uno dei genitori, di professione meccanico! Per il prossimo futuro l’obiettivo è di creare cooperative agricole tra quei genitori che hanno avviato il progetto agricolo. 168 169 MADAGASCAR L’allevamento di pesci Durante la stagione di coltivazione 2005/2006 abbiamo realizzato un allevamento di pesce in una risaia di Ambohimasina, deponendo in una risaia 5000 pesciolini che sono diventati 150 chili di pesce, messo, poi, sul mercato di Antsirabe. MADAGASCAR Scendendo verso sud, fino a giungere sulla costa, i bambini hanno visitato inoltre alcune botteghe di artigiani del legno, un lago, una fabbrica di carta, una piantagione di tè, il porto di Tulear con annessa una visita all’interno di un grande peschereccio. Poi una giornata intera in spiaggia! Il campo scuola Jean François, il referente Mais del progetto ad Antsirabe in Madagascar, ha organizzato dall’11 al 20 agosto un campo scuola. Il contributo dei nostri sponsor ha permesso l’ottima riuscita di questa iniziativa. L’itinerario del campo scuola è stato scelto in base all’unica strada asfaltata che collega Antsirabe al sud del paese. Le città visitate sono state Fianarantsoa, Hiousy e Tulear. Alla “colonie de vacance” hanno partecipato più di 50 tra bambini e ragazzi dai 6 anni ai 18. Per tutti è stato il primo viaggio della loro vita, la prima volta che hanno potuto visitare e conoscere altre zone del Madagascar, la prima volta che hanno visto il mare. Antsirabe si trova al centro del Madagascar su un altopiano. 170 171 MADAGASCAR MADAGASCAR Testimonianze ANTISIRABE, 6 DICEMBRE 2006 Cari Ambra e Antonio, ho terminato con molto successo i miei studi. La discussione della tesi è stata il 22 Novembre 2006. Devo tutto questo a voi, io non so come ringraziarvi per tutto il vostro aiuto. Vi ringrazio infinitamente per il vostro sacrificio, vogliate trovare in questa lettera la mia più profonda gratitudine. Ho pensato di spedirvi la mia tesi affinché voi possiate vedere l’opera della vostra beneficenza. La mia promozione e la consegna del diploma saranno il 16 Dicembre 2006. Devo anche stampare una tesi per la nostra biblioteca dopo questa data. Dopo gli studi, mi auguro ancora di continuare a studiare fuori con un dottorato, non lasciatemi tutta sola in questa vita così difficile. La vostra amica del Madagascar. Arrivederci e a presto. Luciana L’anno scorso (2006) ci è arrivata una bellissima notizia, quella della laurea di Luberto in Scienze Agricole con una tesi sulla produzione semiartigianale della Spirulina, un oligo alimento ricco di vitamine, calcio e proteine, preziosissimo per una popolazione così malnutrita come quella malgascia. LETTERA DI LUBERTO Questa tesi è il frutto dei miei 5 anni di studio all’Università Saint Joseph di Antsirabe. Il tema della tesi è la produzione semiartigianale della Spirulina. L’obiettivo di questo lavoro è formare dei divulgatori per rendere accessibile a tutti la coltivazione e la consumazione della spirulina, così da aiutare i futuri produttori a creare un modello standard per produrla a livello domestico, in cooperativa o in comunità. Secondo l’OMS, la vera posta in gioco è attualmente la malnutrizione: le carenze di micronutrimenti essenziali non permettono all’organismo di assicurarsi la crescita o di mantenere le sue funzioni vitali. L’Unicef stima che questo male uccida 13 milioni di bambini all’anno, cioè 36.000 al giorno. Ne conseguono dei ritardi nella crescita sia fisica sia intellettuale, una diminuzione delle difese immunitarie e, di conseguenza a ciò, un’alta frequenza di malattie infettive. La spirulina potrebbe davvero essere considerata un integratore alimentare. Questo microrganismo acquatico può essere prodotto localmente in regioni calde e persino desertiche.” Luberto Rakotoarisoa Fanomezana 172 173 INDIA INDIA INDIA India 174 Si parla dell’India e il pensiero va al miliardo di abitanti e al fatto che di questi una fetta considerevole vive in condizione di estrema povertà. Parlare di istruzione, qualità della vita, assistenza sanitaria sembra veramente pensare al canovaccio di un libro dei sogni che forse non sarà mai realizzato. In tutto questo ci si è messa anche la Natura: lo tsunami ha devastato centinaia di km di coste distruggendo interi villaggi di pescatori e insieme alle case sono andate perdute anche barche e reti. L’intervento del Mais si è quindi diversificato: continuando il sostegno alle case famiglia di Amalapuram e Mogalturu e il sostegno a distanza a Bhimavaram (Andhra Pradesh) per aiutare bambini e ragazzi a studiare o a imparare un lavoro, si è anche avviato un progetto di ricostruzione post-tsunami nel villaggio di Palle Thalle Palem grazie all’acquisto di barche da pesca e delle reti distrutte dal maremoto. In questo progetto il Mais collabora con il PIME e con l’Associazione Obiettivo Solidarietà della Banca d’Italia. Stiamo portando avanti anche un progetto di microcredito: il metodo, d’altra parte, lo ha inventato un banchiere di queste parti (del Bangladesh, per l’esattezza) e sembra la soluzione più efficace per aiutare a sviluppare il piccolo commercio e l’artigianato. 175 INDIA INDIA Popolazione Popolazione sotto i 14 anni Crescita demografica annua Quoziente di fecondità Aspettativa di vita HDI (indice sviluppo umano) Mortalità infantile Orfani (in migliaia) Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia) Tasso HIV/AIDS Popolazione sotto la soglia di povertà Debito estero (USD) Tasso alfabetizzazione (15 anni +) Disoccupazione PIL 1.095.351.995 (Luglio 2006) 30.8% (2006) 1.38% (2006) 2.73 bambini nati/donna (2006) 64.71 anni 0.611 (2004) 126esimo/177 (fonte: UNDP, Report 2006) 54.63 morti/1000 nati vivi (2006) 25700 (2005) n.d. (2005) 0.9% (fine 2005) 25% (2002) $ 132.1 milioni (30 giugno 2006) 59.5% (2003) 7.8% (2006) $ 4.042 trilioni (2006) FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF 176 177 INDIA 178 INDIA Popolazione Storia dell’India L’India è il secondo paese al mondo per numero di abitanti. È uno Stato aconfessionale, e sebbene gran parte della popolazione sia di religione indù, qui vive la terza comunità musulmana più numerosa del pianeta (La Costituzione indiana riconosce ben 23 lingue officiali; inoltre è possibile individuare tre grandi gruppi etnici principali: europoide, mongoloide e australoide). Nonostante l’economia del paese sia tra quelle a più rapida crescita al mondo, la vasta massa della popolazione rurale è povera e analfabeta. Le disparità nell’accesso ai servizi, basate su classi, caste, discriminazioni di genere e geografiche, sono tuttora enormi. Attualmente lo Stato indiano si trova a dover affrontare numerosi problemi; oltre alla disputa con il Pakistan riguardo al Kashmir, rappresentano motivo di forte preoccupazione: la sovrappopolazione, il degrado ambientale, la povertà estesa, le tensioni etniche e religiose. Il forte inquinamento idrico, il ridotto accesso all’acqua e alla rete fognaria, la scarsità di medici e ospedali, la scarsità di strutture scolastiche sono le dirette cause di altre tre importanti piaghe: la scarsa disponibilità di acqua potabile, le condizioni igieniche scadenti e l’alto tasso di analfabetismo. A questa situazione, si è aggiunto lo tsunami che, nel dicembre 2004, ha colpito la costa sud-orientale dell’India, le isole Andamane e Nicobare, uccidendo migliaia di persone. La valle dell’Indo fu sede di civiltà urbane fin dal III millennio a.C. Le città più importanti erano Mohenjo-daro e Harappa, dove fiorì una complessa civiltà governata da una classe di sacerdoti (nella quale si possono rintracciare le origini dell’induismo). L’India subì in epoca preistorica le due successive invasioni dei Dravida e degli Arii (1800 a. C.). Conquistata (522 a.C.) da Dario I re di Persia, fu poi raggiunta da Alessandro Magno (327-325 a.C.). Il buddismo (sorto intorno al 500 a.C.) cominciò a sovrapporsi radicalmente all’induismo nel III secolo a.C., quando fu abbracciato dall’imperatore dei Maurya, Ashoka, che regnò su una parte dell’India maggiore rispetto a qualunque sovrano successivo fino alla dinastia dei Moghul. Dopo il crollo dei Maurya diversi imperi sorsero e crollarono, ma il più straordinario fu quello dei Gupta, che durò dal IV secolo d.C. fino al 606. Fu un’età dell’oro per la poesia, la letteratura e l’arte. L’invasione degli Unni segnò la fine dei Gupta e il nord dell’India si divise in vari regni hindu autonomi; per una vera riunificazione occorrerà aspettare l’arrivo dei musulmani. Nel 1192 il potere musulmano si insediò definitivamente e nel volgere di 20 anni l’intero Bacino del Gange fu sotto il suo controllo. I sultani di Dehli, però, erano un gruppo inconsistente e l’islam non riuscì a penetrare al sud, che restò sotto l’impero Hoysala dal 1000 al 1300 d.C. Gli imperatori Moghul spiccano nella storia indiana. Marciarono nel Punjab dall’Afghanistan, sconfissero il Sultano di Delhi a Panipat nel 1525 e aprirono le porte a una nuova età dell’oro 179 INDIA per l’architettura, l’arte e la letteratura. La loro ascesa al potere fu rapida, ma ugualmente veloce fu il loro declino e tra gli imperatori Moghul soltanto sei furono davvero grandi. L’impero Maratha crebbe durante il XVII secolo grazie alle grandiose imprese della casta inferiore degli Shivaji, e gradualmente si impossessò di parti sempre più grandi del regno dei Moghul. I Maratha consolidarono il loro controllo sull’India centrale, finché non caddero sotto l’ultima grande potenza imperiale, quella britannica. Tra la fine del 1757 e la prima metà dell’Ottocento la Gran Bretagna si impadronì dell’India pezzo per pezzo: nel 1876 la regina Vittoria fu proclamata Imperatrice delle Indie (l’inglese fu imposto come lingua ufficiale), per la prima volta l’intera nazione fu unificata sotto un unico governo, 180 INDIA guidato da un alto funzionario, che ebbe il titolo di viceré. Il dominio inglese sull’India ebbe due fasi: dapprima fu soltanto un duro sfruttamento, successivamente, dopo alcune ribellioni, l’Inghilterra si impegnò anche a modernizzare la sua economia e a creare una classe media di funzionari indiani istruiti e ben addestrati che collaborassero nell’amministrazione del paese. All’inizio del XX secolo iniziò la vera opposizione indiana al governo britannico: il Congresso, fondato per dare all’India un certo grado di autonomia governativa, cominciò a spingere per ottenere un potere reale. Alla fine gli inglesi tracciarono una via verso l’indipendenza simile a quelle realizzate in Canada e in Australia. Nel 1915 Gandhi fece ritorno dal Sudafrica, dove aveva esercitato la professione di avvocato, e mise le sue capacità professionali al servizio della causa indipendentista, adottando una politica di resistenza passiva al governo britannico, la "satyagraha". La seconda guerra mondiale inferse un colpo mortale al colonialismo e al mito della superiorità europea, e l’indipendenza indiana divenne inevitabile. Il Primo ministro del paese ormai indipendente fu Jawaharlal Nehru il quale, adottando una rigida politica di non allineamento, strinse alleanze con l’Unione Sovietica, in parte a causa dei conflitti di confine con la Cina e in parte a causa del sostegno fornito dagli Stati Uniti al Pakistan, il nemico numero uno a causa della difficile questione del Kashmir e del Bangladesh. Fin dalla nascita del Pakistan nel 1947 i rapporti tra questo Paese e l’India sono stati segnati da aspri conflitti: attualmente il principale oggetto del contendere è il 181 INDIA Kashmir, la regione a maggioranza musulmana annessa all’India dal 1949 che il Pakistan non ha mai smesso di rivendicare. In seguito a un accordo di pace stipulato grazie alla mediazione delle Nazioni Unite la zona del Kashmir fu suddivisa in due grandi regioni: il Kashmir pakistano e il Kashmir indiano. La divisione non si estese oltre il ghiacciaio Siachen. Da allora, ognuna delle due nazioni denuncia l’altra di occupare illegalmente la parte restante dello stato e si susseguono continui attentati (probabilmente effettuati da gruppi di terroristi che non vogliono la pace tra i due Paesi), volti al solo scopo di impedire un possibile e auspicabile processo di normalizzazione tra l’India ed il Pakistan. A Nehru successe nel 1966 sua figlia Indira, la cui ascesa al potere causò una forte opposizione politica e la conseguente proclamazione dello stato di emergenza. Dopo alterne vicende politiche che culminarono nel 1984 con l’assassinio di Indira, divenne primo ministro Rajiv Gandhi, figlio secondogenito, che con alterne fortune portò il paese verso gli anni novanta, per poi essere assassinato a sua volta durante una campagna elettorale. Nel 1998 la guida dell’Indian National Congress viene assunta da Sonja Ghandi, moglie di Rajiv Gandhi, riconfermata presidente il 28 maggio 2005, dopo aver dovuto rinunciare alla carica di Primo Ministro, a causa delle polemiche amplificate dalla coalizione a lei opposta sull’opportunità di avere alla guida dell’India una persona non indiana, bensì italiana e quindi straniera. 182 INDIA HIV/AIDS L’India è al secondo posto al mondo per numero di abitanti affetti dal virus dell’HIV/AIDS: la popolazione di sieropositivi ammonta a quasi 5 milioni, risiede prevalentemente a Mumbai e nei centri costieri dell’Andhra Pradesh e del Tamil Nadu e rappresenta l’11,4% dei sieropositivi nel mondo. Il principale metodo di trasmissione è attraverso i rapporti sessuali. Da una ricerca nazionale condotta nel 2001 risulta che meno della metà delle persone intervistate ha rapporti stabili con un partner fisso e non infetto, inoltre la stessa popolazione non ha una effettiva conoscenza dei sistemi di prevenzione come il preservativo. Per di più la stigmatizzazione sociale e la discriminazione dei sieropositivi continuano ad essere delle barriere per la prevenzione, la cura ed il trattamento. 183 INDIA Bambini in India Una recente ricerca fatta dal ministero della salute indiano in collaborazione con l’Unicef ha evidenziato la totale discrepanza tra quello che è il nuovo boom economico del secondo colosso asiatico e il tardivo progresso dell’India in materia di infanzia e nutrizione: circa il 46% dei bambini di età inferiore ai tre anni è denutrito, quasi il 10% in più rispetto all’Africa sub-sahariana. Le cause principali non sono però da legare alla mancanza di cibo, come avviene in Africa, bensì alla frequenza e alla qualità dell’alimentazione data ai bambini, a cui si aggiungono le carenze del sistema sanitario e la scarsa conoscenza delle madri di come prendersi cura dei figli malati. INDIA bambini lavoratori nel paese. La maggior parte di loro non hanno mai frequentato la scuola. Il numero di bambini di strada è molto elevato. La pratica dei matrimoni precoci continua a essere un problema serio. Specialmente nei villaggi le figlie femmine fanno molta fatica ad emanciparsi dal momento che la tappa fondamentale della loro vita è ancora il matrimonio, combinato dalla famiglia in età giovanissima spesso con un uomo più grande di età ed in grado di prendersi cura della moglie bambina. Nelle famiglie più povere le figlie femmine sono ritenute un peso, perché per sposarle occorre provvedere alla dote. Anche assicurando l’istruzione di base a queste ragazze, una volta sposate ci si attende che si sottomettano al marito, si occupino della casa e mettano al mondo dei figli. Stando a tale ricerca il livello di malnutrizione indiano è calato solo di un punto rispetto alla stessa indagine di sette anni fa, quando la percentuale era attorno al 47%. I numeri sono invece peggiorati per quanto riguarda i bambini e le donne affetti da anemia: ne soffre circa il 56% delle donne e il 79% di bambini sotto i tre anni. Progressi scarsi, infine, anche nel tasso di bambini indiani vaccinati contro malattie gravi, come la polio o il morbillo: la percentuale è del 44% e si discosta di poco dal 42% di sette anni fa. (FONTE: Articolo la Repubblica - sezione esteri - il 5 marzo 2007) Molti bambini, e specialmente molte bambine, sono vulnerabili a violenza, abuso e sfruttamento, e sono spinti a entrare nel mondo della prostituzione o del lavoro nero. Molte famiglie che non dispongono di entrate sono costrette a far lavorare i propri figli: si stima che siano 12 milioni i 184 185 INDIA Economia Secondo una classifica della Banca Mondiale l’India è la quarta economia al mondo, anche se con un reddito pro-capite molto basso. L’economia indiana si compone di aspetti per certi versi contrastanti tra loro, che vanno dalla tradizionale agricoltura di sussistenza alle moderne piantagioni, dall’artigianato a un’ampia gamma di industrie manifatturiere e non, al settore dei servizi e dell’alta tecnologia in grande espansione. INDIA persone e che è diventato il settore trainante della crescita economica indiana. Un forte incremento verso un ulteriore sviluppo occupazionale è dato anche dalla sempre più marcata tendenza delle aziende occidentali ad appaltare servizi a fornitori locali, come nel caso dei call center. Accanto al sovrappopolamento e alla povertà diffusa presso larghi strati della popolazione, permangono altri gravi problemi: i decennali contrasti con il vicino Pakistan sulla regione contesa del Kashmir hanno portato a un’escalation nucleare che ha preoccupato l’opinione pubblica internazionale e riportato su livelli molto alti la tensione tra i due paesi. La Banca Mondiale prevede che la crescita del PIL sarà del 7% nell’anno fiscale 2006/2007 e passerà al 6,5% nel 2007/08, guidato soprattutto dalla forte domanda interna. L’apertura dell’economia indiana ai mercati internazionali è un fatto abbastanza recente e si fonda sulla riduzione del controllo statale sulle importazioni e sugli investimenti stranieri: l’India sta infatti perseguendo una politica volta ad attrarre, in maniera sempre più consistente, investimenti stranieri. Istruzione Il sovrappopolamento costituisce uno dei principali problemi dell’India, in cui ben il 25% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e soffre la fame. Una delle principali risorse dell’India è data dalla manodopera altamente qualificata disponibile in loco; ciò ha permesso, negli ultimi anni, lo straordinario sviluppo dell’industria informatica e delle tecnologie software, che dà impiego a quasi 800.000 186 Il sistema scolastico indiano è per taluni aspetti molto simile a quello italiano: si basa su due anni di asilo infantile, a cui segue la scuola elementare e i tre anni di scuola media. Le scuole superiori sono basate sulla differenziazione tra i primi due anni, normali, e altri due anni, di livello intermedio (in inglese intermediate), durante i quali ci si inizia a indirizzare verso la facoltà universitaria da scegliere. Nelle università i 187 INDIA primi tre anni sono generalmente frequentati da tutti gli studenti, dai quali si distaccano in seguito quelli che decidono di andare a lavorare. Il problema fondamentale che però vive l’India è l’elevato tasso di analfabetismo che sussiste nonostante l’istruzione, almeno ai livelli più elementari (fino ai quattordici anni), sia obbligatoria; questo in quanto in caso di evasione dell’obbligo scolastico, rarissimo è l’intervento delle forze di polizia. La causa principale di questo importante fenomeno è la necessità per le famiglie di autosostenersi, di qui il bisogno incondizionato di braccia per lavorare nelle campagne o come manovali. A ciò si aggiunge l’inefficienza dei servizi sociali, deputati ad aiutare i ragazzi o i bambini in difficoltà. Le scuole pubbliche dell’India sono inoltre divisibili, come tutte le altre infrastrutture, in due categorie: alcune appartengono al governo centrale, altre al governo dello Stato autonomo in cui si trovano. Alle scuole del governo centrale si può accedere solo se figli di persone che lavorano per conto del governo di New Delhi. È piuttosto difficile iscriversi a queste scuole e, nonostante le materie trattate siano molto valide e piuttosto impegnative, l’insegnamento dato non è sempre positivo e spesso mancano gli insegnanti. 188 INDIA IL MAIS IN INDIA L’Andhra Pradesh è una delle regioni facenti parte del cosiddetto triangolo tropicale dell’India del sud. Lo stato fu creato nel 1956. Il 90% della popolazione è hindu, mentre i musulmani sono concentrati nella capitale Hyderabad. L’A.P è uno degli stati indiani dove è più marcato il paradosso tra sviluppo tecnologico e arretratezza rurale. Progetto AMALAPURAM Questo progetto ha preso il via quando Laura Gengarelli (la referente in Italia per l’India), ha visitato insieme a suor Lorenza Calcagni (la referente sul posto) i lavori di costruzione di una casa famiglia femminile (ed in seguito di una seconda casa) con annessa la scuola presso il convento delle Missionarie dell’Immacolata di Amalapuram nello Stato dell’Andhra Pradesh, un territorio caratterizzato da immense risaie appartenenti a ricchi proprietari terrieri i quali danno lavoro a gran parte della popolazione locale purtroppo però sfruttata e sottopagata. L’economia locale è prevalentemente basata sull’agricoltura e la stratificazione in caste della società ancora oggi condiziona fortemente la vita delle famiglie, penalizzando soprattutto il sesso femminile. Le bambine ospiti delle due case famiglia (totalmente sostenute dal Mais) provengono nella maggior parte dei casi da nuclei familiari che non riescono a coprire le necessità di base, o comunque che non potrebbero assolutamente garantire l’istruzione ai propri figli. 189 INDIA Questo progetto si prefigge l’obiettivo di assicurare l’istruzione alle bambine ospiti delle case famiglia nei villaggi di Amalapuram e Mogalturu. Le ospiti vivono nella casa famiglia durante l’anno scolastico e tornano dai parenti per le vacanze o in occasione di importanti feste religiose. Nel tempo libero le bambine svolgono attività quali il ricamo e il giardinaggio, ma in assoluto la passione che tutte coltivano sono il canto e la danza locali. villaggi sparsi nelle immense risaie del Paese. È proprio in alcuni di questi villaggi che arriva l’aiuto economico dei sostenitori del progetto “l’India di Suor Fernanda”, finalizzato all’istruzione dei tanti bambini bisognosi. Il contributo economico dei sostenitori di questo progetto rende possibile quindi la crescita dei bambini, la loro educazione scolastica, e il loro divenire adulti nell’ambiente in cui sono nati, dando opportunità di lavoro e aiutando così Progetto BHIMAVARAM e villaggi le rispettive famiglie a uscire dalla condizione di miseria. Alcuni bambini frequentano la scuola a Bhimavaram venendo tutti i giorni a piedi, con il bus, in treno o in bicicletta dai vicini villaggi; altri invece usufruiscono dell’insegnamento nelle scuole costruite dalle Missionarie dell’Immacolata dentro i villaggi stessi. È importante sottolineare che molto spesso con le quote del sostegno, si riesce anche a sopperire ai bisogni primari di molte famiglie numerose. Questo progetto è nato nel 1991 a seguito di un’esperienza di volontariato vissuta da Laura Gengarelli, l’attuale responsabile in Italia, in alcuni lebbrosari indiani di Mumbai nello stato di Maharashtra, e di Bhimavaram nello stato di Andhra Pradesh. L’Andhra Pradesh, nell’India meridionale, è purtroppo uno degli stati più poveri ed economicamente arretrati del subcontinente indiano, dove la società è ancora in gran parte rurale e l’analfabetismo tuttora presente fra i contadini dei 190 INDIA 191 INDIA Progetto MOGALTURU La casa famiglia Mogalturu è esclusivamente femminile ed accoglie 103 ragazze provenienti da famiglie estremamente disagiate che vivono nei villaggi circostanti. Normalmente la precedenza per l’ammissione è riservata alle orfane. Tutte le ragazze ospiti nella casa famiglia frequentano la scuola governativa adiacente alla struttura e, nelle ore libere, possono beneficiare di lezioni di ripetizione con un insegnante pagato per questo specifico incarico. Inoltre prendono lezioni di canto e di ballo. INDIA all’accordo stipulato dalla nostra associazione con il PIME e con l’Associazione Obiettivo Solidarietà della Banca d’Italia, con la costruzione della sala comunitaria, delle case per gli abitanti del villaggio, di pozzi per l’acqua potabile, della scuola e della biblioteca, del sostegno agli studi dei ragazzi delle scuole superiori, oltre alla sperimentazione di un progetto di microcredito. Progetto Ricostruzione post - Tsunami Grazie all’intervento del Mais è stato possibile riavviare, nel corso del 2005, l’attività della pesca nel villaggio di Palle Thalle Palem, grazie all’acquisto di barche e reti distrutte dal maremoto. Nel 2006-2007 il progetto è stato completato, grazie anche 192 193 INDIA Una testimonianza di collaborazione e amore MARY KAMMARAGIRI Conobbi Mary circa quindici anni fa a Bhimavaram, quando ancora non conoscevo l’Associazione Mais. Ero ospite presso la missione di suor Fernanda, durante il mio solito viaggio annuale in India. Una mattina, mentre ero impegnata a ricevere tutti i bambini ed i ragazzi, chi da solo, chi insieme ad un genitore, chi insieme ai nonni, arrivò da sola camminando “a quattro zampe’’ Mary, che al tempo avrà avuto poco più di dieci anni. La visione di questa bambina fu spaventosa e l’impatto per me fortissimo, nonostante avessi già qualche anno di esperienza di “orrori indiani”. Mary, affetta da una gravissima forma di poliomielite che le impediva di tenere il busto eretto, camminava letteralmente piegata in due, quindi costretta ad utilizzare le mani come fossero un altro paio di piedi, alle quali infatti aveva attaccato delle palette per proteggerle dall’asfalto e per ammortizzare almeno un po’ il peso di quel corpo riverso in avanti. Sul suo viso, inondato dal sudore dei 48°C all’ombra della stagione pre-monsonica, un’espressione di sofferenza e di fatica che non dimenticherò mai. Suor Fernanda mi raccontò qualcosa di lei, ma non ci fu molto da spiegare. In quelle condizioni Mary era stata abbandonata dalla famiglia, quindi finita in strada. Del resto si trattava di una figlia femmina e per di più storpia, non esiste calamità peggiore per una famiglia indiana di casta bassa! A chi mai avrebbero potuto darla in moglie?! Come avrebbe mai potuto onorare la famiglia di suo marito senza assolvere al suo dovere di giovane sposa, cioè mettendo al mondo dei figli?! Accolsi immediatamente la richiesta di suor Fernanda di adottare a distanza questa povera ragazza, che lei nel suo 194 INDIA piccolo già aiutava, ma che attraverso il sostegno economico permanente di un’adozione sarebbe stata definitivamente tolta dalla strada, dove purtroppo era continuamente vittima di scherno e abusi. Anche se Mary non avrebbe mai avuto la possibilità di frequentare regolarmente una scuola, attraverso l’aiuto dei sostenitori e la protezione di suor Fernanda, avrebbe avuto cure mediche più appropriate e una vita più dignitosa. Infatti nel corso degli anni il caso clinico di Mary fu seguito dai medici del posto più attentamente e, grazie all’aiuto economico dei benefattori, fu possibile effettuare un intervento chirurgico alla sua colonna vertebrale, tanto da permetterle di tornare in posizione eretta, anche se costretta a deambulare con un sostegno ed impossibilitata a stare in piedi a lungo. Nel frattempo Mary cresceva più sana e la muscolatura della sua schiena andava rinforzandosi, come anch’io avevo modo di constatare tornando in India gli anni seguenti. Finché in uno dei miei viaggi, con grande felicità di suor Fernanda, trovai Mary sposata a un tenero ragazzo di nome Papa Rao il quale, nonostante avesse anche lui problemi fisici (soffre di balbuzie), e un lavoro molto umile (cattura i topi che divorano le piantagioni di riso: 1 rupia ogni topo catturato!…), volle prendersi cura di questa ragazza indifesa. Convinti a metter su famiglia, espressero a suor Fernanda il desiderio di poter avere una casetta tutta per loro, possibilmente in muratura, dove crescere i figli. Fu così questa l’ultima amorevole opera di suor Fernanda, prima che il Signore la richiamasse improvvisamente a sé: riuscì con altre generose donazioni dei sostenitori italiani a completare i lavori della casetta in muratura per la giovane coppia e per questo, devo dire, provammo ambedue un’immensa soddisfazione, aumentata in seguito dal fatto che miracolosamente, viste le sue condizioni, Mary riuscì a 195 INDIA INDIA mettere al mondo due splendidi figli, una femmina di nome Karuna Gandalla, e un maschio di nome Jesu Raju, i quali hanno rispettivamente otto e quattro anni, sono ambedue adottati dal Mais, frequentano regolarmente la scuola e godono di buona salute. Questa bellissima famiglia indiana è per me, per il Mais e credo per tutti i nostri sponsor un grande esempio umano di riscatto nella dignità. 196 197 ROMANIA ROMANIA ROMANIA Romania 198 A Natale del 1989 Ceausescu è stato spazzato via dalla protesta di una popolazione esasperata dalle misere condizioni di vita in cui il regime del dittatore aveva gettato la Romania a tutto vantaggio del “solito” arricchimento della Nomemklatura. Quando il marcio è venuto a galla tutti abbiamo potuto conoscere il livello reale di vita della popolazione rumena. La malattia era praticamente “negata”: i disabili erano reclusi in cliniche lager e abbandonati a se stessi; i sieropositivi e i malati di AIDS, la cui stessa esistenza era tenuta nascosta dal governo, facevano la stessa fine e il tasso di sieropositività era il più alto tra i paesi dell’ex blocco comunista; gli orfani, sempre più numerosi e sempre meno assistiti, per sopravvivere ai rigori dell’inverno, erano costretti a rifugiarsi nel sottosuolo delle città più grandi, dando vita a una “corte dei miracoli” del terzo millennio in cui le malattie, la fame, la tossicodipendenza regnavano sovrane. In un simile scenario parole come qualità della vita, scuola, salute suonavano quasi irreali. E invece… Grazie all’impegno di Stefania, responsabile di case famiglia per minori con handicap, e all’Associazione Obiettivo Solidarietà della Banca d’Italia è stato avviato un progetto Mais per offrire istruzione scolastica e vitto decente a decine di bambini e formazione professionale per ragazzi e adulti portatori di handicap a Iasi nel nord del paese. 199 ROMANIA ROMANIA Popolazione Popolazione sotto i 14 anni Crescita demografica annua Quoziente di fecondità Aspettativa di vita HDI (indice sviluppo umano) Mortalità infantile Orfani (in migliaia) Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia) Tasso HIV/AIDS Popolazione sotto la soglia di povertà Debito estero (USD) Tasso alfabetizzazione (15 anni +) Disoccupazione PIL 22.303.552 (Luglio 2006) 15.7% (2006) -0.12% (2006) 1.37 bambini nati/donna (2006) 71.63 anni 0.805 (2004) 60esimo/177 (fonte: UNDP, Report 2006) 25.5 morti/1000 nati vivi (2006) n.d. n.d. <0.1% (2006) 25% (2005) $ 42.76 milioni (2006) 98.4% (2006) 6.1% (2006) $ 197.3 bilioni (2006) FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF 200 201 ROMANIA Popolazione La Romania ha una popolazione di 22.303.552 abitanti (2006) con una densità media di 97 abitanti per km2. Il grado di omogeneità etnico-culturale è considerevole: l’89% della popolazione è infatti costituito da rumeni, discendenti dei popoli che abitavano la Dacia al tempo della conquista romana. La minoranza più consistente è quella ungherese ROMANIA è all’ordine del giorno. Una donna su cinque ne è colpita direttamente. Anche i bambini patiscono la povertà e molto spesso sono le vittime principali di questo fenomeno. Nella sola capitale vivono oltre 3000 bambini di strada tossicodipendenti. Nella maggior parte dei casi, la grave ristrettezza economica rende impossibile alla popolazione l’assistenza medica. Del resto lo stato non dispone dei fondi necessari per garantire un sistema sanitario o una previdenza sociale accettabile. (7%), concentrata nella Transilvania, i rom (2%) sono presenti soprattutto nella pianura rumena e i tedeschi (1% circa), abitano prevalentemente nel Banato rumeno. Altre minoranze sono rappresentate da ucraini, ebrei, russi, serbi, turchi, bulgari e tatari (la tutela delle minoranze è ancora insufficiente, specialmente per quanto riguarda i Rom che in molti settori della società non godono ancora di pari diritti e opportunità). Anche per quanto riguarda la religione, il quadro è piuttosto unitario: l’87% della popolazione professa il credo rumeno-ortodosso, un altro 5% è cattolico e l’1% è grecocattolico. Con l’avvento dell’industrializzazione negli anni ‘60, l’urbanizzazione ha subito un forte aumento tanto che attualmente il 56% della popolazione vive all’interno di centri urbani. Il paese deve affrontare gravi problemi sociali che hanno origine nell’estrema miseria della popolazione. Oltre il 25% dei cittadini vive al di sotto della soglia di sussistenza. In queste condizioni, i nuclei familiari con prole numerosa si sciolgono facilmente e la violenza all’interno della famiglia 202 203 ROMANIA Storia della Romania Secondo la storiografia rumena, l’origine della popolazione romena risale ai Daci, o meglio ai Geto-Daci, i quali divennero una provincia dell’Impero romano nel 106. Fin dal X secolo i magiari iniziarono a diffondersi all’interno della Transilvania che, intorno al XIII secolo, divenne un principato autonomo sotto la corona ungherese. Nel corso dei secoli XIV e XV, mentre la Valacchia e la Moldavia opposero una tenace resistenza nei confronti dell’espansione dell’Impero ottomano, la Transilvania cadde sotto il suo controllo nel XVI secolo. Nel 1600 i tre stati rumeni si unirono, per un breve periodo, sotto Michele il Bravo, principe di Valacchia, che aveva congiunto le proprie forze con quelle dei potenti principi della Moldavia e della Transilvania per combattere i turchi. L’unità durò però solamente un anno; il principe venne infatti sconfitto dall’azione congiunta di un esercito asburgo-transilvanico, quindi catturato e decapitato. La Transilvania cadde allora sotto il dominio asburgico, mentre la sovranità turca 204 ROMANIA continuò incontrastata in Valacchia e Moldavia fino al XIX secolo inoltrato. Nel 1867, la Transilvania insieme all’Ungheria e ai possedimenti ungheresi, entrò a far parte dell’Impero austroungarico. La Romania moderna (divenne indipendente nel 1877) nacque il 24 gennaio 1859, quando Moldavia e Valacchia si unirono, conferendo il principato unico a Alexandru loan Cuza (già principe di Moldavia). Nel 1916 la Romania entrò nella prima guerra mondiale a fianco della Triplice Intesa. Alla fine della guerra gli imperi austro-ungarico e russo svanirono; gli organi governativi creati in Transilvania, Bessarabia e Bukovina scelsero l’unione con la Romania, creando la Grande Romania. Dopo la seconda guerra mondiale, la Romania divenne una nazione comunista sotto la pressione dell’Unione Sovietica, cui la Romania rimase sostanzialmente allineata fino alla fine degli anni ‘50. Nel 1948 venne abolita la monarchia e varata la costituzione della Repubblica Popolare Romena. Negli anni ‘60 i contrasti con l’Unione Sovietica, di natura principalmente economica, portarono a una politica estera indipendente e, nel 1965, al varo della nuova Costituzione della Repubblica Socialista di Romania. Nel 1965 inizia il governo dittatoriale del presidente Nicolae Ceausescu, che finì con una rivolta nel tardo 1989, a partire dalla qual data la Romania è divenuta un Paese di democrazia occidentale. Nelle elezioni presidenziali e parlamentari tenute il 1990, Iliescu vinse con l’85% dei voti. Il FSN prese due terzi dei posti in parlamento, nominò un professore universitario, Petre Roman come Primo Ministro e 205 ROMANIA cominciò delle timide riforme di mercato libero. Dalle elezioni del 2000 la presidenza della Romania è retta da Adrian Nastase e dal partito Socialdemocratico (PSD), battuto nel ballottaggio delle elezioni presidenziali e parlamentari tenutosi il 20 dicembre 2004 dall’opposizione di centrodestra “Giustizia e Verità” (liberali e democratici): Traian Basescu (attualmente in carica), sindaco di Bucarest, è stato eletto presidente, con il 51,23% dei voti. Nel 2002 la Romania è stata invitata a unirsi alla NATO (unione ratificata il 29 marzo 2004), mentre il 1° gennaio 2007 è entrata nell’Unione Europea. ROMANIA HIV/AIDS Secondo le stime dell’UNAIDS, il programma dell’ONU che si occupa di HIV e AIDS, alla fine del 2003 la Romania contava circa 6.500 persone HIV positive. Sebbene si tratti di una cifra ancora relativamente contenuta, il paese figura tra gli stati con il più alto tasso di nuovi contagi al mondo! E il dato più preoccupante è sicuramente il diffondersi del virus tra le prostitute e i bambini. Economia A partire dal 1949 la Romania ha adottato un’economia di tipo socialista basata sul modello sovietico. Conformemente al modello socialista, i governi rumeni hanno privilegiato lo sviluppo dell’industria pesante a scapito del settore agricolo. La rapida crescita economica di cui ha beneficiato il paese nel corso degli anni Sessanta si è così caratterizzata per una cronica carenza dei beni di consumo e per un notevole degrado ambientale, causato dalle strutture tecnologicamente arretrate. Dopo la caduta di Ceausescu nel 1989 e la fine del sistema socialista, tutti i settori dell’economia hanno subito forti modifiche; per condurre il paese verso un sistema di mercato, a partire dal 1990 sono state adottate radicali riforme di carattere economico (privatizzazioni, liberalizzazione dei prezzi e svalutazione della moneta). La transizione da un’economia pianificata a un’economia di mercato si è rivelata particolarmente lunga e travagliata e ha determinato profondi disagi sociali. Dal 2002 si sono susseguiti anni di crescita economica, stimata intorno al 4,5% annuo, tasso che è cresciuto a più 206 207 ROMANIA del 5% nel 2005. Dal 2003 l’aumento dei salari supera il tasso di inflazione, che era di circa 1,2% al mese, ma che successivamente è decresciuta. Nel 2005 l’inflazione si è abbassata al 7,8% annuo. La Romania è stata invitata a unirsi all’Unione europea nel dicembre 1999, data di inizio delle negoziazioni. Sfruttamento sessuale dei bambini nel turismo a scopo di lucro Tra i paesi europei, la Romania, e in modo particolare Bucarest, rappresenta una delle principali mete turistiche per chi pratica turismo sessuale. Nella maggior parte dei casi, le prime vittime sono i bambini di strada. Si calcola che il 5% dei bambini senza patria in Romania sono coinvolti forzatamente nello sfruttamento sessuale. Di recente, a fronte di questo fenomeno, si è registrato un aumento degli arresti e delle condanne di cittadini stranieri incriminati per questo reato. In Romania, lo sfruttamento di donne e bambini ai fini della prostituzione ha sempre rappresentato un grave problema. La legge emanata nel 2001 contro il dilagare del traffico di persone non ha condotto a nessun miglioramento rilevante. Donne e bambini rumeni continuano a essere rapiti per poi essere condotti in vari paesi europei, sia dell’est che dell’ovest, per poi essere sfruttati sessualmente. Chi viene maggiormente attirato dalle false promesse di questi trafficanti sono soprattutto i bambini di strada. Negli ultimi anni è stato osservato che molti di loro vengono avviati al giro della prostituzione di Amburgo, Berlino e Amsterdam, per citare solo alcuni esempi. La Romania funge anche da paese di transito per molte 208 ROMANIA vittime provenienti da numerosi altri paesi, come la Turchia e la Tailandia, e dirette in altri stati europei. Istruzione L’istruzione è gratuita e obbligatoria dai 6 ai 15 anni; il sistema educativo promuove soprattutto gli studi tecnici. Il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta è pari al 98,5%. L’istruzione nella scuola pubblica è gratuita, in quanto per la maggior parte finanziata dal bilancio dello Stato e da quelli locali. Lo Stato fornisce il materiale di supporto per le attività scolastiche, specialmente agli studenti con ottimi risultati. Insegnamento generale e corsi di studio Superiori Medie Elementari Materna Durata 4 anni 4 anni 4 anni 4 anni Età prevista dai 15 ai 19 anni dagli 11 ai 15 anni dai 7 agli 11 anni dai 3 ai 7 anni Alle elementari, il 73,5% delle discipline è insegnato nella madre lingua degli studenti, mentre alle medie la percentuale passa al 75,4% e alle superiori oscilla fra il 60,2 e l’82,8%, in base all’indirizzo prescelto. È previsto un programma speciale nelle scuole in cui l’insegnamento avviene nella lingua delle minoranze nazionali. 209 ROMANIA IL MAIS IN ROMANIA Il progetto è nato nel 2001 a Iasi, capoluogo della Moldavia. Lo scopo è quello di prevenire l’abbandono dei bambini da parte dei genitori a causa dell’estrema povertà delle famiglie, di prevenire l’abbandono scolastico e incidere sulle cause di emarginazione sociale alla quale sono condannati i bambini indigenti. La gestione del progetto è affidata a Stefania De Cesare, una ragazza napoletana che vive da anni in Romania, che si avvale della collaborazione di un’assistente sociale e della stessa direttrice della scuola. L’intervento sulla struttura scolastica e sul sostegno di nuove attività educative e ricreative, inoltre, offre benefici all’intera comunità locale. Riportiamo, di seguito, la relazione annuale dell’associazione “il Chicco” (con cui collaboriamo a Iasi), che ci illustra il presente e il futuro del nostro progetto in comune ASOCIATIA UMANITARA “IL CHICCO” B-dul Chimiei, 35 Bl. F2-1, Sc. A, Et. IV, Ap. 3, Iasi Tel/fax 0232 274255, 294174, Tel/fax: 0332 107735 [email protected]; [email protected] 210 ROMANIA I nostri progetti comuni a Iasi, capoluogo della Moldavia, la regione più povera del paese, continuano, e vediamo crescere i bambini che ogni giorno stanno facendo dei grossi progressi grazie al nostro comune aiuto. Anche nel 2006 il progetto “Jonatan” si sviluppa in tre 3 parti: • Centro diurno “Vulturas” con 10 beneficiari - nei locali del comune di Barnova; • Centro Diurno “Fluturas” con 7 beneficiari - presso la sede dell’associazione il Chicco di Iasi • Progetto Mais - Asilo 3 Iasi con 13 beneficiari I bambini del miniprogetto Mais sono stati visitati mensilmente nelle loro case dove si sono potute vedere le loro condizioni socio-economiche e quindi sostenerli nei bisogni più urgenti. I bambini dei centri diurni Vulturas e Fluturas sono stati seguiti giornalmente dalle nostre pedagogiste laureate e molto motivate: Lisman Daniela e Barsan Anca. La nuova legislazione (al passo con l’Europa) ci ha obbligato a compilare numerosi documenti riguardanti lo stato di salute psicofisica e le condizioni sociali di tutti i progetti e dei loro beneficiari. Dal 2006 i centri diurni sono considerati non più un semplice progetto che fa capo a una ONG, ma una struttura a sé stante che necessita di autorizzazioni a parte e viene sottoposta a controlli e ispezioni (durissima quella ricevuta il giorno 7.02.07 un’ispezione come al tempo del comunismo in cui tu devi solo abbassare la testa e sopportare!) e deve prevedere una équipe multidisciplinare composta da: assistente sociale, medico, pedagogista, 211 ROMANIA psicologa e fisioterapista. Tutto ciò ha aumentato le spese di gestione del progetto, ma ha avuto allo stesso tempo ulteriori benefici per i bambini dei centri diurni. Il 2006 ha visto la moneta locale stabilizzarsi, anche in previsione dell’entrata in Europa della Romania e cosi l’euro ha avuto una progressiva e costante svalutazione quotandosi attualmente a circa 1 euro=3,3. Inoltre il governo ha stabilito un aumento delle condizioni salariali, cosicché attualmente per una persona laureata si prevedono circa 350 euro al mese, 1160 ron, incluse le tasse. Sono stipendi che comunque non soddisfano le spese che un rumeno deve sopportare per poter vivere una vita degna, visto che i prezzi al consumo sono cresciuti di più (ad esempio all’ingrosso 1litro di latte costa 0,70 euro; 1 kg pane 0,54 euro; 1 kg carne di vitello 4,5 euro; 1 kg carne di pollo 4 euro; 1 l olio di semi 0,78 euro; 1 kg riso 0,70 euro, 1 l. di benzina 1,06 euro). Per la nostra associazione che deve gestire numerosi servizi con i soldi ricevuti da sponsor italiani, gli aumenti salariali e dei prezzi di consumo, la svalutazione dell’euro crea grandi problemi di ordine economico. ROMANIA Un altro punto a sfavore è l’emigrazione in massa anche dei giovani laureati verso settori di lavoro più redditizi o soprattutto verso i paesi occidentali. Così anche le risorse umane valide sono sempre più difficilmente reperibili. Centri diurni “Vulturas” e “Fluturas” Hanno come obiettivi generali: • Prevenire l’abbandono scolastico dei bambini privi di sostegno familiare; • Offrire ai bambini un valido aiuto scolastico, per incidere sulle cause principali di emarginazione sociale che colpisce i bambini in stato di bisogno; • Offrire ai bambini un ambiente relazionale stabile e maturo per aiutarli a vivere serenamente la loro infanzia. I nostri specialisti hanno come obiettivi: • L’arricchimento del vocabolario attivo; • L’aumento dell’autonomia nell’effettuare i compiti, sotto la supervisione della pedagogista; • La socializzazione positiva; • Lo sviluppo positivo della propria immagine; • Lo sviluppo delle capacità di comunicare e relazionarsi; etc. Dal 2006 i soldi vengono dati direttamente alle famiglie. Ogni famiglia ha firmato un accordo in cui si impegna a spendere tutti i soldi a favore del bambino sostenuto a distanza. Ogni due mesi, quando la famiglia riceve i soldi, deve portare il resoconto della somma ricevuta nel mese scorso. Così riusciamo a controllare che i soldi siano spesi 212 213 ROMANIA veramente per i bambini e fino adesso non ci sono stati problemi. I bambini sono cresciuti sotto i nostri occhi e si possono notare i grossi progressi da loro fatti sul piano psico-fisico emozionale e socio-relazionale. ROMANIA Hanno bisogno di voi e del vostro costante aiuto… … e un giorno diventeranno grandi, voleranno al di sopra di tutte le loro difficoltà come vere aquile, guarderanno con riconoscenza coloro che li hanno aiutati durante il loro viaggio dell’infanzia… ASSOCIAZIONE IL CHICCO Carmen Scipcaru I bambini sono da sempre il dono più grande che la VITA ci offre. Nello stesso tempo sono i più deboli e bisognosi d’aiuto. I bambini beneficiari di questo progetto sono, non solo in uno stato di povertà materiale, ma anche relazionale. Hanno bisogno di conoscere se stessi e le loro capacità per potersi trasformare in piccole aquile… Hanno bisogno di sguardi pieni di fiducia che diano loro la forza e il coraggio di guardare in alto e vedere altre possibilità di vita… Hanno bisogno di sentirsi preziosi agli occhi degli adulti e di accrescere in se stessi la consapevolezza del loro essere così speciale… 214 215 EX-JUGOSLAVIA EX-JUGOSLAVIA EX-JUGOSLAVIA Ex-Jugoslavia 216 Storie dei nostri giorni e quasi di casa nostra. È di ieri la crisi dei Balcani e il frammentarsi in mille pezzi della Jugoslavia, tenuta insieme per decenni dal carisma di Tito e implosa alla morte del vecchio dittatore. Serbi, croati, bosniaci, montenegrini, kosovari, sloveni tutti contro tutti, odi e rancori mai sopiti tornati a galla, vendette e rivalse, massacri e pulizia etnica tollerati dall’ONU e favoriti dall’indifferenza internazionale o peggio da interessi nazionali. La creazione di nuovi stati a prevalenza etnica costringe centinaia di migliaia di persone a fuggire dal loro paese, abbandonare casa, lavoro, scuola e iniziare un calvario da profughi senza patria, mal sopportati ovunque, spesso rinchiusi in enclavi più simili a campi di concentramento che a territori liberi. A farne le spese, come sempre, sono i soggetti più deboli, i bambini. Scuole chiuse e/o distrutte dalla guerra, famiglie senza mezzi di sostentamento, difficoltà enormi a ottenere lo status ufficiale di rifugiato e quindi l’accesso agli aiuti, agli alloggi e all’iscrizione alla scuola, questi i problemi. Grazie al prezioso lavoro di Patrizia Odor abbiamo aiutato decine di ragazzi in Croazia, a Pola e in altre località a non sprecare i loro anni migliori: grazie al Mais e, naturalmente, al suo impegno, nel 2006 Mersiha si è laureata in Medicina… 217 EX-JUGOSLAVIA EX-JUGOSLAVIA Popolazione Popolazione sotto i 14 anni Crescita demografica annua Quoziente di fecondità Aspettativa di vita HDI (indice sviluppo umano) Mortalità infantile Orfani (in migliaia) Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia) Tasso HIV/AIDS Popolazione sotto la soglia di povertà Debito estero (USD) Tasso alfabetizzazione (15 anni +) Disoccupazione PIL 4.500.000 (Croazia) 16.2% (2006) -0.03% (2006) 1.4 bambini nati/donna (2006) 74.68 anni 0.846 (2004) 44esimo/177 (fonte: UNDP, Report 2006) 6.72 morti/1000 nati vivi (2006) n.d. n.d. <0.1% (fine 2005) 11% (2003) $ 33.09 bilioni (30 giugno 2006) 98.5% (2003) 17.2% (2006) $ 59.41 bilioni (2006) FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF 218 219 EX-JUGOSLAVIA Storia della Jugoslavia La caratteristica preponderante di quella che fu la Jugoslavia è il suo pluralismo etnico, culturale e geografico: nell’area balcanica sono presenti numerose etnie che, pur di piccole dimensioni, hanno però precisi caratteri di ordine storico, culturale e religioso che le differenziano nettamente (solo considerando i territori dell’ex Jugoslavia, i gruppi etnici presenti sono ben 24 per una popolazione complessiva che nel 1981 non arrivava neanche a 23 milioni). La "Jugoslavia" nacque come Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni all’indomani del Congresso di Parigi del 1918, a conclusione della prima guerra mondiale. Il nuovo Regno fu proclamato il 1° dicembre 1918 dal principe reggente Aleksandar Karad-ord-eviç, sotto il re Pietro I Karad-ord-eviç. La Croazia, il territorio sloveno, la Bosnia e l’Erzegovina e il Montenegro, avevano chiesto già in precedenza l’unione con il Regno di Serbia. Conseguenza della seconda guerra mondiale fu una restaurazione del primo Regno di Jugoslavia attraverso la costituzione di uno stato socialista, successivamente chiamato Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (2 dicembre 1945). Con la morte di Tito (presidente della Repubblica dal 1953 al 1980) le tensioni interne fra le diverse etnie, che prima venivano represse anche con la forza, cominciano a emergere. Dopo che quattro delle sei Repubbliche Socialiste ebbero dichiarato l’indipendenza tra il 1991 e il 1992 (Slovenia, Croazia, Macedonia, Bosnia-Erzegovina), la Federazione si sciolse e nacque la Repubblica Federale di 220 EX-JUGOSLAVIA Jugoslavia, formata dalle 2 restanti repubbliche (Serbia e Montenegro, comprese le regioni autonome di Vojvodina e Kosovo). Nel 2003 anche questa Federazione venne trasformata: la riforma la denominò Unione di Serbia e Montenegro. Nel 2006, infine, la Serbia e il Montenegro si sono separati e attualmente sono due Stati del tutto indipendenti. Storia della Croazia dall’Indipendenza ad oggi Le prime elezioni multipartitiche del 1990 (proclamato Presidente Franjo Tud-jman, rieletto per due volte e restato in carica fino alla morte nel 1999) e la successiva acquisizione dell’indipendenza il 25 giugno del 1991 si sono tradotte in un profondo cambiamento della vita politica e sociale della Croazia. I principi cui si sono ispirate le varie riforme inaugurate nel 1991 sono: croatizzazione della lingua e "purificazione dalle contaminazioni serbe", legame con la tradizione storico-culturale della Croazia, pluralismo culturale. Tuttavia, l’approccio nazionalistico impresso alle riforme da parte del governo croato, lo stato di guerra vissuto dal Paese fino all’estate del 1995 (tra Croazia e Serbia) e il perdurante autoritarismo del presidente Franjo Tud-jman hanno sostanzialmente impedito il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani, specie per le minoranze. La questione serba rimane in particolare la più scottante, perché i serbi rifiutano di essere ridotti a una minoranza da parte dei croati. D’altra parte, il governo croato, fin dal 1991, non ha fatto alcun gesto conciliatore e/o rassicurante nei confronti della comunità serba, ma ha 221 EX-JUGOSLAVIA contribuito rapidamente a emarginarla, come corpo estraneo della nuova Croazia indipendente, ripetendo i tragici errori del 1941. Dal 18 febbraio 2000, la Presidenza della Croazia è retta da Stjepan Mesiç. Egli condannò pesantemente l’operato del predecessore Tud-jman, in particolare in relazione alle politiche nazionaliste e autoritarie, all’isolamento internazionale del Paese, alla mancanza di libertà nei mass media nazionali, nonché alla cattive condizioni economiche in cui era sprofondata la nazione. Egli adottò un approccio maggiormente liberale, aprendo la Croazia agli investimenti stranieri. Attualità croata La Slovenia e la Croazia dichiararono l’indipendenza, con reciproco riconoscimento diplomatico, simultaneamente il 25 giugno del 1991. Nel farlo dichiararono di non avere contenziosi di frontiera e di riconoscere il proprio confine fino allora interrepubblicano - quale nuova frontiera interstatale, fatto che suggellarono in entrambi i parlamenti con la rispettiva “Carta costituzionale di fondazione e indipendenza della repubblica”. Il mutuo riconoscimento del confine venne giudicato dalla commissione internazionale di arbitrato per l’ex Jugoslavia, presieduta dal giudice francese Robert Badinter, elemento fondamentale per il riconoscimento internazionale di Slovenia e Croazia, sia da parte dell’UE che dell’ONU. Il confine del mare non fu stabilito e, non essendoci mai stata una delimitazione di acque tra le diverse repubbliche Jugoslave, bensì solo tra zone e settori di controllo delle 222 EX-JUGOSLAVIA diverse polizie, a 13 anni dalla dichiarazione di indipendenza, i due Stati si trovano ad affrontare, con reciproche accuse, uno dei contenziosi territoriali più insidiosi nell’area ex Jugoslavia, il cui oggetto è il Golfo di Pirano: la Croazia, facendo appello al diritto internazionale e, nello specifico, all’articolo 15 della Convenzione sul diritto marittimo, considera che il golfo di Pirano debba essere diviso a metà finché le due parti non trovino un accordo definitivo; la Slovenia rivendica invece la sua piena sovranità sulla baia e fa leva sulla disposizione della stessa convenzione che prevede soluzioni diverse per i golfi ove ci siano particolari condizioni storiche. L’UE, con Solana e Patten, si è offerta di fare da intermediaria nella gestione e risoluzione del conflitto, ma, mentre il governo croato propone l’arbitrato internazionale presso i competenti tribunali dell’Aia o di Amburgo, la Slovenia si oppone all’arbitrato e spera di poter condizionare il negoziato premendo sulla Croazia dal suo seggio privilegiato nell’UE e nella Nato. 223 EX-JUGOSLAVIA Economia L’economia croata si basa prevalentemente sul terziario e sull’industria leggera. Il turismo riveste un’importanza che è andata crescendo negli anni. Il PIL pro-capite del 2004 era di 11.200 dollari americani, pari al 41,6% della media UE. L’organizzazione economica croata è attualmente postcomunista. Alla fine degli anni Ottanta, all’inizio del processo di transizione verso il capitalismo, il sistema versava in buone condizioni. Agli inizi degli anni Novanta l’economia croata versava tuttavia in una situazione difficile: circa 500 imprese statali dovettero dichiarare il fallimento e già nei primi mesi del 1991 la produzione industriale calò del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; fu comunque in seguito all’aprirsi del conflitto interno - giugno 1991 - che il paese conobbe un drammatico e rapido declino. Numerose industrie furono danneggiate o distrutte durante i combattimenti e le perdite subite in guerra vennero valutate attorno ai 15 miliardi di dollari USA. Alla fine del 1992 l’inflazione toccò un tasso del 500% e la disoccupazione aumentò sensibilmente. Negli ultimi anni il paese è riuscito a uscire da questa profonda crisi e ha conosciuto una forte crescita economica, preparandosi all’ingresso nell’Unione Europea, la quale rappresenta il suo principale partner commerciale. Nel febbraio 2005, la Croazia ha sottoscritto il Patto di Stabilità, Crescita e Sviluppo dell’UE e ha fatto sostanziali passi in avanti verso la completa adesione. Le autorità di Zagabria prevedono una forte crescita economica nei prossimi anni, considerando che attualmente il paese soffre a causa del deficit della bilancia commerciale e del debito 224 EX-JUGOSLAVIA pubblico. Alcune grandi compagnie commerciali hanno già beneficiato della liberalizzazione del mercato croato, mentre si attende una forte espansione della produzione grazie a un incremento degli investimenti. Attualmente circa un quarto del PIL è costituito dall’industria manifatturiera e dall’attività mineraria. Le industrie principali si trovano attorno alla capitale e sono costituite dalla chimica e plastica, lavorazione dei metalli, elettronica, acciaio, alluminio, carta, prodotti del legno, materiale da costruzione, tessile, raffinazione del petrolio, alimentari e bevande. L’agricoltura rappresenta invece l’8% del prodotto interno lordo. Le coltivazioni principali sono quelle del frumento, orzo, avena, uva, agrumi, frutta, olive, e allevamento del bestiame. Notevolmente importante è l’industria turistica, che contribuisce al PIL in misura del 67%, assicurando un afflusso consistente di divise estere. 225 EX-JUGOSLAVIA IL MAIS E L’EX-JUGOSLAVIA Progetto POLA (Croazia) L’intervento del Mais è iniziato non appena la fase più critica di quella che possiamo definire una guerra interetnica era terminata. La situazione politica del dopo Tud-jman era apparentemente più tranquilla, nei negozi tornavano i prodotti di largo consumo, anche se a prezzi ancora proibitivi per la maggior parte della popolazione, ma c’era ancora astio e rancore tra Bosniaci e Croati. Per quel che riguarda le famiglie seguite dal Mais alcune hanno avuto il riconoscimento dello status di profugo (perché musulmane) mentre altre, pur avendo la cittadinanza croata, non avevano i mezzi necessari per far studiare i figli. In Croazia un profugo, pur avendo un lavoro regolare, non godeva degli stessi diritti dei Croati e alla fine della guerra questa situazione aveva delle ripercussioni drammatiche su 226 EX-JUGOSLAVIA migliaia di famiglie. Ad esempio per poter mandare un figlio al liceo un profugo deve pagare parecchie centinaia di euro di tasse scolastiche mentre per i Croati l’iscrizione è gratuita. Molti dei ragazzi che abbiamo assistito e assistiamo tutt’ora, per poter pagare le tasse scolastiche, lavorano durante l’estate. La nostra più grande soddisfazione l’abbiamo avuta lo scorso anno (2006) quando Mersiha, una tra le prime ragazze sostenute dal Mais, si è laureata in Medicina. 227 EX-JUGOSLAVIA EX-JUGOSLAVIA Testimonianza Riportiamo alcuni passaggi della lettera che la Dottoressa Mersiha scrive ai suoi sponsor da Sarajevo il giorno della sua laurea in medicina Cari amici, così ho finito i miei studi e ho preso il mio titolo professionale: “dottore in medicina”! Non so che dire, ci sono molte emozioni in me, so che è successo qualcosa d’importante ma nel mio intimo ancora non so di preciso quanto importante. Il giorno che ho discusso la mia tesi ho avuto 15 minuti a disposizione per parlare di tutto il mio lavoro, poi la commissione mi ha posto delle domande a cui ho risposto con molti particolari, infine la commissione si è ritirata e quando i membri sono rientrati ho ottenuto il tanto sospirato titolo di “dottore in medicina”. Quando tutto è finito io, la mia mamma e i miei amici siamo andati in un locale simpatico, abbiamo preso qualcosa da bere e piccoli piatti di stuzzichini, nulla di speciale, ma è stato abbastanza come divertimento! Il mio prossimo impegno è fare esperienza negli ospedali, dove lavorerò gratis per otto ore al giorno per fare un anno di tirocinio. Io e la mia famiglia non possiamo tornare nella nostra città, Baja Luka; abbiamo vissuto a Pola per tanto tempo e ormai i miei genitori hanno quell’età in cui non si hanno energie per cambiare di nuovo residenza. Ora, dopo la laurea, mi riposerò e poi dovrò organizzare la mia vita e risolvere i miei problemi familiari. Un bacio da Sarajevo Mersiha 228 229 PROGETTI CONCLUSI PROGETTI CONCLUSI PROGETTI CONCLUSI BRASILE Progetto Ormali SANTO DOMINGO Progetto Puerto Plata Il progetto nasce a Puerto Plata nel 1997 ed è il frutto delle sinergie operative tra il Mais, l’ECPAT Italia e Setem (un’associazione di volontariato spagnola). Lo scopo era di salvaguardare i bambini dallo sfruttamento sessuale, psicologico e fisico e d’inculcare loro, per quanto possibile, l’idea del diritto ad essere bambini, accrescendo la loro autostima, mandarli a scuola e/o in alternativa insegnare loro un mestiere. Bisognava individuare, per prima cosa, i bambini che non andavano a scuola o quelli a rischio abbandono scolastico e quelli che, a causa delle ristrettezze economiche familiari, erano avviati al lavoro minorile o alla prostituzione. Insieme a Setem ed alla collaborazione dell’Associazione Agape (una onlus di Roma), abbiamo realizzato un centro di abilitazione, una struttura che può assistere 200 bambini insegnando loro un mestiere. Lo stesso governo dominicano ha riconosciuto l’importanza del lavoro svolto nel centro. Il progetto, avendo raggiunto le finalità per le quali era stato istituito, si è concluso nel corso del 2005. 230 Il progetto nasce nel 1992 con lo scopo di sostenere 11 operatrici dell’associazione Ormali, che si occupa delle donne della periferia di S. Paulo. Grazie all’intervento del Mais si è potuto anche affittare una struttura (Centro Comunitario) in cui svolgere i corsi professionali e gli incontri con le donne. Il progetto con le donne di S. Paulo si conclude tra il 1997 e il 1998 perché non più adeguato alla difficile realtà brasiliana del momento, ma il nostro non è un addio… SUDAFRICA Progetto Durban Il nostro intervento a Durban (Marianhill), sulla costa orientale del Sudafrica, inizia nel 1990 dove la nostra referente, Sister Helena, era impegnata molto attivamente nel campo del recupero dei ragazzi di strada con l’Associazione Street Wise. Oltre al sostegno scolastico il Mais nel corso degli anni è intervenuto per finanziare le strutture del laboratorio di falegnameria e di panetteria. Alcuni dei ragazzi seguiti andavano già all’università ed era sempre più difficile trovare sponsor disposti ad aiutarli. Il progetto si è concluso nel 1995 grazie anche all’intervento di altri sponsor internazionali. 231 PROGETTI CONCLUSI ARGENTINA Progetto Rafaela Progetto Buenos Aires - CAFI Padre Carmelo Greco è un sacerdote di Salerno che svolgeva l’attività di preside ed insegnante presso l’istituto S. Josè nella città di Rafaela (prov. di Santa Fè) nel cuore della pampa, vicino al rio Paranà. È grazie alla sua opera di “testimonial” che il Mais ha iniziato a sostenere nel 1998 due case famiglia di Rafaela che ospitavano rispettivamente 24 bambini e 18 bambine, tutti con una situazione familiare molto difficile dovuta alla disgregazione del nucleo familiare per disoccupazione, alcolismo, separazione dei genitori. Spesso questi bambini venivano inviati nelle case famiglia direttamente dal Tribunale dei Minori perché non avevano parenti in grado di assisterli… Abbiamo chiamato questi due progetti Rafaela Rosa (casa famiglia femminile) e Rafaela Blu (casa famiglia maschile) anche se sostanzialmente erano identici tra loro. Lo scopo è stato quello di assicurare ai bambini il reintegro nel loro nucleo familiare quando se ne stabilivano le condizioni. Il lavoro nelle case famiglia era incentrato sul recupero psicologico, nei casi di traumi dovuti a violenze fisiche e psichiche, e sulla scolarizzazione, oltre allo svolgimento di attività formative e ricreative. La nostra partecipazione si è conclusa tra il 2004 ed il 2005 quando la struttura delle case famiglia è stata modificata in centri esclusivamente diurni ed il Tribunale dei Minorenni non ha potuto più inviare lì i bambini che necessitavano di un sostegno a tempo pieno. Il nostro impegno a Buenos Aires con il CAFI diretto da Roberta Esturo (centro assistenza per ragazze di strada) è iniziato nel 1984 è si è avvalso della collaborazione degli operatori e delle operatrici (assistenti sociali, psicologi, operatori sanitari) del centro. Lo scopo del progetto è stato quello di far frequentare la scuola alle ragazze che prima del nostro intervento si prostituivano in strada o provenivano da famiglie disagiate ed erano vittime di violenza nello stesso ambito familiare. Il CAFI nel corso di questi anni ha ricevuto il sostegno anche di altre associazioni e nel corso del 2002 si è “emancipato” dal nostro contributo finanziario, nello spirito più genuino dell’autosviluppo a cui si è sempre ispirato il Mais. Nel corso di questi anni centinaia di ragazze sono state seguite dal centro ed hanno avuto l’opportunità di studiare e d’imparare un lavoro e, naturalmente, hanno potuto contare su di un supporto psicologico, indispensabile per superare l’enorme disagio fisico e mentale di cui erano vittime in precedenza. Abbiamo visitato in più occasioni il CAFI e conosciuto gli operatori e proprio grazie a queste visite in Argentina abbiamo avuto la possibilità di conoscere nuove realtà e di avviare nuovi progetti nel paese. 232 PROGETTI CONCLUSI 233 IL MAIS ADERISCE ANCHE A… IL MAIS ADERISCE ANCHE A… La Gabbianella Il 3 dicembre del 1997, dopo alcuni incontri preliminari, alcune delle associazioni che parteciparono al Convegno di Roma sull’Adozione a Distanza, dettero vita ad un Coordinamento con l’obiettivo di rafforzare la diffusione delle varie forme di adozione a distanza. Il nome è stato scelto ispirandosi al libro di Sepulveda, storia di un’amicizia tra razze diverse. Il Mais può essere considerato tra i padri fondatori del Coordinamento che nel corso degli anni è passato dalle 14 associazioni iniziali, alle quasi 50 attuali (2007) e Vincenzo Curatola, presidente “storico” del Mais, è tutt’ora portavoce de La Gabbianella. La necessità di “fare rete” è stato lo spunto trainante che ha portato alla nascita del Coordinamento ed i riconoscimenti pubblici ottenuti nel corso di questi anni ci dimostrano che la strada seguita è quella giusta. Rete per le donne africane Durante la manifestazione Italia Africa alcune donne africane provenienti dal Rwanda, dal Sudafrica e dal Sudan si sono incontrate nella Capitale. In quell'occasione, hanno espresso il desiderio di poter essere aiutate nella costituzione in Africa di una Rete di Donne Africane allo scopo di vedersi più unite nell'affrontare le moltiplici sfide che hanno in comune. 234 IL MAIS ADERISCE ANCHE A… Il Coordinamento per il Sostegno a Distanza La Gabbianella e 13 Associazioni partner del settore, tra cui il Mais, hanno subito risposto al loro appello e, poco dopo, sono state poste le basi per la nascita della Rete delle donne africane per la pace. I principali obiettivi della Rete sono: • aprire in ciascun paese una casa delle donne africane per la pace; • svolgere corsi di alfabetizzazione e di formazione per favorire l'inserimento delle donne nel mercato del lavoro; • sostenere e sviluppare attività economiche per favorire l'autosufficienza delle donne; • favorire momenti di confronto e di riflessione su temi quali la tutela dei diritti delle donne, il valore della solidarietà, la promozione di una pace duratura e lo sviluppo sostenibile in Africa. Il progetto rurale è entrato a far parte della Rete delle Donne Africane. Stella Van der Merwe, la collaboratrice di Jackie Stevenson, è stata in Italia per partecipare ai vari incontri della Rete a Roma. Grazie alla Rete verrà costruito un centro comunitario dove le donne di Mmakaunyane si potranno riunire, organizzare dei gruppi cucito, corsi di alfabetizzazione, di computer, counselling, ecc. La casa verrà costruita in collaborazione con il gruppo di lavoro sulle tecnologie ibride, costituito presso il DiS Dipartimento di Strutture, della Facoltà di Architettura dell'Università degli Studi Roma 3, con un progetto a zero impatto ambientale e con l'utilizzo di materiali poveri e riciclati. 235 IL MAIS ADERISCE ANCHE A… Verrà coinvolta attivamente la popolazione locale che quindi potrà, tramite questo progetto, apprendere tecniche nuove di costruzione, da poter applicare in futuro per la costruzione delle loro stesse case. All'interno della Casa verranno eseguiti corsi di alfabetizzazione, informatica e cucito e una volta al mese verranno organizzati seminari gestiti dai rappresentanti locali del Ministero della Sanità e della Pubblica Istruzione, nonché dalle Rappresentanti dell'ANC Women (sezione femminile dell’African National Congress). Forumsad IL MAIS ADERISCE ANCHE A… Comitato romano per la cooperazione decentrata Costituito nel 2003 dal Comune di Roma su richiesta ed iniziativa delle associazioni cittadine con lo scopo di collaborare e creare sinergie nelle attività di cooperazione internazionale svolte dal Comune. Al Comitato aderiscono più di cento associazioni oltre ai Municipi ed ai Dipartimenti del Comune, ai Sindacati, alle Università, alle Aziende Municipalizzate ed ai soggetti internazionali operanti a Roma. A livello operativo il Comitato si struttura in 4 tavoli: Lotta alla povertà, pace, sviluppo sostenibile, educazione. Il Forum permanente delle organizzazioni di Sostegno a distanza - Forumsad - a cui aderisce anche il Mais, si è costituito a Genova nel novembre del 2003 con l’adesione di circa 60 associazioni di sostegno a distanza. È stato il punto d’arrivo di cinque incontri tra le varie associazioni per intraprendere un progetto di autoregolamentazione a garanzia dell’informazione e della trasparenza del loro operato e per porsi come unico soggetto nazionale nel rapporto con le istituzioni. Il Forum ha approvato la Carta dei Principi e la Carta dei Criteri di Qualità del sad. Nell’ottobre del 2004 il Forumsad si è costituito in associazione onlus. Ormai l’organizzazione raggruppa circa l’80% delle associazioni che si occupano di sad ed è in grado di avviare un rapporto paritario di collaborazione con le Istituzioni, grazie anche ad alcuni strumenti di cui si è dotato, uno fra tutti, l’anagrafe nazionale del sostegno a distanza. 236 237 CENTRO BENNY NATO CENTRO BENNY NATO Il Centro Benny Nato (CBN) nasce dal progetto di sostegno a distanza della “Yeoville Community School” (YCS) di Johannesburg, Sudafrica. È stato inaugurato nel 2001 alla presenza dell’ambasciatore della Repubblica del Sudafrica e dei rappresentanti delle organizzazioni che hanno appoggiato la lotta di liberazione del popolo sudafricano dalla schiavitù dell’apartheid. Si è voluto intitolare il Centro con il nome del giornalista Benny Nato la cui preziosa attività d’informazione in Italia, come rappresentante dell’African National Congress, ha contribuito in modo determinante allo sviluppo della coscienza antirazzista del nostro paese e alle iniziative politiche e di solidarietà a sostegno del popolo sudafricano oppresso durante il periodo dell’apartheid. Per finanziare il CBN il progetto di sostegno a distanza della YCS ha destinato una parte dei fondi per la creazione e il mantenimento di un centro di documentazione e d’interscambio culturale con il Sudafrica per mantenere viva la storia della lotta all’apartheid e promuoverne la conoscenza attraverso documenti, testimonianze e un sito web. Nel 2004 (10° anniversario della fine dell’apartheid) il CBN ha allestito una mostra fotografica per ricordare l’evento con manifesti, foto originali e interviste. Dal 2007 il CBN cammina con le sue gambe e si è costituito come struttura autonoma, ma continuerà la sua collaborazione con il Mais. 238 CRONISTORIA DEL MAIS CRONISTORIA DEL MAIS 1988 Progetto Nicaragua Progetto in collaborazione con l’associazione nicaraguese “Miren”. Contributo approvato a nov. ’88 per emergenza Nicaragua. Progetto Egitto Approvato il 27 luglio 1988 Nov. ’88 approvato contributo per acquisto di un taxi. Progetto Bonanza Approvato un contributo per il progetto “Bonanza”. Progetto Sudafrica Approvata la proposta di un progetto rivolto ad esuli Sudafricani. Progetto Eritrea Approvato finanziamento ad una scuola elementare per l’acquisto di banchi e materiale ricreativo per bambini. Progetto Popolo Huaorani Contributo, in collaborazione con l’Associazione “Terra Nuova” per la delimitazione e la legalizzazione del territorio del popolo Huaorani. 239 CRONISTORIA DEL MAIS CRONISTORIA DEL MAIS Sudafrica Viene invitato in Italia Benny Nato, rappresentante in Italia dell’African National Congress. Immigrati in Italia Si decide di avviare un progetto con gli immigrati in Italia insieme all’Associazione “Senza Confine”. 1989 Rio de Janeiro Viene stanziato un contributo per la biblioteca a Nova Iguassu. Muore Padre Nino Miraldi. Sudafrica Incontro con Benny Nato sul tema apartheid in Sudafrica. Il Mais decide di partecipare al comitato promotore per la legge sulle sanzioni al Sudafrica. Belem Approvata la realizzazione di un progetto a Belem con Padre Savino Mombelli. Recife Approvato il finanziamento per la scuola di taglio e cucito a Recife. Sudafrica Si decide di realizzare un progetto con gli esuli Sudafricani dell’ANC. 1990 Palestina Si decide di avviare un progetto con i palestinesi e di sostegno all’Intifada, il progetto riguarda una cooperativa agricola in Palestina. 240 Recife Approvato progetto a Palmares per un laboratorio artigianale. Ecuador Approvato progetto riguardante la cooperativa Pisambilla. 1991 Sudafrica Approvato il progetto “ L’apartheid non sarà vinto senza di loro”. Campagna per i profughi Sudafricani. Valença Stanziato contributo per il progetto “Bambini di Valença”. Palestina Approvato progetto a favore dei palestinesi presenti nei territori occupati ed elaborato dall’Associazione “Al Ard”. 241 CRONISTORIA DEL MAIS CRONISTORIA DEL MAIS Rio de Janeiro Approvato finanziamento per i giovani di Rio per permettere loro di frequentare i corsi preparatori di ammissione all’università. 1992 Haiti Invito di una giornalista di Haiti per degli incontri di sensibilizzazione sulla situazione del suo paese e per la definizione di un eventuale progetto, approvato, poi, a giugno. Recife Approvato il progetto di taglio e cucito a “Santa Maria” e a Recife. Rio de Janeiro Stanziato un contributo per il libro su padre Nino Miraldi in preparazione a Rio. San Paulo Approvata proposta di un progetto di sostegno ai corsi di formazione rivolti a donne a San Paulo in Brasile. 1993 Sudafrica Ristrutturazione del centro di Marianhill. Belem Padre Savino propone di trasformare il progetto da sostegno a singolo/a a sostegno del centro comunitario in via di ultimazione. Proposta approvata. Progetto Valença Approvato il progetto da realizzarsi con sostegno a distanza a Valença, referente Giovina. Madagascar Approvato il progetto di sostegno a distanza. Buenos Aires Approvato progetto di sostegno a distanza in Argentina (referente Roberta Esturo). Il progetto comprenderà le quote per le spese scolastiche e la realizzazione di un centro di assistenza e orientamento per le ragazze di strada e le loro famiglie. Pola Raccolta e trasporto medicinali per l’ospedale di Pola. Iniziative di mondialità Adesione ad un’iniziativa di sensibilizzazione e raccolta fondi a favore dei bambini vittime della violenza e della guerra. Approvato un testo sui ragazzi di strada in Brasile. 242 243 CRONISTORIA DEL MAIS CRONISTORIA DEL MAIS 1994 Mais Notizie Approvata la proposta di realizzare un periodico e una newsletter. Iniziative Approvato convegno sul sostegno a distanza e su come questo progetto può inserirsi nelle problematiche di sfruttamento, in particolare dell’infanzia. 1997 Ex Jugoslavia Proposta progetto SaD. Iniziative autofinanziamento 1a giornata di sport e solidarietà (maggio). 1995 San Paulo Approvato il progetto di medicina popolare integrata a San Paulo. Sudafrica Approvato progetto di sostegno a distanza dei ragazzi figli di esuli Sudafricani. Viaggio della referente Barbara Watson in Italia. Interrotto il Progetto a Marianhill. Italia Approvato il sostegno a distanza di una ragazza dello Zaire in Italia. Mozambico Approvato un progetto di sostegno a distanza. Iniziative Festa per i 10 anni del Mais. Approvata la costituzione del Coordinamento Associazioni per il Sostegno a Distanza. Ex Jugoslavia Approvato progetto SaD. 1996 Corsi con suor Adeline Approvati corsi sulla salute tenuti da Suor Adeline a Torbellamonaca a giugno. 244 Progetto Santo Domingo e Fortaleza Approvato progetto, in collaborazione con l’Ecpat a favore dei ragazzi a rischio di prostituzione. Madagascar Approvato progetto di padre Emilien. 245 CRONISTORIA DEL MAIS CRONISTORIA DEL MAIS Progetto Ormali Concluso il progetto di Suor Adeline. Progetto Palmares Si decide di non ampliarlo con ulteriori sostegni a distanza. 1998 Puerto Plata Viaggio del Presidente del Mais. Modifiche al progetto che prevede due sponsor a ragazzo e la gestione diretta da parte di un gruppo di operatori locali che ha come referente Josefina Paulino. Approvate le modifiche. Sudafrica - Yeoville Visita in Italia delle nuova referente del progetto Jackie Stevenson. Iniziative Approvato il coordinamento “La Gabbianella”. Madagascar Chiuso il progetto “Casa della Speranza”. Recife Approvata la proposta di avviare sottoscrizione per la gestione di un Centro Giovani a Recife. 246 1999 Yeoville Approvato anticipo per l’acquisto della casa famiglia a Yeoville. Iniziative Il Mais aderisce al coordinamento “La Gabbianella”. Rio Stanziato contributo per ristrutturazione locali. Serbia Contributo per il progetto ABC in Serbia. 2000 Romania Proposto un progetto di SaD. Richiesto incontro con l’Ecpat per approfondire le rispettive collaborazioni. Puerto Plata Si decide un incontro con Setem per verificare la possibilità della costruzione di un centro a Puerto Plata. Iniziative Approvata l’adesione alla Carta dei Principi sul SaD. 247 CRONISTORIA DEL MAIS CRONISTORIA DEL MAIS 2001 2002 Romania Si approva l’avvio di un progetto in Romania. Progetto Rafaela Ricomincia il progetto nella forma del sostegno collettivo. Puerto Plata Approvato l’intervento con l’Associazione Agape per il completamento del centro. Claypole Approvato progetto con supporto della scuola di Claypole che mette a disposizione i locali scolastici. Approvato finanziamento annuale del laboratorio. Iniziative Si annuncia la prossima inaugurazione del Centro Benny Nato. India Avviato il progetto di SaD, proposto dalla neo-responsabile Laura Gengarelli. Madagascar Proposta di realizzare una struttura di accoglienza ad Antsirabe per ospitare i ragazzi della campagna che vanno a studiare in città. Sudafrica (Yeoville) Si festeggia il decennale della scuola Yeoville Community School. Rio de Janeiro Approvato il pagamento per l’affitto di una nuova biblioteca per un anno e per le spese di ristrutturazione. Viene proposto di costituire un’associazione locale per poter comprare il locale, sede delle attività e della biblioteca. Romania Approvato il progetto di sostegno ad educatrici. Yeoville Richiesta ampliamento della casa famiglia. Inizia la raccolta fondi. Recife Approvato il microprogetto “Laboratorio Atelier Harmonia”. Progetti Rafaela Rosa e Rafaela Blu Chiusura dei progetti. Belem Contributo per l’acquisto di un pulmino. Sudafrica Ampliamento della casa famiglia Saint Cristopher’s. 248 249 CRONISTORIA DEL MAIS CRONISTORIA DEL MAIS Proposta approvata della costituzione da gennaio 2003 di una sede Mais in Sudafrica gestita da Jackie Stevenson. Il Mais aderisce al Forum Sad. Valença Approvata la richiesta di contributo per nuovo pulmino. 2003 Rio de Janeiro Preventivo acquisto locale per il Gruppo Nino Miraldi, locale da usare come biblioteca popolare e sede del gruppo. Buenos Aires Chiusura del progetto per problemi legati al rapporto con la referente in loco. Puerto Plata Prevista chiusura del progetto per settembre. Iniziative Stand solidali. Allestimento di una mostra itinerante organizzata dal Centro Benny Nato, con il patrocinio del Comune di Roma e dell’Ambasciata del Sudafrica. Il Mais entra a far parte del Comitato Cittadino per la Cooperazione Decentrata. Progetto “Io non discrimino”: progetto rivolto alle scuole per approfondire il tema della discriminazione, realizzato dal Mais, Amnesty International, Asal e Fnism. Partecipazione al Tavolo della pace. Il Mais partecipa a Londra (26/28 ottobre) ad un incontro organizzato dal governo Sudafricano per l’anniversario della fine dell’apartheid. 250 Yeoville Approvato il Progetto Mahamba che sarà finanziato da una fondazione svizzera. Microprogetto per un laboratorio di cucito a Johannesburg (partecipano mamme e/o rifugiate). Swaziland Avvio di una casa famiglia e sostegni scolastici. 2004 Madagascar Si decide di acquistare un fuoristrada e di ampliare la casa ufficio. Swaziland Avviato il progetto Swaziland con 50 bambini. Yeoville Previsto l’acquisto di un secondo appartamento. Antsirabe Approvata una raccolta fondi per l’acquisto di un fuoristrada. 251 CRONISTORIA DEL MAIS CRONISTORIA DEL MAIS Swaziland Approvato ampliamento della scuola, allaccio acqua e luce, sistemazione aule già esistenti, acquisto di un terreno, costruzione di una casa famiglia. 2005 Iniziative Mais partecipa a Italia Africa. Progetto Osservatorio Romano ACP (azioni contro la povertà): progetto costituito da 20 associazioni fra cui il Mais e una branca dell’Università di Roma Tre. Il Mais è tra i fondatori della Rete delle Donne Africane per la Pace. India-post tsunami Proposto un progetto di un anno per la ricostruzione di case, acquisto di barche e reti per il villaggio di Machilipatun. Puerto Plata Approvata la chiusura del progetto. Swaziland Implementazione del progetto: costruzione di un centro educativo e di una clinica; il tutto costruito sul terreno donato dal Governo locale. Progetto cucito collegato al precedente, finanziato con una raccolta fondi. Valença Approvata la costituzione di un’Associazione locale. Approvato progetto della biblioteca (intitolata a Jorge). 2006 Recife Avviamento di corsi professionali. Acquisto autoclave per la Clinica Sorriso al fine di permettere la sterilizzazione degli strumenti del dentista. Avviato il “Progetto Classe”: sostegno a distanza di una classe intera. Vengono acquistate due case per due famiglie di Recife senza tetto. Antsiranana Rifacimento dell’impianto di amplificazione. Claypole Contributo per i giovani atleti di Taekwondo. Costituzione in corso di un’associazione locale. Iniziative Proposta di creare un Centro di Documentazione Benny Nato in Sudafrica. Avviato il Progetto Agricolo con la Scuola “Emilio Sereni” di Roma con il contributo della Provincia di Roma. Rio de Janeiro Ricostruzione del tetto per la biblioteca. 252 253 CRONISTORIA DEL MAIS Swaziland La costruzione della clinica è terminata. Seguirà la raccolta fondi per le case del personale volontario. Ultimate le 4 aule della scuola, gli uffici del preside e l’aula insegnanti. Pretoria Approvata una collaborazione con studenti di Architettura di Roma Tre per la costruzione della casa delle donne a Mmakunyane, progettata dalla Rete delle Donne Africane per la Pace. Dimenticavamo… IL MAIS È ALTRO ANCORA: Centinaia di mercatini di Solidarietà a Roma e provincia ma anche a Modena, Genova, Milano. Manifestazioni sportive con le scuole per farci conoscere. Concerti, cori e spettacoli teatrali per l’autofinanziamento. Decine di incontri con studenti ed insegnanti per illustrare i nostri progetti. Meeting, dibattiti, tavole rotonde con privati ed istituzioni per promuovere il nostro operato. Confezionamento e vendita di cesti di Natale, artigianato etnico, biglietti d’auguri ecc. Lotterie per sostenere microprogetti. Cene di solidarietà. Un’agenda annuale. Un notiziario per tutti gli aderenti. Un sito Web. Una news letter. E tanto altro ancora… 254 Stampato su carta ecologica