www.booksprintedizioni.it Copyright © 2014 Sergio Di Stefano Immagini dell’autore Tutti i diritti riservati La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 3 PREFAZIONE Verso la fine del 1998 terminai di scrivere “Oltre Eden”, un lavoro che aveva lo scopo di approfondire le ragioni del gap culturale tra Paleolitico e Neolitico, navigando tra le discipline coinvolte nel problema, dall’Antropologia alla Geologia, alla Storia ed ai Miti e alle Leggende, tra le quali l’immancabile vicenda platonica di Atlantide. “Oltre Eden” conteneva essenzialmente una sorta di “Teoria unificata” delle origini preistoriche della cultura umana e proponeva, tra le altre cose, che esisteva una certa probabilità che le famose Piramidi fossero molto più che banali e megalomani monumenti funerari per uso faraonico; infatti esse apparivano piuttosto un effetto metafisico delle suddette origini, con scarsa rilevanza astronomica ad onta di tutte le speculazioni di quel tipo che sono state fatte su di esse. Avevo chiamato il primo lavoro “Oltre Eden” come sintesi dell’idea che per capire eventi della Preistoria occorreva andare attraverso e al di là del “Buco Nero” del Mito, in particolare al di là del Mito più importante dell’Umanità, ossia quello del “Paradiso perduto”. Terminato “Oltre Eden”, che toccò la questione specifica delle Piramidi e della Sfinge solo marginalmente, nel 2000 integrai il lavoro già fatto con un ‘libretto’, che chiamai “La Settima Piramide”, dedicato appunto al tema dei monumenti della piana di Giza e delle loro ‘anomalie’. Scelsi il titolo “La Settima Piramide” perché alla fine tale risultava essere con grande probabilità il nocciolo del rebus archeologico irrisolto della massima meraviglia del mondo, senza con ciò sminuire la Sfinge, parte di un complesso inconfutabilmente e misteriosamente tanto diverso da lei stessa. L’unione del dato simbolico con quello scientifico interdisciplinare da un lato suggeriva che i nostri antenati erano meno tecnologici ma senza dubbio più intelligenti dei loro discendenti fino ad oggi e dall’altro poneva una seria ipoteca sul Sergio Di Stefano – pag. 4 nostro futuro prossimo, tanto seria quanto può esserlo una catastrofe annunciata ma presa in scarsa o nessuna considerazione. L’architettura dei due testi presi separatamente e dei rapporti tra loro è apparsa per anni su GEOCITIES, da tempo dismesso da YAHOO. La versione corrente, che li integra sotto l’unico titolo “La Settima Piramide”, è invece ora descritta sommariamente su Wordpress (Italiano) e nel vecchio WEBSITE mirror (Inglese), ovviamente sempre come abstract. Chi arriverà alla fine di questo libro potrebbe essere sfiorato dall’idea che esso abbia in animo di contestare in qualche modo le Teorie ufologiche, riportando a Terra tutti i grandi quesiti, dalle Piramidi egizie ai “Teschi di cristallo” (qualunque cosa essi siano), con tutti i loro annessi e connessi fino ad Area 51, ma non è così. Infatti, sostenere che i nostri Antenati non furono dei rozzi umanoidi ma uomini perfino migliori di noi non contrasta minimamente con l’idea che la Terra possa esser stata visitata in qualche tempo da viaggiatori spaziali per qualche ragione particolare e che magari un domani nemmeno troppo lontano li potremmo incontrare faccia a faccia .. si spera in bene; solo che l’Evoluzione terrestre potrebbe non aver avuto affatto bisogno di Dèi dallo Spazio profondo per giustificare cose che appaiono inspiegabili magari solo per una disgraziata combinazione di eventi. Tuttavia, potrebbe anche essere che il mio lavoro non sia poi altro che una specie di “Sogno di una notte di mezz’Autunno”, pieno anche questo di Elfi e Fatine. In questo caso, sarei comunque soddisfatto di non aver fatto torto agli Antichi, ai quali porto molto più rispetto che ai moderni per tutte le ragioni che sono abbondantemente discusse nel libro e di aver reso un buon servizio a qualcuno con tutta la documentazione della quale mi sono avvalso. Sergio Di Stefano Dedicato a mia moglie Carla e a mio figlio Raffaele La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 7 Sommario 1. 2. 3. Storia e memorie ‘storiche’ Substrati comuni «Perduto il TAO, venne poi la virtù; ...», alias “Le età dell’Oro” 3.1 L’Egitto 3.2 Lemuria, MU ed Atlantide 4. Le Colonne d’Ercole 5. L’età dell’oro secondo Genesi 5.1 Un errore politico 5.2 Donna o Yin? 5.3 Il marchio della faida 5.4 Noè “camminava con Dio” 5.5 Discontinuità reali 6. Una possibilità per Eden e il suo Giardino 6.1 L’IPOTESI 6.2 Prime conseguenze 6.3 Discendenza di Adamo secondo la Torah 6.4 9600 a.e.v. 6.5 La questione dell’isola che non c’è 7. Le origini, il tempo e il perché di una migrazione 7.1 Rotta ENE 7.2 Quando ”Dio pose l’Uomo in Eden” 7.3 Vulcani e congiunzioni 7.4 La Tecnologia dei “Figli del Cielo” 8. Prima di Atlantide e dopo il Diluvio 8.1 Le Cronologie ebraiche 8.2 Frammenti post-diluviani 8.3 La testimonianza d’Esiodo 9. Riepilogo 10. Decadenza e catastrofi; altre testimonianze 11. Il problema degli Archivi storici 12. Sfinge e Diluvio 13. Dal Diluvio alle Piramidi, ovvero dall’ottavo al quarto millennio a.e.v. 14. Il Progetto “plateau di Giza” 14.1 Divertiamoci coi numeri, ovvero: Lossodromie di 5.000 anni fa 15. Vulcani e Piramidi 16. Un predicatore venuto dalle profondità della Storia 16.1 “La Fede è fondamento delle cose che si sperano ...” 17. Arca dell’Alleanza, Graal, Templari 15 25 27 31 33 44 78 79 83 87 90 91 96 101 111 113 118 122 124 124 140 144 150 151 156 159 179 196 201 212 214 222 231 242 249 254 260 269 Sergio Di Stefano – pag. 8 18. Il popolo eletto 19. Una fabbrica di categorie 20. Una nuova catastrofe dietro l’angolo?! 20.1 Qualche cenno sulle Profezie “apocalittiche” 21. Conclusione 280 282 284 297 299 APPENDICE 22. Il Cosmo e il “Big Bang” 308 23. Il Sistema solare 312 24. La Terra 314 24.1 Glaciazioni 324 24.2 Geologia antartica 329 24.3 Precessione degli Equinozi 342 25. L’Uomo 346 25.1 Cenni di storia della Cina 350 25.1.1 Periodo leggendario pre-dinastico: III millennio a.e.v. 350 25.1.2 Periodo storico dinastico (~ 2205 a.e.v.÷1911 e.v.) 352 25.2 Richiami sulla Filosofia in Cina e paralleli con la Filosofia in Grecia 356 25.2.1 La Filosofia in Cina 357 25.2.2 Le Scuole filosofiche cinesi; il Taoismo 359 25.2.3 Yang Chu 363 25.2.4 Lao Tse 365 25.2.5 Ciuang Tse 376 25.2.6 Il Qi 376 25.2.7 Confuciani e Taoisti; due rami dello stesso albero 379 25.2.8 La scuola YIN-YANG 384 25.2.9 La teoria dei 5 Elementi 389 25.2.10 Parallelismi specifici 395 25.2.11 Il Qi Gong 403 25.2.12 Il Qi Gong e la scuola empedoclea 409 25.2.13 Altre similitudini 419 25.2.14 La Cabala: una forma di Yoga-Qi Gong ebraico? 427 25.2.15 L’”Albero della Vita” nella Tradizione Sciamanica 437 25.3 Citazioni essenziali 440 25.3.1 Tao Te Ching 440 25.3.2 Lieh-tse 442 25.3.3 Ciuang-tse 444 25.3.4 Esiodo 445 Bibliografia generale 44 La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 9 Indice delle figure e delle tabelle Figura 1 - La “Rivoluzione neolitica” .............................................................. 23 Figura 2 - Rappresentazione schematica del Canale di Sicilia al picco dell'ultima glaciazione (20.000 anni fa) ..................................................................... 73 Figura 3 - Ricostruzione della mappa del mondo secondo Anassimandro o Ecateo di Mileto (da: “History of Portuguese Cartography”, Armando Cortesao, Coimbra 1969, Vol. I pag. 75.) ................................................ 74 Figura 4 - Ricostruzione della mappa del mondo secondo Erodoto (e.g. cfr. http://www.henrydavis.com/MAPS/Ancient%20Web%20Pages/109B.html)...................... 75 Figura 5 - Ricostruzione della mappa del mondo secondo Dicearco di Messina (da: “History of Portuguese Cartography”, Armando Cortesao, Coimbra 1969, Vol. I pag. 77) ................................................................................ 76 Figura 6 - Ricostruzione della mappa del mondo secondo Eratostene di Cirene (da: “History of Portuguese Cartography”, Armando Cortesao, Coimbra 1969, Vol. I pag. 84) ................................................................................ 77 Figura 7 - Le due discontinuità storiche fondamentali secondo Genesi. .......... 95 Figura 8 - Configurazione attuale del delta del Nilo ...................................... 100 Figura 9 - La crisi di Eden .............................................................................. 117 Figura 10 - Polo Sud; Orione alto sull’orizzonte ............................................ 134 Figura 11 - Altezza d’Orione per un osservatore a 65° Sud nel 10000 a.e.v. . 135 Figura 12 - La mappa di Piri Re’is ................................................................. 136 Figura 13 – L’isola continente ........................................................................ 137 Figura 14 - Rotta ENE .................................................................................... 138 Figura 15 - Zone oceaniche maggiormente perturbate da forti venti e moti ondosi ................................................................................................................ 139 Figura 16 - Quando Dio pose l'uomo in Eden ................................................ 143 Figura 17 - L'Antartide ed il monte Erebus .................................................... 149 Figura 18 – Un’epoca possibile per il grande Diluvio .................................... 155 Figura 19 - Le cronologie ebraiche ................................................................ 158 Figura 20 - Mappa delle civiltà del Neolitico ................................................. 178 Figura 21 - Schema riassuntivo della Teogonia.............................................. 194 Figura 22 - Le Età dell’uomo secondo Esiodo ............................................... 195 Figura 23 – Nascita, espansione e declino dell’antica onda metafisica .......... 200 Figura 24 - La Sfinge nella piana di Giza ....................................................... 219 Figura 25 - Il Leone guarda l’Est ................................................................... 220 Figura 26 - Videoclip del Leone ..................................................................... 221 Figura 27 - Il disallineamento di Mintaka ...................................................... 229 Figura 28 - La cintura d’Orione rispetto alle piramidi di Giza ....................... 230 Figura 29 - Come sarebbe apparsa “Micerino” se ... ...................................... 241 Sergio Di Stefano – pag. 10 Figura 30 - Planimetria del plateau di Giza ................................................... 246 Figura 31 - Le lossodromie di Giza ................................................................ 247 Figura 32 - Il triangolo di Ross ...................................................................... 248 Figura 33 - Il “Triangolo” del Messico .......................................................... 253 Figura 34 - Il simbolismo del Bafometto dei Templari .................................. 278 Figura 35 - Il T’ai-chi T’u dei Taoisti (1), il pettorale del pipistrello maya di Copan (3) ed il simbolo templare del castello di Chinon (2) .................. 279 Figura 36 - Specularità tra il 7988 a.e.v. e il 2013 e.v.................................... 292 Figura 37 - Configurazione planetaria nel Febbraio 2019 .............................. 293 Figura 38 - Distribuzione degli avvicinamenti 2013-2020 ............................. 294 Figura 39 – Distribuzione delle probabilità d’impatto in funzione della latitudine ................................................................................................................ 295 Figura 40 – Videoclip della rotazione terrestre............................................... 296 Figura 41 – L’evoluzione del Pangea ............................................................. 322 Figura 42 – L’orologio dell’Evoluzione ......................................................... 323 Figura 43 - Andamento della temperatura a latitudine assegnata ................... 328 Figura 44 - Il cammino apparente del Polo Sud ............................................. 340 Figura 45 - Il rift dell’Antartide occidentale................................................... 341 Figura 46 - Il movimento di precessione ........................................................ 343 Figura 47 - Cambiamento di direzione dell’asse tra le stelle fisse .................. 344 Figura 48 - Spostamento della linea equinoziale ............................................ 345 Figura 49 – L’evoluzione dei Mammiferi....................................................... 348 Figura 50 – L’Uomo ....................................................................................... 349 Figura 51 - Frontespizio dell’I Ching ............................................................. 383 Figura 52 - Trigrammi, ordinamenti di Fu Hsi (a sinistra) e di Re Wen (a destra) ................................................................................................................ 387 Figura 53 - Il Diagramma della Realtà Ultima ............................................... 388 Figura 54 - I cinque Elementi ......................................................................... 394 Figura 55 - La fisiologia taoista...................................................................... 402 Figura 56 - I Dantian e la piccola circolazione celeste .................................. 408 Figura 57 - I Chakra fondamentali dello Yoga ............................................... 424 Figura 58 - Le Sefiroth 1, 6, 9 e 10 dell’”Albero della Vita” cabalistico ...... 430 Figura 59 - La Montagna di Rame.................................................................. 439 Tabella 1 - La diffusione della Specie Homo sul pianeta Terra........................ 24 Tabella 2 - La discendenza di Adamo secondo la Torah ................................ 116 Tabella 3 - Masse planetarie........................................................................... 148 Tabella 4 - I rapporti dimensionali tra le piramidi.......................................... 240 Tabella 5 – Elenco degli avvicinamenti previsti nel 2001 per il 2011 ........... 290 Tabella 6 – Elenco degli avvicinamenti previsti nel 2001 per il 2012 ........... 291 Tabella 7 - Le epoche dell’Evoluzione terrestre ............................................. 321 Tabella 8 - Glaciazioni e periodi interglaciali ................................................ 327 La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 11 NOTE INTRODUTTIVE Questo libro anzitutto accoglie i 19 punti dell'errata corrige della prima edizione di “Oltre Eden”, elencati anche di seguito (purtroppo non era stato possibile allegare le correzioni alla prima edizione del libro a causa della programmazione della stampa; ma, in ogni caso, il discorso di fondo contenuto in “Oltre Eden” non ne sarebbe stato influenzato). [Errata corrige della prima edizione di “Oltre Eden” 1. Pag. 141, quarto capoverso, leggere Dicembre, non Settembre. 2. Pag. 147, 8° capoverso, leggere “… la lossodromia 054° …”. 3. Pag. 148, 8° capoverso, leggere “… siamo nell’anno 5759 della Creazione (3761 a.e.v. = anno zero) …”. 4. Pag. 149, riga 1, leggere “… 5759, abbiamo un totale di 12759 …”. 5. Pag. 149, righe 5 e 6, leggere “10761” e “3761”. 6. Pag. 149, 6° capoverso, leggere “… il 3761 e il 10761 …”. 7. Pag. 149, 7° capoverso, leggere “… accaduto 5759 anni fa …”. 8. Pag. 149, 8° capoverso, leggere “Il 10761 scarta di 261 anni …”. 9. Pag. 149, 9° capoverso, leggere “… di 761-500 anni …”. 10. Pag. 150, 4° capoverso, leggere “… sorgeva, il 23 Settembre …”. 11. Pag. 150, 10° capoverso, leggere “… ovvero poco dopo l’Equinozio d’Autunno …”. 12. Pag. 164, figura 25a, a sinistra leggere “-10761”, “-3761”; a destra leggere “-18055”, “3761”, “5759”. 13. Pag. 175, 4° capoverso, leggere “… il 10761 ed il 3761 …”. 14. Pag. 175, 5° capoverso, leggere “… il 3761 a.e.v. …”. 15. Pag. 175, 8° capoverso, leggere “Con il 3761 ebbe …”. 16. Pag. 175, 10° capoverso, leggere “Nel 3761 …”. 17. Pag. 206, ultima riga, leggere “… ai karibu babilonesi …”. 18. Pag. 248, 1° capoverso, leggere “… ... della figura 33 ... …”. 19. Pag. 249, nella figura 34 in alto, le linee dei Solstizi e degli Equinozi dovrebbero essere ruotate di 90° in senso antiorario.] In secondo luogo esso fonde insieme “Oltre Eden” e “La Settima Piramide”, il primo dedicato all’elaborazione di una teoria unificata delle origini prestoriche della cultura umana, il secondo dedicato alla Sergio Di Stefano – pag. 12 questione specifica dei monumenti della piana di Giza. Perciò, il risultato prende il titolo del secondo volume e il sottotitolo del primo. Inoltre, questa versione cerca di offrire un testo più scorrevole e completo: - i riferimenti alla Storia e alla Filosofia cinesi, che prima erano divisi tra l’inizio del libro e l’Appendice, sono stati trasferiti interamente nell’Appendice insieme al confronto tra essi e le scuole di Eraclito ed Empedocle, delegando ai numerosi riferimenti incrociati il compito di collegarli al testo. - Alla fine della prima parte c’è una pausa di sintesi e di riepilogo che precede la discussione sulla questione della piana di Giza. - La parte del capitolo 6.2 della prima edizione di “Oltre Eden” che anticipava il discorso sulla Sfinge e sulle Piramidi sollevando preliminarmente qualche obiezione sulla tesi ‘orionica’ BauvalHancock, è stata semplificata per dare maggior risalto a concetti più rilevanti. - La vecchia Figura 18 è stata rimpiazzata con un’illustrazione più adeguata, già presente nella prima stesura di “La Settima Piramide” e usata anche qui nella seconda parte, dove si affronta la questione della piana di Giza (Cfr. Cap. 12). - L’argomentazione sulla Sfinge porta con sé anche un cenno più specifico sul problema del rischio d’impatto cosmico. - La tesi ‘orionica’ è discussa in dettaglio nel capitolo 13. - Una piccola aggiunta a pag. 38 e il Capitolo 4 documentano la collocazione classica delle Colonne nello Stretto di Gibilterra contro alcune teorie apparse di recente. Tutte le mappe celesti esposte nel testo fino dalla prima edizione di “Oltre Eden” sono state ricavate con il software di calcolo astronomico Skyglobe 3.6. Occorre ribadire che la precisione della maggior parte del software astronomico generalmente disponibile varia in funzione degli algoritmi di calcolo utilizzati e diminuisce allontanandosi dal presente, ma questo problema riguarda in generale il Sole, il calendario, il sistema solare e le stelle vicine. Ringraziamenti Ringrazio gli Antichi e tutti coloro che nei secoli hanno provveduto con serietà e passione alla conservazione della loro Testimonianza. Un ringraziamento particolare va a mio figlio Raffaele per il suo contributo con la sezione sulla Geologia antartica. Sergio Di Stefano – pag. 14 Avvertenze Per i richiami bibliografici più ricorrenti è usata l’abbreviazione seguente: [1] “Testi taoisti”, traduzione dal cinese di F. Tomassini, UTET, Torino, 1977; [2] “Testi confuciani”, traduzione dal cinese di F. Tomassini, UTET, Torino, 1974; [3] “Storia della filosofia cinese”, Fung Yu Lan, Mondadori 1956; [4] “Empedocle, Poema fisico e lustrale”; C. Gallavotto, Mondadori, 1993. [5] “Eraclito, frammenti e testimonianze”; C. Diano/G. Serra, Mondadori 1993; [6] “Testi religiosi egizi”; S. Donadoni, UTET 1970. [7] “La Bibbia di Gerusalemme “; EDB, 1974. [8] “Chinese medicine”, P. Huard e Ming Wong, World university library, Mc Graw Hill, 1968. [9] “Apocrifi dell’Antico Testamento”; UTET 1981 [10] “I manoscritti di Qumran”; UTET, 1971 [11] “Antichità giudaiche”; UTET 1998 NB. Figure e Tabelle di ciascun Capitolo sono generalmente mostrate alla fine del Capitolo stesso. Legenda ~ [...] [] a.e.v. e.g. e.v. fr. m.a. mld.a. NdR NT slm circa espunzione di testo inciso avanti l’evo volgare ad esempio evo volgare frammento milioni di anni miliardi di anni nota del redattore Nuovo Testamento sul livello del mare La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 15 1. Storia e memorie ‘storiche’ La Storia sembra aver perso ogni rilevanza nella società contemporanea, quasi che il suo studio e la sua approfondita conoscenza fossero una pura perdita di tempo. La percezione comunemente diffusa della Storia è che essa consista di un rapido sommario di fatti ufficiali, su un periodo di 3.000-4.000 anni. Ciò, su scala reale, è semplicemente ridicolo. Gli stessi Egiziani, che pure vantano una Storia tra le più importanti ed antiche del mondo, nonché tra le più particolari, si aggirano tra i loro ruderi come fantasmi di un passato che non pesa più sulle sorti del mondo; eppure, l‘Egitto ha pesato moltissimo su tali sorti. In ogni modo, la Storia non comincia neanche dal più antico dei loro Faraoni. La Storia, quella vera, comincia con l’Universo, a meno che qualcuno possa dimostrare che l’Uomo e l’Universo non facciano parte della stessa Storia. Questo punto di vista che nel remotissimo passato era piuttosto comune, spontaneo, nativo, in seguito è stato occultato, perfino negato, e riprende vita appena oggi, grazie al crescere del ruolo di Astrofisici, Geologi, Archeologi, Antropologi, e grazie al frequente confronto che chiunque può fare tra le loro scoperte. Accingendomi ad affrontare un discorso che sostanzialmente riguarda la Storia, devo rispettare questo antico punto di vista, anche se si tratta di un lasso di tempo che non oltrepassa i 25.000 anni, in ossequio a ciò che a me sembra una verità da non trascurare mai ed agli Antichi che ne erano consapevoli. Come si presenta la Storia se teniamo conto dei contributi della superspecializzata Scienza moderna? Fino a pochi decenni fa, l'Universo, su larga scala, era considerato dagli studiosi del tutto privo di mutamenti e le stime circa l’anzianità e le regole evolutive dell’Universo in grande e delle Stelle erano ad un livello veramente primitivo e in contrasto con i dati sull’Evoluzione terrestre. Oggi, il panorama è consistentemente variato: circa l’Universo, prevale l’opinione che esso stia evolvendo secondo un modello Sergio Di Stefano – pag. 16 denominato “Big Bang” (“grande scoppio”, immagine del tutto inappropriata), detto anche “modello cosmologico standard”. Secondo tale modello e le più recenti stime, l’Universo sarebbe in espansione da “almeno” 15-20 miliardi d’anni. Non tutti però sono d’accordo sull’interpretazione dei dati sperimentali invocati a sostegno di tale teoria 1. Quindi, salvo il fatto che l’Universo deve essere necessariamente più vecchio del Sistema solare e della Terra, la sua ‘fisiologia’ e più ancora le sue origini sembrano destinati a costituire un enigma per molto tempo ancora. Per ciò che riguarda il Sistema solare, è ancora valido il modello classico della sua formazione a partire da una “Nebulosa primordiale” 2. Tale formazione, in base alle più recenti stime, risalirebbe a circa 5 miliardi d’anni fa. All’interno del Sistema solare c'è la Terra, dove la vita, nella sua primordiale manifestazione cellulare, sembra esistere da almeno 4 miliardi d’anni 3. Come si vede, dopo gli approfondimenti e le scoperte degli ultimi decenni, Universo, Sistema solare, Terra e vita organica cominciano a formare un quadro evolutivo complessivamente coerente. Di fronte a questi numeri enormi l’evoluzione dell’Uomo pesa pochissimo: pare, infatti, che l’Homo sapiens sapiens, cioè l’uomo moderno (ma senza prendere troppo alla lettera gli attributi), sia apparso sulla scena solo 40-35.000 anni fa e che solo intorno a 10.000 anni fa il suo cammino ‘industrioso’ abbia subito determinanti mutazioni 4. Certamente le date dell'Evoluzione saranno meglio precisate in futuro, con l'aumentare delle informazioni sulle varie epoche, così da chiarire meglio i grossi tratti dell’Evoluzione stessa; tuttavia, per quanto riguarda il Sistema solare, la Terra e la Specie umana, le convergenze interdisciplinari non lasciano intravedere variazioni consistenti. In conclusione, a parte Origine e Fisiologia del Cosmo, tutto sembrerebbe chiaro e, nonostante le evidenze contrarie, esiste un diffuso convincimento che niente impedirà a Scienza e Tecnica moderne di 1 Per il Big Bang cfr. Appendice, cap. 22. Cartesio, XVII secolo; Kant e Laplace, XVIII secolo; V.S. Safronov, 1960 e altri; cfr. Appendice, Cap 23. 3 Cfr. Appendice, cap. 24. 4 Cfr. Appendice, cap. 25. 2 La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 17 assegnare prima o poi una “data di nascita” all’Universo o fotografare il più piccolo dei suoi ipotetici ‘mattoni’. Qualcosa di poco chiaro, tuttavia, c’è anche a valle dell’origine del Cosmo: infatti, una Scienza e una Tecnica così rassicuranti non sembrano ancora in grado di descrivere compiutamente l’origine della presente civiltà. Esse parlano del primo miliardesimo di secondo di vita dell’Universo, ma non sembrano ancora in grado di dire esattamente in che modo l’uomo è giunto dal Paleolitico all’età presente, se non evitando una serie piuttosto lunga d’interrogativi, concernenti proprio l’emersione delle società del Neolitico, pressappoco verso l’ottavo millennio a.e.v.. I processi evolutivi hanno in genere un andamento quale quello indicato dalla linea 1 nel diagramma della Figura 1 a pag. 23: lenti al principio, essi accelerano sempre di più fino al punto in cui scatta la mutazione successiva (ne sono una dimostrazione sufficiente gli ultimi 200 anni di Storia dall’inizio dell’era industriale). Intorno a 11-10.000 anni fa si verificò però una brusca variazione di tendenza, quella che oggi è definita “Rivoluzione industriale neolitica” (linea 2; il cambiamento di direzione vuol rappresentare simbolicamente un cambiamento di “orientamento sociale”). In corrispondenza di tale “Rivoluzione”, stranamente la produzione artistica nell’area europea sembra aver subito una fase recessiva 5 (linea 3), per poi riprendere in seguito ma con un altro indirizzo (tratteggio). Che si sia trattato di un’anomalia e non di un passaggio continuo, è dimostrato dal confronto tra le attitudini generali dell’Uomo prima e dopo il passaggio. A proposito dell’arte dell’uomo Paleolitico, gli studiosi affermano infatti che in essa dominavano religiosità, simbolismi astratti ed elementi naturali, testimonianza di notevole Evoluzione intellettuale e di simbiosi naturale: «L’uomo del Paleolitico superiore si rivela creatore di simboli e non soltanto di strumenti, dimostrandosi capace di trasformare la materia, di farla assurgere a espressioni di carattere astrattivo e spirituale, in cui è presente una componente ritualistica di carattere religioso»6. 5 6 Cfr. “Antropologia ...”, F. Facchini, pag. 191. Leroi-Gourhan, 1970-1981, cfr. “Antropologia ...”, F. Facchini, pag. 192. Sergio Di Stefano – pag. 18 Al contrario, le società del Neolitico furono caratterizzate dall’urbanizzazione e da un rapporto totalmente diverso con la Natura, testimoniato anche dalla produzione artistica successiva, tanto da far fare ad alcuni studiosi la seguente affermazione: «L’uomo (del Neolitico; NdR) cessa d’intervenire unicamente in un senso distruttivo e diventa un produttore, modificando con il suo intervento il gioco della selezione naturale delle specie animali e vegetali e favorendo la riproduzione di quelle cui porta un interesse alimentare»7. La frase descrive la sostanza della ‘mutazione’ (N.B.: aspetto buffo della citazione è che la ‘Scienza’ definisce l’uomo come ‘distruttore’ quando è inserito nella Natura come animale superiore, ma non lo definisce tale quando altera l’Ecosistema per convenienza personale! Questione di punti di vista). Oltre all’Inversione radicale da “Uomo naturale” a “Uomo artificiale”, per così dire, quello che stupisce è la rapidità con cui essa è avvenuta. Per cercare di inquadrare meglio il fenomeno e gli interrogativi che esso muove, guardiamo anzitutto chi e cosa era l’Uomo del Paleolitico. Considerando quell’uomo con un po’ d’umiltà, si scopre che egli, ancorché industrialmente ‘arretrato’ nella lavorazione della pietra, per il resto non era poi tanto sprovveduto; infatti, egli era già stato capace di un’esplorazione totale del pianeta, avvenuta nel corso di più di 2 milioni d’anni, partendo dal suo antenato Homo abilis e dal cuore dell’Africa. Le tracce nella Tabella 1 a pag. 24 indicano proprio l’avviamento dell’esplorazione e della diffusione dell’Homo abilis, erectus, sapiens. Dopo l’abilis, ma più di 140.000 anni fa, l’Homo erectus attraversò la Barriera di Wallace, verso l’Australia, cosa mai stata possibile ad alcun’altra specie animale, a causa della mancanza di ponti terrestri 8. 7 Leroi-Gourhan et al., 1966, cfr. “Antropologia ...”, F. Facchini, pag. 193. A questo riguardo, vedi anche “L’alba dell’Uomo”, Rick Gore, National Geographic, Vol. 1, N. 1, Febbraio 1998. 8 La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 19 Tra altri, l’Antropologo brasiliano Walter Neves ha proposto che alcuni antichi colonizzatori del Sudamerica vennero dalla stessa ‘riserva’ da cui provennero gli Aborigeni australiani. L’analisi di 30 teschi, trovati in Brasile e databili a più di 9.000 anni fa, lo ha portato ad affermare che gli antichi Brasiliani erano più simili agli Aborigeni ed ai Melanesiani che alla gente dell’Asia nordorientale, tradizionalmente considerata la terra d’origine degli Americani. Gli Antropologi, infine, concordano sul fatto che un gruppo d’Africani raggiunse la Melanesia e poi navigò verso l’Australia circa 50.000 anni fa 9. Più di 140.000 anni fa, l’uomo era dunque già in grado di trovare una strada negli Oceani, superare ampie distese d’acqua, sopravvivendo e portando la sua arte rupestre in Oceania, mentre in seguito, quale Homo sapiens arcaico e ben prima di 50.000 anni fa, si diffuse nelle Americhe, attraverso il ponte di ghiaccio sullo stretto di Bering 10. Potremmo farci un’idea di chi fosse l’uomo del Paleolitico anche solo considerando chi oggi potrebbe fare una cosa del genere, senza ricorrere alla tecnologia della vetroresina e dei satelliti artificiali. Homo erectus e Homo sapiens arcaico da un lato forse si accontentavano di una pietra scheggiata, mentre dall’altro erano conoscitori degli oceani ed erano in grado di costruire imbarcazioni atte ad attraversarli, quasi certamente con l’ausilio dell’unico sistema d’orientamento naturale disponibile: le Stelle. Dato che l’uomo era già a quel punto più di 140.000 anni fa, cosa può aver fatto nei 130-120.000 anni d’evoluzione, che ancora lo separavano dalla “Rivoluzione neolitica”?! Se l’Evoluzione non ha avuto un significato industriale, evidente nella lavorazione della pietra o nella produzione d’altri manufatti, più o meno importanti, ma sempre tangibili, che significato le si potrebbe assegnare, che sia una valida alternativa rispetto ad un illogico ed impossibile ristagno, se non il senso di una crescita sul piano intellettuale e conoscitivo? 9 Science, Vol. 286, 19 Novembre 1999, pag. 1467. Cfr. ad es. “50.000-Year-Old Americans of Pedra Furada”; Bahn, Paul G., Nature 362, 1993. 10 Sergio Di Stefano – pag. 20 Peraltro, l’uomo del Paleolitico, ancorché ancorato ad un modello di sviluppo differente, evidentemente doveva possedere già le qualità intellettuali necessarie per ‘finanziare’ il salto compiuto dall’ottavo millennio a.e.v. in poi, qualità costruite in centinaia di migliaia d’anni d’evoluzione; e in quell’Uomo, come illustrato dalla Figura 1, dovevano essere già presenti i germi della futura mutazione. La questione sostanziale allora è: cosa scatenò la mutazione in tempi così in contrasto con la durata dei processi evolutivi naturali?! Noi guardiamo indietro, verso la notte dei tempi, ma quello che siamo in grado di conoscere razionalmente sembra fermarsi senza rimedio a quella ‘Discontinuità’ che troppo superficialmente è definita ‘Progresso’, in luogo ad esempio del già più calzante “Progresso tecnologico”, e oltre la quale pare esistere solo la nebbia del Mito. Ma davvero c’è soltanto il Regno del Mito?! Non esattamente! Infatti, per questo genere di Ricerca noi possiamo disporre, oltre che di Scienza e Mito, anche e soprattutto della Memoria contenuta nei “Sistemi metafisici”. Con tutte queste cose a disposizione, più la volontà di trovare le risposte, animata da un po’ di rispetto per gli Antichi, l’impresa dovrebbe avere una probabilità di essere portata a termine con successo ben superiore a quella della risoluzione del problema cosmogonico, che rischia di essere un’impresa fallimentare in partenza a causa della dimensione del problema e del metodo di ricerca. Eppure, le decine di secoli trascorsi non hanno contribuito ad alzare il velo del mistero neanche di poco. Quando si parla dei Sistemi metafisici ci si deve riferire alle cosiddette “Sacre Scritture”, ai Testi classici d’ogni Etnia, che rappresentano l’eredità più significativa del Passato remoto. Tra tutte quelle fonti, una particolare importanza ha per noi la Torah, cioè i 5 libri che raccolgono le basi della religione ebraica, altrimenti denominati “Pentateuco”. Questo testo è unico nel suo genere e ora vedremo perché. Genesi, il primo dei 5 libri, è la radice della Torah. Esso descrive le origini del Cosmo, della Terra e dell’Uomo e parla del suo sviluppo in termini sia generali sia specifici. In seguito, essa diventa storia particolare del popolo di Abramo, cioè degli Ebrei. Genesi copre in modo sistematico un periodo che, esclusa la parte squisitamente cosmogonica e quella più specificatamente riservata La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 21 agli Ebrei 11, pare riguardare proprio lo sviluppo dell’Homo sapiens sapiens fino al 2° millennio a.e.v., più o meno. I fatti posteriori a questa data sono esposti con ricchezza di particolari; per quelli anteriori, l’esposizione è sempre più frammentaria e vaga, fino a perdere in apparenza la connotazione storica ed acquistarne una puramente metafisica 12 al principio del libro. Nonostante questo, alla Torah non è riconosciuto il valore di cronistoria se non in misura davvero minima e solo per la sua parte più recente, così come avviene per molti degli altri testi che compongono il patrimonio classico della cultura mondiale. Essi sono sovente considerati patrimonio esclusivo della Religione, cioè di quella forma espressiva che troppo spesso sprofonda nell’ignoranza, nella superstizione e nell’artificio. A quest’attitudine a prestare solo un’attenzione superficiale alle memorie dell’Umanità, s’oppongono solo sporadici tentativi di analizzarle, integrando, ipotizzando, cercando di dimostrare e poi mettere alla prova il risultato, senza pregiudizi o, peggio ancora, dogmi, in coerenza con un corretto atteggiamento scientifico. Nel caso della Torah e, più in generale, dei testi classici, tale sforzo consisterebbe nel tentare d’oltrepassare il loro simbolismo o l’ermetismo, talora apparentemente puerile, considerandoli forme espressive interpretabili, esattamente come lo furono i geroglifici per i primi scopritori dell’Egitto, poiché, alla pari con i geroglifici, esse possono rappresentare una possibilità di ricostruzione storica enorme. Certamente, come i geroglifici egiziani furono decifrati a partire da una chiave interpretativa, fornita dalla Stele di Rosetta, così anche in questo caso occorrerebbero delle “chiavi di lettura”. Questo lavoro, oltre a una lettura dei Classici, è proprio un tentativo di dimostrare che la Torah, specificatamente la Genesi, più che 11 ‘Ebreo’ = “colui che proviene da oltre il Giordano”, la tribù immigrante di Abramo. ‘Israele’ (= campione di ‘Dio’) era l’appellativo dato a Giacobbe, nipote di Abramo, da cui la qualifica di ‘Israelita’. ‘Ebreo’ ed ‘Israelita’ sono sinonimi. L’appellativo ‘Giudeo’ nacque al tempo della schiavitù babilonese. 12 Questo termine, che sembra risalire alla scuola aristotelica (letteralmente: il volume che, sopra lo scaffale della biblioteca, è collocato “dopo il trattato sulle cose fisiche”), fu in seguito usato per indicare, genericamente, lo studio e la scienza delle cose extrasensibili, o del mondo soprannaturale, in contrapposizione alla Fisica, che è studio e scienza delle cose sensibili. Sergio Di Stefano – pag. 22 un testo di Religione, potrebbe essere considerato a tutti gli effetti la migliore cronistoria, se non proprio l’unica, ufficialmente disponibile sulle origini reali del mondo attuale. Non è complicato arrivare a questa e altre conclusioni se si confrontano tra loro gli orientamenti del pensiero antico, particolarmente quelli del pensiero greco delle origini e dei filosofi cinesi taoisti 13 e del pensiero di questi con il messaggio contenuto nelle parti fondanti della Torah 14. Le affinità che emergono giustificano l’uso del Taoismo, la principale delle scuole filosofiche cinesi, come “chiave di volta” scientifica della Torah, talché alla fine del processo diventa non solo plausibile ma altamente probabile che la Torah sia in effetti l’unico antico resoconto che riunisce le testimonianze del popolo ebraico, delle antichissime tradizioni egiziana e cinese e di quella greca e che essa potrebbe aver addirittura integrato in sé stessa la vicenda di Atlantide, che assume così un significato ben più vasto e reale di quello apparentemente fantasioso che emerge dai dialoghi di Platone. Per capire la rilevanza del perseguire e eventualmente ottenere questo genere di risultato basta guardarsi attorno, rendersi conto che il carattere autodistruttivo degli eventi umani non ha soluzione di continuità dal Neolitico in avanti, capire che le cause di tale carattere devono stare oltre quel “Buco nero” di 10.000 anni fa e ricordarsi che senza la comprensione delle cause non c’è vera guarigione da alcuna malattia, così come non può esserci vera scelta del Futuro senza la conoscenza del Passato. 13 14 Cfr. Appendice, cap. 25.2.12. Cfr. Appendice, cap. 25.2.14. La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 23 Figura 1 - La “Rivoluzione neolitica” Sergio Di Stefano – pag. 24 Tabella 1 - La diffusione della Specie Homo sul pianeta Terra La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 25 2. Substrati comuni Gli argomenti del capitolo 25 dell’Appendice indicano che l’Umanità è stata percorsa da idee che sembrano nascondere sistematicamente uno stesso substrato concettuale già prima del VI secolo a.e.v.. In altre parole, dietro i diversi cammini rappresentati dal Qi Gong cinese 15, dalle scuole di Eraclito di Efeso e di Empedocle di Agrigento 16, dallo Yoga indù 17 e dalla Cabala ebraica 18, appaiono esserci uno stesso identico convincimento iniziale e dei percorsi che dipendono esclusivamente dalle differenti attitudini, dalle differenti motivazioni e dai diversi gradi di determinazione. La natura del convincimento iniziale, che pare essere il massimo comune denominatore anche dello Sciamanesimo 19, è abbastanza chiara e si può affermare che i suoi tratti sostanziali sono quelli dipinti dalla panoramica generale sul Taoismo svolta nell’Appendice. Queste idee hanno una tale omogeneità e si sono diffuse in mezzo a popoli così diversi, per orientamento ed usanze, che bisogna ipotizzare l’esistenza di una matrice unica, esterna a ciascun popolo, piuttosto che uno sviluppo parallelo delle stesse idee, o una diffusione per emulazione; sembrano aver avuto un epicentro di diffusione relativamente recente e di prima magnitudine tra Iran e India, poiché è da queste regioni che sia i Greci sia i Cinesi, intorno al IV secolo a.e.v., sembrano aver attinto idee ed esperienze fondamentali per il completamento della propria formazione; scaturiscono da una filosofia naturale, che ha prodotto correnti pressoché omogenee di pensiero in campo fisico, fisiologico, metafisico; si sono sempre materializzate in funzione delle condizioni dello specifico contesto sociale, quale risposta naturale al bisogno di 15 Cfr. Appendice, cap. 25.2.11. Cfr. Appendice, cap. 25.2.12. 17 Cfr. Appendice, cap. 25.2.13.1. 18 Cfr. Appendice, cap. 25.2.14. 19 Cfr. Appendice, cap. 25.2.15. 16 Sergio Di Stefano – pag. 26 chiarezza, o di comprensione del mondo, o di felicità, o di superamento del dolore e della sofferenza che era presente nell’uomo, inteso come società. Il VI secolo a.e.v. ha rappresentato un momento estremamente particolare, poiché vi si sono concentrati eventi chiave per tutta la storia del genere umano, quasi che si fosse scatenato un fermento intellettuale e morale generalizzato. Si potrebbe pensare che questo dipese da malattia delle istituzioni sociali, che erano fiorite, da un certo punto in poi; ma le dimensioni del fenomeno inducono a scartare quest'ipotesi e stimolano a pensare al fenomeno in termini diversi, vale a dire di esito differenziato di un processo unitario, avviato in precedenza. Il fatto che al VI secolo a.e.v. abbia corrisposto una specie di boom intellettuale nel Mediterraneo, in India, in Cina, dà corpo all’idea che ciò che è avvenuto nell’intorno del VI secolo sia una fase speciale dell’evoluzione e diffusione di un substrato comune, come accade quando dal seme, gettato in precedenza, nasce la pianta. I semi di questo rigoglio intellettuale e di civilizzazione potrebbero essere stati gettati in qualche momento del passato ed il VI secolo, in misura variabile secondo il campo dove era avvenuta la semina, potrebbe aver costituito il tempo della raccolta dei frutti. Ricostruire le circostanze delle ipotizzate semine significa indagare all’indietro nel tempo. In questo, la cultura cinese, una cultura che si è dedicata, in modo estremamente particolare e pignolo, all’antichità ed alle memorie di essa, viene in aiuto e consente di avviare un possibile processo di trasformazione inversa da Mito a Leggenda a Storia. La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 27 3. «Perduto il TAO, venne poi la virtù; ...», alias “Le età dell’Oro” Il capitolo XXXVIII del Tao Te Ching 20, oltre alle cose esposte nel capitolo 25.2.7 dell’Appendice, ce ne rivela altre due: la prima è che, nel passato, c’è stato un momento in cui c’era il TAO, ossia una condizione di equilibrio tra Cielo, Terra e Uomo; la seconda è che, ad un certo punto, per motivi ignoti, questa situazione finì. A quale luogo e a quale momento si riferisce la sentenza del Tao Te Ching? Si parla della Cina pre-storica o di una condizione più generale e più antica? Poiché i riferimenti più importanti della filosofia e della storia cinese sono nelle figure leggendarie degli Augusti Imperatori 21, consideriamo gli elementi seguenti: 1. il periodo che la tradizione assegna al governo degli Augusti Imperatori è, complessivamente, di 255 anni (115+40+100), poco dopo l’inizio del terzo millennio a.e.v.. Dalla metà del terzo millennio in poi, la Cina, sul piano culturale, sembra segnare il passo, subendo alterne vicende sociali fino al periodo dei Chou (primo millennio). Ora, 255 anni non sono un tempo sufficiente per la gestazione, nascita, sviluppo e diffusione omogenea della cultura e delle idee che giacciono dietro quei personaggi; nella fattispecie, i trigrammi di Fu-Hsi, la scienza della scrittura, le tecniche dell’allevamento del bestiame, l’agricoltura, la medicina. 2. L’ipotesi che quei tre personaggi siano solo dei nomi simbolici, stanti a significare il culmine di un lavoro durato secoli e millenni di vita cinese urta contro la considerazione che tutto il continente eurasiatico, quanto più si arretra nel tempo, tanto più è stato teatro delle scorribande di tribù nomadi; quindi la Cina difficilmente avrebbe potuto essere un laboratorio naturale di sviluppo culturale spontaneo (la Grande Muraglia fu costruita solo nel III-II secolo a.e.v.). 20 21 Cfr. Appendice, cap. 25.3.1. Cfr. Appendice, cap. 25.1.1. Sergio Di Stefano – pag. 28 3. D’altra parte, nemmeno è ragionevole supporre che tale sviluppo si sia esteso nell’arco di tempo rappresentato dai 392 anni di governo dei cinque monarchi successivi, poiché quanto più si viene avanti con la Storia tanto più la tradizione è conforme allo svolgimento dei fatti reali; e questi fatti parlano, tutto sommato, delle alterne fasi di un lungo periodo di generale decadenza, contro il quale, alla fine, reagirono Taoismo e Confucianesimo. Queste considerazioni ci portano a concludere che, in un certo periodo della sua preistoria, la Cina potrebbe aver mostrato gli effetti di un precedente forte impulso verso la civilizzazione. Tale impulso, tuttavia, dovette provenire dall’esterno; infatti, l’interferenza delle invasioni nomadi avrebbe potuto rallentare o demolire uno sviluppo endogeno, ma con un aiuto esterno la situazione sarebbe stata diversa. I tre Augusti, siano stati soggetti fisici, movimenti, o scuole di pensiero, potrebbero rappresentare proprio la testimonianza del sopraggiungere in Cina di quegli insegnamenti. I tre secoli leggendari definiti dalle cronache tradizionali potrebbero essere nient’altro che una convenzione, che cela il nesso tra i personaggi leggendari della storia cinese, la cultura neolitica di Xiaotun 22 e l’impulso civilizzatore che essa ricevette dall’esterno. Il citato capitolo XXXVIII del Tao Te Ching potrebbe aver voluto rappresentare la nostalgia di quell’epoca, vista come un’epoca di grande progresso e prosperità, un’epoca d’oro, che doveva essere celebrata in modo eccezionale per contrasto con la successiva decadenza. C’è una somiglianza tra il simbolismo dei tre Augusti imperatori, ciò che è stato riferito dai Purana circa l’insegnamento dello Yoga da parte di un semidio nel 6000 a.e.v. 23, e la comparsa sulla scena del Nilo della figura storica di Imhotep, circa all’inizio del terzo millennio a.e.v. 24. Tale similitudine suggerisce l’idea dell’esistenza di una parte, esterna al contesto ufficiale di sviluppo del periodo Neolitico, così come lo conosciamo in base all’Archeologia, e che potrebbe aver operato da distributrice di conoscenza in più direzioni e in momenti 22 Cfr. Appendice, cap. 25.1.1. Cfr. Appendice, cap. 25.2.13.1. 24 Imhotep è il sapiente che portò medicina, architettura e astronomia agli Egiziani; l’uomo che fu gran sacerdote del culto solare e al quale è attribuita la costruzione della piramide di Zoser, faraone della III dinastia (circa il 2850 a.e.v.). 23 La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 29 diversi, secondo il grado di sviluppo e le diverse attitudini dei vari popoli. Detta somiglianza suggerisce anche l’idea che, nel corso del tempo, proprio le attitudini particolari dei popoli recettori abbiano trasformato quegli insegnamenti in Yoga, Taoismo, Mosaismo, Scuola eraclitea ed empedoclea, Buddismo. Questa terza parte sarebbe all’origine di un mito d’età aurea nella millenaria tradizione del popolo cinese e non solo di quella. Quanto vale la possibilità di un’evoluzione pressoché parallela e indipendente, ossia del verificarsi in sostanza degli stessi eventi in più aree del globo, distinte, conviene ricordarlo, da caratteri specifici, più o meno nello stesso momento, rispetto al concetto unitario dell’ipotizzata “terza parte”? Vale, in definitiva, quanto uno vuole che valga, di fronte all’evidenza che di solito un’idea nasce in un punto che sia dotato delle concatenazioni causa-effetto necessarie allo sviluppo di quell’idea e non, come si dice, “a caso”. Perché due persone producano quasi la stessa idea e quasi contemporaneamente bisogna che ad un certo punto della loro storia esse abbiano precedenti simili, in linguaggio più ‘moderno’ background simili, eguale abilità, o, come si dice oggi, skill, le stesse identiche motivazioni e le stesse aspirazioni e questo è già piuttosto raro da realizzarsi in un gruppo ristretto come una famiglia o una tribù, dove esistono fattori omogeneizzanti forti, figurarsi in un contesto via via sempre più esteso. Di fatto, cos’è che oggi riesce ad avvicinare nel tempo la nascita di due scoperte scientifiche eguali in due luoghi lontani tra loro migliaia di chilometri, se non l’evolversi della tecnologia delle comunicazioni nel contesto omogeneizzato prodotto dal modello di sviluppo industriale? Questo è cosa normale per il XX secolo dell’era volgare, ma (fortunatamente!) non lo era tanto nel VI secolo prima di quest’era; e noi stiamo parlando di un tempo che potrebbe precedere di parecchio non solo il VI secolo a.e.v., ma il terzo millennio a.e.v., di distanze su scala globale e di popoli diversificati. La probabilità che in un sistema come questo un’idea nasca in più punti e più o meno contemporaneamente è la probabilità di ‘n’ linee causali parallele identiche, un’impossibilità sperimentale, come dire che possono esistere i due classici fiocchi di neve identici contemporaneamente. Sergio Di Stefano – pag. 30 Ne segue che la possibilità che in un qualunque sistema sostanzialmente la stessa idea nasca in più punti quasi contemporaneamente corrisponde alla possibilità della distribuzione delle sue spore da parte di una sorgente, oppure di più sorgenti equipollenti, ma tutte riconducibili all’evento singolare precursore. Ora, come nel caso delle scuole taoista, empedoclea ed eraclitea, esplorato nel capitolo 25.2 dell’Appendice e nel caso delle tecniche dell’Agopuntura, alla cui distribuzione si accenna in 25.2.10, anche il mito dell’età dell’oro non è una prerogativa del popolo cinese, pure se, in Cina, questo mito assume una connotazione storicamente più concreta che altrove. Se questo ragionamento è corretto, chi o cosa avrebbe potuto costituire quell’evento precursore, quella “terza parte” in conformità con quanto è possibile raccogliere circa lo sviluppo della vita su questa Terra? La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 31 3.1 L’Egitto In Egitto esistono altri misteri che quello dell’origine della Scienza di Imhotep. Gli studiosi affermano infatti che le origini della religione egizia sono ancora ben lontane dall’essere chiarite. Ecco una testimonianza, riguardante la preistoria: «Vi sono, infatti, nelle reminiscenze religiose, lungamente superstiti e non travolte dai tempi nuovi, alcuni avanzi preziosi, paragonabili ai resti preistorici che il piccone trova negli strati geologici del paese. [...] Il Petrie pensa che il primo stadio della religione egizia sia stato quello caratterizzato dal culto degli animali delle tribù; si tratterebbe ancora dell’età paleolitica, durante la quale anche il cannibalismo sarebbe stato diffuso. Ad abolire i barbari costumi delle origini e ad introdurre le pratiche di una civiltà migliore, sarebbe intervenuto il culto di Osiride, proveniente dalla Libia, sotto l’influsso del quale anche gli dèi avrebbero mutato, nelle immagini dell’adorazione, il loro aspetto ferino in quello di uomini con testa di animali; dall’Asia sarebbero, invece, venute le divinità cosmiche col culto del Sole accentrato nella nuova sede di Eliopoli. Il popolo, tuttavia, sarebbe rimasto fedele ad Osiride e ne avrebbe anzi procurato una rinascita, per reazione al sopravvenire di culti nuovi. Più tardi, dall’Elam, o dal Golfo Persico, o dal mar Rosso, sarebbero venute altre divinità di un più trasparente simbolismo, quali Min, Ptah, Ma’at, immagini di principi vitali o personificazioni di idee astratte, che non avrebbero influito troppo profondamente sulle antiche divinità del paese»25. Secondo il Sethe, il passaggio dalla zoolatria a forme più evolute sarebbe antecedente la I dinastia, cioè anteriore al 3050 a.e.v. 26. Riguardo al Regno Antico (2686-2181 a.e.v.), si legge: «Sul periodo più antico di quest’età ha fatto ricerche il Bayer, concludendo col rilevare la presenza presso il popolo di un culto prevalente del Sole sotto il nome di Re e raffigurato in immagini alate e, presso le classi più vicine alla monarchia, di un culto del Sole-Oro. Tale dio solare Oro si 25 “Storia delle religioni”; UTET, Torino, 1970, Vol. I pag. 671. “Storia delle religioni”; UTET, Torino, 1970, Vol. I, pag. 674. Forse sarebbe più corretto parlare di totemismo. 26 Sergio Di Stefano – pag. 32 sarebbe poi, a poco a poco, identificato e confuso con l’altro di origine più antica e popolare»27. Sul culto di Oro, si legge che esso era associato all’area del delta occidentale del Nilo. I testi più importanti in questo periodo sono i “Testi delle Piramidi”, un insieme di Mito, filosofia e religione, includente il mondo dei morti. In questi testi, campeggiano due figure: Osiride e Orione. Osiride è alla base della futura associazione tra la figura del Faraone e la divinità. Brevemente, la storia di Osiride, tratta dal Canone eliopolitano, è questa 28: dal Caos (Nun) venne Re, il Sole, spirito del mondo, il quale, per mezzo della parola, generò l’Aria (Sou), l’Acqua (Tefnut), la Terra (Geb), il Cielo (Nut). Successivamente, da Cielo e Terra, nacquero Osiride, Seth, Iside e Nephthys. Il mito prosegue affermando che l’Egitto fu affidato a Seth ed Osiride. Però, mentre la parte di Osiride era florida, quella di Seth era depressa. Seth, per invidia, assalì il fratello e lo uccise, facendolo a pezzi. Iside cercò il fratello e, trovati i pezzi, li rimise assieme; quindi, ad Osiride fu concessa la possibilità di rivivere per il tempo che Iside, sorella-moglie, restasse incinta di lui e partorisse il figlio Oro. Osiride, scaduto il tempo, divenne signore dell’oltretomba, mentre Oro ebbe a che fare con lo zio Seth per vendicare la morte del padre Osiride. Ecco un brano, tratto dai “Testi delle Piramidi”, che parla di Osiride e Seth: «Dire le parole: si scuote il cielo, trema la terra. Viene Horo, sorge Thot e sollevano Osiri sul suo lato. Essi fanno che egli si levi fra le due Enneadi. Ricorda Seth, poni nel tuo cuore quella parola che ha detto Geb, quella minaccia che ti han fatto gli dèi nel Castello del principe, che è in Eliopoli, perché tu hai abbattuto Osiri a terra, quando tu dicesti, Seth: “Io non gli ho fatto nulla”, per aver potere con questo, per aver potere per Horo. Quando tu dicesti, Seth: “È lui che mi ha sfidato” e ne derivò il 27 28 “Storia delle religioni”; UTET, Torino, 1970, Vol. I, pag. 678. “Storia delle religioni”; UTET, Torino, 1970, Vol. I, pag. 703. La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 33 suo nome di Iku-ta. Quando tu dicesti Seth: “È lui che mi è venuto vicino”, e ne derivò questo suo nome di Orione, dal lungo piede, dall’ampio passo, che presiede alla Terra d’Alto Egitto. Sollevati Osiri! Seth si è sollevato dopo aver udito la minaccia 29 degli dèi, detta per il padre degli dèi [...]» . Nel brano che precede, Osiride rappresenta l’età aurea dell’Egitto, l’età del TAO per dirla in cinese, quando la terra prosperava, tratta dalla barbarie degli antichi miti zoolatrici non si sa da chi, ma proveniente dalla Libia, in un tempo che precede il 3050 a.e.v., e diventata ricettacolo degli insegnamenti che fanno un popolo civile. Un secondo “mistero” riguarda le origini del geroglifico. Tale forma di scrittura oggi è considerata del tutto svincolata ed indipendente dalle culture mesopotamiche, ovverosia un esito di sviluppi locali. Nondimeno, sulla sua genesi esistono solo ipotesi e congetture legate agli eventi del periodo pre-dinastico. Un terzo “mistero” riguarda infine le origini dell’agricoltura egiziana, che, in base a recenti ricerche, sarebbe anch’essa del tutto indipendente dalle civiltà mesopotamiche e piuttosto d’origine sahariana 30, analogamente all’influsso osiriano. 3.2 Lemuria, MU ed Atlantide Altri miti riferiscono di età auree e di grandi civiltà: quelli di Lemuria, MU e soprattutto Atlantide. Lemuria e MU appartengono alla mitologia Indù e rappresentano entrambe il ricordo di una civiltà superiore. Lemuria fu inizialmente posta nell’Oceano Indiano per giustificare la presenza dei Lemuri sia in Madagascar sia in India. In seguito, la teoria della deriva dei continenti fornì un supporto più scientifico per il problema dei Lemuri e Lemuria cedette il suo ruolo a MU, la mitica isola continente del Pacifico centromeridionale, più o meno tra l’Australia e l’America del Sud. 29 [6], Cap. 477. Cfr. ad esempio “Sahara e Nilo, le sfide della ricerca archeologica”, Le Scienze, N. 355, Marzo 1998. 30 Sergio Di Stefano – pag. 34 Di MU parlò e scrisse il colonnello britannico James Churchward (1870), il quale, dopo molte insistenze, pare sia stato informato a tal proposito da un prete buddista; costui, tra le altre cose, gli avrebbe rivelato l’esistenza di antichissime tavolette, recanti iscrizioni a proposito di MU e dei suoi abitanti, i Naacals. I Naacals avrebbero precorso gli Atlantidi di qualche millennio, controllando, in un certo momento Europa meridionale ed Asia e generando le popolazioni ariane, prima di scomparire 31. MU è presente nella mitologia polinesiana come terra-madre di tutto il genere umano. In realtà, la possibilità geologica dell’esistenza di un’isola di MU è ancora minore di quella dell’isola di Atlantide nell’Atlantico centrale. Sull’isola ‘perduta’ di Atlantide 32 abbiamo la testimonianza di Platone, ancora oggi considerata poco più di un ‘fumetto’, nonostante essa abbia alimentato una vastissima produzione letteraria ed altrettanta ricerca. A questo riguardo, è opportuno tenere presente che se Platone, raccontando d’Atlantide e del suo popolo dalle caratteristiche superiori e di come esso, ad un certo punto, invase il Mediterraneo, ne fu respinto dalle popolazioni locali e fu infine distrutto da una catastrofe immane nel 9600 a.e.v. circa, si fosse reso autore di un’epopea fantastica, allora egli non potrebbe essere più considerato l’autore dei serissimi e profondissimi dialoghi filosofici che gli sono con tanta sicurezza attribuiti. A proposito d’Atlantide, ecco intanto anche la testimonianza di Plutarco (I-II secolo e.v.): «Solone poi, dopo aver messo mano a un lavoro di grande importanza sulla storia o sul mito di Atlantide, che egli aveva udito dai sapienti di Sais e che riguardava in modo particolare gli Ateniesi, lo lasciò incompiuto, non già per mancanza di tempo, come dice Platone, ma piuttosto a causa della vecchiaia, impaurito dalla vastità dell’opera [...] Platone, nell’ambizioso tentativo di trattare con ampiezza e abbellimenti l’argomento dell’Atlantide, come suolo di una fertile terra abbandonata, ritenendolo argomento a lui conveniente per la parentela con 31 “I continenti perduti”; R. Pinotti, Mondadori, 1995, pag. 270. Platone, ‘Timeo’, 21-24 e ‘Crizia’, 113; UL, “Platone, opere complete”, 1978. Traduzioni di Cesare Giarratano. 32 La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 35 Solone, cominciò l’opera con descrizioni di grandi portali, muri e vestiboli, quali in nessun racconto, né favola, né poesia furono 33 mai descritti. [...]» . Solone, della famiglia ateniese dei Codridi, nacque intorno al 630 a.e.v. e viaggiò molto in gioventù. Successivamente, gli Ateniesi, conoscendolo come sapiente, gli conferirono l’incarico di dare leggi alla città, così da comporre gli attriti tra il popolo e gli aristocratici e mettere in ordine il sistema. Alcune di queste leggi egli le attinse proprio dall’Egitto 34. Della visita di Solone a Sais, località posta sul ramo occidentale del delta del Nilo, non molto distante da Giza, parla anche Erodoto (V secolo a.e.v.) nelle sue “Storie” 35; Sais fu una tappa di Solone nell’ambito di un giro intrapreso al termine dell’attività legislativa svolta in patria e che lo portò anche da Creso. Solone scrisse poesie, nelle quali espose le sue tesi filosofiche; elegie, in cui parlava di politica, di giustizia, di Etica e nelle quali dava suggerimenti morali agli Ateniesi ed a sé stesso. Scrisse, inoltre, la relazione su Atlantide, rimasta, secondo Plutarco, incompiuta. Pare che Solone sia morto intorno al 558 a.e.v.. Di Platone si sostiene che nacque intorno al 428 a.e.v., figlio di Aristone, anch’egli della stirpe dei Codridi. Platone, dunque, avrebbe iniziato il lavoro su Atlantide come tentativo di portare a termine qualcosa che era cominciato con il suo avo Solone. Sembra che Platone avesse in animo di scrivere addirittura una trilogia su Atlantide. Di quella trilogia dovevano far parte il ‘Timeo’, il ‘Crizia’ e l’ “Ermocrate”. Di questi tre Dialoghi, il ‘Timeo’ fu completato, il ‘Crizia’ restò incompiuto, l’ “Ermocrate”, a quanto si sa, non fu mai scritto. Teniamo a mente il particolare della “terra abbandonata”, citato da Plutarco, mentre consideriamo gli aspetti generali della testimonianza di Platone. 33 “Classici greci”, Plutarco, Vita di Solone, UTET 1992. Si parla, ad esempio, di una legge fiscale che prevedeva la pena di morte per gli evasori; cfr. “Erodoto, le Storie”, II,177. 35 Cfr. “Erodoto, le Storie”, I,30. 34 Sergio Di Stefano – pag. 36 Il ‘Timeo’, dopo un apparente aggancio logico iniziale all’importante dialogo sulla “Repubblica”, pone, tra gli altri, il problema di chiarire quale avrebbe dovuto essere il comportamento in guerra dello Stato ideale. Crizia, protagonista del dialogo, oltre a Socrate, Timeo ed Ermocrate, porta allora l’esempio degli antenati dei Greci, basandosi su un racconto fatto dal nonno, Crizia il Vecchio, in occasione della festa delle Apaturie, quando Crizia aveva 10 anni e il nonno 90. Crizia il Vecchio, a sua volta, aveva riferito quanto narrato da Solone, tempo prima, al suo ritorno da una visita in Egitto, presso i sapienti di Sais. Ecco cosa è raccontato nel ‘Timeo’: «V’è in Egitto, disse Crizia, nel delta, al cui vertice si divide il corso del Nilo, una provincia detta saitica, e la città più grande di questa provincia è Sais, dove nacque anche il Re Amasi. Secondo gli abitanti, l’origine della città si deve ad una Dea, che nella lingua egiziana è chiamata Neith e, nella greca, come essi affermano, Atena; ed essi sono molto amici degli Ateniesi e dicono d’essere in qualche modo della loro stessa stirpe. Ora, Solone diceva che, giunto colà, fu ricevuto con grandi onori e che, avendo interrogato su fatti antichi i sacerdoti più dotti della materia, trovò che né egli né alcun altro greco sapeva, per così dire, niente di tali cose e una volta, volendo provocarli per indurli a parlare di fatti antichi, prese a dire degli avvenimenti che qui si credono i più antichi e favoleggiò di Foroneo [...]»; ‘Timeo’, 2122. A questo punto, un sacerdote 36 cade nella provocazione e, dopo un preambolo, riguardante i cataclismi dell’antichità, sui quali torneremo in seguito, e sugli ordinamenti civili dei nobili antenati dei Greci, vissuti 9.000 anni prima 37, inizia a parlare dell’invasione degli Atlantidi: 36 Plutarco dice che Solone incontrò i due sacerdoti più sapienti: Psenofe e Sonchi (“Plutarco, Vita di Solone”, 26,1; UTET, Classici greci, 1992). 37 La capacità degli Egizi di fare delle retrodatazioni di così ampio respiro è sostenuta da una testimonianza di Erodoto (Storie, II,143), riguardante un viaggio in Egitto fatto da Ecateo di Mileto (Su Ecateo cfr. Cap. 4): “Così, quando Ecateo espose la sua genealogia, facendo risalire la sua origine a un dio come 16mo progenitore, essi (i sacerdoti; NdR) gli opposero ... Ciascuna di quelle 345 statue rappresentava una La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 37 «Perché dicono le scritture come la vostra città distrusse un grande esercito che, insolentemente, invadeva, ad un tempo, tutta l’Europa e l’Asia, muovendo di fuor dell’Oceano Atlantico. Questo mare era allora navigabile e aveva un’isola innanzi a quella bocca, che si chiama, come voi dite, Colonne d’Ercole. L’isola era più grande della Libia e dell’Asia riunite e i navigatori di allora potevano passare da quella alle altre isole e, dalle isole, a tutto il continente opposto, che costeggiava quel vero mare. Poiché tutto questo mare, che sta di qua dalla bocca che ho detto, sembra un porto di angusto ingresso, ma l’altro potresti rettamente chiamarlo un vero mare; e la terra, che per intero l’abbraccia, un vero continente. Ora, in quest’isola v’era una mirabile potenza regale, che possedeva l’intera isola e molte altre isole e parti del continente. Inoltre, di qua dallo stretto, dominavano le regioni della Libia fino all’Egitto e dell’Europa fino alla Tirrenia. E tutta questa potenza, raccoltasi insieme, tentò di sottomettere la vostra regione e la nostra e quante ne giacciono di qua dalla bocca. Allora dunque, o Solone, la potenza della vostra città apparve cospicua per virtù e per vigore a tutte le genti; perché, avanzando tutti nella magnanimità e in tutte le arti belliche, parte conducendo l’armi dei Greci, parte costretta a combattere sola per defezione degli altri, affrontati gli estremi pericoli e vinti gli assalitori, stabilì trofei [...] ma nel tempo successivo, accaduti grandi terremoti ed inondazioni, nello spazio di un giorno e di una notte tremenda, tutti i vostri guerrieri sprofondarono insieme dentro la terra e similmente scomparve l’isola di Atlantide, assorbita dal mare; perciò, ancora, quel mare è impraticabile ed inesplorabile, essendo di impedimento i grandi bassifondi di fango, che formò l’isola nell’inabissarsi»; ‘Timeo’ 25-26. Questo è quanto è detto nel ‘Timeo’ su Atlantide, in modo pressoché incidentale, poiché il dialogo, successivamente, prosegue su tutt’altra linea. generazione .. Senza ricollegarli a un dio o a un eroe”. Gli Egizi usavano tre tipi di calendario: il solare faraonico di 365 giorni, il lunare per le attività stagionali e il Sotiaco, o degli Dei, legato alla stella Sirio (Sothis) e che permetteva di tener conto della Precessione degli Equinozi (cfr. Appendice 24.3). Non si può dire perciò che essi non avevano una chiara nozione della misura del tempo! Sergio Di Stefano – pag. 38 Premesso che, anche concesse tutte le debite elasticità all’idealismo platonico, ci sarebbe da chiedersi che necessità avrebbe avuto Platone di coinvolgere Solone e scomodare i sacerdoti di Sais per sostenere un romanzo “fantasy”, in questo racconto c’è qualche aspetto non del tutto chiaro da un punto di vista logico. Nel dialogo si riferisce che gli Atlantidi mossero da “fuori dell’Oceano Atlantico” ma che l’isola d‘Atlantide era di fronte alle Colonne d’Ercole, neanche in mezzo all’Oceano Atlantico. Tale isola era, evidentemente, molto grande, poiché aveva la superficie di Asia (minore) e Libia (Africa settentrionale) insieme; da essa si poteva passare agevolmente su arcipelaghi dall’altra parte e, da quelli, ad un’enorme massa continentale che circondava l’Oceano, evidentemente Atlantico. Poi, si parla di una “mirabile potenza regale”, la quale, ad un certo punto, “insolentemente invadeva”; perciò non si capisce cosa potesse avere di tanto mirabile. Infine, si parla di Atlantidi che possiedono terre di qua dallo stretto e che però le invadono, come se, di fatto, non le possedessero ma volessero appropriarsene. Quanto all’ubicazione d’Atlantide, i rilevamenti del fondo oceanico, nel tratto che sarebbe più vicino alla versione platonica, quello medio-atlantico, non mostrano traccia di sommovimenti geologicamente recenti, che possano giustificare la scomparsa di un’isola anche più piccola di quella descritta dal sacerdote egizio. La frase del sacerdote «... ancora quel mare è impraticabile ed inesplorabile, essendo di impedimento i grandi bassifondi di fango, che formò l’isola nell’inabissarsi» è resa assurda dal molto tempo trascorso dall’evento catastrofico. Su questo si deve ipotizzare che il sacerdote di Sais abbia inteso spiegare le caratteristiche fisiche attribuite a tratti di Oceano prossimi alle Colonne d’Ercole dai navigatori del tempo di Solone con le logiche conseguenze di un evento del genere della catastrofe atlantidea. Del resto, basta richiamare un passo della Geografia di Strabone (64/63 a.e.v.-21/24 e.v.) a proposito del Golfo di Cadice 38: 38 Cfr. “Strabone, Geografia, Iberia e Gallia”, BUR, 2000, III(1,9), pag. 79. Per le “Colonne d’Ercole” e le sue implicazioni, cfr. Cap. 4. La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 39 «Subito dopo (Gadeira, cioè l’isola di Cadice; NdR), si trova il porto detto “di Menesteo” e l’estuario presso Asta e Nabrissa… Segue subito dopo la foce del Betis (Guadalquivir; NdR), divisa in due: l’isola posta tra le due foci dista dalla costa secondo alcuni 100 stadi o, secondo altri, anche di più. Da quelle parti si trova il santuario oracolare di Menesteo e, su uno scoglio battuto dai flutti si eleva la torre di Caepio, costruzione mirabile, posta, come Faro (presso Alessandria; NdR), a tutela dei naviganti. Infatti, il limo trasportato dal fiume crea delle secche e la zona di fronte è scogliosa, di modo che è necessario un sicuro punto di riferimento…» Questo particolare della fangosità è richiamato anche da Aristotele (384-322 a.e.v.) in Meteorologica 2,1 («Fuori delle Colonne d'Eracle il mare è poco profondo a causa del fango, ma è calmo, perché giace in una conca») e da Avieno (IV sec. e.v.) 39 in Ora Maritima 360 («.. navigia onusta adire non valent locos breve ob fluentum et pingue litoris lutum ..», cioè: «.. le imbarcazioni pesanti non possono arrivare a riva per il basso fondale e la fanghiglia densa del litorale ..»), mentre è ancora Strabone che fornisce altri particolari interessanti sulle difficoltà della navigazione in quelle zone a causa delle maree 40. In conclusione, Atlantide, nonostante sia una presenza piuttosto consistente nel ricordo dell’Umanità, non è dove uno si aspetterebbe che fosse. Viceversa, resti di una civiltà molto evoluta sono stati trovati, come si sa, proprio in Egitto, il quale, guarda il ‘caso’ è la fonte primaria della mitologia atlantidea a causa dell’episodio di Sais. Ecco cosa dice il ‘Crizia’ nella sua parte finale, dopo la descrizione delle meraviglie d’Atlantide, la terra che, come diceva Plutarco, era stata ‘abbandonata’: «[...] tanta e tale era allora, in quei luoghi, questa potenza, che il dio, secondo la tradizione, raccolse e diresse contro il nostro paese per il seguente motivo. Durante molte generazioni, finché bastò ad essi la natura divina, quegli uomini furono obbedienti alle leggi e animati amichevolmente verso il nume della loro 39 40 Cfr. Nota 73 Cap. 4. Cfr. Nota 55, Cap. 4. Sergio Di Stefano – pag. 40 schiatta. Perché nutrivano sentimenti sinceri e in tutto grandi, usavano moderazione e saviezza in tutti i casi occorrenti e nei loro rapporti: però, disprezzando tutto fuorché la virtù, consideravano poco le cose presenti e sopportavano pazientemente come un fardello la mole dell’oro e degli altri possessi. E non già si lasciavano inebriare dal lusso, né, perduto il dominio di sé per la ricchezza, andavano in rovina, ma nella loro saviezza, acutamente osservavano che tutte queste cose s’accrescono per l’amicizia comune con la virtù, mentre, se si ricercano con troppo zelo ed ardore, esse periscono e così pure la virtù. Finché dunque ragionarono così e conservarono la natura divina, s’accrebbe ad essi tutto quello che prima abbiamo enumerato. Ma quando l’essenza divina, mescolatasi spesso con molta natura mortale, in essi fu estinta e la natura mortale prevalse, allora, non potendo sopportare la prosperità presente, degenerarono, e a quelli che sapevano vedere apparvero turpi per aver perduto le più belle delle cose più preziose; ma quelli che non sapevano vedere la vera vita rispetto alla felicità, allora specialmente li giudicarono bellissimi e beati, mentre erano pieni d’ingiusta albagia e prepotenza. Ma Giove, il dio degli dèi, che governa secondo le leggi, avendo compreso, come quello che sa vedere queste cose, la degenerazione d’una stirpe già buona, pensò di punirli, affinché castigati divenissero migliori; e convocò tutti gli dèi nella loro più augusta sede, che è nel centro di tutto l’Universo e vede tutto quello che ha sortito di nascere; e convocatili disse …»; ‘Crizia’, 120-121. Osserviamo subito che: - il ‘Timeo’, come già notato, tratta di Atlantide come di un episodio che entra nel discorso in modo pressoché incidentale, quale testimonianza massima del valore dei Greci antichi, in tempo di guerra, nel contesto di un dialogo che, subito dopo, prende un’altra direzione; il ‘Crizia’, invece, è centrato su Atlantide e sui rapporti di Atlantide con i popoli del Mediterraneo; - il ‘Crizia’, sostanzialmente, amplia di molto le notizie sulla “potenza mirabile” che era il popolo atlantideo prima dell’insolente invasione; inoltre, spiega il nesso tra la potenza mirabile e l’insolente invasore: la potenza era stata mirabile, prima di diventare insolente; La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 41 - alla “mirabile potenza regale” descritta nel ‘Timeo’, corrispondono tutte le qualità morali superiori degli Atlantidi del ‘Crizia’, prima della loro degenerazione; - il declino spirituale, fenomeno che esamineremo tra poco, sarebbe, secondo Platone, conseguenza di una mescolanza con elementi mortali e del conseguente mutare di atteggiamento verso “il dio della loro stirpe”. Prima di decadere, essi erano sinceri e magnanimi, moderati, saggi e virtuosi, d’una virtù che li induceva a non dare troppa importanza ai beni materiali ed al lusso; eppure, proprio per questo, essi vivevano nell’abbondanza e proprio per questo la loro natura poteva definirsi ‘divina’, ovverosia, prossima a quella del loro dio, così come il loro comportamento era, evidentemente, conforme alle sue leggi; - l’interruzione del ‘Crizia’ si ha, praticamente, poco prima del punto in cui erano terminate le notizie già esposte nel ‘Timeo’, in pratica poco prima di descrivere dettagliatamente l’invasione e la distruzione degli Atlantidi. Plutarco, a proposito di quest’interruzione, ha detto: «[...] Sennonché, avendo cominciato tardi a scrivere, terminò prima la vita che l’opera»; in altre parole, secondo Plutarco, l’interruzione sarebbe da addebitare al fatto che Platone morì prima di aver potuto completare il ‘Crizia’, perché cominciò a scrivere ‘tardi’; - nel ‘Timeo’, Platone si era espresso con veemenza verso gli Atlantidi, mentre aveva concesso molto all’apologia delle armi greche; viceversa, nel ‘Crizia’ assistiamo quasi alla rivalutazione ed apologia degli Atlantidi; - nel ‘Crizia’ è detto che la descrizione d’Atlantide si basa sui resoconti manoscritti di Solone: «Questi manoscritti erano presso il nonno (Crizia il vecchio; NdR) e ora sono in casa mia e quando ero fanciullo li studiai diligentemente» (‘Crizia’, 112-113). Questo quadro non si concilia per niente con il citato piano di scrivere una trilogia su Atlantide. Piuttosto, suggerisce che il ‘Crizia’ sia stato il primo tentativo di Platone di parlare compiutamente d’Atlantide, o, in altri termini, che l’idea di trattare a fondo l’argomento d’Atlantide gli sia venuta solo dopo che egli l’aveva sfiorato nel ‘Timeo’, dove Solone, ad onta del fatto che i suoi manoscritti erano evidentemente disponibili, è utilizzato in modo piuttosto ristretto. Sergio Di Stefano – pag. 42 Quanto alla grandiosità e al livello di dettaglio della descrizione d’Atlantide, per il rispetto che dobbiamo ad un filosofo come Platone, dobbiamo considerare come altamente improbabile l’idea che si sia inventato tutto e molto verosimile la possibilità che egli partì da dati reali, che amplificò, basandosi sulla capacità di immaginare che è normale in un filosofo o traendo spunto da esempi a lui vicini. Platone, in base alla biografia, iniziò a scrivere i suoi ultimi dialoghi, tra cui il ‘Crizia’, circa nel 365 a.e.v.; morì 18 anni più tardi, nel 347 a.e.v.. Il ‘Crizia’ fu, dunque, iniziato e poi sospeso per 18 anni. Come si può pensare di abbandonare per 18 anni un’opera come il ‘Crizia’, iniziata quasi come obbligo morale verso il proprio avo Solone? Non sarebbe ragionevole ipotizzare che a) Platone, subito dopo aver iniziato il ‘Timeo’, intendeva davvero scrivere la storia d’Atlantide, espandendola con dovizia di particolari, ma, per farlo, avrebbe dovuto integrare le notizie in suo possesso con altre dalla fonte originaria e b) le informazioni, più che l’autore, non furono mai più disponibili, finché, dopo 18 anni ed altro genere d’impegni, Platone morì e sulla catastrofe d’Atlantide, sulle sue premesse e su quello che successe dopo non si seppe più altro?! In tale ipotesi, quale potrebbe essere una ragione della “indisponibilità” delle informazioni per 18 anni, se non, semplicemente, che quelle informazioni non avrebbero mai dovuto diventare disponibili? Forse, Solone aveva avuto un privilegio più unico che raro, tanto da costituire eccezione non ripetibile per alcuno. Dopotutto, stando al ‘Timeo’, ciò che egli aveva saputo, l’aveva ottenuto con un piccolo ‘inganno’ a discapito di un sacerdote ciarliero. In ogni caso, come si legge nel ‘Crizia’ (112-113), ai sapienti di Sais doveva essere rimasto abbastanza materiale documentale da poter raccontare cose relative a questi eventi. Ovviamente, se su quelle informazioni gravava il vincolo del segreto, questo doveva riguardare il rapporto tra Atlantide, qualunque cosa essa fosse stata, e il passato dell’Egitto, dal quale le informazioni provenivano e particolarmente il potere del Clero, detentore delle informazioni ‘secretate’. La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 43 In conclusione, sul lavoro di Platone gravano dubbi in quantità, non solo d’evidente ordine geologico, ma anche logico; e le contraddizioni ed i contrasti fra l’atteggiamento del ‘Timeo’ e quello del ‘Crizia’ sono un enigma che non può essere risolto senza ricorrere a sorgenti esterne allo stesso Platone. Prima di procedere, vale la pena di ricordare che un simile mito di perdita di una “condizione aurea” è presente anche in Empedocle, nella forma seguente: «Oh sciagura! Oh stirpe meschina dei mortali, oppure infelice, da tali contese siete nati e da questi lamenti; e da quale dignità precipitando e dalla grandezza di quanta felicità»41, versione che ripete il dramma già descritto da Platone nel ‘Crizia’. Altri particolari estremamente interessanti del racconto di Platone riguardano il carattere e l’Etica degli Atlantidi prima dell’insolente invasione, ma su questi particolari torneremo più in là (Cfr. Cap. 5) esaminando un altro caso d’età aurea, quello descritto in Genesi. Prima di far questo però, data l’importanza dell’argomento, converrà soffermarsi un poco sulla questione delle “Colonne d’Ercole”, cosa che faremo nel prossimo capitolo (NB: le figure e le Mappe relative alla cartografia antica saranno illustrate per comodità a partire dalla pag. 73). 41 [4], Poema lustrale, 115-116. Sergio Di Stefano – pag. 44 4. Le Colonne d’Ercole «In un’opera anonima del penultimo decennio del X secolo, il “Kitāb Hudūd al-cālam” (“Libro dei confini del Mondo”), si parla di bacini interni e non solo per il Mediterraneo e il Mar Nero, ma anche per il Caspio e l’Aral; inoltre, sono individuati nell’Oceano circondante un “Mare occidentale” (Atlantico), un “Mare d’India” o di Persia e un “Mare orientale” (Pacifico o Mare della Cina) ... I confini del Mediterraneo sono a Est la barriera (barzah) dell’Istmo di Suez e a Ovest lo stretto di Gibilterra, o “Stretto” (zuqāq) per eccellenza, ma il suo vero limite occidentale è rappresentato dalle Colonne d’Ercole, giacché molti testi prolungano il nostro Bahr al-Maġrib fin sulle sponde atlantiche della Spagna e del Marocco. Un faro di rame presso Cadice, simbolo delle Colonne (Al-Huwārizmi descrive diversamente: “due idoli in rame reggono, tenendolo per i piedi, un altro idolo; questi si dice siano gli estremi limiti di Ercole, oltre i quali nessuno può passare”), segna anche gli estremi confini dei domini musulmani (mamlakat al-Islām) e del mondo abitato, oltre il quale è il mistero inaccessibile dell’Oceano»42 Come dice il brano citato, “Colonne d’Ercole”, o, più propriamente, “Colonne d’Eracle”, significa l’estremo occidente europeo. Le “Colonne d’Ercole” sono legate al mito della decima impresa di Eracle, l’eroe tebano figlio di Zeus e Alcmena: la cattura (il furto in realtà) del bestiame di Gerione di Erizia 43, mostruoso re tricefalo di Tartesso 44, per ordine di Euristeo re di Tirinto, Micene e Midea. Eracle avrebbe posto là il suo “segno cospicuo”. 42 Cfr. “Il Mediterraneo e la Sardegna nella cartografia musulmana”, Margherita Pinna, Vol. I, pag. 6 av.. 43 Dice Strabone, rifacendosi a Posidonio di Apamea (135-51 a.e.v.): «Sembra che gli antichi chiamassero il Betis (Guadalquivir; NdR) Tartesso e Gadeira, con tutte le isole vicine, Erytheia ..»; cfr. “Strabone, Geografia, Iberia e Gallia”, BUR, 2000, III(2,11), pag. 111. 44 Per i Fenici, Tartesso era l’Iberia meridionale (betica, dall’antico nome del Guadalquivir). Tartesso (la biblica Tarshish) era rinomata per la fornitura dei metalli. L’esistenza in quell’area di una civiltà molto antica e la sua continuità dalla cosiddetta età del bronzo (eneolitica, 2500-1000 a.e.v.) a quella del ferro (VII-VI sec. a.e.v.) sono accertate da numerosi reperti (cfr. anche: La Settima Piramide (Oltre Eden) – pag. 45 «Giunto infine a Tartesso, Eracle eresse una paio di colonne, l’una di fronte all’altra, sulle due rive dello Stretto, una in Europa, l’altra in Africa. Alcuni dicono che i due continenti prima erano 45 uniti e che Eracle li separò, aprendo un canale ; altri invece dicono che egli rimpicciolì il canale per impedire il passaggio di balene o altri mostri marini ... Eracle cominciò a portar via il bestiame ... Gerione tuttavia non morì senza discendenti: sua figlia Erizia ebbe da Ermete un figlio, Norace 46, che guidò un gruppo di coloni in Sardegna e colà fondò Nora, la più antica città dell’isola 47 ... Non si sa dove fosse situata Erizia (l’isola; NdR) .. Alcuni la descrivono come un’isola presso il fiume Oceano, altri la situano al largo della costa della Lusitania 48. Altri ancora la identificano con l’isola del Leone, oppure con un’isoletta vicina, sulla quale sorse l’antica città di Cadice ... L’isoletta, sacra a Era, http://digilander.libero.it/theghost63/Tartessus/Tartessus.htm). Tartesso tramontò con il dominio cartaginese. 45 Nello Stretto di Gibilterra, al picco dell’ultima glaciazione (ca. 20.000 anni fa) il livello del mare era più basso di ca. 100m, lasciando un corridoio uniforme, lungo 11,57km e largo 10,37km contro l’attuale larghezza minima di 14,5km («Testimonianze di una linea di riva di -100 sono state riconosciute nel Mediterraneo e anche al di fuori di esso: sulle coste occidentali dell'Africa lungo un tratto di 650 km dalla Mauritania alla Repubblica Sudafricana, sono state localmente datate a circa 20.000 anni fa, e cioè in corrispondenza dell'acme dell'ultimo glaciale; sulle coste orientali del Nord America e della Scozia, a -70.»; cfr. “Geologia e Paleobiologia dell’era glaciale”, A. Malatesta, NIS 1985, p. 112; cfr. anche Appendice, cap. 24.2 nota 396). L’innalzamento post-glaciale del livello delle acque ha modificato l’aspetto dello Stretto, sostituendo il corridoio con due promontori contrapposti e dando, in effetti, l’idea di una divaricazione, pur minima, mentre in realtà la zolla africana sta ancora avvicinandosi all’Europa (Cfr. Appendice, cap. 24, Note sulla “Tettonica delle Placche”). 46 Nel commento 132.5 a pag. 465, R. Graves dice: «’Norace’ .. pare sia un’errata dizione di Norops, parola greca che significa “volto solare”». Quest’accostamento dell’Iberia alla Sardegna ricorda il commento di E. Moscarelli al fr. 64 di Ecateo di Mileto, che segnala una città celtica di nome ‘Nuraga’. La nota alla traduzione recita: «Rilevante collegamento tra la parola greca che evoca il nuraghe sardo e il mondo celtico», stante probabilmente a suggerire un legame tra il ceppo celtico continentale e le popolazioni insulari pre-fenicie (cfr. “Ecateo, frammenti e testimonianze”, E. Moscarelli, La Città del Sole, pag. 108). 47 Finora, sul sito di Nora, situato tra Cagliari e Bitia, sono state rinvenute necropoli fenicie risalenti al VII sec. a.e.v., resti di un tempio cartaginese, presumibilmente a Tanit, e strutture d’epoca romana. 48 La Lusitania è la regione fra il Tago e il Douro sulla costa occidentale iberica, corrispondente al Portogallo. Sergio Di Stefano – pag. 46 è chiamata Erizia o Afrodisia .. Sul promontorio occidentale sorgono il tempio di Crono e la città di Cadice; a oriente il tempio di Eracle ... Secondo un’altra versione, la mandria di Gerione non si trovava affatto su un’isola ma sulle pendici dei monti nella parte più remota della Spagna, di fronte all’Oceano e Gerione era l’appellativo del re Crisaore .. Le Colonne d’Ercole sono di solito identificate con il monte Calpe in Europa e Abila o Abilice in Africa. Per altri le Colonne sono due isolette presso Cadice, la più grande delle quali è sacra ad Era. Gli Spagnoli e i Libici prendono alla lettera il termine ‘Colonne’ e ritengono che si tratti delle colonne erette a Cadice in onore di Eracle, alte otto cubiti e con inciso sopra quanto costò ... Altri tuttavia negano che fosse Eracle a innalzare quelle colonne e affermano che Abila e Calpe furono dapprima chiamate “Colonne di Crono” e in seguito “Colonne di Briareo”, un gigante il cui potere si estese fin laggiù; ma che, svanito il ricordo di Briareo furono chiamate con nuovo nome in onore di Eracle, forse perché la città di Tartesso, che sorge all’incirca a 5 miglia da Calpe, era stata fondata dall’eroe ed era nota anche come Eraclea. Ma non dobbiamo dimenticare che in origine Eracle fu anche chiamato Briareo ... Un tempio di Eracle sorge sul Sacro Promontorio in Lusitania, il punto più occidentale del mondo .. Forse, quando Eracle innalzò le ‘Colonne’ per segnare il limite delle acque sicuramente navigabili, questo fu il luogo che elesse»49 Il “limite delle acque navigabili in sicurezza” è il limite del Mare interno, percorribile “in sicurezza” perché lo si può girare tutto in navigazione costiera, con ridossi, ancoraggi e ormeggi sempre disponibili in caso di pericolo e con limitato ricorso a delle brevi traversate. Robert Graves espone il collegamento del mito alla realtà antica, richiamando le affinità tra Eracle e Gilgamesh, l’eroe sumerico, come emergono dalla “Undicesima Tavoletta del poema babilonese”, e le “colonizzazioni greche pre-fenicie di Ceuta e Gibilterra” nel XII secolo a.e.v.. «Le colonie greche pre-fenicie sorte in Spagna, in Gallia e in Italia sotto la protezione di Eracle contribuirono al formarsi di questo 49 “I miti greci”; R. Graves; Longanesi, 1983, pagg. 456-457.