Le beatitudini di Don Esterino Beato l’uomo che... Sa ridere di se stesso: non finirà mai di divertirsi. Sa riposare e dormire: diverrà saggio. Sa ascoltare e tacere: imparerà cose nuove. Sa distinguere una montagna da un ciottolo: eviterà tanti fastidi. Sa apprezzare un sorrìso e dimenticare uno sgarbo: avrà un cammino pieno di sole. Sa pensare prima di agire e sa pregare prima di pensare: eviterà tante stupidaggini. (Don Esterino Bosco, nostro caro amico, è andato in Paradiso nel 2008) LA CITTA' SUL MONTE WEB site INTERNET della CITTA' SUL MONTE: http://www .lacittasulmonte .it http://www.lacittasulmonte .lacittasulmonte.it Anno X IX 9 XIX IX-- num. 4 - Aprile 200 2009 Edizione unificata TIPOGRAFIA PARENA Mombello di Torino pag. 16 Riceviamo dalla Commissione Europea! Caro Pentepostino, Come vanno le cose alla CSM? La cornacchia é sempre lì che starnazza? Ti scrivo da Bruxelles, dove mi trovo per uno stage alla Commissione Europea, fino a Luglio. Tutte le mattine esco verso le otto e un quarto per andare al lavoro, ed é sicuramente il momento più bello della giornata: il quartiere d’Ixelles é pieno di bimbi di tutti i colori di pelle possibili che vanno a scuola. É il mio primo assaggio quotidiano di questa città, che mi ricorda ovunque io vada che qui si concentrano davvero tutte le nazioni del continente e del mondo. Arrivo in ufficio e comincio a lavorare, nella direzione generale affari marittimi e pesca. Quando sono arrivata, tutti commentavano sul fatto che, essendo italiana, dovevo essere davvero informata in materia, e aver vissuto in prima persona quello di cui mi sarei occupata: ho aspettato una settimana prima di deluderli dicendo che in effetti, a Torino… “qui non c’é il mare!”, come cantavamo a Crissolo quest’estate. Quando esco la sera, mi avanza sempre un po’ di tempo per fare qualche giretto prima di cena: non ci sono moltissimi monumenti storici, se escludiamo il cuore della città con la Grande Place, e così vado a scoprire tutti gli edifici delle istituzioni EU, giusto ieri mi trovavo al Parlamento Europeo. La maggior parte di questi edifici é nuovissima, e si tratta di veri capolavori architettonici! Lì davanti, in Place de Luxembourg, c’é anche uno dei ritrovi più amati da noi stagisti per il dopolavoro: siamo tantissimi, per fortuna tra tutti i locali della piazza si riesce sempre a trovare un posto per sedersi! Ecco, gli stagisti, ma che bella invenzione: ho già incontrato persone meravigliose, davvero, e che conto di conoscere sempre di più in questi mesi. Per esempio, Lucia che è spagnola, e Marie, francese, sono le prime due persone che ho incontrato il primo giorno davanti alla commissione: che ci fanno una spagnola, una francese e un’italiana che parlano inglese davanti alla commissione? Sembra l’inizio di una barzelletta, e invece spero sia l’inizio di una bella amicizia. E poi mille altri, Lola, di Milano, e infatti noi italiani siamo la maggioranza, poi francesi, tedeschi, tantissime persone dai paesi nordici (che non riesco mai a distinguere, ahimè), e poi Alex, che é rumeno e mi racconta che anche da loro fanno i campi estivi coi ragazzi, Alejandro e tutti gli altri: insomma, quando ci si ritrova, é sempre una festa! poi smette, ricomincia, e l’ombrello non ti serve, perché non riesce a ripararti dal vento, che qui arriva direttamente dal mare, e a volte é così forte da romperlo, l’ombrello. Dunque, cappello e giacca impermeabile (chissà se li indosserò anche a luglio?)! Prendo Messa vicino a casa, in una chiesa molto moderna che non riconosceresti dal di fuori, schiacciata in mezzo ad altre costruzioni, case e negozi, rigorosamen- te tutti senza balconi, si sono dimenticati di costruirli, da queste parti, e ho ritrovato la bella abitudine del segno della pace prolungato: si porgono entrambe le mani, come in Francia, e anche la frase che si dice: “La paix du Christ soit avec toi” (la pace di Cristo sia con te) pretende del tempo per essere pronunciata e ascoltata, trasformando il gesto in un dialogo sincero. Anche quando piove, e qui piove più o meno tutti i giorni, ma in un modo strano: pioviggina per venti minuti, pag. 15 Beh, credo che per il momento sia tutto, magari il resto te lo racconto sul sito, d’accordo? Saluta la cornacchia, e tutti gli amici di lassù. A proposito, posso ringraziarli tutti attraverso questa lettera? Continuano a tenermi al corrente di quello che riguarda la nostra CSM anche da lontano: GRAZIE! Cacio " Vi ricor diamo ricordiamo l'indirizzo : PentePostino C.so Vinzaglio 12bis 10121 TORINO oppure [email protected] UNITÀ E BENE, SEGNI DI DIO (di Helder Camara) Helder Pessoa Camara nacque a Fortaleza, nel Nordest brasiliano il 7 febbraio 1909 e morì a Recife il 27 agosto 1999, dove fu vescovo per oltre vent’anni. Il Sunday Times lo definì: “l’uomo più influente dell’America Latina dopo Fidel Castro”. Grande pastore, uomo di profonda fede, aperto alle esigenze della povera gente, ebbe un giorno a dire di sé: “Quando do da mangiare a un povero tutti mi chiamano santo, quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista”. Amico del Cardinale Michele Pellegrino, fu suo ospite nella nostra città. Memorabile, in quell’occasione, il suo incontro con migliaia di giovani torinesi al Palazzetto dello Sport. Riportiamo qui, in occasione del centenario della sua nascita, alcune sue riflessioni ricavate dal volume intitolato: ROMA, DUE DEL MATTINO, edizioni San Paolo, 2008. È necessario vino necessario,, con l’aiuto di divino vino,, vivere al servizio dell’unità, esserne innamorati, essere suoi servi, suoi apostoli, suoi profeti e suoi martiri. Ecco quindi, negli ambienti di vita o di lavoro nei quali Dio ci fa muovere: - la necessità di non dire nulla o di non fare nulla che serva la causa della disunione, che promuova intrighi, provochi sfiducia o freddezza; - l’attenzione a non lasciarsi trascinare dal Padre della perfidia e dai suoi messaggeri, a volte persone virtuose e buoni amici usati dal Maledetto; - la gioia di risolvere i litigi, di promuovere l’unione, di portare a scoprire il lato buono delle creature, di servire il dialogo. Dio è carità, è amor amoree. Chi ama e per amore fa il bene, diffonde Dio intorno a sé. Chi pratica il bene in questa vita, per quanto possa considerarsi distante da Dio, nell’altra vita avrà la sorpresa di sapere che sulla terra ha avuto a che fare con Cristo stesso il quale, in nome del Padre, gli aprirà le porte del cielo. Per essere completo, il bene deve nascere dalle viscere della bontà. E per manifestarsi non ha bisogno di grandi imprese: uno sguardo, un sorriso, un gesto possono rappresentare un bene immenso. La faccia del mondo sarà trasformata quando fra gli uomini ci saranno dodici cuori assolutamente impregnati d’amore, incapaci non solo di odio, ma di qualsiasi diffidenza, freddezza o risentimento. Il bene deve essere praticato non in modo esibizionista o nell’aspettativa di una ricompensa, ma alla maniera di chi loda Dio e distribuisce con gioia la bontà che il Signore gli ha messo nel cuore. È necessario accogliere con gioia il bene che ci viene fatto; avere la semplicità di riceverlo e la fiducia e il buon gusto di cercare di corrispondergli. Di fronte al male fisico, è ingenuo tentare di dare spiegazioni che non partano dall’accettazione del mistero. Se Dio permette le infermità, a volte incredibili, o disastri e catastrofi: - non facciamoci amici di Giobbe, ma nemmeno arrischiamoci in consolazioni che irritano più che consolare; - una presenza silenziosa e fraterna, un aiuto opportuno e discreto, spesso è l’unica interferenza possibile nei momenti più gravi; - passata la crisi più acuta, a volte è possibile ricordare che, nonostante le apparenze dicano il contrario, Dio esiste ed è Padre, e sa trarre il bene dal male. Di fronte alla cattiveria, lasciamo a Dio il difficile compito di giudicarla. Il giudizio sugli atti umani è realmente impossibile per noi. Da parte nostra, facciamo di tutto per non giudicare, per non portare rancore e persino per ripagare con il bene il male che ci è stato fatto. pag. 14 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 In se guito alle ecce zionali ne vicate dello seguito eccezionali nevicate 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 scor so in ver no i tetti della Casa principale e scorso inv erno 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 di due costr uzioni di ser vizio sono stati ggraracostruzioni servizio 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 vemente danne ggiati. danneggiati. 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 Già in passato si erano eff ettuati inter venti effettuati interv 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 di manutenzione , c he ora però non sono più possibili: è indispensabile la sostituzione manutenzione, che 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 dell’intera coper tura con lamiera ondulata e coibentata, come ric hiesto dal Comune copertura richiesto Comune.. I 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 la vori sono urg entissimi, a causa delle infiltrazioni d’acqua. lav urgentissimi, 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 Se non riuscissimo a pr ovv ebbe costr etta a sospender eder pro vveder ederee, la Città sul Monte sar sarebbe costretta sospenderee la 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 pr opria atti vità. Riuscir emo ad eevitarlo? vitarlo? Cer tamente ener osità di tutti! propria attività. Riusciremo Certamente tamente,, con la ggener enerosità 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 o impr o quadrato Si pr ca 50.000 eur o, salv salvo impreevisti. Ogni metr metro quadrato,, fra preevede una spesa di cir circa euro 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 hia coper tura, posa della nuo va, ponte ggi, ecc ca lo smaltimento della vvecc ecc nuov ponteggi, ecc.. costerà cir circa ecchia copertura, 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 50 eur o. euro. 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 Vuoi contrib uir er ta: un metr o quadrato zcontribuir uiree con un’off un’offer erta: metro quadrato,, me mez123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 zo o quadrato? zo,, un decimetr decimetro 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 Sarà un r e g alo pr gazzi! re preezioso per tanti ra rag 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 Alleg giornalino tro 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 nalino tr ovi un modulo di conto corAlle gato a questo gior 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 postale.. O O,, se pr pref eferisci, effettuar ettuaree un bonifico sul rente postale ef erisci, puoi eff ettuar 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 conto bancario intestato 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 “Associazione La Città sul Monte” 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 -V ia A vi gliana 7/74 - 10138 Torino Via Avi vig 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 (COD AN IT69H0200841280000002058030). (COD.. IB IBAN 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 GRAZIE! 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 Cic hin Cichin 123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212 A CRISSOLO IL TETTO ... PIANGE! FORZA RAGAZZI, INCOMINCIA l' "OPERAZIONE TETTO"! Don Alber to è già Alberto in tour née tournée per racco glier ondi! raccog lieree ffondi! (sul sito le date del tour) pag. 13 (anche litigando) con qualcuno che sia interessato a loro e li accosti non solo per essere popolare o considerato. Desiderano qualcuno che si arrabbi anche, che discuta (pur acerbamente), qualcuno in grado di dimostrare che la sua forza nasce dalla passione del magistero educativo, inteso nel senso più alto. In questo contesto gli spazi per educatori autentici, non semplicemente affascinanti, è amplissimo. E l’autenticità nasce dall’esser dall’esseree. Esser Esseree innanzi tutto: mai come oggi i ragazzi chiedono agli educatori coerenza. Li seguono solo se sono ciò che chiedono loro. Insomma non possiamo più dare per scontato niente. Il retroterra culturale, morale e spirituale si è ridotto all’osso. Bisogna ricostruire questo terreno con una lotta impervia, impari e spesso inefficace. Ma bisogna ripartire di lì, da un terreno vergine su cui seminare per una nuova stagione. Alber to Arato Alberto Chi volesse approfondire il discorso, può farlo riferendosi a questa bibliografia essenziale: Neil Postman, Technopoly, Bollati Boringhieri; Bauman Zygmunt, Vita liquida, Laterza "...Istantaneità" "...Liquidità" TOGO : LA CITE' DE LA LLUMIERE UMIERE Alleluia! minar Siamo finalmente riusciti a mandar uto per ter contributo terminar minaree mandaree l’ultimo contrib l’opera della Cité de la Lumièr e! Lumière! Con gli ultimi 2500 euro inviati, abbiamo così completata la nostra missione iniziata nel lontano 2003. o. Il nostro contributo è stato complessivamente di 72.504 eur euro Ora attendiamo le foto delle case e delle diverse strutture realizzate e speriamo di vederle arricchite da tanti visetti sorridenti. Ve ne regaleremo qualcuna nel sito della Città sul Monte e nelle pagine dei prossimi numeri del nostro giornalino. Dobbiamo anche ricordare Padre Giovanni Gobbi che ci aiutò in un momento di difficoltà e che è mancato lo scorso novembre. Mentre riconoscenti preghiamo per lui, gli chiediamo che protegga dalRaccolta fondi per il Togo l’alto questa opera educativa. E, con lui e come lui, Totale precedente anche noi possiamo ancora, con la nostra preghiera, offerte euro 72.089 aiutare nella loro formazione i ragazzi togolesi, dopo averli aiutati nella costruzione dei muri della loro Partecipanti alle "Quattro giorni Cité. 215 invernali" Cercheremo di essere presenti alla inaugurazioPartecipanti al ritiro "1525" ne ufficiale, o di far loro visita in qualcuna delle fu50 di novembre ture sei giorni che organizzeranno. 150 F. B. per Serena Un ggrazie razie riconoscente riconoscente,, di cuor cuoree, a tutti quanti hanno contrib uito ad accender UMIÈRE DE contribuito accenderee la LLUMIÈRE euro 72.504 L A CITÉ! Totale finale 3 Giorg etti Giorgetti pag. 12 l’incoscienza quando devono fare delle scelte importanti (scelte sempre provvisorie, mai definitive); sguazzano entro un sincretismo etico che ha come effetto un metro di valutazione basato su un esteriore politicamente corretto spesso senza radici e motivazioni. Terzo scenario: indi vidualità estranea individualità Il percorso che parte dall’istante e che passa attraverso la liquidità personale e sociale sfocia in un’idea tutta particolare di individuo che alimenta (e spesso nasconde) un disagio profondissimo di motivazione esistenziale: l’individuo estraneo. L’indizio più sconfortante di questa mentalità è l’idea di spazio collettivo che è venuta maturando pian piano nell’ultimo scorcio del secolo scorso. Quando all’idea uttura di comunità sociale si è sostituita l’idea di str struttura sociale (così delineata da Postman) ecco che lo spazio collettivo è passato da spazio di tutti a spazio di nessuno. Vince la struttura sull’individuo, quindi la struttura gestisca ciò che è di tutti. Il pericolo insito in questa visione è la deresponsabilizzazione, perché si delega sempre ad altri il potere di agire sulle azioni necessarie per la conservazione dell’equilibrio sociale. Se io vedo qualcuno che distrugge un segnale stradale, penso che sia la polizia che debba intervenire. La pulizia di un luogo pubblico è delegata agli spazzini (o agli operatori scolastici nella scuola) perché quello è il loro compito. L’individuo si chiude sempre di più entro un’idea del proprio agire sociale che funziona più o meno così: è sufficiente cche he io non faccia nulla di male esto male,, il rresto mi è estraneo. Ma vivere in comunità non è questo. Vivere in comunità significa curarsi degli altri nel bene e nel male. Quando qualcuno assume un atteggiamento sbagliato il responsabile non è mai solo l’individuo che sbaglia. Il riflesso di questa azione negativa ricade su tutto il tessuto sociale. I nostri ragazzi, intrisi di questa mentalità, tendono dunque a fuggire tutto ciò che è ‘collettivo’ perché hanno l’angoscia di non poterlo controllare: rifiutano l’elaborazione comune dei concetti, non riescono più a lavorare insieme per raggiungere un risultato e faticano a stabilire e a sviluppare relazioni durature. Tendono all’egocentrismo e a scaricare sugli altri la causa di ogni negatività. Provocano un aumento quasi insostenibile di aggressività nei contesti sociali che, nel migliore dei casi si risolve in un ipercinetismo frenetico; nel peggiore, in un bullismo cogente e mortificante. Educazione ed educatori In questo contesto è ancora possibile allora educare? Lo è più che mai. Anzi vorrei dire che è indispensabile, urgente, irrinunciabile educare. Anche perché 2 dietro queste negatività ci sono, (spesso celate e non comprese) moltissime istanze positive che contraddistinguono i nostri ragazzi. Varcata appena la soglia della recita stanca di ruoli prefigurati (e questo è l’aspetto più complesso dell’opera educativa, quello di aiutare i ragazzi a varcare tale soglia) ecco apparire il desiderio ardente di mettersi in gioco, di provarsi, di cambiare le cose, di essere più veri: tutti elementi che appartengono all’autenticità del crescere e che sono ancora ben presenti sotto le ceneri di una generazione scottata dall’illusione dell’onnipotenza consumistica. Si intravede dunque un percorso educativo delinearsi tra queste luci ed ombre che parte dalla concezione originaria della parola e-ducere: tirare qualcuno (qualcosa) fuori da una realtà che è tutta implosa in un vortice autotrofo fatto di solitudine e disorientamento. Educare contenendo anzitutto. Una delle domande che (tra le righe) emergono più spesso dai ragazzi è la necessità di paletti, di soglie da non oltrepassare. Il contenimento implica naturalmente la lotta, ma i no forti e chiari sono indispensabili per crescere. ospetti va pr ogettuale posEducare per dare una pr prospetti ospettiv pro sibilmente condivisa e discussa con altri. Educare per disintossicar disintossicaree dal politicamente corretto che spesso è menzogna piena di ipocrisia. Questa generazione chiede verità perché molti raccontano fandonie spacciandole per tolleranza, per apertura e per superiorità etica. intelli genza Infine educare all’intelli intellig enza: i nostri ragazzi sono intelligenti (anche se diversi da noi) e chiedono intelligenza: troppo spesso viene offerta loro stupidità concentrata. Tutto questo va fatto con passione e amore: i ragazzi ne hanno bisogno perché vogliono poter interagire pag. 11 (continua a pa g.12) pag 1 Alberto Arato è un vecchio amico ed è il papà di tre ragazzi che frequentano la Città sul Monte. Professore di lettere nella scuola media e studioso di problemi educativi, ci regala un po’ della sua esperienza in questo articolo che è anche la sintesi delle proposte fatte ai pentecucia nel ritiro di preparazione al loro prossimo servizio estivo. Non spaventino il lettore alcune espressioni impegnative, definite “paroloni” dalla sua primogenita, figlia d’arte e dunque anche lei pentecucia. Alberto è carico di una tale passione per i ragazzi da render tutto molto comprensibile e soprattutto arricchente. Leggere con calma per convincersene! I ragazzi istantanei Immersi in una solitudine che assomiglia sempre di più al solipsismo; vellicati da una cultura che pencola pericolosamente verso il nulla inteso come superficialità assoluta e appiattimento sul qui ed ora, senza profondità storica o interiorizzazione; liquidi come i modelli che ammirano, dalle veline agli “amici” di defilippiana sembianza; sedotti dall’illusione di una cultura deresponsabilizzata (deresponsabilizzante?) e individualistica; quale ritratto possiamo dare dei ragazzi che incontriamo in classe, in oratorio (quando ci vanno) o nei gruppi che a vario titolo li aggregano ancora? E soprattutto in che cosa possiamo loro essere d’aiuto in quanto educatori? Quali richieste ci fanno e come possiamo noi soddisfarle? Gli scenari A me sembra che con tutti i distinguo del caso e senza troppe generalizzazioni, le caratteristiche dei ragazzi di oggi si raccolgano intorno a tre scenari di tendenza di cui bisogna tenere conto per progettare itinerari formativi che abbiano qualche speranza di efficacia. Primo scenario: istantaneità L’istantaneità è la caratteristica dominante di una buona parte dei nostri ragazzi. È una sorta di presenza che limita la coscienza all’attimo stesso della percezione. Io sono qui ed ora: tutto quello che viene prima e tutto quello che viene dopo mi sono estranei. L’istante che si vive è l’unico momento determinante esperibile. Il passato non conta, il futuro è troppo lontano e incerto, il presente è noioso e ancora troppo lungo. L’istantaneità dura lo spazio di uno spot pubblicitario (30 secondi circa) e viene riempita di emozioni subitanee, forti e repentine. Quando la tensione viene meno, parte la fuga e la testa se ne va. Moltissimi ragazzi sono dunque perennemente assenti, estranei, distanti: si risvegliano per 30 secondi appunto, quando c’è qualcosa che li cattura e li affascina, poi ripiombano in uno spazio neutro che riempiono di virtualità: i-pod (colonna sonora virtuale); videogioco (esperienza di formazione virtuale); Messenger (esperienza di comunicazione virtuale) e via così. Entro questo spazio affogano la mente che emerge, intelligente, per 30 secondi di quando in quando: intuizioni brillanti, ma niente più che intuizioni; flash su strutture di conoscenza amplissime (inerti, per lo più) ma paurosamente disordinate; valutazioni etiche molto ipertestuali, quindi sincretistiche e concilianti, dove l’eterarchia valoriale tende a mettere ogni cosa sullo stesso piano per evitare di assegnare priorità che non possono e non devono essere assegnate. Secondo scenario: liquidità Sulla scia di una visione del mondo e della vita così appiattita, il secondo scenario che definisce meglio le personalità giovanili odierne è appunto quello della liquidità secondo la celebre definizione datane da Zygmunt Bauman. La tesi di Bauman è che la trasformazione degli individui da produttori a consumatori, (il fenomeno sociale più evidente che ha caratterizzato gli ultimi decenni della nostra epoca), genera uno smantellamento dell’individuo in quanto espressione ‘personale’. In altre parole la necessità di doversi adattare costantemente alle attitudini di un gruppo ‘umanità’ sempre più vasto che funziona con le stesse leggi dappertutto (orientamento globale al consumo, divenire carne da consumo) estrania l’uomo e costruisce in lui un sistema di credenze e di conoscenza simile a un liquido che si adatta perfettamente al contenitore che lo capisce. I nostri tecnoager assumono le coloriture etiche che passano surrettiziamente attraverso gli atteggiamenti posti in bella evidenza sulla scena mediatica, interiorizzano acriticamente un rapportarsi sociale basato su un’aggressività rabbiosa, tutta tesa al primato senza sforzo; accettano una liquidità progettuale personale che rasenta pag. 10 LA CITTA' SUL MONTE CALENDARIO ESTATE 2009 12 -18 giugno: prima e seconda media 19 -25 giugno: prima e seconda media 26 giugno -2 luglio: prima e seconda sup. 3 - 9 luglio: terza media 10 - 16 luglio: prima, seconda e terza media 17 - 23 luglio: prima, seconda e terza sup. 24 - 30 luglio: quarta e quinta sup., 20-25enni pag. 9 Ti sei riconosciuto in queste ffoto? oto? No? La pr ossima prossima volta tocc herà a te! toccherà pag. 8 IL SEGRETO DELLA FRATERNITA' Il pomeriggio del 7 marzo, non appena arrivata a Crissolo, ho pensato: “Finalmente, di nuovo qua!” In giro c’erano facce conosciute, ma anche molte nuove. Nonostante le tante assenze, noi ragazzi lassù eravamo numerosi. Ci hanno divisi in biennio, triennio e over 19, per farci riflettere e discutere su un tema tanto importante quanto difficile: il segreto per vivere insieme la nostra vita in comunità. Qualcuno potrebbe pensare che noi viviamo singolarmente, che la comunità è una realtà estranea e lontana. Si sbaglia. Ognuno di noi, che se ne renda conto o meno, fa parte di piccole e grandi comunità, a partire dalla famiglia, dalla scuola, dall’oratorio. Non tutti, però, si trovano bene dove stanno e succede spesso che ci siano attriti. Che fare, allora? Due cose sono fondamentali. La prima è essere se stessi, senza indossare maschere o trasformarsi solo per piacere agli altri. Certo, abbiamo dei limiti, e se vogliamo alcuni possiamo superarli e migliorarli, sia da soli, sia partendo dai consigli e dalle critiche: anche in una parola maligna pronunciata da chi ci ha in antipatia si cela un fondo di verità. La seconda è accettare gli altri per quello che sono, non per quello che vorremmo che fossero: non si devono forzare a cambiare per soddisfare i nostri desideri. Tuttavia, pur senza imporre la propria volontà, non bisogna rimanere passivi aspettando che siano gli altri a fare il lavoro al posto nostro. Nessuno può rimanere a guardare, né per sua scelta né rimanendo escluso, ma tutti devono mettersi in gioco, con pazienza, fiducia, capacità di perdonare e di operare per il bene, non solo il proprio, ma anche e soprattutto quello comune. È difficile farlo, ma il vivere in una comunità riguarda noi in prima persona, e se non ci sforziamo noi, chi ci aspettiamo che ci sostituisca? Domenica pomeriggio, dopo aver rivisto amici di vecchia data, aver conosciuto persone nuove, aver avuto incontri inaspettati, siamo ritornati alle nostre case. Qualcuno, io per prima, sarebbe voluto restare ancora in quel luogo “magico” dove vivere in comunità è più semplice. Tuttavia, a noi tocca vivere in un luogo e in tempo determinati, ed è lì che dobbiamo cercare di operare al meglio. Ma abbiamo una carta vincente: possiamo portare lo spirito della Città sul Monte a casa con noi, in modo da renderne partecipi la maggior parte delle persone. Non dobbiamo custodire gelosamente il “segreto” del vivere la fraternità; al contrario, dobbiamo diffonderlo nella grande comunità di cui facciamo parte, quella dei figli di Dio, il Padre che ci ama e ci insegna che siamo tutti fratelli, senza alcuna distinzione. Non è detto che quello che diremo coglierà il cuore di tutti. Molti, anzi, ci guarderanno con indifferenza o ci derideranno, ma non possiamo arrenderci solo per questo, perché per qualcun altro - e speriamo che siano in tanti - sarà proprio la nostra parola a fare la differenza. Chiara di Rubiana pag. 7 OGNI PERSONA E' UN DONO I giornali, la TV, internet, non sembrano fare al giorno d’oggi un bel ritratto dei giovani in genere, e, soprattutto, del loro modo di stare insieme. Moltissimi sono gli episodi che i mass media ci raccontano sui cosiddetti “episodi di bullismo” e su passatempi giovanili che sembrano sempre di più mettere in dubbio il rispetto che i giovani provano nei confronti degli altri ma anche di loro stessi. Sono capaci di rispettare chi sta loro accanto, giovani o adulti che siano? Possono divertirsi tenendo gli altri in giusta considerazione o l’unica maniera è sbeffeggiare, usare la violenza, “sballarsi”? Sono capaci di volersi bene, di stare insieme, crescendo in gruppi di amici che sappiano divertirsi ma anche riflettere sulla loro amicizia? Abbiamo cercato di rispondere a queste importanti domande nel ritiro di quaresima svoltosi il 7 e l’8 marzo “lassù sul colle”. “Il Segreto della fraternità”: questo il titolo di una proposta che, come al solito, abbiamo adeguato alle diverse età. Il biennio ha parlato di amicizia, domandandosi chi è il vero amico e che tipo di amici sono loro. Ma soprattutto abbiamo cercato di confrontare gli episodi dell’attualità con il vangelo. Il rapporto di Gesù con i dodici apostoli è sicuramente una delle più belle dimostrazioni della sua umanità. Gesù ha costruito con il suo “gruppo” una relazione di sincero affetto ma al tempo stesso di grande libertà, disponibile alla condivisione ma anche alla critica. Gli apostoli sono stati capaci di tragici errori, perfino di tradimenti, e in cambio non hanno avuto giudizi o allontanamenti ma solo perdono. Forse è proprio la parola “dono” la più adeguata a definire il rapporto tra persone che cercano di essere amiche tra di loro: condividono del tempo, dei sentimenti, delle esperienze, perché vogliono donarsi gli uni gli altri qualcosa, perché cercano di essere sostegno, felicità, confidenza reciproca. Alla scuola di chi “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio” possiamo imparare ad amare liberamente e gratuitamente, come veri amici. Quanto sembra lontana questa logica da quella dell’attualità: la distanza sembra incolmabile. Tuttavia ci sentiamo di incoraggiarci a vicenda e soprattutto di fare un’iniezione di fiducia a tutti i giovani “in ascolto”: far parte di un gruppo che cerca di volersi bene in maniera sincera e “sensata” è possibile, alla portata di tutti. La vita reale ci insegna che si possono avere amici sinceri se tra questi ce n’è uno in particolare: Gesù Cristo. Questo è l’insegnamento del vangelo ma anche l’insegnamento di quella ventina di ragazzi del biennio che ha partecipato al ritiro. È stato bello condividere con loro un pezzo di cammino, soprattutto perché si percepiva voglia, serietà, entusiasmo nell’interrogarsi e nel riflettere insieme. Sicuramente “il segreto della fraternità” non è un tesoro nascosto chissà dove, ma risiede nel cuore di chi si dona agli altri mettendosi in discussione e accettando di stare al gioco dell’amore. pag. 6 Cristian c’era? “Ovvio! don Nino non poteva mica mancare… ci ha fatto cantare e riflettere come al suo solito!” Bene, bene… allora salutacelo e a presto! bprzzrz Cari amici, per oggi è tutto! Abbiamo scoperto un sacco di cose, e siete tutti invitati a prenderne parte, a cominciare dai prossimi incontri! Nelle nostre parroc- chie è bello vivere la comunità, ma lo è ancor di più condividere le nostre esperienze con nuovi amici, con e per Gesù! È Lui stesso ad invitarci! Dalla cabina di regia mi dicono di concludere! Ciao a tutti, e ricordatevi: “raDIO C.S.M.”!! Sara e Giulia “ALLA RICERCA DI……” “... Ma cche he cosa c’è di di ver so quassù? De vo capidiv erso Dev r e…” pensa tra sé e sé il ragazzetto di prima media, il primo giorno di esperienza a Crissolo. “… Ora lo per derò… non riuscirò più a ri vederlo perderò… riv ederlo,, abita tr oppo lontano… il mio amor troppo amoree si frantumerà… ohi ohi ohi…” pensa la bella fanciulla, camminando lungo la strada che porta ai pullman, ultimo giorno di campo a Crissolo. “… Ma FFilippo ilippo cella ci saranilippo,, Luca, Chiara, Mar Marcella no? LL’anno ’anno scor so mi aav vevano pr omesso cche he sar ebbescorso promesso sarebbero vvenuti enuti anc he quest ’anno… mah, speriamo…” anche quest’anno… pensa la ragazzina di seconda media mentre sale faticosamente i gradini che portano alla Casa della Città sul Monte. “… Non ce la posso far nar faree a tor tornar naree a casa… Qui è tutto più facile staree bene facile,, più bello… non riuscirò a star così anc he a casa…” anche pensa il ragazzotto di terza media scendendo con la valigia al pullman. “… Non ho dato il massimo… Questi ra gazzi merag rita vano di più… Manna ggia a me!” Mannaggia ritav pensa il pent che cammina, aiutando una ragazzetta a trascinare il suo trolley da 20 chili. Se si potessero scrivere sulle nuvole del cielo di Crissolo tutti i pensieri che passano nella testa delle migliaia di ragazzi e ragazze che vengono alla Città sul Monte… beh, ci sarebbe da divertirsi davvero!! Quante speranze, quante amicizie e delusioni e riscoperte! Quante cose buone! Alla Città sul Monte si va e si torna per mille motivi: c’è chi è alla ricerca di amici o di una ragazza/o, chi vuole svagarsi e fare casino con gli amici di sempre, chi vuole ritrovare sé stesso e capire ciò che vuole davvero fare nel suo futuro…E c’è chi non trova subito ciò che cerca e ci ritorna e magari passa un po’ di tempo ed una parola detta da un prete o un pent riesce a far chiarezza nel suo cuore e… via! Si riparte! Ancora con più grinta! Alla ricerca! Alla ricerca di Dio. È Lui la risposta ai nostri desideri, alle nostre domande, ai nostri dubbi. Alla Città sul Monte, c’è poco da fare, si respira Dio. Forse è questo che rende più semplice fare amicizia, volersi bene, stare e vivere bene, assaporando il profondo valore delle tre A (ricordate?): ALLEGRIA, AMICIZIA, ANIMA. Ed è forse per questo che, quando si torna a casa, sembra così complicato ritrovare le preghiere e la forza di lassù e trasmettere a chi ci sta accanto ciò che abbiamo riscoperto dentro noi stessi. E allora … che aspetti!! Ragazzetto di prima, seconda o terza media, vieni a “ricaricarti” al tuo turno estivo su a Crissolo! E magari porta anche un nuovo amico con te! Guarda bene le date e prenotati!! Ti aspettiamo con mille giochi e avventure nuove, tanto entusiasmo e voglia di condividere insieme tutte le gioie e le paure di questo pezzo così importante della tua vita! Giulia pag. 5 GIAVENO: "raDIO C.S.M." Bzzprtz Buon giorno! Chiediamo scusa per l’interferenza…ora ci sentite bene? Vi parliamo dagli studi di “raDIO C.S.M.”, l’emittente radiofonica della “Città sul Monte” bprzzrz Cercheremo, interferenze permettendo, di contattare i nostri inviati da Giaveno per la Giornata Medie. Intanto vi ricordo che potete chiamarci in diretta, per intervenire nella trasmissione. Il numero è 6163! Ecco, se non sbaglio abbiamo in collegamento la nostra inviata che si trova in oratorio… Sara?! Mi senti? bprzzrz Cosa ci dici? “Mi trovo in cortile e stiamo concludendo la giornata con l’estrazione finale dei premi per due fortunelli, un ragazzo ed una ragazza… Ma questa è solo la fine, in realtà la giornata si è aperta con l’invasione del cortile da parte di più di 100, e dico 100 ragazzi provenienti da tutto il Piemonte che nonostante bprzzrz il brutto tempo hanno avuto il coraggio di imbattersi in quest’avventura.” Brutto tempo?! Chissà che seccatura… vi ha creato particolari problemi? bprzzrz “A dir la verità per la mattinata no, perché era prevista una novità: infatti la Messa è stata celebrata nella chiesa parrocchiale di Giaveno insieme a tutta la comunità. Abbiamo qui una nonnina che era presente; signora ci dica com’è andata” “Oh, è stato così bello vedere tutti quei giovani nei primi banchi! Era da tanto tempo che a Messa ci dicevano che i nostri ragazzi andavano alla “Città sul Monte”, e adesso vederli tutti qua è stato molto emozionante… e poi sono stati così composti ed educati che anche il parroco gli ha fatto i complimenti!” “Molto bene… grazie tante signora! Buona domenica!” “Grassie, arvedse!” bprzzrz Sara, se ci senti ancora siamo curiosi di sapere come è proseguita la giornata , dicci dicci! “Dopo aver pranzato allegramente tutti insieme c’è stata la scenetta … abbiamo qui un ragazzo che ci può dire com’è andata, prego Andrea, racconta ai nostri ascoltatori quello che avete visto!” “Sì, la scenetta riguardava la storia di Giuseppe, un figlio di Giacobbe, che aveva il dono di saper interpretare i sogni. Era tanto amato da suo papà che i suoi fratelli lo odiavano… così l’hanno venduto ad un mercante di schiavi che l’ha rivenduto in Egitto … dopo diversi casini però è riuscito a diventare il vice faraone perché è stato l’unico ad aver capito un importante sogno che il faraone aveva fatto… insomma, salva l’Egitto dalla carestia e quando i suoi fratelli arrivano in Egitto per non morire di fame lui… li accoglie e li perdona!!! Quei personaggi vestiti un po’ strani e… poco “fashion” ci hanno parlato soprattutto di invidia, malizia, provvidenza e perdono immacolato, no aspetta… imma...imme… ah immeritato!!! La cosa più bella è stata che tutte queste cose le abbiamo ritrovate anche in noi” bprzzrz E poi è finito tutto lì? “No,no… ne abbiamo parlato ancora tra di noi in un lavoro a gruppi… faticoso ma interessante!” Ok! Grazie Andrea per il tuo contributo…torniamo da Sara; e dal punto di vista degli animatori? “… Idem: faticoso ma interessante, in fondo non è stata un’attività di crescita solo per i ragazzi ma anche per noi!” Wow…non l’avrei mai detto! E poi?! Saluti e baci? “No, no, aspetta un attimo, e i giochi del pomeriggio dove li mettiamo??? bprzzrz Pure i giochi?! “Eh certo, nonostante il brutto tempo… e stand per stand abbiamo accompagnato il nostro nuovo amico Giuseppe da una Sfinge troppo seria, ad una mummia un po’ “corposa”, passando attraverso campi di grano e sogni intrecciati… il tutto sul dorso di una mucca… Hai visto che roba?!” E tutto questo in un solo giorno?! Chissà ai campi allora quante cose si imparano!!! bprzzrz Ok Sara, grazie per il collegamento, ora devo chiudere perché ho un altro programma che mi attende… ah no, aspetta… e quel simpatico nonnetto, spelacchiato come la sua cornacchia , pag. 4 UN DIALOGO "NELLA CARNE VIVA" Contrariamente aag gli idoli, che “hanno bocca e non parlano” (Sal 115,5), il nostro Dio è un Dio che parla. Così lo descrivono gli Autori sacri, quando dicono oracolo del Signore, e anche noi ogni volta che, dopo aver letto o ascoltato una pagina della Bibbia, proclamiamo: Parola di Dio o Parola del Signore. Dio parla, ma come, cosa significa? Quando un semita afferma che Dio parla non lo dice nel senso restrittivo del termine con cui lo diciamo noi. Mentre in molte lingue la parola si riduce ad una locuzione verbale, per il semita il termine dabar, che normalmente traduciamo con parola, è molto più ricco, poiché indica allo stesso tempo parola e fatto o avvenimento. La parola di Dio è pertanto un messaggio, un atto, un segno. In essa è Dio stesso che si rivela con “eventi e parole intimamente connessi” (DV 2). Il nostr o Dio è quindi un Dio che si rivela e si nostro consegna in ciò che dice e fa: Dio dice ciò che fa e fa quello che dice. La sua parola, che nasce dal suo amore per ciascuno dei suoi figli è quindi dialogo, alleanza d’amore, manifestazione del dono di sé, in quanto espressione di un amore che crea amando e amando dà la propria vita. Questa rivelazione di Dio al mondo per mezzo della Parola non ha come scopo quello di informare l’uomo sul fatto che Dio è amore, ma di realizzare nell’amore l’unione tra l’uomo e Dio. Ecco quindi che “leggere la Parola” diventa (come si diceva la volta scorsa) un incontro, un’esperienza personale di Dio e con Dio. Così la par ola di Dio parola Dio,, nell’incontro tra Dio che agisce e l’uomo che, ispirato dallo Spirito del Signore, legge e interpreta un dato avvenimento, ci porterà per mano a Cristo, il Verbo della vita, che pose la sua dimora in mezzo a noi. Questa Parola in cui Dio si rivela e si consegna, si manifesta e si nasconde, porta, infatti, in se stessa l’annuncio dell’Unto di Dio, del Messia Gesù. Egli ci parla in di Suor Emma tutta la Scrittura e di Lui parla tutta la Scrittura, Parola di Dio, perché scritta per ispirazione dello Spirito Santo. Gesù Cristo erbo fatto car ne Cristo,, il V Verbo carne ne,, è la parola che esisteva fin dal principio ed era unita a Dio e che, “quando venne la pienezza del tempo” (Gal 4,4), dal grembo di Maria “ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità” (San Francesco). Nell’incarnazione il “Verbo del Padre” si fa uomo, l’uomo Gesù Cristo: il nostro Dio si fa dialogo nella carne viva. L’abbondante Par ola dell’Antico Testamento, si Parola abbrevia ora in Gesù Cristo, che diventa, nello stesso tempo, mediatore e pienezza di tutta la rivelazione. Di lui scrisse Mosè (Gv 5,46-47) e se “la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo” (Gv 1,17). In questo modo Gesù Cristo si può dire essere il cuore della parola di Dio, il Vangelo di Dio per ciascuno di noi (Mc 1,1) e tutti siamo chiamati nell’incarnare la Parola a diventare figli. Come Gesù e in Gesù, rispondiamo a Dio quando, dopo averlo ascoltato, gli restituiamo la parola che lui stesso ci ha consegnato attraverso la nostra vita. Se pregare è fare esperienza dell’incontro con il Signore, la Sacra Scrittura è tutta una storia di incontri. In essa non solo incontriamo dei bei modelli di preghiera, come i salmi, i cantici, o la preghiera di Gesù, ma essa stessa diventa tutta preghiera quando, dopo aver ascoltato o letto la Parola, ci lasciamo coinvolgere da quei sentimenti che il testo ci suggerisce e suscita in noi, mutandosi in lode, ringraziamento, supplica, fiducia, pentimento, benedizione. Dice va sant ’Ag ostino: “Se il testo è preghiera, Dicev sant’Ag ’Agostino: pregate; se è gemito, gemete; se è riconoscenza, siate nella gioia; se è un testo di speranza, sperate; se esprime timore, temete”. La preghiera sarà così un grido che sgorga dal profondo del cuore che ha fatto spazio alla parola e si è lasciato “fecondare” da essa. "Solo Dio parla bene a Dio" affermava Pascal. La Parola di Dio ci dona di trasformare in preghiera tutte le realtà che riempiono la nostra vita, ci dona di lasciarle fecondare dal suo Spirito, perché anche la nostra vita sia “parola fatta carne”. pag. 3 “UN BEL TACER NON FU MAI SCRITTO!” È pr oprio vver er o: quando invecchi affiorano nella proprio ero tua mente i ricordi della prima infanzia, gli estremi si toccano, il nipote rimpiange il nonno e questi lascia un segno profondo in quello. Succede a tutti. Capita anche, come vedete, al… nipote NonNino che ricorda con allegra nostalgia nonno Gaspare, detto Gambasecca per la sua asciutta e agile magrezza. “Un bel tacer non fu mai scritto!”: era una frequente espressione che correva sulle sue labbra, come quella già citata nel precedente numero del nostro giornalino (la ricordate ancora?). “Un bel tacer…”. Dunque, il silenzio è bello. Davvero? Pare di sì. Piace anche a Dio. “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, la tua parola onnipotente dal cielo si lanciò in mezzo alla terra” recita il libro della Sapienza in una frase proposta nel tempo di Natale. Maria, la mamma, taceva e meditava. Giuseppe, lo sposo, taceva e lavorava: i vangeli non riportano neppure una delle sue parole. Anche Gesù, Parola di Dio e gran predicatore, cercava, soprattutto di notte, abbondanti spazi di silenzio. Ci sono “la vori” cche he fa voriscono il silenzio: il “lav fav pastore che accompagna il gregge sui monti solitari, il contadino che ara e semina nella ridente campagna, l’artista che dipinge la sua tela, la mamma che rammenda le calze al figlio sportivo, la guida alpina che precede gli scalatori verso le vette… Dovrebbe essere così anche per lo studente che impara e memorizza ciò che legge, per l’educatore che prega per i suoi animati, per il prete che medita la Parola per donarla agli altri… “Le par ole sono so vente ffonte onte di malintesi” parole sov confidava la volpe al Piccolo Principe alla ricerca dei segreti dell’amicizia nel celebre racconto di Saint Éxupery. E i rumori, travestiti a volte da musica violenta, possono es- sere un tradimento della vita e dell’amore genuino. “…non ffu u mai scritto”. Ciò significa che ai tempi di nonno Gaspare pochi sapevano gustare e vivere la bellezza del silenzio. Ma noi vogliamo rovesciare la tendenza, vogliamo scrivere la bellezza del silenzio nella nostra vita. Vogliamo, insomma, abbellire il mondo nel quale viviamo. Una “sei gior ni” a Crissolo potrebbe essere l’an“seigior giorni” tidoto alle malefatte del fracasso nel quale siamo sovente immersi, fuori e dentro di noi stessi. Com’è bello, nelle mattinate di ritiro o negli spazi dedicati alla riflessione, vedere cento ragazzi meditare sulle cose appena ascoltate, confrontandole magari con una pagina di Vangelo, nel silenzio della casa e della montagna. Chi arrivasse all’improvviso non crederebbe ai suoi occhi! Datti da far epara la tua “sei gior ni”. Le faree, pr prepara “seigior giorni”. cose che contano non possono essere improvvisate. Sei già stato lassù? Ripesca le tracce delle “seigiorni” degli scorsi anni e fanne oggetto di riflessione e di preghiera. Ritrova un libretto di meditazione e rileggilo. Controlla sul calendario da tavolo la Parola di Dio del giorno e leggila. Chiacchiera con Dio di quello che speri ti succederà lassù… Ver rai per la prima vvolta? olta? Raccogli notizie daerrai gli amici che ci sono già stati. Prova a stare per dieci minuti, in silenzio, davanti ad una pagina di Vangelo. Contempla, da solo, una cosa bella per qualche minuto: un paesaggio, un fiore, un’opera d’arte… E quando salirai alla Città sul Monte Monte,, non dimenticarti di consegnare all’autore di questo articoletto un foglio sul quale avrai scritto una delle frasi celebri del tuo nonno preferito! A presto, allora. Non-Nino pag. 2 www .lacittasulmonte .it www.lacittasulmonte .lacittasulmonte.it Anno XIX n.3 Aprile 2009 LA CITTA' SUL MONTE Periodico Ass. “La Città sul Monte”Via Avigliana 7/74 10138 Torino CF97527690016 Aut. Trib. Torino n.4609 del 06/10/93 Dir. Resp.: Claudia Mondelli - SPED. IN A .P . ART.2 COMMA 20/C LEGGE 662/96 filiale di TORINO Taxe percue - Tariffa riscossa TORINO C.M.P. Avviso per il portalettere: in caso di mancato recapito, rinviare a Ufficio Poste CMP TO NORD per restituzione al mittente previo addebito preghiera della sera L’or olo gio cche he ho al polso mi dice, silenzioso, che è già mezzanotte passata. L’orologio biologico, ’orolo ologio quello automatico e silenziosissimo che mi batte dentro, mi dice che ho sonno. E' tardi, la giornata è finita, è ora di andare a dormire. E meglio andarci presto, mi dice una voce che sa di saggezza: così domattina potrò affrontare meglio la giornata di domani. Ed ecco un’altra vvoce oce oce, che sa di rimprovero: e la preghiera della sera? Non posso andare a dormire senza pregare. E mi viene nostal gia di estate nostalgia estate.. Penso alla preghiera della sera con i ragazzi della Città sul Monte. Rivedo la nostra chiesetta di Crissolo, tutta illuminata, e tutte quelle teste chine sugli sgabellini, e mi pare di accarezzarle con lo sguardo, tutte quelle teste, come nelle nostre sere d’estate, in quei momenti speciali di silenzio profondo, mentre la luce rossa di una lampada ci dice che siamo uno in più. Come è bello, come è facile, pregare così, tutti insieme. Pr Preeghiera della sera, e conclusione di una giornata. Un momento per ripensare a tutto quello che abbiamo vissuto in una giornata piena. E riflettere sempre anche un po’ su tutta la vita che stiamo vivendo, vita di ieri, di oggi e di domani: luci e ombre, chiarezze e dubbi, rimpianti e speranze, desideri e propositi, esperienze e progetti. Insieme tra di noi, e davanti a Dio. Pr Preeghiera della sera, il momento giusto per guardarci dentro, ascoltare la voce della coscienza, sentirci peccatori, perché lo siamo tutti, e chiedere perdono a Dio, con fiducia. Pr Preeghiera della sera, il momento per dire a Dio quello che non gli diciamo mai abbastanza: grazie, Signore. Grazie per tutto quello che viviamo, giorno dopo giorno, perché tutto è un tuo dono. Grazie per i momenti belli, quando il cuore canta, e grazie anche per quelli difficili, che ci fanno crescere. Pr Preeghiera della sera, il momento per sentirci fratelli, tutti figli dello stesso padre buono, che possiamo chiamare tutti insieme “padre nostro”, tenendoci per mano e tornando un po’ bambini davanti a lui. Allora questa sera vvo oglio pr preegar aree così, come in quelle sere d’estate. Tornare un po’ bambino davanti a Dio e dirgli “padre nostro”, anche se non c’è nessuno con cui tenermi per mano. E dirgli “grazie, di tutto”; e poi dirglielo ancora, sapendo che non sarà mai abbastanza. E chiedergli perdono di tutto quello che mi fa sentire in colpa per la giornata di oggi, e non solo per oggi. E ripensare e riflettere, davanti a lui, su come sta andando il cammino della mia vita. E “Padr o” alla fine lo voglio dir ad alta voce, così resisto meglio al sonno e mi sembra di “Padree nostr nostro” pregare non da solo, ma in coro: con tutti i ragazzi della Città sul Monte e con tutta la chiesa. Poi potrò andar mir andaree a dor dormir miree, per prepararmi ad affrontare al meglio la giornata di domani. Buona notte, ragazzi. Buona notte a tutti. Buona notte, Signore. Sandrin