Storie di vita di Alma Meggio Alma Meggio e Antonio La Barba Storia di Vita di Alma Meggio In questo libro di vita, Alma Meggio ci racconta alcune delle sue più belle storie di vita, così come le ha raccontate a voce durante durante il progetto di ricerca sulla reminiscenza assistita dalla tecnologia: “Reminiscens”, da ottobre a dicembre del 2013. “Reminiscens” è stato organizzato dal gruppo di ricerca Lifeparticipation del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento. Foto antiche 1920 Grigno,Trentino-Alto Adige, Italia Rovistando fra le foto di famiglia, una busta conteneva quelle delle zie e dello zio paterno, di cui sempre mamma ci raccontava le loro storie: zia Lina emigrò con il marito in Argentina, zia Santina raggiunse il marito a New York con i tre figli, zio Pio invece morì in giovane età. È bello rivedere questi ricordi e i loro volti, anche se non ho avuto il piacere di conoscerli personalmente. Con le zie in America, abbiamo sempre avuto un’epistolare scambio di notizie; erano desiderose di sapere come il loro paese e i conoscenti cambiavano con gli anni, e ci raccontavano tramite lunghe lettere la loro vita e quella dei loro figli. Sempre con un velo di nostalgica malinconia per la loro patria, l’Italia, che non hanno più rivisto! Aggiungi la foto più antica della tua famiglia 1927 Casa paterna, Grigno,Trentino-Alto Adige, Italia Quando mamma Filomena, da Pescara venne in Trentino a trovare suo papà -nonno Baldessarre- che in quel periodo dirigeva dei lavori sulla linea ferroviaria in Valsugana. Incontrò il suo Giuseppe e fu subito un colpo di fulmine, fu amore a prima vista. Si fidanzarono; questa è la foto del loro fidanzamento nel 1927. Si sposarono alle 7 del mattino il 25 luglio 1927. Lei era vestita di beige, colore all’avanguardia, dato che allora le spose si vestivano di nero e la cerimonia avveniva al mattino presto dalle 5 alle 7! Vissero insieme per 51 anni, sempre con amore e rispetto insegnando a noi 5 figli che anche se la notte sembra lunga, il sole sorgerà sempre! Hai qualche ricordo struggente dei tuoi nonni? 1928-3-5 Casa paterna, Grigno,Trentino-Alto Adige, Italia Non ho avuto modo di conoscere i miei nonni, sia materno che paterno. La nonna materna Elisabetta viveva a Pescara, la vedevo una o due volte l’anno; per andare a trovarla il viaggio era molto lungo, si partiva all’alba per arrivare alla sera stanchi, e con i treni a vapore arrivavamo giù da nonna, neri di carbone e fumo. Mamma portava due o tre figli alla volta. La nonna paterna Maria, ha sempre vissuto con noi. Ricordo quando mi prendeva sulle ginocchia sedendosi davanti alla tavola, dove una fumante polenta (era il nostro pane quotidiano) primeggiava nel bel mezzo. Lei maneggiava la polenta formando delle polpettine, infilandovi i pezzettini di carne per poi imboccarmi come un passerotto. Non esistevano gli omogeneizzati! In questa foto nonna Maria è seduta accanto a zia Lina, sua figlia, che partiva per l’Argentina per raggiungere suo marito. Il pane 1940 Stazione, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Avevo 4 anni e la fame non mancava mai. Una truppa americana si era stabilita nella stazione dove noi abitavamo, e i militari stavano mangiando del bel pane bianco. In braccio alla mamma dalla porta finestra osservavo quel pane, ed ovviamente mi misi a piangere a dirotto perché lo volevo ed avevo fame: un graduato aprì la porta, mi prese in braccio, e mi portò fra loro, dandomi fra le manine una fetta di piane bianco. CHE BUONO, non dimenticherò mai quel sapore! Descrivi la tua casa d’infanzia 1940 Stazione, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Il mio nome 1940 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Come era usanza, generalmente ai bambini veniva dato il nome dei nonni o altri parenti stretti. Quando io nacqui, ci fu un po’ di discussione: dare il nome della nonna materna Elisabetta, o paterna Maria? Risolse il caso la madrina Alma Pedrotti. Mettetele il mio nome, ALMA. I miei secondi nomi sono quelli delle nonne!Nella foto nonna Maria e nonna Elisabetta. Ho sempre vissuto nell’abitazione inclusa in una stazione, un po’ rumorosa perché adiacente alla ferrovia e vicina alla strada statale, ma non mi dava fastidio. Era bella, tutta dipinta di giallo con le persiane verdi, tre larghi ed arrotondati scalini portavano al piano rialzato, dove da una porta finestra si entrava nell’atrio: a destra c’era il gabinetto (i bagni erano molto, molto rari nelle abitazioni), la porta per andare nella profonda e fresca cantina, una per andare sopra in soffitta e due camerette, ed una per entrare in cucina. Era il locale dove si trascorreva la maggior parte della vita quotidiana, con la pavimentazione in piastrelle rosse ottagonali, una grande stufa per riscaldare e far da mangiare, e un bel tavolo appoggiato alla finestra. Due camere da letto grandi, una per i genitori, una per noi 4 femmine, una cameretta per il fratello e una per la nonna. Fuori era circondata da un ampio cortile, con un bel pergolato di uva, che copriva la fontanella-quasi nessuno aveva l’acqua in casa -e vicino un grande orto dove si coltivava di tutto. A fianco un pollaio dove nascevano i pulcini e gli anatroccoli. Era bello vivere a contatto con la natura! posa, poi eseguiva tutte le varie manovre e ciak! Dopo una settimana circa la foto era pronta. Nelle foto: il retro e davanti dell’antica macchina fotografica: dentro al cassone mettevano le lastre, coprivano col telo nero affinchè non penetrasse la luce, il fotografo infilava la testa nel sacco verde, e davanti c’era il foro/obbiettivo che puntava sul soggetto, e premendo il pulsante a pero collegato a un filo, scattava la foto. Nascita 1940-11-6 Ospedaletto, Strigno,Trentino-Alto Adige, Italia Sono nata a Ospedaletto, in una piccola stazione sulla linea ferroviaria della Valsugana, che collega Mestre a Trento. Allora i bambini si partorivano in casa, con l’assistenza della “levatrice” (ostetrica) del paese: alle 16. 30 quando venni alla luce, un treno merci a vapore stava manovrando in stazione, e il macchinista, alla notizia che era nata una bella bimba di 6 chili, emise dei prolungati fischi come “evviva evviva”. Per me invece fu uno spavento, cominciai a piangere disperata, e ancora adesso quando sento un fischio acuto, scatto. Alma a sei mesi 1941-6 Studio fotografico, Borgo Valsugana,TrentinoAlto Adige, Italia Eccomi in questa foto all’età di 6 mesi; fare foto ricordo era quasi un’avventura, la macchina fotografica in quelli anni di guerra era un oggetto molto raro nelle famiglie, perciò per immortalare gli eventi più cari, ci si recava in treno a Borgo Valsugana dal “fotografo Trentinaglia” che non era sempre presente nel suo “locale/studio fotografico, si suonava il campanello e lui scendeva a preparare il “macchinario” e metterci in Poesia per guadagnarsi le caramelle 1943 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia La signora Teresa, detta la “baronessa” perché godeva di un certo benessere, voleva sempre che le recitassi una poesia, e mi metteva su una sedia o sugli scalini di una scala di legno, ed io mentre recitavo con le manine mimavo i sensi: “Ecco qui due vispi occhietti, piccolini ma furbetti, qui nel mezzo c’è il nasino importuno e birichino, qui dai lati le orecchiette qualche volta curiosette, e questa è la bocchetta qualche volta golosetta, ma qui dentro in fondo al cuore, c’è una cosa, c’è l’amore!” Facevo l’inchino, e mi regalava una colorata caramella alla frutta: era una rara delizia, perché in quel periodo di guerra mancava anche il pane ed avere una caramella era bellissimo! Il coraggio di mamma Filomena 1944 Linea ferroviaria Valsugana, Ospedaletto Valsugana,TrentinoAlto Adige, Italia Eravamo in piena guerra mondiale e un bombardamento aveva fatto saltare il binario. Mamma che lavorava alle dipendenze delle Ferrovie, accortasi del fatto e sapendo che stava per arrivare un treno carico di munizioni, non esitò un attimo nel correre incontro al treno, levandosi il grembiule rosso da cucina, e sventolandolo attirò l’attenzione del macchinista che riuscì a fermarsi in tempo evitando una catastrofe. In quegli anni eravamo sfollati su al paese di Ospedaletto in una casa in affitto, perché abitare in stazione era diventato pericoloso, dato che i bombardamenti miravano ai ponti, ai binari e alle stazioni. Quando hai recitato/parlato davanti ad un pubblico? 1945 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia La mia prima recita è stata al saggio finale della scuola materna, allora chiamata “Asilo infantile”. Tre bambine, io la Zelie e la Ornella rappresentavamo 3 bamboline che cantando e mimando elencavano le doti delle prime bambole parlanti (che noi non conoscevamo di certo, era come paragonarle alla fantascienza odierna). Ricordo queste frasi: “io sono la pupattola carina, spettacolo di grande novità, io sono molto ben confezionata. . . e se mi toccan qua faccio mammà, e se mi toccan qua dico papà, papà e mammà... “ In compenso ci offrivano una bella merenda con latte e cacao e torta. Che lusso! La bambola di pezza 1946 Ospedaletto Valsugana,Trentino-Alto Adige, italia In quel periodo della mia infanzia non c’erano nelle nostre case giocattoli acquistati, ma tutto si costruiva a mano, con materiali di riciclo. Ci riunivamo noi 3 amiche inseparabili: Alma, Rosita e Dina, nella soffitta dove mamma teneva un sacchetto con tutti i ritagli e avanzi di stoffe varie, e scegliendo i migliori costruivamo le nostre bambole. Con i più morbidi si imbottiva una pallina per fare la testina, dove si ricamavano gli occhietti, il naso e la bocca. Una in particolare era riuscita molto bene, e con tanta fantasia si riusciva a cambiarle colore e tipo di capelli. Sì, durante l’estate si andava nei campi di granoturco a procurarsi le più belle chiome delle pannocchie: erano fresche, lucide, dai colori più svariati; bionde, rosse o miste e con gran cura si cucivano sulla testina. Duravano fino a che non appassivano, poi si ricominciava. Erano per noi le nostre “bambine”. Quali sacrifici i tuoi genitori hanno fatto per te? 1946 Chiesa parrocchiale, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia È desiderio di tutti i genitori rendere migliore il futuro dei figli, non di meno dei miei, che hanno sempre lavorato e risparmiato su tutto nei duri tempi del dopo guerra, per acquistare e ampliare la casa paterna e per mandarci a scuola. Le rinunce e i sacrifici erano nella normale vita quotidiana, non c’erano svaghi, divertimenti, cinema. Non c’era ancora la radio, ma una particolare rinuncia l’ha fatta mamma, annullando il viaggio in Abruzzo per trovare i suoi cari, pur di poter fare a me e a mio fratello il vestito per la prima comunione. Quel giorno, mamma era felice e soddisfatta nel vederci così ben vestiti in quell’evento importante! A cosa giocavi durante la ricreazione? 1948 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Ricordi: una canzone 1948 Trentino-Alto Adige, Italia Mentre mamma cuciva, io l’aiutavo ad infilare l’ago, e lei mi cantava spesso una canzone del dopo guerra, di cui non ricordo il titolo, ma solo le parole: “Mentre miravo Trento da lontano, sull’Ortigara coi tenenti alpini, passò sul capo mio un’aereoplano, che strage seminò su quei confini, e il mio pensiero è fisso lassù a quel monte, dove per sempre, la luce mi mancò, la luce mi svanì, dando alla patria gli occhi, e non parole, mentre su Trento tramontava il sole. Quando tornai a casa congedato, e con medaglia d’oro decorato, mamma voleva darmi gli occhi suoi, la fidanzata mia caddè svenuta, e il mio pensiero. . . “ I ricordi della guerra rimarranno sempre nei nostri pensieri, auguriamoci che non torni mai più. La scuola elementare era bella grande, con aule molto ariose e piene di luce. Alle 10 il bidello Bepi Fazile suonava la campanella, e tutti in fila uscivamo per giocare nel grande cortile della scuola. Noi bambine formavamo dei gruppi, a seconda delle stagioni si creava il gioco: a primavera ognuna aveva il suo sacchettino con dentro le pallottole in creta colorate, e chi riusciva a vincerne di più era soddisfatta. Poi si saltava con la corda nelle varie esibizioni, si giocava a palla cantando e mimando con le azioni le filastrocche: “Rinoceronte che passa sotto il ponte, che salta e che balla, che gioca alla palla, che dice buon giorno, che fa il girotondo”. Dopo un quarto d’ora si rientrava in aula fino alle 11, quando il suono delle campane della chiesa annunciavano l’ora di pranzo; ad Ospedaletto è usanza non suonare le campane a mezzogiorno ma alle 11. Quel suono veniva scherzosamente chiamato “L’agonia della polenta” perché era pronta per essere mangiata! Il bagno nel Brenta 1948-3 Fiume Brenta, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Cosa hai preso dai tuoi genitori? Ottimismo e lavoro 1949 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Era marzo e il sole ci sembrava caldo, così con mio fratello ed altri amici decidemmo di andare al fiume per farci il bagno, ovviamente di nascosto dai genitori. Noi eravamo tranquilli sulla riva del fiume, mentre loro ci cercavano, mai più avrebbero pensato che in quel mese piuttosto freddo noi fossimo al fiume. Penso sia stata l’unica volta che mamma mi abbia sculacciato. Mamma era una persona straordinaria, la nostra casa era aperta a tutti. Quando al mercoledì le donne scendevano dal paese alla stazione, dove prendevano il treno per andare al mercato a Borgo, lei le ospitava in casa per farle riscaldare, aveva una parola buona per tutti e il pentolino del caffè di orzo era sempre caldo sulla stufa, per offrirlo di cuore. Da lei ho preso l’ottimismo, la socievolezza, e la tenacia di proseguire e sperare nel futuro. Il papà era un gran lavoratore, ci ha sempre dato l’esempio di lavorare con buona volontà, di imparare e rispettare qualsiasi lavoro: purchè onesto! Il fiume Brenta 1949 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Finite le scuole, giocavamo liberi per i prati e i boschi che abbellivano la nostra valle: andavamo a raccogliere i frutti selvatici, facendone scorpacciate, e avevamo la nostra spiaggetta riservata in un ansa del fiume Brenta, che scorreva vicino a casa mia. Là, era il nostro paradiso, per farsi il bagno, per giocare al sole, per pescare sotto i sassi una qualità di pesciolini -i marsoni- che poi arrostivamo alla brace. Come i tuoi genitori ti premiavano 1949 Trentino-Alto Adige, Italia I premi materiali erano ben pochi, un biscotto, un mandarino, un quaderno… ma bastava una parola di apprezzamento per renderci paghi di quanto fatto. Soprattutto dal papà, persona un po’ “restìa” alle affettuosità: quando mi diceva ”brava” era il massimo che potevo sentire. Dobbiamo tener conto che in quegli anni, esternare le affettuosità (un abbraccio, un bacio) soprattutto per i maschi, era quasi un segno di debolezza, un essere meno forti, meno risoluti. Mi raccontava la signora Marina, mia vicina di casa, che quando lei baciava i suoi bambini, veniva sgridata dalla suocera perché le diceva: “Si deve baciare solo il crocifisso, e non perdere tempo a baciare i figli”. Per fortuna i tempi son cambiati! Il mio Paese 1949 Ospedaletto Valsugana,Trentino-Alto Adige, Italia Sono nata e cresciuta in un paese, Ospedaletto, dove tutti ci conoscevamo; la famigliarità, l’amicizia, la fratellanza, erano cose quotidiane: uno per tutti e tutti per uno. Che bello! Il paese è ricco di leggende: “il ponte dell’orco” scavato nella montagna e ancor oggi visibile, dicono trasportato là da un diavolo per ripicca; “La Madonna Rocchetta” piccolo santuario ai piedi del monte Mezza, dove un sordomuto per miracolo riacquistò la parola, e per cui ogni anno il 31 luglio si ricorda e si festeggia. Nelle foto: panorama del paese, il ponte dell’orco, e la chiesa della Madonna Rocchetta. Le statue 1949 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Sul cassettone della camera da letto dei miei genitori c’erano due belle statue in gesso abilmente colorate: La Madonna e S.Giuseppe col Bambinello in braccio. Davanti a loro ho imparato le prime preghiere che mamma mi ha insegnato, e ammiravo compiaciuta e con devozione quelle figure così importanti per noi. Qual è il momento preferito o la storia preferita del tuo animale domestico 1949 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Alla mia gattina “Nerina” mancava solo la parola, mi capiva al volo. Mamma non voleva che dormisse nel mio letto, e mi sgridava. Nerina fingeva di addormentarsi in cucina, e quando mamma andava a letto, quatta quatta si intrufolava sotto le mie coperte, metteva la testina sul cuscino, e faceva le fusa. Che felicità! Il ponte che balla 1949 Fiume Brenta, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Musica lirica di mamma 1950 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia La musica era di casa in famiglia, soprattutto la lirica. La mamma cantava spesso, mentre accudiva la casa o nei vari lavori di cucito o stiro, o lavorava in giardino. Lei con la sua melodiosa voce mi coinvolgeva nel cantare le romanze o i più noti pezzi d’opera lirica, raccontandomi, come una favola, anche la storia dell’opera. La conosceva bene, avendo assistito agli spettacoli nella sua città di Pescara, al teatro Pomponi, dove oltre al varietà, rappresentavano le più note opere liriche e lei andava a sentirle con le sue sorelle. Ancora oggi quando faccio certi lavori mi pace cantare, ma di suonare non sono capace. Neanche dipingere, sono sempre stata negata! Sulla pagella c’era il voto di ”scrittura e disegno” e la maestra mi metteva un sei per non rovinarmi il resto della votazione, dato che mi sarei meritata un cinque, perché in disegno ero proprio negata. A Ospedaletto, sul fiume Brenta vicino a casa mia, c’era un ponte chiamato il “ponte che balla”, nome derivato dalla sua composizione di corde in ferro e assi in legno e sospeso sul fiume fra 2 pilastri. Era un’attrazione e punto di ritrovo del paese per tutti i giovani: gli innamorati, i ragazzini appena adolescenti e anche i più piccoli. Bastava mettersi al centro del ponte e far forza sulle gambe per farlo ondeggiare e “ballare”. Univa il paese ad un gruppo di case, Oltre Brenta, ma il trascorrere degli anni l’aveva reso pericolante, così nel 1953 venne costruito costruito un nuovo e normale ponte in cemento. Qual è stata la tua materia preferita a scuola? 1951 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Andare a scuola è sempre stato un piacere, a parte il dover alzarsi presto al mattino per andare alla messa degli scolari alle 7.30 perché alle 8 si doveva già essere in aula. Aritmetica e geometria erano le più simpatiche, anche perché risolvendo in fretta le operazioni, potevo poi passarle alle amiche, che ovviamente mi erano riconoscenti, con qualche caramella o altro. Poi alle medie i sacrifici sono aumentati, dovevo fare 8 Km in bicicletta fino a Borgo perché non c’erano i mezzi pubblici per arrivarci, e gli studenti che frequentavano a Borgo erano molto pochi, perciò bisognava arrangiarsi. Comunque con gli anni i tempi e le comodità per fortuna son migliorati, e la scuola era, è, e sarà sempre il pilastro della vita umana! po’ misterioso, da cui uscivano le voci ed i suoni. Al suono di quella radio ho cominciato a muovere i primi accenni di ballo, con gli amici che numerosi venivano a sentire la musica a casa nostra! Poi nel 53-54 le prime televisioni in bianco e nero, le vedevamo al bar solo alla sera. Tutto questo è stato l’inizio e il prosperare del benessere economico! Hai qualche foto di te come parte di un gruppo particolare (ad esempio gli scout)? 1952 Santuario, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia La prima radio 1951 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Finita la guerra nel 1945 l’Italia, ridotta dai bombardamenti ad un cumulo di macerie e povertà, cominciò a darsi da fare per ricostruire in fretta quanto era stato distrutto. Anche la certezza di essere vivi spronava alla speranza per un futuro miglioramento, e la gente cantava: sul lavoro, mentre si camminava… eravamo liberi! Nelle case cominciarono ad arrivare i primi ferri da stiro elettrici e qualche radio. Nel 1951 acquistammo ”la radio“. Un Vega con “l’occhio magico”, che segnalava quando la stazione radio era in sintonia perfetta. Fu un vero avvenimento, con la partecipazione di tanti curiosi che volevano vederla. Si stava ad ascoltare attenti, quasi appiccicati davanti a quell’oggetto un Nella parrocchia del paese, circa 800 anime, sempre seguite dall’anziano e tranquillo Don Luigi Weiss, arrivò in sostituzione il nuovo giovane parroco Don Vincenzo, che portò una ventata di novità per noi giovani istituendo dei gruppi di azione cattolica distinti per età: “Beniamini” fino ai 10 anni, poi ”Aspiranti“ fino ai 12 ecc; io appartenevo agli Aspiranti. Ci si trovava alla domenica per organizzare passeggiate, incontri, giochi e piccole festicciole. Questa foto del gruppo Aspiranti, scattata davanti alla Madonna Rocchetta con le nostre delegate Alba e Annamaria, ci mostra come le suole delle scarpe di allora, erano rinforzate sulle punte e sui tacchi con le mezze lune di acciaio, per non consumare in fretta le scarpe. Caccia all’anguilla 1952-9 Ospedaletto Valsugana,Trentino-Alto Adige, Italia Quando ero piccola andavo con mio fratello Antonio a pescare nel ruscello che scorreva sotto casa. Una volta, nei mesi di Settembre/Ottobre quando il ruscello si seccava, stavo cercando di pescare un’anguilla che si era nascosta sotto il fango in mezzo alla vegetazione, l’anguilla stava per scapparmi dalle mani e mio fratello non riusciva a prenderla, e mi dispiaceva perderla: con coraggio l’azzannai, e uscii dalle sterpaglie con la preda in bocca e stetta fra le mani. Condividere una foto di te con gli amici di scuola 1953 Cortile scuola, Ospedaletto,TrentinoAlto Adige, Italia Una foto ricordo perché lasciavamo la nostra cara maestra Francesca detta Fanny, che ci aveva seguito fin dalla prima classe. Una donna e maestra esemplare: per lei insegnare era una vocazione, ed ha accompagnato nell’istruzione diverse generazioni sempre là in paese, e tutti la ricordano con devozione. In questa foto eravamo pronte all’esame di ammissione, per poter frequentare le scuole medie a Borgo. Ancor oggi ricordiamo con tenerezza quell’evento. Il primo bagno moderno 1958 Grigno,Trentino-Alto Adige, Italia Con la “Buona uscita” del papà che andava in pensione, la mamma ha voluto ristrutturare la casa e fare un bagno moderno. Quando è arrivato il camioncino per scaricare il materiale occorrente, una pettegola e curiosa vicina -la Virginia- ha chiesto all’operaio: “ma cossa fàlo el Bepi con quella vanduvola, e sti afari qua cossa èi?” Hanno risposto che la vanduvola era la vasca per farsi il bagno, e il water cioè il gabinetto; ma quando ha visto il bidet ha esclamato: ma cosa faranno di due gabinetti! Gli operai trovandosi in imbarazzo a spiegarle a cosa serviva il bidet le hanno detto: questo è quello per fare quella dura, e l’altro per farla molla! Dopo dieci minuti in paese tutti sapevano che la Filomena aveva due gabinetti. Spiegare a cosa serviva il bidet era un tabù, perché l’igiene intima era molto scarsa e vista come un peccato, perché la mentalità era fortemente influenzata dalla chiesa. Anche se eravamo nel 1958, nei paesi non avevano ancora visto i bagni, non c’era l’acqua in casa e il bagno si faceva nella tinozza. Si andava ancora alla fontana, e là era il luogo per parlare, sentire le ultime notizie, oltre che lavare. Si lavava tutto a mano, o nei lavatoi o nel ruscello anche al freddo; non c’erano le lavatrici, e i guanti a metà degli anni ‘50 erano preziosi. Visita della zia 1959-9-6 Ospedaletto Valsugana,Trentino-Alto Adige, Italia La famiglia di mamma era originaria di Pescara, dove lei è sempre vissuta fino al 1927 anno in cui si è sposata qui in Trentino. Le sorelle, cioè le mie zie, in estate ci facevano visita con frequenza, per godersi il fresco della montagna e la nostra vicinanza. Questa foto scattata da Ezio, marito di mia sorella, che aveva una macchina fotografica, è un ricordo della visita di zia Antonina da Pescara sul ponte del fiume Brenta, con tutta la nostra famiglia: papà Giuseppe, mamma Filomena, sorelle Pia, Norma con i suoi bambini Anna e Fulvio, Giuseppina, Alma, e il fratello Antonio, dietro la zia Antonina; sullo sfondo il paese di Ospedaletto ai piedi della Val Bronzale con il Passo della Forcella. Che cosa preparava la tua mamma per il pranzo quando eri giovane? 1960 Trentino-Alto Adige, Italia La cucina era prevalentemente “abbruzzese”. La pasta quasi sempre fatta in casa, la sfoglia tirata col mattarello doveva fare lo schiocco, e il buon ragù doveva borbottare fin dal mattino per mezzodì. Quando preparava il pollo nostrano con i peperoni, il profumo procurava l’acquolina in bocca ai passanti. Gagarin, il corvo parlante 1961 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Nel contesto degli anni 60, l’astronauta Jurjj Gagarin il primo uomo a volare nello spazio e a portare a termine con successo la sua missione quel 12 aprile del 1961, disse: ”Da quassù la terra è bellissima senza frontiere ne confini“, io l’ho immaginato come un uccello in volo che spazia sull’universo. Proprio in quel periodo un piccolo corvo che come l’astronauta ho chiamato ”Gagarin“, si era infortunato ad una gambetta, l’ho curato, nutrito a carne tritata, e ammaestrato. Si era affezionato alla casa, non scappava via, e al mio richiamo correva e ripeteva: GA-GA-RRing. È rimasto con noi per quasi 3 anni, poi è volato... chissà forse per formarsi una sua vita da uccello libero! Fermare un treno in corsa 1961-1 Stazione, Ospedaletto Valsugana,Trentino, Italia Inverno freddo, in quel tratto gelato di strada parallelo alla ferrovia, il sole non si vedeva per due mesi, una nevicata aveva peggiorato la situazione rendendo pericoloso il traffico, tanto che un grosso camion era finito sui binari. Il telefono non funzionava e dovevo fermare il treno in arrivo, segnalando la posizione dell’ostacolo mettendo i petardi a braccialetto sul binario, correndo per 1 Km fra la neve: è stato difficile ma c’e l’ho fatta! Amici da una vita 1961-7-25 Birreria, Pedavena,Veneto, Italia Con Tullia, Rosita e Gino l’amicizia è fraterna: fin da ragazzi abbiamo sempre condiviso qualsiasi avvenimento della vita, e tuttora seppure un po’ distanti, coltiviamo con affetto la nostra amicizia, e troviamo sempre il momento per incontrarci. In questa foto siamo all’allora nota birreria di Pedavena, gita domenicale quasi obbligatoria per i giovani, perché era un posto molto bello, con un piccolo zoo in mezzo ai curati giardini, e poi si ballava al suono di una orchestrina. conigli, polli e anatre. Ora come si vede nella prima foto è tutta chiusa ed abbandonata. Nella seconda foto sono davanti a casa con la sorella Giuseppina. Amici persi di vista 1962 Como, Lombardia, Italia La mia dimora 1961-11 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia In questa stazioncina della Valsugana ho trascorso la mia infanzia e giovinezza, e là sono rimasta fino ai 30 anni. Era bella, tutta adornata di fiori. In quella casa sempre piena di persone, il calore umano si percepiva nel cuore. C’era molto da lavorare in quel bell’orto grande accanto alla casa, avevamo tutti i tipi di verdure. Un’ampia vigna faceva da fresco porticato per l’estate e nell’ampio cortile si allevavano È stato subito feeling, ci siamo incontrati sulla motonave nel giro turistico del lago di Como, con i coniugi Renato e Gloria Sigueira da San Paolo del Brasile, e Umberto Denucci, nonno italiano, poi trasferitosi a Brasilia. Ci siamo scambiati un epistolare amicizia per più di dieci anni, poi gli eventi della vita hanno diradato sempre più ciò che ci univa, ma li ricordo sempre con particolare simpatia. I primi jukebox in Valsugana 1964 Bar alla stazione, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia I primi juke box ad Ospedaletto Valsugana sono arrivati nel 1964 nel bar Alla Stazione. È stato un grande evento. Ci si trovava il sabato sera e la domenica pomeriggio, per ascoltare la musica e ballare. Si inseriva una moneta da 50 Lire, si sceglieva la canzone e cominciava la festa. Con 100 lire si potevano ascoltare tre canzoni, e al suono di quella musica sbocciavano i nostri sogni d’amore! camomilla per rilassarsi, ma a me il barista ha consigliato uno ”Stock 84” per digerire, e me lo ha versato doppio. Mentre stavo sorseggiandolo, sono venuti a chiamarmi perché era il mio turno di guida, allora ho bevuto in fretta, sono salita in macchina e con un coraggio non mio, ho messo con disinvoltura il mio soprabito sulle ginocchia dell’ingegnere che era l’esaminatore. Conclusione: sono stata l’unica donna a prendere la patente quel giorno! Ho ringraziato il barista per avermi suggerito la giusta medicina! Come ho usato i miei primi risparmi: una Fiat 500 1966-4 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia In famiglia, ogni figlio fin dalla adolescenza, aveva il suo libretto di risparmio dove depositare i soldini guadagnati. Quando ho avuto la necessità di avere una macchina per spostarmi sul lavoro, ho quasi azzerato il conto, mi son presa la patente e ho comperato una Fiat 500, macchina indistruttibile che ho usato per più di 10 anni, e con 1000 lire facevo il pieno! Nella foto sono con il mio cagnolino Weiss (cucciolo) accanto alla mia Fiat 500. La patente 1966-3 Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Nel 1966, a gennaio, ho iniziato i corsi per prendere la patente. Eravamo in tre a Ospedaletto, io la Teresa e la Lucia. Loro avevano già un po’ di pratica perché in casa avevano la macchina, io non avevo mai provato a tenere in mano un volante, ma ho pensato di imparare l’arte e metterla da parte. Il momento dell’esame di guida a Trento, che doveva essere al mattino, lo hanno spostato al pomeriggio. C’erano altre 2 ragazze tutte con esperienza di guida, oltre che a scuola anche in famiglia, così siamo andate a mangiare: ma tutte avevano lo stomaco chiuso per l’ansia, e allora ho mangiato tutto io! Mentre attendevamo di essere chiamate, tutte hanno preso una Alluvione in Valsugana 1966-11-6 Strigno,Trentino-Alto Adige, Italia Il 4 novembre con tre amiche siamo andate a Brescia per festeggiare con i nostri fidanzatini militari, “la giornata delle forze armate”. Finita la festa a sera tornando a casa in treno, a Verona, abbiamo appreso che le strade e le ferrovie per raggiungere la Valsugana sono tutte distrutte. Armate di coraggio e stivali, dopo 2 giorni di viaggio e peripezìe, tra autostop, sentieri fra i monti e attraversato ponticelli di fortuna sopra ai fiumi tumultuosi, finalmente a casa! Era il giorno del mio compleanno: non lo scorderò quel novembre del ‘66, quando quella terribile alluvione provocò morti e distrusse case e ponti, non solo da noi, ma in tutta Italia. Viaggio 1970 Parigi, Ostenda, Bruge, Normandia, Francia, Belgio Nella settimana di ferragosto del ’79, venne organizzata una gita nei paesi settentrionali dell’Europa. Inizialmente a Parigi, sotto la tour Eiffel, poi in Normandia, guardando le bianche scogliere di Dover al di là della Manica, infine passando a Bruge, la Venezia del Nord. La cosa migliore che i miei genitori mi hanno insegnato 1967 Castelnuovo,Trentino-Alto Adige, Italia Un grazie ai miei genitori, perchè mi hanno sempre insegnato l’onestà e il rispetto per TUTTI….e non mollare mai: stringere i denti e andare sempre avanti! Un proverbio dice che più scuro della mezzanotte non viene, poi comincia a far giorno! Ed è vero: quante volte nella vita ci sembra che il mondo ci caschi addosso, ma poi pian piano tutto si risolve e si continua a sperare! Vorrei vendere pane e dolciumi 1970 Negozio -panificio, Padova,Veneto, Italia Mi piaceva lavorare nell’atmosfera calda di quel negozio-panificio, quando nei giorni di riposo settimanale del mio lavoro, aiutavo alla cassa mia sorella: il profumo del pane ancora caldo, appena sfornato, mi avvolgeva in una atmosfera casalinga, e vedere i clienti che non resistevano nell’assaporare quel bel pane fresco, croccante, mi dava gioia. bando di concorso per un posto di ruolo nelle ferrovie e vi partecipai. Riuscì molto bene e venni assunta nella stazione di Bolzano, poi trasferita a Merano e dopo ulteriori esami e abilitazioni, finalmente nel 1972 sono arrivata alla stazione di Trento. Ho sempre amato il mio lavoro, e l’ho eseguito con partecipazione e coscienza fino al 1993, quando sono andata in pensione! Nomi e sogni 1970 Trentino, Italia Tante persone ci sono nel mondo, e un nome le distingue fra loro. Mi suonano bene in mente i nomi piuttosto comuni, come Eugenio, Leonardo, Elisabetta, Eleonora, Antonio, Stefano, Caterina, Agnese, nomi che mi ricordano persone care, e che nei sogni di gioventù progettavo per i figli, che purtroppo la vita non mi ha concesso. I nomi rappresentano una persona a qualsiasi età: troppo moderni e bizzarri non li vedo approppiati ad un essere umano. Il mio lavoro 1970 Ferrovie dello Stato,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Nel 1961, ho cominciato a lavorare ufficialmente come “incaricata” alla stazione di Ospedaletto in Valsugana, fino al 1966, anno in cui venne soppressa; così ci trasferirono a Castelnuovo dove vi rimasi come lavoro, fino all’agosto del 1970. Nel marzo del 70 era uscito un La prima volta che sono andata sul giornale “L’Adige” 1973-11-11 Trento,Trentino-Alto Adige, Italia La nuova tecnologia era arrivata anche nelle ferrovie, e nella stazione di Trento è stata attuata per prima all’ufficio biglietti per le prenotazioni dei posti sui treni, così è stata immortalata l’inaugurazione del nuovo programma. Qual è stato il tuo primo computer? 1975 Stazione,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Quei ”macchinari ” mi sembravano esseri extraterrestri, quando nel 1975 con due colleghi, le F.S. mi mandarono a Roma al Centro controllo rotabili, per impararne l’utilizzo. Non erano certo i PC di adesso, noi si lavorava su programmi già installati, adatti al nostro lavoro, ma era un continuo stress perché funzionavano male, e i tecnici dell’Olivetti non riuscivano mai a sistemarli bene; poi tutto divenne più modernizzato, ed ora come allora, sono cambiati i mezzi ma lo stress c’è, ma è... un gioco! Foto: così erano i primi terminali Che dono naturale ti piacerebbe possedere. 1980 Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Vorrei dipingere. Saper imprimere sulla tela ciò che vedono i miei occhi e sente il mio cuore, ma la mia mano non ubbidisce: vorrei fare un pollo, ma ne esce un asino! Professione Famigliare 1980 Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia Amici del lavoro 1977 Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Mi piacerebbe che mi ricordassero come una vera amica che ha sempre collaborato con loro, che gli è stata a fianco. Per gli amici più cari ero una confidente: mi chiedevano consigli su cosa regalare alle fidanzatine ecc., perché ero l’unica donna a lavorare in un settore prevalentemente maschile. Nello scantinato degli uffici avevamo ricavato una stanzetta detta il “bunker”, dove dopo averla pitturata e sistemata si organizzavano le feste di compleanno, ricorrenze e pensionamenti. Di certo la professione dei miei genitori, ambedue ferrovieri, ha contribuito nella scelta del mio futuro. Nata e cresciuta sempre a contatto con l’ambiente ferroviario, è stato quasi giocoforza proseguire in quel settore dove mi sono sempre trovata a mio agio, anche se era prevalentemente maschile. Altre due sorelle hanno intrapreso il lavoro in ferrovia, ecco una foto di noi famigliari ferrovieri: Pia, Alma, mamma Filomena, papà Giuseppe e la Giuseppina. Qual è stato il tuo momento più grande in un gioco 1980-10 Studio TV canale 5, Milano, Lombardia, Italia Era molto ambito poter partecipare in Tv al gioco “OK il prezzo è giusto”. Fatto il provino, eccomi su canale 5 con Iva Zanicchi ad indovinare il prezzo: ho vinto un bel tappeto antico. È stata una bella e simpatica esperienza, soprattutto per aver cantato con Iva un pezzo di canzone “La Valsugana”. Cosa ti rende più orgogliosa oggi della tua vita? 1981-1-8 Stazione ferrovie Trento,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Nella mia vita da adulta, poco o nulla mi è stato facile, ma mi sento orgogliosa di aver sempre lottato nel giusto, per difendere il mio lavoro e la mia dignità! Ho raggiunto un posto di lavoro che desideravo, e la stima dei miei colleghi e amici. Foto scattata nel mio ufficio. La mia più grande impresa sportiva 1980-8 Gruppo del Lagorai,Trentino, Italia Sono salita fino alla croce (m. 2847) proprio sulla vetta di “Cima d’Asta”, in Trentino nella conca del Tesino. Sono andata con vari amici tra cui Franco, Graziella e Luigi. Partiti da malga Sorgazza, in serata siamo giunti al Rifugio Brentari (m. 2473) dove abbiamo pernottato, e all’alba avanti per la salita. Non arrivavo mai… arrancavo su quelle ripide pietraie, vedevo la croce sulla cima e mi sembrava irraggiungibile, ma ce l’ho fatta! La fatica è stata ricompensata dall’emozione di vedere il mondo da lassù, e dove con un dito ti sembra di toccare il cielo. È stata una esperienza molto bella e gratificante! Grotte Bigonda 1981-2-1 Il Calgeron, Selva Valsugana,Trentino, Italia Entrare nella grotta della ”Bigonda“, non aperta al pubblico, è stato un caso che ho colto al volo, e mi ha permesso di poter esplorare, accompagnata da persone autorizzate, l’interno delle cavità formatesi nel monte Calgeron sopra Selva di Grigno. Per entrare, attraverso una fessura nella roccia, bisognava quasi strisciare a carponi per una decina di metri, ma poi dentro, alla luce delle torce, la visione era bellissima. Quando hai comprato la tua prima casa? 1990-11 Davanti ai giardini,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Per esigenze di lavoro nel 1977 presi in affitto un appartamento a Trento, mai avrei pensato di comprarmene uno perché la città non mi allettava molto. Poi col passare degli anni, con le comodità e molte altre cose che il posto offriva, cominciai a pensare a qualcosa di concreto ma difficile da realizzare. Così quando ho ricevuto la raccomandata dove mi annunciavano la possibilità di acquistare l’appartamento in cui vivevo, non credevo ai miei occhi. L’occasione era ottima, il mio pensiero si avverava e accettai con entusiasmo: ho realizzato un mio grande sogno! Gita a Firenze 1994-5 Firenze,Toscana, Italia Sono andata a Firenze con un mio amico, e abbiamo avuto la possibilità di visitare bene tutti i monumenti, gli Uffizi, le belle chiese, il Ponte Vecchio, i giardini di Bobboli ecc. La prima foto è stata scattata dal cupolone del Duomo, da dove si domina tutta la città. Pensione 1993-10 Stazione di Trento,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia In questo anno sono andata in pensione, dopo quasi 37 anni di lavoro nelle ferrovie, finalmente mi son sentita libera dal vincolo dell’orario e delle responsabilità. Finalmente le domeniche e le Sante Festività non erano vincolate da obblighi di lavoro. Ho usufruito di una legge straordinaria che mi ha permesso di lasciare il lavoro in anticipo e con buon profitto. Abbiamo fatto la festa d’addio al lavoro con tutti i colleghi e amici in un ristorante a Trento, e mi hanno donato una targhetta ricordo, con davanti un messaggio e dietro la firma di tutti. L’ho appesa in casa e mi ricorda sempre i colleghi di lavoro, e una parte della mia vita trascorsa con cordiale serenità! Festa della classe: i “coscritti” 1995-5-13 Parco dei divertimenti, Gardaland,Veronese, Italia Ogni 5 anni ci riuniamo a festeggiare la nostra nascita, e la Luisa con Giuseppe organizzano la giornata: al mattino la Santa Messa al paese, e poi via in pullman (così tutti viaggiano tranquilli senza paura del ”palloncino“) verso qualche città o posto nuovo da vedere. In questo caso siamo andati a Gardaland, dove dopo un buon pranzo gia prenotato, ci siamo avventurati nei vari settori di svago. Le montagne russe e le giravolte con le gambe in su, le Rapide ecc., ci hanno caricato di adrenalina ed eravamo tutti contenti; io sono soddisfatta per aver sperimentato una giornata così brillante ed avventurosa! nella foto Tony è davanti a me, poi la Paola e Antonio che era in meditazione…fifa. Visita ai castelli in Germania 1999-5 zona dei castelli Bavaresi, Germania Il sogno di un poggiolo 2000-3 Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Con il gruppo dei pensionati abbiamo organizzato un giro ai Castelli Bavaresi. In 3 giorni con il pullman abbiamo visitato i castelli di Neuschawanstein che sembra quello delle favole, e Hoheuschvagen. La foto è fatta dal ponte di Maria che collega due speroni di roccia, e offre il panorama del castello sulla vallata. Quando ho ristrutturato l’appartamento era mio desiderio fare un bel poggiolo, non mi è stato concesso; e mi manca… Una festa a Portofino..e… 2005-9 Collina Hotel Kuln, Portofino, Liguria, Italia Franco è un caro amico incontrato per caso, sul quale posso contare per qualsiasi evenienza, e mi da sicurezza e fiducia. Assieme ad altri amici facciamo belle passeggiate in montagna in contatto con la natura, e condividiamo con simpatia viaggi e feste alla scoperta di posti nuovi. Foto: Portofino dalla terrazza del Kuln, e pic-nic a Rava con Pina e Anna, e sulla Malcesina. Vacanze al mare 2000 Riccione, Emilia-Romagna, Italia A prescindere dal fatto che quando si è in pensione non ci sono vincoli di periodi, normalmente da anni le mie vacanze coincidono fra fine giugno e luglio: vado al mare a Riccione, nella bella e allegra Romagna, dove si mangia bene e si balla il liscio! Vado a Riccione fin dal 1960, anni di inizio del boon economico. Ricordo di aver visto molti personaggi noti all’epoca, che frequentavano quella spiaggia, come la principessa Margaret, la Lollobrigida ecc. Ora è tutto più tranquillo… e popolare. Domanda collegata: hai una persona importante nella tua vita e chi è? Viaggio in Russia 2010-7 S.Pietroburgo-Mosca, Russia Gita premio a Roma 2006-6-24 Roma, Lazio, Italia Essendo cliente della banca Cassa Rurale sono stata estratta a sorte per un viaggio premio a Roma. Ognuno poteva portare un’altra persona e io sono andata con il mio compagno, con il quale tutt’ora ci sentiamo. Ci siamo prima fermati a Orvieto, e abbiamo mangiato in una trattoria sul colle da dove si godeva il panorama della bella città di Orvieto. C’era la partita di calcio e allora invece di proseguire per Roma si sono fermati tutto il pomeriggio per seguire la partita in TV: eravamo tutti allegri e leggeri per il buonissimo vino che ci ha ristorato! Nella visita alla capitale ho avuto il previlegio di salire in cima “All’Altare della Patria” dominando tutta Roma! Siamo stati 10 giorni in Russia. Partiti con l’aereo siamo arrivati a San Pietroburgo, e poi abbiamo preso il treno super-veloce ”Falco” per arrivare a Mosca. Ricordo la metropolitana con tante opere d’arte, sembrava quasi di essere in un castello. E i palazzi nobiliari e le statue con le decorazioni in oro. La piazza rossa e la chiesa di San Nicola sono belle per la loro maestosità. Molto bella anche la reggia di Caterina a Pushkin poco distante da Mosca con i suoi brillanti colori e decorazioni in foglia d’oro. Dalla mia finestra 2012 Giardini Piazza Centa,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Affaciandomi alla finestra di casa mia, dove ogni mattina spalanco le persiane al nuovo giorno, il primo sguardo è verso il cielo sul Calisio, poi scende per la collina verso Martignano, e si ferma a guardare i giardini dirimpetto, ricchi di verde e di gioiosi gridolini di bimbi che giocano. Quale festa è considerata la più importante per la tua famiglia? 2013 Castelnuovo,Trentino-Alto Adige, Italia Il S.Natale è, ed è sempre stata la ricorrenza più sentita e rispettata in famiglia; è un occasione per trovarsi tutti assieme per parlare e ricordare, alle volte con nostalgia i vari fatti della nostra vita. Il libro che vorrei trasformare in un film 2012-10 Val dei Mocheni, Palù del Fersina,Trentino-Alto Adige, Italia La novella ”Grigia” di Robert Musil. Narra la crisi della vita di un uomo con il suo IO, e la Grigia, la sua amante, attraverso un viaggio-soggiorno a Palù del Fersina, nell’incantesimo della natura nella valle dei Mocheni, con una spedizione per riattivare le miniere d’oro che sembra siano esistite durante la prima guerra mondiale. Cosa apprezzi di più dall’amicizia? 2013 Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Ciò che più apprezzo nell’amicizia è la sincerità e l’affidabilità; un amico, oltre ad essere di sostegno nei momenti di bisogno, deve essere il contenitore dei nostri segreti, e uno scrigno invisibile dei nostri sogni. I miei cari animaletti 2013 Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Ho sempre amato gli animali, soprattutto i gatti: Nerina che dormiva quatta quatta con me, Zago un bel gattone grigio, che mi aspettava sul ponte quando andavo a prendere il latte, Weiss un cagnolino meraviglioso tutto bianco, un volpino che mi ha fatto compagnia per 15 anni, ed ora c’è Palla di neve, un trovatello magro ed affamato che contraccambia l’ospitalità con le sue fusa! La mia Trento 2013-12-4 Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Il mio canto 2013-4 Contrada Larga,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia Cantare mi è sempre piaciuto. Fin da bambina nei saggi dell’asilo, a scuola e dopo nel coro della chiesa. Poi il lavoro ha avuto il sopravvento al mio hobby, ma frequentando il Centro Contrada Larga ho avuto l’opportunità di riprenderlo, ed essere partecipe del coro ”Amici della musica“. Un simpatico gruppo di anziani -o non più giovani- che ogni lunedì pomeriggio si incontrano per le prove, e spesso si esibiscono per rallegrare gli ospiti delle case di riposo, donando loro un po’ di allegria. Ho imparato diverse e nuove belle canzoni, e ho partecipato con gioia alle varie uscite; purtroppo ho dovuto lasciare il coro per piccoli inconvenienti di salute, ma quando si esibiscono al Centro vado sempre ad ascoltarli, e il mio cuore canta con loro. Ultima foto ricordo con il coro diretto dalla maestra Sandra. Quando per necessità di lavoro, nel 1978 ho iniziato ad abitare a Trento, io abituata in libertà nel mio ridente paesino, in città mi sentivo a disagio, e ci rimanevo solo per il tempo utile al lavoro. Poi piano piano mi sono abituata alle comodità della città, ed ora vivo tranquillamente nella mia casa, e nella “Mia Trento”. Nelle foto: Lungo Adige con lo sfondo del Muse e il ponte di S.Lorenzo con S.Apollinare. Studio sui ricordi al CSA 2013-12-13 Centro Servizi Anziani Kaleidoscopio,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia L’ultima sessioni degli incontri. Son passati in fretta questi 8 incontri di “reminiscens”, e desidero concludere porgendo un grazie sincero, a tutti coloro che hanno collaborato per realizzare questi momenti così sereni: Christian,Valeria, Antonio, Dennj, Maria, Roberto,Vincenzo e tutto lo staff. Parlando con voi, e stuzzicata dal programma e domande, installati nel tablet con le relative foto, sono scaturiti dal “nostro Io” i ricordi più vivi che mi hanno donato una parentesi di giovinezza mentale. © 2014 da Alma Meggio, l’autrice principale di questo libro. L’autrice detiene il copyright sui propri contributi a questo libro. Questo libro è stato realizzato durante il progetto di ricerca sulla reminiscenza assistita dalla tecnologia: “Reminiscens”. Le storie qui raccontate sono state condivise in sessioni di reminiscenza tenute settimanalmente dal 27-settembre-2013 al 28-novembre-2013. “Reminiscens” è stato organizzato dal gruppo di ricerca Lifeparticipation del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento. I ricercatori principali del progetto sono: Cristhian Parra, Valeria Galdino da Silva e Vincenzo D’Andrea.