ANNO XLIV - N. 9 SETTEMBRE 1996 MENSILE DELL'AICCRE ASSOCIAZIONE UNITARIA DI COMUNI PROVINCE REGIONI dal quartiere alla regione per una Comunità europea federale Senza frontiere il diritto di essere elettore Dai Comuni nuovi patti di cittadinanza di Silvio Di Francia Lokko Jonathan Okwei, 35 anni, ghanese; Zahaoui Bouchaib, 30 anni, inarocchino: entrambi operai metalmeccanici, dal 12 giugno 1994 siedono sui banchi del C:onsiglio comunale di Nonantola, in Provincia di Modena. Nonantola è un paese di 11 mila abitanti, di cui circa 237 immigrati, impiegati prevalentemente nel settore metalmeccanico e nell'agricoltura di alta qualiti. I due nuovi «consiglieri aggiunti» hanno diritto di parola. rna non di voto. nelle sedute consiliari, possono partecipare a tutte le commissioni previste dal regolamento comunale e hanno accesso agli atti e alle delibere dell'amministrazione. Lokko e Zahaoui, eletti rispettivamente nelle liste di «Unità e fratellanza» e «MaroccoTunisia)), potrebbero diventare i pionieri di una schiera di nuovi rappresentanti locali eletti direttamente dagli ii-i-imigrati regolarmente residenti nel territorio. Già i sindaci di Roma, Genova, Venezia, Napoli, Palermo. Catania e Bologna insieme a quelli di molti altri corriuni, avevano dichiarato durante un Convegno che si è tenuto a Bologna il 17 giugno dell'anno scorso, la modifica agli statuti e ;li regolamenti comunali al fine di «consentire - come è scritto nel documento finale - ai cittadini extracomunitari residenti la partecipazione alla vita pubblica a livello locale». IJna presa di posizione che fa esplicito riferimento alla Convenzione, approvata a Strasburgo il 5 febbraio Jel '92, dove il Coiisiglio d'Europa impegnava gli «Stati membri a concedere ad ogni residente straniero il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni locali» (Cap. C. art. 6 , coi-i-ima1 ) e di «incoraggiare ed agevolare la costituzione di determinati organi consLIltivi.,. al fine di una determinata rappresentanza dei residenti stranieri - - r 2 * Anne-Louis Girodet, Ritratto del cittadino Belley, ex rappresentate delle colonie (1797). 11 .- quadro raffigura il primo deputato di colore alla Convenzione francese, che votò nel 1794 2 l'abolizione della schiavitù. Ri~ubblichiamoa diversi anni di distanza questa immagine, . riL :. cordando che già nel 1988 il CCRE (così come il Parlamento europeo nello stesso periodo) 2a si pronunciava senza ambiguità per il diritto di voto alle elezioni comunali agli immigrati dei m paesi terzi. ( \ L , ~ L I Cil; " Consigliere comunale di Roma. z~L/z;na) Pianificazione del territorio e rendita fondiaria urbana Finito di stampare nel marzo di quest'anno, è uscito in edizione Laterza un libretto fondamentale - soprattutto per coloro che si ritengono, a vario titolo, i politici riformatori - di Leonardo Benevolo: «L'Italia d a costruire un programma per il territorio». Se prendete il n. 7.8.1973 del nostro giornale, che si apre con un editoriale su «I1 Green Belt di Londra», scritto per noi da Geoffry Rippon, ministro britannico dell'enuironment (ambiente). a cui segue il commento di Benevolo, cogliete un episodio di un impegno, fin dalle origini, del CC[R]E per la pianificazione del territorio amenagement du territoire - e i suoi riflessi istituzionali. L'AICC[-RIE, sezione italiana, partiva affiancata dalla singolare esperienza di Adriano Olivetti (si pensi allo studio interdisciplinare, della seconda metà degli anni trenta e primo in Europa, su un «piano regolatore regionale») e dalla stagione d'oro del Movimento Comunità e del rilancio dell'Istituto nazionale di urbanistica. I1 CCE si valeva poi di un gruppo di urbanisti di Ginevra e di Losanna, vicini a Le Corbusier; io stesso, in una nota per l'assemblea costitutiva di Ginevra (gennaio 1951), citavo l'esperienza delle New Towns inglesi e con Ebenezer Howard inducevo a risalire al grande scozzese, Geddes. Qualche anno dopo mi venne a trovare nel paesotto di Palazzo Canavese, dove ero consigliere comunale, il Claudius-Petit, ministro francese della ricostruzione, pupillo di Le Corbusier, ma soprattutto autore di un tempestivo saggio (pubblicato dalla Gauche européenne) su «l'Aménagement du territoire dans une perspective européennex passammo un pomeriggio insieme, tra una fotografia e l'altra, a colori, che era la passione dell'amico francese. L'AICCRE e il nostro giornale hanno in più di quarant'anni portato avanti - ancora oggi con un sostanziale insuccesso: ma non possiamo neanche immaginare di ammorbidire l'impegno - una battaglia per una corretta pianificazione del territorio (preceduta dalla parola d'ordine: «un territorio, un governo», contro la preponderanza di numerosi e contradditto- som ma r1o COMUNI D'EUROPA rii soggetti settoriali); contro la prevaricazione continua della rendita fondiaria urbana; a favore di Regioni che - riscritte rispetto alla Costituzione del '48 - tengano sostanzialmente conto della esigenza di programmare una «sintesi a priori di sviluppo economico e sociale e di pianificazione del territorio» non invadendo a livello esecutivo l'autonomia degli Enti locali, i Comuni e le Province (anche questi tuttavia da sottoporre a una revisione non corporativa) -. L'aureo libretto di Benevolo (da leggere e da meditare riga per riga) percorre tutto quest'ambito e mostra l'arretratezza italiana di fronte al resto dei Paesi europei - deil'unione e non (Italia e Grecia rappresentano probabilmente la coda) -. In una stagione in cui, in fatto di «riformismo», tutti danno consigli a tutti e su tutto, noi, accanto a coloro che discutono su una Nuova Sinistra o sul ruolo di un rinnovato Centro, vorremmo, a favore di una grande Destra democratica (perché no?), auspicare che si tenga conto di una preziosa considerazione che si ricava da Benevolo: se non si recidono le unghie deila rendita fondiaria urbana - che non vuole perché non può seguire la logica di mercato - è inutile, anzi impossibile, invocare una logica di mercato a favore deil'edilizia privata, condizionata ora, appunto, e strangolata dalla rendita fondiaria. Tra l'altro osserviamo che, malgrado l'impegno dell'AICCRE, si è avuta una curiosa (ma purtroppo sintomatica) sordità del «partito dei Sindaci» nella lotta contro la lobby che, a livello parlamentare nazionale, è finora riuscita a sabotare una legislazione italiana moderna sul governo dei suoli. U.S. L'europeismo non è un optional Virgilio Dastoli era lo scudiero di Altiero Spinelli, quando nacque il «Club del Coccodrillo», e gli fu sempre al fianco in tutta la preparazione al Parlamento Europeo del Progetto costituzionale, passato poi nel febbraio 1984 e fatto subito suo, neil'aprile, dal CCRE negli Stati Generali di Torino: la storica inizia- tiva di Spinelli era stata prevista nel 1975 dagli Stati Generali di Vienna, che non si limitarono a chiedere, ormai duramente, le elezioni europee - che nel 1979 si realizzarono per l'iniziativa di Giscard d'Estaing- e Helmut Schmid - ma ammonirono che il Parlamento Europeo così eletto si doveva assumere il ruolo autocostituente. Morto Spinelli, la vigente partitocrazia nazionale italiana ha considerato Dastoli troppo competente per essere eletto al Parlamento Europeo: per altro, grazie a Dio e ai suoi meriti, Dastoli è divenuto segretario generale del Movimento Europeo internazionale, cioè del Movimento che - soprattutto doDO la riforma statutaria in senso federalista degli anni sessanta - deve coordinare il lavoro delle organizzazioni federaliste (la «forza federalista») - almeno delle cinque organizzazioni «storiche», fra le quali il CCRE - e delle organizzazioni democratiche che hanno il fine di contribuire aila creazione di una Europa sovranazionale (fronte democratico europeo). Alle soglie deil'estate il Segretario generale Dastoli ha inviato a tutti i consigli nazionali del M.E. e aile organizzazioni aderenti un testo «Pour une Union européenne efficace et démocratique», frutto del Comitato di iniziativa del M.E. «Der una buona riuscita - in senso federale - della revisione di Maastrichtx vediamo come ora si svilupperà un dibattito democratico e compatto fra i riceventi, particolarmente - per l'Italia - da parte del Consiglio italiano del M.E. (CIME), che pare momentaneamente addormentato. Si dibatte nel nullismo anche il CCRE sovranazionale, membro eternamente assente del Bureau del M.E. a Bruxelles. Del resto sono anni che I'AICCRE tenta, con successo molto incerto, di stimolare il coordinamento italiano ed euroDeo della - La Conferenza intergovernativa per la revisione di Maastricht si sta svolgendo penosamente, il semestre italiano di presidenza dell'Unione non è stato certo soddisfacente così appiattito dalla preoccupazione «diplomatica» di un unanimismo distruttivo -. Prodi non ha avuto. al termine del semestre, una accoglienza entusiastica a Bruxelles, da parte del cosiddetto, informale, « p d e d e progès» (europeo): del resto l'indicatore più lampante del nullismo europeo deila intera «classe politica» italiana si è avuto nel dibattito sulla riforma della RAI-TV. Dunque, . muoviamoci! Ma vorremmo concludere con una, per noi essenziale, considerazione. Dopo la vergognosa e connivente posizione della sedicente - Per un9Europapiù democratica e solidale, di Vito D'Ambrosio - Riflessioni e valutazioni, di Gianfranco Martini 5 - I1 Mediterraneo e la presidenza italiana, di Silvana Paruolo 3 3 7 7 9 11 11 12 12 13 14 - Quel19Europache nasce dal Sud, di Rainero Schembri - Da Portopalo a Capo Nord, di Angelo Michele Figura - - Una rete di città, borghi, campanili e minareti, di Renata Landotti All'esordio la nuova Direzione del17AICCRE Per i prossimi mesi un denso programma, di m. m. Con i BOC libero mercato anche per gli Enti locali, di Giulio Cesare Filippi Intervista all'assessore del Comune di Rivoli Anna Paschero Intervista all'assessore del Comune di Roma Linda Lanzillotta Decentramento amministrativo nelle capitali europee, di Laura D'Alessandro (segue in uhrma) IV Conferenza dei Comuni gemellati del Mediterraneo Per un'Europa più democratica e solidale di Vito D'Ambrosio * L'incontro che si svolgerà a Senigallia nei giorni 17-19 ottobre 1996 sul tema «Gemellaggi e cooperazione euromediterranea - Fattori di solidarietà e mantenimento della pace» rientra nell'ambito di quegli incontri biennali che il CCRE (Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa) in collaborazione con le varie Federazioni regionali dell'AICCRE (Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa) organizza con l'obiettivo di promuovere la reciproca conoscenza, la collaborazione, gli scambi e i gemellaggi fra i poteri locali e regionali dei diversi paesi d'Europa. La dimensione che il CCRE e I'AICCRE Marche (che si è assunta l'onere di organizzare tale manifestazione insieme alla Comn-iissione Europea al Parlamento Europeo, alla Regione Marche e al Comune di Senigallia) hanno voluto dare al meeting di Senigallia è quella di favorire l'incontro e il confronto fra gli " eletti locali e i comitati di gemellaggio dei paesi dell'area mediterranea e del bacino adriatico, non solo delllUnione Europea ma anche dei paesi in attesa di adesione: infatti vi parteciperanno, oltre alle rappresentanze greche, francesi, spagnole, portoghesi e italiane, anche delegazioni provenienti da Cipro, da Malta e dal Montenegro. I temi che verranno affrontati nelle varie sessioni riguarderanno problemi di attualità in quanto rinnovano la consapevolezza di questo importante strumento (il gemellaggio) di sensibilizzazione dei cittadini e delle varie articolazioni della società per la costruzione di un'Europa più democratica e per questo il significato del gernellaggio si va sempre più arricchendo anche di contenuti sociali. I1 primo argomento di discussione riguarda la revisione del Trattato di Maastricht il quale. con la creazione del «Comitato delle Regioni e degli Enti locali», ha fatto sì che tali Enti diventassero componenti di una struttura istituzionale della Comunità Europea; ma ora con la riforma del Trattato le Regioni e gli Enti locali devono ottenere un rafforzamento di tale organismo, in modo che diventi lo strumento per vigilare affinché il principio della sussidiarietà sia applicato e rispettato. Un altro tema sarà queilo della cooperazione tra le varie sponde del Mediterraneo, in quanto il gemellaggio è anche solidarietà, e la presenza di delegazioni montenegrine e cipriote rappresenta la peculiarità di tale convegno, il quale vuole focalizzare l'attenzione sulla ricerca di nuovi cammini e settori per lo sviluppo deila cooperazione come strumento per favorire la pace dopo le vicende sanguinose della ex Iugoslavia e di Cipro. Nel corso del convegno si darà particolare attenzione sia ai giovani che al ruolo delle donne nella società contemporanea: infatti la seconda e la terza giornata saranno dedicate a taA li importanti questioni con l'esame di quei programmi comunitari che affrontano i temi delle politiche giovanili e con la valutazione di come viene applicata la politica delle pari opportunità. Una parentesi di estrema importanza si avrà nella mattinata della seconda giornata, in quanto sarà prevista la presentazione delle iniziative comunitarie per i beni culturali che non poteva che avere come cornice la città di Urbino. Sarà appunto nella città dei Montefeltro che verranno illustrate le iniziative che hanno come scopo quello di incentivare la cooperazione tra gli Stati membri della Unione Europea per la valorizzazione e l'accesso al patrimonio culturale, con la consapevolezza che mettere in comune le proprie esperienze può contribuire allo sviluppo delle culture nel rispetto delle diversità locali, evidenziando contemporaneamente il retaggio comune dei nostri popoli, e può contribuire a far prendere consapevolezza a ognuno della propria appartenenza alla cultura europea. 1 beni culturali sono la materializzazione delle nostre diversità e delle nostre somiglianze, essendo essi il risultato dell'evoluzione storica delle nostre culture nazionali, regionali e locali. Al termine della Conferenza il Segretario generale della Commissione europea consegnerà le «Etoiles d'or du jumelagen che rappresentano un riconoscimento a quelle iniziative di gernellaggio che si sono distinte per contenuti, partecipazione, novità di concezione e di realizzazione. Tale premio è stato istituito dalla Commissione europea allo scopo di stimolare e sottolineare pubblicamente il particolare impegno degli enti locali nell'importante settore dei gemellaggi e ha visto la sua ultima edizione lo scorso anno a Dublino. La cerimonia che avrà luogo a Senigallia nella giornata di sabato 19 ottobre è la quarta edizione, la prima che si svolge in Italia, e siamo particolarmente onorati di accoglierla in una città marchigiana. 11 gernellaggio rappresenta uno strumento di azione specifica dell'AICCRE, che ha creato una rete oltre 7000 comuni ed enti territoriali affratellati, che dichiarano di associarsi permanentemente per agire insieme allo scopo di confrontare i loro problemi e le loro esperienze e per promuovere fra loro vincoli di amicizia e di concreta solidarietà, sul piano economico, sociale e culturale, sempre più stretti. Infatti il gemellaggio costituisce anche uno strumento per lo sviluppo locale in quanto attraverso lo stretto rapporto che si instaura tra i due enti gemellati si possono creare occasioni privilegiate di incontri, di scambi di esperienze in molteplici settori sia politici che economico-sociali. Da non dimenticare poi che tra le finalità per cui è nato il CCRE e quindi I'AICCRE c'è quella di promuovere e favorire, in una posizione federalista, iniziative di pace, collaborazione tra i popoli, azioni di sviluppo per favorire la solidarietà tra le genti; (segue a pag 1 5) . " Presidente della Regione Marche e Presidente della Federazione regionale dell'AICCRE. Riflessioni e valutazioni di Gianfranco Martini * Di gemellaggi 1'AICCRE si è, anche recentemente, occupata su queste colonne di < L o muni d'Europa» e nelle «Lettera dei gemellaggi» che mensilmente la nostra agenzia EuropaRegioni mette a disposizione degli amministratori territoriali e dei loro collaboratori nel nostro Paese. Quali elementi nuovi sussistono dunque per ritornare sull'argomento? I motivi sono presto detti e sono costituiti dalla necessità di valutare alcuni fatti verificatisi successivamente al citato articolo comparso nel numero di giugno 1996 di Comuni d'Europa. I gemellaggi non sono, infatti, una vicenda episodica nella vita dell'AICCRE e del CCRE o qualcosa che coinvolge solo, di volta in volta, quegli enti territoriali che decidono liberamente di dar vita ad un gemellaggio: per il loro significato generale di ordine politico e per i loro " Responsabile europeo del CCRE per i gemellaggi. contenuti operativi di natura economica, sociale e culturale, rappresentano invece un motivo permanente di riflessione e di valutazione. Le vicende alle quali abbiamo fatto sopra riferimento sono le seguenti. 1) I1 dibattito svoltosi su questo tema a Salonicco dal 22 al 25 maggio scorso, in occasione dei XX Stati Generali del CCRE. 2 ) I1 periodico incontro dei responsabili dei gemellaggi delle Sezioni Nazionali del CCRE che ha avuto luogo il 28 giugno scorso a Maribor (Slovenia). 3) I1 seminario promosso ad Anglet dalla Sezione francese del CCRE che ha riunito rappresentanti di enti gemellati provenienti dalla Francia, dalla Spagna e dal Portogallo. 4) I1 seminario italo-spagnolo svoltosi in Spagna a Guadalajara 1'1 1 e il 12 luglio con la partecipazione della Commissione dell'unione Europea. Potremmo aggiungere per completezza e trattandosi dell'organo politico della nostra Associazione, il riferimento specifico che ai gemellaggi ha fatto il I o luglio, a Strasburgo, il Comitato Direttivo del CCRE. Detto elenco non vuole essere assolutamente un puntiglioso elemento cronachistico: il richiamo a queste varie iniziative seive non solo a testimoniare la vivacità e la varietà dell'azione della nostra Associazione in questo carnpo, ma soprattutto a evidenziare alcuni problemi, potenzialità, esigenze e prospettive sulle quali si devono appuntare sempre più l'attenzione e l'impegno di tutto il CCRE e, quindi, dell'AICCRE. Cominciamo con il Gruppo di lavoro degli Stati Generali di Salonicco. La formula di moltiplicare i momenti di incontro dei congressisti su temi specifici non si è rivelata, col senno di poi e fatta eccezione per alcuni argomenti (ad esempio quello dell'impegno culturale degli enti territoriali), un'iniziativa totalmente soddisfacente. Le ragioni sono varie: forse l'eccessivo frazionamento degli interessi globali degli amministratori locali e regionali; l'inclusione in un programma di lavori complessivamente troppo denso; la prospettiva delle visite esterne previste nel programma medesimo nella stessa data. Non è questa la sede per approfondire queste questioni anche perchè il G r u p p o dei gemellaggi, pur non mobilitando folle oceaniche, ha registrato un certo numero di partecipanti e di interventi, anche se non è apparso costituire per i congressisti una «attrazione fatale». Perché? Questi motivi di valutazione critica (ed autocritica) hanno trovato nell'incontro di Maribor, sopra ricordato, tra i responsabili nazionali dei gernellaggi del CCRE, una importante occasione di riflessione, in un quadro più ampio e di portata generale caratterizzato certamente da aspetti molto positivi e da soddisfacenti prospettive. I1 Seminario promosso dalla Sezione francese del CCRE, al quale lo scrivente ha direttamente partecipato nella sua qualità di Responsabile politico europeo dei gemellaggi, per partecipazione numerica e qualificata, per vivacità di confronti di esperienze, per varietà di iniziative evocate dai partecipanti, ha confermato che il gemellaggio continua a costituire un punto di riferimento essenziale per l'attività del CCRE e delle sue Sezioni nazionali, pur nella ricerca di nuovi aspetti evolutivi che, senza rinnegare o anche solo sottovalutare la loro ispirazione originaria, testiinoniano la ricerca di ulteriori contenuti con i quali dare al gemellaggio e agli enti territoriali che lo realizzano nuovi, aggiornati motivi di stimolo e di sollecitazione. Anche a Guadalajara il seminario italo-spagnolo ha consentito un interessante confronto di opinioni e di esperienze tra amministratori locali dei due Paesi in gran parte coinvolti nella realizzazione di gemellaggi spesso esemplari. Confronto che ha ricondotto il dibattito al nucleo essenziale dell'ispirazione politica e delle condizioni operative di attuazione dei gemellaggi e ha stin~olatoquei partecipanti non ancora in grado di allacciare rapporti di gemellaggio ad un particolare impegno delle loro amministrazioni in questa direzione. Volendo schematizzare le indicazioni che, a parere di chi scrive, sono emerse dall'insieme delle varie iniziative sopra citate, è possibile affermare diversi punti che di seguito vengono evidenziati. COMUNI D'EUROPA 11gemellaggio riscuote tuttora l'attenzione delle Sezioni del CCRE che ne riconoscono, sia pure con gradualità diverse, l'importanza, ma permane una vasta gamma di opinioni, di sensibilità e di concezione stessa del gemellaggio secondo i vari paesi. Una diversità di comportamenti è fisiologica. Anche in questo carnpo gli stessi gemellaggi dei comuni e delle città italiane con i loro partners presentano una notevole varietà, in parte dovuta a ragioni ambientali e culturali obiettive. Ad esempio un gernellaggio tra comuni appartenenti a Paesi membri dell'Unione Europea è inevitabilmente diverso da un gemellaggio il cui partner si trovi nell'Europa centro-orientale o nel Bacino del Mediterraneo. Tuttavia anche il largo fiume in cui scorron o i gernellaggi deve avere i suoi argini, certo sufficientemente lontani fra loro per non ridurli al rigagnolo di una impossibile uniformità. Argini che devono appunto servire a distinguere la loro specifica natura e il loro significato nei confronti di altre iniziative simili, aventi storia e contenuti diversi. Questi elementi qualificanti, anche se soggetti owiamente ad uno sviluppo evolutivo, possono essere così sintetizzati. Va tenuta presente la distinzione tra <<gemellaggio»e «partenariato»: quest'ultimo si attua tramite forme varie di cooperazione tra enti locali e regionali di paesi europei diversi col concorso della Commissione europea di Bruxelles, ma impegna direttamente le amministrazioni interessate e solo indirettamente i cittadini. Invece nei gernellaggi è essenziale e prioritario il coinvolgimento diretto della popolazione. I1 che non esclude (anzi sempre più è auspicabile) che, proprio nell'ambito di un gernellaggio di cui vanno preservate le caratteristiche tradizionali, si utilizzino programmi comunitari per dare contenuti ancora più concreti alle relazioni tra gli enti interessati. I1 gemellaggio, quale è sempre stato ideato e concepito dal CCRE, deve consentire e promuovere un contenuto «politico», nel senso di farne un'occasione per richiamare l'attenzione dei cittadini sul processo d'integrazione europea, sul suo significato anche per la pace nel mondo, sui suoi obiettivi, sui vantaggi che ad esso sono connessi, sui rapporti con i problemi e la situazione della nostra società nazionale. Non si tratta di esclusivismi ideologici ma di motivi ideali non rinunciabili ai quali si aggiungono, owiamente, preoccupazioni e prospettive di ordine economico, sociale, culturale e, sempre più, di solidarietà specie in certe aree della ex Jugoslavia. I1 CCRE deve essere custode intelligente e attento di tali caratteristiche non solo tramite il ruolo affidato al suo liesponsabile europeo dei gemellaggi, ma capjllarmente nelle sue varie Sezioni nazionali. E una questione basilare di coerenza politica che spetta agli organi statutari del CCRE garantire e che questi non possono ignorare in nome di un pluralismo che se, positivamente, caratterizza normalmente i rapporti interni alla nostra Associazione, deve tuttavia convivere con una chiara unità d'indirizzo, quello appunto che abbiamo sopra sintetizzato. I1 «giuramento della fraternità» che caratterizza la cerimonia di gemellaggio, non è un optional o un semplice elemento spettacolare e d emotivo, ma rac- chiude il significato profondo di tali iniziative. Quello del significato profondo è un problema che tocca anche la Commissione europea e il Parlamento europeo. Entrambe queste istituzioni hanno fatto e fanno molto per i gemellaggi sul piano del sostegno politico e finanziario. M a quando esse sottolineano, giustamente, che i gernellaggi devono avere «contenuti europei», devono poi verificare se e in cosa consistono veramente nella pratica questi contenuti. Non è indebita ingerenza, è giusta e necessaria verifica nella realizzazione dei gemellaggi ai quali la Commission e europea, con i fondi deliberati dal Parlamento europeo, elargisce concreti aiuti finanziari. I1 Comitato Direttivo del CCRE, riunitosi a Strasburgo il 1" luglio scorso, ha ratificato formalmente l'indirizzo già espresso al termine degli Stati Generali di Salonicco, favorevole a dichiarare il 1998 Anno Europeo dei gemellaggi. Si dovrà procedere speditamente e in tempo utile alla complessa preparazione di questa importante iniziativa, coinvolgendo tutte le Sezioni nazionali del CCRE e le Istituzioni europee per farne non solo una grande e spettacolare manifestazione, ma soprattutto un mezzo di sensibilizzazione capillare degli enti territoriali e dei cittadini. L'AICCRE farà delle proposte in questo senso. Intanto a Budapest il 25-27 novembre il CCRE terrà un Seminario sul tema della cooperazione. Nel frattempo, l'AICCRE, proseguendo sulla via da tempo percorsa (e che ha già registrato notevoli successi) di una maggiore cooperazione tra Grecia e Italia (specie tramite le sue Federazioni regionali) nel campo dei gemellaggi, promuove a Senigallia nei giorni 17-19 ottobre una Conferenza sul tema «Gernellaggi e cooperazione euromediterranea fattori di solidarietà e mantenimento della pace». Ad essa parteciperanno rappresentanti di Comuni ed Enti territoriali dei vari paesi del Mediterraneo (anche non ancora membri dell'Unione europea, quali Malta e Cipro) e del Portogallo. Ma a questa Conferenza saranno invitati anche rappresentanti di paesi del centro-nord e d est dell'Europa perché, proprio tramite i gernellaggi, si possa contribuire efficacemente a livello di società a creare occasioni di migliore conoscenza, di maggiore comprensione reciproca, di solidarietà tra aree che storicamente e culturalmente sono profondamente differenziate. La conclusione della Conferenza a Senigallia vedrà la suggestiva cerimonia della premiazione con le «Etoiles d'or», messe a disposizione dalla Comrnissione europea, alle iniziative di gemellaggi europei più meritevoli. Sarà anche un incontro esemplare e di stimolo per altri enti. Un'ultima provocazione. Perché non cercare di incentivare i gemellaggi, o quantomen o i rapporti tra amministratori locali e loro popolazioni, in aree cosiddette «a rischio* per fenomeni di conflitto, di intolleranza. di incomprensione etnica, religiosa o culturale? Pensiamo, ad esempio, alle due Irlande o ai Balcani, e anche, fuori dell'Europa propriamente detta, ma praticamente a ridosso delle sue frontiere, ad Israele e alla Palestina. Bisognerà pur fare qualcosa al di là delle azioni diplomatiche e governative. = SETTEMBRE 1996 un tema caro al CCRE Il Mediterraneo e la presidenza italiana di Silvana Paruolo * Perché occuparsi dell'area mediterranea:? Per denunciare il rischio di una presunta deriva dell'Italia verso il Mediterraneo? O piuttosto per ribadirne un'importanza che resta sicuramente strategica per la creazione di una area comune di pace e stabilità, come per la democrazia e il progresso economico e sociale? Tra il 1950 e il 1980 la popolazione totale dei paesi della sponda sud ed est del Mediterraneo ha registrato tassi medi annui di incremento pari al 2 % , a fronte dello O,8% per i paesi della sponda nord: ciò implica che per ogni abitante in più della sponda nord ve ne saranno 5.8 in più nella sponda sud. In aumento - nella sponda sud - anche lo scarto fra offerta e domanda di lavoro: se le tendenze dell'ultimo decennio si confermano, nei prossimi quindici anni si prevedono 22 rnilioni di giovani senza lavoro e con l'unica prospettiva di emigrare verso i paesi industrializzati. Due intanto i rischi principali individuabili nell'implementazione delle conclusioni della prima Conferenza euro-mediterranea di Barcellona ( l ) : che l'obiettivo della Zona di libero scambio diventi l'aspetto assorbente di tutto l'impegno del partenariato euro-mediterraneo (instaurato fra i 15 paesi dell'Ue e 12 paesi mediterranei (2) non membri dell'ue), e che le sue tre dimensioni (pace e sicurezza, sviluppo economico, sviluppo umano e sociale) procedano con velocità e intensità diverse. Molte - quindi - le questioni aperte sul tappeto (3). Quali piste di lavoro si possono aprire per un'implementazione strutturalmente integrata di tutte le tre dimensioni di partenariato, individuate a Barcellona? Quale sarà l'impatto reale dell'introduzione del libero scambio? Sarà una panacea o un rischio accresciuto di destabilizzazione economica (a dispetto delle misure di aggiustamento strutturale, transizione econornica, formazione ecc., che accompagnano il processo di smantellamento tariffario)? Quali le implicazioni dell'attuale esclusione dei prodotti agricoli dalla zona di libero sca~nbio,per i paesi mediterranei non ~ n e ~ n b r i dell'Unione europea? Quali soluzioni per i problemi esistenti, e i potenziali? Come partire col piede giusto, integrando immediatamente lo spazio economico e di mercato con lo spazio sociale? Per discutere ed approfondire queste ed altre questioni, la presidenza italiana dell'Ue ha promosso una serie di iniziative: nio culturale nel coiltesto euro-mediterraneo; accessibilità al patrimonio culturale (quale fattore di sviluppo economico, di istruzione, formazione, e conservazione dei mestieri e tradizioni artigianali): il patrimonio culturale come fattore di sviliippo sostenibile (capacità di accoglienza e conservazione dei siti; creazione di una Borsa del turismo culturale mediterraneo, e di un marchio di qualità per i suoi prodotti; formazione; centri pilota per l'accoglienza dei visitatori ecc.). Dai 27, a Bologna, sono state proposte azioni congiunte a livello bilaterale, ma anche multilaterale con un programma di lavoro euro-mediterraneo. Riconfermati quali orientamenti coinuni: valorizzazione del patrimonio (catalogazione, reti di musei ecc., turismo culturale di qualità): scambi di esperienze e assistenza tecnica in particolare per il restauro: conoscenza del patrimonio (utilizzo delle tecniche rnultimediali; ecc.); forrnazione nei mestieri e nelle professioni del patrimonio e dell'animazione culturale. 2. I1 Forum industriale euro-mediterraneo (Malta 13-14 maggio 1996). A Malta, il dibattito si è concentrato su tre punti: 1. i progetti d'investimento e di infrastrutture (modalità di finanziamento e project fi nancing): regole per la partecipazione dei capitali privati alla realizzazione di infrastrutture (assicurando una copertura dei rischi straordinari, e un ritorno di reddito appropriato per gli investimenti); ricorso alle formule più innovatrici in vigore sui mercati finanziari internazionali ecc. Energia, trasporti, telecomunicazioni e risorse idriche sono individuati coine «i campi in cui dovranno essere sviluppati progetti di investimento infrastrutturali volti a restituire a questa area geoeconomica centralità nello scenario mondiale». 2. sviluppo di associazioni imprenditoriali (si ribadisce la funzione di coordinamento e dialogo strategico da esse assicurata ai livelli locale, regionale e internazionale), e formazione dei quadri. 3. quadro tecnico e normativo. 4.istituzione di un Forum permanente delle associazioni di rappresentanti padronali euro-mediterranei, per la promozione e il coordinamento della cooperazione industriale nel quadro della politica euro-mediterranea. 3. Una conferenza euro-mediterranea dei ministri dell'industria Bruxelles 20-2 1 maggio 1996, preceduta dal Forum industriale euro-mediterraneo del 13-14 maggio a Malta. Creazione di un quadro piuridico-arnrninistrativo certo e coerente con gli obiettivi del partneriato euro-mediterraneo; migliorarnento della cultura aziendale, dell'associazionismo e della formazione; realizzazione e modernizzazione di zone industriali e sviluppo di centri di servizio specializzati; promozione di p.m.i. e modernizzazione delle esistenti; sviluppo e rafforzarnento di reti euro-mediterranee di partenariato, informazione e comunicazione: questi in pratica i grossi capitoli del programma di lavoro adottato a Bruxelles. In allegato alle conclusioni, si ritrovano delle riflessioni della presidenza italiana sulle infrastrutture (trasporti, energia, telecomunicazioni, risorse idriche), e sullo sviluppo e integrazione dei mercati finanziari. Per ciascun pun- l . Una riunione dei 27 ministri della cultura Bologna, 22-23 aprile 1996, sulla valorizzazione del patrimonio culturale euro-mediterraneo, preceduto da tre seminari preparatori su: conoscenza e conservazione del patrimo- " Dipartimento internazionale deìid CGIL Comitato economico e sociale. SETTEMBRE 1996 - Esperta del Olpe corinzia della Necropoli del Fusco, Siracusa, Museo archeologico. Del mito del toro è intessuta tutta l'area mediterranea così come del mito di Scilla: vedi alla pagina seguente un frammento del busto di Scilla, da Afyon (Turchia), Museo archeologico. to, vengono individuate possibili linee di azione. 4. Un seminario su «Il partenariato euro-mediterraneo e lo sviluppo delle p.m.i.» Milano, 4-6 giugno 1996, cui ha partecipato anche Nomisma. 5. I1 Forum dei sindacati euro-mediterranei Catania 23 maggio 1996 alla vigilia della Conferenza tripartita. 6. La Conferenza tripartita euro-mediterranea «Spazio sociale euromediterraneo, lavoro impresa formazione» Barcellona, e all'acquis della Commissione (vedi piccole e medie imprese, società dell'informazione ecc.), le cose più innovative son o state la Conferenza tripartita e quella sui beni culturali. Con i beni culturali si è aperto un capitolo nuovo nella cooperazione euromediterranea che prima non esisteva, e che non esiste ancora. I primi progetti attuativi degli orientamenti decisi a Bologna saranno avviati nel corso dei prossimi mesi. Con la Conferenza tripartita sullo spazio sociale si è tentato invece di colmare una lacuna rimasta in ombra a Barcellona. I1 processo d'integrazione - ribadiscono le conclusioni di Catania - non può essere solo economico ma deve comportare fin dall'inizio l'inclusione della Catania 24-25 maggio 1996, i cui lavori sono stati articolati sui seguenti quattro temi: 1. l'occupazione al centro delle politiche del partenariato euromediterraneo; 2. la valorizzazione delle risorse umane; S . la dimensione sociale dello Spazio economico euromediterraneo; 4. il ruolo dei partner economici e sociali nel partenariato euromediterraneo. 7. Una conferenza ministeriale sulla creazione della società dell'informazione euro-mediterranea Roma 30-3 1 maggio 1996, preceduta da tre seminari preparatori relativi a: ricerca e tecnologie dell'informazione; innovazione per l'educazione e la formazione (fabbisogni e prospettive); quadro normativo e sviluppo delle reti di comunicazione per la cooperazione economica. I1 dibattito ha affrontato la costruzione della società euro-mediterranea dell'informazione nei suoi vari aspetti: infrastrutture (iniziative e principi normativi); applicazioni nel campo dell'educazione e della formazione (linee guida per azioni di cooperazione, progetti pilota per il Mediterraneo); ricerca e tecnologie dell'informazione (aree prioritarie di applicazione). Presentata un' «agenda for actiom. Bilancio e prospettive Ragionando in termini di stanziamenti finanziari, a quanto ammonta l'impegno del1'Ue nel Mediterraneo? E quello nei confronti dei paesi dell'Est? «Al Mediterraneo -precisa Andrea Amato, presidente dell'iMed (Istituto per il Mediterraneo Cgil-Cisl-Uil) sono destinati 4.685 miliardi di ECU per il quinquennio 1935-1999. Questa cifra aumenta notevolmente l'impegno dell'unione verso il Mediterraneo, e in questo modo si riduce lo squilibrio rispetto all'impegno verso l'Est (6.693 miliardi di ECUper lo stesso quinquennio)». Passando dalle cifre alla questioni di merito, rispetto a quanto deciso dalla Conferenza euro-mediterranea di Barceilona, come si collocano le iniziative promosse dalla presidenza italiana? Quale continuità, e quali innovazioni, sono riscontrabili nel suo approccio ed iniziative? «La presidenza italiana dell'Ue - sottolinea Andrea Amato - ha sviluppato una intensa attività di prima concretizzazione del programma d'azione deciso a Barcellona. «L'approccio italiano è stato caratterizzato da continuità e approfondimento. Rispetto a e . . . guardavamo Cariddi, paventando la fine. E proprio in quel punto Scilla ghermì dalla concava nave sei compagni...»(Omero, Odissea XII) dimensione sociale in questo processo. Anzi, la dimensione sociale va considerata come vero fattore e leva dell'integrazione economica; e questo anche sulla base dell'esperienza negativa fatta dall'integrazione europea, nell'aver considerato la dimensione sociale come fattore residuale, e di riparazione dei danni causati da liberalizzazioni e mercato. I1 messaggio che esce da Catania è: non rifacciamo lo stesso errore; e partiamo col piede giusto». E ora? A cosa si sta lavorando? «Le conclusioni politiche della Conferenza tripartita di Catania - ci informa Andrea Amato sono state adottate dall'ultimo Consiglio Affari sociali dell'unione. E, attualmente, il Ministero del lavoro e la Farnesina stanno lavorand o per riproporre il Programma di azione uscito a Catania (sintesi delle proposte concrete qui dibattute) all'interno dei meccanismi di gestione del partenariato euro-mediterraneo. Tra le proposte contenute nel Programma di azione, c'è anche q e l l a di istituire una sede permanente di concertazione tripartita (governo e parti sociali) a livello euro-mediterraneo. Ciò anche sulla scorta della decisione degli imprenditori di istituire un Forum permanente delle associazioni di rappresentanti padronali euro-mediterranei, e di quella dei sindacati che, nella riunione tenuta a Catania alla vigilia della tripartita, hanno deciso l'istituzione di un Forum sindacale euro-mediterraneo». I1 programma emerso a Catania è strutturato su quattro grossi capitoli tematici: 1. occupazione al centro del partenariato euro-mediterraneo (promozione nei paesi mediterranei di Agenzie del lavoro regionali - a gestione tripartita -, cominciando da un'Agenzia per il Maghreb) miglioramento dell'esperienza delle Agenzie territoriali per l'occupazione e lo sviluppo integrato; ulteriore integrazione regionale sia sud-sud che nord-nord !un primo impulso potrebbe venire al programma Interreg); sperimentazione di Accordi/Contratti di cosviluppo, basati su programmi integrati articolati su una filiera produttiva, o su un territorio da sviluppare, ecc.; 2. valorizzazione delle risorse umane (innovazione e adeguamento del sistemi formativi, e graduale allargamento ai P M dei programmi di formazione dell'Ue (Leonardo ecc.); trasferimento di competenze; formatori e metodologie formative; formazione delle donne e rnanagement nel settore servizi, ecc.; 3. la dimensione sociale dello spazio euromediterraneo (studio di fattibilità di una Carta dei diritti sociali fondamentali e dei relativi strumenti applicativi: un osservatorio euromediterraneo sulle pari opportunità uomodonna; assistenza tecnica per un adeguamento della legislazione sociale del lavoro nonché dei sistemi di contrattatazione collettiva e di concertazione sociale; configurazioni di una cittadinanza euro-mediterranea; diritto di cittadinanza del sociale in tutti i programmi, a cominciare dai MEDI; 4. il ruolo dei partner economici e sociali (trasferin-iento di competenze, spazio nella cooperazione decentrata per iniziative realizzate dai partner economici e sociali, lo sviluppo della funzione consultiva dei partners economici e sociali, costituzione di una sede Dern-ianente di dialogo delle parti sociali euromediterranee, che potrebbe prevedere anche momenti di concertazione tripartita). m ( l ) Per iin approfondimento si rinvia Silvana Paruolo «La prima conferenza euro~mediterranean,su Comuni d'Europa gennaio 1996 (2) Algeria, Autorità palestinese, Cipro, Egitto, Isracle, Giordania, Libano. Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia. Tre di questi paesi -nel quadro del processo di ampliamento dell'uniorie europea - hanno chiesto di aderire all'unione: Turchia (il 14 aprile 1987), Cipro (i luglio 1990) e Malta ( l 6 luglio 1990). Non sarà inutile r i ~ cordare che attualniente gli altri candidati all'adesione sono: Svizzera (dal 20 maggio 1992) e i dieci paesi associati dell'Europa centrale e orientale (Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia. Lettonia, Estonia, Lituania, Bulgaria, Repiibblica ceca, Slovenia). (3) Per iin approfondimento si rinvia a Conferenza tripartita «Spazio sociale euromediterraneo: lavoro, impresa, formazione» (Catania 24-25-maggio 1996), Raccolta dei documenti e degli interventi scritti, a cura del1'iMED SETTEMBRE 1996 il progertto «Carlomagno» Quell'Europa che nasce dal Sud di Rainero Schembri * Alla fine di maggio, a Portopalo di Capo Passero, cioè, all'estremo sud della Sicilia e dell'Europa, è stato dato il via al Progetto Carlomagno, elaborato da un gruppo di giornalisti europei aderenti alla Free Lance International Press, l'organizzazione internazionale nata nel 1995 e che già rappresenta oltre un centinaio di operatori dell'informazione. Lo scopo principale del Progetto è quello di alimentare presso l'opinione pubblica una forte coscienza europeistica nonché di coinvolgere i sindaci, soprattutto dei comuni più piccoli e periferici, a sensibilizzare i cittadini su alcune grandi tematiche europee e di consentire ai giornalisti di confrontarsi con realtà spesso ignorate dalla grande stampa. Più nei dettagli, si può affermare che gli obiettivi del Progetto Carlomagno sono essenzialmente otto: 1) facilitare la conoscenza tra cittadini con storia, lingua e tradizioni diverse; 2) promuovere l'idea di una cittadinanza europea soprattutto tra i giovani; 3 ) favorire lo scambio di conoscenze tra Paesi europei ed altre aree culturali; 41 incentivare lo scambio di esperienze e la cooperazione tra giornalisti; 5 ) favorire la conoscenza delle attività degli organi comunitari; 6) divulgare ed analizzare le politiche dei vari stati membri dell'UE; 7 ) analiz- zare il fenomeno dell'immigrazione extracomunitaria; 8) sostenere la nascita e il potenziamento di pubblicazioni a carattere europeo. I1 risultato di questo incontro tra la popolazione di Portopalo e di altre località vicine con i giornalisti (circa una ventina) è stato più che soddisfacente ed ha rispecchiato perfettamente lo spirito dell'Aiccre, sempre propenso a iavorire ogni iniziativa che «dal basso» cerchi di costruire una grande e forte Europa dei cittadini. Per quattro giorni, infatti, Portopalo (che da oltre dieci anni fa parte dell'Aiccre) ha organizzato diverse manifestazioni culturali e folkloristiche: da rappresentazioni teatrali a spettacoli musicali, da visite guidate ai centri storici all'esposizione di prodotti tipici locali. A suggellare queste manifestazioni popolari c'è stato un Convegno-dibattito sulla Sicilia e sull'integrazione fra popoli, al quale hanno partecipato numerosi intellettuali siciliani. Tutto ciò ha collocato il piccolo Comune di Portopalo (circa 3 mila anime guidate dal sindaco Angelo Michele Figura), al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica e della stampa siciliana e nazionale, che hanno dedicato a questi avvenimenti oltre una trentina di servizi giornalistici. Ma cosa è stato detto nel corso di questo Da Portopalo a Capo Nord Nei giorni 16-17 maggio scorsi il Comune di Portopalo di Capo Passero ha ospitato una dcdegazione di giornalisti della Free I,ance Internationul Press che proprio da q u ~ s t ulocalitu, che si trova all'estremo sud della Sicilia e delI'Europn, ha dato il via al «Progetto Carlo Magno»: un progctto che, nell'arco di quattro anni, porterà diversi esperti di comz~nicazioneai quattro confini del Continente. «Il nostro obic~tti~~o principale», ci aveva detto il coordinatore del progetto, Ruirrero Schembri, «ì. quello di alimontare presso l'opinione pubblica una forte coscienza eztropei.rtica nonché di coinvolgere i Sindaci, soprattutto dei Comuni pizi piccoli P periferici, a sensibilizzare i cittailini su alcune grandi tematiche europee e di con.sentire ai gior~rulistidi confrontarsi con realtà spesso ignorate dalla grande stampa». Ebbene, un Comune come il nostro, che si trova al centro del Mediterraneo ed è, quindi, da sempre aperto ai rapporti internazionali, non poteva non accettare ztna proposta che, tra I'altro, rispccc13ia fedelmente i g randi ideali perseguiti dallJAICCRE, della qzlale Portopalo è un vecchio socio. Per quattro giorni abbiamo, qzlinrlz, organnzato diverse manzfr.stazioni cultural~ P folclorirtiche (da rapprt~se~~tazioni teatrali a spettacoli musicali, da virite culturali all'eqosizione di prodotti tipici locali). A suggellure questo sentito incontro della popolazione locale con i giorlzali.~ti,c'è stato u11 SETTEMBRE 1996 convegno-dibattito sulla Sicilirz e sull'integrazione fvu i popoli, (71 quale hanno partecipato rrumerosi intellettuali sicilzhni Per gli europeisti convinti, è stato ribadito durante il Convegno, non c'è altra soluzione che arrivare quanto prima alla costituzione di un grande Stato federale europeo, qualcosa dì simile agli Stati Uniti d'Europa. Si tutta, cioè, di favorire la nascita di un forte e rappres~ntantitw potere centrale, in grado di irrdirizznre le grandi scelte nel campo della politica, dell'econo)nia, della sicurezza, della czlltura, della dzfesa dell'ambiente, ecc. Ma per raggiungere questa unita politica non possiamo continuare a co~~frontarci solo sul terreno economico. L'Europa non si fa solo con la moneta unica o con i trattati economici. Occorre anche z~rraforte spinta d~zlbasso, da1I'uo)no della strada, da tzrtti coloro che si sentono semplice)netzte europei. Con questo Convegno e con le varie mangestazioni che si sono svolte u Portopalo, il nostro piccolo Comune ritiene di aver dato un contributo concieto alla realizzazione di ztna grande Europa: un'esperienza che, se sztpportuta da organismi come I'AICCRE, potrebbe ripetersi in altre loculiti europee, contribuendo cosi alla rzascita di una vera Europa dei cittadini. convegno-dibattito che ha rappresentato, per così dire, il momento teorico e di riflessione sul Progetto Carlomagno? Innanzitutto sono state ricordate le parole di un grande europeista italiano, Altiero Spinelli, che amava ripetere che l'unità europea si concretizzerà veramente solo quando dalla base, dalla gente comune, partiranno iniziative intese a rafforzare lo spirito e la coscienza europea. Alle parole di Spinelli sono state aggiunte quelle di Willy Brandt, il mitico Cancelliere dell'ex Repubblica federale di Germania, che ammoniva gli europei a non commettere l'errore di affidare solo ai politici e agli organi istituzionali il compito di concretizzare il processo di integrazione comunitaria: «Finché», disse, infatti, una volta Brandt in Parlamento, «l'uomo della strada non proverà a sentire l'intera Europa coma casa sua, tutti gli accordi intergovernativi potranno diventare da un momento all'altro carta straccia perché in contrasto con l'interesse di qualche grande potentato economico». In sostanza, sia Spinelli che Brandt, entrambi scomparsi dopo aver dedicato una vita al rafforzamento dell'unità europea, temevano soprattutto la nascita di unlEuropa «fredda», fatta esclusivamente di circolari e incontri al vertice. incapace di coinvolgere sentimentalmente i cittadini o di sollecitare l'immaginario collettivo. Un'Europa, in parole povere, senza sentimento e senza fantasia, quindi impossibilitata a decidere sulle grandi questioni con sufficiente autorevolezza e coerenza. Purtroppo, se guardiamo a ciò che è avvenuto in Bosnia, possiamo dire che l'Europa fredda si è già affermata. Solo così si spiega, infatti. che una guerra civile, un genocidio di queste proporzioni e alle porte di casa nostra sia awenuto nella pressoché totale indifferenza della gente: un'indifferenza motivata soprattutto dalla consapevolezza che noi europei siamo ancora incapaci di risolvere da soli problemi di questa portata. Abbiamo bisogno degli altri, degli americani, dell'onu. della Nato: al massimo siamo in grado di competere nella vendita di armi sofisticate a tutte le parti in causa. Ma come è possibile uscire da questa situazione? Per gli europeisti convinti, è stato ribadito durante il Convegno, non c'è altra soluzione che arrivare quanto prima alla costituzione di un grande Stato federale europeo, qualcosa di simile agli Stati Uniti d'Europa. Si tratta, cioè, di favorire la nascita di un forte e rappresentativo potere centrale, in grado di indirizzare e coordinare le grandi scelte nel campo della politica, dell'economia, della sicurezza, della cultura, della difesa dell'ambiente. ecc. Ma se è questa l'aspirazione massima, la realtà dei fatti ci dimostra che da un lato si continua ad andare avanti faticosamente e a piccoli passi sulla strada dell'unificazione; dall'altro, Angelo Michele Figura Sindaco di Portopalo di Capo Passero " Coordinatore del progetto «Carlomagno». COMUNI D'EUROPA aumentano in Europa le spinte separatistiche e secessionistiche. Prima ancora della Lega in Italia, hanno manifestato propositi di separazione i baschi e i catalani in Spagna, i fiamminghi in Belgio, i cattolici in Irlanda, mentre la Cecoslovacchia si è già divisa e nella stessa forte Germania c'è chi sogna la nascita del libero Stato della Baviera e chi si lamenta della recente riunificazione del Paese. D u e scenari possibili Queste spinte in direzioni opposte prospettano, a questo punto, per l'Europa due scenari completamente diversi. I1 primo scenario contempla la vittoria delle forze autonomistiche più retrograde, preoccupate essenzialmente di creare nuovi poteri locali. In questo caso assisteremo alla nascita di tanti nuovi stati e statarelli che finiranno per congelare l'intero processo di integrazione comunitaria. In questo caso avremo un'Europa ancora più debole e divisa, fatalmente destinata a diventare una colonia tecnologica ed economica degli Stati Uniti e del Giappone. I1 secondo scenario prevede la trasformazione di tutti gli attuali Stati in Regioni d'Europa, con la probabile nascita, senza particolari traumi, di nuove entità territoriali, molto più omogenee e integrate economicamente e culturalmente, che però accettano di sottomettersi a un forte potere centrale europeo. In questo contesto, chi si potrebbe scandalizzare se domani, ad esempio, il sud della Francia e la Liguria, che per molti versi già operano come una sola regione, decidessero di costituire insieme una nuova entità territoriale? Quello che è certo è che solo questo secondo scenario può consentire all'Europa di trasformarsi in uno Stato forte, ricco e sicuro. In sostanza, la questione è: vogliamo tanti statarelli indipendenti ma deboli, o un forte e de- mocratico Stato europeo, in grado di decidere autorevolmente su alcune grandi questione e di concedere, per il resto, le più ampie autonomie alle diverse regioni del Continente? Purtroppo, la sensazione è che molti dei movimenti separatisti e secessionisti in circolazione non abbiano affatto compreso l'importanza di avere innanzitutto un'Europa forte, che è poi una garanzia per tutti. Certi leghisti, per parlare del caso Italia, rischiano di essere degli illusi se credono che sia sufficiente staccarsi dal resto del Paese per diventare «liberi» e rimanere ricchi: isolati, perché l'Europa non ha alcun interesse ad avere un nuovo membro chiamato Padania, finirebbero fatalmente per sprofondare in una grave crisi economica e politica. Allo stato attuale neanche la grande e potente Germania (come ha ampiamente dimostrato nel suo libro «La sfida nippo-americana» l'ex ambasciatore tedesco in Italia, Konrad Seitz) può permettersi il lusso di agire autonomamente se non vuole diventare una colonia degli Stati Uniti e del Giappone. Ormai l'unico modo per contrastare la supremazia giapponese e americana nell'ambito delle tecnologie del futuro (parliamo dell'elettronica, dei computer, della microelettronica, deila robotica, delle telecomunicazioni) è quello di concentrare tutte le risorse europee nell'ambito di grandi progetti di ricerca e di applicazione, che solo un governo europeo è in grado promuovere e gestire. U n governo europeo E solo un governo europeo può affrontare con decisione e sconfiggere con grandi infrastrutture la terribile piaga dei 18 milioni di disoccupati. Occorrono tanti progetti analoghi a quello che sta facendo, ad esempio, la compagnia telefonica giapponese che per il 2015 prevede di attivare una grande rete telematica in grado di collegare tutte le case giapponesi. Ebbene, con un'analoga iniziativa i governi europei potrebbero alimentare una forte domanda per l'industria delle telecomunicazioni oltre a dare una grande spinta allo sviluppo tecnologico del settore, creando contemporaneamente un enorme mercato acquirente. In parole povere, chiunque si soffermi solo per un attimo su questi problemi si rende subito conto che non c'è altro tempo da perdere: occorre spingere in tutte le direzioni affinché venga varata immediatamente una Carta costituzionale europea che preveda la nascita di un governo europeo, che faccia del Parlamento europeo un Parlamento a pieno titolo, che consenta alla Corte di Giustizia europea di emanare sentenze con efficacia immediata su tutto il continente. Inoltre, sarebbe assolutamente necessario prevedere anche l'elezione diretta di un Presidente di tutti gli Europei. Pensiamo, infatti, solo a quale impatto, anche dal punto di vista psicologico ed emotivo, comporterebbe una scelta di questo tipo. Chi potrebbe negare l'importanza di vedere nel corso di una stessa domenica milioni di europei accorrere alle urne per scegliere un candidato non in base alla sua nazionalità ma alla sua visione dell'Europa. Quali interessi e aspettative non susciterebbe un confronto diretto, con tutte le televisioni europee collegate, tra candidati dello spessore di un Helmut Kohl e un Jacques Delors, tra una Margaret Thatcher e un Felipe Gonzàles? Ci sarebbe un modo più efficace per sensibilizzare tutti gli europei sui grandi temi continentali? E questo presidente, eletto direttamente dal popolo europeo, non avrebbe finalmente l'autorità e il prestigio sufficiente per guidare le istituzioni comunitarie e per confrontarsi paritariamente sui grandi temi internazionali, ad esempio, con il presidente degli Stati Uniti, l'unica grande potenza rimasta in campo? Tutto ciò è solo fantapolitica? Forse no. Anzi, per molti aspetti, i tempi sembrano maturi. Del resto, o si riuscirà a concretizzare presto questa unità politica o finiranno per prevalere le forze dissolutrici. Ma per raggiungere questa unità politica non possiamo continuare a confrontarci solo sul terreno economico. L'Europa non si fa solo con la moneta unica o con i trattati economici. Occorre, come auspicavano, appunto, Spinelli e Brandt, anche una forte spinta dal basso, dall'uomo della strada, da tutti coloro che si sentono semplicemente europei. 11 nuovo protagonista: la cultura E tutto il Mediterraneo ancora oggi è percorso dalla quadriga del Sole, qui rappresentata in una metopa del Tempio C di Selinunte, Palermo, Museo Archeologico. COMUNI D'EUROPA In questa costruzione europea un ruolo da protagonista dovrà necessariamente essere affidato alla cultura. E da questo punto di vista il sud dell'Europa, l'Italia e la stessa Sicilia, grazig alla sua storia millenaria, alle sue tradizioni, alla sua enorme capacità creativa, ha tutte le carte in regola per dare un contributo decisivo alla nascita di un nuovo rinascimento culturale, senza il quale il Grande Sogno europeo è destinato miseramente a fallire. A questo punto è stato ricordato che gli ideatori del Progetto Carlomagno non hanno voluto partire da paesi come la Francia o la Germania, che si trovano al centro del conti(regue n png 10) SETTEMBRE 1996 contrappunto mediterraneo - I1 Una rete di città, borghi, campanili e rninareti di Renata Landotti * «Accedendo al Mediterraneo, scegliamo innanzitutto un punto di partenza: riva o scena, porto o evento, navigazione o racconto. Poi diventa meno importante da dove siamo partiti e più fin dove siamo giunti: quel che si è visto e come» (1). Magari seguendo un erratico percorso in equilibrio su presunti confini che non sono definiti né nello spazio nè nel tempo, che non sappiamo come fare a determinare e in che modo poiché «sono irriducibili alla sovranità o alla storia, non sono nè statali nè nazionali: somigliano al cerchio di gesso che continua ad essere descritto e cancellato, che le onde e i venti, le imprese e le ispirazioni allargano o restringono», dalle montagne del Libano, fino a1 delta del Nilo e oltre fino al Sahel tunisino, su un lungo litorale piatto, interminabile e monotono, laddove il Sahara entra in contatto diretto con il mare Interno. Sidone, Tiro, Alessandria, Cartagine: «il centro della vita fenicia finirà per stabilirsi qui, al punto pressochè esatto di congiunzione dei due Mediterranei, quello occidentale e quello orientale» (2). La storia fenicia costituisce soltanto un capitolo della storia dell'altro Mediterraneo, quello che si articola lungo le sponde sahariane del mare Interno, dal Vicino Oriente alle Colonne dlErcole. «una storia che non sempre viene narrata cogliendone la singolare potenza e l'unità» (3). E un Mediterraneo diverso «che si contrappone all'altro continuando a rivendicare il proprio ruolo. È stata la natura a preparare in anticipo tale dualismo. per non dire ostilità congenita» (4). Rivalità e rapporti di forza cambiano forma e modalità: più tardi, I'antinomia arabo-cristiana assunta «dai re normanni in creativa tensione, diviene sotto l'assolutismo svevo disgregatrice opposizione. Alla feconda antitesi dell'una e dell'altra forza. dell'uno e dell'altro mondo diversi per ethnos e spirito, eppure confluenti in una cultura ricca d'impulsi, segue la stasi nel segno della reciproca sopraffazione»(5). Le isole sono posti particolari. A Maiorca, nei primi decenni del secolo. si ripeteva ancora tra il popolo una vecchia canzone, che vanta l'indipendenza dell'isola: «Siamo spagnuoli, è vero, ma spagnuoli liberi in mezzo al mare. La nostra isola è bella ma tiene soprattutto alla sua libertà; se un giogo qualunque pesasse su di essa, siamo sicuri che si metterebbe in marcia e andrebbe a prender posizione in qualche altra parte del Mediterraneo» (6). Nè i Romani, nè i Fenici, nè i Greci nè gli Arabi sono mai riusciti a sottomettere la Sardegna: «essa sta a parte. Fuori dai corsi delle civiltà.. . perduta fra l'Europa e l'Africa, non appartiene a nessuna parte.. . è rimasta per così dire dall'altro lato del tempo e della storia ( i ) . E il tempo della storia non è disposto allo stesso modo su tutto il Mediterraneo». Le rupi e le ' Esperta di lingua e cultura araba. La prinia parte di questo articolo è apparsa nel nun-iero di luglin/agosto di «Comuni d'Europa». rocce che sporgono sugli orli delle isole. hanno stimolato la nascita di «fiabe e racconti aventi per tema cose tremende e fantastiche: sul Mediterraneo queste storie vengono credute più che altrove». Dalle favole di magia siciliane appare il volto di una Sicilia assai prossima a1 suo mito, come nei secoli si è sedimentato: la luce e gli inferi del mito greco ed egeo, punico e cretese, gli elaborati splendori della fiaba araba, le angosce celtico-normanne. La l e g genda narra come Minosse abbia trovato la morte per mano della figlia del re Cocalo «farse proprio in quel luogo della Sicilia occideritale ove sarebbe più tardi sorto il malfamato castello di Castabellotta - sede leggendaria di Iblis e storico punto focale delle oscure trame di epoca arabo-normanna~(8). I1 deserto «è uno strano universo, che da sbocco, sulla riva stessa del mare, alle profondità dell'Africa e alle burrascose vicende della vita nomade»(c)).Gli arabi sono andati verso il Mediterraneo e da esso non sono partiti alla ricerca di altri mari perché il Mediterraneo era un altro mare per loro; passavano da una sponda all'altra anche senza carte, conquistavano il mare vincendo per terra. «La Méditerranée arabe reste un impensé et peut-Etre meme est-elle une sorte d e "non-lieu" . . . La Méditerranée était ... ressentie par les musulmans comme plus ou moins connue, plus ou moins familière, mais partagée» (10). Tarik bnii Zaiyad ha fatto del mare un punto di forza: «per incitare gli uomini a combattere, non esitò a dar fuoco ai vascelli che li avevano trasportati . .. Oggi la roccia di Tarik sorge dal Mediterraneo come ultima provocazione: riflusso di un ordine che va indietro nel tempo. Le sabbie eterne spostano quel ricordo nella trasparenza del gesto . . . a noi queila storia piaceva molto. Imparavamo a memoria il discorso di Tarik . . . volgetevi al mare leggete la scrittura delle onde di fronte alla schiuma tremante, osate impadronirvi della grande veste azzurra dei due mari attendete la notte dallo scoglio verrà su una carretta insieme a sogni intercambiabili verrà in un canto andaluso.. . " (11). Da Baghdad a Granada, la fondazione della scuola musicale d'al-Andalus ha assunto una dimensione leggendaria che «si è cristallizzata attorno alla figura di un eroe civilizzatore che la storiografia arabo-musulmana ha presentato come un Orfeo moro: Ziryiib ... musicista orientale trapiantato in Andalusia.. . saldamente ancorato tra le colonne d'Ercole» (L?), quell'Ercole che «è stato maledetto dalla sirena per aver osato separare Kalpé da Kabyla ...»(13). E se porgiamo un orecchio attento e indenne dalle contaminazioni occidentali più banali o recenti, ritroveremo, tra un repertorio pii1 vasto di quanto non si immagini, nei canti di guerra e d'amore, nelle canzoni dei trovatori, nei versi, nei ritmi, negli strumenti di iin Guillot de Dijon quell'influenza moresca venuta dalla Spagna e che ha modellato la tecnica di esecuzione delle composizioni monodiche dei trovatori: d'altra parte, l'abate di Saint Martial de Limoges, che ebbe un ruolo determinante nella cultura musicale del suo tempo, si serviva di schiavi musulmani. D'altra parte, attraverso le crociate, i trovatori furono influenzati sia dalla musica che dagli strumenti del medioriente. D'altra parte, ancora oggi, oltre che in certa musica tradizionale, in Maut Al-Nabi (la morte del profeta) dei Sabrine nel Mashreq, o nella produzione di rottura dei Nas Al-Ghiwane nel Maghreb, riaffiorano qua e là gli stessi suoni di strumenti, accordi e ritmi sul filo di quel cerchio di gesso che le ispirazioni allargano o restringono. Le culture mediterranee nei loro risultati più significativi sono contraddistinte da due componenti: «quella apollinea.. . la forma e la regola, la compostezza e il senno che governan o l'essenza individuale e quella collettiva; e la componente dionisiaca come particolarità e peculiarità e non una semplice tendenza all'estasi e all'impulso». Se Nietzche «ci ha incitato, a cercare i significati del misterioso grido "E morto il grande Pan", in tutta la musica araba, danza, canzone o elegia "il sopraggiungere del duende è salutato con energici "Allah! Allah! " . . . e in tutti i canti della Spagna meridionale l'apparizione del duende è seguita da sincere grida di "Viva Dios! " . . . I1 duende di cui parlo -mistero e trasalimento - didemonio di Soscende d a q~ell'alle~rissimo crate . . . e dall'altro malinconico diavoletto di Cartesio . . . L'angelo abbaglia, ma vola al di sopra dell'uomo . . . ordina e non v'è modo di opporsi alla sua luce . . . La musa sveglia l'intelligenza, reca paesaggio di colonne e falso sapore di lauro . . . Angelo e musa vengono da fiiori; l'angelo dà luce e la musa dà forme .. . La vera lotta è quella con il duende . . . Per cercare il duende non v'è mappa né esercizio» (14). Demone, angelo e musa: i suoni neri del duend e si ritrovano nel canto gregoriano e nella messa flamenca (15). Col duende è più facile comprendere, amare. Amor y muerte. Enigma sempre vivo della morte. E magari un giorno bisognerà fare «uno studio sull'ombra mediterranea, così pesante come fosse ferro. Da essa hanno origine la civiltà della Morte, i pianti funebri, la visione degli inferi, il nero del lutto . . . Anche se gli antichi greci hanno insegnato per primi il senso del tragico, la sostanza metafisica del Destino percorre l'intera area mediterranea in un afflato di comune accettazione» (16). La Spagna, con la sua natura massiccia, col suo clima e i suoi caratteri geografici «ha nell'assieme qualche cosa di africano, come la Berberia per il clima. per gli abitanti. il rilievo del suolo e i prodotti, si connette a11'Europa meridionale . . . Come si afferma qualche volta che l'Africa incomincia ai Pirenei, si potrebbe dire che l'Europa termina al Saharan ( l i ) . Barcellona, nata dai Focesi, sviluppatasi coi Romani, capitale dei Goti, trascurata dagli Arabi, «verso il mille divideva con Genova e Venezia l'impero commerciale del Mediterraneo e nel 1258 Giacomo I di Aragona le largì COMUNI D'EUROPA " il codice che, sotto il nome di Consulado del Mar, diventò la base del diritto marittimo di tutta l'Europa medievale, come la lex Rhodia per gli antichi (18). Anche la Francia si trova su due mari ma sia sull'uno che sull'altro è sol o parzialmente marittima. Poggia comunque più sul continente europeo che non sulla costa atlantica o quella mediterranea. E sta più sull'Atlantico che sul Mediterraneo». Dai Pirenei alle Alpi marittime, sul litorale della Francia mediterranea, Marsiglia, nata da urla storia d'amore, quella di Gyptis la Segobrigia e di Proteo il greco, nutrita da radici profonde ventisei secoli di esistenza, «esprime l'unione simbolica della terra e del mare ... perpetua un'enclave greca in seno alla latinità. Si designano spesso i marsigliesi col nome di Focesi. I1 Vecchio Porto si chiama Lacvdon. In realtà. non appartiene nè alla Provenza, né alla Francia, soltanto al Mediterraneo» (19). Ibn Khaldun, nel settimo preambolo contenuto nel capitolo I1 della versione originale della Muqaddima, «constate un déplacement global de la civilisation du Sud au Nord. Son observation se place sur la longue durée. En remontant à la plus haute antiquité, remarquet-il, du Yemen au Maghreb, en passant par la Syrie, l'Irak, l'Egypte, la civilisation était prospère et les Etats puissants. Mais aujourd'hui, Bagdad .. . Kairouan . .. ainsi que les nombreuses villes du Maghreb. sont en ruine. A l'inverse, poursuit-il, «nous avons appris que les pays du Nord, chez les Turcs et les Francs, ont une civilisation florissante et des Etats puissants». D'où son hypothèse que «la culture est peut-etre en train de se déplacer du Sud au Nord». Et cette prédiction: «Le vide crée dans le Sud et ses régions est quelque chose qui ne restera sans lendemain» (20). La sfida di oggi è proprio questa: riuscire a conciliare la politica europea e quella mediterranea. favorendo il ~ i e n oinserimento del bacino in e rendendo protago nista di uilo sviluppo in grado di riawicinare le due sponde affinchè l'Europa non continui ad essere «con il cervello e con il cuore, radicata solo a nord» (21). Nella ricerca appassionata di un'identità che rischia di essere distrutta dal livellamento linguistico, urbanistico, politico ed economico, non bisogna dimenticare che «sono immense le incongruenze che hanno contrassegnato le diverse civiltà e culture del Mediterraneo, vecchie e nuove», che «le culture del Mediterraneo non sono solo culture nazionali», che «sul Mediterraneo ci sono molti campanili e molti minareti». La Conferenza di Barcellona, e le iniziative che ne sono seguite e ne seguiranno, ha aperto una nuova fase nella politica mediterranea europea: per la prima volta il bacino viene inteso come un'unica entità. Al di là delle parole, tuttavia, persiste una sottovalutazione dell'importanza dell'area, dei problemi che vi sono aperti e dell'urgenza di dare loro una soluzione, del fatto che l'Europa potrà essere veramente se stessa solo se sarà all'altezza delle sue origini mediterranee. «Molto più che al clima, alla geologia e al rilievo il Mediterraneo deve la propria unità a una rete di città e d~ borghi precocemente costituita e noteuolrtzente tenace: è intorno ad essa che si è formato lo spazio mediterraneo, che ne è animato e ne riceve vita» (22). • il ) Predrag Matvejevic, Mediterraneo. Un nuovo breviario, Garzanti: 1991 (2) Fernand Braudel, I1 Mediterraneo. Lo spazio la storia gli uomini e le tradizioni, Bompiani 1992, p. 75 (3) Fernand Braudel, op cit. p. 79 (4) Fernand Braudel, op cit. p. 15 (5) Renato Aprile (a cura di), La fiaba di magia in Sicilia, Selierio. 1991, p. 12 (6) A. Brunialti - S. Grande, I1 Mediterraneo nella natura, nella storia, nell'arte e nella vita dei popoli, Volume primo, 11 di^^^^^^^^ occidentale, unione ~ i -grafico-Editrice Torinese, 'Torino 1924, p. 280 (7) D.M. Lawrence. Sea and ~ a r d i n i aAnchor , Books, Yoork 1954, citato in IJredrag Matvcjevic, op, cit, (8) Renato Aprile. op. cit,. p. 10 (9) Fernand Braudel, op cit., p. 15 Infine, ancora dal Mediterraneo nasce il mito delle sirene, portatrici di seduzioni illusorie e testimoni di morte. Stamnos attico, Ulisse e le sirene, Londra, British Museum. COMUNI D'EUROPA (10) Abdesselam Cheddadi, Ibn Khaldun et la Mer Blanche, in Qantara, n. 4, 1992, p. ii, iii (11) Tahar Ben Jelloun, Harrouda, Zanzibar 1992, p. 110 e 104 (12) Paolo Scarnecchia, L'arte dei suoni d'al-Andalus, in «Da Qui, rivista di letteratura arte e società fra le Regioni e le Culture Mediterranee», Edizioni Poiesis 1996, p. 238. I1 vero nome di Ziryab era Abu Hasan 'Ali Nafi' (789-857) (13) Tahar Ben lelloun, op. cit., p. 109 (14) Federico Garcia Lorca, I1 duende, teoria e giuoco, Semar, 1996, pp. 9-17 (15) Da: Sinfonia andalusa in otto tempi, composta da Marina Cepeda Fuentes e ispirata da Garcia Lorca, Ottavo movimento, Radio Tre, 12/3/94 (16) Athina Papadaki, L'orizzonte di Ulisse, in «Da Qui, rivista di letteratura arte e societi fra le Regioni e le Culture Mediterranee», Edizioni Poiesis 1996, p. 92 (17) A. Brunialti - S. Grande, op. cit., p. 35 (18) A. Brunialti - S. Grande, op. cit., p. 265 (19) Jean Max Tixier, Marsiglia oh cara!, in «Da Qui. rivista di letteratura arte e società fra le Regioni e le Culture Mediterranee», Edizioni Poiesis 1996, p. 191 (20) Abdesselam Cheddadi, op. cit., p. v (21) V. Chiti. R. Leonardi, A. Bin, Mediterraneo L'Europa alla scoperta del suo cuore meridionale (22) Fernand Brandel, op. cit., p. l65 Quell'Europa che nasce.. . (segue da pag. 81 nente (sia dal punto di vista geografico che per importanza politica ed economica), ma dal Sud, dall'estremo sud dell'Europa, nella più assoluta convinzione che è proprio dal sud che potrà arrivare una forte ventata di rinnovamento e di rilancio dell'intero processo di integrazione comunitaria. I1 Progetto Carlomagno, dopo la tappa già effettuata di Capo Passero, si propone di portare, nell'arco di quattro anni, un consistente gruppo di giornalisti italiani verso altri tre confini geografici del13Europa:nel 1997, infatti, i giornalisti andranno a Capo Nord in Norvegia; ~ nel~ 1998 . a Cabo da Roca in Portogallo e nel 1999 a Perm in Russia (confine immaginario tra la Russia bianca e quella asiaticaj. Nel 2000, infine, è prevista una grande celebrazione popolare a Bruxelles. Da registrare, inoltre, che alle quattro estremità dell'Europa verrà interrato un cilindro proveniente dal comune geograficamente opposto, contenente Lin pugno di terra, semi delle piante locali e altre testimonianze più caratteristiche. In tal modo l'estremo Nord d'Europa conserverà per sempre, anche a livello fisico, qualcosa dell'estremo Sud del vecchio continente e viceversa. In questo percorso verranno, quindi, visitati paesi come la Norvegia e la Russia che non sono membri, o meglio, che ancor non sono membri dell'unione Europea, ma che sul piano culturale da sempre fanno parte integrante delllEuropa. Ovunque, in questi paesi. si cercherà di dimostrare che in Europa, sul piano culturale, sono molto più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono e che senza una forte sensibilizzazione di tipo culturale difficilmente nascerà una vera «Casa comune europea» per usare una felice espressione coniata da Gorbaciov. Un'ultima annotazione: nel corso di questi anni il «Progetto Carlomagno» prevede anche di organizzare (in collaborazione con gli organismi comunitari) una serie di convegni e incontri culturali per sollecitare i sindaci «europei» a formulare nell'ambito di un manifesto «aperto», delle proposte concrete ai massimi vertici dell'UE. ¤ SETTEMBRE 1996 approvato un documento politico All'esordio la nuova Direzione dell'AICCRE La Direzione nazionale dell'AICCRE, riunita a Roma il 12 luglio 1996, ha valutato con preoccupazione le conclusioni del Vertice europeo di Firenze del 21 e 22 giugno u.s., i primi passi della C I G , nonché l'attuale dibattito sulla prospettiva del federalismo interno. Sul deludente esito del Vertice ha probabilmente pesato, come del resto avevamo previsto, la staffetta di governo proprio nel mezzo del Semestre di Presidenza italiana. Sulla questione più attesa riguardante la disoccupazione, giunta ormai nell'unione europea oltre 1'11% delle persone attive e con caratteristiche minacciosamente strutturali, si richiama l'esigenza di una politica macroeconomica comune, come previsto, a suo tempo, dal Libro bianco di Delors. A Firenze si è purtroppo favorita un'alternativa erronea: rispettare rigidamente i parametri di Maastricht, o curare prioritariamente e in concreto i problemi dell'occupazione e della tutela dei lavoratori all'interno del no- stro Paese. In realtà l'Unione monetaria esige che, conseguenteinente (ma gli stessi tedeschi un tempo sostenevano antecedentemente), si pervenga ad una politica macroeconomica e sociale sovranazionale, correlate ovviamente coi problemi occupazionali. Sotto questa prospettiva il Vertice di Firenze è stat o estremamente carente. C o n queste premesse prendono ancor maggiore e più evidente consistenza i problemi istituzionali, circa i quali la CIG non pare sia indirizzata, per ora, a soluzioni soddisfacenti. Si continua insistentemente ad affermare, a parole, che occorrono una politica estera e una politica di sicurezza comuni dell'unione, tna quando se ne è discusso in concreto, non si è andati al di là di una proposta, a suo tempo respinta immediatamente dal CCRE (ma che comunque cadde ad opera della stessa maggioranza dei governi consociati), di un Segretariato politico intergovernativo. Questo Segretariato, oltretutto, risponderebbe alla palese intenzione di alcuni Per i prossimi mesi un denso programma Eva il giovno della discussione politica, ed il 12 luglio, pvilna Divezione nazionale delI'AICCRE dopo l'elezione dello scovso 22 giugtzo duvante il Vertice euvopeo a Fivenze, non ha cevto deluso, per pavtecipazione e contenuti. La lunga pvimavevd dell1AICCRE era iniziata con la pvcpavazione del Congvesso nazionale, attvavevso lo svolgimento dei 20 Congvessi delle Fedevazioni vegionali, che avevano dato il senso dell'attività capillave che la nostva Associazione svolge su tutto il tevvitovio nazionale. Dopo il Congvesso di maggio, gli Stati generali del CCRE a Salonicco, e la gvantle manifestazione dei gonfaloni fedevalzsti a Firenze, quasi un contvovevtice delle autonomie tevvitoviali. Eva dunque il momento della vzflessione e di un bilancio, pev ciò che eva stato fatto e pev ciò che bisognevà fave domani. Subito gli appuntamenti immediati nell'esposizione del Segvetavio genevale: l'annuale convegno di Viaveggio nella seconda nzetà di settembre (siaino alla quarta edizione) e un appuntamento a Senigallia pev la metà di ottobve, che farà ìncontvave le città gemellate del Meditevvaneo. Nel mezzo, i pvinzi di ottobre, pvepavata pev ipavtecipanti italianipvopvzo dal Convegno di Viaveggio, la Confevenza tva Pavlamento europeo e Comitato delle Regioni e degli Enti localz'. Ma s i eva pavtiti da una seveva cvitica dei visultati del Vevtice di Fivenze, dove la delz~sionesi è pavticolavmente concentvata sui vuultati viguavdanti il lavovo e I'occzlpazione: il problema vzguavda ovmai 18 milioni di disocczlpati, l'I I % della popolazione attiva dell'linione euvopea. Pev ilfutuvo, alla vipvesa dopo l'estate, deve SETTEMBRE 1996 esseve vilarzciata con molta detevmìnazione la pvessione pev la vlfovma ktituziotzale interna, dando cosi utz essenziale cofztvibuto allo svolgimento della Cotzfeverzza intevgovevnativa pev I'avanzamento fedevale all'Unione euvopea. Ci sono infatti rtvettissiini nessi tra i due pvocessi: PEuvopa della .sussidiavietà in senso fedevalista, pev evitave i caos vegionalzsti o localistici, povtevà inevitabilmente al vaffovzamento dei potevi tevvitoviali, delle autonomie locali e delle regioni \h quindi messa in luce la necessità di una nuova ovganizzazione dello Stato, nella p a l e i potevi tevvitoviali siano i veri centvi di deciiione e di gestione, secondo il pvincipio di sussidian'età in senso federale e di vesponsabilità degli amministratovi locali e regionali. Pev questo è necessavio tovnave allo spivito e alla visione stvategica del «libvo bianco» di Delovs su sviluppo, conzpetitiuità e occupazione ed al «patto difidz/cia»pev l'occupazione dell'Unione euvopea. Nella pvogvammazione pev i pvossimi mesi entvano comunque a pieno titolo le Fetlevazion i vegionali, che il giovno pvecedente si erano viunite in vista della Divezione. Ecco dunque su pvoposta liguve. nell'ambito dell'anno euvopeo sul vazzisnzo, un convegno sulla citiadinanza euvopea, dalla Savdegna una pressante richiesta per una vz~lessioneappvofondita su fedevalivnzo e Mezzogiovno, dalla Sicilia la pvoposta di allavgave ad altve vegioni la lovo iniziativa di seminavi sulle politiche dell'Unione euvopea pev lo sviluppo e sui Fondi stvuttuvali con!unitavi. E l'elemento culturale che però emerge da (segue a pag 15) partners di frenare i poteri della Commissione esecutiva di Bruxelles e la «famigerata» eurocrazia: per 1'AICCRE viceversa si tratta di rendere sempre più responsabile il Qarlamento Europeo per quanto riguarda i poteri legislativi e di controllo. Politica di sicurezza e politica estera per essere europee non possono risultare dalla somma di politiche nazionali, ma, pur tenendo conto delle diverse esigenze, debbono consistere in una sintesi autonoma: controllate, soprattutto agli inizi, da votazioni a maggioranza fortemente qualificata del Consiglio dei Ministri, che dovrà divenire il Senato o Camera degli Stati - lasciando finalmente tutta la parte esecutiva alla Commissione di Bruxelles -. La Direzione delllAICCRE constata che la C I G prende sempre più l'aspetto di una Conferenza diplon~aticatradizionale e che finora ci si è guardati bene dallo stabilire un tavolo di lavoro comune col Parlamento Europeo. Peraltro l'opinione pubblica è tutt'altro che coinvolta con le diverse opzioni della C I G e l'Europa dei cittadini è tutt'altro che incoraggiata. Non si dimentichi, soprattutto, che le conclusioni dei lavori della C I G cioè la revisione del Trattato di Maastricht andranno sottoDoste al dibattito e alla ratifica del Parlamento Europeo, prima di sottoporle alle ratifiche nazionali. Così si sono espresse a Torino, alla vigilia del Vertice di apertura della CIG, le associazioni europee di poteri locali e regionali (e lo stesso Comitato delle Regioni). con in testa il C C E . Sul terreno nazionale la Direzione dell'AICCRE, che persegue da quasi mezzo secolo la trasformazione del cosiddetto Stato regionale (imperfetto) in Stato federale (nel senso del federalismo cooperativo), è preoccupata per il clima di contrapposizione tra Regioni e Enti locali. A proposito delle due Conferenze, Stato-Regioni e Stato-città, in attesa di pervenire - se vogliamo un reale federalismo interno -, al Senato delle Regioni, si auspica che tale contrapposizione venga superata con la convocazione di riunioni comuni dove è preferibile che le diverse tesi si confrontino, e d anche si scontrino, piuttosto che lasciare al governo centrale di operare, in deroga a tutte le autonomie, la mediazione fra i due litiganti. D'altra parte, il Senato delle Regioni dovrebbe essere formato essenzialmente dagli esecutivi delle Regioni, ma di Regioni riformate secondo il progetto tradizionale di molti studiosi federalisti e, oggi, da quello della Regione Emilia-Romagna. La Regione proposta dalllAICCRE, punta soprattutto a una reale capacità programmatoria, lasciando interamente l'attività esecutiva agli Enti infraregiortali. La Regione dovrebbe soprattutto esercitare una sintesi a priori fra sviluppo economico-sociale e pianificazione del territorio: cioè verrebbe anche incontro alle istanze di fondo delle Droblematiche ecologistiche. Roma, 12 luglio 1996 - tra difficoltà e speranze Con i BOC libero mercato anche per gli Enti locali di Giulio Cesare Filippi * Nonostante l'eccesso di regolamentazione che li costringe ad iter amministrativi defatiganti e molto spesso anche contraddittori, i comuni e le province italiane si awiano a grandi passi verso un assetto finanziario più cosciente, più responsabile e certamente più europeo. I1 cambiamento sta avvenendo quasi senza traumi, tanto che, nonostante l'ancora recente inversione di tendenza, sembrano ormai lontani i tempi nei quali - invece che le esigenze connesse alle opere da eseguire - era la propensione alla spesa a condizionare le scelte locali. Tan- gentopoli, anche se nella sostanza può dirsi sopita, ha lasciato comunque una forte scia. Da allora per molto tempo gli enti sono rimasti latitanti nelle decisioni di spesa. Con la normalizzazione le differenze col passato appaiono enormi. Oltre alla forte motivazione dovuta alla volontà di evitare responsabilità penali e/o amministrative, il nuovo corso è in gran parte dipeso anche dai nuovi assetti che nel frattempo ha assunto la finanza locale, ormai in gran parte affrancata dalla sua storica derivazione dal bilancio statale, in quan- Anna Paschero, assessore al Comune di Rivoli Innovazione, autonomia e responsabilità Rivoli non ha certo le dimensioni di una grande metropoli, eppure è stata all'avanguardia nella messa a punto di un progetto per l'emissione di un prestito obbligazionario; i suoi concittadini non si sentiranno da oggi sicuramente più vicini all'Europa? Proprio per la sua dimensione, Rivoli vive un rapporto meno mediato con i suoi cittadinz; di qui lo stimolo alla ricerca continua di strumenti innovativi, di governo e di autonomia finanziaria, che consentano di rispondere meglio alle esigenze espresse dai medeslmi Due condizioni necessarie sono rappresentate: - dalla dirponibilità di fonti di finanziamento che permettano di ridurre i costi (da alcuni anni completamente a carico del bilancio comunale) dell'indebitamento per la realizzazione di opere pubbliche; - da una pressione tributaria che timanga «leggera», pur in presenza di un accresciuto livello dei servizi comunali. Le nostre comunità saranno presto hvestz'te da maggiori responsabilità nei meccanzimi di controllo della spesa e, quindz; in un'azione pii2 incisiva di riranamento dei conti dello Stato: mirure neccssarlé a permettere I'ingresso del nostro Paese nell'Unione Monetaria Europea. A Rmoli abbiamo già Imboccato da tempo questa strada perché titeniamo questo traguardo indispensabile per il nostro futuro. Da questo punto di vista ci sentiamo, veramente, pii2 vicini all'Europa. Con questa operazione gli ammiHistratori locali dimostrano sempre maggiore capacità di gestione, che però non sembra essere stata compresa a fondo dall'amministrazione centrale; crede che questo atteggiamento COMUNI D'EUROPA possa frenare il processo di innovazione in corso? C'è stato, e permane ancora in parte, un atteggiamento centralistico da parte delle Istituzioni centralz; che non ha certo giovato a quel processo di innovazione, indispensabile per un cambiamento radicale sia negli strumenti, sia nelle modalità di gestione delle risorse pubbliche. Gli enti locali hanno spesso visto mort&cate le loro spinte autonomzitiche, senza poter esercitare un ruoh propositivo e di confvonto con gli organi del governo centrale. Questo è risultato un grave limitr al processo di responsabilizzazione degli amministratori locali e, di conseguenza, al miglioramento dei conti pubblici in generale. Presto dunque si avrà la soddisfazione di poter toccare con mano le opere pubbliche realizzate con le sovvenzioni dei BOC; quale signzyicato di civiltà rappresenta questa nuova collaborazione tra cittadini e Comuni? Il signz~catoè grande: noi consideriamo i cittadini non semplici utenti (clienti) dei servizi ma anche co-produttori dei medesimi (azionisti) poiché, da tempo, viene sistematicamente c con modalità diverse, sollecitata la loro partecipazione alle decisioni amministratme. Questa partecipazione, nel caso della sottoscrizione del prestito comunale, assume un significato economico e sociale importantissimo: essi saranno finanziatovi, ma anche controllori e diretti destinatati dei benefici derivanti dalla realizzazione delle opere comunali Godranno di un interesse - che sarà garantito dalle stesse entrate comunali (tributi e tarlff) da loro corrirposte - consapevoli di aver Investito il proprio danaro per qualcosa che avranno sotto gli occhi tutti i giorni, sulla cui realizzazione potranno vigilare direttamente, stinzolando g l i amministratori a ben operare nell'interesse della città. W to sempre più costituita da entrate tributarie proprie. Gli enti, infatti, ora che impiegano risorse da loro direttamente esatte dai cittadini amministrati, sono resi cauti dalle ripercussioni politiche - oltre che amministrative - che sottendono le loro scelte di spesa e hanno, quindi, aumentato a dismisura le loro capacità di valutazione. In tal senso essi hanno anche cercato di ridurre al minimo i costi e gli oneri finanziari, verificando volta per volta le loro concrete possibilità di finanziamento, anche con ricorso diretto al mercato. Ecco, quindi, che quando alcune normative, rese necessarie dalle nuove esigenze, hanno riscoperto le emissioni obbligazionarie, quali fonti dirette di approwigionamento finanziario da parte degli enti locali, un buon numero di essi, vuoi come fatto modale, vuoi come fatto di propaganda, vuoi come mezzo di affermazione della propria autonomia, si è gettato a capofitto nell'impresa. Le normative, come al solito sono state infarcite di paletti e di dettagli. Alla legge generale è seguito un decreto ministeriale che ha fissato le modalità e le condizioni per le emissioni. Al decreto hanno fatto poi seguito circolari e chiarimenti. Ma prima ancora dell'emissione del decreto alcuni comuni, come ad esempio Rivoli e Reggio Emilia, già hanno promosso iniziative in tal senso. L'azione degli enti, però, non è sempre apparsa conforme alle previsioni del decreto. È sempre difficile, infatti, ridurre la realtà in uno schema normativo. La diversità delle posizioni ha già generato posizioni dialettiche e talora anche scontri, che si sono risolti in un vero e proprio «braccio di ferro». I più rilevanti riguardano le metropoli: Napoli e Roma. I1 comune di Napoli avrebbe voluto effettuare le proprie emissioni in valuta per indirizzarle sul mercato estero e, in particolare, su quello americano, sfruttando la probabile propensione, avallata da alcuni sondaggi, alla sottoscrizione delle obbligazioni da parte dei molti americani di origine partenopea. Purtroppo nel decreto tale possibilità non era prevista, né d'altronde l'assunzione del rischio di cambio, per cui il cammino di tali emissioni era tutto in salita. Sull'iniziativa di Napoli si è creata immediatamente una naturale, ma non scontata, alleanza fra Comune e Regione. Ciò appare estremamente positivo ed al tempo istruttivo, perché ci fa comprendere come, senza condizionamenti ideologici, le divisioni politiche diminuiscano fortemente il loro rilievo. Così i necessari chiarimenti non si sono fatti attendere. Essi sono apparsi, in via interpretativa, sul decreto-legge 156/96 sulla finanza locale. In forza di ciò gli enti locali sono in grado di " Segretario della Commissione parlamentare za sulla Cassa depositi e prestiti. di vigilan- collocare anche all'estero propri prestiti obbligazionari e di emetterli sia in lire che in valuta. In tale ultimo caso il governo ha posto la condizione che l'ente emittente provveda a proprio carico a neutralizzare il rischio di cambio. I1 decreto non ha fissato però le modalità di copertura del rischio di cambio, che l'ente emittente, quindi, sarà libero di scegliere fra quelli in uso fra gli operatori finanziari (currerzcy and interest rate swap; conversione del ricavo in lire a pronti; currency optzon; ecc.). Nel frattempo Napoli ha provveduto lo scorso 18 giugno alla sua prima operazione sui mercati americani con un'emissione di obbligazioni decennali a cedola fissa di 175 milioni di dollari, denominate Yankee bond. Le agenzie di rating hanno accompagnato l'emissione da splits piuttosto differenziati (Standard & Poor's: BBB+; Mooyd's: A l ; Ibca: AA-.). Advisor dell'emissione Merrill Lynch. Il problema di Roma, invece, era connesso al fatto che l'amministrazione comunale avrebbe voluto effettuare un'emissione obbligazionaria per finanziare l'ammodernamento dei mezzi dell'azienda di trasporto metropolitana. L e disposizioni, però, prevedevano che con le obbligazioni si sarebbe potuto finanziare soltanto opere pubbliche rappresentate da beni immobiliari e non già gli acquisti di beni mobili. La ratio della norma, secondo l'interpretazione ministeriale, era da ricondurre al fatto che la garanzia delle obbligazioni avrebbe dovuto essere insita nel valore dell'opera, mentre i mezzi di trasporto, per loro natura, col trascorrere del tempo diminuiscono il proprio valore. I1 Comune, però, non era di questo avviso. L'iniziativa, infatti, era finalizzata ad aumentare la propensione dei romani a. fare uso dei mezzi pubblici. Era, quindi, insito nel progetto un ritorno economico, la cui prevedibilità da accertarsi con un'operazione di monitoraggio avrebbe dovuto essere sufficiente a garantire l'emissione. Anche in questo caso l'ha spuntata il Comune, che in questi giorni (luglio 1996) si sta apprestando a collocare sul mercato una prima emissione di 100 miliardi di lire per finanziare l'acquisto di venti nuove vetture tranviarie per la nuova linea Casaletto-Centro che attraverserà la città. Le obbligazioni ventennali - restituibili in quote annuali costanti - con taglio minimo da 5 milioni avranno un rendimento superiore a11'8 %. Advzsors dell'operazione son o Mediocredito centrale e Lehman brothers, oltre ad altri nove istituti che cureranno il collocamento dei titoli. Da notare che sia Moody's che la Ibca hanno concesso alle obbligazioni di Roma in lire la tripla A. Naturalmente non tutti gli operatori interessati si sono mostrati favorevoli alle emissioni locali. In effetti le obbligazioni comunali e provinciali venivano a sovrapporsi ad altre forme di finanziamento in un mercato che ormai aveva raggiunto i suoi equilibri. Così i rappresentanti sia dell'ABI che della Cassa depositi e prestiti, invece di comprendere che le opzioni del libero mercato vanno comunque considerate e sfruttate e mai contrastate, ai diversi convegni che si sona succeduti sull'argomento, mostravano la loSETTEMBRE 1996 ro contrarietà, sforzandosi di dimostrare che ai comuni conveniva avvalersi dei normali canali di finanziamento (mutui) piuttosto che rischiare l'impatto col mercato dei titoli. Di tali negative previsioni non si sono preoccupate le molte amministrazioni locali che hanno varato - o sono in animo di farlo - prestiti obbligazionari. Ricordiamo fra questi, oltre i già segnalati, grandi città come Milano e Genova, ma anche centri minori come Forlì, Castelvetrano e Civitavecchia. Anche le banche hanno assunto comportamenti diversi. Alcune si sono gettate nell'«affare». Fra queste il Crediop, il Mediocredito centrale, il San Paolo, la C.R. di Forlì e la C.R. di Verona hanno già assunto in merito funzioni di adviror. Chi conosce le leggi del libero mercato sa, infatti, molto bene che la convenienza non ha regole fisse e che essa, come un'ameba, muta e si trasforma continuamente. Aver concesso agli enti locali una simile opportunità assume dunque il rilevantissimo significato di averli inseriti a pieno titolo fra i soggetti responsabili, nel bene o nel male, di decisioni economico-finanziarie e ciò non è stata cosa da poco. Linda Lanzillotta, assessore al Comune di Roma Più trasparenza e coinvolgimento dei cittadini Una grande città è sempre in prima fila, nelle scelte amministrative e nelle innovazioni che propone: il successo dellitoperazione BOC» non accredita finalmente Roma quale moderna grande capitale europea, e non solo sul piano culturale? Il Sindaco Francesco Rutelli e l'Amministrazione starzrzo lavorando per riportare Roma a livello delle altre grandi Capitali europee, non solo rzell'ambito dell'offerta culturale nza anche sotto aspetti inzportanti come l'efficienza della macchina arnministrativu e il migliorumetzto della qualità della vita. L'impegno non è facile, atzche perché a livello finatzziario questa Amnzinistrazione ha trovato una eredità pesante fatta di mala gestione e, di conseguenza, di utz rilevante deficit. Il mio obiettivo prioritario è stato quindi quello di risanare il bilancio senza per qziesto distruggere la capacità d i itzvestivzetzto del Comune. La decisione d i utilizzare il nziovo struinerzto dei Boc si inquadra in questa strategia. I titoli obbligazionari loculi, inrerendo un elemento d i concorrenza nel mercato finanziario, hanno permesso (e ancora d i più permetteranno in futuro quatzdo il ricorso ad essi ri sarà esteso) di reperire risorse per investimenti ad un costo minore rispetto al passato, quando l'Ente locale poteva ricorrere unicamente alla Cassa Depositi e Prestiti o alle banche. Inoltre, legando la raccolta del risparmio a progetti specifici, si consente una maggiore trasparenza e un più profondo coinvolgintento dei cittadini nella realizzazione di opere utili per la città. Indubbiamente si tratta di uno strumento inrzovativo, il ricorso al quale deve atzcoriz clz~ondersiin Italia, mentre in altri paesi come Francia e Spagna è ormai di uso corrente; ma sono convinta che la Capitale non poteva sottrarsi, anche per il rzlolo che n'copre, alla «missione» di essere il primo Comzine u rivolgersi al pzlbblico dei rispartniatori. E zltza conferma in questo senso viene anche dai duti positivi registrati dall'enzksione messa sul mercato dal Campidoglio a fine lz~glio(più del 50% dei 1O0 miliardi di Boc capitolini sono stati acquistati dalle famiglie). Quindi ritengo che, anche in campo finanziario, Roma si stia ormai allineando alle altre grandi Capitali europee. Gli enti locali si sono dimostrati, con I'accoglienza riservata a queste nuove forme di finanziamento, i naturali e più attenti custodi della propria autonomia; non pensa al contrario che I'amministrazione centrale abbia mostrato sino ad oggi alquanta miopia? Il processo di decetztramento fitzanziario, di cui la possibilità di emettere i Boc costituisce un tassello, è stato appena avviato in Italia. È da tempo che i Sirzdaci rivendicano una maggiore autonomia decisionale anche in questo ambito. L'Amministraziorze centrale, in tutte le sue articolaziotzi, è giunta con ritardo alla conclurione che un ponderato decetztrantento a livello locale può aumetztare il grado d i efficienza d i tutta l'Amministrazione Pubblica. L'attuale Governo ha presentato una serie di misure che vanno in querta direzione: ci azlguriamo che la strada iiztrapresu non venga interrotta e che il Parlamerzto approvi rapidanzente i disegni di legge. Cittadini ed amministratori, da oggi il loro rapporto si approfondisce sempre più: potranno quindi lavorare realmente insieme e trovare un reciproco vantaggio da questa collaborazione? Dal momento in czii i cittadini sono .stati in grado di eleggere direttav~enteil proprio Sindaco qualcosa è cambiato nel rapporto fra la città e la sua Amministrazione. Ci si aspetta di più da chi si è eletto, si è in grado di controllarlo più da uicitzo e anche di non rinnovargli la propria fiducia alla scadenza del rnanduto. Anche per quanto riguarda i Boc, il fatto, come ho detto prima, di legare la richiesta d i risorse alla realizzazione di un investimento preciso coinvolge i cittadini nella co.struzione d i opere e infrastruttzlre che miglioreruntzo la qualità dellu vita nella loro città, e li rende più partecipi del manteninzento di quello che è stato realiszato anche grazie al loro contributo. Inoltre, il fatto di ricevere urz interesse dai Boc, stimola a vedere tzell'Amrnzizistrazione notz più solo una «macchinetta mangia-soldh ma un centro di gestione responsabile, in grado di reperire risorse sul mercato e di essere a/ fidubile per i risparmiatori'. I - Francia e Gran Bretagna Decentramento amministrativo nelle capitali europee di Laura D'Alessandro * Inizia con la Francia il quadro comparativo sul decentramento visto in vari Paesi europei. Una scelta non casuale se si considera che quello francese è, storicamente e strutturalmente, il caso di decentramento amministrativo più affine al nostro. In Francia il governo locale è formato tradizionalmente da tre livelli: comuni, dipartimenti e regioni. Prima del 1982, data della riforma del governo Mitterrand, i comuni disponevano di un vero e proprio esecutivo cioè il Sindaco, mentre le regioni ed i dipartimenti erano presieduti da un Prefetto di nomina governativa. I comuni, pur avendo goduto di più autonomia rispetto agli altri livelli territoriali, si sono storicamente dimostrati abbastanza deboli. E ciò soprattutto a causa dell'elevato numero di essi e della scarsità dei mezzi finanziari e organizzativi. D'altro canto proprio questa debolezza congenita ha spinto molti di essi ad associarsi al fine di perseguire obiettivi di interesse comune. Si sono infatti costituiti 150 distretti e svariati ambiti di cooperazione intercomunale con lo scopo di gestire - in particolare - i servizi pubblici. Tuttavia, anche queste forme di «unione» e di «cooperazione» non hanno raggiunto livelli soddisfacenti a causa del perdurare di una cultura campanilistica e di una eccessiva dipendenza di essi dai dipartimenti, soprattutto per quanto riguarda l'attività di controllo. La riforma del governo Mitterrand partiva dalla necessità di ridurre il controllo da parte dello Stato sui poteri locali, di trasferire a questi diverse competenze, di ridistribuire le entrate fiscali e di conferire le risorse ed i mezzi necessari per I'espletamento delle funzioni assegnate. Tale riforma, pur avendo ottenuto un ridimensionamento del potere di controllo dell'autorità centrale, non ha raggiunto appieno l'obiettivo soprattutto a causa della sovrapposizione di ruolo che si è venuta a creare con la riconfigurazione degli enti regionali. Infatti, la diversa ripartizione dei compiti tra lo Stato, i Dipartimenti, i Comuni e le Regioni ha creato una interdipendenza di competenze, finendo per arrecare notevoli disagi sul versante del coordinamento, sia interno che esterno ai diversi enti. Inoltre, l'uniformità della disciplina per le differenti realtà municipali ha posto soprattutto le grandi cixà in gravi difficoltà: Lione e Bordeaux si sono organizzate, per esempio, sulla base di comunità urbane; Tolosa e Marsiglia hanno sviluppato forme di cooperazione volontaria tra la città e i comuni dell'area urbana. * Ricercatrice. I1 governo dell'area metropolitana di Parigi La capitale si è sviluppata per cerchi concentrici: la città vera e propria è costituita da 20 Arrondissements. Intorno ad essa si è costituita la «piccola corona», che si estende per circa 12 chilometri quadrati di estensione. Successivamente si è sovrapposta a questi livelli la regione Ile de France, su una superficie di dodicimila chilometri quadrati e comprendente una popolazione di circa dieci milioni di abitanti. La cosiddetta area metropolitana comprende: la città di Parigi, la «piccola corona» e una parte della «grande corona», per duemila chilometri quadrati e quasi l'intera popolazione, circa nove milioni di abitanti. Ad ogni livello territoriale corrisponde un livello di governo: i venti Arrondissements, il Comune-Dipartimento di Parigi, i tre dipartimenti della «piccola corona» e i circa trecento Comuni dei rimanenti quattro dipartimenti della «grande corona». I1 Comune-Dipartimento di Parigi è dotato di un Consiglio di 160 membri eletti per sei anni nei venti Arrondissements. I1 Consiglio ha il compito di eleggere il Sindaco e gli Assessori, e di deliberare sugli affari comunali. Per prassi tale organo però è ridotto a prendere atto delle decisioni assunte dall'esecutivo e dal Sindaco, con la conseguente riduzione del confronto e del dibattito consiliare. È il Sindaco che detiene i principali poteri, sia quelli dell'amministrazione comunale, sia quelli dell'organo esecutivo del dipartimento. Egli inoltre, e in possesso di funzioni di carattere prettamente statale. I1 Sindaco, che si awale degli Assessori per l'espletamento dei propri compiti, è il vertice di una struttura composta da oltre 40.000 addetti, comprendente un gabinetto, un Segretario Generale e sedici Direzioni generali, quattro di queste sono alle sue dirette dipendenze. Di fatto il Sindaco esercita una sorta di «governo presidenziale» in quanto gli Assessori non sono un organo collegiale, vi è una maggioranza consiliare disciplinata e uno staff affiatato e fidato di collaboratori. Anche in seguito alla riforma degli Arrondissements, da collegi elettorali in strutture subcumunali, l'autorità del maire non ha subito dimezzamenti. Infatti, in venti circondari è previsto un consiglio composto da consiglieri eletti nel circondario e da un numero doppio di consiglieri scelti in occasione dell'elezione del Consiglio di Parigi. Tra i consiglieri comunali il Consiglio di circondario elegge un «Assessore territoriale» del Sindaco di Parigi e una serie di assessori con il compito di assisterlo. L'«Assessore territoriale» svolge funzioni di stato civile, si occupa di scuola e del servizio elettorale, fornisce pareri sulle licenze edilizie e sulla viabilità. I1 Consiglio di Circondario svolge funzio- ni consultive, in particolar modo sulle materie urbanistiche, e deliberative per quanto riguarda, ad esempio, le infrastrutture. La riforma del 1982 pur non sviluppando un decentramento efficace (ciò a causa della scarsità dei mezzi finanziari resi disponibili dal Consiglio di Parigi, e dall'omogeneità politica con il governo centrale parigino), ha tuttavia consentito una più diretta partecipazione della base alla gestione comunale. Nonostante l'operatività dei differenti livelli di governo lamenti la carenza di una struttura di coordinamento adeguata, l'esperienza francese ci propone un modello conflittuale e cooperativo nel contempo. Un modello, che ha saputo dimostrare dinamiche di espansione in termini di servizi e prestazioni celeri ed adeguati. Basti pensare alle grandi opere volute da Mitterrand (sulla scia della Grandeur francese) e sostenute dalla municipalità. L'area metropolitana londinese Già verso la fine dell'ottocento, inizi Novecento, l'area metropolitana di Londra veniva gestita dal London County Council (organo unitario direttamente eletto su base locale, la cui area d'influenza era limitata alla Inner London o Grande Londra ), e dai Metropolitan Boroughs, ventotto organi di base ad elezione locale diretta, istituiti allo scopo di bilanciare l'azione del London Coztnty Council nella propria area amministrativa. In realtà il governo dell'area metropolitana di Londra veniva a realizzarsi attraverso due differenti livelli decisionali spesso in contrasto nella definizione degli ambiti d'influenza e di attribuzioni. Con una legge del 1963 i Boroughs e le municipalità limitrofe furono riorganizzati in 32 nuovi consigli di circoscrizione a struttura elettiva (Bourogh Council), dotati ciascuno di propri poteri locali su una popolazione variabile fra i 170 mila e i 300 mila abitanti. A questi si aggiungevano l'antica amministrazione autonoma della City, cioè il tradizionale quartiere centrale degli affari, e il Greater London Council (letteralmente: il Consiglio della «Londra più grande») istituito insieme ad altri analoghi consigli di contea (Metropolitan County Coztncils). Al di sopra di questi 33 organismi di decentramento urbano veniva quindi posto un tipo completamente nuovo di autorità locale - una sorta di «supercomune» metropolitano - che, con un bilancio superiore a quello di molti piccoli stati, si assumeva la responsabilità della pianificazione territoriale, insieme alla gestione diretta di alcuni servizi di particolare interesse collettivo, quali la manutenzione delle grandi arterie stradali e l'eliminazione dei rifiuti, nonché di alcune limitate competenze nel settore delle abitazioni e dell'istruzione scolastica. In particolare ai Boroughs fu affidato un corpus di funzioni relative alla gestione dei problemi legati all'ambiente e all'inquinamento, ai servizi sociali e culturali. Al Greater London Council spettarono competenze relative all'edilizia pubblica, alla gestione dello smaltimento dei rifiuti, aiia costruzione e gestione delle strade metropolitane e dei parcheggi, ecc.. . Pertanto, l'opera di riforma tendeva alla suddivisione di specifiche competenze ai due organi. Tuttavia l'attribuzione delle competenze, non accompagnata da norme precise di coordinamento rispetto ai diversi ambiti di responsabilità, comportò un sistema di governo farraginoso ed inefficace con evidenti debolezze strutturali dell'impianto amministrativo, debolezze che portarono a considerare questi esperimenti istituzionali come ingombranti, inutili e costosi. Questo, dunque, lo scenario di sostanziale latitanza dell'assetto amministrativo in cui ha poi operato la riforma del 1985. Riforma con la quale il Gveater London Council viene soppresso e le sue funzioni in parte attribuite ai Boroughs ed in parte ad altri enti pubblici e privati, con competenza locale o centrale. La riforma, così come caldeggiata dal programma politico dei conservatori, doveva assicurare un rafforzamento dei poteri attribuiti ai Boroughs. Di fatto le funzioni più importanti che erano state proprie del Greater London Council, vengono, ora, quasi interamente assorbite dai suddetti enti (aventi carattere non elettivo e sostanzialmente creati e diretti dal governo centrale). Nel complesso i circa sessanta enti di governo locale rafforzati o di niiova istituzione vengono, poi, suddivisi in Quasi Governmental Agency, e Quasi Elected Local Government Ovganizations. I primi, ai quali compete la gestione di una considerevole fetta dei servizi pubblici, (sistema idrico fognario, difesa dalle alluvioni, servizi di trasporto pubblico e deiie acque), vengono nominati dagli organi di governo centrale. I secondi, nominati dagli organi di governo locale, esprimono la loro operatività territoriale limitatamente ad alcune aree di Londra (ad es. in materia di istruzione con riferimento ai dodici Boroughs dell'lnner London più la City) o all'intera area metropolitana della capitale ed in questo caso la competenza più importante concerne la protezione civile, la prevenzione degli incendi e le concessioni dei prodotti petroliferi. Ai Boroughs (che continuano a mantenere le competenze previste prima della riforma), viene attribuita la gestione di parte dei poteri spettanti al Greater London Council (la gestione del patrimonio edilizio e dei parchi, mentre la costruzione e manuteiizione di strade, gallerie, ponti, ecc., e il pubblico trasporto interno, vengono gestiti di concerto con il Ministro dei Trasporti). È evidente che, daii'analisi del modello di articolazione dell'area metropolitana londinese, se ne ricava uno schema dai connotati decisamente centralizzati dei poteri locali di governo (specie in materia urbanistica, politica dei trasporti e abitazioni). Si tratta, tuttavia di un prototipo soggetto a possibili variazioni in quanto collocato in SETTEMBRE 1996 una fase di sperimentaziorie evolutiva. Gli sviluppi possibili sembrano auspicare un rafforzamento ulteriore da parte del governo locale del controllo governativo sulla città. m con entusiasmo, dando luogo ad una riunione tra le pizì intense ed efficaci: cosa che ha subito rilevato il Presidente al termine dell'incontro, facendo un bilancio della discussione e indicando le tre principali linee d i condotta che I'AICCRE deve seguire. Essere cortantemente presente nel dibattito istituzionale; acquisire e mantenere un ruolo propositivo nel dibattito politico-culturale; dotarsi d i strumenti atti a vicpondere alle continue richieste di servizi che provengono dagli enti territoriali Da segnalare, tra gli adetnpinrenti formali, l'elezione di un Comitato amministrativo composto da Aldo Amati, segretario della Federazione regionale delle Marche, Alberto B o ~ a Sindaco , di Como, Moreno Bucci, consigliere circoscrizionale di Viareggio, Luciano D'Alfonso, presidente della l->rovinciadi Pescava, Ugo Polt; delegato del Sindaco di Trieste. Per il Direttivo del CCRE i nuovi presidente Piero Badaloni e segretario generale aggiunto Roberto Di Giovan Paolo aggiovnano i decaduti, mentre nel Consiglio - italiano del Movimento Europeo gli stessi due entrano ad affiancareUmberto Serafini, membro del Consiglio d i presidenza. In chiusura, infine, tutti gli elementi e le suggestioni emersi durante la giornata, hanno trovato collocazione in un breve documento, che pvoponiamo qui accanto a i lettori. m.m. L - AA.VV., Evoluzione del decentramento comunale, in «Confronti», 1992, n. 4-5. - L. Ammannati, D. Amirante, L'amministrazione locale in Francia, Padova, 1974. - P. Bernard, L'Etat de la décentralisation, in «N.E.D.», 1989. - Biscaretti Di Ruffia, Il decentramento in Francia; recenti sviluppi, in «Amministrare», n. 1, Milano, 1986 - J. Bourdon, La nouvellefonction pubblique territoriale, Lyon - Presse Universitaire de Lyon, 1985. - R Ciarlo, La viforma degli enti locali in Francia, Napoli, Forner, 1986. - G. D e Muro, L'area metropolitana d i Londra dopo l'abolizione del Greater London Council, in «Amministrare», n. 2, Milano, 1991. - R. D e Mucci, Le politiche di decentramento urbano in Europa. Profili di analisi comparata, in «rivista Trirnestrale di Scienza dell'Amministrazione», n. 3, 1989. - B. Dente, Governare laframmentazione, 11 Mulino, Bologna, 1985. - Y. Meny, Il governo dell'area tnetropolitana di Parigi dal centralismo al bvicolage istituzionale, in «Progetto Milano, il governo delle città», Quarta Conferenza Internazionale, Milano, 1987. - J. Moreau, Administration regionale, locale et municipale, Parigi, 1989. - F. Moderne, P. Bon, La nouvelle decentralisation, Paris, Sirey, 1983. - J. Palard, Décentralisation et democratie locale, dossiers d'actualite mondiale: problemes pofitiques et socioux, n. 708, 1993, «La documentation Francaisep. - M. Piquard, La ville en miettes ou les micropales, in Roussillon, Les structures territoriale~des Communes, Paris, 1972. - S. Rokkan, Cittadini ed elezioni, I1 Mulino, Bologna, 1 984. - M. Volpi, L'area nzetropolitana di Pavigi, in «Amministrare», n. 2, Milano, 1991. Per i prossimi mesi.. . (segue da pag. 1 1 ) tutti gli interventi, rendendo ormai improcastznabile l'ovganizzazione di un grande convegno sul contributo della cultura all'identità europea, da preparare ancbe con un Consiglio nazionale ad hoc, dove intervengano, ospiti non formali, anche le pizì signif2cative personalità istituzionali nazionali ed europee, che diano inoltre il loro contributo all'elaborazione delllAICCRE per la Conferenza intergovernativa. Da quanto fin qui esposto appare ben chiara la quantità e la qualità del materiale sottoposto alla Direzione nazionale, che ha risposro L Per un'Europa più.. . (segue da pag. 3) questi devono essere gli impegni che noi tutti, ciascuno secondo il proprio livello di responsabilità, dobbiamo assumere in questo momento storico dove l'individualismo, le tendenze nazionalistiche, le offese ai diritti del' l'uomo e delle donne sono stati denominatori comuni di tutte le crisi che si sono manifestate. Le varie tendenze che si sono avute verso il separatismo o la secessione non sono le risposte ai problemi che ogni nazione deve affrontare, in quanto questi possono essere risolti molto più efficacemente: nell'ambito nazionale attraverso il vivere nel rispetto delle opinioni e tradizioni diverse nell'ambito di regole de~riocratichecomuni; nell'ambito internazionale nel quadro di una cooperazione tra nord e sud, tra nazioni ricche e nazioni povere, per accrescere la capacità dei paesi meno favoriti a provvedere al proprio sviluppo. Da non dimenticare poi che nell'ambito dei sempre più numerosi programmi comunitari ormai si richiede, come requisiti per partecipare, la presenza di reti di cooperazione tra Stati diversi: il gemellaggio può rappresentare un mezzo per costituire queste reti in quanto permette uno scambio di esperienze e un raffronto dei vari problemi tali da gettare le basi di possibili collaborazioni e quindi creare un'ulteriore possibilità per l'utilizzo dei fondi che la Comunità Europea mette a disposizione. Il gemellaggio rappresenta dunque un mezzo per attuare l'Europa della solidarietà e la realizzazione da parte dei comitati di gemellaggio dei diversi comuni di azioni di tipo culturale, di solidarietà, di formazione, etc. rappresenta un'occasione privilegiata per conoscersi. ¤ Chiaroscuro (.segue da pog. 21 Unione europea verso lo sfacelo jugoslavo e la pulizia etnica, i migliori giovani italiani ed europei - idealisti: e ce ne sono tanti -, già propensi al divorzio dalla «politica», hanno divorziato quasi definitivamente dall'obiettivo Europa. Potremo cominciare a riconvertirli solo se, con la revisione di Maastricht (o se questa fallisce, con un trattato che abbia per soggetto il « p d e de progrès»), si perverrà a una politica estera e di sicurezza dell'unione non più intergovernativa (non lasciamoci prendere in giro dalla proposta di Segretariato politico intergovernativo, riesumato per sabotare la Commissione esecutiva di Bruxelles), ma autonoma e realmente sovranazionale. Gli Stati Uniti d'America, buoni o cattivi, esistono, l'Unione europea no. Frattanto - diamo atto ancora una volta a Dastoli - ci spetta di appoggiare sul serio il Forum della società civile lanciato intelligentemente dal Movimento europeo. Quando si sveglieranno i federalisti d'appelation controlép? U.S. Dai Comuni nuovi patti ... (segue do pog. I1 tività locali» (Cap. B, art. 5 , comma 1). L'ltalia ha successivamente ratificato la Convenzione (con la Legge 8 marzo 1994, n. 203) ad esclusione del Capitolo C, relativo al diritto di voto e di eleggibilità nelle consultazioni amministrative. Una decisione che spiega l'orientamento dei Sindaci verso una forma di rappresentanza «leggera» comunque attuabile in attesa di una legge di estensione del diritto di voto che deve sottostare ad una revisione della Costituzione. Va osservato che la situazione italiana, p i ì ~ che per il ritardo causato da una tradizione migratoria recente, rappresenta una eccezione anche rispetto a paesi come la Germania e la Francia, che pure stanno attuando politiche di contenimento e di chiusura degli accessi nei confronti dell'immigrazione extracomunitaria. Situazioni più avanzate si registrano in Svezia, Norvegia e Danimarca dove dopo tre anni di residenza si può votare direttamente nelle elezioni locali (termini minori esistono solo in Irlanda - sei mesi - ma solo per le ele- zioni comunali, e in Finlandia - ma solo per i cittadini Scandinavi -). Un ritardo, quello italiano, che si potrebbe definire di sostanziale indifferenza al problema, causato più che da prudenze e timori, da un dibattito intorno alla società multiculturale prevalentemente ideologico o legato alle emergenze che la cronaca via via propone: atti di ostilità nei confronti degli stranieri, emergenze abitative, inefficienza delle strutture di prima accoglienza ecc. Da qualche mese l'esperienza anticipatrice di Nonantola è stata affiancata da Roma che, dopo tre combattute sedute consiliari, ha approvato la delibera di modifica dello statuto del Comune: «Istituzione dei Consiglieri comunali e circoscrizionali aggiunti in rappresentanza degli stranieri regolarmente residenti sul territorio del Con-iune». La delibera prevede che vengano chiamati al voto tutti gli stranieri regolarmente residenti, al fine di eleggere quattro rappresentanti per il Consiglio coinunale e uno per ogni circoscrizione. Gli eletti hanno diritto di partecipare alle sedute del Consiglio, di prendere parola su ogni punto iscritto all'ordine del giorno, partecipare ai lavori delle commissioni consiliari e presentare interrogazioni. Non hanno (ovviamente, aggiungo) diritto di voto sui punti medesimi. Un risultato parziale, certo, ma significativo - verso una idea della cittadinanza legata alla presenza attiva sul territorio - e che interrompe il susseguirsi dei segnali cupi prevalenti nel dibattito sull'immigrazione. Va chiarito subito che dopo questo primo passo i tempi della delibera non saranno così rapidi: il pronunciamento favorevole del Coreco del Lazio ha spostato il dibattito giuridico in sede di Tribunale Amministrativo Regionale, che sta esaminando i ricorsi presentati dalle forze politiche locali che avevano awersato la delibera. Ciò ha anche ritardato il varo di un regolamento elettorale di attuazione della delibera stessa. I1 pronunciamento favorevole del Coreco del Lazio ha comunque esplicato un altro effetto positivo: molti piccoli e medi comuni italiani, soprattutto del Centro Italia - per citarne alcuni: S. Miniato, Limite. Capraia, Nettuno - incoraggiati dal precedente giuridico sancito dal Coreco del Lazio. hanno ripreso a presentare delibere analoghe, proposte di Consulte elettive (basate su criteri di rappresentanza etnica) e modifiche degli statuti comunali riguardanti l'accesso degli stranieri ai referendum consultivi locali. È difficile trarre un bilancio da queste esperienze (un bilancio parziale è stato tratto recentemente dal mensile dell'AICCRE Direttore: G o f f i d o Bettini Direttore resl>onsabile: cr?~ibertoSerafini Redazione: ~Mnriala Direzione e redazione: Piazza di Trevi 86 - 00187 Roma Indir. telegrafico: Cornuneuropa - Roma tel. 69940461-2 3 ~ 4 ~ fax 5 , 6793275 e-niail: [email protected] - Qucsto numero t stato finito di stampare nel rricse di settembre 1996 ISSN 0010-4973 Abbonamento annuo per la Comiinirà europea, inclusa l'Italia L. 30.000 Estero I,. 40.000: pcr Enti L. 150.000 Sostcnitore L. 500.000 Bcnemerito L. 1 .000.000 COMUNI D'EUROPA CNEL, in connessione con la nascita del «Forum delle piccole città» coordinato dall'ex Sindaco di Nonantola), è significativo, comunque, che l'insieme delle comunità cittadine che stanno affrontando quelle che sono state definite «strategie locali per nuovi patti di cittadinanza», tendano a presentarsi come «movimento», individuando comuni strategie giuridiche, di comunicazione e di intenso scambio di dati ed esperienze. Una ulteriore accelerazione è stata segnata anche dall'approvazione in Parlamento della Legge Comunitaria, entrata in vigore ad aprile di questo anno, laddove recependo la direttiva 94/80 CE, veniva esteso l'elettorato attivo e passivo ai cittadini dell'unione europea residenti in Italia nelle consultazioni per l'elezione dei Consigli comunali. Ma torniamo alla delibera romana e alle sue caratteristiche «anticipatorie» (anche in chiave, come abbiamo visto, comunitaria). I1 passaggio politico vissuto dal Consiglio comunale di Roma segnala due importanti conseguenze determinate dalla delibera in questione; l'attribuzione di dignità e vziibilità pubblica, rappresentata dai nuovi consiglieri aggiunti, potrà meglio sostenere le battaglie per le iniziative sociali a favore della parte più debole delle collettività straniere. E potrà contribuire a ridurre sia la diffidenza che le relazioni sofferte verso gli stranieri provenienti da una parte della popolazione residente. I1 riconoscimento del diritto di rappresentanza per gli stranieri nella vita delle amministrazioni locali non esaurisce - nè lo pretend e - i motivi delle grandi disuguaglianze, giuridiche e sociali? del paese nei confronti di chi è immigrato. Eppure è anche lì, nel non riconoscimento di un diritto elementare, politico e civile, una delle radici di una invziibilità senza rimedio. Lo stesso concetto è espresso con più chiarezza dalle parole che chiudevano l'intervento del Sindaco di Roma Francesco Rutelli, poco prima dell'approvazione della delibera sui «consiglieri aggiunti»: «. . .tutto ciò, certamente, non significherà la risoluzione dei problemi connessi a una società e a una città di immigrazione. Eppure è qui uno dei nodi cruciali della questione e del nostro domani. Una città di immigrazione che fatica a riconoscersi come tale e per questo a guardare al proprio futuro! Un futuro che vede cittadini stranieri che a Roma vivono, lavorano, si sposano. Q u i nasceranno i loro figli, che parleranno con un forte accento roinanesco. Fino a quando dovranno sentirsi stranieri nella propria città?». W Una copia L. 3.000 (arretrata L. 5.000) I versamenti devono essere eftettuati: 1) sul c/c bancario n. 300.008 intestato: AICCRE c/o Ijtituto hrinrzi,-io Srin Paolo di Torino sede di Roma, Vii della Stamperia. h4 - 00187 Roma, specificando la causale del versarnenro; 2) sul c.c.p. n 38276002 intestato a "Comuni d'Europa". piazza di Trevi, 86-00187 Roma; 3) u niezzo assegno circolare - non trasferibile - intestato a: AICCRE, specificando la causale del versamento. Aur. Trib. di Roma n. 4696 dell'll-6-1955 Arri Grnfiche Rugantino s.tl., Roma, Via Spoleto. 1 Fotocomposizione: Graphic Art 6 s.r.1.. Roma, Via Ludovico Muratori 11/13 Associato all'USPI - Unione Stampa periodica iraliana SETTEMBRE 1996