ò L‟ADOLESCENTE NELLA SCUOLA seconda parte ANNO VI N.RO 11 del 01/11/2011 * Sull’adolescenza * Agar * Afrodite * Menandro * I grandi misteri * Nicodelate * Rossini * Sogno * Sorgenti * Proverbi e detti * Momento tenero * Pagina medica * Note antropologiche * Gino Latilla * Dante in Argentina * Donna nella letterat. * L’Eros in Kafka * V. Statella * Dentro la città * Critica letteraria * Piatti tipici * Eopo e Fedro in nap. * Plombieres 4 * Lo sapevate che * Clara Jaione * Leviora L‘adolescente sente il bisogno di essere valorizzato soprattutto in questo periodo, caratterizzato da incertezze sulla propria identità psicologica e dalla ricerca di esperienze che favoriscono l‘autoconoscenza. La valorizzazione si realizza attraverso i giudizi positivi e quele forme di incoraggiamento che tramettono disponibilità, attenzione, fiducia, mentre si è attenti a certe affermazioni che rappresentano una sorta di segnali indiretti. Purtroppo, nella scuola si sentono spesso frasi che esprimono giudizi negativi come ―Tu non sarai mai…‖ o ―Tu sei solo un…‖, che hanno l‘ unica funzione di rafforzare quei dubbi che un adolescente ha già in sé, o possono riattivare sensi di colpa sopiti, con risonanze psicologiche dolorose sul futuro dell‘ adolescente. I ragazzi hanno bisogno di comprensione in situazioni di difficoltà e di affaticamento, con conseguente caduta dell‘impegno, o temporaneo smarrimento, che agiscono negativamente sull‘ interesse e sulla motivazione nell‘ affrontare certi temi. Ma comprendere non vuol dire accettare come cosa naturale assenze, compiti fatti in fretta e male e così via, significa discuterne senza drammatizzare, offrendo la possibilità di giustificare un risultato non soddisfacente, o aprendo la strada ad altre possibilità operative.1 Molti insegnanti sono invece portati a ridurre sul piano della valutazione del rendimento, lo spazio che dovrebbe essere dato a questo aspetto del rapporto personale, consistente nella comunicazione delle eventuali difficoltà incontrate. L‘impossibilità di esternare in qualche modo questi stati d‘animo, oltre a dare un carattere impersonale al rapporto con l‘insegnante, induce a tensioni che influiscono negativamente sulle prestazioni intellettuali che lo svolgimento del lavoro richiede. Un insegnante, oltre ad avere la preoccupazione di ampliare il patrimonio delle conoscenze, di stimolare lo sviluppo di certi atteggiamenti generali e di promuovere il processo di socializzazione, ha il compito di trovare il modo di indirizzare nuovamente verso le attività di studio quella parte di pensiero che si è indirizzata nella direzione delle problematiche personali, con la conseguente caduta d‘interesse e di impegno per lo studio.Un buon insegnante, per essere reputato tale, per far fronte a questi problemi di perdita di energia e di dare loro in modo non intrusivo un aiuto per i loro problemi personali proprio mentre si parla alla classe e di ―cose di scuola‖, si può proporre dei temi che mentre sono rilevanti nella program-mazione, presentano anche per certi aspetti del loro contenuto e per le modalità con cui vengono affrontati un collegamento diretto con certi problemi personali presenti negli allievi. 2 Uno dei passaggi più significativi dell‘adolescenza è costituito dall‘ingresso alle superiori. I ragazzi si accostano ad esso con un‘apprensione che non avevano provato prima, nel transito dalla scuola elementare a quella media inferiore.Le medie superiori operano una vera rottura con il passato e non è casuale che molte dispersioni scolastiche avvengono proprio in questo momento. Una delle grandi difficoltà di questo periodo è la scelta dell‘indirizzo scolastico e ben pochi sono preparati a una decisione così importante. L‘ideale sarebbe che fossero i ragazzi stessi a compierla ma, risultano quasi sempre incapaci di esprimere le proprie preferenze, sia perché non conoscono i percorsi e gli sbocchi professionali, sia perché non sono in grado di valutare le proprie attitudini e i propri interessi . 3 ù Andropos 1) PETROLLI G.; ― I NUOVI ADOLESCENTI ―; RAFFAELLO CORTINA EDITORE. 2) POTITO D., BERNARDI V., BUZI F., LORINI R.; ―ADOLESCENTE FRA PSICHE E SOMA‖; UTET 3) PETTER, ―PROBLEMI PSICOLOGICI DELLA PREADOLESCENZA‖. ED. LA NUOVA ITALIA -1- Andropos in the world LA DONNA NELLA STORIA AGAR La madre di Ismaele La storia di Agar avuto luogo durante la tarda età del bronzo tra il 2000 e 1550BC, corrispondente al periodo del Medio Regno nella storia egiziana. Hagar è una ragazza egiziana, dono del Faraone, che era schiava nella casa di Sarah, moglie di Abramo. Sara, moglie di Abram non può avere figli, perché sterile, così ricorre a una schiava, Agar, il cui nome significa straniero (Hager: ger… straniero), per avere una propria discendenza. Sarai decide di dare Agar in moglie ad Abramo, come previsto dalle leggi del tempo: “Sara, moglie di Abramo, prese Angar l‟egiziana, sua schiava, e la diede a suo marito come moglie. Egli si unì ad Agar, che restò incinta, e quando vide che aveva concepito, guardò con disprezzo la sua padrona “. ( Genesi 16:1-6). Agar, pur essendo data ―in moglie‖ al capo-clan, rimane sempre nella condizione di schiava. Legalmente, tuttavia, non diventa una concubina di Abram, ma veramen-te sua moglie, esattamente come Sara. La schiava partoriva ―sulle ginocchia‖ della padrona e così il bambino simbolicamente nasceva quasi dal grembo stesso di lei (Gn 30, 3), e così accade per Agar e Sara. Così Agar partorì ad Abraamo (Gen 16; 25:12) Ismaele, che significa ―Dio ha ascoltato‖. Ma c'era gelosia fra Agar e Sara, e fra Ismaele e Isacco, e quindi Agar e Ismaele furono cacciati via; Sara si sente minacciata e infastidita dalla presunzione e dalla superiorità della schiava. Agar vive così, una situazione drammatica, di maltrattamenti e a causa di ciò è spinta alla fuga verso il paese natio. Il verbo ―maltrattare‖ comprende in sé il senso di un‘oppressione dura e severa; ecco perché Agar fugge, per salvare la propria vita dalla padrona: “L'angelo del Signore la trovò presso una sorgente d'acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur. Ed egli disse:- Agar, schiava di Sara dove stai andando?- Ella rispose:- Io sono in fuga dalla padrona Sara mia”.( Gen. 16:7-16). Agar scappa nel deserto ma Dio la sostenne perché Ismaele era comunque un figlio di Abraamo (Gen. 21:9-21) ed qui che ella viene visitata dall‘angelo del Signore. Nel deserto per la prima volta, Agar si sente chiamata per nome, interpellata e parla. L‘incontro con l‘angelo è avvenuto presso una sorgente, che secondo il Vecchio Testamento, è un luogo dove si sperimenta l‘assistenza di Dio quando l‘ uomo giusto è in difficoltà (Gd 15,19). Agar fa ritorno da Abramo, ma quando nacque Isacco, il figlio di Sara, l‘equilibrio tra le due si ruppe nuovamente: chi sarebbe stato l‘erede ufficiale di Abramo?‖'Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto nel giorno che Isacco fu svezzato. Ma Sara vide che suo figlio giocava con il figlio dell‟egiziana e dice ad Abramo: “Scaccia questa schiava con suo figlio, perché il figlio di questa schiava non erediterà insieme con mio figlio . -2- Isacco” (Gen. 21:8-14). Abramo era in disagio per l' espulsione di Agar e Ismaele nel calore del deserto, dal momento che avevano praticamente alcuna possibilità di sopravvivenza. Ma il potere di Sarah su di lui era ancora così forte che non potè ignorare il volere di sua moglie. Diede ad Hagar del pane ed un otre di acqua, come per dire alla tribù che èra rimasta sotto la sua protezione ed ai servi di Sarah che non avrebbero potuto uccidere Hagar, quando sarebbe stata fuori dalla sua vista e la mandò nel deserto. Quando l'acqua nella pelle finì, Agar gettò il bambino sotto uno dei cespugli. Poi andò a sedersi lontano, per non assistere alla morte del bambino. Ma Dio non lo permise e fece comparire un pozzo che dissetò entrambi. Lei e suo figlio continuarono il viaggio, sapendo che potevano contare solo sull‘aiuto di Dio. Nel deserto di Paran, Ismael crebbe forte e virile, poi, quando arrivò il momento di sposarsi, Agar gli trovò una moglie dal suo stesso popolo, non dal popolo di suo padre. Secondo il Corano, Abramo, Agar e Ismaele furono gli antenati delle nazioni arabe e del profeta Maometto. Il Corano dice che fu alla Mecca che Dio salvò Agar e suo figlio dalla morte per sete. Il rito musulmano riflette la storia di Agar; ogni anno, per tredici secoli, i musulmani nell‘eseguire l'Hajj, il più grande pellegrinaggio del mondo, hanno ripercorso i passi di Hagar, nella ricerca disperata dell'acqua. Alla base di un certo pensiero dominante, la femminilità costituisce un problema, e questa idea deve essere cambiata. Ma è impossibile che questa rivoluzione possa essere attuata se non si riconsiderano certe fonti e certe filosofie. (A cura di Andropos) Il Centro Studi Scienze Antiche, delegazione regionale per la Campania ed il Circolo Ufficiali della Marina milititare di Napoli hanno presentato: “Virgilio … mago napoletano” tra leggenda e poesia, il percorso partenopeo del Maestro della “selva oscura”. La manifestazione si è svolta presso il circolo ufficiali della Marina militare di Napoli, in via Cesario Console,3. L‘attore Franco Gargia, sabato 29 ottobre, ha letto brani classici, al un folto pubblico, fortemente interessato. Relatrice del convegno è stata Adriana Longarzo. Andropos in the world MITOLOGIA GRECO-LATINA AFRODITE Afrodite è la divinità greca dell'amore, inteso anche come attrazione delle varie parti dell'universo tra loro per conservare e procreare; simboleggia l'istinto naturale di generazione e di fecondazione e sotto questo aspetto è simile alla Ishtar babilonese o all' Astarte fenicia. I Greci connettevano il nome di Afrodite con la spuma del mare (afròs), dalla quale ritenevano che fosse nata; diffusosi il suo culto in Occidente, prima ad Erice in Sicilia e poi fino a Roma, la dea venne onorata col nome di Venere(da venus, venustas = bellezza). Nella Teogonia di Esiodo si narra come Afrodite, nata dal mare in una serena giornata di primavera, venne portata dagli Zefiri prima a Citera, da dove su una conchiglia fu trasferita a Pafo nell'isola di Cipro. La stagione e il luogo: la primavera e il mare. La stagione che ha dato il via al ciclo della vita sulla terra è stata la primavera; dal Caos primigenio le nascenti forme di vita trovarono la loro sede naturale nel mare. Ecco congiunti la primavera e il mare per generare Afrodite. Il mito attribuiva alla dea diverse unioni con dei (Efesto, Ares) e con mortali (Anchise, Bute, Adone). Era venerata con vari epiteti che alludevano alla sua qualità di suscitatrice della vegetazione (Anthéia), di protettrice della navigazione (Pontìa), o dei combattenti (Areia, e in tal caso essa era venerata accanto ad Ares); gli altri a lei frequentemente dati di Ouranìa, "celeste" e Pandemos "di tutto il popolo (Ἀ ὶ sono riferiti alla sua natura di dea dell'amore spirituale e sensuale. La dea aveva un corteggio costituito dalle Ore, dalle Cariti (o Grazie), da Eros, Potos (il desiderio), Imero e Imene, dio delle nozze. I suoi animali favoriti erano le colombe: un tiro di questi uccelli trasportava il suo carro; ma le furono consacrati anche il serpente e l'ariete; quale protettrice dei giardini le furono dedicate le piante e i fiori di rosa e di mirto. Fu per antonomasia la dea della bellezza quando vinse la gara suscitata dalla dea della Discordia tra lei, Era e Atena, promettendo al giudice, che era il figlio di Priamo, Paride Alessandro, il possesso della donna più bella del mondo, cioè Elena, moglie di Menelao, re di Sparta; e creando così i prodromi della guerra di Troia. Durante tutta la guerra ella accordò la sua protezione ai Troiani e a Paride in particolare, e anche ad Enea, che aveva generato con Anchise. Ma la protezione di Afrodite non potè impedire la caduta di Troia e la morte di Paride. Tuttavia riuscì a conservare la stirpe troiana e grazie a lei Enea, col padre Anchise e il figlio Iulo (o Ascanio), riuscì a fuggire dalla città in fiamme e a cercarsi una terra dove darsi una nuova patria. In tal modo Roma aveva come particolare protettrice Afrodite-Venere: ella passava per essere l'antenata degli Iulii, i discendenti di Iulo, a loro volta discendenti d'Enea, e perciò della dea. Giulio Cesare dedicò un tempio alla Venus genitrix. Anche l'arte figurativa s’ispirò particolarmente alla dea, che rappresentò l'essenza stessa della bellezza e l'espressione più appassionata della gioia di vivere. VESUVIOWEB.COM Di Aniello Langella1 Cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, sulla vasta area tra il vulcano ed il mare La porta di Capotorre – Villa Angelica – Le torri aragonesi – Vico Equense - Sorrento e Capri - I Funari – La villanella – Diz.rio torrese – Eros a Pompei – La lenga turrese Santa Maria di Costantinopoli a Torre del Greco di A. Langella- L’incendio vesuviano del 26 aprile del 72 – Il monastero della SS. Trinità di Vico Equense – L’incendio vesuviano dell’aprile del 1872 – Soprannomi sarnesi di A. Mirabella – Il Vesuvio e la sirena – Storie di lazzari e briganti – il Vesuvio tra il 21 ed il 23 – Lettere di un fante dal fronte russo – Tecniche edilizie e materiali nella costruzione di Pompei – Il mestiere di conciaossa - Georg Braun e Franz Hogenberg ritraggono Napoli nel 1572. NOVITA’ DEL MESE: Pietro Vitiello: Nord e Sud Salvatore Argenziano: „Na Maniàta Salvatore Argenziano: „Na funa ngànna Flavia Russo: I bombardamenti alleati sul Vesuvio Salvatore Piccolo - Noa e la canzone napoletana Salvatore Argenziano - Spruloquianno - Na tirata ‟i recchie Aniello Langella - La Strada Regia delle Calabrie e il V miglio a Torre del Greco Onofrio Melvetti - La chiesa di Santa Maria dell‟Ospedale PARTE SECONDA Aniello Langella - Il Vesuvio e l‟eruzione del 1861 CONTATTIweb: www.vesuvioweb.com - [email protected] Indice generale: http://www.vesuvioweb.com/new/index4.php?obj=plan Nato a Torre del Greco, nel 1978 si laurea in Medicina e Chirurgia alla Federico II di Napoli. In seguito, si specializza in Ortopedia e Traumatologia a Padova ed in Riabilitazione a Trieste Assunto in Ente Ospedaliero Monfalcone, nel 2000, fonda il Gruppo Archeologico del Mandamento Isontino. Ha scritto numerose pubblicazioni scientifiche e, da più di 30 anni, studia Torre ed il Vesuvio con amore e dedizione. 1) CIF - CENTRO ITALIANO FEMMINILE – Sede di Salerno Associazione nata nel 44, quale collegamento di donne e di associazioni d’ispirazione cristiana, per contribuire alla ricostruzione del Paese, attraverso la partecipazione democratica, l'impegno di promozione umana e di solidarietà. Via G.Ruggi, 42 - Tel. 089.711.276 – FAX 089.845.348.9 CENTRO ANTIVIOLENZA – RISPONDE IL 1522 -3- Andropos in the world I COMMEDIOGRAFI GRECI A cura di Andropos La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή, "odè", canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabile riferimento ai culti dionisiaci . Peraltro, anche i primi ludi scenici romani furono istituiti, secondo Tito Livio, per scongiurare una pestilenza invocando il favore degli dèi. I padri della lingua italiana, per commedia intesero un componimento poetico che comportasse un lieto fine, ed in uno stile che fosse a metà strada fra la tragedia e l'elegia. Dante, infatti, intitolò comedìa il suo poema e considerò tragedia l’Eneide di Virgilio. La commedia assunse una sua struttura ed una sua autonomia durante le fallofòrie dionisiache e la prima gara teatrale fra autori comici si svolse ad Atene nel 486 a.C. In altre città si erano sviluppate forme di spettacolo burlesche, come le farse di Megara, composte di danze e scherzi. Spettacoli simili si svolgevano alla corte del tiranno Gerone, in Sicilia, di cui purtroppo, non ci sono pervenuti i testi. Secondo Aristotele, i primi autori di testi teatrali comici furono i siciliani Formide ed Epicarmo, per cui, la commedia siracusana precedette quella attica. Di Epicarmo ci restano pochi frammenti di un'opera comica (mimo). A differenza della tragedia greca, che iniziò il suo declino negli anni immediatamente successivi alla morte di Euripide, il genere comico continuò successivamente a mantenere per molto tempo la propria vitalità, sopravvivendo fino alla metà del III secolo a.C., adattandosi sia a cambiamenti politici, che culturali e sociali. I commentatori antichi distinsero tre fasi della commedia greca: quella arcaica, che va dalle origini, al IV secolo a.C.; la commedia di mezzo, che va dal 388 a.C., all'inizio dell'Ellenismo (323 a.C.); la commedia nuova, che coincide con l'età ellenistica. Dopo l'ultima fase, il genere comico continuò all'interno della cultura latina, con i commediografi latini, autori delle “palliate”. Il maggiore rappresentante della commedia attica è Aristofane l'unico commediografo di questo periodo, di cui ci siano pervenuti testi completi. Egli utilizzò elementi fantastici e introdusse la satira politica fino all'attacco personale, secondo il principio dell' ὀνομαζηὶ κωμῳδεῖν, cioè ironizzare su di una persona attraverso il suo nome. La Commedia Attica di mezzo ebbe tra i suoi maggiori esponenti Antifane, Anassandride e Alessi. In questo periodo, il teatro comico perde le sue caratteristiche di satira politica e si orienta verso commedie "disimpegnate". I protagonisti sono personaggi tratti dalla realtà quotidiana, specialmente gli umili. Nella commedia Attica di mezzo è presente anche un capovolgimento comico di episodi mitologici, una sorta di "parodia mitologica". L'ultima fase della commedia attica coincide con l'età ellenistica. I temi della commedia si adattano alla nuova realtà, spostandosi dall'analisi dei problemi politici all'universo dell'individuo. I personaggi rientrano tutti in uno schema, che diventerà tipico nella commedia romana e, più tardi, nella commedia dell'arte: i giovani innamorati, il vecchio scorbutico, lo schiavo astuto ed il crapulone. Il maggior esponente della commedia nuova è Menandro (IV-III secolo a.C.). MENANDRO - Menandro scrisse ad Atene settant'anni dopo la morte di Aristofane: la società greca aveva subito enormi cambiamenti. Egli fu il massimo esponente della Commedia Nuova. L'Ellenismo era un periodo in cui il ruolo predominante dell'intellettuale non si concretizzava nella partecipazione attiva alla vita politica in senso stretto, bensì nell'intrattenimento di un pubblico elitario. La produzione menandrea mal si adatta all'interesse politico, egli intende attuare un'indagine sull'uomo, attraverso uno squarcio nel quotidiano da cui possiamo tutti noi trarre i tratti più autentici dell'individuo comune. Le sue opere sono: Aspis ("Lo Scudo"; pervenuta per circa una metà) - Georgos ("L'Agricoltore") - Dis Exapaton ("Il Duplice Ingannatore") Dyskolos (l'unica opera pervenuta nella sua interezza) - Encheiridion ("Il Manuale") - Epitrepontes ("L'Arbitrato"; pervenuta in gran parte) Heros ("L'Eroe") – Hypobolimaios - Karchedonios ("Il Cartaginese") -Kitharistes ("Il Citaredo") – Kolax Koneiazomenai - Leukadia – Methe – Misoumenos - Naukleros ("Il Capitano della Nave") – Orge - Perikeiromene ("La donna tosata") – Perinthia - Plokion ("La Collana") Pseudherakles ("Il falso Ercole") - Samia (La donna di Samo) - Sentenze. Non una commedia ma una raccolta di aforismi di saggezza popolare, sulle donne, l'amicizia, l'educazione, la fortuna. - Sikyonioi o Sikyonios – Synaristosai - Phasma ("Il Fantasma") – Theophoroumene – Trophonios. Dyskolos ( δύσκολος ) TRAMA: La storia dello scorbutico agricoltore Cnemone, che rifiuta qualsiasi rapporto umano perche' non sopporta le chiacchiere, le smancerie e le menzogne e che solo alla fine, ridotto a malpartito dalla caduta in un pozzo, nel tentativo di recuperare un secchio ed una zappa sfuggiti alla serva malaccorta, accetta di rappacificarsi con la moglie ed il figliastro, di concedere la figlia in sposa al suo tenace spasimante e persino di partecipare ai festeggiamenti per le nozze. Ia storia e' raccontata con una ricchezza di toni e di dettagli e con una sottile, impalpabile combinazione di umorismo e di malinconia che si e' tentati di definire. La commedia si conclude con il doppio banchetto nuziale, a cui Geta (un servo) e Sicone (il cuoco) trascinano a forza il riluttante Cnemone, beffandosi di lui. -4- Come verso il protagonista di un quasi omonimo lavoro di tanti secoli dopo, "Il misantropo" di Moliére, anche nei confronti di Cnemone siamo sospesi tra la solidarieta' , la commiserazione ed il riso, non sappiamo se condividere le sue ragioni o trovarle bizzarramente fuori luogo e dunque comiche. E proprio in quest' irriducibile ambivalenza sta, anche in questo caso, il segreto della singolarita' e del fascino della commedia. A differenza di ciò che avveniva nella commedia antica e di mezzo, l'azione si svolge in una dimensione per così dire "borghese" (seppure il protagonista sia un contadino), concentrandosi su un fatto d'amore che, apparentemente, sembra diventare il soggetto dell'opera, mentre in effetti è l‘estrinsecazione di peculiarità caratteriali, che determinano l‘intreccio. SINOSSI:) Andropos in the world I GRANDI MISTERI Il mistero delle spoglie di Napoleone Bonaparte Alle cinque e quarantanove del mattino, del 5 maggio 1821 muore uno dei più grandi uomini della storia moderna: Napoleone Bonaparte. La sua morte apre un enigma: sono molti gli studiosi a pensare che in realtà Napoleone non sia morto di cancro allo stomaco, come ci racconta la storia, ma che sia stato avvelenato; secondo altri, l‘Imperatore sarebbe addirittura scappato dall‘isola di Sant‟Elena per trascorrere i suoi ultimi giorni in Louisiana, nel sud degli Stati Uniti. Allora, nella sua tomba c‘è veramente lui o si tratta di un sosia? Dopo la sconfitta di Waterloo, gli inglesi spedirono Napoleone in esilio a Sant‘Elena, un‘isoletta sperduta nell‘Oceano Atlantico. Ma i suoi cinque anni circa di allontanamento dalla patria, furono per lo più caratterizzati da un veloce declino fisico che insospettì molti studiosi. Inoltre, grazie all‘esame di alcune ciocche di capelli dell‘Imperatore si è scoperto che crescenti dosi di arsenico furono assunte da Napoleone stesso. Ma allora chi può essere stato l‘assassino del Bonaparte? Certamente la lista dei possibili sicari è cresciuta di anno in anno. Per molto tempo si è creduto che uno degli assassini dell‘Imperatore fosse il Generale inglese Hudson Lowe, suo carceriere ed acerrimo nemico. Ma i sospetti si concretizzarono, poi, sul medico Francesco Antomarchi. Ultimamente, ha preso quota l‘ipotesi che il sicario di Napoleone fosse in realtà un influente membro della piccola corte di Sant‘Elena e cioè il Maresciallo di Francia, Conte Charles Tristan de Montholon. Il possibile movente deve essere ricercato nel fatto che i Borbone, appena tornati sul trono di Francia, fossero timorosi che un personaggio come Napoleone potesse soppiantarli ancora. Altri sostengono che il Maresciallo di Francia, sommerso di debiti, volesse incassare al più presto la quota d‘eredità che Bonaparte aveva intenzione di lasciare a tutti coloro che avevano voluto seguirlo in esilio. Ma il mistero si infittisce quando il 15 ottobre 1840, a Sant‘Elena, il corpo venne riesumato per essere trasporatato in Francia. Ricordiamo che dopo la morte di Napoleone venne-ro redatti molti documenti ufficiali, tra cui un‘autopsia. Le pratiche per l‘inumazione subirono una brusca accelerata a causa del clima caldo ed umido dell‘isola che non permetteva di conservare a lungo il corpo. Inoltre, l‘Imperatore fu completamente rasato sia sul volto che sul cranio e fu vestito con l‘uniforme da parata, mentre il classico cappello con la coccarda tricolore fu adagiato sulle gambe. Infine, nella bara furono posti due vasi d‘argento conteneti il cuore e lo stomaco di Napoleone; la cassa di metallo fu inserita in un secondo sarcofago di piombo ed in una terza di legno. Nel 1840 Luigi Filippo d‟Orleans decise di far ritornare le spoglie di Napoleone in patria e a tale scopo inviò una delegazione francese a Sant‘Elena, che comprendeva alcuni superstiti della piccola corte, che erano stati vicino allo stesso Bonaparte frino alla morte, con il compito di prendere in consegna le spoglie dell‘Imperatore. Alla riapertura della bara i testimoni videro qualcosa di diverso da quello che si aspettavano: innanzitutto il corpo era in un perfetto stato di conservazione e in posizione diversa; i vasi non si trovavano più agli angoli della bara ma tra le gambe; inoltre, sul volto e sul cranio si notavano barba e capelli. Ma la cosa più sconvolgente è rappresentata dal fatto che non si contavano più tre bare bensì quattro. Allora chi era sepolto al posto di Napoleone? Molti sono concordi nel pensare che i responsabili della sostituzione fossero stati gli inglesi, bramosi di portare il corpo dell‘Imperatore in Inghilterra. Infatti, anche lo stesso Napoleone temeva che gli inglesi non gli accordassero il suo ultimo desiderio, quello di essere seppellito a Parigi, sulle rive della Senna: Ho desiderato più volte la morte. Non la temo. Per me morire entro quindici giorni sarebbe una fortuna (…). La sola cosa da temere è che gli inglesi vogliano conservare il mio cadavere e seppellirlo a Westminster. (Napoleone, 27 marzo 1821). Infine, è da notare che, a Les Invalides, le tombe dei due fratelli di Napoleone sono ricoperte di nomi e fregi; mentre su quella dell‘Imperatore non c‘è nulla. Allora, come è possibile una cosa del genere? Dove sono finite le spoglie di Napoleone Bonaparte, Imperatore dei Francesi? ( A cura di M. de Boris) COME FOGLIA Vorrei tornare indietro e, come foglia, mi guidi pure il vento, a modo suo, a suo piacimento! Dall‘albero madre mi rimuova conducendomi li dove lui vuole. Nel mio percorso, incontrerei altre foglie ed altre ancora, per strada e sulle soglie. Conoscerei così dei luoghi nuovi, o finirei dove nessuno agogna: in un‘atra ed oscura fogna. Ma non avrei gambe, né pensiero; non dovrei vergognarmi, o esser fiero d‘aver mutato, come un ―Guerrin Meschino‖, la sorte mia o il mio destino. Ermanno Pastore -5- Andropos in the world NICODEMATE LE QUOTE ROSA Est modus in rebus (Orazio) Nuje simmo serie… appartenimmo „a morte! (Totò) All‘inizio di ottobre è morto a soli 56 anni per un male incurabile Steve Jobs, il magnate della Apple, ―l‘ingegnere dei nostri sogni‖ ed è stato del tutto naturale che i media abbiano riportato con evidenza la notizia. S‘è detto che le sue invenzioni hanno cambiato il mondo. Ed è vero; c‘è solo da chiedersi se tutte le invenzioni che cambiano il mondo lo fanno in meglio. Il grande Tolkien, ad esempio, ritiene che il progresso materialista porta ad un abisso spalancato e alla Corona di Ferro del potere del Male. Saremo dominati dalla tecnica come profetizzò Spengler, ma c‘è poco da gioire nell‘essere dominati. Personalmente l‘ho conosciuto in occasione della sua morte non essendo un patito delle moderne tecnologie: me ne servo (computer, telefonino) per il minimo indispensabile. Anche perché preferisco essere connesso con la realtà e sconnesso col mondo e non viceversa e preferisco avere pochi amici in carne e ossa nel paese in cui vivo e non cento virtuali sparsi in tutto il mondo. Continuo inoltre a sfogliare e leggere libri e giornali di carta: questa rivista prima di leggerla me la stampo! Quello che mi ha disgustato e portato a scrivere queste note è stata la ―mitologia dell‘insulsaggine‖ che ne è seguita da parte di un Corriere della sera o di un Jovannotti e di molti altri. Il primo ha titolato uno dei suoi numerosi pezzi ― A Cu-pertino come da Madre Teresa‖ ed ha subito curato l‘usci-ta di un instant book sulla sua rivista. Il secondo ,Jovannotti , sulla Stampa l‘ha salutato come ―l‘eroe che crede che la vita finisce solo quando finisce, neanche un attimo prima‖, che mi ha richiamato alla memoria i versi dei soldati di La Palisse in cui si diceva che il loro capo un quarto d‘ora prima di morire era vivo! Altre sue banalità sono:‖Nella vita tutto serve‖, che fa pensare al maiale di cui non si butta niente o ―nessuno vuol morire, ma alla morte nessuno è sfuggito‖, cosa che sapevamo già perché detta quasi un millennio fa da s. Francesco: ―da la morte corporale nullo homo vivente po‘ skappare‖. Una frase , invero, ha detto, a quanto mi risulta, veramente efficace ―Continuate ad avere fame,.Continuate ad essere folli‖, ma non è sua: è di Steward Brand! Le sinistre anti capitaliste hanno pianto un magnate del capitalismo divenuto ultra miliardario, mentre lo scienziato Sabin, che ha sconfitto la poliomelite, non volle brevettare la sua scoperta regalandola così a tutti i bambini del mondo! Per la verità lo stesso Nichi Vendola ha dovuto criticare un manifesto di addio a Jobs col simbolo del suo partito fatto affiggere dalla federazione romana. -6- Civiltà cattolica l‘ha accostato a s. Ignazio di Loyola, perché i due hanno in comune l‘invito a cercare sempre di realizzare i propri desideri senza lasciarsi distrarre dalle futilità dell‘esistenza e avere una coscienza chiara del fine. Se è per questo a s. Ignazio possono paragonarsi tutti i santi e tutti i grandi uomini della Terra! Un telegiornale titolò: ―E‘ ora? Come sarà il mondo senza di lui?‖. Ha ragione Antonio Socci di suggerirci di stare tranquilli: sarà esattamente come prima. ―Se l‘umanità – ha continuato – ha superato perfino la scomparsa dell‘inventore della lavatrice, ce la farà anche stavolta‖. Il primato delle stupidaggini personalmente lo assegnerei a Direttore di Repubblica che si è lamentato del fatto che in Italia si parlava di intercettazioni mentre era morto Jobs! (Che rapporto ci sia tra le intercettazioni e Jobs è difficile intuirlo). Ripeto: non lo conoscevo, ma sono certo che molti di quelli che lo hanno santificato non sanno che il pc fu inventato in Italia nel 1963 da un gruppo di ingegneri della Olivetti guidati da Pier Giorgio Pierotto, gruppo che inventò anche il supporto magnetico che portò il floppy disc. Così, come penso che molti non conoscano padre Eugenio Bosanti e Felice Matteucci o Federico Faccin. I primi due inventarono e brevettarono il motore a scoppio che cambiò la nostra vita forse più di Jobs. Ad Italo Faccin si deve invece il progetto del primo microprocessore che permette il funzionamento dei computer e di tutti i congegni elettro-nici, iPhone incluso! E che dire (cito a caso) di Otis (ascensore), Wright (aereo), Rontgen (Raggi X), Carrier (condizionatore d‘aria), Edison (lampadina), Braille (scrittura per ciechi), Meucci (telefo-no), Marconi (radio) e tanti altri che con le loro invenzioni ci hanno permesso di vivere più a lungo e comodamente? Poco tempo fa è morto Wilson Greatbatch, l‘ingegnere inventore del pacemaker, che ha salvato e salverà più vite dell‘iPod. Chi dei lettori lo conosceva? Chi ha letto della sua morte? Penso nessuno! Conclusione: la scomparsa di una persona ci rattrista, se è importante deve essere ricordata degnamente, ma davanti alla Maestà della Morte ci vorrebbe più carità, più compostezza, più serietà, più silenzio. Renato Nicodemo _______________________________________ Renato Nicodemo: nato a Laurito, è laureato in Pedagogia e Dirigente scolastico. Abilitato per l‟ insegnamento delle lettere, è autore di articoli pedagogicodidattici, di legislazione scolastica e noterelle. Appassionato di studi mariani, cura la pagina mariana di alcune riviste cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni;qui di seguito alcuni titoli: La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina Commedia, Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel pae-se, I nuovi programmi della scuola elementare, Verso i nuovi Orientamenti , Andropos in the world STORIA DELLA MUSICA LA NASCITA DEL MELODRAMMA Giovacchino Antonio Rossini IL Melodramma (dal greco μέλος = canto o musica + δράμα = azione scenica) è sinonimo di opera lirica, nata a Firenze nel XVI secolo circa. Il termine è talvolta utilizzato anche per indicare il libretto di un'opera (ad esempio, ci si riferisce comunemente ai libretti di Pietro Metastasio usando la parola "melodrammi"), inter-pretando l'etimologia come dramma per canto anziché come abbinamento di canto e azione. La prima parte della sua vita fu come uno dei suoi celeberrimi, travolgenti crescendo (compose la prima opera all'età di quattordici anni); poi - come per iniziare una seconda esistenza - vennero il precoce ed improvviso abbandono del teatro, la depressione e il ritiro nella pace della campagna parigina di Passy, con molte pagine di musica ancora da scrivere. Nato tre mesi dopo la morte di Wolfgang Amadeus Mozart, il Cigno di Pesaro - come fu definito - impresse al melodramma uno stile destinato a far epoca e del quale chiunque, dopo di lui, avrebbe dovuto tener conto; musicò decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie. La sua famiglia era di semplici origini: il padre Giuseppe - detto Vivazza (morto il 20 aprile 1839) - fervente sostenitore della Rivoluzione francese, era originario di Lugo (Ravenna) e suonava per professione nella banda cittadina e nelle orchestre locali che appoggiavano le truppe francesi d'occupazione; la madre, Anna Guidarini, era nata ad Urbino ed era una cantante di discreta bravura. In ragione delle idee politiche del padre, la famiglia Rossini fu costretta a frequenti trasferimenti da una città all'altra tra Emilia e Romagna. Così il giovane Rossini trascorre gli anni della giovinezza o presso la nonna o in viaggio fra Ravenna, Ferrara e Bologna dove il padre era riparato nel tentativo di sfuggire alla cattura dopo il restauro del governo pontificio. Ed è proprio a Bologna, dopo aver appreso qualche rudimento dai fratelli Malerbi a Lugo, che si avvicina alla musica ed in particolare allo studio del canto (fu contralto e cantore all'Accademia filarmonica) e della spinetta presso Giuseppe Prinetti, suo primo maestro. È il 1800 e Rossini ha otto anni; a quattordici (1806), si iscrive al Liceo musicale bolognese, studia intensa-mente composizione appassionandosi alle pagine di Haydn e di Mozart (è in questo periodo che si guadagna l'appellativo di tedeschino), mostrando grande ammirazione per le opere di Cimarosa e scrive la sua prima opera (Demetrio e Polibio, che sarà rappresentata però soltanto nel 1812). Conosce Isabella Colbran, cantante lirica, maggiore di età, che sposerà a Castenaso il 16 marzo 1822 e da cui si separerà intorno al 1830. A neanche vent'anni tre sue opere sono già state rappresentate e la quota, un anno dopo, salirà a dieci. L'esordio ufficiale sulle scene era avvenuto nel 1810 al Teatro San Moisè di Venezia con La cambiale di matrimonio. Nel ventennio successivo Rossini compose una quarantina di opere, arrivando anche a presentarne al pubblico 4 o 5 in uno stesso anno; in occasione delle prime rappresentazioni dei suoi lavori, il pubblico italiano gli riserverà accoglien-ze controverse. Si passò infatti da straordinari successi (La pietra del paragone, La gazza ladra, Zelmira, Semiramide) ad accoglienze freddine e perfino a clamorosi insuccessi, tra i quali è divenuto storico quello del Barbiere di Siviglia, in occasione della cui "prima" al Teatro Argentina di Roma, nel 1816, vi furono addirittura dei tafferugli, causati con ogni probabilità dai detrattori del Maestro pesarese; l'opera ebbe infatti un grande successo pochi giorni più tardi. Sempre del 1816 è poi l'opera Otello (da cui sarà ricavata poi parte della musica del Duetto buffo di due gatti, brano per soprano erroneamente attribuito a Rossini). Semiramide (1823) è stata l'ultima opera di Rossini a debuttare in Italia. Dopo la sua rappresentazione il compositore si trasferì a Parigi, dove le sue opere furono accolte quasi sempre in modo trionfale. Guglielmo Tell rappresentato a Parigi il 3 agosto 1829 con il titolo francese di Guillaume Tell - sarà la sua ultima opera. Rossini smise di comporre per il teatro lirico all'età di trentasette anni, dopo il Guglielmo Tell, ritirandosi dalla mondanità a vita privata. Nonostante ciò continuò fino all'ultimo a comporre musica, per sé, per Olympe Pélissier (sposata in seconde nozze nel 1846, dopo la morte della Colbran, avvenuta l'anno prima) e per gli amici. Nella produzione dell'ultimo Rossini ci sarà inoltre spazio anche per quelli che egli stesso definì autoironicamente i suoi «Péchés de vieillesse», semplici senili debolezze. L'ultima sua composizione di rilievo fu la Petite messe solennelle (1863) per dodici cantori di tre sessi, uomini, donne e castrati, due pianoforti ed armonium. Rossini era un amante della buona cucina. Sin da bambino - secondo i suoi biografi - avrebbe fatto il chierichetto essenzialmente per poter bere qualche ultima goccia del vino contenuto nelle ampolline della Messa. Ma, lo si capisce facilmente, questa asserzione - pure riportata in passato - ha il sapore della leggenda che, nel tempo, si è costruita attorno ad un personaggio sicuramente dalle molte sfaccettature e ricco di ironica originalità. Morì a Parigi, il 13 nov. del 1868, le sue spoglie, traslate dal cimitero parigino del Père Lachaise e traslate in Italia, riposano definitivamente nella Basilica di Santa Croce, a Firenze. _____________________________________ Overture, dal Barbiere di Siviglia: http://www.youtube.com/watch?v=dhL1nLuXN4o&feature=player_detailpage -7- Andropos in the world PER IL RACCONTO DEL MESE SOGNO ―Contessa, che è mai la vita? // E' l'ombra d'un sogno fuggente. // La favola breve è finita, // il vero immortale è l'amor. ― (Jauffré Rudel) Ero fortemente depresso, quando l‘inserviente chiuse la porta alle sue spalle. - Buona notte signore - Buonanotte! – risposi piuttosto bruscamente, come a dire: Sei ancora qua?- Diedi un rapido sguardo alla stanza e mi diressi verso il balcone, piuttosto ampio e quasi spropositato rispetto alle dimensioni dell‘ambiente. Un terrazzino, pavimentato con piccole mattonelle rosse, si affacciava sull‘ampia piscina dell‘hotel, mentre, più lontano si godeva l‘ampia distesa del magnifico mare di Porto Cervo, oltre la stradina che portava a San Pantaleo. Il Country Sporting Club dominava dall‘alto il porto vecchio e guardava, a sinistra, verso un ampio tratto di costa, caratterizzata da una generosa insenatura, dal mare di un azzurro intenso. Bussarono alla porta. Mi seccai e non mi mossi. Bussarono ancora e fui costretto ad aprire. – Sono il tecnico dell‘Hotel, le chiedo scusa ma dovrei controllare l‘impianto di aria condizionata- Se è proprio necessario !- risposi piuttosto alterato. - Avrebbero dovuto già provvedere, lo so, ma mi sbrigherò subito signore, mi scusi tantoRitornai sul terrazzino e mi accesi una sigaretta, pensando rapidamente a tutti quelli che non potevano provare quel tipo di piacere. La Sardegna, quella vera, stava al di là dei giardini lussureggianti e delle gigantesche piscine. Quel paradiso artificiale nascondeva antiche e nuove miserie, ulivi contorti e terreni aridi, bruciati dal sole di luglio. Con questi pensieri mi accomodai sulla sdraio e, mentre un coro di cicale inseguiva il vento tra le rocce ed il mare, senza che me ne accorgessi, mi addormentai, sotto il benefico effetto della calda carezza del sole al tramonto. Mi svegliai di soprassalto al trillo del citofono, era la direzione che mi chiedeva se desiderassi la cena in camera. Guardai l‘ora: avevo dormito parecchio! Decisi di fare una doccia, nell‘attesa che mi portassero la cena e mi diressi verso il bagno, sperando che tutto fosse a posto. L‘acqua mi massaggiava le spalle e la nuca, procurandomi un piacere sottile ed un leggero brivido lungo la spina dorsale; sembrava che anche i miei pensieri si stessero sciogliendo sotto il potente getto della doccia. Il viaggio sul traghetto era stato snervante, anche se piuttosto veloce per quel tipo di imbarcazione, ma l‘arrivo ad Olbia fu addirittura allucinante, per il caos e la disorganizzazione nella gestione degli arrivi e delle partenze. Un mezzo giro della manopola e l‘acqua divenne più fredda, portando via tutto il torpore del riposo pomeridiano. Mi asciugai rapidamente ed uscii sul balcone scalzo e con i capelli ancora umidi. Un accappatoio intorno ai fianchi copriva le mie nudità. Accesi una sigaretta e guardai verso la piscina: le coppie più anziane, in galleria, ascoltavano la musica, mentre altri passeggiavano nell‘ampio parco dell‘hotel. Una splendida luna lasciava intravedere i contorni frastagliati delle alture, mentre in lontananza si distinguevano -8- nettamente le luci dei lussuosi panfili che si accostavano per ormeggiare. Bussarono. Era la mia cena: ostriche, bottarga ed una buona bottiglia di vermentino . Erano circa le ventitré quando bevvi l‘ultima goccia. Dal salone mi giungevano le note di ―L‘emozione non ha voce‖ di Celentano, mentre una coppia di spagnoli stava bisticciando nella stanza accanto. Ebbi voglia di uscire. Scesi rapidamente gli scalini che contornavano la piscina e mi ritrovai nel salone quasi vuoto, ad eccezione di quei pochi che sedevano al bar per le ultime consumazioni. Attraversai la hall pressoché deserta e mi immisi sulla strada che portava al porto vecchio, costeggiando un centro commerciale ed un villaggio. Lì, a sinistra, dopo un‘ampia curva, una siepe di oleandri mi separava dalla parte alta del molo. Scesi rapidamente le scale che, attraverso un parcheggio privato mi portavano alla grande piazza; la raggiunsi. Guardai distrattamente le numerose boutiques che esponevano marchi prestigiosi, fermandomi allo sportello elettronico per un piccolo prelievo. Attraversai la piazza e mi fermai, sedendomi sul muretto che guardava il mare: sotto era ancora un brulichio di persone, mentre un odore intenso di pesce fritto saliva dai ristoranti sul molo. Una trentina di grosse imbarcazioni riposavano dolcemente sul mare tranquillo, che, al largo, diventava d‘argento, mentre le bandiere carezzavano le aste per l‘assenza del vento, ma l‘aria era fresca e leggera. Mi alzai e mi diressi verso uno dei due bar, accomodandomi pesantemente. Venne il cameriere. Chiesi un liquore tipico della Sardegna, una sorta di rosolio ai mirtilli, speciale se servito con ghiaccio. Sorseggiai lentamente e mi riconciliai con il mondo intero. Erano circa le due, quando mi misi a letto e mi addormentai di lì a poco, contemplando quel paesaggio lunare che generosamente mi mostrava il balcone completamente spalancato. Mi svegliai di soprassalto: rumori piuttosto violenti provenivano dalla stanza accanto. Guardai l‘ora: erano le quattro e trenta del mattino. Ora mi giungevano distintamente suoni concitati e grida soffocate, come se si stesse compiendo un delitto. Ad un tratto, un tonfo, qualcosa si ruppe e una donna gridò: - Maldito, me muero! Mi alzai in fretta, uscii sul pianerottolo e bussai alla porta accanto. Nessuna risposta. Passi frettolosi fecero eco al mio secondo tentativo; poi, la porta si spalancò improvvisamente e ne uscì un uomo sulla trentina, dal viso sconvolto. Arretrai di un passo e lo seguii con lo sguardo, mentre scompariva rapidamente dietro l‘angolo del corridoio scarsamente illuminato. Un lungo gemito mi scosse, senza altro indugio entrai. Chiusi la porta alle mie spalle. Giaceva nuda a destra del letto, le lunghe gambe, piegate, nascondevano i piedi sotto il letto, mentre il lenzuolo, di lato, copriva una gran parte dei glutei. Un grosso livido sul fianco destro, all‘altezza dell‘ombelico, mostrava chiaramente la azione devastante di un calcio. Andropos in the world Un rivolo di sangue, all‘angolo della bocca, evidenziava un marcato ematoma sulla mascella destra, che deturpava vistosamente le belle labbra carnose. Mi avvicinai, respirava a fatica. Presi un piccolo cuscino rosa dal divano e glielo misi con garbo sotto il capo. Entrai in bagno e presi due asciugamani. Li inumidii e delicatamente cercai di curarle le tumefazioni. Cominciai a parlarle con calma, con la speranza che mi comprendesse, per rassicurarla. Il respiro divenne più regolare. La coprii con il lenzuolo del letto, asciugandole le lacrime che le bagnavano il bel viso. Lentamente girò lo sguardo verso di me e mi fissò con i grandi occhi verdi: era stupenda. Mi guardò e sorrise. Fu allora che mi ricordai che ero in mutande. Ritornai dopo una diecina di minuti, avevo indossato in fretta un paio di pantaloncini ed una camicia a righe verdi. La donna andava riprendendosi rapidamente. Cercò di mettersi a sedere, ma si arrese subito, toccandosi con la mano il fianco destro. La presi con dolcezza e l‘adagiai sul letto; tremava. Ritornai in camera, avevo delle aspirine in valigia, le presi. Aprii il frigo, presi del ghiaccio e ritornai da lei: aveva la fronte sudata. Misi il ghiaccio in un asciugamano e lo adagiai sul fianco dolorante, le feci capire che doveva mantenere l‘impacco sulla parte. Feci sciogliere l‘aspirina e le feci bere tutto il contenuto del bicchiere. Finalmente, si addormentò. Chiusi la porta e rimasi a guardarla. Sicuramente l‘uomo non sarebbe più ritornato, ma la cosa non mi preoccupava affatto, ero arrabbiato: come si poteva fare del male ad una creatura così bella? Erano circa le dieci del mattino quando uscii dalla stanza; la donna dormiva tranquillamente ed i suoi lineamenti erano distesi. Mi feci rapidamente la barba, cambiai camicia e mi diressi al bar per un buon caffè. Solamente quando mi accinsi a rientrare nella sua stanza mi accorsi di essere ritornato indietro: nella penombra, il suo viso aveva qualcosa di irreale; il corpo, nell‘abbandono del sonno, era stupendo. Si mosse leggermente ed un seno venne fuori con la grazia di un fiore, profumato di una sensualità quasi primordiale. Rinchiusi la porta e mi diressi nella mia stanza: il respiro era rapido come i battiti del mio cuore. Presi il citofono ed ordinai il pranzo per due, raccomandando di preparare il tavolo sulla mia terrazza. Ritornai da lei ed attesi pazientemente che si svegliasse. Aprì gli occhi come se avesse avvertito la mia presenza; mi guardò come se allora mi vedesse per la prima volta e mi sorrise. Due grosse lacrime rigarono il suo volto, capii la sua infelicità. - Mi lasci un po‘ da sola, por favor - mi dileguai con rispettosa sollecitudine. Nella mia stanza tutto era in ordine: avevano rifatto il letto ed avevano preparato per due, sul terrazzino del mio balcone. Avevo bisogno di una buona doccia. Il getto mi prese in pieno viso e, per un momento mi mancò l‘aria; spinsi la testa all‘indietro e l‘acqua mi rinfrescò il petto. Mi girai lentamente e la scorsi: Era lì che mi guardava col sorriso più bello del mondo. Si tolse la vestaglia e quasi venni meno, tanto era bella: le lunghe gambe sostenevano un corpo perfetto, lunghi capelli neri corvini evidenziavano le spalle ben disegnate ed i glutei alti e sodi; il seno armonioso, appena coperto da due LE TUE LABBRA ( Liriche ) di Franco Pastore POESIE E RACCONTI.IT http://www.poesieracconti.it grosse ciocche nere, era la proiezione sensibile della dolcezza; mentre la bocca, senza parlare, parlava d‘amore.Tesi la mano verso di lei, si buttò tra le mie braccia, tutta tremante. Dimenticai il mondo e ringraziai Dio per avermi dato la vita! Ad un tratto, dopo di aver sofferto lungamente, ci sembrò morire. Felici ed appagati, rimanemmo abbracciati sotto l‘acqua per molto tempo ancora, poi, la presi tra le braccia e la portai sul letto ed iniziai ad asciugarla con tenerezza, come si avessi avuto paura di portarle via il suo profumo di donna. Era lì, reale, viva e non mi sembrava vero. Lentamente percorsi tutto il suo corpo, ma, quando raggiunsi il suo ventre rugiadoso, allora desiderai ancora morire con lei e fummo una cosa sola. Il sole era appena tramontato quando iniziammo a pranzare; un venticello fresco ci portava il profumo del mare ed i suoi capelli neri giocavano con gli occhi, le belle labbra carnose ed i seni dai capezzoli turgidi. Una leggera fossetta, all‘angolo sinistro della bocca, le impreziosiva il sorriso, aumentando il fascino della voce leggermente graffiante e sensuale. Brindammo all‘amore e divenne improvvisamente seria, non aveva compreso che sarei stato suo per tutta la vita. Mi fissò intensamente, carezzandomi col piede l‘interno delle cosce, poi, con dolcezza infinita: Sto impazzendo d‘amore - mi sussurrò, accendendo il verde dei suoi occhi splendidi. Ci addormentammo esausti verso le due del mattino, mentre la luna disegnava un lungo triangolo a strisce, proiettando nella stanza le canne antisole del terrazzo. In lontananza, il canto di un pescatore dava colore ai nostri sogni; allora, chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal morbido abbraccio del suo seno. La vecchia sveglia suonò impietosa e sobbalzai. Un rantolo prese il posto di una imprecazione. Cercai di farla smettere, non vi riuscii: cadde dal comodino e sentii il vetro andare in mille pezzi, con le immagini del mio bellissimo sogno. Tossii violentemente, ma non riuscii a liberare i bronchi otturati. Il panico mi spinse ad alzarmi: ansimavo. Afferrai il bracciolo della sedia a rotelle, per avvicinarla al letto, ma mi scappò. Mi sporsi, in uno sforzo supremo, e caddi miseramente sul pavimento. Quando un mare di urina mi inumidì la spalla ed i fianchi, desiderai morire e chiamai mia madre. Il suo fantasma si chinò su di me, aiutandomi a morire. FRANCO PASTORE Al Caffè Letterario di Precotto Milano - viale Monza 224 - Martedì 8 novembre Adele Desideri presenta Carlos Sanchez “Ricordati che non sai ricordare” Recuérdate que no sabes recordar Raccolta di poesie sapienziali sulla civiltà contemporanea. Franco Pastore CIOMMA Racconti Ed. ANTITESI - Roma 2007 LA ZIZZEIDE (Inferno salernitano) Poesia licenziosa Ed. Androposin the world -9- Andropos in the world ATTO PRESENTATO AL CONSIGLIO COMUNALE DI CALABRITTO, NELLA SEDUTA DEL 27.04.2007, DALLA MINORANZA CONSILIARE E NON ANCORA APPROVATO. DISATTESA LA TUTELA DELLE SORGENTI E LE PROPOSTE COMPENSATIVE PER IL TERRITORIO (*) - 10 - Andropos in the world (*) Atto pervenuto alla Direzione del giornale e registrato al prot 00923/011 in data 01.10.2011. IL SUD, UN TERRITORIO DA SCOPRIRE LE SORGENTI DI QUAGLIETTA (a cura di Franco Pastore) Il Sele è un importante fiume della Campania lungo 64 km, il secondo della regione e del Mezzogiorno d'Italia per volume medio d'acque dopo il Volturno, tributario del Mar Tirreno. Il corso del fiume è tutelato dalla Riserva naturale Foce Sele - Tanagro. Il fiume nasce alle pendici sud-orientali del Monte Paflagone (contrafforte del Monte Cervialto), presso il comune di Caposele in provincia di Avellino. Le sorgenti principali, dette "della Sanità", (attualmente quasi del tutto incanalate per alimentare il grande Acquedotto pugliese), sgorgano a 420 m s.l.m. nel centro del paese; più a valle, il primo affluente è il Rio Zagarone che proviene dal monte Cervialto. Prende a scorrere in seguito verso sud costeggiando la rocca di Quaglietta, i Bagni di Contursi e ricevendo presso Contursi Terme da sinistra il Tanagro, principale tributario, che ne incrementa notevolmente la portata. Da questa confluenza il fiume rallenta la propria corsa scorrendo copioso d'acque con andamento meandriforme, attraversando l'oasi di Persano, zona di notevole attrattiva naturalistica dove a seguito una diga realizzata nel 1932, si è creato l'invaso artificiale di Persano. Presso Eboli il fiume entra in un' ampia e fertile pianura alluvionale nota come la piana del Sele, scorrendo pigro e ampio. Presso Ponte Barizzo il Sele riceve l'ultimo tributario importante: il Calore Lucano. Da qui alcuni meandri guidano il fiume nel suo ultimo tratto prima di riversarsi nel Golfo di Salerno con una foce ad estuario. Le sorgenti "Cantariello, Fontana e Pietra del Pioppo" per lunghi secoli sono state fonti di vita e di socializzazione del popolo di Quaglietta. È stato concesso oltre il 90% delle acque delle sorgenti di Quaglietta per dissetare altre comunità, ora è tempo di tutelare questa ricchezza, ripristinando le condizioni naturali delle fonti. AQUA ELECTA su yutube: http://www.youtube.com/watch?v=s4n6Jok0a_I - 11 - Andropos in the world PROVERBI, DETTI E MODI DI DIRE 'A bella nchiàzza dint' a casa è sciàzza. 'A bona mercanzia trova prièsto a ghjì pe' 'n'àutra via. 'A bona parola mògne,'a trista pògne. Acàla 1'uòcchie'nterra e abbàda a 'e fuòsse! 'A capa ca nun fa .perùcchie è capa 'e fenùcchio. „O zellùse s‟allisce „o pile e se gratte „a zèlla Dora Sirica Esplicatio: La donna che va in piazza ha meno tempo da dedicare alla casa e la buona mercanzia viene subito trova facilmente chi la porta via. La parola buona concilia ed accomoda le cose. la cattiva punge.Stai attenti a dove metti i piedi e bada alla strada che stai percorrendo. La testa che non produce pidocchi è solo quella del finocchio.Chi ha zone senza capelli, tende a coprirle quando si pettina Implicanze semantiche: Sciazza:agg., sciatta;dal lat ex-apta-m, non adatta, con ex>sc palatale. Ghj: infinito con apocope, per andare; dal latino ire con rafforz. consonantico. Autra: altra, dal lat. alter-a-um. Mogne:trans., mungere.D al latino mulgère, con cambio di coniug,. dissimil. e metatesi del gruppo ng. Pogne:v. trans., pungere. Etim.: dal lat. pùngere, con metatesi ng>gn. Fuosse: s.m., fosso; metaf.: guaio. Etim.: dal lat.fossu-m, da fōdere=scavare. Capa: capo, testa, intelligenza. Etim.: dal lat. capu(t), al femminile. Perùcchie:s.m. pidocchio. Etim.: dal latino pediculus, alterato in peduculus. Fenùcchie: s.m., finocchio; metaf. pederasta. Dal lat. class. fenῑ culum, da cui il volgare fenùclu-m Zélla: s.f., tigna, calvizie locale o diffusa. Metaf.mente: imbroglio, magagna, cosa nascosta. Etim.: dal greco (ἰ ϛ , nudo,liscio, depilato, conl raddoppio finale di cons. di origine popolare: (p)sil(l)a. L’ACCADEMIA FRANCESCO PETRARCA Con il Patrocinio del CAMPIDOGLIO, REGIONE LAZIO, COMUNE DI CAPRANICA bandisce IL CONCORSO LETTERARIO “ROMA, TANTO PE‟ SCRIVE‖, dedicato a Roma per EDITI ed INEDITI, PER OVER 14 OVUNQUE DOMICILIATI, DI QUALSIASI CREDO O ETNIA, CHE DESIDERANO CON I LORO SCRITTI ONORARE LA CITTA‟ ETERNA. Scadenza inderogabile 30 nov. 2011 - Premiazione in Campidoglio, nella primavera del 2012, con l‟obbligo di presenza, pena decadenza conferimento. IL CONCORSO E‟ APERTO A TUTTI I LAVORI IN LINGUA ITALIANA, IN VERNACOLO ROMANESCO,IDIOMI INTERNAZIONALI con versione in lingua italiana a fronte, DIALETTI NAZIONALI con versione in lingua italiana a fronte - SI ACCETTANO OPERE PREMIATE IN ALTRI CONCORSI (no già iscritte ai Premi indetti dall‟Accademia). Premi: medaglie in puro oro,pubblicazioni, attestati ed altro - QUOTA di partecipazione a copertura spese organizzative €30/00(trenta/00) in contanti, in busta chiusa, inseriti nel plico raccomandato, allegandoli al materiale o trasmesse per bonifico BANCARIO it 63c0300272960000400043608 - Pasqualina Genovese D'Orazio - Presidente fondatore ed unico responsabile Accademia Francesco Petrarca - Loc dei monti snc/2 - 01012 Capranica VT Causale”ROMA”. Allegare al plico raccomandato la fotocopia della ricevuta bancaria. Per partecipare è OBBLIGATORIO inviare SCHEDA DI PARTECIPAZIONE da scaricare dal sito http://ilfrancescano.altervista.org . Gli elaborati dovranno essere spediti in R/R entro la data di scadenza, farà fede il timbro postale, al seguente indirizzo: SEGRETERIA CONCORSO ROMA - ACCADEMIA FRANCESCO PETRARCA - Località monti della Caduta - Sda monti snc/3 - 01012 Capranica VT. E.mails: [email protected] [email protected] – Segreteria: 0761678264 I partecipanti saranno relazionati tramite Rassegna Stampa sul sito nuovo dell‟ ACCADEMIA (ora in ristrutturazione) dell‟esito del concorso ed ogni chiamato in premiazione, invitato tramite e.mail personale. ESITO CONCORSO nel mese di febbraio 2012 - 12 - Andropos in the world MOMENTO TENERO VOCI D‟UN TEMPO Lo lasci andar via, come se dovesse ritornare, quell‘attimo che scompare; e nella, notte scura, rivedi la casa e le mura di quand‘eri bambino, chi ti era vicino, col sorriso di mamma, e le voci scomparse d‘un tempo. Della vita non resta che un lembo, che giorno per giorno scompare e tu lo lasci andare, come se dovesse tornare. Ma i sogni non tornano, diventano orme sbiadite, di ricordi lontani, parvenze nel nulla finite. Mentre cerchi qualcosa che tace, col cuore che chiede la pace, l‘allodola annuncia il mattino, per te e chi ancora è vicino. (Franco Pastore – “Aspettando l‟alba”) APPROFONDIMENTO LINGUISTICO LE FIGURE RETORICHE DI SUONO Se vogliamo comprendere il senso globale di un testo non basta individuare i temi e i motivi, ma anche gli elementi formali che lo realizzano. In un testo poetico poi, i suoni, nel loro disporsi in parallelismi o in strutture divergenti, entrano in relazione con il senso, ne arricchiscono la struttura e ne rivelano sfumature segrete. Dunque, l'insieme delle strutture foniche deve essere analizzato nel suo intreccio con gli altri livelli, perchè partecipa a pieno titolo alla costruzione del contenuto. SINAFELE E DIAFELE: La sinalèfe (dal greco έ , 'fondo insieme' ) è quella figura metrica in cui nel computo delle sillabe di un verso sono unificate in una sola posizione la vocale finale d‘una parola e quella iniziale della parola successiva. Un primo esempio lo si può notare nel verso « mi ritrovai per una selva oscura » Tale fenomeno è costante nella metrica italiana, e ogni deviazione da esso è infatti eccezionale, tant'è vero che la sinalefe avviene anche in presenza di segni di interpunzione tra le vocali confinanti di parola: Tale divaricazione tra metrica e sintassi è stata progressivamente esasperata nella poesia postromantica con il risultato di mettere in discussione e poi demolire gli istituti secolari della versificazione italiana: si noti ad esempio il verso pascoliano « tra me dico, a voce alta. - In bocca al lupo! » ln metrica, la sinalefe rappresenta la fusione, nel verso, della vocale finale di una parola con quella iniziale della parola successiva. Questo significa che le due vocali si pronunciano distinte, ma nel computo del numero delle sillabe valgono per una sola sillaba: ―Voi ch'ascoltate^in rime sparse^il suono‖ (Petrarca) - Dove sono gli accenti circonflessi si verifica una sinalefe. La dialefe (dal greco έ , 'separo') è una figura metrica che consiste nel tenere distinte, nel computo delle sillabe, due vocali, di cui una alla fine di una parola e una all'inizio della successiva: “ché la diritta via era smarrita” (Dante, Inferno, I). È quindi l‘esatto contrario della sinafele. - 13 - Andropos in the world LA PAGINA MEDICA SUBITO UNA RETE CARDIOLOGICA PER BATTERE SUL TEMPO L’INFARTO ―L‘infarto si batte con una rete cardiologica efficiente e attiva su tutto il territorio nazionale, con la disponibilità per tutti i cittadini di Centri di eccellenza‖. Lo ha affermato la dottoressa Cinzia Cianfrocca, dell‘A.C.O San Filippo Neri di Roma, nel corso del Convegno Malattie Cardiovascolari: Dalla fase acuta alla prevenzione, l‟accesso alle terapie nell‟era del risanamento, organizzato dall‘Associazione ―Giuseppe Dossetti:i Valori‖ (www.dossetti.it), che si è svolto a oggi a Roma, alla Camera dei Deputati – Palazzo Marini – Sala delle Colonne, via Poli, 19, dalle 8,30 alle 14, Tutta da rivedere la strategia terapeutica delle malattie cardiovascolari, soprattutto per le emergenze, puntando su interventi precoci ed eliminando la difformità di accesso alle cure dei pazienti nelle varie regioni: non possono esserci cittadini di serie A e di serie B.‖ ―I pazienti di serie B - ha spiegato la dottoressa Cianfrocca che ha moderato varie sessioni del Convegno - sono anche quelli a cui, per appartenenza ad un'area priva di grandi ospedali o perchè malauguratamente si trovano vicini ad ospedali poco "dotati" di attrezzature, viene negata la possibilità della terapia migliore: vale a dire l'angioplastica coronarica. A questo servono le reti, a portare nei posti "giusti" tutti i pazienti con infarto acuto,per riaprire prima possibile l'arteria coronarica occlusa e minimizzare il danno cardiaco‖. Nell‘infarto acuto non c‘è tempo da perdere. ―La terapia ottimale- ha aggiunto la Dottoressa- prevede la riapertura della coronaria responsabile dell‘infarto. Si tratta però di una procedura invasiva, che si può fare solo in ospedali attrezzati con un servizio di emodinamica. Se il paziente si ammala in una città priva di questo servizio, la riapertura della coronaria viene fatta con farmaci fibrinolitici, che sono ottimi nell‘immediato ma che si rivelano meno efficaci a distanza. Una rete cardiologica prevede percorsi provinciali e regionali verso centri di eccellenza attrezzati, ai quali viene inviato l‘elettrocardiogramma del paziente per via telematica, consentendo l‘arrivo dei cardiologi interventisti in sala operatoria durante il trasferimento del paziente‖. Ci sono, in Italia regioni in cui la rete cardiologica funziona molto bene. ―Penso alla Toscana, all‘Emilia Romagna, alla Lombardia - ha concluso la dottoressa Cianfrocca- ma bisogna anche sottolineare che a Roma è dal 2003 che si parla di attivarla ma tutto è rimasto fermo. Ci sono ben 23 servizi di emodinamica, ma non è attivo alcun percorso rispetto alle province laziali .Dove - 14 - la rete cardiologica funziona, come a Bologna, si è visto che, dati alla mano, si è registrata una riduzione della mortalità per infarto‖. UFFICIO STAMPA Ass. Culturale Nazionale ONLUS "Giuseppe Dossetti: Val. – Svil. e Tutela dei Diritti" Neutrini, oltre la velocità della luce (Oltre la notizia) Particelle sparate da Ginevra al Gran Sasso hanno infranto il muro considerato invalicabile dalla fisica. I risultati, se confermati, possono rimettere in discussione le regole della fisica, cristallizzate dalle teorie di Einstein, secondo le quali niente nell'universo può superare la velocità della luce. Un team di ricercatori guidato dall'italiano Antonio Ereditato ha registrato che i neutrini, le particelle più piccole e così sfuggenti da attraversare qualsiasi solido, hanno superato i 300.000 chilometri al secondo. Ereditato, che lavora al centro di fisica delle particelle del Cern, ha raccontato che nel corso di tre anni di misurazioni è stato verificato che i neutrini si muovono 60 nanosecondi (un tempo infinetesimale) oltre la velocità della luce sulla distanza di 730 km tra Ginevra, sede del Cern, e il Gran Sasso, sede del laboratorio dell'Istituto di Fisica Nazionale (Infn). In particolare nell'arco di tre anni sono stati «sparati» 15.000 fasci di neutrini dal Cern a Ginevra verso il rivelatore dell'Infn sotto il Gran Sasso. I neutrini avrebbero dovuto percorrere i 732 km di distanza tra i due laboratori in 2,4 millesimi di secondo, ma in realtà ci hanno messo 60 nanosecondi (60 milionesimi di secondo) in meno di quanto avrebbero dovuto impiegarci secondo i canoni della fisica di Einstein. «Si tratta (apparentemente) di una piccola differenza», ha spiegato Ereditato, «ma concettualmente è incredibilmente importante. La scoperta è così sorprendente che, per il momento, tutti dovrebbero essere molto prudenti. Non voglio neanche pensare alle possibili implicazioni». «Già pronti negli Stati Uniti e in Giappone i test che potranno confermare o meno i dati dell'esperimento - ha affermato Bertolucci - Ora c'è bisogno di altre verifiche da parte di esperimenti indipendenti, già pronti. La comunità scientifica apprezza che, dopo aver fatto un lavoro rigoroso e cercato di provare e riprovare, hanno deciso di fare un atto coraggioso, pubblicando i dati e sottoponendoli all'esame della comunità scientifica». Adesso cominciano mesi di lavoro intenso per sottoporre a verifica tutti i dati presentati oggi ed «entro un anno - ha detto ancora - dovremmo avere la conferma o la confutazione. Anche la stessa collaborazione Opera continuerà a lavorare sui dati, migliorandone l'analisi e scendendo a un livello di dettaglio ancora maggiore». Andropos in the world NOTE ANTROPOLOGICHE: ILLICEITA‟ DI UN GIRONE DANTESCO CAMUFFATO DA PERCORSO DI RIPARAZIONE In questi giorni sento dichiarazioni importanti da parte di uomini autorevoli, leggo lettere drammatiche scritte da persone detenute, che fino a ieri erano riferimenti certi per l‘intero paese. Uomini di comando e di strategia politica incappano negli errori propri, nelle malefatte agite alle spalle, nei ripieghi del denaro che non fa prigionieri, scivolano dentro una cella dove rasentano la follia di una giustizia in solitudine, una legalità presa per il bavero, una equità che veste i panni del clown. Terribile e disperato l‘urlo che si alza da quelle righe scritte in affanno, che ora fanno i conti con ciò che in carcere accade, ma che pure ieri era all‘ordine del giorno, senza morso allo stomaco, senza un moto di consapevole disgusto civico. Qualcuno si sente in diritto di ridere e gioire del dramma di un onorevole caduto in disgrazia, invece è un liscio e busso che non assolve alcuno, che non fa scomparire la carenza di spazi, di materiali didattici e di mezzi, di attività trattamentali degne di questo nome, la disperante necessità di impiegare la volontà umana per riuscire diversamente dal passato. Il carcere è materia estremamente sdrucciolevole, addirittura ingannevole, ma quale pena, quale percorso occorre consegnare, quale significato, quale insegnamento fare scaturire da una carcerazione che riguarda tutti, vittime e carnefici, innocenti e colpevoli, perseguitati e furbi di vecchio e nuovo conio. E‘ forse sufficiente buttarla nel ridicolo, costruendo abbellimenti dialettici, nelle parole di qualche ex potente finito in galera, che riconosce la barbarie penitenziaria italiana, le tumefazioni alla dignità di ciascuno, ben sapendo che quando la dignità è trucidata, la stessa umanità scompare, non resta che l‘indifferenza a fare da sepolcro. Non è limitativo ovviare a questa illegalità istituzionale, a questa ingiustizia statuale, attraverso la domanda fatidica: ma tu dov‘eri quando urlavamo di una prigione irrappresentabile almeno quanto il reato commesso. Tu dov‘eri quando altri parlamentari girovagavano per le prigioni della penisola, denunciando lo stato di abbandono, di violenza, la disperazione dei re-stanti neuroni ingabbiati tra le sinapsi del cervello, oramai in balia della follia. Ti sei mai chiesto quanti suicidi quest‘anno hanno sancito l‘edema della violenza dentro un carcere, quanta morte quest‘anno ha alimentato l‘illiceità di un girone dantesco camuffato da percorso di ripara-zione e riconciliazione. Della vera emergenza interpretata male, in questo recinto chiuso per il mantenimento dell‘ordine e la sicurezza, ma irriguardoso e soprattutto antitetico a quel rispetto richiesto e auspicato per ogni persona umana, libera o detenuta che sia. Un carcere popolato di diseredati da ogni possibile eredità valoriale, del valore insito in ogni cittadino, dove ora ―fanno vasche‖ pure gli uomini di vertice, eppure quante volte si è consigliata maggiore prudenza e attenzione, perchè in carcere potrebbe finirci chiunque, perfino chi oggi si sente impunito per vocazione e chi invece innocente lo è per davvero. Chissà se almeno adesso le parole pronunciate da un grande Direttore di prigione: ― il carcere dovrebbe arretrare nella sua voglia di dominare, control-lare, punire, e mettere al centro della propria filosofia di vita la persona, diventando un‘istituzione di servizio‖, saranno ben di più del solito scatto in piedi, finalmente materia importante per un preciso interesse collettivo. Vincenzo Andraus Milano - Voli ideali sul Mediterraneo di Olga karasso Nel Tunnel del Tempo... Campania... Hispania... Sicilia... Africa/Tunisia... Roma... Egitto... Magna Grecia/Calabria... Grecia... a ritroso sull'imprevedibile vecchio fallace Mediterraneo di nuovo Sparta guerriera... Corinto... la filosofa Atene... ecco il Partenone... avvolto nelle nuvole lassù il divino Olimpo... a destra Smirne di Omero il più astuto degli affabu-latori... gli Achei e Troia... Achille e Ulisse... Ettore ed Enea... il Bosforo... magnifica Bisanzio corruttibile... Babilonia... Alessandro Magno... Efeso... ancora in greco contrattano sotto le mura dell'Impero Romano d'Oriente?! – Informazioni: 02-683185/ 335-5300924 IL VESCOVO, LA MONACA E LA BADESSA ______ I tre atti, del drammaturgo F Pastore, Franco Pastore si ispirano alla sesta novella de‟ “ Il Il vescovo, la Novellino ” di Masuccio Salernitano. monaca e la badessa Nella Salerno del 1400, nel monastero di San Lorenzo, la storia si snoda attraverso un intricato e divertente intreccio di situazioni ed avvenimenti, capaci di A.I.W. tenere lospettatore nella continua aspettativa di risvolti piccanti e di colpi di scena. - 15 - Andropos in the world OMAGGIO AD UN GRANDE POETA della musica: Gino Latilla (A cura di Andropos) Nato a Bari il 7 novembre 1926, Gino Latilla è morto a Firenze, all'ospedale Santa Maria Nuova, dopo una lunga malattia. Suo padre Mario Giuseppe era un celebre cantante di musica leggera degli anni Trenta. Dopo il debutto al Teatro Manzoni di Bologna, nel 1948, arrivano i successi al Festival di Sanremo, con "Son tutte belle le mamme del mondo", una melodia, che ha segnato gli anni Cinquanta (la canzone vince nel 1954, in coppia con Giorgio Consolini). È un'Italia ancora legata al valore della famiglia, nell'immaginario collettivo, la donna sentiva essenzialmente mamma, e la canzone ripete il successo di "Mamma", cantata, nel 1940, dal celeberrimo Beniamino Gigli. L'interpretazione di Gigli aveva attraversato tutta la seconda guerra mondiale; per tanti giovani soldati era la canzone della speranza: tornare salvi a casa. Chi ce l'aveva fatta si riconosceva, poi, ancor di più in "Vecchio scarpone", altro magnifico successo del Latilla del 1953, una nostalgica evocazione della giovinezza che, per quella generazione, era stata macinata dal turbine del secondo conflitto mondiale. Latilla incarnò l'ideale femminile dell‟uomo di famiglia, con valori legati saldamente alla tradizione italiana degli anni venti. Ed in quanto tale, fu adorato dalle donne, tanto che, avendo tentato il suicidio per il rifiuto di Nilla Pizzi, della quale era follemente innamorato, ricevette dalle sue ammiratici battufoli di ovatta imbevuti di lacrime. Una storia che ci fa sorridere, ma che ci intristisce un po‟, al pensiero di una Italia traboccante di sentimento, forse alquanto sem pliciotta, ma sicuramente più autentica e più buona. Sposato dal 1958 con il grande amore Carla Boni, smette di partecipare a Sanremo all'inizio degli anni Sessanta: i tempi erano radicalmente cambiati, e melodia di stampo lirico veniva soppiantata da ururlatori e cantautori. La musica diviene il megafono di una generazione idealista e confusa. Il nostro Gino diventa funzionario Rari, prima a Roma, poi a Firenze e solo negli anni Ottanta si fa coinvolgere con altre "vecchie glorie" come Nilla Pizzi , Giorgio Consolini e la moglie Carla Boni, nel gruppo "Quelli di Sanremo". Concludendo, Gino Latilla resta legato, anche per - 16 - per chi non era ancora nato a quell'epoca, all' epopea della "mamma". Tra i suoi numerosi successi, presentati alle varie edizioni del Festival di Sanremo, oltre ai già citati "Vecchio scarpone" del 1953 e " Tutte le mamme", ricordiamo: " ... e la barca tornò sola" (insieme a Franco Ricci). Nel 1955 vinse con "Vecchia Europa" il Festival internazionale di Venezia. LA FENALC, LA SCALETTA E BRONTOLO hanno presentato: L‟ANTOLOGIA DEI POETI DELLA SCALETTA nella grande sala dellla Scuola Vicinanza,al corso Vittorio Emanuele, giovedì 20 ottobre, alle 17,30, La manifestazione, di notevole spessore culturale, oltre a bei momenti d‘intrattenimento canoro-musicale, è stata arricchita dalla relazione del prof. Francesco D‘Episcopo, il quale, dopo un‘apia dissertazione sulla funzione della poesia, ha delineato criticamente gli autori presenti nell‘antologia. Al teatro Vascello Via G. Carini 78 a Monteverde Vecchio - sopra a Trastevere, vicino al Gianicolo (Roma) 7 e 8 ottobre: COREOGRAFIA Simone Sandroni DANZATORI DEJA DONNE. 9 0ttobre: LA TRAVIATA di Giuseppe Verdi 11 – 16 ottobre: L'INGEGNER GADDA VA ALLA GUERRA 15 e 22 ottobre: Il "Vascello dei piccoli" presenta ANSELMO E GRETA 11 ottobre: LUDOLABORATORIO FOTOGRAFICO PER BAMBINI E FOTOGRAFIA CREATIVA PER RAGAZZI UFFICIO STAMPA E PROMOZIONE: Cristina D'Aquanno 340 5319449 [email protected] Andropos in the world L’influenza di Dante nella letteratura argentina seconda parte Non è questo il luogo per compiere una rassegna esaustiva delle numerose diverse tracce che documentano la costante presenza di Dante nella letteratura argentina del secolo XX, accolte per lettura diretta o con la mediazione di autori congeniali che favorirono un trapianto culturale, che affiora talvolta con il vigore di un innesto, talaltra con la voce di una risonanza isolata più tenue. Ci limiteremo ad alcune figure di rilievo della nostra storia letteraria. Leopoldo Lugones (1874-1938) che aveva frequentato i testi nella lingua originale, manifestando un‘adesione precoce e durevole, rispondendo all‘inchiesta promossa da Folco Testena sull‘influenza italiana nella letteratura argentina15, dichiara che ―la sua Santissima Trinità intellettuale è formata da Omero, Dante e Victor Hugo‖. In precedenza, nel 1915, in una conferenza - ―Comentarios a unos versos de amor‖-, offerta a Buenos Aires, Lugones lesse la sua traduzione del sonetto XXVI de La Vita Nova16: creatore di livello, il poeta lima i suoi versi fino a raggiungere una trasparenza quasi ineffabile, traduzione fedele e libera al tempo stesso grazie anche alla padronanza perfetta della struttura metrica. Lettore fervido, aveva accolto con entusiasmo Dante fra i suoi numi poetici, ce lo dimostra un segno esplicito fra le sue composizioni: ―Dante alumbra el abismo con su alma. Dante piensa./Alza entre dos crepúsculos una portada inmensa /y pasa transportando su empresa y sus escombros: / una carga de montes y noches en los hombros‖...e più avanti ―Yo estaba solo/entre mi pensamiento y la eternidad./Iba cruzando con dantescos pasos la noche‖17. Lugones, poeta veggente, invoca Dante in questo lungo poema per segnalare all‘umanità la via verso il bene celeste da un inferno che, in consonanza con tempi distinti, non possiede il fondamento teologico di Dante. Nella letteratura argentina non mancano poemi celebrativi come ―Dante‖ di Leopoldo Díaz (Sonetos, 1888) o ―Dante‖ di Calixto Oyuela (Cantos de otoño,1924); e Dante ricorre anche come termine di comparazione sublime, per esempio per esprimere un giudizio su Zola, ―el Dante del espíritu moderno‖ secondo Ricardo Rojas (La victoria del hombre, 1903, 88). L‘Argentina fu presente con periodici e numerose riviste e pubblicazioni culturali in occasione del VII centenario dantesco. ―La Nación‖, ―La Prensa‖,‖La Vanguardia‖, ―La Patria degli Italiani‖, la ―Revista de la Universidad de Buenos Aires‖, ―Humanidades‖, ―Nosotros‖ preparararono note e volumi, omaggi che non erano semplicemente di circostanza, perché di fatto le nuove generazioni leggevano Dante con rinnovato interesse. In tal modo un autore considerato di difficile lettura raggiungeva un pubblico più vasto, ad opera di scrittori argentini, più accessibili, su cui l‘opera dantesca esercitava un‘influenza ed un fascino unici. InfoItaliCoN IL BASILISCO E-mail:[email protected] Tel./fax 089.750196-089.7014561 CON LO SPETTACOLO: “LATIN DANCE BIKE”. Tra i momenti conclusivi della 48.ma Fiera di Eboli, rimarchevole il seminario ―Più informazione, meno discriminazione‖, percorsi di Salute Mentale sul nostro territorio, a cura della cooperativa Sociale Voloalto di Battipaglia, e della cooperativa Sociale Stalker di Eboli –Progetto ―Sinapsi” – Piano di Zona S.5. I saluti sono stati svolti dal sindaco di Eboli, Martino Melchionda, dell‘assessore alle politiche sociali, Annarita Bruno e dal presidente del consiglio Luca Sgroia. Gli interventi del dottore Francesco Cantore direttore Uosm, della dottoressa Edolina Peduto, presidente Cooperativa Stalker e della dottoressa Maria Carmela Morra, presidente Cooperatvia Voloalto, hanno concluso la serata. Subito dopo è giunto in fiera, il console cinese Tang Youjing, accompagnato dal consigliere comunale Roberto Palladino, delegato alla Comunicazione. In serata, dalle 18.30 alle 20.30, l‘On. Mara Carfagna, Ministro per le Pari Opportunità, ha concluso il convegno ―Sviluppo economico e produttivo del Sud nell‘Italia federale: ruolo e contributo delle Donne‖. Gran finale all‘indomani 2 Ottobre, con il programma “Latin Dance Bike”, uno spettacolo di spinning accompagnato da danza latina e moderna. Società delle Belle Arti Circolo degli Artisti - Firenze Casa di Dante, Via Santa Margherita, 1 ----------Giovedì 20 ottobre 2011, alle ore 17.00, presso la Società delle Belle Arti Circolo degli Artisti ―Casa di Dante‖ in Via Santa Margherita 1, a Firenze, per ―Pianeta Poesia 2011‖ a cura di Franco Manescalchi, si presenta il volume di poesie ―Radici Perdute‖ (Kairòs Edizioni, Napoli 2009) di Franco Santamaria. Dialogano con l‘Autore la scrittrice e critica Annalisa Macchia e lo scrittore, critico e giornalista Pasquale Matrone. Lettura delle poesie. Ingresso libero. Il libro ―Radici Perdute‖, accolto molto favorevolmente dalla critica, è una rappresentazione denuncia dalla forte connotazione metaforica delle condizioni e contraddizioni della realtà odierna. _________________________ Franco Santamaria, poeta, scrittore e pittore, è nato a Tursi (Matera), risiede a Poviglio (Reggio Emilia), dopo anni trascorsi a Taranto e a Napoli. Ha pubblicato ―Primo lievito‖ (Gastaldi, Milano; poesie), ―Storie di echi‖ (Ferraro, Napoli; poesie), ―Echi ad incastro‖ (Joker, Novi Ligure; poesie), ―Se la catena non si spezza‖ (Bastogi, Foggia; racconti), ―Passaggi d‘ombra‖ (El Taller del Poeta, Spagna; racconti), ―Radici Perdute” (Kairòs, Napoli; poesie). A.L.I.A.S. PERIODICO DI CULTURA PRESID. ROCCO RISOLIA SERATA FINALE DELLA FIERA DI EBOLI RICERCA E SVILUPPO PER LE POLITICHE SOCIALI Direttore Scientifico Natale Ammaturo ACC. LETTERARIA ITALOAUSTRALIANA SCRITTORI - http://www.alias.org.au/ MELBOURNE - AUSTRALIA *BRONTOLO* Mensile satirico-culturale di Nello Tortora Salerno – tel. 089797917 - 17 - Andropos in the world UNA DONNA NELLA LETTERATURA Shahrazàd L'eroina delle Mille e una notte, il prototipo di tutte le donne, che attraverso la esaustiva conoscenza della natura umana, salva la vita alle sorelle e recupera il marito misogeno, umanizzandolo. “ Nel nome di Allah, l'altissimo, il Clemente, il Miseri-cordioso. Lode ad Allah, Signore dell'universo! Pace e benedizione sul Principe dei profeti, il nostro Signore e Sovrano Muhammad! E sulla sua discendenza pace e benedizione sempiterne fino al giorno del giudizio e dopo! Che i fatti degli antichi siano una lezione per i moderni acciocché l'uomo consideri i casi toccati agli altri, rispetti le parole di coloro che furono e, considerando ciò che ad essi toccò, si corregga. Perciò sia gloria a colui che conservò i racconti degli antichi come esempio per i posteri. Orbene, tali sono i racconti chiamati MILLE E UNA NOTTE con tutto ciò che essi contengono di fatti straordinari e di sagge massime. Si racconta - ma Allah è più sapiente, più saggio e più potente e più benefico - che c'era nel tempo dei tempi e negli anni passati un re della stirpe dei Sassanidi, che regnava nelle isole dell'India e della Cina. Costui aveva eserciti, ausiliari, servi e una numerosa corte. E aveva anche due figli, entrambi valenti cavalieri; ma il maggiore era più abile del minore. Il maggiore regnò sul paese e governò con giustizia gli uomini, così che gli abitanti del paese e del regno lo amarono. Il suo nome era Shahriyàr, mentre il fratello più piccolo si chiamava Shahzamàn ed era re di Samar-canda…”.1 Il re Shahriyàr deluso ed infuriato per il tradi-mento della moglie concepisce un odio mortale per l'inte-ro genere femminile. A causa di ciò egli ordina al vizir, che è anche il padre di Shahrazàd, di condurgli una vergine ogni notte: avrebbe passato la notte con lei e la mattina seguente ne avrebbe ordinato l'esecuzione. La strage continua per tre anni finché Shahrazàd bella, saggia e coraggiosa non si offre di passare la notte col re dicendo al padre: "O rimarrò in vita, o sarò il riscatto delle vergini musulmane e la causa della loro liberazione dalle mani del re e dalle tue‖. Shahrazàd, per non essere messa a morte dal vendicativo re, per mille e una notte, tiene desta la curiosità del sovrano con i suoi racconti straordinari, ora incatenati l'uno all'altro come anelli di una collana,ora rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole cinesi. Quando Shahrazàd smette di raccontare, il re Shahriyàr ormai ha dimenticato per amor suo l'antico - 18 - odio per le donne; il tempo e la fantasia lo hanno riconciliato con con la vita. Shahrazàd ha salvato se stessa e ben più di mille e una fanciulla. Questa è la storia straordinaria che naria, che offre Shahrazàd all' ammirazione di lettori, imitatori, poeti ed artisti. Shahrazàd è diventata per l'occidente la regina-madre di tutte le odalische che hanno popolato da secoli le letterature europee, le gallerie d'arte e i palcoscenici dei balletti. Per il mondo arabo Shahrazàd è il simbolo della forza dell'intelligenza, del fascino della parola, del potere di seduzione e in questo senso Shahrazàd rappresenta tutt'altro che il modello dell'odalisca sensuale e passiva, caro all'immaginario occidentale. In realtà essa è una donna attiva, abile, astuta, artefice della propria salvezza e di quella delle altre donne, capace di suscitare amore nel sovrano e di conservare vivo in lui questo amore. __________________________ 1) dal Prologo delle ―Mille ed una notte‖ PIU FORTE DELLA MORTE È tale il titolo della nuova pubblicazione del drammaturgo salernitano Franco Pastore. Trattasi di un dramma storico in due tempi, sul martirio di S. Felice e Santa Costanza, avvenuto al tempo di Nerone, nel Locus Puritatis del territorio di Nuceria Costantia (Dalla Red.ne di Pagani) Società delle Belle Arti Circolo degli Artisti - Casa di Dante, Via Santa Margherita, 1 Firenze – “Pianeta Poesia 2011” Giovedì 20 ottobre 2011, alle 17.00, in Via Santa Margherita 1, a Firenze, per ―Pianeta Poesia 2011‖ a cura di Franco Manescalchi, si presenta il volume di poesie ―Radici Perdute‖ (Kairòs Ed., Napoli 2009) di Franco Santamaria. Dialogano con l‘Autore la scrittrice e critica Annalisa Macchia e lo scrittore, critico e giornalista Pasquale Matrone. Lettura delle poesie. Ingresso libero. Andropos in the world L‟EROS NEI SECOLI Viaggio nell’eros: analogie ed allusioni in Kafka L‘EROS è un tema letterario non nuovo, se si pensa che uno dei testi 'erotici' più belli che siano mai stati scritti è il "Cantico dei Cantici" della Bibbia. Ovviamente, a seconda delle epoche e delle correnti letterarie, esso ha assunto espressioni e connotazioni diverse, spesso è stato caricato di significati simbolici specifici. Molte volte è stato simbolo della fine di un'epoca, o di rivolgimenti di costume e mentalità. L'erotismo negato o rimosso della "Marchesa di O" di Heinrich von Kleist - occasione tuttavia del processo di emancipazione della protagonista, o caricato di negativo della "Madame Bovary" sono segno della loro epoca; altrettanto significativi sono l'erotismo naturistico e libertario di D. H. Lawrence, il famoso autore de "L'amante di Lady Chatterley", o quello della letteratura femminista o femminile dei nostri giorni - segni di un desiderio di libertà che va ben oltre i confini dell'eros. In Kafka1, l‘Eros si esprime in un modo veramente particolare. Le allusioni sono in lui generalmente associate a un senso di disgusto e ripugnanza, presente sia nei personaggi che nella situazione descritta. Sarebbe facile trarne conclusioni di presunte analogie con la sua personale esperienza. La presenza di termini stranianti rispetto alla situazione descritta, quali "paese straniero" o "terra ignota", l'estraneità dell'aria stessa, sembrano piuttosto suggerire una valenza metaforica di questa scena, una delle più studiate della prosa kafkiana una delle più misteriose. Eccone un esempio significativo: "... il corpo gracile bruciava nelle mani di K.; in un deliquio in cui K. cercava incessantemente ma invano di strapparsi, caddero a terra pochi passi più in là, urtarono con un colpo sordo la porta di Klamm e rimasero lì distesi fra piccole pozze di birra e altri rifiuti di cui il pavimento era coperto. Così passarono ore, ore di palpito comune e di comune respiro: ore durante le quali K. ebbe l'impressione costante di smarrirsi, o di essersi tanto addentrato in un paese straniero come nessun Cancello ed Arnone News diTildeMaisto http://www.cancelloedarnonenews.com/ uomo prima di lui aveva mai osato, in una terra ignota dove l'aria stessa non aveva nessuno degli elementi della dell'aria nativa, dove pareva di soffocare tanto ci si sentiva estranei, e tuttavia non si poteva far altro in mezzo a quegli insani allettamenti che inoltrarsi ancora, continuare a smarrirsi ".2 Elisabetta Bertozzi ________________________________ 1) Kafka nacque a Praga il 3 luglio 1883 in una famiglia ebraica ashkenazita di madrelingua tedesca appartenente alla media borghesia boema. Le sue opere più famose inclu-dono i racconti La metamorfosi, Un digiunatore e i romanzi Il Processo, America, e Il Castello. 2)Franz Kafka, Il castello, Milano, Mondadori, trad. di Anita Rho, p. 80 INCREDIBILE MA VERO ―… La sera del 10 settembre scorso, a Certaldo, Alberto Arbasino, uno dei tre vincitori della 30ª edizione del prestigioso premio “Boccaccio‖, durante la cerimonia della premiazione, improvvisamente ha strappato il microfono dalle mani della presentatrice, colta di sorpresa ed esterrefatta, ed ha esclamato: «Sono qui da due giorni a sentire solo sciocchezze, io questo premio non lo voglio. Tenetevelo, me ne vado». Ma lo scrittore non si è contentato di un‘uscita cosí inattesa e clamorosa, che da sola sarebbe stata sufficiente a rovinare la manifestazione. Quando la presentatrice si è ripresa dallo choc e ha osato chiedergli il motivo del suo gesto, l‘ha mandata letteralmente a quel paese, con una ―vaffa‖, che ha risuonato alto e forte tra le antiche navate della chiesa (per fortuna) sconsacrata dei Santi Tommaso e Prospero, dove avveniva la cerimonia, a qualche centinaio di metri dalla casa natale del Boccaccio. Lasciandosi alle spalle l‘ammonizione dello anziano presidente del premio Mauro Pampaloni e le proteste del pubblico, l‘autore della bravata è uscito all‘aperto e si è dileguato tra la folla. Gli altri due premiati, Enrico Mentana (vincitore della sezione intitolata a Indro Montanelli) e la scrittrice pakistana Kamila Shamsie, non hanno voluto commentare l‘accaduto, cosí come non hanno rilasciato dichiarazioni Sergio Zavoli, presidente della giuria, e lo stesso presidente del premio. Ciò che appare discutibile è la decisione dei membri della giuria di confermare vincitore Arbasino, col diritto alla riscossione dei 5 mila euro del premio, pur condannando formalmente il suo show indecoroso…‖ Gerardo Vacana (Da ― Il foglio volante‖ ott.2011) PARTECIPIAMO.IT di Franco Pastore Le favole in napoletano portale d’arte e letteratura www.partecipiamo.it http://www.dentroroma.it/ [email protected] ATENEUM UN OSSERVATORIO SUL MONDO DELL‟UNIVERSITA‟ --------- http://www.andropos.eu/PAGIN AUNISA.html - 19 - Andropos in the world L‟OSPITE DELLA SETTIMANA: Rosa Maria Galleni Pellegrini VINCENZO STATELLA Un commosso ricordo del patriota siciliano Vincenzo Statella ci viene da un amico carrarese, il conte Carlo Lazzoni, appartenente ad una delle primarie famiglie della città del marmo, suo coetaneo e partecipe, nell‟urbe, dei drammatici eventi relativi alla fine della Repubblica Romana.Si trova nel primo dei sei capitoli che costituiscono un manoscritto di memorie intitolate “L‟estate del 1849. Ricordi della mia prima gioventù” di O. Inozzal, chiaro anagramma del cognome dell‟autore. L‟opera, presente nell‟Archivio di Stato di Massa, finora del tutto ignorata dagli studiosi, è stata recentemente riscoperta in occasione di ricerche relative ai vari momenti che portarono all‟unità d‟Italia di cui celebriamo quest‟anno il centocinquantesimo anniversario. Le memorie non sono datate, ma, nel concluderne il racconto, l‟autore afferma che sono trascorsi ormai trenta anni dagli avvenimenti descritti. Siamo quindi nel 1879. Il primo capitolo porta l‟intestazione: “L‟entrata dei Francesi in Roma e la partenza dei Garibaldini”. È il tardo pomeriggio del tre luglio 1849. I plotoni del generale Oudinot, in assetto di guerra e ad armi cariche, stanno per terminare la loro marciad‘ingresso per le principali strade di Roma. ―Queste truppe – commenta con amarezza il Lazzoni presentealla scena - già da tre mesi spedite in Italia dal primo presidente della Repubblica Francese Luigi Napoleone Bonaparte ebbero l‘infausta mis-sione, che fedelmente eseguirono, di abbattere la Repubblica Romana, loro sorella, in onta alla costituzione che la gover-nava‖. Mentre procedono trionfalmente tra bandiere spiegate, rulli di tamburi, squilli di trombe... ―confusione, terrore, ira, dolore profondo‖ attanagliano gli astanti costretti ad ―assiste-re, dopo molti sacrifici e tanto sangue sparso, allo spettacolo di vedere l‘insolente straniero oltramontano calcare superbo e baldanzoso le storiche vie di quella città un tempo regina del mondo‖. e repressa e molti di loro, tra cui lo stesso Cernuschi, finiscono agli arresti. Riuscito fortunosamente nel parapiglia generale a mettersi in salvo, il Lazzoni si dirige verso la piazza di San Giovanni in Laterano dove era noto che Garibaldi aveva radunato i suoi fedeli per disporsi alla partenza. È sua intenzione, tra i tanti giovani provenienti dalle più svariate regioni italiane lì presenti, rivedere e salutare uno di essi. A questo punto, lasciamo parlare direttamente l‘autore in prima persona: ― Io frattanto, non perdendo tempo di mezzo corsi tosto a far ricerca del sottotenente Statella, figlio del famigerato principe Statella che, in quello stesso tempo, capitanava le truppe borboniche in Sicilia. Era quel giovane ufficiale mio intrinseco amico e parecchie volte - 20 - l‘avevo vegliato al suo capezzale durante la lunga e penosa malattia accagionatagli da una ferita in un piede riportata il 30 aprile scorso presso villa Pamfili, allorché era semplice soldato di cavalleria del corpo di Garibaldi. Trovatolo finalmente ed abbracciatolo e baciatolo più volte , dopo aver pronunciato poche parole in tutta fretta ci lasciammo colle lacrime agli occhi augurandoci fortuna e buona salute. Da quel giorno fatale non lo rividi mai più! Povero giovane! Bello, distinto per casata e più ancora pei suoi modi, coraggioso e fornito di nobili e magnanimi sentimenti, fece la fine del valoroso soldato morendo nella guerra del 1866 sui campi lombardi. All‘improvviso, in piazza Colonna, si stacca dalla folla il giovane lombardo Enrico Cernuschi, membro del Comitato delle barricate in difesa di Roma, che, seguito da un buon numero dei più valorosi compagni, si slancia con ardire tra le truppe in marcia agitando il tricolore al grido: ―Viva i Vespri Romani, morte ai Francesi!‖. Invano. L‘auspicata insurrezione generale del popolo contro ―i protervi francesi‖, simile a quella dei Vespri Siciliani cui si riferiva, non avviene, anzi l‘azione dei dimostranti è subito arginata per l‘indipendenza di quella nostra Italia che amò tanto, ed alla quale sacrificò parenti, patria, il suo censo avito, ed in ultimo la stessa vita! Dopo molte e svariate peripezie, che ebbe a patire militando sotto Garibaldi dopo che si fu dipartito da Roma, prese finalmente servizio nelle truppe regolari del Piemonte, unico canto della vinta Italia ove in quel tempo tenevasi tuttora acceso il fuoco dell‘indipendenza nazionale, e tanto seppe meritarsi la stima dei suoi superiori, non solo pel suo sapere quanto pel suo coraggio ad dimostrato in parecchie circostanze, che poté raggiungere ben presto il grado di Colonnello di Cavalleria. Battutosi come un leone alla battaglia di Custoza nel 1866, una palla di cannone gli portò via una gamba e tosto, caduto da cavallo, una seconda gli staccò l‘altro piede. Posto quindi in una barella per essere trasportato fuori del combattimento, ecco che un nuvolo di polvere dà inizio dell‘avvicinarsi a quella volta di un corpo di Andropos in the world cavalleria nemica composta di Lancieri Ulani. Ciò visto, il povero ferito pregò con insistenza i suoi soldati di depositarlo in una fossa vicino alla strada onde questi, sbarazzati di Lui, potessero avere tempo di porsi in salvo. Ma il misero pensò solo agli altri, punto curando se stesso, poiché quel corpo di Lancieri passandogli d‘appresso lo trafissero con parecchi colpi ponendo fine così alla cara esistenza di quel prode soldato‖. Non conosciamo la fonte da cui Lazzoni trasse notizie tanto dettagliate sulla fine di Vincenzo Statella. Riteniamo comunque che, al di là di alcune imprecisioni dovute forse al trascorrere del tempo, questa è degna d‟essere resa nota, per diversi motivi […]. Essa documenta principalmente, come poche altre, la fraternità e reciproca stima tra giovani delle più lontane e diverse parti d‟Italia accomunati da un unico grande ideale […]. ---------------Da HYSPICAEFUNDUS - Rivista di storia e di cultura della Società Ispicese di Storia Patria - anno VIII n. 16 - Giugno 2011 - Direzione e redazione: C.da Crocefia sn. 97014 Ispica (RG) - tel. 0932-959643 e-mail: [email protected] - www.storiapatriaispicese.it UNO SGUARDO DENTRO LA CITTA‟ DI SALERNO IL GIALLO DELL‘AUTOVELOX di Sofia Gargano Eccomi qui di nuovo ad evidenziare certe ―sfasature‖ della città di Salerno. In primo luogo, è doveroso complimentarmi per la splendida rotatoria, che ha preso il posto dei semafori, prima del litorale salernitano. Spaziosa, ampia e piena di verde, la nuova rotatoria risorverà, speriamo, i problemi di traffico in quella zona della nostra città. Ciò che mi lascia un po‘ perplessa sono gli autovelox in quella zona, ove figurano limiti di velocità, a mio avviso, veramente assurdi. Mi spiego meglio, io sono stata sempre a favore di una guida sicura e non sono certo una fan dell‘alta velocità, noto una sorta di esagerazione nei limiti imposti in quella zona, come, ad esempio, l‘immediato passaggio dai 40 km orari, ai 30 nelle vie limitrofe. Avete mai provato a procedere a 30 km orari? Beh, io si e si viene tallonati da automobilisti, che se ne infischiano del limite e delle multe (che vi assicuro sono salatissime), con il rischio, per chi la multa proprio non la vuole pagare, di essere stretto in qualche angolo della strada. Mettendo da parte la inciviltà di alcuni nostri concittadini, nasce spontaneo il dubbio: i marchingegni sono lì per la nostra sicurezza, oppure per produrre danaro per l‘erario? Comunque, mi sento in dovere di avvisare i cittadini, che l‘autovelox funziona perfettamente, così come spiacevolissime sono le multe che arrivano agli ignari cittadini. IL VALORE PRAGMATICO DEI SOPRANNOMI A SARNO Un testo che non può mancare in una buona libreria. Il soprannome, l‘orma di un‘identità forte, in un affascinante conte-sto di microanalisi antropologica, che ci porta alla conoscenza di strategie occupazionali, di aspetti sociali e di implicanze geografiche. Un libro stupefacente, finalizzato al recupero ed alla conservazione di un patrimonio culturale e linguistico Prof. Alberto Mirabella - Tel. 089.220556 e-mail: [email protected] - 21 - Andropos in the world EPPURE NON SE NE PARLA TIRRENO MERIDIONALE IL MASSILI ED IL RISCHIO DI TSUNAMI Scoperto negli anni venti del XX secolo e battezzato in onore dello scienziato italiano Luigi Ferdinando Marsili, questo vulcano sottomarino è stato studiato a partire dal 2005 nell'ambito di progetti strategici del CNR per mezzo di un sistema multibeam e di reti integrate di monitoraggio per osservazioni oceaniche. Con i suoi 70 km di lunghezza e 30 km di larghezza (pari a 2100 chilometri quadrati di superficie) il Marsili rappresenta uno dei vulcani più estesi d'Europa. Il monte si eleva per circa 3000 metri dal fondo marino, raggiungendo con la sommità la quota di circa 450 me-tri al di sotto della superficie del mar Tirreno. Il vulcano sommerso si è risvegliato. Nel Tirreno Meridionale cresce così la possibilità di tsunami dovuti ad improvvisi eventi franosi lungo i versanti della montagna sottomarina. L‘allarme è stato lanciato da Franco Ortolani, ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di Napoli Federico II. Il problema è che il nostro paese non è preparato a una simile eventualità, sebbene uno studio realizzato da Ortalani sostenga che negli ultimi 2000 anni sono stati 72 i movimenti anomali del mare che hanno interessato le coste italiane. I risultati della ricerca, eseguita con la collaborazione di Silvana Pagliuca del CNR, sono stati presentati al Congresso Internazionale di Geologia tenutosi a Firenze già nell‘agosto 2004. Il maremoto più recente è avvenuto il 30 dicembre 2002 a Stromboli. Ha inondato una fascia costiera fino ad altezza di alcuni metri sul livello medio del mare. Ha danneggiato seriamente le case più vicine al mare e ferito alcune persone. Si è trattato di un maremoto innescato da una frana sottomarina. E‘ evidente che se l‘onda anomala si fosse verificata 4-5 mesi prima (o dopo), durante la stagione estiva, il conteggio dei danni e dei feriti lungo le coste frequentate da migliaia di bagnanti sarebbero stati molto diversi. Secondo i dati raccolti dall‘Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ci sono stati ben 18 tsunami del passato avvenuti nei mesi estivi, oggi presi d‘assalto da centinaia di migliaia di persone sulle spiagge. E‘ evidente che l‘impatto di simili maremoti durante l‘estate potrebbe essere davvero drammatico. In passato le aree interessate da tsunami sono state la Liguria (14 eventi), lo Stretto di Messina-Sicilia Orientale-Calabria meridionale tirrenica-Isole Eolie (23 eventi); l‘Adriatico (10 eventi); il Golfo di Napoli (10 eventi); la Toscana (3 eventi); la Sicilia settentrionale (2 eventi); la Sicilia meridionale (2 eventi); la Calabria settentrionale ionica (1 evento) e il Lazio (1 evento). La massima altezza raggiunta dalle onde è stata di 15 metri, contro le decine dello tsunami del 26 dicembre 2004 in Indonesia. La ricerca ha evidenziato che il maggior numero di maremoti in Italia è stato provocato da grandi e rapide frane sottomarine innescate prevalentemente da terremoti avvenuti anche in aree distanti dalla costa. I fenomeni più gravi si sono verificati nel Tirreno Meridionale-Stretto di Messina-Sicilia Orientale. Il maremoto più disastroso, paragonabile per numero di vittime a quello avvenuto il 26 dicembre nel Sud Est Asiatico, è quello che si verificò circa 10 minuti dopo il sisma del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina provocando decine di migliaia di morti. Una maremoto non provocato, come si riteneva all‘inizio, direttamente dal sisma, bensì da una grande frana sottomarina, verificatasi nello Stretto di Messina a sud di Reggio Calabria, innescata dallo scuotimento sismico. Il dato preoccupante è che le aree costiere italiane a rischio da tsunami, già individuate con vari studi, ancora non sono tutelate da interventi strutturali preventivi né da attive misure di monitoraggio, di didattica e protezione civile. STRANEZZE E PINZILLACCHERE QUAGLIETTA DI CALABRITTO (AV) – Gli abitanti di via Sinerchie, n.5, stanno ancora attendendo, a sette mesi dalla richiesta, che si metta la lampadina al lampione sul lato nord della piazza. Anzi, si è spento anche un secondo lampione. Presto, i quagliettani accenderanno i lumini, come si fa al cimitero. TEXAS - Un veterinario del Texas che nel fare una rettoscopia ad una vacca ricevette in piena faccia una scoreggia della bestia che lo investì proprio mentre stava fumando un sigaro. Morì per le gravissime ustioni. SACRAMENTO – Agosto 1992, un mago è stato travolto dal treno che cercava di fermare con il pensiero. L'abracadabra non ha funzionato e il mago e' rimasto ucciso mentre cercava di fermare un treno con i suoi poteri paranormali". POLONIA, lui è ai fornelli, alle prese con una omelette, Monika Lewinsky è in ginocchio. Dopo qualche minuto sono entrambi al pronto soccorso dell'ospedale vicino a casa. La donna ha ustioni di primo e scondo grado sulla schiena e un leggero trauma cranico. L'uomo una ferita lacero contusa ai genitali. La verità supera la fantasia nella ricostruzione dei fatti. Basterà dire che tutto è stato causato da un errore di valutazione del cuoco nel girare la frittata. L'omelette bollente è così finita sulla schiena delle donna, che per reazione ha morsicato il partner. L'involontaria reazione dell'uomo è stata a questo punto una padellata sulla testa della compagna. - 22 - Andropos in the world PIATTI TIPICI NELLA TERRA DEGLI AUSONI a cura di Rosa Maria Pastore La Campania - Terra degli Ausoni e degli Opici, verso l' VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste, dai Greci, i fondatori di Cuma e di Partenope, rifondata poi come Neapolis, tra la fine del VI e l' inizio del V secolo a.C. Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad ad una lega di dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l'invasione dei Sanniti, che conquistarono Capua ( nel 440 circa ) e Cuma ( 425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventando così un solo popolo: gli Osci.Con la discesa di Annibale, a nulla valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di di romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. La Campania divenne ne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente Capua, Salerno e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al 1707, fu dominio della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria . UN PRANZO A SALERNO Salerno è un comune italiano di 138.794 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Campania. sede la Scuola medica salernitana, che fu la prima e più importante istituzione medica d'Europa all'inizio del Medioevo (IX secolo) e come tale è considerata da molti un'antesignana delle moderne Università. ANTIPASTO POLPETTINE DI RICOTTA Ingredienti e preparazione Impastare 300 gr. di ricotta con 30 gr. di farina, 2 tuorli d‟uovo, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato e 1 cucchiaio di prezzemolo tritato; salare e formare delle polpettine. Passare le polpettine nelle chiare montate a neve e poi nel pane grattugiato. Friggere le polpettine a fuoco non troppo vivo, rivoltarle spesso delicatamente e ritirarle dorate. PRIMO PIATTO RISOTTO AL POMODORO Ingredienti e preparazione (per 6) Mettere a soffriggere in 100 gr. di burro una cipolla, una carota e 2 fette di pancetta tritate, aggiungere 500 gr. di pomodori pelati e a pezzi. Far insaporire il tutto, passare al passaverdure ( o usare il mixer ad immersione). Rimettere al fuoco, aggiungere 600 gr. di riso e lasciarlo insaporire. Unire 2 l di brodo bollente e far cuocere a fuoco moderato. Controllare se è giusto di sale e, prima di servirlo aggiungere 50 gr. di burro e parmigiano grattugiato. SECONDO PIATTO HAMBURGER DEL PIZZAIOLO Ingredienti e preparazione (per 6) Far rosolare 6 hamburger in 60 gr di burro da entrambi i lati e, quando saranno dorati, metterli da parte, in caldo. Nel loro sugo di cottura, a fiamma moderata, spappolare 6 pomodori pelati e farli cuocere per circa ¼ d‟ora . aggiustarli di sale e profumarli alla fine con un pizzico di origano. Sistemare gli hamburger nel sugo, sovrapporre a ciascuno una fetta di fondina. Metterli in forno finché la fontina sarà leggermente fusa. CONTORNO PATATE IN PUREA Ingredienti e preparazione (per 6) Lessare 1 kg. di patate e dopo averle sbucciate, passarle al passaverdure. Aggiungere 1 bicchiere di latte, il sale e 50 gr. di burro. Mettere al fuoco e sbattere fino ad ottenere una purea soffice e consistente. Lasciar cuocere qualche minuto, sempre mescolando, e servire ben caldo. - 23 - Andropos in the world DOLCE CROSTATO DI CREMA Ingredienti e preparazione (per 6) Fare una pasta frolla con 200 gr. di farina, 100 gr. di burro, 100 gr. di zucchero, 2 tuorli d‟uovo, la scorza grattugiata di un limone e un pizzico di sale. Mettere a riposare. Per la crema sbattere 3 tuorli d‟uovo con 150 gr. di zucchero, aggiungere ½ l di panna liquida e la scorza grattugiata di 1 limone, mettere in un pentolino a bagnomaria e far addensare, senza far prendere l‟ebollizione. Stendere la pasta frolla in una teglia imburrata ed infarinata, coprirla con la crema, cospargerla con qualche amaretto sbriciolato e metterla in forno a fuoco moderato per circa 25-30 minuti. Lasciar raffreddare la crostata, sformarla e cospargerla di zucchero a velo vanigliato. VINO CILENTO ROSSO DOC Il vino rosso Cilento Rosso Doc è prodotto per la maggior parte nei comuni in provincia di Salerno, dove il vitigno ha trovato il clima indicato al totale sviluppo delle sue caratteristiche. Va servito a temperatura ambiente, dai 12° ai 15° in bottiglia, in bicchieri ampi, tipo il ballon, per esaltarne gli aromi. Sapore: Ricorda frutti rossi maturi e prugna , con lievi sentori di tabacco , caffè e spezie. La gradazione è di minimo 11,50. Profumo: Intenso e fruttato Vitigni utilizzati: aglianico 60-75%; piedirosso e/o primitivo 15%-20%; ammessi altri max. 25% _________________ La cucina della Campania “I nostri chef”, Il Mattino - Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernu - Cucina dalla A alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori - Le mille e una… ricetta, S. Fraia Editore - Mille ricette, Garzanti - L‟antica cucina della Campania , Il Mattino Giorni ricchi . PASSEGGIANDO PER SALERNO Torneo Scopone 2011 Giuseppina Galizia si conferma campionessa SALERNO - Sull‟arenile di Torrione, anche quest‟anno, si è svolto il torneo di scopone per il 2011. Il team, capitanato dalla brava signora Giuseppina Galizia, ha vinto brillantemente, dopo di essersi aggiudicati i quarti e la semifinale. Dopo un‟intensa lotta, che ha messo a dura prova l‟abilità tecnica e la resistenza psicofisica, la finale ha visto vincitrice, ancora una volta, la collaudata formazione composta dalla Galizia, in coppia con Donato Losacco. La signora Giuseppina, già campionessa uscente, alla tenera età di 79 anni, ha scritto nuovamente il proprio nome, sull‟albo d‟oro della manifestazione. La premiazione della coppia vincitrice avverrà, nei prossimi giorni, in un noto locale salernitano, dove amici ed ammiratori avranno l‟occasione di complimentarsi con la campionessa ed il suo valido compagno, gustando le specialità che offre la nostra bella città. Mario Bottiglieri - 24 - Andropos in the world CRITICA LETTERARIA Da “Avvelenati”, di Baldessarro e Jati, Il decesso del capitano De Grazia. Il filo rosso che lega tanti misteri italiani alle “navi dei veleni” Le indagini del procuratore Neri si incrociano nel 1995 con le morti, rimaste per molti versi enigmatiche, di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, la giornalista e l‟operatore televisivo uccisi in un agguato a Mogadiscio il 20 marzo 1994. L‘11 novembre 1995 un fax viene spedito ai magistrati che indagano sui traffici di rifiuti tossici da Alì Islam, un attivista di Greenpeace, in cui si segnala che «a largo della città di Tohin, del distretto di Aluja nella regione del Bari, due navi sconosciute stanno effettuando ―operazioni insolite‖». Si tratta, in sostanza, dell‘inabissamento, nei fondali marini, di containers molto sospetti. La notizia viene subito messa in relazione col ritrovamento, in casa di Comerio a Garlasco, di una cartella gialla contenente «documenti relativi a un progetto di smaltimento in mare di rifiuti radioattivi e scorie nei fondali somali». La ditta del faccendiere lombardo è sospettata di smaltire in Somalia sostanze venefiche provenienti da scarti industriali. La Alpi e Hrovatin erano sulle tracce di questo losco affare? Di questo parere sono da tempo i genitori di Ilaria, che sarebbe stata uccisa proprio perché si apprestava a denunciare sui media nazionali gli ignobili traffici tra Italia e Somalia. Le indagini svolte dalla magistratura di Roma hanno portato, a tredici anni di distanza dal duplice omicidio, alla condanna di Hashi Omar Hassan, un miliziano somalo che ha fatto parte del commandos che ha sparato a Ilaria e Miran, mentre non sono stati identificati gli altri membri del gruppo di fuoco, né tantomeno i mandanti del delitto. Nel 2004 si è insediata una Commissione parlamentare d‘inchiesta, presieduta da Carlo Taormina, che dopo due anni di indagini ha concluso i suoi lavoro con tre distinte relazioni: la prima, votata dalla maggioranza di centrodestra, ha concluso, sulla base della testimonianza rilasciata dall‘imprenditore Giancarlo Marocchino, che «Ilaria e Miran sono morti come tanti giornalisti in zone pericolose per caso, a causa dei disordini all‘interno della Somalia»; la seconda, sostenuta dalla minoranza di centrosinistra, ha ritenuto insoddisfacenti questa tesi, asserendo che «le causali del duplice omicidio rimangono sul tappeto», per cui «il caso rimane aperto»; la terza, presentata dal deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli, ha invitato ad approfondire «le piste relative alla malacooperazione nonché ai traffici di armi e di rifiuti tossico-nocivi o, peggio, di scorie nucleari». La vicenda ha assunto, infine, i tratti di una intricata spy-story, allorché si è scoperto che il certificato di morte della Alpi, rinvenuto all‘interno della carpetta gialla di Comerio, è misteriosamente scomparso dal faldone conservato negli archivi della Procura di Reggio Calabria, che stava svolgendo la propria inchiesta sui traffici illeciti e aveva ottenuto la documentazione relativa agli affari illeciti in cui era coinvolto l‘ingegnere pavese. L‘VIII capitolo di Avvelenati è dedicato al capitano della Marina Militare Natale De Grazia, morto in circostanze poco chiare il 13 dicembre 1995, mentre stava indagando sulle ―navi a perdere‖ e si stava recando a La Spezia in macchina, insieme a Moschitta e all‘ufficiale dei carabinieri Rosario Francaviglia, per trovare testimonianze che avrebbero consentito di stabilire l‘esatta ubicazione della ―Rigel‖ nei fondali del Mar Ionio. Baldessarro e la Iatì descrivono De Grazia come «un militare dalla schiena dritta, che non temeva la fatica di un‘indagine, neppure se, andando avanti, si presentava sempre più spinosa». Lungo il tragitto autostradale tra Reggio Calabria e La Spezia, De Grazia si ferma con i colleghi a desinare in un service a Nocera Inferiore, dopodiché i tre riprendono la marcia sull‘autostrada, quando, improvvisamente, il capitano si sente male e nel breve volgere di pochi minuti muore. L‘autopsia parla di «morte di tipo naturale, conseguente ad una insufficienza cardiaca acuta», probabilmente di natura ischemica. A distanza di anni, tuttavia, il pentito Fonti ha dichiarato che De Grazia è stato assassinato dai servizi segreti, tesi avvalorata – peraltro senza riscontri oggettivi – anche dal magistrato Antonio Maria Pace, occupatosi a lungo di traffici di sostanze tossiche, il quale nel 2010, durante un‘audizione presso la Commissione parlamentare d‘inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ha dichiarato quanto segue: «Quando è giunta la notizia della morte di De Grazia io, Neri ed altri non abbiamo avuto dubbi sul fatto che quella morte non fosse dovuta a un evento naturale». Come sottolineano i due autori, «il capitano Natale De Grazia è stato riconosciuto dal Presidente della Repubblica eroe nazionale e insi-gnito della medaglia d‘oro», in considerazione degli importanti contributi forniti nelle indagini sul traffico internazionale di armi e di rifiuti tossici. Tuttavia, non è stata mai istruita una seria inchiesta per stabilire oltre ogni dubbio le cause della sua prematura morte. Il saggio-inchiesta di Baldessarro e Iatì si occupa di tanti altri fatti strani e misteriosi, connessi allo smaltimento illecito di sostanze tossiche, su cui ha indagato o sta ancora investigando la magistratura: da The Network, la presunta rete internazionale di traffici denunciata da Greenpeace in un suo rapporto del 1997, alle rivelazioni del pentito Fonti, da molti però considerato un ―pataccaro‖; dal ―caso Basilicata‖, ossia il presunto smaltimento di rifiuti tossici del Centro Enea di Rotondella, al supposto traffico di uranio tra Italia e Paesi mediorientali che, secondo talune indiscrezioni, sarebbe stato la vera causa del disastro di Ustica del 1980. Si tratta di storie intricate, su cui ancora non si è fatta piena luce, anche per i continui depistaggi, la scarsa collaborazione degli organi preposti ai controlli, la mancanza di prove certe che confermino le affermazioni dei testimoni. Non a caso, quindi, i due autori chiudono Avvelenati, dichiarando sconsolatamente: «Mai una verità coincidente con un‟altra, mai una prova vera. Solo tanti interrogativi sparsi su poche certezze». Intanto in Italia la mortalità per tumori maligni è in continuo aumento e si diffonde sempre più la sensazione che questo dipenda anche dall‘avvelenamento del territorio, che prosegue senza sosta, tra la disinformazione dell‘opinione pubblica e l‘impotenza o, peggio ancora, la conni-venza di chi dovrebbe impedire che ciò avvenga. Giuseppe Licandro [Da “EXCURSUS” del 25/06/2011] - 25 - Andropos in the world VIRENS GALLICA E LA GRECA KATÀNE DUE CITTA‟, UNA GALLICA E L‟ALTRA GRECA, A CONFRONTO, Le prime tracce di un insediamento abitativo ritrovate sul territorio risalgono alla Preistoria, infatti i numerosi reperti esposti nel museo di Villa Mirabello e i ritrovamenti di insediamenti palafitticoli sull‘isolino Virginia dimostrano che il territorio era abitato già nel 5000 a.C. Nonostante ciò non si hanno notizie precise della città se non sino alla tarda epoca imperiale, quando il villaggio, un piccolo villaggio di origine gallica, cominciò ad assumere una certa rilevanza in quanto collocato lungo strategiche vie di transito. Infatti, nei pressi di Varese, c'era una via di comunicazione che collegava Milano con la attuale Svizzera attraverso la valle, proseguendo per la Valganna, Ponte Tresa e di lì fino al Ticino. Questa via era molto utilizzata da mercanti e i militari. Nel corso del XIII secolo, la vita del borgo si rafforza grazie soprattutto alle attività mercantili, che avevano l‘epicentro nel mercato alla Motta. Il borgo viveva la sua prima espansione territoriale racchiuso entro sei direttrici specifiche segnate da altrettante porte: la porta Rezzano che si trovava in fondo all'attuale via Marcobi e immetteva sulla strada per S. Maria del Monte; la porta Regondello; la porta di S. Martino vicino all'omonima chiesa; la porta Milano, la porta Motta e la porta Campagna. In un documento risalente al 922 viene citata per la prima volta la chiesa di Varese. Di circa un secolo successivo, 1068 è la citazione di Varese come sito di mercato. Nel 1237 Varese combatté a fianco di Milano contro l'Imperatore Federico II di Svevia, nipote del Barbarossa. Al Trecento risalgono i primi statuti che regolavano la vita cittadina, fondata su una sostanziale e privilegiata autonomia di governo che durò, tranne rare eccezioni, fino alla seconda metà del 1700. Nel 1407, in seguito ai disordini scoppiati alla morte di Gian Galeazzo Visconti, il condottiero Facino Cane si proclamò signore di Varese, usurpando le antiche libertà. Ma nel 1410, grazie Giovanni Maria Visconti i varesini ottennero il ripristino dei loro privilegi. Nel 1450 scoppiò la peste in Lombardia ma Varese ne fu lievemente colpita perché i varesini chiusero le porte del borgo. Una grande e importante stagione è quella vissuta dal borgo all'avvento di Carlo Borromeo in qualità di arcivescovo di Milano. Infatti, egli modificò l'istituzione ecclesiastica di Varese e contribuì a consolidare la fama del monastero di Santa Maria del Monte che da lì a poco avrebbe visto aprirsi una delle più importanti fabbriche artistiche della Lombardia. Nel 1816, il borgo viene insignito del titolo di città dall'imperatore Ferdinando I d'Austria, ma non riottiene il ruolo di capoluogo di provincia, e viene aggregata a Como. Nel 1816, finalmente, il borgo viene insignito del titolo di città dall'imperatore Ferdinando I d'Austria, ma non riottiene il ruolo di capoluogo di provincia, venendo aggregata alla provincia di Como. Il 23 maggio 1859 nell'ambito della seconda guerra di indipendenza i Cacciatori delle Alpi al comando di Garibaldi liberarono la città dagli Austriaci. Con l'avvento del partito fascista, nel 1927, si ebbe la costituzione della nuova provincia di Varese, che fu scelta da Mussolini come capoluogo. Contempora-neamente, il territorio comunale ebbe l'annessione di 9 comuni limitrofi: Bizzozero, Bobbiate, Capolago, Induno Olona, Lissa-go, Masnago, Sant'Ambrogio Olona, Santa Maria del Monte e Velate. - 26 - Originariamente insediamento Sicano, Catania, dopo il XIII secolo a.C., divenne sede di un grosso villaggio Siculo, rifondato come Kατάvη nel 729 a.C. da coloni Greci Calcidesi, guidati da Tucles. Nel 476 a.C., da Gerone I di Siracusa la conquistò e la chiamò Aitna. Dopo la morte del tiranno siracusano e la sconfitta di Trasibulo la città fu riconquistata dai Katanaioi che le rimisero il nome originario. Subì la conquista di Dionigi il Vecchio, poi, nel 263 a.C., fu conquistata dai Romani. Alla caduta dell'Impero Romano la Sicilia venne conquistata nel VI secolo dagli Ostrogoti di re Teodorico che si occupò della ricostruzione delle mura della città, utilizzando le pietre che costituivano l'anfiteatro romano[11]. Venne in seguito conquistata dai Bizantini, e nella prima metà del IX secolo dai musulmani. Nel 1071 viene conquistata dai Normanni che provvidero a ridarle la sede vescovile, con l'approvazione del papa Urbano II (bolla pontificia del 9 marzo 1092); sarà elevata a sede arcivescovile, Arcidiocesi di Catania, nel 1859. Fu poi governata dagli Svevi, periodo in cui si eresse il Castello Ursino e si crearono le figure amministrative che perdurarono fino al 1817. La città fu una delle sedi della côrte itinerante di Federico II di Svevia e da qui furono emanati editti e leggi di grande importanza. Alla fine del casato Hohenstaufen furono gli Angioini a prendere possesso della città, occupandola militarmente abusando spesso della popolazione locale. Lo scontento generato causò i moti dei cosiddetti Vespri Siciliani. Nel 1282, passò al ramo cadetto degli Aragonesi (in quanto la moglie di Pietro d'Aragona era nata a Catania) che fino a re Martino II di Sicilia fecero di Catania la capitale del Regno di Trinacria. Dopo la cancellazione del regno di Trinacria la Sicilia perse l'indipendenza e passò sotto i domini Spagnolo, Savoia e Borbonico. Nel 1622, Emanuele Filiberto di Savoia, viceré di Sicilia, con lettera ratificata da Filippo IV, aveva assegnato al Senato catanese funzioni pari a quelli di Palermo e Messina, concedendole una certa autonomia. Tra il 1816 e il 1818 acquisì lo status di Comune, lasciando quello di Urbs, in modo da essere governata da un Intendente, coadiuvato dal Segretario generale e dal Consiglio di Intendenza. Nel 1860 Catania entrò a far parte del Regno d'Italia. Oggi è uno dei principali comuni siciliani, capoluogo della provincia di Catania. La città di Catania è ottava tra le 27 città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i moti insurrezionali del 1848 e la fine della prima guerra mondiale nel 1918. (Continua) __________ Secondo lo storico greco Plutarco, il suo nome deriva da katane (cioè grattugia), per l'associazione con le asperità del territorio lavico su cui sorge, od anche dal protolatino katina (catino, bacinella) per la conformazione naturale a conca delle colline intorno alla città. L'etimologia resta comunque oscura: secondo altre interpretazioni, il nome deriverebbe dall'apposizione del prefisso greco katà- al nome del vulcano Etna (Aitnè, dal greco) (in modo che ne risulti "nei pressi di" o "appoggiata" all'Etna) Andropos in the world AESOPOS ET PHAEDRUS IN NAPOLETANO (Dal libro di F. Pastore “ Aìsopos, favole in napoletano ” ) ‗O CIUCCIO, ‗A VOLPE E ‗O LIONE (L‘amicizia co‘ putènte nu‘ porte proprie a niente) ‗Nu ciùccio e ‗na volpe, grandi amici, decisero di andare a caccia insieme. Trasèttere ndo‘ bosco assai felici, cu‘ ll‘aria di chi nessuno teme. Ma proprio là, tra piante e cacciaggiòne, t‘incontrano ‗nu cazzo di leone. ‗A volpe, ‗nfàme assai e un poco zòccola, vennètte l‘asino per vita e libertà. Vuttàje l‘amico ciuccio dìnte a ‗na trappola e s‘apprestàje a muoversi di là. Ma ‗o leone, per un senso di giustizia, prima, mangiàje ‗a volpe a colazione e po‘ pranzaje co‘ ciucce, a profusione. ʹ Όὶ ὰ ὼὶ ὲ Un asino ed una volpe fecero amicizia e insieme se ne andarono a caccia. Incontrarono un leone dall'aria minac-ciosa. La volpe intuì il pericolo che stava correndo, gli si avvicinò e cominciò a parlargli: si impegnava a consegnargli l'asino, in cambio della sua salvezza. I leone le promise la libertà: così la volpe condusse l'asino verso una trappola e ce lo lasciò cadere. Il leone, appena vide che l'asino era nell'impossibilità di fuggire, assalì per primo la volpe e poi, con calma, ritornò ad occuparsi dell‘ani-male che era caduto nella trappola.(Aἲ sopo – μύθο CCLXX ) Fabula docet (‘ύò: Chi vuole il male degli altri il suo è già preparato. Non c’è premio per una cattiveria. Lexicon necessarium: Trasettere: entrarono insieme. „nfame: infame; dal lat. in (negativo) + fama, cattiva reputazione. Vennètte: vendette, mise in vendita, alienò l‘amico. LO SAPEVATE CHE Il rumore prodotto da un aereo che oltrepassa il muro del suono non è inferiore a quello di una macchina che oltrepassa il muro di casa Alla centrale nucleare del Garigliano, una ventina di anni fa, successe qualcosa, mettendo a rischio un vasto territorio, dal Volturno al Circeo. Non molti lo sanno. Ma è possibile che ci sia stata anche una Cernobyl italiana. «E se anche non volessimo usare i toni della catastrofe come precisa Mauro Cristaldi, docente di anatomia comparata all’Università La Sapienza di Roma, gli effetti nefasti registrati nell’area sono innegabili e sufficientemente documentati». Numerosi farmaci di uso comune interferiscono con il sonno: gli antidepressivi, gli ansiolitici, gli estratti tiroidei, i broncodilatatori contro l’asma, i betabloccanti e gli steroidi. Persino i barbiturici e altri ipnotici possono portare rapidamente a una grave insonnia persistente. Un industriale della Brianza è stato arrestato per sbaglio dopo alcune intercettazioni telefoniche? I carabinieri sentendo far richieste al cellulare per 50 sedie o 100 sgabelli, hanno pensato subito ad un gergo per mascherare il traffico di dosi di droga. Il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna promuove un seminario di approfondimento dedicato all’opera dei poeti Dino Campana, Camillo Sbarbaro e Clemente Rebora, rivolto a studenti dell’Università di Bologna e a persone interessate alla conoscenza della poesia italiana del Novecento. Gli incontri (sei della durata di un’ora e mezzo ciascuno) si terranno ogni martedì a partire da martedì 26 ottobre e sino al 6 dicembre, dalle ore 18,30 alle ore 20,00 presso il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna e saranno condotti dal poeta Giancarlo Sissa. Il TOPONIMO Quaglietta è nato da aqua-electa (scelta per le acque), evoluto, nel 1200, in Quallecta, infatti, si legge in un documento medievale di Roberto de Quallecta (appunto, aqua –electa), da cui l’attuale Quaglietta. - 27 - Andropos in the world DENTRO LA STORIA: GLI ACCORDI DI PLOMBIERES (parte terza) LETTERA ESPLICATIVA DEL CONTE CAVOUR A VITTORIO EMANUELE Baden 24 luglio 1858. "Appena fummo usciti dalle vie di Plombières, l’Imperatore entrò nell’argomento del matrimonio del principe Napoleone, chiedendomi quali fossero in proposito le intenzioni di V. M. — Risposi che Vostra Maestà si era trovata in una posizione assai imbarazzante, allorché le comunicai le proposte fattemi da Bixio; imperocché Ella aveva avuto dei dubbî sulle intenzioni che egli, l’Imperatore, nutriva intorno a ciò; che, ricordando un certo colloquio avuto da V. M. con lui a Parigi nel 1855 intorno al principe Napoleone, e ai suoi disegni di matrimonio con la Duchessa di Genova, non sapeva bene apporsi. Aggiungeva che questa incertezza era stata aumentata dalla visita fatta a V. M. dal dott. Conneau, che, messo alle strette sopra questo argomento da Lei e da me, aveva dichiarato, non solo di non avere istruzioni su questo punto, ma anche di ignorare del tutto quello che l‘Imperatore ne pensasse. "Aggiunsi che V. M., benché avesse in grandissimo conto l‘adoperarsi quanto potesse per fargli cosa grata, avea una grande ripugnanza a maritare la sua figliuola a cagione della giovinezza di lei, e non sapeva imporle una scelta alla quale essa dovesse rassegnarsi. Che, quanto a V. M., se l‘Imperatore molto lo desiderasse, non aveva obbiezioni insuperabili contro questo matrimonio; ma che voleva lasciare intera libertà a sua figlia. "L‘Imperatore rispose che desiderava vivamente il matrimonio di suo cugino colla principessa Clotilde, che egli fra tutte preferirebbe un‘alleanza colla famiglia di Savoia, che se non aveva dato incarico a Conneau di parlarne a V. M. fu perché credeva di non dover fare pratiche verso di Lei senza essere prima certo che sarebbero state gradite. Quanto al colloquio con V. M. che io gli avevo ricordato, l‘Imperatore mostrò dapprima di non rammentarsene; poi, dopo qualche tempo, mi disse: "Mi ricordo assai bene di aver detto al Re, che mio cugino aveva avuto torto di chiedere la mano della Duchessa di Genova; ma era perché io stimava assai sconveniente che egli le facesse parlare di matrimonio pochi mesi dopo la morte di suo marito." "L‘Imperatore tornò più volte sull‘argomento del matrimonio. "Disse, ridendo, essere possibile che egli qualche volta avesse parlato male di suo cugino a V. M.; imperocché sovente era stato in collera con lui; ma che in fondo lo amava teneramente, perché aveva delle qualità eccellenti, e da qualche tempo egli si comportava in modo da conciliarsi la stima e l‘affezione della Francia. "Napoleone, aggiunse egli, vale molto più della sua riputazione; egli censura, ama di contraddire, ma ha ingegno, abbastanza giudizio e un cuore eccellente". — Ciò è vero; che Napoleone abbia ingegno V. M. ne poté giudicare, e io ne la potrei accertare pel molto conversare che ho fatto con lui. Che abbia giudizio, la sua condotta tenuta dal tempo dell‘Esposizione, che egli ha presieduto, lo prova. Finalmente che il suo cuore sia buono, la costanza serbata sia verso i suoi amici, sia verso le sue amiche, ne è una prova indiscutibile. Un uomo senza cuore non avrebbe lasciato Parigi in mezzo ai piaceri del carnevale per fare l‘ultima visita a Rachele, che moriva a Cannes, e ciò benché se ne fosse separato già da quattro anni. "Nelle mie risposte all‘Imperatore, mi sono - 28 - studiato sempre di non offenderlo, evitando però di prendere un impegno qualsiasi. A giornata finita, sul punto di separarci, l‘Imperatore mi disse: "Capisco che il Re abbia ripugnanza a maritare la sua figlia così giovane; perciò io non insisterò che il matrimonio abbia luogo subito; io sarei disposto ad aspettare un anno e più, se è necessario. Ciò che desidero è di sapere che cosa possa ripromettermi. Per conseguenza vogliate pregare il Re di consultare la sua figliuola, e di farmi conoscere le sue intenzioni in modo positivo; se consente al matrimonio, ne stabilisca il tempo; io non domando altra garanzia che la nostra parola reciprocamente data e ricevuta. CASO SOTER MULÉ : SESSO ESTREMO O SCIACALLAGGIO DELLA COMUNICAZIONE? La tragica morte della ragazza soffocata durante un perverso gioco erotico continua a tenere banco nelle trasmissioni radiotelevisive che mandano in onda, ad ogni orario, particolari piccanti della vicenda.“Chiediamo un intervento urgente dell‟Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) dichiara Corrado Stillo, responsabile dell‟Osservatorio per la Tutela e lo Sviluppo dei Diritti della Associazione “Giuseppe Dossetti: i Valori” - al fine di salvaguardare i minori dalla diffusione di notizie riguardanti il caso del gioco erotico che ha portato alla morte di una giovane di 24 anni, al ferimento di un‟altra ragazza e a un‟indagine della Magistratura. Sbattere in prima pagina notizie private su famiglie rispettabili, come quella della giovane vittima, è una violazione della Legge sulla privacy che, quando serve, spesso non trova applicazione”. La diffusione di particolari su pratiche sessuali estreme in trasmissioni messe in onda senza alcuna protezione sta violando apertamente le norme a tutela delle fasce deboli. “Invitiamo l‟Autorità - continua Stillo - non solo alla vigilanza sui diritti dei minori ma ad istruire procedimenti per l‟accertamento di eventuali violazioni delle regole a tutela dell‟infanzia e dell‟adolescenza. Mandare in onda trasmissioni che spiegano nei dettagli le pratiche shibari o del bondage in orari centrali della giornata costituisce non solo un pericolo di emulazione da parte dei giovanissimi ma anche un incentivo alla documentazione di tali pratiche, diseducative per i minori. Chiediamo all‟Autorità di porre al Comitato di applicazione del Codice di Autoregolamentazione Media e minori il grave tema sollevato e di avviare i procedimenti sanzionatori previsti per Legge”. (Ass. Culturale Nazionale ONLUS "Giuseppe Dossetti) Andropos in the world IMMAGINI D‘UN ALTRO TEMPO: CLARA JAIONE Il 5 ottobre del 2011 è venuta a mancare,in Roma, Xarla Jaione. Aveva appena 4 anni e già cantava, ballava e recitava con disinvoltura nel teatrino dell'asilo. Poi aveva studiato danza classica e aveva frequentato una filodrammatica: insomma, Clara aveva lo spettacolo nel sangue. Ammessa, nel 1947, al corso per nuovi cantanti di Radio Roma, all'esame finale le si seccò la voce in gola, ma Angelini la scelse ugualmente per la sua orchestra. Poi Clara passò alle cure di Armando Fragna, che scrisse per lei una serie di canzoni dai ritmi allegri e dai testi spiritosi che, tra il 1948 e il 1953 la fecero diventare una delle cantanti più amate dal pubblico. Nel 1947 venne ammessa al concorso per nuovi cantanti di Radio Roma e nonostante l'emozione fatta palesare nell'esame finale, il maestro Cinico Angelini la scelse ugualmente per la sua orchestra. Tra il 1948 ed il 1953 lavorò alla RAI con Armando Fragna, che scrisse per lei una serie di testi spiritosi, facendola diventare una delle cantanti più amate dal pubblico. Partecipò al Festival di Sanremo 1955 con Era un omino e Zucchero e pepe. Conosciuta anche per i brani Alle Terme di Caracalla, Arrivano i nostri e I pompieri di Viggiù, il suo viso sorridente fu utilizzato per la copertina del primo numero di Sorrisi e Canzoni TV. Spesso ospite nelle trasmissioni di Paolo Limiti, è tornata in televisione il 17 ottobre 2008 partecipando alla trasmissione di Raiuno I migliori anni, condotta da Carlo Conti; e il 26 febbraio 2009 per un'apparizione cantando I pompieri di Viggiù alla trasmissione di Raiuno Affari tuoi condotto da Max Giusti. Durante la trasmissione I migliori anni ha dichiarato che una delle sue migliori fan fu Clelia Garibaldi figlia di Giuseppe Garibaldi. Nel maggio del 2010 è apparsa nella trasmissione I soliti ignoti condotta da Fabrizio Frizzi in cui appariva come identità "cantava i Pompieri di Viggiù". Sempre nello stesso mese del 2010 ha tenuto un concerto a Roma, insieme ad altre colleghe, dedicato interamente agli anni '50. Riportiamo, una parte di “Siamo i cadetti di Guascogna”, ricordo che la canticchiava mia madre Dora, quando armeggiava con i fornelli, per preparare una delle sue sqiuisite minestre: Ecco qui, ecco qui è arrivato un quadrimotore, pieno di, pieno di indovinalo un po' di chi. Sono tre con il bianco mantello d'immacolato agnello sventolando il grande cappello ci cantano così: Noi siamo i cadetti di Guascogna veniam dalla Spagna, andiamo a Bologna! La pace che tutto il mondo sogna ognuno l'avrà se questa canzon con noi canteà". Ma quando le cose andavano proprio bene, allora, sentivo le note dei ―Pompieri di Viggiù: Viva i Pompieri di Viggiù che quando passano i cuori infiammano! Viva i pennacchi rossi e blu ... Viva le pompe dei pompieri di Viggiù! ____________ Per ascoltare le due canzoni: http://www.youtube.com/watch?v=KdugYq53jk&feature=player_detailpage#t=36s http://www.youtube.com/watch?v=PC5rUve4jtU&feature= player_detailpage#t=23s - 29 - Andropos in the world LEVIORA! Cose dell’altro mondo - Una ragazza splendida, veramente bella ha un serio problema: le puzza di cipolla a tal punto, che nessun uomo riesce a starle accanto... Un giorno un suo amico le dice: "Tranquilla ho trovato l'uomo per te". Lei stupìta: " Davvero? Com‟ è possibile?" “E' un bravo ragazzo che ha avuto un incidente stradale, in seguito al quale ha perso l'uso dell'olfatto. Quindi è perfetto! La ragazza entusiasta organizza subito una cenetta romantica. Il pasto va perfettamente, i due si conoscono, c'è subito feeling e finiscono a letto. Immediatamente si ritrovano nudi ed aggrovigliati; il ragazzo comincia a baciarla ovunque, ma arrivato “lì”, ha un attimo di esitazione ed esclama: "Ma puzzi di cipolla?" E lei stupita: "...ma non hai perso l'uso dell'olfatto? Come fai a saperlo?" E lui perentorio: " Cavolo, mi lacrimano trementamente gli occhi!” O ci fai o ci sei - Un vecchietto di 87 viene presentato al congresso della Lega Antialcoolica, e gli viene chiesto: - Lei ha mai bevuto?- Mai toccato un goccio d'alcool in vita mia! - risponde il vechietto. - Ecco spiegata la sua longevità! - esclama il Segretario della Lega Antialcoolica. - E ci dica, - gli domanda ancora il Segretario - come va la salute? - Va benissimo!- E la vita? Le sue giornate sono tranquille e felici? - Tranquille proprio non direi - fa il vecchietto – perché, ogni notte, mio padre torna a casa, ubriaco come una spugna, e mi sveglia sempre, con tutto il baccano che combina! Sui simpatici carabinieri - Un carabiniere incontra una donna in discoteca. Dopo qualche drink e qualche parola lui le propone:- Allora..si và a casa tua?Lei risponde: - Si però ho il ciclo!Lui la rassicura:- Non ti preoccupare io vengo con la ford!Quando il mondo è pazzo - Davanti ad una tomba un tale singhiozza: - Non dovevi morire, non dovevi morire, ma perché sei morto...!Un passante, commosso, lo vede e gli domanda: - Scusi signore, era vostro padre?-. - No!-Era vostro fratello?- No!- Ma chi era, per darvi tanto dolore la sua scomparsa?- Eera il primo marito di mia moglie!Quando ci si mette il destino - Un turista va in gita sull'appennino Lucano e trova un pastore con il suo gregge e gli fa:- Scusi... ma lei è Lucano?E quello:- No, no, io so LU-PATRONE!È vecchia, ma è sempre divertente - Dunque, stavi dicendo di aver avuto i brividi questa notte...- Sì - Ma ti battevano i denti?- No! Quelli li avevo sul comodino!- Freddure ed altro Il marito alla moglie:- Quando Dio creò l‟intelligenza, la mandò sulla terra sortto forma di pioggia. Tu sicuramente avrai aperto l‟ombrello -Zia, perche' non hai figli?-. -Perche' la cicogna non me li ha portati-. -E perche' non hai cambiato uccello?-. Lei: - Perché lo hai coperto con il giornale?- Lui:- Perché una cosa minima la fanno diventare enorme! Un bignè all'altro: - Come mai sei così felice oggi? - Sai, sono diventato babà! Cosa fanno due maiali sul divano? i porci comodi! – - Quando morirò, mi farò cremare -Perché mai?-Così, raccogliendo le ceneri, finalmente, qualcuno si deciderà a scoparmi!- - 30 - Andropos in the world Se vuoi evitare lungeNews attese e perdita Cancello ed Arnone tempo, Didi Matilde Maisto POSTA EXPRESS una soluzione d’informazione giovane e brillante di Spadea Maria Concetta Troverai cortesia, precisione, sollecitudie e… tanta convenienza! Posta express, in via Sabato Robertelli, 56/C 84128 Salerno cell.: 329.0268324 Cancello ed Arnone News Di Matilde Maisto una soluzione d’informazione giovane e brillante e-mail: [email protected] NOMI E TITOLI DELLA VERGINE DI Renato Nicodemo 2010, pag. 128 - euro 20 - Editore: Viva Liber Spedizione gratuita in Italia - 31 - La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua rivista virtuale sono patrocinate dalla Provincia di Salerno, dal Comune di Salerno, di Pagani e di S. ValentinoTorio e dagli Enti: Carminello, Nuove ANDROPOS IN THE WORLD (Acquisto Spazio/web del 26/04/06 - Aruba S.P.A.) Richiesta autorizz.ne al Tribunale di Salerno del 25.03.2008 tecnologie educative e SS. Corpo di Cristo. La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua rivista non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche. Perciò, agiscono nella totale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine della società civile e della vita,nel pieno rispetto per la persona umana e contro ogni forma di idiosincrasia. Pro pace, sempre contra bellum. Ai sensi e per gli effetti del D. Lg. 196/03, le informazioni contenute in queste pagine sono dirette esclusivamente al destinatario. È Vietato, pertanto, utilizzarne il contenuto, senza autorizzazione, o farne usi diversi da quelli giornalistici . I collaboratori, volontari, non percepiscono compenso alcuno e si assumono le responsabilità di quanto riportato nei propri elaborati. Dal Dettato costituzionale: - Tutti hanno diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure - (Art. 21) - La Costituzione italiana assume la cultura come valore fondamentale e inserisce tra i principi fondamentali la disposizione che impe-gna la Repubblica a promuoverne lo sviluppo. “Il patrimonio culturale di un Paese rappresenta la testimonianza visibile e tangibile della storia di quella Nazione…” - (art.9) Gli indirizzi e-mail in nostro possesso, in parte ci sono stati comunicati, in parte provengono da elenchi di pubblico dominio pubblicati in Internet, altri sono stati prelevati, da messaggi e-mail a noi pervenuti. Secondo l'articolo n. 1618 Par. 111 deliberato al 105° congresso USA, in conformità alla D.Lgs. 196/2003 ed a norma della Leg. 675/96, nel rispetto del trattamento dei dati personali, il suo indirizzo è stato utilizzato per l’invio della presente rivista. Comunque, per la sua rimozione basta una e-mail:CANCELLA. 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