I Cento Anni della Scuola di Poleo Si ringraziano: Il Comune di Schio, VBR srl Viterie Bullonerie Riunite, Laboratorio di Storia A. Giuriolo di Thiene, La biblioteca Civica “R. Bortoli” di Schio, La Direzione didattica “A”, Proff. Ivo Mattozzi e in modo particolare per il generoso sostegno: Stireria Daniela di Trentin Stefania Via Lago di Bolsena, 18 - Schio La cultura è, fra i beni, il più “solido” possibile. Perché nessuno può sottrarla. A differenza dei beni che si deprezzano, nel tempo mantiene ed anzi aumenta il suo valore, rappresenta un investimento sulla propria ed altrui persona. La cultura passa anche attraverso la scuola che ne è uno dei pilastri costitutivi. Celebrare il centenario di una scuola è segnare una tappa nella vita di una comunità. È “fare” cultura e storia. Così è anche per la scuola “G. B. Cipani” di Poleo. Questo servizio ha segnato, con le sue componenti (alunni, insegnanti, collaboratori scolastici), all’interno delle varie vicende storiche che si sono succedute, attraverso le vite vissute, le storie e le testimonianze di persone che ci hanno accompagnato e ci accompagnano fin dalla nostra infanzia, le tappe della vita della comunità. Con piacere desidero esprimere un pensiero di ringraziamento a tutte le persone che hanno pensato e collaborato alla raccolta e la realizzazione di questi scritti. Un particolare ringraziamento ai docenti del plesso e alla sig.ra Francesca Rossato che hanno costruito con i loro alunni questo percorso storico e a tutte quelle persone che a titolo personale o come rappresentanti di gruppi e associazioni hanno contribuito in modo sinergico con la nostra Direzione Didattica alla realizzazione di quest’opera. Il Dirigente Scolastico prof. Silvio Grotto Indice Premessa 5 Inizia il racconto della “bidella Giovanna” 6 All’inizio la scuola parrocchiale 8 La scuola comunale rurale 8 Il progetto approvato 13 La scuola nuova 14 Una scuola piccola 16 La scuola cresce… di un piano 19 La scuola dal 1960 ad oggi 20 I laboratori: 22 La scuola si racconta 22 Il muro della scuola 26 I giochi di una volta 28 Conte, filastrocche e danze 30 Vecchi quaderni e libri 33 Le pagelle 35 Premessa Le colleghe di classe terza1 ed io stavamo programmando l’attività didattica interdisciplinare da svolgere durante l’anno scolastico 2003-2004, quando, sfogliando del materiale per un’attività di ricerca ambientale, trovammo dei vecchi appunti segnati a margine di una fotofrafia che rappresentava don G.B. Cipani con i bambini dell’asilo Rossi: scoprimmo così che, nel 2006, la scuola elementare G.B. Cipani avrebbe compiuto cento anni. Nacque, allora, l’idea di rendere omaggio a questo modesto edificio che ha ospitato per generazioni, negli anni dell’infanzia, i bambini della frazione di Poleo, facendolo divenire occasione di una semplice ricerca di storia locale. Il lavoro sarebbe servito a guidare i bambini alla scoperta di un modo diverso di “fare storia” a scuola utilizzando e analizzando i documenti, curando la raccolta di interviste e la rielaborazione delle informazioni acquisite. La prima difficoltà che incontrammo fu reperire i documenti relativi alla scuola: nonostante la gentile collaborazione del personale comunale: il “faldone” relativo alla Scuola di Poleo non si trovava e sembrava essere smarrito. In realtà i documenti erano conservati nella soffitta del Municipio, ma non potendo accedere direttamente all’archivio , decidemmo di optare per una ricerca basata sull’intervista orale, fedeli al nostro metodo di insegnare a fare ricerca attraverso l’impegno di tutti i ragazzi e le ragazze. In seguito, grazie all’aiuto della professoressa Dina Mantoan, del signor Lino Trentin e del dott. Franco Bernardi della Biblioteca Civica e di molti ex-alunni recuperammo alcuni documenti e vecchie foto, ma il lavoro in classe era ormai concluso e la consultazione dei documenti servì come verifica e ampliamento delle informazioni raccolte. Il testo della ricerca, comunque, pur con le integrazioni necessarie per far capire le trasformazioni e le evoluzioni avvenute sia nell’edificio sia nella scuola italiana in questi cento anni di storia, segue il percorso compiuto con gli alunni in classe. Perno della ricerca e filo conduttore del racconto, sono state le interviste con il nonno di Luca De Marchi e con la “bidella Giovanna”: i loro racconti ci hanno permesso di far rivivere la nascita, la crescita e i cambiamenti di questo manufatto di scarso interesse architettonico, ma di grande peso affettivo, occasione di rimembranze per la comunità. Schio, Settembre 2006 Francesca Rossato 1Un grazie particolare per il lavoro svolto in classe all’insegnante Sandra Zangirolami e per la collaborazione, la collega di modulo, Vittoria Grigolato. Foto ricordo dell’incontro della sig.ra Giovanna Facci con i bambini della classe terza (a.s.2003-04) Inizia il racconto della “bidella Giovanna”. “Poleo è un piccolo paese posto in collina, incorniciato dai monti Enna e Novegno, abitato da persone operose, allegre e cordiali, aperto ai mutamenti del tempo. E’ il paese dove sono nata e cresciuta, di cui conservo bei ricordi e che ho sempre amato. Ora per voi, cari ragazzi, cerco di ricordare come e quando questa scuola elementare ebbe inizio, una scuola in cui sono passate varie generazioni di alunni che qui hanno imparato le prime nozioni dello studio guidati da molti insegnanti che hanno lavorato con passione. Poleo nel periodo 1850-60 era un paese piccolo, dedito all’agricoltura, dove si lavoravano a mezzadria i terreni di alcune ricche famiglie: i signori Rossetto, il Conte Marini, i signori Lagni ed altri. Il paese era povero, ma con il tempo si espanse e nuove famiglie acquistarono piccole proprietà: famiglie provenienti anche da Valli dei Signori, da S. Ulderico, da Santorso che s’inserirono bene nella comunità portando nuovi lavori artigianali e creando nuove fonti di sostentamento. Ma per i figli di queste nuove famiglie non c’era una scuola . Solo i bambini dei signori avevano la possibilità di frequentare la scuola del Comune di Schio in via “Pietro Maraschin”; le bambine, invece, nell’istituto Canossiano potevano apprendere lo studio magistrale ed essere avviate anche ad altri lavori come il ricamo, il lavoro a maglia e ad uncinetto. Alla signora Maria Bonato, mia vicina di casa, piacque molte volte raccontare a me e ai miei ami- ci, quando eravamo bambini, questi fatti che aveva vissuto lei da piccola ed ora io ve li trasmetto in questa occasione. Il paese una volta era diviso in due località: San Giorgio e Falgare. E due erano le chiesette : una dedicata a San Giorgio dove ora sorge il cimitero e l’altra, a San Rocco, davanti al negozio dei fratelli Lirusso. Il sacerdote che abitava in località San Giorgio, a lato La vecchia scuola a San Giorgio di Poleo demolita nel 1975. della chiesetta e del cimitero, Foto L.Trentin insieme alla cura religiosa degli abitanti si impegnava anche nell’ insegnamento. Quel sacerdote insegnava ai bambini che arrivavano fin lassù, infreddoliti e stanchi, dopo averli messi a sedere lungo la scaletta esterna che portava alla sua abitazione. Questo avveniva in un’epoca che precedette la costruzione della prima scuola in via Falgare. I ragazzi di quinta davanti all’ex-chiesetta di San Rocco durante l’ultima ristrutturazione. All’inizio la scuola parrocchiale Il racconto della signora Maria indica una traccia : a Poleo, la prima scuola fu parrocchiale. E la traccia trova conferma nelle ricerche di storia locale pubblicate in “Fede e Comunità a Poleo”, dove si legge: “Don B. Calesella entrò in possesso delle due chiese il 15 gennaio1778; (…) Il Sacerdote era obbligato, come nuova clausola dichiarata all’atto di elezione, anche ad “incontrare il desiderio delle due contrade per far scola alli fanciulli”.2 Nasceva, forse, così, la prima forma di scuola popolare a Poleo, gestita dal Parroco e collocata presso la canonica della vecchia chiesa di San Giorgio a cui si accedeva per una scalinata in sasso. La scuola comunale rurale Le scalette di San Giorgio che conducono ora alla casa della Sig. ra A.Villanova Racconta la “bidella Giovanna: “Non solo: il sacerdote si prodigò per formare un comitato di genitori che assicurasse un numero adeguato di bambini iscritti alle lezioni presso la nuova scuola. Questa, infatti, era la condizione che il Comune poneva agli abitanti di Poleo per la costruzione e l’apertura di una scuola.” Le storie della chiesa e della scuola rimasero a lungo intrecciate e se ne trova documentazione presso la biblioteca di Schio dove risulta la presenza di una scuola rurale a Poleo a partire dal 1869-1870, con Don Bortolo Ruaro insegnante della sezione maschile a Poleo.3 In quegli anni – i primi sotto il Regno d’Italia - per essere eletto curato di Poleo era “requisito specifico richiesto anche dall’arciprete affinché potesse insegnare nella scuola comunale rurale”4 il possedere la patente di maestro elementare, come documentato nell’anno 1873 per don Giacomo Gasparini.5 2 A cura di Dina Mantoan, Fernando Sartori, Lino Trentin “ Fede e Comunità a Poleo” Appunti di vita religiosa e storico sociale”, luglio, 1995, Marcolin Schio 3 Archivio BCS, “Distribuzione de’ Premi 1870, Schio, Marin e Compagno 4 A cura di Dina Mantoan, Fernando Sartori, Lino Trentin “ Fede e Comunità a Poleo” Appunti di vita religiosa e storico sociale” luglio, 1995, Marcolin, Schio, pag 40. 5 Nel frattempo si inaspriva la contesa fra i sostenitori delle due chiese : San Giorgio e San Rocco, contesa che avrebbe poi portato alla costruzione della nuova chiesa di Poleo disegnata dall’architetto Negrin su commissione di A. Rossi. E’ interessante notare che qui la scuola non è più chiamata parrocchiale, ma “comunale rurale” e, come tale, soggetta ad ispezioni e regole, che riguardavano anche le altre due scuole “rurali” nelle frazioni di Giavenale e Piane e naturalmente quella “urbana” di Schio.6 Dal 1879, a Poleo funzionarono tre classi, dalla prima alla terza, così i maestri divennero due. Inoltre dal 1882 Don Antonio Ruaro fu nominato sopraintendente delle scuole rurali e ricoprì tale incarico fino all’anno scolastico 1886-87.7 E’ interessante ricordare come si ottenevano le i Regie Patenti nel 1845: per insegnare nel ciclo inferiore, quello che ci interessa: il docente poteva ottenere la Patente dopo appena un biennio di frequenza alla Scuola Normale. Il documento dell’Ufficio tecnico del 18 maggio18998 ci offre una descrizione accurata della situazione in cui si trovavano gli edifici che ospitavano la scuola comunale femminile e quella maschile di Poleo. 6 Un’altra curiosità emersa dalla ricerca è che “nell’opificio Rossi vi furono le scuole serali maschili e femminili durante l’inverno. Nell’aprile del 1873 fu istituita a Schio la scuola giornaliera obbligatoria per tutte le ragazze dai 12 ai 15 anni, e pei giovani dai 12 ai 17 addetti al Lanificio Rossi. Le lezioni vengono impartite da tre maestri, due maestre e un catechista”. Archivio BCS, Distribuzione dei premi 1873,Schio, 7 Archivio BCS,”Distribuzione de’ Premi” Anni 1879 e seguenti, Schio. 8 A.C.S. Serie Buste speciali,n.391 2 “La scuola femminile è posta nella vecchia chiesa delle Falgare sopra ai locali della latteria, e vi si accede dal lato di mezzodì per una scala di pietra abbastanza comoda, con la quale forma tutto un ambiente; questo locale è largo m. 5,80, lungo m. 9,00 e quindi ha una superficie di mq.52.20, siccome però quasi un metro nella lunghezza è occupato dalla scala, la superficie utile si riduce a mq.48. Poleo, 29/5/53 Classe quinta, maestra Angela Borriero. L’altezza del locale è di m. 4.36 per In questa foto gli alunni indossano il giubbotto nero, le alunne cui si hanno metri cubi 227.59; il grembiule con il fiocco e la maestra il suo camicie. Tutto è in è illuminata da due finestre ordine,“in posa” per la foto, al contrario della foto in copertina dove verso mezzodì della luce di si “respira”aria di scuola. Foto Ivo Canova. mq.1.40 x1.00 e di una eguale a mattina ed un’altra a sera; ha il pavimento in tavole abbastanza buono, il soffitto di griggiole con intonachi in buono stato e così pure gli intonachi dei muri. Il cesso è posto nel lato di sera del locale ed è in condizioni abbastanza buone trovandosi fuori dal fabbricato, unito solo in un lato. La capacità di questa scuola è al massimo per 50 alunni, avvenendosi che oggidì vi sono i banchi per n. 40 allievi e che si devono dividere gli alunni in due riparti essendo il loro numero circa di 80. Vi sono ora 25 banchi, i quali servono per n. 50 alunni, ma il locale sarebbe appena sufficiente per n. 36. Le condizioni di questo locale sono discrete a condizione, che la luce è un poco deficiente e purché il numero degli alunni non superi il n.50. La scuola maschile trovasi nella casa rurale ora proprietà Letter e vi si accede direttamente dalla strada con un gradino; è lunga m.5.80 e larga m. 7.20 per cui ha una superficie di mq.41.76 ed è alta m.4.40 e quindi ha una cubatura di m. 141.98. Ha il pavimento di mattoni in cattivo stato, per soffitto serve l’impalcatura sopra di travi e tavole; le pareti i muro male intonacate ed indecenti; ha luce da due finestre verso mezzodì della luce di m. 0.87x1.87 e da una luce uguale verso mattina. Per accedere al cesso gli alunni sono costretti a sortire in strada. Vi sono ora 25 banchi, i quali servono per n. 50 alunni, ma il locale sarebbe appena sufficiente per n. 36. Le condizioni di questa scuola quindi sono assai cattive, ne è possibile il rimediarvi.” 2 Dal documento si arguisce come la scuola comunale di Poleo fosse frequentata da un buon numero di alunni, al punto che le classi maschili dovevano attuare il doppio turno per poter 10 accogliere tutti gli utenti. Gli ambienti dovevano essere comunque spartani: ad esempio, non si fa cenno a qualche forma di riscaldamento. Per questo il regio ispettore, facendosi anche interprete delle richieste della popolazione e degli insegnanti, con lettera del 12 aprile 1898 indirizzata alle Autorità comunali di Schio, sollecitava la costruzione di un nuovo edificio scolastico a Poleo: 2 “(…) Codesto cospicuo comune ha lodevolmente provveduto di sedi adatte e decenti tutte le scuole ad eccezione di quelle di Poleo. Mi lusingo che, quanto prima, anche in quella frazione sorga una modesta, ma comoda casa scolastica (…)”. 2 Iniziava così per la comunità di Poleo un periodo di attesa mentre i responsabili dell’ l’ufficio tecnico del Comune cercavano di individuare il luogo più idoneo, capace di soddisfare i bisogni e le aspettative dei cittadini. La relazione tecnica del 10 ottobre 1899, in parte riportata qui sotto, riassume i dati significativi del precedente documento ed evidenzia una scelta accurata del sito ove edificare la nuova scuola. Il terreno, di proprietà dei fratelli Granotto, era situato vicino al la vecchia chiesa di via Falgare, divenuta poi latteria e sede della scuola femminile: 2 “La frazione di Poleo del Comune di Schio con N° 1300 abitanti manca affatto di locali adatti alle scuole rurali, le lezioni s’impartiscono oggidì in due locali; l’uno serve per la scuola femminile ed è posto sopra una latteria, l’altro è posto nel piano terreno 1933-1934 Foto ricordo di un gruppo di ex-alunne davanti alla di una casa privata di scuola di Poleo. La scuola è ancora ad un piano, gli infissi di proprietà Mantese conf. legno e l’acciotolato fuori dalla scuola ti e serve per la scuola maschile. Per questi due locali il Comune paga un fitto di £ 165. Le dimensioni di questi locali sono affatto insufficienti per gli alunni, (…); si deve aggiungere, che sono prive affatto di un cortile e che la luce è deficiente. In vista di ciò la rappresentanza Comunale deliberò di costruire un fabbricato ex novo con locali convenienti allo scopo. Il centro della frazione di Poleo dista Km 4 dalla città di Schio e trovasi in posizione elevata 11 circa m. 290 sul livello del mare. Il sito scelto per la nuova costruzione trovasi nel centro dell’abitato e dista m. 700, in linea retta dal Cimitero. Il sottosuolo è tufaceo vulcanico, fermo ed asciutto e lontano da falde acquee. I venti dominanti spirano da ovest. Gli alunni, che frequentano le scuole sono 60 maschi e 60 femmine. Il fabbricato viene eseguito in posizione alta e salubre con accesso dalla strada Comunale. Il terreno su cui viene costruito il nuovo fabbricato ha una superficie complessiva di mtq 560 di cui saranno occupati dal fabbricato mq 126 - dai cortili mq 434 - totale 560. L’edificio è rivolto col suo prospetto principale verso sud e le finestre delle aule sono pure poste in questo lato. Il cortile verso la strada è chiuso da muro con due cancelli d’accesso ai due cortili. L’edificio è a due piani compreso il terreno lungo m. 16.40 largo m. 7.70.” 2 Segue la descrizione particolareggiata del pianterreno e del primo piano. Ma il Ministero della Pubblica Istruzione, nella lettera di risposta relativa alla richiesta di contributo per la costruzione della scuola, muoveva alcuni rilievi sulla capacità ricettiva dell’edificio progettato: erano osservazioni ben motivate, che basandosi sul costante aumento della popolazione scolastica di Poleo, prevedevano un numero di alunni decisamente superiore agli spazi dell’edificio da costruire. E concludeva subordinando la concessione del sussidio alla costruzione della terza aula.9 La relazione dell’Ufficio tecnico del 19 aprile 1901 registrava tutte le variabili che dovevano essere valutate nella scelta del luogo e le osservazioni mosse dal Ministro, spiegava ancora perché fossero state scartate le proprietà Clementi e Letter, prese precedentemente in considerazione.10 Finalmente il 30 dicembre del 1902 il Consiglio Comunale approvò il progetto dell’Ing. Saccardo e, ottenuto il voto favorevole di Uffici e Commissioni esterne11 procedette alla pratica di espropriazione dell’area pianeggiante - a sud della strada comunale - di proprietà della sig.Garofolo e coltivata a “prato aperto”. 2 “Relazione 1904” Il sottoscritto aveva redatto un progetto per il Nuovo Fabbricato Scolastico della Frazione di Poleo in data del 10 Ottobre 1899, se nonchè il Ministro dell’Istruzione Pubblica, tenuto conto del numero degli alunni, lo respinse, perché vi erano soltanto due aule ed invitava il comune di Schio a presentare un nuovo progetto con tre aule scolastiche. Avendosi riscontrato, che nella località scelta non era possibile costruire questo fabbricato senza spese considerevoli di espropriazione, si è cercato un nuovo sito, il quale si presterebbe bene allo scopo. Dopo varie ricerche si è scelto il terreno di proprietà della signora Teresa Garofano, vedova Clementi posto lungo la strada Comunale Schio Falgare fra la latteria e la Nuova Chiesa.”12 9 A.C.S. Serie buste speciali n.391.“Provincia di Vicenza - Vicenza, 4 Settembre 1900 - Consiglio Scolastico n.1298 10 A.C.S. Serie Buste speciali n.391 11 I voti favorevoli furono quelli della Commissione Sanitaria Provinciale, dell’Ufficio del Genio Civile (16 Febbraio 1903) e dell’Ufficio di Revisione presso il Ministero della Pubblica istruzione che assunse il concorso del terzo della spesa periziata in L. 17000. 12 A,C,S, Serie Buste speciali, n.391 12 La pratica di esproprio è corredata da una relazione del progettista sul terreno scelto13 ed afferma che l’esproprio “non porta dissesto alcuno alla possessione, perché non resta ritagliato che un piccolo argine sul quale trovasi un canaletto per l’irrigazione dei terreni.” 2 Il progetto approvato Finalmente, superata ogni eccezione, nel settembre del 1904 si giunge alla definitiva certificazione del progetto.14 La scritta, apposta sul progetto in bella calligrafia, attesta che il 9 settembre 1906 la costruzione della scuola era stata completata. A,C,S, Serie Buste speciali, n.391 Relazione dell’in.Saccardo A,C,S, Serie Buste speciali, n.391 (…) dal giorno 15 Agosto 1904 al giorno 4 Settembre corrente vengono depositati presso questo Ufficio Municipale la relazione e il piano di costruzione di un fabbricato scolastico per la frazione di Poleo, in uno al progetto dettagliato 1° Settembre 1902 dall’Ing. Saccardo, e ciò agli effetti dell’art. 4 della Legge 25 Giugno 1865 N. 2359. Nessuna eccezione fu presentata a questo Ufficio Municipale. Schio, li 6 Settembre 1904” 13 14 13 La scuola nuova Ritorniamo al racconto della sig.ra Facci per capire come era la nostra scuola, allora, cento anni fa. Bellissima questa foto prestataci dalla sig.ra Silvina Maule. Si vede il basamento in sasso della scuola, ma l’occhio corre all’abbigliamento delle alunne, alle calzature, alle calze di lana lunghe, al taglio dei capelli. “Ora vi parlo di come nacque la scuola nell’anno 1906. Il luogo era collinare, vi passava vicino il fosso del Feo ora scomparso perché intubato. Il terreno argilloso venne spianato e vennero fatti gli scavi per le fondamenta in sasso e calce. Le fondamenta, che racchiudevano la terra argillosa, erano profonde circa un metro e cinquanta all’esterno. Questo si è potuto vedere quando rifecero la pavimentazione . La scuola consisteva in tre aule, un corridoio e ai lati un’aggiunta di dimensioni ridotte che ospitava i doppi servizi con lavandino. Tre aule erano sufficienti, perché allora si andava a scuola fino alla terza elementare. Ogni aula, alta m 4,75, misurava m. 9,00x7,00 e riceveva luce da quattro ampie finestre. Gli infissi erano di legno e i vetri semplici. Le due aule ai lati godevano di una finestra che dava al corridoio, mentre quella al centro aveva una doppia porta. Le finestre del piano terra erano protette da una rete metallica pesante. Il pavimento era di asfalto, tirato così bene che era un piacere vederlo. Si andava in cortile uscendo da una delle due porte principali: questo cortile, che era più spazioso di 14 quello attuale, è stato molto utilizzato per la ginnastica.” Davanti alle scale delle due porte c’era la cunetta della strada: durante l’inverno si formava una corsia di ghiaccio che noi bambini usavamo come pista per scivolare con le nostre “sgalmarette”. In questa foto del 1960, la scuola di Poleo è vista dal muretto del ponte che convogliava le acque del “fosso dei Fei”. Oggi il ponte non esiste, il fosso fu interrato e se ne trova traccia solo nelle mappe e nel tombino a confine fra il passaggio pedonale, che mette in comunicazione via Falgare con via degli Orti e la proprietà del Circolo Operaio. La scuola venne dotata di arredi scolastici e tutto questo doveva apparire splendido agli occhi dei bambini di allora perché in molte scuole del tempo si usava come lavagna la porta dipinta di scuro. “L’arredamento consisteva in una cattedra in legno, un tavolo e una pedana posapiedi. Vi era in ogni aula una lavagna girevole con cornice in legno e sostegno da terra, con cassetto portagessi e cancellino. I banchi erano in legno , biposto con predella in legno, calamaio in vetro inserito nell’apposito foro e l’inchiostro, fornito dal comune veniva versato da bellissime ampolle in vetro. Anno 1955. Maestra Milani. La foto trasmette una sensazione di tenerezza data forse dall’atteggiamento del bambino o dalla cura con cui l’insegnante ha scelto le scarpe bianche... Foto L.Trentin 15 Sulla parete era appeso un crocifisso. A destra della cattedra vi era un armadio in legno. In corridoio si trovava una credenza in legno con vetrina per i sussidi.” Non si trova purtroppo, il fascicolo del 1906-07 relativo alla distribuzione dei premi , del fondo Della Ca’, che forse avrebbe potuto darci informazioni più precise, ma sfogliando quello dell’anno scolastico 1907-1908 abbiamo scoperto che a Poleo la prima classe era mista, mentre la seconda e la terza erano rigorosamente maschile e femminile. Vi insegnavano tre maestri. La classe quarta fu istituita nell’anno 1911, mentre per frequentare la classe sesta, che prevedeva l’esame di ammissione al successivo grado scolastico, occorreva scendere a Schio. “Durante la Prima Guerra Mondiale (1915-1918) la scuola fu chiusa, perchè Poleo era considerata zona a rischio, e l‘edificio servì da ospedaletto da campo.15 Negli anni del primo dopoguerra (1920-1921) ospitò il presidio dell’arma dei Carabinieri. Vi trovò posto anche un servizio di cucina per i disoccupati. Poi la scuola riprese.” Una scuola piccola La nuova scuola tuttavia si rivelò presto non adeguata alle esigenze della comunità perché la popolazione delle contrade, che facevano capo al piccolo centro, aumentava (nel 1924, era salita a 2.000 abitanti). Inoltre la presenza in paese del nuovo edificio motivava le famiglie a mandare i figli a scuola, almeno per frequentare il primo ciclo. Il Comune di Schio, considerate le necessità, progettò un ampliamento che comprendeva la costruzione dell’abitazione del custode con la scala d’accesso alla soffitta, un vestibolo di m. 19x, un locale ad uso latrina e lavabo e, nel II° piano, il granaio per deposito della legna e materiale scolastico. Con la presenza di un bidello stabile si voleva anche impedire i continui vandalismi contro il fabbricato scolastico che procuravano danni alle grondaie e ai serramenti e proteggere l’edificio dai ripetuti tentativi di scasso fatti per asportare le poche sup- Visita al museo della scuola presso la facoltà di Scienze dell’Educazione a Padova. Gli alunni della classe IV si cimentano nella scrittura con l’inchiostro e il pennino. Allo stato attuale della ricerca non è emersa documentazione che convalidi questa affermazione, ma è probabile che la scuola, così a ridosso delle zone di combattimento, sia stata utilizzata forse come punto di smistamento dei feriti. 15 16 pellettili presenti.) Nella relazione tecnica del 15 marzo 1924 si legge che il costo previsto era di Lire 84.000 di spesa totale; il progetto, risalente al 1909, arrivò con i relativi provvedimenti all’approvazione del Consiglio Comunale il 31 maggio 1924. Il Regio Provveditorato agli studi del Veneto, con sede in Venezia, il 18 luglio 1924 restituì il progetto invitando il Comune a modificarlo “secondo le osservazioni…“.16 Non sappiamo per quale motivo, ma il progetto si fermò e i lavori non vennero realizzati e la scuola rimase inadeguata ai bisogni della popolazione fino agli anni ’50 come conferma l’intervista al sig. Francesco Pozzan che è venuto in classe a raccontare i suoi ricordi di scolaro. “Ho frequentato la scuola di Poleo dal 1935 al 1940. L’edificio costruito agli inizi del secolo scorso, aveva un solo piano con tre aule: è stato ampliato agli inizi degli anni 50 arrivando all’attuale struttura. Le tre aule iniziali erano molto grandi con ampie finestre e due porte, accoglievano tre classi di 1931 Foto di classe. mattino, una di pomeriggio un piano. e la quinta era sistemata La scuola è ancora ad nell’edificio che si trova in cima alle Falgare attualmente di proprietà del signor Brazzale. L’arredo delle aule era molto semplice: vi erano i banchi, la cattedra, la lavagna e un armadio. Appeso alla parete c’era un crocifisso e il ritratto del duce. I banchi erano di legno, accoppiati due a due con le sedie incorporate e fatte come una panchina. Sui banchi c’era un foro dove si metteva il calamaio e vicino c’era un incavo dove si mettevano i pennini. Sotto alla cattedra che era un semplice tavolino c’era una pedana di legno. Il cortile era come adesso solo che c’era erba e non era ben tenuto. La scuola era frequentata da molti alunni che molto spesso ripetevano per più volte la stessa classe. La scuola era “obbligatoria” per cinque anni, poi le medie erano facoltative e si frequentavano a Schio.” 16 Archivio ACS, Serie buste speciali... 17 Riprendiamo il racconto della signora Giovanna che descrive l’arredo e l’interno della scuola. “La scuola nel 1937 aveva già la sua biblioteca scolastica17 e verso il 1940 ebbe in dotazione la “radio”. Non era cosa da poco a quei tempi! Nell’aula adiacente l’entrata, venne anche installato un altoparlante. L’illuminazione artificiale era data da due lampadine a luce elettrica con riflettore in ferro smaltato, filo elettrico e conduttore esterno lungo le pareti. Anche nei servizi e nel corridoio vi erano due lampadine, mentre sette finestre garantivano la luce naturale. Due porte davano all’esterno. Il riscaldamento era assicurato da stufe murali a legna con il tubo fumaiolo in ghisa, poi sostituite da altre in cotto, per finire con stufe in ghisa funzionanti a carbone. Per la ricreazione vi era il cortile esterno come oggi e per l’attesa dell’inizio delle lezioni si usava il cortiletto antistante la scuola, perché allora circolavano solo carri da trasporto trainati da animali, poche bici e la strada non rappresentava un grosso pericolo.” Durante il periodo dell’occupazione tedesca (1943-1945), la scuola fu requisita e alloggiò reparti armati fino al 29 aprile 1945, giorno della Liberazione di Schio.18 Nella scuola funzionò anche per vari anni la refezione scolastica per i bambini bisognosi sostenuta dal Patronato del Comune.19 Il cibo veniva preparato in casa da alcune mamme e poi trasportato a scuola e consisteva in un piatto di minestra o di pastasciutta, un pane, un frutto o un po’ di marmellata o un formaggino... Funzionò anche una scuola di richiamo per adulti tenuta da un insegnante in servizio che ottenne una buona partecipazione.” Scuola di Richiamo, maestra Sig.na M. Milani (14/12/56 - 11/02/57). Gli alunni sono numerosi. Foto Silvana Zanella Le scuole di Schio erano dotate di biblioteca scolastica già dall’anno 1907, come risulta dai fascicoli della distribuzione dei premi. Dall’archivio della Direzione Didattica “A” di Schio risulta che in data 1.8.1945 un’aula solo era occupata da sfollati , ma la scuola di Poleo nella lettera del 29 maggio 1948 indirizzata al Sindaco di Schio viene indicata come uno degli edifici funzionanti nel territorio del comune occupata da reparti militari. In questa richiesta si indica cha a Poleo funzionava una scuola mista a corso completo di 200 alunni. 19 Nei ricordi di molti ex-studenti e di insegnanti di “antica nomina” vi è l’esperienza del Patronato Scolastico, esso riaffiora anche nel ricordo della “bidella Giovanna” ed è forse necessario aprire una parentesi per spiegare cosa fosse. Esso nacque dapprima come iniziativa filantropica e volontaria di persone benestanti per aiutare i poveri nel frequentare la scuola e distribuiva scarpe, vestiti, libri, quaderni e più tardi organizzava refezioni scolastiche e doposcuola di tipo assistenziali. Con la legge Daneo Credano, l’istituzione del patronato diventa un obbligo e non ha più compito di assistenza, ma di promozione scolastica e culturale quasi a testimoniare il forte impegno dell’epoca giolittiana verso l’educazione elementare e popolare. Il Patronato verrà assorbito durante il fascismo dall’O.N.B. (Opera Nazionale Balilla) e ricostituito dopo la seconda guerra mondiale con carattere nuovamente assistenziale. I patronati verranno sciolti definitivamente con decreto delegato n. 616 del 24.7.1977 e le loro funzioni e i loro beni passeranno ai comuni che saranno tenuti a realizzare il diritto allo studio secondo le leggi regionali relative. 17 18 18 La Scuola cresce… di un piano “La scuola fu elevata e dotata di un secondo piano costruito durante le vacanze estive negli anni 1949-50 perché gli ambienti scolastici non erano più sufficienti tanto che gli alunni furono costretti per anni al disagio dei doppi turni, mattino e pomeriggio.” Già un decennio prima si era cercato di porre rimedio a questa esigenza collocando una classe nella casa privata dei signori Vigna. Dal carteggio intercorso fra il Comune di Schio e l’avv. Olinto Vigna sappiamo che furono affittati due vani da adibire ad aule per l’anno 1938-39 al prezzo di L.750, che furono fatti dei lavori a carico dell’Amministrazione Comunale per renderli agibili e per dotarli di una latrina esterna nel lato sud-est della casa. Con il contratto di affitto il sig. Vigna concesse anche l’uso del piccolo cortile antistante l’entrata, ma a novembre chiese che gli alunni entrassero ed uscissero incolonnati ed accompagnati: forse anche allora i bambini erano vivaci!20 Il disagio viene sottolineato anche dalla “Relazione sulle necessità edilizie per le scuole del Comune” del Direttore Didattico A. Colombo del 27 aprile 1948: 2 “Funziona a corso completo di cinque classi con cinque insegnanti. Si hanno solo tre aule, e di conseguenza i maestri debbono avvicendarsi incidendo sull’orario scolastico. Tenuto conto della particolare situazione e della natura della scuola, che accoglie figli di operai destinati a diventare operai è necessario e urgente sopra elevare un piano alle tre aule esistenti. In tal modo si avranno le 5 aule e l’alloggio per il custode, di cui riavverte la necessità per assicurare la scuola da visite di ladri. Non è molto tempo che fu rubato l’apparecchio radio” 2 Il progetto di innalzamento della scuola fu ripreso dopo la seconda guerra mondiale, presentato a firma del tecnico Domenico Greselin in data 24 luglio 1948, fu realizzato dalla ditta Francesco Santacaterina nell’anno 1949, grazie anche ad un mutuo contratto dal comune di L. 6.650.000. Fu aggiunta l’abitazione del custode, dotandola di una scala d’accesso propria e, durante i lavori di innalzamento furono apportate ulteriori migliorie. La scuola di Poleo ebbe così le tre aule nuove a lungo agognate ed una di queste fu adibita ad infermeria ed archivio. Racconta a questo proposito la signora Giovanna: “Il piano superiore entrò in funzione dopo le vacanze di Natale del 1950. Le aule diventarono cinque: tre al piano terra, due al piano superiore con l’abitazione per la bidella. Una scala interna univa i due piani. Vi era, oltre al corridoio e ai servizi, una stanza per il medico, Anche villa Rossetto, ora Brazzale, era stata sede di una classe e così, durante la guerra, villa Marini come anche la casa antica dei signori Lanzi ( vicino a Lirusso).” 20 19 dove a tutti i bambini dopo i tre anni veniva fatte le vaccinazioni antivaiolosa e antidifterica: vaccinazioni obbligatorie per accedere alla scuola. L’illuminazione fu rinnovata nell’ anno 1950 sistemando l’impianto all’interno e sostituendo le lampadine con luci al neon.” Ecco la campanella della scuola che ha segnato l’inizio e la fine dell’attività scolastica per molti anni. La scuola dal 1960 ad oggi L’edificio da allora ha subito delle modifiche interne dovute a migliorie e ristrutturazioni che non hanno modificato in modo rilevante l’impianto architettonico: nel 1964 fu istallato il riscaldamento a nafta22, negli anni 80 l’abitazione del custode fu trasformata in aule perché la scuola aveva bisogno di altri spazi per svolgere le attività previste dalla riforma e per accogliere gli alunni sempre più numerosi. Ritorniamo al racconto della signora Giovanna Facci per riassumere l’ultimo periodo di storia dell’edificio scolastico: “La costruzione del piano superiore portò anche all’ammodernamento dell’arredo: vi furono banchi diversi e armadi laminati. Anche l’insegnamento si rinnovò con tante attività, arrivò l’uso del ciclostile ad alcool poi ad inchiostro, i registratori, le diapositive, infine il video proiettore e poi il fotocopiatrice. La divisione delle aule al piano terra avvenne nel 1970, quando aumentarono i bambini con l’arrivo degli alunni di Santa Caterina e del Villaggio 68. Inoltre la riforma impediva di formare classi con più di 24 alunni e di conseguenza nacque l’esigenza di avere a disposizione più aule anche se meno spaziose. Negli ultimi anni in cui ho lavorato come bidella vi era l’ascolto della musica espressiva, lezioni di flauto e si svolgevano le attività pomeridiane che portavano a scuola proposte alternative quali la lingua inglese, il lavoro con l’argilla, la musica, la fotografia. I bambini erano spesso protagonisti di recite, spettacoli, di mostre: avrei tanti altri ricordi che ora mi sfuggono. Ho abitato nel piccolo appartamento della scuola per ventidue anni e conservo di quel periodo dei bei ricordi: noi tutti sentivamo la scuola come la nostra seconda famiglia.” Vorrei nominare le bidelle, ora chiamate personale ausiliario, di un tempo che ricordo: la signora Santacatterina Margherita, la signora Lanaro Maria ed infine Berti Beatrice, la mia mamma ed io Facci Giovanna, che vi ha raccontato la sua storia.” 22 Vedi progetto fornito dall’Ufficio Tecnico Comunale 20 Anno 1983, classe 5ª A Carnevale a scuola. Foto Kety Pozzer Ora, concluso l’ “Amarcord” della bidella Giovanna la storia diventa attualità: il nostro presente. Nel 1999 per adeguare la scuola alle norme attuali fu costruito lo scivolo esterno, dal 2001 in poi piccole modifiche cercarono di adeguare lo stabile alle nuove norme: fu aggiunto un servizio al piano terra per le persone disabili, venne costruita all’esterno una scala in ferro per le emergenze, ricavato un piccolo spazio utilizzato23 dall’attuale personale ausiliario , conosciuto dai bambini come “la stanza dei bidelli”. Questo è un luogo speciale dove si curano le piccole ferite, si beve la camomilla, bevanda magica multifunzionale, che guarisce mal di testa, di pancia, nostalgie, dispiaceri e paure. I nostri alunni oggi non sono più “figli di operai destinati a diventare operai” come afferma il Direttore Colombo nel 1948 24, la realtà sociale ed economica della frazione di Poleo è mutata soprattutto negli ultimi quindici anni, come viene sintetizzato nel POF, ma25 rimane inalterato il forte senso di appartenenza alla comunità che anima la scuola e il suo desiderio di essere ancora oggi parte attiva e partecipe della crescita culturale del piccolo centro. Purtroppo la scuola risente, oggi come allora della mancanza di spazi adeguati (aule speciali, palestra, mensa...) sia al numero degli alunni sia alla sua esigienza di essere attenta non solo ai processi formativi specifici curriculari, ma anche aperta alla collaborazione con i genitori che vogliono essere partner sensibili e responsabili della crescita della formazione dei propri figli. Il personale ausiliario era formato, fino all’anno scolastico 2004-05, dalla signora Calgaro Silvana, dalla sig. Losco Lia e da Romagnolo Federico.. 24 vedi documento citato 25 POF 2006 :”La scuola “C.B.Cipani”si trova a Poleo, che nell’ultimo decennio è cambiata modificando la sua struttura di periferia e diventando sempre più quartiere di Schio. Le nuove famiglie, insediandosi nelle recenti strutture abitative, sono stabili e si sono inserite nella comunità attraverso i figli che hanno creato necessità comuni e legami nuovi. Anche le attività promosse dal quartiere e dal Progetto Giovani hanno facilitato la conoscenza e l’aggregazione secondo interessi culturali e sportivi. Nelle contrade sono rimaste poche famiglie originarie e i nuclei d’origine straniera sono scomparsi perché quasi tutti gli extracomunitari si sono trasferiti nel centro di Schio o di Poleo dove possono trovare un maggior numero di servizi. Per questo motivo si registra un’entrata costante, in ambito scolastico, di uno o due bambini d’origine straniera ogni anno. La scuola, per tradizione presente e partecipe alla realtà sociale di Poleo, ha cercato di consolidare il rapporto con le famiglie e di entrare in sintonia con le agenzie educative presenti nel territorio collaborando sia con la Parrocchia, che è ancora un punto importante di aggregazione e di riferimento, sia con il Comitato di Quartiere che è attivo e attento verso i bisogni e le proposte della scuola. 23 21 I Laboraori Durante la nostra ricerca abbiamo coinvolto i genitori, i nonni/le nonne e la comunità chiedendo ad ognuno di rovistare nei cassetti alla ricerca di ricordi scolastici: sono giunti alcuni vecchi libri, molte fotografie e pagelle. Utilizzando “i ricordi” ritrovati gli alunni, durante i laboratori didattici svolti in classe, hanno rivisitato la vita dell’edificio scolastico, i giochi, le conte, le danze, la scrittura, le pagelle della scuola dei loro genitori e nonni. La scuola si racconta Oh, anche quest’anno ce l’ho fatta a resistere fino alla fine, nonostante gli acciacchi e la scuola dell’età! Scusate, mi presento: sono la scuola ento anni compirà G.B.Cipani e mi trovo in via Falgare a Pon regalo da tutti bambini riceverà leo, una frazione di Schio, e fra poco compirò cento anni perché sono stata costruita gnuno di noi nel 1906. a sua scuola Allora avevo solo tre grandi aule e i servizi, perché in quegli anni la maggior parte ncora nel cuore porterà. dei bambini frequentava la scuola fino alla Giovanbattista Ruaro terza elementare, ma per i genitori della comunità di Poleo rappresentavo una grande conquista: finalmente i loro bambini potevano frequentare una vera scuola. La scuola infatti fino ad allora era condotta dal parroco del paese e spesso le lezioni si tenevano lungo le scalette che portavano alla canonica di San Giorgio e fu proprio un parroco ad organizzare le richieste dei genitori e a volere una scuola comunale a Poleo. Ho avuto subito il mio arredo con banchi, cattedre, lavagne e, per quei tempi, era una cosa importante. Da allora ho subito molti cambiamenti e cuola, tu che sai modifiche ed alcuni interventi hanno ridotto il mio spazio e a volte mi sono un osa successe in quei giorni trascorsi po’ imbruttita, ma ho sempre cercato di tili per il nostro paese resistere e di adeguarmi alle esigenze nuove degli alunni e delle loro famiglie. stinato, che non si arrende. Ho avuto una vita interessante perché acrime di gioia sono stata usata come ospedaletto da guerra, come caserma e, tremo ancora al rincora ti aspettiamo. cordo dell’incendio di Poleo del 7 agosto Samuele Fanchin 1944! S C U O L A S C U O L A 22 Sì, sì andiamo a scuola Ci divertiamo, Urliamo e scherziamo Origliamo alle porte e Le maestre Alla fine ci sgridano sempre. Enrico Borinato salutato la mamma cercava di non farsi vedere piangere. Piangeva perché si sentiva disorientata e non mi conosceva. ma ora dopo tre anni è cresciuta, conosce ogni angolo del mio edificio come le sue tasche e arriva alla mattina sicura e sorridente. Ancora oggi osservo stupita il piacere che provano i bambini quando entrano nella loro classe decorata con disegni e lavori; condivido la loro allegria nel ritrovarsi, l’ansia prima delle verifiche, la gioia dei giochi in cortile. Ogni anno provo un senso di malinconia quan- Siamo a scuola e ci divertiamo Cantiamo, balliamo e giochiamo Uniti e amici siamo Ora però è vacanza La scuola è finita Andiamo in gita e viviamo la vita. Jenny Costeniero L’incendio, voluto come rappresaglia dai tedeschi che occupavano Schio in seguito all’uccisone di un soldato, lasciò molte famiglie senza casa ed una la ospitai proprio io. Ora, per fortuna, lo spavento più forte che provo mi è provocato dal chiasso della ricreazione, o dalle urla dei bambini durante i giochi in cortile o da qualche richiamo esasperato delle insegnanti! Alla mia età, a volte, tutto questo trambusto mi fa venire un po’ di nausea, ma mi intenerisco ogni anno quando vedo i piccoli della prima. Ricordo una bambina piccola, timida dolce ed indifesa che il primo giorno di scuola, dopo aver Scuola Come la mia casa amichevole Unione particolare tra i bambini O amicizia fantastica La scuola è davvero un sogno Ancora da vivere. Angela Colpo do gli alunni di quinta mi lasciano per andare alla scuola media. Ma con il tempo ho scoperto che è sufficiente avere un po’ di pazienza perché so che poi li rivedrò alla mattina quando, ormai adulti, accompagneranno i loro figli a scuola. Loro mi riconoscono, a volte sono assaliti dai ricordi, ma non mi salutano perché hanno troppa fretta di andare al lavoro. Io li perdono volentieri perché a me basta riconoscerli e poterli ancora aiutare accogliendo i loro figli. Al mattino mi sveglio con il profumo di bambini puliti, mi fa compagnia 23 il cicaleccio sommesso durante le pause delle lezione, mi rinvigorisce l’odore stuzzicante delle merendine aperte a ricreazione e la puzza di sudore dopo i giochi sfrenati in cortile, mi concentra il silenzio intenso durante le verifiche. A volte sono elettrizzata perché le aule si trasformano in laboratori dove si creano oggetti, si inventano storie e così odori e suoni nuovi si diffondono nelle aule e nei corridoi perché ogni spazio Scuola piccola ed accogliente. Cuore di ognuno di noi Unica amica, Ogni giorno penso a te, ma L’incantesimo si rompe facilmente ed io torno A giocare con miei compagni serenamente. Scuola, aspettami, sto arrivando Correndo come Un matto Ora ti sto raggiungendo Lì da te potrò giocare e studiare Allegramente. Alessandro Valzelli Chiara Palin e Angela De Franceschi viene utilizzato e spesso decorato. Sono fortunata perché nelle classi ci sono molti libri che posso leggere durante le vacanze estive quando solo le montagne mi tengono compagnia e mi sorridono sotto la grande coperta azzurra . Tuttavia ci sono delle cose che mi danno fastidio: i bambini che buttano le carte per terra, che sporcano le mie mattonelle lucide, che seminano le briciole per i corridoi che mi danno un tremendo prurito, ma la cosa che detesto di più è la loro abitudine di fare gli scivoloni per terra. Mi fanno male e mi sporcano! Per fortuna ci sono le ausiliarie a pulirmi e a coccolarmi: Silvana e Lia vigilano, disinfettano e curano le piccole ferite e i dispiaceri dei bambini, ma anche i miei! Ora c’è un nuovo bidello che si chiama Federico: piace ai bambini perché lo vedono come un papà giovane sempre disposto ad ascoltarli ed a incoraggiarli. Certo provo dispiacere quando assito all’uscita dei piccoli che si recano alla mensa dell’Arci; vorrei poter mangiare con loro, partecipare alle conversazioni e agli spettacoli di Natale ed invece non posso perché non ho spazi a sufficienza. Nessuno credeva che avrei ospitato più di centoventi bambini, Giugno 1990 ultima foto di classe con la “bidella 24 Sai scuola Che ti vogliamo molto bene, sei Unione di bambini felici, Ora che siamo grandi vogliamo dirti La verità Ascolta scuola e sii orgogliosa. Siamo Compagni Uniti Onemici La scuola ci unisce Amiamola per sempre. Nicola Rutigliano e Alessandro Mosele. Daniela Andrea Filippi molti pensavano che sarei stata presto chiusa. Invece ora ho anche una piccola aula di informatica cuola allegra e qualche bambino mi confessa che questa aula è, assieme al cortile, il posto che ama di più. ome la mia casa amichevole Non vi parlo del cortile perché è il luogo che nione particolare tra i bambini ogni alunno vi saprà descrivere: i tre alberi che in pochi anni sono cresciuti rigogliosi, le panchine amicizia fantastica contese , i giochi che ogni alunno sogna di meta scuola è per me un sogno tere…, le marachelle che in coppia o in gruppo tutti riescono a combinare, i litigi e le dichiarancora da vivere. zioni di pace. Lisa B. e Angela C. Ogni anno ci sono delle piccole novità ed io, anche se invecchio, mi rinnovo e rimango un luogo importante per questa comunità che mi cresce attorno e di cui, da cento anni, con orgoglio e gioia faccio parte. S C U O L A Scuola elementare “Gian Battista Cipani” Testo collettivo composto da: Lisa Canderle, Angela Colpo, Giulia Bonato, Elisa Resina, Giacomo Primon, Alessandro Mosele, Michael Zanrosso, Marco Zecchinati. a Giovanna” e la Maestra Augusta 25 Il muro della scuola Lo spazio del cortile della scuola G.B.Cipani nel corso degli anni si è ridotto per lasciare spazio al passaggio fra le due strade (Falgare e via degli Orti), per permettere la costruzione della scala antincendio, ma sono rimasti inalterati il vecchio muro e il cancello. A questo scorcio esterno di scuola i bambini hanno rivolto la loro attenzione. Al confine fra il cortile della scuola e la proprietà della signora Marcante si trova, da quasi cento anni, un vecchio muro di sassi irregolari di color grigio chiaro e scuro, cementati fra loro da vecchia calce e in qualche punto rinforzati con chiazze di malta, a volte liscia a volte ruvida, che i muratori nel tempo hanno aggiunto forse per riciclare qualche avanzo di materiale Lì trovano rifugio i licheni verde acqua, spugnosi e lisci al tatto come morbidi cuscini argentei, resistenti a qualsiasi clima; crescono minuscoli cespugli di fragili felci con foglioline minute e tremule, delicate come foglie di rosa e trasparenti come il vetro. Negli angoli più umidi e remoti, simili a pipistrelli, si trovano ciuffi di muschi solitari che vivono nella silenziosa ombra; in basso invece, vicino all’asfalto si vede l’erba pignola con i “rami” grossi e flessibili come i ginnasti e le foglie quasi grigie durante l’inverno. In estate sui sassi riposano pigre lucertole e ragnetti veloci tessono ragnatele appiccicose all’imboccatura delle piccole gallerie che si trovano sul muro. Le fessure sono abitate e visitate anche da nere formiche erranti e da lente lumachine che lasciano una scia argentea seccata subito dal sole. Anno 1979, classe 5ª. Maestra G. Cazzola. Foto Trentin Stefania 26 Anno 2006, classe 4ª. I bambini posano lungo il vecchio muro e davanti al cancello che sono rimasti inalterati nel tempo. Foto Francesca Rossato Il muro in primavera è un campo fiorito abitato da molti insetti che scappano veloci durante la ricreazione quando i bambini di prima e seconda, con le loro piccole dita, grattano la sabbia nelle fessure, tolgono il muschio e scavano piccole gallerie come fossero alla ricerca di un tesoro. I bambini più grandi invece vi si arrampicano o camminano in verticale cercando di imitare Matrix. Al ritorno della mensa, bambini ed insegnanti usano come mensola le grandi lastre di sasso grigio scuro che ricoprono il muro e lo proteggono dalle intemperie, per appoggiare le bustine di formaggio, il pane incartato, le bottiglie dell’acqua Ad ogni stagione, incredibilmente, il muro è lì come un albero o un gigante pietrificato, addormentato su un fianco, come un amico immobile e fedele che ti aspetta ad ogni ricreazione, anno dopo anno. Testo collettivo classe 4ª 27 I GIOCHI DI UNA VOLTA Quando non c’erano ancora i computer, la play station, i game boy e i cartoni animati in TV, come giocavano i bambini? I bambini di classe seconda per scoprirlo hanno intervistato i nonni o una persona anziana. Queste le loro domande: Quali erano a scuola i tuoi giochi preferiti? Giocavi all’aperto? se sì dove e a cosa? Ricordi un giocattolo in particolare? Leggendo in classe le risposte i piccoli giornalisti hanno scoperto che si andava “giù a giocare” in cortile o in strada o nello spazio comune dove i bam- Gli istogrammi realizzati dai bambini delle classi 2ª A/B 28 bini si ritrovavano insieme per tirare due calci al pallone, per far girare la corda, per saltare tra i quadrati disegnati col gessetto da sarta “preso a prestito” dalla scatola di cucito della mamma o con un coccio rosso trovato tra la ghiaia del cortile. Erano questi i giochi di una volta: “Campanon”, Nascondino, Ciapa-ciapa, Rubabandiera, “Quattro cantoni”, “Uno, due, tre.. stella!”, “Sassetti”. Si giocava anche con il cerchio ricavato dalla ruota di una bicicletta, con la corda, con la fionda o archi costruiti in casa, con bamboline spesso cucite con lana e pezze, con le biglie e le figurine (come oggi!). Fino agli anni ’60 i giochi più diffusi erano quelli che non richiedevano strumenti particolari, anche i giocattoli spesso erano costruiti in casa perché le famiglie faticavano a fronteggiare le necessità quotidiane. Luoghi di gioco e di ritrovo erano la strada, la corte della contrada perché il traffico era limitato e i bambini si ritrovavano spesso all’aperto. Ora il traffico e il modo di vivere delle famiglie rendono più difficile il ritrovarsi spontaneo dei bambini. I bambini/le bambine di seconda hanno provato a tabulare i loro dati e soprattutto si sono divertiti/e a riproporre in cortile i giochi dei nonni. La loro esperienza è stata contagiosa e alla fine dell’anno alcuni giochi erano tornati ad essere patrimonio di tutti i bambini della scuola di Poleo. 29 Conte filastrocche e danze Chi ascoltando dei bambini fare una conta non ha ricordato la sua, quella speciale che usava prima di iniziare a giocare o per dirimere le dispute importanti? I bambini di prima ne hanno recuperate tantissime e si preparano ad inventarne di nuove per il laboratorio di settembre. Con le conte ci sono le filastrocche e le danze: sicuramente c’è anche la vostra. Se manca ditelo e l’aggiungeremo ai nostri lavori affinché non se ne perda la memoria. Classi 1ª A e B 30 31 32 Vecchi quaderni e libri Anno 2006 classe 3ª A. Il cortile della scuola è stato pavimentato recentemente. Certo che era dura!- abbiamo pensato, dopo aver sfogliato i libri e i quaderni usati tanto tempo fa dai bambini che sono poi diventati i nostri nonni e/o genitori. Allora le cose andavano diversamente: che ordine! che costanza! quanta pazienza! Ecco le nostre osservazioni: - Usavano un quaderno o due, chissà che cartella leggera! - Ed erano anche piccoli questi quaderni! - Anche le copertine servivano a insegnare qualcosa!Ricordate quelle con le Regioni d’Italia? - Ma come è possibile tanto ordine? Come facevano a scrivere così bene? - Io lo so scrivevano così bene perché ripetevano fino allo sfinimento sempre le stesse lettere e gli stessi numeri. - Eppure il voto era basso, secondo noi, anche se il bambino era stato molto bravo. - Ho notato che valutavano con i numeri e la firma dell’insegnante vicino. - Si scriveva tutto e non si usavano le fotocopie! - Ed i libri? Uno solo: semplice, con testi composti da poche righe, con grandi disegni. Spesso gli stessi argomenti venivano ripetuti nelle diverse classi! 33 Classe 3ª B. In questa foto, scattata quando i bambini erano in 1ª, il cortile della scuola è ancora ricoperto di ghiaino. Alla fine abbiamo chiuso gli occhi e abbiamo immaginato per pochi istanti di trovarci seduti tra i banchi e di dover scrivere con pennale e pennino, intingendo nel calamaio, con la paura della macchia d’inchiostro. Per noi sarebbe proprio dura! I bambini/le bambine di classe terza 34 Le pagelle Le pagelle sono documenti interessanti che attestano a volte il passaggio fra le mura del nostro edificio di tre generazioni familiari: nonno/a, padre/madre e figlio/a. Riportiamo, in breve, le osservazioni che gli alunni di classe quarta hanno elaborato durante il loro laboratorio. Ancora una volta hanno “fatto” storia seguendo le tracce di storie personali che li hanno rimandati alla storia nazionale: questo passaggio attraverso il vissuto familiare li ha motivati allo studio. Le pagelle ritrovate iniziano dagli anni trenta e particolarmente interessanti sono quelle della famiglia Zanella relative agli anni che vanno dal 1935 al 1939. Dall’analisi dei documenti i bambini hanno capito che il fascismo riteneva la scuola un importante strumento di propaganda e di formazione: la scelta della carta su cui si stampavano le pagelle, la grafica, l’uso dei colori, le scritte, la scelta delle materie lo attestano. Nel 1926 era nata “ L’Opera Nazionale Balilla” (ONB) “ per l’assistenza e per l’educazione fisica e morale della gioventù” : erano Figli della lupa i bambini fra i 6 e gli 8 anni; Balilla quelli tra gli 8 e i 14, Piccole Italiane le bambine della stessa età. Ecco spiegata la scritta sul frontespizio della pagella dell’anno 1935-36, che viene sostituita dalla scritta “Gioventù italiana del Littorio” nella pagella dell’anno 1936-37 (anno in cui nasce la GIL). Motto della GIL sarà “ Credere, obbedire, combattere”. I simboli del fascismo riprodotti sui documenti sono stati oggetto di interessanti anticipazioni e discussioni. E’ seguita la lettura interna delle pagelle e gli alunni hanno raggruppato le materie di studio di questo periodo in alcune grandi aree disciplinari. Si trovano infatti nei documenti del tempo le note caratteristiche che comprendevano la condotta, la volontà ed il carattere dimostrati nei giochi e nella ginnastica, il rispetto all’igiene e alla pulizia della persona. La religione era a se stante. L’insegnamento artistico comprendeva: canto disegno e bella scrittura, lettura espressiva e recitazione. La lingua italiana era suddivisa in ortografia, lettura ed esercizi scritti. Vi era lo studio dell’aritmetica e contabilità; la storia e la cultura fascista; la geografia, le scienze e fisiche naturali. 35 E poi nozioni di diritto e di economia, infine si valutava anche la capacità nei lavori donneschi e lavoro manuale. Ma osservando il “Certificato di studio” conseguito alla fine delle cinque classi elementari dalla signora Tisato Ada, in data 30 giugno 1945, la classe ha compreso che la situazione politica era cambiata: la data non viene più espressa con gli anni dell’era fascista, ma vi è ancora lo stemma reale anche se cancellato da una croce. Interessante infine la pagella della sig.ra Dal Brun M. Luisa che mostra il passaggio dell’Italia da Regno a Repubblica: lo stemma reale viene cancellato ed è stampigliata la scritta “Repubblica Italiana”. Il disagio del passaggio, la difficile situazione economica in cui si trovava il paese sono stati colti dagli alunni in questo riciclaggio delle pagelle, nella trasformazione del documento che diventa più piccolo, stampato su carta normale, più semplice insomma in tutti i suoi aspetti. Le pagelle rimangono uguali fino agli anni cinquanta, ma la scuola introduce nel 1962 con la legge n.1859, il “Libretto scolastico personale” il cui scopo è di presentare il “Profilo della personalità dell’alunno in riferimento alla preparazione raggiunta ed alle attitudini rivelate al termine degli studi elementari”. Negli anni ‘70 e ’80 i documenti di valutazione subiscono altre modifiche che riflettono il bisogno di rinnovarsi della Scuola che non ritiene più compito dell’educazione adattare il bambino/la bambina ai bisogni della società, ma lo/la vuole mettere al centro del processo d’apprendimento stimolandone l’autonomia, la libertà e la capacità di riflessione. Le pagelle si chiamano “Schede”, i numeri sono sostituiti da una scala di giudizi, sulle pagelle nuove si trova solo una comunicazione trimestrale o quadrimestrale che serve a informare le famiglie sul comportamento e profitto del figlio/della figlia. Poi la storia diventa ancora una volta attualità e le pagelle analizzate sono quelle dei fratelli e delle sorelle maggiori e le loro. 36 Gli alunni hanno notato che si ritorna ai giudizi espressi per disciplina e ad una comunicazione globale riassuntiva. Riappare a se stante il comportamento fra le voci interne della scheda, forse un segnale per genitori ed insegnanti a riprendere l’aspetto educativo e non solo informativo della scuola. La religione è materia facoltativa e con la Riforma Moratti lo studio della lingua straniera viene introdotto già dalla classe prima. Si aggiungono alle materie tradizionali i laboratori che completano l’offerta formativa della scuola. Nel frattempo l’aspetto grafico della pagella, il materiale usato diventano più curati e sono le insegnanti questa volta a porre una domanda che rimane sospesa in classe: la nostra società sta ritornando a conferire alla scuola un ruolo importante nella formazione e nell’educazione? 37 Interno di un libretto personale che accompagnava l’alunno fino al termine della scuola media. Scheda di valutazione, classe 5ª anno 2006 38 39 Alunni presenti nell’anno scolastico 2005/06 Classe 1ª A Canova Giulia Campiello Francesco Camposilvan Riccardo De Chino Anna Duchini Riccardo Fabian Giovanni Fanton Beatrice Fanton Costanza Fanton Filippo Guida Giorgia Leonardi Nicola Sene Amicole Sciancalepore Angelica Stupiggia Federico Toscano Cruz Leonardo Visona’ Giulia Zanon Francesca Classe 1ª B Binotto Simone Bribry Omar Calesella Alberto Canderle Ambra Cavion Diego Cencherle Luca Comparin Simone Conti Tommaso Dalla Costa Luca Dalle Molle Daniela Dal Soglio Giovanni De Marchi Angela De Marchi Giulia Maria Facci Adele Maria Greselin Sabrina Jevremovic Vukasin Jevremovic Natalija Laghetto Irene Milan Giulia Pamato Veronica 40 Piovan Giovanni Santacatterina Mattia Classe 2ª A Berteggia Lisa Canale Michele Cardozo Mauro Rodrigo Variolato Dario Casolin Thomas Costa Gabriele Discordia Leonardo Franzini Michela Gasparella Davide Guglielmi Niccolo’ Marotta Mariasole Panozzo Pamela PietribiasiMatteo Ronda Chiara Santacatterina Giovanni Squillari Veronica Tumedei Bruno Igal Zanon Francesco Classe 2ª B Avdibegovic Dino Battistella Miriam Catania Deborah Costeniero Lisa Dal Molin Cristian Dalla Riva Sophia Di Gennaro Caterina El Badrani Houda Galvanin Martina Pietrobelli Emily Samb Adji N’dieya Santos De Oliveira Allana Wilayne Sartori Fabio Sartori Giada Sola Elena Zanotto Anna Classi 3ª A Balasso Tommaso Bogotto Alessandro Campiello Giovanni Caretta Crichlow Mary Ann Cogo Silvia De Pretto Valentina Fiori Martina Florio Angela Luna Davide Mirascian Mihran Pianalto Luca Vallortigara Marta Zarantonello Lorenzo Zounib Adil Classe 3ª B Belfiore Davide Carollo Anna Ciobanu Catalin Andrei Costa Elena Fanchin Manuel Gasparin Alice Greselin Fabio Jevremovic Milena Kolarevic Lazar Marcante Sabrina Raumer Chiara Roccato Andrea Santacatterina Monica Sella Miky Solfanelli Giulio Valzelli Cristiana Classi 4ª A Berna Cristian Calgaro Nicola Caretta Crichlow Anthony Cavasso Gianluca Cencherle Anna Costeniero Martina Dalla Pozza Alessandro Danieli Marica Greselin Anita Laghetto Andrea Libordi Michael Masnato Valentina Meneguzzo Massimo Pozzer Jessica Sartori Elisa Scortegagna Giada Sella Irene Maria Terzo Leonardo Tessarolo Sara Torrente Luca Zecchinati Asia Classe 5ª A Baldini Lisa Bonato Giulia Borinato Enrico Canderle Lisa Caretta Crichlow Matthias Colpo Angela Costeniero Jenny De Franceschi Angela De Marchi Luca Fanchin Samuele Filippi Daniela Andrea Grotto Sofia Jevremovic Jelena Mirascian Dudumar Mosele Alessandro Palin Chiara Popovici Bogotto Ruslan Primon Giacomo Resina Elisa Ruaro Giovanni Battista Rutigliano Nicola Valzelli Alessandro Zanella Simone Zanrosso Michael Zecchinati Marco Alunni Classi 1ª 2006/2007 Calsse 1ª A Antoniazzi Valeria Boglia Luca Bogotto Enrico Cazzola Alessandro Cazzola Leonardo Comparin Clelia Costa Simone Discornia Giordano Frizzo Francesca Grolla Elena Guida Gloria Lagni Federico Vojinovic Jovana Zarantonello Anna Insegnanti Arecchi Giuseppa Bellotto Alberto Carifi Anna Chemello Nicla Crosato Simonetta Grigolato Vittoria Lotto Giovanni Mina’ Claudia Mina’ Emanuela Piccin Luisa Pozza Anna Maria Rossato Francesca Savio Maria Antonietta Sartori Anna Smiderle Giorgia Stecchi Michelina Todesco Valentina Tonin Francesca Turcato Silvana Toniollo Giuliano Zangirolami Sandra Classe 1ª B Barresi Giovanni Battistella Giovanni Costeniero Camilla Crocco Silvia Delle Fontane Michele Fanchin Filippo Galvanin Manuel Gasparini Edoardo Ghezzo Giulia Gonzato Michele Martinello Carlo Novello Riccardo Rampon Roberto Pietro Saggin Andrea Torrente Elisa Zecchinati Gaia 41 me, za nelle for n a st so a v o , tr che rimane i ciglio un battito d La vita è ciò e d e c n o c , e cazion trova stratifi di o… luto dilavato o ss a . uno sguard ia r o em o in capo alla m atto creativ eccoci dacca . a st re e a ss che si fi un ricordo, e… e, sparizion ir n a sv i d sa atte RRE” UE/DI TE Q C A I D “ da go , 2006 Roberto Co G. B. Cipani G.B.Cipani nacque a Fasano sul Garda il 28 aprile 1852 da una modesta famiglia. In seminario, a Brescia seguì gli studi classici. Nel 1880 fu chiamato a Schio dal senatore a dirigere gli asili e le scuole elementari del Lanificio Rossi, si occupò anche del Convitto e della scuola di Pomologia. Sotto la sua guida le scuole del lanificio divennero un modello educativo: fu giudicato ottimo educatore, organizzatore, autore di libri scolastici e didattici. Nel 1891 quando le scuole elementari passarono dal Lanificio al comune andò a Torino dove si occupò della buona stampa. Morì il 17.5.1893 po teatrale astici il grup o nei ricordi scol gi ag vi ro st no al partecipato Poleo. Ed infine hanno ri degli alunni di to ni ge i da o at form “Gli Smemorini” finito di stampare nel mese di Settembre 2006 Tipolitografia Carlo Veronese - Schio (VI)