Christian-M. Steiner Io in famiglia un evento realizzabile Conoscere ed amare Dio e se stesso/a in luce nuziale e familiare 1 Gewidmet mit tiefer Dankbarkeit unseren Eltern zum Anlass ihrer Goldenen Hochzeit Con profonda riconoscenza per i nostri genitori in occasione delle loro nozze d’oro (4 giugno 1963-2013) Introduzione “Ogni persona che pensa, sa che di tanto in tanto si imbatte in realtà che appaiano semplici persino banali, ma la cui banalità è solo il rovescio di una profondità e di una pienezza di significati. … Soffermiamoci su una di queste verità – su quella che ci riguarda più da vicino: che io sia proprio quello che sono, vale a dire che ognuno di noi sia se stesso.”1 Inizia così il delizioso e sapiente libretto “L’accoglienza di se stesso” di Romano Guardini, per continuare qualche riga dopo: “Con ciò è posto un compito. Un compito molto grande; forse si potrebbe dire quel compito che sta alla base di qualsiasi compito. Io dovrei voler essere quello che sono; volere essere veramente me stesso e solo me stesso.”2 Le pagine del libro che avete in mano vogliono mettersi a servizio di questo compito: poter e voler essere “me stesso“. Questo compito può essere di particolare attualità. Poter essere noi stessi, di fatto, appare come uno dei desideri più profondi e universali della persona umana … ma difficilmente realizzabile. L’ottica nella quale si 1 GUARDINI, ROMANO, L’accettazione di me stesso, titolo originale: Die Annahmemneiner selbst, Mainz 1990, 9 (citazioni secondo il testo originale con traduzione propria). La scelta del titolo italiano non è molto felice. La parola tedesca “Annahme” del titolo originale non è semplice “accettazione” ma attiva accoglienza della propria persona. 2 GUARDINI, R., 1990, 15. 2 propone di guardare questo mistero del dover-poter essere noi stessi ci viene di nuovo suggerito da Guardini: “Io non sono io per mia essenza (cioè non mi sono fatto da me), ma io sono “dato” a me stesso. Perciò ho ricevuto me stesso in dono.”3 Il contesto in cui “mi sono ricevuto in dono” è particolare e molto concreto: la mia famiglia. La scommessa dei capitoli che seguono è di voler fare vedere con rapide pennellate come le strutture, le caratteristiche e i linguaggi familiari offrono una rete di senso per apprendere l’arte di accogliere se stessi come dono e di conseguenza l’arte di realizzare se stessi. L’intento è di aiutare a scoprire e a promuovere la famiglia come luogo particolare della conoscenza e dell’amore di se stessi. Il contesto familiare suggerisce due prospettive della conoscenza e dell’amore di sé: la condizione filiale (I parte) e la condizione genitoriale (II parte). La cornice nella quale svolgere questa ermeneutica familiare del sé è la sorprendente concezione della famiglia espressa nel “mondo dei testi” del Concilio Vaticano II (prologo conciliare) ed infine uno sguardo alla condizione digitale della nostra epoca attuale (epilogo digitale). Il libretto si pone in continuità con lo scritto “Lei e lui … una sinfonia?” che ha voluto offrire suggerimenti per un’interpretazione della coppia in luce familiare nello stesso contesto conciliare e digitale. Come esso, è frutto di incontri con famiglie, con coppie e in particolare con mio fratello Norbert con il quale coltiviamo la memoria della nostra famiglia come luce per la nostra identità attuale. Ai miei genitori e a lui un grazie particolare per l’ispirazione e la comunione, un grazie a Sr. Assunta Corona che non si stanca di curare il mio italiano “alla tedesca”. Profonda inoltre è la mia riconoscenza per il mio attuale “contesto familiare”:la 3 GUARDINI, R., 1990, 15. 3 comunità domenicana di Cagliari, luogo di vera fraternità e comprensione che favorisce creatività e nuove vie di interpretazione della vita religiosa. In copertina il Michelangelo nel Tondo Doni ci regala la contestualizzazione visiva di questa meditazione sull’io in famiglia. L’ artista dipinge visioni varie sull’uomo: in fondo l’età classica, a destra l’Antica Alleanza e in primo piano due genitori che giocando si donano reciprocamente il loro figlio. “Incrocio di sguardi genitoriali con sguardo filiale” potrebbe essere il sottotitolo di questa tela che manifesta una risposta “terribile“ alla domanda sottesa a questo libretto: “come ricevere me stesso in dono?” Di fatto Michelangelo “fa vedere” come Dio diventa uomo, come Dio stesso si riceve in dono come uomo in famiglia. Ed è proprio lui “che ha dato me a me stesso”4. In conclusione, la lettura di queste righe richiede due premesse: credere che l’idea, la visione, la percezione che mi sono formato di me stesso/a sia modificabile e che posso attingere luce dalla famiglia, dalla civiltà e dalla rivelazione per realizzare l’arricchimento del racconto di me a me medesimo. Fr. Christian-M. Steiner op 4 GUARDINI, R., 1990, 21. 4 Prologo conciliare Nella sua visita al carcere di Regina Cieli a Roma, il 26 dicembre 1958, Giovanni XXIII suscita un applauso interminabile da parte dei carcerati a un punto preciso del suo saluto: “quando scrivete la prossima volta a casa dite che il Papa prega per le vostre moglie e sorelle … .” Nominare i familiari, tocca il cuore dei carcerati e rende la persona del papa e quanto dice molto vicino a loro, tanto vicino e desiderabile che un ergastolano in lacrime chiederà al Santo Padre: “Ma quanto ha detto vale anche per me?”5 Che cosa ricordiamo del “discorso della luna” la sera dell’ 11 ottobre 1962, giorno dell’apertura del Concilio Vaticano II? Le parole del papa che saluta così la folla radunata in piazza S. Pietro: “Tornando a casa troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa.”6 Il Papa buono è percepito buono perché “familiare” a tutti. “Ecco, figli carissimi, in questo momento ci pare proprio di entrare personalmente, come il padre delle anime vostre, in ciascuna delle vostre case: casa degli amici ferventi del Signore …, casa degli amici tiepidi, … dei nemici, … Ci sembra di entrare specialmente in quelle case ove abitano famiglie numerose, … case del dolore, …. dell’indigenza. … Vorremmo come Gesù e con Gesù entrare nelle case dei potenti, esprimere anche a loro l’intima partecipazione del Nostro affetto ai loro affetti più cari e più grandi e porgere Noi ad essi, con i desideri, i voti di tutti gli 5 Vedi You tube GIOVANNI XXIII Visita al carcere di Regina Coeli, 26. dic. 1958. 6 Vedi You tube, GIOVANNI XXIII, Discorso della luna. 5 uomini.”7 Giovanni XXIII porta Gesù a casa, in famiglia. Attraverso il Papa, attraverso la Chiesa Gesù, “entra nelle case”. Quando la mattina del 11 ottobre 1962 nel suo discorso di apertura del Concilio il Papa suggeriva ai padri conciliari che “altro è il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di esposizione che più corrisponda al magistero, la cui indole è prevalentemente pastorale.”8 Con grande probabilità una delle caratteristiche del metodo “pastorale” a cui il Papa pensava era proprio questo scoprire la Chiesa in famiglia. Troviamo nei testi conciliari un modo semplicissimo con il quale i padri conciliari sono riusciti a realizzare il progetto “roncalliano” di portare le grandi verità della fede vicino alle persone dentro e fuori della Chiesa, “a entrare nelle case come Gesù e con Gesù”. Sono due le espressioni che conferiscono a tutti i testi conciliari un effetto particolarmente personalizzante: 1° Il termine “Chiesa domestica”9 per indicare la famiglia. 2° Il mondo degli uomini, definito come “l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa (la Chiesa) vive”10. 7 GIOVANNI XXIII, Discorso alle famiglie 7 gen. 1962, in ENCICLICHE E DISCORSI DI GIOVANNI XXIII, Bari 1964, Vol. IV, 26. 8 GIOVANNI XXIII, Discorso di apertura del Concilio Vaticano II,n. 15 (ripreso in GS 62), in: ENCICLICHE E DISCORSI DI GIOVANNI XXIII, Bari 1964, Vol. IV, .n. 15. 9 CONCILIO VATICANO II, Lumen Gentium, 11. 10 ID., Gaudium et spes, 2. 6 Indicare la famiglia come “Chiesa domestica” è alla lettera quanto Giovanni XXIII realizza nelle sue parole, gesti e relazioni. e significa: “la Chiesa é a casa nostra. “Chiesa a casa nostra” diventa una chiave ermeneutica per la lettura dei testi conciliari. Ovunque compare la parola “Chiesa”, tra parentesi si può aggiungere “a casa nostra”. In quanto la famiglia immersa nella Beata e Vicina Trinità è partecipe di tutto il mistero della Chiesa, perciò il Papa, il vescovo, il parroco fanno intimamente parte della mia famiglia. L’evento dell’eucaristia è l’evento che fonda e arricchisce e libera continuamente le relazioni, le azioni e gli eventi della nostra vita familiare. La storia di Abramo, di Mosè, di Davide, di Pietro è la nostra storia familiare. L’indole escatologica della Chiesa, la visione del Dio trino ed uno è la nostra prospettiva familiare. Ogni membro familiare è perciò profondamente partecipe di tutta la Chiesa. Tutta la Chiesa è la mia famiglia. Con un’operazione analoga, il Concilio reinterpreta la concezione della civiltà contemporanea. Gaudium et spes dichiara che l’umanità intera è la mia famiglia quando afferma: “A tutti vuol esporre come esso (il concilio) intende la presenza e l'azione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Il mondo che esso ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive.”11 Proprio a causa della nostra appartenenza ecclesiale, non solo tutta la Chiesa è a casa nostra ma anche tutta l’umanità. Di fatto la condizione battesimale mi immerge nella condizione di vicinanza che Gesù risorto ha con tutta l’umanità. Vicinanza amorosa e competente che è più che “familiare” e di cui appunto il “familiare” è la metafora più efficace. Lavoro, cultura, politica, economia, pace, organismi internazionali sono aspetti della mia vita familiare 11 CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 2. 7 planetaria, tutti aggiornati alla centralità e bellezza della persona umana: “Poiché si offre ora la possibilità di liberare moltissimi uomini dal flagello dell'ignoranza, è compito sommamente confacente al nostro tempo, in specie per i cristiani, lavorare indefessamente perché tanto in campo economico quanto in campo politico, tanto sul piano nazionale quanto sul piano internazionale, siano prese le decisioni fondamentali, mediante le quali sia riconosciuto e attuato dovunque il diritto di tutti a una cultura umana conforme alla dignità della persona, senza distinzione di razza, di sesso, di nazione, di religione o di condizione sociale.”12 Il Concilio affida alla famiglia questa interpretazione che mette al centro la persona nella sua integralità nella famiglia nella Chiesa e nell’umanità: “Oggi vi è più difficoltà di un tempo di ridurre a sintesi le varie discipline e arti del sapere. Mentre infatti aumenta il volume e la diversità degli elementi che costituiscono la cultura, diminuisce nello stesso tempo la capacità per i singoli uomini di percepirli e di armonizzarli organicamente, cosicché l'immagine dell'"uomo universale" diviene sempre più evanescente. Tuttavia ogni uomo ha il dovere di tener fermo il concetto della persona umana integrale, in cui eccellono i valori della intelligenza, della volontà, della coscienza e della fraternità, che sono fondati tutti in Dio Creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo. La famiglia anzitutto è come la madre e la nutrice di questa educazione; in essa i figli, vivendo in una atmosfera d'amore, apprendono più facilmente la gerarchia dei valori, mentre collaudate forme culturali vengono quasi naturalmente trasfuse nell'animo dell'adolescente, mano a mano che si sviluppa.”13 La famiglia è in grado di creare 12 13 ID., Gaudium et spes, 60. CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 61. 8 questa “atmosfera d’amore” se i coniugi vivono e percepiscono se stessi come “persone umane integrali”, e coltivano di se stessi e dell’altro “l’immagine della donna universale e dell’uomo universale”. Il Concilio in modo molto innovativo e audace indica il luogo e l’azione nei quali avviene questa celebrazione coniugale della preziosità della persona con conseguente consapevolizzazione: “Proprio perché atto eminentemente umano, essendo diretto da persona a persona con un sentimento che nasce dalla volontà, quell'amore abbraccia il bene di tutta la persona; perciò ha la possibilità di arricchire di particolare dignità le espressioni del corpo e della vita psichica e di nobilitarle come elementi e segni speciali dell'amicizia coniugale.”14 Le espressioni del corpo nell’intimità coniugale “abbracciano il bene di tutta la persona” di cui Gaudium et spes illustra i vari livelli. Il Concilio individua perciò il luogo e la relazione dove nasce la persona umana, la vita coniugale intima e la vita familiare, come il primo soggetto della realizzazione del progetto conciliare “umanità come famiglia” che promuove la persona integrale, “l’uomo universale”. “Un tale amore, unendo assieme valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi, che si esprime mediante sentimenti e gesti di tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei coniugi anzi, diventa più perfetto e cresce proprio mediante il generoso suo esercizio.”15 L’espressione “unendo assieme valori umani e divini” segnala che l’amore intimo coniugale riguarda, rivela “tutta quanta la vita dei coniugi”, vale a dire anche la sua condizione battesimale che rende “compartecipi della natura 14 15 ID., Gaudium et spes, 49. CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 49. 9 divina”16 le cui implicazioni illustra il documento Lumen Gentium. Queste parole del Concilio Vaticano illustrate nella Lumen Gentium e Gaudium et Spes, implicano un’interpretazione molto ricca della persona umana e cristiana Stupisce che il mondo dei testi conciliari presuppone come orizzonte di comprensione della vita coniugale intima e del progetto educativo della famiglia cristiana proprio questa concezione culturale ed ecclesiale della persona umana degli stessi testi conciliari. “Comprendere, vale a dire comprendere se stesso davanti al testo. Non imporre al testo la propria capacità limitata di comprensione, ma di esporsi al testo e di ricevere da lui un sé più vasto.”17 Il testo conciliare invita perciò il lettore ad osare di comprendersi alla luce della vita familiare intesa in tutta la sua ricchezza ecclesiale, civile e culturale, invita a una vera e propria interpretazione di ss stessi e di Dio in luce nuziale e familiare. I capitoli che seguono cercano di cogliere almeno in parte questa sfida conciliare. 16 CONCILIO VATICANO II, Lumen Gentium, 40. RICŒUR, PAUL, Du texte à l’action, Paris 1986, 130, (Versione italiana: Dal testo all’azione, Milano, 2004, Vedi in particolare il capitolo “Il mondo del testo”. 17 10 I) Conoscenza e amore di Dio e di sé in luce nuziale e familiare L’origine di ogni persona in chiave familiare Visti più da vicino i dinamismi e le azioni che fondano, compongono e realizzano una famiglia cristiana si manifestano di una bellezza straordinaria ed emanano una luce che è in grado di svelare molti significati umani e cristiani della vita e di chi l’ha creata, redenta e glorificata. La famiglia si svela così come luogo privilegiato della rivelazione di Dio e della persona umana come i testi conciliari sopraccitati suggeriscono.. E’ in e con essa che Dio e la persona umana compiono azioni di portata immensa per la vita umana e per la vita di Dio in mezzo all’umanità. Grazie al modo con il quale si attuano queste azioni ed eventi familiari è possibile cogliere aspetti centrali della profonda natura di Dio e della sua amata creatura, la persona umana. In un primo momento ci concentriamo sugli eventiazioni che all’interno della famiglia stanno all’origine di una persona umana e cristiana. L’ottica del nostro sguardo è prettamente cristiano-esistenziale: come può cambiare la mia percezione di Cristo e di me stessa/o se guardo la mia persona, il mio corpo, la mia vita alla luce di quelle azioni ed eventi che sono alla base della loro origine? Le azioni e gli eventi che danno origine alla mia vita non sono fondanti solo per la mia esistenza storica, ma hanno in sé la luce e l’energia per fondare una concezione di Dio, fattosi carne, e di me stesso che sarà di particolare qualità, perché ispirata proprio a quei dinamismi che causano la vita stessa! 11 La grandezza e la luce del mio concepimento L’inizio della vita di ogni persona umana è un’azione molto specifica. Un’azione che è in grado d’essere origine di una vita umana con tutta la sua ricchezza, sarà un’azione di straordinario valore e spessore. In essa saranno presenti una luce e una forza capaci non solo di causare la vita ma di svelarne anche il significato. Quest’azione è l’unione intima dei nostri genitori grazie alla quale essi generano e concepiscono la nostra vita. Già da un punto di vista solamente storico questo fatto può riempire di stupore. Senza quest’azione misteriosa io non ci sarei, non esisterei. Senza quest’unione dei miei genitori non conoscerei la terra, il cielo, le persone care, il giorno, la notte, il lavoro, le vacanze, il mangiare, il bere, l’amare, la società con tutte le sue ricchezze, la Chiesa e … neanche Dio! Letteralmente tutta la mia vita prende origine dall’unione sessuale dei miei genitori. In ottica cristiana lo stupore aumenta a dismisura. Consideriamo, infatti, il Cristo glorioso autore costante delle nozze cristiane. E’ lui che dal consenso matrimoniale in poi dona i coniugi l’uno all’altro 24 ore su 24. E’ lui il principale autore, il celebrante principale, competente, appassionato e instancabile del matrimonio dei miei genitori. I miei genitori sono i concelebranti di Gesù glorioso nella celebrazione del “suo-loro” matrimonio. E’ perciò lui che dona l’uno all’altro nell’intimità coniugale.18 L’unione sessuale cristiana è principalmente opera gloriosa di Gesù risorto che trasfigura interamente l’amplesso intimo dei coniugi cristiani. Come partecipa il Cristo glorioso al mio concepimento, alla mia generazione? Oltre ad essere colui 18 “ … è Dio stesso l'autore del matrimonio.” (Gaudium et spes, 48). 12 che dona mamma e papà l’uno all’altro nella loro dolcezza intima, è ancora lui, in quanto Dio, il creatore della mia anima, del mio spirito nel momento in cui il seme paterno e l’ovulo materno si congiungono nel seno della madre!19 Questo evento è di ineffabile solennità e tutto permeato d’amore, opera straordinaria di Gesù glorioso e dei suoi ministri, i coniugi. Proprio in questo evento del mio concepimento Cristo costituisce un uomo e una donna come miei “genitori”. Lui conferisce loro la dignità mirabile di essere collaboratori del Creatore nel donarmi la vita. Il Cristo glorioso, collaborando con l’azione amorosa dei miei genitori e dei loro cromosomi, si manifesta nell’intimità coniugale come il primo e l’ultimo “perché” della mia vita. Nell’atto di trasfigurare il concepimento e la generazione della mia persona, trasfigura l’origine della mia persona rivelandone la dignità a tutti i livelli del suo essere perché “quell'amore abbraccia il bene di tutta la mia persona”20. La persona umana alla luce del proprio concepimento Quali implicazioni ha questa origine gloriosa e amorosa della mia persona nell’unione nuziale dei miei genitori per l’idea, la percezione quotidiana di me stesso? La mia persona è prettamente opera del Cristo glorioso. Lui mi ha voluto creare personalmente in un giorno preciso e in un luogo concreto grazie all’unione amorosa dei miei genitori. L’atto d’amore infinito di Gesù, l’atto d’amore umano più grande dei miei genitori formano l’origine della mia persona a tutti i livelli. Ne posso dedurre la mia incondizionata amabilità. Il frutto di un triplice atto d’amore 19 “La fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime sono state create immediatamente da Dio.” (PIO XII, Humani Generis, DZ 3894). 20 CONCILIO VATICANO II, Gaudium et Spes, 49. 13 così altamente qualificato garantisce l’amabilità di ogni aspetto della persona creata. Un dettaglio cristiano prezioso: i miei genitori, donandosi l’uno all’altro, possono desiderare ardentemente di generare un figlio, ma non hanno alcuna certezza né sulla possibilità reale del concepimento né sull’identità del figlio da concepire. Per loro generare è un’esperienza molto misteriosa sia quanto all’avvenimento sia quanto al frutto. Sempre il concepimento è caratterizzato da amore intensissimo e dal massimo del piacere: amore e piacere che perciò dovrebbero essere i primi due ingredienti della percezione di me, se voglio essere in sintonia con la percezione che i miei genitori hanno avuto nel momento del mio concepimento. Cristo vive la mia creazione in modo diverso. La gioia e l’amore che i miei genitori ne provano in lui sono infiniti! In lui questo amore e questa gioia derivano dal fatto di creare proprio me. L’atto creatore di Cristo glorioso si distingue in modo abissale dall’atto generante dei miei genitori: loro non sanno se e chi generano, Cristo vuole creare proprio me adesso. Dal nulla conferisce esistenza alla mia anima grazie alla quale dà forma a tutto il mio corpo nella sua interezza e in tutti i suoi dettagli spirituali, psichici e fisici. E’ in questa luce che può avvenire la conversione del mio immaginario, della mia memoria, della mia percezione di me. Sono invitato a riconoscere l’autorevolezza della gioia infinita, dell’amore infinito che Cristo prova nel crearmi, amore che perdura in lui attraverso l’atto della comunicazione del mio essere a me stesso momento per momento. Pensarmi, volermi, immaginarmi e sentirmi così voluto ed amato da Gesù glorioso, inteso come vera e concreta origine della mia vita, della mia persona, del mio corpo, significa acquisire una consapevolezza di me che è in 14 sintonia con la mia origine storica. Questa verità ha il diritto d’essere la base della mia percezione di me stesso. Qualsiasi negatività che può sorgere successivamente nella mia vita, è invitata ad avere un’importanza secondaria anche nella mia immaginazione. Solo l’amore e la gioia di Cristo e dei miei genitori per la mia creazione-generazione hanno diritto d’essere il primo fondamento per la concezione della mia vita. Se sostituisco questa percezione fondante con altri eventi o azioni della mia vita, commetto un errore storico e mi conduco mentalmente in una vita che è staccata dalla sua origine solenne, gloriosa ed amorosa e che rischia di diventarmi incomprensibile e priva di senso. L’acquisizione di questa percezione di me stesso e di questa memoria felice di me, può essere frutto di una graduale autoeducazione. Per poter abitare in questa concezione “originale” di me stesso ho bisogno di imitare nei confronti di me stesso gli stessi atteggiamenti che Cristo prova nell’atto del crearmi e nell’atto di comunicarmi il mio essere: gioia ed amore! Ognuno di noi è costretto a doversi percepire spiritualmente e fisicamente in un certo modo, o negativo o positivo. Amo il mio viso o lo disprezzo (l’indifferenza è stretta parente del disprezzo, del non volere una cosa!). Amo o disprezzo gli eventi della mia giornata. Aderisco in modo gioioso o rifiuto le azioni che compio durante il giorno. Non possiamo non prendere posizione di fronte alla nostra vita e alla nostra persona. Ma ognuno di noi è altrettanto libero di decidere di suscitare nei confronti del proprio corpo, della propria persona, degli eventi e azioni della propria vita percezioni positive o negative! La scoperta di questo potere e la presa di coscienza di questo potere sono l’inizio reale della liberazione e della maturazione di ogni persona umana. Realizzare questo potere in sintonia con chi della mia vita è l’origine può diventare un atto di libertà e di maturità umana 15 di particolare qualità. Attuo questa libertà e questa maturazione nella misura in cui rappresento in me nei miei confronti ciò che Gesù prova nei miei confronti: se Dio ha creato le mie gambe posso essere certo che lui stima, ama, ammira in modo gioioso le mie gambe e di ciò che io sono in grado di fare attraverso di esse. Posso perciò imparare a nutrire gli stessi sentimenti di stima, di amore, di ammirazione e di gioia nei confronti delle mie gambe e della mia capacità di camminare o nei confronti di qualsiasi altra parte del mio corpo o del mio spirito come lo posso contemplare in Gesù nei miei confronti. Così mi educo alla percezione originale del mio essere e comincio ad entrare in sintonia con la percezione di chi l’ha creato e di chi me lo comunica in questo momento. Comincio a cambiare la narrazione di me a me stesso riconoscendomene come il principale narratore della mia vita con tutte le possibilità che può implicare. Gioia sinfonica per il mio concepimento Possiamo notare che proprio questa gioia che Cristo prova nei miei confronti dai piedi fino ai capelli e dalla pelle fino alle pieghe più intime della mia anima si attua in modo simile nei miei genitori nel momento del mio concepimento. Gioiscono della vita umana nella sua interezza e nei suoi dettagli attraverso l’unione dei loro corpi. Ogni parte del loro corpo è espressione e manifestazione dell’amabilità della vita umana come tale è degna d’essere baciata, accarezzata, amata e fonte di intima gioia. Così i genitori manifestano la bellezza e l’amabilità della vita umana proprio nel momento in cui la trasmettono al loro figlio. L’intima gioia e l’amore intenso che caratterizzano l’atto del concepimento diventa ulteriore garanzia e potente pubblicità autentica della vita che attraverso questa unione d’amore e 16 di gioia essi trasmettono: la gioia della mia vita. Così la modalità sinfonica con la quale il Cristo glorioso e i miei genitori celebrano l’inizio della mia vita si trasforma in manifestazione della bellezza ed amabilità della mia persona. Ogni persona è invitata ad aggiornare l’interpretazione, la percezione e la narrazione di se stessa alla luce di queste azioni fondanti della propria vita che “uniscono assieme valori umani e divini”21. La genetica nuziale: memoria ed attualità della mia origine nuziale Il microscopio elettronico ha svelato un’ulteriore motivo per centralizzare l’evento del proprio concepimento, della propria creazione. La scoperta del codice genetico ha portato alla luce la struttura dei geni che determinano e vivificano tutto il nostro organismo. Il codice genetico, il DNA, è la centrale di comando di ognuna delle nostre cellule. Il DNA è nato nel seno della nostra madre dall’unione dei 23 cromosomi materni e dei 23 cromosomi paterni. Esso è a livello genetico l’unione nuziale dei nostri genitori. Per questo motivo portiamo in ogni nucleo cellulare del nostro organismo non il nostro “patrimonio genetico” ma il “matrimonio genetico” dei nostri genitori in atto. Solo grazie all’unione attuale dei geni materni e paterni nelle nostre cellule il sangue scorre nelle nostre vene e il nostro cuore palpita, abbiamo una pelle, un cervello, ossa, sensi, membra, possiamo camminare, parlare, sentire. Attraverso questo matrimonio genetico che ci struttura e ci vivifica nel momento attuale, tutto quanto abbiamo visto come caratteristiche del triplice atto d’amore del Cristo glorioso e dei nostri genitori (causa dell’unione genetica dei geni materni e paterni vivificati dall’anima 21 CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 49. 17 creata da Cristo) diventa di un’attualità insuperabile. In noi a livello genetico è miliardi di volte in atto la celebrazione solenne del nostro concepimento e perciò della nostra creazione. Cristo in un modo infinitamente geniale ha legato gli ingredienti dell’azione del suo crearmi e del mio essere generato dai miei genitori alla struttura genetica di ognuna delle mie cellule. E’ come se ci ricevessimo minuto per minuto dal gioioso ed amoroso amplesso dei nostri genitori. Questa realtà genetica diventa così manifestazione della verità profonda di ogni essere umano. Come ogni essere umano vive a livello corporeo grazie all’unione genetica dei propri genitori, così a livello dell’essere riceve l’esistenza dalla mente libera ed amante di Cristo. L’abbraccio nuziale genetico in ogni cellula dice a ogni cellula, a ogni tessuto, a ogni organo, a ogni membro, a ogni senso, a tutta la mia persona: vivi perché sei infinitamente amato e sei motivo di intima gioia per i tuoi, per Cristo e perciò per te stesso. Il DNA nuziale si manifesta così portavoce potente e vivificante dell’amore e della gioia dei genitori e del Cristo glorioso per la mia persona e mi svela e mi garantisce la preziosità e l’amabilità attuali della medesima. Lo stesso DNA mi invita perciò miliardi di volte ad aggiornare la mia percezione di me e il racconto quotidiano di me a me stesso alla gioia e all’amore con i quali Gesù glorioso e i geni nuziali di mamma e papà mi fanno esistere! Leggere il nostro corpo in questa luce significa superare la concezione del nostro corpo come semplice causa di dolori o di piacere o come strumento di lavoro e promuoverlo a fonte luminosa della mia identità. “Il progresso delle scienze biologiche, psicologiche e sociali dà all'uomo la possibilità di una migliore conoscenza di sé.”22 Il 22 CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 5. 18 mio corpo soprattutto grazie alle scoperte scientifiche mi rivela la ricchezza e finezza della mia condizione corporea e ha diritto di ispirare in modo sempre più crescente la percezione di me stesso e di arricchire la mia stima di me. Se non cresce l’ammirazione di me in proporzione alla bellezza delle scoperte scientifiche che riguardano il mio corpo rimango mentalmente un uomo del settecento e mi sentirò inadeguato per la vita di oggi, incapace di interpretare la civiltà attuale a favore della realizzazione della mia vita. Per la riflessione: “In che modo immagino il mio concepimento? Mi riservo il tempo per riflettere sull’origine della mia persona? A che cosa penso quando professo il Credo e pronuncio le parole “Credo in un solo Dio Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili”? Come percepisco me stesso, come mi racconto a me stesso, il mio corpo, la mia persona, la mia vita, questa mia giornata? Ho l’impressione di dover subire la percezione, la narrazione della mia vita? Per quali aspetti della mia vita ho cambiato la percezione e il racconto di me stesso/a? Quale ruolo ha la mia famiglia nell’interpretazione di me stesso? Come integro le scoperte scientifiche sul corpo umano con la percezione che ho di me stesso? 19 La realizzazione della persona umana alla luce dei dinamismi della famiglia Dopo aver visto l’inizio glorioso, amoroso e gioioso della vita umana nel matrimonio cristiano, possiamo chiederci in che modo la coppia-famiglia contribuisca alla realizzazione della persona creata e concepita in essa. Ogni fase della crescita, dal concepimento in poi, arricchisce in un modo specifico lo sviluppo di qualche aspetto della persona appena concepita e creata. Con “crescita” si intende tutto quanto cambia a livello fisicopsichico e spirituale in una persona dall’inizio della sua esistenza nel seno materno fino alla sua risurrezione alla fine dei tempi. Costruirsi una memoria, un immaginario e un racconto vivace di sé che in modo sempre più completo riconoscano, apprezzino e celebrino queste fasi con il loro rispettivo significato potrebbe favorire la realizzazione di una particolare maturità e libertà umana e cristiana. Con ciò intendo affermare che questi eventi-azioni che caratterizzano il mio passato e preparano/decidono del mio futuro possono essere luce e chiarimento per decifrare la mia condizione presente. Anzi, la mia vita è incomprensibile se non viene vista nell’insieme degli eventi-azioni che la costituiscono. Assomiglierebbe a una storia senza inizio e senza fine o con dei capitoli mancanti al suo interno. Un libro scritto in questo modo risulterebbe privo di senso. Abbiamo un bisogno esistenziale profondo di poterci raccontare la nostra vita per intero. Paul Ricoeur parla della “identità narrativa”23 della persona umana grazie alla quale ciascuno si auto-interpreta, si auto-comprende, si autoprogetta e … si racconta a se stesso e agli altri. 23 RICŒUR, PAUL, Soi-même comme un autre, Paris 1990, 137-198 (edizione francese); titolo italiano : Sé come un altro, Milano, 2011. 20 Tentiamo di raccontarci alcune fasi decisive della nostra vita e di scoprire la luce interpretativa che da esse emana per la percezione attuale di noi stessi in quanto persone umane e come cristiani. Ogni crescita umana dalla prima moltiplicazione cellulare in poi ha come fondamento vivificante, programmante e strutturante la genetica nuziale. Tutto quanto è stato detto fino ad ora del concepimento costituisce il fondamento illuminante per ogni fase successiva di crescita. L’amore e la gioia del Cristo glorioso e dei genitori per il concepimento di una nuova persona valgono in misura sempre crescente per la gravidanza, per il neonato, per il fanciullo, per il bambino, per l’adolescente, per l’innamorato, per il giovane, per l’adulto, per lo sposato, per il genitore, per il nonno, ecc. fino alla risurrezione. Nelle diverse tappe della crescita della vita umana si svela il perché di tanto piacere, gioia e amore nell’atto del concepimento-creazione. A ogni fase di crescita corrisponde un di più di vita e di essere. La consapevolizzazione di questo continuo arricchimento di sé è possibile nella misura in cui la persona si rende cosciente del significato delle singole fasi della propria crescita e del loro essere parti di un mosaico, organico e sinfonico che è la mia vita! Colpisce come lo sviluppo della nostra natura è accompagnato, redento, completato e glorificato dall’agire glorioso di Gesù risorto nei suoi sacramenti. L’aspetto sacramentale che si inserisce profondamente nelle nostre fasi di crescita, ossia nello sviluppo della nostra persona, aggiunge una luce ancora più chiara ed amabile per una sempre più ricca interpretazione della nostra vita umana e cristiana, come abbiamo potuto vedere guardando il concepimento alla luce del sacramento del matrimonio. I limiti di questo lavoro costringono a scegliere solo alcune fasi di questo processo a modo di accenno: i primi 21 mesi di vita e il battesimo, l’adolescenza e la cresima, l’esperienza erotica e il matrimonio. L’età delle benedizioni e il dono del battesimo Un neonato suscita intorno a sé stupore, ammirazione, tenerezza ed amore. Il suo semplice essere si manifesta infinitamente prezioso e degno d’essere l’oggetto dei pensieri e dei sentimenti più belli e più delicati di cui la persona umana è capace. La finezza, la dolcezza, la piccolezza e la configurazione del suo corpicino manifestano in un modo autorevolissimo l’amabilità incondizionata della persona umana. Così ognuno di noi ha messo piede su questo terra suscitando stupore generale per la bellezza, la bontà, l’unicità e la verità del proprio essere a forma di neonato. Il fatto che ogni neonato faccia questo effetto non ne diminuisce il valore, anzi l’aumenta perché fa capire che non si tratta di un errore di percezione dovuto all’affetto dei familiari e degli amici del piccolo, ma di una condizione che lo caratterizza in quanto essere umano in un modo universale. In ogni continente della terra e in ogni popolo del genere umano si fa questa accoglienza straordinaria al neonato! Da questo comportamento umano universale risulta l’oggettività della preziosità e dell’amabilità della persona umana ovunque e sempre. Inoltre, questo fenomeno universale che stupisce riguardo al neonato fa vedere che la sua preziosità e la sua amabilità oggettive non si basano principalmente su ciò che il bambino sa fare e possiede ma sul suo essere fisico animato. Gli esperti per eccellenza dell’amabilità e della bontà del neonato, ossia i suoi genitori, manifestano in modo molto eloquente ed incisivo la dignità onnicomprensiva che riconoscono al loro bambino. I loro baci e le loro carezze 22 scelgono tutto il corpo del piccolo come degno della loro manifestazione amorosa. Non c’è una parte del corpo del piccolo che non sia così bella, così unica, così vera da non meritare attenzioni delicatissime e appassionatissime di amore e di stima. I genitori vengono trasfigurati dall’affetto che provano per il loro figlio appena nato in tutti suoi dettagli. I loro gesti d’amore celebrano il viso, i capelli, gli occhi, il naso, le orecchie, la bocca, la pelle, tutte le membra del loro piccolo. A parole esprimono quanto già dicono i loro gesti: “Come sono belli i tuoi occhietti!” “Che meraviglia le tue manine e i tuoi piedini!” “Il tuo viso è un incanto!” Queste manifestazioni d’amore così dettagliate, concrete e “tutto - inglobanti” hanno implicazioni esistenziali fondanti per il bambino. Grazie alle manifestazioni d’affetto ogni bambino prende coscienza di se stesso mentre i dinamismi necessari per assecondare le diverse fasi di crescita si attivano e si realizzano. Sinfonia tra gesti genitoriali - diritti umani - Costituzione italiana - Genesi 1 La necessità dei gesti genitoriali come garanzia di sopravivenza per ogni bimbo è un ulteriore criterio per riconoscere la veracità del loro messaggio in relazione alla preziosità di ogni essere umano. Che proprio queste modalità d’amore siano richieste perché l’uomo possa iniziare la sua esistenza conferma che la persona è degna di amore, di stima, di stupore e di ammirazione incondizionati. Quanto la Carta dei Diritti Umani esprime a livello giuridico internazionale, i genitori lo manifestano a livello esistenziale e personale con i loro gesti d’amore verso ogni loro figlio/a. ”Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e 23 devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.”24 La Costituzione Italiana concorda pienamente con la Dichiarazione dei Diritti Umani e con il modo di comportarsi dei genitori di fronte al loro neonato quando dichiara: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”25 Sia la Dichiarazione Universale dei diritti umani sia la Costituzione italiana considerano come perno e fondamento di tutti i diritti e doveri umani la dignità indistruttibile di ogni persona. Abbiamo visto sopra come i nostri genitori ci fanno sperimentare subito all’inizio della nostra vita i grandi valori della nostra civiltà facendoci fare esperienza intensa della dignità ineffabile della nostra persona nella sua concretezza fisica e spirituale. Da questa dignità inalienabile del nostro essere scaturiscono tutti diritti e i doveri della nostra persona alla cui realizzazione lo Stato si impegna con tutti i mezzi. “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”26 24 DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI, Art., 1 e 2. COSTITUZIONE ITALIANA, Art. 3. 26 COSTITUZIONE ITALIANA, Art. 3. 25 24 Così la Carta dei Diritti Umani e la Costituzione Italiana esprimono in termini giuridici ciò che i genitori manifestano al loro neonato con parole e gesti d’affetto. I genitori non soltanto rendono sperimentabile quanto la nostra civiltà, attraverso i secoli e a prezzo di tanta sofferenza e riflessione, ha colto della preziosità della persona umana, ma si rivelano interpreti e rappresentanti di quanto il Creatore ha affidato in modo ancora più profondo alla coppia umana fin dal Principio. I gesti e le parole d’amore con i quali i genitori circondano e avvolgono i loro piccoli sono un efficacissimo bene–dire i loro figli e in essi l’umanità intera. Purtroppo i genitori attuano il loro essere a immagine di Dio verso i propri figli molto spesso solo inconsapevolmente. “E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.”27 “Assomigliare a Dio”, “essere a sua immagine” significa fare ciò che Dio fa. I versetti precedenti del primo capitolo della Genesi rivelano l’attività di Dio: creare con la sua parola, ammirare e benedire ciò che ha creato. I genitori proprio questo realizzano in rapporto al loro figlio appena nato in cui è presente tutto il cosmo. Bene-dicono e ammirano ogni parte della persona alla quale hanno dato la vita immergendola così nell’esperienza originale dell’umanità che la costituisce e che la fa esistere: l’essere benedetta ed ammirata. 27 GENESI 1, 26-27. 25 Percezione di sé alla luce dell’agire genitoriale Ora viene il bello: io mi penso, mi voglio, mi sento, mi percepisco e mi racconto dunque come i miei genitori mi hanno accolto nel momento della mia nascita facendosi interpreti di Dio, dei diritti umani di tutte le Nazioni della terra e della Costituzione Italiana? E’ questo lo specifico del nostro punto di vista sulla persona umana: una comprensione esistenziale delle fasi della nostra crescita alla luce della rivelazione, della nostra civiltà e della stessa famiglia. Se io non mi considero prezioso nella mia concretezza fisica e spirituale come me l’hanno fatto sperimentare i miei genitori nei primi mesi della mia vita, do torto a loro e a chi essi rappresentano, vale a dire a Dio, alle Nazioni firmatarie della Dichiarazione Universale dei diritti umani e alla Costituzione italiana. L’autorevolezza delle persone e delle istituzioni menzionate può aiutarmi a aggiornare l’immagine che ho di me stesso. Questa realtà mi permette di mettermi in sintonia con il dinamismo naturale della crescita umana, con lo sguardo di Dio e con l’attuale livello di civiltà e di progresso che si esprime nei testi giuridici citati. La mia esperienza familiare da neonato mi conferma che i principi dichiarati non sono parole vuote ma che sono valori capaci di interpretare efficacemente il significato della mia vita e di suscitare la conseguente stima di me, persona del XXI secolo. In caso contrario rischio di vivere con una mentalità molto arretrata che mi impedisce di configurare e di interpretare le caratteristiche della società attuale rimanendo oggetto passivo della globalizzazione anziché esserne vigile e creativo con- plasmatore. Prendere sul serio il modo universale con cui i genitori di ogni popolo e nazione accolgono il proprio figlio da neonato significa riconoscere alla propria persona quella 26 amabilità e preziosità che gli stessi genitori mi hanno manifestato dal momento della mia nascita in poi. Si tratta di un atto di fede nel valore concreto delle mie membra e dei miei sensi attraverso i quali si manifesta e si realizza la mia persona. I gesti dei miei genitori, che rendono presente l’agire di Dio, la convinzione dei diritti umani e della Costituzione italiana applicati a me, hanno il potere di rivelarmi oggi la preziosità della mia vita attuale. Perché? Perché io sono oggi la stessa persona alla quale i genitori hanno manifestato il loro entusiasmo iniziale per la mia nascita. Ciò che allora hanno celebrato in miniatura e nella sua potenzialità ora si realizza. Perciò nel mio presente sono ancora più amabile di quanto non lo fossi da neonato, perché ora costituisco un più di vita, di essere rispetto al momento della mia nascita. Posso educarmi a conferire autorevolezza ai gesti dei miei genitori in modo retroattivo riconoscendoli capaci di manifestare e di farmi sperimentare il valore oggettivo del mio essere che sempre, ovunque e da ogni persona merita d’essere amato, stimato e ammirato … anche da me stesso! Le azioni cattive dei miei genitori o quelle mie personali, gli eventi negativi della mia vita non possono cancellare la preziosità del mio essere. Il mio essere, la sua unicità, la sua bellezza, la sua unità e la sua amabilità mi sono garantite dal Creatore, il Cristo glorioso, dal consenso delle nazioni firmatarie dei diritti umani e dalla Costituzione italiana riconosciute da tutte le istituzioni, da tutti i partiti e dai cittadini italiani. Consapevolezza battesimale Il Cristo glorioso, profondamente consapevole sia della nostra preziosità sia della nostra debolezza e incoerenza, ispira ai genitori cristiani un modo particolare di 27 illuminazione, di purificazione e di glorificazione dei loro figli: il battesimo. Grazie ai nostri genitori, appena arrivati su questa terra buona parte di noi è stata immersa nella vita e nelle persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. I nostri genitori non solo ci rappresentano, appena nati, l’amore benedicente di Dio per la nostra persona intera e in tutti i suoi dettagli ma ci fanno dono della stessa vita del Padre onnipresente, del Figlio amabilissimo e dello Spirito Santo tuttocontinente. Grazie al dono dello Spirito, nelle nostre piccole membra prendono dimora il Padre e il Figlio, proprio colui che ci ha creati nel seno della nostra madre con la collaborazione di nostro padre. Viene il Creatore personalmente, liberamente ed amorevolmente ad abitare nel mio spirito, nelle mie membra e nei miei sensi per rivelarmi la mia dignità, per confermare ed approfondire quanto i genitori mi manifestano dall’esterno e i miei geni mi dicono in ognuna delle mie cellule: “sei infinitamente amato in tutti i tuoi dettagli e nella tua interezza. Sei fonte di intima e incondizionata gioia per i tuoi genitori e per Dio”. La Trinità beata e competente mi sussurra senza stancarsi mai: “fidati del mio dono, sei davvero amabilissimo, puoi gioire di te come lo faccio io in ogni momento della tua vita. Fidati di me perché ti conosco a livello fisico, psichico e spirituale totalmente e completamente. Non esiste uno più esperto di me della tua vita. Perciò, se io ti dico: “va bene” e ti abito, puoi tranquillamente amarti e dire con me un sì gioioso e incondizionato alla tua vita.” Genetica nuziale, i gesti e le parole d’amore, l’unione intima, amorosa dei miei genitori, l’atto creatore del Cristo risorto, le parole della Genesi, gli articoli della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e della Costituzione italiana e il dono battesimale del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo manifestano in modo sinfonico la preziosità, la dignità e amabilità della mia persona anche per me stesso! 28 Loro insieme costituiscono la fonte inesauribile per un sempre nuovo e più amabile racconto di me a me stesso. Per la riflessione personale: In che modo faccio crescere la stima di me? Chi o che cosa è per me fonte di felicità? Che cosa provo di fronte a un neonato? Posso descrivere i gesti che compio, ricordare le parole che gli dico? Posso immaginarle rivolte alla mia stessa persona, così come sono oggi? Quale valore attribuisco al fatto d’essere creato da Dio nel mio concepimento e al mio essere immerso mediante il battesimo nella Beata Trinità? Come influiscono o potrebbero influire queste due verità di fede sulla percezione di me stesso? 29 Il significato nuziale della vita quotidiana Il codice genetico: un codice sponsale Da quanto abbiamo visto fino ad ora, si può dedurre che il fenomeno “nozze” e il mistero “matrimonio” contengono una luce che è in grado di illuminare la mia vita quotidiana attuale. In che cosa consiste questo essere luce dell’esperienza matrimoniale? Abbiamo già visto che la luce è tale da poter illuminare aspetti centrali della vita umana e divina: l’atto della creazione, il mistero del battesimo, la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e la Costituzione italiana. Ma ogni aspetto della vita umana e della vita divina messo a contatto con le caratteristiche proprie della vita sponsale comincia a rifulgere in modo particolare. Lo specifico della vita sponsale evidenzia l’attualità della vita umana e divina e in questo modo è in grado di chiarire la mia esistenza. Che cosa vuole dire “nuziale” o “sponsale”? “Nuzialità” o “sponsalità” significa la celebrazione di tutto l’essere umano e delle sue azioni nelle singole parti del suo corpo. Significa dire a una persona: “tutto ciò che sei nella concretezza della tua corporeità, per me è così prezioso da volerlo ricevere per sempre in dono e da volermi donare per sempre a te”. Questa decisione e il conseguente stile di vita di fedeltà reciproca incondizionata rivela la preziosità umana nei suo dettagli e nella sua globalità. In questo senso la nuzialità o sponsalità svela la preziosità, la dignità, l’amabilità, la godibilità e l’attualità di ogni persona umana. Nessuna persona umana può sottrarsi a questa realtà sponsale. Il semplice dato genetico caratterizza ogni persona umana come un evento sponsale in atto. Non importa se sono sposato o meno, credente o ateo, africano o europeo, vecchio o giovane, uomo o donna, malato o sano. Sempre 30 sono quello che sono grazie all’unione sponsale dei geni materni e paterni in tutte le mie cellule. Questo dato scientifico universale, che caratterizza ogni persona umana, ha il diritto d’essere integrato nella concezione che ogni persona ha di se stessa. Spetta all’intelligenza umana interpretare questa scoperta scientifica del XX secolo per poter aggiornare la concezione dell’uomo a questa verità scientifica. Propongo la seguente chiave d’interpretazione del fatto genetico nuziale per la persona umana. Se la sponsalità, l’unione sponsale dei nostri genitori a livello genetico, è il nostro principio vitale in ogni cellula, il significato dell’unione nuziale deve apportare luce particolare per la comprensione dell’evento nuziale che è ogni persona umana attualmente. Il nostro codice genetico è un codice sponsale. Ogni codice deve essere decifrato per poter essere capito. Se un codice è “sponsale”, bisogna capire che cosa vuol dire “sponsale” per poter cogliere il significato di un codice “sponsale”. Con la descrizione di “sponsalità” data sopra, noi abbiamo una possibile chiave per decifrare il nostro codice genetico non a livello genetico (= genoma) ma a livello esistenziale, vale a dire a livello dell’interpretazione dell’essere umano nella sua globalità e concretezza storica. Come può avvenire la decifrazione di questo fattore genetico-nuziale in relazione ai diversi aspetti della nostra esistenza quotidiana? Quale persona umana ci racconta il nostro codice genetico nuziale? Gli aspetti della sponsalità sono tantissimi, tanti quanti sono gli aspetti della vita di cui è l’origine. Ne scelgo alcuni per poter illustrare la luminosità e la bellezza della categoria “sponsale” in rapporto alla nostra vita quotidiana. 31 La tecnologia e la luce sponsale L’influsso della tecnologia sulla nostra vita quotidiana è straordinario. Quasi in ogni casa si trovano uno o più televisori. Spesso il televisore acceso fa da sottofondo a qualsiasi attività che avviene tra le pareti di casa. Al televisore si associa lo schermo del computer, del tablet o del iphone che aprono la vita quotidiana a nuove dimensioni quali forme inedite di comunicazione, di informazione, di gioco o di qualsiasi tipo di navigazione in internet. La tecnologia fa entrare nella vita di tutti i giorni a dosi sempre più massicce la globalizzazione e il virtuale. Il cellulare caratterizza e struttura in modo crescente le nostre relazioni. Spariscono i momenti e lo spazio dell’intimità con se stessi e con la propria famiglia per fare posto a una reperibilità quasi 24 ore su 24. Grazie al cellulare si impone alla società lo stile di vita del “medico reperibile”. I mezzi di trasporto, dopo i mezzi di comunicazione e di informazione, segnano con particolare insistenza il volto quotidiano tecnologico della nostra società. Le città sono invase da macchine e motorini. La loro presenza e la loro attività sono talmente intense che sembrano scombussolare l’equilibrio ecologico del nostro pianeta. Lavatrici, lavastoviglie, aspirapolvere, caldaie e lampadine elettriche hanno trasformato il volto della casa e meccanizzato le azioni vitali di pulizia e di arredamento in una vita familiare. La lista delle conquiste tecnologiche che arricchiscono la nostra vita quotidiana si potrebbe allungare ancora di molto. La loro presentazione è stata tenuta consapevolmente in tono piuttosto negativo per evidenziare i rischi collaterali della tecnologizzazione e per rappresentare il modo spesso negativo con il quale viene vissuta la tecnologia. La tecnologia rischia di nuocere al nostro ambiente in modo 32 radicale e contribuisce alla meccanizzazione dei rapporti tra le persone, tra le persone e le loro azioni e tra le persone e le cose. Il “fondamento nuziale” della persona umana è in grado di offrire un’interpretazione diversa a ogni aspetto tecnologico della nostra vita quotidiana. Lo specifico nuziale è evidenziare e celebrare la preziosità e l’amabilità della persona amata in tutte le parti del suo corpo. La carezza dell’orecchio rende sperimentabile la grandezza e la bellezza della forma fisica dell’organo dell’udito, della sua potenzialità, di ciò che può sentire e di tutta la persona senza la quale l’orecchio non sarebbe degno di tanta attenzione ed amore. Il gesto affettuoso riguarda perciò sia l’essere concreto di tutta la persona, sia l’azione dell’ascoltare in specifico e la forma fisica e concreta dell’orecchio. Conviene sottolineare che la celebrazione dell’essere e dell’azione della persona amata passa per l’amore verso la forma concreta e fisica dell’orecchio. Attraverso il contatto fisico sensibile si forma sia in colui che accarezza sia in chi viene accarezzato la percezione della preziosità della propria persona e delle azioni che si attuano attraverso l’organo corrispondente. Questa manifestazione nuziale della preziosità e dell’amabilità della persona umana non riguarda solo le due persone coinvolte nella relazione coniugale. Siccome essa sta all’inizio di ogni persona umana, la si può considerare la modalità paradigmatica attraverso la quale viene evidenziata l’amabilità e la preziosità della persona umana in senso universale. Essendo ogni persona caratterizzata dalla genetica nuziale, la modalità nuziale diventa a livello genetico il proprio principio di vita, il codice genetico che origina, struttura e realizza la vita nelle su diverse fasi. Dovremmo considerarci come mamma e papà si sono considerati reciprocamente nel momento del nostro 33 concepimento. Il loro modo di celebrare l’essere e le azioni della persona umana nella sua concretezza corporea ora è affidata al nostro codice genetico. Per cogliere e capire me stesso in sintonia con il mio codice genetico nuziale, devo applicare a me stesso l’analoga concezione dell’essere e della persona che i miei genitori avevano nei confronti delle loro persone e azioni nel momento del mio concepimento. La maggior parte delle coppie non è consapevole di queste implicazioni grandiose per la percezione della vita umana. Ciò non impedisce che queste azioni abbiano realmente questo potere di rivelazione dell’amabilità e della preziosità della persona umana. Bisogna solo applicare la nostra intelligenza ad esse e interpretarle nel contesto di quanto l’atto nuziale implica. In che modo il nostro mondo tecnologico può ricevere luce dall’esperienza nuziale che ci costituisce nel più intimo? Vale per l’interpretazione degli oggetti tecnologici quanto si è detto per l’interpretazione dei gesti nuziali. Conviene valutare il cellulare, la macchina in relazione a ciò per cui questi strumenti sono stati inventati. La macchina, il motorino, il pullman, l’aereo, il traghetto e la nave spaziale sono mezzi di trasporto. Vogliono migliorare il movimento della persona umana. In questa luce i mezzi di trasporto stanno a servizio dei nostri piedi. In senso originale muoversi significa per l’essere umano camminare con i propri piedi. I mezzi di trasporti da un lato potenziano la capacità di movimento vale a dire dei nostri piedi, dall’altro lato evidenziano la preziosità del nostro camminare, del nostro muoverci. Di fatto il nostro muoverci è talmente prezioso che industrie intere (industria dell’automobile, dell’aereo, delle navi, ecc.) e milioni di persone investono le loro risorse al servizio … dei nostri piedi. Poco si pensa a questo aspetto dell’industria e dell’impegno professionale di tantissime persone. Tutto 34 questo mette davanti agli occhi la centralità, l’amabilità, la preziosità e perciò l’attualità della persona umana nell’azione del camminare. Il valore del camminare aumenta ulteriormente secondo la direzione del cammino: a casa, al lavoro, in montagna, dal medico, ecc... La consapevolezza della preziosità di quest’azione potrebbe aiutare a non dirigere i nostri passi dove si sciupa la dignità della persona. Come il marito evidenzia la preziosità, l’unicità, l’amabilità e l’attualità della persona e delle azioni della moglie baciando e accarezzando i suoi piedi, così l’industria automobilistica mette davanti agli occhi la preziosità del movimento umano e di chi lo compie, cioè della persona umana, investendo somme astronomiche nella costruzione di macchine al servizio dei nostri piedi. Questa visione della tecnologia potrà prendere forma nella nostra mente nella misura in cui la concezione nuziale della persona ci è familiare. Occorre uno sguardo intelligente che sappia cogliere il significato degli oggetti tecnologici in rapporto a quell’aspetto della corporeità umana al cui servizio è concepito. Così può nascere in me uno sguardo amoroso che ammira e vuole gli oggetti tecnologici secondo la loro vera natura volta a rivelare la preziosità della persona umana e della sua realizzazione. A ogni parte del corpo sono legate industrie intere, professioni, investimenti, ricerche. Tutto i corpo umano è come avvolto e celebrato dalla civiltà attuale evidenziandone la preziosità e dignità proprio come nell’intimità nuziale i coniugi si manifestano la preziosità e amabilità delle loro persone in tutto il loro corpo. La civiltà attuale insieme alla vita nuziale intima sono in grado di offrirmi la fonte per poter raccontarmi la mia vita in modo ammirevole e prezioso. In questa luce nuziale la stessa tecnologia può contribuire alla personalizzazione dei rapporti, delle azioni e delle relazioni umane. E la stessa civiltà contemporanea è in grado d’illuminare l’agire 35 nuziale. La maggiore specializzazione della tecnica e delle professioni evidenzia sempre di più la preziosità della persona umana nelle sue minime espressioni fisiche e relazionali (chirurgo per le mani o per le singole dita, avvocato specialista nei singoli articoli di legge, meccanico specializzato nelle diverse parti della macchina). Senza la luce nuziale che ci permette di cogliere l’alta specializzazione come una più grande manifestazione della preziosità della persona umana nei minimi dettagli come nella sua globalità, il progresso rischia a portare a una dispersione esistenziale con uno smarrimento psicologico e spirituale, che è l’esatto contrario della vocazione della tecnologia e della civiltà: migliorare la qualità della vita umana. Altrettanto senza l’interpretazione della preziosità del corpo umano che ci dona la civiltà attuale la vita nuziale rischia di perdersi nella pura emotività e in un scialbo erotismo. A ogni progresso civile, a ogni scoperta scientifica autentica, a ogni invenzione tecnologica in sintonia con la dignità della persona intesi come ulteriore manifestazione della grandezza dell’uomo dovrebbe corrispondere un di più di gioia nell’intimità coniugale e perciò della mia stessa persona. Per una vita quotidiana nuziale Quanto è stato detto per la tecnologia, può essere esteso a qualsiasi altro ambito della vita umana. La pittura, la musica, l’architettura, la politica, la vita sociale, le istituzioni, la vita professionale, la vita ecclesiale, la vita di Cristo e lo svolgimento di ogni giornata ricevono una particolare luce dalla loro comune origine che è la celebrazione nuziale. Nessuno di questi aspetti della vita umana e cristiana esisterebbe senza la persona e senza l’unione sponsale. Possiamo parlare di una concezione 36 sinfonica nuziale della vita della nostra civiltà e della Chiesa che si attua a diversi livelli in diversissimi modi ma sempre illuminati dalla stessa comune origine: la celebrazione del coito, come già diceva papa Innocenzo III28, quel “amore, che unisce assieme valori umani e divini”29. A questa concezione nuziale sinfonica può corrispondere una sempre più profonda e concreta consapevolezza sponsale quotidiana non solo nelle persone sposate ma in ogni persona umana visto che il mistero nuziale è l’evento fondante per ogni essere umano sia dal punto di vista storico (ciascuno è stato concepito e generato in modo sponsale) sia dal punto di vista genetico (ciascuno ha il suo codice genetico = codice sponsale). Verso una consapevolezza sponsale sinfonica Come si può attuare questa consapevolezza sinfonica sponsale? Si tratta di una paziente educazione della nostra intelligenza, della nostra volontà, della nostra immaginazione, della memoria di noi stessi e del nostro sentirci. Il dato nuziale, o se vogliamo la categoria “nuziale”, oppure la luce nuziale fa risplendere la mia vita quotidiana nella sua luce originale, vale a dire nella luce nella quale viene vissuta e sperimentata nella mia origine, cioè nel momento del mio concepimento. Conviene astrarre dall’esperienza personale dei genitori quanto il loro comportamento nuziale rivela della preziosità della mia persona e delle mie azioni. Vale ora per il mio essere e le mie azioni nelle mie membra ciò che loro sperimentavano nell’intimità nuziale. La loro gioia per le loro vite celebrate 28 29 DENZINGER, HEINRICH, Enchiridion Symbolorum, n.776. CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 49. 37 nei loro corpi è il fondamento e la garanzia dell’amabilità, della “godibilità” e preziosità della mia vita nel mio corpo. La luce nuziale dice: ciò che tu compi con le tue mani e i tuoi piedi è degno d’essere amato e celebrato. Il tuo cucinare, il tuo fare la spesa il tuo parlare con i clienti, il tuo accudire il piccolo, il tuo andare in macchina al lavoro, ecc. sono azioni ed eventi che sono degni d’intima gioia, perché in contesto sponsale vengono onorati in questo modo attraverso la celebrazione sponsale in ogni famiglia. L’universalità di questo evento è garante della veracità ed autenticità di ciò che viene celebrato in essa: la preziosità, l’attualità e la dignità delle azioni e delle persone che si realizzano attraverso e nei loro corpi. Ognuno di noi ha una sua categoria principale secondo la quale giudica o valorizza la propria vita quotidiana: “fare più cose possibili”, “risparmiare il più possibile”, “piacere ai genitori, al coniuge, ai figli”, “non avere dolori”, “guadagnare più possibile” ecc.. La categoria “sponsale o nuziale” fa vedere la vita quotidiana in questo modo: ogni azione e evento, in sintonia con la mia dignità e compiuta attraverso e nel mio corpo, è degno d’essere amato, d’essere desiderato e d’essere motivo di gioia … per me stesso. Perché così la vita umana viene celebrata in tutte le famiglie del mondo e così è stata celebrata la vita dai miei genitori nel momento del mio concepimento! L’autorevolezza della categoria “nuziale”, della luce sponsale quotidiana si basa su questa universalità dell’evento sponsale, su questa centralità storica per la mia esistenza e sul fatto che geneticamente siamo strutturati in modo sponsale. 38 La luce nuziale immagine della luce divina La luce nuziale quotidiana riceve la sua massima chiarezza e priorità dal fatto d’essere immagine della stessa luce nella quale Cristo vede e vive la nostra vita. Avendo rivelato la relazione nuziale come immagine originale della vita divina, Cristo fa capire che lui stesso vive in modo sponsale in se stesso. Infatti, ogni persona divina donandosi interamente alle altre due ne celebra l’amabilità, la preziosità e “godibilità” infinita. Il matrimonio traduce lo stile di vita della Trinità nella condizione corporea umana. Nella loro corporeità i coniugi imitano, rappresentano e “si raccontano” questo celebrarsi reciproco delle persone divine. Dio non conosce un altro modo di relazionarsi, perciò entra con ogni persona umana in un rapporto nuziale. Questa modalità nuziale Dio manifesta e realizza in Gesù e nella Chiesa con chi vuole accogliere il suo modo singolare di considerarci e di trattarci. Possiamo contemplare la massima manifestazione di questo suo relazionarsi sponsale a ogni persona in Gesù risorto che è ora il principale attore della vita della Chiesa. In lui la luce sponsale, la categoria “nuziale”, si sprigiona nel suo massimo e definitivo splendore. I suoi occhi gloriosi celebrano gli occhi, la vista, il guardare di ogni persona umana. Così i suoi piedi trasfigurati svelano la festa divina per ogni camminare umano, dell’industria automobilistica ecc.. Tutto il suo corpo glorioso manifesta il modo con il quale Dio celebra ogni essere umano in modo sponsale … dettagliatamente e globalmente, attualmente e definitivamente. Di fatto Giovanni colloca tutta la vita di Gesù “il principio dei suoi segni e la manifestazione della sua gloria” nel contesto nuziale, del “vino bello e squisito” di Cana30. 30 GIOVANNI 2, 1ss. 39 In questa luce gloriosa tutte le manifestazioni quotidiane, sociali, culturali, giuridiche, tecnologiche, scientifiche, politiche ed ecclesiali possono essere colte nella loro più intima natura di celebratori e realizzatori della persona umana nella famiglia umana. Così il Cristo glorioso si rivela vicino a ogni persona umana più di quanto ogni persona umana è vicina a se stessa, e di conseguenza è sempre Cristo il più vicino alla vera natura di ogni cultura, di ogni organizzazione statale, di ogni scoperta scientifica, di ogni invenzione tecnologica, … di ogni coppia-famiglia. La sua persona gloriosa rivela che ogni persona umana è divinamente e umanamente celebrabile in modo sponsale. La Beata e Vicinissima Trinità ha scritto questa verità in modo geniale nel codice genetico nuziale di ogni persona affidandone la scoperta al XX secolo! Per la riflessione: Nel corso della giornata quante volte penso al mio matrimonio o al matrimonio dei miei genitori? Come influiscono questi due matrimoni sulla concezione che ho di me stesso/a? Mi riservo il tempo per riflettere sul significato della nostra società? Come vedo i mass media, la tecnica, le istituzioni in rapporto alla mia identità e alla mia qualità di vita? Che cosa penso della presentazione della vita umana in luce sponsale? Quali aspetti mi attirano, quali mi creano difficoltà? Quale ruolo ha Gesù risorto nell’interpretazione della mia vita quotidiana? 40 II) La persona umana in famiglia: evento unico ed amabile Il gioco e la ritualità: luce e vita per il bambino e per i genitori Nella seconda parte di questo saggio sulla realizzazione dell’essere umano nella famiglia si vorrebbe mostrare come nell’educazione la persona umana si manifesta come evento capace di stupire e di catturare la nostra ammirazione, il nostro amore e la nostra intelligenza. L’angolatura però è particolare: l’intento è di far vedere come la manifestazione graduale della ricchezza della vita dei bambini con le loro modalità specifiche legate alle diverse tappe della loro crescita arricchiscono insieme i figli e i genitori sia personalmente sia come coppia. Questo arricchirsi reciproco, insito nei dinamismi familiari dell’educazione, è uno degli aspetti mirabili della vita sponsale e familiare. Per poter essere vissuta, tale realtà richiede però una premessa: la scelta della contemplazione e dell’educazione della vita dei figli come azioni desiderabili ed amabili della propria vita personale e della coppia, realtà degne di assorbire tempo e energie mentali perché la si possa capire, amare e coltivare. Premessa che le coppie spesso trascurano perché, prese dalle azioni quotidiane che fondano la vita della coppia e della famiglia, ne perdono di vista il significato profondo. La famiglia così si configura come un’azienda di affari con una gestione sì efficiente ma piuttosto superficiale e poco piacevole. La riflessione che segue vorrebbe aiutare a trovare piacere e gusto all’interpretazione delle dinamiche dell’educazione come realizzazione del mistero famiglia, della coppia (come 41 promessa nel proprio innamoramento) e della propria persona. La vita quotidiana come evento nel gioco e la sua mediazione attraverso il rito I bambini hanno una grande passione per il gioco. Possono giocare molto seriamente. Perché il gioco è così importante per loro? I motivi sono tanti quanto è ricco l’essere umano nel suo graduale manifestarsi. Il mistero di fondo del bambino è caratterizzato da un fatto grandioso. Crescere significa per il bambino entrare in relazione con se stesso, con il proprio corpo, con i propri pensieri, i propri desideri, con le persone che lo circondano, con il mondo intero, con tutto l’essere. In che modo? Attraverso la propria capacità conoscitiva, volitiva ed emotiva, essa stessa in continua crescita. Si tratta di un’impresa straordinaria che va sempre oltre le capacità attuali del bambino. Perciò il bambino ha delle modalità specifiche per imparare ad aggiornarsi alle novità quotidiane. La modalità principale è la mediazione dei genitori. Essi mediano tra l’essere del bambino e le sue capacità recettive, volitive e sentimentali. Vedremo alcuni esempi. Oltre al ruolo genitoriale, il gioco spicca come modalità di apprendimento e di scoperta dell’essere. Alice per la prima volta è andata con la mamma a fare la spesa in pullman! Tornando a casa prende le quattro sedie in cucina, le metto una dietro l’altra, sulle ultime tre fa accomodare Pino, l’orsetto, Gianni, la tartaruga e Billy, il topolino. Tutti animaletti rigorosamente peluche. Lei stessa si mette in testa il capello del babbo e con aria seria si accomoda sul sedile del conducente. Partenza! Mette la prima, accelera e si ferma alla prima fermata. Scende Billy e sale Mariuccia, la lucertola che aspettava pazientemente alla 42 fermata del tram. Il gioco può durare un’ora, riprendere domani, anche dopodomani. Consideriamo alcune caratteristiche di questo modo di giocare. Alice rappresenta all’interno della sua casa un evento quotidiano comunissimo: andare a fare la spesa in pullman. L’esperienza ha per lei carattere di evento. Per lei è affascinante fare il conducente, stare sul pullman, fermarsi, far scendere e salire le persone, decidere quando ripartire quando fermarsi, dire ai passeggeri che cosa debbono fare. Tutto è pervaso da un’aria di novità e di freschezza. In questo c’è qualcosa di straordinario: i bambini ci manifestano l’attualità dell’essere nel suo realizzarsi quotidiano. L’istituzione “pullman” viene celebrata dalla piccola nel suo significato originale come arricchimento inaudito della sua vita personale, realtà degna d’essere oggetto della sua attenzione, della sua gioia, della sua fantasia, del suo amore, per ore! Con il gioco ci viene messa davanti agli occhi in un modo straordinario l’autorevolezza dei bambini. Con il loro serissimo gioco della rappresentazione degli eventi quotidiani essi ci strappano all’atteggiamento dello scontato di fronte alla meraviglia della bellezza dell’essere nel quotidiano. I genitori sono chiamati ad aggiornare la percezione della loro vita quotidiana secondo la rappresentazione amorosa dei propri figli. Attraverso il gioco, la bambina familiarizza con l’ignoto. La sua capacità rappresentativa le permette di integrare in modo graduale e piacevole l’esperienza nuova del pullman con la sua idea di vita. Questa integrazione avviene nell’ambiente familiare della casa o del cortile attraverso personaggi a lei familiari, gli animali di peluche, i parenti o gli amici. Il gioco permette perciò alla bambina di diventare amica del mondo che scopre pian piano. Allo stesso tempo sviluppa dentro di sé le capacità relazionali 43 corrispondenti per poter allargare il suo orizzonte vitale con il pullman fino ad arrivare un giorno a poterlo prendere da sola ed accrescere così la sua qualità di vita. Se i genitori sviluppano uno sguardo intelligente ed amoroso verso le capacità di gioco e di rappresentazione dei propri figli, possono scoprire la vita nella sua luce originale. I bambini manifestano, di fatto, per somiglianza il modo con il quale Dio vive la nostra vita quotidiana in tutti i suoi dettagli: come evento affascinante ed amabile. I figli possono aiutarci fortemente a metterci in sintonia con il modo con il quale Dio percepisce la nostra vita. Allo stesso tempo i genitori possono favorire le capacità relazionali dei propri figli suggerendo giochi e contenuti di rappresentazione che arricchiscono la loro vita. Anzi, la rappresentazione giocosa dovrebbe diventare la mediazione educativa principale, se si vuole trasmettere ai figli la vita a misura dei bambini. In questo contesto sono di grande importanza i riti quotidiani, settimanali, mensili o annuali. I bambini per la precarietà delle loro capacità conoscitive, volitive ed emotive hanno bisogno di un ordine stabile per potersi orientare all’interno della giornata o di una settimana. I figli delle famiglie che coordinano male spazi e tempi quotidiani tendono ad essere irrequieti e spesso agitati. Non si sentono a casa nel quotidiano svolgersi degli eventi e delle azioni che compongono una giornata perché non hanno la capacità di adattarsi a tanti cambiamenti in modo così veloce e sempre diverso, cioè nuovo. Perciò i bambini amano i riti. I riti gli offrono stabilità e sicurezza. Attraverso i riti, la vita diventa comprensibile, digeribile e familiare. Il ripetersi delle stesse parole ed azioni formano in loro atteggiamenti stabili di fronte alle realtà che incontrano. Ciò che conosco già mi dà sicurezza. La realtà quotidiana è così varia per chi ci sta 44 dentro solo da qualche mese o da qualche anno che può fare paura se non è ricevuta in piccole dosi. Perciò i piccoli amano sentire la storia della buona notte. Il passaggio dal giorno alla notte, dalla veglia al sonno è un cambiamento radicale. Implica dover abbandonare i genitori. Perciò non è sempre facile mandare i piccoli a dormire, tranne quando sono morti dal sonno. I riti a tavola, come la preghiera prima e dopo il pasto può mettere in evidenza la dignità e la preziosità del mangiare insieme, atto fondamentale per mantenersi in vita e che il bambino è chiamato ad imparare … dai suoi genitori. Come impostare la serata? Come si può celebrare la domenica e le feste? Per i bambini ogni azione è degna di una rappresentazione e perciò di un rito corrispondente. I bambini sono volentieri in preda delle loro sensazioni, pur avendo profondamente bisogno di quest’ordine, non ne sono coscienti. Perciò quando si abbandonano in modo esagerato ai loro capricci, che tendono a renderli prigionieri, hanno il diritto d’esserne liberati dalla disciplina dei genitori, non con modi o espressioni quali: “per favore” ecc, ma con un deciso: “si fa così”. In modo tale che il bambino non abbia bisogno di dubitare se mamma o babbo s’intendono della vita o se stanno solo facendo delle prove, cosa che è terribile per bambini. Loro considerano i genitori i primi interpreti autorevoli della loro vita. Se i genitori non assumono questo ruolo con gioia e piena convinzione generano insicurezza nei loro figli. La rappresentazione di atteggiamenti I genitori possono integrare la rappresentazione giocosa come una modalità educativa che coinvolge tutta la famiglia. Riferisco l’esperienza di una famiglia con quattro 45 ragazzi dell’età tra 5 e 11 anni. Il secondogenito entrando nella preadolescenza per ottenere qualcosa comincia ad esprimersi in modo distorto. Per esempio, avendo fame, chiede alla mamma: “Ma fino alla cena ci vuole ancora molto”? Non osa esprimere direttamente il suo bisogno, il suo desiderio e lo comunica di traverso. Quando la famiglia è radunata, i genitori presentano la questione e si decide insieme che ognuno porti degli esempi di come si possono esprimere i propri desideri in modo diretto o indiretto. Persino il piccolo di 5 anni riesce a partecipare a questo gioco attraverso il quale i bambini scoprono una modalità di contatto con le proprie emozioni e la propria capacità di riconoscerle e di esprimerle a parole. Il secondogenito di fatto, all’osservazione della mamma per la sua poca sincerità, si era giustificato dicendo che nella sua classe tutti parlano così. L’esperienza familiare gli ha aperto perciò un nuovo modo di relazionarsi con le proprie emozioni e la possibilità di esprimerle a parole. La scuola come evento familiare La scuola amplia ed approfondisce l’educazione dei figli. Come tale ha il diritto d’essere un evento familiare. In che senso? Da un lato attraverso il racconto di ciò che il figlio sperimenta a scuola, dall’altro con la rappresentazione di ciò che impara e sperimenta a scuola. Riferisco di nuovo un’esperienza reale. Mi trovo a casa della stessa famiglia di cui si è parlato prima. Il figlio maggiore deve prepararsi alla recita di una scena di teatro in inglese. La mamma lo invita a recitare a memoria quanto ha imparato. Il figlio sta in cucina. Di fronte a lui in semicerchio la mamma, il babbo, un fratello minore ed io. Mentre il fratello maggiore recita, arriva il fratellino più piccolo che in un primo momento si mette davanti a tutti per 46 ascoltare, poi accorgendosi di non essere solo, si infila tra di noi per formare un vero e proprio auditorio per il fratello. E’ un esempio mirabile di come la scuola può diventare uno spettacolo che coinvolge tutta la famiglia e che arricchisce piacevolmente tutti i membri della famiglia. I genitori stessi possono trovare modalità di rappresentazione per rendere attraenti le materie scolastiche ai loro figli. Ciò richiede ai genitori uno sforzo educativo verso se stessi. Dovranno rinnovare profondamente il loro atteggiamento verso la scuola per poterla presentare in modo gioioso e fantasioso ai propri figli. L’integrazione dei conflitti attraverso la rappresentazione familiare Una famiglia con tre bambine ci offre un esempio di come si possono affrontare in famiglia i conflitti relazionali che nascono nel mondo della scuola attraverso il metodo della rappresentazione. La figlia maggiore di 7 anni ogni giorno torna triste da scuola perché viene presa in giro da un suo compagno. I genitori decidono insieme a lei di rappresentare come avviene il conflitto a scuola. Ciascun membro impersona un ruolo, il babbo rappresenta il compagno, la bambina se stessa, la mamma rappresenta la madre del compagno. Il babbo nel ruolo del compagno prende in giro la bambina. In un primo momento la piccola si arrabbia. Quando il babbo e la mamma le rappresentano un altro modo di reagire, suggerendole possibili risposte, si tranquillizza. Il giorno dopo va a scuola contenta. Ha potuto sperimentare la mediazione familiare per entrare in relazione con un aspetto della sua vita per cui le mancavano le capacità relazionali. Il modello genitoriale le offre la possibilità di dare una risposta al pericolo che la aspetta a scuola e di ridimensionarne la portata. Quanto rappresentato 47 all’interno della sua famiglia fa ormai parte del suo mondo e non costituisce più una minaccia per lei. Educare in questo modo può diventare molto arricchente per la coppia e vivificante per i figli. La vita liturgica di Cristo giocata in famiglia Anche la stessa vita di Cristo può essere rappresentata con grande facilità e molto piacere all’interno della famiglia. Attingo in parte sempre da esperienze reali. Come si può rendere partecipi i figli del mistero pasquale? I genitori decidono di rappresentare il mistero di ogni giorno del Triduo pasquale. I bambini costruiscono insieme a mamma e babbo l’ultima cena. Dipingono gli apostoli, apparecchiano un tavolo e mettono tutto il necessario secondo il racconto del Vangelo. Scelgono chi rappresenta Gesù, Pietro, Giuda. Rappresentano la lavanda dei piedi che naturalmente è particolarmente divertente in un primo momento, ma diventa particolarmente commovente quando il babbo lava i piedi della mamma e dei figli o viceversa, li asciuga e li bacia. In questa luce diventa particolarmente palpabile che i genitori sono immagine di Dio, di Gesù. Per l’anno successivo è in programma il calvario. Quest’anno è stato costruito un sepolcro con la pietra che si può far rotolare. Grande è la partecipazione di tutta la famiglia quando Gesù viene deposto nel sepolcro. La domenica di Pasqua tutti trovano di fronte alla tomba vuota la statua del Cristo risorto in mezzo al salone con i regali per tutta la famiglia che trasfigurano la loro vita in anticipo. Rappresentazioni di questo genere favoriscono nei figli la familiarità e la gioia per la vita di Cristo e allo stesso momento aiutano i genitori a scoprire la vita di Gesù lì dove veramente si attua: nella propria famiglia! Questa modalità rende percepibile che la famiglia cristiana è Chiesa 48 domestica, Chiesa a casa nostra, partecipazione alla vita divina in famiglia. Gli esempi elencati arricchiscono la nostra ermeneutica famigliare del sé. La contemplazione dei figli che mimano la vita quotidiana mi permette a istaurare una nuova relazione con quanto rappresentano, p. es. con il pullman e i mezzi di trasporto. Il loro entusiasmo per questi aspetti scontati della nostra civiltà si mette in comunicazione con quanto la vita nuziale, la civiltà e la vita gloriosa ci hanno comunicato nel capitolo precedente. Anche i bambini di tutti i continenti fanno pubblicità per la vita quotidiana e civile in tutte le sue manifestazioni. Con loro si può imparare una nuova narrazione della propria esperienza scolastica. Con loro si può scoprire un modo alternativo di affrontare il conflitto. Insieme a loro si può persino vivificare la presenza e l’azione di Cristo tra le pareti di casa. I nostri figli hanno questo potere di rivelarci la bellezza e amabilità della nostra vita si noi li riconosciamo questa autorevolezza e ci facciamo coinvolgere nel dinamismo familiare che ci conduce per mano nelle ricchezze umane e divine della vita. Per la riflessione: Possiamo fare un elenco di tutti i giochi, rappresentazioni e riti che caratterizzano la vita dei nostri figli? Quali giochi ci piacerebbero in modo particolare? Quale ruolo attribuiamo a giochi e riti nell’educazione dei nostri figli? Come integriamo la vita della scuola o dell’asilo nella vita familiare? Come aiutiamo i nostri figli ad amare la scuola? 49 In che modo la contemplazione e l’educazione dei nostri figli mi aiutano a conoscere ed amare di più la mia stessa persona e vita? 50 La preziosità delle azioni e delle parole di Mamma e di Papà Il potere della parola e dell’azione nella coppia Colpisce la centralità che parole e azioni assumono nella vita della coppia. Spaventa il loro potere. Possono far scendere il cielo in terra o generare l’inferno. Ci si può rendere conto di questa verità partecipando a discussioni accese tra marito e moglie che possono durare ore. Ciò di cui ci si accusa reciprocamente sono azioni compiute o omesse, parole dette o non dette. Offro esempi per ognuna di queste quattro modalità di parole ed azioni. Azioni compiute: “Quando usciamo con gli amici parli solo con loro e mi guardi come se fossi un estraneo!” “Quando squilla il telefono ti precipiti sempre tu per rispondere per primo!” Azioni non compiute: “Mi hai promesso di svuotare il cestino ogni settimana e non lo fai mai!” “Non mi fai mai una carezza!” Parole dette: “Mi dici sempre che sono un pigrone, senza spirito d’iniziativa!” “Dici sempre che sono troppo grasso/a!” Parole non dette: “Tu non mi hai difeso di fronte a tuo padre!” “Tu non mi racconti mai niente del tuo lavoro!” La violenza e l’intensità di queste liti coniugali mettono in modo drammatico davanti agli occhi il peso, la potenza delle nostre azioni e parole all’interno della vita della coppia. Non credo che ci sia una relazione nella quale parole e azioni vengono vissute in modo più intenso dalle persone coinvolte. La profondità delle ferite che causano azioni fatte o non fatte e parole dette o non dette potrebbero e dovrebbero spingere i coniugi a prendere una decisione molto saggia: scegliamoci il tempo per pensare e per parlare insieme delle 51 nostre parole e delle nostre azioni. La tradizione culturale della nostra civiltà ci invita a questo in un modo molto particolare. Chi scrive un romanzo, un’opera o chi produce un film deve avere particolare cura per il modo con il quale crea le parole e le azioni che fanno di un romanzo un romanzo, di un film un film, di un’opera un’opera. Ci vogliono ore, giorni, settimane per trovare le parole e le azioni giuste per una trama che ha senso. Quante volte si devono rifare le stesse scene di un film, ridire gli stessi dialoghi, cambiare le parole! Quante volte vengono cancellati capitoli interi di un romanzo perché non sono in armonia con l’insieme della trama del libro! E quante volte bisogna riscrivere una partitura per un’aria perché non esprime la bellezza armoniosa di cui ci si sente capaci. Il matrimonio vale infinitamente di più di qualsiasi romanzo, film o opera musicale! Questo atteggiamento della venerazione, della paziente ed intelligente ricerca della parola e dell’azione giusta che realizzano lo scrittore, il compositore e il regista possono fare da modello per i coniugi perché capiscano che la costruzione della vita di coppia richiede lo stesso amore e tempo della ricerca delle azioni e delle parole appropriate come avviene nell’arte! In questa luce si scopre come la cultura, l’arte possono arricchire la vita della coppia, approfondirla e migliorarla. Ora si pone però la domanda: perché le azioni e le parole sono così centrali nella vita della coppia? Esse sono la modalità attraverso le quali i coniugi si donano reciprocamente. Solo attraverso parole ed azioni si realizza il loro amore. Dalle loro parole e dalle loro azioni dipende la riuscita del loro matrimonio e della loro famiglia. Attraverso di esse si gioca la loro realizzazione di coppia. Un secondo aspetto evidenzia la centralità delle parole e delle azioni nella coppia. Il dinamismo della relazione d’amore li costringe a prendere atto della loro 52 preziosità. E’ come se la relazione coniugale stessa dicesse ai coniugi: Sentite la forza vitale delle vostre parole, delle vostre azioni? Svegliatevi a questa forza dirompente che il vostro amore reciproco ha conferito alle vostre azioni e alle vostre parole! L’amore coniugale vuole far fare ai coniugi esperienza del potere generante o distruttivo delle loro azioni e delle loro parole. L’amore coniugale vuole convincere i coniugi a prendere coscienza dell’energia vitale che le loro parole posseggono non in modo astratto ma sulla loro pelle, nel loro più intimo. L’amore coniugale vuole imprimere nella memoria, nell’immaginario della moglie e del marito il profondo rispetto, l’ammirazione e quasi un sacro timore di fronte alle proprie parole e azioni e di quelle del coniuge. Grazie a questa esperienza radicale della forza vitale delle loro parole ed azioni, i coniugi dovrebbero diventare esperti in parole e azioni d’amore e di vita! Perché proprio a causa delle loro parole ed azioni daranno vita a una nuova persona che dipenderà in tutto dalla qualità delle parole di mamma e papà! Valore fondante delle azioni-parole genitoriali Diventare genitori non è solo un fatto biologico. Diventare genitori richiede una decisione consapevole, libera, amorosa e convinta di tutti e due genitori. La presa di coscienza d’essere genitori non avviene automaticamente, anzi molti genitori subiscono passivamente il loro ruolo. Essi aggiungono semplicemente le azioni genitoriali agli impegni precedenti con l’alto rischio, per mancanza di motivazione e consapevolezza, di non coglierne il significato profondo e di soccombere all’impegno altissimo di energie che l’essere genitori richiede. Azioni e parole genitoriali sono azioni e parole che conferiscono la vita a un’altra persona, la possono 53 aumentare o diminuire secondo il modo in cui i genitori le attuano. La prima di queste azioni è la generazione e il concepimento del figlio. La gioia e l’amore che caratterizzano questa azione, la più fondante di tutte, dovrebbero rimanere l’atmosfera di fondo, consapevolmente coltivata, per tutta l’attività educativa! Ogni genitore è invitato per fedeltà ai propri figli a coltivare una memoria gioiosa e fiera dell’azione della generazione e del concepimento del proprio figlio come una delle azioni che più qualifica la propria vita. Se non aumento la stima e l’amore verso me stesso per aver generato o concepito un figlio, non coglierò mai bene come attraverso il mio essere coniuge e genitore si realizza la mia vita personale. Tenderò a vivere il mio ruolo genitoriale separato dalla percezione più intima di me stesso e non riuscirò a cogliere le attività specifiche genitoriali come realizzazione della mia persona. La fatica che comporta l’essere genitore non sarà vissuta in modo voluto, gioioso ma come “doveri” genitoriali pesanti e stressanti per la mancata identificazione con essi. Azioni vivificanti Provo ad illustrare con alcuni esempi quanto appena esposto. Già nella pancia della mamma il bambino, appena sviluppati i cinque sensi, dopo qualche settimana, percepisce mamma e papà, vale a dire ha delle sensazioni negative e positive. Il bambino percepisce già nel seno della mamma se è voluto o meno dai suoi genitori e quanto è amato! Soffre delle lite tra i suoi genitori, dello stress della mamma o del silenzio da parte del papà. Percepisce le carezze, le parole dolci di mamma e papà ed e felicissimo dei primi baci che riceve nella sua vita … dal papà (tranne nel caso in cui la mamma sia un acrobata di un circo! ). La gravidanza è il 54 periodo in cui i genitori possono imparare che le loro parole e le loro azioni sono diventate in un modo irreversibile ed insostituibile parole ed azioni che comunicano la vita o il contrario. E’ di centrale importanza per la vita del bambino che i genitori riconoscano con tutto il cuore e con tutta la loro mente questa verità grandiosa delle loro parole ed azioni. Con la nascita del loro figlio i genitori sperimentano in un modo ancora più concreto e plastico il potere delle loro azioni e parole. Se non accarezzano, non baciano non circondano il loro piccolo con gesti e parole d’amore il bambino non potrà sopravvivere. In questa fase della crescita si insinua una tentazione molto sottile soprattutto per le mamme. Il coinvolgimento affettivo e il contatto fisico con il piccolo e così inteso da rischiare di generare una dipendenza affettiva del genitore, particolarmente della mamma, dal loro figlio. Il piccolo dà più facilmente soddisfazione affettiva del coniuge in quanto dipende dalla madre e dal padre. Il bambino però ha bisogno del contrario. Le cure di cui il piccolo necessita, vale a dire le azioni e le parole genitoriali, dovrebbero consacrare i genitori maggiormente a se stessi. Esse sono in grado di aumentare la stima e l’amore per se stessi come individui e come coppia considerando la grandezza delle loro azioni genitoriali che emanano dalle loro mani e bocche al servizio della crescita dei figli. Cambiare i pannolini ogni giorno diverse volte è di fondamentale importanza per il figlio. Non farlo avrebbe delle conseguenze fatali. Dargli da mangiare giorno dopo giorno è creare il fondamento della sua vita. Ogni poppata, ogni cucchiaio di omogeneizzato significano ore di nuova vita, che rendono possibile tutto ciò che lo aspetta nella sua vita. Ogni azione al servizio del piccolo è di centrale importanza per la realizzazione di tutta la sua vita. 55 Insegnargli a sedersi, a gattonare, a camminare, a vestirsi, a mangiare, ad allacciarsi le scarpe e fare la pipì e la popò gli permette di svilupparsi come essere umano. Immaginiamoci un adulto che non sa andare al bagno da solo o che non riesce a vestirsi perché nessuno glielo ha mai insegnato. Sono queste le azioni fondamentali per poter realizzare qualsiasi aspetto della nostra vita. Sono davvero azioni fondanti per la nostra esistenza, azioni di una preziosità indescrivibile perché fanno da fondamento a qualsiasi azione che compieremo nella nostra vita di relazione, professionale, sociale ecc. Il presidente della repubblica può fare il presidente perché i suoi genitori gli hanno insegnato a camminare, a mangiare e ad allacciarsi le scarpe! Consapevolezza genitoriale significa dunque rendersi conto del valore di queste azioni fondanti, amarle profondamente, esserne felice, abitarle. Conviene capire che queste azioni prima di tutto mi rivelano la ricchezza e la potenza della mia persona che è così ricca da poter comunicare tanta vita ad altre persone. Così sarò gioiosamente madre e padre disposto a fare sacrifici grandi per realizzare la mia missione di genitore come realizzazione della mia vita, senza per questo rendermi dipendente dai figli. L’ermeneutica familiare di me, l’interpretazione gioiosa della mia persona alla luce di queste azioni genitoriali può profondamente cambiare ed arricchire il racconto di me a me stesso. Purtroppo la scarsa considerazione che noi stessi abbiamo delle nostre azioni fondanti quali mangiare, bere, vestirsi, lavarsi, svegliarsi, addormentarsi, parlare ecc ci fa sottovalutare il significato centrale che queste azioni hanno per i propri figli. Quando i ritmi familiari diventano quasi insopportabili (talmente tante energie richiedono le azione e 56 le parole che devono far vivere i figli!) nei genitori può venir meno l’attenzione e la motivazione. I figli hanno proprio questo compito particolare nei confronti dei genitori: mettere davanti ai loro occhi le azioni vitali per eccellenza. Essi lo fanno in due modi: primo perché tali azioni sono vitali per la loro vita quotidiana (la mamma deve dare il latte, altrimenti il bambino muore, deve pulire il sederino perché il piccolo non lo può fare da se stesso!), poi attraverso la rappresentazione del gioco. Nel gioco gli aspetti più quotidiani della vita diventano oggetto di particolare attenzione dei figli, come si è detto nel capitolo precedente. I genitori sono invitati a riconoscere queste due modalità con le quali i loro figli gli fanno sperimentare e vedere ciò che conta nella vita di una persona umana e di aggiornare di conseguenza l’idea di sé in modo tale da rinfrescare spesso il piacere di compiere tali azioni. L’evento vivificante della parola e dell’ascolto Particolarmente affascinante è quanto i genitori realizzano nei loro figli in rapporto alla parola. Sillabando parola per parola, comunicano loro una lingua intera o anche due. Donando ai loro figli sostantivi, verbi, aggettivi, pronomi, rivelando di ogni cosa il suo nome, mettono in grado i loro figli di esprimersi liberamente con una lingua tutta loro. Con le parole gli regalano anche l’attuazione della loro intelligenza e della loro volontà. Mettono in moto le attività dello spirito che fanno sì che i figli siano in grado di svilupparsi liberamente e come persone intelligenti. Sono queste azioni genitoriali di inestimabile valore, degne d’essere profondamente apprezzate dagli stessi genitori. Con troppa superficialità queste grandezze familiari, che stanno all’origine di ogni persona umana, spariscono nel dimenticatoio personale, della coppia, della famiglia e della 57 società e della stessa Chiesa che ne vivono costantemente. Nessun politico potrebbe tenere comizi e legiferare, nessun vescovo o papa potrebbe predicare e scrivere se i suoi genitori non glielo avessero insegnato. Tutta la società, la cultura, la scienza, la tecnologia e la Chiesa si fondano su queste azioni fondanti dei genitori! Quanto preziosa è la comunicazione del linguaggio ai figli altrettanto prezioso è l’ascolto di quanto i figli dicono con il linguaggio ricevuto in dono. Gli orecchi di mamma e papà sono vitali per la vita dei figli. Il loro racconto comunica e svela la loro vita. Nella misura in cui i bambini sono ascoltati, colgono la preziosità della parola e imparano a relazionarsi con se stessi. Se non trovano orecchi che li ascoltano non trovano la loro vita. Concludo richiamando l’attenzione su un aspetto mirabile e allo stesso tempo terribile che dice la potenza delle azioni e delle parole genitoriali in relazione ai figli. I figli non vivono solo grazie alle azioni e alle parole rivolte direttamente a loro dai genitori. Essi imitano i genitori o reagiscano in un modo impressionante al modo con il quale essi si relazionano alla propria vita! Nessun genitore può nascondere ai propri figli se ama la vita o la disprezza. I figli si accorgono se un genitore gioisce della vita, di se stesso, del coniuge, della famiglia, del lavoro, dello sport, della politica, della natura, di Dio e della Chiesa. E’ questa sua relazione personale con ogni aspetto della realtà che fonda l’autorevolezza del genitore. Genitori innamorati della vita faranno innamorare della vita i loro figli. Genitori che diffidano della vita causeranno al riguardo tante incertezze almeno iniziali nei loro figli. Difficilmente si potrà sperimentare la propria condizione di creature a immagine di Dio in modo più intenso che attraverso la propria genitorialità. Dio è prima di tutto, la Vita per eccellenza. E’ perciò il Comunicatore di 58 vita nel senso più forte possibile. I genitori in questo sono i suoi primi collaboratori con tutta la dignità e responsabilità che ne derivano. Vale la pena di fermarsi in modo regolare ad ammirare il proprio agire, il proprio parlare e ascoltare genitoriale per aggiornarsi a quanto nell’ultimo mese i nostri figli ci hanno rivelato! A ogni azione o parola imparata può corrispondere una stima maggiore, un amore più intenso per quanto il figlio ha imparato o rivelato nella mia stessa vita. Se non inizio o rinfresco l’ammirazione per quanto il figlio scopre o impari la mia identità personale, la mia narrazione personale non è aggiornata alla condizione genitoriale reale nella quale mi trovo. Educare implica perciò una sempre crescente disponibilità e capacità di aggiornare l’idea di me al più di vita che diventano i propri figli giorno dopo giorno grazie a me. Per la riflessione: Quando e in che modo mi sono accorto di essere diventato genitore? Come coltivo o sperimento il mio essere genitore? Quali episodi nell’educazione dei nostri figli mi hanno particolarmente colpito? Quali azioni o parole dei nostri figli mi sono rimaste impresse? Quali azioni o parole genitoriali mi sono particolarmente preziose grazie alle quali sono più volentieri me stessa/o? 59 Dall’autorità materna e paterna sponsale” all’autorevolezza Accenno storico alla situazione attuale del fenomeno “autorità” Uno dei temi più centrali e controversi nell’educazione dei figli è senz’altro la questione dell’autorità e dell’autorevolezza dei genitori. Nell’ultimo secolo proprio questo valore centrale della vita umana ha attraversato varie vicissitudini. La prima metà del XX secolo era ancora profondamente pervasa da un’idea, da una percezione e da un’attuazione dell’autorità che trovava un consenso molto largo nelle popolazioni d’Europa. A livello dello stato, della Chiesa, delle istituzioni e delle famiglie si tendeva a dare un’interpretazione anche troppo rigida e coercitiva dell’autorità. In alcuni stati con l’influenza di certe ideologie questa impostazione si trasformava in totalitarismi. Nella Chiesa prendeva forma in un esagerato controllo della vita dei fedeli e in una sproporzionata centralizzazione del potere. Nelle famiglie infine l’eccessivo rigore dell’autorità genitoriale invece di favorire lo sviluppo dei figli ingenerava in loro inibizioni, paure e insicurezze nei vari aspetti della vita. La Costituzione Italiana nel 1948, poi i documenti del Concilio Vaticano II nei primi anni sessanta esprimono un nuovo concetto di autorità, considerata a servizio della vita e non come fine a se stessa. Gli anni del sessantotto vedono esplodere la scontentezza giovanile di fronte ai modelli tradizionali di vita e di educazione a tutti i livelli della società dove l’autorità svolge un ruolo centrale. Da allora le nostre società occidentali sono dei cantieri aperti … soprattutto per ciò che riguarda l’interpretazione e l’attuazione dell’autorità nella propria vita, nella società 60 civile, nell’educazione a scuola, nelle famiglie, nella Chiesa e negli istituti di vita consacrata. Fatto un breve cenno alla situazione generale nella quale si trova l’esercizio dell’autorità nella società odierna, ciò che segue è solo un piccolo contributo a quanto ognuno è chiamato a scoprire e a realizzare in rapporto a quella autorità della quale per natura propria è caratterizzato e arricchito. Che cosa vuol dire “autorità” e “autorevolezza”? La parola “autorità” fa riferimento a “autore” a colui che dà origine a qualcosa. L’autore di un libro è colui che ha scritto il libro e perciò ha l’autorità di interpretarlo, di spiegarlo e di farlo capire. Ma può anche spiegare come si scrive un libro, sempre che il libro abbia un senso e un significato riconosciuti da un certo numero di persone competenti in materia. Ugualmente il meccanico ha autorità sulla mia macchina. Poiché conosce il funzionamento del motore di una Fiat, se mi dice che alla mia auto bisogna cambiare la cinghia, mi fido, compro e pago una nuova cinghia. Con questo atto riconosco non solo la sua autorità in materia di motori ma anche la sua autorevolezza nei miei confronti in ciò che riguarda la mia macchina. “Autorevolezza” significa perciò autorità riconosciuta alla quale corrisponde da parte mia l’attuazione di ciò che l’autorità mi dice. Possiamo notare come nella nostra società le autorità autorevoli si concentrano nel campo della tecnologia, della scienza e del mondo dei media. L’esperto in informatica viene riconosciuto autorevole anche da un adolescente, se sa spiegare come funziona l’ultimo modello dei video giochi o di un tablet. Il tono convinto della voce della presentatrice televisiva, l’esperienza del calciatore, la fede della velina e il 61 giudizio dello scienziato hanno un particolare sapore di autorevolezza. L’opinione del politico, l’intervista a un sacerdote e il comando di un genitore spesso stentano a trovare un pubblico ansioso d’aderire a quanto queste persone affermano. Si può notare in questo contesto che non ogni autorevolezza ha una base di autenticità benché sembri autorevole, cioè degno d’essere creduto perché presentato in un modo e in un contesto convincenti. Così un politico può dire veramente la verità sul nostro deficit pubblico, ma siccome ne abbiamo sentito talmente tante al riguardo, la sua autorevolezza sparisce per il semplice motivo che fa il politico. Queste poche considerazioni pongono il compito di coniugare vera autorità con vera autorevolezza. Tentiamo di interpretare questo connubio centrale nel contesto familiare. Autorità e autorevolezza genitoriali in famiglia Su che cosa si fonda l’autorità genitoriale e quale può essere il suo significato? Se autorità è legata a “dare origine,” l’autorità genitoriale è legata come dice l’espressione stessa all’essere genitore, vale a dire al dare vita a un’altra persona. Se pensiamo all’autorità dello scrittore sul libro, all’autorità del meccanico sulla macchina, l’autorità genitoriale che deriva dall’essere autore di una nuova vita rifulge in un modo straordinario! Non esiste un’azione umana più grande del generare e del concepire una persona umana. La grandezza dell’autorità che ne deriva sarà dunque proporzionata. Di fatto (!), il genitore non dà solo la vita al proprio figlio, ma è il primo mediatore tra il bambino e la sua vita ricevuta dai suoi genitori. Il genitore è il primo interprete e plasmatore della vita del figlio sin dal momento del concepimento. Il bambino nel seno materno e nei primi mesi 62 dopo la nascita percepisce il corpo della mamma come il proprio corpo, cioè non distingue tra il suo corpo e il corpo della mamma. Il corpo della mamma dovrebbe essere uno con il corpo del papà. Il bambino, identificandosi con i propri genitori vive i primi mesi della sua vita nei e attraverso i suoi genitori. Quest’esperienza iniziale e il seguente rapporto con i genitori sono così profondi che molte persone per tutta la vita fanno prima riferimento alla loro idea di sé nei propri genitori e poi pensano a tutto il resto. Nessuna persona si può sottrarre all’autorità genitoriale iniziale, autorità che viene vissuta in modo autorevole dai figli. L’embrione e il neonato non hanno possibilità di decidere se il modo con il quale i genitori gli fanno percepire la vita va bene o meno. Nella fase iniziale della vita per il bambino esiste solo la mediazione genitoriale. Con la crescita quando cominciano a manifestarsi inclinazioni, percezioni, desideri, piaceri e dolori personali, la persona potrà avanzare con forza un suo modo di voler vivere. Ho incontrato mamme che proprio nel periodo della gravidanza e nei primi mesi dopo il parto provavano particolari incertezze e paura riguardo alla vita propria, la vita del figlio e la vita in generale. Credo che sia una reazione naturale. Ogni gravidanza e ogni parto implicano dei rischi sia per il bambino sia per la mamma. Sarebbe da sciocchi non preoccuparsi di questo. Esiste però una misura entro la quale posso donare me stessa se mi rendo consapevole di ciò che realmente sto realizzando insieme a mio marito. Donare la vita a un’altra persona presuppone che io conosca e ami la mia vita. Altrimenti dono qualcosa che non conosco e non stimo a qualcuno che solo da me si aspetta di conoscere e di amare la vita che io insieme al mio coniuge 63 gli dono. Proprio la modalità con la quale si concepisce e si genera una vita umana mi svela la preziosità, l’amabilità, l’abitabilità e la godibilità della mia vita e della vita del coniuge. Questa esperienza gioiosa, dettagliata e globalizzante della mia vita e della vita del coniuge nei nostri corpi è la prima e vera motivazione per poter donare a livello spirituale, psicologico e fisico la vita a un figlio. La nostra esperienza della bellezza e dell’amabilità della vita umana nella nostra comunione sponsale nella vita quotidiana ed intima, anche a costo di grande fatica, è il garante massimo della vivibilità, della amabilità della vita umana dei propri figli. Rendersi conto della centralità dell’esperienza coniugale per la vita dei figli in questa luce implica prendere coscienza che io sono abitabile non solo per me stesso/a e per il mio coniuge ma anche per tanti figli. Questa consapevolizzazione è frutto di un’azione libera. Se non decido con intelligenza ed amore di voler essere genitore, origine e comunicatore consapevole di questa vita, della quale io stesso godo e soffro, rischio sempre di rimanere un genitore per metà. La mia vita regge, mi è casa, posso fidarmi di essa perché ho accanto a me un coniuge che ha scelto la mia stessa vita per potervi abitare per sempre. La luce nuziale è in grado di svelarmi e di farmi costruire il rapporto con me stesso e di farmi sviluppare una vera consapevolezza genitoriale. Coniugi e genitori compiono azioni di una tale profondità che ci vuole tempo per poterle capire, interiorizzare al fine di aggiornare la consapevolezza di se stessi in considerazione della grandezza di ciò che ogni coniuge-genitore compie nella propria famiglia. In questo contesto si rivela superfluo il costante riferimento ai propri genitori essendo ormai diventato/a io stesso/a origine di nuove vite. Nella vita di coppia è di centrale importanza dirsi bene la propria indipendenza dai 64 genitori a partire dalla propria pienezza di vita generata e amata dalla stessa coppia. Molte coppie solo dopo molto tempo, tenacia, amore e pazienza riescono ad attuare fino in fondo il distacco dall’autorità paterna e materna. Dall’autorità di mamma e papà all’autorevolezza sponsale Spesso si pone il problema dell’educazione nei seguenti termini: io mamma o io papà come faccio a farmi obbedire dai miei figli? Molti genitori percepiscono e impostano il rapporto genitoriale con il figlio a partire dal rapporto diretto con esso. Questo atteggiamento è in chiaro contrasto con la modalità con la quale il figlio è stato generato. Ogni figlio è opera dei due genitori. Il figlio è profondamente legato a un plurale sia quanto alla sua origine storica sia quanto alla sua struttura genetica. Ognuna delle sue cellule, grazie all’unione nuziale dei miei geni e dei geni del mio coniuge, mi dice: ”sono opera vostra, non “tua”. Da questo fatto genetico e storico dovrebbe perciò derivare la consapevolezza che il mio rapporto educativo con nostro figlio passa prima attraverso il rapporto con il coniuge. In che modo? Prima a livello mentale (ciò vale anche per chi è costretto ad educare da solo) infatti l’esperienza nuziale del concepimento mi ha fatto capire la preziosità della mia persona tutta intera. Io ho il diritto di essere felice di me così come sono. Posso fidarmi della mia vitalità, delle mie energie interiori che sono tanto potenti da far esistere un’altra persona. La consapevolezza nuziale di me, della preziosità del mio essere e delle mie azioni, che si attua attraverso il mio corpo, è il mio primo riferimento vitale per la concezione che io elaboro di me stesso/a. Da questa “casa confortevole e luminosa”, che sono io stesso per me, mi 65 rivolgo ai figli, interiormente sempre più libero dal dover mendicare il loro affetto. In rapporto al coniuge la mia consapevolezza nuziale implica il passaggio dall’autorità genitoriale individuale all’autorevolezza coniugale L’azione educativa è sempre cura comune del ricordo dei figli in seno alla coppia sia nel colloquio quotidiano sia nell’intimità come riconoscente e gioioso ricordo dell’atto del concepimento e della generazione. Raccontarsi le caratteristiche fisiche, psichiche e spirituali dei figli, ammirarli insieme, amarli insieme, decifrali insieme implica l’arricchimento più specifico della propria vita di coppia e l’aumento della conoscenza e dell’amore reciproci. I genitori creano in questo modo un clima molto favorevole all’accoglienza dei figli, del loro essere, delle loro azioni, della loro crescita e degli eventi che compongono le loro giornate. Ringraziarsi reciprocamente per le caratteristiche dei figli, baciarsi ed accarezzarsi per esse significa riconoscerne la loro origine fino in fondo, ossia se stessi come coppia. Dirsi in un modo nuziale i difetti dei figli e i problemi che caratterizzano la loro crescita significa accoglierli in seno alla coppia prima di giudicarli. I coniugi possono dirsi esplicitamente che di fronte ai difetti o sbagli del figlio scelgono consapevolmente di stare dalla parte del figlio senza assolutizzarne i difetti e di sviluppare insieme un modo di relazionarsi a lui valutando bene le eventuali cause o motivazione del suo comportamento difficile. Quanto appena raccontato è solo un piccolo accenno di come educare in famiglia può diventare un progetto nuziale. Che seguendo questi criteri l’autorità genitoriale diventi più credibile, vale a dire autorevole, è provato dall’esperienza di molte famiglie. Non si tratta di un’impresa facile che la civiltà attuale non favorisce molto se non interpretata in favore della vita come illustrato nel primo 66 capitolo. Ma proprio per questo ha profondamente bisogno di un nuovo stile di vita. Solo così può manifestarsi il primato della vita e dell’amore nelle relazioni sociali. Se i nostri figli non si trovano festeggiati nella relazione dei propri genitori, aumenta la probabilità che trovino qualche difficoltà in più nella relazione con sé stessi. Tuttavia la libertà umana di ogni figlio e la bravura di singoli padri e madri dimostrano che il mistero della vita sa trovare vie di realizzazione imprevedibili. Perciò l’atteggiamento genitoriale di fondo rimane una fiducia incondizionata nella forza di vita che abita i propri figli. È sicuramente questo il nutrimento migliore dell’autorevolezza genitoriale. I genitori sono collaboratori nello sviluppo della vita dei figli, ma questi ricevono il loro essere direttamente da Dio che ne garantisce la vivibilità, la realizzabilità e l’insondabile originalità! L’esperienza della propria autorità ed autorevolezza genitoriale attende perciò di essere integrato nel racconto quotidiano della mia vita a me stesso. Imparare a rendersi conto che quanto meglio abito la mia stessa vita tanto più medio tra la vita dei propri figli e loro stessi può essere una motivazione del tutto particolare per allargare la percezione di sé e l’amore verso se stessi grazie alle grandi rivelazioni familiari sulla mia vera identità. Se dovessi aver dubbi sulla propria dignità e amabilità potrei cominciare a contare quanti baci ed abbracci i nostri figli mi hanno donato sin da quando sono stati capaci a donarmeli … scrivendo sulla mia pelle il mondo di testo alla cui luce comprendermi ed amarmi. Per la riflessione personale: Come ho vissuto l’autorità dei miei genitori? Quali aspetti della loro autorità mi hanno fatto bene e quali male? Chi mi 67 ha educato? Mio padre? Mia madre? Entrambi i miei genitori? Come il diventare genitore ha cambiato la consapevolezza di me stesso/a? Quali sono le scoperte positive della mia maternità/paternità? Quali aspetti della mia genitorialità mi sembrano difficili? In merito al nostro colloquio di coppia sui figli chiediamoci: quante volte parliamo dei nostri figli durante la settimana? Come parliamo di loro? Parliamo solo delle loro qualità? O solo dei loro difetti? Come tentiamo di impostare un progetto comune di educazione per ciascun figlio? 68 Epilogo digitale Molti caratterizzano il periodo attuale come “postmodernità,” come se l’era nella quale viviamo fosse priva di caratteristiche proprie. In realtà nessuna delle epoche precedenti a questa ha avuto caratteristiche che hanno così tanto influenzato la vita personale di ogni persona e di tutti i popoli. La “rete” abbraccia realmente tutto il mondo e tutte le case anche e spesso soprattutto i paesi in via di sviluppo per “rendere accessibili e utilizzabili le informazioni mondiali.”31 La rete, secondo la filosofia di Google, “trasformando gli smartphone in protesi di informazione, oggetti complementari al cervello umano, permette alla gente di ottenere informazioni istantaneamente, attingendo a campi di conoscenza di livello mondiale”32. e per “far comunicare il mondo, tutti noi, più facilmente e soprattutto, passando sempre e soltanto da casa sua,”33 come desidera Zuckerberg con la sua invenzione di Facebook. Di fatto, grazie al digitale in un tablet posso visitare l’opera di Vienna e vedere Il Flauto magico, spostarmi a Zurigo per vedere La Signora anziana di Duerrenmatt o vedere un’intervista con Ingmar Bergmann; guardare qualsiasi film, rivedere le ultime notizie o leggere la grande letteratura mondiale quando e dove voglio … basta essere collegato. Così si può “acquisire una più ampia cultura spirituale, utilizzando gli enormi mezzi che oggi sono a disposizione del genere umano.”34 Il desktop del proprio portatile può essere una vera e propria segreteria e casa 31 LEVY STEVEN, Rivoluzione Google, Milano 2012, 4 LEVY, 2012, 2. 33 KIRKPATRICK, DAVID, Facebook, La storia, Milano 2011, IX. 34 CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 31. 32 69 editrice. Grazie a skype ci si può vedere con amici nel Giappone o per lavoro con chi vive a Lima nel Perù sempre da casa mia. “Le condizioni di vita dell'uomo moderno, sotto l'aspetto sociale e culturale, sono profondamente cambiate, così che è lecito parlare di una nuova epoca della storia umana. Di qui si aprono nuove vie per perfezionare e diffondere più largamente la cultura. Esse sono state preparate da un grandioso sviluppo delle scienze naturali e umane, anche sociali, dal progresso delle tecniche, dallo sviluppo e dall'organizzazione degli strumenti di comunicazione sociale.”35 In realtà si dovrebbe dire che questa “nuova epoca” è la prima epoca nella storia umana che merita a pieno titolo il nome “epoca” in quanto realmente tutto il pianeta e ogni singola persona vi sono coinvolti e da esso caratterizzati. Viviamo nel senso più pieno e più forte nell’epoca digitale, sicuramente frutto dello sviluppo dei periodi precedenti ma con caratteristiche uniche mai esistite prima. Il mondo dei testi conciliari dona un’interpretazione proprio di questa nostra civiltà attuale quando afferma “l'umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all'insieme del globo.”36 L’era digitale ci porta l’umanità e la Chiesa a casa nostra favorendo la stessa visione conciliare della Chiesa e della società odierna profondamente degne di essere ammirate, amate e studiate. Le possibilità enormi di questa svolta copernicana richiedono una nuova percezione di sé, una nuova narrazione di sé, della famiglia, della società e della Chiesa perché “senza arresto si moltiplicano i rapporti dell'uomo coi suoi simili, mentre a sua volta questa 35 36 CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 54. CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 4.. 70 "socializzazione " crea nuovi legami, senza tuttavia favorire sempre una corrispondente maturazione delle persone e rapporti veramente personali, cioè la "personalizzazione"37 Molti si perdono nel virtuale e nello stress e nella dipendenza digitale perché dimenticano che su ogni oggetto digitale sono scritte due parole fondamentali: “On” e “Off”. La sovrabbondanza di “digitalità” richiede sovrabbondanza di personalizzazione del famigliare, dello spirituale, del corporeo, del relazionale, dell’istituzionale, dell’ecclesiale, del temporale e dello spaziale per costruire una vera civiltà della vicinanza. L’“ordine digitale” come l’ordine delle cose ha la vocazione di stare al servizio dell’ordine delle persone, delle famiglie, della politica, della cultura, della vita sociale e non viceversa38. L’ermeneutica nuziale e familiare del sé è al servizio di questo progetto conciliare e digitale … è certo che dopo aver premuto i tasti on e off al momento giusto e al posto giusto si è più persona di prima, “uomini nuovi, artefici di una umanità nuova, con il necessario aiuto della grazia divina.”39 37 CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 6.. L'ordine sociale pertanto e il suo progresso debbono sempre lasciar prevalere il bene delle persone, poiché l'ordine delle cose deve essere subordinato all'ordine delle persone e non l'inverso, secondo quanto suggerisce il Signore stesso quando dice che il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato. Quell'ordine è da sviluppare sempre più, deve avere per base la verità, realizzarsi nella giustizia, essere vivificato dall'amore, deve trovare un equilibrio sempre più umano nella libertà. Per raggiungere tale scopo bisogna lavorare al rinnovamento della mentalità e intraprendere profondi mutamenti della società. Lo Spirito di Dio, che con mirabile provvidenza dirige il corso dei tempi e rinnova lafaccia della terra, è presente a questa evoluzione.” (CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 26). 39 CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 30. 38 71 Bibliografia CONCILIO VATICANO II, Tutti i documenti COSTITUZIONE ITALIANA, DENZINGER, HEINRICH, Enchiridion Symbolorum DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI, GIOVANNI XXIII, Encicliche e discorsi di Giovanni XXIII, Bari 1964. GUARDINI, ROMANO, Die Annahme meiner selbst, Mainz 1990, versione italiana: L’accettazione di me stesso, KIRKPATRICK, DAVID, Facebook, La storia, Milano 2011. LEVY STEVEN, Rivoluzione Google, Milano 2012. RICŒUR, PAUL, Du texte à l’action, Paris 1986, versione italiana: Dal testo all’azione, Milano, 2004. RICŒUR, PAUL, Soi-même comme un autre, Paris 1990, versione italiana: Sé come un altro, Milano, 2011. 72 Indice Introduzione p. 2 Prologo conciliare p. 5 I Parte Conoscenza e amore di Dio di sé stesso/a in luce nuziale p.11 L’origine di ogni persona in chiave familiare ………… p. 11 La realizzazione della persona umana alla luce dei dinamismi della famiglia p. 20 Il significato nuziale della vita quotidiana p. 30 II Parte La persona umana in famiglia: evento unico ed amabile p. 41 Il gioco e la ritualità: luce e vita per il bambino e per i genitori p. 41 La preziosità delle azioni e delle parole di Mamma e di Papà p. 51 Dall’autorità materna e paterna all’autorevolezza sponsale p. 60 Epilogo digitale ………………………………………..p. 69 73