Dedicato a chi crede
nei valori della solidarietà e dell'autosviluppo
e a chi lotta per dare voce a chi non ce l'ha
Redazione: Pietro Carta, Federica Rizzo con la collaborazione di Enzo
Campioni e Sandra Seri.
Foto: Archivio Mais
Si ringraziano per i testi, le relazioni e le testimonianze in Italia: Modesto
Sorrentino, Enzo ed Evola Campioni, Marina Zampieri, Federica Papi,
Flaviano Pinna, Giulio Savina, Loredana Rabellino, Anna Bartoloni, Laura
Gengarelli, Marco Testini.
Si ringraziano per le relazioni e le testimonianze in Sudamerica,
Sudafrica, Swaziland, Madagascar, India, Romania, ex Jugoslavia:
Dorinha Maciel, Giovina Santini, P. Savino Mombelli, Regina Celo de Melo
Morais, Jackie Stevenson, fr. Lucien, J. François Ratsimbazafy, fr. Joseph
Ramaroson, fr. Emilien, Sr. Lorenza Calcagni, Carmen Scripcaru.
MAIS editore
Via Ettore Ciccotti, 10 - 00179 Roma
Tel/fax 06 7886163
[email protected]
www.mais-onlus.org
Supplemento ai numeri 7-8-9
luglio - agosto - settembre 2007
anno XIX
di Mais Notizie
Aut. Trib. Di Roma n. 44
Del 27/1/1989
20anni
Progettazione grafica e assistenza redazionale: Edizioni Lapis
Finito di stampare nel mese di novembre 2007
presso Grafica Nappa - Aversa
di solidarietà
Prefazione
Cari Amici,
sono passati vent’anni da quel viaggio in Brasile che è stato
il primum movens della nascita del Mais.
I risultati di questi lunghi e fruttuosi anni sono negli occhi e
nel cuore di chi ci ha accompagnato in questo impegnativo
cammino e sono veramente straordinari: migliaia di bambini
tolti dalla strada e inseriti nel mondo della scuola, case
costruite per dare un tetto a chi non aveva niente, case
famiglia per ospitare ragazzi in emergenza sociale o
sieropositivi, acquisto di mezzi di trasporto per iniziare
attività commerciali o per accompagnare i bambini a scuola,
una clinica con un reparto di ricovero ed una sala parto
interamente progettata e costruita dal Mais e tanto altro
ancora…
Siamo presenti in quasi tutte le aree geografiche del mondo:
Asia, America Latina, Africa, Balcani, Europa orientale con
progetti mirati a sostenere l’istruzione di bambini ed
adolescenti nonché di universitari, in quei paesi dove i
bambini sono costretti a lavorare perché non c’è denaro a
sufficienza per poter studiare.
Il nostro lavoro a fianco delle generazioni più deboli nel
corso degli anni è stato supportato da migliaia di sponsor, da
decine di enti locali, da istituzioni pubbliche e private
(banche, cral, gruppi di solidarietà) ed ha ottenuto numerosi
riconoscimenti ufficiali.
Questa pubblicazione racconta la nostra storia, i nostri
successi, le nostre speranze ed aspettative ed anche i nostri
fallimenti (pochi, per la verità…).
È dedicata a tutti coloro che ci hanno permesso di ottenere
i risultati che leggerete nelle pagine seguenti ma soprattutto
a tutti i bambini del mondo ai quali l’infanzia è stata negata
dalla violenza, dalla guerra, dalla povertà.
Modesto Sorrentino
Presidente del Mais
INDICE
Brasile
pag. 8
Argentina
pag. 68
Sudafrica
pag. 92
Swaziland
pag. 124
Madagascar
pag. 142
India
pag. 174
Romania
pag. 198
Ex-Jugoslavia
pag. 216
Progetti conclusi
pag. 230
Il Mais aderisce anche a…
pag. 234
Centro Benny Nato
pag. 238
Cronistoria del Mais
pag. 239
Dimenticavamo…
pag. 255
BRASILE
BRASILE
BRASILE
Brasile
8
Non si partiva per le solite vacanze; un anno di lavoro alle
spalle e un viaggio pieno di interrogativi ed emozioni: il
Brasile, paese che evoca allegria, festa, il Carnevale ma
anche povertà, favelas, meninhos de rua.
Proprio per conoscere più da vicino il vero Brasile, i nostri
amici affrontano un viaggio così impegnativo con un carico
di aspettative e di domande a cui dare una risposta.
Beh, come sempre, la realtà supera l’immaginazione: chi
mette per la prima volta piede in una favela, dopo essere
stato sulle spiagge dorate di Copacabana e nel confort degli
alberghi per stranieri, è come se ricevesse un pugno nello
stomaco.
Bambini nudi o quasi che scorrazzano tra cumuli di rifiuti e
sguazzano nei rivoli maleodoranti delle fogne a cielo aperto;
baracche fatiscenti senza servizi igienici, acqua, luce;
animali domestici che condividono spazi ristrettissimi con
gli esseri umani: un girone dell’inferno in cui i dannati che
vi sono confinati non hanno fatto nulla per meritarsi un
castigo così tremendo…
Risvegliarsi da un tale incubo e far finta di non aver visto
niente non era possibile: tornati in Italia ci s’incontra, ci si
organizza e si passa dal libro dei sogni alla stesura dei
progetti e alla ricerca dei finanziatori.
Il Mais nasce qui, con Adalgisa, Dorinha, Padre Savino,
Giovina e Padre Nino, il resto lo sapete già o lo scoprirete
leggendo queste pagine…
9
BRASILE
BRASILE
Popolazione
Popolazione sotto i 14 anni
Crescita demografica annua
Quoziente di fecondità
Aspettativa di vita
HDI (indice sviluppo umano)
Mortalità infantile
Orfani (in migliaia)
Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia)
Tasso HIV/AIDS
Popolazione sotto la soglia di povertà
Debito estero (USD)
Tasso alfabetizzazione (15 anni +)
Disoccupazione
PIL
188.078.227 (Luglio 2006)
25.8% (2006)
1.04% (2006)
1.91 bambini nati/donna
(2006)
71.97 anni
0.792 (2004) 69esimo/177 (fonte:
UNDP, Report 2006)
28.6 morti/1000 nati vivi
(2006)
3700 (2005)
n.d.
0.5% (fine 2005)
31% (2005)
$ 176.5 bilioni
(30 novembre 2006)
86.4% (2003)
9.6% (2006)
$ 1.616 trilioni (2006)
FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF
10
11
BRASILE
Popolazione
La popolazione del Brasile, che registra un tasso di crescita
demografica annua pari all’1,04%, è di 188.078.230 abitanti
(2006). La distribuzione territoriale è tuttavia poco
uniforme: la maggior parte della popolazione (83%) è
concentrata nelle aree urbane delle regioni costiere e, in
particolare, nelle città di São Paulo e di Rio de Janeiro. La
densità media del paese è di 22 abitanti per km2 (2006),
tuttavia nella regione dell’Amazzonia ammonta appena a 1
abitante per km2.
Il maggior gruppo etnico del paese (55%) è costituito da
bianchi d’origine europea (soprattutto portoghesi e spagnoli).
I neri, gruppo composto da discendenti degli schiavi africani
giunti nel paese nel periodo della colonizzazione e da
immigrati provenienti dall’Angola e dal Congo, ammontano
all’11%. Gli amerindi rappresentano ormai un’esigua
minoranza (2%). La forte commistione di etnie fa sì che
mulatti e meticci formino il 32% della popolazione
complessiva. Nei primi decenni del XX secolo un considerevole
flusso migratorio dall’Europa ha portato in Brasile numerosi
italiani, spagnoli, tedeschi, scandinavi e slavi.
L’irregolare distribuzione della popolazione è evidenziata
ancor più dalla presenza delle favelas, agglomerati urbani
costituiti da baracche arroccate sulle colline intorno ai
grandi centri urbani (a Rio de Janeiro se ne contano 480, con
una popolazione stimata intorno a un milione di persone che
aumenta del 5% l’anno, il doppio di quello della città),
afflitti da numerosi problemi: le condizioni igieniche e
sanitarie sono precarie, il sovraffollamento e l’umidità delle
case favoriscono il diffondersi di malattie; gli abitanti delle
12
BRASILE
favelas sono discriminati e ghettizzati, spesso non hanno
accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria. Qui il tasso di
disoccupazione è altissimo.
Inoltre almeno sette milioni di bambini e adolescenti vivono
abbandonati per le strade delle principali città brasiliane, e in
media quattro di loro sono assassinati ogni giorno da gruppi
di sterminio o dalla polizia. Nonostante l’impegno di molte
organizzazioni internazionali, agenzie governative e private
che hanno avanzato e attuato molti progetti di recupero e
d’intervento nei quartieri a rischio delle città brasiliane, gli
“squadroni della morte” continuano incessantemente il
lavoro di “pulizia”.
La lingua ufficiale è il portoghese e la religione prevalente
quella cattolica (90%). La ricca composizione etnica ha
avuto una forte incidenza nelle pratiche religiose diffuse nel
paese. Il 4% della popolazione pratica, infatti, culti afrobrasiliani, quali il candomblé e la macumba, derivati dal
sincretismo tra il cattolicesimo e diverse religioni amerindie
e africane.
13
BRASILE
BRASILE
Storia del Brasile
Prima dell’arrivo degli europei, il Brasile era popolato da
popoli di indigeni (circa due milioni di persone), che
vivevano raggruppati in villaggi e tribù localizzati sia lungo
la costa che nell’interno. Ufficialmente, il Brasile fu scoperto
dal navigatore Pedro Alvares Cabral il 23 aprile 1500,
quando approdò a Porto Seguro, a sud dell’attuale Salvador
(Bahia), e lo denominò Isola di Vera Cruz.
I primi a comprendere l’importanza dei territori brasiliani
furono francesi e spagnoli che fecero numerosi tentativi di
occupazione; difatti l’interesse dei portoghesi non fu mai
legato alla costituzione di un impero coloniale, bensì a
rendere il Brasile base per il loro commercio con le Indie. Col
Trattato di Tordesillas del 7 giugno 1494 venne sancito un
accordo diplomatico tra Spagna e Portogallo, col quale
l’Oceano Atlantico veniva convenzionalmente diviso da una
linea immaginaria chiamata RAYA dal Polo nord al Polo sud:
la parte orientale del Brasile, insieme all’Africa e all’Asia, fu
inclusa nella zona d’espansione territoriale del Portogallo.
Qui, nel 1533 re Giovanni III adottò la prima struttura
politica e amministrativa per il Brasile basata sulle
Capitanias, ovvero concessioni terriere di tipo feudale date
dal sovrano ad un nobile, al quale venivano assegnati pieni
poteri sulla terra, con l’obbligo di pagare un tributo al
sovrano. Il sistema aveva però il difetto di creare comunità
separate, prive di interessi comuni, che nuoceva al
commercio e alla difesa del paese dagli interessi stranieri.
Insoddisfatto dei risultati, Giovanni III decise di abolire le
capitanie e di costituire un governo centrale.
14
Nel 1580 il Brasile finì, insieme con il Portogallo, sotto il
dominio spagnolo, che s’estese sino al 1640 e che ebbe
come conseguenza la nascita di una coscienza nazionale e
l’apertura verso nuovi orizzonti.
Alla fine del XVII secolo i coloni portoghesi si riunirono per
combattere la Repubblica di Palmares, formata da schiavi
neri fuggiti dalle piantagioni, costituiti in comunità
autonoma e indipendente, che sconfissero solo nel 1695.
Nel 1808, quando Napoleone si preparava a conquistare il
Portogallo, i regnanti si rifugiarono in Brasile, a Rio de
Janeiro (costituita capitale nel 1763 da Giuseppe I).
Qui il reggente Giovanni VI svincolò le industrie dai limiti e
dai controlli di cui erano gravate e aprì i porti al traffico con
l’estero, facendo rifiorire il Brasile e calmando gli interessi
indipendentistici.
Nel 1816 conquistò anche l’attuale Uruguay, che divenne
una provincia brasiliana.
Caduto Napoleone, Giovanni VI tornò in Portogallo, lasciando
15
BRASILE
la reggenza del Brasile al figlio Don Pedro, che il 7 settembre
1822 proclamò l’indipendenza del Brasile.
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, il Brasile
era incontestabilmente la principale potenza dell’America
latina. Il governo brasiliano decise di restare neutrale,
cambiando posizione solo all’ingresso nella guerra degli
USA, schierandosi contro gli “Imperi centrali” (26 ottobre
1917) e dando un importante contributo alla vittoria delle
forze alleate. Al termine della guerra, seguì un breve periodo
di prosperità economica a cui ne subentrò uno di crisi.
Getúlio Vargas, capo dei liberali, tentò di porvi rimedio,
costituendo un governo provvisorio e dittatoriale. Il suo
atteggiamento populista e conservatore gli fece assumere
una posizione alquanto ambigua all’inizio della seconda
guerra mondiale: non prese partito né per gli Alleati, né per
l’Asse. La situazione giunse a un epilogo nel gennaio del
1942, quando Vargas sciolse le relazioni diplomatiche con i
Paesi dell’Asse e iniziò a costituire un esercito da inviare in
Italia (il Brasile entra in guerra nell’agosto del 1942, ma le
prime truppe sbarcano in Italia solo nel 1944).
Il clima politico creato dall’entrata in guerra a fianco degli
Alleati e, prima ancora, la propaganda - sostenuta
attivamente da Washington e da Londra - volta a diffondere
idee democratiche furono fatali al regime autoritario e
populista di Vargas, che il 29 ottobre 1945 venne deposto per
iniziativa di un gruppo di generali (nelle elezioni successive
venne eletto presidente il generale Enrico Dutra, candidato
del partito social-democratico e nel 1946 fu adottata una
nuova costituzione democratica e federalista). Dopo un lungo
periodo di governi militari, il potere tornò nelle mani dei civili
16
BRASILE
con l’elezione nel 1985 di Josè Sarney. Nel 1989 Fernando
Collor de Mello vinse le prime elezioni completamente
democratiche e il suo governo varò dei programmi economici
per ridurre l’inflazione e la povertà (1990).
Successivamente il presidente Mello fu costretto alle
dimissioni in quanto accusato di corruzione e fu sostituito
da Itamar Franco.
Nel gennaio 2003 viene eletto presidente Luiz Inácio da
Silva, detto Lula, ex operaio, ex sindacalista, attuale capo del
Partito dei Lavoratori (PT).
Lula viene riconfermato nelle elezioni dell’ottobre del 2006
con il maggior numero di voti validi della storia brasiliana, a
dispetto dell’opposizione che denuncia brogli, ed è tutt’ora
in carica.
17
BRASILE
BRASILE
Economia
PIL Nominale (USD
milioni)
Popolazione (milioni)
PIL pro capite (USD)
Inflazione (media in
%)
Debito Estero/PIL
(%)
Debito/Esportazioni
di merci e servizi
Tasso di
disoccupazione
2002
2003
2004
2005
2006
460.811 505.747 602.942 802.613 958.331
178,9
2.576
12,5
181,4
2.788
9,3
183,9
3.278
7,6
186,6
4.301
5,7
189,4
5.061
4,8
49
47
37
23
20
312
272
195
136
119
-
-
-
9,8%
-
FONTE: Sito Internet EULER HERMES Rischio Paese Stime e Previsioni
[Fonti: Nazionali; FMI; Banca Mondiale]
La storia economica del Brasile è segnata da una
successione di cicli, ciascuno dei quali si basa su un unico
prodotto esportato: la canna da zucchero nei secoli XVI e
XVII; metalli preziosi (oro e argento) e pietre preziose
(diamanti e smeraldi) nel secolo XVIII e, infine, il caffè nel
XIX secolo e all’inizio del XX.
L’influenza inglese nei settori dell’economia, del sistema
bancario, del prestito estero, sulla rete ferroviaria e sulla
navigazione, ebbe inizio nei primi anni del secolo XVII.
Con il collasso dell’economia schiavista (era più conveniente
pagare i nuovi immigrati che mantenere gli schiavi),
l’abolizione della schiavitù nel 1888 e l’avvento del regime
repubblicano nel 1889, l’economia del paese andò incontro
a un periodo decisamente difficile, che aggravò il già
18
notevole divario tra ricchi e poveri.
Gli sforzi dei primi governi repubblicani per stabilizzare la
situazione finanziaria non sortirono effetti sensibili, e le
conseguenze della grave depressione del 1929 costrinsero il
paese a intraprendere nuove strategie per risanare la debole
economia. Il ventennio 1950-1970 vede un’espansione di
settori importanti, come l’industria automobilistica,
petrolchimica e dell’acciaio, e il conseguente aumento del
tasso annuale di crescita del Prodotto Nazionale Lordo (PNB)
del Brasile, che era tra i più alti del mondo, avendo
raggiunto, nel 1974, una media del 7,4%. All’epoca della
dittatura militare, si è compiuto il cosiddetto “miracolo
economico brasiliano” (1968-1980) e, grazie all’intervento
del governo nell’economia, sono state gettate le basi per una
struttura economica ben sviluppata, spesso sulla base di
investimenti esteri. Tuttavia, a seguito alla forte crescita
della popolazione, alla trascuratezza del sistema scolastico,
agli alti tassi d’inflazione, e anche a causa di una politica
economica priva d’ogni integrità, assoggettata ai prestiti
19
BRASILE
esteri e ai dettami del Fondo Monetario Internazionale, il
Brasile cadde in una recessione durata fino all’inizio degli
anni ‘90. Dopo un periodo di profonda crisi, il paese ha
iniziato una lenta ripresa e l’inizio del millennio ha visto un
positivo andamento economico del commercio estero
brasiliano specialmente a partire dal 2006 e molto buone
sono le previsioni del Banco Central do Brasil per il 2007. Le
esportazioni nel 2006 sono cresciute del 17,1% favorite
dalla forte richiesta sui mercati internazionali di materie
prime agricole e industriali, in particolare alcool e zucchero,
mezzi di trasporto (aerei e autovetture), petrolio, acciaio,
minerali. Le importazioni, cresciute del 25,2%, hanno
riguardato principalmente i beni di capitale, di consumo,
combustibili e lubrificanti. Nel 2006, l’unione di questi
fattori ha contribuito a far registrare al Paese un tasso di
crescita del PIL pari al 3,8%.
(FONTE: MAE, Ministero degli Affari Esteri, 25/01/2007).
Disoccupazione
Negli ultimi 15 anni, il neoliberismo ha aggravato uno dei
problemi che colpisce in modo particolare i giovani
brasiliani: la disoccupazione. Questa riguarda quasi il 25%
della popolazione economicamente attiva. Il 50% dei
disoccupati sono giovani al di sotto di 24 anni, con la scuola
superiore completata. Solo il 31% della forza lavoro è
impiegata utilizzando il libretto di lavoro e nel rispetto dei
diritti del lavoro e previdenziali. Ci sono città come Salvador,
Recife e Fortaleza in cui la disoccupazione colpisce il 65%
della popolazione attiva. La mancanza di lavoro e
educazione accresce la violenza nelle case, nei quartieri,
20
BRASILE
nelle comunità. Per questo, mentre la popolazione è
cresciuta del 20% negli ultimi dieci anni, quella carceraria è
aumentata dell’88%.
La situazione si è ancor più aggravata durante il governo
dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso (1995-2003),
alla fine del quale si è registrato il maggior tasso di
disoccupazione nella storia del paese. La criminalità
organizzata si è insediata all’interno dello Stato, ha
conquistato territori, imposto le proprie “leggi”, costruito il
controllo sociale. Le famiglie povere ricevono dalle
organizzazioni criminali alimenti, medicinali e denaro per
cure, degenze o interventi chirurgici. I bambini, invece, armi
per affrontare la polizia. Avviati allo spaccio, finiscono poi
quasi sempre per diventare tossicodipendenti, spendendo
per la droga tutto il denaro guadagnato con la vendita al
dettaglio.
21
BRASILE
Lavoro minorile
In Brasile sono oltre 2,2 milioni i minori lavoratori d’età
compresa tra 5 ed i 14 anni (approssimativamente il 6,8%).
Le differenze sono tuttavia importanti tra maschi e femmine.
Mentre i maschi sono maggiormente inseriti nel settore
agricolo (il 63,6%), le femmine sono più presenti nel settore
dei servizi (43%).
FONTE: ILO (International Labour Organization)
Sfruttamento sessuale dei bambini
nel turismo
Unitamente ad altri fattori, il turismo in espansione ha
contribuito alla crescita delle infrastrutture di svago. Sulla
sua scia, si è avuto un aumento della prostituzione e del
commercio umano. La prostituzione viene incoraggiata
dall’impoverimento di gran parte della popolazione: ogni
giorno nuovi bambini sono avviati alla prostituzione per
assicurare la sopravvivenza economica alle loro famiglie, che
per non avere una bocca in più da sfamare, vendono i propri
figli a bande specializzate in questo “lavoro”. I più a rischio
sono i bambini di strada, abbandonati a loro stessi. Poiché
22
BRASILE
negli anni recenti, è aumentato notevolmente il numero di
bambini costretti a prostituirsi nelle città, il governo ha
deciso di fronteggiare tale fenomeno, insediando speciali
commissioni nelle città. Nel 1998, il governo ha speso 1,7
milioni di dollari statunitensi in misure di riabilitazione per
10.000 bambini che si prostituiscono, allo scopo di tenerli
lontano dalle strade. Inoltre, nel 1997 è stata istituita una
linea telefonica in modo che la gente possa denunciare lo
sfruttamento sessuale di bambini. In Brasile l’abuso di
minori è punito con il carcere. Il Brasile ha pure ratificato la
Convenzione UN sui Diritti del Bambino il 25 settembre
1990 e ha iniziato a proteggere i bambini contro ogni forma
di sfruttamento e d’abuso sessuale.
Istruzione
Il Brasile, unico Paese di colonizzazione portoghese del
continente americano, è la più grande potenza economica
(ottava potenza industriale del mondo), demografica e
territoriale (8.511.996 kmq, 28 volte l’Italia) dell’America
latina. La forte diffusione della schiavitù (abolita solo nel
1890), che negava l’istruzione agli afroamericani, insieme
alla grande dispersione della popolazione su un vastissimo
territorio, condizionò fortemente lo sviluppo del sistema
educativo nel Paese.
Le circa 400 etnie che popolavano il territorio brasiliano
all’arrivo dei Portoghesi nel 1500 avevano proprie modalità
orali di diffusione del sapere pratico e filosofico-religioso.
L’educazione intesa secondo i criteri europei e in lingua
portoghese fu introdotta nel 1549 dai sacerdoti gesuiti, che
continuarono a gestirla (come in Paraguay e in Argentina)
23
BRASILE
per oltre 200 anni. Il primo movimento politico-culturale per
rendere laica, universale e gratuita l’istruzione risale al
1834, ma ancora nel 1872 solo il 2% della popolazione in
età scolare era iscritta alla scuola elementare e, nel 1900, il
66% della popolazione era analfabeta.
Il processo di sviluppo della scuola ha seguito lo sviluppo
socio-economico del Paese, con le sue marcate disparità. In
Brasile l’istruzione è garantita dallo stato per la
maggioranza della popolazione dai 7 ai 14 anni. Negli ultimi
vent’anni è stato fatto un investimento significativo su vasta
scala con la costruzione di scuole e un aumento della
capacità scolastica in tutto il paese. Tuttavia i bambini del
Nordest hanno ancor oggi una probabilità di 16:1 rispetto ad
altre aree del paese di essere analfabeti (12-17 anni) e solo
il 2,5% degli studenti alla fine dei tre anni di scuola
secondaria raggiunge un buon livello di lettura.
Secondo dati attuali il 16,7% dei Brasiliani è analfabeta, la più
alta percentuale d’analfabetismo dell’America del sud, insieme
alla Bolivia. Tale tasso varia nettamente tra città e campagna
e secondo la fascia d’età: in ambito rurale, il 56% delle donne
sopra i 30 anni è analfabeta. Nonostante i progressi registrati
nel campo della scolarizzazione elementare, non frequentano
ancora la scuola dell’obbligo più del 10% dei ragazzi tra i 7 e i
14 anni e grandi sono le disparità tra le regioni e fra i vari
gruppi etnici. Tra i bambini iscritti, si registrano altissimi tassi
di ripetenti e d’abbandono. L’incapacità del sistema scolastico
di assicurare la scolarizzazione universale e la sua grande
dispersione sono da imputare soprattutto a motivi di carattere
socio-economico e alle difficoltà della scuola di rispondere alle
esigenze dei gruppi più sfavoriti.
24
BRASILE
Il sistema scolastico
Il sistema scolastico, in Brasile, è diviso in tre parti: il primo
grado comincia quando gli studenti hanno sette anni; il
secondo a quindici e il terzo a diciotto o diciannove, quando
iniziano gli studi universitari. Gli studenti del primo e del
secondo grado non scelgono le materie d’insegnamento,
infatti, nel secondo grado, studiano necessariamente il
portoghese, la letteratura brasiliana, matematica, geografia,
storia, chimica, fisica, biologia, e educazione civica. Alcune
scuole ma non tutte offrono delle materie aggiuntive, come
ad esempio storia dell’arte o informatica, infatti molti
studenti del secondo grado studiano al di fuori della scuola
materie come le lingue straniere. L’anno scolastico va da
marzo a dicembre, con le vacanze invernali a luglio. Gli
studenti possono avere lezione di mattina, pomeriggio, ma
anche di sera in alcune scuole pubbliche, mentre nelle
scuole private le lezioni si svolgono solo di mattina e di
pomeriggio, in alcune scuole c’è lezione anche il sabato.
25
BRASILE
IL MAIS IN BRASILE
La storia del Mais inizia dal Brasile e comincia nel 1985,
dopo un viaggio tra amici. Prima un microprogetto, per
sostenere l’indipendenza di una comunità agricola. Poi le
adozioni a distanza insieme con altri microprogetti.
Così i primi progetti: a Belem, dove l’analfabetismo era
enorme, si contribuì al finanziamento annuale di una scuola
serale e ad un programma di animazione in una favela
(maggio 1987); a Rio Branco fu inviata una macchina per
decorticare il riso, consentendo a una cooperativa di contadini
di coltivare la terra e di evitare di ricorrere a intermediari
(gennaio 1987).
Nel 1987 Padre Savino Mombelli (Referente del Progetto
Mais a Belem sin dagli albori) diceva che gli ultimi non
esistono perché noi diventiamo buoni o caritatevoli, ma
perché possiamo vedere e riconoscere la malizia della
società e la sua ingiustizia.
A Recife, nello stesso anno, nacque il primo sostegno a
distanza con Adriana, una bambina di dieci anni che fu
aiutata a studiare per molto tempo; attualmente è sposata e
vive in Germania.
Nello stesso periodo si realizzò il primo microprogetto con la
creazione di una scuola di taglio e cucito per le ragazze e le
mamme della favela Isola Santa Teresinha.
Attualmente il Mais opera in quattro aree: Recife, Rio de
Janeiro, Valença e Belem.
26
BRASILE
Progetto RECIFE
LUOGO
REFERENTE
RESPONSABILE IN ITALIA
PROGETTI
NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007)
Recife
Dorinha Maciel Wanderley
Marina Zampieri
SaD individuale
finalizzato all’istruzione
Progetto classe
Progetto Comunitario
Microprogetti
di autosviluppo
70 + 30 progettoclasse
Diversi sono i progetti realizzati dal Mais a Recife, capitale
del Pernambuco, nel Nordest del Brasile, tutti finalizzati
all’istruzione e allo sviluppo dell’autonomia.
Attualmente ci sono 70 bambini sostenuti individualmente,
30 sostenuti con il Progetto Classe e il sostegno alla
comunità che vive intorno al Progetto Comunitario.
Il Mais sostiene bambini e ragazzi che vivono in diverse
favelas della zona attorno a Recife. Alcuni frequentano la
Scuola Santa Maria ad Igarassu, altri la Casa d’Accoglienza
Ceci Costa ad Olinda.
I bambini che popolano queste strutture frequentano la
scuola, il doposcuola, le attività ricreative (ballo, canto e
teatro). Inoltre, assumono i pasti principali e usufruiscono
d’assistenza medica.
Nel corso del tempo sono stati realizzati molti microprogetti,
suggeriti dalle esigenze del momento e del posto (come la
cisterna dell’acqua potabile, l’ambulatorio odontoiatrico, i
27
BRASILE
centri d’accoglienza, le sale d’artigianato, la ristrutturazione
del forno Nosso Manà, ecc.) e negli ultimi anni sono stati
organizzati molti corsi professionali per le mamme dei nostri
ragazzi (corsi di taglio e cucito, di pasticceria, d’alimentazione
alternativa, di parrucchiera, d’artigianato del legno e della
carta).
Grazie a donazioni straordinarie è stato possibile costruire
anche delle case in muratura a molte famiglie della
comunità in cui vivono i bambini, donando migliori
condizioni igienico-sanitarie, sicurezza ambientale e dignità
della persona.
BRASILE
Progetto di sostegno a distanza
individuale finalizzato all’istruzione
SCUOLA SANTA MARIA, IGARASSU
La Scuola Santa Maria è situata in una zona rurale alla
periferia di Igarassu, città storica della regione metropolitana
di Recife, che conta una popolazione di circa 80 mila abitanti.
Nata nel 1967, oggi ospita bambini e adolescenti che qui oltre
a frequentare la scuola, corsi d’Educaçao Infantil (scuola
materna) ed Ensino Fundamental (scuola elementare) dalla
prima all’ottava serie, mangiano (per molti di loro il pasto che
consumano qui rimane l’unico della giornata), sono seguiti da
un punto di vista medico e psicologico, partecipano ad attività
di vario genere, ludiche, sportive o di recupero scolastico.
Collocandosi in un’area di gran povertà, la Scuola Santa
Maria ospita gratuitamente gli alunni. Ciò è possibile solo
grazie a un progetto di sostegno a distanza lanciato nel
1993.
I bambini e gli adolescenti che studiano nella Scuola Santa
Maria provengono, nella maggior parte dei casi, dalle favelas
circostanti. Oggi purtroppo la prostituzione e il dilagante
uso e spaccio di droghe ha coinvolto molte delle famiglie che
vivono nella zona, collocando i bambini in una situazione ad
alto rischio.
Nel 2005 è stato inaugurato il nuovo edificio scolastico con
due aule, tre bagni e due sale e questo grazie anche al Mais.
Nello stesso complesso, è stato creato un Laboratorio
d’artigianato e di carta riciclata: Atelier Harmonia.
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29
BRASILE
LA CASA D’ACCOGLIENZA “CECI COSTA”
L’Istituto Ceci Costa d’Olinda è un’istituzione filantropica,
senza fini di lucro. L’Istituto non riceve alcun contributo
pubblico, ma vive grazie alle donazioni di privati e al lavoro
dei volontari. Ospita più di 125 bambini di diverse età: la
maggior parte di loro fa rientro in famiglia per il fine
settimana, alcuni invece ritornano a casa solo una volta ogni
tanto.
I bambini accolti in quest’istituto appartengono a famiglie
con gravi difficoltà economiche; grazie ai contributi raccolti
dal Mais viene loro offerta gratuitamente l’ospitalità,
nonché la possibilità di frequentare la scuola e disporre del
materiale necessario.
Di recente alcuni ambienti della Casa d’Accoglienza sono
stati ristrutturati per organizzare, per le mamme, corsi
professionali di parrucchiera e di pasticceria.
BRASILE
ognuno di loro.
Questo progetto rappresenta sicuramente un nuovo
cammino maturo nella solidarietà.
Progetto Comunitario
Questo Progetto è nato otto anni fa. Attualmente è
sostenuto da 28 sponsor che hanno deciso di sostenere la
favela e le altre zone dove il Mais opera, con una quota
mensile uguale a quella del sostegno a distanza.
Per molti anni tutti gli sforzi sono stati indirizzati verso la
Favela Arruda, zona molto povera e molto popolata. Presso
la Parrocchia Sant’Antonio che funziona da centro di
raccolta e di riferimento, è stato possibile costruire la
cisterna dell’acqua potabile, servizi igienici, tettoie all’aperto
che funzionano da sale di riunione, un centro d’accoglienza
Progetto Classe
Questo anno è nato un nuovo progetto presso la Scuola
Santa Maria.
Si tratta del Sostegno a distanza di un’intera classe di trenta
bambini che frequentano la terza elementare. Venti
sostenitori contribuiranno alle spese dell’intera classe
(divise, libri, quaderni, colori, un pasto principale, la
merenda, il compenso per la maestra, ecc.). La direttrice e la
maestra relazioneranno due volte l’anno sull’andamento
della classe, sulle storie e i progressi dei bambini.
Quindi lo sponsor che decide di intraprendere questo tipo di
sostegno a distanza, sarà abbinato alla classe intera e non al
singolo bambino, certo di collaborare in modo incisivo per
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31
BRASILE
che ospita una grande sala per il doposcuola e per la
biblioteca, un ambulatorio odontoiatrico che funziona con
personale volontario, una grande cucina dove sono svolti
corsi professionali di pasticceria per le mamme, altre sale
adibite all’artigianato del legno, sale per l’assistente sociale
e per la psicologa, una grande sala per lo svolgimento di
corsi d’informatica per gli adolescenti e fornitura di
computer.
Da quest’anno il progetto, denominato in passato “Centro
Arruda”, si chiama Progetto Comunitario.
Microprogetti e Corsi professionali
Sostenere le popolazioni più povere del mondo significa dar
loro gli strumenti, sociali ed economici, per poter uscire dalla
loro condizione di miseria.
In questi ultimi anni sono nati dei microprogetti con la
finalità di rendere autonome le mamme in attività
lavorative. Sono stati quindi finanziati dei corsi di cucina, di
parrucchiera e di computer anche per i ragazzi più grandi.
Nel corso del tempo, soprattutto tra le ragazze più grandi, è
nato un nuovo senso di responsabilità nei confronti dello
studio e dell’impegno nel lavoro; negli ultimi 10 anni non si
è più verificato che una ragazza rimanesse incinta
giovanissima, come accadeva durante i primi anni.
1. IL MICROPROGETTO MULTIMISTURA
Due anni fa Dorinha, la referente del progetto Recife di
sostegno a distanza, ci ha segnalato la possibilità di poter
avviare un microprogetto molto interessante in favore delle
mamme di alcuni bambini sostenuti e anche dell’intera
32
BRASILE
comunità locale. La finalità era quella di riuscire a facilitare
l’autosviluppo della comunità in cui vivevano i bambini
sostenuti dal Mais, nonché di combattere il problema della
scorretta nutrizione. Questo intervento ha coinvolto (solo) le
donne disoccupate che hanno avviato la produzione di
multimistura (una farina ricca di proteine e vitamine, a
basso costo di produzione e quindi più accessibile).
2. IL LABORATORIO ATELIER HARMONIA
Circa sette anni fa, per aiutare alcune ragazze, sostenute a
distanza, che avevano terminato gli studi, il Mais fornì loro i
primi materiali e soprattutto ristrutturò alcuni ambienti che
sarebbero stati utilizzati come sede del Laboratorio che
attualmente “produce” biglietti d’auguri, carta da lettere,
scatole e bamboline. La vendita di questo artigianato ha
permesso alle ragazze di crescere, maturare, responsabilizzarsi
e diventare economicamente autonome.
3. IL FORNO NOSSO MANÀ
È stato possibile realizzare questo progetto grazie alla
donazione da parte di una nostra cara amica, sostenitrice di
varie iniziative. Sono stati ristrutturati gli ambienti già
esistenti alla periferia di Igarassu, cittadina storica a 40 km.
circa da Recife, trasformandoli in una panetteria.
La Panetteria Nosso Manà, localizzata nella zona rurale della
città di Igarassu, è l’unica panetteria esistente nel raggio di
4 km.
Essa offre alla popolazione prodotti basilari come il pane e i
biscotti, ma è diventata anche una posto di incontro valido
per giovani, ragazzi e famiglie. Inoltre offre lavoro a 5 donne
della zona, che hanno l’assoluta necessità di sostenere le
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BRASILE
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BRASILE
proprie famiglie. È nata quindi una esperienza sociale nuova,
con carattere educativo e contemporaneamente economico.
Da qui è nato il Progetto di Rieducazione Alimentare che
riunisce una quarantina di donne in stato di gravidanza e
bambini al di sotto dei due anni. Lo scopo è quello di
insegnare l’utilizzo della multimistura, miscela di nutrienti a
base di crusche di farina e riso, semi e foglie di manioca per
arricchire l’alimentazione scarsa e deficitaria della
maggioranza delle famiglie.
5. LA COSTRUZIONE DI CASE
Negli ultimi anni, grazie a donazioni, è stato possibile
trasformare case fatte di cartoni, lamiere e fango, in case di
mattoni con tegole, porte e finestre.
In questo modo sono state offerte condizioni igienicoambientali adeguate e soprattutto dignità a tante persone:
alle famiglie di Milena, Vanessa, Renata, Shirley, Luciene,
LuisCaudio, Sillas, Sara, solo per citare alcuni dei ragazzi del
progetto Mais.
4. LA “CLINICA SORRISO”
La “Clinica Sorriso” è una piccola struttura che ospita vari
ambulatori specialistici, a disposizione di tutti i bambini che
frequentano la Scuola Santa Maria, a Igarassu, piccolo
centro a pochi chilometri da Recife, nel Nordest del Brasile.
La Clinica è nata nel 1994 per iniziativa di una pediatra italiana
di Firenze che, avendo visitato tutti i bambini della scuola, ne
constatò le gravi carenze di salute, dovute principalmente alla
mancanza di un adeguato programma sanitario.
Tra i reparti della clinica abbiamo ambulatori di pediatria,
ginecologia, cardiologia, odontoiatria e il laboratorio analisi,
indispensabile per le diagnosi.
Il personale medico che vi lavora è tutto personale volontario
mentre quello parasanitario è regolarmente stipendiato ed è
formato da ragazzi e ragazze della zona che, grazie ai
sostegni a distanza, hanno potuto studiare e conseguire
diplomi professionali.
Il Mais, che è presente con il sostegno a distanza da oltre
venti anni nella Scuola Santa Maria, ha contribuito anche
alla ristrutturazione di alcuni ambienti della Clinica e alla
fornitura di alcuni macchinari.
6. CORSO DI CUCINA E PASTICCERIA
Per dare una formazione adeguata alle donne, è stato
avviato il primo corso di pasticceria e panificio che ha visto
coinvolte 24 donne fra mamme-apprendiste e mammecollaboratrici.
Il corso ha riscosso molto successo, anche se non poche sono
state le difficoltà affrontate dalle mamme per riuscire a
parteciparvi con costanza. Ciò nonostante l’entusiasmo delle
partecipanti non si è mai affievolito e, anzi, è cresciuto col
tempo. Durante il Corso due delle mamme hanno trovato un
lavoro stagionale.
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BRASILE
BRASILE
Progetto RIO DE JANEIRO
“Chi sa di più, lotta meglio”
(Padre Nino Miraldi)
LUOGO
REFERENTE
RESPONSABILE IN ITALIA
PROGETTI
NUMERO RAGAZZI SOSTENUTI (2007)
Rio de Janeiro (Nova Iguacu)
Regina Celo de Melo Morais
Enzo Campioni
e Evola Fratoni
Associazione Culturale
Nino Miraldi
Sostegno a distanza
finalizzato all’istruzione
di liceali e universitari.
Attività svolte dai borsisti:
Biblioteca, doposcuola,
preparazione al
pre-vestibular e ai concorsi,
laboratori di cucito
17 + Gruppo Nino Miraldi
STORIA DEL GRUPPO
Il Gruppo Studenti Padre Nino Miraldi
Venti anni fa, durante un viaggio in Brasile, un gruppo di
italiani ha avuto l’occasione di conoscere le realtà più misere
di quella nazione (oltre che ammirarne le bellezze naturali),
ma anche la fortuna di incontrare una persona straordinaria
come padre Nino Miraldi, assegnato da Roma a una delle
Parrocchie della sterminata periferia di Rio (Baixada
Fluminense).
La sua idea era di dare la possibilità di studiare, grazie a un
contributo economico, a giovani capaci, impegnati nel
36
sociale, ma privi dei mezzi per farlo. Credeva fermamente
che solo l’istruzione avrebbe potuto tirar fuori dalla povertà
gli strati più bassi della popolazione.
L’idea di padre Nino, associata a quelle di altre proposte,
diede vita al MAIS: un gruppo di amici, inizialmente, che si
tassava per contribuire a formare, con tante piccole gocce,
quel rivolo sempre più grosso di aiuti da inviare in Brasile (e,
in seguito, in altre parti del mondo). Nacque così, nel 1987,
il “Gruppo Studenti Padre Nino Miraldi”. L’obiettivo
fondamentale era, e rimane tuttora, quello di formare
individui capaci di lavorare a favore della società, impegnati
in un lavoro sociale che mirasse alla difesa dell’essere
umano e alla conquista della piena cittadinanza.
L’Associazione Culturale Nino Miraldi
(A.C.N.M.)
Quando disgraziatamente nel 1990 padre Nino morì per un
infarto, sembrava che il suo progetto dovesse finire con lui.
Gli studenti del gruppo di Rio, invece, a sorpresa, si
organizzarono e stesero uno statuto con impegni e regole da
rispettare, che tuttora vengono seguite ed osservate.
Oggi questo Gruppo si è costituito in Associazione Culturale
senza fini di lucro. Il gruppo di studenti di Rio è un progetto
che si autogestisce totalmente e di questo ne andiamo
molto fieri visto che crediamo che l’autosviluppo e la
coscienza delle proprie capacità siano le basi della crescita
di un intero Paese. L’intervento del Mais promuove
l’istruzione e l’accesso all’università che, in un Paese come il
Brasile, è garantito solo a chi può permettersi di pagare dei
corsi di preparazione al test di ingresso.
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BRASILE
In Brasile infatti l’istruzione è in gran parte in mano a
privati. Uno studente fortunato frequenta la scuola
dell’obbligo e le superiori in una scuola privata (quindi, a
pagamento) che offre una migliore preparazione e la facoltà
in una università pubblica, che ha ancora maggiore prestigio
rispetto a una privata. Mentre, però, per frequentare
l’università privata è sufficiente pagare, per entrare in quella
pubblica bisogna sostenere un esame, il pré-vestibular,
molto selettivo. L’esame è su tutte le materie, dalla
letteratura alla chimica (non solo, quindi, sulle materie
attinenti alla facoltà). Per la preparazione di quest’esame si
sono formate una serie di scuole private che a pagamento
offrono corsi semestrali. La concorrenza è di 1.000 alunni
per 1 posto.
La maggior parte delle scuole pubbliche non riesce a
garantire un’istruzione minima di base; in tal modo rende
difficile l’ingresso degli studenti di basso reddito
all’insegnamento superiore in quanto la loro preparazione è
poco competitiva.
Per questo, l’ACNM offre corsi di preparazione per accedere
all’Università.
Un altro motivo per cui andiamo molto fieri di questo
progetto è che, nei venti anni di attività del Mais in questo
angolo di mondo, si sono diplomati e laureati oltre l’80% dei
giovani studenti.
Una delle prime ragazze, Janice, è attualmente professoressa
universitaria. Nel 2002 il sindaco di Roma Walter Veltroni,
diretto a Porto Alegre, su invito del presidente del Mais, ha
fatto una sosta a Rio per conoscere i componenti di questo
gruppo così unico e particolare.
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BRASILE
Ora il gruppo è composto da diciassette studenti (sostenuti
dal Mais) e da molti ex borsisti.
I cosiddetti “ex borsisti”, ovvero coloro che ce l’hanno fatta:
testimonianze viventi della lotta contro un destino segnato
e della vittoria della volontà.
Attività dell’Associazione Culturale
Nino Miraldi (A.C.N.M.)
Il gruppo svolge le seguenti attività che si articolano lungo
3 direttrici:
1. PROGETTI CULTURALI
Conferenze, spazi collettivi per attività ricreative, corsi
pedagogici ed altre attività che siano in accordo con
l’obiettivo dell’Associazione e approvate dall’Assemblea;
2. COOPERAZIONE FRA STUDENTI
Cooperazione a vari gradi di istruzione, secondo il
regolamento di ogni progetto;
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BRASILE
3. INCENTIVO ALLA SOLIDARIETÀ
Fra gli studenti e la popolazione meno favorita
economicamente e anche la partecipazione a movimenti
sociali impegnati, per una società più democratica ed
egualitaria.
Nello specifico, l’A.C.N.M.:
• organizza: corsi gratuiti di preparazione per l’esame di
accesso all’Università e per l’ammissione agli esami dei
pubblici concorsi; corsi di alfabetizzazione per adulti;
doposcuola per i bambini del quartiere;
• cura il circolo di lettura presso la propria biblioteca, “Nino
Miraldi”, dove sono stati raccolti ed ordinati circa 14.000
volumi, tutti a disposizione della comunità;
• promuove incontri periodici con i bambini del quartiere
per doposcuola e attività ricreative;
• organizza attività culturali: proiezioni di video con
dibattiti; organizzazione della giornata culturale;
convegni su argomenti di interesse comune come la
salute, le malattie sessualmente trasmissibili e altro.
Il lavoro comunitario del Gruppo continua con discussioni e
lezioni educative, attività sociali e informative. Grazie al
doposcuola cerchiamo di incentivare la permanenza a scuola
dei bambini e dei ragazzi in età scolare. Crediamo che
l’aumento della scolarità, insieme al miglioramento della
qualità dell’insegnamento, crei i presupposti per il
mutamento delle condizioni di vita e le maggiori
opportunità per l’inserimento dei giovani nel mercato del
lavoro.
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BRASILE
Dopo alcuni cambiamenti di sede, nel 2004, grazie a una
donazione e all’aiuto del Mais, i giovani studenti
dell’“Associazione Culturale Nino Miraldi” (A.C.N.M.) si sono
potuti dotare di una sede propria a Mesquita.
La Biblioteca Comunitaria Nino Miraldi
Il progetto per la realizzazione della biblioteca comunitaria
è nato per iniziativa di Padre Nino Miraldi il cui motto era
“chi sa di più lotta meglio”. La biblioteca comunitaria, in una
regione del Paese così segnata dalla povertà e dalla violenza,
divenne presto lo strumento per promuovere conoscenza,
creatività, aggregazione e una rete di solidarietà. L’idea di
una dotazione di libri per la propria comunità è stata la
spinta decisiva per avviare tale progetto, spinta che si è
sommata alla partecipazione di giovani che hanno assunto
la funzione di educatori, avviando progetti diretti a garantire
l’accesso al libro e a incentivare la lettura.
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BRASILE
La biblioteca, con il contributo del Mais, si arricchisce nel
tempo di nuovi libri, scaffali e materiali necessari.
Sebbene la maggior parte del pubblico sia composto da
ragazzi, anche la popolazione adulta ha accesso alla
biblioteca. Per questo tipo di pubblico sono state pensate
forme per ampliarne la conoscenza attraverso altri progetti
come il “video con dibattito” e il “circolo della lettura”.
Nel 2006, anno della manifestazione “Torino capitale
mondiale del libro con Roma”, la Biblioteca Nino Miraldi è
entrata a far parte del progetto “Biblioteche solidali”: un
progetto del Comune di Roma per raccogliere fondi
attraverso eventi organizzati nella cornice del circuito delle
‘BibliotechediRoma” per il sostegno e la diffusione
dell’editoria, della cultura, del libro e della lettura in Africa,
in America Latina e in Asia.
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BRASILE
Progetto BELEM
LUOGO
REFERENTE
PROGETTI
NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007)
Belem
Padre Savino Mombelli
SaD individuale
finalizzato all’istruzione
Sostegno alimentare
Casa di accoglienza
Costruzione case
41
Un ruolo speciale in questi vent’anni del Mais l’ha avuto
Padre Savino Mombelli, referente del Progetto Belem.
In una sua recente lettera è lo stesso Padre Savino a fornirci
una spiegazione: “…se il Mais è nato a Roma nel 1987, è stato
concepito un anno prima a Belém do Pará, in una favela nelle
cui strade bisognava immergersi nel fango fino al ginocchio
per potersi spostare da un punto all’altro. In quella favela del
Guamá, a lato della cappella di S. Maria Goretti, ebbe luogo
la prima riunione del Mais. Si decise di cominciare un lavoro
con i bambini di strada, con il contributo di quello che
sarebbe divenuto il Mais, con quei bambini che sarebbero
diventati le prime adozioni a distanza…”.
Padre Savino è un sacerdote saveriano che svolge da anni
un’esperienza socio-pastorale di sostegno della popolazione
più povera in un’area di circa 5.000 km quadrati che
comprende 5 municipi (area metropolitana di Belem e
limitrofe) e si occupa di numerose attività: il sostegno a
distanza, la confezione e distribuzione di pacchi viveri, la
conduzione di un’azienda agricola e la gestione della casa di
Murenim.
43
BRASILE
L’Associazione Provida
Padre Savino è coadiuvato da un’associazione formata da
cittadini brasiliani chiamata Provida.
Dal 1998 questa associazione si è assunta la responsabilità
delle attività umanitarie e da allora è cresciuta, tanto che da
dieci volontari si è arrivati a 25 e i sostegni a distanza sono
passati da 250 del 1999 a circa 650, di cui il Mais segue una
piccola parte.
L’azione di Provida è concentrata principalmente sul
sostegno alimentare. Vengono preparate delle ceste
contenenti alimenti base (farina di manioca, riso, fagioli,
zucchero, pasta, latte in polvere, olio da tavola) di circa 20kg
e, una volta pronte, vengono distribuite a circa 600 famiglie
che ai primi del mese vanno a ritirarle presso la Comunità di
S. Judas Tadeus. In questa struttura si svolge anche il
programma del sostegno a distanza che è ampio e
comprende diverse voci:
BRASILE
• l’accoglienza delle famiglie che vorrebbero usufruire del
programma stesso;
• la successiva visita a queste famiglie per accertare
l’effettivo stato di necessità;
• la raccolta e la documentazione sulle famiglie e il
sostegno;
• il deposito degli alimenti destinati a riempire le ceste;
• la corrispondenza con i sostenitori italiani;
• assistenza sanitaria (visite mediche, consegna medicinali,
etc.).
Altre attività vengono svolte nel terreno non lontano dalla
Comunità di S. Judas.
Lo stesso terreno ospita il camion, acquistato anche con i
contribuiti del Mais, grazie al quale Padre Savino può
trasportare e consegnare i generi alimentari.
Un’ulteriore attività del Provida è la realizzazione di case per
famiglie senza tetto.
La Casa Comunità di Murenim
o Lar Beniamino
Questa casa è stata realizzata presso i locali della parrocchia
di S. Maria Goretti e ha accolto il primo gruppo di bambini
di strada del Guamá grazie al contributo di idee e
all’appoggio finanziario di un gruppo di visitatori romani
che, da lì a poco, avrebbe costituito il nucleo originario del
Mais.
La storia del Mais è anche la storia di questa casa che
rappresenta una possibilità concreta per i bambini di
crescere e ricevere un’istruzione dando loro la possibilità, da
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45
BRASILE
adulti, di avere un lavoro e uscire dalla povertà.
La casa possiede quattro ettari di terra quasi del tutto
boschivi dal momento che sorge proprio ai margini di una
foresta. Ospita 4 ragazzi dei 41 sostenuti a distanza, fra gli
8 e i 18 anni, cresciuti in povertà e abbandono. I ragazzi
vivono nella casa strettamente seguiti da circa 6 volontari e
da alcuni addetti ai lavori dell’orto, all’allevamento, alla
falegnameria, alla lavanderia e alla cucina. Frequentano le
scuole di primo e secondo grado della cittadina e quando
arrivano all’età adulta possono o tornare in famiglia o
trasferirsi in altre case organizzate dal Provida come la
casa/comunità Canindè che, a ragazzi ormai grandi,
permette di seguire corsi professionali per specializzarsi.
Per ciascuno dei ragazzi il Mais copre buona parte delle
spese globali che comprendono alimentazione, ricreazione,
materiale scolastico, salute, segreteria, luce, telefono,
trasporti, salari di tre dipendenti, vitto, alloggio compensi di
diverso tipo per otto volontari impegnati a tempo pieno.
BRASILE
benessere del bambino e della sua famiglia. Sono proprio le
famiglie a chiedere il sostegno e a deciderne la durata e lo
stesso Provida chiede la sospensione del beneficio quando si
viene a sapere che il beneficiato ha migliorato le sue
condizioni di vita e la sua famiglia può fare a meno di questo
contributo.
Il Progetto Belem offre un esempio della filosofia del Mais il
cui fine è di offrire gli strumenti per uno sviluppo
contestualizzato e localizzato. In questa prospettiva, ci
sentiamo impegnati a promuovere il protagonismo delle
popolazioni locali nel preservare i propri valori e le proprie
culture e a impegnarci nel dar vita a uno sviluppo sostenibile.
Obiettivi del progetto
L’obiettivo principale del Provida è quello di ridurre le spese
di ciascuna famiglia affinché possano poi investire i soldi
risparmiati in altre necessità fondamentali come la salute e
l’istruzione dei figli. Il Provida è diventato un punto di
riferimento delle famiglie grazie al tentativo, riuscito, di
affiancarle in diversi aspetti della vita quotidiana:
dall’educazione dei figli alle condizioni della casa, dall’igiene
e la salute delle persone alla professione dei genitori, ma
anche ai diritti umani, all’impegno politico, ecc. Il sostegno
a distanza finalizzato all’istruzione mira principalmente al
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47
BRASILE
BRASILE
Progetto VALENÇA
LUOGO
REFERENTE
RESPONSABILE IN ITALIA
PROGETTI
NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007)
Valença (Brasile)
Giovina Santini
Federica Papi
Mais Vida
Mais Verde
Biblioteca
Progetto adolescenti
Formazione insegnanti
Laboratori: computer
artigianato, capoeira,
teatro, danza africana,
bio-danza
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Valença è una città brasiliana, con circa 100.000 abitanti,
situata nello Stato di Bahia, a 100 chilometri a sud di
Salvador, costruita sulle sponde del fiume Una, a 17 km dal
mare con clima e vegetazione tipicamente tropicale.
Il progetto Mais Valença è nato nell’agosto 1994 nella
fazenda di Giovina Santini, volontaria del Mais che negli
anni ‘80, a seguito di un viaggio, si trasferì in Brasile. Come
racconta: “Vivevamo la semplice vita dei contadini,
scoprivamo il bosco ed eravamo inebriati dalla pace di quel
posto magico. Ma mio figlio doveva andare a scuola e così,
insieme alle mamme del luogo, prendemmo contatto con il
Comune per far riaprire la scuola rurale vicino casa”.
Il Mais la aiutò a comprare il materiale necessario per fare
le riparazioni. La scuola fu riaperta e funziona tutt’oggi.
Nel frattempo arrivò in fazenda la numerosa famiglia di
48
Gabriel e Nega, una coppia con 5 figli e 4 nipoti, in tutto 6
ragazzi in età scolare e, dato che la scuola pubblica
brasiliana non accetta alunni che non abbiano il materiale
didattico, la divisa o le scarpe richieste, Giovina, insieme al
suo validissimo compagno e marito Jorge (che purtroppo ci
ha lasciati poco tempo fa) chiese al Mais di iniziare un
progetto di sostegno a distanza con i bambini che vivevano
nella sua fazenda.
Nel 1996 Jorge e Giovina adottarono Luiza, una bambina
bellissima, diversamente abile a causa di una anoressia
cerebrale neonatale. Sin da subito costatarono che sarebbe
stato difficile continuare a vivere in campagna.
Nel 1998 Giovina vendette la fazenda e acquistò una casa
con un grande terreno alla periferia di Valença. “Portai a
vivere con noi i 6 bambini della mia fazenda. Date le difficoltà
dei bambini ad adattarsi alla vita di città, il Mais aiutò la
famiglia di Nega a costruire una casa in campagna per loro”.
I ragazzi ancora fanno parte del progetto Mais: usufruiscono
di pacchi viveri, materiale scolastico e borse di studio. “Visto
che la piccola Luiza doveva stare il più possibile a contatto
con i bambini – ci dice ancora Giovina – e non essendoci una
istituzione adatta alle sue necessità, cominciai a far venire in
casa i bambini dei vicini”. Quando andai a vivere a Valença –
racconta – venivano molti bambini per giocare con la mia
bimba adottiva che, a causa del suo handicap, non poteva
giocare per strada con loro. La maggior parte dei compagni di
giochi di Luiza non andava a scuola a causa della mancanza
del materiale scolastico o ripeteva la classe perché in casa i
genitori, per lo più analfabeti, non potevano aiutarli nei
compiti. Cominciai quindi a farglieli fare, gratuitamente a
49
BRASILE
casa mia. La notizia si sparse, ogni giorno, arrivavano sempre
più bambini. E così, in modo del tutto improvvisato, è nato il
doposcuola del Mais a Valença chiamato Mais Vida,
finalizzato allo studio e all’inclusione di quei ragazzi che,
anche se hanno famiglia, per vari motivi passavano la
maggior parte della giornata in strada, spesso senza
nemmeno frequentare la scuola”.
Ogni giorno nuove mamme e bambini aspettavano fuori
della porta e così Giovina, nel 1999, decise che era giunto il
momento di chiedere al Mais di aiutarla a fare un tetto
appoggiandosi al muro di cinta del terreno e allargare, nella
forma più semplice, economica e funzionale il doposcuola
Mais Vida.
Contemporaneamente Giovina presentò al Mais un progetto
finalizzato all’istruzione e un altro per garantire
l’alimentazione base dei ragazzi.
50
BRASILE
Nel 2002, i bambini erano già 53, approfittando della
chiusura delle scuole, durante le vacanze estive brasiliane
(da novembre a febbraio), fu progettato e costruito, un
edificio su due piani con cucina, refettorio, bagno e un
ampio salone per animazione, teatro, ballo e capoeira al
piano terra e 3 classi e 2 bagni al 1° piano.
Nel 2003 già con 90 bambini, il progetto Valença ha assunto
una propria personalità giuridica con la fondazione
dell’Organizzazione Sociale Mais Vida che attualmente
raggruppa 4 progetti: Mais Vida, Mais Verde, la Biblioteca
Comunitaria e il Progetto Adolescenti.
Mais Vida
Mais Vida che vuol dire “più vita” è il nome del doposcuola
del Mais. È frequentato da 119 bambini dei quartieri più
poveri e bisognosi (dai 4 ai 16 anni, dall’asilo alle superiori
che frequentano solo le scuole pubbliche di Valença). Lo
staff è formato da 10 dipendenti, 5 volontari e una maestra
incaricata dal Comune.
Il doposcuola funziona in due turni giornalieri e prevede un
pasto che per molti è l’alimento principale della loro giornata.
Oltre a fare i compiti, i ragazzi giocano, cantano, frequentano
la biblioteca, corsi di informatica, laboratori di pittura, teatro,
danza africana e capoeira. Tre sere a settimana giocano in un
campo di calcetto, tanto i maschi che le femmine si allenano
e disputano partite. L’anno scorso sono arrivati secondi nel
campionato-interscuole di Valença I con molto orgoglio
perché la maggior parte dei partecipanti erano ragazzi di
scuole private.
Si trova tempo per imparare i tradizionali lavori “domestici”:
51
BRASILE
il rammendo, il ricamo, l’uncinetto e piccoli lavori di
artigianato aperti a tutti: ragazzi, ragazze e mamme, certo, lo
spazio è poco e ce ne vorrebbe uno dove poter aprire un vero
laboratorio di cucito e artigianato e una sala con computer.
Ogni giovedì pomeriggio viene distribuita la zuppa alle
famiglie più povere della nostra comunità. Le mamme
imparano cos’è la solidarietà e partecipano alla preparazione
e alle pulizie dei locali.
Il progetto Mais Vida non si limita quindi allo svolgimento
dei compiti scolastici o alla distribuzione del materiale
scolastico; l’obiettivo principale del progetto è lo studio,
l’inclusione nella società e l’inserimento dei ragazzi nel
mondo del lavoro.
BRASILE
La biblioteca ospita circa 1000 libri. Amici, ragazzi, il
Comitato di quartiere e il Comune si sono impegnati nella
raccolta di libri. Il progetto di Jorge è diventato realtà, una
realtà riconosciuta non solo dagli abitanti del quartiere, ma
anche dal Comune che ci manda gratuitamente una
bibliotecaria.
Mais Verde
Al Mais Verde vi partecipano i 6 bambini che vivono con le
famiglie in campagna nelle vicinanze di Valença e
frequentano dalla 2a serie al 1° anno superiore. Viene data
loro la divisa e il materiale richiesto dalle scuole, vestiti,
alimenti e tutto il necessario allo studio.
Biblioteca
La biblioteca è stato l’ultimo progetto pensato da Jorge, per
questo porta il suo nome.
In nemmeno un anno, più di 1.000 persone fra alunni del
doposcuola, studenti della comunità e anche le mamme (per
imparare a leggere e scrivere e aiutare i figli a svolgere i
compiti), hanno usufruito della nuova biblioteca utilissima
in zona per le ricerche scolastiche o per la semplice lettura.
52
Progetto Adolescenti
Quando fu aperto il doposcuola era prevista la permanenza
dei ragazzi nel progetto fino alla 4a serie, cioè fino alla 5a
elementare, invece pian pianino i ragazzi sono cresciuti e si
è sentita la necessità di continuare a tenerli.
Fanno parte di questo progetto all’incirca 30 alunni che
usufruiscono del doposcuola, della biblioteca e del computer
per fare i compiti e le ricerche sia sui libri o via internet. Per
meglio aiutarli nello studio, abbiamo messo a loro
disposizione una insegnate di portoghese e matematica e
53
BRASILE
organizzato corsi di italiano e inglese oltre a quelli già
esistenti ai quali partecipano tutti.
Joselito, il nostro volontario direttore tecnico e artistico,
sempre attento a questi problemi ha proposto un gruppo
stabile di teatro…
Helena, una psicologa, psicanalista e maestra di bio-danza
organizza riunioni settimanali con gli alunni per aiutarli a
capirsi e a crescere nel migliore dei modi e con le maestre
per aiutarle a capire meglio gli alunni e trovare soluzioni più
facili ai problemi di comportamento dei nostri ragazzi.
Il dr. Reginaldo Araujo assessore capo del Comune di Valença,
nostro sostenitore, per evitare malattie o gravidanze non
desiderate, ci manda gratuitamente una pediatra e una
assistente sociale che tratta temi come educazione sessuale,
prevenzione e igiene personale.
Grazie al suo impegno e al suo lavoro svolto nel doposcuola
MAIS VIDA, alla nostra volontaria Giovina Santini è stato
conferito il titolo di Cittadina Onoraria della città di Valença.
BRASILE
Testimonianze dal Brasile
1. DORINHA - RECIFE
Nel 1984 una coppia italiana di Roma è venuta a Recife per
fare una adozione internazionale presso il Tribunale dei
Minori e io, insieme a mio marito e alle mie figlie, ho
accompagnato Marina e Luca in questo primo atto di
generosità. Da allora nacque una catena di altre adozioni e
la formazione di nuove famiglie italo-brasiliane.
Nel maggio del 1986, venni a Roma insieme a mio marito
Antonio, e fu molto emozionante per me essere accolta
all’aeroporto da tante coppie con i loro bambini.
Seguirono giorni di incontri, di scambi, di emozioni; si
parlava del Brasile non più come una terra lontana, ma
come un paese ormai vicino a tutti, che faceva parte della
realtà di ogni famiglia.
Durante una cena, a casa di Marina, insieme a altre
persone si parlava del desiderio di costituire una
associazione per poter attuare “una solidarietà non sterile
e piatta, ma propositiva nel senso dell’aiuto concreto e
reale per la crescita culturale e sociale di un popolo”. Io
parlai di come viveva la nostra gente, anche se povera era
allegra, aveva bisogno di aiuto… ad un certo punto
raccontai di una bambina a cui piaceva la danza, ma le
condizioni economiche della famiglia non le permettevano
di pagare la scuola. Parlando insieme nacque l’idea! Maria
Carla disse: “Dorinha, io voglio aiutare questa bambina a
fare il corso di danza” - io pensai, come faremo se siamo così
lontani… - immediatamente ho sentito che dovevo
accettare la sfida, anche se in quel momento non
immaginavo come avrei potuto fare!
Questo è stato il seme del Progetto, nato in un momento di
fraternità e condivisione; nessuno avrebbe potuto pensare
al grande sviluppo che avrebbe avuto nel tempo, un seme
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55
BRASILE
che ha dato vita a un grande albero nella foresta della
Solidarietà tra i fratelli del mondo.
Durante quella cena venne concepito quello che sarebbe
stato il primo progetto di sostegno a distanza del Mais. Da lì
a poco, nel dicembre dello stesso anno, verrà ufficializzata
la nascita del Mais che si costituì come Associazione.
La prima bambina sostenuta a distanza dal Mais si chiama
Adriana.
Adriana oggi è già sposata e vive in Germania.
BRASILE
aiuto più strutturale attraverso la realizzazione di progetti
rivolti alle comunità in cui i bambini vivevano.
Con questa nuova missione, nel corso del tempo,
realizzammo presso la favela Arruda la cisterna dell’acqua
potabile, i servizi igienici, tre tettoie all’aperto per le
riunioni, un consultorio odontoiatrico sotto la direzione
della dottoressa Rose (una volontaria), un Centro sociale di
convivenza per gli abitanti della zona, la sala di Psicologia,
la sala di Artigianato, la sala per la scuola di cucina, la sala
per le riunioni e il Centro di Formazione a Campo di Stelle.
Nel 1998 fu creata una sala per corsi di computer per
adolescenti, tuttora funzionante; un passo piccolo, forse,
ma indispensabile, per garantire l’inserimento nel mondo
dell’informatica a chi non ne avrebbe avuto mai
l’opportunità.
Nel 2006, come ulteriore tappa del lungo e costante
percorso volto all’autonomia e alla responsabilità condivisa,
la comunità si è dotata di un’associazione, la Nucleo de
Solidariedade a Infancia e Juventude (AACA), associazione
locale per l’organizzazione delle attività scolastiche e
ricreative per i ragazzi della favela.
2. ADALGISA - IL LABORATORIO DI TAGLIO E CUCITO
Da lì in poi seguirono gli altri sostegni a distanza, nella
favela dell’Isola Santa Teresinha. Proprio in questa favela il
Mais diede vita nel 1987 al primo microprogetto: una
scuola di taglio e cucito, gestito allora dalla nostra preziosa
collaboratrice Adalgisa e tuttora funzionante e produttivo.
Nello stesso anno venne inaugurato il doposcuola nell’Isola
Santa Teresinha.
Con il passare degli anni, dopo diversi incontri sia in Italia
sia in Brasile, si capì che la comunità necessitava di un
56
Isola Santa Teresina - situazione locale
Situata a Recife - Pernambuco, nel Nord-est del Brasile, vi
abitavano più di 700 famiglie.
Lì abbiamo dato inizio, nel 1961, a una Azione Sociale:
erano solo baracche che la marea inondava ogni giorno e
da lì cominciava un nuovo modo di aiutare la gente del
posto. Parliamo di nuovo modo, perché si volevano creare
delle condizioni di sviluppo perché l’uomo diventasse
protagonista della sua storia.
Conoscevamo la comunità in tutti i suoi aspetti, positivi o
negativi, inerenti alla povertà, alla miseria e alla violenza.
57
BRASILE
Le donne non avevano prospettive future se non fare figli,
che poi uscivano per la strada a mendicare il pane… Invece
abbiamo messo in piedi la scuola per bambini e per gli
adulti, abbiamo iniziato a garantire l’assistenza sanitaria,
ecc.
IL PROGETTO DEL MAIS
Conoscevo Dorinha, inserita nel lavoro di questa comunità
e mia compagna di lotte.
Nel 1986 cominciò a parlarmi del Mais, della solidarietà per
spingere la comunità all’autosviluppo e del sostegno a
distanza.
Il Mais ha iniziato il suo progetto all’interno della comunità
che si era già riunita intorno ad un’associazione:
Associazione degli Abitanti dell’Isola Santa Teresina
(tutt’ora esistente). Io, Adalgisa, abitavo insieme a 3
compagne in una baracca, così come tutti gli altri. Quando
iniziò la collaborazione con il Mais, nel 1986, la nostra casa
si trasformò in un porto di mare: entravano e uscivano di
continuo mamme e bambini per chiedere e ricevere l’aiuto
indispensabile per l’istruzione dei figli.
BRASILE
Questo corso è stato il seme di tutti i corsi di Generazione di
Reddito che si sono realizzati da lì in poi.
Un anno dopo c’è stata la necessità di ampliare i locali;
abbiamo comprato un’altra baracca che si affacciava sulla
via principale dell’Isola. Anche questo è stato possibile
grazie all’aiuto del Mais. Ristrutturati i locali, abbiamo
ricavato 2 sale, una per il laboratorio di cucito e l’altra per
vendere i prodotti, creando così la possibilità concreta di
autofinanziarsi con gli utili del ricavato.
Era giunto il momento di “esportare” quell’aiuto fuori
dall’Isola…
Siamo, così, giunti a Igarassu, dove era già in attività il
sostegno a distanza presso la Scuola Santa Maria. Lì
abbiamo cominciato un corso con le vecchie macchine,
oramai quasi non più funzionanti. Nel 1992, Dorinha venne
a trovarci e, diagnosticati i problemi funzionali, pensò
subito al Mais che prontamente ci fornì macchine da cucire,
forbici, e tutto il materiale occorrente per un corso e per il
funzionamento del laboratorio.
Grazie al laboratorio si è data la possibilità di lavoro a tante
ragazze e mamme, aiutandole a formarsi professionalmente.
IL PRIMO PROGETTO DEL LABORATORIO DI TAGLIO E
CUCITO (1987)
Volevamo insegnare alle donne delle favelas un lavoro,
affinché potessero uscire dall’inattività, dando loro la
possibilità di costruire la loro vita. Così affittammo una
baracca e inaugurammo una piccola Scuola di Taglio e
Cucito.
Mancava però quasi tutto, le macchine da cucire, gli
attrezzi, ecc.
Chiedemmo, così, al Mais di investire nel progetto del
laboratorio di taglio e cucito proponendo di comprare
quello che occorreva per farlo funzionare.
Il Mais accolse la nostra richiesta e il Corso finalmente
cominciò.
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59
BRASILE
Da quel centro di taglio e cucito è nato l’Atelier Harmonia:
un centro di artigianato che il Mais ha gestito e sostenuto
grazie alla vendita di cartoline, bamboline e di altri oggetti
e che oggi si autogestisce.
3. REGINA CELIA DE MELO MORAIS - RIO DE JANEIRO
Regina, ex borsista ed ex presidente dell’Associazione è,
dall’aprile del 2006, la referente per il Mais del
progetto Rio de Janeiro - Mesquita (già Nova Iguaçu).
Sono cresciuta vivendo praticamente in chiesa, unico posto
che potevo frequentare, considerate le umili condizioni di
vita della mia famiglia.
Proprio in chiesa, un’amica del gruppo di giovani cattolici
mi invitò a partecipare a un corso preparatorio per
sostenere l’esame di ammissione a una delle pubbliche
università di Rio.
È stato questo il mio primo contatto con il “Gruppo Studenti
Padre Nino Miraldi”.
Ho potuto così frequentare le lezioni offerte da questo
Gruppo che voleva aiutare altri giovani nel difficile
tentativo di accedere all’università. Lì ho conosciuto
Solange e Soliane, che facevano lezione di biologia e di
portoghese. Sono state loro a invitarmi a far parte del
Gruppo degli Studenti e qui ho incontrato anche Janice.
Ho iniziato a partecipare al Gruppo nel 1993, quando avevo
18 anni. Terminate le medie superiori – sempre fatte nella
scuola pubblica – con difficoltà potevo continuare a studiare
nella città di Nova Iguaçu, per arrivare nella quale dovevo
pagare un mezzo di trasporto.
Mio padre mi aiutava, ma era molto contrariato. Infatti, mi
diceva che non valeva la pena di svegliarsi tanto presto e
studiare tanto. Secondo lui, sarebbe stato meglio per me
che abbandonassi gli studi e scegliessi la stessa via delle
60
BRASILE
mie zie: fare la domestica o la baby-sitter. Chiedeva
insistentemente a mia madre che mi aiutasse a levarmi
dalla testa l’idea di fare l’università, poiché non sapeva
come avrebbe potuto mantenermi agli studi. Aggiungeva
che eravamo poveri e quel tipo di vita era consentito solo ai
figli dei ricchi.
Devo all’appoggio favorevole di mia madre, dei miei
professori e degli amici del “Gruppo Studenti Padre Nino
Miraldi” se sono riuscita a superare le mie enormi carenze
nell’area delle materie fino ad allora per me sconosciute
come la chimica, la fisica, la biologia e la matematica.
Ho superato così il vestibular dell’UFRJ (Università
Federale di Rio de Janeiro) per entrare nella facoltà di
Storia, che ho cominciato a frequentare nell’agosto del 1994.
Lo stesso giorno che ho saputo il risultato favorevole
dell’esame sono stata assunta come insegnante di
alfabetizzazione presso una scuola dove in passato avevo
fatto il tirocinio.
Fu come se ci fosse stato un concorso di eventi a me
favorevoli. Ancora oggi, quando ci ripenso, mi ricordo con
gioia ed euforia quel periodo. Il sostegno economico
ricevuto dall’Italia come borsa di studio, insieme allo
stipendio che percepivo come insegnante, mi hanno
permesso di realizzare appieno il mio sogno.
Nell’università per me le difficoltà non furono poche. La
mancanza di conoscenze, lo scarso bagaglio culturale e la
formazione scolastica deficitaria non mi permisero al
principio di essere fra le migliori allieve. Malgrado ciò
riuscii a sostenere tutti gli esami senza essere mai
rimandata.
In Brasile non ci sono tasse universitarie; i costi da
sostenere riguardano l’acquisto dei libri, le spese per le
fotocopie e per i trasporti.
In quel momento storico, il Brasile stava attraversando una
crisi economica per cui il valore del dollaro era uguale a
61
BRASILE
quello della moneta nazionale; di conseguenza, la borsa di
cui usufruivo grazie al Mais copriva appena le spese
indispensabili. Stando così le cose, non potevo permettermi
di lasciare il mio impiego da insegnante.
Malgrado le difficoltà raccontate, mi fu anche possibile
frequentare un corso di italiano, organizzato dal Consolato
d’Italia a Rio. Ero entusiasta quando cominciai a capire da
sola le notizie che i miei padrini mi scrivevano. Fu per me
un piacere poter capire e scrivere ai miei amici italiani che
mi sostenevano e mi davano la forza e l’aiuto per
continuare a studiare. Piacere che fu solo superato
dall’invito che ricevetti dal Mais di andare in Italia. Fu una
meravigliosa esperienza, una delle più belle della mia vita:
conoscere i miei padrini, parlare con loro, visitare dei
luoghi incredibili.
La mia partecipazione al Gruppo degli Studenti è sempre
stata intensa, era il minimo che potessi fare, visto il grande
aiuto che avevo ricevuto. Finì che, nel 1997, accettai di
assumere la responsabilità del progetto Rio e la Presidenza
del Gruppo.
Nel 2000 ho terminato la facoltà di Storia e ho ottenuto la
laurea per poter insegnare negli istituti superiori.
Ho dovuto rinunciare per un anno al mio impiego di
insegnante per poter fare il tirocinio presso la Scuola di
Applicazione dell’Università. Questa è situata sulla riva della
Laguna Rodrigo de Frejtas. Dovevo essere li alle 7 e, quindi,
per non perdere le lezioni, dovevo riuscire a prendere
l’autobus che partiva dalla mia zona alle 5 del mattino.
Per due semestri, per terminare nel tempo previsto la
facoltà, sono dovuta andare all’Università la mattina, al
lavoro il pomeriggio e, spesso, ritornare all’Università la sera.
Per migliorare l’attività del nostro Gruppo nel 2002 ci
siamo costituiti come associazione, l’Associazione Culturale
62
BRASILE
Nino Miraldi, una Onlus con uno statuto e una personalità
giuridicamente riconosciuta.
Grazie poi a una generosa donazione fatta da una madrina
di un borsista del gruppo, siamo riusciti anche a comperare
una casa per la nostra nuova sede.
Nuovamente il Mais, durante il corso di Mestrado (ovvero,
la specializzazione post-universitaria) mi ha sostenuto per
un anno con una borsa di studio, visto che è a pagamento. Ho
avuto così la possibilità di conoscere altri padrini e
rinnovare ciò che era già stata una meravigliosa esperienza.
Nel maggio del 2006 mi è stato chiesto dal MAIS di
accettare l’incarico come Referente del progetto di Rio. Una
responsabilità che con piacere ho accettato anche perché
mi permette di dare seguito e impulso al nostro progetto.
Non si può parlare del “Gruppo studenti di Rio” senza
riportare la testimonianza di Janice che, dopo Padre
Nino, ne è stata la prima organizzatrice e conduttrice.
4. JANICE MACHADO DA CUNHA
La mia esperienza di essere adottata a distanza
Nel 1987 Padre N. Miraldi mi convinse a scrivere una
lettera al Mais chiedendo un sostegno economico per poter
studiare. All’epoca avevo 23 anni e stavo per iniziare il
Corso Universitario in Infermeria presso l’Università dello
Stato di Rio de Janeiro.
Quando ho iniziato a frequentare l’Università, uscivo di
casa alle 5 di mattina per essere in aula alle 7, studiavo
l’intera giornata, alle 19 iniziavo il turno in ospedale e da
questo uscivo la mattina dopo per ricominciare un altro
giorno di studio e ritornare a casa solo di notte.
Passavo praticamente 36 ore sveglia, con piccoli periodi di
63
BRASILE
riposo in ospedale e alcuni momenti di sonno durante le
lezioni…
L’ambiente universitario non è molto favorevole con chi è di
origine povera o addirittura afro. Già dai vestiti e
dall’aspetto riveli la tua origine.
La discriminazione razziale in Brasile, a volte, mi sembra più
perversa perché è silenziosa e invisibile, implacabilmente
nascosta sotto il manto della “falsa democrazia razziale”.
L’aiuto finanziario del Mais mi ha aiutato anche a rimanere
sveglia durante le lezioni perché lasciai il lavoro notturno
in ospedale e alla fine del corso mi classificai tra i migliori
studenti.
Oltre alla borsa di studio sono stati molto importanti tutti
gli anni di corrispondenza scambiata con i padrini e gli
amici e amiche italiane. Sono già 20 anni che comunico
soprattutto con i padrini Evola ed Enzo che all’inizio mi
hanno adottato come figlioccia e che io, in seguito, ho
adottato come miei genitori. Questo rapporto, oltre alle mie
esperienze di vita, ha molto contribuito alla mia formazione
personale, professionale e politica.
Dopo essermi laureata, ho superato un concorso pubblico
per docente nella migliore università di Rio e oggi lavoro
nella stessa università dove ho studiato. Oltre a tenere le
lezioni, faccio ricerca nel campo della violenza sui bambini
e partecipo ai movimenti sociali e politici.
Ho di recente superato l’esame per il dottorato in Salute
Pubblica.
Ogni giorno lotto per essere una persona degna, coerente,
solidale e felice.
Sono molto contenta di sapere che in ogni parte del mondo
esistono persone che stanno cercando di costruire una
società più giusta e fraterna.
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BRASILE
5. JUSSARA DE OLIVEIRA - RIO DE JANEIRO
Testimonianze non mute, educatori alla pari di ragazzi
che, come loro in passato, cercano di rompere il
determinismo sociale, come lo chiama Jussara che ci
racconta:
“Anche se non sapevo bene come, intuivo invece che la mia
vita sarebbe stata diversa. In quel momento sentivo
l’imperativo di dover costruire il mio futuro e per me questo
significava solo una cosa: studiare”.
Non mi sono mai conformata al pensiero determinista
secondo il quale quando si nasce in certe condizioni
socialmente sfavorevoli, non si può cambiare nulla. Questo è
un modo di pensare che ci viene trasmesso strumentalmente
da coloro che sono economicamente e socialmente più agiati
per favorire il mantenimento dello status quo.
E purtroppo questo modo di pensare è profondamente
radicato in coloro che vivono in povertà.
“Ho sempre creduto che dobbiamo abbattere tutte le forme di
oppressione e le strutture che le producono. Tutti noi abbiamo
diritto alla vita, ma a una vita piena, vissuta con dignità”.
Jussara ha cominciato a lavorare a 14 anni come
operaia in fabbrica guadagnando la metà di un salario
minimo, ovvero il corrispettivo di 35 euro. Ha lavorato
e studiato durante tutte le scuole superiori, studiando
di sera e lavorando tutto il giorno per più di 8 ore.
Nel 1990, a 19 anni, riesce a iscriversi alla facoltà di
Economia e Commercio presso un’università privata.
Inizia il momento più duro della sua vita: l’università
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BRASILE
le costava più di quello che riusciva a guadagnare in
fabbrica. Nonostante questo, e nonostante molti
cominciassero a scoraggiarla in questa impresa, lei
continua a studiare e lavorare finché non incontra
Janice. Grazie a lei, dunque, nel 1992 Jussara entra nel
progetto del Mais.
“Conoscere delle persone che abitavano la periferia povera
– ci racconta – che, nonostante sulla carta avessero
pochissime occasioni di accedere all’università, avevano
deciso di sfidare il destino, nuotando contro corrente, mi
diede una forte motivazione a non arrendermi, a non
sentirmi più sola. Partecipando alle attività del gruppo del
Mais, della Pastorale Operaia, del Movimento Negro e di
altri gruppi di discussione, ho visto che è possibile lottare
per cambiare lo stato delle cose”.
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BRASILE
Jussara si scaglia contro quello che chiama “apartheid
razziale, economico e sociale” che, ci dice, pur non
essendo apertamente dichiarato è molto esteso in
Brasile e abbraccia anche il sistema educativo che, a
suo avviso, è separatista ed escludente. Oggi Jussara
collabora con l’A.C.N.M. Nel frattempo sta studiando
per prendere una seconda laurea, in Giurisprudenza,
presso l’Università Statale di Rio de Janeiro (UERJ),
una delle migliori del Brasile.
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ARGENTINA
ARGENTINA
ARGENTINA
Argentina
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Ormai in Brasile eravamo diventati, come avrete letto,
abbastanza bravi: i progetti portati avanti avevano avuto un
grande successo, le cooperative agricole funzionavano a
meraviglia, la scuola di taglio e cucito sfornava sarte provette
e il sostegno a distanza faceva sempre più proseliti, ma il
Brasile, lo si sapeva, era un paese povero; l’Argentina che
c’entrava? A parte la drammatica parentesi della dittatura
militare (‘76 - ‘83), la situazione politica ed economica degli
anni ‘90 era apparentemente tranquilla e non si poteva certo
annoverare l’Argentina tra i paesi poveri del Sudamerica.
E invece…
L’inizio del millennio ha evidenziato in tutta la sua
drammaticità come l’economia argentina fosse solo un
castello di carte tenuto insieme dal collante dell’orgoglio
nazionale e dal buon nome, in campo internazionale, dei più
potenti e spregiudicati uomini d’affari che, grazie a
connivenze e protezioni politiche, avevano illuso la
popolazione che tutto andasse bene e che si potesse
continuare a ballare il tango… mentre la nave affondava.
È stato, perciò, difficile accettare, anche per noi del Mais,
che già operavamo a Buenos Aires con il Cafi per l’assistenza
e il recupero delle ragazze di strada, che anche il paese meta
di tanti emigranti italiani avesse bisogno di noi.
Rafaela, Buenos Aires, Claypole raccontano la storia di
questo brutto risveglio e del nostro intervento.
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ARGENTINA
ARGENTINA
Popolazione
Popolazione sotto i 14 anni
Crescita demografica annua
Quoziente di fecondità
Aspettativa di vita
HDI (indice sviluppo umano)
Mortalità infantile
Orfani (in migliaia)
Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia)
Tasso HIV/AIDS
Popolazione sotto la soglia di povertà
Debito estero (USD)
Tasso alfabetizzazione (15 anni +)
Disoccupazione
PIL
39.921.833 (Luglio 2006)
25.2% (2006)
0.96% (2006)
2.12 bambini nati/donna
(2006)
76.12 anni
0.863 (2004) 36esimo/177 (fonte:
UNDP, Report 2006)
14.73 morti/1000 nati vivi
(2006)
690 (2005)
n.d.
0.6% (fine 2005)
31.4% (Giugno 2006)
$ 106.8 milioni
(30 Giugno 2006)
97% (2006)
11.7%
$ 599.1 bilioni (2006)
FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF
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71
ARGENTINA
Popolazione
La società argentina presenta una composizione razziale
variegata a causa dei costanti e consistenti flussi migratori,
di origine principalmente europea, che hanno interessato il
paese a partire dal 1860/80, da quando cioè i governi
adottarono politiche tese allo sviluppo e al popolamento del
paese incoraggiando l’immigrazione.
Notevole la presenza di comunità italiane e spagnole, che
costituiscono, congiuntamente alla popolazione autoctona
coloniale e agli altri gruppi di immigrati europei (tedeschi,
polacchi, inglesi, francesi), più dell’85% della popolazione
attuale del paese, mentre la popolazione meticcia e indigena,
non supera il 15%. L’esiguo numero di indigeni residenti nel
paese si spiega in ragione delle ripetute persecuzioni inflitte
loro nei secoli: lo sterminio ebbe difatti inizio negli anni trenta
dell’ottocento, per volere di Juan Manuel Rosas, e venne
perpetrato successivamente dal presidente Roja con la
campagna denominata “conquista del deserto” del 1879, che
aveva lo scopo di sottrarre agli indios territori particolarmente
fertili e utili dunque alla politica di coltivazioni estensive per
l’esportazione, incoraggiata dall’élite argentina. Attualmente
comunità indigene resistono nella zona di Missiones e nel sud
patagonico.
La distribuzione della ricchezza nel paese è molto diseguale,
soprattutto a seguito della grave crisi economica del 2001.
Nonostante l’Argentina sia stata e sia tra i pochi paesi
dell’America latina ad avere una classe media dinamica e
sviluppata, disoccupazione, deficit e svalutazione della
moneta hanno difatti portato gran parte della popolazione a
72
ARGENTINA
livelli d’indigenza paradossali, se rapportate alle enormi
risorse di cui dispone il paese.
Storia dell’Argentina
Con il nome di Terra Argentea, dal nome del metallo presente
in grande quantità nel territorio, l’Argentina compare
ufficialmente sulle carte geografiche nel 1544.
I primi ad arrivare in questi territori furono gli spagnoli, a
capo della cui spedizione vi era l’italiano Amerigo Vespucci
(1502). Fu solamente nel 1580 che la Spagna stabilì una
colonia nel sito di Buenos Aires come parte del Vicereame
del Perù.
L’Argentina fu dipendente dal Perù fino al 1776.
Nel 1853 viene promulgata la nuova Carta Costituzionale
che istituì in Argentina una confederazione di stati, alla
quale Buenos Aires non aderì fino al 1862.
Dal 1880 al 1930, l’Argentina godette di una sempre
maggiore prosperità e importanza grazie a un’economia
volta all’esportazione, e la popolazione del paese aumentò di
73
ARGENTINA
sette volte. Le forze conservatrici dominarono la politica
argentina fino al 1916, quando i tradizionali rivali, i radicali,
ottennero il controllo del governo. L’esercito costrinse nel
1930 Hipólito Yrigoyen a lasciare il potere, portando a un
altro decennio di governo conservatore. Grazie alla sua
politica attenta alle condizioni di vita dei lavoratori, nel
1946 il colonnello Juan Perón viene eletto Presidente. La sua
popolarità e la sua influenza aumentarono anche grazie al
sostegno della sua seconda moglie Eva Duarte de Perón.
Evita, paladina dei “descamisados”, anche a causa delle sue
umili origini, aiutò e difese sempre il marito facendogli
ottenere l’appoggio dei lavoratori e delle donne nelle elezioni
del 1946 e assicurandogli la rielezione nel 1951. Evita
organizzò poi il ramo femminile del Partito Giustizialista che
la condusse ad ottenere il suffragio universale nel 1951,
entrando nella storia del paese sudamericano come
fondatrice dell’Argentina moderna. Nel 1955 la dilagante
insofferenza al crescente autoritarismo di Perón, porta a un
colpo di stato militare, che costringe Perón a fuggire in
Spagna e causa la presa del potere da parte dei militari, che
danno così inizio a un lungo periodo di dittatura (venti anni)
con brevi intervalli di governo costituzionale.
Il 24 marzo 1976, un golpe attuato da una giunta militare
conduce al potere il generale Jorge Rafael Videla, che
impone la legge marziale. Migliaia di oppositori al regime
sono illegalmente imprigionati, torturati e giustiziati. Inizia
quella che è diventata nota come Guerra Sporca. Il bilancio
di questa violazione dei diritti dell’uomo è terribile: 2.300
omicidi politici, oltre 10.000 arresti politici e la scomparsa di
30.000 persone (desaparecidos).
Solamente nel 1983 viene ripristinata la democrazia. Il
74
ARGENTINA
nuovo Presidente, Raúl Alfonsín, non rimase in carica a
lungo, in quanto la drammatica situazione dell’economia
favorì la rinascita del populismo e l’elezione di Carlos
Menem (in carica per due mandati: 8 luglio 1989 e 10
dicembre 1999), che si lanciò in una politica decisamente
neoliberista. Nonostante i buoni propositi, le riforme ebbero
pesanti costi sociali: aumento della disoccupazione e della
povertà, deficit della bilancia commerciale, svendita
dell’infrastruttura del paese e corruzione generalizzata.
Verso la fine di questo decennio, un grande deficit fiscale e
una sopravalutazione del Peso ancorato al Dollaro,
causarono un graduale slittamento nella crisi finanziaria
asiatica del 1998 con la conseguenza di una fuoriuscita di
capitale che sfociò nella recessione e culminò nella crisi
economica nel novembre del 2001. Il mese seguente, in
mezzo a sanguinose rivolte, il presidente De la Rua si dimise.
Nel giro di due settimane, diversi presidenti si avvicendarono
in rapida successione (Puerta: 21-23/12/01; Saà: 2331/12/01; Camanõ: 31/12/01 - 02/01/02), fino alla nomina
ad interim di Eduardo Duhalde come presidente
dell’Argentina, da parte dell’assemblea legislativa, il 2
gennaio 2002. L’Argentina andò in debito moroso sulle sue
obbligazioni internazionali. L’ancoraggio del Peso al Dollaro,
vecchio di quasi undici anni, venne abbandonato,
producendo un grosso deprezzamento della valuta e un
picco di inflazione.
Con un tasso di cambio più competitivo e flessibile, la nazione
implementò nuove politiche basate su reindustrializzazione,
maggiori esportazioni e consistenti surplus fiscali e
commerciali. Verso la fine del 2002 l’economia cominciò a
stabilizzarsi.
75
ARGENTINA
Il 25 maggio 2003 viene eletto Nestor Kirchner (espressione
della sinistra del movimento peronista), vincendo sul
principale antagonista, Carlos Menem (esponente del
movimento peronista che proponeva soluzioni liberiste per
risolvere la gravissima crisi in cui ancora versava l’Argentina).
Discendente di emigrati svizzeri, un passato senza scandali da
governatore della provincia di Santa Cruz, non appena eletto
ingaggiò una grande offensiva alla corruzione dominante
nell’amministrazione pubblica e mostrò un atteggiamento
forte e indipendente nei confronti del FMI e degli organismi
finanziari internazionali. Nel 2007 si terranno in Argentina le
nuove elezioni parlamentari e presidenziali, che, in base a dei
sondaggi, vedono la moglie del Presidente uscente Kirchner in
vantaggio con oltre il 50% delle preferenze rispetto ai suoi
oppositori (tra i quali Carlos Menem).
76
ARGENTINA
Economia
L’economia del paese si basa principalmente sull’agricoltura
e sull’allevamento: l’Argentina è una delle prime nazioni al
mondo per la produzione di bestiame e di frumento, a cui
sono legate anche le attività manifatturiere.
Gran parte del fabbisogno energetico del paese è coperto
dalla produzione di energia idroelettrica e dall’estrazione di
combustibile fossile. Il principale prodotto minerario è il
petrolio (271 milioni di barili nel 2004), la cui produzione è
in crescita per lo sfruttamento dei giacimenti off-shore.
Dal 1998 l’economia argentina ha conosciuto una fase
discendente particolarmente preoccupante, che tuttavia ha
assunto tinte di vera e propria tragedia nazionale nel corso del
2001, quando, nel tentativo di porre un argine alla crisi giunta
al suo apice, le autorità governative e monetarie del paese
hanno adottato una serie di provvedimenti particolarmente
gravi: blocco dei conti correnti, svalutazione monetaria (il
peso era fino al 2001 alla pari col dollaro) e soprattutto
mancato pagamento del debito pubblico.
Sul finire del 2001 la situazione del paese precipitò lasciando
spazio a un clima caotico, con saccheggi di supermercati e
manifestazioni popolari di gente disperata. Anche se
l’occupazione delle fabbriche era iniziata prima delle proteste
e delle lotte popolari che hanno condotto nel dicembre 2001
alle dimissioni del Presidente De La Rua, la mobilitazione
sociale avvenuta dopo questi avvenimenti, diede nuove energie
al processo stesso. Così, la risposta all’inasprirsi dell’ondata di
licenziamenti e di chiusura delle fabbriche si manifestò, in
modo crescente, nell’occupazione delle fabbriche. La miseria
assumeva tinte sempre più drammatiche, al punto che oltre la
77
ARGENTINA
ARGENTINA
metà della popolazione argentina era caduta al di sotto di
quella che è definita la soglia della povertà.
Con il 2002 tuttavia la situazione - pure ancora estremamente
difficile - cominciò ad avviarsi verso una stabilizzazione, che
con la seconda metà dell’anno si trasformò in autentica
ripresa. Da due anni a questa parte il PIL argentino va
crescendo ad un ritmo dell’8% annuo. Nel 2004 il prodotto
interno lordo dell’Argentina era di 153.014 milioni di dollari
USA, pari a un PIL pro capite di 3.990 dollari. Nel 2005 il tasso
ufficiale di disoccupazione del paese era pari al 11,7%.
Le previsioni relative al PIL per tutto il 2006 si aggirano
intorno ad una crescita del 7/8%.
Prodotto Interno Lordo (PIL)
Tasso di crescita
del Prodotto Interno Lordo (PIL)
Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite
Popolazione sotto la linea di povertà
Tasso di inflazione annuo
(prezzi al consumo)
Tasso di disoccupazione
Esportazioni
Importazioni
Debito - esterno
$ 599.1 bilioni (2006)
8.5% (2006)
$ 15.000 (2006)
31.4% (Giugno 2006)
10% (Novembre 2006)
10.2% (2006)
$ 46 bilioni f.o.b. (2006)
$ 31.69 bilioni f.o.b. (2006)
$ 106.8 bilioni
(30 Giugno 2006)
Occupazione
Durante il primo trimestre del 2006 si è registrato un tasso
dell’11,4% consolidando la tendenza positiva e confermando
che la domanda di impiego accompagna l’andamento
positivo del PIL. Fonti private locali stimano un tasso del
78
9,9% per la fine del 2006 e dell’8,7% per il 2007.
Tasso di
disoccupazione
(% del PEA)
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
14.9
18.3
20.8
14.5
12.1
11.7
10.2
Malnutrizione
Tre bambini muoiono ogni giorno in Argentina per fame o
per malattie legate alla malnutrizione. Il 63% dei nati nel
2002, circa 222.000 bambini, sono figli di famiglie indigenti,
con scarse possibilità di soddisfare il fabbisogno alimentare
minimo. Sono in tutto 8,6 milioni i bambini e gli adolescenti
argentini che vivono in povertà. Almeno 2,6 milioni di loro
hanno meno di cinque anni. Dall’inizio dell’anno sarebbero
morti per patologie legate alla malnutrizione quasi 1.000
bambini, ma soltanto nelle ultime settimane i medici hanno
cominciato a denunciare con regolarità la causa dei decessi.
ALIMENTAZIONE
% di bambini sottopeso alla nascita, 1998-2005
% di bambini sotto i 5 anni che soffrono di:
sottopeso lieve e grave (1996-2005)
% di bambini sotto i 5 anni che soffrono di:
denutrizione lieve e grave (1996-2005)
% di bambini sotto i 5 anni che soffrono di:
blocco della crescita lieve e grave (1996-2005)
% di famiglie che consumano sale iodato (1998-2005)
8
4
1
4
90
FONTE: UNICEF
79
ARGENTINA
Lavoro minorile
Il 4 Settembre 2006 sono stati diffusi i risultati dell’indagine
statistica sui bambini e adolescenti lavoratori lanciata dal
Ministero del lavoro dell’Argentina. I dati parlano di un 6.5%
di bambini e di un 20% circa di adolescenti che svolgono
attività in differenti ambiti di occupazione: dalla vendita
ambulante all’assistenza di persone, al commercio presso
negozi. La stragrande maggioranza dei bambini al di sotto
dei 13 anni risulta frequentare regolarmente la scuola; il
tasso di abbandono scolastico si fa invece più alto nella
fascia di età dei 14-17 anni.
Secondo le statistiche del Ministero del Lavoro, il numero di
bambini argentini sotto i 14 anni costretti a lavorare è
cresciuto del 60% negli ultimi otto anni, passando da 250
mila a un milione e mezzo.
A Buenos Aires si calcola che giovanissimi (almeno 4.000
degli 8.000 cartoneros) attraversano la città di notte per
recuperare dalla spazzatura materiale da rivendere alle
cartiere.
80
ARGENTINA
Dati statistici sul lavoro minorile
in Argentina
% BAMBINI DAI 5 AI 13 ANNI
13%
10.7%
10.5%
6.4%
5.9%
TIPO DI LAVORO SVOLTO
Raccolta di carta e cartone
Vendita sulle strade
Commissioni come fattorini
Taglio di foraggio nei prati
Assistenza ad altri bambini
e/o persone
FONTE: Dati pubblicati da “El País” il 04/09/06
81
ARGENTINA
ARGENTINA
Istruzione
L’Argentina è stata, insieme all’Uruguay, il primo Paese
latino-americano a promuovere un’alfabetizzazione di
massa paragonabile a quelle dei Paesi industrializzati: nel
1895, il 53,5% della sua popolazione era analfabeta, nel
1980 tale percentuale si era ridotta al 6% e nel 1992 era
scesa al 3,8%, valore tra i più contenuti di tutto il continente
americano. Nello stesso anno, il 95% dei bambini
frequentava la scuola elementare.
Nel 1992, il governo ha varato una legge che sanciva la
“federalizzazione” dell’educazione e trasferisce alle 23
province e alla città autonoma di Buenos Aires la gestione
dei servizi educativi pubblici e dei rapporti con gli istituti
privati, in passato sotto la giurisdizione del Ministero
nazionale della cultura e dell’educazione. Lo Stato si è quindi
riservato il solo ruolo di “formulatore” di politiche e di
“compensatore” delle disparità regionali. Questa legge ha
aumentato l’autonomia locale, ma ha fortemente
penalizzato le province del nord del Paese, dotate di scarse
risorse proprie.
82
% BAMBINI DAI 5 AI 13 ANNI
97.2%
2.5%
0.3%
29.7%
Frequentano
Non sono mai andati a scuola
Frequentano saltuariamente
Ripetenti
83
ARGENTINA
ARGENTINA
IL MAIS E L’ARGENTINA
Progetto Claypole Ricreando
LUOGO
REFERENTE
RESPONSABILE IN ITALIA
PROGETTI
NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007)
Claypole - B. Aires
Viviana Ledesma
Giulio Savina
SaD individuale
finalizzato all’istruzione
Progetto taekwondo
Progetto informatica
Corsi professionali
e di artigianato
46
PROLOGO
Arrivai a Buenos Aires nei primi giorni del marzo del 2002 e
l’Argentina, che fino a qualche decina di anni prima era
considerato uno dei paesi più benestanti del mondo, stava
inesorabilmente affondando sotto il peso ormai divenuto
insostenibile di una crisi economica provocata principalmente
da lunghi anni di sbagliati programmi economici, varati da
una classe politica incompetente e corrotta a livelli così
elevati da far impallidire anche i protagonisti della italica
stagione di Tangentopoli. Tale situazione, oltre a generare
effetti devastanti su tutto il sistema produttivo nazionale:
industrie che chiudevano una dopo l’altra, investimenti
stranieri in fuga, si stava ripercuotendo su quasi tutta la
popolazione: disoccupazione dilagante e milioni di persone
appartenenti alla classe media si ritrovavano all’improvviso
povere in seguito all’inevitabile riconversione monetaria dal
84
dollaro statunitense al peso argentino. Addirittura nella
provincia di Tucumán fece la sua comparsa lo spettro della
fame che richiese il proprio tragico tributo: infatti furono
segnalati dalle locali autorità sanitarie numerosi casi di
bambini morti per denutrizione…
Quando succedevano questi avvenimenti, il MAIS era già
presente in Argentina con due progetti, uno nell’area
metropolitana di Buenos Aires e l’altro presso la città di
Rafaela nella provincia di Santa Fe. Il MAIS ha sempre amato
questo splendido paese ed è tuttora una delle poche onlus
italiane ad operare in Argentina e perciò, di fronte alla
tragica situazione sopra descritta, l’associazione si sentì in
dovere di lanciare un terzo progetto argentino. Dunque ero a
Buenos Aires per individuare, nel minor tempo possibile, una
realtà di bisogno avente i requisiti necessari affinché le
risorse del MAIS potessero essere impiegate nella maniera più
efficace e nel rispetto dello spirito che contraddistingue
l’associazione. A prima vista, proprio in base alla situazione
sopra descritta, trovandomi in una delle più grandi metropoli
del mondo, il compito poteva apparire facile, sembrava
esserci soltanto l’imbarazzo della scelta. E invece, no.
Capitava infatti che molte situazioni che a un primo
momento sembravano valide si rivelavano in seguito
inaffidabili, o altre che non mostravano una solida base
programmatica. In questa fase non risultò utile neppure il
supporto del Consolato italiano e la richiesta di
collaborazione rivolta ai responsabili locali della prestigiosa
istituzione S. Egidio rimase addirittura inascoltata… Nel
frattempo i giorni trascorrevano veloci e, quando sembrava
profilarsi un insuccesso, accadde che mi venne incontro
l’occasione che andavo ormai inseguendo da tempo…
85
ARGENTINA
Arriva il piccolo grande uomo…
Come molto spesso accade, fu attraverso circostanze fortuite
che conobbi un personaggio che in Argentina è molto amato
e molto popolare: il vescovo della città di Azul, Miguel
Esteban Hesayne. La sua popolarità, soprattutto tra le classi
più povere e diseredate del paese è dovuta al fatto che ha
sempre svolto un ruolo analogo a quello dell’arcivescovo
della città brasiliana di Recife, mons. Camara, il
propugnatore della “teoria della liberazione”. Ha sempre
tenuto un atteggiamento molto scomodo, prima nei
confronti del governo dei militari e dopo verso il governo
Menem, anche quando quest’ultimo era all’apice della
popolarità interna e internazionale, denunciando sempre con
grande coraggio tutte le scelte economiche che andavano
contro le fasce più povere della popolazione e che avrebbero
portato in seguito puntualmente al fallimento del paese.
Mi ricordo che il primo contatto fu telefonico, proprio per
metterci d’accordo per un incontro per discutere sugli
obiettivi che dovevo portare a termine per conto del MAIS.
Ci incontrammo il giorno seguente. Vidi da lontano una
figura piccola e asciutta di un uomo anziano che con passo
regolare e sicuro si dirigeva verso di me. Quando mi fu
davanti rimasi colpito dall’espressione del viso che
nonostante le difficoltà di una vita di certo non facile ispirava
molta calma e serenità, e non potei fare a meno di notare il
suo sguardo acuto e indagatore che in un istante sapeva già
tutto di me prima ancora che io iniziassi a parlare.
Fu un incontro molto bello e altrettanto breve e al termine di
questo, al momento di salutarci, attraverso la sua vigorosa
stretta di mano ebbi la certezza di aver raggiunto lo scopo per
cui mi trovavo in Argentina.
86
ARGENTINA
Ed ecco Ana Maria e Lucia…
Ritornavo dall’incontro con mons. Hesayne avendo in tasca
due numeri telefonici e due nomi, quelli di Ana Maria e Lucia.
Sarebbero state loro infatti le prime referenti del progetto del
MAIS che da lì a qualche mese sarebbe nato!
Ana Maria e Lucia, una sociologa e l’altra assistente sociale,
professioniste dotate di grande esperienza nel campo del
sociale, si misero subito con grande entusiasmo all’opera e
dichiararono fin dall’inizio che l’incontro con il MAIS era
stato qualcosa di provvidenziale. Da anni infatti cercavano di
realizzare un loro sogno, si trattava… ma a questo punto è
meglio che sia Viviana, la futura coordinatrice delle attività
del progetto e che da poco tempo riveste la carica di nuova
referente, a continuare il racconto di quello che per loro
tuttora rappresenta…
Giulio Savina
87
ARGENTINA
Testimonianze dall’Argentina
UN SOGNO DIVENTATO REALTÀ di Viviana Ledesma
LE PRIME IDEE
Alla fine dell’anno 2000, Lucia ed io dovevamo realizzare
un progetto nell’ambito dell’ultima nostra materia
universitaria della specializzazione di Assistenti Sociali. Si
dovevano considerare diversi fattori, quali la metodologia,
la categoria di persone che ne avrebbero beneficiato e le
problematiche connesse e infine la località in cui si
sarebbe potuto realizzare. Iniziammo subito a pensare a
Claypole presso la stessa scuola in cui fin dal 1989
svolgevo il ruolo di insegnante e che precedentemente mi
aveva visto anche come alunna perché conoscevo la
comunità e le problematiche locali: bambini e adolescenti
che trascorrevano molte ore nella strada, senza
prospettive e altre alternative.
Fu così che decidemmo di ideare un progetto non solo perché
ci era richiesto formalmente dal nostro piano di studi, ma
anche per viverlo realmente. La prima operazione fu quella
di organizzare una riunione diretta al mondo degli
insegnanti e degli operatori del sociale allo scopo di trovare
un gruppo di persone che avessero il desiderio di condividere
con noi questa avventura in un momento di profonda crisi
per queste categorie di lavoratori. Con nostra grande
sorpresa constatammo che ben 23 persone avevano
accettato il nostro invito e ognuna di loro portò le proprie
proposte e idee, indicando quale contributo avrebbero potuto
mettere a disposizione per il nostro progetto che era ancora
in fase embrionale.
È a questo punto che il MAIS fece la sua comparsa in mezzo
a noi e da quel momento in poi il susseguirsi degli
avvenimenti prese tutto un altro ritmo…
All’opera!
88
ARGENTINA
E fu così che cominciammo! Era un sabato di agosto quando
ci presentammo per spiegare la nostra proposta a un
centinaio di persone della località di Claypole interessate a
iscrivere i propri figli ai vari laboratori di cartapesta,
pittura, scacchi, calcio, elettricità, ginnastica aerobica,
marionette, sostegno scolastico e taekwondo. Fu un vero
successo perché ad affiancare i primi 9 ragazzi fruitori
della borsa di studio del MAIS c’erano tantissimi altri
giovani che iniziarono a frequentare i laboratori e che nel
tempo arrivarono ad essere anche ben 180.
ADELANTE!
Nel corso di questi quattro anni di vita del progetto
Ricreando ci sono stati diversi cambiamenti, ma questo è
nell’ordine naturale delle cose. Alcuni volontari infatti
hanno lasciato per differenti ragioni il progetto ma altri
hanno preso il loro posto. Questi ultimi provengono per la
maggior parte dalla comunità locale e sono la
dimostrazione più significativa che il progetto stesso è
ormai divenuto una realtà imprescindibile nella vita del
quartiere. La comunità si sta pian piano appropriando del
progetto, anche perché localmente non esistono altre
organizzazioni che perseguono obiettivi analoghi in favore
dei ragazzi più bisognosi.
Attualmente i ragazzi che ricevono la borsa di studio del
MAIS sono 46. Un dato molto importante è il seguente: ben
14 di questi ragazzi stanno frequentando il polimodal, ossia
il ciclo di scuole superiori e 4 di loro stanno addirittura
all’ultimo anno. Prima dell’arrivo del MAIS quasi nessun
alunno di Claypole riusciva ad approdare alle scuole
superiori anzi, era già un miracolo se poteva concludere il
ciclo basico! Gli effetti della borsa di studio provocano
statisticamente un miglioramento del rendimento
scolastico, ma noi, i responsabili locali del progetto non ci
siamo voluti fermare qui. Consapevoli delle lacune dei
programmi scolastici della scuola pubblica argentina
89
ARGENTINA
nell’insegnamento dell’informatica e dell’importanza che la
stessa ha assunto in tutti gli aspetti del mondo del lavoro,
abbiamo cominciato a far frequentare ai ragazzi con più
propensione verso questa materia alcuni corsi qualificati
presso l’IAC (Istituto Argentino de Computación) la cui
retta è pagata dal MAIS. Questa iniziativa ha riscosso molto
successo tra i ragazzi che quest’anno hanno raggiunto il
numero di 20 e che al termine del corso riceveranno un
diploma ufficialmente riconosciuto.
IL MAIS STA DANDO AI NOSTRI RAGAZZI I COLORI PER
DIPINGERE IL LORO AVVENIRE!
Con soli quattro anni di vita del progetto Ricreando non
possiamo ancora dire che grazie ad esso per qualcuno dei
ragazzi la vita abbia subito cambiamenti radicali, siamo
però in condizioni di affermare che i nostri giovani hanno
perduto quello scetticismo e quella rassegnazione che
all’inizio erano la loro caratteristiche più evidenti e che
invece stanno acquisendo un senso di fiducia nei propri
mezzi e iniziano a vedere il futuro con più ottimismo.
Ed è proprio grazie all’aiuto determinante del MAIS che il
laboratorio di taekwondo è diventato una vera e propria
fucina di piccoli campioni capaci di riportare a casa sempre
più riconoscimenti, coppe, medaglie, ecc. vinti in numerosi
tornei. Qualcuno tra di loro sta iniziando a sognare di poter
andare a gareggiare addirittura alle prossime Olimpiadi!
Ovviamente, è un sogno, ma è giusto che i giovani sognino alto
ed è per noi una grande gioia poterglielo consentire…
ARGENTINA
continuare. Non bisogna infatti accontentarsi dello
standard raggiunto. Anche se i sacrifici sono stati tanti,
dobbiamo comunque sforzarci di offrire ai ragazzi e
possibilmente alla comunità intera in cui operiamo
maggiori opportunità, perciò gli obiettivi immediati che ci
stiamo proponendo sono:
• aumentare sensibilmente l’offerta dei laboratori;
• riorganizzare il gruppo dei volontari e ridisegnare le
responsabilità di ciascuno;
• coinvolgere nelle varie attività il maggior numero di
persone della comunità;
• organizzare una biblioteca comunitaria e una sala
d’informatica;
• costituire la nostra istituzione onlus “Mais-Ricreando”;
• ricercare una sede più idonea per lo svolgimento delle
attività del progetto affinché questo possa finalmente
diventare un patrimonio della intera comunità di
Claypole.
Come si può notare, il lavoro non mancherà davvero, ma noi
metteremo tutto il nostro impegno per poter raggiungere
nel più breve tempo possibile i programmi che ci siamo
prefissati, e lo faremo con gioia sapendo di lavorare per il
bene della nostra gente e consapevoli di agire perché
sentiamo lo splendido appoggio di tutti i sostenitori italiani
e del MAIS che ci incoraggia a continuare e per questo ve ne
saremo sempre grati.
Quale futuro?
I risultati finora ottenuti non devono però farci credere che
la strada, anche se tracciata a grandi linee, ci possa
consentire di percorrere il cammino futuro in maniera
agevole. Le difficoltà e gli ostacoli il più delle volte si
presentano in maniera imprevista e dobbiamo perciò avere
a disposizione le risorse e le motivazioni giuste per
90
91
SUDAFRICA
SUDAFRICA
SUDAFRICA
Sudafrica
92
Una terra in capo al mondo, dove i neri hanno duramente
combattuto per i loro diritti guidati da un leader carismatico,
Nelson Mandela, e dove finalmente l’odioso regime
dell’apartheid è stato sconfitto e la nazione arcobaleno ha
ripreso a essere una patria per tutte le sue numerose etnie.
Le persone scacciate ed esiliate dalla loro terra sono tornate
e con esse è esploso in modo dirompente il problema della
casa, del lavoro, dell’istruzione e dell’Aids.
I profughi tornati in Sudafrica raramente parlavano l’inglese
e i loro figli non parlavano nemmeno i vari dialetti locali
perché nati in Zambia, Tanzania o Angola avevano imparato
dialetti del posto e non sapevano comunicare neanche con i
loro parenti rimasti a casa…
In questa babele impressionante il problema del lavoro e
della casa - risolto con il proliferare di immense townships,
baraccopoli simili alle favelas brasiliane - ha costituito un
freno pericoloso all’istruzione dei ragazzi tornati in patria e
di quelli rimasti, tutti liberi di frequentare la scuola ma
senza alcun mezzo economico ed alcuno strumento
culturale per riuscire a farcela.
Barbara Watson, Sister Helena, Anastasia, Jackie Stevenson,
Anka sono le splendide collaboratrici che hanno permesso al
Mais di aiutare tanti ragazzi meno fortunati a lottare ad
armi pari nel mondo della scuola e del lavoro.
Quest’anno (2007) avremo i primi laureati…
93
SUDAFRICA
SUDAFRICA
Popolazione
Popolazione sotto i 14 anni
Crescita demografica annua
Quoziente di fecondità
Aspettativa di vita
HDI (indice sviluppo umano)
Mortalità infantile
Orfani
Orfani a causa dell’HIV-AIDS
Tasso HIV/AIDS
Popolazione sotto la soglia di povertà
Debito estero (miliardi dollari US)
Tasso alfabetizzazione (15 anni +)
Disoccupazione
PIL
44.187.637
29.7%
-0.11%
2,2 bambini nati/donna
42,73 anni
0.653 - 121esimo
su 177 stati
60,66 morti/1.000 nati vivi
2.500.000
1.200.000
21.5%
50%
31.1
86.4%
26% / 40%
196.300 milioni dollari
FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF
94
95
SUDAFRICA
Popolazione
Coniata dall’Arcivescovo Desmon Tutu, l’espressione “nazione
arcobaleno” è ormai l’icona e l’immagine stessa del Sudafrica,
in quanto riesce a catturare al meglio l’essenza dello
straordinario mix di differenze culturali, tribali e linguistiche
che compongono questo spettacolare Paese.
Nel 2006 il paese contava 44.187.637 abitanti, di cui il
75,2% era costituito da neri, il 13,6% da bianchi, l’8,6% da
etnie miste, dette coloured, e il 2,6% da asiatici. I neri
appartengono a numerosi gruppi etnici bantu, tra cui gli
zulu, gli xhosa, i sotho, i tswana, i venda, gli ndebele, i
tsonga, gli swazi e i pedi. Di questi, gli zulu sono il gruppo
più numeroso e rappresentano il 20% della popolazione
globale. La maggior parte dei bianchi discende dagli inglesi,
dai tedeschi e dagli olandesi, primi colonizzatori europei
conosciuti come afrikaner (o boeri) che rappresentano circa
il 60% della popolazione bianca. I coloured, che abitano
soprattutto nelle province del Capo, sono di razza mista,
derivati principalmente da incroci tra neri e afrikaner. La
maggior parte degli asiatici ha origini indiane e si trova
soprattutto nella provincia di KwaZulu-Natal. Anche un
piccolo gruppo di origine malese è compreso nella
popolazione asiatica e vive prevalentemente nelle province
del Capo.
Lingua. Dal 1994 il Sudafrica conta undici lingue ufficiali.
All’afrikaans, variante della lingua olandese parlata dalla
maggior parte degli afrikaner e dei coloured, e all’inglese,
usato come prima lingua dai bianchi e da numerosi asiatici
e neri, si sono aggiunte nove lingue bantu: zulu, xhosa,
venda, ndbele, sotho, tswana, tsonga, swazi e pedi. Per gran
96
SUDAFRICA
parte delle popolazioni di colore il bantu rimane la prima
lingua.
Religione. Circa il 68% della popolazione è di religione
cristiana, principalmente protestante. Gli afrikaner
appartengono prevalentemente alla chiesa riformista
olandese, mentre la maggior parte dei bianchi anglofoni
appartiene alle chiese anglicana, metodista o cattolica.
Numerose chiese indipendenti praticano religioni sincretiche
che combinano il cristianesimo con culti tradizionali
africani. Molto diffusi sono i culti animisti. La maggior parte
dei Sudafricani di origine asiatica è induista o musulmana.
97
SUDAFRICA
Storia del Sudafrica
Intorno a 10.000 anni fa, questa regione era abitata
principalmente dai San o “boscimani", a cui si unirono in
tempi più recenti (circa 2000 anni fa) i Khoikhoi
("ottentotti").
Il primo europeo ad arrivare in Sudafrica fu il portoghese
Bartolomeu Dias, che nel 1486 oltrepassò il Capo di Buona
Speranza; furono però gli olandesi i primi a crearvi un
insediamento. Il 6 aprile 1652, Jan van Riebeeck fondò
quella che sarebbe poi diventata Città del Capo, come
stazione di rifornimento per le imbarcazioni della
Compagnia Olandese delle Indie Orientali. I coloni olandesi
si dedicavano principalmente all’allevamento, e ricevettero il
nome di boeri, “contadini", o afrikaner.
L’avanzata napoleonica in Europa, con la successiva caduta
dell’Olanda, portarono il Regno Unito a tentare a più riprese
l’occupazione militare della Colonia del Capo, formalmente
annessa nel 1806. I boeri non accettarono di buon grado
l’occupazione britannica, specie quando il Regno Unito
dichiarò l’abolizione ufficiale dello schiavismo.
La scoperta di miniere di diamanti (1867) e oro (1886)
incoraggiò ulteriormente l’immigrazione e l’interesse
dell’Impero Britannico per Cape Colony e per l’entroterra
colonizzato dai boeri. Le mire espansionistiche inglesi
sfociarono in due successive Guerre Boere. Mentre nella
prima di queste guerre (1880-1881), i boeri riuscirono ad
avere la meglio, la Seconda Guerra Boera (1899-1902) vide
la vittoria britannica. Nel trattato si specificava anche che i
“neri” non avrebbero avuto diritto di voto in nessuna delle
provincie del Sudafrica eccetto la Colonia del Capo.
98
SUDAFRICA
Nel maggio del 1910 nacque l’Unione del Sudafrica, sotto la
dominazione della corona inglese.
Nessun potere fu riconosciuto alle popolazioni indigene
che, dal canto loro, mentre il paese cresceva sotto la spinta
delle miniere di diamanti e dei giacimenti d’oro, avevano
abbandonato la loro vita nomade per trasferirsi nelle grandi
città. Tagliati fuori dalla vita politica e amministrativa dello
stato i neri fondarono nel 1912 l’African National Congress
(ANC).
Intanto l’insofferenza degli Afrikaner per la dominazione
inglese e il loro spirito di supremazia, che si esprimeva
attraverso una politica di segregazione razziale, trovò sfogo
nell’elezione del National Party (NP) eletto a suffragio
universale (limitato ovviamente ai bianchi) nel 1948. Con
l’andata al governo del NP cominciò la pagina più buia del
Sudafrica, quella che noi conosciamo con il nome di
apartheid che diede origine a sanguinosi scontri e violenze,
arresti di massa e omicidi politici che isolarono il paese dal
resto del mondo. Il culmine si raggiunse nel 1960 con la
sanguinosa repressione di Sharpeville in cui furono uccisi 69
neri. La condanna dell’occidente fu unanime. Nel 1961 il
Sudafrica fu espulso dal Commonwealth e divenne una
Repubblica indipendente. Nel 1964 Nelson Mandela, leader
dell’ANC, fu incarcerato e gli scontri nel paese continuarono
senza sosta tra le proteste internazionali. Mandela, Sisulu,
Mbeki e altri furono accusati di sabotaggio e condannati
all’ergastolo nella prigione di Robben Island.
Durante questi lunghi anni di detenzione Mandela continuò
ad essere il punto di riferimento di quelli che lottavano per
il riconoscimento dei diritti dei neri come Steve Biko,
coraggioso giornalista ucciso in circostanze misteriose
99
SUDAFRICA
mentre era detenuto.
La protesta di Soweto (1976), iniziata come manifestazione
scolastica contro l’imposizione della lingua afrikaans per
l’insegnamento di alcune materie e sfociata con il massacro
di centinaia di studenti inermi, risvegliò la coscienza
internazionale con il conseguente boicottaggio commerciale,
il blocco degli investimenti e l’embargo sul petrolio.
La situazione mutò solo nel 1989 quando alla guida del
paese fu eletto De Klerk: il nuovo Presidente fece rilasciare
nel 1991 Nelson Mandela e cominciò immediatamente le
contrattazioni per indire nuove elezioni. Nel 1994 il
Sudafrica ebbe per la prima volta nella sua storia delle
elezioni libere basate sulla formula “un uomo, un voto". Il
partito dell’ANC vinse con una maggioranza schiacciante e
Nelson Mandela divenne il primo Presidente nero del
Sudafrica. A seguito delle elezioni le sanzioni internazionali
contro il Sudafrica furono tolte e il paese cominciò a
lavorare alla sua nuova Costituzione che fu varata
definitivamente dal Presidente Mandela il 10 dicembre del
1996.
Dopo il ritiro di Mandela nel 1999 il nuovo Presidente del
Sudafrica è Thabo Mbeki, (eletto il 2 giugno 1999 e
riconfermato nell’aprile del 2004), una figura influente della
scena politica africana anche al di fuori del Sudafrica. Fu un
promotore del NEPAD e dell’Unione Africana e svolse un
ruolo rilevante nei trattati di pace in Rwanda, Burundi e
nella Repubblica Democratica del Congo. La sua visione
politica mira al cosiddetto Rinascimento africano; secondo
Mbeki, è prioritario per l’Africa smettere di dipendere dagli
aiuti stranieri e cercare una soluzione interna ai propri
problemi economici, politici e sociali.
100
SUDAFRICA
Questo “nuovo stato” che è passato attraverso anni di feroci
guerre intestine è riuscito, con grandi sforzi, a uscire dal suo
isolamento internazionale e a costruire una vera democrazia.
Nessuno vuole dimenticare gli errori del passato, ma oggi,
tutto il Sudafrica guarda in avanti per riguadagnare gli anni
perduti e ricucire le ferite.
101
SUDAFRICA
Il problema dell’AIDS ed il Sudafrica
Secondo le stime dello UNAIDS e della Organizzazione
Mondiale per la Sanità, si registra attualmente in Sudafrica
il più alto numero di persone contagiate dall’HIV al mondo,
con 320.000 vittime nel 2005 ed un aumento crescente nel
2006.
Il diffondersi dell’epidemia è stato in parte facilitato dal
perdurare degli effetti dell’apartheid. Povertà, ignoranza,
inadeguatezza del sistema sanitario, unitamente ai
consistenti movimenti migratori della popolazione, hanno
contribuito al dilagare dell’AIDS. L’elevata incidenza della
malattia tra i lavoratori avrà conseguenze sull’industria e
sulla stessa economia dell’intera area geografica: il prodotto
interno lordo, che misura lo sviluppo di un paese e la
conseguente crescita della ricchezza, potrebbe infatti
diminuire del 17% entro il 2010 a causa dell’AIDS.
L’IPS, Inter Press Service News Agency, segnala la crescente
preoccupazione degli attivisti impegnati nella lotta all’AIDS
per le conseguenze delle dichiarazioni dell’Ex vicepresidente
Sudafricano Jacob Zuma, il quale ha affermato di aver
scongiurato il rischio di contrarre il virus dopo aver avuto
rapporti sessuali con una donna sieropositiva facendo
immediatamente una doccia.
Zuma non è però l’unico leader Sudafricano le cui
affermazioni suscitano stupore nella comunità internazionale.
Il presidente Thabo Mbeki, a sua volta, è stato accusato di
minacciare gli sforzi per contenere l’epidemia mettendo in
discussione il legame tra HIV e AIDS.
Durante la XVI Conferenza annuale sull’AIDS tenutasi a
Toronto il 22 agosto 2006, l’inviato speciale dell’ONU per
102
SUDAFRICA
l’AIDS in Africa, Stephen Lewis, ha dichiarato che il governo
del Sudafrica rimane invisibile, lento e inoperoso
sull’introduzione della terapia con farmaci antiretrovirali per
l’HIV, preferendo piuttosto promuovere “cure” con succo di
limone, aglio e barbabietola.
Il processo per stupro all’ex vice-presidente ha anche
rinfocolato il dibattito sullo stupro - questione sempre calda
in un Paese in cui, secondo il People Opposing Woman
Abuse, viene stuprata una donna ogni 26 secondi. In
Sudafrica stupro e violenza sessuale contro donne e ragazze
sono le cause fondamentali dell’epidemia di HIV: più di
cinque milioni di persone in Sudafrica convivono con HIV e
AIDS e il tasso di adulti sieropositivi è di circa il 25%, un
numero superiore ad ogni altra nazione.
Si stima che entro il 2010 tra 5 e 7 milioni di persone
moriranno a causa del virus.
Economia
L’economia Sudafricana è la più forte e la più sviluppata del
continente. Fino alla prima guerra mondiale essa si basava
principalmente sulle risorse minerarie (specialmente
diamanti e oro), destinate all’esportazione, e sull’agricoltura.
Dopo il 1945 l’industria manifatturiera ha registrato un
rapido sviluppo ed è oggi il settore trainante. Un’altra area
in forte espansione è quella dei servizi finanziari (il paese ha
il settore finanziario più sviluppato dell’Africa subsahariana).
Nel 2004 il prodotto interno lordo era di 212.777 milioni di
dollari USA, pari a un PIL pro capite di 4.680 dollari USA.
L’apartheid ha ovviamente lasciato un’impronta profonda
nella società Sudafricana. Ancora oggi si registra un grande
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SUDAFRICA
divario tra le condizioni socio-economiche dei bianchi, il cui
tenore di vita è simile a quello dei paesi più sviluppati, e
quelle della popolazione di colore, di cui oltre la metà vive al
di sotto della soglia di povertà. Le differenze tra bianchi e
neri sono evidenti in tutte le sfere della vita Sudafricana. Il
reddito medio di una famiglia di colore è 7 volte inferiore a
quello di una famiglia bianca. Metà della popolazione nera è
priva di lavoro e un quarto abita in baracche. La speranza di
vita di un nero è di 57 anni (73 quella di un bianco) e la
mortalità infantile del 57 per mille (13 per mille per i
bianchi). Come eredità delle leggi sulla segregazione
residenziale, i bianchi abitano generalmente nel centro delle
aree urbane, mentre i neri vivono nelle townships situate in
periferia. Dagli inizi degli anni Novanta si registra tuttavia
un crescente trasferimento di famiglie di colore di ceto
medio verso le zone residenziali precedentemente riservate
ai bianchi.
Il tasso di disoccupazione rispecchia la persistente
discriminazione razziale; basti pensare che la disoccupazione
interessa il 50% della popolazione nera, il 27% della
popolazione meticcia, il 17% della popolazione asiatica e
solamente il 6% della popolazione bianca.
SUDAFRICA
sfruttamento sessuale a scopo di lucro dei bambini che
vivono sulle strade; dall’altra gli abusi sessuali all’interno
delle stesse famiglie. Gli studi mostrano che circa una
ragazza su tre è vittima di abuso sessuale e che circa 28.000
bambini sono esposti allo sfruttamento sessuale a scopo di
lucro. Unitamente all’aumento dei casi di prostituzione c’è
anche stato un aumento del commercio degli esseri umani,
con lo sviluppo di strutture simili alla mafia: sempre più
frequentemente donne e bambini dei paesi confinanti, ed
anche di altre parti del mondo, sono rapiti e portati in
Sudafrica per essere venduti nel mercato della prostituzione.
Questo nonostante il Sudafrica abbia ratificato la
Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del Bambino il 16
giugno 1995 e si è impegnato a proteggere i bambini contro
tutte le forme di sfruttamento e abuso sessuale.
Sfruttamento sessuale dei bambini
L’apertura del paese dopo la fine dell’apartheid e
l’espansione del turismo, unitamente ad altri fattori, hanno
condotto alla crescita delle infrastrutture per il tempo libero.
Ciò a sua volta ha provocato la crescita della prostituzione e
del traffico di esseri umani. In particolare i bambini nelle
città sono soggetti a una duplice minaccia: da una parte lo
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105
SUDAFRICA
SUDAFRICA
Istruzione e cultura
L’eredità lasciata dal regime dell’apartheid risulta
particolarmente evidente nel campo dell’istruzione. A partire
dalla metà degli anni Ottanta il governo ha aumentato
considerevolmente la spesa per l’istruzione della popolazione
nera. Tuttavia, nonostante la segregazione negli istituti
scolastici sia stata abolita, gran parte dei bambini di colore
frequenta ancora oggi istituti scarsamente attrezzati. Agli
inizi degli anni novanta la spesa per l’istruzione degli studenti
bianchi era quattro volte superiore rispetto a quella degli
studenti di colore. Oggi il tasso di alfabetizzazione della
popolazione adulta è dell’87,1% (2005), ma l’analfabetismo è
di quasi il 50% per i neri, mentre quello dei bianchi è
praticamente nullo. Il 10,2% della popolazione non riceve
l’istruzione scolastica. Il numero di persone tra i 7 e i 24 anni
che non frequentano la scuola è di 4.529.000. La percentuale,
tra questi, che non frequenta la scuola a causa delle alte
tasse scolastiche è il 35,4%.
106
L’istruzione è obbligatoria tra i 7 e gli 11 anni. L’istruzione
primaria dura 7 anni ed è divisa in una sezione inferiore
(della durata di due anni) e una superiore.
Il Sudafrica possiede numerose università, attualmente aperte
a tutti i gruppi etnici, dove gli insegnamenti vengono impartiti
in afrikaans o in inglese. Gli atenei più antichi e più prestigiosi
restano comunque, per ora, frequentati prevalentemente da
bianchi. Dopo lo smantellamento del sistema dell’apartheid,
tuttavia, un numero sempre crescente di studenti neri
frequenta gli atenei un tempo riservati ai bianchi.
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SUDAFRICA
SUDAFRICA
IL MAIS IN SUDAFRICA
Il Mais in Sudafrica ha attivato due progetti di sostegno a
distanza, uno a Johannesburg (nel sobborgo di Yeoville) e
uno a Mmakaunyane (zona rurale del distretto della città di
Pretoria).
LUOGO
REFERENTE
RESPONSABILE IN ITALIA
PROGETTI
NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007)
Johannesburg (Yeoville)
Pretoria
Jackie Stevenson
Loredana Rabellino
SaD individuale
finalizzato all’istruzione
Microprogetti
di autosviluppo
Case Accoglienza
300 + 75
Il Progetto YEOVILLE
Il progetto di adozioni a distanza a Yeoville è nato nel 1993
con l’apertura della prima scuola statale multirazziale. La
Yeoville Community School (YCS) nasce per accogliere i figli
degli esuli Sudafricani che rientravano nel loro Paese. Furono
3.500 gli esiliati che rientrarono nell’immediato in Sudafrica
dopo la fine dell’apartheid, molti di loro in età scolare. Per
questa ragione, alcune organizzazioni sociali e religiose, di
raccordo con il Governo Sudafricano, realizzarono a Yeoville
(un sobborgo di Johannesburg) un progetto multieducativo,
lo Yeoville Community Education Project, ovvero una scuola
elementare e superiore, un centro di sostegno psico-socioeconomico rivolto sia ai ragazzi sia alle loro famiglie (lo
108
Yeoville Educational Polyclinic, ovvero il Policlinico
Educativo).
Furono così realizzate la Yeoville Community School e la
Barnato Park High School per 280 ragazzi delle scuole
superiori.
L’African National Congress e il Consiglio Ecumenico delle
Chiese Sudafricane furono garanti di questa iniziativa che
aveva il duplice fine di sviluppare concreta e immediata
solidarietà verso le vittime più indifese dell’apartheid e
contribuire a rafforzare quei valori universali anti-razzisti e
di rispetto della persona umana, per i quali si combatte e si
soffre in varie parti del mondo. La scuola fu fondata
attraverso il sostegno del Sacred Heart College, della Scuola
Cattolica di Johannesburg e del Batlagae Trust. Quest’ultima
è la fondazione della quale faceva parte la prima referente
del progetto Mais in Sudafrica, Barbara Watson. La Watson
è stata membro dell’ANC, della “Commissione Nazionale per
la Verità e la Riconciliazione” (presieduta dall’Arcivescovo
Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace nel 1984). Dal 1993
al 1996 è stata anche la direttrice dello Yeoville Educational
Polyclinic.
Yeoville Educational Polyclinic
Il Policlinico nacque nel 1993 come programma di supporto
psicologico, pedagogico e professionale attraverso un gruppo
multidisciplinare. Era un centro specializzato in servizi sociali,
servizi psicologici, nella terapia occupazionale e indirizzato ad
incontrare i numerosi e urgenti bisogni della comunità locale.
Il centro forniva un supporto terapeutico ai bambini, alcuni
dei quali già coinvolti nel progetto Mais, per esempio i gemelli
109
SUDAFRICA
Hay, oggi diplomati, lo frequentavano nel 1998, organizzava
corsi di addestramento per insegnanti e corsi rivolti ai genitori
per stimolare la partecipazione alla vita scolastica dei loro
figli. Al Policlinico andava il 5% del sostegno devoluto ai
bambini della Yeoville Community School. Fu chiuso nel
febbraio del 2001 per mancanza di fondi.
Attività del progetto
L’intervento del Mais a Yeoville si muove lungo tre direttrici:
1. la scolarizzazione dei bambini che non potrebbero
studiare;
2. la casa famiglia per i bambini (abbandonati oppure orfani
o sieropositivi);
3. il microprogetto di autosviluppo, “Gruppo Cucito”.
1. SOSTEGNO FINALIZZATO ALL’ISTRUZIONE
In Sudafrica la scuola è ancora un lusso che pochi si possono
permettere. La maggior parte della popolazione nera vive in
uno stato di indigenza totale, ma anche coloro che svolgono
lavori saltuari non hanno la possibilità di pagare la retta
scolastica (sono circa il 35%), l’uniforme ed il materiale
didattico. Oltretutto, il Ministero della Pubblica Istruzione
non ha fondi per poter sostenere la scuola statale e concorre
alle spese per l’istruzione pagando esclusivamente lo
stipendio del personale docente. Tutte le restanti spese sono
a carico della scuola. Al ritmo attuale, l’Africa sub-sahariana
dovrà attendere fino al 2129 per raggiungere l’obiettivo
dell’istruzione primaria universale o fino al 2016 per ridurre
di due terzi la mortalità infantile.
Nei tredici anni di attività del Mais, le scuole coinvolte nel
110
SUDAFRICA
progetto Yeoville del Mais sono diventate nove.
Il Progetto di Sostegno a Distanza Yeoville del Mais si è
prefisso sin dall’inizio di coinvolgere il maggior numero
possibile di rifugiati. Dato che il Governo Sudafricano non
riesce ad espletare in tempi brevi tutte le pratiche di
riconoscimento dello status di rifugiato a chi proviene dai
paesi vittime di guerre o a perseguitati politici, l’inserimento
nel tessuto socio-economico di questi individui risulta
oltremodo complicato, considerando che nella maggior
parte dei casi si tratta di madri di famiglia con figli a carico,
provenienti da paesi in cui la lingua madre non è l’inglese,
analfabete e prive di mestiere. Infatti, fino al momento in cui
non viene riconosciuto lo status di rifugiato, il richiedente
non può ottenere il permesso di lavoro e non ha diritto
all’assistenza medica.
In questo contesto il Progetto di Educazione Primaria e
Secondaria Yeoville in favore dei Rifugiati acquista un valore
importante nella risoluzione di problematiche sociali
complesse, in una delle città con i più alti tassi di criminalità
e disagio giovanile del Sudafrica.
2. LE CASE FAMIGLIA MAIS: SAINT CHRISTOPHER’S CASA CATELLO - CASA CATERINA
Il diffondersi dell’AIDS, l’estrema povertà e la disoccupazione
hanno creato un numero sempre più alto di ragazzi orfani e
abbandonati, problema che il Progetto Yeoville sente in
modo particolare occupandosi principalmente di ragazzi
indigenti. Per questo nel 1999 è stata aperta la Casafamiglia Saint Christopher’s che al momento ospita 19 tra
bambini e bambine. La Casa è attualmente sostenuta con
parte dei contributi provenienti dal progetto di Sostegno a
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SUDAFRICA
Distanza. Nel 2001, grazie a una raccolta di fondi, la casa è
stata acquistata.
Data la continua presenza di casi di bambini orfani o
abbandonati, nel 2005 è stato avviato un progetto per
l’apertura di una seconda struttura. Sono stati acquistati tre
appartamenti adiacenti, nella zona di Yeoville, che dopo
lavori di ristrutturazione, sono diventati due: Casa Catello e
Casa Caterina, che consentono l’accoglienza di un massimo
di 16 persone. Al momento sono ospitate solo 9 ragazze alla
fine del ciclo scolastico superiore, in attesa di essere inserite
nel mondo del lavoro.
I beneficiari diretti del progetto
1. gli studenti Sudafricani, provenienti dalle townships di
Johannesburg, frequentano la scuola primaria e
secondaria;
2. gli studenti rifugiati;
3. gli ospiti Sudafricani e quelli rifugiati, orfani o
abbandonati, che risiedono nelle tre case famiglia del
Mais. A tutti viene garantito l’accesso all’istruzione, il
vitto, l’alloggio, il vestiario e l’assistenza sanitaria.
SUDAFRICA
3. MICROPROGETTI. IL GRUPPO CUCITO
Il Progetto Gruppo Cucito di Yeoville è costituito da mamme
in attesa che venga loro riconosciuto lo status di rifugiate e,
dunque, costrette dalla legge a non procurarsi un reddito,
che si incontrano presso la Casa Famiglia Saint Christopher’s
per cucire borse, zaini, porta cellulari, porta bottiglie, arazzi,
etc.
Questo materiale viene offerto ai sostenitori del Mais
durante le diverse manifestazioni pubbliche alle quali
l’associazione partecipa.
I soldi raccolti vengono destinati interamente alle donne che
possono, in questo modo, provvedere al sostentamento della
loro famiglia.
Il gruppo cucito è anche diventato spontaneamente un
momento di aggregazione femminile: le donne parlano dei
loro problemi, dell’educazione dei figli e delle difficoltà che
incontrano quotidianamente.
In questo modo si sentono meno sole in un paese straniero
che le ospita perché costrette a emigrare a causa della
guerra o della povertà.
I beneficiari indiretti del progetto
1. i genitori degli alunni. Grazie al progetto Yeoville, queste
famiglie hanno la possibilità di poter far frequentare la
scuola ai propri figli e garantire loro una educazione
completa;
2. la comunità locale di Yeoville. Grazie alle attività di
formazione scolastica, giovani sudafricani e rifugiati,
crescono l’uno accanto all’altro, garantendo così un
miglior inserimento nel tessuto sociale di questi ultimi.
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113
SUDAFRICA
Progetto PRETORIA
Mmakaunyane è un villaggio del Sudafrica in una zona rurale
della periferia di Pretoria. La maggior parte degli abitanti sono
disoccupati e quelli che hanno un lavoro si recano ogni giorno
a Pretoria spendendo quasi tutto il loro stipendio per il
viaggio. Vivono in case di fango e i bambini camminano anche
2 ore per andare a scuola. Di recente, una legge nazionale
prevede che i ragazzi non debbano percorrere distanze a piedi
superiori ai 10 km per raggiungere la scuola.
Problemi della comunità
Povertà
Il tasso di disoccupazione è molto alto, non ci sono fondi, non
c’è un programma alimentare, non ci sono ospedali e tutte
quelle strutture di minima assistenza che permetterebbero di
vivere meglio. La zona è sovrappopolata, c’è un alto tasso di
natalità e non esistono progetti di formazione per la gente.
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SUDAFRICA
La maggior parte della gente vive in baracche di lamiera, non
hanno acqua corrente, pochi hanno la corrente elettrica e i
servizi igienici. Nei cortili delle case ci sono dei bidoni per la
raccolta dell’acqua piovana ma nei periodi di siccità le riserve
si esauriscono in breve tempo costringendo gli abitanti a
camminare chilometri per raggiungere la più vicina cisterna
dell’acqua.
HIV/AIDS
Il villaggio di Mmakaunyane è stato severamente colpito
dall’Aids. Essere sieropositivo, morire di Aids è una vergogna
per la gente, pochi ammettono di esserne stati colpiti. Per
questo le statistiche parlano di un misero 2%, ma la realtà è
ben diversa.
Conseguenza delle morti dell’Aids è l’alto numero di orfani
nel villaggio; le famiglie il cui capofamiglia è un adolescente
o un bambino sono in continuo aumento, spesso si tratta di
ragazze di circa 12 anni.
I membri della famiglia allargata, grande e importante
tradizione africana, sono costretti a prendersi cura dei figli
dei loro parenti deceduti quando vi è carenza di cibo anche
per loro. Questa tradizione sta ormai scomparendo perché
troppi sono gli orfani di cui i parenti si devono occupare.
Visto che a Mmakaunyane il problema dell’AIDS è diventato
una terribile spada di Damocle, Anastasia Baloy, la
collaboratrice di Jackie Stevenson nell’organizzazione del
progetto, insieme ad altri educatori hanno organizzato una
campagna d’informazione, manifestazioni di protesta e
seminari sull’AIDS ai quali i nostri ragazzi hanno partecipato.
Le infermiere della clinica del villaggio ogni mercoledì danno
lezioni sull’argomento a giovani e adulti.
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SUDAFRICA
Sostegno finalizzato all’istruzione
Il progetto del Mais ha avuto inizio nel 1992, in regime
apartheid, quando il villaggio, come tutte le zone abitate da
neri, era privo di qualsiasi struttura scolastica e
assistenziale. Solo da pochi anni c’è l’elettricità e l’acqua
corrente. Il progetto prevede il sostegno a distanza di 73
bambini per consentire loro di frequentare la scuola,
comprare i libri e le divise, pagare le spese di trasporto. La
maggioranza di questi bambini vive con un solo genitore o
con un parente a causa dell’AIDS che ha colpito seriamente
il villaggio.
SUDAFRICA
I ragazzi vengono seguiti da una operatrice del posto,
Anastasia Baloy, con l’aiuto di Jackie Stevenson, ex direttrice
della Yeoville Community School e referente degli altri nostri
progetti a Yeoville e nello Swaziland. Anastasia in passato ha
fatto parte del programma del Mais come ragazza sostenuta
a distanza.
I genitori sono estremamente entusiasti del nuovo modo di
operare del progetto. Vogliono, e ne hanno il diritto, essere
coinvolti nell’educazione dei loro ragazzi. Sono molto
riconoscenti verso il Mais e spesso raccontano delle difficoltà
che li stiamo aiutando a superare.
Il progetto agricolo comunitario
Di recente è stato avviato un progetto agricolo e si stanno
studiando altri modi per combattere la povertà del villaggio,
avviando altri microprogetti di autosviluppo.
Il Progetto agricolo, anche detto “orto comunitario”, è stato
attivato in collaborazione con l’Istituto Agrario “Emilio
Sereni” di Roma. L’Istituto è stata una delle prime scuole
romane coinvolte nel progetto di sostegno a distanza della
“Yeoville Community School” e attualmente sostiene due
ragazzi. I ragazzi della scuola romana sono stati coinvolti in
prima persona nella raccolta di fondi per il sostegno a
distanza con mercatini ed iniziative varie e alcuni di loro
sono partiti per Mmakaunyane nel novembre del 2006 per
realizzare, insieme alla popolazione locale, un campo
orticolo, un frutteto e un vigneto. Tale progetto di
collaborazione tra l’Istituto e la comunità di Mmakaunyane
è stato presentato dal Mais alla Provincia di Roma la quale
ha partecipato alla sua realizzazione.
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SUDAFRICA
Il Progetto prevede la coltivazione di ortaggi e alberi da
frutta con i quali produrre marmellate e conserve. Il progetto
vede, tra gli altri, il coinvolgimento di 40 donne del villaggio.
Ecco la testimonianza dei ragazzi italiani dell’istituto
agrario: “Il lavoro è stato duro per tutti. Ogni giorno la sveglia
era alle 4 del mattino ma siamo riusciti a completare una
porzione dell’appezzamento, lasciando una speranza e del
lavoro a chi prima non ne aveva”.
SUDAFRICA
Testimonianza di Porthia
Avevo cinque anni, e presto ne avrei compiuti sei, quando
mia madre cominciò a cercarmi una scuola. Era gennaio del
1993 e l’anno scolastico era già iniziato. Andavamo in giro
per Yeoville, un sobborgo di Johannesburg dove vivevamo
a quel tempo, in cerca di una scuola che mi accettasse. I
giorni passavano, ma non avevamo avuto fortuna. Per un
anno e mezzo mia madre era stata la mia insegnante.
Sentiva che ero pronta e, inoltre, non si poteva più
occupare di me durante il giorno perché aveva due lavori.
Così, venne il giorno in cui oltrepassammo il cancello della
Yeoville Community Primary School, la scuola elementare
locale. Con mia madre che mi stringeva la mano, ci
dirigemmo verso l’ufficio. Ci dissero che l’anno scolastico
era già iniziato e che tutte le classi di prima elementare
erano piene. Mia madre riuscì ad attirare l’attenzione di
Mrs Stevenson. Aveva negli occhi uno sguardo che diceva
che questa era la sua ultima risorsa. Mi chiamò e seguimmo
Mrs Stevenson nel suo ufficio.
Dopo una lunga conversazione Mrs Stevenson acconsentì,
dicendo che avrei potuto iniziare la scuola il prima
possibile. Una volta a casa pensammo al fatto che non avevo
la divisa scolastica, ma mia madre ebbe un’idea. Il giorno
dopo mi alzai presto, mi misi una camicia bianca e un
vestito marrone e andai a scuola. Non mi sentivo un pesce
fuor d’acqua, dato che in quel momento molti bambini non
avevano la divisa corretta. Mi feci tanti amici e a scuola
andavo molto bene. Un pomeriggio Mrs Stevenson mi
chiamò nel suo ufficio e mi portò da Squires, un negozio di
divise, e ricordo che tornai a casa con una divisa scolastica
nuova di zecca. Da quel giorno seppi di fare parte del
programma di sostegno a distanza del Mais. Mia madre
aveva fatto molta fatica a pagare la retta scolastica, l’affitto
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SUDAFRICA
e il sostegno da parte del Mais arrivò come una manna dal
Cielo. Non doveva più preoccuparsi che mi cacciassero da
scuola perché la retta scolastica non era stata pagata.
Sentiva che era suo dovere assicurarsi che eccellessi in
tutto quello che facevo a scuola. Ogni giorno mi ripeteva che
là fuori, da qualche parte, c’era qualcuno che metteva da
parte il denaro per la mia istruzione e che dovevo prendere
i voti migliori per dimostrare la mia gratitudine. Ogni anno
scrivevo lettere ai miei padrini del Mais, ringraziandoli
dell’aiuto e assicurando che li avrei resi orgogliosi di me.
Anche Mrs Stevenson era molto orgogliosa di me e decise di
mandarmi alle scuole superiori. Mia madre era felicissima.
SUDAFRICA
2005 superai l’esame di maturità. La mia ambizione era di
andare all’Università e ottenere una laurea in Scienze. Con
l’aiuto del MAIS questo sogno è diventato realtà.
Attualmente studio all’Università di Johannesburg e
frequento il corso di laurea in Biochimica e Fisiologia
Umana. La mia ambizione è quella di diventare genetista.
Grazie all’aiuto del MAIS ho ricevuto una buona istruzione
e ho potuto cogliere un’opportunità per me unica. Di questo
sarò per sempre grata.
Il Mais continuò a sostenermi finanziariamente anche alla
Athlone Girls High School. Io continuavo ad eccellere nei
risultati scolastici, ottenendo riconoscimenti di merito alla
fine di ogni semestre. In quel momento la situazione
cominciò a diventare difficile perché mia madre si ammalò
e non poteva più lavorare. Sopravvivevamo dipendendo
unicamente da un sussidio statale. Ciononostante rendevo
grazie a Dio ogni giorno di avere almeno la possibilità di
ricevere un’istruzione e speravamo che in futuro le cose
migliorassero. Nel 2002 incontrai per la prima volta la mia
famiglia di sostegno a distanza e fu molto emozionante, per
me come per loro.
L’anno 2002 fu anche l’anno che segnò più profondamente
la mia vita perché persi la persona a me più vicina, quella
che più faceva il tifo per il mio successo. Persi il pilastro che
mi sosteneva, la donna che aveva perseverato per farmi
entrare nella scuola che ha formato la mia persona. Persi
mia madre per colpa di un cancro. L’unica altra persona
che poteva darmi la forza di continuare, Mrs Stevenson,
venne in mio soccorso. Mi prese sotto la sua ala protettiva,
come avrebbe voluto mia madre. Andai a vivere nella casa
famiglia di Saint Christopher’s, dove mi trovavo quando nel
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SUDAFRICA
Testimonianze di Terrence
e Tyrone Hay
Terrence e Tyrone sono due gemelli abbandonati in un
orfanotrofio. Una famiglia si interessa al loro caso e
decide di adottarli ma, da lì a qualche anno, il padre
adottivo muore e la mamma da sola non riesce a
provvedere al mantenimento dei ragazzi, le spese
scolastiche sono alte e si vede costretta a rimandare i
ragazzi in orfanotrofio. In quei giorni incontra il Mais,
attraverso Jackie Stevenson, e i ragazzi entrano a far
parte del progetto di sostegno a distanza.
Da allora i ragazzi hanno sempre studiato con serio
impegno, ottenendo sempre ottimi risultati.
Oggi si sono diplomati e, grazie al loro impegno
scolastico, la loro buona volontà e il nostro aiuto, sono
ormai degli adulti con un brillante futuro dinanzi a loro.
SUDAFRICA
LETTERA DI TERRENCE HAY
Cari amici,
colgo l’occasione per ringraziarvi per avermi aiutato in
tutti questi anni. Grazie al vostro aiuto ho superato l’esame
di maturità e mi sono diplomato con lode l’anno scorso.
Ho poi continuato a seguire dei corsi ed allo stesso tempo a
lavorare, per poter avere più opportunità di riuscita nel
mondo del lavoro.
Vi sono enormemente grato per il vostro aiuto e la vostra
sensibilità. Senza di voi non sarei mai arrivato dove mi
trovo oggi.
Con affetto,
Terrence Hay
LETTERA DI TYRONE HAY
Cari amici
colgo l’occasione per ringraziarvi per l’aiuto che mi avete
dato.
Ho appena superato l’esame di maturità e grazie alla vostra
generosità le porte del mondo si sono aperte davanti a me e
ve ne sono enormemente grato.
Ho vinto una borsa di studio della multinazionale Opel,
seguirò un corso di tre anni per diventare allenatore
sportivo. Una volta ottenuta la certificazione spero di poter
avere la possibilità di allenare in qualche altro paese
oltreoceano.
Niente di tutto questo sarebbe accaduto senza il vostro
aiuto. Tutto questo l’ho ottenuto grazie alla sensibilità e
generosità vostra e di Mrs. Stevenson.
Ancora una volta grazie di cuore.
Con affetto,
Tyrone Hay
122
123
SWAZILAND
SWAZILAND
SWAZILAND
Swaziland
124
Molti si saranno chiesti: perché proprio lo Swaziland, perché
il Mais vuole costruire scuole, cliniche e quant’altro proprio lì?
Qualche risposta forse l’abbiamo.
Lo Swaziland è uno staterello (o meglio, un regno) con circa
un milione di abitanti quasi inglobato nel Sudafrica, dove
abbiamo già dei progetti molto attivi, a poche ore di viaggio
da Joburg. Il paese assurge agli onori della cronaca una volta
l’anno, quando viene organizzata la cerimonia delle vergini,
offerte al re per arricchire e rinnovare il suo harem…
Ma non è questo il motivo che ci ha spinto ad iniziare dei
progetti nel paese.
Forse non tutti sanno che nello Swaziland, in proporzione, vi
è la più alta percentuale di sieropositivi per HIV al mondo quasi il 50% della popolazione - e l’assistenza sanitaria è
qualcosa di estremamente precario e affidata a poche
centinaia di operatori, medici e infermieri, che lavorano nei
centri più grandi. Con questa crescente morbilità è d’obbligo
intervenire con un programma serio di prevenzione e al
tempo stesso di cura dei sieropositivi.
Certamente l’intervento del Mais, come spesso succede, è
solo una goccia nel mare, ma dalla nostra abbiamo un fiore
all’occhiello: Jackie Stevenson, responsabile di Mais Africa,
molto legata per motivi personali al paese, che ha preso
veramente a cuore il problema e ha già raggiunto risultati
visibili: scuole restaurate, aule costruite, la clinica ormai
terminata, alloggi per il personale infermieristico in via di
ultimazione.
Questo è il nostro impegno in un paese che sta correndo il
rischio di scomparire…
125
SWAZILAND
SWAZILAND
Popolazione
Popolazione sotto i 14 anni
Crescita demografica annua
Quoziente di fecondità
Aspettativa di vita
HDI (indice sviluppo umano)
Mortalità infantile
Orfani (in migliaia)
Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia)
Tasso HIV/AIDS
Popolazione sotto la soglia di povertà
Debito estero (USD)
Tasso alfabetizzazione (15 anni +)
Disoccupazione
PIL
1.136.334 (Luglio 2006)
40.7% (2006)
-0.23% (2006)
3.53 bambini nati/donna
(2006)
32.62 anni
0.500 (2004) 146esimo/177 (fonte:
UNDP, Report 2006)
71.85 morti/1000 nati vivi
(2006)
95 (2005)
63 (2005)
33.4% (fine 2005)
69% (2006)
$ 417 milioni (2006)
80.8% (2003)
40% (2006)
$ 5.91 bilioni (2006)
FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF
126
127
SWAZILAND
Popolazione
La popolazione dello Swaziland è costituita quasi
esclusivamente dagli Swazi (84%); gli Zulu (10%) ancor oggi
formano il secondo gruppo etnico dello Swaziland, tuttavia
fortemente minoritario rispetto agli Swazi.
Lo Swaziland è il paese con il più alto indice al mondo di
popolazione infetta dal virus HIV: il 42,6% della popolazione
adulta, secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute.
L’impatto economico e sociale dell’epidemia è tale da
mettere a rischio il futuro del paese: la speranza di vita è
crollata da 62 a 37 anni in pochissimo tempo, il numero di
orfani è oggi di 80.000 su una popolazione di poco più di 1
milione di persone, e le proiezioni danno una cifra di
200.000 nel 2015.
In prima fila a subire l’impatto e a reggere il peso di questa
crisi sono le comunità rurali, dove vive il 75% della
popolazione e dove si concentra poco più del 20% del
reddito nazionale. Nelle comunità rurali l’accesso alle risorse
naturali e la vitalità delle reti di assistenza e mutuo aiuto
hanno costituito, fino a oggi, una barriera importante contro
la povertà: ma è un sistema che si va ormai sgretolando, con
l’avanzare dell’epidemia.
Il Rapporto sull’intervento umanitario dell’UNICEF 2007
denuncia che per l’epidemia dell’HIV possano divenire orfani
oltre 60 mila bambini; tra i motivi correlati vi sono l’estrema
povertà di chi si prende cura di loro, la presenza di genitori
malati o situazioni domestiche caratterizzate da abusi e
sfruttamento. A causa delle conseguenze determinate
dall’AIDS, più di 1/3 delle donne e dei bambini non può avere
accesso ai servizi di base, come la sanità, l’istruzione,
128
SWAZILAND
l’acqua, l’igiene e l’assistenza psicosociale. Anche se i Punti
di assistenza locali (Neighbourhood Care Points - NCP)
aiutano molte tra le persone più povere e vulnerabili a
soddisfare i propri bisogni fondamentali, solo una quota dei
bambini orfani e vulnerabili (OVC), compresa tra il 20 e il
25%, riesce a beneficiarne. Nel 1995 il tasso di mortalità dei
bambini minori di cinque anni era pari a 74 morti ogni 1.000
nati vivi, ora è di 156 su 1.000. Nel 2004, il 43% delle donne
visitate da centri d’assistenza prenatale sono risultate
positive al test dell’HIV. Ciò nonostante, appena il 10% delle
donne in gravidanza ricevono i farmaci necessari a
proteggere i loro nascituri dal contagio. La già difficile
situazione dei bambini è ulteriormente aggravata da anni di
siccità ininterrotta, le cui conseguenze hanno reso
cronicamente malnutrito 1/3 dei bambini e fatto diventare
dipendente dagli aiuti alimentari 1/3 della popolazione. Tale
situazione è stata resa ancora più disperata dalla grave crisi
alimentare che ha colpito la regione nel corso del 2006.
129
SWAZILAND
Storia dello Swaziland
Nonostante gli archeologi abbiano rinvenuto nello
Swaziland orientale resti umani risalenti a 110.000 anni fa,
la popolazione swazi è arrivata in queste zone relativamente
da poco tempo: nel corso della grande migrazione bantu
nell’Africa meridionale, un clan nguni che scendeva verso la
costa orientale si insediò nei pressi della moderna Maputo,
in Mozambico. Infine la famiglia Dlamini fondò qui una
dinastia, ma verso la metà del XVIII secolo le pressioni da
parte di altri clan costrinsero un re Dlamini, Ngwane III, a
condurre il suo popolo a sud, nell’odierno Swaziland
meridionale, nei pressi del Pongola River. Oggi gli swazi
considerano Ngwane III il loro primo re. Sotto pressione
degli zulu, il re successivo, Sobhuza I, si ritirò nell’Ezulwini
Valley, che rimane anche ai nostri giorni il centro della
regalità e dei rituali swazi. Lo Swaziland attraeva una folla
eterogenea di grandi cacciatori bianchi, mercanti volubili,
ferventi missionari e allevatori affamati di terre in cui far
pascolare il loro bestiame. La terra del paese fu assicurata
agli europei mediante la stipulazione di contratti d’affitto,
ma nel 1877 gli inglesi decisero di gestire la zona a modo
loro e se ne impadronirono.
La Swaziland Convention del 1881 garantì l’indipendenza
della nazione sulla carta, ma i suoi confini vennero
notevolmente ridotti, mentre “indipendenza” si dimostrò
essere soltanto una parola. In pratica, gli inglesi e i boeri
perseguirono i propri interessi con risultati piuttosto confusi
e, dopo la Guerra boera, lo Swaziland entrò a far parte della
lunga lista di paesi amministrati da Londra. Nel XX secolo la
proprietà della terra diventò un fattore di minaccia per la
130
SWAZILAND
sopravvivenza della cultura swazi, dato che i re swazi erano
considerati dai sudditi i custodi del regno. Con un’ampia
parte del regno in mani straniere, re Labotsibeni incoraggiò
gli swazi a riprendersi indietro la terra, e molti emigrarono in
Sudafrica per guadagnare soldi lavorando nelle miniere. La
terra ritornò gradualmente al regno, sia perché acquistata
direttamente dagli swazi, sia perché restituita dal governo
britannico; al momento dell’indipendenza del 1968 circa i
due terzi del regno si trovavano nuovamente sotto il
controllo swazi. Il governo britannico, durato per 66 anni, fu
rovesciato pacificamente, e molte strade di Mbabane
mantennero persino il loro nome coloniale, forse per indicare
il buon ricordo che l’amministrazione coloniale aveva lasciato
dietro di sé. Lo Swaziland ereditò una costituzione per gran
parte elaborata dagli inglesi, ma nel 1973 re Sobhuza II la
sospese per redigerne una nuova (quattro anni più tardi).
I partiti di opposizione rimangono illegali, anche se nel 1995
l’Assemblea Nazionale e le case del vice primo ministro e del
vice rettore dell’Università dello Swaziland furono bruciate nel
corso di rivolte studentesche. In seguito a uno sciopero
generale tenutosi pochi mesi dopo in quello stesso anno, ci fu
un indebolimento del potere pressoché totale del re, e nel
1997 i capi di Mozambico e Sudafrica hanno tenuto dei
colloqui con il re il cui tema principale era proprio il processo
di democratizzazione dello Swaziland. Da allora il re Mswati
da un lato e le forze democratiche dall’altro sono entrati in un
circolo vizioso in cui vige il rendersi la pariglia, cercando di
primeggiare senza scrupoli; le federazioni dei sindacati,
impavide e in numero sempre crescente, hanno organizzato
scioperi e imposto divieti all’importazione e all’esportazione.
La reazione del governo è stata quella di proibire le riunioni
131
SWAZILAND
sindacali e di reintrodurre la legge della detenzione di 60
giorni; per contro, i partiti democratici si sono rifiutati di
riconoscere la “Legge sull’Ordine Pubblico”, che proibisce di
fare propaganda di partito all’interno del regno e impone di
richiedere alla polizia il permesso di riunione. A sua volta, il
portavoce del re ha rifiutato di fare dichiarazioni su un
rapporto “promosso” dalle Nazioni Unite circa la costituzione
del paese. L’Aids costituisce una seria minaccia per lo
Swaziland. Nel 2000, quando delle ricerche hanno stimato che
negli ultimi due anni i malati erano stati 120.000 e i morti
50.000, il re Mswati ha ordinato ai suoi uomini di seguire il suo
esempio e quello delle sue sette mogli e di sottoporsi al test
dell’HIV. Nel 2002 il paese è stato colpito dalla carestia, dopo
due anni di siccità ed errate misure di programmazione
economica in particolare nel settore dell’agricoltura. Il governo
è stato pesantemente criticato per aver speso 50 milioni di
dollari (un quarto del bilancio pubblico) per l’acquisto di un jet
per il re, nonostante la carestia. Nel febbraio 2004, Re Mswati
III ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, a causa della
grave siccità che ha colpito il paese e delle gravi perdite inferte
dall’AIDS. Il nuovo primo ministro, Themba Dlamini, nominato
nel novembre 2006, deve affrontare una pesante situazione di
crisi.
132
SWAZILAND
Economia
Prodotto Interno Lordo (PIL)
Tasso di crescita
del Prodotto Interno Lordo (PIL)
Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite
Popolazione sotto la linea di povertà
Tasso di inflazione annuo
(prezzi al consumo)
Tasso di disoccupazione
Esportazioni
Importazioni
$ 5.91 bilioni (2006)
2% (2006)
$ 5.500 (2006)
69% (2006)
5.4% (2006)
40% (2006)
$ 2.201 bilioni f.o.b.
(2006)
$ 2.274 bilioni f.o.b.
(2006)
FONTE: The World Factbook della CIA aggiornato all’8 Marzo 2007
Lo Swaziland è un Paese relativamente ben dotato di risorse:
è favorito dal clima, specie per quanto riguarda le
precipitazioni, che in quasi tutto il territorio sono sufficienti
alle necessità agricole; inoltre può contare su discreti
giacimenti minerari. Abbastanza sviluppata è l’industria,
grazie ai molti investimenti esteri, soprattutto sudafricani,
attirati nello Swaziland dalle rilevanti facilitazioni fiscali e
dalla presenza di abbondante manodopera a basso costo. Non
mancano certo pesanti contropartite, come la marcata
dipendenza dalla Repubblica Sudafricana, nonostante il
governo abbia dato avvio a talune iniziative di più ampio
intervento nell’ambito dell’economia nazionale, specie nel
settore dell’industria e in quello bancario e creditizio. Le più
recenti trasformazioni economiche hanno interessato anche
l’agricoltura, attività che rimane assolutamente fondamentale,
fornendo la maggior parte dei prodotti d’esportazione.
133
SWAZILAND
Ma il cuore economico del paese è nei due grandi centri
urbani - Mbabane, la capitale, e Manzini, sede delle principali
industrie - e nella Title Deed Land, quel 25% per cento di
territorio in proprietà o in concessione ai privati, che
corrisponde al 97% delle terre irrigate, ed è sede di un’agroindustria controllata da capitale sudafricano (zucchero,
legname, frutta), che rappresenta la maggior fonte di reddito
del paese.
SWAZILAND
Istruzione
Il sistema scolastico dello Swaziland non prevede istruzione
obbligatoria. L’insegnamento primario ha una durata di sette
anni, in seguito ai quali è possibile accedere al ciclo triennale
di istruzione secondaria a carattere prevalentemente
tecnico-professionale. Un ulteriore triennio della scuola
secondaria dà poi l’accesso all’istruzione superiore, impartita
nell’Università di Swaziland, che, istituita nel 1964 a
Matsapa come settore dell’Università di Botswana, Lesotho e
Swaziland, ha assunto nel 1982 la denominazione attuale.
La crescita media del PIL è caduta dal 6% al 2,5% negli ultimi
due decenni. Inoltre, una significativa riduzione della terra
disponibile - ceduta alle compagnie zuccheriere per volontà
del re - ha causato un peggioramento significativo delle
condizioni di vita nelle aree rurali (dove il livello di consumi
è 4 volte inferiore a quello delle aree urbane) e accresciuto in
modo preoccupante la pressione sull’ambiente. La terra
concessa per uso agricolo ad ogni nucleo familiare è passata
negli ultimi venti anni da una media di 2,7 ad una di 1,7
ettari, mentre nella Title Deed Land dei proprietari bianchi,
800 farms hanno a disposizione oltre 1.200 ettari di terreni
irrigati a testa.
134
135
SWAZILAND
IL MAIS NELLO SWAZILAND
Lo Swaziland è un paese senza sbocco sul mare, circondato
dal Sudafrica e dal Mozambico. La popolazione è di circa
950.000 persone, concentrata per il 70% in aree rurali.
Lo Swaziland attualmente ha uno dei più elevati tassi al
mondo di infezione da AIDS.
Le generazioni produttive sono quelle più gravemente
colpite, il che lascia prevedere migliaia di bambini orfani ed
estremamente poveri nei prossimi dieci anni. Le comunità
debbono affrontare il problema di prendersi cura di questi
bambini. A causa dell’elevato tasso di disoccupazione nel
sud dello Swaziland, la popolazione è estremamente povera.
Molti giovani non possono frequentare la scuola a causa
della disastrosa situazione economica. Il numero di orfani
per AIDS sta crescendo, gettando questi bambini in uno
stato di profonda indigenza.
Molte organizzazioni si stanno occupando del problema
delle unità familiari il cui capofamiglia è un ragazzo e
stanno promuovendo la famiglia allargata. Ciononostante vi
è un numero sempre maggiore di ragazzi troppo giovani per
prendersi cura di se stessi, che non hanno diritto alle
abitazioni concesse dallo stato e che non hanno una
famiglia allargata che sia in grado di provvedere al loro
mantenimento. Vista la gravità della situazione abbiamo
deciso di intervenire in due modi distinti ma complementari:
SWAZILAND
è la Tfokotani Primary School che tradotto in italiano significa
"Sii felice"; è situata a 10 km dalla piccola città di Nhlangano
nel distretto di Mahamba.
IL SECONDO INTERVENTO CONSISTE NELLA COSTRUZIONE
DI UN CENTRO POLIVALENTE PER AIUTARE L’INTERA
COMUNITÀ DI MAHAMBA (circa 20.000 persone).
Il centro sarà così composto:
1. una clinica per permettere alle donne di partorire in
sicurezza, per una assistenza sanitaria di base e anche per
i pazienti allo stato terminale dell’AIDS.
2. un centro educativo, all’interno del quale svolgere corsi
professionali.
3. una casa famiglia per i bambini che hanno subito abusi,
comprensiva di consultorio e assistenza medica.
L’obiettivo di questo progetto è così importante che tutti
hanno collaborato a realizzarlo.
Ad esempio il capo tribù locale è riuscito a convincere il re a
donare il terreno per la costruzione dei tre edifici.
La clinica è stata ultimata, grazie a un finanziamento di una
fondazione svizzera, e, proprio mentre scriviamo queste
note, è terminata la costruzione dell’alloggio del personale.
IL PRIMO È ATTRAVERSO IL SOSTEGNO A DISTANZA
L’obiettivo è quello di dare istruzione a bambini indigenti,
abbandonati e orfani, garantendo quindi allo Swaziland una
futura forza lavoro forte, sana e istruita. La scuola identificata
136
137
SWAZILAND
Testimonianze
28 OTTOBRE 2006 - AEROPORTO DI FIUMICINO
Due anni esatti sono passati dall’ultima volta che mi
accingevo a partire per il Sudafrica! L’adrenalina a mille
come ogni volta che parto per visitare i nostri progetti!!!
Sono stracarica di bagagli grazie alla compagnia Olympic
che, visto lo scopo della nostra missione, ci ha concesso di
viaggiare con più chili al seguito!
Già mi immagino la gioia dei bimbi quando potranno
sfoggiare i vestitini portati dall’Italia e donati dai loro amici
italiani!!
Questa volta il viaggio si concentrerà principalmente sullo
Swaziland visto gli sviluppi che il progetto ha avuto negli
ultimi tempi.
Sono ansiosa di vedere la clinica e la recinzione che
abbiamo costruito, le nuove classi, l’ufficio del preside, la
stanza degli insegnanti, i nuovi bagni, la luce, l’acqua
corrente!!! Ce la farò a reggere a tutte queste emozioni??
Appena passiamo la frontiera, sotto un sole cocente,
l’emozione sale alle stelle.
Tutte le volte che arriviamo alla scuola, qualcosa di speciale
ci aspetta.
Non mi sbagliavo, tutta la scuola è in cortile pronta per la
grande esibizione, le maestranze ci attendono: il capo
villaggio, massima autorità della zona che per l’occasione
veste un completo nero con cravatta, ci dà il benvenuto
insieme al preside della scuola e a tutti gli insegnanti.
Diamo inizio allo spettacolo!!!! Danze tribali, balli
individuali, coro della scuola, coro degli insegnanti e grandi
discorsi del capo villaggio, di Jackie e ahimè mio: come al
solito finisco in lacrime!!! Non sono proprio una brava
oratrice, lascio sempre troppo spazio ai sentimenti…
138
SWAZILAND
La cerimonia finisce tra gli applausi generali e la gioia di
tutti i presenti!
Dal mio ultimo viaggio ho notato dei grandi cambiamenti,
non solo nella scuola ma soprattutto nei ragazzi. Con
l’ampliamento delle aule, l’arrivo dell’energia elettrica e i
bagni per gli insegnanti, la scuola è diventata una delle
migliori della zona, e il numero degli insegnanti qualificati
che chiedono di essere trasferiti in quella sede è in continuo
aumento.
Ovviamente da tutto questo i ragazzi ne traggono un
enorme beneficio, sono più stimolati, hanno maggiori
possibilità di apprendere e sono molto più sicuri di se stessi.
La scuola ora ha un coro che si esibisce nelle varie
competizioni scolastiche ottenendo sempre dei notevoli
riconoscimenti.
Che dire della clinica che è ormai terminata, tutta la
comunità ne è entusiasta e non vede l’ora di poterne
usufruire. Il sistema sanitario pubblico è al collasso, gli
ospedali sono sovraffollati, non ci sono medicinali, non c’è
elettricità perché mancano i fondi per pagare le bollette. Se
qualcuno deve essere ricoverato, entra in reparto,
individua il malato prossimo alla morte e si sistema sotto al
suo letto per essere pronto ad occuparlo appena si libera!!!
L’apertura della clinica è subordinata alla costruzione dei
dormitori per il personale volontario e non che opererà
presso la clinica. Raccolta fondi permettendo, la clinica
sarà inaugurata a settembre alla presenza del re Mswati
III, che proprio in quel periodo sarà in zona per l’annuale
danza delle canne, quando sceglierà la quindicesima
moglie!
Abbiamo trascorso tre giorni con i ragazzi, preparato
insieme a loro i calendari che poi saranno spediti in Italia,
sistemato le tende alle finestre, appeso i quadri alle pareti,
139
SWAZILAND
SWAZILAND
abbiamo condiviso con loro gioia ed emozioni nel vedere
allestita la sala per gli insegnanti e l’ufficio del preside,
come ogni scuola che si rispetti.
Lascio sempre quel paese, quegli sguardi, quei sorrisi, con
molta nostalgia e voglia di ritornarci al più presto.
Carissimi amici, non mi stancherò mai di ripeterlo, il
Sudafrica e lo Swaziland sono paesi meravigliosi sotto
l’aspetto naturale e paesaggistico, ma voi grazie al vostro
impegno sociale avreste la possibilità di conoscerne anche
l’aspetto umanitario.
I vostri ragazzi vi aspettano e hanno voglia di conoscervi!
Loredana Rabellino
140
141
MADAGASCAR
MADAGASCAR
MADAGASCAR
Madagascar
142
Il paese in cui trionfa la biodiversità: centinaia di razze
animali uniche, le trovi solo qui, centinaia di piante che solo
in Madagascar hanno il loro habitat ideale e una popolazione
mite e gentile ancora solo sfiorata dalle contaminazioni
occidentali.
Un territorio grande due volte l’Italia con solo diciotto
milioni di abitanti e con una rete di comunicazione tra le più
precarie (ferrovie quasi inesistenti, strade per lo più sterrate
e in condizioni disastrose ammesso che siano transitabili!).
Ogni spostamento, anche il più breve, assume i contorni di
un’odissea, ed è necessario, per lavorare e per spostarsi,
disporre di un fuoristrada.
I padri Maristi sono stati il nostro contatto con il Madagascar;
Padre Paolo, Francois, Fr. Joseph, Fr. Lucien, Fr .Emilien hanno
sempre lavorato nel mondo della scuola come insegnanti,
direttori d’istituto e consulenti.
Dalle loro richieste e grazie alla loro esperienza sono nati i
progetti del Mais a Tana, Antsirabe, Antananarivo e
Fianarantsoa.
Grazie alla loro tenacia, ostinazione e inventiva siamo
cresciuti tra mille difficoltà, tra crisi politiche ed economiche,
tra uno tsunami ed un ciclone.
Ora i progetti che seguiamo hanno veramente imboccato la
strada giusta (sic!) dell’autosviluppo e alcuni di essi hanno
caratteristiche di originalità così interessanti da suscitare la
curiosità di altri paesi africani…
143
MADAGASCAR
MADAGASCAR
Popolazione
Popolazione sotto i 14 anni
Crescita demografica annua
Quoziente di fecondità
Aspettativa di vita
HDI (indice sviluppo umano)
Mortalità infantile
Orfani
Orfani a causa dell’HIV-AIDS
Tasso HIV/AIDS
Popolazione sotto la soglia di povertà
Debito estero (miliardi dollari US)
Tasso alfabetizzazione (15 anni +)
Disoccupazione
PIL
18.595.469
44.8%
0.91%
5,62 bambini nati/donna
57,34 anni
0.509- 143esimo
su 177 stati
75,21 morti/1.000 nati vivi
900.000
13.000
n.d.
50%
$4,6 milioni (2002)
40%
7.1%
$16.05 miliardi
(2005 est.)
FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF
144
145
MADAGASCAR
MADAGASCAR
Popolazione
Gruppi etnici
Tasso di crescita
Tasso di natalità
Tasso di mortalità
Malgasci
99.5%
Indiani o Pakistani 0.2%
Francesi
0.2%
Cinesi
0.1%
3.03% (2006 est.)
41.41 nascite/1.000 popolazione
(2006 est.)
11,11 morti/1.000 popolazione
(2006 est.)
Il Madagascar ha una popolazione di 18.595.469 abitanti
(2006), con una densità media di 32 unità per km2, più
elevata nelle aree montane che nelle regioni costiere. Essa si
suddivide in 18 etnie principali, che, in base al tipo di
territorio da loro occupato e alle loro origini, hanno
sviluppato lingue, tradizioni, usi e costumi molto differenti
gli uni dagli altri (per esempio i Betsileo che vivono nella
regione degli altopiani centrali intorno a Fianarantsoa,
discendono insieme ai Merina e ai Sihanaka da popolazioni
malesi e indonesiane).
Secondo l’UNICEF la popolazione del Madagascar è
estremamente giovane: il 45% dei suoi abitanti ha meno di
quattordici anni. Il 15% di essi nasce sottopeso. Il tasso di
sviluppo umano è uno dei più bassi al mondo: il 70% della
popolazione vive sotto la soglia di povertà di un dollaro al
giorno, mentre lo stato investe solo il 16% per l’istruzione,
affidata per lo più a istituti privati (che si possono
permettere solo una ristretta cerchia di eletti) e a enti
cattolici o non-profit.
146
Il numero di abitanti cresce annualmente con un tasso che
si aggira attorno al 3%, le zone più popolose sono gli
altopiani: si prevede che a causa della rapida crescita
demografica la popolazione raddoppierà entro il 2020. Solo
il 31% della popolazione vive in agglomerati urbani; il
territorio è ripartito in villaggi sparsi. Le cicatrici delle
recenti crisi politiche ed economiche sono visibili sulle fasce
povere della popolazione. Le aree urbane vedono un
riacutizzarsi della disoccupazione, costringendo numerose
persone, soprattutto bambini, nelle strade. La conseguenza
principale è un’insormontabile difficoltà ad accedere alla
formazione scolastica a causa dei costi troppo elevati: la
povertà cronica sta erodendo il livello educativo, più di 1
milione di ragazzi scelgono di abbandonare gli studi in
quanto non sono in grado di sostenerne le spese.
Nelle zone suburbane la mancanza di strutture sanitarie di
base aumenta il rischio di diffusione di malattie infettive. Il
livello di malnutrizione resta alto, con il 48% di bambini che
soffrono la fame. Nel sud perdura una situazione che il
World Food Program ritiene preoccupante. Un terzo degli
abitanti di Antananarivo resta sotto la soglia di povertà. Nei
primi mesi dell’autunno 2004, l’innalzamento vertiginoso dei
prezzi ha costretto più di 250 mila malgasci a ritornare ad
un’alimentazione di sussistenza. Il motivo è da ricondursi al
crollo del valore del già debole Franco malgascio e
all’aumento del prezzo del combustibile. Il riso ha registrato
l’incremento di costo maggiore. Il cereale è un alimento
fondamentale per la popolazione del Madagascar, dove
viene prodotto per sopperire alle esigenze interne. In seguito
ai cicloni primaverili, il raccolto ha subito ingenti danni e il
147
MADAGASCAR
Madagascar ha dovuto importarne grosse quantità dal
Pakistan. Il programma Food For Work ha alleviato le
condizioni critiche che le riforme varate dalla presidenza
Ravalomanana vorrebbero migliorare. Le riforme hanno
un’influenza ancora marginale e la stagnazione della crisi ha
scatenato manifestazioni di dissenso contro il governo.
Nel settembre 2004 il Madagascar ha rinnovato la
legislazione sulle adozioni internazionali, una decisione resa
urgente dall’incremento del traffico di minori. Nell’anno
passato (2006) la polizia ha smantellato cinque reti che
lucravano sul traffico illecito di bambini dai due mesi ai dieci
anni d’età. Nonostante la maggior parte delle adozioni sia
legale, il governo ha preferito istituire un’autorità centrale
presso il ministero della Popolazione e dell’Infanzia,
soppiantando il precedente sistema decentralizzato, per cui i
presunti nuovi genitori presentavano una richiesta che veniva
accettata previo versamento di una somma tra i 2.400 e
4.900 dollari. La povertà ha forzato le madri a dare i bambini
in adozione o ad abbandonarli nei centri regionali per
l’adozione. In molti trovano vantaggio dal fatto che le giovani
madri non possono occuparsi a lungo dei propri bambini.
148
MADAGASCAR
Storia del Madagascar
140 milioni di anni fa iniziò il processo di distaccamento del
Madagascar dal supercontinente e le culture indigene
rimasero isolate, prendendo così vie evolutive completamente
differenti da quelle del continente Africano e di altre isole
dell’Oceano Indiano.
Secondo gli studiosi moderni, i primi colonizzatori giunsero
probabilmente dall’Indonesia e dalla Malesia: moltissimi
elementi suffragano l’idea di un’origine asiatica del popolo
malgascio, a partire da considerazioni linguistiche (la lingua
malgascia viene classificata nelle lingue austronesiane),
somatiche (l’etnia Merina presenta tratti chiaramente
orientali), e culturali (per esempio la diffusione in Madagascar
di colture orientali come il riso).
Poco tempo dopo gruppi di origine bantu iniziarono a
giungere dall’Africa, dando luogo a una sorta di cultura
mista in cui talvolta le differenze etniche corrispondevano a
stratificazioni in caste della società (la lingua malgascia
conserva tracce di questo antico interscambio).
Al termine delle migrazioni di popolazioni arabe, risalenti
intorno al X o XI secolo (principalmente commercianti di
schiavi), il Madagascar contava 18 etnie, ciascuna con la
propria cultura, la propria lingua e la propria religione. Fu
questo caleidoscopio di civiltà che si prospettò ai primi
esploratori e coloni europei, le cui azioni influirono
pesantemente sugli equilibri interni del Madagascar. I diversi
re che si susseguirono ebbero atteggiamenti alternati, da un
aperto inglesismo per scopi puramente strategico-militari di
Radama I, alla chiusura nazionalista e tradizionalista della
149
MADAGASCAR
moglie, Ranavalona I, al filo-europeismo del figlio, Radama
II, morto strangolato, a causa della sua politica innovatrice.
Nel 1881 il primo ministro Rainilaiarivony emanò un Codice di
305 articoli col quale vennero modificati i costumi del popolo
malgascio: soppressione della poligamia, emancipazione degli
schiavi e creazione dei comuni (Fokon’olona).
La continua lotta per il comando sull’isola da parte di inglesi
e francesi, che segna il Madagascar in questi anni, si
conclude con la creazione (fino al 1905) da parte dei francesi
di un protettorato civile e militare sotto il generale Gallieni.
Solo il secondo dopoguerra vide il diffondersi nel Madagascar
di sentimenti nazionalisti e indipendentisti, da parte delle
nuove generazioni di malgasci, che avevano ricevuto
un’istruzione di tipo europeo. Il 26 giugno 1960 il
Madagascar diviene finalmente indipendente: la Prima
Repubblica nasce sotto la presidenza di Philibert Tsiranana,
leader del partito socialdemocratico (PSD), riconfermato in
carica anche nel 1965.
Il suo governo viene bruscamente interrotto nel 1972, a
seguito di una lunga e violenta contestazione di studenti e
lavoratori organizzata dal MONIMA (Mouvement national
pour l’indépendance de Madagascar). Dopo un breve periodo
di transizione in cui si susseguirono governi militari, il potere
passò nelle mani di Didier Ratsiraka, (Seconda Repubblica
segnata da un socialismo filo-sovietico).
Dal 1975 le condizioni economiche e sociali del paese
peggiorano, anche a causa della liberalizzazione dei prezzi (il
riso, benzina) imposta dal FMI.
150
MADAGASCAR
Con l’approvazione della nuova costituzione (19 Agosto
1992), l’elezione di Zafy a Presidente (10 Febbraio 1993) e la
formazione di una nuova Assemblea Nazionale (16 Giugno
1993), si delineano le istituzioni della nascente Terza
Repubblica.
A fine 2001, al termine del mandato, la nuova competizione
elettorale vede prevalere Marc Ravalomanana che è un
imprenditore malgascio. Il presidente uscente Ratsiraka non
accetta il risultato elettorale ed innesca una gravissima crisi
istituzionale: il paese si spacca, vengono interrotte le vie di
comunicazione (minando i ponti) e vengono bloccati i
rifornimenti di benzina e di gasolio dal porto di Tamatave
alle varie parti del paese.
Le condizioni di vita della popolazione, già duramente
provata da anni di difficoltà, diventano insostenibili. C’è uno
sciopero che dura più di 5 mesi. Nel luglio 2002, Ratsiraka è
costretto all’esilio in Francia e Ravalomanana, preso il
potere, inizia una serie di grandi progetti di riforma e una
battaglia contro la corruzione. Nelle elezioni legislative del
2002 il suo partito TIM ottiene una larga maggioranza, e un
risultato favorevole alla linea del nuovo presidente si
riscontra anche nelle elezioni municipali del 2003.
Ad oggi, Marc Ravalomanana è ancora il Presidente in carica
del Madagascar, essendosi riconfermato al primo turno, con
il 54,8% dei suffragi, alle elezioni presidenziali del 3
dicembre 2006.
Tali elezioni sono state però anticipate da un novembre
nero per la stabilità politico-sociale del Paese, minata da un
tentativo di pronunciamento militare organizzato dal
151
MADAGASCAR
Generale Randrianafidisoa: la sua intenzione era di deporre
il presidente uscente (in quanto era al contempo, capo di
stato, vicepresidente della Chiesa Riformata di Gesù Cristo
e un imprenditore: situazione che comporta evidenti
conflitti d’interesse) e di istituire un direttorio militare che
doveva, tra l’altro, preparare la formazione di un’Assemblea
Costituzionale per cambiare la Costituzione e la legge
elettorale.
MADAGASCAR
HIV - AIDS - Morbillo
Il Rapporto UNAIDS (Joint United Nations Programme on
HIV/AIDS) circa la situazione delle epidemie in Madagascar
sostiene che la prevalenza di soggetti adulti affetti dal virus
era nel 2005 inferiore al 1%, con una stima di 49.000
persone (16.000-110.000) che vivono con HIV. Ciò
nonostante, la conoscenza di tale malattia, le modalità della
sua diffusione e conseguentemente i sistemi di prevenzione
sono sconosciuti alla maggior parte dei giovani malgasci:
almeno una ragazza (dai 15 ai 24 anni) su tre (31%) e tre
ragazzi su quattro (72%) dichiara di avere avuto nell’ultimo
anno rapporti sessuali con partner occasionali (Institut
National de la Statistique and ORC Macro, 2005).
Un’altra problematica che affligge la vita malgascia è il
morbillo. Secondo l’UNICEF in Madagascar, il morbillo causa
circa 6.000 decessi l’anno, ma poiché solo tre bambini su
cinque sono completamente immunizzati, il rischio di
un’epidemia è alto e per questo il governo, con il supporto
dell’UNICEF, dell’OMS e di altri partner, all’inizio di settembre
2004 ha lanciato la più grande campagna di vaccinazione,
che, attraverso la distribuzione di vitamina A e compresse
contro i parassiti intestinali aveva l’obiettivo di vaccinare 7,6
milioni di bambini tra i 9 mesi e i 14 anni.
Economia
Il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo.
Nel 2005 il prodotto interno lordo pro capite è stato pari a
900 dollari USA. Il settore più importante per l’economia è
l’agricoltura che contribuisce al 30% del prodotto interno
152
153
MADAGASCAR
MADAGASCAR
lordo e rappresenta il 70% delle esportazioni.
I principali prodotti sono caffè, vaniglia, canna da zucchero,
cacao, riso, tapioca, fagioli, banane, arachidi. Tra gli obiettivi
del Paese c’è quello di aumentare la coltivazione di prodotti
destinati al consumo interno (come il riso) e all’esportazione
(come vaniglia, di cui il Madagascar è il primo produttore al
mondo, con circa metà della produzione mondiale, il caffè un duro colpo all’economia è stato causato dal declino del
prezzo del caffè, dei chiodi di garofano e di altre spezie). In
crescendo il settore del turismo, il quale è soprattutto
orientato al mercato dell’ecoturismo e sfrutta la presenza di
habitat quasi incontaminati e la straordinaria biodiversità
dell’isola: l’attrazione principale per i turisti sono, infatti, le
spiagge coralline del nord, intorno a Noisy Be.
L’esportazione tessile e di abbigliamento è rivolta soprattutto
agli Stati Uniti e ai mercati europei. Il Fondo Monetario
Internazionale e la Banca Mondiale hanno approvato nel
2004 il lavoro svolto dal governo del paese.
Tasso di crescita
del Prodotto Interno Lordo (PIL)
Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite
Tasso di inflazione annuo
(prezzi al consumo)
Esportazioni
Importazioni
5.1% (2005 est.)
$ 900 (2005 est.)
15% (2005 est.)
$ 951 milioni f.o.b.
(2005 est.)
$ 1.4 bilioni f.o.b.
(2005 est.)
FONTE: CIA World Factbook, aggiornato al 08/03/2007
Un nuovo prestito triennale (2006-09) è stato accordato dal
154
FMI al Madagascar (in base ai programmi di sostegno previsti
nei confronti dei Paesi poveri) comportando un riaumento del
debito che era stato cancellato nel 2006 a 13 Paesi del Sud
del mondo compreso il Madagascar.
Istruzione
L’istruzione in Madagascar è regolata secondo le linee
impostate dalla riforma scolastica del 1978, voluta dal
governo socialista di Ratsiraka con lo scopo di
democratizzare, nazionalizzare e decentrare il sistema
scolastico (tale legge prevedeva l’obbligo della frequenza
scolastica per sei anni). Le scuole sono organizzate in quattro
fasi: educazione di base (6 anni), formazione secondaria di
base (4 anni), formazione secondaria specializzata (3 anni) e
formazione universitaria (impartita dall’Università del
Madagascar, fondata nel 1961 con sede nella capitale, o da
altri istituti superiori equiparati).
Nonostante gli sforzi messi in atto dai governi succedutisi
alla guida del paese negli anni, il livello di analfabetismo in
Madagascar è ancora piuttosto elevato (intorno al 60% della
popolazione).
Secondo l’Istituto statistico delle Nazioni Unite per
l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco), meno di un
terzo di adulti e giovani è analfabeta (le cifre si basano sulla
media dei dati raccolti tra il 2000 e il 2004): nel 2004 in
Madagascar un bambino su tre non andava a scuola, mentre
un adulto su tre non sapeva leggere.
Per rispondere a tale problema, il governo insediatosi nel
2002 ha messo in atto un’iniziativa “Educazione per tutti”
dedicata all’Obiettivo di sviluppo del Millennio dell’Onu
155
MADAGASCAR
(obiettivo che prevede di raggiungere l’educazione primaria
universale entro il 2015) e che mira ad aumentare l’accesso
all’insegnamento e a migliorare al tempo stesso la qualità
dell’educazione.
Per raggiungere tale scopo, alla fine del 2002 il Madagascar
ha abolito le tasse per la scuola primaria. Si sono fatti anche
degli sforzi per costruire più aule, reclutare insegnanti, e
distribuire materiale come zaini e kit di penne e matite.
Struttura scolastica
L’anno di scuola va da settembre a luglio.
L’iter scolastico prevede:
A) letteratura
B) scienze
C) matematica e fisica
I titoli di studio relativi ai vari livelli scolastici sono i seguenti:
C.E.P.E. = certificato di Scuola Elementare
B.E.P.C. = certificato di Scuola Media
BAC = diploma di maturità
156
MADAGASCAR
IL MAIS IN MADAGASCAR
In Madagascar il Mais è presente dal 1994 ed attualmente
sostiene circa 190 ragazzi in quattro distinti progetti in
altrettante città: Antsiranana, Antsirabe, Antananarivo e
Fianarantsoa.
La storia del Mais in Madagascar è iniziata con un frate
carmelitano italiano, padre Paolo, nel nord del Madagascar
(Antsiranana, o Diégo Suarez) con i primi sostegni a distanza
e, tramite lui, con Fr. Lucien.
Con Fr. Emilien ci “espandevamo” al centro, ad Antsirabe e a
Sandrandhay, un minuscolo villaggio rurale. Lì, oltre alle
adozioni a distanza, è stato realizzato un pozzo e sono state
acquistate le prime biciclette per facilitare gli spostamenti
dei ragazzi.
Nel frattempo a Roma stava studiando Jean François, che
iniziò a collaborare con noi in maniera sempre più stretta
fino ad affiancare, per poi sostituirlo alla sua morte, Fr.
Emilien nel progetto del Mais di Sostegno a Distanza (SaD).
Sono passati quasi tredici anni dalla nascita del primo
progetto Mais in Madagascar. Alcuni dei ragazzi più grandi
frequentano già l’università, pochi (per adesso) si sono già
laureati.
Il Mais ha iniziato una relazione con il Madagascar tramite i
bambini dell’Istituto Saint Joseph. Il cerchio si è allargato e
dal nord dell’isola il sostegno a distanza è arrivata sino ai
bambini di Antsirabe, Antananarivo e, ultima, Fianarantsoa.
Lo sviluppo del Madagascar deve tener conto essenzialmente
della scolarizzazione e dell’agricoltura: aumentare il tasso di
alfabetizzazione e, allo stesso tempo, aumentare le superfici
coltivabili sono i due grandi obiettivi del Paese. Tutto questo
157
MADAGASCAR
per garantire ai più giovani, che terminano il percorso
formativo, di avviarsi professionalmente.
L’educazione come primo passo
verso lo sviluppo
Il Madagascar è un paese agricolo, l’85% dei suoi abitanti
sono contadini e più del 50% della sua popolazione è al di
sotto dei 20 anni. La mortalità infantile sotto i cinque anni è
di 75.21 su 1000 nati vivi. Soltanto il 40% della popolazione
ha l’acqua in casa. Per quanto riguarda la scolarizzazione, il
tasso di analfabetizzazione in Madagascar supera ancora il
40%. Aiutare un bambino ad andare a scuola è un passo
avanti verso lo sviluppo del paese.
Tutti i paesi africani hanno scelto l’educazione come punto
di partenza verso lo sviluppo, a partire dagli anni sessanta,
una volta usciti dalla colonizzazione. La polemica verteva
sullo scegliere tra insegnamento generale o insegnamento
tecnico, per avviare il più presto possibile lo sviluppo. Il
governo del Madagascar sta incoraggiando i genitori a
mandare i bambini a scuola. Sono anni, infatti, che avviene
la distribuzione gratuita di zaini, matite e penne ai bambini
delle elementari per alleviare i genitori dal peso delle spese
del corredo scolastico.
In alcune tribù dedite alla pastorizia, non si mandano i
bambini a scuola per il rischio di non avere più nessuno che
possa badare agli zebù. Alcuni altri genitori non mandano i
bambini a scuola perché il lavoro nei campi possa
continuare.
Il sostegno a distanza quindi è veramente una spinta per lo
sviluppo del sud del mondo. Tanti giovani non possono più
158
MADAGASCAR
finire la scuola superiore e l’università perché i genitori non
riescono a pagare gli studi. Questo è uno dei motivi per cui
in Madagascar c’è un alto tasso di dispersione scolastica.
Progetto ANTSIRANANA
LUOGO
REFERENTE
OBIETTIVI
RESPONSABILE IN ITALIA
NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007)
Antsiranana
Frere Lucien
Sostegno a distanza
finalizzato all’istruzione
Anna Bartoloni
44
Il progetto di Antsiranana è il primo che abbiamo avviato in
Madagascar, nel 1994.
Antsiranana è una città che si trova all’estremo nord del
Madagascar, all’interno di una bellissima baia. È una
cittadina turistica, molto frequentata dagli stranieri per il
mare e la natura splendidi.
Il turismo ha senz’altro arricchito la città, ma ha portato con
sé anche molti problemi legati alla prostituzione femminile
e infantile. Il miraggio di un guadagno facile ha distolto
dalle attività più produttive soprattutto i giovani.
“È difficile spiegare a una ragazza l’importanza dello studio e
del lavoro quando in una notte può guadagnare quello che un
operaio guadagna in un mese”, ci ha raccontato il nostro
referente Fr. Lucien.
Per questo periodicamente vengono organizzati incontri con i
genitori e i ragazzi per prepararli ad affrontare coscientemente
e contrastare questo fenomeno che si allarga a macchia d’olio.
La formazione che Fr. Lucien si preoccupa di dare a genitori
159
MADAGASCAR
MADAGASCAR
e figli riguarda anche la pulizia, l’ordine delle proprie cose, il
rispetto reciproco, la disciplina.
Spesso il fatto che i figli studiano crea in molte famiglie una
sorta di inferiorità da parte degli adulti che non osano
rimproverare i loro ragazzi. E loro, ovviamente, ne approfittano.
Si cerca perciò di ristabilire tra loro relazioni paritarie, che
siano di stimolo per un incoraggiamento reciproco.
Ad Antsiranana il Mais ha una quarantina di sostegni a
distanza, dalla scuola materna all’università, di ragazzi e
ragazze che per motivi economici hanno forti difficoltà nel
portare al termine il ciclo scolastico. Spesso alle difficoltà
economiche si accompagnano casi di disgregazione
familiare: molte sono le donne che rimangono da sole a
crescere i bambini sin dai primi anni di vita.
Nel 2006 abbiamo festeggiato il primo laureato: è Luberto
Rakotoarisoa Fanomezana, neo Dottore in Agronomia presso
l’Università di Antsirabe. Ha presentato una tesi sulla
“Produzione semi-artigianale della spirulina ad alta quota
nella regione di Vakinakaratra Antsirabe”.
Progetto ANTANANARIVO
LUOGO
REFERENTE
OBIETTIVI
RESPONSABILE IN ITALIA
NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007)
160
Antananarivo
Jean François
Ratsimbazafy
Sostegno a distanza
finalizzato all’istruzione
Anna Bartoloni
20
Il progetto è nato nel 1996 con l’allora direttore della scuola,
il Fratello Marista Joseph Ramaroson, che ci segnalò i nomi
di alcuni bambini provenienti da famiglie con serie difficoltà
economiche.
Attualmente il progetto Antananarivo è seguito da Jean
François Ratsimbazafy, già nostro referente del progetto
Mais ad Antsirabe. Jean Francois è coadiuvato nel progetto
Antsirabe proprio dai ragazzi più grandi di Antananarivo, che
hanno il compito di radunare periodicamente i genitori e i
ragazzi coinvolti nel progetto di sostegno a distanza.
I ragazzi vivono tutti presso le rispettive famiglie e
frequentano la scuola elementare e media in due istituti
della città, retti dai Fratelli Maristi (l’Institution St. Joseph e
la Sekoly Champagnat), mentre i più grandi frequentano il
liceo pubblico.
Per i ragazzi che hanno superato la maturità questo è un
momento molto delicato. Molti di loro hanno partecipato a
vari concorsi per entrare nell’Università pubblica, ma per
quasi tutti le selezioni hanno dato esito negativo. In attesa
di riprovarci, hanno deciso di occupare bene il loro tempo
frequentando corsi di lingua francese e/o inglese, di
informatica, ecc.
161
MADAGASCAR
MADAGASCAR
Progetto FIANARANTSOA
LUOGO
REFERENTE
OBIETTIVI
RESPONSABILE IN ITALIA
NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007)
Antsiranana
Frere Joseph Ramaroson
Sostegno a distanza
finalizzato all’istruzione
Anna Bartoloni
20
Progetto ANTSIRABE
LUOGO
REFERENTE
OBIETTIVI
RESPONSABILE IN ITALIA
NUMERO BAMBINI SOSTENUTI (2007)
Il progetto è iniziato alla fine del 2004, dopo un viaggio in
Madagascar, durante il quale abbiamo incontrato il fratello
Marista Joseph Ramaroson, già nostro referente in passato
per Antananarivo e già formatore presso il Centro dei Fratelli
Maristi a Fianarantsoa. I bambini che entrano nel progetto
Mais per il sostegno a distanza appartengono a famiglie
numerose con seri problemi economici. Molti di loro vivono
con le rispettive mamme, vedove o abbandonate dal marito.
Vista la giovane età del progetto, l’obiettivo della
scolarizzazione è la grande sfida e la principale
preoccupazione. Una volta stabilizzato lo studio ci sarà
terreno fertile per avviare attività parascolastiche (come la
cura di un orto o l’allevamento di animali da cortile).
Antsirabe
Jean François Ratsimbazafy
Sostegno a distanza
finalizzato all’istruzione
Sostegno alla Casa
Famiglia Tsinjo Lavitra
Anna Bartoloni
95
Il progetto Antsirabe è nato nel 1998 con Fr. Emilien
Rakotoarinoro, poi scomparso nel 2000. Oggi il referente del
Progetto è Jean François Ratsimbazafy, psicologo, che
abbiamo conosciuto durante il suo periodo di studi a Roma
e con il quale collaboriamo già da anni nei progetti di
sostegno a distanza in Madagascar.
Finalità del progetto è il sostegno a distanza della casa
Famiglia Tsinjo Lavitra (sorta nel 2002) e di altri bambini e
bambine che vivono in famiglia, pur tra notevoli difficoltà
economiche. Il contributo del sostegno a distanza, oltre a
garantire l’istruzione per questi bambini, alleggerisce di
fatto tutto il nucleo familiare. Non di rado infatti una parte,
seppur minima, del sostegno è utilizzata per le esigenze
della famiglia.
Attualmente Jean François è il referente per i sostegni di 95
tra ragazzi e ragazze che per motivi economici e familiari
avrebbero forti difficoltà nel portare a termine il loro ciclo di
studi senza l’aiuto del Mais.
162
163
MADAGASCAR
164
MADAGASCAR
La Casa Famiglia Tsinjo Lavitra è stata aperta nel 2002 ad
Antsirabe per ospitare i ragazzi provenienti dalla campagna
malgascia (brousse) che sono costretti a lasciare il loro
villaggio durante il periodo scolastico per frequentare la
scuola. Ci sono delle differenze enormi nella vita di un
contadino e in quella di un cittadino in Madagascar. Nella
città ci sono le scuole, gli ospedali, gli uffici e i mezzi
pubblici come i bus e i taxi-brousse. Invece nelle campagne
mancano gli ospedali, le scuole e i servizi sono quasi
inesistenti, le strade si possono percorrere solo a piedi o con
un fuoristrada. Grazie alla Casa Famiglia, i bambini nati nei
villaggi e nelle campagne, che non avrebbero mai avuto
l’opportunità di frequentare una scuola cittadina per ovvi
motivi logistici, possono farlo.
abitazione. Il Mais, naturalmente, si inserisce principalmente
nell’attività legata al settore Educazione, con il sostegno a
distanza finalizzato all’istruzione dei ragazzi che Jean
François, in qualità di nostro referente per il Progetto
Antsirabe, ci segnala.
Di recente è stato avviato un progetto agricolo, grazie alla
cessione di alcuni terreni da coltivare. L’obiettivo del Mais è
di poter coinvolgere la comunità entro cui vivono i bambini
sostenuti a distanza (quindi, principalmente i loro genitori) e
dare uno strumento di sviluppo autosufficiente inserito in
una progettualità di lungo termine.
Parte dei prodotti raccolti viene consumata direttamente, e
parte viene destinata alla vendita sul mercato, mentre il
profitto viene diviso tra tutti coloro che hanno partecipato
alla coltivazione.
Nel 2003, per inserire l’aiuto del Mais in un progetto
autonomo di autosviluppo malgascio, Jean François ed altre
persone della comunità hanno fondato l’Associazione Onlus
“Tsinjo Lavitra - Mais Madagascar”.
Tsinjo Lavitra significa: “guardare oltre”. La Onlus malgascia
opera in tre diversi settori: educazione, agricoltura e
Negli ultimi anni scolastici, i bambini che abitano nella casa
hanno avuto dei risultati notevoli paragonati ai coatenei del
loro villaggio di origine e chi ha sostenuto l’esame di Stato
(il nostro esame di maturità), lo ha superato con successo.
Nell’agosto del 2005, grazie al contributo dei sostenitori
italiani, è stato realizzato il primo campo scuola, al quale ha
partecipato la maggior parte dei bambini e dei ragazzi del
progetto Mais di Antsirabe.
L’Associazione Tsinjo Lavitra (Guardare oltre) - Mais
Madagascar persegue i seguenti scopi:
• assicurare l’educazione scolastica dei ragazzi anche
grazie alla gestione della Casa Famiglia;
• accompagnarli nel mondo del lavoro con un’attenzione
particolare all’implementazione del settore agricolo;
• promuovere la ricerca da parte di ingegneri malgasci per
la costruzione di case a basso costo con materiali locali.
Tra le attività già avviate grazie all’iniziativa di un tenace
sostenitore del Mais, che ha curato l’invio di un furgone con
cella frigorifera, c’è da segnalare un piccolo commercio di
pesce, latte, frutta, verdura e legumi dall’altopiano alle coste
e dalle coste all’altopiano.
Questa attività, gestita direttamente da Jean François, ha
come obiettivo l’autofinanziamento della casa-ufficio; ciò
165
MADAGASCAR
comporta che anche i collaboratori di Jean François possano
contare su uno stipendio.
La casa famiglia Tsinjo Lavitra
La casa funziona da luogo di ritrovo per tutti i ragazzi
sostenuti a distanza ad Antsirabe, oltre a quelli ospitati
direttamente nella casa. Infatti, oltre agli ospiti fissi della
Tsinjo Lavitra, il Mais sostiene una sessantina di bambini che
vivono ad Antsirabe con i loro familiari. Vengono organizzati
incontri periodici con i genitori sull’alimentazione, sull’igiene
personale e sulla educazione dei bambini, anche grazie
all’aiuto fornito da alcune stagiste della scuola per assistenti
sociali di Antananarivo, che effettuano dei periodi di
formazione presso la casa. Vengono promossi anche corsi
professionali: agli incontri di formazione per trasformare la
soia hanno partecipato 12 mamme.
Hanno seguito 4 pomeriggi domenicali di formazione presso
la Casa Famiglia, poi un vero e proprio centro di formazione
professionale per la trasformazione della soia. Il progetto
sfocerà nell’avvio di un negozio dove la soia verrà
trasformata e i derivati saranno venduti al pubblico. I genitori
gestiranno i guadagni e la Casa Famiglia Tsinjo Lavitra farà
da supervisore. Questo progetto darà lavoro a 12 mamme.
Nella casa, i bambini dormono in quattro stanze (due per i
più piccoli, e altre due per quelli più grandi) e hanno a
disposizione una stanza comune per fare i compiti.
Ma, come nella maggior parte delle case malgasce, non è
prevista l’acqua in casa per cui il wc e la doccia, come pure
la cucina e il lavatoio, sono esterni all’abitazione.
166
MADAGASCAR
La casa Tsinjo Lavitra ospita anche un ufficio in cui vengono
conservate le schede dei ragazzi, il materiale scolastico da
consegnare a chi ne ha bisogno, le foto e il frigorifero arrivato
con il container della cella frigorifera qualche mese fa.
Il frigo è stato una rivoluzione per la casa, perché ha permesso
alla signora che si occupa della preparazione dei pasti di
organizzarsi meglio nel fare la spesa. La stanza di Jean
François è una capanna di legno e paglia nel cortile,
all’esterno della casa famiglia.
A fianco della casa c’è un altro piccolo pezzo di terra dove Tina
(giardiniere, falegname e fattorino) ha sistemato un orto e un
porcile per insegnare ai ragazzi della casa a prendersene cura.
Il progetto agricolo
Recentemente a Jean François e alla associazione T.L. sono
stati ceduti da parte di un proprietario terriero malgascio dei
terreni in varie parti del paese (6 ha ad Antsirabe, 7 ha ad
Amboanjobe Ambohimasina, 2 ha a Bemaha). L’idea di Jean
François e dei suoi collaboratori è stata di affidare la
coltivazione delle terre ad alcune famiglie dei ragazzi
sostenuti a distanza, che sono già tutte di formazione
agricola. Per far questo l’Associazione Tsinjo Lavitra ha
organizzato degli incontri di formazione presso la Casa
Famiglia in modo tale che questa attività raggiunga quella
stabilità necessaria affinché rappresenti sia un reddito per
alcune famiglie dei ragazzi sostenuti a distanza sia uno
sbocco lavorativo per alcuni dei ragazzi alla fine del loro
percorso scolastico. Già adesso alcuni degli universitari
frequentano la facoltà di agraria o studiano economia.
167
MADAGASCAR
Ciò che viene coltivato è mais, fagioli, fagiolini, soia, oltre al
riso. In alcune risaie, inoltre, è stato impiantato l’allevamento
del pesce.
Una parte del raccolto viene utilizzata direttamente dalle
famiglie per il loro fabbisogno, garantendosi, così,
un’alimentazione più equilibrata.
Un’altra parte viene trasportata in città per essere venduta.
Considerando che le strade in Madagascar, fatta eccezione
per pochissime di recente realizzazione, sono per lo più
nastri di terra pieni di buche, è stato acquistato, grazie al
contributo di tanti sostenitori del Mais, un fuoristrada.
MADAGASCAR
Il progetto con i pescatori
Questo progetto ha come finalità il miglioramento del
nutrimento dei malgasci. Abbiamo scelto la zona di
Miandrivazo dove il pesce di acqua dolce abbonda. Ci stiamo
organizzando per acquistare il pesce dai pescatori che
successivamente andrà depositato in una cella frigorifera. In
questo stesso posto verrà costruito un affumicatore e una
camera di essiccazione del pesce. I prodotti andranno ad
Antsirabe, Ambositra e Fandriana. In questo progetto sono
coinvolte circa quindici persone (pescatori, intermediari,
autisti, venditori, addetti all’affumicatore).
Jean Francois coordina le attività delle varie famiglie.
Il coordinamento di Jean François è la garanzia del fatto che
le famiglie vengano indirizzate alla coltivazione di prodotti
che poi troveranno facile allocazione nel mercato locale.
Inoltre, Jean François fa in modo che si crei quello spirito
cooperativo che è collante indispensabile in un progetto
simile.
Fino all’anno scorso, le famiglie avevano avviato la
coltivazione a soia di 5 ettari di terreno e ne hanno vangato
a mano altri 7 ettari. Dallo scorso maggio, invece, oltre che
sul fuoristrada, hanno potuto contare anche sull’utilizzo di
un trattore con aratro, acquistato un pezzo alla volta e poi
montato da uno dei genitori, di professione meccanico!
Per il prossimo futuro l’obiettivo è di creare cooperative
agricole tra quei genitori che hanno avviato il progetto
agricolo.
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169
MADAGASCAR
L’allevamento di pesci
Durante la stagione di coltivazione 2005/2006 abbiamo
realizzato un allevamento di pesce in una risaia di
Ambohimasina, deponendo in una risaia 5000 pesciolini che
sono diventati 150 chili di pesce, messo, poi, sul mercato di
Antsirabe.
MADAGASCAR
Scendendo verso sud, fino a giungere sulla costa, i bambini
hanno visitato inoltre alcune botteghe di artigiani del legno,
un lago, una fabbrica di carta, una piantagione di tè, il porto
di Tulear con annessa una visita all’interno di un grande
peschereccio. Poi una giornata intera in spiaggia!
Il campo scuola
Jean François, il referente Mais del progetto ad Antsirabe in
Madagascar, ha organizzato dall’11 al 20 agosto un campo
scuola.
Il contributo dei nostri sponsor ha permesso l’ottima riuscita
di questa iniziativa.
L’itinerario del campo scuola è stato scelto in base all’unica
strada asfaltata che collega Antsirabe al sud del paese. Le
città visitate sono state Fianarantsoa, Hiousy e Tulear. Alla
“colonie de vacance” hanno partecipato più di 50 tra
bambini e ragazzi dai 6 anni ai 18. Per tutti è stato il primo
viaggio della loro vita, la prima volta che hanno potuto
visitare e conoscere altre zone del Madagascar, la prima
volta che hanno visto il mare.
Antsirabe si trova al centro del Madagascar su un altopiano.
170
171
MADAGASCAR
MADAGASCAR
Testimonianze
ANTISIRABE, 6 DICEMBRE 2006
Cari Ambra e Antonio,
ho terminato con molto successo i miei studi. La
discussione della tesi è stata il 22 Novembre 2006. Devo
tutto questo a voi, io non so come ringraziarvi per tutto il
vostro aiuto. Vi ringrazio infinitamente per il vostro
sacrificio, vogliate trovare in questa lettera la mia più
profonda gratitudine. Ho pensato di spedirvi la mia tesi
affinché voi possiate vedere l’opera della vostra
beneficenza.
La mia promozione e la consegna del diploma saranno il 16
Dicembre 2006. Devo anche stampare una tesi per la
nostra biblioteca dopo questa data. Dopo gli studi, mi
auguro ancora di continuare a studiare fuori con un
dottorato, non lasciatemi tutta sola in questa vita così
difficile.
La vostra amica del Madagascar.
Arrivederci e a presto.
Luciana
L’anno scorso (2006) ci è arrivata una bellissima
notizia, quella della laurea di Luberto in Scienze
Agricole con una tesi sulla produzione semiartigianale
della Spirulina, un oligo alimento ricco di vitamine,
calcio e proteine, preziosissimo per una popolazione
così malnutrita come quella malgascia.
LETTERA DI LUBERTO
Questa tesi è il frutto dei miei 5 anni di studio all’Università
Saint Joseph di Antsirabe. Il tema della tesi è la produzione
semiartigianale della Spirulina. L’obiettivo di questo lavoro
è formare dei divulgatori per rendere accessibile a tutti la
coltivazione e la consumazione della spirulina, così da
aiutare i futuri produttori a creare un modello standard per
produrla a livello domestico, in cooperativa o in comunità.
Secondo l’OMS, la vera posta in gioco è attualmente la
malnutrizione: le carenze di micronutrimenti essenziali
non permettono all’organismo di assicurarsi la crescita o di
mantenere le sue funzioni vitali. L’Unicef stima che questo
male uccida 13 milioni di bambini all’anno, cioè 36.000 al
giorno. Ne conseguono dei ritardi nella crescita sia fisica
sia intellettuale, una diminuzione delle difese immunitarie
e, di conseguenza a ciò, un’alta frequenza di malattie
infettive. La spirulina potrebbe davvero essere considerata
un integratore alimentare. Questo microrganismo
acquatico può essere prodotto localmente in regioni calde e
persino desertiche.”
Luberto Rakotoarisoa Fanomezana
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173
INDIA
INDIA
INDIA
India
174
Si parla dell’India e il pensiero va al miliardo di abitanti e al
fatto che di questi una fetta considerevole vive in condizione
di estrema povertà.
Parlare di istruzione, qualità della vita, assistenza sanitaria
sembra veramente pensare al canovaccio di un libro dei
sogni che forse non sarà mai realizzato.
In tutto questo ci si è messa anche la Natura: lo tsunami ha
devastato centinaia di km di coste distruggendo interi
villaggi di pescatori e insieme alle case sono andate perdute
anche barche e reti.
L’intervento del Mais si è quindi diversificato: continuando il
sostegno alle case famiglia di Amalapuram e Mogalturu e il
sostegno a distanza a Bhimavaram (Andhra Pradesh) per
aiutare bambini e ragazzi a studiare o a imparare un lavoro,
si è anche avviato un progetto di ricostruzione post-tsunami
nel villaggio di Palle Thalle Palem grazie all’acquisto di
barche da pesca e delle reti distrutte dal maremoto.
In questo progetto il Mais collabora con il PIME e con
l’Associazione Obiettivo Solidarietà della Banca d’Italia.
Stiamo portando avanti anche un progetto di microcredito:
il metodo, d’altra parte, lo ha inventato un banchiere di
queste parti (del Bangladesh, per l’esattezza) e sembra la
soluzione più efficace per aiutare a sviluppare il piccolo
commercio e l’artigianato.
175
INDIA
INDIA
Popolazione
Popolazione sotto i 14 anni
Crescita demografica annua
Quoziente di fecondità
Aspettativa di vita
HDI (indice sviluppo umano)
Mortalità infantile
Orfani (in migliaia)
Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia)
Tasso HIV/AIDS
Popolazione sotto la soglia di povertà
Debito estero (USD)
Tasso alfabetizzazione (15 anni +)
Disoccupazione
PIL
1.095.351.995
(Luglio 2006)
30.8% (2006)
1.38% (2006)
2.73 bambini nati/donna
(2006)
64.71 anni
0.611 (2004) 126esimo/177 (fonte:
UNDP, Report 2006)
54.63 morti/1000 nati vivi
(2006)
25700 (2005)
n.d. (2005)
0.9% (fine 2005)
25% (2002)
$ 132.1 milioni
(30 giugno 2006)
59.5% (2003)
7.8% (2006)
$ 4.042 trilioni (2006)
FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF
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INDIA
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INDIA
Popolazione
Storia dell’India
L’India è il secondo paese al mondo per numero di abitanti.
È uno Stato aconfessionale, e sebbene gran parte della
popolazione sia di religione indù, qui vive la terza comunità
musulmana più numerosa del pianeta (La Costituzione
indiana riconosce ben 23 lingue officiali; inoltre è possibile
individuare tre grandi gruppi etnici principali: europoide,
mongoloide e australoide).
Nonostante l’economia del paese sia tra quelle a più rapida
crescita al mondo, la vasta massa della popolazione rurale è
povera e analfabeta. Le disparità nell’accesso ai servizi,
basate su classi, caste, discriminazioni di genere e
geografiche, sono tuttora enormi.
Attualmente lo Stato indiano si trova a dover affrontare
numerosi problemi; oltre alla disputa con il Pakistan riguardo
al Kashmir, rappresentano motivo di forte preoccupazione: la
sovrappopolazione, il degrado ambientale, la povertà estesa,
le tensioni etniche e religiose. Il forte inquinamento idrico, il
ridotto accesso all’acqua e alla rete fognaria, la scarsità di
medici e ospedali, la scarsità di strutture scolastiche sono le
dirette cause di altre tre importanti piaghe: la scarsa
disponibilità di acqua potabile, le condizioni igieniche
scadenti e l’alto tasso di analfabetismo.
A questa situazione, si è aggiunto lo tsunami che, nel
dicembre 2004, ha colpito la costa sud-orientale dell’India,
le isole Andamane e Nicobare, uccidendo migliaia di
persone.
La valle dell’Indo fu sede di civiltà urbane fin dal III millennio
a.C. Le città più importanti erano Mohenjo-daro e Harappa,
dove fiorì una complessa civiltà governata da una classe di
sacerdoti (nella quale si possono rintracciare le origini
dell’induismo).
L’India subì in epoca preistorica le due successive invasioni
dei Dravida e degli Arii (1800 a. C.). Conquistata (522 a.C.)
da Dario I re di Persia, fu poi raggiunta da Alessandro Magno
(327-325 a.C.).
Il buddismo (sorto intorno al 500 a.C.) cominciò a
sovrapporsi radicalmente all’induismo nel III secolo a.C.,
quando fu abbracciato dall’imperatore dei Maurya, Ashoka,
che regnò su una parte dell’India maggiore rispetto a
qualunque sovrano successivo fino alla dinastia dei Moghul.
Dopo il crollo dei Maurya diversi imperi sorsero e crollarono,
ma il più straordinario fu quello dei Gupta, che durò dal IV
secolo d.C. fino al 606. Fu un’età dell’oro per la poesia, la
letteratura e l’arte.
L’invasione degli Unni segnò la fine dei Gupta e il nord
dell’India si divise in vari regni hindu autonomi; per una vera
riunificazione occorrerà aspettare l’arrivo dei musulmani.
Nel 1192 il potere musulmano si insediò definitivamente e
nel volgere di 20 anni l’intero Bacino del Gange fu sotto il
suo controllo. I sultani di Dehli, però, erano un gruppo
inconsistente e l’islam non riuscì a penetrare al sud, che
restò sotto l’impero Hoysala dal 1000 al 1300 d.C. Gli
imperatori Moghul spiccano nella storia indiana. Marciarono
nel Punjab dall’Afghanistan, sconfissero il Sultano di Delhi a
Panipat nel 1525 e aprirono le porte a una nuova età dell’oro
179
INDIA
per l’architettura, l’arte e la letteratura. La loro ascesa al
potere fu rapida, ma ugualmente veloce fu il loro declino e
tra gli imperatori Moghul soltanto sei furono davvero grandi.
L’impero Maratha crebbe durante il XVII secolo grazie alle
grandiose imprese della casta inferiore degli Shivaji, e
gradualmente si impossessò di parti sempre più grandi del
regno dei Moghul. I Maratha consolidarono il loro controllo
sull’India centrale, finché non caddero sotto l’ultima grande
potenza imperiale, quella britannica.
Tra la fine del 1757 e la prima metà dell’Ottocento la Gran
Bretagna si impadronì dell’India pezzo per pezzo: nel 1876
la regina Vittoria fu proclamata Imperatrice delle Indie
(l’inglese fu imposto come lingua ufficiale), per la prima
volta l’intera nazione fu unificata sotto un unico governo,
180
INDIA
guidato da un alto funzionario, che ebbe il titolo di viceré. Il
dominio inglese sull’India ebbe due fasi: dapprima fu
soltanto un duro sfruttamento, successivamente, dopo
alcune ribellioni, l’Inghilterra si impegnò anche a
modernizzare la sua economia e a creare una classe media
di funzionari indiani istruiti e ben addestrati che
collaborassero nell’amministrazione del paese.
All’inizio del XX secolo iniziò la vera opposizione indiana al
governo britannico: il Congresso, fondato per dare all’India
un certo grado di autonomia governativa, cominciò a
spingere per ottenere un potere reale. Alla fine gli inglesi
tracciarono una via verso l’indipendenza simile a quelle
realizzate in Canada e in Australia.
Nel 1915 Gandhi fece ritorno dal Sudafrica, dove aveva
esercitato la professione di avvocato, e mise le sue capacità
professionali al servizio della causa indipendentista,
adottando una politica di resistenza passiva al governo
britannico, la "satyagraha". La seconda guerra mondiale
inferse un colpo mortale al colonialismo e al mito della
superiorità europea, e l’indipendenza indiana divenne
inevitabile.
Il Primo ministro del paese ormai indipendente fu Jawaharlal
Nehru il quale, adottando una rigida politica di non
allineamento, strinse alleanze con l’Unione Sovietica, in
parte a causa dei conflitti di confine con la Cina e in parte a
causa del sostegno fornito dagli Stati Uniti al Pakistan, il
nemico numero uno a causa della difficile questione del
Kashmir e del Bangladesh.
Fin dalla nascita del Pakistan nel 1947 i rapporti tra questo
Paese e l’India sono stati segnati da aspri conflitti:
attualmente il principale oggetto del contendere è il
181
INDIA
Kashmir, la regione a maggioranza musulmana annessa
all’India dal 1949 che il Pakistan non ha mai smesso di
rivendicare. In seguito a un accordo di pace stipulato grazie
alla mediazione delle Nazioni Unite la zona del Kashmir fu
suddivisa in due grandi regioni: il Kashmir pakistano e il
Kashmir indiano. La divisione non si estese oltre il ghiacciaio
Siachen. Da allora, ognuna delle due nazioni denuncia l’altra
di occupare illegalmente la parte restante dello stato e si
susseguono continui attentati (probabilmente effettuati da
gruppi di terroristi che non vogliono la pace tra i due Paesi),
volti al solo scopo di impedire un possibile e auspicabile
processo di normalizzazione tra l’India ed il Pakistan.
A Nehru successe nel 1966 sua figlia Indira, la cui ascesa al
potere causò una forte opposizione politica e la conseguente
proclamazione dello stato di emergenza. Dopo alterne
vicende politiche che culminarono nel 1984 con l’assassinio
di Indira, divenne primo ministro Rajiv Gandhi, figlio
secondogenito, che con alterne fortune portò il paese verso
gli anni novanta, per poi essere assassinato a sua volta
durante una campagna elettorale. Nel 1998 la guida
dell’Indian National Congress viene assunta da Sonja
Ghandi, moglie di Rajiv Gandhi, riconfermata presidente il
28 maggio 2005, dopo aver dovuto rinunciare alla carica di
Primo Ministro, a causa delle polemiche amplificate dalla
coalizione a lei opposta sull’opportunità di avere alla guida
dell’India una persona non indiana, bensì italiana e quindi
straniera.
182
INDIA
HIV/AIDS
L’India è al secondo posto al mondo per numero di abitanti
affetti dal virus dell’HIV/AIDS: la popolazione di sieropositivi
ammonta a quasi 5 milioni, risiede prevalentemente a
Mumbai e nei centri costieri dell’Andhra Pradesh e del Tamil
Nadu e rappresenta l’11,4% dei sieropositivi nel mondo.
Il principale metodo di trasmissione è attraverso i rapporti
sessuali. Da una ricerca nazionale condotta nel 2001 risulta
che meno della metà delle persone intervistate ha rapporti
stabili con un partner fisso e non infetto, inoltre la stessa
popolazione non ha una effettiva conoscenza dei sistemi di
prevenzione come il preservativo. Per di più la stigmatizzazione
sociale e la discriminazione dei sieropositivi continuano ad
essere delle barriere per la prevenzione, la cura ed il
trattamento.
183
INDIA
Bambini in India
Una recente ricerca fatta dal ministero della salute indiano
in collaborazione con l’Unicef ha evidenziato la totale
discrepanza tra quello che è il nuovo boom economico del
secondo colosso asiatico e il tardivo progresso dell’India in
materia di infanzia e nutrizione: circa il 46% dei bambini di
età inferiore ai tre anni è denutrito, quasi il 10% in più
rispetto all’Africa sub-sahariana. Le cause principali non
sono però da legare alla mancanza di cibo, come avviene in
Africa, bensì alla frequenza e alla qualità dell’alimentazione
data ai bambini, a cui si aggiungono le carenze del sistema
sanitario e la scarsa conoscenza delle madri di come
prendersi cura dei figli malati.
INDIA
bambini lavoratori nel paese. La maggior parte di loro non
hanno mai frequentato la scuola. Il numero di bambini di
strada è molto elevato. La pratica dei matrimoni precoci
continua a essere un problema serio.
Specialmente nei villaggi le figlie femmine fanno molta fatica
ad emanciparsi dal momento che la tappa fondamentale della
loro vita è ancora il matrimonio, combinato dalla famiglia in
età giovanissima spesso con un uomo più grande di età ed in
grado di prendersi cura della moglie bambina.
Nelle famiglie più povere le figlie femmine sono ritenute un
peso, perché per sposarle occorre provvedere alla dote.
Anche assicurando l’istruzione di base a queste ragazze, una
volta sposate ci si attende che si sottomettano al marito, si
occupino della casa e mettano al mondo dei figli.
Stando a tale ricerca il livello di malnutrizione indiano è
calato solo di un punto rispetto alla stessa indagine di sette
anni fa, quando la percentuale era attorno al 47%. I numeri
sono invece peggiorati per quanto riguarda i bambini e le
donne affetti da anemia: ne soffre circa il 56% delle donne
e il 79% di bambini sotto i tre anni. Progressi scarsi, infine,
anche nel tasso di bambini indiani vaccinati contro malattie
gravi, come la polio o il morbillo: la percentuale è del 44% e
si discosta di poco dal 42% di sette anni fa.
(FONTE: Articolo la Repubblica - sezione esteri - il 5 marzo 2007)
Molti bambini, e specialmente molte bambine, sono
vulnerabili a violenza, abuso e sfruttamento, e sono spinti a
entrare nel mondo della prostituzione o del lavoro nero.
Molte famiglie che non dispongono di entrate sono costrette
a far lavorare i propri figli: si stima che siano 12 milioni i
184
185
INDIA
Economia
Secondo una classifica della Banca Mondiale l’India è la quarta
economia al mondo, anche se con un reddito pro-capite molto
basso. L’economia indiana si compone di aspetti per certi versi
contrastanti tra loro, che vanno dalla tradizionale agricoltura
di sussistenza alle moderne piantagioni, dall’artigianato a
un’ampia gamma di industrie manifatturiere e non, al settore
dei servizi e dell’alta tecnologia in grande espansione.
INDIA
persone e che è diventato il settore trainante della crescita
economica indiana. Un forte incremento verso un ulteriore
sviluppo occupazionale è dato anche dalla sempre più
marcata tendenza delle aziende occidentali ad appaltare
servizi a fornitori locali, come nel caso dei call center.
Accanto al sovrappopolamento e alla povertà diffusa presso
larghi strati della popolazione, permangono altri gravi
problemi: i decennali contrasti con il vicino Pakistan sulla
regione contesa del Kashmir hanno portato a un’escalation
nucleare che ha preoccupato l’opinione pubblica
internazionale e riportato su livelli molto alti la tensione tra
i due paesi.
La Banca Mondiale prevede che la crescita del PIL sarà del
7% nell’anno fiscale 2006/2007 e passerà al 6,5% nel
2007/08, guidato soprattutto dalla forte domanda interna.
L’apertura dell’economia indiana ai mercati internazionali è
un fatto abbastanza recente e si fonda sulla riduzione del
controllo statale sulle importazioni e sugli investimenti
stranieri: l’India sta infatti perseguendo una politica volta ad
attrarre, in maniera sempre più consistente, investimenti
stranieri.
Istruzione
Il sovrappopolamento costituisce uno dei principali problemi
dell’India, in cui ben il 25% della popolazione vive al di sotto
della soglia di povertà e soffre la fame. Una delle principali
risorse dell’India è data dalla manodopera altamente
qualificata disponibile in loco; ciò ha permesso, negli ultimi
anni, lo straordinario sviluppo dell’industria informatica e
delle tecnologie software, che dà impiego a quasi 800.000
186
Il sistema scolastico indiano è per taluni aspetti molto simile
a quello italiano: si basa su due anni di asilo infantile, a cui
segue la scuola elementare e i tre anni di scuola media. Le
scuole superiori sono basate sulla differenziazione tra i primi
due anni, normali, e altri due anni, di livello intermedio (in
inglese intermediate), durante i quali ci si inizia a indirizzare
verso la facoltà universitaria da scegliere. Nelle università i
187
INDIA
primi tre anni sono generalmente frequentati da tutti gli
studenti, dai quali si distaccano in seguito quelli che
decidono di andare a lavorare.
Il problema fondamentale che però vive l’India è l’elevato
tasso di analfabetismo che sussiste nonostante l’istruzione,
almeno ai livelli più elementari (fino ai quattordici anni), sia
obbligatoria; questo in quanto in caso di evasione
dell’obbligo scolastico, rarissimo è l’intervento delle forze di
polizia. La causa principale di questo importante fenomeno
è la necessità per le famiglie di autosostenersi, di qui il
bisogno incondizionato di braccia per lavorare nelle
campagne o come manovali. A ciò si aggiunge l’inefficienza
dei servizi sociali, deputati ad aiutare i ragazzi o i bambini in
difficoltà.
Le scuole pubbliche dell’India sono inoltre divisibili, come
tutte le altre infrastrutture, in due categorie: alcune
appartengono al governo centrale, altre al governo dello
Stato autonomo in cui si trovano. Alle scuole del governo
centrale si può accedere solo se figli di persone che lavorano
per conto del governo di New Delhi. È piuttosto difficile
iscriversi a queste scuole e, nonostante le materie trattate
siano molto valide e piuttosto impegnative, l’insegnamento
dato non è sempre positivo e spesso mancano gli insegnanti.
188
INDIA
IL MAIS IN INDIA
L’Andhra Pradesh è una delle regioni facenti parte del
cosiddetto triangolo tropicale dell’India del sud.
Lo stato fu creato nel 1956.
Il 90% della popolazione è hindu, mentre i musulmani sono
concentrati nella capitale Hyderabad.
L’A.P è uno degli stati indiani dove è più marcato il paradosso
tra sviluppo tecnologico e arretratezza rurale.
Progetto AMALAPURAM
Questo progetto ha preso il via quando Laura Gengarelli (la
referente in Italia per l’India), ha visitato insieme a suor
Lorenza Calcagni (la referente sul posto) i lavori di
costruzione di una casa famiglia femminile (ed in seguito di
una seconda casa) con annessa la scuola presso il convento
delle Missionarie dell’Immacolata di Amalapuram nello
Stato dell’Andhra Pradesh, un territorio caratterizzato da
immense risaie appartenenti a ricchi proprietari terrieri i
quali danno lavoro a gran parte della popolazione locale
purtroppo però sfruttata e sottopagata.
L’economia locale è prevalentemente basata sull’agricoltura
e la stratificazione in caste della società ancora oggi
condiziona fortemente la vita delle famiglie, penalizzando
soprattutto il sesso femminile.
Le bambine ospiti delle due case famiglia (totalmente
sostenute dal Mais) provengono nella maggior parte dei casi
da nuclei familiari che non riescono a coprire le necessità di
base, o comunque che non potrebbero assolutamente
garantire l’istruzione ai propri figli.
189
INDIA
Questo progetto si prefigge l’obiettivo di assicurare
l’istruzione alle bambine ospiti delle case famiglia nei
villaggi di Amalapuram e Mogalturu. Le ospiti vivono nella
casa famiglia durante l’anno scolastico e tornano dai parenti
per le vacanze o in occasione di importanti feste religiose.
Nel tempo libero le bambine svolgono attività quali il ricamo
e il giardinaggio, ma in assoluto la passione che tutte
coltivano sono il canto e la danza locali.
villaggi sparsi nelle immense risaie del Paese. È proprio in
alcuni di questi villaggi che arriva l’aiuto economico dei
sostenitori del progetto “l’India di Suor Fernanda”,
finalizzato all’istruzione dei tanti bambini bisognosi.
Il contributo economico dei sostenitori di questo progetto
rende possibile quindi la crescita dei bambini, la loro
educazione scolastica, e il loro divenire adulti nell’ambiente
in cui sono nati, dando opportunità di lavoro e aiutando così
Progetto BHIMAVARAM e villaggi
le rispettive famiglie a uscire dalla condizione di miseria.
Alcuni bambini frequentano la scuola a Bhimavaram
venendo tutti i giorni a piedi, con il bus, in treno o in
bicicletta dai vicini villaggi; altri invece usufruiscono
dell’insegnamento nelle scuole costruite dalle Missionarie
dell’Immacolata dentro i villaggi stessi.
È importante sottolineare che molto spesso con le quote del
sostegno, si riesce anche a sopperire ai bisogni primari di
molte famiglie numerose.
Questo progetto è nato nel 1991 a seguito di un’esperienza
di volontariato vissuta da Laura Gengarelli, l’attuale
responsabile in Italia, in alcuni lebbrosari indiani di Mumbai
nello stato di Maharashtra, e di Bhimavaram nello stato di
Andhra Pradesh.
L’Andhra Pradesh, nell’India meridionale, è purtroppo uno
degli stati più poveri ed economicamente arretrati del subcontinente indiano, dove la società è ancora in gran parte
rurale e l’analfabetismo tuttora presente fra i contadini dei
190
INDIA
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INDIA
Progetto MOGALTURU
La casa famiglia Mogalturu è esclusivamente femminile ed
accoglie 103 ragazze provenienti da famiglie estremamente
disagiate che vivono nei villaggi circostanti. Normalmente la
precedenza per l’ammissione è riservata alle orfane. Tutte le
ragazze ospiti nella casa famiglia frequentano la scuola
governativa adiacente alla struttura e, nelle ore libere,
possono beneficiare di lezioni di ripetizione con un
insegnante pagato per questo specifico incarico.
Inoltre prendono lezioni di canto e di ballo.
INDIA
all’accordo stipulato dalla nostra associazione con il PIME e
con l’Associazione Obiettivo Solidarietà della Banca d’Italia,
con la costruzione della sala comunitaria, delle case per gli
abitanti del villaggio, di pozzi per l’acqua potabile, della
scuola e della biblioteca, del sostegno agli studi dei ragazzi
delle scuole superiori, oltre alla sperimentazione di un
progetto di microcredito.
Progetto Ricostruzione post - Tsunami
Grazie all’intervento del Mais è stato possibile riavviare, nel
corso del 2005, l’attività della pesca nel villaggio di Palle
Thalle Palem, grazie all’acquisto di barche e reti distrutte
dal maremoto.
Nel 2006-2007 il progetto è stato completato, grazie anche
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INDIA
Una testimonianza
di collaborazione e amore
MARY KAMMARAGIRI
Conobbi Mary circa quindici anni fa a Bhimavaram, quando
ancora non conoscevo l’Associazione Mais. Ero ospite presso
la missione di suor Fernanda, durante il mio solito viaggio
annuale in India. Una mattina, mentre ero impegnata a
ricevere tutti i bambini ed i ragazzi, chi da solo, chi insieme
ad un genitore, chi insieme ai nonni, arrivò da sola
camminando “a quattro zampe’’ Mary, che al tempo avrà
avuto poco più di dieci anni. La visione di questa bambina fu
spaventosa e l’impatto per me fortissimo, nonostante avessi
già qualche anno di esperienza di “orrori indiani”. Mary,
affetta da una gravissima forma di poliomielite che le
impediva di tenere il busto eretto, camminava letteralmente
piegata in due, quindi costretta ad utilizzare le mani come
fossero un altro paio di piedi, alle quali infatti aveva
attaccato delle palette per proteggerle dall’asfalto e per
ammortizzare almeno un po’ il peso di quel corpo riverso in
avanti. Sul suo viso, inondato dal sudore dei 48°C all’ombra
della stagione pre-monsonica, un’espressione di sofferenza e
di fatica che non dimenticherò mai. Suor Fernanda mi
raccontò qualcosa di lei, ma non ci fu molto da spiegare. In
quelle condizioni Mary era stata abbandonata dalla
famiglia, quindi finita in strada.
Del resto si trattava di una figlia femmina e per di più
storpia, non esiste calamità peggiore per una famiglia
indiana di casta bassa! A chi mai avrebbero potuto darla in
moglie?! Come avrebbe mai potuto onorare la famiglia di
suo marito senza assolvere al suo dovere di giovane sposa,
cioè mettendo al mondo dei figli?!
Accolsi immediatamente la richiesta di suor Fernanda di
adottare a distanza questa povera ragazza, che lei nel suo
194
INDIA
piccolo già aiutava, ma che attraverso il sostegno
economico permanente di un’adozione sarebbe stata
definitivamente tolta dalla strada, dove purtroppo era
continuamente vittima di scherno e abusi. Anche se Mary
non avrebbe mai avuto la possibilità di frequentare
regolarmente una scuola, attraverso l’aiuto dei sostenitori
e la protezione di suor Fernanda, avrebbe avuto cure
mediche più appropriate e una vita più dignitosa.
Infatti nel corso degli anni il caso clinico di Mary fu seguito
dai medici del posto più attentamente e, grazie all’aiuto
economico dei benefattori, fu possibile effettuare un
intervento chirurgico alla sua colonna vertebrale, tanto da
permetterle di tornare in posizione eretta, anche se
costretta a deambulare con un sostegno ed impossibilitata
a stare in piedi a lungo. Nel frattempo Mary cresceva più
sana e la muscolatura della sua schiena andava
rinforzandosi, come anch’io avevo modo di constatare
tornando in India gli anni seguenti. Finché in uno dei miei
viaggi, con grande felicità di suor Fernanda, trovai Mary
sposata a un tenero ragazzo di nome Papa Rao il quale,
nonostante avesse anche lui problemi fisici (soffre di
balbuzie), e un lavoro molto umile (cattura i topi che
divorano le piantagioni di riso: 1 rupia ogni topo
catturato!…), volle prendersi cura di questa ragazza
indifesa.
Convinti a metter su famiglia, espressero a suor Fernanda
il desiderio di poter avere una casetta tutta per loro,
possibilmente in muratura, dove crescere i figli. Fu così
questa l’ultima amorevole opera di suor Fernanda, prima
che il Signore la richiamasse improvvisamente a sé: riuscì
con altre generose donazioni dei sostenitori italiani a
completare i lavori della casetta in muratura per la giovane
coppia e per questo, devo dire, provammo ambedue
un’immensa soddisfazione, aumentata in seguito dal fatto
che miracolosamente, viste le sue condizioni, Mary riuscì a
195
INDIA
INDIA
mettere al mondo due splendidi figli, una femmina di nome
Karuna Gandalla, e un maschio di nome Jesu Raju, i quali
hanno rispettivamente otto e quattro anni, sono ambedue
adottati dal Mais, frequentano regolarmente la scuola e
godono di buona salute.
Questa bellissima famiglia indiana è per me, per il Mais e
credo per tutti i nostri sponsor un grande esempio umano
di riscatto nella dignità.
196
197
ROMANIA
ROMANIA
ROMANIA
Romania
198
A Natale del 1989 Ceausescu è stato spazzato via dalla
protesta di una popolazione esasperata dalle misere
condizioni di vita in cui il regime del dittatore aveva gettato
la Romania a tutto vantaggio del “solito” arricchimento
della Nomemklatura.
Quando il marcio è venuto a galla tutti abbiamo potuto
conoscere il livello reale di vita della popolazione rumena.
La malattia era praticamente “negata”: i disabili erano
reclusi in cliniche lager e abbandonati a se stessi; i
sieropositivi e i malati di AIDS, la cui stessa esistenza era
tenuta nascosta dal governo, facevano la stessa fine e il
tasso di sieropositività era il più alto tra i paesi dell’ex blocco
comunista; gli orfani, sempre più numerosi e sempre meno
assistiti, per sopravvivere ai rigori dell’inverno, erano
costretti a rifugiarsi nel sottosuolo delle città più grandi,
dando vita a una “corte dei miracoli” del terzo millennio in
cui le malattie, la fame, la tossicodipendenza regnavano
sovrane.
In un simile scenario parole come qualità della vita, scuola,
salute suonavano quasi irreali. E invece…
Grazie all’impegno di Stefania, responsabile di case famiglia
per minori con handicap, e all’Associazione Obiettivo
Solidarietà della Banca d’Italia è stato avviato un progetto
Mais per offrire istruzione scolastica e vitto decente a decine
di bambini e formazione professionale per ragazzi e adulti
portatori di handicap a Iasi nel nord del paese.
199
ROMANIA
ROMANIA
Popolazione
Popolazione sotto i 14 anni
Crescita demografica annua
Quoziente di fecondità
Aspettativa di vita
HDI (indice sviluppo umano)
Mortalità infantile
Orfani (in migliaia)
Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia)
Tasso HIV/AIDS
Popolazione sotto la soglia di povertà
Debito estero (USD)
Tasso alfabetizzazione (15 anni +)
Disoccupazione
PIL
22.303.552 (Luglio 2006)
15.7% (2006)
-0.12% (2006)
1.37 bambini nati/donna
(2006)
71.63 anni
0.805 (2004) 60esimo/177 (fonte:
UNDP, Report 2006)
25.5 morti/1000 nati vivi
(2006)
n.d.
n.d.
<0.1% (2006)
25% (2005)
$ 42.76 milioni (2006)
98.4% (2006)
6.1% (2006)
$ 197.3 bilioni (2006)
FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF
200
201
ROMANIA
Popolazione
La Romania ha una popolazione di 22.303.552 abitanti (2006)
con una densità media di 97 abitanti per km2. Il grado di
omogeneità etnico-culturale è considerevole: l’89% della
popolazione è infatti costituito da rumeni, discendenti dei
popoli che abitavano la Dacia al tempo della conquista
romana. La minoranza più consistente è quella ungherese
ROMANIA
è all’ordine del giorno. Una donna su cinque ne è colpita
direttamente. Anche i bambini patiscono la povertà e molto
spesso sono le vittime principali di questo fenomeno. Nella
sola capitale vivono oltre 3000 bambini di strada
tossicodipendenti.
Nella maggior parte dei casi, la grave ristrettezza economica
rende impossibile alla popolazione l’assistenza medica. Del
resto lo stato non dispone dei fondi necessari per garantire
un sistema sanitario o una previdenza sociale accettabile.
(7%), concentrata nella Transilvania, i rom (2%) sono presenti
soprattutto nella pianura rumena e i tedeschi (1% circa),
abitano prevalentemente nel Banato rumeno. Altre minoranze
sono rappresentate da ucraini, ebrei, russi, serbi, turchi,
bulgari e tatari (la tutela delle minoranze è ancora
insufficiente, specialmente per quanto riguarda i Rom che in
molti settori della società non godono ancora di pari diritti e
opportunità). Anche per quanto riguarda la religione, il quadro
è piuttosto unitario: l’87% della popolazione professa il credo
rumeno-ortodosso, un altro 5% è cattolico e l’1% è grecocattolico.
Con l’avvento dell’industrializzazione negli anni ‘60,
l’urbanizzazione ha subito un forte aumento tanto che
attualmente il 56% della popolazione vive all’interno di
centri urbani.
Il paese deve affrontare gravi problemi sociali che hanno
origine nell’estrema miseria della popolazione. Oltre il 25%
dei cittadini vive al di sotto della soglia di sussistenza. In
queste condizioni, i nuclei familiari con prole numerosa si
sciolgono facilmente e la violenza all’interno della famiglia
202
203
ROMANIA
Storia della Romania
Secondo la storiografia rumena, l’origine della popolazione
romena risale ai Daci, o meglio ai Geto-Daci, i quali
divennero una provincia dell’Impero romano nel 106. Fin dal
X secolo i magiari iniziarono a diffondersi all’interno della
Transilvania che, intorno al XIII secolo, divenne un principato
autonomo sotto la corona ungherese.
Nel corso dei secoli XIV e XV, mentre la Valacchia e la
Moldavia opposero una tenace resistenza nei confronti
dell’espansione dell’Impero ottomano, la Transilvania cadde
sotto il suo controllo nel XVI secolo. Nel 1600 i tre stati
rumeni si unirono, per un breve periodo, sotto Michele il
Bravo, principe di Valacchia, che aveva congiunto le proprie
forze con quelle dei potenti principi della Moldavia e della
Transilvania per combattere i turchi. L’unità durò però
solamente un anno; il principe venne infatti sconfitto
dall’azione congiunta di un esercito asburgo-transilvanico,
quindi catturato e decapitato. La Transilvania cadde allora
sotto il dominio asburgico, mentre la sovranità turca
204
ROMANIA
continuò incontrastata in Valacchia e Moldavia fino al XIX
secolo inoltrato.
Nel 1867, la Transilvania insieme all’Ungheria e ai
possedimenti ungheresi, entrò a far parte dell’Impero
austroungarico.
La Romania moderna (divenne indipendente nel 1877)
nacque il 24 gennaio 1859, quando Moldavia e Valacchia si
unirono, conferendo il principato unico a Alexandru loan
Cuza (già principe di Moldavia).
Nel 1916 la Romania entrò nella prima guerra mondiale a
fianco della Triplice Intesa. Alla fine della guerra gli imperi
austro-ungarico e russo svanirono; gli organi governativi
creati in Transilvania, Bessarabia e Bukovina scelsero
l’unione con la Romania, creando la Grande Romania.
Dopo la seconda guerra mondiale, la Romania divenne una
nazione comunista sotto la pressione dell’Unione Sovietica,
cui la Romania rimase sostanzialmente allineata fino alla
fine degli anni ‘50.
Nel 1948 venne abolita la monarchia e varata la
costituzione della Repubblica Popolare Romena.
Negli anni ‘60 i contrasti con l’Unione Sovietica, di natura
principalmente economica, portarono a una politica estera
indipendente e, nel 1965, al varo della nuova Costituzione
della Repubblica Socialista di Romania.
Nel 1965 inizia il governo dittatoriale del presidente Nicolae
Ceausescu, che finì con una rivolta nel tardo 1989, a partire
dalla qual data la Romania è divenuta un Paese di
democrazia occidentale. Nelle elezioni presidenziali e
parlamentari tenute il 1990, Iliescu vinse con l’85% dei voti.
Il FSN prese due terzi dei posti in parlamento, nominò un
professore universitario, Petre Roman come Primo Ministro e
205
ROMANIA
cominciò delle timide riforme di mercato libero.
Dalle elezioni del 2000 la presidenza della Romania è retta
da Adrian Nastase e dal partito Socialdemocratico (PSD),
battuto nel ballottaggio delle elezioni presidenziali e
parlamentari tenutosi il 20 dicembre 2004 dall’opposizione
di centrodestra “Giustizia e Verità” (liberali e democratici):
Traian Basescu (attualmente in carica), sindaco di Bucarest,
è stato eletto presidente, con il 51,23% dei voti.
Nel 2002 la Romania è stata invitata a unirsi alla NATO
(unione ratificata il 29 marzo 2004), mentre il 1° gennaio
2007 è entrata nell’Unione Europea.
ROMANIA
HIV/AIDS
Secondo le stime dell’UNAIDS, il programma dell’ONU che si
occupa di HIV e AIDS, alla fine del 2003 la Romania contava
circa 6.500 persone HIV positive. Sebbene si tratti di una
cifra ancora relativamente contenuta, il paese figura tra gli
stati con il più alto tasso di nuovi contagi al mondo! E il dato
più preoccupante è sicuramente il diffondersi del virus tra le
prostitute e i bambini.
Economia
A partire dal 1949 la Romania ha adottato un’economia di
tipo socialista basata sul modello sovietico. Conformemente
al modello socialista, i governi rumeni hanno privilegiato lo
sviluppo dell’industria pesante a scapito del settore
agricolo. La rapida crescita economica di cui ha beneficiato
il paese nel corso degli anni Sessanta si è così caratterizzata
per una cronica carenza dei beni di consumo e per un
notevole degrado ambientale, causato dalle strutture
tecnologicamente arretrate. Dopo la caduta di Ceausescu
nel 1989 e la fine del sistema socialista, tutti i settori
dell’economia hanno subito forti modifiche; per condurre il
paese verso un sistema di mercato, a partire dal 1990 sono
state adottate radicali riforme di carattere economico
(privatizzazioni, liberalizzazione dei prezzi e svalutazione
della moneta). La transizione da un’economia pianificata a
un’economia di mercato si è rivelata particolarmente lunga
e travagliata e ha determinato profondi disagi sociali.
Dal 2002 si sono susseguiti anni di crescita economica,
stimata intorno al 4,5% annuo, tasso che è cresciuto a più
206
207
ROMANIA
del 5% nel 2005. Dal 2003 l’aumento dei salari supera il
tasso di inflazione, che era di circa 1,2% al mese, ma che
successivamente è decresciuta. Nel 2005 l’inflazione si è
abbassata al 7,8% annuo. La Romania è stata invitata a
unirsi all’Unione europea nel dicembre 1999, data di inizio
delle negoziazioni.
Sfruttamento sessuale dei bambini
nel turismo a scopo di lucro
Tra i paesi europei, la Romania, e in modo particolare
Bucarest, rappresenta una delle principali mete turistiche per
chi pratica turismo sessuale. Nella maggior parte dei casi, le
prime vittime sono i bambini di strada. Si calcola che il 5% dei
bambini senza patria in Romania sono coinvolti forzatamente
nello sfruttamento sessuale. Di recente, a fronte di questo
fenomeno, si è registrato un aumento degli arresti e delle
condanne di cittadini stranieri incriminati per questo reato.
In Romania, lo sfruttamento di donne e bambini ai fini della
prostituzione ha sempre rappresentato un grave problema.
La legge emanata nel 2001 contro il dilagare del traffico di
persone non ha condotto a nessun miglioramento rilevante.
Donne e bambini rumeni continuano a essere rapiti per poi
essere condotti in vari paesi europei, sia dell’est che
dell’ovest, per poi essere sfruttati sessualmente. Chi viene
maggiormente attirato dalle false promesse di questi
trafficanti sono soprattutto i bambini di strada. Negli ultimi
anni è stato osservato che molti di loro vengono avviati al
giro della prostituzione di Amburgo, Berlino e Amsterdam,
per citare solo alcuni esempi.
La Romania funge anche da paese di transito per molte
208
ROMANIA
vittime provenienti da numerosi altri paesi, come la Turchia
e la Tailandia, e dirette in altri stati europei.
Istruzione
L’istruzione è gratuita e obbligatoria dai 6 ai 15 anni; il
sistema educativo promuove soprattutto gli studi tecnici. Il
tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta è pari al
98,5%.
L’istruzione nella scuola pubblica è gratuita, in quanto per la
maggior parte finanziata dal bilancio dello Stato e da quelli
locali. Lo Stato fornisce il materiale di supporto per le attività
scolastiche, specialmente agli studenti con ottimi risultati.
Insegnamento generale e corsi di studio
Superiori
Medie
Elementari
Materna
Durata
4 anni
4 anni
4 anni
4 anni
Età prevista
dai 15 ai 19 anni
dagli 11 ai 15 anni
dai 7 agli 11 anni
dai 3 ai 7 anni
Alle elementari, il 73,5% delle discipline è insegnato nella
madre lingua degli studenti, mentre alle medie la percentuale
passa al 75,4% e alle superiori oscilla fra il 60,2 e l’82,8%, in
base all’indirizzo prescelto. È previsto un programma speciale
nelle scuole in cui l’insegnamento avviene nella lingua delle
minoranze nazionali.
209
ROMANIA
IL MAIS IN ROMANIA
Il progetto è nato nel 2001 a Iasi, capoluogo della Moldavia.
Lo scopo è quello di prevenire l’abbandono dei bambini da
parte dei genitori a causa dell’estrema povertà delle
famiglie, di prevenire l’abbandono scolastico e incidere sulle
cause di emarginazione sociale alla quale sono condannati i
bambini indigenti.
La gestione del progetto è affidata a Stefania De Cesare, una
ragazza napoletana che vive da anni in Romania, che si
avvale della collaborazione di un’assistente sociale e della
stessa direttrice della scuola.
L’intervento sulla struttura scolastica e sul sostegno di
nuove attività educative e ricreative, inoltre, offre benefici
all’intera comunità locale.
Riportiamo, di seguito, la relazione annuale dell’associazione
“il Chicco” (con cui collaboriamo a Iasi), che ci illustra il
presente e il futuro del nostro progetto in comune
ASOCIATIA UMANITARA “IL CHICCO”
B-dul Chimiei, 35 Bl. F2-1, Sc. A, Et. IV, Ap. 3, Iasi
Tel/fax 0232 274255, 294174, Tel/fax: 0332 107735
[email protected]; [email protected]
210
ROMANIA
I nostri progetti comuni a Iasi, capoluogo della Moldavia, la
regione più povera del paese, continuano, e vediamo
crescere i bambini che ogni giorno stanno facendo dei grossi
progressi grazie al nostro comune aiuto.
Anche nel 2006 il progetto “Jonatan” si sviluppa in tre 3
parti:
• Centro diurno “Vulturas” con 10 beneficiari - nei locali
del comune di Barnova;
• Centro Diurno “Fluturas” con 7 beneficiari - presso la
sede dell’associazione il Chicco di Iasi
• Progetto Mais - Asilo 3 Iasi con 13 beneficiari
I bambini del miniprogetto Mais sono stati visitati
mensilmente nelle loro case dove si sono potute vedere le
loro condizioni socio-economiche e quindi sostenerli nei
bisogni più urgenti.
I bambini dei centri diurni Vulturas e Fluturas sono stati
seguiti giornalmente dalle nostre pedagogiste laureate e
molto motivate: Lisman Daniela e Barsan Anca.
La nuova legislazione (al passo con l’Europa) ci ha obbligato
a compilare numerosi documenti riguardanti lo stato di
salute psicofisica e le condizioni sociali di tutti i progetti e
dei loro beneficiari. Dal 2006 i centri diurni sono considerati
non più un semplice progetto che fa capo a una ONG, ma
una struttura a sé stante che necessita di autorizzazioni a
parte e viene sottoposta a controlli e ispezioni (durissima
quella ricevuta il giorno 7.02.07 un’ispezione come al tempo
del comunismo in cui tu devi solo abbassare la testa e
sopportare!) e deve prevedere una équipe multidisciplinare
composta da: assistente sociale, medico, pedagogista,
211
ROMANIA
psicologa e fisioterapista. Tutto ciò ha aumentato le spese di
gestione del progetto, ma ha avuto allo stesso tempo
ulteriori benefici per i bambini dei centri diurni.
Il 2006 ha visto la moneta locale stabilizzarsi, anche in
previsione dell’entrata in Europa della Romania e cosi l’euro
ha avuto una progressiva e costante svalutazione
quotandosi attualmente a circa 1 euro=3,3. Inoltre il
governo ha stabilito un aumento delle condizioni salariali,
cosicché attualmente per una persona laureata si prevedono
circa 350 euro al mese, 1160 ron, incluse le tasse.
Sono stipendi che comunque non soddisfano le spese che un
rumeno deve sopportare per poter vivere una vita degna, visto
che i prezzi al consumo sono cresciuti di più (ad esempio
all’ingrosso 1litro di latte costa 0,70 euro; 1 kg pane 0,54 euro;
1 kg carne di vitello 4,5 euro; 1 kg carne di pollo 4 euro; 1 l olio
di semi 0,78 euro; 1 kg riso 0,70 euro, 1 l. di benzina 1,06 euro).
Per la nostra associazione che deve gestire numerosi servizi
con i soldi ricevuti da sponsor italiani, gli aumenti salariali e
dei prezzi di consumo, la svalutazione dell’euro crea grandi
problemi di ordine economico.
ROMANIA
Un altro punto a sfavore è l’emigrazione in massa anche dei
giovani laureati verso settori di lavoro più redditizi o
soprattutto verso i paesi occidentali. Così anche le risorse
umane valide sono sempre più difficilmente reperibili.
Centri diurni “Vulturas” e “Fluturas”
Hanno come obiettivi generali:
• Prevenire l’abbandono scolastico dei bambini privi di
sostegno familiare;
• Offrire ai bambini un valido aiuto scolastico, per incidere
sulle cause principali di emarginazione sociale che
colpisce i bambini in stato di bisogno;
• Offrire ai bambini un ambiente relazionale stabile e
maturo per aiutarli a vivere serenamente la loro infanzia.
I nostri specialisti hanno come obiettivi:
• L’arricchimento del vocabolario attivo;
• L’aumento dell’autonomia nell’effettuare i compiti, sotto
la supervisione della pedagogista;
• La socializzazione positiva;
• Lo sviluppo positivo della propria immagine;
• Lo sviluppo delle capacità di comunicare e relazionarsi;
etc.
Dal 2006 i soldi vengono dati direttamente alle famiglie.
Ogni famiglia ha firmato un accordo in cui si impegna a
spendere tutti i soldi a favore del bambino sostenuto a
distanza. Ogni due mesi, quando la famiglia riceve i soldi,
deve portare il resoconto della somma ricevuta nel mese
scorso. Così riusciamo a controllare che i soldi siano spesi
212
213
ROMANIA
veramente per i bambini e fino adesso non ci sono stati
problemi. I bambini sono cresciuti sotto i nostri occhi e si
possono notare i grossi progressi da loro fatti sul piano
psico-fisico emozionale e socio-relazionale.
ROMANIA
Hanno bisogno di voi e del vostro costante aiuto…
… e un giorno diventeranno grandi, voleranno al di sopra di
tutte le loro difficoltà come vere aquile, guarderanno con
riconoscenza coloro che li hanno aiutati durante il loro
viaggio dell’infanzia…
ASSOCIAZIONE IL CHICCO
Carmen Scipcaru
I bambini sono da sempre il dono più grande che la VITA ci
offre. Nello stesso tempo sono i più deboli e bisognosi d’aiuto.
I bambini beneficiari di questo progetto sono, non solo in
uno stato di povertà materiale, ma anche relazionale.
Hanno bisogno di conoscere se stessi e le loro capacità per
potersi trasformare in piccole aquile…
Hanno bisogno di sguardi pieni di fiducia che diano loro la
forza e il coraggio di guardare in alto e vedere altre possibilità
di vita…
Hanno bisogno di sentirsi preziosi agli occhi degli adulti e di
accrescere in se stessi la consapevolezza del loro essere così
speciale…
214
215
EX-JUGOSLAVIA
EX-JUGOSLAVIA
EX-JUGOSLAVIA
Ex-Jugoslavia
216
Storie dei nostri giorni e quasi di casa nostra.
È di ieri la crisi dei Balcani e il frammentarsi in mille pezzi
della Jugoslavia, tenuta insieme per decenni dal carisma di
Tito e implosa alla morte del vecchio dittatore.
Serbi, croati, bosniaci, montenegrini, kosovari, sloveni tutti
contro tutti, odi e rancori mai sopiti tornati a galla, vendette
e rivalse, massacri e pulizia etnica tollerati dall’ONU e
favoriti dall’indifferenza internazionale o peggio da interessi
nazionali.
La creazione di nuovi stati a prevalenza etnica costringe
centinaia di migliaia di persone a fuggire dal loro paese,
abbandonare casa, lavoro, scuola e iniziare un calvario da
profughi senza patria, mal sopportati ovunque, spesso
rinchiusi in enclavi più simili a campi di concentramento che
a territori liberi. A farne le spese, come sempre, sono i
soggetti più deboli, i bambini.
Scuole chiuse e/o distrutte dalla guerra, famiglie senza
mezzi di sostentamento, difficoltà enormi a ottenere lo
status ufficiale di rifugiato e quindi l’accesso agli aiuti, agli
alloggi e all’iscrizione alla scuola, questi i problemi.
Grazie al prezioso lavoro di Patrizia Odor abbiamo aiutato
decine di ragazzi in Croazia, a Pola e in altre località a non
sprecare i loro anni migliori: grazie al Mais e, naturalmente,
al suo impegno, nel 2006 Mersiha si è laureata in Medicina…
217
EX-JUGOSLAVIA
EX-JUGOSLAVIA
Popolazione
Popolazione sotto i 14 anni
Crescita demografica annua
Quoziente di fecondità
Aspettativa di vita
HDI (indice sviluppo umano)
Mortalità infantile
Orfani (in migliaia)
Orfani a causa dell’HIV-AIDS (in migliaia)
Tasso HIV/AIDS
Popolazione sotto la soglia di povertà
Debito estero (USD)
Tasso alfabetizzazione (15 anni +)
Disoccupazione
PIL
4.500.000 (Croazia)
16.2% (2006)
-0.03% (2006)
1.4 bambini nati/donna
(2006)
74.68 anni
0.846 (2004) 44esimo/177 (fonte:
UNDP, Report 2006)
6.72 morti/1000 nati vivi
(2006)
n.d.
n.d.
<0.1% (fine 2005)
11% (2003)
$ 33.09 bilioni
(30 giugno 2006)
98.5% (2003)
17.2% (2006)
$ 59.41 bilioni (2006)
FONTE: CIA World Factbook e Il Rapporto sull’Infanzia 2007 dell’UNICEF
218
219
EX-JUGOSLAVIA
Storia della Jugoslavia
La caratteristica preponderante di quella che fu la Jugoslavia
è il suo pluralismo etnico, culturale e geografico: nell’area
balcanica sono presenti numerose etnie che, pur di piccole
dimensioni, hanno però precisi caratteri di ordine storico,
culturale e religioso che le differenziano nettamente (solo
considerando i territori dell’ex Jugoslavia, i gruppi etnici
presenti sono ben 24 per una popolazione complessiva che
nel 1981 non arrivava neanche a 23 milioni).
La "Jugoslavia" nacque come Regno dei Serbi, dei Croati e
degli Sloveni all’indomani del Congresso di Parigi del 1918,
a conclusione della prima guerra mondiale. Il nuovo Regno
fu proclamato il 1° dicembre 1918 dal principe reggente
Aleksandar Karad-ord-eviç, sotto il re Pietro I Karad-ord-eviç. La
Croazia, il territorio sloveno, la Bosnia e l’Erzegovina e il
Montenegro, avevano chiesto già in precedenza l’unione con
il Regno di Serbia.
Conseguenza della seconda guerra mondiale fu una
restaurazione del primo Regno di Jugoslavia attraverso la
costituzione di uno stato socialista, successivamente
chiamato Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (2
dicembre 1945).
Con la morte di Tito (presidente della Repubblica dal 1953 al
1980) le tensioni interne fra le diverse etnie, che prima
venivano represse anche con la forza, cominciano a
emergere. Dopo che quattro delle sei Repubbliche Socialiste
ebbero dichiarato l’indipendenza tra il 1991 e il 1992
(Slovenia, Croazia, Macedonia, Bosnia-Erzegovina), la
Federazione si sciolse e nacque la Repubblica Federale di
220
EX-JUGOSLAVIA
Jugoslavia, formata dalle 2 restanti repubbliche (Serbia e
Montenegro, comprese le regioni autonome di Vojvodina e
Kosovo).
Nel 2003 anche questa Federazione venne trasformata: la
riforma la denominò Unione di Serbia e Montenegro. Nel
2006, infine, la Serbia e il Montenegro si sono separati e
attualmente sono due Stati del tutto indipendenti.
Storia della Croazia dall’Indipendenza
ad oggi
Le prime elezioni multipartitiche del 1990 (proclamato
Presidente Franjo Tud-jman, rieletto per due volte e restato in
carica fino alla morte nel 1999) e la successiva acquisizione
dell’indipendenza il 25 giugno del 1991 si sono tradotte in
un profondo cambiamento della vita politica e sociale della
Croazia. I principi cui si sono ispirate le varie riforme
inaugurate nel 1991 sono: croatizzazione della lingua e
"purificazione dalle contaminazioni serbe", legame con la
tradizione storico-culturale della Croazia, pluralismo
culturale. Tuttavia, l’approccio nazionalistico impresso alle
riforme da parte del governo croato, lo stato di guerra
vissuto dal Paese fino all’estate del 1995 (tra Croazia e
Serbia) e il perdurante autoritarismo del presidente Franjo
Tud-jman hanno sostanzialmente impedito il rispetto dei
principi democratici e dei diritti umani, specie per le
minoranze. La questione serba rimane in particolare la più
scottante, perché i serbi rifiutano di essere ridotti a una
minoranza da parte dei croati. D’altra parte, il governo
croato, fin dal 1991, non ha fatto alcun gesto conciliatore
e/o rassicurante nei confronti della comunità serba, ma ha
221
EX-JUGOSLAVIA
contribuito rapidamente a emarginarla, come corpo
estraneo della nuova Croazia indipendente, ripetendo i
tragici errori del 1941.
Dal 18 febbraio 2000, la Presidenza della Croazia è retta da
Stjepan Mesiç. Egli condannò pesantemente l’operato del
predecessore Tud-jman, in particolare in relazione alle
politiche nazionaliste e autoritarie, all’isolamento
internazionale del Paese, alla mancanza di libertà nei mass
media nazionali, nonché alla cattive condizioni economiche
in cui era sprofondata la nazione. Egli adottò un approccio
maggiormente liberale, aprendo la Croazia agli investimenti
stranieri.
Attualità croata
La Slovenia e la Croazia dichiararono l’indipendenza, con
reciproco riconoscimento diplomatico, simultaneamente il
25 giugno del 1991. Nel farlo dichiararono di non avere
contenziosi di frontiera e di riconoscere il proprio confine fino allora interrepubblicano - quale nuova frontiera
interstatale, fatto che suggellarono in entrambi i parlamenti
con la rispettiva “Carta costituzionale di fondazione e
indipendenza della repubblica”. Il mutuo riconoscimento del
confine venne giudicato dalla commissione internazionale di
arbitrato per l’ex Jugoslavia, presieduta dal giudice francese
Robert Badinter, elemento fondamentale per il
riconoscimento internazionale di Slovenia e Croazia, sia da
parte dell’UE che dell’ONU.
Il confine del mare non fu stabilito e, non essendoci mai stata
una delimitazione di acque tra le diverse repubbliche
Jugoslave, bensì solo tra zone e settori di controllo delle
222
EX-JUGOSLAVIA
diverse polizie, a 13 anni dalla dichiarazione di indipendenza,
i due Stati si trovano ad affrontare, con reciproche accuse,
uno dei contenziosi territoriali più insidiosi nell’area ex
Jugoslavia, il cui oggetto è il Golfo di Pirano: la Croazia,
facendo appello al diritto internazionale e, nello specifico,
all’articolo 15 della Convenzione sul diritto marittimo,
considera che il golfo di Pirano debba essere diviso a metà
finché le due parti non trovino un accordo definitivo; la
Slovenia rivendica invece la sua piena sovranità sulla baia e
fa leva sulla disposizione della stessa convenzione che
prevede soluzioni diverse per i golfi ove ci siano particolari
condizioni storiche.
L’UE, con Solana e Patten, si è offerta di fare da
intermediaria nella gestione e risoluzione del conflitto, ma,
mentre il governo croato propone l’arbitrato internazionale
presso i competenti tribunali dell’Aia o di Amburgo, la
Slovenia si oppone all’arbitrato e spera di poter condizionare
il negoziato premendo sulla Croazia dal suo seggio
privilegiato nell’UE e nella Nato.
223
EX-JUGOSLAVIA
Economia
L’economia croata si basa prevalentemente sul terziario e
sull’industria leggera. Il turismo riveste un’importanza che è
andata crescendo negli anni. Il PIL pro-capite del 2004 era
di 11.200 dollari americani, pari al 41,6% della media UE.
L’organizzazione economica croata è attualmente postcomunista. Alla fine degli anni Ottanta, all’inizio del
processo di transizione verso il capitalismo, il sistema
versava in buone condizioni. Agli inizi degli anni Novanta
l’economia croata versava tuttavia in una situazione
difficile: circa 500 imprese statali dovettero dichiarare il
fallimento e già nei primi mesi del 1991 la produzione
industriale calò del 12% rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente; fu comunque in seguito all’aprirsi del
conflitto interno - giugno 1991 - che il paese conobbe un
drammatico e rapido declino. Numerose industrie furono
danneggiate o distrutte durante i combattimenti e le perdite
subite in guerra vennero valutate attorno ai 15 miliardi di
dollari USA. Alla fine del 1992 l’inflazione toccò un tasso del
500% e la disoccupazione aumentò sensibilmente. Negli
ultimi anni il paese è riuscito a uscire da questa profonda
crisi e ha conosciuto una forte crescita economica,
preparandosi all’ingresso nell’Unione Europea, la quale
rappresenta il suo principale partner commerciale.
Nel febbraio 2005, la Croazia ha sottoscritto il Patto di
Stabilità, Crescita e Sviluppo dell’UE e ha fatto sostanziali
passi in avanti verso la completa adesione. Le autorità di
Zagabria prevedono una forte crescita economica nei
prossimi anni, considerando che attualmente il paese soffre
a causa del deficit della bilancia commerciale e del debito
224
EX-JUGOSLAVIA
pubblico. Alcune grandi compagnie commerciali hanno già
beneficiato della liberalizzazione del mercato croato, mentre
si attende una forte espansione della produzione grazie a un
incremento degli investimenti.
Attualmente circa un quarto del PIL è costituito dall’industria
manifatturiera e dall’attività mineraria. Le industrie principali
si trovano attorno alla capitale e sono costituite dalla
chimica e plastica, lavorazione dei metalli, elettronica,
acciaio, alluminio, carta, prodotti del legno, materiale da
costruzione, tessile, raffinazione del petrolio, alimentari e
bevande. L’agricoltura rappresenta invece l’8% del prodotto
interno lordo. Le coltivazioni principali sono quelle del
frumento, orzo, avena, uva, agrumi, frutta, olive, e
allevamento del bestiame. Notevolmente importante è
l’industria turistica, che contribuisce al PIL in misura del
67%, assicurando un afflusso consistente di divise estere.
225
EX-JUGOSLAVIA
IL MAIS E L’EX-JUGOSLAVIA
Progetto POLA (Croazia)
L’intervento del Mais è iniziato non appena la fase più critica
di quella che possiamo definire una guerra interetnica era
terminata.
La situazione politica del dopo Tud-jman era apparentemente
più tranquilla, nei negozi tornavano i prodotti di largo
consumo, anche se a prezzi ancora proibitivi per la maggior
parte della popolazione, ma c’era ancora astio e rancore tra
Bosniaci e Croati.
Per quel che riguarda le famiglie seguite dal Mais alcune
hanno avuto il riconoscimento dello status di profugo
(perché musulmane) mentre altre, pur avendo la
cittadinanza croata, non avevano i mezzi necessari per far
studiare i figli.
In Croazia un profugo, pur avendo un lavoro regolare, non
godeva degli stessi diritti dei Croati e alla fine della guerra
questa situazione aveva delle ripercussioni drammatiche su
226
EX-JUGOSLAVIA
migliaia di famiglie. Ad esempio per poter mandare un figlio
al liceo un profugo deve pagare parecchie centinaia di euro
di tasse scolastiche mentre per i Croati l’iscrizione è gratuita.
Molti dei ragazzi che abbiamo assistito e assistiamo tutt’ora,
per poter pagare le tasse scolastiche, lavorano durante
l’estate.
La nostra più grande soddisfazione l’abbiamo avuta lo scorso
anno (2006) quando Mersiha, una tra le prime ragazze
sostenute dal Mais, si è laureata in Medicina.
227
EX-JUGOSLAVIA
EX-JUGOSLAVIA
Testimonianza
Riportiamo alcuni passaggi della lettera che la
Dottoressa Mersiha scrive ai suoi sponsor da Sarajevo
il giorno della sua laurea in medicina
Cari amici,
così ho finito i miei studi e ho preso il mio titolo
professionale: “dottore in medicina”!
Non so che dire, ci sono molte emozioni in me, so che è
successo qualcosa d’importante ma nel mio intimo ancora
non so di preciso quanto importante.
Il giorno che ho discusso la mia tesi ho avuto 15 minuti a
disposizione per parlare di tutto il mio lavoro, poi la
commissione mi ha posto delle domande a cui ho risposto
con molti particolari, infine la commissione si è ritirata e
quando i membri sono rientrati ho ottenuto il tanto
sospirato titolo di “dottore in medicina”.
Quando tutto è finito io, la mia mamma e i miei amici siamo
andati in un locale simpatico, abbiamo preso qualcosa da
bere e piccoli piatti di stuzzichini, nulla di speciale, ma è
stato abbastanza come divertimento!
Il mio prossimo impegno è fare esperienza negli ospedali,
dove lavorerò gratis per otto ore al giorno per fare un anno
di tirocinio.
Io e la mia famiglia non possiamo tornare nella nostra città,
Baja Luka; abbiamo vissuto a Pola per tanto tempo e ormai
i miei genitori hanno quell’età in cui non si hanno energie
per cambiare di nuovo residenza.
Ora, dopo la laurea, mi riposerò e poi dovrò organizzare la
mia vita e risolvere i miei problemi familiari.
Un bacio da Sarajevo
Mersiha
228
229
PROGETTI CONCLUSI
PROGETTI CONCLUSI
PROGETTI CONCLUSI
BRASILE
Progetto Ormali
SANTO DOMINGO
Progetto Puerto Plata
Il progetto nasce a Puerto Plata nel 1997 ed è il frutto delle
sinergie operative tra il Mais, l’ECPAT Italia e Setem
(un’associazione di volontariato spagnola).
Lo scopo era di salvaguardare i bambini dallo sfruttamento
sessuale, psicologico e fisico e d’inculcare loro, per quanto
possibile, l’idea del diritto ad essere bambini, accrescendo la
loro autostima, mandarli a scuola e/o in alternativa
insegnare loro un mestiere.
Bisognava individuare, per prima cosa, i bambini che non
andavano a scuola o quelli a rischio abbandono scolastico e
quelli che, a causa delle ristrettezze economiche familiari,
erano avviati al lavoro minorile o alla prostituzione.
Insieme a Setem ed alla collaborazione dell’Associazione
Agape (una onlus di Roma), abbiamo realizzato un centro di
abilitazione, una struttura che può assistere 200 bambini
insegnando loro un mestiere.
Lo stesso governo dominicano ha riconosciuto l’importanza
del lavoro svolto nel centro.
Il progetto, avendo raggiunto le finalità per le quali era stato
istituito, si è concluso nel corso del 2005.
230
Il progetto nasce nel 1992 con lo scopo di sostenere 11
operatrici dell’associazione Ormali, che si occupa delle
donne della periferia di S. Paulo. Grazie all’intervento del
Mais si è potuto anche affittare una struttura (Centro
Comunitario) in cui svolgere i corsi professionali e gli
incontri con le donne.
Il progetto con le donne di S. Paulo si conclude tra il 1997 e
il 1998 perché non più adeguato alla difficile realtà
brasiliana del momento, ma il nostro non è un addio…
SUDAFRICA
Progetto Durban
Il nostro intervento a Durban (Marianhill), sulla costa
orientale del Sudafrica, inizia nel 1990 dove la nostra
referente, Sister Helena, era impegnata molto attivamente
nel campo del recupero dei ragazzi di strada con
l’Associazione Street Wise.
Oltre al sostegno scolastico il Mais nel corso degli anni è
intervenuto per finanziare le strutture del laboratorio di
falegnameria e di panetteria.
Alcuni dei ragazzi seguiti andavano già all’università ed era
sempre più difficile trovare sponsor disposti ad aiutarli.
Il progetto si è concluso nel 1995 grazie anche all’intervento
di altri sponsor internazionali.
231
PROGETTI CONCLUSI
ARGENTINA
Progetto Rafaela
Progetto Buenos Aires - CAFI
Padre Carmelo Greco è un sacerdote di Salerno che svolgeva
l’attività di preside ed insegnante presso l’istituto S. Josè
nella città di Rafaela (prov. di Santa Fè) nel cuore della
pampa, vicino al rio Paranà.
È grazie alla sua opera di “testimonial” che il Mais ha
iniziato a sostenere nel 1998 due case famiglia di Rafaela
che ospitavano rispettivamente 24 bambini e 18 bambine,
tutti con una situazione familiare molto difficile dovuta alla
disgregazione del nucleo familiare per disoccupazione,
alcolismo, separazione dei genitori.
Spesso questi bambini venivano inviati nelle case famiglia
direttamente dal Tribunale dei Minori perché non avevano
parenti in grado di assisterli…
Abbiamo chiamato questi due progetti Rafaela Rosa (casa
famiglia femminile) e Rafaela Blu (casa famiglia maschile)
anche se sostanzialmente erano identici tra loro.
Lo scopo è stato quello di assicurare ai bambini il reintegro
nel loro nucleo familiare quando se ne stabilivano le
condizioni.
Il lavoro nelle case famiglia era incentrato sul recupero
psicologico, nei casi di traumi dovuti a violenze fisiche e
psichiche, e sulla scolarizzazione, oltre allo svolgimento di
attività formative e ricreative.
La nostra partecipazione si è conclusa tra il 2004 ed il 2005
quando la struttura delle case famiglia è stata modificata in
centri esclusivamente diurni ed il Tribunale dei Minorenni
non ha potuto più inviare lì i bambini che necessitavano di
un sostegno a tempo pieno.
Il nostro impegno a Buenos Aires con il CAFI diretto da
Roberta Esturo (centro assistenza per ragazze di strada) è
iniziato nel 1984 è si è avvalso della collaborazione degli
operatori e delle operatrici (assistenti sociali, psicologi,
operatori sanitari) del centro.
Lo scopo del progetto è stato quello di far frequentare la
scuola alle ragazze che prima del nostro intervento si
prostituivano in strada o provenivano da famiglie disagiate
ed erano vittime di violenza nello stesso ambito familiare.
Il CAFI nel corso di questi anni ha ricevuto il sostegno anche
di altre associazioni e nel corso del 2002 si è “emancipato”
dal nostro contributo finanziario, nello spirito più genuino
dell’autosviluppo a cui si è sempre ispirato il Mais.
Nel corso di questi anni centinaia di ragazze sono state
seguite dal centro ed hanno avuto l’opportunità di studiare
e d’imparare un lavoro e, naturalmente, hanno potuto
contare su di un supporto psicologico, indispensabile per
superare l’enorme disagio fisico e mentale di cui erano
vittime in precedenza.
Abbiamo visitato in più occasioni il CAFI e conosciuto gli
operatori e proprio grazie a queste visite in Argentina
abbiamo avuto la possibilità di conoscere nuove realtà e di
avviare nuovi progetti nel paese.
232
PROGETTI CONCLUSI
233
IL MAIS ADERISCE ANCHE A…
IL MAIS ADERISCE ANCHE A…
La Gabbianella
Il 3 dicembre del 1997, dopo alcuni incontri preliminari,
alcune delle associazioni che parteciparono al Convegno di
Roma sull’Adozione a Distanza, dettero vita ad un
Coordinamento con l’obiettivo di rafforzare la diffusione
delle varie forme di adozione a distanza.
Il nome è stato scelto ispirandosi al libro di Sepulveda, storia
di un’amicizia tra razze diverse.
Il Mais può essere considerato tra i padri fondatori del
Coordinamento che nel corso degli anni è passato dalle 14
associazioni iniziali, alle quasi 50 attuali (2007) e Vincenzo
Curatola, presidente “storico” del Mais, è tutt’ora portavoce
de La Gabbianella.
La necessità di “fare rete” è stato lo spunto trainante che ha
portato alla nascita del Coordinamento ed i riconoscimenti
pubblici ottenuti nel corso di questi anni ci dimostrano che
la strada seguita è quella giusta.
Rete per le donne africane
Durante la manifestazione Italia Africa alcune donne
africane provenienti dal Rwanda, dal Sudafrica e dal Sudan
si sono incontrate nella Capitale.
In quell'occasione, hanno espresso il desiderio di poter
essere aiutate nella costituzione in Africa di una Rete di
Donne Africane allo scopo di vedersi più unite nell'affrontare
le moltiplici sfide che hanno in comune.
234
IL MAIS ADERISCE ANCHE A…
Il Coordinamento per il Sostegno a Distanza La Gabbianella e
13 Associazioni partner del settore, tra cui il Mais, hanno
subito risposto al loro appello e, poco dopo, sono state poste le
basi per la nascita della Rete delle donne africane per la pace.
I principali obiettivi della Rete sono:
• aprire in ciascun paese una casa delle donne africane per
la pace;
• svolgere corsi di alfabetizzazione e di formazione per
favorire l'inserimento delle donne nel mercato del lavoro;
• sostenere e sviluppare attività economiche per favorire
l'autosufficienza delle donne;
• favorire momenti di confronto e di riflessione su temi
quali la tutela dei diritti delle donne, il valore della
solidarietà, la promozione di una pace duratura e lo
sviluppo sostenibile in Africa.
Il progetto rurale è entrato a far parte della Rete delle Donne
Africane. Stella Van der Merwe, la collaboratrice di Jackie
Stevenson, è stata in Italia per partecipare ai vari incontri
della Rete a Roma.
Grazie alla Rete verrà costruito un centro comunitario dove
le donne di Mmakaunyane si potranno riunire, organizzare
dei gruppi cucito, corsi di alfabetizzazione, di computer,
counselling, ecc.
La casa verrà costruita in collaborazione con il gruppo di
lavoro sulle tecnologie ibride, costituito presso il DiS Dipartimento di Strutture, della Facoltà di Architettura
dell'Università degli Studi Roma 3, con un progetto a zero
impatto ambientale e con l'utilizzo di materiali poveri e
riciclati.
235
IL MAIS ADERISCE ANCHE A…
Verrà coinvolta attivamente la popolazione locale che quindi
potrà, tramite questo progetto, apprendere tecniche nuove
di costruzione, da poter applicare in futuro per la
costruzione delle loro stesse case.
All'interno della Casa verranno eseguiti corsi di
alfabetizzazione, informatica e cucito e una volta al mese
verranno organizzati seminari gestiti dai rappresentanti
locali del Ministero della Sanità e della Pubblica Istruzione,
nonché dalle Rappresentanti dell'ANC Women (sezione
femminile dell’African National Congress).
Forumsad
IL MAIS ADERISCE ANCHE A…
Comitato romano per la cooperazione
decentrata
Costituito nel 2003 dal Comune di Roma su richiesta ed
iniziativa delle associazioni cittadine con lo scopo di
collaborare e creare sinergie nelle attività di cooperazione
internazionale svolte dal Comune.
Al Comitato aderiscono più di cento associazioni oltre ai
Municipi ed ai Dipartimenti del Comune, ai Sindacati, alle
Università, alle Aziende Municipalizzate ed ai soggetti
internazionali operanti a Roma.
A livello operativo il Comitato si struttura in 4 tavoli: Lotta
alla povertà, pace, sviluppo sostenibile, educazione.
Il Forum permanente delle organizzazioni di Sostegno a
distanza - Forumsad - a cui aderisce anche il Mais, si è
costituito a Genova nel novembre del 2003 con l’adesione di
circa 60 associazioni di sostegno a distanza.
È stato il punto d’arrivo di cinque incontri tra le varie
associazioni per intraprendere un progetto di
autoregolamentazione a garanzia dell’informazione e della
trasparenza del loro operato e per porsi come unico soggetto
nazionale nel rapporto con le istituzioni.
Il Forum ha approvato la Carta dei Principi e la Carta dei
Criteri di Qualità del sad.
Nell’ottobre del 2004 il Forumsad si è costituito in
associazione onlus.
Ormai l’organizzazione raggruppa circa l’80% delle
associazioni che si occupano di sad ed è in grado di avviare
un rapporto paritario di collaborazione con le Istituzioni,
grazie anche ad alcuni strumenti di cui si è dotato, uno fra
tutti, l’anagrafe nazionale del sostegno a distanza.
236
237
CENTRO BENNY NATO
CENTRO BENNY NATO
Il Centro Benny Nato (CBN) nasce dal progetto di sostegno
a distanza della “Yeoville Community School” (YCS) di
Johannesburg, Sudafrica.
È stato inaugurato nel 2001 alla presenza dell’ambasciatore
della Repubblica del Sudafrica e dei rappresentanti delle
organizzazioni che hanno appoggiato la lotta di liberazione
del popolo sudafricano dalla schiavitù dell’apartheid.
Si è voluto intitolare il Centro con il nome del giornalista
Benny Nato la cui preziosa attività d’informazione in Italia,
come rappresentante dell’African National Congress, ha
contribuito in modo determinante allo sviluppo della
coscienza antirazzista del nostro paese e alle iniziative
politiche e di solidarietà a sostegno del popolo sudafricano
oppresso durante il periodo dell’apartheid.
Per finanziare il CBN il progetto di sostegno a distanza della
YCS ha destinato una parte dei fondi per la creazione e il
mantenimento di un centro di documentazione e
d’interscambio culturale con il Sudafrica per mantenere viva
la storia della lotta all’apartheid e promuoverne la conoscenza
attraverso documenti, testimonianze e un sito web.
Nel 2004 (10° anniversario della fine dell’apartheid) il CBN
ha allestito una mostra fotografica per ricordare l’evento
con manifesti, foto originali e interviste.
Dal 2007 il CBN cammina con le sue gambe e si è costituito
come struttura autonoma, ma continuerà la sua
collaborazione con il Mais.
238
CRONISTORIA DEL MAIS
CRONISTORIA DEL MAIS
1988
Progetto Nicaragua
Progetto in collaborazione con l’associazione nicaraguese
“Miren”.
Contributo approvato a nov. ’88 per emergenza Nicaragua.
Progetto Egitto
Approvato il 27 luglio 1988
Nov. ’88 approvato contributo per acquisto di un taxi.
Progetto Bonanza
Approvato un contributo per il progetto “Bonanza”.
Progetto Sudafrica
Approvata la proposta di un progetto rivolto ad esuli
Sudafricani.
Progetto Eritrea
Approvato finanziamento ad una scuola elementare per
l’acquisto di banchi e materiale ricreativo per bambini.
Progetto Popolo Huaorani
Contributo, in collaborazione con l’Associazione “Terra
Nuova” per la delimitazione e la legalizzazione del territorio
del popolo Huaorani.
239
CRONISTORIA DEL MAIS
CRONISTORIA DEL MAIS
Sudafrica
Viene invitato in Italia Benny Nato, rappresentante in Italia
dell’African National Congress.
Immigrati in Italia
Si decide di avviare un progetto con gli immigrati in Italia
insieme all’Associazione “Senza Confine”.
1989
Rio de Janeiro
Viene stanziato un contributo per la biblioteca a Nova
Iguassu.
Muore Padre Nino Miraldi.
Sudafrica
Incontro con Benny Nato sul tema apartheid in Sudafrica.
Il Mais decide di partecipare al comitato promotore per la
legge sulle sanzioni al Sudafrica.
Belem
Approvata la realizzazione di un progetto a Belem con Padre
Savino Mombelli.
Recife
Approvato il finanziamento per la scuola di taglio e cucito a
Recife.
Sudafrica
Si decide di realizzare un progetto con gli esuli Sudafricani
dell’ANC.
1990
Palestina
Si decide di avviare un progetto con i palestinesi e di
sostegno all’Intifada, il progetto riguarda una cooperativa
agricola in Palestina.
240
Recife
Approvato progetto a Palmares per un laboratorio
artigianale.
Ecuador
Approvato progetto riguardante la cooperativa Pisambilla.
1991
Sudafrica
Approvato il progetto “ L’apartheid non sarà vinto senza di
loro”.
Campagna per i profughi Sudafricani.
Valença
Stanziato contributo per il progetto “Bambini di Valença”.
Palestina
Approvato progetto a favore dei palestinesi presenti nei
territori occupati ed elaborato dall’Associazione “Al Ard”.
241
CRONISTORIA DEL MAIS
CRONISTORIA DEL MAIS
Rio de Janeiro
Approvato finanziamento per i giovani di Rio per permettere
loro di frequentare i corsi preparatori di ammissione
all’università.
1992
Haiti
Invito di una giornalista di Haiti per degli incontri di
sensibilizzazione sulla situazione del suo paese e per la
definizione di un eventuale progetto, approvato, poi, a
giugno.
Recife
Approvato il progetto di taglio e cucito a “Santa Maria” e a
Recife.
Rio de Janeiro
Stanziato un contributo per il libro su padre Nino Miraldi in
preparazione a Rio.
San Paulo
Approvata proposta di un progetto di sostegno ai corsi di
formazione rivolti a donne a San Paulo in Brasile.
1993
Sudafrica
Ristrutturazione del centro di Marianhill.
Belem
Padre Savino propone di trasformare il progetto da sostegno
a singolo/a a sostegno del centro comunitario in via di
ultimazione. Proposta approvata.
Progetto Valença
Approvato il progetto da realizzarsi con sostegno a distanza
a Valença, referente Giovina.
Madagascar
Approvato il progetto di sostegno a distanza.
Buenos Aires
Approvato progetto di sostegno a distanza in Argentina
(referente Roberta Esturo).
Il progetto comprenderà le quote per le spese scolastiche e
la realizzazione di un centro di assistenza e orientamento
per le ragazze di strada e le loro famiglie.
Pola
Raccolta e trasporto medicinali per l’ospedale di Pola.
Iniziative di mondialità
Adesione ad un’iniziativa di sensibilizzazione e raccolta
fondi a favore dei bambini vittime della violenza e della
guerra. Approvato un testo sui ragazzi di strada in Brasile.
242
243
CRONISTORIA DEL MAIS
CRONISTORIA DEL MAIS
1994
Mais Notizie
Approvata la proposta di realizzare un periodico e una
newsletter.
Iniziative
Approvato convegno sul sostegno a distanza e su come
questo progetto può inserirsi nelle problematiche di
sfruttamento, in particolare dell’infanzia.
1997
Ex Jugoslavia
Proposta progetto SaD.
Iniziative autofinanziamento
1a giornata di sport e solidarietà (maggio).
1995
San Paulo
Approvato il progetto di medicina popolare integrata a San
Paulo.
Sudafrica
Approvato progetto di sostegno a distanza dei ragazzi figli di
esuli Sudafricani.
Viaggio della referente Barbara Watson in Italia.
Interrotto il Progetto a Marianhill.
Italia
Approvato il sostegno a distanza di una ragazza dello Zaire
in Italia.
Mozambico
Approvato un progetto di sostegno a distanza.
Iniziative
Festa per i 10 anni del Mais.
Approvata la costituzione del Coordinamento Associazioni
per il Sostegno a Distanza.
Ex Jugoslavia
Approvato progetto SaD.
1996
Corsi con suor Adeline
Approvati corsi sulla salute tenuti da Suor Adeline a
Torbellamonaca a giugno.
244
Progetto Santo Domingo e Fortaleza
Approvato progetto, in collaborazione con l’Ecpat a favore
dei ragazzi a rischio di prostituzione.
Madagascar
Approvato progetto di padre Emilien.
245
CRONISTORIA DEL MAIS
CRONISTORIA DEL MAIS
Progetto Ormali
Concluso il progetto di Suor Adeline.
Progetto Palmares
Si decide di non ampliarlo con ulteriori sostegni a distanza.
1998
Puerto Plata
Viaggio del Presidente del Mais.
Modifiche al progetto che prevede due sponsor a ragazzo e
la gestione diretta da parte di un gruppo di operatori locali
che ha come referente Josefina Paulino. Approvate le
modifiche.
Sudafrica - Yeoville
Visita in Italia delle nuova referente del progetto Jackie
Stevenson.
Iniziative
Approvato il coordinamento “La Gabbianella”.
Madagascar
Chiuso il progetto “Casa della Speranza”.
Recife
Approvata la proposta di avviare sottoscrizione per la
gestione di un Centro Giovani a Recife.
246
1999
Yeoville
Approvato anticipo per l’acquisto della casa famiglia a
Yeoville.
Iniziative
Il Mais aderisce al coordinamento “La Gabbianella”.
Rio
Stanziato contributo per ristrutturazione locali.
Serbia
Contributo per il progetto ABC in Serbia.
2000
Romania
Proposto un progetto di SaD.
Richiesto incontro con l’Ecpat per approfondire le rispettive
collaborazioni.
Puerto Plata
Si decide un incontro con Setem per verificare la possibilità
della costruzione di un centro a Puerto Plata.
Iniziative
Approvata l’adesione alla Carta dei Principi sul SaD.
247
CRONISTORIA DEL MAIS
CRONISTORIA DEL MAIS
2001
2002
Romania
Si approva l’avvio di un progetto in Romania.
Progetto Rafaela
Ricomincia il progetto nella forma del sostegno collettivo.
Puerto Plata
Approvato l’intervento con l’Associazione Agape per il
completamento del centro.
Claypole
Approvato progetto con supporto della scuola di Claypole
che mette a disposizione i locali scolastici.
Approvato finanziamento annuale del laboratorio.
Iniziative
Si annuncia la prossima inaugurazione del Centro Benny
Nato.
India
Avviato il progetto di SaD, proposto dalla neo-responsabile
Laura Gengarelli.
Madagascar
Proposta di realizzare una struttura di accoglienza ad
Antsirabe per ospitare i ragazzi della campagna che vanno a
studiare in città.
Sudafrica (Yeoville)
Si festeggia il decennale della scuola Yeoville Community
School.
Rio de Janeiro
Approvato il pagamento per l’affitto di una nuova biblioteca
per un anno e per le spese di ristrutturazione.
Viene proposto di costituire un’associazione locale per poter
comprare il locale, sede delle attività e della biblioteca.
Romania
Approvato il progetto di sostegno ad educatrici.
Yeoville
Richiesta ampliamento della casa famiglia.
Inizia la raccolta fondi.
Recife
Approvato il microprogetto “Laboratorio Atelier Harmonia”.
Progetti Rafaela Rosa e Rafaela Blu
Chiusura dei progetti.
Belem
Contributo per l’acquisto di un pulmino.
Sudafrica
Ampliamento della casa famiglia Saint Cristopher’s.
248
249
CRONISTORIA DEL MAIS
CRONISTORIA DEL MAIS
Proposta approvata della costituzione da gennaio 2003 di
una sede Mais in Sudafrica gestita da Jackie Stevenson.
Il Mais aderisce al Forum Sad.
Valença
Approvata la richiesta di contributo per nuovo pulmino.
2003
Rio de Janeiro
Preventivo acquisto locale per il Gruppo Nino Miraldi, locale
da usare come biblioteca popolare e sede del gruppo.
Buenos Aires
Chiusura del progetto per problemi legati al rapporto con la
referente in loco.
Puerto Plata
Prevista chiusura del progetto per settembre.
Iniziative
Stand solidali.
Allestimento di una mostra itinerante organizzata dal
Centro Benny Nato, con il patrocinio del Comune di Roma e
dell’Ambasciata del Sudafrica.
Il Mais entra a far parte del Comitato Cittadino per la
Cooperazione Decentrata.
Progetto “Io non discrimino”: progetto rivolto alle scuole per
approfondire il tema della discriminazione, realizzato dal
Mais, Amnesty International, Asal e Fnism.
Partecipazione al Tavolo della pace.
Il Mais partecipa a Londra (26/28 ottobre) ad un incontro
organizzato dal governo Sudafricano per l’anniversario della
fine dell’apartheid.
250
Yeoville
Approvato il Progetto Mahamba che sarà finanziato da una
fondazione svizzera.
Microprogetto per un laboratorio di cucito a Johannesburg
(partecipano mamme e/o rifugiate).
Swaziland
Avvio di una casa famiglia e sostegni scolastici.
2004
Madagascar
Si decide di acquistare un fuoristrada e di ampliare la casa
ufficio.
Swaziland
Avviato il progetto Swaziland con 50 bambini.
Yeoville
Previsto l’acquisto di un secondo appartamento.
Antsirabe
Approvata una raccolta fondi per l’acquisto di un
fuoristrada.
251
CRONISTORIA DEL MAIS
CRONISTORIA DEL MAIS
Swaziland
Approvato ampliamento della scuola, allaccio acqua e luce,
sistemazione aule già esistenti, acquisto di un terreno,
costruzione di una casa famiglia.
2005
Iniziative
Mais partecipa a Italia Africa.
Progetto Osservatorio Romano ACP (azioni contro la
povertà): progetto costituito da 20 associazioni fra cui il
Mais e una branca dell’Università di Roma Tre.
Il Mais è tra i fondatori della Rete delle Donne Africane per
la Pace.
India-post tsunami
Proposto un progetto di un anno per la ricostruzione di case,
acquisto di barche e reti per il villaggio di Machilipatun.
Puerto Plata
Approvata la chiusura del progetto.
Swaziland
Implementazione del progetto: costruzione di un centro
educativo e di una clinica; il tutto costruito sul terreno
donato dal Governo locale.
Progetto cucito collegato al precedente, finanziato con una
raccolta fondi.
Valença
Approvata la costituzione di un’Associazione locale.
Approvato progetto della biblioteca (intitolata a Jorge).
2006
Recife
Avviamento di corsi professionali.
Acquisto autoclave per la Clinica Sorriso al fine di
permettere la sterilizzazione degli strumenti del dentista.
Avviato il “Progetto Classe”: sostegno a distanza di una
classe intera.
Vengono acquistate due case per due famiglie di Recife
senza tetto.
Antsiranana
Rifacimento dell’impianto di amplificazione.
Claypole
Contributo per i giovani atleti di Taekwondo.
Costituzione in corso di un’associazione locale.
Iniziative
Proposta di creare un Centro di Documentazione Benny Nato
in Sudafrica.
Avviato il Progetto Agricolo con la Scuola “Emilio Sereni” di
Roma con il contributo della Provincia di Roma.
Rio de Janeiro
Ricostruzione del tetto per la biblioteca.
252
253
CRONISTORIA DEL MAIS
Swaziland
La costruzione della clinica è terminata. Seguirà la raccolta
fondi per le case del personale volontario.
Ultimate le 4 aule della scuola, gli uffici del preside e l’aula
insegnanti.
Pretoria
Approvata una collaborazione con studenti di Architettura di
Roma Tre per la costruzione della casa delle donne a
Mmakunyane, progettata dalla Rete delle Donne Africane
per la Pace.
Dimenticavamo…
IL MAIS È ALTRO ANCORA:
Centinaia di mercatini di Solidarietà a Roma e provincia ma
anche a Modena, Genova, Milano.
Manifestazioni sportive con le scuole per farci conoscere.
Concerti, cori e spettacoli teatrali per l’autofinanziamento.
Decine di incontri con studenti ed insegnanti per illustrare i
nostri progetti.
Meeting, dibattiti, tavole rotonde con privati ed istituzioni
per promuovere il nostro operato.
Confezionamento e vendita di cesti di Natale, artigianato
etnico, biglietti d’auguri ecc.
Lotterie per sostenere microprogetti.
Cene di solidarietà.
Un’agenda annuale.
Un notiziario per tutti gli aderenti.
Un sito Web.
Una news letter.
E tanto altro ancora…
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