www.booksprintedizioni.it
Copyright © 2014
Sergio Di Stefano
Immagini dell’autore
Tutti i diritti riservati
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 3
PREFAZIONE
Verso la fine del 1998 terminai di scrivere “Oltre Eden”, un
lavoro che aveva lo scopo di approfondire le ragioni del gap
culturale tra Paleolitico e Neolitico, navigando tra le discipline
coinvolte nel problema, dall’Antropologia alla Geologia, alla
Storia ed ai Miti e alle Leggende, tra le quali l’immancabile
vicenda platonica di Atlantide.
“Oltre Eden” conteneva essenzialmente una sorta di
“Teoria unificata” delle origini preistoriche della cultura umana e
proponeva, tra le altre cose, che esisteva una certa probabilità che
le famose Piramidi fossero molto più che banali e megalomani
monumenti funerari per uso faraonico; infatti esse apparivano
piuttosto un effetto metafisico delle suddette origini,
con scarsa rilevanza astronomica ad onta di tutte le speculazioni di
quel tipo che sono state fatte su di esse.
Avevo chiamato il primo lavoro “Oltre Eden” come sintesi
dell’idea che per capire eventi della Preistoria occorreva andare
attraverso e al di là del “Buco Nero” del Mito, in particolare al di
là del Mito più importante dell’Umanità, ossia quello del “Paradiso
perduto”.
Terminato “Oltre Eden”, che toccò la questione specifica
delle Piramidi e della Sfinge solo marginalmente, nel 2000 integrai
il lavoro già fatto con un ‘libretto’, che chiamai “La Settima
Piramide”, dedicato appunto al tema dei monumenti della piana di
Giza e delle loro ‘anomalie’. Scelsi il titolo “La Settima Piramide”
perché alla fine tale risultava essere con grande probabilità il
nocciolo del rebus archeologico irrisolto della massima meraviglia
del mondo, senza con ciò sminuire la Sfinge, parte di un
complesso inconfutabilmente e misteriosamente tanto diverso da
lei stessa.
L’unione del dato simbolico con quello scientifico
interdisciplinare da un lato suggeriva che i nostri antenati erano
meno tecnologici ma senza dubbio più intelligenti dei loro
discendenti fino ad oggi e dall’altro poneva una seria ipoteca sul
Sergio Di Stefano – pag. 4
nostro futuro prossimo, tanto seria quanto può esserlo una
catastrofe annunciata ma presa in scarsa o nessuna considerazione.
L’architettura dei due testi presi separatamente e dei
rapporti tra loro è apparsa per anni su GEOCITIES, da tempo
dismesso da YAHOO. La versione corrente, che li integra sotto
l’unico titolo “La Settima Piramide”, è invece ora descritta
sommariamente su Wordpress (Italiano) e nel vecchio WEBSITE
mirror (Inglese), ovviamente sempre come abstract.
Chi arriverà alla fine di questo libro potrebbe essere
sfiorato dall’idea che esso abbia in animo di contestare in qualche
modo le Teorie ufologiche, riportando a Terra tutti i grandi quesiti,
dalle Piramidi egizie ai “Teschi di cristallo” (qualunque cosa essi
siano), con tutti i loro annessi e connessi fino ad Area 51, ma non è
così.
Infatti, sostenere che i nostri Antenati non furono dei rozzi
umanoidi ma uomini perfino migliori di noi non contrasta
minimamente con l’idea che la Terra possa esser stata visitata in
qualche tempo da viaggiatori spaziali per qualche ragione
particolare e che magari un domani nemmeno troppo lontano li
potremmo incontrare faccia a faccia .. si spera in bene; solo che
l’Evoluzione terrestre potrebbe non aver avuto affatto bisogno di
Dèi dallo Spazio profondo per giustificare cose che appaiono
inspiegabili magari solo per una disgraziata combinazione di
eventi.
Tuttavia, potrebbe anche essere che il mio lavoro non sia
poi altro che una specie di “Sogno di una notte di mezz’Autunno”,
pieno anche questo di Elfi e Fatine. In questo caso, sarei comunque
soddisfatto di non aver fatto torto agli Antichi, ai quali porto molto
più rispetto che ai moderni per tutte le ragioni che sono
abbondantemente discusse nel libro e di aver reso un buon
servizio a qualcuno con tutta la documentazione della quale mi
sono avvalso.
Sergio Di Stefano
Dedicato a mia moglie Carla e a mio figlio Raffaele
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 7
Sommario
1.
2.
3.
Storia e memorie ‘storiche’
Substrati comuni
«Perduto il TAO, venne poi la virtù; ...», alias “Le età dell’Oro”
3.1
L’Egitto
3.2
Lemuria, MU ed Atlantide
4.
Le Colonne d’Ercole
5.
L’età dell’oro secondo Genesi
5.1
Un errore politico
5.2
Donna o Yin?
5.3
Il marchio della faida
5.4
Noè “camminava con Dio”
5.5
Discontinuità reali
6.
Una possibilità per Eden e il suo Giardino
6.1
L’IPOTESI
6.2
Prime conseguenze
6.3
Discendenza di Adamo secondo la Torah
6.4
9600 a.e.v.
6.5
La questione dell’isola che non c’è
7.
Le origini, il tempo e il perché di una migrazione
7.1
Rotta ENE
7.2
Quando ”Dio pose l’Uomo in Eden”
7.3
Vulcani e congiunzioni
7.4
La Tecnologia dei “Figli del Cielo”
8.
Prima di Atlantide e dopo il Diluvio
8.1
Le Cronologie ebraiche
8.2
Frammenti post-diluviani
8.3
La testimonianza d’Esiodo
9.
Riepilogo
10. Decadenza e catastrofi; altre testimonianze
11. Il problema degli Archivi storici
12. Sfinge e Diluvio
13. Dal Diluvio alle Piramidi, ovvero dall’ottavo al quarto millennio a.e.v.
14. Il Progetto “plateau di Giza”
14.1
Divertiamoci coi numeri, ovvero: Lossodromie di 5.000 anni fa
15. Vulcani e Piramidi
16. Un predicatore venuto dalle profondità della Storia
16.1
“La Fede è fondamento delle cose che si sperano ...”
17. Arca dell’Alleanza, Graal, Templari
15
25
27
31
33
44
78
79
83
87
90
91
96
101
111
113
118
122
124
124
140
144
150
151
156
159
179
196
201
212
214
222
231
242
249
254
260
269
Sergio Di Stefano – pag. 8
18. Il popolo eletto
19. Una fabbrica di categorie
20. Una nuova catastrofe dietro l’angolo?!
20.1
Qualche cenno sulle Profezie “apocalittiche”
21. Conclusione
280
282
284
297
299
APPENDICE
22. Il Cosmo e il “Big Bang”
308
23. Il Sistema solare
312
24. La Terra
314
24.1
Glaciazioni
324
24.2
Geologia antartica
329
24.3
Precessione degli Equinozi
342
25. L’Uomo
346
25.1
Cenni di storia della Cina
350
25.1.1
Periodo leggendario pre-dinastico: III millennio a.e.v.
350
25.1.2
Periodo storico dinastico (~ 2205 a.e.v.÷1911 e.v.)
352
25.2
Richiami sulla Filosofia in Cina e paralleli con la Filosofia in
Grecia
356
25.2.1
La Filosofia in Cina
357
25.2.2
Le Scuole filosofiche cinesi; il Taoismo
359
25.2.3
Yang Chu
363
25.2.4
Lao Tse
365
25.2.5
Ciuang Tse
376
25.2.6
Il Qi
376
25.2.7
Confuciani e Taoisti; due rami dello stesso albero
379
25.2.8
La scuola YIN-YANG
384
25.2.9
La teoria dei 5 Elementi
389
25.2.10
Parallelismi specifici
395
25.2.11
Il Qi Gong
403
25.2.12
Il Qi Gong e la scuola empedoclea
409
25.2.13
Altre similitudini
419
25.2.14
La Cabala: una forma di Yoga-Qi Gong ebraico?
427
25.2.15
L’”Albero della Vita” nella Tradizione Sciamanica
437
25.3
Citazioni essenziali
440
25.3.1
Tao Te Ching
440
25.3.2
Lieh-tse
442
25.3.3
Ciuang-tse
444
25.3.4
Esiodo
445
Bibliografia generale
44
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 9
Indice delle figure e delle tabelle
Figura 1 - La “Rivoluzione neolitica” .............................................................. 23
Figura 2 - Rappresentazione schematica del Canale di Sicilia al picco dell'ultima
glaciazione (20.000 anni fa) ..................................................................... 73
Figura 3 - Ricostruzione della mappa del mondo secondo Anassimandro o
Ecateo di Mileto (da: “History of Portuguese Cartography”, Armando
Cortesao, Coimbra 1969, Vol. I pag. 75.) ................................................ 74
Figura 4 - Ricostruzione della mappa del mondo secondo Erodoto (e.g. cfr.
http://www.henrydavis.com/MAPS/Ancient%20Web%20Pages/109B.html)...................... 75
Figura 5 - Ricostruzione della mappa del mondo secondo Dicearco di Messina
(da: “History of Portuguese Cartography”, Armando Cortesao, Coimbra
1969, Vol. I pag. 77) ................................................................................ 76
Figura 6 - Ricostruzione della mappa del mondo secondo Eratostene di Cirene
(da: “History of Portuguese Cartography”, Armando Cortesao, Coimbra
1969, Vol. I pag. 84) ................................................................................ 77
Figura 7 - Le due discontinuità storiche fondamentali secondo Genesi. .......... 95
Figura 8 - Configurazione attuale del delta del Nilo ...................................... 100
Figura 9 - La crisi di Eden .............................................................................. 117
Figura 10 - Polo Sud; Orione alto sull’orizzonte ............................................ 134
Figura 11 - Altezza d’Orione per un osservatore a 65° Sud nel 10000 a.e.v. . 135
Figura 12 - La mappa di Piri Re’is ................................................................. 136
Figura 13 – L’isola continente ........................................................................ 137
Figura 14 - Rotta ENE .................................................................................... 138
Figura 15 - Zone oceaniche maggiormente perturbate da forti venti e moti ondosi
................................................................................................................ 139
Figura 16 - Quando Dio pose l'uomo in Eden ................................................ 143
Figura 17 - L'Antartide ed il monte Erebus .................................................... 149
Figura 18 – Un’epoca possibile per il grande Diluvio .................................... 155
Figura 19 - Le cronologie ebraiche ................................................................ 158
Figura 20 - Mappa delle civiltà del Neolitico ................................................. 178
Figura 21 - Schema riassuntivo della Teogonia.............................................. 194
Figura 22 - Le Età dell’uomo secondo Esiodo ............................................... 195
Figura 23 – Nascita, espansione e declino dell’antica onda metafisica .......... 200
Figura 24 - La Sfinge nella piana di Giza ....................................................... 219
Figura 25 - Il Leone guarda l’Est ................................................................... 220
Figura 26 - Videoclip del Leone ..................................................................... 221
Figura 27 - Il disallineamento di Mintaka ...................................................... 229
Figura 28 - La cintura d’Orione rispetto alle piramidi di Giza ....................... 230
Figura 29 - Come sarebbe apparsa “Micerino” se ... ...................................... 241
Sergio Di Stefano – pag. 10
Figura 30 - Planimetria del plateau di Giza ................................................... 246
Figura 31 - Le lossodromie di Giza ................................................................ 247
Figura 32 - Il triangolo di Ross ...................................................................... 248
Figura 33 - Il “Triangolo” del Messico .......................................................... 253
Figura 34 - Il simbolismo del Bafometto dei Templari .................................. 278
Figura 35 - Il T’ai-chi T’u dei Taoisti (1), il pettorale del pipistrello maya di
Copan (3) ed il simbolo templare del castello di Chinon (2) .................. 279
Figura 36 - Specularità tra il 7988 a.e.v. e il 2013 e.v.................................... 292
Figura 37 - Configurazione planetaria nel Febbraio 2019 .............................. 293
Figura 38 - Distribuzione degli avvicinamenti 2013-2020 ............................. 294
Figura 39 – Distribuzione delle probabilità d’impatto in funzione della latitudine
................................................................................................................ 295
Figura 40 – Videoclip della rotazione terrestre............................................... 296
Figura 41 – L’evoluzione del Pangea ............................................................. 322
Figura 42 – L’orologio dell’Evoluzione ......................................................... 323
Figura 43 - Andamento della temperatura a latitudine assegnata ................... 328
Figura 44 - Il cammino apparente del Polo Sud ............................................. 340
Figura 45 - Il rift dell’Antartide occidentale................................................... 341
Figura 46 - Il movimento di precessione ........................................................ 343
Figura 47 - Cambiamento di direzione dell’asse tra le stelle fisse .................. 344
Figura 48 - Spostamento della linea equinoziale ............................................ 345
Figura 49 – L’evoluzione dei Mammiferi....................................................... 348
Figura 50 – L’Uomo ....................................................................................... 349
Figura 51 - Frontespizio dell’I Ching ............................................................. 383
Figura 52 - Trigrammi, ordinamenti di Fu Hsi (a sinistra) e di Re Wen (a destra)
................................................................................................................ 387
Figura 53 - Il Diagramma della Realtà Ultima ............................................... 388
Figura 54 - I cinque Elementi ......................................................................... 394
Figura 55 - La fisiologia taoista...................................................................... 402
Figura 56 - I Dantian e la piccola circolazione celeste .................................. 408
Figura 57 - I Chakra fondamentali dello Yoga ............................................... 424
Figura 58 - Le Sefiroth 1, 6, 9 e 10 dell’”Albero della Vita” cabalistico ...... 430
Figura 59 - La Montagna di Rame.................................................................. 439
Tabella 1 - La diffusione della Specie Homo sul pianeta Terra........................ 24
Tabella 2 - La discendenza di Adamo secondo la Torah ................................ 116
Tabella 3 - Masse planetarie........................................................................... 148
Tabella 4 - I rapporti dimensionali tra le piramidi.......................................... 240
Tabella 5 – Elenco degli avvicinamenti previsti nel 2001 per il 2011 ........... 290
Tabella 6 – Elenco degli avvicinamenti previsti nel 2001 per il 2012 ........... 291
Tabella 7 - Le epoche dell’Evoluzione terrestre ............................................. 321
Tabella 8 - Glaciazioni e periodi interglaciali ................................................ 327
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 11
NOTE INTRODUTTIVE
Questo libro anzitutto accoglie i 19 punti dell'errata corrige
della prima edizione di “Oltre Eden”, elencati anche di seguito
(purtroppo non era stato possibile allegare le correzioni alla prima
edizione del libro a causa della programmazione della stampa; ma, in
ogni caso, il discorso di fondo contenuto in “Oltre Eden” non ne sarebbe
stato influenzato).
[Errata corrige della prima edizione di “Oltre Eden”
1. Pag. 141, quarto capoverso, leggere Dicembre, non Settembre.
2. Pag. 147, 8° capoverso, leggere “… la lossodromia 054° …”.
3. Pag. 148, 8° capoverso, leggere “… siamo nell’anno 5759 della
Creazione (3761 a.e.v. = anno zero) …”.
4. Pag. 149, riga 1, leggere “… 5759, abbiamo un totale di 12759
…”.
5. Pag. 149, righe 5 e 6, leggere “10761” e “3761”.
6. Pag. 149, 6° capoverso, leggere “… il 3761 e il 10761 …”.
7. Pag. 149, 7° capoverso, leggere “… accaduto 5759 anni fa …”.
8. Pag. 149, 8° capoverso, leggere “Il 10761 scarta di 261 anni …”.
9. Pag. 149, 9° capoverso, leggere “… di 761-500 anni …”.
10. Pag. 150, 4° capoverso, leggere “… sorgeva, il 23 Settembre …”.
11. Pag. 150, 10° capoverso, leggere “… ovvero poco dopo
l’Equinozio d’Autunno …”.
12. Pag. 164, figura 25a, a sinistra leggere “-10761”, “-3761”; a destra
leggere “-18055”, “3761”, “5759”.
13. Pag. 175, 4° capoverso, leggere “… il 10761 ed il 3761 …”.
14. Pag. 175, 5° capoverso, leggere “… il 3761 a.e.v. …”.
15. Pag. 175, 8° capoverso, leggere “Con il 3761 ebbe …”.
16. Pag. 175, 10° capoverso, leggere “Nel 3761 …”.
17. Pag. 206, ultima riga, leggere “… ai karibu babilonesi …”.
18. Pag. 248, 1° capoverso, leggere “… ... della figura 33 ... …”.
19. Pag. 249, nella figura 34 in alto, le linee dei Solstizi e degli
Equinozi dovrebbero essere ruotate di 90° in senso antiorario.]
In secondo luogo esso fonde insieme “Oltre Eden” e “La Settima
Piramide”, il primo dedicato all’elaborazione di una teoria unificata
delle origini prestoriche della cultura umana, il secondo dedicato alla
Sergio Di Stefano – pag. 12
questione specifica dei monumenti della piana di Giza. Perciò, il
risultato prende il titolo del secondo volume e il sottotitolo del primo.
Inoltre, questa versione cerca di offrire un testo più scorrevole e
completo:
- i riferimenti alla Storia e alla Filosofia cinesi, che prima erano divisi
tra l’inizio del libro e l’Appendice, sono stati trasferiti interamente
nell’Appendice insieme al confronto tra essi e le scuole di Eraclito ed
Empedocle, delegando ai numerosi riferimenti incrociati il compito
di collegarli al testo.
- Alla fine della prima parte c’è una pausa di sintesi e di riepilogo che
precede la discussione sulla questione della piana di Giza.
- La parte del capitolo 6.2 della prima edizione di “Oltre Eden” che
anticipava il discorso sulla Sfinge e sulle Piramidi sollevando
preliminarmente qualche obiezione sulla tesi ‘orionica’ BauvalHancock, è stata semplificata per dare maggior risalto a concetti più
rilevanti.
- La vecchia Figura 18 è stata rimpiazzata con un’illustrazione più
adeguata, già presente nella prima stesura di “La Settima Piramide” e
usata anche qui nella seconda parte, dove si affronta la questione
della piana di Giza (Cfr. Cap. 12).
- L’argomentazione sulla Sfinge porta con sé anche un cenno più
specifico sul problema del rischio d’impatto cosmico.
- La tesi ‘orionica’ è discussa in dettaglio nel capitolo 13.
- Una piccola aggiunta a pag. 38 e il Capitolo 4 documentano la
collocazione classica delle Colonne nello Stretto di Gibilterra contro
alcune teorie apparse di recente.
Tutte le mappe celesti esposte nel testo fino dalla prima edizione
di “Oltre Eden” sono state ricavate con il software di calcolo
astronomico Skyglobe 3.6.
Occorre ribadire che la precisione della maggior parte del
software astronomico generalmente disponibile varia in funzione degli
algoritmi di calcolo utilizzati e diminuisce allontanandosi dal presente,
ma questo problema riguarda in generale il Sole, il calendario, il sistema
solare e le stelle vicine.
Ringraziamenti
Ringrazio gli Antichi e tutti coloro che nei secoli hanno provveduto con
serietà e passione alla conservazione della loro Testimonianza. Un
ringraziamento particolare va a mio figlio Raffaele per il suo contributo
con la sezione sulla Geologia antartica.
Sergio Di Stefano – pag. 14
Avvertenze
Per i richiami bibliografici più ricorrenti è usata l’abbreviazione seguente:
[1] “Testi taoisti”, traduzione dal cinese di F. Tomassini, UTET, Torino, 1977;
[2] “Testi confuciani”, traduzione dal cinese di F. Tomassini, UTET, Torino,
1974;
[3] “Storia della filosofia cinese”, Fung Yu Lan, Mondadori 1956;
[4] “Empedocle, Poema fisico e lustrale”; C. Gallavotto, Mondadori, 1993.
[5] “Eraclito, frammenti e testimonianze”; C. Diano/G. Serra, Mondadori 1993;
[6] “Testi religiosi egizi”; S. Donadoni, UTET 1970.
[7] “La Bibbia di Gerusalemme “; EDB, 1974.
[8] “Chinese medicine”, P. Huard e Ming Wong, World university library, Mc
Graw Hill, 1968.
[9] “Apocrifi dell’Antico Testamento”; UTET 1981
[10] “I manoscritti di Qumran”; UTET, 1971
[11] “Antichità giudaiche”; UTET 1998
NB. Figure e Tabelle di ciascun Capitolo sono generalmente mostrate alla fine
del Capitolo stesso.
Legenda
~
[...]
[]
a.e.v.
e.g.
e.v.
fr.
m.a.
mld.a.
NdR
NT
slm
circa
espunzione di testo
inciso
avanti l’evo volgare
ad esempio
evo volgare
frammento
milioni di anni
miliardi di anni
nota del redattore
Nuovo Testamento
sul livello del mare
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 15
1. Storia e memorie ‘storiche’
La Storia sembra aver perso ogni rilevanza nella società
contemporanea, quasi che il suo studio e la sua approfondita conoscenza
fossero una pura perdita di tempo. La percezione comunemente diffusa
della Storia è che essa consista di un rapido sommario di fatti ufficiali,
su un periodo di 3.000-4.000 anni. Ciò, su scala reale, è semplicemente
ridicolo.
Gli stessi Egiziani, che pure vantano una Storia tra le più
importanti ed antiche del mondo, nonché tra le più particolari, si
aggirano tra i loro ruderi come fantasmi di un passato che non pesa più
sulle sorti del mondo; eppure, l‘Egitto ha pesato moltissimo su tali sorti.
In ogni modo, la Storia non comincia neanche dal più antico dei
loro Faraoni. La Storia, quella vera, comincia con l’Universo, a meno
che qualcuno possa dimostrare che l’Uomo e l’Universo non facciano
parte della stessa Storia.
Questo punto di vista che nel remotissimo passato era piuttosto
comune, spontaneo, nativo, in seguito è stato occultato, perfino negato, e
riprende vita appena oggi, grazie al crescere del ruolo di Astrofisici,
Geologi, Archeologi, Antropologi, e grazie al frequente confronto che
chiunque può fare tra le loro scoperte.
Accingendomi ad affrontare un discorso che sostanzialmente
riguarda la Storia, devo rispettare questo antico punto di vista, anche se
si tratta di un lasso di tempo che non oltrepassa i 25.000 anni, in
ossequio a ciò che a me sembra una verità da non trascurare mai ed agli
Antichi che ne erano consapevoli.
Come si presenta la Storia se teniamo conto dei contributi della
superspecializzata Scienza moderna?
Fino a pochi decenni fa, l'Universo, su larga scala, era
considerato dagli studiosi del tutto privo di mutamenti e le stime circa
l’anzianità e le regole evolutive dell’Universo in grande e delle Stelle
erano ad un livello veramente primitivo e in contrasto con i dati
sull’Evoluzione terrestre.
Oggi, il panorama è consistentemente variato: circa l’Universo,
prevale l’opinione che esso stia evolvendo secondo un modello
Sergio Di Stefano – pag. 16
denominato “Big Bang” (“grande scoppio”, immagine del tutto
inappropriata), detto anche “modello cosmologico standard”.
Secondo tale modello e le più recenti stime, l’Universo sarebbe
in espansione da “almeno” 15-20 miliardi d’anni. Non tutti però sono
d’accordo sull’interpretazione dei dati sperimentali invocati a sostegno
di tale teoria 1.
Quindi, salvo il fatto che l’Universo deve essere
necessariamente più vecchio del Sistema solare e della Terra, la sua
‘fisiologia’ e più ancora le sue origini sembrano destinati a costituire un
enigma per molto tempo ancora.
Per ciò che riguarda il Sistema solare, è ancora valido il modello
classico della sua formazione a partire da una “Nebulosa primordiale” 2.
Tale formazione, in base alle più recenti stime, risalirebbe a
circa 5 miliardi d’anni fa.
All’interno del Sistema solare c'è la Terra, dove la vita, nella sua
primordiale manifestazione cellulare, sembra esistere da almeno 4
miliardi d’anni 3.
Come si vede, dopo gli approfondimenti e le scoperte degli
ultimi decenni, Universo, Sistema solare, Terra e vita organica
cominciano a formare un quadro evolutivo complessivamente coerente.
Di fronte a questi numeri enormi l’evoluzione dell’Uomo pesa
pochissimo: pare, infatti, che l’Homo sapiens sapiens, cioè l’uomo
moderno (ma senza prendere troppo alla lettera gli attributi), sia apparso
sulla scena solo 40-35.000 anni fa e che solo intorno a 10.000 anni fa il
suo cammino ‘industrioso’ abbia subito determinanti mutazioni 4.
Certamente le date dell'Evoluzione saranno meglio precisate in
futuro, con l'aumentare delle informazioni sulle varie epoche, così da
chiarire meglio i grossi tratti dell’Evoluzione stessa; tuttavia, per quanto
riguarda il Sistema solare, la Terra e la Specie umana, le convergenze
interdisciplinari non lasciano intravedere variazioni consistenti.
In conclusione, a parte Origine e Fisiologia del Cosmo, tutto
sembrerebbe chiaro e, nonostante le evidenze contrarie, esiste un diffuso
convincimento che niente impedirà a Scienza e Tecnica moderne di
1
Per il Big Bang cfr. Appendice, cap. 22.
Cartesio, XVII secolo; Kant e Laplace, XVIII secolo; V.S. Safronov, 1960 e altri; cfr.
Appendice, Cap 23.
3
Cfr. Appendice, cap. 24.
4
Cfr. Appendice, cap. 25.
2
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 17
assegnare prima o poi una “data di nascita” all’Universo o fotografare il
più piccolo dei suoi ipotetici ‘mattoni’.
Qualcosa di poco chiaro, tuttavia, c’è anche a valle dell’origine
del Cosmo: infatti, una Scienza e una Tecnica così rassicuranti non
sembrano ancora in grado di descrivere compiutamente l’origine della
presente civiltà.
Esse parlano del primo miliardesimo di secondo di vita
dell’Universo, ma non sembrano ancora in grado di dire esattamente in
che modo l’uomo è giunto dal Paleolitico all’età presente, se non
evitando una serie piuttosto lunga d’interrogativi, concernenti proprio
l’emersione delle società del Neolitico, pressappoco verso l’ottavo
millennio a.e.v..
I processi evolutivi hanno in genere un andamento quale quello
indicato dalla linea 1 nel diagramma della Figura 1 a pag. 23: lenti al
principio, essi accelerano sempre di più fino al punto in cui scatta la
mutazione successiva (ne sono una dimostrazione sufficiente gli ultimi
200 anni di Storia dall’inizio dell’era industriale).
Intorno a 11-10.000 anni fa si verificò però una brusca
variazione di tendenza, quella che oggi è definita “Rivoluzione
industriale neolitica” (linea 2; il cambiamento di direzione vuol
rappresentare simbolicamente un cambiamento di “orientamento
sociale”). In corrispondenza di tale “Rivoluzione”, stranamente la
produzione artistica nell’area europea sembra aver subito una fase
recessiva 5 (linea 3), per poi riprendere in seguito ma con un altro
indirizzo (tratteggio). Che si sia trattato di un’anomalia e non di un
passaggio continuo, è dimostrato dal confronto tra le attitudini generali
dell’Uomo prima e dopo il passaggio.
A proposito dell’arte dell’uomo Paleolitico, gli studiosi
affermano infatti che in essa dominavano religiosità, simbolismi astratti
ed elementi naturali, testimonianza di notevole Evoluzione intellettuale e
di simbiosi naturale: «L’uomo del Paleolitico superiore si rivela
creatore di simboli e non soltanto di strumenti, dimostrandosi capace di
trasformare la materia, di farla assurgere a espressioni di carattere
astrattivo e spirituale, in cui è presente una componente ritualistica di
carattere religioso»6.
5
6
Cfr. “Antropologia ...”, F. Facchini, pag. 191.
Leroi-Gourhan, 1970-1981, cfr. “Antropologia ...”, F. Facchini, pag. 192.
Sergio Di Stefano – pag. 18
Al contrario, le società del Neolitico furono caratterizzate
dall’urbanizzazione e da un rapporto totalmente diverso con la Natura,
testimoniato anche dalla produzione artistica successiva, tanto da far
fare ad alcuni studiosi la seguente affermazione: «L’uomo (del
Neolitico; NdR) cessa d’intervenire unicamente in un senso distruttivo e
diventa un produttore, modificando con il suo intervento il gioco della
selezione naturale delle specie animali e vegetali e favorendo la
riproduzione di quelle cui porta un interesse alimentare»7. La frase
descrive la sostanza della ‘mutazione’ (N.B.: aspetto buffo della
citazione è che la ‘Scienza’ definisce l’uomo come ‘distruttore’ quando
è inserito nella Natura come animale superiore, ma non lo definisce tale
quando altera l’Ecosistema per convenienza personale! Questione di
punti di vista).
Oltre all’Inversione radicale da “Uomo naturale” a “Uomo
artificiale”, per così dire, quello che stupisce è la rapidità con cui essa è
avvenuta.
Per cercare di inquadrare meglio il fenomeno e gli interrogativi
che esso muove, guardiamo anzitutto chi e cosa era l’Uomo del
Paleolitico.
Considerando quell’uomo con un po’ d’umiltà, si scopre che
egli, ancorché industrialmente ‘arretrato’ nella lavorazione della pietra,
per il resto non era poi tanto sprovveduto; infatti, egli era già stato
capace di un’esplorazione totale del pianeta, avvenuta nel corso di più di
2 milioni d’anni, partendo dal suo antenato Homo abilis e dal cuore
dell’Africa.
Le tracce nella Tabella 1 a pag. 24 indicano proprio
l’avviamento dell’esplorazione e della diffusione dell’Homo abilis,
erectus, sapiens.
Dopo l’abilis, ma più di 140.000 anni fa, l’Homo erectus
attraversò la Barriera di Wallace, verso l’Australia, cosa mai stata
possibile ad alcun’altra specie animale, a causa della mancanza di ponti
terrestri 8.
7
Leroi-Gourhan et al., 1966, cfr. “Antropologia ...”, F. Facchini, pag. 193.
A questo riguardo, vedi anche “L’alba dell’Uomo”, Rick Gore, National Geographic,
Vol. 1, N. 1, Febbraio 1998.
8
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 19
Tra altri, l’Antropologo brasiliano Walter Neves ha proposto
che alcuni antichi colonizzatori del Sudamerica vennero dalla stessa
‘riserva’ da cui provennero gli Aborigeni australiani.
L’analisi di 30 teschi, trovati in Brasile e databili a più di 9.000
anni fa, lo ha portato ad affermare che gli antichi Brasiliani erano più
simili agli Aborigeni ed ai Melanesiani che alla gente dell’Asia
nordorientale, tradizionalmente considerata la terra d’origine degli
Americani.
Gli Antropologi, infine, concordano sul fatto che un gruppo
d’Africani raggiunse la Melanesia e poi navigò verso l’Australia circa
50.000 anni fa 9.
Più di 140.000 anni fa, l’uomo era dunque già in grado di
trovare una strada negli Oceani, superare ampie distese d’acqua,
sopravvivendo e portando la sua arte rupestre in Oceania, mentre in
seguito, quale Homo sapiens arcaico e ben prima di 50.000 anni fa, si
diffuse nelle Americhe, attraverso il ponte di ghiaccio sullo stretto di
Bering 10.
Potremmo farci un’idea di chi fosse l’uomo del Paleolitico
anche solo considerando chi oggi potrebbe fare una cosa del genere,
senza ricorrere alla tecnologia della vetroresina e dei satelliti artificiali.
Homo erectus e Homo sapiens arcaico da un lato forse si
accontentavano di una pietra scheggiata, mentre dall’altro erano
conoscitori degli oceani ed erano in grado di costruire imbarcazioni atte
ad attraversarli, quasi certamente con l’ausilio dell’unico sistema
d’orientamento naturale disponibile: le Stelle.
Dato che l’uomo era già a quel punto più di 140.000 anni fa,
cosa può aver fatto nei 130-120.000 anni d’evoluzione, che ancora lo
separavano dalla “Rivoluzione neolitica”?!
Se l’Evoluzione non ha avuto un significato industriale, evidente
nella lavorazione della pietra o nella produzione d’altri manufatti, più o
meno importanti, ma sempre tangibili, che significato le si potrebbe
assegnare, che sia una valida alternativa rispetto ad un illogico ed
impossibile ristagno, se non il senso di una crescita sul piano
intellettuale e conoscitivo?
9
Science, Vol. 286, 19 Novembre 1999, pag. 1467.
Cfr. ad es. “50.000-Year-Old Americans of Pedra Furada”; Bahn, Paul G., Nature
362, 1993.
10
Sergio Di Stefano – pag. 20
Peraltro, l’uomo del Paleolitico, ancorché ancorato ad un
modello di sviluppo differente, evidentemente doveva possedere già le
qualità intellettuali necessarie per ‘finanziare’ il salto compiuto
dall’ottavo millennio a.e.v. in poi, qualità costruite in centinaia di
migliaia d’anni d’evoluzione; e in quell’Uomo, come illustrato dalla
Figura 1, dovevano essere già presenti i germi della futura mutazione. La
questione sostanziale allora è: cosa scatenò la mutazione in tempi così in
contrasto con la durata dei processi evolutivi naturali?!
Noi guardiamo indietro, verso la notte dei tempi, ma quello che
siamo in grado di conoscere razionalmente sembra fermarsi senza
rimedio a quella ‘Discontinuità’ che troppo superficialmente è definita
‘Progresso’, in luogo ad esempio del già più calzante “Progresso
tecnologico”, e oltre la quale pare esistere solo la nebbia del Mito.
Ma davvero c’è soltanto il Regno del Mito?! Non esattamente!
Infatti, per questo genere di Ricerca noi possiamo disporre, oltre
che di Scienza e Mito, anche e soprattutto della Memoria contenuta nei
“Sistemi metafisici”.
Con tutte queste cose a disposizione, più la volontà di trovare le
risposte, animata da un po’ di rispetto per gli Antichi, l’impresa
dovrebbe avere una probabilità di essere portata a termine con successo
ben superiore a quella della risoluzione del problema cosmogonico, che
rischia di essere un’impresa fallimentare in partenza a causa della
dimensione del problema e del metodo di ricerca. Eppure, le decine di
secoli trascorsi non hanno contribuito ad alzare il velo del mistero
neanche di poco.
Quando si parla dei Sistemi metafisici ci si deve riferire alle
cosiddette “Sacre Scritture”, ai Testi classici d’ogni Etnia, che
rappresentano l’eredità più significativa del Passato remoto.
Tra tutte quelle fonti, una particolare importanza ha per noi la
Torah, cioè i 5 libri che raccolgono le basi della religione ebraica,
altrimenti denominati “Pentateuco”. Questo testo è unico nel suo genere
e ora vedremo perché.
Genesi, il primo dei 5 libri, è la radice della Torah. Esso
descrive le origini del Cosmo, della Terra e dell’Uomo e parla del suo
sviluppo in termini sia generali sia specifici. In seguito, essa diventa
storia particolare del popolo di Abramo, cioè degli Ebrei.
Genesi copre in modo sistematico un periodo che, esclusa la
parte squisitamente cosmogonica e quella più specificatamente riservata
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 21
agli Ebrei 11, pare riguardare proprio lo sviluppo dell’Homo sapiens
sapiens fino al 2° millennio a.e.v., più o meno.
I fatti posteriori a questa data sono esposti con ricchezza di
particolari; per quelli anteriori, l’esposizione è sempre più frammentaria
e vaga, fino a perdere in apparenza la connotazione storica ed
acquistarne una puramente metafisica 12 al principio del libro.
Nonostante questo, alla Torah non è riconosciuto il valore di
cronistoria se non in misura davvero minima e solo per la sua parte più
recente, così come avviene per molti degli altri testi che compongono il
patrimonio classico della cultura mondiale. Essi sono sovente
considerati patrimonio esclusivo della Religione, cioè di quella forma
espressiva che troppo spesso sprofonda nell’ignoranza, nella
superstizione e nell’artificio.
A quest’attitudine a prestare solo un’attenzione superficiale alle
memorie dell’Umanità, s’oppongono solo sporadici tentativi di
analizzarle, integrando, ipotizzando, cercando di dimostrare e poi
mettere alla prova il risultato, senza pregiudizi o, peggio ancora, dogmi,
in coerenza con un corretto atteggiamento scientifico.
Nel caso della Torah e, più in generale, dei testi classici, tale
sforzo consisterebbe nel tentare d’oltrepassare il loro simbolismo o
l’ermetismo, talora apparentemente puerile, considerandoli forme
espressive interpretabili, esattamente come lo furono i geroglifici per i
primi scopritori dell’Egitto, poiché, alla pari con i geroglifici, esse
possono rappresentare una possibilità di ricostruzione storica enorme.
Certamente, come i geroglifici egiziani furono decifrati a partire
da una chiave interpretativa, fornita dalla Stele di Rosetta, così anche in
questo caso occorrerebbero delle “chiavi di lettura”.
Questo lavoro, oltre a una lettura dei Classici, è proprio un
tentativo di dimostrare che la Torah, specificatamente la Genesi, più che
11
‘Ebreo’ = “colui che proviene da oltre il Giordano”, la tribù immigrante di Abramo.
‘Israele’ (= campione di ‘Dio’) era l’appellativo dato a Giacobbe, nipote di Abramo, da
cui la qualifica di ‘Israelita’. ‘Ebreo’ ed ‘Israelita’ sono sinonimi. L’appellativo ‘Giudeo’
nacque al tempo della schiavitù babilonese.
12
Questo termine, che sembra risalire alla scuola aristotelica (letteralmente: il volume
che, sopra lo scaffale della biblioteca, è collocato “dopo il trattato sulle cose fisiche”),
fu in seguito usato per indicare, genericamente, lo studio e la scienza delle cose
extrasensibili, o del mondo soprannaturale, in contrapposizione alla Fisica, che è studio e
scienza delle cose sensibili.
Sergio Di Stefano – pag. 22
un testo di Religione, potrebbe essere considerato a tutti gli effetti la
migliore cronistoria, se non proprio l’unica, ufficialmente disponibile
sulle origini reali del mondo attuale.
Non è complicato arrivare a questa e altre conclusioni se si
confrontano tra loro gli orientamenti del pensiero antico,
particolarmente quelli del pensiero greco delle origini e dei filosofi
cinesi taoisti 13 e del pensiero di questi con il messaggio contenuto nelle
parti fondanti della Torah 14.
Le affinità che emergono giustificano l’uso del Taoismo, la
principale delle scuole filosofiche cinesi, come “chiave di volta”
scientifica della Torah, talché alla fine del processo diventa non solo
plausibile ma altamente probabile che la Torah sia in effetti l’unico
antico resoconto che riunisce le testimonianze del popolo ebraico, delle
antichissime tradizioni egiziana e cinese e di quella greca e che essa
potrebbe aver addirittura integrato in sé stessa la vicenda di Atlantide,
che assume così un significato ben più vasto e reale di quello
apparentemente fantasioso che emerge dai dialoghi di Platone.
Per capire la rilevanza del perseguire e eventualmente ottenere
questo genere di risultato basta guardarsi attorno, rendersi conto che il
carattere autodistruttivo degli eventi umani non ha soluzione di
continuità dal Neolitico in avanti, capire che le cause di tale carattere
devono stare oltre quel “Buco nero” di 10.000 anni fa e ricordarsi che
senza la comprensione delle cause non c’è vera guarigione da alcuna
malattia, così come non può esserci vera scelta del Futuro senza la
conoscenza del Passato.
13
14
Cfr. Appendice, cap. 25.2.12.
Cfr. Appendice, cap. 25.2.14.
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 23
Figura 1 - La “Rivoluzione neolitica”
Sergio Di Stefano – pag. 24
Tabella 1 - La diffusione della Specie Homo sul pianeta Terra
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 25
2. Substrati comuni
Gli argomenti del capitolo 25 dell’Appendice indicano che
l’Umanità è stata percorsa da idee che sembrano nascondere
sistematicamente uno stesso substrato concettuale già prima del VI
secolo a.e.v..
In altre parole, dietro i diversi cammini rappresentati dal Qi
Gong cinese 15, dalle scuole di Eraclito di Efeso e di Empedocle di
Agrigento 16, dallo Yoga indù 17 e dalla Cabala ebraica 18, appaiono
esserci uno stesso identico convincimento iniziale e dei percorsi che
dipendono esclusivamente dalle differenti attitudini, dalle differenti
motivazioni e dai diversi gradi di determinazione.
La natura del convincimento iniziale, che pare essere il massimo
comune denominatore anche dello Sciamanesimo 19, è abbastanza chiara
e si può affermare che i suoi tratti sostanziali sono quelli dipinti dalla
panoramica generale sul Taoismo svolta nell’Appendice.
Queste idee
hanno una tale omogeneità e si sono diffuse in mezzo a popoli così
diversi, per orientamento ed usanze, che bisogna ipotizzare
l’esistenza di una matrice unica, esterna a ciascun popolo, piuttosto
che uno sviluppo parallelo delle stesse idee, o una diffusione per
emulazione;
sembrano aver avuto un epicentro di diffusione relativamente
recente e di prima magnitudine tra Iran e India, poiché è da queste
regioni che sia i Greci sia i Cinesi, intorno al IV secolo a.e.v.,
sembrano aver attinto idee ed esperienze fondamentali per il
completamento della propria formazione;
scaturiscono da una filosofia naturale, che ha prodotto correnti
pressoché omogenee di pensiero in campo fisico, fisiologico,
metafisico;
si sono sempre materializzate in funzione delle condizioni dello
specifico contesto sociale, quale risposta naturale al bisogno di
15
Cfr. Appendice, cap. 25.2.11.
Cfr. Appendice, cap. 25.2.12.
17
Cfr. Appendice, cap. 25.2.13.1.
18
Cfr. Appendice, cap. 25.2.14.
19
Cfr. Appendice, cap. 25.2.15.
16
Sergio Di Stefano – pag. 26
chiarezza, o di comprensione del mondo, o di felicità, o di
superamento del dolore e della sofferenza che era presente
nell’uomo, inteso come società.
Il VI secolo a.e.v. ha rappresentato un momento estremamente
particolare, poiché vi si sono concentrati eventi chiave per tutta la storia
del genere umano, quasi che si fosse scatenato un fermento intellettuale
e morale generalizzato.
Si potrebbe pensare che questo dipese da malattia delle
istituzioni sociali, che erano fiorite, da un certo punto in poi; ma le
dimensioni del fenomeno inducono a scartare quest'ipotesi e stimolano a
pensare al fenomeno in termini diversi, vale a dire di esito differenziato
di un processo unitario, avviato in precedenza.
Il fatto che al VI secolo a.e.v. abbia corrisposto una specie di
boom intellettuale nel Mediterraneo, in India, in Cina, dà corpo all’idea
che ciò che è avvenuto nell’intorno del VI secolo sia una fase speciale
dell’evoluzione e diffusione di un substrato comune, come accade
quando dal seme, gettato in precedenza, nasce la pianta.
I semi di questo rigoglio intellettuale e di civilizzazione
potrebbero essere stati gettati in qualche momento del passato ed il VI
secolo, in misura variabile secondo il campo dove era avvenuta la
semina, potrebbe aver costituito il tempo della raccolta dei frutti.
Ricostruire le circostanze delle ipotizzate semine significa
indagare all’indietro nel tempo.
In questo, la cultura cinese, una cultura che si è dedicata, in
modo estremamente particolare e pignolo, all’antichità ed alle memorie
di essa, viene in aiuto e consente di avviare un possibile processo di
trasformazione inversa da Mito a Leggenda a Storia.
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 27
3. «Perduto il TAO, venne poi la virtù; ...», alias “Le
età dell’Oro”
Il capitolo XXXVIII del Tao Te Ching 20, oltre alle cose esposte
nel capitolo 25.2.7 dell’Appendice, ce ne rivela altre due: la prima è che,
nel passato, c’è stato un momento in cui c’era il TAO, ossia una
condizione di equilibrio tra Cielo, Terra e Uomo; la seconda è che, ad un
certo punto, per motivi ignoti, questa situazione finì.
A quale luogo e a quale momento si riferisce la sentenza del Tao
Te Ching?
Si parla della Cina pre-storica o di una condizione più generale e
più antica?
Poiché i riferimenti più importanti della filosofia e della storia
cinese sono nelle figure leggendarie degli Augusti Imperatori 21,
consideriamo gli elementi seguenti:
1. il periodo che la tradizione assegna al governo degli Augusti
Imperatori è, complessivamente, di 255 anni (115+40+100), poco
dopo l’inizio del terzo millennio a.e.v.. Dalla metà del terzo
millennio in poi, la Cina, sul piano culturale, sembra segnare il passo,
subendo alterne vicende sociali fino al periodo dei Chou (primo
millennio). Ora, 255 anni non sono un tempo sufficiente per la
gestazione, nascita, sviluppo e diffusione omogenea della cultura e
delle idee che giacciono dietro quei personaggi; nella fattispecie, i
trigrammi di Fu-Hsi, la scienza della scrittura, le tecniche
dell’allevamento del bestiame, l’agricoltura, la medicina.
2. L’ipotesi che quei tre personaggi siano solo dei nomi simbolici, stanti
a significare il culmine di un lavoro durato secoli e millenni di vita
cinese urta contro la considerazione che tutto il continente
eurasiatico, quanto più si arretra nel tempo, tanto più è stato teatro
delle scorribande di tribù nomadi; quindi la Cina difficilmente
avrebbe potuto essere un laboratorio naturale di sviluppo culturale
spontaneo (la Grande Muraglia fu costruita solo nel III-II secolo
a.e.v.).
20
21
Cfr. Appendice, cap. 25.3.1.
Cfr. Appendice, cap. 25.1.1.
Sergio Di Stefano – pag. 28
3. D’altra parte, nemmeno è ragionevole supporre che tale sviluppo si
sia esteso nell’arco di tempo rappresentato dai 392 anni di governo
dei cinque monarchi successivi, poiché quanto più si viene avanti con
la Storia tanto più la tradizione è conforme allo svolgimento dei fatti
reali; e questi fatti parlano, tutto sommato, delle alterne fasi di un
lungo periodo di generale decadenza, contro il quale, alla fine,
reagirono Taoismo e Confucianesimo.
Queste considerazioni ci portano a concludere che, in un certo
periodo della sua preistoria, la Cina potrebbe aver mostrato gli effetti di
un precedente forte impulso verso la civilizzazione. Tale impulso,
tuttavia, dovette provenire dall’esterno; infatti, l’interferenza delle
invasioni nomadi avrebbe potuto rallentare o demolire uno sviluppo
endogeno, ma con un aiuto esterno la situazione sarebbe stata diversa.
I tre Augusti, siano stati soggetti fisici, movimenti, o scuole di
pensiero, potrebbero rappresentare proprio la testimonianza del
sopraggiungere in Cina di quegli insegnamenti.
I tre secoli leggendari definiti dalle cronache tradizionali
potrebbero essere nient’altro che una convenzione, che cela il nesso tra i
personaggi leggendari della storia cinese, la cultura neolitica di
Xiaotun 22 e l’impulso civilizzatore che essa ricevette dall’esterno.
Il citato capitolo XXXVIII del Tao Te Ching potrebbe aver
voluto rappresentare la nostalgia di quell’epoca, vista come un’epoca di
grande progresso e prosperità, un’epoca d’oro, che doveva essere
celebrata in modo eccezionale per contrasto con la successiva
decadenza.
C’è una somiglianza tra il simbolismo dei tre Augusti
imperatori, ciò che è stato riferito dai Purana circa l’insegnamento dello
Yoga da parte di un semidio nel 6000 a.e.v. 23, e la comparsa sulla scena
del Nilo della figura storica di Imhotep, circa all’inizio del terzo
millennio a.e.v. 24. Tale similitudine suggerisce l’idea dell’esistenza di
una parte, esterna al contesto ufficiale di sviluppo del periodo Neolitico,
così come lo conosciamo in base all’Archeologia, e che potrebbe aver
operato da distributrice di conoscenza in più direzioni e in momenti
22
Cfr. Appendice, cap. 25.1.1.
Cfr. Appendice, cap. 25.2.13.1.
24
Imhotep è il sapiente che portò medicina, architettura e astronomia agli Egiziani;
l’uomo che fu gran sacerdote del culto solare e al quale è attribuita la costruzione della
piramide di Zoser, faraone della III dinastia (circa il 2850 a.e.v.).
23
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 29
diversi, secondo il grado di sviluppo e le diverse attitudini dei vari
popoli. Detta somiglianza suggerisce anche l’idea che, nel corso del
tempo, proprio le attitudini particolari dei popoli recettori abbiano
trasformato quegli insegnamenti in Yoga, Taoismo, Mosaismo, Scuola
eraclitea ed empedoclea, Buddismo.
Questa terza parte sarebbe all’origine di un mito d’età aurea
nella millenaria tradizione del popolo cinese e non solo di quella.
Quanto vale la possibilità di un’evoluzione pressoché parallela e
indipendente, ossia del verificarsi in sostanza degli stessi eventi in più
aree del globo, distinte, conviene ricordarlo, da caratteri specifici, più o
meno nello stesso momento, rispetto al concetto unitario dell’ipotizzata
“terza parte”?
Vale, in definitiva, quanto uno vuole che valga, di fronte
all’evidenza che di solito un’idea nasce in un punto che sia dotato delle
concatenazioni causa-effetto necessarie allo sviluppo di quell’idea e non,
come si dice, “a caso”.
Perché due persone producano quasi la stessa idea e quasi
contemporaneamente bisogna che ad un certo punto della loro storia esse
abbiano precedenti simili, in linguaggio più ‘moderno’ background
simili, eguale abilità, o, come si dice oggi, skill, le stesse identiche
motivazioni e le stesse aspirazioni e questo è già piuttosto raro da
realizzarsi in un gruppo ristretto come una famiglia o una tribù, dove
esistono fattori omogeneizzanti forti, figurarsi in un contesto via via
sempre più esteso.
Di fatto, cos’è che oggi riesce ad avvicinare nel tempo la nascita
di due scoperte scientifiche eguali in due luoghi lontani tra loro migliaia
di chilometri, se non l’evolversi della tecnologia delle comunicazioni nel
contesto omogeneizzato prodotto dal modello di sviluppo industriale?
Questo è cosa normale per il XX secolo dell’era volgare, ma
(fortunatamente!) non lo era tanto nel VI secolo prima di quest’era; e noi
stiamo parlando di un tempo che potrebbe precedere di parecchio non
solo il VI secolo a.e.v., ma il terzo millennio a.e.v., di distanze su scala
globale e di popoli diversificati.
La probabilità che in un sistema come questo un’idea nasca in
più punti e più o meno contemporaneamente è la probabilità di ‘n’ linee
causali parallele identiche, un’impossibilità sperimentale, come dire che
possono esistere i due classici fiocchi di neve identici
contemporaneamente.
Sergio Di Stefano – pag. 30
Ne segue che la possibilità che in un qualunque sistema
sostanzialmente la stessa idea nasca in più punti quasi
contemporaneamente corrisponde alla possibilità della distribuzione
delle sue spore da parte di una sorgente, oppure di più sorgenti
equipollenti, ma tutte riconducibili all’evento singolare precursore.
Ora, come nel caso delle scuole taoista, empedoclea ed eraclitea,
esplorato nel capitolo 25.2 dell’Appendice e nel caso delle tecniche
dell’Agopuntura, alla cui distribuzione si accenna in 25.2.10, anche il
mito dell’età dell’oro non è una prerogativa del popolo cinese, pure se,
in Cina, questo mito assume una connotazione storicamente più concreta
che altrove.
Se questo ragionamento è corretto, chi o cosa avrebbe potuto
costituire quell’evento precursore, quella “terza parte” in conformità con
quanto è possibile raccogliere circa lo sviluppo della vita su questa
Terra?
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 31
3.1 L’Egitto
In Egitto esistono altri misteri che quello dell’origine della
Scienza di Imhotep. Gli studiosi affermano infatti che le origini della
religione egizia sono ancora ben lontane dall’essere chiarite.
Ecco una testimonianza, riguardante la preistoria: «Vi sono,
infatti, nelle reminiscenze religiose, lungamente superstiti e non travolte
dai tempi nuovi, alcuni avanzi preziosi, paragonabili ai resti preistorici
che il piccone trova negli strati geologici del paese. [...] Il Petrie pensa
che il primo stadio della religione egizia sia stato quello caratterizzato
dal culto degli animali delle tribù; si tratterebbe ancora dell’età
paleolitica, durante la quale anche il cannibalismo sarebbe stato
diffuso. Ad abolire i barbari costumi delle origini e ad introdurre le
pratiche di una civiltà migliore, sarebbe intervenuto il culto di Osiride,
proveniente dalla Libia, sotto l’influsso del quale anche gli dèi
avrebbero mutato, nelle immagini dell’adorazione, il loro aspetto ferino
in quello di uomini con testa di animali; dall’Asia sarebbero, invece,
venute le divinità cosmiche col culto del Sole accentrato nella nuova
sede di Eliopoli. Il popolo, tuttavia, sarebbe rimasto fedele ad Osiride e
ne avrebbe anzi procurato una rinascita, per reazione al sopravvenire
di culti nuovi. Più tardi, dall’Elam, o dal Golfo Persico, o dal mar
Rosso, sarebbero venute altre divinità di un più trasparente simbolismo,
quali Min, Ptah, Ma’at, immagini di principi vitali o personificazioni di
idee astratte, che non avrebbero influito troppo profondamente sulle
antiche divinità del paese»25.
Secondo il Sethe, il passaggio dalla zoolatria a forme più evolute
sarebbe antecedente la I dinastia, cioè anteriore al 3050 a.e.v. 26.
Riguardo al Regno Antico (2686-2181 a.e.v.), si legge: «Sul
periodo più antico di quest’età ha fatto ricerche il Bayer, concludendo
col rilevare la presenza presso il popolo di un culto prevalente del Sole
sotto il nome di Re e raffigurato in immagini alate e, presso le classi più
vicine alla monarchia, di un culto del Sole-Oro. Tale dio solare Oro si
25
“Storia delle religioni”; UTET, Torino, 1970, Vol. I pag. 671.
“Storia delle religioni”; UTET, Torino, 1970, Vol. I, pag. 674. Forse sarebbe più
corretto parlare di totemismo.
26
Sergio Di Stefano – pag. 32
sarebbe poi, a poco a poco, identificato e confuso con l’altro di origine
più antica e popolare»27.
Sul culto di Oro, si legge che esso era associato all’area del delta
occidentale del Nilo.
I testi più importanti in questo periodo sono i “Testi delle
Piramidi”, un insieme di Mito, filosofia e religione, includente il mondo
dei morti.
In questi testi, campeggiano due figure: Osiride e Orione.
Osiride è alla base della futura associazione tra la figura del
Faraone e la divinità.
Brevemente, la storia di Osiride, tratta dal Canone eliopolitano,
è questa 28: dal Caos (Nun) venne Re, il Sole, spirito del mondo, il quale,
per mezzo della parola, generò l’Aria (Sou), l’Acqua (Tefnut), la Terra
(Geb), il Cielo (Nut). Successivamente, da Cielo e Terra, nacquero
Osiride, Seth, Iside e Nephthys. Il mito prosegue affermando che
l’Egitto fu affidato a Seth ed Osiride.
Però, mentre la parte di Osiride era florida, quella di Seth era
depressa.
Seth, per invidia, assalì il fratello e lo uccise, facendolo a pezzi.
Iside cercò il fratello e, trovati i pezzi, li rimise assieme; quindi,
ad Osiride fu concessa la possibilità di rivivere per il tempo che Iside,
sorella-moglie, restasse incinta di lui e partorisse il figlio Oro.
Osiride, scaduto il tempo, divenne signore dell’oltretomba,
mentre Oro ebbe a che fare con lo zio Seth per vendicare la morte del
padre Osiride.
Ecco un brano, tratto dai “Testi delle Piramidi”, che parla di
Osiride e Seth:
«Dire le parole: si scuote il cielo, trema la terra. Viene Horo,
sorge Thot e sollevano Osiri sul suo lato. Essi fanno che egli si
levi fra le due Enneadi. Ricorda Seth, poni nel tuo cuore quella
parola che ha detto Geb, quella minaccia che ti han fatto gli dèi
nel Castello del principe, che è in Eliopoli, perché tu hai
abbattuto Osiri a terra, quando tu dicesti, Seth: “Io non gli ho
fatto nulla”, per aver potere con questo, per aver potere per Horo.
Quando tu dicesti, Seth: “È lui che mi ha sfidato” e ne derivò il
27
28
“Storia delle religioni”; UTET, Torino, 1970, Vol. I, pag. 678.
“Storia delle religioni”; UTET, Torino, 1970, Vol. I, pag. 703.
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 33
suo nome di Iku-ta. Quando tu dicesti Seth: “È lui che mi è
venuto vicino”, e ne derivò questo suo nome di Orione, dal lungo
piede, dall’ampio passo, che presiede alla Terra d’Alto Egitto.
Sollevati Osiri! Seth si è sollevato dopo aver udito la minaccia
29
degli dèi, detta per il padre degli dèi [...]» .
Nel brano che precede, Osiride rappresenta l’età aurea
dell’Egitto, l’età del TAO per dirla in cinese, quando la terra prosperava,
tratta dalla barbarie degli antichi miti zoolatrici non si sa da chi, ma
proveniente dalla Libia, in un tempo che precede il 3050 a.e.v., e
diventata ricettacolo degli insegnamenti che fanno un popolo civile.
Un secondo “mistero” riguarda le origini del geroglifico.
Tale forma di scrittura oggi è considerata del tutto svincolata ed
indipendente dalle culture mesopotamiche, ovverosia un esito di sviluppi
locali. Nondimeno, sulla sua genesi esistono solo ipotesi e congetture
legate agli eventi del periodo pre-dinastico.
Un terzo “mistero” riguarda infine le origini dell’agricoltura
egiziana, che, in base a recenti ricerche, sarebbe anch’essa del tutto
indipendente dalle civiltà mesopotamiche e piuttosto d’origine
sahariana 30, analogamente all’influsso osiriano.
3.2 Lemuria, MU ed Atlantide
Altri miti riferiscono di età auree e di grandi civiltà: quelli di
Lemuria, MU e soprattutto Atlantide.
Lemuria e MU appartengono alla mitologia Indù e rappresentano
entrambe il ricordo di una civiltà superiore.
Lemuria fu inizialmente posta nell’Oceano Indiano per
giustificare la presenza dei Lemuri sia in Madagascar sia in India. In
seguito, la teoria della deriva dei continenti fornì un supporto più
scientifico per il problema dei Lemuri e Lemuria cedette il suo ruolo a
MU, la mitica isola continente del Pacifico centromeridionale, più o
meno tra l’Australia e l’America del Sud.
29
[6], Cap. 477.
Cfr. ad esempio “Sahara e Nilo, le sfide della ricerca archeologica”, Le Scienze, N.
355, Marzo 1998.
30
Sergio Di Stefano – pag. 34
Di MU parlò e scrisse il colonnello britannico James
Churchward (1870), il quale, dopo molte insistenze, pare sia stato
informato a tal proposito da un prete buddista; costui, tra le altre cose,
gli avrebbe rivelato l’esistenza di antichissime tavolette, recanti
iscrizioni a proposito di MU e dei suoi abitanti, i Naacals. I Naacals
avrebbero precorso gli Atlantidi di qualche millennio, controllando, in
un certo momento Europa meridionale ed Asia e generando le
popolazioni ariane, prima di scomparire 31. MU è presente nella
mitologia polinesiana come terra-madre di tutto il genere umano. In
realtà, la possibilità geologica dell’esistenza di un’isola di MU è ancora
minore di quella dell’isola di Atlantide nell’Atlantico centrale.
Sull’isola ‘perduta’ di Atlantide 32 abbiamo la testimonianza di
Platone, ancora oggi considerata poco più di un ‘fumetto’, nonostante
essa abbia alimentato una vastissima produzione letteraria ed altrettanta
ricerca.
A questo riguardo, è opportuno tenere presente che se Platone,
raccontando d’Atlantide e del suo popolo dalle caratteristiche superiori e
di come esso, ad un certo punto, invase il Mediterraneo, ne fu respinto
dalle popolazioni locali e fu infine distrutto da una catastrofe immane
nel 9600 a.e.v. circa, si fosse reso autore di un’epopea fantastica, allora
egli non potrebbe essere più considerato l’autore dei serissimi e
profondissimi dialoghi filosofici che gli sono con tanta sicurezza
attribuiti.
A proposito d’Atlantide, ecco intanto anche la testimonianza di
Plutarco (I-II secolo e.v.):
«Solone poi, dopo aver messo mano a un lavoro di grande
importanza sulla storia o sul mito di Atlantide, che egli aveva
udito dai sapienti di Sais e che riguardava in modo particolare gli
Ateniesi, lo lasciò incompiuto, non già per mancanza di tempo,
come dice Platone, ma piuttosto a causa della vecchiaia,
impaurito dalla vastità dell’opera [...] Platone, nell’ambizioso
tentativo di trattare con ampiezza e abbellimenti l’argomento
dell’Atlantide, come suolo di una fertile terra abbandonata,
ritenendolo argomento a lui conveniente per la parentela con
31
“I continenti perduti”; R. Pinotti, Mondadori, 1995, pag. 270.
Platone, ‘Timeo’, 21-24 e ‘Crizia’, 113; UL, “Platone, opere complete”, 1978.
Traduzioni di Cesare Giarratano.
32
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 35
Solone, cominciò l’opera con descrizioni di grandi portali, muri e
vestiboli, quali in nessun racconto, né favola, né poesia furono
33
mai descritti. [...]» .
Solone, della famiglia ateniese dei Codridi, nacque intorno al
630 a.e.v. e viaggiò molto in gioventù. Successivamente, gli Ateniesi,
conoscendolo come sapiente, gli conferirono l’incarico di dare leggi alla
città, così da comporre gli attriti tra il popolo e gli aristocratici e mettere
in ordine il sistema. Alcune di queste leggi egli le attinse proprio
dall’Egitto 34.
Della visita di Solone a Sais, località posta sul ramo occidentale
del delta del Nilo, non molto distante da Giza, parla anche Erodoto (V
secolo a.e.v.) nelle sue “Storie” 35; Sais fu una tappa di Solone
nell’ambito di un giro intrapreso al termine dell’attività legislativa svolta
in patria e che lo portò anche da Creso.
Solone scrisse poesie, nelle quali espose le sue tesi filosofiche;
elegie, in cui parlava di politica, di giustizia, di Etica e nelle quali dava
suggerimenti morali agli Ateniesi ed a sé stesso. Scrisse, inoltre, la
relazione su Atlantide, rimasta, secondo Plutarco, incompiuta.
Pare che Solone sia morto intorno al 558 a.e.v..
Di Platone si sostiene che nacque intorno al 428 a.e.v., figlio di
Aristone, anch’egli della stirpe dei Codridi.
Platone, dunque, avrebbe iniziato il lavoro su Atlantide come
tentativo di portare a termine qualcosa che era cominciato con il suo avo
Solone.
Sembra che Platone avesse in animo di scrivere addirittura una
trilogia su Atlantide. Di quella trilogia dovevano far parte il ‘Timeo’, il
‘Crizia’ e l’ “Ermocrate”.
Di questi tre Dialoghi, il ‘Timeo’ fu completato, il ‘Crizia’ restò
incompiuto, l’ “Ermocrate”, a quanto si sa, non fu mai scritto.
Teniamo a mente il particolare della “terra abbandonata”, citato
da Plutarco, mentre consideriamo gli aspetti generali della testimonianza
di Platone.
33
“Classici greci”, Plutarco, Vita di Solone, UTET 1992.
Si parla, ad esempio, di una legge fiscale che prevedeva la pena di morte per gli
evasori; cfr. “Erodoto, le Storie”, II,177.
35
Cfr. “Erodoto, le Storie”, I,30.
34
Sergio Di Stefano – pag. 36
Il ‘Timeo’, dopo un apparente aggancio logico iniziale
all’importante dialogo sulla “Repubblica”, pone, tra gli altri, il problema
di chiarire quale avrebbe dovuto essere il comportamento in guerra dello
Stato ideale. Crizia, protagonista del dialogo, oltre a Socrate, Timeo ed
Ermocrate, porta allora l’esempio degli antenati dei Greci, basandosi su
un racconto fatto dal nonno, Crizia il Vecchio, in occasione della festa
delle Apaturie, quando Crizia aveva 10 anni e il nonno 90.
Crizia il Vecchio, a sua volta, aveva riferito quanto narrato da
Solone, tempo prima, al suo ritorno da una visita in Egitto, presso i
sapienti di Sais.
Ecco cosa è raccontato nel ‘Timeo’:
«V’è in Egitto, disse Crizia, nel delta, al cui vertice si divide il
corso del Nilo, una provincia detta saitica, e la città più grande di
questa provincia è Sais, dove nacque anche il Re Amasi. Secondo
gli abitanti, l’origine della città si deve ad una Dea, che nella
lingua egiziana è chiamata Neith e, nella greca, come essi
affermano, Atena; ed essi sono molto amici degli Ateniesi e
dicono d’essere in qualche modo della loro stessa stirpe. Ora,
Solone diceva che, giunto colà, fu ricevuto con grandi onori e
che, avendo interrogato su fatti antichi i sacerdoti più dotti della
materia, trovò che né egli né alcun altro greco sapeva, per così
dire, niente di tali cose e una volta, volendo provocarli per indurli
a parlare di fatti antichi, prese a dire degli avvenimenti che qui si
credono i più antichi e favoleggiò di Foroneo [...]»; ‘Timeo’, 2122.
A questo punto, un sacerdote 36 cade nella provocazione e, dopo
un preambolo, riguardante i cataclismi dell’antichità, sui quali
torneremo in seguito, e sugli ordinamenti civili dei nobili antenati dei
Greci, vissuti 9.000 anni prima 37, inizia a parlare dell’invasione degli
Atlantidi:
36
Plutarco dice che Solone incontrò i due sacerdoti più sapienti: Psenofe e Sonchi
(“Plutarco, Vita di Solone”, 26,1; UTET, Classici greci, 1992).
37
La capacità degli Egizi di fare delle retrodatazioni di così ampio respiro è sostenuta da
una testimonianza di Erodoto (Storie, II,143), riguardante un viaggio in Egitto fatto da
Ecateo di Mileto (Su Ecateo cfr. Cap. 4): “Così, quando Ecateo espose la sua
genealogia, facendo risalire la sua origine a un dio come 16mo progenitore, essi (i
sacerdoti; NdR) gli opposero ... Ciascuna di quelle 345 statue rappresentava una
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 37
«Perché dicono le scritture come la vostra città distrusse un
grande esercito che, insolentemente, invadeva, ad un tempo, tutta
l’Europa e l’Asia, muovendo di fuor dell’Oceano Atlantico.
Questo mare era allora navigabile e aveva un’isola innanzi a
quella bocca, che si chiama, come voi dite, Colonne d’Ercole.
L’isola era più grande della Libia e dell’Asia riunite e i navigatori
di allora potevano passare da quella alle altre isole e, dalle isole,
a tutto il continente opposto, che costeggiava quel vero mare.
Poiché tutto questo mare, che sta di qua dalla bocca che ho detto,
sembra un porto di angusto ingresso, ma l’altro potresti
rettamente chiamarlo un vero mare; e la terra, che per intero
l’abbraccia, un vero continente. Ora, in quest’isola v’era una
mirabile potenza regale, che possedeva l’intera isola e molte altre
isole e parti del continente. Inoltre, di qua dallo stretto,
dominavano le regioni della Libia fino all’Egitto e dell’Europa
fino alla Tirrenia. E tutta questa potenza, raccoltasi insieme, tentò
di sottomettere la vostra regione e la nostra e quante ne giacciono
di qua dalla bocca. Allora dunque, o Solone, la potenza della
vostra città apparve cospicua per virtù e per vigore a tutte le
genti; perché, avanzando tutti nella magnanimità e in tutte le arti
belliche, parte conducendo l’armi dei Greci, parte costretta a
combattere sola per defezione degli altri, affrontati gli estremi
pericoli e vinti gli assalitori, stabilì trofei [...] ma nel tempo
successivo, accaduti grandi terremoti ed inondazioni, nello spazio
di un giorno e di una notte tremenda, tutti i vostri guerrieri
sprofondarono insieme dentro la terra e similmente scomparve
l’isola di Atlantide, assorbita dal mare; perciò, ancora, quel mare
è impraticabile ed inesplorabile, essendo di impedimento i grandi
bassifondi di fango, che formò l’isola nell’inabissarsi»; ‘Timeo’
25-26.
Questo è quanto è detto nel ‘Timeo’ su Atlantide, in modo
pressoché incidentale, poiché il dialogo, successivamente, prosegue su
tutt’altra linea.
generazione .. Senza ricollegarli a un dio o a un eroe”. Gli Egizi usavano tre tipi di
calendario: il solare faraonico di 365 giorni, il lunare per le attività stagionali e il
Sotiaco, o degli Dei, legato alla stella Sirio (Sothis) e che permetteva di tener conto della
Precessione degli Equinozi (cfr. Appendice 24.3). Non si può dire perciò che essi non
avevano una chiara nozione della misura del tempo!
Sergio Di Stefano – pag. 38
Premesso che, anche concesse tutte le debite elasticità
all’idealismo platonico, ci sarebbe da chiedersi che necessità avrebbe
avuto Platone di coinvolgere Solone e scomodare i sacerdoti di Sais per
sostenere un romanzo “fantasy”, in questo racconto c’è qualche aspetto
non del tutto chiaro da un punto di vista logico.
Nel dialogo si riferisce che gli Atlantidi mossero da “fuori
dell’Oceano Atlantico” ma che l’isola d‘Atlantide era di fronte alle
Colonne d’Ercole, neanche in mezzo all’Oceano Atlantico. Tale isola
era, evidentemente, molto grande, poiché aveva la superficie di Asia
(minore) e Libia (Africa settentrionale) insieme; da essa si poteva
passare agevolmente su arcipelaghi dall’altra parte e, da quelli, ad
un’enorme massa continentale che circondava l’Oceano, evidentemente
Atlantico.
Poi, si parla di una “mirabile potenza regale”, la quale, ad un
certo punto, “insolentemente invadeva”; perciò non si capisce cosa
potesse avere di tanto mirabile. Infine, si parla di Atlantidi che
possiedono terre di qua dallo stretto e che però le invadono, come se, di
fatto, non le possedessero ma volessero appropriarsene.
Quanto all’ubicazione d’Atlantide, i rilevamenti del fondo
oceanico, nel tratto che sarebbe più vicino alla versione platonica, quello
medio-atlantico, non mostrano traccia di sommovimenti geologicamente
recenti, che possano giustificare la scomparsa di un’isola anche più
piccola di quella descritta dal sacerdote egizio.
La frase del sacerdote «... ancora quel mare è impraticabile ed
inesplorabile, essendo di impedimento i grandi bassifondi di fango, che
formò l’isola nell’inabissarsi» è resa assurda dal molto tempo trascorso
dall’evento catastrofico. Su questo si deve ipotizzare che il sacerdote di
Sais abbia inteso spiegare le caratteristiche fisiche attribuite a tratti di
Oceano prossimi alle Colonne d’Ercole dai navigatori del tempo di
Solone con le logiche conseguenze di un evento del genere della
catastrofe atlantidea.
Del resto, basta richiamare un passo della Geografia di Strabone
(64/63 a.e.v.-21/24 e.v.) a proposito del Golfo di Cadice 38:
38
Cfr. “Strabone, Geografia, Iberia e Gallia”, BUR, 2000, III(1,9), pag. 79. Per le
“Colonne d’Ercole” e le sue implicazioni, cfr. Cap. 4.
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 39
«Subito dopo (Gadeira, cioè l’isola di Cadice; NdR), si trova il
porto detto “di Menesteo” e l’estuario presso Asta e Nabrissa…
Segue subito dopo la foce del Betis (Guadalquivir; NdR), divisa in
due: l’isola posta tra le due foci dista dalla costa secondo alcuni
100 stadi o, secondo altri, anche di più. Da quelle parti si trova il
santuario oracolare di Menesteo e, su uno scoglio battuto dai flutti
si eleva la torre di Caepio, costruzione mirabile, posta, come Faro
(presso Alessandria; NdR), a tutela dei naviganti. Infatti, il limo
trasportato dal fiume crea delle secche e la zona di fronte è
scogliosa, di modo che è necessario un sicuro punto di
riferimento…»
Questo particolare della fangosità è richiamato anche da
Aristotele (384-322 a.e.v.) in Meteorologica 2,1 («Fuori delle Colonne
d'Eracle il mare è poco profondo a causa del fango, ma è calmo, perché
giace in una conca») e da Avieno (IV sec. e.v.) 39 in Ora Maritima 360
(«.. navigia onusta adire non valent locos breve ob fluentum et pingue
litoris lutum ..», cioè: «.. le imbarcazioni pesanti non possono arrivare a
riva per il basso fondale e la fanghiglia densa del litorale ..»), mentre è
ancora Strabone che fornisce altri particolari interessanti sulle difficoltà
della navigazione in quelle zone a causa delle maree 40.
In conclusione, Atlantide, nonostante sia una presenza piuttosto
consistente nel ricordo dell’Umanità, non è dove uno si aspetterebbe che
fosse.
Viceversa, resti di una civiltà molto evoluta sono stati trovati,
come si sa, proprio in Egitto, il quale, guarda il ‘caso’ è la fonte primaria
della mitologia atlantidea a causa dell’episodio di Sais.
Ecco cosa dice il ‘Crizia’ nella sua parte finale, dopo la
descrizione delle meraviglie d’Atlantide, la terra che, come diceva
Plutarco, era stata ‘abbandonata’:
«[...] tanta e tale era allora, in quei luoghi, questa potenza, che il
dio, secondo la tradizione, raccolse e diresse contro il nostro
paese per il seguente motivo. Durante molte generazioni, finché
bastò ad essi la natura divina, quegli uomini furono obbedienti
alle leggi e animati amichevolmente verso il nume della loro
39
40
Cfr. Nota 73 Cap. 4.
Cfr. Nota 55, Cap. 4.
Sergio Di Stefano – pag. 40
schiatta. Perché nutrivano sentimenti sinceri e in tutto grandi,
usavano moderazione e saviezza in tutti i casi occorrenti e nei
loro rapporti: però, disprezzando tutto fuorché la virtù,
consideravano poco le cose presenti e sopportavano
pazientemente come un fardello la mole dell’oro e degli altri
possessi. E non già si lasciavano inebriare dal lusso, né, perduto il
dominio di sé per la ricchezza, andavano in rovina, ma nella loro
saviezza, acutamente osservavano che tutte queste cose
s’accrescono per l’amicizia comune con la virtù, mentre, se si
ricercano con troppo zelo ed ardore, esse periscono e così pure la
virtù. Finché dunque ragionarono così e conservarono la natura
divina, s’accrebbe ad essi tutto quello che prima abbiamo
enumerato. Ma quando l’essenza divina, mescolatasi spesso con
molta natura mortale, in essi fu estinta e la natura mortale
prevalse, allora, non potendo sopportare la prosperità presente,
degenerarono, e a quelli che sapevano vedere apparvero turpi per
aver perduto le più belle delle cose più preziose; ma quelli che
non sapevano vedere la vera vita rispetto alla felicità, allora
specialmente li giudicarono bellissimi e beati, mentre erano pieni
d’ingiusta albagia e prepotenza. Ma Giove, il dio degli dèi, che
governa secondo le leggi, avendo compreso, come quello che sa
vedere queste cose, la degenerazione d’una stirpe già buona,
pensò di punirli, affinché castigati divenissero migliori; e
convocò tutti gli dèi nella loro più augusta sede, che è nel centro
di tutto l’Universo e vede tutto quello che ha sortito di nascere; e
convocatili disse …»; ‘Crizia’, 120-121.
Osserviamo subito che:
- il ‘Timeo’, come già notato, tratta di Atlantide come di un episodio
che entra nel discorso in modo pressoché incidentale, quale
testimonianza massima del valore dei Greci antichi, in tempo di
guerra, nel contesto di un dialogo che, subito dopo, prende un’altra
direzione; il ‘Crizia’, invece, è centrato su Atlantide e sui rapporti di
Atlantide con i popoli del Mediterraneo;
- il ‘Crizia’, sostanzialmente, amplia di molto le notizie sulla “potenza
mirabile” che era il popolo atlantideo prima dell’insolente invasione;
inoltre, spiega il nesso tra la potenza mirabile e l’insolente invasore:
la potenza era stata mirabile, prima di diventare insolente;
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 41
- alla “mirabile potenza regale” descritta nel ‘Timeo’, corrispondono
tutte le qualità morali superiori degli Atlantidi del ‘Crizia’, prima
della loro degenerazione;
- il declino spirituale, fenomeno che esamineremo tra poco, sarebbe,
secondo Platone, conseguenza di una mescolanza con elementi
mortali e del conseguente mutare di atteggiamento verso “il dio della
loro stirpe”. Prima di decadere, essi erano sinceri e magnanimi,
moderati, saggi e virtuosi, d’una virtù che li induceva a non dare
troppa importanza ai beni materiali ed al lusso; eppure, proprio per
questo, essi vivevano nell’abbondanza e proprio per questo la loro
natura poteva definirsi ‘divina’, ovverosia, prossima a quella del loro
dio, così come il loro comportamento era, evidentemente, conforme
alle sue leggi;
- l’interruzione del ‘Crizia’ si ha, praticamente, poco prima del punto
in cui erano terminate le notizie già esposte nel ‘Timeo’, in pratica
poco prima di descrivere dettagliatamente l’invasione e la distruzione
degli Atlantidi. Plutarco, a proposito di quest’interruzione, ha detto:
«[...] Sennonché, avendo cominciato tardi a scrivere, terminò prima
la vita che l’opera»; in altre parole, secondo Plutarco, l’interruzione
sarebbe da addebitare al fatto che Platone morì prima di aver potuto
completare il ‘Crizia’, perché cominciò a scrivere ‘tardi’;
- nel ‘Timeo’, Platone si era espresso con veemenza verso gli
Atlantidi, mentre aveva concesso molto all’apologia delle armi
greche; viceversa, nel ‘Crizia’ assistiamo quasi alla rivalutazione ed
apologia degli Atlantidi;
- nel ‘Crizia’ è detto che la descrizione d’Atlantide si basa sui
resoconti manoscritti di Solone: «Questi manoscritti erano presso il
nonno (Crizia il vecchio; NdR) e ora sono in casa mia e quando ero
fanciullo li studiai diligentemente» (‘Crizia’, 112-113).
Questo quadro non si concilia per niente con il citato piano di
scrivere una trilogia su Atlantide. Piuttosto, suggerisce che il ‘Crizia’ sia
stato il primo tentativo di Platone di parlare compiutamente d’Atlantide,
o, in altri termini, che l’idea di trattare a fondo l’argomento d’Atlantide
gli sia venuta solo dopo che egli l’aveva sfiorato nel ‘Timeo’, dove
Solone, ad onta del fatto che i suoi manoscritti erano evidentemente
disponibili, è utilizzato in modo piuttosto ristretto.
Sergio Di Stefano – pag. 42
Quanto alla grandiosità e al livello di dettaglio della descrizione
d’Atlantide, per il rispetto che dobbiamo ad un filosofo come Platone,
dobbiamo considerare come altamente improbabile l’idea che si sia
inventato tutto e molto verosimile la possibilità che egli partì da dati
reali, che amplificò, basandosi sulla capacità di immaginare che è
normale in un filosofo o traendo spunto da esempi a lui vicini.
Platone, in base alla biografia, iniziò a scrivere i suoi ultimi
dialoghi, tra cui il ‘Crizia’, circa nel 365 a.e.v.; morì 18 anni più tardi,
nel 347 a.e.v..
Il ‘Crizia’ fu, dunque, iniziato e poi sospeso per 18 anni.
Come si può pensare di abbandonare per 18 anni un’opera come
il ‘Crizia’, iniziata quasi come obbligo morale verso il proprio avo
Solone?
Non sarebbe ragionevole ipotizzare che
a) Platone, subito dopo aver iniziato il ‘Timeo’, intendeva davvero
scrivere la storia d’Atlantide, espandendola con dovizia di particolari,
ma, per farlo, avrebbe dovuto integrare le notizie in suo possesso con
altre dalla fonte originaria e
b) le informazioni, più che l’autore, non furono mai più disponibili,
finché, dopo 18 anni ed altro genere d’impegni, Platone morì e sulla
catastrofe d’Atlantide, sulle sue premesse e su quello che successe
dopo non si seppe più altro?!
In tale ipotesi, quale potrebbe essere una ragione della
“indisponibilità” delle informazioni per 18 anni, se non, semplicemente,
che quelle informazioni non avrebbero mai dovuto diventare disponibili?
Forse, Solone aveva avuto un privilegio più unico che raro, tanto
da costituire eccezione non ripetibile per alcuno. Dopotutto, stando al
‘Timeo’, ciò che egli aveva saputo, l’aveva ottenuto con un piccolo
‘inganno’ a discapito di un sacerdote ciarliero.
In ogni caso, come si legge nel ‘Crizia’ (112-113), ai sapienti di
Sais doveva essere rimasto abbastanza materiale documentale da poter
raccontare cose relative a questi eventi.
Ovviamente, se su quelle informazioni gravava il vincolo del
segreto, questo doveva riguardare il rapporto tra Atlantide, qualunque
cosa essa fosse stata, e il passato dell’Egitto, dal quale le informazioni
provenivano e particolarmente il potere del Clero, detentore delle
informazioni ‘secretate’.
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 43
In conclusione, sul lavoro di Platone gravano dubbi in quantità,
non solo d’evidente ordine geologico, ma anche logico; e le
contraddizioni ed i contrasti fra l’atteggiamento del ‘Timeo’ e quello del
‘Crizia’ sono un enigma che non può essere risolto senza ricorrere a
sorgenti esterne allo stesso Platone.
Prima di procedere, vale la pena di ricordare che un simile mito
di perdita di una “condizione aurea” è presente anche in Empedocle,
nella forma seguente: «Oh sciagura! Oh stirpe meschina dei mortali,
oppure infelice, da tali contese siete nati e da questi lamenti; e da quale
dignità precipitando e dalla grandezza di quanta felicità»41, versione
che ripete il dramma già descritto da Platone nel ‘Crizia’.
Altri particolari estremamente interessanti del racconto di
Platone riguardano il carattere e l’Etica degli Atlantidi prima
dell’insolente invasione, ma su questi particolari torneremo più in là
(Cfr. Cap. 5) esaminando un altro caso d’età aurea, quello descritto in
Genesi. Prima di far questo però, data l’importanza dell’argomento,
converrà soffermarsi un poco sulla questione delle “Colonne d’Ercole”,
cosa che faremo nel prossimo capitolo (NB: le figure e le Mappe relative
alla cartografia antica saranno illustrate per comodità a partire dalla pag.
73).
41
[4], Poema lustrale, 115-116.
Sergio Di Stefano – pag. 44
4. Le Colonne d’Ercole
«In un’opera anonima del penultimo decennio del X secolo, il
“Kitāb Hudūd al-cālam” (“Libro dei confini del Mondo”), si parla
di bacini interni e non solo per il Mediterraneo e il Mar Nero, ma
anche per il Caspio e l’Aral; inoltre, sono individuati nell’Oceano
circondante un “Mare occidentale” (Atlantico), un “Mare d’India”
o di Persia e un “Mare orientale” (Pacifico o Mare della Cina) ... I
confini del Mediterraneo sono a Est la barriera (barzah)
dell’Istmo di Suez e a Ovest lo stretto di Gibilterra, o “Stretto”
(zuqāq) per eccellenza, ma il suo vero limite occidentale è
rappresentato dalle Colonne d’Ercole, giacché molti testi
prolungano il nostro Bahr al-Maġrib fin sulle sponde atlantiche
della Spagna e del Marocco. Un faro di rame presso Cadice,
simbolo delle Colonne (Al-Huwārizmi descrive diversamente:
“due idoli in rame reggono, tenendolo per i piedi, un altro idolo;
questi si dice siano gli estremi limiti di Ercole, oltre i quali
nessuno può passare”), segna anche gli estremi confini dei domini
musulmani (mamlakat al-Islām) e del mondo abitato, oltre il quale
è il mistero inaccessibile dell’Oceano»42
Come dice il brano citato, “Colonne d’Ercole”, o, più propriamente,
“Colonne d’Eracle”, significa l’estremo occidente europeo.
Le “Colonne d’Ercole” sono legate al mito della decima impresa di
Eracle, l’eroe tebano figlio di Zeus e Alcmena: la cattura (il furto in
realtà) del bestiame di Gerione di Erizia 43, mostruoso re tricefalo di
Tartesso 44, per ordine di Euristeo re di Tirinto, Micene e Midea. Eracle
avrebbe posto là il suo “segno cospicuo”.
42
Cfr. “Il Mediterraneo e la Sardegna nella cartografia musulmana”, Margherita Pinna,
Vol. I, pag. 6 av..
43
Dice Strabone, rifacendosi a Posidonio di Apamea (135-51 a.e.v.): «Sembra che gli
antichi chiamassero il Betis (Guadalquivir; NdR) Tartesso e Gadeira, con tutte le isole
vicine, Erytheia ..»; cfr. “Strabone, Geografia, Iberia e Gallia”, BUR, 2000, III(2,11),
pag. 111.
44
Per i Fenici, Tartesso era l’Iberia meridionale (betica, dall’antico nome del
Guadalquivir). Tartesso (la biblica Tarshish) era rinomata per la fornitura dei metalli.
L’esistenza in quell’area di una civiltà molto antica e la sua continuità dalla cosiddetta
età del bronzo (eneolitica, 2500-1000 a.e.v.) a quella del ferro (VII-VI sec. a.e.v.) sono
accertate da numerosi reperti (cfr. anche:
La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 45
«Giunto infine a Tartesso, Eracle eresse una paio di colonne, l’una
di fronte all’altra, sulle due rive dello Stretto, una in Europa,
l’altra in Africa. Alcuni dicono che i due continenti prima erano
45
uniti e che Eracle li separò, aprendo un canale ; altri invece
dicono che egli rimpicciolì il canale per impedire il passaggio di
balene o altri mostri marini ... Eracle cominciò a portar via il
bestiame ... Gerione tuttavia non morì senza discendenti: sua figlia
Erizia ebbe da Ermete un figlio, Norace 46, che guidò un gruppo di
coloni in Sardegna e colà fondò Nora, la più antica città
dell’isola 47 ... Non si sa dove fosse situata Erizia (l’isola; NdR) ..
Alcuni la descrivono come un’isola presso il fiume Oceano, altri
la situano al largo della costa della Lusitania 48. Altri ancora la
identificano con l’isola del Leone, oppure con un’isoletta vicina,
sulla quale sorse l’antica città di Cadice ... L’isoletta, sacra a Era,
http://digilander.libero.it/theghost63/Tartessus/Tartessus.htm). Tartesso tramontò con il
dominio cartaginese.
45
Nello Stretto di Gibilterra, al picco dell’ultima glaciazione (ca. 20.000 anni fa) il
livello del mare era più basso di ca. 100m, lasciando un corridoio uniforme, lungo
11,57km e largo 10,37km contro l’attuale larghezza minima di 14,5km («Testimonianze
di una linea di riva di -100 sono state riconosciute nel Mediterraneo e anche al di
fuori di esso: sulle coste occidentali dell'Africa lungo un tratto di 650 km dalla
Mauritania alla Repubblica Sudafricana, sono state localmente datate a circa 20.000
anni fa, e cioè in corrispondenza dell'acme dell'ultimo glaciale; sulle coste orientali
del Nord America e della Scozia, a -70.»; cfr. “Geologia e Paleobiologia dell’era
glaciale”, A. Malatesta, NIS 1985, p. 112; cfr. anche Appendice, cap. 24.2 nota 396).
L’innalzamento post-glaciale del livello delle acque ha modificato l’aspetto dello Stretto,
sostituendo il corridoio con due promontori contrapposti e dando, in effetti, l’idea di una
divaricazione, pur minima, mentre in realtà la zolla africana sta ancora avvicinandosi
all’Europa (Cfr. Appendice, cap. 24, Note sulla “Tettonica delle Placche”).
46
Nel commento 132.5 a pag. 465, R. Graves dice: «’Norace’ .. pare sia un’errata
dizione di Norops, parola greca che significa “volto solare”». Quest’accostamento
dell’Iberia alla Sardegna ricorda il commento di E. Moscarelli al fr. 64 di Ecateo di
Mileto, che segnala una città celtica di nome ‘Nuraga’. La nota alla traduzione recita:
«Rilevante collegamento tra la parola greca che evoca il nuraghe sardo e il mondo
celtico», stante probabilmente a suggerire un legame tra il ceppo celtico continentale e le
popolazioni insulari pre-fenicie (cfr. “Ecateo, frammenti e testimonianze”, E. Moscarelli,
La Città del Sole, pag. 108).
47
Finora, sul sito di Nora, situato tra Cagliari e Bitia, sono state rinvenute necropoli
fenicie risalenti al VII sec. a.e.v., resti di un tempio cartaginese, presumibilmente a Tanit,
e strutture d’epoca romana.
48
La Lusitania è la regione fra il Tago e il Douro sulla costa occidentale iberica,
corrispondente al Portogallo.
Sergio Di Stefano – pag. 46
è chiamata Erizia o Afrodisia .. Sul promontorio occidentale
sorgono il tempio di Crono e la città di Cadice; a oriente il tempio
di Eracle ... Secondo un’altra versione, la mandria di Gerione non
si trovava affatto su un’isola ma sulle pendici dei monti nella parte
più remota della Spagna, di fronte all’Oceano e Gerione era
l’appellativo del re Crisaore .. Le Colonne d’Ercole sono di solito
identificate con il monte Calpe in Europa e Abila o Abilice in
Africa. Per altri le Colonne sono due isolette presso Cadice, la più
grande delle quali è sacra ad Era. Gli Spagnoli e i Libici prendono
alla lettera il termine ‘Colonne’ e ritengono che si tratti delle
colonne erette a Cadice in onore di Eracle, alte otto cubiti e con
inciso sopra quanto costò ... Altri tuttavia negano che fosse Eracle
a innalzare quelle colonne e affermano che Abila e Calpe furono
dapprima chiamate “Colonne di Crono” e in seguito “Colonne di
Briareo”, un gigante il cui potere si estese fin laggiù; ma che,
svanito il ricordo di Briareo furono chiamate con nuovo nome in
onore di Eracle, forse perché la città di Tartesso, che sorge
all’incirca a 5 miglia da Calpe, era stata fondata dall’eroe ed era
nota anche come Eraclea. Ma non dobbiamo dimenticare che in
origine Eracle fu anche chiamato Briareo ... Un tempio di Eracle
sorge sul Sacro Promontorio in Lusitania, il punto più occidentale
del mondo .. Forse, quando Eracle innalzò le ‘Colonne’ per
segnare il limite delle acque sicuramente navigabili, questo fu il
luogo che elesse»49
Il “limite delle acque navigabili in sicurezza” è il limite del Mare
interno, percorribile “in sicurezza” perché lo si può girare tutto in
navigazione costiera, con ridossi, ancoraggi e ormeggi sempre
disponibili in caso di pericolo e con limitato ricorso a delle brevi
traversate.
Robert Graves espone il collegamento del mito alla realtà antica,
richiamando le affinità tra Eracle e Gilgamesh, l’eroe sumerico, come
emergono dalla “Undicesima Tavoletta del poema babilonese”, e le
“colonizzazioni greche pre-fenicie di Ceuta e Gibilterra” nel XII secolo
a.e.v..
«Le colonie greche pre-fenicie sorte in Spagna, in Gallia e in Italia
sotto la protezione di Eracle contribuirono al formarsi di questo
49
“I miti greci”; R. Graves; Longanesi, 1983, pagg. 456-457.
Scarica

Sommario