Storie di vita di
Alma Meggio
Alma Meggio e
Antonio La Barba
Storia di Vita di Alma Meggio
In questo libro di vita, Alma Meggio ci racconta alcune delle sue più belle storie di
vita, così come le ha raccontate a voce durante durante il progetto di ricerca sulla
reminiscenza assistita dalla tecnologia: “Reminiscens”, da ottobre a dicembre del
2013.
“Reminiscens” è stato organizzato dal gruppo di ricerca Lifeparticipation del
Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione in collaborazione con il
Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.
Foto antiche
1920
Grigno,Trentino-Alto Adige, Italia
Rovistando fra le foto di famiglia, una busta conteneva quelle delle zie e dello zio
paterno, di cui sempre mamma ci raccontava le loro storie: zia Lina emigrò con il
marito in Argentina, zia Santina raggiunse il marito a New York con i tre figli, zio Pio
invece morì in giovane età. È bello rivedere questi ricordi e i loro volti, anche se
non ho avuto il piacere di conoscerli personalmente. Con le zie in America, abbiamo
sempre avuto un’epistolare scambio di notizie; erano desiderose di sapere come il
loro paese e i conoscenti cambiavano con gli anni, e ci raccontavano tramite lunghe
lettere la loro vita e quella dei loro figli. Sempre con un velo di nostalgica malinconia
per la loro patria, l’Italia, che non hanno più rivisto!
Aggiungi la foto più antica della tua
famiglia
1927
Casa paterna, Grigno,Trentino-Alto
Adige, Italia
Quando mamma Filomena, da Pescara
venne in Trentino a trovare suo papà -nonno
Baldessarre- che in quel periodo dirigeva
dei lavori sulla linea ferroviaria in Valsugana.
Incontrò il suo Giuseppe e fu subito un
colpo di fulmine, fu amore a prima vista.
Si fidanzarono; questa è la foto del loro
fidanzamento nel 1927. Si sposarono alle 7
del mattino il 25 luglio 1927. Lei era vestita
di beige, colore all’avanguardia, dato che
allora le spose si vestivano di nero e la
cerimonia avveniva al mattino presto dalle 5
alle 7! Vissero insieme per 51 anni, sempre
con amore e rispetto insegnando a noi 5 figli che anche se la notte sembra lunga, il
sole sorgerà sempre!
Hai qualche ricordo struggente dei tuoi nonni?
1928-3-5
Casa paterna, Grigno,Trentino-Alto Adige, Italia
Non ho avuto modo di conoscere i miei nonni, sia materno che paterno. La nonna
materna Elisabetta viveva a Pescara, la vedevo una o due volte l’anno; per andare a
trovarla il viaggio era molto lungo, si partiva all’alba per arrivare alla sera stanchi,
e con i treni a vapore arrivavamo giù da nonna, neri di carbone e fumo. Mamma
portava due o tre figli alla volta. La nonna paterna Maria, ha sempre vissuto con
noi. Ricordo quando mi prendeva sulle ginocchia sedendosi davanti alla tavola, dove
una fumante polenta (era il nostro pane quotidiano) primeggiava nel bel mezzo. Lei
maneggiava la polenta formando delle polpettine, infilandovi i pezzettini di carne per
poi imboccarmi come un passerotto. Non esistevano gli omogeneizzati! In questa
foto nonna Maria è seduta accanto a zia Lina, sua figlia, che partiva per l’Argentina
per raggiungere suo marito.
Il pane
1940
Stazione, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige,
Italia
Avevo 4 anni e la fame non mancava mai. Una
truppa americana si era stabilita nella stazione dove
noi abitavamo, e i militari stavano mangiando del
bel pane bianco. In braccio alla mamma dalla porta
finestra osservavo quel pane, ed ovviamente mi
misi a piangere a dirotto perché lo volevo ed avevo
fame: un graduato aprì la porta, mi prese in braccio, e mi portò fra loro, dandomi
fra le manine una fetta di piane bianco. CHE BUONO, non dimenticherò mai quel
sapore!
Descrivi la tua casa d’infanzia
1940
Stazione, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Il mio nome
1940
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Come era usanza, generalmente ai bambini veniva dato il nome dei nonni o altri
parenti stretti. Quando io nacqui, ci fu un po’ di discussione: dare il nome della
nonna materna Elisabetta, o paterna Maria? Risolse il caso la madrina Alma Pedrotti.
Mettetele il mio nome, ALMA. I miei secondi nomi sono quelli delle nonne!Nella foto
nonna Maria e nonna Elisabetta.
Ho sempre vissuto nell’abitazione inclusa in una stazione, un po’ rumorosa
perché adiacente alla ferrovia e vicina alla strada statale, ma non mi dava
fastidio. Era bella, tutta dipinta di giallo con le persiane verdi, tre larghi ed
arrotondati scalini portavano al piano rialzato, dove da una porta finestra
si entrava nell’atrio: a destra c’era il gabinetto (i bagni erano molto, molto
rari nelle abitazioni), la porta per andare nella profonda e fresca cantina, una
per andare sopra in soffitta e due camerette, ed una per entrare in cucina.
Era il locale dove si trascorreva la maggior parte della vita quotidiana, con la
pavimentazione in piastrelle rosse ottagonali, una grande stufa per riscaldare
e far da mangiare, e un bel tavolo appoggiato alla finestra. Due camere da
letto grandi, una per i genitori, una per noi 4 femmine, una cameretta per il
fratello e una per la nonna. Fuori era circondata da un ampio cortile, con un
bel pergolato di uva, che copriva la fontanella-quasi nessuno aveva l’acqua in
casa -e vicino un grande orto dove si coltivava di tutto. A fianco un pollaio
dove nascevano i pulcini e gli anatroccoli. Era bello vivere a contatto con la
natura!
posa, poi eseguiva tutte le varie manovre e ciak! Dopo una settimana circa la foto
era pronta. Nelle foto: il retro e davanti dell’antica macchina fotografica: dentro al
cassone mettevano le lastre, coprivano col telo nero affinchè non penetrasse la luce,
il fotografo infilava la testa nel sacco verde, e davanti c’era il foro/obbiettivo che
puntava sul soggetto, e premendo il pulsante a pero collegato a un filo, scattava la
foto.
Nascita
1940-11-6
Ospedaletto, Strigno,Trentino-Alto Adige, Italia
Sono nata a Ospedaletto, in una piccola stazione sulla linea ferroviaria della Valsugana,
che collega Mestre a Trento. Allora i bambini si partorivano in casa, con l’assistenza
della “levatrice” (ostetrica) del paese: alle 16. 30 quando venni alla luce, un treno
merci a vapore stava manovrando in stazione, e il macchinista, alla notizia che era
nata una bella bimba di 6 chili, emise dei prolungati fischi come “evviva evviva”. Per
me invece fu uno spavento, cominciai a piangere disperata, e ancora adesso quando
sento un fischio acuto, scatto.
Alma a sei mesi
1941-6
Studio fotografico, Borgo Valsugana,TrentinoAlto Adige, Italia
Eccomi in questa foto all’età di 6 mesi; fare foto ricordo
era quasi un’avventura, la macchina fotografica in
quelli anni di guerra era un oggetto molto raro nelle
famiglie, perciò per immortalare gli eventi più cari, ci
si recava in treno a Borgo Valsugana dal “fotografo
Trentinaglia” che non era sempre presente nel suo
“locale/studio fotografico, si suonava il campanello e
lui scendeva a preparare il “macchinario” e metterci in
Poesia per guadagnarsi le caramelle
1943
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
La signora Teresa, detta la “baronessa” perché godeva di un certo benessere, voleva
sempre che le recitassi una poesia, e mi metteva su una sedia o sugli scalini di una
scala di legno, ed io mentre recitavo con le manine mimavo i sensi:
“Ecco qui due vispi occhietti, piccolini ma furbetti, qui nel mezzo c’è il nasino
importuno e birichino, qui dai lati le orecchiette qualche volta curiosette, e questa
è la bocchetta qualche volta golosetta, ma
qui dentro in fondo al cuore, c’è una cosa,
c’è l’amore!” Facevo l’inchino, e mi regalava
una colorata caramella alla frutta: era una
rara delizia, perché in quel periodo di guerra
mancava anche il pane ed avere una caramella
era bellissimo!
Il coraggio di mamma Filomena
1944
Linea ferroviaria Valsugana, Ospedaletto Valsugana,TrentinoAlto Adige, Italia
Eravamo in piena guerra mondiale e un bombardamento aveva
fatto saltare il binario. Mamma che lavorava alle dipendenze delle
Ferrovie, accortasi del
fatto e sapendo che stava
per arrivare un treno
carico di munizioni, non
esitò un attimo nel correre
incontro al treno, levandosi
il grembiule rosso da cucina,
e sventolandolo attirò
l’attenzione del macchinista
che riuscì a fermarsi in tempo
evitando una catastrofe. In
quegli anni eravamo sfollati su
al paese di Ospedaletto in una
casa in affitto, perché abitare
in stazione era diventato pericoloso, dato che i bombardamenti miravano ai
ponti, ai binari e alle stazioni.
Quando hai recitato/parlato davanti ad un pubblico?
1945
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
La mia prima recita è stata al saggio finale della scuola materna, allora chiamata
“Asilo infantile”. Tre bambine, io la Zelie e la Ornella rappresentavamo 3 bamboline
che cantando e mimando elencavano le doti delle prime bambole parlanti (che noi
non conoscevamo di certo, era come paragonarle alla fantascienza odierna). Ricordo
queste frasi:
“io sono la pupattola carina, spettacolo di grande novità, io sono molto ben
confezionata. . . e se mi toccan qua faccio mammà, e se mi toccan qua dico papà,
papà e mammà... “
In compenso ci offrivano una bella merenda con latte e cacao e torta. Che lusso!
La bambola di pezza
1946
Ospedaletto Valsugana,Trentino-Alto Adige, italia
In quel periodo della mia infanzia non c’erano nelle nostre case
giocattoli acquistati, ma tutto si costruiva a mano, con materiali
di riciclo. Ci riunivamo noi 3 amiche inseparabili: Alma, Rosita e
Dina, nella soffitta dove mamma teneva un sacchetto con tutti i
ritagli e avanzi di stoffe varie, e scegliendo i migliori costruivamo le
nostre bambole. Con i più morbidi si imbottiva una pallina per fare
la testina, dove si ricamavano gli occhietti, il naso e la bocca. Una in
particolare era riuscita molto bene, e con tanta fantasia si riusciva a
cambiarle colore e tipo di capelli. Sì, durante l’estate si andava nei campi
di granoturco a procurarsi le più belle chiome delle pannocchie: erano
fresche, lucide, dai colori più svariati; bionde, rosse o miste e con gran
cura si cucivano sulla testina. Duravano fino a che non appassivano, poi si
ricominciava. Erano per noi le nostre “bambine”.
Quali sacrifici i tuoi genitori hanno fatto per te?
1946
Chiesa parrocchiale, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
È desiderio di tutti i genitori rendere migliore il futuro dei figli, non di meno dei
miei, che hanno sempre lavorato e risparmiato su tutto nei duri tempi del dopo
guerra, per acquistare e ampliare la casa paterna e per mandarci a scuola. Le rinunce
e i sacrifici erano nella normale vita quotidiana, non c’erano svaghi, divertimenti,
cinema. Non c’era
ancora la radio, ma una
particolare rinuncia l’ha
fatta mamma, annullando
il viaggio in Abruzzo per
trovare i suoi cari, pur
di poter fare a me e a
mio fratello il vestito
per la prima comunione.
Quel giorno, mamma era
felice e soddisfatta nel
vederci così ben vestiti in
quell’evento importante!
A cosa giocavi durante la ricreazione?
1948
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Ricordi: una canzone
1948
Trentino-Alto Adige, Italia
Mentre mamma cuciva, io l’aiutavo ad infilare l’ago, e lei mi cantava spesso una
canzone del dopo guerra, di cui non ricordo il titolo, ma solo le parole:
“Mentre miravo Trento da lontano, sull’Ortigara coi tenenti alpini, passò sul capo
mio un’aereoplano, che strage seminò su quei confini, e il mio pensiero è fisso lassù
a quel monte, dove per sempre, la luce mi mancò, la luce mi svanì, dando alla patria
gli occhi, e non parole, mentre su Trento tramontava il sole. Quando tornai a casa
congedato, e con medaglia d’oro decorato, mamma voleva darmi gli occhi suoi, la
fidanzata mia caddè svenuta, e il mio pensiero. . . “
I ricordi della guerra rimarranno sempre nei nostri pensieri, auguriamoci che non
torni mai più.
La scuola elementare era bella grande, con aule molto ariose e piene di luce. Alle
10 il bidello Bepi Fazile suonava la campanella, e tutti in fila uscivamo per giocare
nel grande cortile della scuola. Noi bambine formavamo dei gruppi, a seconda delle
stagioni si creava il gioco: a primavera ognuna aveva il suo sacchettino con dentro
le pallottole in creta colorate, e chi riusciva a vincerne di più era soddisfatta. Poi si
saltava con la corda nelle varie esibizioni, si giocava a palla cantando e mimando con
le azioni le filastrocche:
“Rinoceronte che passa sotto il ponte, che salta e che balla, che gioca alla palla, che
dice buon giorno, che fa il girotondo”.
Dopo un quarto d’ora si rientrava in aula fino alle 11, quando il suono delle campane
della chiesa annunciavano l’ora di pranzo; ad Ospedaletto è usanza non suonare le
campane a mezzogiorno ma alle 11. Quel suono veniva scherzosamente chiamato
“L’agonia della polenta” perché era pronta per essere mangiata!
Il bagno nel Brenta
1948-3
Fiume Brenta, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Cosa hai preso dai tuoi genitori? Ottimismo e lavoro
1949
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Era marzo e il sole ci sembrava caldo, così con mio fratello ed altri amici decidemmo
di andare al fiume per farci il bagno, ovviamente di nascosto dai genitori. Noi
eravamo tranquilli sulla riva del fiume, mentre loro ci cercavano, mai più avrebbero
pensato che in quel mese piuttosto freddo noi fossimo al fiume. Penso sia stata
l’unica volta che mamma mi abbia sculacciato.
Mamma era una persona straordinaria, la nostra casa era aperta a tutti. Quando al
mercoledì le donne scendevano dal paese alla stazione, dove prendevano il treno
per andare al mercato a Borgo, lei le ospitava in casa per farle riscaldare, aveva una
parola buona per tutti e il pentolino del caffè di orzo era sempre caldo sulla stufa,
per offrirlo di cuore. Da lei ho preso l’ottimismo, la socievolezza, e la tenacia di
proseguire e sperare nel futuro. Il papà era un gran lavoratore, ci ha sempre dato
l’esempio di lavorare con buona volontà, di imparare e rispettare qualsiasi lavoro:
purchè onesto!
Il fiume Brenta
1949
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Finite le scuole, giocavamo liberi per i prati e i boschi che abbellivano la nostra valle:
andavamo a raccogliere i frutti selvatici, facendone scorpacciate, e avevamo la nostra
spiaggetta riservata in un ansa del fiume Brenta, che scorreva vicino a casa mia. Là,
era il nostro paradiso, per farsi il bagno, per giocare al sole, per pescare sotto i sassi
una qualità di pesciolini -i marsoni- che poi arrostivamo alla brace.
Come i tuoi genitori ti premiavano
1949
Trentino-Alto Adige, Italia
I premi materiali erano ben pochi, un biscotto, un mandarino, un quaderno… ma
bastava una parola di apprezzamento per renderci paghi di quanto fatto. Soprattutto
dal papà, persona un po’ “restìa” alle affettuosità: quando mi diceva ”brava” era il
massimo che potevo sentire. Dobbiamo tener conto che in quegli anni, esternare
le affettuosità (un abbraccio, un bacio) soprattutto per i maschi, era quasi un segno
di debolezza, un essere meno forti, meno risoluti. Mi raccontava la signora Marina,
mia vicina di casa, che quando lei baciava i suoi bambini, veniva sgridata dalla suocera
perché le diceva: “Si deve baciare solo il crocifisso, e non perdere tempo a baciare i
figli”. Per fortuna i tempi son cambiati!
Il mio Paese
1949
Ospedaletto Valsugana,Trentino-Alto Adige, Italia
Sono nata e cresciuta in un paese, Ospedaletto, dove tutti ci conoscevamo; la
famigliarità, l’amicizia, la fratellanza, erano cose quotidiane: uno per tutti e tutti
per uno. Che bello! Il paese è ricco di leggende: “il ponte dell’orco” scavato nella
montagna e ancor oggi visibile, dicono trasportato là da un diavolo per ripicca;
“La Madonna Rocchetta” piccolo santuario ai piedi del monte Mezza, dove un
sordomuto per miracolo riacquistò la parola, e per cui ogni anno il 31 luglio si
ricorda e si festeggia.
Nelle foto: panorama del paese, il ponte dell’orco, e la chiesa della Madonna
Rocchetta.
Le statue
1949
Ospedaletto,Trentino-Alto
Adige, Italia
Sul cassettone della camera da
letto dei miei genitori c’erano due
belle statue in gesso abilmente
colorate: La Madonna e S.Giuseppe
col Bambinello in braccio. Davanti
a loro ho imparato le prime
preghiere che mamma mi ha
insegnato, e ammiravo compiaciuta
e con devozione quelle figure così
importanti per noi.
Qual è il momento preferito o la storia
preferita del tuo animale domestico
1949
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Alla mia gattina “Nerina” mancava solo la
parola, mi capiva al volo. Mamma non voleva che
dormisse nel mio letto, e mi sgridava. Nerina
fingeva di addormentarsi in cucina, e quando mamma andava a letto, quatta quatta si
intrufolava sotto le mie coperte, metteva la testina sul cuscino, e faceva le fusa. Che
felicità!
Il ponte che balla
1949
Fiume Brenta, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Musica lirica di mamma
1950
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
La musica era di casa in famiglia, soprattutto la lirica. La mamma cantava spesso,
mentre accudiva la casa o nei vari lavori di cucito o stiro, o lavorava in giardino.
Lei con la sua melodiosa voce mi coinvolgeva nel cantare le romanze o i più noti
pezzi d’opera lirica, raccontandomi, come una favola, anche la storia dell’opera. La
conosceva bene, avendo assistito agli spettacoli nella sua città di Pescara, al teatro
Pomponi, dove oltre al varietà, rappresentavano le più note opere liriche e lei andava
a sentirle con le sue sorelle. Ancora oggi quando faccio certi lavori mi pace cantare,
ma di suonare non sono capace. Neanche dipingere, sono sempre stata negata! Sulla
pagella c’era il voto di ”scrittura e disegno” e la maestra mi metteva un sei per non
rovinarmi il resto della votazione, dato che mi sarei meritata un cinque, perché in
disegno ero proprio negata.
A Ospedaletto, sul fiume Brenta vicino a casa mia, c’era un ponte chiamato il “ponte
che balla”, nome derivato dalla sua composizione di corde in ferro e assi in legno
e sospeso sul fiume fra 2 pilastri. Era un’attrazione e punto di ritrovo del paese
per tutti i giovani: gli innamorati, i ragazzini appena adolescenti e anche i più piccoli.
Bastava mettersi al centro del ponte e far forza sulle gambe per farlo ondeggiare e
“ballare”. Univa il paese ad un gruppo di case, Oltre Brenta, ma il trascorrere degli
anni l’aveva reso pericolante, così nel 1953 venne costruito costruito un nuovo e
normale ponte in cemento.
Qual è stata la tua materia preferita a scuola?
1951
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Andare a scuola è sempre stato un piacere, a parte il dover alzarsi presto al mattino
per andare alla messa degli scolari alle 7.30 perché alle 8 si doveva già essere in aula.
Aritmetica e geometria erano le più simpatiche, anche perché risolvendo in fretta le
operazioni, potevo poi passarle alle amiche, che ovviamente mi erano riconoscenti,
con qualche caramella o altro. Poi alle medie i sacrifici sono aumentati, dovevo fare 8
Km in bicicletta fino a Borgo perché non c’erano i mezzi pubblici per arrivarci, e gli
studenti che frequentavano a Borgo erano molto pochi, perciò bisognava arrangiarsi.
Comunque con gli anni i tempi e le comodità per fortuna son migliorati, e la scuola
era, è, e sarà sempre il pilastro della vita umana!
po’ misterioso, da cui uscivano le voci ed i suoni. Al suono di quella radio ho
cominciato a muovere i primi accenni di ballo, con gli amici che numerosi venivano
a sentire la musica a casa nostra! Poi nel 53-54 le prime televisioni in bianco e
nero, le vedevamo al bar solo alla sera. Tutto questo è stato l’inizio e il prosperare
del benessere economico!
Hai qualche foto di te come parte di un gruppo particolare
(ad esempio gli scout)?
1952
Santuario, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
La prima radio
1951
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Finita la guerra nel 1945 l’Italia, ridotta dai
bombardamenti ad un cumulo di macerie e
povertà, cominciò a darsi da fare per ricostruire
in fretta quanto era stato distrutto. Anche la
certezza di essere vivi spronava alla speranza per
un futuro miglioramento, e la gente cantava: sul
lavoro, mentre si camminava… eravamo liberi! Nelle case cominciarono ad arrivare
i primi ferri da stiro elettrici e qualche radio. Nel 1951 acquistammo ”la radio“. Un
Vega con “l’occhio magico”, che segnalava quando la stazione radio era in sintonia
perfetta. Fu un vero avvenimento, con la partecipazione di tanti curiosi che volevano
vederla. Si stava ad ascoltare attenti, quasi appiccicati davanti a quell’oggetto un
Nella parrocchia del paese, circa 800 anime, sempre seguite dall’anziano e tranquillo
Don Luigi Weiss, arrivò in sostituzione il nuovo giovane parroco Don Vincenzo,
che portò una ventata
di novità per noi giovani
istituendo dei gruppi di
azione cattolica distinti per
età: “Beniamini” fino ai 10
anni, poi ”Aspiranti“ fino ai
12 ecc; io appartenevo agli
Aspiranti. Ci si trovava alla
domenica per organizzare
passeggiate, incontri,
giochi e piccole festicciole.
Questa foto del gruppo
Aspiranti, scattata davanti
alla Madonna Rocchetta
con le nostre delegate Alba
e Annamaria, ci mostra
come le suole delle scarpe
di allora, erano rinforzate
sulle punte e sui tacchi con
le mezze lune di acciaio, per
non consumare in fretta le
scarpe.
Caccia all’anguilla
1952-9
Ospedaletto Valsugana,Trentino-Alto Adige, Italia
Quando ero piccola andavo con mio fratello Antonio
a pescare nel ruscello che scorreva sotto casa. Una
volta, nei mesi di Settembre/Ottobre quando il ruscello
si seccava, stavo cercando di pescare
un’anguilla che si era nascosta sotto il
fango in mezzo alla vegetazione, l’anguilla
stava per scapparmi dalle mani e mio
fratello non riusciva a prenderla, e
mi dispiaceva perderla: con coraggio
l’azzannai, e uscii dalle sterpaglie con la
preda in bocca e stetta fra le mani.
Condividere una foto di te con gli
amici di scuola
1953
Cortile scuola, Ospedaletto,TrentinoAlto Adige, Italia
Una foto ricordo perché lasciavamo la
nostra cara maestra Francesca detta
Fanny, che ci aveva seguito fin dalla prima
classe. Una donna e maestra esemplare:
per lei insegnare era una vocazione, ed
ha accompagnato nell’istruzione diverse
generazioni sempre là in paese, e tutti la
ricordano con devozione. In questa foto
eravamo pronte all’esame di ammissione,
per poter frequentare le scuole medie a
Borgo. Ancor oggi ricordiamo con tenerezza
quell’evento.
Il primo bagno moderno
1958
Grigno,Trentino-Alto Adige, Italia
Con la “Buona uscita” del papà che andava in pensione, la mamma ha
voluto ristrutturare la casa e fare un bagno moderno. Quando è arrivato il
camioncino per scaricare il materiale occorrente, una pettegola e curiosa
vicina -la Virginia- ha chiesto all’operaio: “ma cossa fàlo el Bepi con quella
vanduvola, e sti afari qua cossa èi?” Hanno risposto che la vanduvola
era la vasca per farsi il bagno, e il water cioè il gabinetto; ma quando ha
visto il bidet ha esclamato: ma cosa faranno di due gabinetti! Gli operai
trovandosi in imbarazzo a spiegarle a cosa serviva il bidet le hanno detto:
questo è quello per fare quella dura, e l’altro per farla molla! Dopo
dieci minuti in paese tutti sapevano che la Filomena aveva due gabinetti.
Spiegare a cosa serviva il bidet era un tabù, perché l’igiene intima era
molto scarsa e vista come un peccato, perché la mentalità era fortemente
influenzata dalla chiesa.
Anche se eravamo nel 1958, nei paesi non avevano ancora visto i bagni,
non c’era l’acqua in casa e il bagno si faceva nella tinozza. Si andava ancora
alla fontana, e là era il luogo per parlare, sentire le ultime notizie, oltre che
lavare. Si lavava tutto a mano, o nei lavatoi o nel ruscello anche al freddo;
non c’erano le lavatrici, e i guanti a metà degli anni ‘50 erano preziosi.
Visita della zia
1959-9-6
Ospedaletto Valsugana,Trentino-Alto Adige, Italia
La famiglia di mamma era originaria di
Pescara, dove lei è sempre vissuta fino
al 1927 anno in cui si è sposata qui in
Trentino. Le sorelle, cioè le mie zie, in
estate ci facevano visita con frequenza,
per godersi il fresco della montagna
e la nostra vicinanza. Questa foto
scattata da Ezio, marito di mia sorella,
che aveva una macchina fotografica, è
un ricordo della visita di zia Antonina
da Pescara sul ponte del fiume Brenta,
con tutta la nostra famiglia: papà
Giuseppe, mamma Filomena, sorelle
Pia, Norma con i suoi bambini Anna
e Fulvio, Giuseppina, Alma, e il fratello
Antonio, dietro la zia Antonina; sullo
sfondo il paese di Ospedaletto ai piedi
della Val Bronzale con il Passo della
Forcella.
Che cosa preparava la tua mamma
per il pranzo quando eri giovane?
1960
Trentino-Alto Adige, Italia
La cucina era prevalentemente
“abbruzzese”. La pasta quasi sempre fatta
in casa, la sfoglia tirata col mattarello
doveva fare lo schiocco, e il buon ragù
doveva borbottare fin dal mattino per
mezzodì. Quando preparava il pollo nostrano con i peperoni, il profumo procurava
l’acquolina in bocca ai passanti.
Gagarin, il corvo parlante
1961
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Nel contesto degli anni 60, l’astronauta Jurjj Gagarin il primo uomo a volare nello
spazio e a portare a termine con successo la sua missione quel 12 aprile del 1961,
disse: ”Da quassù la terra è bellissima senza frontiere ne confini“, io l’ho immaginato
come un uccello in volo che spazia sull’universo. Proprio in quel periodo un piccolo
corvo che come l’astronauta ho chiamato ”Gagarin“, si era infortunato ad una
gambetta, l’ho curato, nutrito a carne tritata, e ammaestrato. Si era affezionato
alla casa, non scappava via, e al mio richiamo correva e ripeteva: GA-GA-RRing. È
rimasto con noi per quasi 3 anni, poi è volato... chissà forse per formarsi una sua vita
da uccello libero!
Fermare un treno in corsa
1961-1
Stazione, Ospedaletto Valsugana,Trentino, Italia
Inverno freddo, in quel tratto gelato di strada parallelo alla ferrovia, il sole non
si vedeva per due mesi, una nevicata aveva peggiorato la situazione rendendo
pericoloso il traffico, tanto che un grosso
camion era finito sui binari. Il telefono
non funzionava e dovevo fermare il
treno in arrivo, segnalando la posizione
dell’ostacolo mettendo i petardi a
braccialetto sul binario, correndo per 1
Km fra la neve: è stato difficile ma c’e l’ho
fatta!
Amici da una vita
1961-7-25
Birreria, Pedavena,Veneto, Italia
Con Tullia, Rosita e Gino l’amicizia è fraterna: fin da ragazzi abbiamo sempre
condiviso qualsiasi avvenimento della vita, e tuttora seppure un po’ distanti,
coltiviamo con affetto la nostra amicizia, e troviamo sempre il momento per
incontrarci. In questa foto siamo all’allora nota birreria di Pedavena, gita domenicale
quasi obbligatoria per i giovani, perché era un posto molto bello, con un piccolo zoo
in mezzo ai curati giardini, e poi si ballava al suono di una orchestrina.
conigli, polli e anatre.
Ora come si vede nella prima foto è tutta chiusa
ed abbandonata. Nella seconda foto sono davanti
a casa con la sorella Giuseppina.
Amici persi di vista
1962
Como, Lombardia, Italia
La mia dimora
1961-11
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
In questa stazioncina della Valsugana ho trascorso la mia infanzia e giovinezza, e là
sono rimasta fino ai 30 anni. Era bella, tutta adornata di fiori. In quella casa sempre
piena di persone, il calore umano si percepiva nel cuore. C’era molto da lavorare
in quel bell’orto grande accanto alla casa, avevamo tutti i tipi di verdure. Un’ampia
vigna faceva da fresco porticato per l’estate e nell’ampio cortile si allevavano
È stato subito feeling, ci siamo incontrati sulla motonave nel giro turistico del lago di
Como, con i coniugi Renato e Gloria Sigueira da San Paolo del Brasile, e Umberto
Denucci, nonno italiano, poi trasferitosi a Brasilia. Ci siamo scambiati un epistolare
amicizia per più di dieci anni, poi gli eventi della vita hanno diradato sempre più ciò
che ci univa, ma li ricordo sempre con particolare simpatia.
I primi jukebox in Valsugana
1964
Bar alla stazione, Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
I primi juke box ad Ospedaletto Valsugana sono arrivati nel 1964 nel bar Alla
Stazione. È stato un grande evento. Ci si trovava il sabato sera e la domenica
pomeriggio, per ascoltare la musica e ballare. Si inseriva una moneta da 50 Lire, si
sceglieva la canzone e cominciava la festa. Con 100 lire si potevano ascoltare tre
canzoni, e al suono di quella musica sbocciavano i nostri sogni d’amore!
camomilla per rilassarsi, ma a me il barista
ha consigliato uno ”Stock 84” per digerire,
e me lo ha versato doppio. Mentre stavo
sorseggiandolo, sono venuti a chiamarmi
perché era il mio turno di guida, allora ho
bevuto in fretta, sono salita in macchina e
con un coraggio non mio, ho messo con
disinvoltura il mio soprabito sulle ginocchia
dell’ingegnere che era l’esaminatore.
Conclusione: sono stata l’unica donna a prendere la patente quel giorno! Ho
ringraziato il barista per avermi suggerito la giusta medicina!
Come ho usato i miei primi risparmi: una Fiat 500
1966-4
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
In famiglia, ogni figlio fin dalla adolescenza, aveva il suo libretto di risparmio
dove depositare i soldini guadagnati. Quando ho avuto la necessità di avere
una macchina per spostarmi sul lavoro, ho quasi azzerato il conto, mi son
presa la patente e ho comperato una Fiat 500, macchina indistruttibile che ho
usato per più di 10 anni, e con 1000 lire facevo il pieno! Nella foto sono con il
mio cagnolino Weiss (cucciolo) accanto alla mia Fiat 500.
La patente
1966-3
Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Nel 1966, a gennaio, ho iniziato i corsi per prendere la patente. Eravamo in tre a
Ospedaletto, io la Teresa e la Lucia. Loro avevano già un po’ di pratica perché in casa
avevano la macchina, io non avevo mai provato a tenere in mano un volante, ma ho
pensato di imparare l’arte e metterla da parte. Il momento dell’esame di guida a
Trento, che doveva essere al mattino, lo hanno spostato al pomeriggio. C’erano altre
2 ragazze tutte con esperienza di guida, oltre che a scuola anche in famiglia, così
siamo andate a mangiare: ma tutte avevano lo stomaco chiuso per l’ansia, e allora ho
mangiato tutto io! Mentre attendevamo di essere chiamate, tutte hanno preso una
Alluvione in Valsugana
1966-11-6
Strigno,Trentino-Alto Adige, Italia
Il 4 novembre con tre amiche siamo andate a Brescia per
festeggiare con i nostri fidanzatini militari, “la giornata delle
forze armate”. Finita la festa a sera tornando a casa in
treno, a Verona, abbiamo appreso che le strade e le ferrovie
per raggiungere la Valsugana sono tutte distrutte. Armate
di coraggio e stivali, dopo 2 giorni di viaggio e peripezìe,
tra autostop, sentieri fra i monti e attraversato ponticelli di fortuna sopra ai fiumi
tumultuosi, finalmente a casa! Era il giorno del mio compleanno: non lo scorderò
quel novembre del ‘66, quando quella terribile alluvione provocò morti e distrusse
case e ponti, non solo da noi, ma in tutta Italia.
Viaggio
1970
Parigi, Ostenda, Bruge, Normandia, Francia, Belgio
Nella settimana di ferragosto del ’79, venne organizzata una gita nei paesi
settentrionali dell’Europa. Inizialmente a Parigi, sotto la tour Eiffel, poi in Normandia,
guardando le bianche scogliere di Dover al di là della Manica, infine passando a
Bruge, la Venezia del Nord.
La cosa migliore che i miei genitori mi hanno insegnato
1967
Castelnuovo,Trentino-Alto Adige, Italia
Un grazie ai miei genitori, perchè mi hanno sempre insegnato l’onestà e il rispetto
per TUTTI….e non mollare mai: stringere i denti e andare sempre avanti! Un
proverbio dice che più scuro della mezzanotte non viene, poi comincia a far giorno!
Ed è vero: quante volte nella vita ci sembra che il mondo ci caschi addosso, ma poi
pian piano tutto si risolve e si continua a sperare!
Vorrei vendere pane e dolciumi
1970
Negozio -panificio, Padova,Veneto, Italia
Mi piaceva lavorare nell’atmosfera calda di
quel negozio-panificio, quando nei giorni di
riposo settimanale del mio lavoro, aiutavo alla
cassa mia sorella: il profumo del pane ancora
caldo, appena sfornato, mi avvolgeva in una
atmosfera casalinga, e vedere i clienti che non resistevano nell’assaporare quel bel
pane fresco, croccante, mi dava gioia.
bando di concorso per un posto di ruolo nelle ferrovie e vi partecipai. Riuscì molto
bene e venni assunta nella stazione di Bolzano, poi trasferita a Merano e dopo
ulteriori esami e abilitazioni, finalmente nel 1972 sono arrivata alla stazione di Trento.
Ho sempre amato il mio lavoro, e l’ho eseguito con partecipazione e coscienza fino
al 1993, quando sono andata in pensione!
Nomi e sogni
1970
Trentino, Italia
Tante persone ci sono nel mondo, e un nome le
distingue fra loro. Mi suonano bene in mente i nomi
piuttosto comuni, come Eugenio, Leonardo, Elisabetta,
Eleonora, Antonio, Stefano, Caterina, Agnese, nomi che
mi ricordano persone care, e che nei sogni di gioventù
progettavo per i figli, che purtroppo la vita non mi
ha concesso. I nomi rappresentano una persona a qualsiasi età: troppo moderni e
bizzarri non li vedo approppiati ad un essere umano.
Il mio lavoro
1970
Ferrovie dello Stato,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Nel 1961, ho cominciato a lavorare
ufficialmente come “incaricata” alla
stazione di Ospedaletto in Valsugana, fino
al 1966, anno in cui venne soppressa;
così ci trasferirono a Castelnuovo dove
vi rimasi come lavoro, fino all’agosto del
1970. Nel marzo del 70 era uscito un
La prima volta che sono andata sul giornale “L’Adige”
1973-11-11
Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
La nuova tecnologia
era arrivata anche
nelle ferrovie, e nella
stazione di Trento è
stata attuata per prima
all’ufficio biglietti per
le prenotazioni dei
posti sui treni, così
è stata immortalata
l’inaugurazione del
nuovo programma.
Qual è stato il tuo primo computer?
1975
Stazione,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Quei ”macchinari ” mi sembravano esseri extraterrestri, quando nel 1975 con due
colleghi, le F.S. mi mandarono a Roma al Centro controllo rotabili, per impararne
l’utilizzo. Non erano certo i PC di adesso, noi si lavorava su programmi già installati,
adatti al nostro lavoro, ma era un continuo stress perché funzionavano male, e
i tecnici dell’Olivetti non riuscivano mai a sistemarli bene; poi tutto divenne più
modernizzato, ed ora come allora, sono cambiati i mezzi ma lo stress c’è, ma è... un
gioco!
Foto: così erano i primi terminali
Che dono naturale ti piacerebbe possedere.
1980
Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Vorrei dipingere. Saper imprimere sulla tela ciò che
vedono i miei occhi e sente il mio cuore, ma la mia mano non ubbidisce:
vorrei fare un pollo, ma ne esce un asino!
Professione Famigliare
1980
Ospedaletto,Trentino-Alto Adige, Italia
Amici del lavoro
1977
Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Mi piacerebbe che mi ricordassero
come una vera amica che ha sempre
collaborato con loro, che gli è stata a
fianco. Per gli amici più cari ero una
confidente: mi chiedevano consigli
su cosa regalare alle fidanzatine ecc.,
perché ero l’unica donna a lavorare in un settore prevalentemente maschile. Nello
scantinato degli uffici avevamo ricavato una stanzetta detta il “bunker”, dove dopo
averla pitturata e sistemata si organizzavano le feste di compleanno, ricorrenze e
pensionamenti.
Di certo la professione dei miei
genitori, ambedue ferrovieri,
ha contribuito nella scelta del
mio futuro. Nata e cresciuta
sempre a contatto con l’ambiente
ferroviario, è stato quasi
giocoforza proseguire in quel
settore dove mi sono sempre
trovata a mio agio, anche se era
prevalentemente maschile. Altre
due sorelle hanno intrapreso
il lavoro in ferrovia, ecco una
foto di noi famigliari ferrovieri: Pia, Alma, mamma Filomena, papà Giuseppe e la
Giuseppina.
Qual è stato il tuo momento più grande in
un gioco
1980-10
Studio TV canale 5, Milano, Lombardia,
Italia
Era molto ambito poter partecipare in Tv al
gioco “OK il prezzo è giusto”. Fatto il provino,
eccomi su canale 5 con Iva Zanicchi ad indovinare il prezzo: ho vinto un
bel tappeto antico. È stata una bella e simpatica esperienza, soprattutto per
aver cantato con Iva un pezzo di canzone “La Valsugana”.
Cosa ti rende più orgogliosa oggi della tua vita?
1981-1-8
Stazione ferrovie Trento,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Nella mia vita da adulta, poco
o nulla mi è stato facile, ma mi
sento orgogliosa di aver sempre
lottato nel giusto, per difendere
il mio lavoro e la mia dignità! Ho
raggiunto un posto di lavoro che
desideravo, e la stima dei miei
colleghi e amici. Foto scattata nel
mio ufficio.
La mia più grande impresa sportiva
1980-8
Gruppo del Lagorai,Trentino, Italia
Sono salita fino alla croce (m. 2847) proprio sulla vetta di “Cima
d’Asta”, in Trentino nella conca del Tesino. Sono andata con vari
amici tra cui Franco, Graziella e Luigi. Partiti da malga Sorgazza, in
serata siamo giunti al Rifugio Brentari (m. 2473) dove abbiamo pernottato, e all’alba
avanti per la salita. Non arrivavo mai… arrancavo su quelle ripide pietraie, vedevo
la croce sulla cima e mi sembrava irraggiungibile, ma ce l’ho fatta! La fatica è stata
ricompensata dall’emozione di vedere il mondo da lassù, e dove con un dito ti
sembra di toccare il cielo. È stata una esperienza molto bella e gratificante!
Grotte Bigonda
1981-2-1
Il Calgeron, Selva Valsugana,Trentino, Italia
Entrare nella grotta della ”Bigonda“, non aperta al pubblico, è stato un caso che
ho colto al volo, e mi ha permesso di poter esplorare, accompagnata da persone
autorizzate, l’interno
delle cavità formatesi
nel monte Calgeron
sopra Selva di Grigno.
Per entrare, attraverso
una fessura nella
roccia, bisognava quasi
strisciare a carponi per
una decina di metri,
ma poi dentro, alla luce
delle torce, la visione
era bellissima.
Quando hai comprato la tua prima casa?
1990-11
Davanti ai giardini,Trento,Trentino-Alto
Adige, Italia
Per esigenze di lavoro nel 1977 presi in affitto
un appartamento a Trento, mai avrei pensato
di comprarmene uno perché la città non mi
allettava molto. Poi col passare degli anni, con le comodità e molte altre cose che il
posto offriva, cominciai a pensare a qualcosa di concreto ma difficile da realizzare.
Così quando ho ricevuto la raccomandata dove mi annunciavano la possibilità di
acquistare l’appartamento in cui vivevo, non credevo ai miei occhi. L’occasione era
ottima, il mio pensiero si avverava e accettai con entusiasmo: ho realizzato un mio
grande sogno!
Gita a Firenze
1994-5
Firenze,Toscana, Italia
Sono andata a Firenze con un mio amico, e abbiamo avuto la possibilità di visitare
bene tutti i monumenti, gli Uffizi, le belle chiese, il Ponte Vecchio, i giardini di Bobboli
ecc. La prima foto è stata scattata dal cupolone del Duomo, da dove si domina tutta
la città.
Pensione
1993-10
Stazione di Trento,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
In questo anno sono andata in pensione, dopo quasi 37 anni di lavoro nelle ferrovie,
finalmente mi son sentita libera dal vincolo dell’orario e delle responsabilità.
Finalmente le domeniche e le Sante Festività non erano
vincolate da obblighi di lavoro. Ho usufruito di una legge straordinaria che mi ha
permesso di lasciare il lavoro in anticipo e con buon profitto. Abbiamo fatto la festa
d’addio al lavoro con tutti i colleghi e amici in un ristorante a Trento, e mi hanno
donato una targhetta ricordo, con davanti un messaggio e dietro la firma di tutti.
L’ho appesa in casa e mi ricorda sempre i colleghi di lavoro, e una parte della mia vita
trascorsa con cordiale serenità!
Festa della classe: i “coscritti”
1995-5-13
Parco dei divertimenti, Gardaland,Veronese, Italia
Ogni 5 anni ci riuniamo a festeggiare la nostra nascita, e la Luisa con Giuseppe
organizzano la giornata: al mattino la Santa Messa al paese, e poi via in pullman (così
tutti viaggiano tranquilli senza paura del ”palloncino“) verso qualche città o posto
nuovo da vedere. In questo caso siamo andati
a Gardaland, dove dopo un buon pranzo
gia prenotato, ci siamo avventurati nei vari
settori di svago. Le montagne russe e le
giravolte con le gambe in su, le Rapide ecc.,
ci hanno caricato di adrenalina ed eravamo
tutti contenti; io sono soddisfatta per aver
sperimentato una giornata così brillante ed
avventurosa!
nella foto Tony è davanti a me, poi la Paola e
Antonio che era in meditazione…fifa.
Visita ai castelli in Germania
1999-5
zona dei castelli Bavaresi, Germania
Il sogno di un poggiolo
2000-3
Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Con il gruppo dei pensionati abbiamo organizzato un giro ai Castelli Bavaresi. In
3 giorni con il pullman abbiamo visitato i castelli di Neuschawanstein che sembra
quello delle favole, e Hoheuschvagen. La foto è fatta dal ponte di Maria che collega
due speroni di roccia, e offre il panorama del castello sulla vallata.
Quando ho ristrutturato l’appartamento era mio desiderio fare un bel poggiolo, non
mi è stato concesso; e mi manca…
Una festa a Portofino..e…
2005-9
Collina Hotel Kuln, Portofino, Liguria, Italia
Franco è un caro amico incontrato per caso, sul quale posso contare per qualsiasi
evenienza, e mi da sicurezza e fiducia. Assieme ad altri amici facciamo belle
passeggiate in montagna in contatto con la natura, e condividiamo con simpatia viaggi
e feste alla scoperta di posti nuovi.
Foto: Portofino dalla terrazza del Kuln, e pic-nic a Rava con Pina e Anna, e sulla
Malcesina.
Vacanze al mare
2000
Riccione, Emilia-Romagna, Italia
A prescindere dal fatto che quando si è in pensione non ci sono vincoli di periodi,
normalmente da anni le mie
vacanze coincidono fra fine
giugno e luglio: vado al mare a
Riccione, nella bella e allegra
Romagna, dove si mangia bene e
si balla il liscio! Vado a Riccione fin
dal 1960, anni di inizio del boon
economico. Ricordo di aver visto
molti personaggi noti all’epoca,
che frequentavano quella spiaggia,
come la principessa Margaret, la
Lollobrigida ecc. Ora è tutto più
tranquillo… e popolare.
Domanda collegata: hai una
persona importante nella
tua vita e chi è?
Viaggio in Russia
2010-7
S.Pietroburgo-Mosca, Russia
Gita premio a Roma
2006-6-24
Roma, Lazio, Italia
Essendo cliente della banca Cassa Rurale sono stata estratta a sorte per
un viaggio premio a Roma. Ognuno poteva portare un’altra persona e io
sono andata con il mio compagno, con il quale tutt’ora ci sentiamo. Ci
siamo prima fermati a Orvieto, e abbiamo mangiato in una trattoria sul
colle da dove si godeva il panorama della bella città di Orvieto. C’era la
partita di calcio e allora invece di proseguire per Roma si sono fermati
tutto il pomeriggio per seguire la partita in TV: eravamo tutti allegri e
leggeri per il buonissimo vino che ci ha ristorato! Nella visita alla capitale
ho avuto il previlegio di salire in cima “All’Altare della Patria” dominando
tutta Roma!
Siamo stati 10 giorni in Russia. Partiti con l’aereo siamo arrivati a San Pietroburgo,
e poi abbiamo preso il treno super-veloce ”Falco” per arrivare a Mosca. Ricordo la
metropolitana con tante opere d’arte, sembrava quasi di essere in un castello. E i
palazzi nobiliari e le statue con le decorazioni in oro. La piazza rossa e la chiesa di
San Nicola sono belle per la loro maestosità. Molto bella anche la reggia di Caterina
a Pushkin poco distante da Mosca con i suoi brillanti colori e decorazioni in foglia
d’oro.
Dalla mia finestra
2012
Giardini Piazza Centa,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Affaciandomi alla finestra di casa mia, dove
ogni mattina spalanco le persiane al nuovo
giorno, il primo sguardo è verso il cielo
sul Calisio, poi scende per la collina verso
Martignano, e si ferma a guardare i giardini
dirimpetto, ricchi di verde e di gioiosi
gridolini di bimbi che giocano.
Quale festa è considerata la più
importante per la tua famiglia?
2013
Castelnuovo,Trentino-Alto Adige, Italia
Il S.Natale è, ed è sempre stata la ricorrenza
più sentita e rispettata in famiglia; è un
occasione per trovarsi tutti assieme per
parlare e ricordare, alle volte con nostalgia i
vari fatti della nostra vita.
Il libro che vorrei trasformare in un film
2012-10
Val dei Mocheni, Palù del Fersina,Trentino-Alto Adige, Italia
La novella ”Grigia” di Robert Musil. Narra la crisi della vita di un uomo con il
suo IO, e la Grigia, la sua amante, attraverso un viaggio-soggiorno a Palù del
Fersina, nell’incantesimo della natura nella valle dei Mocheni, con una spedizione
per riattivare le miniere d’oro che sembra siano esistite durante la prima guerra
mondiale.
Cosa apprezzi di più dall’amicizia?
2013
Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Ciò che più apprezzo nell’amicizia è la
sincerità e l’affidabilità; un amico, oltre
ad essere di sostegno nei momenti di
bisogno, deve essere il contenitore dei
nostri segreti, e uno scrigno invisibile dei
nostri sogni.
I miei cari animaletti
2013
Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Ho sempre amato gli animali, soprattutto i gatti: Nerina che dormiva quatta quatta
con me, Zago un bel gattone grigio, che mi aspettava sul ponte quando andavo a
prendere il latte, Weiss un cagnolino meraviglioso
tutto bianco, un volpino che mi ha fatto compagnia
per 15 anni, ed ora c’è Palla di neve, un trovatello
magro ed affamato che contraccambia l’ospitalità
con le sue fusa!
La mia Trento
2013-12-4
Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Il mio canto
2013-4
Contrada Larga,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
Cantare mi è sempre piaciuto. Fin da bambina nei saggi dell’asilo, a
scuola e dopo nel coro della chiesa. Poi il lavoro ha avuto il sopravvento
al mio hobby, ma frequentando il Centro Contrada Larga ho avuto
l’opportunità di riprenderlo, ed essere partecipe del coro ”Amici della
musica“. Un simpatico gruppo di anziani -o non più giovani- che ogni
lunedì pomeriggio si incontrano per le prove, e spesso si esibiscono per
rallegrare gli ospiti delle case di riposo, donando loro un po’ di allegria.
Ho imparato diverse e nuove belle canzoni, e ho partecipato con
gioia alle varie uscite; purtroppo ho dovuto lasciare il coro per piccoli
inconvenienti di salute, ma quando si esibiscono al Centro vado sempre
ad ascoltarli, e il mio cuore canta con loro. Ultima foto ricordo con il
coro diretto dalla maestra Sandra.
Quando per necessità di lavoro, nel 1978 ho iniziato ad abitare a Trento, io abituata
in libertà nel mio ridente paesino, in città mi sentivo a disagio, e ci rimanevo solo per
il tempo utile al lavoro. Poi piano piano mi sono abituata alle comodità della città, ed
ora vivo tranquillamente nella mia casa, e nella
“Mia Trento”.
Nelle foto: Lungo Adige con lo sfondo del Muse e il ponte di S.Lorenzo con
S.Apollinare.
Studio sui ricordi al CSA
2013-12-13
Centro Servizi Anziani Kaleidoscopio,Trento,Trentino-Alto Adige, Italia
L’ultima sessioni degli incontri.
Son passati in fretta questi 8 incontri di “reminiscens”, e desidero concludere
porgendo un grazie sincero, a tutti coloro che hanno collaborato per realizzare
questi momenti così sereni: Christian,Valeria,
Antonio, Dennj, Maria, Roberto,Vincenzo e
tutto lo staff. Parlando con voi, e stuzzicata
dal programma e domande, installati nel tablet
con le relative foto, sono scaturiti dal “nostro
Io” i ricordi più vivi che mi hanno donato una
parentesi di giovinezza mentale.
© 2014 da Alma Meggio, l’autrice principale di questo libro. L’autrice detiene il
copyright sui propri contributi a questo libro.
Questo libro è stato realizzato durante il progetto di ricerca sulla reminiscenza
assistita dalla tecnologia: “Reminiscens”. Le storie qui raccontate sono state
condivise in sessioni di reminiscenza tenute settimanalmente dal 27-settembre-2013
al 28-novembre-2013.
“Reminiscens” è stato organizzato dal gruppo di ricerca Lifeparticipation del
Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione in collaborazione con il
Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento. I ricercatori
principali del progetto sono: Cristhian Parra, Valeria Galdino da Silva e Vincenzo
D’Andrea.
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One of the 12 booklets of "Reminiscens".