Christian-M. Steiner
Io in famiglia
un evento realizzabile
Conoscere ed amare Dio e se stesso/a
in luce nuziale e familiare
1
Gewidmet mit tiefer Dankbarkeit unseren Eltern zum Anlass
ihrer Goldenen Hochzeit
Con profonda riconoscenza per i nostri genitori in occasione
delle loro nozze d’oro
(4 giugno 1963-2013)
Introduzione
“Ogni persona che pensa, sa che di tanto in tanto si
imbatte in realtà che appaiano semplici persino banali, ma la
cui banalità è solo il rovescio di una profondità e di una
pienezza di significati. … Soffermiamoci su una di queste
verità – su quella che ci riguarda più da vicino: che io sia
proprio quello che sono, vale a dire che ognuno di noi sia se
stesso.”1 Inizia così il delizioso e sapiente libretto
“L’accoglienza di se stesso” di Romano Guardini, per
continuare qualche riga dopo: “Con ciò è posto un compito.
Un compito molto grande; forse si potrebbe dire quel
compito che sta alla base di qualsiasi compito. Io dovrei
voler essere quello che sono; volere essere veramente me
stesso e solo me stesso.”2
Le pagine del libro che avete in mano vogliono
mettersi a servizio di questo compito: poter e voler essere
“me stesso“. Questo compito può essere di particolare
attualità. Poter essere noi stessi, di fatto, appare come uno
dei desideri più profondi e universali della persona umana
… ma difficilmente realizzabile. L’ottica nella quale si
1
GUARDINI, ROMANO, L’accettazione di me stesso, titolo originale: Die
Annahmemneiner selbst, Mainz 1990, 9 (citazioni secondo il testo
originale con traduzione propria). La scelta del titolo italiano non è
molto felice. La parola tedesca “Annahme” del titolo originale non è
semplice “accettazione” ma attiva accoglienza della propria persona.
2
GUARDINI, R., 1990, 15.
2
propone di guardare questo mistero del dover-poter essere
noi stessi ci viene di nuovo suggerito da Guardini: “Io non
sono io per mia essenza (cioè non mi sono fatto da me), ma
io sono “dato” a me stesso. Perciò ho ricevuto me stesso in
dono.”3 Il contesto in cui “mi sono ricevuto in dono” è
particolare e molto concreto: la mia famiglia. La scommessa
dei capitoli che seguono è di voler fare vedere con rapide
pennellate come le strutture, le caratteristiche e i linguaggi
familiari offrono una rete di senso per apprendere l’arte di
accogliere se stessi come dono e di conseguenza l’arte di
realizzare se stessi. L’intento è di aiutare a scoprire e a
promuovere la famiglia come luogo particolare della
conoscenza e dell’amore di se stessi.
Il contesto familiare suggerisce due prospettive della
conoscenza e dell’amore di sé: la condizione filiale (I parte)
e la condizione genitoriale (II parte). La cornice nella quale
svolgere questa ermeneutica familiare del sé è la
sorprendente concezione della famiglia espressa nel “mondo
dei testi” del Concilio Vaticano II (prologo conciliare) ed
infine uno sguardo alla condizione digitale della nostra
epoca attuale (epilogo digitale).
Il libretto si pone in continuità con lo scritto “Lei e
lui … una sinfonia?” che ha voluto offrire suggerimenti per
un’interpretazione della coppia in luce familiare nello stesso
contesto conciliare e digitale. Come esso, è frutto di incontri
con famiglie, con coppie e in particolare con mio fratello
Norbert con il quale coltiviamo la memoria della nostra
famiglia come luce per la nostra identità attuale. Ai miei
genitori e a lui un grazie particolare per l’ispirazione e la
comunione, un grazie a Sr. Assunta Corona che non si stanca
di curare il mio italiano “alla tedesca”. Profonda inoltre è la
mia riconoscenza per il mio attuale “contesto familiare”:la
3
GUARDINI, R., 1990, 15.
3
comunità domenicana di Cagliari, luogo di vera fraternità e
comprensione che favorisce creatività e nuove vie di
interpretazione della vita religiosa.
In copertina il Michelangelo nel Tondo Doni ci
regala la contestualizzazione visiva di questa meditazione
sull’io in famiglia. L’ artista dipinge visioni varie sull’uomo:
in fondo l’età classica, a destra l’Antica Alleanza e in primo
piano due genitori che giocando si donano reciprocamente il
loro figlio. “Incrocio di sguardi genitoriali con sguardo
filiale” potrebbe essere il sottotitolo di questa tela che
manifesta una risposta “terribile“ alla domanda sottesa a
questo libretto: “come ricevere me stesso in dono?” Di fatto
Michelangelo “fa vedere” come Dio diventa uomo, come
Dio stesso si riceve in dono come uomo in famiglia. Ed è
proprio lui “che ha dato me a me stesso”4.
In conclusione, la lettura di queste righe richiede due
premesse: credere che l’idea, la visione, la percezione che
mi sono formato di me stesso/a sia modificabile e che posso
attingere luce dalla famiglia, dalla civiltà e dalla rivelazione
per realizzare l’arricchimento del racconto di me a me
medesimo.
Fr. Christian-M. Steiner op
4
GUARDINI, R., 1990, 21.
4
Prologo conciliare
Nella sua visita al carcere di Regina Cieli a Roma, il
26 dicembre 1958, Giovanni XXIII suscita un applauso
interminabile da parte dei carcerati a un punto preciso del
suo saluto: “quando scrivete la prossima volta a casa dite che
il Papa prega per le vostre moglie e sorelle … .” Nominare i
familiari, tocca il cuore dei carcerati e rende la persona del
papa e quanto dice molto vicino a loro, tanto vicino e
desiderabile che un ergastolano in lacrime chiederà al Santo
Padre: “Ma quanto ha detto vale anche per me?”5
Che cosa ricordiamo del “discorso della luna” la sera
dell’ 11 ottobre 1962, giorno dell’apertura del Concilio
Vaticano II? Le parole del papa che saluta così la folla
radunata in piazza S. Pietro: “Tornando a casa troverete i
bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è
la carezza
del Papa.”6 Il Papa buono è percepito buono perché
“familiare” a tutti.
“Ecco, figli carissimi, in questo momento ci pare
proprio di entrare personalmente, come il padre delle anime
vostre, in ciascuna delle vostre case: casa degli amici
ferventi del Signore …, casa degli amici tiepidi, … dei
nemici, … Ci sembra di entrare specialmente in quelle case
ove abitano famiglie numerose, … case del dolore, ….
dell’indigenza. … Vorremmo come Gesù e con Gesù entrare
nelle case dei potenti, esprimere anche a loro l’intima
partecipazione del Nostro affetto ai loro affetti più cari e più
grandi e porgere Noi ad essi, con i desideri, i voti di tutti gli
5
Vedi You tube GIOVANNI XXIII Visita al carcere di Regina Coeli, 26.
dic. 1958.
6
Vedi You tube, GIOVANNI XXIII, Discorso della luna.
5
uomini.”7 Giovanni XXIII porta Gesù a casa, in famiglia.
Attraverso il Papa, attraverso la Chiesa Gesù, “entra nelle
case”.
Quando la mattina del 11 ottobre 1962 nel suo
discorso di apertura del Concilio il Papa suggeriva ai padri
conciliari che “altro è il deposito della Fede, cioè le verità
che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il
modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello
stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande
importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con
pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di esposizione
che più corrisponda al magistero, la cui indole è
prevalentemente pastorale.”8 Con grande probabilità una
delle caratteristiche del metodo “pastorale” a cui il Papa
pensava era proprio questo scoprire la Chiesa in famiglia.
Troviamo nei testi conciliari un modo semplicissimo
con il quale i padri conciliari sono riusciti a realizzare il
progetto “roncalliano” di portare le grandi verità della fede
vicino alle persone dentro e fuori della Chiesa, “a entrare
nelle case come Gesù e con Gesù”.
Sono due le espressioni che conferiscono a tutti i testi
conciliari un effetto particolarmente personalizzante:
1°
Il termine “Chiesa domestica”9 per indicare la
famiglia.
2°
Il mondo degli uomini, definito come “l'intera
famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le
quali essa (la Chiesa) vive”10.
7
GIOVANNI XXIII, Discorso alle famiglie 7 gen. 1962, in ENCICLICHE E
DISCORSI DI GIOVANNI XXIII, Bari 1964, Vol. IV, 26.
8
GIOVANNI XXIII, Discorso di apertura del Concilio Vaticano II,n. 15
(ripreso in GS 62), in: ENCICLICHE E DISCORSI DI GIOVANNI XXIII, Bari
1964, Vol. IV, .n. 15.
9
CONCILIO VATICANO II, Lumen Gentium, 11.
10
ID., Gaudium et spes, 2.
6
Indicare la famiglia come “Chiesa domestica” è alla
lettera quanto Giovanni XXIII realizza nelle sue parole, gesti
e relazioni. e significa: “la Chiesa é a casa nostra. “Chiesa a
casa nostra” diventa una chiave ermeneutica per la lettura
dei testi conciliari. Ovunque compare la parola “Chiesa”, tra
parentesi si può aggiungere “a casa nostra”. In quanto la
famiglia immersa nella Beata e Vicina Trinità è partecipe di
tutto il mistero della Chiesa, perciò il Papa, il vescovo, il
parroco fanno intimamente parte della mia famiglia.
L’evento dell’eucaristia è l’evento che fonda e arricchisce e
libera continuamente le relazioni, le azioni e gli eventi della
nostra vita familiare. La storia di Abramo, di Mosè, di
Davide, di Pietro è la nostra storia familiare. L’indole
escatologica della Chiesa, la visione del Dio trino ed uno è la
nostra prospettiva familiare. Ogni membro familiare è perciò
profondamente partecipe di tutta la Chiesa. Tutta la Chiesa è
la mia famiglia.
Con un’operazione analoga, il Concilio reinterpreta
la concezione della civiltà contemporanea. Gaudium et spes
dichiara che l’umanità intera è la mia famiglia quando
afferma: “A tutti vuol esporre come esso (il concilio) intende
la presenza e l'azione della Chiesa nel mondo
contemporaneo. Il mondo che esso ha presente è perciò
quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel
contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive.”11
Proprio a causa della nostra appartenenza ecclesiale, non
solo tutta la Chiesa è a casa nostra ma anche tutta l’umanità.
Di fatto la condizione battesimale mi immerge nella
condizione di vicinanza che Gesù risorto ha con tutta
l’umanità. Vicinanza amorosa e competente che è più che
“familiare” e di cui appunto il “familiare” è la metafora più
efficace. Lavoro, cultura, politica, economia, pace,
organismi internazionali sono aspetti della mia vita familiare
11
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 2.
7
planetaria, tutti aggiornati alla centralità e bellezza della
persona umana: “Poiché si offre ora la possibilità di liberare
moltissimi uomini dal flagello dell'ignoranza, è compito
sommamente confacente al nostro tempo, in specie per i
cristiani, lavorare indefessamente perché tanto in campo
economico quanto in campo politico, tanto sul piano
nazionale quanto sul piano internazionale, siano prese le
decisioni fondamentali, mediante le quali sia riconosciuto e
attuato dovunque il diritto di tutti a una cultura umana
conforme alla dignità della persona, senza distinzione di
razza, di sesso, di nazione, di religione o di condizione
sociale.”12
Il Concilio affida alla famiglia questa interpretazione
che mette al centro la persona nella sua integralità nella
famiglia nella Chiesa e nell’umanità: “Oggi vi è più
difficoltà di un tempo di ridurre a sintesi le varie discipline e
arti del sapere. Mentre infatti aumenta il volume e la
diversità degli elementi che costituiscono la cultura,
diminuisce nello stesso tempo la capacità per i singoli
uomini di percepirli e di armonizzarli organicamente,
cosicché l'immagine dell'"uomo universale" diviene sempre
più evanescente. Tuttavia ogni uomo ha il dovere di tener
fermo il concetto della persona umana integrale, in cui
eccellono i valori della intelligenza, della volontà, della
coscienza e della fraternità, che sono fondati tutti in Dio
Creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo.
La famiglia anzitutto è come la madre e la nutrice di questa
educazione; in essa i figli, vivendo in una atmosfera
d'amore, apprendono più facilmente la gerarchia dei valori,
mentre collaudate forme culturali vengono quasi
naturalmente trasfuse nell'animo dell'adolescente, mano a
mano che si sviluppa.”13 La famiglia è in grado di creare
12
13
ID., Gaudium et spes, 60.
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 61.
8
questa “atmosfera d’amore” se i coniugi vivono e
percepiscono se stessi come “persone umane integrali”, e
coltivano di se stessi e dell’altro “l’immagine della donna
universale e dell’uomo universale”.
Il Concilio in modo molto innovativo e audace indica
il luogo e l’azione nei quali avviene questa celebrazione
coniugale della preziosità della persona con conseguente
consapevolizzazione: “Proprio perché atto eminentemente
umano, essendo diretto da persona a persona con un
sentimento che nasce dalla volontà, quell'amore abbraccia il
bene di tutta la persona; perciò ha la possibilità di arricchire
di particolare dignità le espressioni del corpo e della vita
psichica e di nobilitarle come elementi e segni speciali
dell'amicizia coniugale.”14 Le espressioni del corpo
nell’intimità coniugale “abbracciano il bene di tutta la
persona” di cui Gaudium et spes illustra i vari livelli. Il
Concilio individua perciò il luogo e la relazione dove nasce
la persona umana, la vita coniugale intima e la vita familiare,
come il primo soggetto della realizzazione del progetto
conciliare “umanità come famiglia” che promuove la
persona integrale, “l’uomo universale”.
“Un tale amore, unendo assieme valori umani e
divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi,
che si esprime mediante sentimenti e gesti di tenerezza e
pervade tutta quanta la vita dei coniugi anzi, diventa più
perfetto e cresce proprio mediante il generoso suo
esercizio.”15 L’espressione “unendo assieme valori umani e
divini” segnala che l’amore intimo coniugale riguarda, rivela
“tutta quanta la vita dei coniugi”, vale a dire anche la sua
condizione battesimale che rende “compartecipi della natura
14
15
ID., Gaudium et spes, 49.
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 49.
9
divina”16 le cui implicazioni illustra il documento Lumen
Gentium.
Queste parole del Concilio Vaticano illustrate nella
Lumen Gentium e Gaudium et Spes,
implicano
un’interpretazione molto ricca della persona umana e
cristiana Stupisce che il mondo dei testi conciliari
presuppone come orizzonte di comprensione della vita
coniugale intima e del progetto educativo della famiglia
cristiana proprio questa concezione culturale ed ecclesiale
della persona umana degli stessi testi conciliari.
“Comprendere, vale a dire comprendere se stesso davanti al
testo. Non imporre al testo la propria capacità limitata di
comprensione, ma di esporsi al testo e di ricevere da lui un
sé più vasto.”17
Il testo conciliare invita perciò il lettore ad osare di
comprendersi alla luce della vita familiare intesa in tutta la
sua ricchezza ecclesiale, civile e culturale, invita a una vera
e propria interpretazione di ss stessi e di Dio in luce nuziale
e familiare. I capitoli che seguono cercano di cogliere
almeno in parte questa sfida conciliare.
16
CONCILIO VATICANO II, Lumen Gentium, 40.
RICŒUR, PAUL, Du texte à l’action, Paris 1986, 130, (Versione
italiana: Dal testo all’azione, Milano, 2004, Vedi in particolare il
capitolo “Il mondo del testo”.
17
10
I) Conoscenza e amore di Dio e di sé in luce nuziale e
familiare
L’origine di ogni persona in chiave familiare
Visti più da vicino i dinamismi e le azioni che
fondano, compongono e realizzano una famiglia cristiana si
manifestano di una bellezza straordinaria ed emanano una
luce che è in grado di svelare molti significati umani e
cristiani della vita e di chi l’ha creata, redenta e glorificata.
La famiglia si svela così come luogo privilegiato della
rivelazione di Dio e della persona umana come i testi
conciliari sopraccitati suggeriscono.. E’ in e con essa che
Dio e la persona umana compiono azioni di portata immensa
per la vita umana e per la vita di Dio in mezzo all’umanità.
Grazie al modo con il quale si attuano queste azioni ed
eventi familiari è possibile cogliere aspetti centrali della
profonda natura di Dio e della sua amata creatura, la persona
umana.
In un primo momento ci concentriamo sugli eventiazioni che all’interno della famiglia stanno all’origine di una
persona umana e cristiana. L’ottica del nostro sguardo è
prettamente cristiano-esistenziale: come può cambiare la mia
percezione di Cristo e di me stessa/o se guardo la mia
persona, il mio corpo, la mia vita alla luce di quelle azioni ed
eventi che sono alla base della loro origine? Le azioni e gli
eventi che danno origine alla mia vita non sono fondanti solo
per la mia esistenza storica, ma hanno in sé la luce e
l’energia per fondare una concezione di Dio, fattosi carne, e
di me stesso che sarà di particolare qualità, perché ispirata
proprio a quei dinamismi che causano la vita stessa!
11
La grandezza e la luce del mio concepimento
L’inizio della vita di ogni persona umana è un’azione
molto specifica. Un’azione che è in grado d’essere origine di
una vita umana con tutta la sua ricchezza, sarà un’azione di
straordinario valore e spessore. In essa saranno presenti una
luce e una forza capaci non solo di causare la vita ma di
svelarne anche il significato.
Quest’azione è l’unione intima dei nostri genitori
grazie alla quale essi generano e concepiscono la nostra vita.
Già da un punto di vista solamente storico questo fatto può
riempire di stupore. Senza quest’azione misteriosa io non ci
sarei, non esisterei. Senza quest’unione dei miei genitori non
conoscerei la terra, il cielo, le persone care, il giorno, la
notte, il lavoro, le vacanze, il mangiare, il bere, l’amare, la
società con tutte le sue ricchezze, la Chiesa e … neanche
Dio! Letteralmente tutta la mia vita prende origine
dall’unione sessuale dei miei genitori.
In ottica cristiana lo stupore aumenta a dismisura.
Consideriamo, infatti, il Cristo glorioso autore costante delle
nozze cristiane. E’ lui che dal consenso matrimoniale in poi
dona i coniugi l’uno all’altro 24 ore su 24. E’ lui il
principale autore, il celebrante principale, competente,
appassionato e instancabile del matrimonio dei miei genitori.
I miei genitori sono i concelebranti di Gesù glorioso nella
celebrazione del “suo-loro” matrimonio. E’ perciò lui che
dona l’uno all’altro nell’intimità coniugale.18
L’unione sessuale cristiana è principalmente opera
gloriosa di Gesù risorto che trasfigura interamente
l’amplesso intimo dei coniugi cristiani.
Come partecipa il Cristo glorioso al mio
concepimento, alla mia generazione? Oltre ad essere colui
18
“ … è Dio stesso l'autore del matrimonio.” (Gaudium et spes, 48).
12
che dona mamma e papà l’uno all’altro nella loro dolcezza
intima, è ancora lui, in quanto Dio, il creatore della mia
anima, del mio spirito nel momento in cui il seme paterno e
l’ovulo materno si congiungono nel seno della madre!19
Questo evento è di ineffabile solennità e tutto permeato
d’amore, opera straordinaria di Gesù glorioso e dei suoi
ministri, i coniugi. Proprio in questo evento del mio
concepimento Cristo costituisce un uomo e una donna come
miei “genitori”. Lui conferisce loro la dignità mirabile di
essere collaboratori del Creatore nel donarmi la vita. Il
Cristo glorioso, collaborando con l’azione amorosa dei miei
genitori e dei loro cromosomi, si manifesta nell’intimità
coniugale come il primo e l’ultimo “perché” della mia vita.
Nell’atto di trasfigurare il concepimento e la generazione
della mia persona, trasfigura l’origine della mia persona
rivelandone la dignità a tutti i livelli del suo essere perché
“quell'amore abbraccia il bene di tutta la mia persona”20.
La persona umana alla luce del proprio concepimento
Quali implicazioni ha questa origine gloriosa e
amorosa della mia persona nell’unione nuziale dei miei
genitori per l’idea, la percezione quotidiana di me stesso?
La mia persona è prettamente opera del Cristo
glorioso. Lui mi ha voluto creare personalmente in un giorno
preciso e in un luogo concreto grazie all’unione amorosa dei
miei genitori. L’atto d’amore infinito di Gesù, l’atto d’amore
umano più grande dei miei genitori formano l’origine della
mia persona a tutti i livelli. Ne posso dedurre la mia
incondizionata amabilità. Il frutto di un triplice atto d’amore
19
“La fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime sono state create
immediatamente da Dio.” (PIO XII, Humani Generis, DZ 3894).
20
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et Spes, 49.
13
così altamente qualificato garantisce l’amabilità di ogni
aspetto della persona creata.
Un dettaglio cristiano prezioso: i miei genitori,
donandosi l’uno all’altro, possono desiderare ardentemente
di generare un figlio, ma non hanno alcuna certezza né sulla
possibilità reale del concepimento né sull’identità del figlio
da concepire. Per loro generare è un’esperienza molto
misteriosa sia quanto all’avvenimento sia quanto al frutto.
Sempre il concepimento è caratterizzato da amore
intensissimo e dal massimo del piacere: amore e piacere che
perciò dovrebbero essere i primi due ingredienti della
percezione di me, se voglio essere in sintonia con la
percezione che i miei genitori hanno avuto nel momento del
mio concepimento.
Cristo vive la mia creazione in modo diverso. La
gioia e l’amore che i miei genitori ne provano in lui sono
infiniti! In lui questo amore e questa gioia derivano dal fatto
di creare proprio me. L’atto creatore di Cristo glorioso si
distingue in modo abissale dall’atto generante dei miei
genitori: loro non sanno se e chi generano, Cristo vuole
creare proprio me adesso. Dal nulla conferisce esistenza alla
mia anima grazie alla quale dà forma a tutto il mio corpo
nella sua interezza e in tutti i suoi dettagli spirituali, psichici
e fisici.
E’ in questa luce che può avvenire la conversione del
mio immaginario, della mia memoria, della mia percezione
di me. Sono invitato a riconoscere l’autorevolezza della
gioia infinita, dell’amore infinito che Cristo prova nel
crearmi, amore che perdura in lui attraverso l’atto della
comunicazione del mio essere a me stesso momento per
momento. Pensarmi, volermi, immaginarmi e sentirmi così
voluto ed amato da Gesù glorioso, inteso come vera e
concreta origine della mia vita, della mia persona, del mio
corpo, significa acquisire una consapevolezza di me che è in
14
sintonia con la mia origine storica. Questa verità ha il diritto
d’essere la base della mia percezione di me stesso. Qualsiasi
negatività che può sorgere successivamente nella mia vita, è
invitata ad avere un’importanza secondaria anche nella mia
immaginazione. Solo l’amore e la gioia di Cristo e dei miei
genitori per la mia creazione-generazione hanno diritto
d’essere il primo fondamento per la concezione della mia
vita. Se sostituisco questa percezione fondante con altri
eventi o azioni della mia vita, commetto un errore storico e
mi conduco mentalmente in una vita che è staccata dalla sua
origine solenne, gloriosa ed amorosa e che rischia di
diventarmi incomprensibile e priva di senso.
L’acquisizione di questa percezione di me stesso e di
questa memoria felice di me, può essere frutto di una
graduale autoeducazione. Per poter abitare in questa
concezione “originale” di me stesso ho bisogno di imitare
nei confronti di me stesso gli stessi atteggiamenti che Cristo
prova nell’atto del crearmi e nell’atto di comunicarmi il mio
essere: gioia ed amore!
Ognuno di noi è costretto a doversi percepire
spiritualmente e fisicamente in un certo modo, o negativo o
positivo. Amo il mio viso o lo disprezzo (l’indifferenza è
stretta parente del disprezzo, del non volere una cosa!). Amo
o disprezzo gli eventi della mia giornata. Aderisco in modo
gioioso o rifiuto le azioni che compio durante il giorno. Non
possiamo non prendere posizione di fronte alla nostra vita e
alla nostra persona. Ma ognuno di noi è altrettanto libero di
decidere di suscitare nei confronti del proprio corpo, della
propria persona, degli eventi e azioni della propria vita
percezioni positive o negative! La scoperta di questo potere
e la presa di coscienza di questo potere sono l’inizio reale
della liberazione e della maturazione di ogni persona umana.
Realizzare questo potere in sintonia con chi della mia vita è
l’origine può diventare un atto di libertà e di maturità umana
15
di particolare qualità. Attuo questa libertà e questa
maturazione nella misura in cui rappresento in me nei miei
confronti ciò che Gesù prova nei miei confronti: se Dio ha
creato le mie gambe posso essere certo che lui stima, ama,
ammira in modo gioioso le mie gambe e di ciò che io sono
in grado di fare attraverso di esse. Posso perciò imparare a
nutrire gli stessi sentimenti di stima, di amore, di
ammirazione e di gioia nei confronti delle mie gambe e della
mia capacità di camminare o nei confronti di qualsiasi altra
parte del mio corpo o del mio spirito come lo posso
contemplare in Gesù nei miei confronti. Così mi educo alla
percezione originale del mio essere e comincio ad entrare in
sintonia con la percezione di chi l’ha creato e di chi me lo
comunica in questo momento. Comincio a cambiare la
narrazione di me a me stesso riconoscendomene come il
principale narratore della mia vita con tutte le possibilità che
può implicare.
Gioia sinfonica per il mio concepimento
Possiamo notare che proprio questa gioia che Cristo
prova nei miei confronti dai piedi fino ai capelli e dalla pelle
fino alle pieghe più intime della mia anima si attua in modo
simile nei miei genitori nel momento del mio concepimento.
Gioiscono della vita umana nella sua interezza e nei suoi
dettagli attraverso l’unione dei loro corpi. Ogni parte del
loro corpo è espressione e manifestazione dell’amabilità
della vita umana come tale è degna d’essere baciata,
accarezzata, amata e fonte di intima gioia. Così i genitori
manifestano la bellezza e l’amabilità della vita umana
proprio nel momento in cui la trasmettono al loro figlio.
L’intima gioia e l’amore intenso che caratterizzano l’atto del
concepimento diventa ulteriore garanzia e potente pubblicità
autentica della vita che attraverso questa unione d’amore e
16
di gioia essi trasmettono: la gioia della mia vita. Così la
modalità sinfonica con la quale il Cristo glorioso e i miei
genitori celebrano l’inizio della mia vita si trasforma in
manifestazione della bellezza ed amabilità della mia
persona. Ogni persona è invitata ad aggiornare
l’interpretazione, la percezione e la narrazione di se stessa
alla luce di queste azioni fondanti della propria vita che
“uniscono assieme valori umani e divini”21.
La genetica nuziale: memoria ed attualità della mia origine
nuziale
Il microscopio elettronico ha svelato un’ulteriore
motivo per centralizzare l’evento del proprio concepimento,
della propria creazione. La scoperta del codice genetico ha
portato alla luce la struttura dei geni che determinano e
vivificano tutto il nostro organismo. Il codice genetico, il
DNA, è la centrale di comando di ognuna delle nostre
cellule. Il DNA è nato nel seno della nostra madre
dall’unione dei 23 cromosomi materni e dei 23 cromosomi
paterni. Esso è a livello genetico l’unione nuziale dei nostri
genitori. Per questo motivo portiamo in ogni nucleo cellulare
del nostro organismo non il nostro “patrimonio genetico” ma
il “matrimonio genetico” dei nostri genitori in atto. Solo
grazie all’unione attuale dei geni materni e paterni nelle
nostre cellule il sangue scorre nelle nostre vene e il nostro
cuore palpita, abbiamo una pelle, un cervello, ossa, sensi,
membra, possiamo camminare, parlare, sentire.
Attraverso questo matrimonio genetico che ci
struttura e ci vivifica nel momento attuale, tutto quanto
abbiamo visto come caratteristiche del triplice atto d’amore
del Cristo glorioso e dei nostri genitori (causa dell’unione
genetica dei geni materni e paterni vivificati dall’anima
21
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 49.
17
creata da Cristo) diventa di un’attualità insuperabile. In noi a
livello genetico è miliardi di volte in atto la celebrazione
solenne del nostro concepimento e perciò della nostra
creazione.
Cristo in un modo infinitamente geniale ha legato gli
ingredienti dell’azione del suo crearmi e del mio essere
generato dai miei genitori alla struttura genetica di ognuna
delle mie cellule. E’ come se ci ricevessimo minuto per
minuto dal gioioso ed amoroso amplesso dei nostri genitori.
Questa realtà genetica diventa così manifestazione della
verità profonda di ogni essere umano. Come ogni essere
umano vive a livello corporeo grazie all’unione genetica dei
propri genitori, così a livello dell’essere riceve l’esistenza
dalla mente libera ed amante di Cristo.
L’abbraccio nuziale genetico in ogni cellula dice a
ogni cellula, a ogni tessuto, a ogni organo, a ogni membro, a
ogni senso, a tutta la mia persona: vivi perché sei
infinitamente amato e sei motivo di intima gioia per i tuoi,
per Cristo e perciò per te stesso. Il DNA nuziale si manifesta
così portavoce potente e vivificante dell’amore e della gioia
dei genitori e del Cristo glorioso per la mia persona e mi
svela e mi garantisce la preziosità e l’amabilità attuali della
medesima. Lo stesso DNA mi invita perciò miliardi di volte
ad aggiornare la mia percezione di me e il racconto
quotidiano di me a me stesso alla gioia e all’amore con i
quali Gesù glorioso e i geni nuziali di mamma e papà mi
fanno esistere!
Leggere il nostro corpo in questa luce significa
superare la concezione del nostro corpo come semplice
causa di dolori o di piacere o come strumento di lavoro e
promuoverlo a fonte luminosa della mia identità. “Il
progresso delle scienze biologiche, psicologiche e sociali dà
all'uomo la possibilità di una migliore conoscenza di sé.”22 Il
22
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 5.
18
mio corpo soprattutto grazie alle scoperte scientifiche mi
rivela la ricchezza e finezza della mia condizione corporea e
ha diritto di ispirare in modo sempre più crescente la
percezione di me stesso e di arricchire la mia stima di me. Se
non cresce l’ammirazione di me in proporzione alla bellezza
delle scoperte scientifiche che riguardano il mio corpo
rimango mentalmente un uomo del settecento e mi sentirò
inadeguato per la vita di oggi, incapace di interpretare la
civiltà attuale a favore della realizzazione della mia vita.
Per la riflessione:
“In che modo immagino il mio concepimento? Mi
riservo il tempo per riflettere sull’origine della mia
persona? A che cosa penso quando professo il Credo e
pronuncio le parole “Credo in un solo Dio Creatore del
cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili”?
Come percepisco me stesso, come mi racconto a me stesso,
il mio corpo, la mia persona, la mia vita, questa mia
giornata? Ho l’impressione di dover subire la percezione, la
narrazione della mia vita? Per quali aspetti della mia vita
ho cambiato la percezione e il racconto di me stesso/a?
Quale ruolo ha la mia famiglia nell’interpretazione di me
stesso? Come integro le scoperte scientifiche sul corpo
umano con la percezione che ho di me stesso?
19
La realizzazione della persona umana alla luce dei
dinamismi della famiglia
Dopo aver visto l’inizio glorioso, amoroso e gioioso
della vita umana nel matrimonio cristiano, possiamo
chiederci in che modo la coppia-famiglia contribuisca alla
realizzazione della persona creata e concepita in essa.
Ogni fase della crescita, dal concepimento in poi,
arricchisce in un modo specifico lo sviluppo di qualche
aspetto della persona appena concepita e creata. Con
“crescita” si intende tutto quanto cambia a livello fisicopsichico e spirituale in una persona dall’inizio della sua
esistenza nel seno materno fino alla sua risurrezione alla fine
dei tempi. Costruirsi una memoria, un immaginario e un
racconto vivace di sé che in modo sempre più completo
riconoscano, apprezzino e celebrino queste fasi con il loro
rispettivo significato potrebbe favorire la realizzazione di
una particolare maturità e libertà umana e cristiana.
Con ciò intendo affermare che questi eventi-azioni
che caratterizzano il mio passato e preparano/decidono del
mio futuro possono essere luce e chiarimento per decifrare la
mia condizione presente. Anzi, la mia vita è incomprensibile
se non viene vista nell’insieme degli eventi-azioni che la
costituiscono. Assomiglierebbe a una storia senza inizio e
senza fine o con dei capitoli mancanti al suo interno. Un
libro scritto in questo modo risulterebbe privo di senso.
Abbiamo un bisogno esistenziale profondo di poterci
raccontare la nostra vita per intero. Paul Ricoeur parla della
“identità narrativa”23 della persona umana grazie alla quale
ciascuno si auto-interpreta, si auto-comprende, si autoprogetta e … si racconta a se stesso e agli altri.
23
RICŒUR, PAUL, Soi-même comme un autre, Paris 1990, 137-198
(edizione francese); titolo italiano : Sé come un altro, Milano, 2011.
20
Tentiamo di raccontarci alcune fasi decisive della
nostra vita e di scoprire la luce interpretativa che da esse
emana per la percezione attuale di noi stessi in quanto
persone umane e come cristiani.
Ogni crescita umana dalla prima moltiplicazione
cellulare in poi ha come fondamento vivificante,
programmante e strutturante la genetica nuziale. Tutto
quanto è stato detto fino ad ora del concepimento costituisce
il fondamento illuminante per ogni fase successiva di
crescita. L’amore e la gioia del Cristo glorioso e dei genitori
per il concepimento di una nuova persona valgono in misura
sempre crescente per la gravidanza, per il neonato, per il
fanciullo, per il bambino, per l’adolescente, per
l’innamorato, per il giovane, per l’adulto, per lo sposato, per
il genitore, per il nonno, ecc. fino alla risurrezione. Nelle
diverse tappe della crescita della vita umana si svela il
perché di tanto piacere, gioia e amore nell’atto del
concepimento-creazione. A ogni fase di crescita corrisponde
un di più di vita e di essere. La consapevolizzazione di
questo continuo arricchimento di sé è possibile nella misura
in cui la persona si rende cosciente del significato delle
singole fasi della propria crescita e del loro essere parti di un
mosaico, organico e sinfonico che è la mia vita!
Colpisce come lo sviluppo della nostra natura è
accompagnato, redento, completato e glorificato dall’agire
glorioso di Gesù risorto nei suoi sacramenti. L’aspetto
sacramentale che si inserisce profondamente nelle nostre fasi
di crescita, ossia nello sviluppo della nostra persona,
aggiunge una luce ancora più chiara ed amabile per una
sempre più ricca interpretazione della nostra vita umana e
cristiana, come abbiamo potuto vedere guardando il
concepimento alla luce del sacramento del matrimonio.
I limiti di questo lavoro costringono a scegliere solo
alcune fasi di questo processo a modo di accenno: i primi
21
mesi di vita e il battesimo, l’adolescenza e la cresima,
l’esperienza erotica e il matrimonio.
L’età delle benedizioni e il dono del battesimo
Un neonato suscita intorno a sé stupore,
ammirazione, tenerezza ed amore. Il suo semplice essere si
manifesta infinitamente prezioso e degno d’essere l’oggetto
dei pensieri e dei sentimenti più belli e più delicati di cui la
persona umana è capace. La finezza, la dolcezza, la
piccolezza e la configurazione del suo corpicino manifestano
in un modo autorevolissimo l’amabilità incondizionata della
persona umana.
Così ognuno di noi ha messo piede su questo terra
suscitando stupore generale per la bellezza, la bontà,
l’unicità e la verità del proprio essere a forma di neonato. Il
fatto che ogni neonato faccia questo effetto non ne
diminuisce il valore, anzi l’aumenta perché fa capire che non
si tratta di un errore di percezione dovuto all’affetto dei
familiari e degli amici del piccolo, ma di una condizione che
lo caratterizza in quanto essere umano in un modo
universale. In ogni continente della terra e in ogni popolo del
genere umano si fa questa accoglienza straordinaria al
neonato! Da questo comportamento umano universale risulta
l’oggettività della preziosità e dell’amabilità della persona
umana ovunque e sempre.
Inoltre, questo fenomeno universale che stupisce
riguardo al neonato fa vedere che la sua preziosità e la sua
amabilità oggettive non si basano principalmente su ciò che
il bambino sa fare e possiede ma sul suo essere fisico
animato. Gli esperti per eccellenza dell’amabilità e della
bontà del neonato, ossia i suoi genitori, manifestano in modo
molto eloquente ed incisivo la dignità onnicomprensiva che
riconoscono al loro bambino. I loro baci e le loro carezze
22
scelgono tutto il corpo del piccolo come degno della loro
manifestazione amorosa. Non c’è una parte del corpo del
piccolo che non sia così bella, così unica, così vera da non
meritare attenzioni delicatissime e appassionatissime di
amore e di stima. I genitori vengono trasfigurati dall’affetto
che provano per il loro figlio appena nato in tutti suoi
dettagli. I loro gesti d’amore celebrano il viso, i capelli, gli
occhi, il naso, le orecchie, la bocca, la pelle, tutte le membra
del loro piccolo. A parole esprimono quanto già dicono i
loro gesti: “Come sono belli i tuoi occhietti!” “Che
meraviglia le tue manine e i tuoi piedini!” “Il tuo viso è un
incanto!”
Queste manifestazioni d’amore così dettagliate,
concrete e “tutto - inglobanti” hanno implicazioni
esistenziali fondanti per il bambino. Grazie alle
manifestazioni d’affetto ogni bambino prende coscienza di
se stesso mentre i dinamismi necessari per assecondare le
diverse fasi di crescita si attivano e si realizzano.
Sinfonia tra gesti genitoriali - diritti umani - Costituzione
italiana - Genesi 1
La necessità dei gesti genitoriali come garanzia di
sopravivenza per ogni bimbo è un ulteriore criterio per
riconoscere la veracità del loro messaggio in relazione alla
preziosità di ogni essere umano. Che proprio queste
modalità d’amore siano richieste perché l’uomo possa
iniziare la sua esistenza conferma che la persona è degna di
amore, di stima, di stupore e di ammirazione incondizionati.
Quanto la Carta dei Diritti Umani esprime a livello giuridico
internazionale, i genitori lo manifestano a livello esistenziale
e personale con i loro gesti d’amore verso ogni loro figlio/a.
”Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in
dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e
23
devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà
enunciate dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,
senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di
sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro
genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di
nascita o di altra condizione.”24
La Costituzione Italiana concorda pienamente con la
Dichiarazione dei Diritti Umani e con il modo di
comportarsi dei genitori di fronte al loro neonato quando
dichiara: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza,
di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali.”25
Sia la Dichiarazione Universale dei diritti umani sia
la Costituzione italiana considerano come perno e
fondamento di tutti i diritti e doveri umani la dignità
indistruttibile di ogni persona. Abbiamo visto sopra come i
nostri genitori ci fanno sperimentare subito all’inizio della
nostra vita i grandi valori della nostra civiltà facendoci fare
esperienza intensa della dignità ineffabile della nostra
persona nella sua concretezza fisica e spirituale. Da questa
dignità inalienabile del nostro essere scaturiscono tutti diritti
e i doveri della nostra persona alla cui realizzazione lo Stato
si impegna con tutti i mezzi. “E’ compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l’effettiva
partecipazione
di
tutti
i
lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del
Paese.”26
24
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI, Art., 1 e 2.
COSTITUZIONE ITALIANA, Art. 3.
26
COSTITUZIONE ITALIANA, Art. 3.
25
24
Così la Carta dei Diritti Umani e la Costituzione
Italiana esprimono in termini giuridici ciò che i genitori
manifestano al loro neonato con parole e gesti d’affetto. I
genitori non soltanto rendono sperimentabile quanto la
nostra civiltà, attraverso i secoli e a prezzo di tanta
sofferenza e riflessione, ha colto della preziosità della
persona umana, ma si rivelano interpreti e rappresentanti di
quanto il Creatore ha affidato in modo ancora più profondo
alla coppia umana fin dal Principio. I gesti e le parole
d’amore con i quali i genitori circondano e avvolgono i loro
piccoli sono un efficacissimo bene–dire i loro figli e in essi
l’umanità intera. Purtroppo i genitori attuano il loro essere a
immagine di Dio verso i propri figli molto spesso solo
inconsapevolmente.
“E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine,
a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli
uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e
su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a
sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e
femmina li creò.”27 “Assomigliare a Dio”, “essere a sua
immagine” significa fare ciò che Dio fa. I versetti precedenti
del primo capitolo della Genesi rivelano l’attività di Dio:
creare con la sua parola, ammirare e benedire ciò che ha
creato. I genitori proprio questo realizzano in rapporto al
loro figlio appena nato in cui è presente tutto il cosmo.
Bene-dicono e ammirano ogni parte della persona alla quale
hanno dato la vita immergendola così nell’esperienza
originale dell’umanità che la costituisce e che la fa esistere:
l’essere benedetta ed ammirata.
27
GENESI 1, 26-27.
25
Percezione di sé alla luce dell’agire genitoriale
Ora viene il bello: io mi penso, mi voglio, mi sento,
mi percepisco e mi racconto dunque come i miei genitori mi
hanno accolto nel momento della mia nascita facendosi
interpreti di Dio, dei diritti umani di tutte le Nazioni della
terra e della Costituzione Italiana?
E’ questo lo specifico del nostro punto di vista sulla
persona umana: una comprensione esistenziale delle fasi
della nostra crescita alla luce della rivelazione, della nostra
civiltà e della stessa famiglia. Se io non mi considero
prezioso nella mia concretezza fisica e spirituale come me
l’hanno fatto sperimentare i miei genitori nei primi mesi
della mia vita, do torto a loro e a chi essi rappresentano, vale
a dire a Dio, alle Nazioni firmatarie della Dichiarazione
Universale dei diritti umani e alla Costituzione italiana.
L’autorevolezza delle persone e delle istituzioni menzionate
può aiutarmi a aggiornare l’immagine che ho di me stesso.
Questa realtà mi permette di mettermi in sintonia con il
dinamismo naturale della crescita umana, con lo sguardo di
Dio e con l’attuale livello di civiltà e di progresso che si
esprime nei testi giuridici citati. La mia esperienza familiare
da neonato mi conferma che i principi dichiarati non sono
parole vuote ma che sono valori capaci di interpretare
efficacemente il significato della mia vita e di suscitare la
conseguente stima di me, persona del XXI secolo. In caso
contrario rischio di vivere con una mentalità molto arretrata
che mi impedisce di configurare e di interpretare le
caratteristiche della società attuale rimanendo oggetto
passivo della globalizzazione anziché esserne vigile e
creativo con- plasmatore.
Prendere sul serio il modo universale con cui i
genitori di ogni popolo e nazione accolgono il proprio figlio
da neonato significa riconoscere alla propria persona quella
26
amabilità e preziosità che gli stessi genitori mi hanno
manifestato dal momento della mia nascita in poi. Si tratta di
un atto di fede nel valore concreto delle mie membra e dei
miei sensi attraverso i quali si manifesta e si realizza la mia
persona. I gesti dei miei genitori, che rendono presente
l’agire di Dio, la convinzione dei diritti umani e della
Costituzione italiana applicati a me, hanno il potere di
rivelarmi oggi la preziosità della mia vita attuale. Perché?
Perché io sono oggi la stessa persona alla quale i genitori
hanno manifestato il loro entusiasmo iniziale per la mia
nascita. Ciò che allora hanno celebrato in miniatura e nella
sua potenzialità ora si realizza. Perciò nel mio presente sono
ancora più amabile di quanto non lo fossi da neonato, perché
ora costituisco un più di vita, di essere rispetto al momento
della mia nascita. Posso educarmi a conferire autorevolezza
ai gesti dei miei genitori in modo retroattivo riconoscendoli
capaci di manifestare e di farmi sperimentare il valore
oggettivo del mio essere che sempre, ovunque e da ogni
persona merita d’essere amato, stimato e ammirato … anche
da me stesso!
Le azioni cattive dei miei genitori o quelle mie
personali, gli eventi negativi della mia vita non possono
cancellare la preziosità del mio essere. Il mio essere, la sua
unicità, la sua bellezza, la sua unità e la sua amabilità mi
sono garantite dal Creatore, il Cristo glorioso, dal consenso
delle nazioni firmatarie dei diritti umani e dalla Costituzione
italiana riconosciute da tutte le istituzioni, da tutti i partiti e
dai cittadini italiani.
Consapevolezza battesimale
Il Cristo glorioso, profondamente consapevole sia
della nostra preziosità sia della nostra debolezza e
incoerenza, ispira ai genitori cristiani un modo particolare di
27
illuminazione, di purificazione e di glorificazione dei loro
figli: il battesimo. Grazie ai nostri genitori, appena arrivati
su questa terra buona parte di noi è stata immersa nella vita e
nelle persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. I
nostri genitori non solo ci rappresentano, appena nati,
l’amore benedicente di Dio per la nostra persona intera e in
tutti i suoi dettagli ma ci fanno dono della stessa vita del
Padre onnipresente, del Figlio amabilissimo e dello Spirito
Santo tuttocontinente. Grazie al dono dello Spirito, nelle
nostre piccole membra prendono dimora il Padre e il Figlio,
proprio colui che ci ha creati nel seno della nostra madre con
la collaborazione di nostro padre. Viene il Creatore
personalmente, liberamente ed amorevolmente ad abitare nel
mio spirito, nelle mie membra e nei miei sensi per rivelarmi
la mia dignità, per confermare ed approfondire quanto i
genitori mi manifestano dall’esterno e i miei geni mi dicono
in ognuna delle mie cellule: “sei infinitamente amato in tutti
i tuoi dettagli e nella tua interezza. Sei fonte di intima e
incondizionata gioia per i tuoi genitori e per Dio”. La Trinità
beata e competente mi sussurra senza stancarsi mai: “fidati
del mio dono, sei davvero amabilissimo, puoi gioire di te
come lo faccio io in ogni momento della tua vita. Fidati di
me perché ti conosco a livello fisico, psichico e spirituale
totalmente e completamente. Non esiste uno più esperto di
me della tua vita. Perciò, se io ti dico: “va bene” e ti abito,
puoi tranquillamente amarti e dire con me un sì gioioso e
incondizionato alla tua vita.”
Genetica nuziale, i gesti e le parole d’amore, l’unione
intima, amorosa dei miei genitori, l’atto creatore del Cristo
risorto, le parole della Genesi, gli articoli della
Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e della Costituzione
italiana e il dono battesimale del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo manifestano in modo sinfonico la preziosità, la
dignità e amabilità della mia persona anche per me stesso!
28
Loro insieme costituiscono la fonte inesauribile per un
sempre nuovo e più amabile racconto di me a me stesso.
Per la riflessione personale:
In che modo faccio crescere la stima di me? Chi o che cosa
è per me fonte di felicità?
Che cosa provo di fronte a un neonato? Posso descrivere i
gesti che compio, ricordare le parole che gli dico? Posso
immaginarle rivolte alla mia stessa persona, così come sono
oggi?
Quale valore attribuisco al fatto d’essere creato da Dio nel
mio concepimento e al mio essere immerso mediante il
battesimo nella Beata Trinità? Come influiscono o
potrebbero influire queste due verità di fede sulla percezione
di me stesso?
29
Il significato nuziale della vita quotidiana
Il codice genetico: un codice sponsale
Da quanto abbiamo visto fino ad ora, si può dedurre
che il fenomeno “nozze” e il mistero “matrimonio”
contengono una luce che è in grado di illuminare la mia vita
quotidiana attuale. In che cosa consiste questo essere luce
dell’esperienza matrimoniale? Abbiamo già visto che la luce
è tale da poter illuminare aspetti centrali della vita umana e
divina: l’atto della creazione, il mistero del battesimo, la
Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e la Costituzione
italiana. Ma ogni aspetto della vita umana e della vita divina
messo a contatto con le caratteristiche proprie della vita
sponsale comincia a rifulgere in modo particolare. Lo
specifico della vita sponsale evidenzia l’attualità della vita
umana e divina e in questo modo è in grado di chiarire la
mia esistenza.
Che cosa vuole dire “nuziale” o “sponsale”?
“Nuzialità” o “sponsalità” significa la celebrazione di tutto
l’essere umano e delle sue azioni nelle singole parti del suo
corpo. Significa dire a una persona: “tutto ciò che sei nella
concretezza della tua corporeità, per me è così prezioso da
volerlo ricevere per sempre in dono e da volermi donare per
sempre a te”. Questa decisione e il conseguente stile di vita
di fedeltà reciproca incondizionata rivela la preziosità umana
nei suo dettagli e nella sua globalità. In questo senso la
nuzialità o sponsalità svela la preziosità, la dignità,
l’amabilità, la godibilità e l’attualità di ogni persona umana.
Nessuna persona umana può sottrarsi a questa realtà
sponsale. Il semplice dato genetico caratterizza ogni persona
umana come un evento sponsale in atto. Non importa se
sono sposato o meno, credente o ateo, africano o europeo,
vecchio o giovane, uomo o donna, malato o sano. Sempre
30
sono quello che sono grazie all’unione sponsale dei geni
materni e paterni in tutte le mie cellule. Questo dato
scientifico universale, che caratterizza ogni persona umana,
ha il diritto d’essere integrato nella concezione che ogni
persona ha di se stessa. Spetta all’intelligenza umana
interpretare questa scoperta scientifica del XX secolo per
poter aggiornare la concezione dell’uomo a questa verità
scientifica.
Propongo la seguente chiave d’interpretazione del
fatto genetico nuziale per la persona umana. Se la sponsalità,
l’unione sponsale dei nostri genitori a livello genetico, è il
nostro principio vitale in ogni cellula, il significato
dell’unione nuziale deve apportare luce particolare per la
comprensione dell’evento nuziale che è ogni persona umana
attualmente. Il nostro codice genetico è un codice sponsale.
Ogni codice deve essere decifrato per poter essere capito. Se
un codice è “sponsale”, bisogna capire che cosa vuol dire
“sponsale” per poter cogliere il significato di un codice
“sponsale”. Con la descrizione di “sponsalità” data sopra,
noi abbiamo una possibile chiave per decifrare il nostro
codice genetico non a livello genetico (= genoma) ma a
livello esistenziale, vale a dire a livello dell’interpretazione
dell’essere umano nella sua globalità e concretezza storica.
Come può avvenire la decifrazione di questo fattore
genetico-nuziale in relazione ai diversi aspetti della nostra
esistenza quotidiana? Quale persona umana ci racconta il
nostro codice genetico nuziale?
Gli aspetti della sponsalità sono tantissimi, tanti
quanti sono gli aspetti della vita di cui è l’origine. Ne scelgo
alcuni per poter illustrare la luminosità e la bellezza della
categoria “sponsale” in rapporto alla nostra vita quotidiana.
31
La tecnologia e la luce sponsale
L’influsso della tecnologia sulla nostra vita
quotidiana è straordinario. Quasi in ogni casa si trovano uno
o più televisori. Spesso il televisore acceso fa da sottofondo
a qualsiasi attività che avviene tra le pareti di casa. Al
televisore si associa lo schermo del computer, del tablet o
del iphone che aprono la vita quotidiana a nuove dimensioni
quali forme inedite di comunicazione, di informazione, di
gioco o di qualsiasi tipo di navigazione in internet. La
tecnologia fa entrare nella vita di tutti i giorni a dosi sempre
più massicce la globalizzazione e il virtuale.
Il cellulare caratterizza e struttura in modo crescente
le nostre relazioni. Spariscono i momenti e lo spazio
dell’intimità con se stessi e con la propria famiglia per fare
posto a una reperibilità quasi 24 ore su 24. Grazie al
cellulare si impone alla società lo stile di vita del “medico
reperibile”.
I mezzi di trasporto, dopo i mezzi di comunicazione e
di informazione, segnano con particolare insistenza il volto
quotidiano tecnologico della nostra società. Le città sono
invase da macchine e motorini. La loro presenza e la loro
attività sono talmente intense che sembrano scombussolare
l’equilibrio ecologico del nostro pianeta. Lavatrici,
lavastoviglie, aspirapolvere, caldaie e lampadine elettriche
hanno trasformato il volto della casa e meccanizzato le
azioni vitali di pulizia e di arredamento in una vita familiare.
La lista delle conquiste tecnologiche che arricchiscono la
nostra vita quotidiana si potrebbe allungare ancora di molto.
La loro presentazione è stata tenuta consapevolmente in tono
piuttosto negativo per evidenziare i rischi collaterali della
tecnologizzazione e per rappresentare il modo spesso
negativo con il quale viene vissuta la tecnologia. La
tecnologia rischia di nuocere al nostro ambiente in modo
32
radicale e contribuisce alla meccanizzazione dei rapporti tra
le persone, tra le persone e le loro azioni e tra le persone e le
cose.
Il “fondamento nuziale” della persona umana è in
grado di offrire un’interpretazione diversa a ogni aspetto
tecnologico della nostra vita quotidiana. Lo specifico nuziale
è evidenziare e celebrare la preziosità e l’amabilità della
persona amata in tutte le parti del suo corpo. La carezza
dell’orecchio rende sperimentabile la grandezza e la bellezza
della forma fisica dell’organo dell’udito, della sua
potenzialità, di ciò che può sentire e di tutta la persona senza
la quale l’orecchio non sarebbe degno di tanta attenzione ed
amore. Il gesto affettuoso riguarda perciò sia l’essere
concreto di tutta la persona, sia l’azione dell’ascoltare in
specifico e la forma fisica e concreta dell’orecchio.
Conviene sottolineare che la celebrazione dell’essere e
dell’azione della persona amata passa per l’amore verso la
forma concreta e fisica dell’orecchio. Attraverso il contatto
fisico sensibile si forma sia in colui che accarezza sia in chi
viene accarezzato la percezione della preziosità della propria
persona e delle azioni che si attuano attraverso l’organo
corrispondente.
Questa manifestazione nuziale della preziosità e
dell’amabilità della persona umana non riguarda solo le due
persone coinvolte nella relazione coniugale. Siccome essa
sta all’inizio di ogni persona umana, la si può considerare la
modalità paradigmatica attraverso la quale viene evidenziata
l’amabilità e la preziosità della persona umana in senso
universale. Essendo ogni persona caratterizzata dalla
genetica nuziale, la modalità nuziale diventa a livello
genetico il proprio principio di vita, il codice genetico che
origina, struttura e realizza la vita nelle su diverse fasi.
Dovremmo considerarci come mamma e papà si sono
considerati reciprocamente nel momento del nostro
33
concepimento. Il loro modo di celebrare l’essere e le azioni
della persona umana nella sua concretezza corporea ora è
affidata al nostro codice genetico. Per cogliere e capire me
stesso in sintonia con il mio codice genetico nuziale, devo
applicare a me stesso l’analoga concezione dell’essere e
della persona che i miei genitori avevano nei confronti delle
loro persone e azioni nel momento del mio concepimento.
La maggior parte delle coppie non è consapevole di queste
implicazioni grandiose per la percezione della vita umana.
Ciò non impedisce che queste azioni abbiano realmente
questo potere di rivelazione dell’amabilità e della preziosità
della persona umana. Bisogna solo applicare la nostra
intelligenza ad esse e interpretarle nel contesto di quanto
l’atto nuziale implica.
In che modo il nostro mondo tecnologico può
ricevere luce dall’esperienza nuziale che ci costituisce nel
più intimo? Vale per l’interpretazione degli oggetti
tecnologici quanto si è detto per l’interpretazione dei gesti
nuziali. Conviene valutare il cellulare, la macchina in
relazione a ciò per cui questi strumenti sono stati inventati.
La macchina, il motorino, il pullman, l’aereo, il traghetto e
la nave spaziale sono mezzi di trasporto. Vogliono
migliorare il movimento della persona umana. In questa luce
i mezzi di trasporto stanno a servizio dei nostri piedi. In
senso originale muoversi significa per l’essere umano
camminare con i propri piedi. I mezzi di trasporti da un lato
potenziano la capacità di movimento vale a dire dei nostri
piedi, dall’altro lato evidenziano la preziosità del nostro
camminare, del nostro muoverci. Di fatto il nostro muoverci
è talmente prezioso che industrie intere (industria
dell’automobile, dell’aereo, delle navi, ecc.) e milioni di
persone investono le loro risorse al servizio … dei nostri
piedi. Poco si pensa a questo aspetto dell’industria e
dell’impegno professionale di tantissime persone. Tutto
34
questo mette davanti agli occhi la centralità, l’amabilità, la
preziosità e perciò l’attualità della persona umana
nell’azione del camminare. Il valore del camminare aumenta
ulteriormente secondo la direzione del cammino: a casa, al
lavoro, in montagna, dal medico, ecc... La consapevolezza
della preziosità di quest’azione potrebbe aiutare a non
dirigere i nostri passi dove si sciupa la dignità della persona.
Come il marito evidenzia la preziosità, l’unicità,
l’amabilità e l’attualità della persona e delle azioni della
moglie baciando e accarezzando i suoi piedi, così l’industria
automobilistica mette davanti agli occhi la preziosità del
movimento umano e di chi lo compie, cioè della persona
umana, investendo somme astronomiche nella costruzione di
macchine al servizio dei nostri piedi. Questa visione della
tecnologia potrà prendere forma nella nostra mente nella
misura in cui la concezione nuziale della persona ci è
familiare. Occorre uno sguardo intelligente che sappia
cogliere il significato degli oggetti tecnologici in rapporto a
quell’aspetto della corporeità umana al cui servizio è
concepito. Così può nascere in me uno sguardo amoroso che
ammira e vuole gli oggetti tecnologici secondo la loro vera
natura volta a rivelare la preziosità della persona umana e
della sua realizzazione. A ogni parte del corpo sono legate
industrie intere, professioni, investimenti, ricerche. Tutto i
corpo umano è come avvolto e celebrato dalla civiltà attuale
evidenziandone la preziosità e dignità proprio come
nell’intimità nuziale i coniugi si manifestano la preziosità e
amabilità delle loro persone in tutto il loro corpo. La civiltà
attuale insieme alla vita nuziale intima sono in grado di
offrirmi la fonte per poter raccontarmi la mia vita in modo
ammirevole e prezioso. In questa luce nuziale la stessa
tecnologia può contribuire alla personalizzazione dei
rapporti, delle azioni e delle relazioni umane. E la stessa
civiltà contemporanea è in grado d’illuminare l’agire
35
nuziale. La maggiore specializzazione della tecnica e delle
professioni evidenzia sempre di più la preziosità della
persona umana nelle sue minime espressioni fisiche e
relazionali (chirurgo per le mani o per le singole dita,
avvocato specialista nei singoli articoli di legge, meccanico
specializzato nelle diverse parti della macchina). Senza la
luce nuziale che ci permette di cogliere l’alta
specializzazione come una più grande manifestazione della
preziosità della persona umana nei minimi dettagli come
nella sua globalità, il progresso rischia a portare a una
dispersione esistenziale con uno smarrimento psicologico e
spirituale, che è l’esatto contrario della vocazione della
tecnologia e della civiltà: migliorare la qualità della vita
umana. Altrettanto senza l’interpretazione della preziosità
del corpo umano che ci dona la civiltà attuale la vita nuziale
rischia di perdersi nella pura emotività e in un scialbo
erotismo. A ogni progresso civile, a ogni scoperta scientifica
autentica, a ogni invenzione tecnologica in sintonia con la
dignità della persona intesi come ulteriore manifestazione
della grandezza dell’uomo dovrebbe corrispondere un di più
di gioia nell’intimità coniugale e perciò della mia stessa
persona.
Per una vita quotidiana nuziale
Quanto è stato detto per la tecnologia, può essere
esteso a qualsiasi altro ambito della vita umana. La pittura,
la musica, l’architettura, la politica, la vita sociale, le
istituzioni, la vita professionale, la vita ecclesiale, la vita di
Cristo e lo svolgimento di ogni giornata ricevono una
particolare luce dalla loro comune origine che è la
celebrazione nuziale. Nessuno di questi aspetti della vita
umana e cristiana esisterebbe senza la persona e senza
l’unione sponsale. Possiamo parlare di una concezione
36
sinfonica nuziale della vita della nostra civiltà e della Chiesa
che si attua a diversi livelli in diversissimi modi ma sempre
illuminati dalla stessa comune origine: la celebrazione del
coito, come già diceva papa Innocenzo III28, quel “amore,
che unisce assieme valori umani e divini”29.
A questa concezione nuziale sinfonica può
corrispondere una sempre più profonda e concreta
consapevolezza sponsale quotidiana non solo nelle persone
sposate ma in ogni persona umana visto che il mistero
nuziale è l’evento fondante per ogni essere umano sia dal
punto di vista storico (ciascuno è stato concepito e generato
in modo sponsale) sia dal punto di vista genetico (ciascuno
ha il suo codice genetico = codice sponsale).
Verso una consapevolezza sponsale sinfonica
Come si può attuare questa consapevolezza sinfonica
sponsale? Si tratta di una paziente educazione della nostra
intelligenza, della
nostra volontà, della nostra
immaginazione, della memoria di noi stessi e del nostro
sentirci.
Il dato nuziale, o se vogliamo la categoria “nuziale”,
oppure la luce nuziale fa risplendere la mia vita quotidiana
nella sua luce originale, vale a dire nella luce nella quale
viene vissuta e sperimentata nella mia origine, cioè nel
momento del mio concepimento. Conviene astrarre
dall’esperienza personale dei genitori quanto il loro
comportamento nuziale rivela della preziosità della mia
persona e delle mie azioni. Vale ora per il mio essere e le
mie azioni nelle mie membra ciò che loro sperimentavano
nell’intimità nuziale. La loro gioia per le loro vite celebrate
28
29
DENZINGER, HEINRICH, Enchiridion Symbolorum, n.776.
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 49.
37
nei loro corpi è il fondamento e la garanzia dell’amabilità,
della “godibilità” e preziosità della mia vita nel mio corpo.
La luce nuziale dice: ciò che tu compi con le tue
mani e i tuoi piedi è degno d’essere amato e celebrato. Il tuo
cucinare, il tuo fare la spesa il tuo parlare con i clienti, il tuo
accudire il piccolo, il tuo andare in macchina al lavoro, ecc.
sono azioni ed eventi che sono degni d’intima gioia, perché
in contesto sponsale vengono onorati in questo modo
attraverso la celebrazione sponsale in ogni famiglia.
L’universalità di questo evento è garante della veracità ed
autenticità di ciò che viene celebrato in essa: la preziosità,
l’attualità e la dignità delle azioni e delle persone che si
realizzano attraverso e nei loro corpi.
Ognuno di noi ha una sua categoria principale
secondo la quale giudica o valorizza la propria vita
quotidiana: “fare più cose possibili”, “risparmiare il più
possibile”, “piacere ai genitori, al coniuge, ai figli”, “non
avere dolori”, “guadagnare più possibile” ecc.. La categoria
“sponsale o nuziale” fa vedere la vita quotidiana in questo
modo: ogni azione e evento, in sintonia con la mia dignità e
compiuta attraverso e nel mio corpo, è degno d’essere
amato, d’essere desiderato e d’essere motivo di gioia … per
me stesso. Perché così la vita umana viene celebrata in tutte
le famiglie del mondo e così è stata celebrata la vita dai miei
genitori
nel
momento
del
mio
concepimento!
L’autorevolezza della categoria “nuziale”, della luce
sponsale quotidiana si basa su questa universalità
dell’evento sponsale, su questa centralità storica per la mia
esistenza e sul fatto che geneticamente siamo strutturati in
modo sponsale.
38
La luce nuziale immagine della luce divina
La luce nuziale quotidiana riceve la sua massima
chiarezza e priorità dal fatto d’essere immagine della stessa
luce nella quale Cristo vede e vive la nostra vita. Avendo
rivelato la relazione nuziale come immagine originale della
vita divina, Cristo fa capire che lui stesso vive in modo
sponsale in se stesso. Infatti, ogni persona divina donandosi
interamente alle altre due ne celebra l’amabilità, la preziosità
e “godibilità” infinita. Il matrimonio traduce lo stile di vita
della Trinità nella condizione corporea umana. Nella loro
corporeità i coniugi imitano, rappresentano e “si raccontano”
questo celebrarsi reciproco delle persone divine. Dio non
conosce un altro modo di relazionarsi, perciò entra con ogni
persona umana in un rapporto nuziale. Questa modalità
nuziale Dio manifesta e realizza in Gesù e nella Chiesa con
chi vuole accogliere il suo modo singolare di considerarci e
di trattarci.
Possiamo contemplare la massima manifestazione di
questo suo relazionarsi sponsale a ogni persona in Gesù
risorto che è ora il principale attore della vita della Chiesa.
In lui la luce sponsale, la categoria “nuziale”, si sprigiona
nel suo massimo e definitivo splendore. I suoi occhi gloriosi
celebrano gli occhi, la vista, il guardare di ogni persona
umana. Così i suoi piedi trasfigurati svelano la festa divina
per ogni camminare umano, dell’industria automobilistica
ecc.. Tutto il suo corpo glorioso manifesta il modo con il
quale Dio celebra ogni essere umano in modo sponsale …
dettagliatamente
e
globalmente,
attualmente
e
definitivamente. Di fatto Giovanni colloca tutta la vita di
Gesù “il principio dei suoi segni e la manifestazione della
sua gloria” nel contesto nuziale, del “vino bello e squisito”
di Cana30.
30
GIOVANNI 2, 1ss.
39
In questa luce gloriosa tutte le manifestazioni
quotidiane, sociali, culturali, giuridiche, tecnologiche,
scientifiche, politiche ed ecclesiali possono essere colte nella
loro più intima natura di celebratori e realizzatori della
persona umana nella famiglia umana.
Così il Cristo glorioso si rivela vicino a ogni persona
umana più di quanto ogni persona umana è vicina a se
stessa, e di conseguenza è sempre Cristo il più vicino alla
vera natura di ogni cultura, di ogni organizzazione statale, di
ogni scoperta scientifica, di ogni invenzione tecnologica, …
di ogni coppia-famiglia. La sua persona gloriosa rivela che
ogni persona umana è divinamente e umanamente
celebrabile in modo sponsale. La Beata e Vicinissima Trinità
ha scritto questa verità in modo geniale nel codice genetico nuziale di ogni persona affidandone la scoperta al XX
secolo!
Per la riflessione:
Nel corso della giornata quante volte penso al mio
matrimonio o al matrimonio dei miei genitori? Come
influiscono questi due matrimoni sulla concezione che ho di
me stesso/a?
Mi riservo il tempo per riflettere sul significato della nostra
società? Come vedo i mass media, la tecnica, le istituzioni in
rapporto alla mia identità e alla mia qualità di vita?
Che cosa penso della presentazione della vita umana in luce
sponsale? Quali aspetti mi attirano, quali mi creano
difficoltà? Quale ruolo ha Gesù risorto nell’interpretazione
della mia vita quotidiana?
40
II) La persona umana in famiglia: evento
unico ed amabile
Il gioco e la ritualità: luce e vita per il bambino e per i
genitori
Nella seconda parte di questo saggio sulla
realizzazione dell’essere umano nella famiglia si vorrebbe
mostrare come nell’educazione la persona umana si
manifesta come evento capace di stupire e di catturare la
nostra ammirazione, il nostro amore e la nostra intelligenza.
L’angolatura però è particolare: l’intento è di far vedere
come la manifestazione graduale della ricchezza della vita
dei bambini con le loro modalità specifiche legate alle
diverse tappe della loro crescita arricchiscono insieme i figli
e i genitori sia personalmente sia come coppia. Questo
arricchirsi reciproco, insito nei dinamismi familiari
dell’educazione, è uno degli aspetti mirabili della vita
sponsale e familiare. Per poter essere vissuta, tale realtà
richiede però una premessa: la scelta della contemplazione e
dell’educazione della vita dei figli come azioni desiderabili
ed amabili della propria vita personale e della coppia, realtà
degne di assorbire tempo e energie mentali perché la si possa
capire, amare e coltivare. Premessa che le coppie spesso
trascurano perché, prese dalle azioni quotidiane che fondano
la vita della coppia e della famiglia, ne perdono di vista il
significato profondo. La famiglia così si configura come
un’azienda di affari con una gestione sì efficiente ma
piuttosto superficiale e poco piacevole. La riflessione che
segue vorrebbe aiutare a trovare piacere e gusto
all’interpretazione delle dinamiche dell’educazione come
realizzazione del mistero famiglia, della coppia (come
41
promessa nel proprio innamoramento) e della propria
persona.
La vita quotidiana come evento nel gioco e la sua
mediazione attraverso il rito
I bambini hanno una grande passione per il gioco.
Possono giocare molto seriamente. Perché il gioco è così
importante per loro? I motivi sono tanti quanto è ricco
l’essere umano nel suo graduale manifestarsi.
Il mistero di fondo del bambino è caratterizzato da un
fatto grandioso. Crescere significa per il bambino entrare in
relazione con se stesso, con il proprio corpo, con i propri
pensieri, i propri desideri, con le persone che lo circondano,
con il mondo intero, con tutto l’essere. In che modo?
Attraverso la propria capacità conoscitiva, volitiva ed
emotiva, essa stessa in continua crescita. Si tratta di
un’impresa straordinaria che va sempre oltre le capacità
attuali del bambino. Perciò il bambino ha delle modalità
specifiche per imparare ad aggiornarsi alle novità
quotidiane. La modalità principale è la mediazione dei
genitori. Essi mediano tra l’essere del bambino e le sue
capacità recettive, volitive e sentimentali. Vedremo alcuni
esempi. Oltre al ruolo genitoriale, il gioco spicca come
modalità di apprendimento e di scoperta dell’essere.
Alice per la prima volta è andata con la mamma a
fare la spesa in pullman! Tornando a casa prende le quattro
sedie in cucina, le metto una dietro l’altra, sulle ultime tre fa
accomodare Pino, l’orsetto, Gianni, la tartaruga e Billy, il
topolino. Tutti animaletti rigorosamente peluche. Lei stessa
si mette in testa il capello del babbo e con aria seria si
accomoda sul sedile del conducente. Partenza! Mette la
prima, accelera e si ferma alla prima fermata. Scende Billy e
sale Mariuccia, la lucertola che aspettava pazientemente alla
42
fermata del tram. Il gioco può durare un’ora, riprendere
domani, anche dopodomani.
Consideriamo alcune caratteristiche di questo modo
di giocare. Alice rappresenta all’interno della sua casa un
evento quotidiano comunissimo: andare a fare la spesa in
pullman. L’esperienza ha per lei carattere di evento. Per lei è
affascinante fare il conducente, stare sul pullman, fermarsi,
far scendere e salire le persone, decidere quando ripartire
quando fermarsi, dire ai passeggeri che cosa debbono fare.
Tutto è pervaso da un’aria di novità e di freschezza. In
questo c’è qualcosa di straordinario: i bambini ci
manifestano l’attualità dell’essere nel suo realizzarsi
quotidiano. L’istituzione “pullman” viene celebrata dalla
piccola nel suo significato originale come arricchimento
inaudito della sua vita personale, realtà degna d’essere
oggetto della sua attenzione, della sua gioia, della sua
fantasia, del suo amore, per ore! Con il gioco ci viene messa
davanti agli occhi in un modo straordinario l’autorevolezza
dei bambini. Con il loro serissimo gioco della
rappresentazione degli eventi quotidiani essi ci strappano
all’atteggiamento dello scontato di fronte alla meraviglia
della bellezza dell’essere nel quotidiano. I genitori sono
chiamati ad aggiornare la percezione della loro vita
quotidiana secondo la rappresentazione amorosa dei propri
figli.
Attraverso il gioco, la bambina familiarizza con
l’ignoto. La sua capacità rappresentativa le permette di
integrare in modo graduale e piacevole l’esperienza nuova
del pullman con la sua idea di vita. Questa integrazione
avviene nell’ambiente familiare della casa o del cortile
attraverso personaggi a lei familiari, gli animali di peluche, i
parenti o gli amici. Il gioco permette perciò alla bambina di
diventare amica del mondo che scopre pian piano. Allo
stesso tempo sviluppa dentro di sé le capacità relazionali
43
corrispondenti per poter allargare il suo orizzonte vitale con
il pullman fino ad arrivare un giorno a poterlo prendere da
sola ed accrescere così la sua qualità di vita.
Se i genitori sviluppano uno sguardo intelligente ed
amoroso verso le capacità di gioco e di rappresentazione dei
propri figli, possono scoprire la vita nella sua luce originale.
I bambini manifestano, di fatto, per somiglianza il modo con
il quale Dio vive la nostra vita quotidiana in tutti i suoi
dettagli: come evento affascinante ed amabile. I figli
possono aiutarci fortemente a metterci in sintonia con il
modo con il quale Dio percepisce la nostra vita. Allo stesso
tempo i genitori possono favorire le capacità relazionali dei
propri figli suggerendo giochi e contenuti di
rappresentazione che arricchiscono la loro vita. Anzi, la
rappresentazione giocosa dovrebbe diventare la mediazione
educativa principale, se si vuole trasmettere ai figli la vita a
misura dei bambini.
In questo contesto sono di grande importanza i riti
quotidiani, settimanali, mensili o annuali. I bambini per la
precarietà delle loro capacità conoscitive, volitive ed
emotive hanno bisogno di un ordine stabile per potersi
orientare all’interno della giornata o di una settimana. I figli
delle famiglie che coordinano male spazi e tempi quotidiani
tendono ad essere irrequieti e spesso agitati. Non si sentono
a casa nel quotidiano svolgersi degli eventi e delle azioni che
compongono una giornata perché non hanno la capacità di
adattarsi a tanti cambiamenti in modo così veloce e sempre
diverso, cioè nuovo.
Perciò i bambini amano i riti. I riti gli offrono
stabilità e sicurezza. Attraverso i riti, la vita diventa
comprensibile, digeribile e familiare. Il ripetersi delle stesse
parole ed azioni formano in loro atteggiamenti stabili di
fronte alle realtà che incontrano. Ciò che conosco già mi dà
sicurezza. La realtà quotidiana è così varia per chi ci sta
44
dentro solo da qualche mese o da qualche anno che può fare
paura se non è ricevuta in piccole dosi. Perciò i piccoli
amano sentire la storia della buona notte. Il passaggio dal
giorno alla notte, dalla veglia al sonno è un cambiamento
radicale. Implica dover abbandonare i genitori. Perciò non è
sempre facile mandare i piccoli a dormire, tranne quando
sono morti dal sonno. I riti a tavola, come la preghiera prima
e dopo il pasto può mettere in evidenza la dignità e la
preziosità del mangiare insieme, atto fondamentale per
mantenersi in vita e che il bambino è chiamato ad imparare
… dai suoi genitori. Come impostare la serata? Come si può
celebrare la domenica e le feste? Per i bambini ogni azione è
degna di una rappresentazione e perciò di un rito
corrispondente.
I bambini sono volentieri in preda delle loro
sensazioni, pur avendo profondamente bisogno di
quest’ordine, non ne sono coscienti. Perciò quando si
abbandonano in modo esagerato ai loro capricci, che
tendono a renderli prigionieri, hanno il diritto d’esserne
liberati dalla disciplina dei genitori, non con modi o
espressioni quali: “per favore” ecc, ma con un deciso: “si fa
così”. In modo tale che il bambino non abbia bisogno di
dubitare se mamma o babbo s’intendono della vita o se
stanno solo facendo delle prove, cosa che è terribile per
bambini. Loro considerano i genitori i primi interpreti
autorevoli della loro vita. Se i genitori non assumono questo
ruolo con gioia e piena convinzione generano insicurezza nei
loro figli.
La rappresentazione di atteggiamenti
I genitori possono integrare la rappresentazione
giocosa come una modalità educativa che coinvolge tutta la
famiglia. Riferisco l’esperienza di una famiglia con quattro
45
ragazzi dell’età tra 5 e 11 anni. Il secondogenito entrando
nella preadolescenza per ottenere qualcosa comincia ad
esprimersi in modo distorto. Per esempio, avendo fame,
chiede alla mamma: “Ma fino alla cena ci vuole ancora
molto”? Non osa esprimere direttamente il suo bisogno, il
suo desiderio e lo comunica di traverso. Quando la famiglia
è radunata, i genitori presentano la questione e si decide
insieme che ognuno porti degli esempi di come si possono
esprimere i propri desideri in modo diretto o indiretto.
Persino il piccolo di 5 anni riesce a partecipare a questo
gioco attraverso il quale i bambini scoprono una modalità di
contatto con le proprie emozioni e la propria capacità di
riconoscerle e di esprimerle a parole. Il secondogenito di
fatto, all’osservazione della mamma per la sua poca
sincerità, si era giustificato dicendo che nella sua classe tutti
parlano così. L’esperienza familiare gli ha aperto perciò un
nuovo modo di relazionarsi con le proprie emozioni e la
possibilità di esprimerle a parole.
La scuola come evento familiare
La scuola amplia ed approfondisce l’educazione dei
figli. Come tale ha il diritto d’essere un evento familiare. In
che senso? Da un lato attraverso il racconto di ciò che il
figlio sperimenta a scuola, dall’altro con la rappresentazione
di ciò che impara e sperimenta a scuola.
Riferisco di nuovo un’esperienza reale. Mi trovo a
casa della stessa famiglia di cui si è parlato prima. Il figlio
maggiore deve prepararsi alla recita di una scena di teatro in
inglese. La mamma lo invita a recitare a memoria quanto ha
imparato. Il figlio sta in cucina. Di fronte a lui in
semicerchio la mamma, il babbo, un fratello minore ed io.
Mentre il fratello maggiore recita, arriva il fratellino più
piccolo che in un primo momento si mette davanti a tutti per
46
ascoltare, poi accorgendosi di non essere solo, si infila tra di
noi per formare un vero e proprio auditorio per il fratello. E’
un esempio mirabile di come la scuola può diventare uno
spettacolo che coinvolge tutta la famiglia e che arricchisce
piacevolmente tutti i membri della famiglia.
I genitori stessi possono trovare modalità di
rappresentazione per rendere attraenti le materie scolastiche
ai loro figli. Ciò richiede ai genitori uno sforzo educativo
verso se stessi. Dovranno rinnovare profondamente il loro
atteggiamento verso la scuola per poterla presentare in modo
gioioso e fantasioso ai propri figli.
L’integrazione dei conflitti attraverso la rappresentazione
familiare
Una famiglia con tre bambine ci offre un esempio di
come si possono affrontare in famiglia i conflitti relazionali
che nascono nel mondo della scuola attraverso il metodo
della rappresentazione. La figlia maggiore di 7 anni ogni
giorno torna triste da scuola perché viene presa in giro da un
suo compagno. I genitori decidono insieme a lei di
rappresentare come avviene il conflitto a scuola. Ciascun
membro impersona un ruolo, il babbo rappresenta il
compagno, la bambina se stessa, la mamma rappresenta la
madre del compagno. Il babbo nel ruolo del compagno
prende in giro la bambina. In un primo momento la piccola
si arrabbia. Quando il babbo e la mamma le rappresentano
un altro modo di reagire, suggerendole possibili risposte, si
tranquillizza. Il giorno dopo va a scuola contenta. Ha potuto
sperimentare la mediazione familiare per entrare in relazione
con un aspetto della sua vita per cui le mancavano le
capacità relazionali. Il modello genitoriale le offre la
possibilità di dare una risposta al pericolo che la aspetta a
scuola e di ridimensionarne la portata. Quanto rappresentato
47
all’interno della sua famiglia fa ormai parte del suo mondo e
non costituisce più una minaccia per lei. Educare in questo
modo può diventare molto arricchente per la coppia e
vivificante per i figli.
La vita liturgica di Cristo giocata in famiglia
Anche la stessa vita di Cristo può essere
rappresentata con grande facilità e molto piacere all’interno
della famiglia. Attingo in parte sempre da esperienze reali.
Come si può rendere partecipi i figli del mistero pasquale? I
genitori decidono di rappresentare il mistero di ogni giorno
del Triduo pasquale. I bambini costruiscono insieme a
mamma e babbo l’ultima cena. Dipingono gli apostoli,
apparecchiano un tavolo e mettono tutto il necessario
secondo il racconto del Vangelo. Scelgono chi rappresenta
Gesù, Pietro, Giuda. Rappresentano la lavanda dei piedi che
naturalmente è particolarmente divertente in un primo
momento, ma diventa particolarmente commovente quando
il babbo lava i piedi della mamma e dei figli o viceversa, li
asciuga e li bacia. In questa luce diventa particolarmente
palpabile che i genitori sono immagine di Dio, di Gesù. Per
l’anno successivo è in programma il calvario. Quest’anno è
stato costruito un sepolcro con la pietra che si può far
rotolare. Grande è la partecipazione di tutta la famiglia
quando Gesù viene deposto nel sepolcro. La domenica di
Pasqua tutti trovano di fronte alla tomba vuota la statua del
Cristo risorto in mezzo al salone con i regali per tutta la
famiglia che trasfigurano la loro vita in anticipo.
Rappresentazioni di questo genere favoriscono nei
figli la familiarità e la gioia per la vita di Cristo e allo stesso
momento aiutano i genitori a scoprire la vita di Gesù lì dove
veramente si attua: nella propria famiglia! Questa modalità
rende percepibile che la famiglia cristiana è Chiesa
48
domestica, Chiesa a casa nostra, partecipazione alla vita
divina in famiglia.
Gli esempi elencati arricchiscono la nostra
ermeneutica famigliare del sé. La contemplazione dei figli
che mimano la vita quotidiana mi permette a istaurare una
nuova relazione con quanto rappresentano, p. es. con il
pullman e i mezzi di trasporto. Il loro entusiasmo per questi
aspetti scontati della nostra civiltà si mette in comunicazione
con quanto la vita nuziale, la civiltà e la vita gloriosa ci
hanno comunicato nel capitolo precedente. Anche i bambini
di tutti i continenti fanno pubblicità per la vita quotidiana e
civile in tutte le sue manifestazioni. Con loro si può
imparare una nuova narrazione della propria esperienza
scolastica. Con loro si può scoprire un modo alternativo di
affrontare il conflitto. Insieme a loro si può persino
vivificare la presenza e l’azione di Cristo tra le pareti di
casa. I nostri figli hanno questo potere di rivelarci la bellezza
e amabilità della nostra vita si noi li riconosciamo questa
autorevolezza e ci facciamo coinvolgere nel dinamismo
familiare che ci conduce per mano nelle ricchezze umane e
divine della vita.
Per la riflessione:
Possiamo fare un elenco di tutti i giochi, rappresentazioni e
riti che caratterizzano la vita dei nostri figli? Quali giochi ci
piacerebbero in modo particolare? Quale ruolo attribuiamo
a giochi e riti nell’educazione dei nostri figli?
Come integriamo la vita della scuola o dell’asilo nella vita
familiare? Come aiutiamo i nostri figli ad amare la scuola?
49
In che modo la contemplazione e l’educazione dei nostri
figli mi aiutano a conoscere ed amare di più la mia stessa
persona e vita?
50
La preziosità delle azioni e delle parole di Mamma e di
Papà
Il potere della parola e dell’azione nella coppia
Colpisce la centralità che parole e azioni assumono
nella vita della coppia. Spaventa il loro potere. Possono far
scendere il cielo in terra o generare l’inferno. Ci si può
rendere conto di questa verità partecipando a discussioni
accese tra marito e moglie che possono durare ore. Ciò di cui
ci si accusa reciprocamente sono azioni compiute o omesse,
parole dette o non dette. Offro esempi per ognuna di queste
quattro modalità di parole ed azioni. Azioni compiute:
“Quando usciamo con gli amici parli solo con loro e mi
guardi come se fossi un estraneo!” “Quando squilla il
telefono ti precipiti sempre tu per rispondere per primo!”
Azioni non compiute: “Mi hai promesso di svuotare il
cestino ogni settimana e non lo fai mai!” “Non mi fai mai
una carezza!”
Parole dette: “Mi dici sempre che sono un pigrone,
senza spirito d’iniziativa!” “Dici sempre che sono troppo
grasso/a!”
Parole non dette: “Tu non mi hai difeso di fronte a
tuo padre!” “Tu non mi racconti mai niente del tuo lavoro!”
La violenza e l’intensità di queste liti coniugali mettono in
modo drammatico davanti agli occhi il peso, la potenza delle
nostre azioni e parole all’interno della vita della coppia. Non
credo che ci sia una relazione nella quale parole e azioni
vengono vissute in modo più intenso dalle persone
coinvolte.
La profondità delle ferite che causano azioni fatte o
non fatte e parole dette o non dette potrebbero e dovrebbero
spingere i coniugi a prendere una decisione molto saggia:
scegliamoci il tempo per pensare e per parlare insieme delle
51
nostre parole e delle nostre azioni. La tradizione culturale
della nostra civiltà ci invita a questo in un modo molto
particolare. Chi scrive un romanzo, un’opera o chi produce
un film deve avere particolare cura per il modo con il quale
crea le parole e le azioni che fanno di un romanzo un
romanzo, di un film un film, di un’opera un’opera. Ci
vogliono ore, giorni, settimane per trovare le parole e le
azioni giuste per una trama che ha senso. Quante volte si
devono rifare le stesse scene di un film, ridire gli stessi
dialoghi, cambiare le parole! Quante volte vengono
cancellati capitoli interi di un romanzo perché non sono in
armonia con l’insieme della trama del libro! E quante volte
bisogna riscrivere una partitura per un’aria perché non
esprime la bellezza armoniosa di cui ci si sente capaci. Il
matrimonio vale infinitamente di più di qualsiasi romanzo,
film o opera musicale! Questo atteggiamento della
venerazione, della paziente ed intelligente ricerca della
parola e dell’azione giusta che realizzano lo scrittore, il
compositore e il regista possono fare da modello per i
coniugi perché capiscano che la costruzione della vita di
coppia richiede lo stesso amore e tempo della ricerca delle
azioni e delle parole appropriate come avviene nell’arte! In
questa luce si scopre come la cultura, l’arte possono
arricchire la vita della coppia, approfondirla e migliorarla.
Ora si pone però la domanda: perché le azioni e le
parole sono così centrali nella vita della coppia? Esse sono la
modalità attraverso le quali i coniugi si donano
reciprocamente. Solo attraverso parole ed azioni si realizza il
loro amore. Dalle loro parole e dalle loro azioni dipende la
riuscita del loro matrimonio e della loro famiglia. Attraverso
di esse si gioca la loro realizzazione di coppia.
Un secondo aspetto evidenzia la centralità delle
parole e delle azioni nella coppia. Il dinamismo della
relazione d’amore li costringe a prendere atto della loro
52
preziosità. E’ come se la relazione coniugale stessa dicesse
ai coniugi: Sentite la forza vitale delle vostre parole, delle
vostre azioni? Svegliatevi a questa forza dirompente che il
vostro amore reciproco ha conferito alle vostre azioni e alle
vostre parole! L’amore coniugale vuole far fare ai coniugi
esperienza del potere generante o distruttivo delle loro azioni
e delle loro parole. L’amore coniugale vuole convincere i
coniugi a prendere coscienza dell’energia vitale che le loro
parole posseggono non in modo astratto ma sulla loro pelle,
nel loro più intimo. L’amore coniugale vuole imprimere
nella memoria, nell’immaginario della moglie e del marito il
profondo rispetto, l’ammirazione e quasi un sacro timore di
fronte alle proprie parole e azioni e di quelle del coniuge.
Grazie a questa esperienza radicale della forza vitale delle
loro parole ed azioni, i coniugi dovrebbero diventare esperti
in parole e azioni d’amore e di vita!
Perché proprio a causa delle loro parole ed azioni
daranno vita a una nuova persona che dipenderà in tutto
dalla qualità delle parole di mamma e papà!
Valore fondante delle azioni-parole genitoriali
Diventare genitori non è solo un fatto biologico.
Diventare genitori richiede una decisione consapevole,
libera, amorosa e convinta di tutti e due genitori. La presa di
coscienza d’essere genitori non avviene automaticamente,
anzi molti genitori subiscono passivamente il loro ruolo.
Essi aggiungono semplicemente le azioni genitoriali agli
impegni precedenti con l’alto rischio, per mancanza di
motivazione e consapevolezza, di non coglierne il significato
profondo e di soccombere all’impegno altissimo di energie
che l’essere genitori richiede.
Azioni e parole genitoriali sono azioni e parole che
conferiscono la vita a un’altra persona, la possono
53
aumentare o diminuire secondo il modo in cui i genitori le
attuano. La prima di queste azioni è la generazione e il
concepimento del figlio. La gioia e l’amore che
caratterizzano questa azione, la più fondante di tutte,
dovrebbero rimanere l’atmosfera di fondo, consapevolmente
coltivata, per tutta l’attività educativa!
Ogni genitore è invitato per fedeltà ai propri figli a
coltivare una memoria gioiosa e fiera dell’azione della
generazione e del concepimento del proprio figlio come una
delle azioni che più qualifica la propria vita. Se non aumento
la stima e l’amore verso me stesso per aver generato o
concepito un figlio, non coglierò mai bene come attraverso il
mio essere coniuge e genitore si realizza la mia vita
personale. Tenderò a vivere il mio ruolo genitoriale separato
dalla percezione più intima di me stesso e non riuscirò a
cogliere le attività specifiche genitoriali come realizzazione
della mia persona. La fatica che comporta l’essere genitore
non sarà vissuta in modo voluto, gioioso ma come “doveri”
genitoriali pesanti e stressanti per la mancata identificazione
con essi.
Azioni vivificanti
Provo ad illustrare con alcuni esempi quanto appena
esposto. Già nella pancia della mamma il bambino, appena
sviluppati i cinque sensi, dopo qualche settimana, percepisce
mamma e papà, vale a dire ha delle sensazioni negative e
positive. Il bambino percepisce già nel seno della mamma se
è voluto o meno dai suoi genitori e quanto è amato! Soffre
delle lite tra i suoi genitori, dello stress della mamma o del
silenzio da parte del papà. Percepisce le carezze, le parole
dolci di mamma e papà ed e felicissimo dei primi baci che
riceve nella sua vita … dal papà (tranne nel caso in cui la
mamma sia un acrobata di un circo! ). La gravidanza è il
54
periodo in cui i genitori possono imparare che le loro parole
e le loro azioni sono diventate in un modo irreversibile ed
insostituibile parole ed azioni che comunicano la vita o il
contrario. E’ di centrale importanza per la vita del bambino
che i genitori riconoscano con tutto il cuore e con tutta la
loro mente questa verità grandiosa delle loro parole ed
azioni.
Con la nascita del loro figlio i genitori sperimentano
in un modo ancora più concreto e plastico il potere delle loro
azioni e parole. Se non accarezzano, non baciano non
circondano il loro piccolo con gesti e parole d’amore il
bambino non potrà sopravvivere. In questa fase della
crescita si insinua una tentazione molto sottile soprattutto
per le mamme. Il coinvolgimento affettivo e il contatto fisico
con il piccolo e così inteso da rischiare di generare una
dipendenza affettiva del genitore, particolarmente della
mamma, dal loro figlio. Il piccolo dà più facilmente
soddisfazione affettiva del coniuge in quanto dipende dalla
madre e dal padre. Il bambino però ha bisogno del contrario.
Le cure di cui il piccolo necessita, vale a dire le azioni e le
parole genitoriali, dovrebbero consacrare i genitori
maggiormente a se stessi.
Esse sono in grado di aumentare la stima e l’amore
per se stessi come individui e come coppia considerando la
grandezza delle loro azioni genitoriali che emanano dalle
loro mani e bocche al servizio della crescita dei figli.
Cambiare i pannolini ogni giorno diverse volte è di
fondamentale importanza per il figlio. Non farlo avrebbe
delle conseguenze fatali. Dargli da mangiare giorno dopo
giorno è creare il fondamento della sua vita. Ogni poppata,
ogni cucchiaio di omogeneizzato significano ore di nuova
vita, che rendono possibile tutto ciò che lo aspetta nella sua
vita. Ogni azione al servizio del piccolo è di centrale
importanza per la realizzazione di tutta la sua vita.
55
Insegnargli a sedersi, a gattonare, a camminare, a
vestirsi, a mangiare, ad allacciarsi le scarpe e fare la pipì e la
popò gli permette di svilupparsi come essere umano.
Immaginiamoci un adulto che non sa andare al bagno da
solo o che non riesce a vestirsi perché nessuno glielo ha mai
insegnato. Sono queste le azioni fondamentali per poter
realizzare qualsiasi aspetto della nostra vita. Sono davvero
azioni fondanti per la nostra esistenza, azioni di una
preziosità indescrivibile perché fanno da fondamento a
qualsiasi azione che compieremo nella nostra vita di
relazione, professionale, sociale ecc. Il presidente della
repubblica può fare il presidente perché i suoi genitori gli
hanno insegnato a camminare, a mangiare e ad allacciarsi le
scarpe!
Consapevolezza genitoriale significa dunque rendersi
conto del valore di queste azioni fondanti, amarle
profondamente, esserne felice, abitarle. Conviene capire che
queste azioni prima di tutto mi rivelano la ricchezza e la
potenza della mia persona che è così ricca da poter
comunicare tanta vita ad altre persone. Così sarò
gioiosamente madre e padre disposto a fare sacrifici grandi
per realizzare la mia missione di genitore come realizzazione
della mia vita, senza per questo rendermi dipendente dai
figli. L’ermeneutica familiare di me, l’interpretazione
gioiosa della mia persona alla luce di queste azioni
genitoriali può profondamente cambiare ed arricchire il
racconto di me a me stesso.
Purtroppo la scarsa considerazione che noi stessi
abbiamo delle nostre azioni fondanti quali mangiare, bere,
vestirsi, lavarsi, svegliarsi, addormentarsi, parlare ecc ci fa
sottovalutare il significato centrale che queste azioni hanno
per i propri figli. Quando i ritmi familiari diventano quasi
insopportabili (talmente tante energie richiedono le azione e
56
le parole che devono far vivere i figli!) nei genitori può venir
meno l’attenzione e la motivazione.
I figli hanno proprio questo compito particolare nei
confronti dei genitori: mettere davanti ai loro occhi le azioni
vitali per eccellenza. Essi lo fanno in due modi: primo
perché tali azioni sono vitali per la loro vita quotidiana (la
mamma deve dare il latte, altrimenti il bambino muore, deve
pulire il sederino perché il piccolo non lo può fare da se
stesso!), poi attraverso la rappresentazione del gioco. Nel
gioco gli aspetti più quotidiani della vita diventano oggetto
di particolare attenzione dei figli, come si è detto nel
capitolo precedente. I genitori sono invitati a riconoscere
queste due modalità con le quali i loro figli gli fanno
sperimentare e vedere ciò che conta nella vita di una persona
umana e di aggiornare di conseguenza l’idea di sé in modo
tale da rinfrescare spesso il piacere di compiere tali azioni.
L’evento vivificante della parola e dell’ascolto
Particolarmente affascinante è quanto i genitori
realizzano nei loro figli in rapporto alla parola. Sillabando
parola per parola, comunicano loro una lingua intera o anche
due. Donando ai loro figli sostantivi, verbi, aggettivi,
pronomi, rivelando di ogni cosa il suo nome, mettono in
grado i loro figli di esprimersi liberamente con una lingua
tutta loro. Con le parole gli regalano anche l’attuazione della
loro intelligenza e della loro volontà. Mettono in moto le
attività dello spirito che fanno sì che i figli siano in grado di
svilupparsi liberamente e come persone intelligenti. Sono
queste azioni genitoriali di inestimabile valore, degne
d’essere profondamente apprezzate dagli stessi genitori. Con
troppa superficialità queste grandezze familiari, che stanno
all’origine di ogni persona umana, spariscono nel
dimenticatoio personale, della coppia, della famiglia e della
57
società e della stessa Chiesa che ne vivono costantemente.
Nessun politico potrebbe tenere comizi e legiferare, nessun
vescovo o papa potrebbe predicare e scrivere se i suoi
genitori non glielo avessero insegnato. Tutta la società, la
cultura, la scienza, la tecnologia e la Chiesa si fondano su
queste azioni fondanti dei genitori!
Quanto preziosa è la comunicazione del linguaggio ai
figli altrettanto prezioso è l’ascolto di quanto i figli dicono
con il linguaggio ricevuto in dono. Gli orecchi di mamma e
papà sono vitali per la vita dei figli. Il loro racconto
comunica e svela la loro vita. Nella misura in cui i bambini
sono ascoltati, colgono la preziosità della parola e imparano
a relazionarsi con se stessi. Se non trovano orecchi che li
ascoltano non trovano la loro vita.
Concludo richiamando l’attenzione su un aspetto
mirabile e allo stesso tempo terribile che dice la potenza
delle azioni e delle parole genitoriali in relazione ai figli. I
figli non vivono solo grazie alle azioni e alle parole rivolte
direttamente a loro dai genitori. Essi imitano i genitori o
reagiscano in un modo impressionante al modo con il quale
essi si relazionano alla propria vita! Nessun genitore può
nascondere ai propri figli se ama la vita o la disprezza. I figli
si accorgono se un genitore gioisce della vita, di se stesso,
del coniuge, della famiglia, del lavoro, dello sport, della
politica, della natura, di Dio e della Chiesa. E’ questa sua
relazione personale con ogni aspetto della realtà che fonda
l’autorevolezza del genitore. Genitori innamorati della vita
faranno innamorare della vita i loro figli. Genitori che
diffidano della vita causeranno al riguardo tante incertezze
almeno iniziali nei loro figli.
Difficilmente si potrà sperimentare la propria
condizione di creature a immagine di Dio in modo più
intenso che attraverso la propria genitorialità. Dio è prima di
tutto, la Vita per eccellenza. E’ perciò il Comunicatore di
58
vita nel senso più forte possibile. I genitori in questo sono i
suoi primi collaboratori con tutta la dignità e responsabilità
che ne derivano. Vale la pena di fermarsi in modo regolare
ad ammirare il proprio agire, il proprio parlare e ascoltare
genitoriale per aggiornarsi a quanto nell’ultimo mese i nostri
figli ci hanno rivelato! A ogni azione o parola imparata può
corrispondere una stima maggiore, un amore più intenso per
quanto il figlio ha imparato o rivelato nella mia stessa vita.
Se non inizio o rinfresco l’ammirazione per quanto il figlio
scopre o impari la mia identità personale, la mia narrazione
personale non è aggiornata alla condizione genitoriale reale
nella quale mi trovo. Educare implica perciò una sempre
crescente disponibilità e capacità di aggiornare l’idea di me
al più di vita che diventano i propri figli giorno dopo giorno
grazie a me.
Per la riflessione:
Quando e in che modo mi sono accorto di essere diventato
genitore? Come coltivo o sperimento il mio essere genitore?
Quali episodi nell’educazione dei nostri figli mi hanno
particolarmente colpito? Quali azioni o parole dei nostri
figli mi sono rimaste impresse?
Quali azioni o parole genitoriali mi sono particolarmente
preziose grazie alle quali sono più volentieri me stessa/o?
59
Dall’autorità materna e paterna
sponsale”
all’autorevolezza
Accenno storico alla situazione attuale del fenomeno
“autorità”
Uno dei temi più centrali e controversi
nell’educazione dei figli è senz’altro la questione
dell’autorità e dell’autorevolezza dei genitori. Nell’ultimo
secolo proprio questo valore centrale della vita umana ha
attraversato varie vicissitudini. La prima metà del XX secolo
era ancora profondamente pervasa da un’idea, da una
percezione e da un’attuazione dell’autorità che trovava un
consenso molto largo nelle popolazioni d’Europa. A livello
dello stato, della Chiesa, delle istituzioni e delle famiglie si
tendeva a dare un’interpretazione anche troppo rigida e
coercitiva dell’autorità. In alcuni stati con l’influenza di
certe ideologie questa impostazione si trasformava in
totalitarismi. Nella Chiesa prendeva forma in un esagerato
controllo della vita dei fedeli e in una sproporzionata
centralizzazione del potere. Nelle famiglie infine l’eccessivo
rigore dell’autorità genitoriale invece di favorire lo sviluppo
dei figli ingenerava in loro inibizioni, paure e insicurezze nei
vari aspetti della vita.
La Costituzione Italiana nel 1948, poi i documenti
del Concilio Vaticano II nei primi anni sessanta esprimono
un nuovo concetto di autorità, considerata a servizio della
vita e non come fine a se stessa. Gli anni del sessantotto
vedono esplodere la scontentezza giovanile di fronte ai
modelli tradizionali di vita e di educazione a tutti i livelli
della società dove l’autorità svolge un ruolo centrale. Da
allora le nostre società occidentali sono dei cantieri aperti …
soprattutto per ciò che riguarda l’interpretazione e
l’attuazione dell’autorità nella propria vita, nella società
60
civile, nell’educazione a scuola, nelle famiglie, nella Chiesa
e negli istituti di vita consacrata.
Fatto un breve cenno alla situazione generale nella
quale si trova l’esercizio dell’autorità nella società odierna,
ciò che segue è solo un piccolo contributo a quanto ognuno è
chiamato a scoprire e a realizzare in rapporto a quella
autorità della quale per natura propria è caratterizzato e
arricchito.
Che cosa vuol dire “autorità” e “autorevolezza”?
La parola “autorità” fa riferimento a “autore” a colui
che dà origine a qualcosa. L’autore di un libro è colui che ha
scritto il libro e perciò ha l’autorità di interpretarlo, di
spiegarlo e di farlo capire. Ma può anche spiegare come si
scrive un libro, sempre che il libro abbia un senso e un
significato riconosciuti da un certo numero di persone
competenti in materia. Ugualmente il meccanico ha autorità
sulla mia macchina. Poiché conosce il funzionamento del
motore di una Fiat, se mi dice che alla mia auto bisogna
cambiare la cinghia, mi fido, compro e pago una nuova
cinghia. Con questo atto riconosco non solo la sua autorità in
materia di motori ma anche la sua autorevolezza nei miei
confronti in ciò che riguarda la mia macchina.
“Autorevolezza” significa perciò autorità riconosciuta alla
quale corrisponde da parte mia l’attuazione di ciò che
l’autorità mi dice.
Possiamo notare come nella nostra società le autorità
autorevoli si concentrano nel campo della tecnologia, della
scienza e del mondo dei media. L’esperto in informatica
viene riconosciuto autorevole anche da un adolescente, se sa
spiegare come funziona l’ultimo modello dei video giochi o
di un tablet. Il tono convinto della voce della presentatrice
televisiva, l’esperienza del calciatore, la fede della velina e il
61
giudizio dello scienziato hanno un particolare sapore di
autorevolezza. L’opinione del politico, l’intervista a un
sacerdote e il comando di un genitore spesso stentano a
trovare un pubblico ansioso d’aderire a quanto queste
persone affermano. Si può notare in questo contesto che non
ogni autorevolezza ha una base di autenticità benché sembri
autorevole, cioè degno d’essere creduto perché presentato in
un modo e in un contesto convincenti. Così un politico può
dire veramente la verità sul nostro deficit pubblico, ma
siccome ne abbiamo sentito talmente tante al riguardo, la sua
autorevolezza sparisce per il semplice motivo che fa il
politico.
Queste poche considerazioni pongono il compito di
coniugare vera autorità con vera autorevolezza. Tentiamo di
interpretare questo connubio centrale nel contesto familiare.
Autorità e autorevolezza genitoriali in famiglia
Su che cosa si fonda l’autorità genitoriale e quale può
essere il suo significato? Se autorità è legata a “dare
origine,” l’autorità genitoriale è legata come dice
l’espressione stessa all’essere genitore, vale a dire al dare
vita a un’altra persona. Se pensiamo all’autorità dello
scrittore sul libro, all’autorità del meccanico sulla macchina,
l’autorità genitoriale che deriva dall’essere autore di una
nuova vita rifulge in un modo straordinario! Non esiste
un’azione umana più grande del generare e del concepire
una persona umana. La grandezza dell’autorità che ne deriva
sarà dunque proporzionata.
Di fatto (!), il genitore non dà solo la vita al proprio
figlio, ma è il primo mediatore tra il bambino e la sua vita
ricevuta dai suoi genitori. Il genitore è il primo interprete e
plasmatore della vita del figlio sin dal momento del
concepimento. Il bambino nel seno materno e nei primi mesi
62
dopo la nascita percepisce il corpo della mamma come il
proprio corpo, cioè non distingue tra il suo corpo e il corpo
della mamma. Il corpo della mamma dovrebbe essere uno
con il corpo del papà. Il bambino, identificandosi con i
propri genitori vive i primi mesi della sua vita nei e
attraverso i suoi genitori. Quest’esperienza iniziale e il
seguente rapporto con i genitori sono così profondi che
molte persone per tutta la vita fanno prima riferimento alla
loro idea di sé nei propri genitori e poi pensano a tutto il
resto.
Nessuna persona si può sottrarre all’autorità
genitoriale iniziale, autorità che viene vissuta in modo
autorevole dai figli. L’embrione e il neonato non hanno
possibilità di decidere se il modo con il quale i genitori gli
fanno percepire la vita va bene o meno. Nella fase iniziale
della vita per il bambino esiste solo la mediazione
genitoriale. Con la crescita quando cominciano a
manifestarsi inclinazioni, percezioni, desideri, piaceri e
dolori personali, la persona potrà avanzare con forza un suo
modo di voler vivere.
Ho incontrato mamme che proprio nel periodo della
gravidanza e nei primi mesi dopo il parto provavano
particolari incertezze e paura riguardo alla vita propria, la
vita del figlio e la vita in generale. Credo che sia una
reazione naturale. Ogni gravidanza e ogni parto implicano
dei rischi sia per il bambino sia per la mamma. Sarebbe da
sciocchi non preoccuparsi di questo. Esiste però una misura
entro la quale posso donare me stessa se mi rendo
consapevole di ciò che realmente sto realizzando insieme a
mio marito.
Donare la vita a un’altra persona presuppone che io
conosca e ami la mia vita. Altrimenti dono qualcosa che non
conosco e non stimo a qualcuno che solo da me si aspetta di
conoscere e di amare la vita che io insieme al mio coniuge
63
gli dono. Proprio la modalità con la quale si concepisce e si
genera una vita umana mi svela la preziosità, l’amabilità,
l’abitabilità e la godibilità della mia vita e della vita del
coniuge. Questa esperienza gioiosa, dettagliata e
globalizzante della mia vita e della vita del coniuge nei
nostri corpi è la prima e vera motivazione per poter donare a
livello spirituale, psicologico e fisico la vita a un figlio. La
nostra esperienza della bellezza e dell’amabilità della vita
umana nella nostra comunione sponsale nella vita quotidiana
ed intima, anche a costo di grande fatica, è il garante
massimo della vivibilità, della amabilità della vita umana dei
propri figli.
Rendersi conto della centralità dell’esperienza
coniugale per la vita dei figli in questa luce implica prendere
coscienza che io sono abitabile non solo per me stesso/a e
per il mio coniuge ma anche per tanti figli. Questa
consapevolizzazione è frutto di un’azione libera. Se non
decido con intelligenza ed amore di voler essere genitore,
origine e comunicatore consapevole di questa vita, della
quale io stesso godo e soffro, rischio sempre di rimanere un
genitore per metà. La mia vita regge, mi è casa, posso
fidarmi di essa perché ho accanto a me un coniuge che ha
scelto la mia stessa vita per potervi abitare per sempre. La
luce nuziale è in grado di svelarmi e di farmi costruire il
rapporto con me stesso e di farmi sviluppare una vera
consapevolezza genitoriale. Coniugi e genitori compiono
azioni di una tale profondità che ci vuole tempo per poterle
capire, interiorizzare al fine di aggiornare la consapevolezza
di se stessi in considerazione della grandezza di ciò che ogni
coniuge-genitore compie nella propria famiglia.
In questo contesto si rivela superfluo il costante
riferimento ai propri genitori essendo ormai diventato/a io
stesso/a origine di nuove vite. Nella vita di coppia è di
centrale importanza dirsi bene la propria indipendenza dai
64
genitori a partire dalla propria pienezza di vita generata e
amata dalla stessa coppia. Molte coppie solo dopo molto
tempo, tenacia, amore e pazienza riescono ad attuare fino in
fondo il distacco dall’autorità paterna e materna.
Dall’autorità di mamma e papà all’autorevolezza sponsale
Spesso si pone il problema dell’educazione nei
seguenti termini: io mamma o io papà come faccio a farmi
obbedire dai miei figli? Molti genitori percepiscono e
impostano il rapporto genitoriale con il figlio a partire dal
rapporto diretto con esso. Questo atteggiamento è in chiaro
contrasto con la modalità con la quale il figlio è stato
generato. Ogni figlio è opera dei due genitori. Il figlio è
profondamente legato a un plurale sia quanto alla sua origine
storica sia quanto alla sua struttura genetica. Ognuna delle
sue cellule, grazie all’unione nuziale dei miei geni e dei geni
del mio coniuge, mi dice: ”sono opera vostra, non “tua”. Da
questo fatto genetico e storico dovrebbe perciò derivare la
consapevolezza che il mio rapporto educativo con nostro
figlio passa prima attraverso il rapporto con il coniuge. In
che modo?
Prima a livello mentale (ciò vale anche per chi è
costretto ad educare da solo) infatti l’esperienza nuziale del
concepimento mi ha fatto capire la preziosità della mia
persona tutta intera. Io ho il diritto di essere felice di me così
come sono. Posso fidarmi della mia vitalità, delle mie
energie interiori che sono tanto potenti da far esistere
un’altra persona. La consapevolezza nuziale di me, della
preziosità del mio essere e delle mie azioni, che si attua
attraverso il mio corpo, è il mio primo riferimento vitale per
la concezione che io elaboro di me stesso/a. Da questa “casa
confortevole e luminosa”, che sono io stesso per me, mi
65
rivolgo ai figli, interiormente sempre più libero dal dover
mendicare il loro affetto.
In rapporto al coniuge la mia consapevolezza nuziale
implica il passaggio dall’autorità genitoriale individuale
all’autorevolezza coniugale L’azione educativa è sempre
cura comune del ricordo dei figli in seno alla coppia sia nel
colloquio quotidiano sia nell’intimità come riconoscente e
gioioso ricordo dell’atto del concepimento e della
generazione. Raccontarsi le caratteristiche fisiche, psichiche
e spirituali dei figli, ammirarli insieme, amarli insieme,
decifrali insieme implica l’arricchimento più specifico della
propria vita di coppia e l’aumento della conoscenza e
dell’amore reciproci. I genitori creano in questo modo un
clima molto favorevole all’accoglienza dei figli, del loro
essere, delle loro azioni, della loro crescita e degli eventi che
compongono le loro giornate. Ringraziarsi reciprocamente
per le caratteristiche dei figli, baciarsi ed accarezzarsi per
esse significa riconoscerne la loro origine fino in fondo,
ossia se stessi come coppia. Dirsi in un modo nuziale i difetti
dei figli e i problemi che caratterizzano la loro crescita
significa accoglierli in seno alla coppia prima di giudicarli. I
coniugi possono dirsi esplicitamente che di fronte ai difetti o
sbagli del figlio scelgono consapevolmente di stare dalla
parte del figlio senza assolutizzarne i difetti e di sviluppare
insieme un modo di relazionarsi a lui valutando bene le
eventuali cause o motivazione del suo comportamento
difficile.
Quanto appena raccontato è solo un piccolo accenno
di come educare in famiglia può diventare un progetto
nuziale. Che seguendo questi criteri l’autorità genitoriale
diventi più credibile, vale a dire autorevole, è provato
dall’esperienza di molte famiglie. Non si tratta di un’impresa
facile che la civiltà attuale non favorisce molto se non
interpretata in favore della vita come illustrato nel primo
66
capitolo. Ma proprio per questo ha profondamente bisogno
di un nuovo stile di vita.
Solo così può manifestarsi il primato della vita e
dell’amore nelle relazioni sociali. Se i nostri figli non si
trovano festeggiati nella relazione dei propri genitori,
aumenta la probabilità che trovino qualche difficoltà in più
nella relazione con sé stessi. Tuttavia la libertà umana di
ogni figlio e la bravura di singoli padri e madri dimostrano
che il mistero della vita sa trovare vie di realizzazione
imprevedibili. Perciò l’atteggiamento genitoriale di fondo
rimane una fiducia incondizionata nella forza di vita che
abita i propri figli. È sicuramente questo il nutrimento
migliore dell’autorevolezza genitoriale. I genitori sono
collaboratori nello sviluppo della vita dei figli, ma questi
ricevono il loro essere direttamente da Dio che ne garantisce
la vivibilità, la realizzabilità e l’insondabile originalità!
L’esperienza della propria autorità ed autorevolezza
genitoriale attende perciò di essere integrato nel racconto
quotidiano della mia vita a me stesso. Imparare a rendersi
conto che quanto meglio abito la mia stessa vita tanto più
medio tra la vita dei propri figli e loro stessi può essere una
motivazione del tutto particolare per allargare la percezione
di sé e l’amore verso se stessi grazie alle grandi rivelazioni
familiari sulla mia vera identità. Se dovessi aver dubbi sulla
propria dignità e amabilità potrei cominciare a contare
quanti baci ed abbracci i nostri figli mi hanno donato sin da
quando sono stati capaci a donarmeli … scrivendo sulla mia
pelle il mondo di testo alla cui luce comprendermi ed
amarmi.
Per la riflessione personale:
Come ho vissuto l’autorità dei miei genitori? Quali aspetti
della loro autorità mi hanno fatto bene e quali male? Chi mi
67
ha educato? Mio padre? Mia madre? Entrambi i miei
genitori?
Come il diventare genitore ha cambiato la consapevolezza
di me stesso/a? Quali sono le scoperte positive della mia
maternità/paternità? Quali aspetti della mia genitorialità mi
sembrano difficili?
In merito al nostro colloquio di coppia sui figli chiediamoci:
quante volte parliamo dei nostri figli durante la settimana?
Come parliamo di loro? Parliamo solo delle loro qualità? O
solo dei loro difetti? Come tentiamo di impostare un
progetto comune di educazione per ciascun figlio?
68
Epilogo digitale
Molti caratterizzano il periodo attuale come
“postmodernità,” come se l’era nella quale viviamo fosse
priva di caratteristiche proprie. In realtà nessuna delle
epoche precedenti a questa ha avuto caratteristiche che
hanno così tanto influenzato la vita personale di ogni
persona e di tutti i popoli. La “rete” abbraccia realmente
tutto il mondo e tutte le case anche e spesso soprattutto i
paesi in via di sviluppo per “rendere accessibili e utilizzabili
le informazioni mondiali.”31 La rete, secondo la filosofia di
Google, “trasformando gli smartphone in protesi di
informazione, oggetti complementari al cervello umano,
permette
alla
gente
di
ottenere
informazioni
istantaneamente, attingendo a campi di conoscenza di livello
mondiale”32. e per “far comunicare il mondo, tutti noi, più
facilmente e soprattutto, passando sempre e soltanto da casa
sua,”33 come desidera Zuckerberg con la sua invenzione di
Facebook.
Di fatto, grazie al digitale in un tablet posso visitare
l’opera di Vienna e vedere Il Flauto magico, spostarmi a
Zurigo per vedere La Signora anziana di Duerrenmatt o
vedere un’intervista con Ingmar Bergmann; guardare
qualsiasi film, rivedere le ultime notizie o leggere la grande
letteratura mondiale quando e dove voglio … basta essere
collegato. Così si può “acquisire una più ampia cultura
spirituale, utilizzando gli enormi mezzi che oggi sono a
disposizione del genere umano.”34 Il desktop del proprio
portatile può essere una vera e propria segreteria e casa
31
LEVY STEVEN, Rivoluzione Google, Milano 2012, 4
LEVY, 2012, 2.
33
KIRKPATRICK, DAVID, Facebook, La storia, Milano 2011, IX.
34
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 31.
32
69
editrice. Grazie a skype ci si può vedere con amici nel
Giappone o per lavoro con chi vive a Lima nel Perù sempre
da casa mia.
“Le condizioni di vita dell'uomo moderno, sotto
l'aspetto sociale e culturale, sono profondamente cambiate,
così che è lecito parlare di una nuova epoca della storia
umana. Di qui si aprono nuove vie per perfezionare e
diffondere più largamente la cultura. Esse sono state
preparate da un grandioso sviluppo delle scienze naturali e
umane, anche sociali, dal progresso delle tecniche, dallo
sviluppo e dall'organizzazione degli strumenti di
comunicazione sociale.”35
In realtà si dovrebbe dire che questa “nuova epoca” è
la prima epoca nella storia umana che merita a pieno titolo il
nome “epoca” in quanto realmente tutto il pianeta e ogni
singola persona vi sono coinvolti e da esso caratterizzati.
Viviamo nel senso più pieno e più forte nell’epoca digitale,
sicuramente frutto dello sviluppo dei periodi precedenti ma
con caratteristiche uniche mai esistite prima.
Il mondo dei testi conciliari dona un’interpretazione
proprio di questa nostra civiltà attuale quando afferma
“l'umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia,
caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che
progressivamente si estendono all'insieme del globo.”36
L’era digitale ci porta l’umanità e la Chiesa a casa
nostra favorendo la stessa visione conciliare della Chiesa e
della società odierna profondamente degne di essere
ammirate, amate e studiate. Le possibilità enormi di questa
svolta copernicana richiedono una nuova percezione di sé,
una nuova narrazione di sé, della famiglia, della società e
della Chiesa perché “senza arresto si moltiplicano i rapporti
dell'uomo coi suoi simili, mentre a sua volta questa
35
36
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 54.
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 4..
70
"socializzazione " crea nuovi legami, senza tuttavia favorire
sempre una corrispondente maturazione delle persone e
rapporti veramente personali, cioè la "personalizzazione"37
Molti si perdono nel virtuale e nello stress e nella
dipendenza digitale perché dimenticano che su ogni oggetto
digitale sono scritte due parole fondamentali: “On” e “Off”.
La sovrabbondanza di “digitalità” richiede sovrabbondanza
di personalizzazione del famigliare, dello spirituale, del
corporeo, del relazionale, dell’istituzionale, dell’ecclesiale,
del temporale e dello spaziale per costruire una vera civiltà
della vicinanza. L’“ordine digitale” come l’ordine delle cose
ha la vocazione di stare al servizio dell’ordine delle persone,
delle famiglie, della politica, della cultura, della vita sociale
e non viceversa38.
L’ermeneutica nuziale e familiare del sé è al servizio
di questo progetto conciliare e digitale … è certo che dopo
aver premuto i tasti on e off al momento giusto e al posto
giusto si è più persona di prima, “uomini nuovi, artefici di
una umanità nuova, con il necessario aiuto della grazia
divina.”39
37
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 6..
L'ordine sociale pertanto e il suo progresso debbono sempre lasciar
prevalere il bene delle persone, poiché l'ordine delle cose deve essere
subordinato all'ordine delle persone e non l'inverso, secondo quanto
suggerisce il Signore stesso quando dice che il sabato è fatto per l'uomo
e non l'uomo per il sabato. Quell'ordine è da sviluppare sempre più, deve
avere per base la verità, realizzarsi nella giustizia, essere vivificato
dall'amore, deve trovare un equilibrio sempre più umano nella libertà.
Per raggiungere tale scopo bisogna lavorare al rinnovamento della
mentalità e intraprendere profondi mutamenti della società. Lo Spirito di
Dio, che con mirabile provvidenza dirige il corso dei tempi e rinnova
lafaccia della terra, è presente a questa evoluzione.” (CONCILIO
VATICANO II, Gaudium et spes, 26).
39
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, 30.
38
71
Bibliografia
CONCILIO VATICANO II, Tutti i documenti
COSTITUZIONE ITALIANA,
DENZINGER, HEINRICH, Enchiridion Symbolorum
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI,
GIOVANNI XXIII, Encicliche e discorsi di Giovanni XXIII,
Bari 1964.
GUARDINI, ROMANO, Die Annahme meiner selbst, Mainz
1990, versione italiana: L’accettazione di me stesso,
KIRKPATRICK, DAVID, Facebook, La storia, Milano 2011.
LEVY STEVEN, Rivoluzione Google, Milano 2012.
RICŒUR, PAUL, Du texte à l’action, Paris 1986, versione
italiana: Dal testo all’azione, Milano, 2004.
RICŒUR, PAUL, Soi-même comme un autre, Paris 1990,
versione italiana: Sé come un altro, Milano, 2011.
72
Indice
Introduzione
p. 2
Prologo conciliare
p. 5
I Parte
Conoscenza e amore di Dio di sé stesso/a in luce nuziale
p.11
L’origine di ogni persona in chiave familiare ………… p. 11
La realizzazione della persona umana alla luce dei
dinamismi della famiglia
p. 20
Il significato nuziale della vita quotidiana
p. 30
II Parte
La persona umana in famiglia: evento unico ed amabile
p. 41
Il gioco e la ritualità: luce e vita per il bambino e per i
genitori
p. 41
La preziosità delle azioni e delle parole di Mamma e di Papà
p. 51
Dall’autorità materna e paterna all’autorevolezza sponsale
p. 60
Epilogo digitale ………………………………………..p. 69
73
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Io in famiglia - Fra Christian