Pietro G. Beltrami IL VANILOQUIO [2007] È il fondo oscuro di un passato di cui si è spenta la memoria che preme sulla definizione di poesia, e che, nello stesso tempo, mette in moto quella acutissima e quasi dolorosa «coscienza» che il mondo poetico ha una sua particolare ragione di essere nell’universo dei prodotti letterari, che esso non può confondersi, ad esempio, con la prosa e tanto meno con il discorso quotidiano. Avalle arte non è da te cantar d’Achille Berni Compresi che il lavoro del poeta non consisteva nella poesia, ma nell’invenzione di ragioni perché la poesia fosse ammirevole; naturalmente, questo lavoro successivo modificava l’opera per lui, ma non per gli altri. Borges Non quei, per cui sempre famosa andranne l’alta Cartago anche ridotta in cenere, che dalle madri abominato a Canne rider fè Giuno, e lacrimar fè Venere... Fantoni oppressa gravi sub religione Lucrezio Più dell’oro, Bicetti, all’uomo è cara questa del viver suo lunga speranza Parini ...io ho la faccia da fesso, ma sono intelligente, veramente intelligente, capisco tutto e mi ricordo tutto... Peregalli È il fantasma delle convinzioni su cui si fonda la nostra vita quotidiana, lo stesso che dichiara che lo scopo ultimo della vita, che è quello di conservarsi vivi, è impossibile, ma è comunque lo scopo ultimo della vita, e così grandi menti lottano per curare le malattie perché la gente possa vivere più a lungo, ma solo i pazzi domandano il perché. Si vive più a lungo per poter vivere più a lungo. Senza altro scopo. Pirsig AGGIUNTE APOCRIFE AI VERS DE LA MORT DI ELINANDO 1 Morte che sai essere lenta Che scavi nelle fondamenta Senza farne uscire un rumore E ti scaldi alla brace spenta Che del cadere s’alimenta Della cenere delle ore Che si fuma il primo motore Mettendo in moto ciò che muore Per prepararti la polenta Sotto i travi del malumore Apri un vuoto divoratore Su cui pende chi s’addormenta 2 Morte che tocchi nel tutù Le belle bimbe di quaggiù Con la mano secca e dura Tutti gli aerei che van su Presto o tardi ritornan giù È la legge di natura Morte metti alla scrittura Tu che sola sei sicura Punto quando non ce n’è più E riscrivi l’avventura Con un po’ di sprezzatura Sulla pelle di chi vuoi tu 8 3 Morte che il tempo ti fai fritto Nella padella dell’afflitto Che delle sue lacrime hai unta E d’esistere hai buon diritto Perché il mondo sarebbe fitto Come un bus nell’ora di punta Beffi il potere che s’impunta A allungare la vita munta Fin quando può di chi ha coscritto E di ciò che alla vita spunta Sulla tua lista fai la spunta Accanto al termine che hai scritto 9 4 Morte che cominci per gioco Appiccando alla miccia il fuoco Della vita che si consuma Ai grandi fai fare trasloco E non tralasci chi è dappoco Né chi fuma né chi non fuma Mordi l’agnello come il puma E alla colomba ardi la piuma Quando scampani il coprifuoco Un cappuccino con la schiuma Ti fai con chi si sbatte e schiuma Come con chi si scalda poco 10 IL VANILOQUIO I All’inizio del resto della mia vita A questo fuso orario arriva prima La chiusura di Tokyo sul cappuccino Quando apre Milano ed il giorno s’avvia verso i minimi Sono piccoli segni crepe sul muro Madri gettano i figli dalla finestra Tre gol abbiamo preso come polli Uno scudetto gettato nel cesso Cominciare un poema non so per chi Dovrebbe essere l’ultima delle cure Quando un uomo che vede a ciglio asciutto Camminare i maiali sopra i classici Madri gettare i figli nel pattume Piange come un vitello sul suo scudetto Quando Milano apre e il mercato pencola Sui suoi cinque minuti di futuro Non sarò meno piccolo di costoro Non sarò meno cieco dei miei simili Non verrò fuori come Enea da sotto Le rovine col mio passato in spalla Che s’attaccò alla vita soffrendo molto Per dar retta ai suoi dèi bizzosi viaggiò Attaccò briga vinse uccise i nemici Sebbene controvoglia ma un po’ ci credeva Lasciò il padre per via il nocchiero in mare Lasciò anche per ordine dei suoi dèi Una donna a Cartagine che s’uccise Che se Annibale fosse andato a Roma Il suo poema Enea se lo poteva scordare II Poiché Annibale non andò a Roma E gli Scipioni andarono a Cartagine (Farsi ingannare è un danno la prima volta La seconda è stoltezza dice Catone La terza una vergogna dunque come Sopporteremo ancora i Cartaginesi?) Enea rivide il padre dice il poeta Dalle parti di Napoli se non sbaglio E vide i morti e chi doveva nascere Vide anche l’impero dei suoi figli Che se Annibale fosse andato a Roma Sarebbe andato a pezzi peggio di Troia Che andò a pezzi comunque ma un po’ alla volta Sebbene ancora il vecchio prete a Salionze A puzzette nel muso trattò il barbaro Disprezzando la vita ma gli andò bene Che se ne andò a morire nelle sue steppe Vide infatti un arcangelo essendo un barbaro Alle spalle del vecchio e prese paura E se ne tornò indietro ma da oriente Ritorna anche di peggio quando l’indice Della fiducia dei pulitori di parabrezza Delle città minori e di media grandezza Scende un paio di punti comincia Tokyo Hong Kong dietro non c’è il tempo di piangere Uno scudetto gettato nel cesso Che da Milano il parco buoi si agita Per tutta Europa finché dietro il sole Va a cadere il mercato oltre l’Atlantico 14 III Da occidente ad oriente verso il sole Sullo spiedo del tempo a fuoco lento L’effetto Anchise tira giù la cassa Previdenziale dei commercialisti In procinto d’unirsi dice la radio Con la cassa dei ragionieri da oriente A occidente sul gran mare del liquido Che si riversa fuori dai mercati Attaccati alla vita su carrette Semiaffondate cadono spesso nel gorgo Senza poeti in vista senza aldilà Dalle parti di Napoli da occidente Ad oriente ritornano galleggiando Sulle onde del liquido che travolge La diga dei mercati per qualche spiffero Sulla fiducia dei piazzisti di pillole Da occidente ad oriente sentendo il vento D’un moto contrastante secondo alcuni Il pianeta girando produce una musica Detta armonia celeste per chi l’ascolta Non avendo la radio l’ascoltavano Gente umile e buona vedendo fuori Camminare i maiali sopra i classici Copiando Ovidio non sapendo per chi Orazio satiro Lucano Virgilio Come Enea tanto amò tanto sofferse Che Didone s’uccise maledicendolo Che se Annibale fosse andato a Roma Non avrebbero avuto di che copiare 15 IV Quando non eravamo ancora nati Dice il poeta non ce ne fregò Un accidente dei Cartaginesi Che venivano addosso da ogni parte Né dei morti ammazzati né della sorte Del mondo che fu in bilico finché Quando Annibale fu incerto Per paura sul più bello Gli tirarono un rigore Con la testa del fratello Quando saremo morti non ci farà Nemmeno il fresco il mondo se si rivolta Dalle viscere il mare se si mischia col cielo Madri gettare i figli nei cassonetti Uno scudetto gettato nel cesso Attaccati alla vita come denti Di cane sulla chiglia del tempo in corsa Sulle onde del liquido che zampilla Dalla ferita dei mercati invece Si spaventano a un nulla corrono a vendere Attaccato alla vita per errore A questo fuso orario il vecchio Titone Che vide troppa merda cadere dal cielo Manda fuori l’amica sull’orizzonte Con la chiusura delle borse asiatiche E la frittata è fatta ma se guadagnano Si spaventano a un nulla vanno dal medico Per un colpo di tosse si raccomandano A Dio temendo che gli sfugga la vita 16 V Bruto e Cassio a Filippi Catone a Utica Irridendo l’ilarità del cielo E Marco Antonio ad Azio quando fu Il momento di prendere la fuga E Cleopatra in Egitto per non vedere Acidamente sorridere Augusto Seneca il giusto a Roma prevenendo Lo scherno di Nerone e costui del popolo (Quale grande artista muore con me) E Sansone che Amore fece fesso Per cancellare il riso dalla faccia Dei Filistei Annibale in Bitinia Che non andò a Roma fece ridere Alla mia età dovrei essere forse Attaccato alla vita come un profugo Coi ricordi di prima del disastro In una scatola da biscotti da oriente A occidente respinto dalle onde Sulla barca del tempo stretto in pugno Il libretto annientato dall’inflazione postbellica Senza poeti in vista senza aldilà Dalle parti di Napoli cullando Il proposito di tornare un giorno Dove nulla è mai più com’era un tempo Anatema Agostino che fu dottissimo Sui falsi dèi bugiardi cani da zuppa Che lasciarono scorrazzare i barbari Non salvando le vergini dallo stupro Non salvando le mura dal venir giù 17 VI A Salionze un cartello dice che il barbaro Si spaventò vedendo uno o più arcangeli Dietro Leone che gli disse da oriente A occidente dai secoli dei secoli Attaccati alla vita su infinite Pianure con le masserizie in spalla Adorando le previsioni del tempo Facendo strage in parte in parte nozze E voltandosi subito a difendersi Dall’ondata del giorno dopo scesero Fino al Mediterraneo ed all’Atlantico Dietro Leone che lo fece fesso Vide arcangeli il barbaro e fuggì Tornando al buco che produce i popoli Che dal tempo dei tempi immemorabile Fanno d’ozi beati e di vivande I mercanti di buchi nelle cinture Alla mia età dovrei essere forse Attaccato alla vita come uno Del ventinove giù dalla finestra Col fissato bollato stretto in pugno Mentre solo fra tutti saldo e stabile Il mercato delle indulgenze non balla Sulle onde del liquido che s’ingorga Dentro il cesso del tempo tuttavia Tutti gli dèi che son sotto la luna E di là in su di queste anime in pena Un minuto di più Non potrebbero farne vivere una 18 VII Dietro Leone che gli disse da un giorno All’altro non sarà venuta giù Quasi ancora la barriera a occidente Che prenderanno a pattugliare a oriente Il confine allargato con l’aiuto Di pellirosse addestrati a sorprendere Le infiltrazioni dei barbari e dei poveri D’altro canto a Cassino ci sta scritto Noi soldati polacchi abbiamo dato il corpo All’Italia ed il cuore alla Polonia L’anima a Dio e cosa c’è rimasto Una croce di siepi sotto il colle Che si vede dall’alto dell’abbazia Con l’aiuto di pellirosse esperti A prendere sul fatto i poveri diavoli Saranno questi nostri nuovi fratelli A tener chiusi i buchi del colabrodo A Salionze da dove il Mincio scende Fino a Governol dove cade in Po Dietro Leone che gli disse da oriente A occidente comprandosi un visto turistico Attaccati alla vita su treni ed autobus Lasciando i vecchi a scaldarsi al falò Dei sacri testi dalle steppe centrali Fino al Mediterraneo ed all’Atlantico A guadagnarsi li vedremo da vivere Reggendo il braccio ai nostri vecchi in silenzio Dietro Leone che lo fece fesso Vide arcangeli il barbaro e fuggì 19 VIII Con il sole negli occhi poco sublime Caricatura d’aquila al volante Non vedendo figure semidivine Minacciare miracoli nel traffico Non vedrò chiaro con Boezio il male Per più ragioni logiche e metafisiche Non avere alcun tipo d’esistenza Per carità di sé non dubitando Dell’esistenza del bene lodando Dal profondo del carcere del barbaro Filosofia che gli avrà detto ladro Nella notte non senza il favore dei giudici S’introdurrà il governo nei conti correnti Tassando i soldi della casa in transito Da ricomprare il giorno dopo la vendita Vide chiaro Boezio come non mai Dal profondo del carcere l’armonia Delle sfere celesti il motore immobile Con ogni perfezione benché sordo Benché cieco alle lacrime non essendo Che l’universo preso così com’è Facendo conto che sia un bene lodando Filosofia che gli avrà detto nessuno Insorgerà dai fanghi del diluvio A vendicare con il ferro e col fuoco Gente umile e buona vedendo fuori Camminare i maiali sopra i classici Insegnando ai bambini di nascosto Dal direttore l’analisi logica 20 IX In rialzo da sempre l’apertura Del mercato delle indulgenze desta A questo fuso orario alti prelati Con buone nuove da occidente e da oriente Con idoli con libri con immagini Con visioni con sogni con profezie E con un dente di san Pietro Orlando Nel pomo della spada alla catena Dell’orologio un dente di George Washington Il suo dottore come ancora si vede All’Accademia Medica di New York Adorando altri astri acque spiriti Alberi vesti chiodi voci calici Cuius regio eius religio I migliori passarono l’Atlantico E nel brago affogassero i maîtres-à-penser Con le vele dei più diversi dèi Navigando di nuovo sopra il sangue Spezza la schiena ai naufraghi la chiglia Trionfalmente avanzando sulle onde Avesse scritto almeno la Vispa Teresa Il poeta potrebbe essere epico Se ne avesse materia con gente piccola Se l'aiutasse il tempo solo il tempo Fa d'un ladro di polli un monumento Solo il tempo ti dice se fosse meglio Far riposare gente che ha dato molto O tentare la sorte andando subito All’assalto del nulla dietro le mura 21 X L’onda lunga del pessimismo asiatico Dice la radio batte a occidente la costa Del mercato ma non turberà il sonno D’un pastore di popoli né d’un mercante D’indulgenze che è uno perciò vivano Senza pietà crescendo e moltiplicandosi Che su un povero essendo non granché Il guadagno si fa sui grandi numeri Alla mia età dovrei essere forse Attaccato alla vita con le taniche Ed il trapano in mano in terre vergini E desolate non sapendo perché Forando i tubi del petrolio saltando Talvolta in aria alzando globi di fuoco E colonne di fumo maleodorante Con un po’ di pazienza moriva uguale Catone prima o poi ma non volle attendere E tagliò il cavo di traino del tempo Non volendo drizzare le gambe ai cani Non volendo discutere con Augusto Seneca il giusto non si fece sorprendere Che dedicò la vita a farsi scudo Dalle risa del cielo sopra di sé Avesse visto tutta la corte celeste Non sarebbe tornato così in fretta Federico da oriente ad occidente Che s’imbarcò bersagliato da un lancio Di trippe dalle vecchie stretto in pugno Il borsellino con l’insegna dell’aquila 22 APPENDICE DEL VANILOQUIO AUTOSCATTO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO In questa gaia confusione accademica D’un bel novembre tra le colline toscane Io son quello nell’angolo del salone Che si sta abboffando con le olive ascolane 25 POESIA DI VERSI DISPARI Una poesia di soli versi dispari più indulgente con me stesso, pensando a parole, soltanto a parole clessidra a sangue segna in qualche parte di questi giorni, inverno senza gelo della natura s’è stancata: cadono l’invidia se no l’ilarità gente da poco, cani intorno all’osso almeno Sodoma e Gomorra il fuoco la vergine che Giove cavalcò il bel piede marcito nella fogna prima di noi è già stato il diluvio prenderla ormai con molto maggior calma in tre giorni poeti laureati una poesia di soli versi dispari? 26 PER GIUSEPPE PRISCO Apriremo quella porta come una lama nel burro Avrà un poco di conforto il nostro vecchio cuore nerazzurro 27 IL DOTTOR MONACO E m’è venuto in mente il dottor Monaco Che mi disse ‘Soldato’ aprendo il cassetto ‘Tu e il tuo comandante’ era un tipo piccolo Grigio pelato con lo sguardo mite E mi mostrò su un foglio per trent’anni Istoriati a colori a grandi lettere I nomi dei comandanti passati ‘E fra due anni me ne vado anch’io E questo è tutto’ 28 UNO CHE VENDE I LEVI Lui era uno che vendeva i Levi E del resto non gli importava niente Sapeva tutti i numeri a mente E ancora dopo il colpo che non è Più lui è sempre uno che vende i Levi Cammina avanti e indietro lentamente Ti guarda e pensa i numeri che ha in mente 29 VECCHIO TENTATIVO DI PESCA Un palangar carico di carumboli con un paio di stelle marine, perché la pesca è di chi la sa fare, ma l’alba in mare fu ben nostra: alla fine ce lo disse balzando a prua dritto in cielo il delfino. 30 IN VACANZA ALLE ISOLE BOFROST Ti porterò con me in mari lontani Dove pesci dai nomi strani Che esistono soltanto surgelati Guizzano in acqua già impanati 31 IL MARINAIO VECCHIO per Nino Sigovich Il vento spazzò via le barche in gara Ma il marinaio vecchio si ridossò E rimase a fumare per un po’ Mentre lo si cercava in mezzo al mare Anche ora che il vento lo strappò Agli amici da un giorno all’altro li aspetta Il marinaio vecchio nel suo ridosso Fumando in allegria una sigaretta 32 IL BIG BANG ‘Perché mi sono separata Per colpa grave’ disse una signora Non seppi mai che altro perché l’onda Degli acquisti mi spinse su un’altra sponda Ruminando davanti ai peperoni Qualche pensiero ozioso come In che cosa la teoria del Big Bang Si distingue da quella della Creazione Veramente? In realtà mi mancavi E com’erano in folle i miei pensieri Non trasmettendo alcun moto alle ruote Facevano una vana turbolenza Nella mia mente un sacco di rumore Per coprire il silenzio della tua assenza 33 PER UN VECCHISSIMO CONCERTO DI GIOVENTÙ MUSICALE Un pomeriggio a Bergamo ricordo A un concerto di Gioventù Musicale Due scazzottavano un pianoforte Che non gli aveva fatto alcun male Lui che era soltanto uno strumento Com’è l’uomo nelle mani di Dio Rispondeva bum crash pio pio Aggiungendo qualche lamento E con un inesausto cigolio Le sedie della sala simulavano Il rumore di fondo che la natura Produce lamentando il primo scoppio Di cui ogni sorta di strimpellatura Nostra non è che un imperfetto doppio 34 DONANDO UN ARNESE DA GIARDINAGGIO Nel giardino su cui s’affaccia vana ma non senza dolcezze la mia vita fai ridere la rosa e il gelsomino, e almeno questo minimo frammento del mondo fai migliore per un momento perché ora qui ci sei tu. 35 IL GELSOMINO STENTO Il gelsomino stento in fondo alla fila Non prese mai ma non s’è mai arreso E ancora getta qualche fiore disteso Sulla rete metallica sguarnita Come la vita semplice e crudele Continua a arrampicarsi sugli specchi Il gelsomino stento non molla i fili Della rete coi suoi gracili stecchi 36 IL MERLO Raschiando dal cristallo della macchina il gelo della notte al mattino mi commuove la voglia di vivere del merlo che salta nel giardino Queste piccole creature sono testarde non si mettono paura se le si guarda La nostra equilibratura è bugiarda un fuoco di segatura che non arde 37 FRAMMENTO DI ROMANZA A morire a Parigi di primavera Passeggiando sull’Isola San Luigi M’ha portato il pensiero sotto i nobili Palazzi cifre sulle pulsantiere L’unico che ha il coraggio di tutti questi Di scrivere il suo nome è Monsieur Gardien Dissi distrattamente tu ridesti A me pareva d’essere Apollinaire 38 LA PORTA Ben chiusa a chi dà noia e al tempo infido Volentieri agli amici si spalanca Questa porta che ha restaurato Guido Nell’estate del quattro bella e bianca 39 A FRANCESCO SCATRAGLI, PER IL VIN SANTO Con mezzo secolo di ladri, di parassiti e di profittatori e di mali minori sulle spalle, come può un Padre dei Passionisti del Budino di Riso far buon viso alla vita gattonando fuori dalle macerie degli studi, se non brindando a ciò che non si compra, all’amico che ha fatto anche quest’anno, anche per lui il vin santo di Vico? 40 APPUNTI SUL VICO I giganti eran tutti fantasia E con facilità si commuovevano E tutto quello che dicevano Lo volessero o no era poesia 41 ELOGIO DELLA NATURA La natura è la cosa per cui l’animale tirata su la prole può servire al più a concimare i campi o da cibo agli insetti la natura non vuole che si curino i vecchi la natura è cacare col culo al freddo la natura è la cosa che si muore di sciocchezze da niente con un po’ d’artificio la natura non usa il dentifricio la natura è la gente che gli puzza il fiato la natura è la fame quando non piove al suo momento o piove troppo per sbaglio la natura fa fare undici figli per averne due buoni e sette morti la natura è la legge del più forte bellum omnium contra omnes violenza sopraffazione la natura ha le sue ragioni 42 SMS DA GARGNANO L’austriaca flottiglia Gargnano da itali volontari presidiato bombardava 2 4 6 19 20 luglio 1866 (lapide sul porticciolo di Gargnano) Una notte sul molo di Gargnano In compagnia d’un’anatra fumavo Il mio mezzo toscano Non c’era nessun altro essere umano 43 SMS DALL’AEROPORTO DI MONACO DI BAVIERA Un manichino leggeva il giornale Io col mio sigaro leggevo Ovidio A Monaco in un’immensa sala Non ci davamo alcun fastidio 44 SMS DAL GIARDINO BOTANICO REALE DI MADRID Un gatto nero con un uccellino In bocca a testa ritta trottò via Traversando davanti a me il giardino Botanico in attesa cara mia Da tanti fiori di tornare al mio 45 DA PAESI REMOTI, CON UNA BORSA Da paesi remoti, con una borsa, Lasciandosi alle spalle bambini piccoli, Mentre maiali incravattati parlano In grandi sale con servizio Di traduzione simultanea, Parlando mezze lingue, dormendo in angoli, Attraversando il mondo da un capo all’altro, Mentre spiegano che vuol Dio dai popoli, Con le foto dei figli nella borsa, Parlando poco, paghe di lavori umili, Mentre grida feroci salgono Nel silenzio pazzesco dello spazio, Vogliono solo vivere, si trovano La domenica, si contentano, Mentre vermi davanti a telecamere Sentenziano sui giudici, di vivere, Mentre per chi ci sputa su si vende La giustizia, si trovano in giardini, E poi al gelo dell’inverno in camere Fumose, s’accontentano di ridere Un po’, non è che non son tristi, vogliono Solo vivere... 46 UNBENUTZBAR UNBENUTZBAR, OUT OF ORDER: col cesso fuori uso a velocità, come dicono, sostenuta: RISIBILE, il supertreno, il Paese con la P maiuscola, il pollaio da corsa, non fatevi immagini di Dio, non truccate gli appalti, VIETATO FUMARE, non adorate immagini tanto meno di Dio. In corsa nella notte col cesso rotto, ho finito il gasolio, che vuoi da me? saltando dentro fuori dal coro ignorando da che salvarmi oppure con che (fischiando:) Noè, Noè che tanto navigò sull’arca, Noè, Noè alla fine tirò i remi in barca... 47 SMS DELLE IDI DI MARZO «Che pericolo c’è?» disse il divino Cesare «Lì nessuno fuma» E andò dritto in senato quel mattino 48 SMS DALL’AMERICA Da te son scivolato Mezzo mondo all’indietro mezzo giorno Son sei ore nel tuo passato Ma volerò per fare a te ritorno 49 A SANGUE, SI OFFESE CAPRONI A Marzio Pieri (ri)leggendo la Riparazione a Caproni Con me te la cavavi a buon mercato, ma coi poeti veri è un’imprudenza far loro omaggio d’un tuo libro senza nemmeno un rigo a loro dedicato. 50 PER DOMENICO IORIO-FILI QUANDO FINÌ GATTOWEB A Domenico spirito poco poetico Dante fa venir sonno Petrarca dà il palletico Ma come Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti Li indicizza lo stesso per chi ha questi gusti 51 LA NUTELLA (Quello che il poeta si tenne per sé conversando con una signora a una cena di lavoro) Cara mia, non tutte quelle che metton la nutella nel caffè gli vengono le tette come a te 52 IMITAZIONE DI UN BACIO PERUGINA Nel cuore degli amanti dopo molte stagioni La musica è la stessa ma con variazioni 53 L’INVENZIONE DELLA CROCE ROSSA I teschi tutti in fila sugli scaffali Con accanto la palla che li colpì La guerra senza i morti dicono i generali Se ne parla ma non va mai così Diecimila in un giorno fra imperiali Francesi e piemontesi restaron lì Dove li accatastarono in pile uguali Quando l’armata se ne ripartì Cavour gli venne un colpo quando il Francese Disse basta non m’interessa più D’aver la maggior parte delle spese Per un gioco dove guadagni tu E gli mandò Venezia a quel paese Ma la Savoia non la posò giù E lo Svizzero cortese Girando in mezzo ai morti senza fossa Inventò quella volta la Croce Rossa 54 ALLA BAIONETTA Contro il tempo alla baionetta I caduti passano la bandiera Ignari della fortuna che hanno Che non sapranno che in cima non c’era Nulla 55 I GIOVANI da A.E. Housman Qui noi si giace morti Non avendo voluto Vivere ed infamare La terra da cui uscimmo La vita di sicuro Non è una grande perdita Ma i giovani lo pensano E noi eravamo giovani 56 FRAMMENTO DI VERSI MILITARI «A rivederla in cattedra», mi salutò il generale Gemignani ispettore che portai per un mese su e giù dal Foro a spulciare la nostra amministrazione. «Scali una marcia prima della curva per vedere com’è – aspetti un poco...» e poi trovando via libera: «Fuoco! Bravo professore, veloce e sicuro!». 57 DAL BAR SPORT Reduce dai trionfi del Bar Sport il generale spiega come va la guerra. I potenti della terra forse non guardano la tivù. 58 SMS DEL FILOSOFO INDIANO In India prima della prima guerra Che dei sapienti fu sempre la terra Un filosofo fu così sapiente E meditò così profondamente Che fin sopra la testa e sul groppone Lo ricoprì una gran vegetazione 59 SMS DELLO STRUZZO Pure esposto al ridicolo lo struzzo È saggio molto più di quanto dicono Non si salva dal nemico Ma perlomeno non ne sente il puzzo 60 ATARASSIA DEL POLLO Al pollo non fa grande differenza Se l’ammazzano perché è sano O perché ha preso l’influenza 61 IL VERBO DI MICROSOFT Le mie sono parole non asiatiche, mi ricorda Strumenti > Conteggio parole Questo è il verbo di Microsoft, che tiene d’occhio come si gonfia il mondo là dove sorge il sole (Qui siamo un piccolo paese, si spaventano solo dell’inglese) 62 PER LA LEGGE CINESE SU TAIWAN Di qualcosa dovrà pure morire L’ultimo uomo di consunzione o d’un botto In un tempo remoto oppure sotto Le finestre dov’è pronta a sfilare Una schiera che gioca Con il passo dell’oca (Son ragazzi, si devono compatire) 63 SMS (GLOSSA AL VANILOQUIO) Quando tutti i più poveri saranno In Europa stipati come sardine I più ricchi se ne andranno E ricominceranno A pattugliare dall’altra parte i confini 64 APPENDICE IN PROSA Le mie memorie Non ricordo. 65 NOTA AGGIUNTE APOCRIFE AI VERS DE LA MORT DI ELINANDO Sono in sostanza un esercizio di interpretazione dell’opera di Elinando, cbe colloco davanti al Vaniloquio perché aiuta a capirne lo spirito. La seconda strofa ha lo schema della strofa di Elinando, ma la metrica è quella del Breviari d’Amors di Matfre Ermengau. IL VANILOQUIO Le prime tre strofe e la nona sono state pubblicate su il Domani – Cultura (nell’edizione bolognese della Stampa) del 15 luglio 2007 con una nota di Jean Robaey. Lo scudetto di cui si parla è quello che l’Inter perse il 5 maggio 2002 giocando contro la Lazio. Le citazioni virgiliane sono trasparenti, come anche la storia di Annibale, che dopo Canne non marciò su Roma, e andò a finire come tutti sanno. II La frase attribuita a Catone il Censore fa invece parte di un esempio di argomentazione proposto da Cicerone nel De inventione, I 71, senza dichiararne la fonte: «Ac primo quidem decipi incommodum est; iterum, stultum; tertio, turpe. Carthaginienses autem persaepe iam nos fefellerunt. Summa igitur amentia est in eorum fide spem habere, quorum perfidia totiens deceptus sis». A Salionze, lungo il Mincio poco a valle di Peschiera del Garda, c’è ancora (o c’era) un cartello dietro una svolta, che dichiara che lì Leone I incontrò Attila e lo convinse a tornarsene indietro. IV Il poeta della quarta strofa è Lucrezio (III, 832-42). Asdrubale, fratello di Annibale, fu sconfitto e ucciso nella battaglia del Metauro; la sua testa fu gettata nell’accampamento di Annibale, che non era andato a Roma al momento giusto. V Il Catone della quinta e della decima strofa non è naturalmente quello della seconda, ma è l’Uticense, pronipote del precedente, il cui titolo principale è d’essersi suicidato a Utica dopo la sconfitta dei sostenitori di Pompeo contro Cesare, che gli valse il posto di custode del purgatorio dantesco e, con questo, non poche pagine di critica del divino poema. 67 VI Dubito molto che il fissato bollato, che è un documento fiscale usato nella compravendita di azioni, si usi anche in America (credo trasparente il riferimento alla crisi del 1929); ma anche Leopardi non avrebbe dovuto, secondo Pascoli, mettere in mano alla stessa donzelletta rose e viole, che son fiori (dice lui) di stagioni diverse. VII Pochi giorni dopo l’allargamento dell’Unione Europea, articoli giornalistici, da me inverificabili, parlavano dell’allestimento in Polonia di servizi di frontiera contro l’immigrazione clandestina extracomunitaria (che i polacchi stessi avevano alimentato fino al giorno prima), con l’aiuto di consulenti americani, appartenenti a un qualche ‘popolo nativo’ (ma Leone Magno li chiamava ancora pellirosse) e per qualche ragione particolarmente esperti nel fare non so che. Da Noi soldati polacchi a L’anima a Dio è effettivamente un’iscrizione che lessi e trascrissi a Cassino, in occasione di una visita universitaria, e che ho travasato letteralmente nel mio testo. VIII Ricordo che non so quanti anni fa un governo tassò i conti correnti bancari sulla base della giacenza di un giorno precedente al decreto, e non so quale corte o tribunale gli diede pure ragione contro i ricorsi. X Dovunque gli oleodotti passino in terre incontrollabili c’è chi cerca di rubare il petrolio, a volte con incidenti mortali; qui penso in particolare alla Nigeria. L’episodio di Federico II è narrato da Filippo da Novara, che dà una pessima immagine dell’imperatore crociato. Si riferisce in realtà non ancora al ritorno in Italia, ma all’imbarco per Cipro, il 1o maggio 1229, da Acri, dove Federico era giunto da Gerusalemme dopo avere concluso la tregua coi Saraceni «alle condizioni che vollero loro»: «L’imperatore preparò la sua traversata di nascosto, e il primo giorno di maggio, all’alba, senza farlo sapere a nessuno, si ritirò su una galea davanti alla Beccheria. Accadde allora che i beccai, e le vecchie di quella strada che sono molto fastidiose, lo accompagnarono lungo il percorso e lo bersagliarono con trippe ed altre frattaglie in modo vergognoso» (Filippo da Novara, Guerra di Federico II in Oriente (1223-1242), Introduzione, testo critico, traduzione e note a cura di Silvio Melani, Napoli, Liguori, 1994, §§ 41-42). APPENDICE DEL VANILOQUIO Autoscatto all’inaugurazione dell’anno accademico È quella di Siena 1995; l’aperitivo (da cui l’autoscatto) e il pranzo furono offerti dal Rettore alla Certosa di Pontignano. 68 Vecchio tentativo di pesca Il palangàr è a Nerezine (Isola di Lussino) lo stesso che in Toscana il palàmito, un attrezzo da pesca costituito da un lungo filo, cui sono legati con fili corti fino a un paio di centinaia di ami, che si affonda in acqua dalla barca, sospeso alle estremità a due galleggianti. Carùmboli, sempre a Nerezine, sono un tipo di alghe. SMS da Gargnano Gli SMS si intitolano così perché sono stati realmente inviati.. Unbenutzbar Non mi sarei lasciato andare a civettare con le lingue straniere se non l’avesse fatto l’autore del cartello sulla porta di una delle poche toilette di un Eurostar. Viene da un articolo di giornale, letto non so dove e non so quando, la notizia che le ferrovie, non potendo onestamente parlare di ‘alta velocità’ su linee obsolete, avrebbero coniato la nozione di ‘velocità sostenuta’. I giovani Questa poesia del grande filologo classico Alfred Edward Housman l’ho incontrata per caso come ‘poesia del giorno’ nel sito PoemHunter, priva per contrapasso di qualsivoglia cura filologica, e non ho potuto fare a meno di tradurla: Here dead we lie Because we did not choose To live and shame the land From which we sprung. Life, to be sure, Is nothing much to lose, But young men think it is, And we were young. Per la legge cinese su Taiwan È quella di cui hanno parlato i giornali fra il 13 e il 14 marzo 2005, che dava alla Cina uno strumento legale per fare la guerra, ammesso che strumenti di questo genere siano necessari, e ammesso, non potendo controllare, che le notizie contenessero qualcosa di vero. 69 INDICE AGGIUNTE APOCRIFE AI VERS DE LA MORT DI ELINANDO [2007] IL VANILOQUIO [2002-2007] APPENDICE DEL VANILOQUIO Autoscatto all’inaugurazione dell’anno accademico [2002] Poesia di versi dispari [2001] Per Giuseppe Prisco [2001] Il dottor Monaco [2004] Uno che vende i Levi [2005] Vecchio tentativo di pesca [2005] In vacanza alle Isole Bofrost [2006] Il marinaio vecchio [2004] Il Big Bang [2005] Per un vecchissimo concerto di Gioventù Musicale [2005] Donando un arnese da giardinaggio [2001] Il gelsomino stento [2004] Il merlo [2002] Frammento di romanza [2006] La porta [2004] A Francesco Scatragli, per il vin santo [2001] Appunti sul Vico [2004] Elogio della natura [1996] SMS da Gargnano [2004] SMS dall’aeroporto di Monaco di Baviera [2004] SMS dal Giardino Botanico Reale di Madrid [2006] Da paesi remoti, con una borsa [2002] Unbenutzbar [2003] SMS delle idi di marzo [2006] SMS dall’America [2004] A sangue, si offese Caproni [2001] Per Domenico Iorio-Fili quando finì GattoWeb [2006] La nutella [2002] Imitazione di un Bacio Perugina [2005] L’invenzione della Croce Rossa [2003] Alla baionetta [2004] 71 I giovani [2006] Frammento di versi militari [1996] Dal Bar Sport [2002] SMS del filosofo indiano [2005] SMS dello struzzo [2005] Atarassia del pollo [2006] Il verbo di Microsoft [2003] Per la legge cinese su Taiwan [2005] SMS (Glossa al Vaniloquio) [2005] Appendice in prosa [2005] NOTA 72