Domenica 13 Gennaio 2013
99a Giornata Mondiale
del Migrante e del Rifugiato
Fratelli e sorelle
Fratelli e sorelle, anche quest’anno ci prepariamo a celebrare la giornata mondiale del
migrante e del rifugiato. Quest’appuntamento radunerà alcuni migranti cristiani e i fedeli
delle nostre comunità in un unica celebrazione eucaristica, per pregare insieme il Nostro Signore Gesù Cristo, Re della pace perché infondi nei nostri cuori la sete di vivere il suo vangelo come buona notizia e fonte di speranza per chiunque si ritiene cristiano. Proprio perché
siamo in una nazione profondamente cristiana, abbiamo dinnanzi a noi delle persone che,
spinti da vari motivi ad uscire dai loro paesi, aspettano da noi comprensione e solidarietà,
per poter sopravvivere sia dal punto di vista materiale sia da quello spirituale.
Per aiutarci a riflettere sul fenomeno delle migrazioni, il Santo Padre ci propone quest’anno il tema seguente: “Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza”. Una tale scelta
insiste su un aspetto ontologico di ogni uomo e in un modo particolare su quello del migrante che porta nel suo cuore i valori della fede e della speranza, da cui emana “il desiderio di
una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la disperazione di un
futuro impossibile da costruire”. Quest’aspirazione nasce “dalla profonda fiducia che Dio non
abbandona le sue creature e tale conforto rende più tollerabili le ferite dello sradicamento e
del distacco” e infonde coraggio per affrontare dei viaggi molto ardue che purtroppo, si concludono spesso in immane tragedie. Noi siamo gli strumenti di Dio per rendere effettiva questa speranza perché, considerando la sacralità della vita, “ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni luogo” (Enc. Centesimus annus, 62).
In una situazione di crisi economica, sembra eccessivo chiedere che i fedeli delle nostre
comunità acconsentano altri sacrifici per l’accoglienza di migranti in difficoltà che abitano
qui da noi. Ma è proprio nei momenti di difficoltà che è opportuno tirare fuori delle nuove
energie di fede per vivere una carità eroica che molto spesso è stata elogiata da Gesù. Il vangelo ci offre tanti esempi in tale senso. Inoltre, quando noi ci troviamo in difficoltà, la situazione è peggiore per tanti di coloro che, usciti dai loro paesi, non hanno a disposizione nessuna possibilità di lottare per una vita migliore.
Rimanendo in tema della carità che si esprime in questa giornata con la colletta di fondi per le attività che la Migrantes porta avanti a favore degli immigrati, penso in un modo
particolare ad un problema grave dei rifugiati arrivati qui da noi dalla Libia: in effetti, dalle notizie che abbiamo, pare che i centri dove sono ospitati verranno chiusi entro le fine di
quest’anno. Se alcuni di loro hanno avuto il permesso di soggiorno e quindi sono attrezzati
in qualche maniera per organizzare la loro sopravvivenza, altri invece non l’hanno avuto. Nel
caso in cui fossero chiusi i centri dove vivono, si apre per loro un’unica via: quella della clandestinità con tutte le conseguenze negative che l’accompagnano. Ed è proprio qui che il nostro buon operare cristiano può ammortizzare la gravità di un dramma già annunciata, facendo del nostro meglio per soccorrere coloro che sono nel bisogno.
Un altro aspetto dell’immigrazione nella nostra diocesi va sottolineato: la vita cristiana
di alcuni gruppi consistenti come comunità che provengono dalla stessa area culturale. Se-
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guendo le indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana, è opportuno prendere dei provvedimenti per consolidare la fede cristiana di questi gruppi offrendo a loro dove è possibile il
cappellano etnico e dei luoghi dove di volta in volta possano vivere la loro fede secondo le
usanze e i costumi dei loro paesi di provenienza. Questa richiesta non va contro l’integrazione perché questa non significa l’assimilazione, cioè la cancellazione della propria identità per
adottarne un altra.
L’integrazione significa prima di tutto la riconoscenza di un’identità diversa dalla mia
a cui mi apro per farla comunicare alla mia, accettando di fatto i valori umani e culturali che
essa porta con se, e vice versa. Questo significa che ad esempio, in campo liturgico, gli immigrati cristiani potranno partecipare alle nostre celebrazioni, e pregare con noi. Però, sarà
opportuno che in altri momenti, celebrino nella sua lingua con i canti, gesti e simboli propri
, in un modo che prima o poi , questo possa costituire una ricchezza in più nel modo di vivere delle nostre comunità. Personalmente, mi sia permesso di citare il caso dei cittadini dello
Sri Lanka. Spesso le loro liturgie iniziano e si prolungano per ore con canti e preghiere di
pietà, adorazioni, per concludersi con la festa di condivisione di un pasto. In queste celebrazioni vi partecipano delle intere famiglie con dei figlioli di cui anche quelli ancora minorenni che seguendo l’esempio dei loro genitori sostano in chiesa sia per la messa sia per l’adorazione con attenzione fino alla fine di tutta la liturgia. Aiutare questa comunità a rinforzare la sua fede non può consistere nel togliere a loro questo spazio di espressione culturale della loro vita cristiana e piegarli ad accontentarsi soltanto delle nostre celebrazioni nelle forme e nei tempi in cui vengono eseguite. Penso che con uno spirito di discernimento a lungo
termine, si può favorire che partecipino alle nostre liturgie e che nello stesso tempo, finché
ne sentiranno il bisogno, celebrino anche secondo la loro cultura. Un atteggiamento di questo genere aiuterà quelli che vorranno a mantenersi nella fede cristiana a rinforzarla e forse anche ad attirare alcuni di loro che sono indifferenti ad convertirsi nuovamente a Cristo.
Mi sembra che questa sia una sfida posta dinnanzi a noi e che dobbiamo vincere per questi
nostri fratelli che spesso tanti di loro sostano qui per lavorare per poi rientrare in Patria. Se
vi ritorneranno con una fede rinforzata, noi avremmo allora vinto questa sfida.
C O M U N I C AT O
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO
LUCCA, CHIESA DI S. MICHELE ORE 11.00
.
L’ufficio Migrantes invita tutti i cittadini
immigrati cristiani e tutti i fedeli
che lo desiderano a partecipare
D. Jean Berchmans Turikubwigenge
direttore Ufficio Diocesano Migranti
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UFFICIO
ECUMENISMO
E DIALOGO
Lucca, 8 dicembre 2012
• AI PARROCI
• A TUTTI PRESBITERI
• AI DIACONI
Caro Confratello,
come ogni anno ti invio il materiale per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Immagino la prima reazione: “tra le tante cose da fare eccone una in più!?”. Prima di
metter da parte il materiale che hai ricevuto permettimi
TRE BREVI CONSIDERAZIONI
• viviamo con gli altri cristiani. Se fino a pochi anni fa non si sapeva nulla di ortodossi e
protestanti, ora sono nelle nostre case: molte badanti appartengono alle chiese ortodosse, ma nelle nostre parrocchie sono invisibili nel senso che ignoriamo queste fraterne
presenze come se non esistessero;
• viviamo tutti in un contesto culturale che considera la fede come un fatto privato che
non deve condizionare la vita comune e questo produce una schizofrenia spirituale in
tutti: incontrarci con cristiani di altre chiese e di altri paesi arricchisce tutti del patrimonio di tutte le chiese (senza poi sentire come ci vedono altri cristiani che vengono tra
noi);
• l’urgenza del nostro tempo, dal punto di vista cristiano, è l’evangelizzazione, ma quando i cristiani tra loro sono divisi l’annuncio del vangelo è indebolito: questa è la costatazione che ha dato avvio al movimento ecumenico più di 100 anni fa e che tutti i documenti della chiesa cattolica – dal decreto conciliare all’enciclica Ut unum sint – sottolineano con forza ricordandoci che davanti all’opera di Gesù e al suo comando siamo
tutti in una condizione di peccato che inficia ogni nostra azione.
CHE FARE DUNQUE? ALCUNE PROPOSTE
• La cosa più importante per noi sarebbe aprirsi alla dimensione ecumenica della chiesa
nella consapevolezza che le divisioni hanno contrapposto e impoverito tutte le chiese
con la conseguenza che non avremo piena conoscenza del mistero cristiano fino a quando non saremo uniti (es. nella separazione occidentale i cattolici hanno insistito tanto
sul sacerdozio ordinato da perder il valore di quello battesimale e viceversa i protestanti; i protestanti hanno smarrito il senso della tradizione ma i cattolici hanno messo da parte la priorità della parola di Dio…);
• è possibile tessere relazioni ecclesiali di accoglienza (esempio un incontro durante il
tempo delle feste per scambiarsi gli auguri con tutti i presenti nelle case della parrocchia);
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• si possono invitare le famiglie che hanno in casa badanti di altre chiese a pregare insieme e si possono fornire notizie sulla loro chiesa perché possano apprezzarne la sipiritualità e la storia;
• in occasione della settimana si può anche invitare cristiani di altre chiese a pregare,
magari invitandoli alla messa domenicale per evidenziare ciò che ci unisce nella fede
(meglio ancora se si prepara insieme un momento di preghiera;
• aiutare i cristiani ortodossi (la maggioranza appartengono a questa chiesa) a prendere
contatto – qualora non lo avessero fatto, con la parrocchia ortodossa romena che è costituita a Lucca (e per tutta la provincia);
• si può prender contatto con i responsabili delle due grandi comunità non cattoliche (il
pastore Domenico Maselli per la comunità evangelica e p. Livio Marina per gli ortodossi) per partecipare alle loro preghiere, per invitarli a parlare nella propria comunità,
per visitare le loro chiese (nella chiesa ortodossa di v S. Anastasio in Lucca sono quasi
completati gli affreschi tipici delle chiese ortodosse);
• si può rileggere il documento conciliare Unitatis Redintegratio sull’impegno della chiesa cattolica nella ricomposizione dell’unità dei cristiani.
IL TEMA DELLA SETTIMANA DI QUEST’ANNO
Ogni anno il tema viene elaborato da un gruppo di chiese di una nazione, quest’anno è
stato preparato dalle chiese dell’India che ha scelto come testo base un passo del profeta Miche (6,6-8).
Sul libretto allegato si trovano approfondimenti e suggerimenti per la preghiera, compresi schemi per la messa quotidiana.
LE INIZIATIVE
La locandina allegata riporta le iniziative diocesane e la segnalazione delle attività delle altre chiese a cui siamo invitati a partecipare, nonché altre iniziative diffuse sul territorio
della diocesi
Non mi resta che salutarti nella consapevolezza che stiamo festeggiando colui che ha
abolito ogni separazione e ha fatto dei suoi discepoli un solo popolo nuovo: dal punto di vista
storico questa è una novità assoluta e una misisone bellissima che coinvolte la Chiesa, unita necessariamente nei suoi componenti – ad essere “ in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere
umano” (LG 1).
d. Mauro Lucchesi
delegato per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso
Materiale allegato alla lettera per i Parroci:
- manifesto nazionale
- libretto nazionale
- locandina iniziative locali
N:B: Il materiale è inviato a tutti i presbiteri e alle comunità
religiose. Chi ha bisogno di copie del manifesto o del
libretto, può chiederle in Curia, alla Segretaria.
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CURIA ARCIVESCOVILE DI LUCCA
Ufficio per il Culto Divino
Via Arcivescovato 45, 55100 Lucca
Ai Parroci
Lucca, 16. 11. 2012
Oggetto: Corso di formazione dei Ministri Ausiliari della Comunione.
mente ministre ordinarie della S. Comunione.
L’Ufficio per il Culto Divino organizza il corso di formazione dei candidati al Ministero Straordinario della
Comunione.
Le iscrizioni al corso e la documentazione richiesta controfirmata dal parroco e qui allegata devono essere consegnate in Cancelleria arcivescovile entro il 7 gennaio 2013 oppure contattare direttamente don Giusti per posta
elettronica al seguente indirizzo: [email protected]. L’inizio del corso sarà comunicato tramite Toscana Oggi.
Per evitare complicazioni organizzative, non saranno accolte persone che si presenteranno al primo incontro
del corso senza essersi iscritte nei tempi previsti.
Per chiarimenti e ulteriori informazioni resto a vostra disposizione.
d. Raffaello Giusti
Facsimile della domanda, che deve essere scritta di proprio pugno e firmata in modo leggibile dal candidato e alla quale deve essere allegato il certificato di Battesimo o l’autocertificazione riportata sotto.
A Sua Ecc. Rev. ma
Mons. Arcivescovo
Lucca
Io sottoscritto/a (per le donne, il cognome da nubile) nato/a a (scrivere il comune) residente
nella parrocchia di (nome della parrocchia), chiede liberamente e consapevolmente di servire la
propria comunità parrocchiale (se la comunità parrocchiale fosse diversa da quella di residenza,
indicare quale), mediante il Ministero Ausiliario della Comunione, per quanto riguarda la pastorale degli infermi, aiutando il Parroco in questo servizio.
Mi impegno a svolgere il detto Ministero in piena comunione con il Parroco e seguendo le
disposizioni date dall’Arcivescovo per quanto attiene le modalità e la durata del servizio.
Con l’aiuto del Signore mi impegno, altresì, a conformare la mia vita al Ministero che mi sarà affidato.
Dichiaro di non essere irretito da alcuna censura ecclesiastica; allego il certificato di Battesimo e
Cresima.
(data)
(Firma)
(controfirma del parroco)
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SCHEDA PERSONALE
(Riempire in stampatello e completamente. N.B.: Scrivere l’indirizzo postale completo ed
esatto, altrimenti eventuali comunicazioni – come accade spesso – non vengono recapitate)
Cognome
Nome
Parrocchia
Data di nascita
Stato Civile
Professione
Indirizzo (Via, n. civico,
CAP, località)
Telefono
Mail
Attività pastole/i svolta/e
Corsi di formazione
teologico-pastorali
Istituto religioso/secolare
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Numero 12 del 2012 - Arcidiocesi di Lucca