Pietro G. Beltrami
IL VANILOQUIO
[2007]
È il fondo oscuro di un passato di cui si è spenta la memoria
che preme sulla definizione di poesia, e che, nello stesso tempo, mette in moto quella acutissima e quasi dolorosa «coscienza» che il mondo poetico ha una sua particolare ragione di essere nell’universo dei prodotti letterari, che esso non può confondersi, ad esempio, con la prosa e tanto meno con il discorso
quotidiano.
Avalle
arte non è da te cantar d’Achille
Berni
Compresi che il lavoro del poeta non consisteva nella poesia,
ma nell’invenzione di ragioni perché la poesia fosse ammirevole; naturalmente, questo lavoro successivo modificava l’opera
per lui, ma non per gli altri.
Borges
Non quei, per cui sempre famosa andranne
l’alta Cartago anche ridotta in cenere,
che dalle madri abominato a Canne
rider fè Giuno, e lacrimar fè Venere...
Fantoni
oppressa gravi sub religione
Lucrezio
Più dell’oro, Bicetti, all’uomo è cara
questa del viver suo lunga speranza
Parini
...io ho la faccia da fesso,
ma sono intelligente, veramente
intelligente, capisco tutto e mi ricordo
tutto...
Peregalli
È il fantasma delle convinzioni su cui si fonda la nostra vita
quotidiana, lo stesso che dichiara che lo scopo ultimo della
vita, che è quello di conservarsi vivi, è impossibile, ma è comunque lo scopo ultimo della vita, e così grandi menti lottano
per curare le malattie perché la gente possa vivere più a lungo,
ma solo i pazzi domandano il perché. Si vive più a lungo per
poter vivere più a lungo. Senza altro scopo.
Pirsig
AGGIUNTE APOCRIFE
AI VERS DE LA MORT DI ELINANDO
1
Morte che sai essere lenta
Che scavi nelle fondamenta
Senza farne uscire un rumore
E ti scaldi alla brace spenta
Che del cadere s’alimenta
Della cenere delle ore
Che si fuma il primo motore
Mettendo in moto ciò che muore
Per prepararti la polenta
Sotto i travi del malumore
Apri un vuoto divoratore
Su cui pende chi s’addormenta
2
Morte che tocchi nel tutù
Le belle bimbe di quaggiù
Con la mano secca e dura
Tutti gli aerei che van su
Presto o tardi ritornan giù
È la legge di natura
Morte metti alla scrittura
Tu che sola sei sicura
Punto quando non ce n’è più
E riscrivi l’avventura
Con un po’ di sprezzatura
Sulla pelle di chi vuoi tu
8
3
Morte che il tempo ti fai fritto
Nella padella dell’afflitto
Che delle sue lacrime hai unta
E d’esistere hai buon diritto
Perché il mondo sarebbe fitto
Come un bus nell’ora di punta
Beffi il potere che s’impunta
A allungare la vita munta
Fin quando può di chi ha coscritto
E di ciò che alla vita spunta
Sulla tua lista fai la spunta
Accanto al termine che hai scritto
9
4
Morte che cominci per gioco
Appiccando alla miccia il fuoco
Della vita che si consuma
Ai grandi fai fare trasloco
E non tralasci chi è dappoco
Né chi fuma né chi non fuma
Mordi l’agnello come il puma
E alla colomba ardi la piuma
Quando scampani il coprifuoco
Un cappuccino con la schiuma
Ti fai con chi si sbatte e schiuma
Come con chi si scalda poco
10
IL VANILOQUIO
I
All’inizio del resto della mia vita
A questo fuso orario arriva prima
La chiusura di Tokyo sul cappuccino
Quando apre Milano ed il giorno s’avvia verso i minimi
Sono piccoli segni crepe sul muro
Madri gettano i figli dalla finestra
Tre gol abbiamo preso come polli
Uno scudetto gettato nel cesso
Cominciare un poema non so per chi
Dovrebbe essere l’ultima delle cure
Quando un uomo che vede a ciglio asciutto
Camminare i maiali sopra i classici
Madri gettare i figli nel pattume
Piange come un vitello sul suo scudetto
Quando Milano apre e il mercato pencola
Sui suoi cinque minuti di futuro
Non sarò meno piccolo di costoro
Non sarò meno cieco dei miei simili
Non verrò fuori come Enea da sotto
Le rovine col mio passato in spalla
Che s’attaccò alla vita soffrendo molto
Per dar retta ai suoi dèi bizzosi viaggiò
Attaccò briga vinse uccise i nemici
Sebbene controvoglia ma un po’ ci credeva
Lasciò il padre per via il nocchiero in mare
Lasciò anche per ordine dei suoi dèi
Una donna a Cartagine che s’uccise
Che se Annibale fosse andato a Roma
Il suo poema Enea se lo poteva scordare
II
Poiché Annibale non andò a Roma
E gli Scipioni andarono a Cartagine
(Farsi ingannare è un danno la prima volta
La seconda è stoltezza dice Catone
La terza una vergogna dunque come
Sopporteremo ancora i Cartaginesi?)
Enea rivide il padre dice il poeta
Dalle parti di Napoli se non sbaglio
E vide i morti e chi doveva nascere
Vide anche l’impero dei suoi figli
Che se Annibale fosse andato a Roma
Sarebbe andato a pezzi peggio di Troia
Che andò a pezzi comunque ma un po’ alla volta
Sebbene ancora il vecchio prete a Salionze
A puzzette nel muso trattò il barbaro
Disprezzando la vita ma gli andò bene
Che se ne andò a morire nelle sue steppe
Vide infatti un arcangelo essendo un barbaro
Alle spalle del vecchio e prese paura
E se ne tornò indietro ma da oriente
Ritorna anche di peggio quando l’indice
Della fiducia dei pulitori di parabrezza
Delle città minori e di media grandezza
Scende un paio di punti comincia Tokyo
Hong Kong dietro non c’è il tempo di piangere
Uno scudetto gettato nel cesso
Che da Milano il parco buoi si agita
Per tutta Europa finché dietro il sole
Va a cadere il mercato oltre l’Atlantico
14
III
Da occidente ad oriente verso il sole
Sullo spiedo del tempo a fuoco lento
L’effetto Anchise tira giù la cassa
Previdenziale dei commercialisti
In procinto d’unirsi dice la radio
Con la cassa dei ragionieri da oriente
A occidente sul gran mare del liquido
Che si riversa fuori dai mercati
Attaccati alla vita su carrette
Semiaffondate cadono spesso nel gorgo
Senza poeti in vista senza aldilà
Dalle parti di Napoli da occidente
Ad oriente ritornano galleggiando
Sulle onde del liquido che travolge
La diga dei mercati per qualche spiffero
Sulla fiducia dei piazzisti di pillole
Da occidente ad oriente sentendo il vento
D’un moto contrastante secondo alcuni
Il pianeta girando produce una musica
Detta armonia celeste per chi l’ascolta
Non avendo la radio l’ascoltavano
Gente umile e buona vedendo fuori
Camminare i maiali sopra i classici
Copiando Ovidio non sapendo per chi
Orazio satiro Lucano Virgilio
Come Enea tanto amò tanto sofferse
Che Didone s’uccise maledicendolo
Che se Annibale fosse andato a Roma
Non avrebbero avuto di che copiare
15
IV
Quando non eravamo ancora nati
Dice il poeta non ce ne fregò
Un accidente dei Cartaginesi
Che venivano addosso da ogni parte
Né dei morti ammazzati né della sorte
Del mondo che fu in bilico finché
Quando Annibale fu incerto
Per paura sul più bello
Gli tirarono un rigore
Con la testa del fratello
Quando saremo morti non ci farà
Nemmeno il fresco il mondo se si rivolta
Dalle viscere il mare se si mischia col cielo
Madri gettare i figli nei cassonetti
Uno scudetto gettato nel cesso
Attaccati alla vita come denti
Di cane sulla chiglia del tempo in corsa
Sulle onde del liquido che zampilla
Dalla ferita dei mercati invece
Si spaventano a un nulla corrono a vendere
Attaccato alla vita per errore
A questo fuso orario il vecchio Titone
Che vide troppa merda cadere dal cielo
Manda fuori l’amica sull’orizzonte
Con la chiusura delle borse asiatiche
E la frittata è fatta ma se guadagnano
Si spaventano a un nulla vanno dal medico
Per un colpo di tosse si raccomandano
A Dio temendo che gli sfugga la vita
16
V
Bruto e Cassio a Filippi Catone a Utica
Irridendo l’ilarità del cielo
E Marco Antonio ad Azio quando fu
Il momento di prendere la fuga
E Cleopatra in Egitto per non vedere
Acidamente sorridere Augusto
Seneca il giusto a Roma prevenendo
Lo scherno di Nerone e costui del popolo
(Quale grande artista muore con me)
E Sansone che Amore fece fesso
Per cancellare il riso dalla faccia
Dei Filistei Annibale in Bitinia
Che non andò a Roma fece ridere
Alla mia età dovrei essere forse
Attaccato alla vita come un profugo
Coi ricordi di prima del disastro
In una scatola da biscotti da oriente
A occidente respinto dalle onde
Sulla barca del tempo stretto in pugno
Il libretto annientato dall’inflazione postbellica
Senza poeti in vista senza aldilà
Dalle parti di Napoli cullando
Il proposito di tornare un giorno
Dove nulla è mai più com’era un tempo
Anatema Agostino che fu dottissimo
Sui falsi dèi bugiardi cani da zuppa
Che lasciarono scorrazzare i barbari
Non salvando le vergini dallo stupro
Non salvando le mura dal venir giù
17
VI
A Salionze un cartello dice che il barbaro
Si spaventò vedendo uno o più arcangeli
Dietro Leone che gli disse da oriente
A occidente dai secoli dei secoli
Attaccati alla vita su infinite
Pianure con le masserizie in spalla
Adorando le previsioni del tempo
Facendo strage in parte in parte nozze
E voltandosi subito a difendersi
Dall’ondata del giorno dopo scesero
Fino al Mediterraneo ed all’Atlantico
Dietro Leone che lo fece fesso
Vide arcangeli il barbaro e fuggì
Tornando al buco che produce i popoli
Che dal tempo dei tempi immemorabile
Fanno d’ozi beati e di vivande
I mercanti di buchi nelle cinture
Alla mia età dovrei essere forse
Attaccato alla vita come uno
Del ventinove giù dalla finestra
Col fissato bollato stretto in pugno
Mentre solo fra tutti saldo e stabile
Il mercato delle indulgenze non balla
Sulle onde del liquido che s’ingorga
Dentro il cesso del tempo tuttavia
Tutti gli dèi che son sotto la luna
E di là in su di queste anime in pena
Un minuto di più
Non potrebbero farne vivere una
18
VII
Dietro Leone che gli disse da un giorno
All’altro non sarà venuta giù
Quasi ancora la barriera a occidente
Che prenderanno a pattugliare a oriente
Il confine allargato con l’aiuto
Di pellirosse addestrati a sorprendere
Le infiltrazioni dei barbari e dei poveri
D’altro canto a Cassino ci sta scritto
Noi soldati polacchi abbiamo dato il corpo
All’Italia ed il cuore alla Polonia
L’anima a Dio e cosa c’è rimasto
Una croce di siepi sotto il colle
Che si vede dall’alto dell’abbazia
Con l’aiuto di pellirosse esperti
A prendere sul fatto i poveri diavoli
Saranno questi nostri nuovi fratelli
A tener chiusi i buchi del colabrodo
A Salionze da dove il Mincio scende
Fino a Governol dove cade in Po
Dietro Leone che gli disse da oriente
A occidente comprandosi un visto turistico
Attaccati alla vita su treni ed autobus
Lasciando i vecchi a scaldarsi al falò
Dei sacri testi dalle steppe centrali
Fino al Mediterraneo ed all’Atlantico
A guadagnarsi li vedremo da vivere
Reggendo il braccio ai nostri vecchi in silenzio
Dietro Leone che lo fece fesso
Vide arcangeli il barbaro e fuggì
19
VIII
Con il sole negli occhi poco sublime
Caricatura d’aquila al volante
Non vedendo figure semidivine
Minacciare miracoli nel traffico
Non vedrò chiaro con Boezio il male
Per più ragioni logiche e metafisiche
Non avere alcun tipo d’esistenza
Per carità di sé non dubitando
Dell’esistenza del bene lodando
Dal profondo del carcere del barbaro
Filosofia che gli avrà detto ladro
Nella notte non senza il favore dei giudici
S’introdurrà il governo nei conti correnti
Tassando i soldi della casa in transito
Da ricomprare il giorno dopo la vendita
Vide chiaro Boezio come non mai
Dal profondo del carcere l’armonia
Delle sfere celesti il motore immobile
Con ogni perfezione benché sordo
Benché cieco alle lacrime non essendo
Che l’universo preso così com’è
Facendo conto che sia un bene lodando
Filosofia che gli avrà detto nessuno
Insorgerà dai fanghi del diluvio
A vendicare con il ferro e col fuoco
Gente umile e buona vedendo fuori
Camminare i maiali sopra i classici
Insegnando ai bambini di nascosto
Dal direttore l’analisi logica
20
IX
In rialzo da sempre l’apertura
Del mercato delle indulgenze desta
A questo fuso orario alti prelati
Con buone nuove da occidente e da oriente
Con idoli con libri con immagini
Con visioni con sogni con profezie
E con un dente di san Pietro Orlando
Nel pomo della spada alla catena
Dell’orologio un dente di George Washington
Il suo dottore come ancora si vede
All’Accademia Medica di New York
Adorando altri astri acque spiriti
Alberi vesti chiodi voci calici
Cuius regio eius religio
I migliori passarono l’Atlantico
E nel brago affogassero i maîtres-à-penser
Con le vele dei più diversi dèi
Navigando di nuovo sopra il sangue
Spezza la schiena ai naufraghi la chiglia
Trionfalmente avanzando sulle onde
Avesse scritto almeno la Vispa Teresa
Il poeta potrebbe essere epico
Se ne avesse materia con gente piccola
Se l'aiutasse il tempo solo il tempo
Fa d'un ladro di polli un monumento
Solo il tempo ti dice se fosse meglio
Far riposare gente che ha dato molto
O tentare la sorte andando subito
All’assalto del nulla dietro le mura
21
X
L’onda lunga del pessimismo asiatico
Dice la radio batte a occidente la costa
Del mercato ma non turberà il sonno
D’un pastore di popoli né d’un mercante
D’indulgenze che è uno perciò vivano
Senza pietà crescendo e moltiplicandosi
Che su un povero essendo non granché
Il guadagno si fa sui grandi numeri
Alla mia età dovrei essere forse
Attaccato alla vita con le taniche
Ed il trapano in mano in terre vergini
E desolate non sapendo perché
Forando i tubi del petrolio saltando
Talvolta in aria alzando globi di fuoco
E colonne di fumo maleodorante
Con un po’ di pazienza moriva uguale
Catone prima o poi ma non volle attendere
E tagliò il cavo di traino del tempo
Non volendo drizzare le gambe ai cani
Non volendo discutere con Augusto
Seneca il giusto non si fece sorprendere
Che dedicò la vita a farsi scudo
Dalle risa del cielo sopra di sé
Avesse visto tutta la corte celeste
Non sarebbe tornato così in fretta
Federico da oriente ad occidente
Che s’imbarcò bersagliato da un lancio
Di trippe dalle vecchie stretto in pugno
Il borsellino con l’insegna dell’aquila
22
APPENDICE DEL VANILOQUIO
AUTOSCATTO ALL’INAUGURAZIONE
DELL’ANNO ACCADEMICO
In questa gaia confusione accademica
D’un bel novembre tra le colline toscane
Io son quello nell’angolo del salone
Che si sta abboffando con le olive ascolane
25
POESIA DI VERSI DISPARI
Una poesia di soli versi dispari
più indulgente con me stesso, pensando
a parole, soltanto a parole
clessidra a sangue segna in qualche parte
di questi giorni, inverno senza gelo
della natura s’è stancata: cadono
l’invidia se no l’ilarità
gente da poco, cani intorno all’osso
almeno Sodoma e Gomorra il fuoco
la vergine che Giove cavalcò
il bel piede marcito nella fogna
prima di noi è già stato il diluvio
prenderla ormai con molto maggior calma
in tre giorni poeti laureati
una poesia di soli versi dispari?
26
PER GIUSEPPE PRISCO
Apriremo quella porta
come una lama nel burro
Avrà un poco di conforto
il nostro vecchio cuore nerazzurro
27
IL DOTTOR MONACO
E m’è venuto in mente il dottor Monaco
Che mi disse ‘Soldato’ aprendo il cassetto
‘Tu e il tuo comandante’ era un tipo piccolo
Grigio pelato con lo sguardo mite
E mi mostrò su un foglio per trent’anni
Istoriati a colori a grandi lettere
I nomi dei comandanti passati
‘E fra due anni me ne vado anch’io
E questo è tutto’
28
UNO CHE VENDE I LEVI
Lui era uno che vendeva i Levi
E del resto non gli importava niente
Sapeva tutti i numeri a mente
E ancora dopo il colpo che non è
Più lui è sempre uno che vende i Levi
Cammina avanti e indietro lentamente
Ti guarda e pensa i numeri che ha in mente
29
VECCHIO TENTATIVO DI PESCA
Un palangar carico di carumboli
con un paio di stelle marine,
perché la pesca è di chi la sa fare,
ma l’alba in mare fu ben nostra: alla fine
ce lo disse balzando a prua
dritto in cielo il delfino.
30
IN VACANZA ALLE ISOLE BOFROST
Ti porterò con me in mari lontani
Dove pesci dai nomi strani
Che esistono soltanto surgelati
Guizzano in acqua già impanati
31
IL MARINAIO VECCHIO
per Nino Sigovich
Il vento spazzò via le barche in gara
Ma il marinaio vecchio si ridossò
E rimase a fumare per un po’
Mentre lo si cercava in mezzo al mare
Anche ora che il vento lo strappò
Agli amici da un giorno all’altro li aspetta
Il marinaio vecchio nel suo ridosso
Fumando in allegria una sigaretta
32
IL BIG BANG
‘Perché mi sono separata
Per colpa grave’ disse una signora
Non seppi mai che altro perché l’onda
Degli acquisti mi spinse su un’altra sponda
Ruminando davanti ai peperoni
Qualche pensiero ozioso come
In che cosa la teoria del Big Bang
Si distingue da quella della Creazione
Veramente? In realtà mi mancavi
E com’erano in folle i miei pensieri
Non trasmettendo alcun moto alle ruote
Facevano una vana turbolenza
Nella mia mente un sacco di rumore
Per coprire il silenzio della tua assenza
33
PER UN VECCHISSIMO CONCERTO DI GIOVENTÙ MUSICALE
Un pomeriggio a Bergamo ricordo
A un concerto di Gioventù Musicale
Due scazzottavano un pianoforte
Che non gli aveva fatto alcun male
Lui che era soltanto uno strumento
Com’è l’uomo nelle mani di Dio
Rispondeva bum crash pio pio
Aggiungendo qualche lamento
E con un inesausto cigolio
Le sedie della sala simulavano
Il rumore di fondo che la natura
Produce lamentando il primo scoppio
Di cui ogni sorta di strimpellatura
Nostra non è che un imperfetto doppio
34
DONANDO UN ARNESE DA GIARDINAGGIO
Nel giardino su cui s’affaccia vana
ma non senza dolcezze la mia vita
fai ridere la rosa e il gelsomino,
e almeno questo minimo frammento
del mondo fai migliore per un momento
perché ora qui ci sei tu.
35
IL GELSOMINO STENTO
Il gelsomino stento in fondo alla fila
Non prese mai ma non s’è mai arreso
E ancora getta qualche fiore disteso
Sulla rete metallica sguarnita
Come la vita semplice e crudele
Continua a arrampicarsi sugli specchi
Il gelsomino stento non molla i fili
Della rete coi suoi gracili stecchi
36
IL MERLO
Raschiando dal cristallo
della macchina il gelo
della notte al mattino
mi commuove la voglia
di vivere del merlo
che salta nel giardino
Queste piccole creature
sono testarde
non si mettono paura
se le si guarda
La nostra equilibratura
è bugiarda
un fuoco di segatura
che non arde
37
FRAMMENTO DI ROMANZA
A morire a Parigi di primavera
Passeggiando sull’Isola San Luigi
M’ha portato il pensiero sotto i nobili
Palazzi cifre sulle pulsantiere
L’unico che ha il coraggio di tutti questi
Di scrivere il suo nome è Monsieur Gardien
Dissi distrattamente tu ridesti
A me pareva d’essere Apollinaire
38
LA PORTA
Ben chiusa a chi dà noia e al tempo infido
Volentieri agli amici si spalanca
Questa porta che ha restaurato Guido
Nell’estate del quattro bella e bianca
39
A FRANCESCO SCATRAGLI, PER IL VIN SANTO
Con mezzo secolo di ladri,
di parassiti e di profittatori
e di mali minori
sulle spalle, come può un Padre
dei Passionisti del Budino di Riso
far buon viso alla vita gattonando
fuori dalle macerie
degli studi, se non brindando
a ciò che non si compra, all’amico
che ha fatto anche quest’anno, anche per lui
il vin santo di Vico?
40
APPUNTI SUL VICO
I giganti eran tutti fantasia
E con facilità si commuovevano
E tutto quello che dicevano
Lo volessero o no era poesia
41
ELOGIO DELLA NATURA
La natura è la cosa per cui l’animale
tirata su la prole può servire al più
a concimare i campi o da cibo agli insetti
la natura non vuole che si curino i vecchi
la natura è cacare col culo al freddo
la natura è la cosa che si muore
di sciocchezze da niente con un po’ d’artificio
la natura non usa il dentifricio
la natura è la gente che gli puzza il fiato
la natura è la fame quando non piove
al suo momento o piove troppo per sbaglio
la natura fa fare undici figli
per averne due buoni e sette morti
la natura è la legge del più forte
bellum omnium contra omnes violenza sopraffazione
la natura ha le sue ragioni
42
SMS DA GARGNANO
L’austriaca flottiglia
Gargnano
da itali volontari presidiato
bombardava
2 4 6 19 20 luglio 1866
(lapide sul porticciolo di Gargnano)
Una notte sul molo di Gargnano
In compagnia d’un’anatra fumavo
Il mio mezzo toscano
Non c’era nessun altro essere umano
43
SMS DALL’AEROPORTO DI MONACO DI BAVIERA
Un manichino leggeva il giornale
Io col mio sigaro leggevo Ovidio
A Monaco in un’immensa sala
Non ci davamo alcun fastidio
44
SMS DAL GIARDINO BOTANICO REALE DI MADRID
Un gatto nero con un uccellino
In bocca a testa ritta trottò via
Traversando davanti a me il giardino
Botanico in attesa cara mia
Da tanti fiori di tornare al mio
45
DA PAESI REMOTI, CON UNA BORSA
Da paesi remoti, con una borsa,
Lasciandosi alle spalle bambini piccoli,
Mentre maiali incravattati parlano
In grandi sale con servizio
Di traduzione simultanea,
Parlando mezze lingue, dormendo in angoli,
Attraversando il mondo da un capo all’altro,
Mentre spiegano che vuol Dio dai popoli,
Con le foto dei figli nella borsa,
Parlando poco, paghe di lavori umili,
Mentre grida feroci salgono
Nel silenzio pazzesco dello spazio,
Vogliono solo vivere, si trovano
La domenica, si contentano,
Mentre vermi davanti a telecamere
Sentenziano sui giudici, di vivere,
Mentre per chi ci sputa su si vende
La giustizia, si trovano in giardini,
E poi al gelo dell’inverno in camere
Fumose, s’accontentano di ridere
Un po’, non è che non son tristi, vogliono
Solo vivere...
46
UNBENUTZBAR
UNBENUTZBAR, OUT OF ORDER:
col cesso fuori uso a velocità,
come dicono, sostenuta: RISIBILE,
il supertreno, il Paese con la P
maiuscola, il pollaio da corsa,
non fatevi immagini di Dio,
non truccate gli appalti, VIETATO FUMARE,
non adorate immagini tanto meno di Dio.
In corsa nella notte col cesso rotto,
ho finito il gasolio, che vuoi da me?
saltando dentro fuori dal coro ignorando
da che salvarmi oppure con che (fischiando:)
Noè, Noè che tanto navigò sull’arca,
Noè, Noè alla fine tirò i remi in barca...
47
SMS DELLE IDI DI MARZO
«Che pericolo c’è?» disse il divino
Cesare «Lì nessuno fuma»
E andò dritto in senato quel mattino
48
SMS DALL’AMERICA
Da te son scivolato
Mezzo mondo all’indietro mezzo giorno
Son sei ore nel tuo passato
Ma volerò per fare a te ritorno
49
A SANGUE, SI OFFESE CAPRONI
A Marzio Pieri
(ri)leggendo la Riparazione a Caproni
Con me te la cavavi a buon mercato,
ma coi poeti veri è un’imprudenza
far loro omaggio d’un tuo libro senza
nemmeno un rigo a loro dedicato.
50
PER DOMENICO IORIO-FILI QUANDO FINÌ GATTOWEB
A Domenico spirito poco poetico
Dante fa venir sonno Petrarca dà il palletico
Ma come Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti
Li indicizza lo stesso per chi ha questi gusti
51
LA NUTELLA
(Quello che il poeta si tenne per sé conversando
con una signora a una cena di lavoro)
Cara mia, non tutte quelle
che metton la nutella nel caffè
gli vengono le tette come a te
52
IMITAZIONE DI UN BACIO PERUGINA
Nel cuore degli amanti dopo molte stagioni
La musica è la stessa ma con variazioni
53
L’INVENZIONE DELLA CROCE ROSSA
I teschi tutti in fila sugli scaffali
Con accanto la palla che li colpì
La guerra senza i morti dicono i generali
Se ne parla ma non va mai così
Diecimila in un giorno fra imperiali
Francesi e piemontesi restaron lì
Dove li accatastarono in pile uguali
Quando l’armata se ne ripartì
Cavour gli venne un colpo quando il Francese
Disse basta non m’interessa più
D’aver la maggior parte delle spese
Per un gioco dove guadagni tu
E gli mandò Venezia a quel paese
Ma la Savoia non la posò giù
E lo Svizzero cortese
Girando in mezzo ai morti senza fossa
Inventò quella volta la Croce Rossa
54
ALLA BAIONETTA
Contro il tempo alla baionetta
I caduti passano la bandiera
Ignari della fortuna che hanno
Che non sapranno che in cima non c’era
Nulla
55
I GIOVANI
da A.E. Housman
Qui noi si giace morti
Non avendo voluto
Vivere ed infamare
La terra da cui uscimmo
La vita di sicuro
Non è una grande perdita
Ma i giovani lo pensano
E noi eravamo giovani
56
FRAMMENTO DI VERSI MILITARI
«A rivederla in cattedra», mi salutò
il generale Gemignani ispettore
che portai per un mese su e giù dal Foro
a spulciare la nostra amministrazione.
«Scali una marcia prima della curva
per vedere com’è – aspetti un poco...»
e poi trovando via libera: «Fuoco!
Bravo professore, veloce e sicuro!».
57
DAL BAR SPORT
Reduce dai trionfi del Bar Sport
il generale spiega come va la guerra.
I potenti della terra
forse non guardano la tivù.
58
SMS DEL FILOSOFO INDIANO
In India prima della prima guerra
Che dei sapienti fu sempre la terra
Un filosofo fu così sapiente
E meditò così profondamente
Che fin sopra la testa e sul groppone
Lo ricoprì una gran vegetazione
59
SMS DELLO STRUZZO
Pure esposto al ridicolo lo struzzo
È saggio molto più di quanto dicono
Non si salva dal nemico
Ma perlomeno non ne sente il puzzo
60
ATARASSIA DEL POLLO
Al pollo non fa grande differenza
Se l’ammazzano perché è sano
O perché ha preso l’influenza
61
IL VERBO DI MICROSOFT
Le mie sono parole non asiatiche,
mi ricorda Strumenti > Conteggio parole
Questo è il verbo di Microsoft, che tiene d’occhio
come si gonfia il mondo là dove sorge il sole
(Qui siamo un piccolo paese,
si spaventano solo dell’inglese)
62
PER LA LEGGE CINESE SU TAIWAN
Di qualcosa dovrà pure morire
L’ultimo uomo di consunzione o d’un botto
In un tempo remoto oppure sotto
Le finestre dov’è pronta a sfilare
Una schiera che gioca
Con il passo dell’oca
(Son ragazzi, si devono compatire)
63
SMS (GLOSSA AL VANILOQUIO)
Quando tutti i più poveri saranno
In Europa stipati come sardine
I più ricchi se ne andranno
E ricominceranno
A pattugliare dall’altra parte i confini
64
APPENDICE IN PROSA
Le mie memorie
Non ricordo.
65
NOTA
AGGIUNTE APOCRIFE AI VERS DE LA MORT DI ELINANDO
Sono in sostanza un esercizio di interpretazione dell’opera di Elinando,
cbe colloco davanti al Vaniloquio perché aiuta a capirne lo spirito.
La seconda strofa ha lo schema della strofa di Elinando, ma la metrica è
quella del Breviari d’Amors di Matfre Ermengau.
IL VANILOQUIO
Le prime tre strofe e la nona sono state pubblicate su il Domani – Cultura
(nell’edizione bolognese della Stampa) del 15 luglio 2007 con una nota di
Jean Robaey.
Lo scudetto di cui si parla è quello che l’Inter perse il 5 maggio 2002 giocando contro la Lazio. Le citazioni virgiliane sono trasparenti, come anche la
storia di Annibale, che dopo Canne non marciò su Roma, e andò a finire
come tutti sanno.
II La frase attribuita a Catone il Censore fa invece parte di un esempio di
argomentazione proposto da Cicerone nel De inventione, I 71, senza
dichiararne la fonte: «Ac primo quidem decipi incommodum est; iterum,
stultum; tertio, turpe. Carthaginienses autem persaepe iam nos fefellerunt.
Summa igitur amentia est in eorum fide spem habere, quorum perfidia totiens deceptus sis».
A Salionze, lungo il Mincio poco a valle di Peschiera del Garda, c’è ancora (o c’era) un cartello dietro una svolta, che dichiara che lì Leone I incontrò Attila e lo convinse a tornarsene indietro.
IV Il poeta della quarta strofa è Lucrezio (III, 832-42).
Asdrubale, fratello di Annibale, fu sconfitto e ucciso nella battaglia del
Metauro; la sua testa fu gettata nell’accampamento di Annibale, che non era
andato a Roma al momento giusto.
V Il Catone della quinta e della decima strofa non è naturalmente quello
della seconda, ma è l’Uticense, pronipote del precedente, il cui titolo principale è d’essersi suicidato a Utica dopo la sconfitta dei sostenitori di Pompeo
contro Cesare, che gli valse il posto di custode del purgatorio dantesco e, con
questo, non poche pagine di critica del divino poema.
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VI Dubito molto che il fissato bollato, che è un documento fiscale usato
nella compravendita di azioni, si usi anche in America (credo trasparente il
riferimento alla crisi del 1929); ma anche Leopardi non avrebbe dovuto, secondo Pascoli, mettere in mano alla stessa donzelletta rose e viole, che son
fiori (dice lui) di stagioni diverse.
VII Pochi giorni dopo l’allargamento dell’Unione Europea, articoli giornalistici, da me inverificabili, parlavano dell’allestimento in Polonia di servizi di frontiera contro l’immigrazione clandestina extracomunitaria (che i polacchi stessi avevano alimentato fino al giorno prima), con l’aiuto di consulenti americani, appartenenti a un qualche ‘popolo nativo’ (ma Leone Magno
li chiamava ancora pellirosse) e per qualche ragione particolarmente esperti
nel fare non so che.
Da Noi soldati polacchi a L’anima a Dio è effettivamente un’iscrizione
che lessi e trascrissi a Cassino, in occasione di una visita universitaria, e che
ho travasato letteralmente nel mio testo.
VIII Ricordo che non so quanti anni fa un governo tassò i conti correnti
bancari sulla base della giacenza di un giorno precedente al decreto, e non so
quale corte o tribunale gli diede pure ragione contro i ricorsi.
X Dovunque gli oleodotti passino in terre incontrollabili c’è chi cerca di
rubare il petrolio, a volte con incidenti mortali; qui penso in particolare alla
Nigeria.
L’episodio di Federico II è narrato da Filippo da Novara, che dà una pessima immagine dell’imperatore crociato. Si riferisce in realtà non ancora al
ritorno in Italia, ma all’imbarco per Cipro, il 1o maggio 1229, da Acri, dove
Federico era giunto da Gerusalemme dopo avere concluso la tregua coi Saraceni «alle condizioni che vollero loro»: «L’imperatore preparò la sua traversata di nascosto, e il primo giorno di maggio, all’alba, senza farlo sapere a
nessuno, si ritirò su una galea davanti alla Beccheria. Accadde allora che i
beccai, e le vecchie di quella strada che sono molto fastidiose, lo accompagnarono lungo il percorso e lo bersagliarono con trippe ed altre frattaglie in
modo vergognoso» (Filippo da Novara, Guerra di Federico II in Oriente
(1223-1242), Introduzione, testo critico, traduzione e note a cura di Silvio
Melani, Napoli, Liguori, 1994, §§ 41-42).
APPENDICE DEL VANILOQUIO
Autoscatto all’inaugurazione dell’anno accademico
È quella di Siena 1995; l’aperitivo (da cui l’autoscatto) e il pranzo furono
offerti dal Rettore alla Certosa di Pontignano.
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Vecchio tentativo di pesca
Il palangàr è a Nerezine (Isola di Lussino) lo stesso che in Toscana il palàmito, un attrezzo da pesca costituito da un lungo filo, cui sono legati con
fili corti fino a un paio di centinaia di ami, che si affonda in acqua dalla barca, sospeso alle estremità a due galleggianti. Carùmboli, sempre a Nerezine,
sono un tipo di alghe.
SMS da Gargnano
Gli SMS si intitolano così perché sono stati realmente inviati..
Unbenutzbar
Non mi sarei lasciato andare a civettare con le lingue straniere se non l’avesse fatto l’autore del cartello sulla porta di una delle poche toilette di un
Eurostar. Viene da un articolo di giornale, letto non so dove e non so quando, la notizia che le ferrovie, non potendo onestamente parlare di ‘alta velocità’ su linee obsolete, avrebbero coniato la nozione di ‘velocità sostenuta’.
I giovani
Questa poesia del grande filologo classico Alfred Edward Housman l’ho
incontrata per caso come ‘poesia del giorno’ nel sito PoemHunter, priva per
contrapasso di qualsivoglia cura filologica, e non ho potuto fare a meno di
tradurla:
Here dead we lie
Because we did not choose
To live and shame the land
From which we sprung.
Life, to be sure,
Is nothing much to lose,
But young men think it is,
And we were young.
Per la legge cinese su Taiwan
È quella di cui hanno parlato i giornali fra il 13 e il 14 marzo 2005, che
dava alla Cina uno strumento legale per fare la guerra, ammesso che strumenti di questo genere siano necessari, e ammesso, non potendo controllare,
che le notizie contenessero qualcosa di vero.
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INDICE
AGGIUNTE APOCRIFE AI VERS DE LA MORT DI ELINANDO [2007]
IL VANILOQUIO [2002-2007]
APPENDICE DEL VANILOQUIO
Autoscatto all’inaugurazione dell’anno accademico [2002]
Poesia di versi dispari [2001]
Per Giuseppe Prisco [2001]
Il dottor Monaco [2004]
Uno che vende i Levi [2005]
Vecchio tentativo di pesca [2005]
In vacanza alle Isole Bofrost [2006]
Il marinaio vecchio [2004]
Il Big Bang [2005]
Per un vecchissimo concerto di Gioventù Musicale [2005]
Donando un arnese da giardinaggio [2001]
Il gelsomino stento [2004]
Il merlo [2002]
Frammento di romanza [2006]
La porta [2004]
A Francesco Scatragli, per il vin santo [2001]
Appunti sul Vico [2004]
Elogio della natura [1996]
SMS da Gargnano [2004]
SMS dall’aeroporto di Monaco di Baviera [2004]
SMS dal Giardino Botanico Reale di Madrid [2006]
Da paesi remoti, con una borsa [2002]
Unbenutzbar [2003]
SMS delle idi di marzo [2006]
SMS dall’America [2004]
A sangue, si offese Caproni [2001]
Per Domenico Iorio-Fili quando finì GattoWeb [2006]
La nutella [2002]
Imitazione di un Bacio Perugina [2005]
L’invenzione della Croce Rossa [2003]
Alla baionetta [2004]
71
I giovani [2006]
Frammento di versi militari [1996]
Dal Bar Sport [2002]
SMS del filosofo indiano [2005]
SMS dello struzzo [2005]
Atarassia del pollo [2006]
Il verbo di Microsoft [2003]
Per la legge cinese su Taiwan [2005]
SMS (Glossa al Vaniloquio) [2005]
Appendice in prosa [2005]
NOTA
72
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