ò
L‟ADOLESCENTE NELLA SCUOLA
seconda parte
ANNO VI N.RO 11
del 01/11/2011
* Sull’adolescenza
* Agar
* Afrodite
* Menandro
* I grandi misteri
* Nicodelate
* Rossini
* Sogno
* Sorgenti
* Proverbi e detti
* Momento tenero
* Pagina medica
* Note antropologiche
* Gino Latilla
* Dante in Argentina
* Donna nella letterat.
* L’Eros in Kafka
* V. Statella
* Dentro la città
* Critica letteraria
* Piatti tipici
* Eopo e Fedro in nap.
* Plombieres 4
* Lo sapevate che
* Clara Jaione
* Leviora
L‘adolescente sente il bisogno di essere valorizzato soprattutto in questo periodo,
caratterizzato da incertezze sulla propria identità psicologica e dalla ricerca di esperienze che favoriscono l‘autoconoscenza. La valorizzazione si realizza attraverso i
giudizi positivi e quele forme di incoraggiamento che tramettono
disponibilità, attenzione, fiducia, mentre si è attenti a certe affermazioni che rappresentano una sorta di segnali indiretti.
Purtroppo, nella scuola si sentono spesso frasi che esprimono
giudizi negativi come ―Tu non sarai mai…‖ o ―Tu sei solo un…‖,
che hanno l‘ unica funzione di rafforzare quei dubbi che un adolescente ha già in sé, o possono riattivare sensi di colpa sopiti,
con risonanze psicologiche dolorose sul futuro dell‘ adolescente.
I ragazzi hanno bisogno di comprensione in situazioni di difficoltà e di affaticamento, con conseguente caduta dell‘impegno, o temporaneo smarrimento, che agiscono
negativamente sull‘ interesse e sulla motivazione nell‘ affrontare certi temi.
Ma comprendere non vuol dire accettare come cosa naturale assenze, compiti fatti in
fretta e male e così via, significa discuterne senza drammatizzare, offrendo la possibilità di giustificare un risultato non soddisfacente, o aprendo la strada ad altre
possibilità operative.1
Molti insegnanti sono invece portati a ridurre sul piano della valutazione del
rendimento, lo spazio che dovrebbe essere dato a questo aspetto del rapporto personale,
consistente nella comunicazione delle eventuali difficoltà incontrate.
L‘impossibilità di esternare in qualche modo questi stati d‘animo, oltre a dare un
carattere impersonale al rapporto con l‘insegnante, induce a tensioni che influiscono
negativamente sulle prestazioni intellettuali che lo svolgimento del lavoro richiede.
Un insegnante, oltre ad avere la preoccupazione di ampliare il patrimonio delle
conoscenze, di stimolare lo sviluppo di certi atteggiamenti generali e di promuovere il
processo di socializzazione, ha il compito di trovare il modo di indirizzare nuovamente
verso le attività di studio quella parte di pensiero che si è indirizzata nella direzione
delle problematiche personali, con la conseguente caduta d‘interesse e di impegno per lo
studio.Un buon insegnante, per essere reputato tale, per far fronte a questi problemi di
perdita di energia e di dare loro in modo non intrusivo un aiuto per i loro problemi
personali proprio mentre si parla alla classe e di ―cose di scuola‖, si può proporre dei
temi che mentre sono rilevanti nella program-mazione, presentano anche per certi
aspetti del loro contenuto e per le modalità con cui vengono affrontati un collegamento
diretto con certi problemi personali presenti negli allievi. 2
Uno dei passaggi più significativi dell‘adolescenza è costituito dall‘ingresso alle
superiori. I ragazzi si accostano ad esso con un‘apprensione che non avevano provato
prima, nel transito dalla scuola elementare a quella media inferiore.Le medie superiori
operano una vera rottura con il passato e non è casuale che molte dispersioni scolastiche
avvengono proprio in questo momento.
Una delle grandi difficoltà di questo periodo è la scelta dell‘indirizzo scolastico e
ben pochi sono preparati a una decisione così importante. L‘ideale sarebbe che fossero i
ragazzi stessi a compierla ma, risultano quasi sempre incapaci di esprimere le proprie
preferenze, sia perché non conoscono i percorsi e gli sbocchi professionali, sia perché
non sono in grado di valutare le proprie attitudini e i propri interessi . 3
ù
Andropos
1) PETROLLI G.; ― I NUOVI ADOLESCENTI ―; RAFFAELLO CORTINA EDITORE.
2) POTITO D., BERNARDI V., BUZI F., LORINI R.; ―ADOLESCENTE FRA PSICHE E SOMA‖; UTET
3) PETTER, ―PROBLEMI PSICOLOGICI DELLA PREADOLESCENZA‖. ED. LA NUOVA ITALIA
-1-
Andropos in the world
LA DONNA NELLA STORIA
AGAR
La madre di Ismaele
La storia di Agar avuto luogo durante la tarda età del
bronzo tra il 2000 e 1550BC, corrispondente al periodo
del Medio Regno nella storia egiziana. Hagar è una
ragazza egiziana, dono del Faraone, che era schiava nella
casa di Sarah, moglie di Abramo.
Sara, moglie di Abram non può avere figli, perché
sterile, così ricorre a una schiava, Agar, il cui nome
significa straniero (Hager: ger… straniero), per avere una
propria discendenza. Sarai decide di dare Agar in moglie ad
Abramo, come previsto dalle leggi del tempo:
“Sara, moglie di Abramo, prese Angar l‟egiziana, sua
schiava, e la diede a suo marito come moglie. Egli si unì
ad Agar, che restò incinta, e quando vide che aveva concepito, guardò con disprezzo la sua padrona “. ( Genesi
16:1-6).
Agar, pur essendo data ―in moglie‖ al capo-clan, rimane
sempre nella condizione di schiava. Legalmente, tuttavia,
non diventa una concubina di Abram, ma veramen-te sua
moglie, esattamente come Sara.
La schiava partoriva ―sulle ginocchia‖ della padrona e
così il bambino simbolicamente nasceva quasi dal grembo
stesso di lei (Gn 30, 3), e così accade per Agar e Sara.
Così Agar partorì ad Abraamo (Gen 16; 25:12)
Ismaele, che significa ―Dio ha ascoltato‖. Ma c'era gelosia
fra Agar e Sara, e fra Ismaele e Isacco, e quindi Agar e
Ismaele furono cacciati via;
Sara si sente minacciata e infastidita dalla presunzione
e dalla superiorità della schiava. Agar vive così, una
situazione drammatica, di maltrattamenti e a causa di ciò è
spinta alla fuga verso il paese natio. Il verbo ―maltrattare‖
comprende in sé il senso di un‘oppressione dura e severa;
ecco perché Agar fugge, per salvare la propria vita dalla
padrona: “L'angelo del Signore la trovò presso una
sorgente d'acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di
Sur. Ed egli disse:- Agar, schiava di Sara dove stai
andando?- Ella rispose:- Io sono in fuga dalla padrona
Sara mia”.( Gen. 16:7-16).
Agar scappa nel deserto ma Dio la sostenne perché
Ismaele era comunque un figlio di Abraamo (Gen. 21:9-21)
ed qui che ella viene visitata dall‘angelo del Signore.
Nel deserto per la prima volta, Agar si sente chiamata per
nome, interpellata e parla. L‘incontro con l‘angelo è
avvenuto presso una sorgente, che secondo il Vecchio
Testamento, è un luogo dove si sperimenta l‘assistenza di
Dio quando l‘ uomo giusto è in difficoltà (Gd 15,19).
Agar fa ritorno da Abramo, ma quando nacque Isacco,
il figlio di Sara, l‘equilibrio tra le due si ruppe nuovamente:
chi sarebbe stato l‘erede ufficiale di Abramo?‖'Il bambino
crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto
nel giorno che Isacco fu svezzato. Ma Sara vide che suo
figlio giocava con il figlio dell‟egiziana e dice ad Abramo:
“Scaccia questa schiava con suo figlio, perché il figlio di
questa schiava non erediterà insieme con mio figlio
.
-2-
Isacco” (Gen. 21:8-14). Abramo era in disagio per l' espulsione di Agar e Ismaele
nel calore del deserto, dal momento che
avevano praticamente alcuna possibilità
di sopravvivenza. Ma il potere di Sarah su
di lui era ancora così forte che non potè ignorare il volere di sua moglie. Diede ad Hagar del pane ed un
otre di acqua, come per dire alla tribù che èra rimasta sotto
la sua protezione ed ai servi di Sarah che non avrebbero
potuto uccidere Hagar, quando sarebbe stata fuori dalla sua
vista e la mandò nel deserto. Quando l'acqua nella pelle
finì, Agar gettò il bambino sotto uno dei cespugli. Poi
andò a sedersi lontano, per non assistere alla morte del
bambino. Ma Dio non lo permise e fece comparire un
pozzo che dissetò entrambi. Lei e suo figlio continuarono il
viaggio, sapendo che potevano contare solo sull‘aiuto di
Dio. Nel deserto di Paran, Ismael crebbe forte e virile, poi,
quando arrivò il momento di sposarsi, Agar gli trovò una
moglie dal suo stesso popolo, non dal popolo di suo padre.
Secondo il Corano, Abramo, Agar e Ismaele furono gli
antenati delle nazioni arabe e del profeta Maometto.
Il Corano dice che fu alla Mecca che Dio salvò Agar e
suo figlio dalla morte per sete.
Il rito musulmano riflette la storia di Agar; ogni anno,
per tredici secoli, i musulmani nell‘eseguire l'Hajj, il più
grande pellegrinaggio del mondo, hanno ripercorso i passi
di Hagar, nella ricerca disperata dell'acqua.
Alla base di un certo pensiero dominante, la femminilità
costituisce un problema, e questa idea deve essere cambiata. Ma è impossibile che questa rivoluzione possa essere
attuata se non si riconsiderano certe fonti e certe filosofie.
(A cura di Andropos)
Il Centro Studi Scienze Antiche, delegazione
regionale per la Campania ed il Circolo Ufficiali
della Marina milititare di Napoli hanno presentato:
“Virgilio … mago napoletano”
tra leggenda e poesia, il percorso partenopeo del
Maestro della “selva oscura”.
La manifestazione si è svolta presso il circolo
ufficiali della Marina militare di Napoli, in via
Cesario Console,3. L‘attore Franco Gargia,
sabato 29 ottobre, ha letto brani classici, al un
folto pubblico, fortemente interessato. Relatrice
del convegno è stata Adriana Longarzo.
Andropos in the world
MITOLOGIA GRECO-LATINA
AFRODITE
Afrodite è la divinità greca dell'amore, inteso
anche come attrazione delle varie parti dell'universo
tra loro per conservare e procreare; simboleggia
l'istinto naturale di generazione e di fecondazione e
sotto questo aspetto è simile alla Ishtar babilonese o
all' Astarte fenicia. I Greci connettevano il nome di
Afrodite con la spuma del mare (afròs), dalla quale
ritenevano che fosse nata; diffusosi il suo culto in
Occidente, prima ad Erice in Sicilia e poi fino a
Roma, la dea venne onorata col nome di Venere(da
venus, venustas = bellezza).
Nella Teogonia di Esiodo si narra come Afrodite,
nata dal mare in una serena giornata di primavera,
venne portata dagli Zefiri prima a Citera, da dove su
una conchiglia fu trasferita a Pafo nell'isola di Cipro.
La stagione e il luogo: la primavera e il mare. La
stagione che ha dato il via al ciclo della vita sulla
terra è stata la primavera; dal Caos primigenio le
nascenti forme di vita trovarono la loro sede naturale
nel mare. Ecco congiunti la primavera e il mare per
generare Afrodite.
Il mito attribuiva alla dea diverse unioni con dei
(Efesto, Ares) e con mortali (Anchise, Bute, Adone).
Era venerata con vari epiteti che alludevano alla sua
qualità di suscitatrice della vegetazione (Anthéia), di
protettrice della navigazione (Pontìa), o dei combattenti (Areia, e in tal caso essa era venerata accanto
ad Ares); gli altri a lei frequentemente dati di
Ouranìa, "celeste" e Pandemos "di tutto il popolo
(Ἀ ὶ 
sono riferiti alla sua natura di dea dell'amore spirituale e
sensuale. La dea aveva un corteggio costituito dalle Ore,
dalle Cariti (o Grazie), da Eros, Potos (il desiderio), Imero
e Imene, dio delle nozze. I suoi animali favoriti erano le
colombe: un tiro di questi uccelli trasportava il suo carro;
ma le furono consacrati anche il serpente e l'ariete; quale
protettrice dei giardini le furono dedicate le piante e i fiori
di rosa e di mirto.
Fu per antonomasia la dea della bellezza quando
vinse la gara suscitata dalla dea della Discordia tra lei,
Era e Atena, promettendo al giudice, che era il figlio di
Priamo, Paride Alessandro, il possesso della donna più
bella del mondo, cioè Elena, moglie di Menelao, re di
Sparta; e creando così i prodromi della guerra di Troia.
Durante tutta la guerra ella accordò la sua protezione ai
Troiani e a Paride in particolare, e anche ad Enea, che
aveva generato con Anchise. Ma la protezione di Afrodite
non potè impedire la caduta di Troia e la morte di Paride.
Tuttavia riuscì a conservare la stirpe troiana e grazie a lei
Enea, col padre Anchise e il figlio Iulo (o Ascanio), riuscì
a fuggire dalla città in fiamme e a cercarsi una terra dove
darsi una nuova patria. In tal modo Roma aveva come
particolare protettrice Afrodite-Venere: ella passava per
essere l'antenata degli Iulii, i discendenti di Iulo, a loro
volta discendenti d'Enea, e perciò della dea. Giulio
Cesare dedicò un tempio alla Venus genitrix. Anche l'arte
figurativa s’ispirò particolarmente alla dea, che rappresentò l'essenza stessa della bellezza e l'espressione più
appassionata della gioia di vivere.
VESUVIOWEB.COM
Di Aniello Langella1
Cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, sulla vasta area tra il vulcano ed il mare La porta di Capotorre – Villa Angelica – Le
torri aragonesi – Vico Equense - Sorrento e Capri - I Funari – La villanella – Diz.rio torrese – Eros a Pompei – La lenga turrese Santa Maria di Costantinopoli a Torre del Greco di A. Langella- L’incendio vesuviano del 26 aprile del 72 – Il monastero della SS.
Trinità di Vico Equense – L’incendio vesuviano dell’aprile del 1872 – Soprannomi sarnesi di A. Mirabella – Il Vesuvio e la sirena –
Storie di lazzari e briganti – il Vesuvio tra il 21 ed il 23 – Lettere di un fante dal fronte russo – Tecniche edilizie e materiali nella
costruzione di Pompei – Il mestiere di conciaossa - Georg Braun e Franz Hogenberg ritraggono Napoli nel 1572.
NOVITA’ DEL MESE: Pietro Vitiello: Nord e Sud Salvatore Argenziano: „Na Maniàta Salvatore Argenziano: „Na funa ngànna
Flavia Russo: I bombardamenti alleati sul Vesuvio Salvatore Piccolo - Noa e la canzone napoletana
Salvatore Argenziano - Spruloquianno - Na tirata ‟i recchie
Aniello Langella - La Strada Regia delle Calabrie e il V miglio a Torre del Greco
Onofrio Melvetti - La chiesa di Santa Maria dell‟Ospedale
PARTE SECONDA
Aniello Langella - Il Vesuvio e l‟eruzione del 1861
CONTATTIweb: www.vesuvioweb.com - [email protected]
Indice generale: http://www.vesuvioweb.com/new/index4.php?obj=plan
Nato a Torre del Greco, nel 1978 si laurea in Medicina e Chirurgia alla Federico II di Napoli. In seguito, si specializza in Ortopedia e Traumatologia a Padova ed
in Riabilitazione a Trieste Assunto in Ente Ospedaliero Monfalcone, nel 2000, fonda il Gruppo Archeologico del Mandamento Isontino. Ha scritto numerose
pubblicazioni scientifiche e, da più di 30 anni, studia Torre ed il Vesuvio con amore e dedizione.
1)
CIF - CENTRO ITALIANO FEMMINILE – Sede di Salerno
Associazione nata nel 44, quale collegamento di donne e di associazioni d’ispirazione cristiana, per contribuire alla ricostruzione
del Paese, attraverso la partecipazione democratica, l'impegno di promozione umana e di solidarietà. Via G.Ruggi, 42 - Tel.
089.711.276 – FAX 089.845.348.9
CENTRO ANTIVIOLENZA – RISPONDE IL 1522
-3-
Andropos in the world
I COMMEDIOGRAFI GRECI
A cura di Andropos
La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή,
"odè", canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con
probabile riferimento ai culti dionisiaci . Peraltro, anche i primi ludi scenici romani furono istituiti, secondo Tito Livio, per
scongiurare una pestilenza invocando il favore degli dèi. I padri della lingua italiana, per commedia intesero un
componimento poetico che comportasse un lieto fine, ed in uno stile che fosse a metà strada fra la tragedia e l'elegia. Dante,
infatti, intitolò comedìa il suo poema e considerò tragedia l’Eneide di Virgilio. La commedia assunse una sua struttura ed
una sua autonomia durante le fallofòrie dionisiache e la prima gara teatrale fra autori comici si svolse ad Atene nel 486 a.C.
In altre città si erano sviluppate forme di spettacolo burlesche, come le farse di Megara, composte di danze e scherzi.
Spettacoli simili si svolgevano alla corte del tiranno Gerone, in Sicilia, di cui purtroppo, non ci sono pervenuti i testi.
Secondo Aristotele, i primi autori di testi teatrali comici furono i siciliani Formide ed Epicarmo, per cui, la commedia
siracusana precedette quella attica. Di Epicarmo ci restano pochi frammenti di un'opera comica (mimo). A differenza della
tragedia greca, che iniziò il suo declino negli anni immediatamente successivi alla morte di Euripide, il genere comico
continuò successivamente a mantenere per molto tempo la propria vitalità, sopravvivendo fino alla metà del III secolo a.C.,
adattandosi sia a cambiamenti politici, che culturali e sociali.
I commentatori antichi distinsero tre fasi della commedia greca: quella arcaica, che va dalle origini, al IV secolo a.C.; la
commedia di mezzo, che va dal 388 a.C., all'inizio dell'Ellenismo (323 a.C.); la commedia nuova, che coincide con l'età
ellenistica. Dopo l'ultima fase, il genere comico continuò all'interno della cultura latina, con i commediografi latini, autori
delle “palliate”. Il maggiore rappresentante della commedia attica è Aristofane l'unico commediografo di questo periodo, di
cui ci siano pervenuti testi completi. Egli utilizzò elementi fantastici e introdusse la satira politica fino all'attacco personale,
secondo il principio dell' ὀνομαζηὶ κωμῳδεῖν, cioè ironizzare su di una persona attraverso il suo nome. La Commedia Attica
di mezzo ebbe tra i suoi maggiori esponenti Antifane, Anassandride e Alessi. In questo periodo, il teatro comico perde le sue
caratteristiche di satira politica e si orienta verso commedie "disimpegnate". I protagonisti sono personaggi tratti dalla realtà
quotidiana, specialmente gli umili. Nella commedia Attica di mezzo è presente anche un capovolgimento comico di episodi
mitologici, una sorta di "parodia mitologica".
L'ultima fase della commedia attica coincide con l'età ellenistica. I temi della commedia si adattano alla nuova realtà,
spostandosi dall'analisi dei problemi politici all'universo dell'individuo. I personaggi rientrano tutti in uno schema, che
diventerà tipico nella commedia romana e, più tardi, nella commedia dell'arte: i giovani innamorati, il vecchio scorbutico, lo
schiavo astuto ed il crapulone. Il maggior esponente della commedia nuova è Menandro (IV-III secolo a.C.).
MENANDRO - Menandro scrisse ad Atene settant'anni dopo la morte di Aristofane: la società greca aveva subito enormi
cambiamenti. Egli fu il massimo esponente della Commedia Nuova. L'Ellenismo era un periodo in cui il ruolo predominante
dell'intellettuale non si concretizzava nella partecipazione attiva alla vita politica in senso stretto, bensì nell'intrattenimento
di un pubblico elitario. La produzione menandrea mal si adatta all'interesse politico, egli intende attuare un'indagine
sull'uomo, attraverso uno squarcio nel quotidiano da cui possiamo tutti noi trarre i tratti più autentici dell'individuo comune.
Le sue opere sono: Aspis ("Lo Scudo"; pervenuta per circa una metà) - Georgos ("L'Agricoltore") - Dis Exapaton ("Il Duplice Ingannatore") Dyskolos (l'unica opera pervenuta nella sua interezza) - Encheiridion ("Il Manuale") - Epitrepontes ("L'Arbitrato"; pervenuta in gran parte) Heros ("L'Eroe") – Hypobolimaios - Karchedonios ("Il Cartaginese") -Kitharistes ("Il Citaredo") – Kolax Koneiazomenai - Leukadia – Methe –
Misoumenos - Naukleros ("Il Capitano della Nave") – Orge - Perikeiromene ("La donna tosata") – Perinthia - Plokion ("La Collana") Pseudherakles ("Il falso Ercole") - Samia (La donna di Samo) - Sentenze. Non una commedia ma una raccolta di aforismi di
saggezza popolare, sulle donne, l'amicizia, l'educazione, la fortuna. - Sikyonioi o Sikyonios – Synaristosai - Phasma ("Il
Fantasma") – Theophoroumene – Trophonios.
Dyskolos ( δύσκολος )
TRAMA: La storia dello scorbutico agricoltore
Cnemone, che rifiuta qualsiasi rapporto umano
perche' non sopporta le chiacchiere, le smancerie e
le menzogne e che solo alla fine, ridotto a malpartito dalla caduta in un pozzo, nel tentativo di
recuperare un secchio ed una zappa sfuggiti alla
serva malaccorta, accetta di rappacificarsi con la
moglie ed il figliastro, di concedere la figlia in sposa
al suo tenace spasimante e persino di partecipare ai
festeggiamenti per le nozze. Ia storia e' raccontata
con una ricchezza di toni e di dettagli e con una
sottile, impalpabile combinazione di umorismo e di
malinconia che si e' tentati di definire. La commedia
si conclude con il doppio banchetto nuziale, a cui Geta
(un servo) e Sicone (il cuoco) trascinano a forza il
riluttante Cnemone, beffandosi di lui.
-4-
Come verso il protagonista di un quasi
omonimo lavoro di tanti secoli dopo, "Il
misantropo" di Moliére, anche nei confronti di
Cnemone siamo sospesi tra la solidarieta' , la
commiserazione ed il riso, non sappiamo se
condividere le sue ragioni o trovarle bizzarramente
fuori luogo e dunque comiche. E proprio in quest'
irriducibile ambivalenza sta, anche in questo caso,
il segreto della singolarita' e del fascino della
commedia. A differenza di ciò che avveniva nella
commedia antica e di mezzo, l'azione si svolge in una
dimensione per così dire "borghese" (seppure il
protagonista sia un contadino), concentrandosi su un
fatto d'amore che, apparentemente, sembra diventare il
soggetto dell'opera, mentre in effetti è l‘estrinsecazione
di peculiarità caratteriali, che determinano l‘intreccio.
SINOSSI:)
Andropos in the world
I GRANDI MISTERI
Il mistero delle spoglie di Napoleone Bonaparte
Alle cinque e quarantanove del mattino, del 5 maggio
1821 muore uno dei più grandi uomini della storia
moderna: Napoleone Bonaparte. La sua morte apre un
enigma: sono molti gli studiosi a pensare che in realtà
Napoleone non sia morto di cancro allo stomaco, come ci
racconta la storia, ma che sia stato avvelenato; secondo
altri, l‘Imperatore sarebbe addirittura scappato dall‘isola di
Sant‟Elena per trascorrere i suoi ultimi giorni in Louisiana,
nel sud degli Stati Uniti. Allora, nella sua tomba c‘è
veramente lui o si tratta di un sosia? Dopo la sconfitta di
Waterloo, gli inglesi spedirono Napoleone in esilio a
Sant‘Elena, un‘isoletta sperduta nell‘Oceano Atlantico. Ma
i suoi cinque anni circa di allontanamento dalla patria,
furono per lo più caratterizzati da un veloce declino fisico
che insospettì molti studiosi. Inoltre, grazie all‘esame di
alcune ciocche di capelli dell‘Imperatore si è scoperto che
crescenti dosi di arsenico furono assunte da Napoleone
stesso. Ma allora chi può essere stato l‘assassino del
Bonaparte?
Certamente la lista dei possibili sicari è cresciuta di
anno in anno. Per molto tempo si è creduto che uno degli
assassini dell‘Imperatore fosse il Generale inglese Hudson
Lowe, suo carceriere ed acerrimo nemico. Ma i sospetti si
concretizzarono, poi, sul medico Francesco Antomarchi.
Ultimamente, ha preso quota l‘ipotesi che il sicario di
Napoleone fosse in realtà un influente membro della piccola
corte di Sant‘Elena e cioè il Maresciallo di Francia, Conte
Charles Tristan de Montholon. Il possibile movente deve
essere ricercato nel fatto che i Borbone, appena tornati sul
trono di Francia, fossero timorosi che un personaggio come
Napoleone potesse soppiantarli ancora. Altri sostengono
che il Maresciallo di Francia, sommerso di debiti, volesse
incassare al più presto la quota d‘eredità che Bonaparte
aveva intenzione di lasciare a tutti coloro che avevano
voluto seguirlo in esilio. Ma il mistero si infittisce quando il
15 ottobre 1840, a Sant‘Elena, il corpo venne riesumato per
essere trasporatato in Francia.
Ricordiamo che dopo la morte di Napoleone venne-ro
redatti molti documenti ufficiali, tra cui un‘autopsia. Le
pratiche per l‘inumazione subirono una brusca accelerata a
causa del clima caldo ed umido dell‘isola che non
permetteva di conservare a lungo il corpo. Inoltre,
l‘Imperatore fu completamente rasato sia sul volto che sul
cranio e fu vestito con l‘uniforme da parata, mentre il
classico cappello con la coccarda tricolore fu adagiato sulle
gambe. Infine, nella bara furono posti due vasi d‘argento
conteneti il cuore e lo stomaco di Napoleone; la cassa di
metallo fu inserita in un secondo sarcofago di piombo ed in
una terza di legno.
Nel 1840 Luigi Filippo d‟Orleans decise di far ritornare le spoglie di Napoleone in patria e a tale scopo inviò
una delegazione francese a Sant‘Elena, che comprendeva
alcuni superstiti della piccola corte, che erano stati vicino
allo stesso Bonaparte frino alla morte, con il compito di
prendere in consegna le spoglie dell‘Imperatore. Alla riapertura della bara i testimoni videro qualcosa di diverso da
quello che si aspettavano: innanzitutto il corpo era in un
perfetto stato di conservazione e in posizione diversa; i vasi
non si trovavano più agli angoli della bara ma tra le gambe;
inoltre, sul volto e sul cranio si notavano barba e capelli.
Ma la cosa più sconvolgente è rappresentata dal fatto che
non si contavano più tre bare bensì quattro. Allora chi era
sepolto al posto di Napoleone?
Molti sono concordi nel pensare che i responsabili della
sostituzione fossero stati gli inglesi, bramosi di portare il
corpo dell‘Imperatore in Inghilterra. Infatti, anche lo stesso
Napoleone temeva che gli inglesi non gli accordassero il
suo ultimo desiderio, quello di essere seppellito a Parigi,
sulle rive della Senna: Ho desiderato più volte la morte.
Non la temo. Per me morire entro quindici giorni sarebbe
una fortuna (…). La sola cosa da temere è che gli inglesi
vogliano conservare il mio cadavere e seppellirlo a Westminster. (Napoleone, 27 marzo 1821). Infine, è da notare
che, a Les Invalides, le tombe dei due fratelli di Napoleone
sono ricoperte di nomi e fregi; mentre su quella dell‘Imperatore non c‘è nulla. Allora, come è possibile una cosa
del genere? Dove sono finite le spoglie di Napoleone Bonaparte, Imperatore dei Francesi? ( A cura di M. de Boris)
COME FOGLIA
Vorrei tornare indietro
e, come foglia,
mi guidi pure il vento,
a modo suo,
a suo piacimento!
Dall‘albero madre mi rimuova
conducendomi li
dove lui vuole.
Nel mio percorso,
incontrerei altre foglie
ed altre ancora,
per strada e sulle soglie.
Conoscerei così
dei luoghi nuovi,
o finirei dove nessuno agogna:
in un‘atra ed oscura fogna.
Ma non avrei gambe, né pensiero;
non dovrei vergognarmi,
o esser fiero d‘aver mutato,
come un ―Guerrin Meschino‖,
la sorte mia o il mio destino.
Ermanno Pastore
-5-
Andropos in the world
NICODEMATE
LE QUOTE ROSA
Est modus in rebus (Orazio)
Nuje simmo serie… appartenimmo „a morte!
(Totò)
All‘inizio di ottobre è morto a soli 56 anni per un male
incurabile Steve Jobs, il magnate della Apple, ―l‘ingegnere
dei nostri sogni‖ ed è stato del tutto naturale che i media
abbiano riportato con evidenza la notizia.
S‘è detto che le sue invenzioni hanno cambiato il
mondo. Ed è vero; c‘è solo da chiedersi se tutte le
invenzioni che cambiano il mondo lo fanno in meglio. Il
grande Tolkien, ad esempio, ritiene che il progresso materialista porta ad un abisso spalancato e alla Corona di Ferro
del potere del Male.
Saremo dominati dalla tecnica come profetizzò Spengler, ma c‘è poco da gioire nell‘essere dominati.
Personalmente l‘ho conosciuto in occasione della sua
morte non essendo un patito delle moderne tecnologie: me
ne servo (computer, telefonino) per il minimo indispensabile. Anche perché preferisco essere connesso con la realtà
e sconnesso col mondo e non viceversa e preferisco avere
pochi amici in carne e ossa nel paese in cui vivo e non
cento virtuali sparsi in tutto il mondo.
Continuo inoltre a sfogliare e leggere libri e giornali di
carta: questa rivista prima di leggerla me la stampo!
Quello che mi ha disgustato e portato a scrivere queste
note è stata la ―mitologia dell‘insulsaggine‖ che ne è seguita da parte di un Corriere della sera o di un Jovannotti
e di molti altri.
Il primo ha titolato uno dei suoi numerosi pezzi ― A
Cu-pertino come da Madre Teresa‖ ed ha subito curato
l‘usci-ta di un instant book sulla sua rivista.
Il secondo ,Jovannotti , sulla Stampa l‘ha salutato come
―l‘eroe che crede che la vita finisce solo quando finisce,
neanche un attimo prima‖, che mi ha richiamato alla memoria i versi dei soldati di La Palisse in cui si diceva che
il loro capo un quarto d‘ora prima di morire era vivo!
Altre sue banalità sono:‖Nella vita tutto serve‖, che fa
pensare al maiale di cui non si butta niente o ―nessuno vuol
morire, ma alla morte nessuno è sfuggito‖, cosa che sapevamo già perché detta quasi un millennio fa da s.
Francesco: ―da la morte corporale nullo homo vivente po‘
skappare‖. Una frase , invero, ha detto, a quanto mi risulta,
veramente efficace ―Continuate ad avere fame,.Continuate
ad essere folli‖, ma non è sua: è di Steward Brand!
Le sinistre anti capitaliste hanno pianto un magnate del
capitalismo divenuto ultra miliardario, mentre lo scienziato
Sabin, che ha sconfitto la poliomelite, non volle brevettare
la sua scoperta regalandola così a tutti i bambini del
mondo! Per la verità lo stesso Nichi Vendola ha dovuto
criticare un manifesto di addio a Jobs col simbolo del suo
partito fatto affiggere dalla federazione romana.
-6-
Civiltà cattolica l‘ha accostato a s. Ignazio di Loyola,
perché i due hanno in comune l‘invito a cercare sempre di
realizzare i propri desideri senza lasciarsi distrarre dalle
futilità dell‘esistenza e avere una coscienza chiara del fine.
Se è per questo a s. Ignazio possono paragonarsi tutti i santi
e tutti i grandi uomini della Terra!
Un telegiornale titolò: ―E‘ ora? Come sarà il mondo
senza di lui?‖. Ha ragione Antonio Socci di suggerirci di
stare tranquilli: sarà esattamente come prima. ―Se l‘umanità
– ha continuato – ha superato perfino la scomparsa
dell‘inventore della lavatrice, ce la farà anche stavolta‖.
Il primato delle stupidaggini personalmente lo assegnerei
a Direttore di Repubblica che si è lamentato del fatto che in
Italia si parlava di intercettazioni mentre era morto Jobs!
(Che rapporto ci sia tra le intercettazioni e Jobs è difficile
intuirlo).
Ripeto: non lo conoscevo, ma sono certo che molti di
quelli che lo hanno santificato non sanno che il pc fu
inventato in Italia nel 1963 da un gruppo di ingegneri della
Olivetti guidati da Pier Giorgio Pierotto, gruppo che
inventò anche il supporto magnetico che portò il floppy
disc. Così, come penso che molti non conoscano padre
Eugenio Bosanti e Felice Matteucci o Federico Faccin. I
primi due inventarono e brevettarono il motore a scoppio
che cambiò la nostra vita forse più di Jobs. Ad Italo Faccin
si deve invece il progetto del primo microprocessore che
permette il funzionamento dei computer e di tutti i
congegni elettro-nici, iPhone incluso!
E che dire (cito a caso) di Otis (ascensore), Wright
(aereo), Rontgen (Raggi X), Carrier (condizionatore d‘aria),
Edison (lampadina), Braille (scrittura per ciechi), Meucci
(telefo-no), Marconi (radio) e tanti altri che con le loro
invenzioni ci hanno permesso di vivere più a lungo e
comodamente?
Poco tempo fa è morto Wilson Greatbatch, l‘ingegnere
inventore del pacemaker, che ha salvato e salverà più vite
dell‘iPod. Chi dei lettori lo conosceva? Chi ha letto della
sua morte? Penso nessuno!
Conclusione: la scomparsa di una persona ci rattrista, se
è importante deve essere ricordata degnamente, ma davanti
alla Maestà della Morte ci vorrebbe più carità, più compostezza, più serietà, più silenzio.
Renato Nicodemo
_______________________________________
Renato Nicodemo: nato a Laurito, è laureato in Pedagogia e Dirigente scolastico.
Abilitato per l‟ insegnamento delle lettere, è autore di articoli pedagogicodidattici, di
legislazione scolastica e noterelle. Appassionato di studi mariani, cura la pagina
mariana di alcune riviste cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni;qui di
seguito alcuni titoli: La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina Commedia,
Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel pae-se, I nuovi programmi della scuola
elementare, Verso i nuovi Orientamenti ,
Andropos in the world
STORIA DELLA MUSICA
LA NASCITA DEL MELODRAMMA
Giovacchino Antonio Rossini
IL Melodramma (dal greco μέλος = canto o musica + δράμα
= azione scenica) è sinonimo di opera lirica, nata a Firenze
nel XVI secolo circa. Il termine è talvolta utilizzato anche per
indicare il libretto di un'opera (ad esempio, ci si riferisce
comunemente ai libretti di Pietro Metastasio usando la parola
"melodrammi"), inter-pretando l'etimologia come dramma per
canto anziché come abbinamento di canto e azione.
La prima parte della sua vita fu come uno dei suoi
celeberrimi, travolgenti crescendo (compose la prima
opera all'età di quattordici anni); poi - come per iniziare
una seconda esistenza - vennero il precoce ed improvviso
abbandono del teatro, la depressione e il ritiro nella pace
della campagna parigina di Passy, con molte pagine di
musica ancora da scrivere.
Nato tre mesi dopo la morte di Wolfgang Amadeus
Mozart, il Cigno di Pesaro - come fu definito - impresse al
melodramma uno stile destinato a far epoca e del quale
chiunque, dopo di lui, avrebbe dovuto tener conto; musicò
decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse
alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie.
La sua famiglia era di semplici origini: il padre Giuseppe - detto Vivazza (morto il 20 aprile 1839) - fervente
sostenitore della Rivoluzione francese, era originario di
Lugo (Ravenna) e suonava per professione nella banda
cittadina e nelle orchestre locali che appoggiavano le
truppe francesi d'occupazione; la madre, Anna Guidarini,
era nata ad Urbino ed era una cantante di discreta bravura.
In ragione delle idee politiche del padre, la famiglia
Rossini fu costretta a frequenti trasferimenti da una città
all'altra tra Emilia e Romagna. Così il giovane Rossini
trascorre gli anni della giovinezza o presso la nonna o in
viaggio fra Ravenna, Ferrara e Bologna dove il padre era
riparato nel tentativo di sfuggire alla cattura dopo il
restauro del governo pontificio. Ed è proprio a Bologna,
dopo aver appreso qualche rudimento dai fratelli Malerbi a
Lugo, che si avvicina alla musica ed in particolare allo
studio del canto (fu contralto e cantore all'Accademia
filarmonica) e della spinetta presso Giuseppe Prinetti, suo
primo maestro.
È il 1800 e Rossini ha otto anni; a quattordici (1806), si
iscrive al Liceo musicale bolognese, studia intensa-mente
composizione appassionandosi alle pagine di Haydn e di
Mozart (è in questo periodo che si guadagna l'appellativo
di tedeschino), mostrando grande ammirazione per le
opere di Cimarosa e scrive la sua prima opera (Demetrio e
Polibio, che sarà rappresentata però soltanto nel 1812).
Conosce Isabella Colbran, cantante lirica, maggiore di età,
che sposerà a Castenaso il 16 marzo 1822 e da cui si
separerà intorno al 1830.
A neanche vent'anni tre sue opere sono già state rappresentate e la quota, un anno dopo, salirà a dieci.
L'esordio ufficiale sulle scene era avvenuto nel 1810 al
Teatro San Moisè di Venezia con La cambiale di
matrimonio.
Nel ventennio successivo Rossini compose una
quarantina di opere, arrivando anche a presentarne al
pubblico 4 o 5 in uno stesso anno; in occasione delle prime
rappresentazioni dei suoi lavori, il pubblico italiano gli
riserverà accoglien-ze controverse. Si passò infatti da
straordinari successi (La pietra del paragone, La gazza
ladra, Zelmira, Semiramide) ad accoglienze freddine e
perfino a clamorosi insuccessi, tra i quali è divenuto
storico quello del Barbiere di Siviglia, in occasione della
cui "prima" al Teatro Argentina di Roma, nel 1816, vi
furono addirittura dei tafferugli, causati con ogni
probabilità dai detrattori del Maestro pesarese; l'opera ebbe
infatti un grande successo pochi giorni più tardi. Sempre
del 1816 è poi l'opera Otello (da cui sarà ricavata poi parte
della musica del Duetto buffo di due gatti, brano per
soprano erroneamente attribuito a Rossini).
Semiramide (1823) è stata l'ultima opera di Rossini a
debuttare in Italia. Dopo la sua rappresentazione il compositore si trasferì a Parigi, dove le sue opere furono
accolte quasi sempre in modo trionfale. Guglielmo Tell rappresentato a Parigi il 3 agosto 1829 con il titolo
francese di Guillaume Tell - sarà la sua ultima opera.
Rossini smise di comporre per il teatro lirico all'età di
trentasette anni, dopo il Guglielmo Tell, ritirandosi dalla
mondanità a vita privata. Nonostante ciò continuò fino
all'ultimo a comporre musica, per sé, per Olympe Pélissier
(sposata in seconde nozze nel 1846, dopo la morte della
Colbran, avvenuta l'anno prima) e per gli amici. Nella
produzione dell'ultimo Rossini ci sarà inoltre spazio anche
per quelli che egli stesso definì autoironicamente i suoi
«Péchés de vieillesse», semplici senili debolezze. L'ultima
sua composizione di rilievo fu la Petite messe solennelle
(1863) per dodici cantori di tre sessi, uomini, donne e
castrati, due pianoforti ed armonium. Rossini era un
amante della buona cucina. Sin da bambino - secondo i
suoi biografi - avrebbe fatto il chierichetto essenzialmente
per poter bere qualche ultima goccia del vino contenuto
nelle ampolline della Messa. Ma, lo si capisce facilmente,
questa asserzione - pure riportata in passato - ha il sapore
della leggenda che, nel tempo, si è costruita attorno ad un
personaggio sicuramente dalle molte sfaccettature e ricco
di ironica originalità.
Morì a Parigi, il 13 nov. del 1868, le sue spoglie,
traslate dal cimitero parigino del Père Lachaise e traslate in
Italia, riposano definitivamente nella Basilica di Santa
Croce, a Firenze.
_____________________________________
Overture, dal Barbiere di Siviglia:
http://www.youtube.com/watch?v=dhL1nLuXN4o&feature=player_detailpage
-7-
Andropos in the world
PER IL RACCONTO DEL MESE
SOGNO
―Contessa, che è mai la vita? // E' l'ombra d'un sogno fuggente. //
La favola breve è finita, // il vero immortale è l'amor. ―
(Jauffré Rudel)
Ero fortemente depresso, quando l‘inserviente chiuse la
porta alle sue spalle.
- Buona notte signore - Buonanotte! – risposi piuttosto bruscamente, come a dire: Sei ancora qua?- Diedi un rapido sguardo alla stanza e mi
diressi verso il balcone, piuttosto ampio e quasi spropositato
rispetto alle dimensioni dell‘ambiente.
Un terrazzino, pavimentato con piccole mattonelle rosse,
si affacciava sull‘ampia piscina dell‘hotel, mentre, più lontano
si godeva l‘ampia distesa del magnifico mare di Porto Cervo,
oltre la stradina che portava a San Pantaleo. Il Country
Sporting Club dominava dall‘alto il porto vecchio e guardava,
a sinistra, verso un ampio tratto di costa, caratterizzata da una
generosa insenatura, dal mare di un azzurro intenso.
Bussarono alla porta. Mi seccai e non mi mossi. Bussarono
ancora e fui costretto ad aprire.
– Sono il tecnico dell‘Hotel, le chiedo scusa ma dovrei
controllare l‘impianto di aria condizionata- Se è proprio necessario !- risposi piuttosto alterato.
- Avrebbero dovuto già provvedere, lo so, ma mi sbrigherò
subito signore, mi scusi tantoRitornai sul terrazzino e mi accesi una sigaretta, pensando
rapidamente a tutti quelli che non potevano provare quel tipo
di piacere.
La Sardegna, quella vera, stava al di là dei giardini
lussureggianti e delle gigantesche piscine. Quel paradiso
artificiale nascondeva antiche e nuove miserie, ulivi contorti e
terreni aridi, bruciati dal sole di luglio.
Con questi pensieri mi accomodai sulla sdraio e, mentre un
coro di cicale inseguiva il vento tra le rocce ed il mare, senza
che me ne accorgessi, mi addormentai, sotto il benefico effetto
della calda carezza del sole al tramonto.
Mi svegliai di soprassalto al trillo del citofono, era la direzione
che mi chiedeva se desiderassi la cena in camera.
Guardai l‘ora: avevo dormito parecchio!
Decisi di fare una doccia, nell‘attesa che mi portassero la
cena e mi diressi verso il bagno, sperando che tutto fosse a
posto. L‘acqua mi massaggiava le spalle e la nuca,
procurandomi un piacere sottile ed un leggero brivido lungo la
spina dorsale; sembrava che anche i miei pensieri si stessero
sciogliendo sotto il potente getto della doccia. Il viaggio sul
traghetto era stato snervante, anche se piuttosto veloce per
quel tipo di imbarcazione, ma l‘arrivo ad Olbia fu addirittura
allucinante, per il caos e la disorganizzazione nella gestione
degli arrivi e delle partenze. Un mezzo giro della manopola e
l‘acqua divenne più fredda, portando via tutto il torpore del
riposo pomeridiano.
Mi asciugai rapidamente ed uscii sul balcone scalzo e con
i capelli ancora umidi. Un accappatoio intorno ai fianchi
copriva le mie nudità. Accesi una sigaretta e guardai verso la
piscina: le coppie più anziane, in galleria, ascoltavano la
musica, mentre altri passeggiavano nell‘ampio parco dell‘hotel. Una splendida luna lasciava intravedere i contorni
frastagliati delle alture, mentre in lontananza si distinguevano
-8-
nettamente le luci dei lussuosi panfili che si accostavano per
ormeggiare. Bussarono. Era la mia cena: ostriche, bottarga ed
una buona bottiglia di vermentino . Erano circa le ventitré
quando bevvi l‘ultima goccia. Dal salone mi giungevano le
note di ―L‘emozione non ha voce‖ di Celentano, mentre una
coppia di spagnoli stava bisticciando nella stanza accanto.
Ebbi voglia di uscire.
Scesi rapidamente gli scalini che contornavano la piscina
e mi ritrovai nel salone quasi vuoto, ad eccezione di quei pochi
che sedevano al bar per le ultime consumazioni. Attraversai la
hall pressoché deserta e mi immisi sulla strada che portava al
porto vecchio, costeggiando un centro commerciale ed un
villaggio. Lì, a sinistra, dopo un‘ampia curva, una siepe di
oleandri mi separava dalla parte alta del molo. Scesi
rapidamente le scale che, attraverso un parcheggio privato mi
portavano alla grande piazza; la raggiunsi. Guardai distrattamente le numerose boutiques che esponevano marchi prestigiosi, fermandomi allo sportello elettronico per un piccolo
prelievo.
Attraversai la piazza e mi fermai, sedendomi sul muretto
che guardava il mare: sotto era ancora un brulichio di persone,
mentre un odore intenso di pesce fritto saliva dai ristoranti sul
molo.
Una trentina di grosse imbarcazioni riposavano dolcemente sul
mare tranquillo, che, al largo, diventava d‘argento, mentre le
bandiere carezzavano le aste per l‘assenza del vento, ma l‘aria
era fresca e leggera. Mi alzai e mi diressi verso uno dei due
bar, accomodandomi pesantemente. Venne il cameriere. Chiesi
un liquore tipico della Sardegna, una sorta di rosolio ai mirtilli,
speciale se servito con ghiaccio. Sorseggiai lentamente e mi
riconciliai con il mondo intero.
Erano circa le due, quando mi misi a letto e mi addormentai di
lì a poco, contemplando quel paesaggio lunare che generosamente mi mostrava il balcone completamente spalancato.
Mi svegliai di soprassalto: rumori piuttosto violenti provenivano dalla stanza accanto. Guardai l‘ora: erano le quattro e
trenta del mattino.
Ora mi giungevano distintamente suoni concitati e grida
soffocate, come se si stesse compiendo un delitto. Ad un tratto,
un tonfo, qualcosa si ruppe e una donna gridò:
- Maldito, me muero! Mi alzai in fretta, uscii sul pianerottolo e bussai alla porta
accanto. Nessuna risposta. Passi frettolosi fecero eco al mio
secondo tentativo; poi, la porta si spalancò improvvisamente e
ne uscì un uomo sulla trentina, dal viso sconvolto. Arretrai di
un passo e lo seguii con lo sguardo, mentre scompariva
rapidamente dietro l‘angolo del corridoio scarsamente illuminato. Un lungo gemito mi scosse, senza altro indugio entrai.
Chiusi la porta alle mie spalle.
Giaceva nuda a destra del letto, le lunghe gambe, piegate,
nascondevano i piedi sotto il letto, mentre il lenzuolo, di lato,
copriva una gran parte dei glutei. Un grosso livido sul fianco
destro, all‘altezza dell‘ombelico, mostrava chiaramente la
azione devastante di un calcio.
Andropos in the world
Un rivolo di sangue, all‘angolo della bocca, evidenziava un
marcato ematoma sulla mascella destra, che deturpava
vistosamente le belle labbra carnose.
Mi avvicinai, respirava a fatica. Presi un piccolo cuscino rosa
dal divano e glielo misi con garbo sotto il capo. Entrai in
bagno e presi due asciugamani. Li inumidii e delicatamente
cercai di curarle le tumefazioni. Cominciai a parlarle con
calma, con la speranza che mi comprendesse, per rassicurarla.
Il respiro divenne più regolare. La coprii con il lenzuolo del
letto, asciugandole le lacrime che le bagnavano il bel viso.
Lentamente girò lo sguardo verso di me e mi fissò con i grandi
occhi verdi: era stupenda. Mi guardò e sorrise. Fu allora che
mi ricordai che ero in mutande.
Ritornai dopo una diecina di minuti, avevo indossato in
fretta un paio di pantaloncini ed una camicia a righe verdi. La
donna andava riprendendosi rapidamente. Cercò di mettersi a
sedere, ma si arrese subito, toccandosi con la mano il fianco
destro. La presi con dolcezza e l‘adagiai sul letto; tremava.
Ritornai in camera, avevo delle aspirine in valigia, le presi.
Aprii il frigo, presi del ghiaccio e ritornai da lei: aveva la
fronte sudata. Misi il ghiaccio in un asciugamano e lo adagiai
sul fianco dolorante, le feci capire che doveva mantenere
l‘impacco sulla parte. Feci sciogliere l‘aspirina e le feci bere
tutto il contenuto del bicchiere.
Finalmente, si addormentò. Chiusi la porta e rimasi a
guardarla. Sicuramente l‘uomo non sarebbe più ritornato, ma
la cosa non mi preoccupava affatto, ero arrabbiato: come si
poteva fare del male ad una creatura così bella? Erano circa le
dieci del mattino quando uscii dalla stanza; la donna dormiva
tranquillamente ed i suoi lineamenti erano distesi.
Mi feci rapidamente la barba, cambiai camicia e mi diressi
al bar per un buon caffè. Solamente quando mi accinsi a
rientrare nella sua stanza mi accorsi di essere ritornato
indietro: nella penombra, il suo viso aveva qualcosa di irreale;
il corpo, nell‘abbandono del sonno, era stupendo. Si mosse
leggermente ed un seno venne fuori con la grazia di un fiore,
profumato di una sensualità quasi primordiale. Rinchiusi la
porta e mi diressi nella mia stanza: il respiro era rapido come i
battiti del mio cuore. Presi il citofono ed ordinai il pranzo per
due, raccomandando di preparare il tavolo sulla mia terrazza.
Ritornai da lei ed attesi pazientemente che si svegliasse. Aprì
gli occhi come se avesse avvertito la mia presenza; mi guardò
come se allora mi vedesse per la prima volta e mi sorrise. Due
grosse lacrime rigarono il suo volto, capii la sua infelicità. - Mi
lasci un po‘ da sola, por favor - mi dileguai con rispettosa
sollecitudine.
Nella mia stanza tutto era in ordine: avevano rifatto il letto
ed avevano preparato per due, sul terrazzino del mio balcone.
Avevo bisogno di una buona doccia. Il getto mi prese in pieno
viso e, per un momento mi mancò l‘aria; spinsi la testa
all‘indietro e l‘acqua mi rinfrescò il petto. Mi girai lentamente
e la scorsi: Era lì che mi guardava col sorriso più bello del
mondo. Si tolse la vestaglia e quasi venni meno, tanto era
bella: le lunghe gambe sostenevano un corpo perfetto, lunghi
capelli neri corvini evidenziavano le spalle ben disegnate ed i
glutei alti e sodi; il seno armonioso, appena coperto da due
LE TUE LABBRA
( Liriche )
di Franco Pastore
POESIE E
RACCONTI.IT
http://www.poesieracconti.it
grosse ciocche nere, era la proiezione sensibile della dolcezza;
mentre la bocca, senza parlare, parlava d‘amore.Tesi la mano
verso di lei, si buttò tra le mie braccia, tutta tremante.
Dimenticai il mondo e ringraziai Dio per avermi dato la vita!
Ad un tratto, dopo di aver sofferto lungamente, ci sembrò
morire. Felici ed appagati, rimanemmo abbracciati sotto l‘acqua
per molto tempo ancora, poi, la presi tra le braccia e la portai
sul letto ed iniziai ad asciugarla con tenerezza, come si avessi
avuto paura di portarle via il suo profumo di donna. Era lì,
reale, viva e non mi sembrava vero. Lentamente percorsi tutto il
suo corpo, ma, quando raggiunsi il suo ventre rugiadoso, allora
desiderai ancora morire con lei e fummo una cosa sola.
Il sole era appena tramontato quando iniziammo a pranzare;
un venticello fresco ci portava il profumo del mare ed i suoi
capelli neri giocavano con gli occhi, le belle labbra carnose ed i
seni dai capezzoli turgidi. Una leggera fossetta, all‘angolo
sinistro della bocca, le impreziosiva il sorriso, aumentando il
fascino della voce leggermente graffiante e sensuale.
Brindammo all‘amore e divenne improvvisamente seria,
non aveva compreso che sarei stato suo per tutta la vita. Mi
fissò intensamente, carezzandomi col piede l‘interno delle
cosce, poi, con dolcezza infinita:
Sto impazzendo d‘amore - mi sussurrò, accendendo il verde
dei suoi occhi splendidi.
Ci addormentammo esausti verso le due del mattino, mentre
la luna disegnava un lungo triangolo a strisce, proiettando nella
stanza le canne antisole del terrazzo. In lontananza, il canto di
un pescatore dava colore ai nostri sogni; allora, chiusi gli occhi
e mi lasciai cullare dal morbido abbraccio del suo seno.
La vecchia sveglia suonò impietosa e sobbalzai. Un rantolo
prese il posto di una imprecazione. Cercai di farla smettere, non
vi riuscii: cadde dal comodino e sentii il vetro andare in mille
pezzi, con le immagini del mio bellissimo sogno. Tossii
violentemente, ma non riuscii a liberare i bronchi otturati. Il
panico mi spinse ad alzarmi: ansimavo. Afferrai il bracciolo
della sedia a rotelle, per avvicinarla al letto, ma mi scappò. Mi
sporsi, in uno sforzo supremo, e caddi miseramente sul
pavimento.
Quando un mare di urina mi inumidì la spalla ed i fianchi,
desiderai morire e chiamai mia madre. Il suo fantasma si chinò
su di me, aiutandomi a morire.
FRANCO PASTORE
Al Caffè Letterario di Precotto
Milano - viale Monza 224 - Martedì 8 novembre
Adele Desideri
presenta
Carlos Sanchez
“Ricordati che non sai ricordare”
Recuérdate que no sabes recordar
Raccolta di poesie sapienziali sulla civiltà
contemporanea.
Franco Pastore
CIOMMA
Racconti
Ed. ANTITESI - Roma 2007
LA ZIZZEIDE
(Inferno salernitano)
Poesia licenziosa
Ed. Androposin the world
-9-
Andropos in the world
ATTO PRESENTATO AL CONSIGLIO COMUNALE DI CALABRITTO,
NELLA SEDUTA DEL 27.04.2007, DALLA MINORANZA CONSILIARE E NON ANCORA APPROVATO.
DISATTESA LA TUTELA DELLE SORGENTI E LE PROPOSTE COMPENSATIVE PER IL TERRITORIO (*)
- 10 -
Andropos in the world
(*) Atto pervenuto alla Direzione del giornale e registrato al prot 00923/011 in data 01.10.2011.
IL SUD, UN TERRITORIO DA SCOPRIRE
LE SORGENTI DI QUAGLIETTA
(a cura di Franco Pastore)
Il Sele è un importante fiume della Campania
lungo 64 km, il secondo della regione e del
Mezzogiorno d'Italia per volume medio d'acque
dopo il Volturno, tributario del Mar Tirreno. Il
corso del fiume è tutelato dalla Riserva naturale
Foce Sele - Tanagro. Il fiume nasce alle pendici
sud-orientali del Monte Paflagone (contrafforte del
Monte Cervialto), presso il comune di Caposele in
provincia di Avellino.
Le sorgenti principali, dette "della Sanità",
(attualmente quasi del tutto incanalate per
alimentare il grande Acquedotto pugliese), sgorgano
a 420 m s.l.m. nel centro del paese; più a valle, il
primo affluente è il Rio Zagarone che proviene dal
monte Cervialto. Prende a scorrere in seguito verso
sud costeggiando la rocca di Quaglietta, i Bagni di
Contursi e ricevendo presso Contursi Terme da
sinistra il Tanagro, principale tributario, che ne
incrementa notevolmente la portata.
Da questa confluenza il fiume rallenta la propria
corsa scorrendo copioso d'acque con andamento
meandriforme, attraversando l'oasi di Persano, zona
di notevole attrattiva naturalistica dove a seguito
una diga realizzata nel 1932, si è creato l'invaso
artificiale di Persano.
Presso Eboli il fiume
entra in un' ampia e
fertile pianura alluvionale nota come la
piana del Sele, scorrendo pigro e ampio. Presso Ponte Barizzo il Sele
riceve l'ultimo tributario importante: il Calore
Lucano. Da qui alcuni meandri guidano il fiume
nel suo ultimo tratto prima di riversarsi nel Golfo
di Salerno con una foce ad estuario. Le sorgenti
"Cantariello, Fontana e Pietra del Pioppo" per
lunghi secoli sono state fonti di vita e di socializzazione del popolo di Quaglietta.
È stato concesso oltre il 90% delle acque delle
sorgenti di Quaglietta per dissetare altre comunità, ora è tempo di tutelare questa ricchezza,
ripristinando le condizioni naturali delle fonti.
AQUA ELECTA su yutube:
http://www.youtube.com/watch?v=s4n6Jok0a_I
- 11 -
Andropos in the world
PROVERBI, DETTI E MODI DI DIRE






'A bella nchiàzza dint' a casa è sciàzza.
'A bona mercanzia trova prièsto a ghjì pe' 'n'àutra via.
'A bona parola mògne,'a trista pògne.
Acàla 1'uòcchie'nterra e abbàda a 'e fuòsse!
'A capa ca nun fa .perùcchie è capa 'e fenùcchio.
„O zellùse s‟allisce „o pile e se gratte „a zèlla
Dora Sirica
Esplicatio: La donna che va in piazza ha meno tempo da dedicare alla casa e la buona mercanzia viene
subito trova facilmente chi la porta via. La parola buona concilia ed accomoda le cose. la cattiva
punge.Stai attenti a dove metti i piedi e bada alla strada che stai percorrendo. La testa che non produce
pidocchi è solo quella del finocchio.Chi ha zone senza capelli, tende a coprirle quando si pettina
Implicanze semantiche:
Sciazza:agg., sciatta;dal lat ex-apta-m, non adatta, con ex>sc palatale.
Ghj: infinito con apocope, per andare; dal latino ire con rafforz. consonantico.
Autra: altra, dal lat. alter-a-um.
Mogne:trans., mungere.D al latino mulgère, con cambio di coniug,. dissimil. e metatesi del gruppo ng.
Pogne:v. trans., pungere. Etim.: dal lat. pùngere, con metatesi ng>gn.
Fuosse: s.m., fosso; metaf.: guaio. Etim.: dal lat.fossu-m, da fōdere=scavare.
Capa: capo, testa, intelligenza. Etim.: dal lat. capu(t), al femminile.
Perùcchie:s.m. pidocchio. Etim.: dal latino pediculus, alterato in peduculus.
Fenùcchie: s.m., finocchio; metaf. pederasta. Dal lat. class. fenῑ culum, da cui il volgare fenùclu-m
Zélla: s.f., tigna, calvizie locale o diffusa. Metaf.mente: imbroglio, magagna, cosa nascosta. Etim.: dal
greco (ἰ ϛ , nudo,liscio, depilato, conl raddoppio finale di cons. di origine popolare: (p)sil(l)a.
L’ACCADEMIA FRANCESCO PETRARCA
Con il Patrocinio del CAMPIDOGLIO, REGIONE LAZIO, COMUNE DI CAPRANICA
bandisce
IL CONCORSO LETTERARIO “ROMA, TANTO PE‟ SCRIVE‖, dedicato a Roma per EDITI ed INEDITI, PER OVER 14
OVUNQUE DOMICILIATI, DI QUALSIASI CREDO O ETNIA, CHE DESIDERANO CON I LORO SCRITTI ONORARE LA CITTA‟
ETERNA. Scadenza inderogabile 30 nov. 2011 - Premiazione in Campidoglio, nella primavera del 2012, con l‟obbligo di
presenza, pena decadenza conferimento.
IL CONCORSO E‟ APERTO A TUTTI I LAVORI IN LINGUA ITALIANA, IN VERNACOLO ROMANESCO,IDIOMI INTERNAZIONALI
con versione in lingua italiana a fronte, DIALETTI NAZIONALI con versione in lingua italiana a fronte - SI ACCETTANO
OPERE PREMIATE IN ALTRI CONCORSI (no già iscritte ai Premi indetti dall‟Accademia).
Premi: medaglie in puro oro,pubblicazioni, attestati ed altro - QUOTA di partecipazione a copertura spese
organizzative €30/00(trenta/00) in contanti, in busta chiusa, inseriti nel plico raccomandato, allegandoli al materiale
o trasmesse per bonifico BANCARIO it 63c0300272960000400043608 - Pasqualina Genovese D'Orazio - Presidente
fondatore ed unico responsabile Accademia Francesco Petrarca - Loc dei monti snc/2 - 01012 Capranica VT Causale”ROMA”. Allegare al plico raccomandato la fotocopia della ricevuta bancaria. Per partecipare è
OBBLIGATORIO inviare SCHEDA DI PARTECIPAZIONE da scaricare dal sito http://ilfrancescano.altervista.org .
Gli elaborati dovranno essere spediti in R/R entro la data di scadenza, farà fede il timbro postale, al seguente
indirizzo: SEGRETERIA CONCORSO ROMA - ACCADEMIA FRANCESCO PETRARCA - Località monti della Caduta - Sda
monti snc/3 - 01012 Capranica VT.
E.mails: [email protected] [email protected] – Segreteria: 0761678264
I partecipanti saranno relazionati tramite Rassegna Stampa sul sito nuovo dell‟ ACCADEMIA (ora in
ristrutturazione) dell‟esito del concorso ed ogni chiamato in premiazione, invitato tramite e.mail personale. ESITO
CONCORSO nel mese di febbraio 2012
- 12 -
Andropos in the world
MOMENTO TENERO
VOCI D‟UN TEMPO
Lo lasci andar via,
come se dovesse ritornare,
quell‘attimo che scompare;
e nella, notte scura,
rivedi la casa e le mura
di quand‘eri bambino,
chi ti era vicino,
col sorriso di mamma,
e le voci scomparse
d‘un tempo.
Della vita non resta che un lembo,
che giorno per giorno scompare
e tu lo lasci andare,
come se dovesse tornare.
Ma i sogni non tornano,
diventano orme sbiadite,
di ricordi lontani,
parvenze nel nulla finite.
Mentre cerchi qualcosa che tace,
col cuore che chiede la pace,
l‘allodola annuncia il mattino,
per te e chi ancora è vicino.
(Franco Pastore – “Aspettando l‟alba”)
APPROFONDIMENTO LINGUISTICO
LE FIGURE RETORICHE DI SUONO
Se vogliamo comprendere il senso globale di un testo non basta individuare i temi e i motivi, ma anche gli elementi
formali che lo realizzano. In un testo poetico poi, i suoni, nel loro disporsi in parallelismi o in strutture divergenti,
entrano in relazione con il senso, ne arricchiscono la struttura e ne rivelano sfumature segrete. Dunque, l'insieme
delle strutture foniche deve essere analizzato nel suo intreccio con gli altri livelli, perchè partecipa a pieno titolo
alla costruzione del contenuto.
SINAFELE E DIAFELE:
La sinalèfe (dal greco έ , 'fondo insieme' ) è quella figura metrica in cui nel computo delle
sillabe di un verso sono unificate in una sola posizione la vocale finale d‘una parola e quella iniziale della
parola successiva. Un primo esempio lo si può notare nel verso « mi ritrovai per una selva oscura » Tale
fenomeno è costante nella metrica italiana, e ogni deviazione da esso è infatti eccezionale, tant'è vero che
la sinalefe avviene anche in presenza di segni di interpunzione tra le vocali confinanti di parola: Tale
divaricazione tra metrica e sintassi è stata progressivamente esasperata nella poesia postromantica con il
risultato di mettere in discussione e poi demolire gli istituti secolari della versificazione italiana: si noti
ad esempio il verso pascoliano « tra me dico, a voce alta. - In bocca al lupo! »
ln metrica, la sinalefe rappresenta la fusione, nel verso, della vocale finale di una parola con quella
iniziale della parola successiva. Questo significa che le due vocali si pronunciano distinte, ma nel
computo del numero delle sillabe valgono per una sola sillaba: ―Voi ch'ascoltate^in rime sparse^il
suono‖ (Petrarca) - Dove sono gli accenti circonflessi si verifica una sinalefe.
La dialefe (dal greco έ , 'separo') è una figura metrica che consiste nel tenere distinte, nel computo delle sillabe, due vocali, di cui una alla fine di una parola e una all'inizio della successiva: “ché la
diritta via era smarrita” (Dante, Inferno, I). È quindi l‘esatto contrario della sinafele.
- 13 -
Andropos in the world
LA PAGINA MEDICA
SUBITO UNA RETE CARDIOLOGICA
PER BATTERE SUL TEMPO L’INFARTO
―L‘infarto si batte con una rete cardiologica efficiente e attiva su tutto il territorio nazionale, con la
disponibilità per tutti i cittadini di Centri di eccellenza‖.
Lo ha affermato la dottoressa Cinzia Cianfrocca,
dell‘A.C.O San Filippo Neri di Roma, nel corso del
Convegno Malattie Cardiovascolari: Dalla fase acuta
alla prevenzione, l‟accesso alle terapie nell‟era del
risanamento, organizzato dall‘Associazione ―Giuseppe
Dossetti:i Valori‖ (www.dossetti.it), che si è svolto a
oggi a Roma, alla Camera dei Deputati – Palazzo Marini
– Sala delle Colonne, via Poli, 19, dalle 8,30 alle 14,
Tutta da rivedere la strategia terapeutica delle malattie cardiovascolari, soprattutto per le emergenze,
puntando su interventi precoci ed eliminando la
difformità di accesso alle cure dei pazienti nelle varie
regioni: non possono esserci cittadini di serie A e di
serie B.‖ ―I pazienti di serie B - ha spiegato la dottoressa
Cianfrocca che ha moderato varie sessioni del Convegno
- sono anche quelli a cui, per appartenenza ad un'area
priva di grandi ospedali o perchè malauguratamente si
trovano vicini ad ospedali poco "dotati" di attrezzature,
viene negata la possibilità della terapia migliore: vale a
dire l'angioplastica coronarica. A questo servono le reti,
a portare nei posti "giusti" tutti i pazienti con infarto
acuto,per riaprire prima possibile l'arteria coronarica
occlusa e minimizzare il danno cardiaco‖.
Nell‘infarto acuto non c‘è tempo da perdere. ―La
terapia ottimale- ha aggiunto la Dottoressa- prevede la
riapertura della coronaria responsabile dell‘infarto. Si
tratta però di una procedura invasiva, che si può fare
solo in ospedali attrezzati con un servizio di emodinamica. Se il paziente si ammala in una città priva di
questo servizio, la riapertura della coronaria viene fatta
con farmaci fibrinolitici, che sono ottimi nell‘immediato
ma che si rivelano meno efficaci a distanza. Una rete
cardiologica prevede percorsi provinciali e regionali
verso centri di eccellenza attrezzati, ai quali viene
inviato l‘elettrocardiogramma del paziente per via
telematica, consentendo l‘arrivo dei cardiologi interventisti in sala operatoria durante il trasferimento del
paziente‖.
Ci sono, in Italia regioni in cui la rete cardiologica
funziona molto bene. ―Penso alla Toscana, all‘Emilia
Romagna, alla Lombardia - ha concluso la dottoressa
Cianfrocca- ma bisogna anche sottolineare che a Roma è
dal 2003 che si parla di attivarla ma tutto è rimasto
fermo. Ci sono ben 23 servizi di emodinamica, ma non è
attivo alcun percorso rispetto alle province laziali .Dove
- 14 -
la rete cardiologica funziona, come a Bologna, si è visto
che, dati alla mano, si è registrata una riduzione della
mortalità per infarto‖.
UFFICIO STAMPA
Ass. Culturale Nazionale
ONLUS "Giuseppe Dossetti:
Val. – Svil. e Tutela dei Diritti"
Neutrini, oltre la velocità della luce
(Oltre la notizia)
Particelle sparate da Ginevra al Gran Sasso hanno infranto il
muro considerato invalicabile dalla fisica. I risultati, se confermati,
possono rimettere in discussione le regole della fisica, cristallizzate
dalle teorie di Einstein, secondo le quali niente nell'universo può
superare la velocità della luce.
Un team di ricercatori guidato dall'italiano Antonio
Ereditato ha registrato che i neutrini, le particelle più piccole
e così sfuggenti da attraversare qualsiasi solido, hanno
superato i 300.000 chilometri al secondo. Ereditato, che
lavora al centro di fisica delle particelle del Cern, ha
raccontato che nel corso di tre anni di misurazioni è stato
verificato che i neutrini si muovono 60 nanosecondi (un
tempo infinetesimale) oltre la velocità della luce sulla
distanza di 730 km tra Ginevra, sede del Cern, e il Gran
Sasso, sede del laboratorio dell'Istituto di Fisica Nazionale
(Infn). In particolare nell'arco di tre anni sono stati «sparati»
15.000 fasci di neutrini dal Cern a Ginevra verso il
rivelatore dell'Infn sotto il Gran Sasso. I neutrini avrebbero
dovuto percorrere i 732 km di distanza tra i due laboratori in
2,4 millesimi di secondo, ma in realtà ci hanno messo 60
nanosecondi (60 milionesimi di secondo) in meno di quanto
avrebbero dovuto impiegarci secondo i canoni della fisica di
Einstein.
«Si tratta (apparentemente) di una piccola differenza»,
ha spiegato Ereditato, «ma concettualmente è incredibilmente importante. La scoperta è così sorprendente che,
per il momento, tutti dovrebbero essere molto prudenti. Non
voglio neanche pensare alle possibili implicazioni».
«Già pronti negli Stati Uniti e in Giappone i test che
potranno confermare o meno i dati dell'esperimento - ha
affermato Bertolucci - Ora c'è bisogno di altre verifiche da parte
di esperimenti indipendenti, già pronti. La comunità scientifica
apprezza che, dopo aver fatto un lavoro rigoroso e cercato di
provare e riprovare, hanno deciso di fare un atto coraggioso,
pubblicando i dati e sottoponendoli all'esame della comunità
scientifica».
Adesso cominciano mesi di lavoro intenso per sottoporre a
verifica tutti i dati presentati oggi ed «entro un anno - ha detto
ancora - dovremmo avere la conferma o la confutazione. Anche
la stessa collaborazione Opera continuerà a lavorare sui dati,
migliorandone l'analisi e scendendo a un livello di dettaglio
ancora maggiore».
Andropos in the world
NOTE ANTROPOLOGICHE:
ILLICEITA‟ DI UN GIRONE DANTESCO
CAMUFFATO DA PERCORSO DI RIPARAZIONE
In questi giorni sento dichiarazioni
importanti da parte di uomini autorevoli, leggo lettere drammatiche scritte da persone detenute, che fino a ieri erano riferimenti certi per l‘intero
paese. Uomini di comando e di strategia politica incappano negli errori
propri, nelle malefatte agite alle spalle, nei ripieghi del
denaro che non fa prigionieri, scivolano dentro una cella
dove rasentano la follia di una giustizia in solitudine, una
legalità presa per il bavero, una equità che veste i panni
del clown.
Terribile e disperato l‘urlo che si alza da quelle righe
scritte in affanno, che ora fanno i conti con ciò che in
carcere accade, ma che pure ieri era all‘ordine del giorno,
senza morso allo stomaco, senza un moto di consapevole
disgusto civico.
Qualcuno si sente in diritto di ridere e gioire del
dramma di un onorevole caduto in disgrazia, invece è un
liscio e busso che non assolve alcuno, che non fa
scomparire la carenza di spazi, di materiali didattici e di
mezzi, di attività trattamentali degne di questo nome, la
disperante necessità di impiegare la volontà umana per
riuscire diversamente dal passato.
Il carcere è materia estremamente sdrucciolevole,
addirittura ingannevole, ma quale pena, quale percorso
occorre consegnare, quale significato, quale insegnamento fare scaturire da una carcerazione che riguarda
tutti, vittime e carnefici, innocenti e colpevoli, perseguitati e furbi di vecchio e nuovo conio.
E‘ forse sufficiente buttarla nel ridicolo, costruendo
abbellimenti dialettici, nelle parole di qualche ex potente
finito in galera, che riconosce la barbarie penitenziaria
italiana, le tumefazioni alla dignità di ciascuno, ben
sapendo che quando la dignità è trucidata, la stessa
umanità scompare, non resta che l‘indifferenza a fare da
sepolcro. Non è limitativo ovviare a questa illegalità
istituzionale, a questa ingiustizia statuale, attraverso la
domanda fatidica: ma tu dov‘eri quando urlavamo di una
prigione irrappresentabile almeno quanto il reato
commesso.
Tu dov‘eri quando altri parlamentari girovagavano per le
prigioni della penisola, denunciando lo stato di
abbandono, di violenza, la disperazione dei re-stanti
neuroni ingabbiati tra le sinapsi del cervello, oramai in
balia della follia. Ti sei mai chiesto quanti suicidi
quest‘anno hanno sancito l‘edema della violenza dentro
un carcere, quanta morte quest‘anno ha alimentato
l‘illiceità di un girone
dantesco camuffato da percorso di ripara-zione e
riconciliazione.
Della vera emergenza interpretata male, in questo recinto
chiuso per il mantenimento dell‘ordine e la sicurezza, ma
irriguardoso e soprattutto antitetico a quel rispetto
richiesto e auspicato per ogni persona umana, libera o
detenuta che sia.
Un carcere popolato di diseredati da ogni possibile
eredità valoriale, del valore insito in ogni cittadino, dove
ora ―fanno vasche‖ pure gli uomini di vertice, eppure
quante volte si è consigliata maggiore prudenza e
attenzione, perchè in carcere potrebbe finirci chiunque,
perfino chi oggi si sente impunito per vocazione e chi
invece innocente lo è per davvero.
Chissà se almeno adesso le parole pronunciate da un
grande Direttore di prigione: ― il carcere dovrebbe
arretrare nella sua voglia di dominare, control-lare,
punire, e mettere al centro della propria filosofia di vita
la persona, diventando un‘istituzione di servizio‖,
saranno ben di più del solito scatto in piedi, finalmente
materia importante per un preciso interesse collettivo.
Vincenzo Andraus
Milano - Voli ideali sul Mediterraneo
di Olga karasso
Nel Tunnel del Tempo... Campania... Hispania...
Sicilia... Africa/Tunisia... Roma... Egitto... Magna Grecia/Calabria... Grecia... a ritroso sull'imprevedibile vecchio fallace Mediterraneo di nuovo Sparta guerriera...
Corinto... la filosofa Atene... ecco il Partenone...
avvolto nelle nuvole lassù il divino Olimpo... a destra
Smirne di Omero il più astuto degli affabu-latori... gli
Achei e Troia... Achille e Ulisse... Ettore ed Enea... il
Bosforo... magnifica Bisanzio corruttibile... Babilonia...
Alessandro Magno... Efeso... ancora in greco contrattano sotto le mura dell'Impero Romano d'Oriente?! –
Informazioni: 02-683185/ 335-5300924
IL VESCOVO, LA MONACA E LA BADESSA
______
I tre atti, del drammaturgo F Pastore,
Franco Pastore
si ispirano alla sesta novella de‟ “ Il
Il vescovo, la
Novellino ” di Masuccio Salernitano.
monaca
e la badessa
Nella Salerno del 1400, nel monastero
di San Lorenzo, la storia si snoda attraverso un intricato e divertente intreccio
di situazioni ed avvenimenti, capaci di
A.I.W.
tenere lospettatore nella continua aspettativa di risvolti piccanti e di colpi di scena.
- 15 -
Andropos in the world
OMAGGIO AD UN GRANDE POETA della musica:
Gino Latilla
(A cura di Andropos)
Nato a Bari il 7 novembre 1926, Gino Latilla è
morto a Firenze, all'ospedale Santa Maria Nuova, dopo
una lunga malattia. Suo padre Mario Giuseppe era un
celebre cantante di musica leggera degli anni Trenta.
Dopo il debutto al Teatro Manzoni di Bologna, nel
1948, arrivano i successi al Festival di Sanremo, con
"Son tutte belle le mamme del mondo", una melodia, che
ha segnato gli anni Cinquanta (la canzone vince nel 1954,
in coppia con Giorgio Consolini).
È un'Italia ancora legata al valore della famiglia,
nell'immaginario collettivo, la donna sentiva essenzialmente mamma, e la canzone ripete il successo di "Mamma", cantata, nel 1940, dal celeberrimo Beniamino Gigli.
L'interpretazione di Gigli aveva attraversato tutta la
seconda guerra mondiale; per tanti giovani soldati era la
canzone della speranza: tornare salvi a casa.
Chi ce l'aveva fatta si riconosceva, poi, ancor di più in
"Vecchio scarpone", altro magnifico successo del Latilla
del 1953, una nostalgica evocazione della giovinezza che,
per quella generazione, era stata macinata dal turbine del
secondo conflitto mondiale.
Latilla incarnò l'ideale femminile dell‟uomo di
famiglia, con valori legati saldamente alla tradizione
italiana degli anni venti. Ed in quanto tale, fu adorato
dalle donne, tanto che, avendo tentato il suicidio per il
rifiuto di Nilla Pizzi, della quale era follemente innamorato, ricevette dalle sue ammiratici battufoli di ovatta
imbevuti di lacrime.
Una storia che ci fa sorridere, ma che ci intristisce un
po‟, al pensiero di una Italia traboccante di sentimento,
forse alquanto sem pliciotta, ma sicuramente più
autentica e più buona.
Sposato dal 1958 con il grande amore Carla Boni,
smette di partecipare a Sanremo all'inizio degli anni
Sessanta: i tempi erano radicalmente cambiati, e melodia
di stampo lirico veniva soppiantata da ururlatori e
cantautori. La musica diviene il megafono di una generazione idealista e confusa.
Il nostro Gino diventa funzionario Rari, prima a
Roma, poi a Firenze e solo negli anni Ottanta si fa
coinvolgere con altre "vecchie glorie" come Nilla Pizzi ,
Giorgio Consolini e la moglie Carla Boni, nel gruppo
"Quelli di Sanremo".
Concludendo, Gino Latilla resta legato, anche per
- 16 -
per chi non era ancora nato a
quell'epoca, all' epopea della
"mamma".
Tra i suoi numerosi successi, presentati alle varie edizioni del Festival di Sanremo, oltre ai già citati "Vecchio scarpone" del 1953 e " Tutte le
mamme", ricordiamo: " ... e
la barca tornò sola" (insieme a Franco Ricci). Nel
1955 vinse con "Vecchia Europa" il Festival
internazionale di Venezia.
LA FENALC,
LA SCALETTA E BRONTOLO
hanno presentato:
L‟ANTOLOGIA
DEI POETI DELLA SCALETTA
nella grande sala dellla Scuola Vicinanza,al corso
Vittorio Emanuele, giovedì 20 ottobre, alle 17,30,
La manifestazione, di notevole spessore culturale,
oltre a bei momenti d‘intrattenimento canoro-musicale, è stata arricchita dalla relazione del prof.
Francesco D‘Episcopo, il quale, dopo un‘apia dissertazione sulla funzione della poesia, ha delineato criticamente gli autori presenti nell‘antologia.
Al teatro Vascello
Via G. Carini 78 a Monteverde Vecchio - sopra a Trastevere, vicino
al Gianicolo (Roma)
7 e 8 ottobre: COREOGRAFIA Simone Sandroni
DANZATORI DEJA DONNE.
9 0ttobre: LA TRAVIATA di Giuseppe Verdi
11 – 16 ottobre: L'INGEGNER GADDA VA ALLA
GUERRA
15 e 22 ottobre: Il "Vascello dei piccoli" presenta
ANSELMO E GRETA
11 ottobre: LUDOLABORATORIO FOTOGRAFICO
PER BAMBINI E FOTOGRAFIA CREATIVA PER
RAGAZZI
UFFICIO STAMPA E PROMOZIONE: Cristina D'Aquanno 340 5319449
[email protected]
Andropos in the world
L’influenza di Dante nella letteratura argentina
seconda parte
Non è questo il luogo per compiere una rassegna esaustiva
delle numerose diverse tracce che documentano la costante
presenza di Dante nella letteratura argentina del secolo XX,
accolte per lettura diretta o con la mediazione di autori
congeniali che favorirono un trapianto culturale, che affiora
talvolta con il vigore di un innesto, talaltra con la voce di una
risonanza isolata più tenue. Ci limiteremo ad alcune figure di
rilievo della nostra storia letteraria.
Leopoldo Lugones (1874-1938) che aveva frequentato i testi
nella lingua originale, manifestando un‘adesione precoce e
durevole, rispondendo all‘inchiesta promossa da Folco
Testena sull‘influenza italiana nella letteratura argentina15,
dichiara che ―la sua Santissima Trinità intellettuale è formata
da Omero, Dante e Victor Hugo‖.
In precedenza, nel 1915, in una conferenza - ―Comentarios a
unos versos de amor‖-, offerta a Buenos Aires, Lugones lesse
la sua traduzione del sonetto XXVI de La Vita Nova16:
creatore di livello, il poeta lima i suoi versi fino a raggiungere
una trasparenza quasi ineffabile, traduzione fedele e libera al
tempo stesso grazie anche alla padronanza perfetta della
struttura metrica. Lettore fervido, aveva accolto con entusiasmo Dante fra i suoi numi poetici, ce lo dimostra un segno
esplicito fra le sue composizioni: ―Dante alumbra el abismo
con su alma. Dante piensa./Alza entre dos crepúsculos una
portada inmensa /y pasa transportando su empresa y sus
escombros: / una carga de montes y noches en los
hombros‖...e più avanti ―Yo estaba solo/entre mi pensamiento
y la eternidad./Iba cruzando con dantescos pasos la noche‖17.
Lugones, poeta veggente, invoca Dante in questo lungo
poema per segnalare all‘umanità la via verso il bene celeste da
un inferno che, in consonanza con tempi distinti, non possiede
il fondamento teologico di Dante.
Nella letteratura argentina non mancano poemi celebrativi
come ―Dante‖ di Leopoldo Díaz (Sonetos, 1888) o ―Dante‖ di
Calixto Oyuela (Cantos de otoño,1924); e Dante ricorre
anche come termine di comparazione sublime, per esempio
per esprimere un giudizio su Zola, ―el Dante del espíritu
moderno‖ secondo Ricardo Rojas (La victoria del hombre,
1903, 88). L‘Argentina fu presente con periodici e numerose
riviste e pubblicazioni culturali in occasione del VII
centenario dantesco. ―La Nación‖, ―La Prensa‖,‖La
Vanguardia‖, ―La Patria degli Italiani‖, la ―Revista de la
Universidad de Buenos Aires‖, ―Humanidades‖, ―Nosotros‖
preparararono note e volumi, omaggi che non erano
semplicemente di circostanza, perché di fatto le nuove
generazioni leggevano Dante con rinnovato interesse. In tal
modo un autore considerato di difficile lettura raggiungeva un
pubblico più vasto, ad opera di scrittori argentini, più accessibili, su cui l‘opera dantesca esercitava un‘influenza ed un
fascino unici.
InfoItaliCoN
IL BASILISCO
E-mail:[email protected]
Tel./fax 089.750196-089.7014561
CON LO SPETTACOLO: “LATIN DANCE BIKE”.
Tra i momenti conclusivi della 48.ma Fiera di Eboli, rimarchevole il seminario ―Più informazione, meno discriminazione‖, percorsi di Salute Mentale sul nostro territorio, a cura della
cooperativa Sociale Voloalto di Battipaglia, e della cooperativa Sociale Stalker di Eboli –Progetto ―Sinapsi” – Piano di
Zona S.5. I saluti sono stati svolti dal sindaco di Eboli, Martino
Melchionda, dell‘assessore alle politiche sociali, Annarita
Bruno e dal presidente del consiglio Luca Sgroia. Gli interventi
del dottore Francesco Cantore direttore
Uosm, della
dottoressa Edolina Peduto, presidente Cooperativa Stalker e
della dottoressa Maria Carmela Morra, presidente Cooperatvia
Voloalto, hanno concluso la serata.
Subito dopo è giunto in fiera, il console cinese Tang
Youjing, accompagnato dal consigliere comunale Roberto
Palladino, delegato alla Comunicazione. In serata, dalle 18.30
alle 20.30, l‘On. Mara Carfagna, Ministro per le Pari
Opportunità, ha concluso il convegno ―Sviluppo economico e
produttivo del Sud nell‘Italia federale: ruolo e contributo delle
Donne‖. Gran finale all‘indomani 2 Ottobre, con il programma
“Latin Dance Bike”, uno spettacolo di spinning accompagnato
da danza latina e moderna.
Società delle Belle Arti
Circolo degli Artisti - Firenze
Casa di Dante, Via Santa Margherita, 1
----------Giovedì 20 ottobre 2011, alle ore 17.00, presso la
Società delle Belle Arti Circolo degli Artisti ―Casa di
Dante‖ in Via Santa Margherita 1, a Firenze, per
―Pianeta Poesia 2011‖ a cura di Franco Manescalchi, si
presenta il volume di poesie ―Radici Perdute‖ (Kairòs
Edizioni, Napoli 2009) di Franco Santamaria.
Dialogano con l‘Autore la scrittrice e critica Annalisa
Macchia e lo scrittore, critico e giornalista Pasquale
Matrone. Lettura delle poesie. Ingresso libero.
Il libro ―Radici Perdute‖, accolto molto favorevolmente dalla critica, è una rappresentazione denuncia
dalla forte connotazione metaforica delle condizioni e
contraddizioni della realtà odierna.
_________________________
Franco Santamaria, poeta, scrittore e pittore, è nato a Tursi
(Matera), risiede a Poviglio (Reggio Emilia), dopo anni trascorsi a
Taranto e a Napoli. Ha pubblicato ―Primo lievito‖ (Gastaldi, Milano;
poesie), ―Storie di echi‖ (Ferraro, Napoli; poesie), ―Echi ad incastro‖
(Joker, Novi Ligure; poesie), ―Se la catena non si spezza‖ (Bastogi,
Foggia; racconti), ―Passaggi d‘ombra‖ (El Taller del Poeta, Spagna;
racconti), ―Radici Perdute” (Kairòs, Napoli; poesie).
A.L.I.A.S.
PERIODICO DI CULTURA
PRESID. ROCCO RISOLIA
SERATA FINALE DELLA FIERA DI EBOLI
RICERCA E SVILUPPO PER
LE POLITICHE SOCIALI
Direttore Scientifico
Natale Ammaturo
ACC. LETTERARIA ITALOAUSTRALIANA
SCRITTORI -
http://www.alias.org.au/
MELBOURNE - AUSTRALIA
*BRONTOLO*
Mensile satirico-culturale
di Nello Tortora
Salerno – tel. 089797917
- 17 -
Andropos in the world
UNA DONNA NELLA LETTERATURA
Shahrazàd
L'eroina delle Mille e una notte, il prototipo di tutte
le donne, che attraverso la esaustiva conoscenza della
natura umana, salva la vita alle sorelle e recupera il
marito misogeno, umanizzandolo.
“ Nel nome di Allah, l'altissimo, il Clemente, il
Miseri-cordioso. Lode ad Allah, Signore dell'universo!
Pace e benedizione sul Principe dei profeti, il nostro
Signore e Sovrano Muhammad! E sulla sua discendenza
pace e benedizione sempiterne fino al giorno del
giudizio e dopo! Che i fatti degli antichi siano una
lezione per i moderni acciocché l'uomo consideri i casi
toccati agli altri, rispetti le parole di coloro che furono
e, considerando ciò che ad essi toccò, si corregga.
Perciò sia gloria a colui che conservò i racconti degli
antichi come esempio per i posteri. Orbene, tali sono i
racconti chiamati MILLE E UNA NOTTE con tutto ciò
che essi contengono di fatti straordinari e di sagge
massime. Si racconta - ma Allah è più sapiente, più
saggio e più potente e più benefico - che c'era nel tempo
dei tempi e negli anni passati un re della stirpe dei
Sassanidi, che regnava nelle isole dell'India e della
Cina. Costui aveva eserciti, ausiliari, servi e una
numerosa corte. E aveva anche due figli, entrambi
valenti cavalieri; ma il maggiore era più abile del
minore. Il maggiore regnò sul paese e governò con
giustizia gli uomini, così che gli abitanti del paese e del
regno lo amarono. Il suo nome era Shahriyàr, mentre il
fratello più piccolo si chiamava Shahzamàn ed era re
di Samar-canda…”.1
Il re Shahriyàr deluso ed infuriato per il tradi-mento
della moglie concepisce un odio mortale per l'inte-ro
genere femminile. A causa di ciò egli ordina al vizir,
che è anche il padre di Shahrazàd, di condurgli una
vergine ogni notte: avrebbe passato la notte con lei e la
mattina seguente ne avrebbe ordinato l'esecuzione. La
strage continua per tre anni finché Shahrazàd bella,
saggia e coraggiosa non si offre di passare la notte col
re dicendo al padre: "O rimarrò in vita, o sarò il riscatto
delle vergini musulmane e la causa della loro liberazione dalle mani del re e dalle tue‖.
Shahrazàd, per non essere messa a morte dal vendicativo re, per mille e una notte, tiene desta la curiosità del sovrano con i suoi racconti straordinari, ora
incatenati l'uno all'altro come anelli di una collana,ora
rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole
cinesi. Quando Shahrazàd smette di raccontare, il re
Shahriyàr ormai ha dimenticato per amor suo l'antico
- 18 -
odio per le donne; il
tempo e la fantasia lo
hanno riconciliato con
con la vita. Shahrazàd
ha salvato se stessa e
ben più di mille e una
fanciulla. Questa è la
storia straordinaria che
naria, che offre Shahrazàd all' ammirazione di
lettori, imitatori, poeti
ed artisti. Shahrazàd è
diventata per l'occidente la regina-madre di tutte le
odalische che hanno popolato da secoli le letterature
europee, le gallerie d'arte e i palcoscenici dei balletti. Per
il mondo arabo Shahrazàd è il simbolo della forza
dell'intelligenza, del fascino della parola, del potere di
seduzione e in questo senso Shahrazàd rappresenta
tutt'altro che il modello dell'odalisca sensuale e passiva,
caro all'immaginario occidentale. In realtà essa è una
donna attiva, abile, astuta, artefice della propria salvezza
e di quella delle altre donne, capace di suscitare amore
nel sovrano e di conservare vivo in lui questo amore.
__________________________
1) dal Prologo delle ―Mille ed una notte‖
PIU FORTE DELLA MORTE
È tale il titolo della nuova pubblicazione del drammaturgo salernitano Franco
Pastore. Trattasi di un dramma storico in
due tempi, sul martirio di S. Felice e Santa
Costanza, avvenuto al tempo di Nerone,
nel Locus Puritatis del territorio di Nuceria Costantia (Dalla Red.ne di Pagani)
Società delle Belle Arti Circolo degli Artisti
- Casa di Dante, Via Santa Margherita, 1 Firenze –
“Pianeta Poesia 2011”
Giovedì 20 ottobre 2011, alle 17.00, in Via Santa
Margherita 1, a Firenze, per ―Pianeta Poesia 2011‖ a
cura di Franco Manescalchi, si presenta il volume di
poesie ―Radici Perdute‖ (Kairòs Ed., Napoli 2009) di
Franco Santamaria. Dialogano con l‘Autore la
scrittrice e critica Annalisa Macchia e lo scrittore,
critico e giornalista Pasquale Matrone. Lettura delle
poesie. Ingresso libero.
Andropos in the world
L‟EROS NEI SECOLI
Viaggio nell’eros: analogie ed allusioni in Kafka
L‘EROS è un tema letterario non nuovo, se si
pensa che uno dei testi 'erotici' più belli che siano
mai stati scritti è il "Cantico dei Cantici" della
Bibbia. Ovviamente, a seconda delle epoche e delle
correnti letterarie, esso ha assunto espressioni e
connotazioni diverse, spesso è stato caricato di
significati simbolici specifici.
Molte volte è stato simbolo della fine di
un'epoca, o di rivolgimenti di costume e mentalità.
L'erotismo negato o rimosso della "Marchesa di
O" di Heinrich von Kleist - occasione tuttavia del
processo di emancipazione della protagonista, o
caricato di negativo della "Madame Bovary" sono
segno della loro epoca; altrettanto significativi sono
l'erotismo naturistico e libertario di D. H. Lawrence, il famoso autore de "L'amante di Lady
Chatterley", o quello della letteratura femminista o
femminile dei nostri giorni - segni di un desiderio
di libertà che va ben oltre i confini dell'eros.
In Kafka1, l‘Eros si esprime in un modo
veramente particolare. Le allusioni sono in lui generalmente associate a un senso di disgusto e ripugnanza, presente sia nei personaggi che nella
situazione descritta. Sarebbe facile trarne conclusioni di presunte analogie con la sua personale esperienza. La presenza di termini stranianti rispetto alla
situazione descritta, quali "paese straniero" o "terra
ignota", l'estraneità dell'aria stessa, sembrano
piuttosto suggerire una valenza metaforica di questa
scena, una delle più studiate della prosa kafkiana una delle più misteriose. Eccone un esempio
significativo:
"... il corpo gracile bruciava nelle mani di K.; in un
deliquio in cui K. cercava incessantemente ma
invano di strapparsi, caddero a terra pochi passi
più in là, urtarono con un colpo sordo la porta di
Klamm e rimasero lì distesi fra piccole pozze di
birra e altri rifiuti di cui il pavimento era coperto.
Così passarono ore, ore di palpito comune e di
comune respiro: ore durante le quali K. ebbe
l'impressione costante di smarrirsi, o di essersi
tanto addentrato in un paese straniero come nessun
Cancello ed Arnone
News
diTildeMaisto
http://www.cancelloedarnonenews.com/
uomo prima di lui aveva mai osato, in una terra
ignota dove l'aria stessa non aveva nessuno degli
elementi della dell'aria nativa, dove pareva di
soffocare tanto ci si sentiva estranei, e tuttavia
non si poteva far altro in mezzo a quegli insani
allettamenti che inoltrarsi ancora, continuare a
smarrirsi ".2
Elisabetta Bertozzi
________________________________
1) Kafka nacque a Praga il 3 luglio 1883 in una famiglia ebraica ashkenazita di
madrelingua tedesca appartenente alla media borghesia boema. Le sue opere
più famose inclu-dono i racconti La metamorfosi, Un digiunatore e i romanzi Il
Processo, America, e Il Castello.
2)Franz Kafka, Il castello, Milano, Mondadori, trad. di Anita Rho, p. 80
INCREDIBILE MA VERO
―… La sera del 10 settembre scorso, a Certaldo,
Alberto Arbasino, uno dei tre vincitori della 30ª edizione
del prestigioso premio “Boccaccio‖, durante la cerimonia della premiazione, improvvisamente ha strappato il
microfono dalle mani della presentatrice, colta di sorpresa ed esterrefatta, ed ha esclamato: «Sono qui da due
giorni a sentire solo sciocchezze, io questo premio non
lo voglio. Tenetevelo, me ne vado». Ma lo scrittore non
si è contentato di un‘uscita cosí inattesa e clamorosa,
che da sola sarebbe stata sufficiente a rovinare la manifestazione. Quando la presentatrice si è ripresa dallo
choc e ha osato chiedergli il motivo del suo gesto, l‘ha
mandata letteralmente a quel paese, con una ―vaffa‖, che
ha risuonato alto e forte tra le antiche navate della chiesa
(per fortuna) sconsacrata dei Santi Tommaso e Prospero,
dove avveniva la cerimonia, a qualche centinaio di metri
dalla casa natale del Boccaccio. Lasciandosi alle spalle
l‘ammonizione dello anziano presidente del premio
Mauro Pampaloni e le proteste del pubblico, l‘autore
della bravata è uscito all‘aperto e si è dileguato tra la
folla. Gli altri due premiati, Enrico Mentana (vincitore
della sezione intitolata a Indro Montanelli) e la scrittrice
pakistana Kamila Shamsie, non hanno voluto commentare l‘accaduto, cosí come non hanno rilasciato dichiarazioni Sergio Zavoli, presidente della giuria, e lo stesso
presidente del premio. Ciò che appare discutibile è la
decisione dei membri della giuria di confermare
vincitore Arbasino, col diritto alla riscossione dei 5 mila
euro del premio, pur condannando formalmente il suo
show indecoroso…‖
Gerardo Vacana
(Da ― Il foglio volante‖ ott.2011)
PARTECIPIAMO.IT
di
Franco Pastore
Le favole in napoletano
portale d’arte e letteratura
www.partecipiamo.it
http://www.dentroroma.it/
[email protected]
ATENEUM
UN OSSERVATORIO SUL
MONDO DELL‟UNIVERSITA‟
---------
http://www.andropos.eu/PAGIN
AUNISA.html
- 19 -
Andropos in the world
L‟OSPITE DELLA SETTIMANA: Rosa Maria Galleni Pellegrini
VINCENZO STATELLA
Un commosso ricordo del patriota siciliano Vincenzo
Statella ci viene da un amico carrarese, il conte Carlo
Lazzoni, appartenente ad una delle primarie famiglie
della città del marmo, suo coetaneo e partecipe, nell‟urbe,
dei drammatici eventi relativi alla fine della Repubblica
Romana.Si trova nel primo dei sei capitoli che
costituiscono un manoscritto di memorie intitolate
“L‟estate del 1849. Ricordi della mia prima gioventù” di
O. Inozzal, chiaro anagramma del cognome dell‟autore.
L‟opera, presente nell‟Archivio di Stato di Massa,
finora del tutto ignorata dagli studiosi, è stata
recentemente riscoperta in occasione di ricerche relative
ai vari momenti che portarono all‟unità d‟Italia di cui
celebriamo quest‟anno il centocinquantesimo anniversario. Le memorie non sono datate, ma, nel concluderne il
racconto, l‟autore afferma che sono trascorsi ormai
trenta anni dagli avvenimenti descritti. Siamo quindi nel
1879. Il primo capitolo porta l‟intestazione:
“L‟entrata dei Francesi in Roma e la partenza dei
Garibaldini”.
È il tardo pomeriggio del tre luglio 1849. I plotoni del
generale Oudinot, in assetto di guerra e ad armi cariche,
stanno per terminare la loro marciad‘ingresso per le
principali strade di Roma. ―Queste truppe – commenta con
amarezza il Lazzoni presentealla scena - già da tre mesi
spedite in Italia dal primo presidente della Repubblica
Francese Luigi Napoleone Bonaparte ebbero l‘infausta
mis-sione, che fedelmente eseguirono, di abbattere la
Repubblica Romana, loro sorella, in onta alla costituzione
che la gover-nava‖. Mentre procedono trionfalmente tra
bandiere spiegate, rulli di tamburi, squilli di trombe...
―confusione, terrore, ira, dolore profondo‖ attanagliano gli
astanti costretti ad ―assiste-re, dopo molti sacrifici e tanto
sangue sparso, allo spettacolo di vedere l‘insolente
straniero oltramontano calcare superbo e baldanzoso le
storiche vie di quella città un tempo regina del mondo‖. e
repressa e molti di loro, tra cui lo stesso Cernuschi,
finiscono agli arresti.
Riuscito fortunosamente nel parapiglia generale a
mettersi in salvo, il Lazzoni si dirige verso la piazza di
San Giovanni in Laterano dove era noto che Garibaldi
aveva radunato i suoi fedeli per disporsi alla partenza. È
sua intenzione, tra i tanti giovani provenienti dalle più
svariate regioni italiane lì presenti, rivedere e salutare uno
di essi.
A questo punto, lasciamo parlare direttamente l‘autore
in prima persona: ― Io frattanto, non perdendo tempo di
mezzo corsi tosto a far ricerca del sottotenente Statella,
figlio del famigerato principe Statella che, in quello stesso
tempo, capitanava le truppe borboniche in Sicilia. Era quel
giovane ufficiale mio intrinseco amico e parecchie volte
- 20 -
l‘avevo vegliato al suo capezzale durante la lunga e
penosa malattia accagionatagli da una ferita in un piede
riportata il 30 aprile scorso presso villa Pamfili, allorché
era semplice soldato di cavalleria del corpo di Garibaldi.
Trovatolo finalmente ed abbracciatolo e baciatolo più
volte , dopo aver pronunciato poche parole in tutta fretta
ci lasciammo colle lacrime agli occhi augurandoci
fortuna e buona salute. Da quel giorno fatale non lo
rividi mai più! Povero giovane! Bello, distinto per
casata e più ancora pei suoi modi, coraggioso e fornito
di nobili e magnanimi sentimenti, fece la fine del
valoroso soldato morendo nella guerra del 1866 sui
campi lombardi. All‘improvviso, in piazza Colonna, si
stacca dalla folla il giovane lombardo Enrico Cernuschi,
membro del Comitato delle barricate in difesa di Roma,
che, seguito da un buon numero dei più valorosi
compagni, si slancia con ardire tra le truppe in marcia
agitando il tricolore al grido: ―Viva i Vespri Romani,
morte ai Francesi!‖. Invano. L‘auspicata insurrezione
generale del popolo contro ―i protervi francesi‖, simile a
quella dei Vespri Siciliani cui si riferiva, non avviene,
anzi l‘azione dei dimostranti è subito arginata per
l‘indipendenza di quella nostra Italia che amò tanto, ed
alla quale sacrificò parenti, patria, il suo censo avito, ed
in ultimo la stessa vita! Dopo molte e svariate peripezie,
che ebbe a patire militando sotto Garibaldi dopo che si
fu dipartito da Roma, prese finalmente servizio nelle
truppe regolari del Piemonte, unico canto della vinta
Italia ove in quel tempo tenevasi tuttora acceso il fuoco
dell‘indipendenza nazionale, e tanto seppe meritarsi la
stima dei suoi superiori, non solo pel suo sapere quanto
pel suo coraggio ad dimostrato in parecchie circostanze,
che poté raggiungere ben presto il grado di Colonnello
di Cavalleria.
Battutosi come un leone alla battaglia di Custoza nel
1866, una palla di cannone gli portò via una gamba e
tosto, caduto da cavallo, una seconda gli staccò l‘altro
piede. Posto quindi in una barella per essere trasportato
fuori del combattimento, ecco che un nuvolo di polvere
dà inizio dell‘avvicinarsi a quella volta di un corpo di
Andropos in the world
cavalleria nemica composta di Lancieri Ulani.
Ciò visto, il povero ferito pregò con insistenza i
suoi soldati di depositarlo in una fossa vicino alla strada
onde questi, sbarazzati di Lui, potessero avere tempo di
porsi in salvo. Ma il misero pensò solo agli altri, punto
curando se stesso, poiché quel corpo di Lancieri
passandogli d‘appresso lo trafissero con parecchi colpi
ponendo fine così alla cara esistenza di quel prode
soldato‖.
Non conosciamo la fonte da cui Lazzoni trasse
notizie tanto dettagliate sulla fine di Vincenzo Statella.
Riteniamo comunque che, al di là di alcune imprecisioni dovute forse al trascorrere del tempo, questa è
degna d‟essere resa nota, per diversi motivi […]. Essa
documenta principalmente, come poche altre, la
fraternità e reciproca stima tra giovani delle più lontane
e diverse parti d‟Italia accomunati da un unico grande
ideale […].
---------------Da HYSPICAEFUNDUS - Rivista di storia e di cultura della Società
Ispicese di Storia Patria - anno VIII n. 16 - Giugno 2011 - Direzione e
redazione: C.da Crocefia sn. 97014 Ispica (RG) - tel. 0932-959643
e-mail: [email protected] - www.storiapatriaispicese.it
UNO SGUARDO DENTRO LA CITTA‟ DI SALERNO
IL GIALLO DELL‘AUTOVELOX
di Sofia Gargano
Eccomi qui di nuovo ad evidenziare certe
―sfasature‖ della città di Salerno.
In primo luogo, è doveroso complimentarmi per la splendida rotatoria, che ha preso il
posto dei semafori, prima del litorale salernitano. Spaziosa, ampia e piena di verde, la
nuova rotatoria risorverà, speriamo, i problemi di traffico in quella zona della nostra città.
Ciò che mi lascia un po‘ perplessa sono gli
autovelox in quella zona, ove figurano limiti
di velocità, a mio avviso, veramente assurdi.
Mi spiego meglio, io sono stata sempre a
favore di una guida sicura e non sono certo
una fan dell‘alta velocità, noto una sorta di
esagerazione nei limiti imposti in quella zona,
come, ad esempio, l‘immediato passaggio dai
40 km orari, ai 30 nelle vie limitrofe.
Avete mai provato a procedere a 30 km
orari? Beh, io si e si viene tallonati da automobilisti, che se ne infischiano del limite e
delle multe (che vi assicuro sono salatissime),
con il rischio, per chi la multa proprio non la
vuole pagare, di essere stretto in qualche
angolo della strada.
Mettendo da parte la inciviltà di alcuni nostri concittadini, nasce spontaneo il dubbio: i
marchingegni sono lì per la nostra sicurezza,
oppure per produrre danaro per l‘erario?
Comunque, mi sento in dovere di avvisare i
cittadini, che l‘autovelox funziona perfettamente, così come spiacevolissime sono le
multe che arrivano agli ignari cittadini.
IL VALORE PRAGMATICO DEI SOPRANNOMI
A SARNO
Un testo che non può mancare in una buona
libreria. Il soprannome, l‘orma di un‘identità
forte, in un affascinante conte-sto di
microanalisi antropologica, che ci porta alla
conoscenza di strategie occupazionali, di
aspetti sociali e di implicanze geografiche.
Un libro stupefacente, finalizzato al recupero ed alla conservazione di un patrimonio
culturale e linguistico
Prof. Alberto Mirabella - Tel. 089.220556
e-mail: [email protected]
- 21 -
Andropos in the world
EPPURE NON SE NE PARLA
TIRRENO MERIDIONALE
IL MASSILI ED IL RISCHIO DI TSUNAMI
Scoperto negli anni venti del XX secolo e battezzato in
onore dello scienziato italiano Luigi Ferdinando Marsili, questo
vulcano sottomarino è stato studiato a partire dal 2005
nell'ambito di progetti strategici del CNR per mezzo di un
sistema multibeam e di reti integrate di monitoraggio per
osservazioni oceaniche. Con i suoi 70 km di lunghezza e 30 km
di larghezza (pari a 2100 chilometri quadrati di superficie) il
Marsili rappresenta uno dei vulcani più estesi d'Europa. Il monte si eleva per circa 3000 metri dal fondo marino, raggiungendo
con la sommità la quota di circa 450 me-tri al di sotto della
superficie del mar Tirreno.
Il vulcano sommerso si è risvegliato. Nel Tirreno
Meridionale cresce così la possibilità di tsunami dovuti ad
improvvisi eventi franosi lungo i versanti della montagna
sottomarina. L‘allarme è stato lanciato da Franco Ortolani,
ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di
Pianificazione e Scienza del Territorio, Università di
Napoli Federico II.
Il problema è che il nostro paese non è preparato a una
simile eventualità, sebbene uno studio realizzato da
Ortalani sostenga che negli ultimi 2000 anni sono stati 72 i
movimenti anomali del mare che hanno interessato le coste
italiane.
I risultati della ricerca, eseguita con la collaborazione di
Silvana Pagliuca del CNR, sono stati presentati al Congresso Internazionale di Geologia tenutosi a Firenze già
nell‘agosto 2004. Il maremoto più recente è avvenuto il 30
dicembre 2002 a Stromboli. Ha inondato una fascia
costiera fino ad altezza di alcuni metri sul livello medio del
mare. Ha danneggiato seriamente le case più vicine al mare
e ferito alcune persone. Si è trattato di un maremoto
innescato da una frana sottomarina. E‘ evidente che se
l‘onda anomala si fosse verificata 4-5 mesi prima (o dopo),
durante la stagione estiva, il conteggio dei danni e dei feriti
lungo le coste frequentate da migliaia di bagnanti sarebbero stati molto diversi. Secondo i dati raccolti dall‘Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ci sono stati ben 18
tsunami del passato avvenuti nei mesi estivi, oggi presi
d‘assalto da centinaia di migliaia di persone sulle
spiagge. E‘ evidente che l‘impatto di simili maremoti
durante l‘estate potrebbe essere davvero drammatico.
In passato le aree interessate da tsunami sono state la
Liguria (14 eventi), lo Stretto di Messina-Sicilia Orientale-Calabria meridionale tirrenica-Isole Eolie (23
eventi); l‘Adriatico (10 eventi); il Golfo di Napoli (10
eventi); la Toscana (3 eventi); la Sicilia settentrionale (2
eventi); la Sicilia meridionale (2 eventi); la Calabria
settentrionale ionica (1 evento) e il Lazio (1 evento). La
massima altezza raggiunta dalle onde è stata di 15 metri,
contro le decine dello tsunami del 26 dicembre 2004 in
Indonesia.
La ricerca ha evidenziato che il maggior numero di
maremoti in Italia è stato provocato da grandi e rapide
frane sottomarine innescate prevalentemente da terremoti
avvenuti anche in aree distanti dalla costa. I fenomeni più
gravi si sono verificati nel Tirreno Meridionale-Stretto di
Messina-Sicilia Orientale.
Il maremoto più disastroso, paragonabile per numero
di vittime a quello avvenuto il 26 dicembre nel Sud Est
Asiatico, è quello che si verificò circa 10 minuti dopo il
sisma del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina
provocando decine di migliaia di morti.
Una maremoto non provocato, come si riteneva
all‘inizio, direttamente dal sisma, bensì da una grande
frana sottomarina, verificatasi nello Stretto di Messina a
sud di Reggio Calabria, innescata dallo scuotimento
sismico.
Il dato preoccupante è che le aree costiere italiane a
rischio da tsunami, già individuate con vari studi, ancora
non sono tutelate da interventi strutturali preventivi né da
attive misure di monitoraggio, di didattica e protezione
civile.
STRANEZZE E PINZILLACCHERE
QUAGLIETTA DI CALABRITTO (AV) – Gli abitanti di via Sinerchie, n.5, stanno ancora attendendo, a sette mesi
dalla richiesta, che si metta la lampadina al lampione sul lato nord della piazza. Anzi, si è spento anche un secondo
lampione. Presto, i quagliettani accenderanno i lumini, come si fa al cimitero.
TEXAS - Un veterinario del Texas che nel fare una rettoscopia ad una vacca ricevette in piena faccia una scoreggia della
bestia che lo investì proprio mentre stava fumando un sigaro. Morì per le gravissime ustioni.
SACRAMENTO – Agosto 1992, un mago è stato travolto dal treno che cercava di fermare con il pensiero. L'abracadabra non ha funzionato e il mago e' rimasto ucciso mentre cercava di fermare un treno con i suoi poteri paranormali".
POLONIA, lui è ai fornelli, alle prese con una omelette, Monika Lewinsky è in ginocchio. Dopo qualche minuto sono
entrambi al pronto soccorso dell'ospedale vicino a casa. La donna ha ustioni di primo e scondo grado sulla schiena e un
leggero trauma cranico. L'uomo una ferita lacero contusa ai genitali. La verità supera la fantasia nella ricostruzione dei
fatti. Basterà dire che tutto è stato causato da un errore di valutazione del cuoco nel girare la frittata. L'omelette bollente è
così finita sulla schiena delle donna, che per reazione ha morsicato il partner. L'involontaria reazione dell'uomo è stata a
questo punto una padellata sulla testa della compagna.
- 22 -
Andropos in the world
PIATTI TIPICI NELLA TERRA DEGLI AUSONI
a cura di Rosa Maria Pastore
La Campania - Terra degli Ausoni e degli Opici, verso l' VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste, dai Greci,
i fondatori di Cuma e di Partenope, rifondata poi come Neapolis, tra la fine del VI e l' inizio del V secolo a.C. Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad
ad una lega di dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l'invasione dei
Sanniti, che conquistarono Capua ( nel 440 circa ) e Cuma ( 425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventando così un solo popolo: gli Osci.Con la discesa di Annibale, a nulla valse
organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di
di romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. La Campania divenne
ne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con l'occupazione
longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente Capua, Salerno e Napoli
e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente
ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e
XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al
1707, fu dominio della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). Questa fusione di radici culturali, di usi e
costumi di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria .
UN PRANZO A SALERNO
Salerno è un comune italiano di 138.794 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Campania. sede la
Scuola medica salernitana, che fu la prima e più importante istituzione medica d'Europa all'inizio del
Medioevo (IX secolo) e come tale è considerata da molti un'antesignana delle moderne Università.
ANTIPASTO
POLPETTINE DI RICOTTA
Ingredienti e preparazione
Impastare 300 gr. di ricotta con 30 gr. di farina, 2 tuorli d‟uovo, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato e 1
cucchiaio di prezzemolo tritato; salare e formare delle polpettine. Passare le polpettine nelle chiare montate a neve
e poi nel pane grattugiato. Friggere le polpettine a fuoco non troppo vivo, rivoltarle spesso delicatamente e
ritirarle dorate.
PRIMO PIATTO
RISOTTO AL POMODORO
Ingredienti e preparazione (per 6)
Mettere a soffriggere in 100 gr. di burro una cipolla, una carota e 2 fette di pancetta tritate, aggiungere 500 gr.
di pomodori pelati e a pezzi. Far insaporire il tutto, passare al passaverdure ( o usare il mixer ad immersione).
Rimettere al fuoco, aggiungere 600 gr. di riso e lasciarlo insaporire. Unire 2 l di brodo bollente e far cuocere a
fuoco moderato. Controllare se è giusto di sale e, prima di servirlo aggiungere 50 gr. di burro e parmigiano
grattugiato.
SECONDO PIATTO
HAMBURGER DEL PIZZAIOLO
Ingredienti e preparazione (per 6)
Far rosolare 6 hamburger in 60 gr di burro da entrambi i lati e, quando saranno dorati, metterli da parte, in
caldo. Nel loro sugo di cottura, a fiamma moderata, spappolare 6 pomodori pelati e farli cuocere per circa ¼
d‟ora . aggiustarli di sale e profumarli alla fine con un pizzico di origano. Sistemare gli hamburger nel sugo,
sovrapporre a ciascuno una fetta di fondina. Metterli in forno finché la fontina sarà leggermente fusa.
CONTORNO
PATATE IN PUREA
Ingredienti e preparazione (per 6)
Lessare 1 kg. di patate e dopo averle sbucciate, passarle al passaverdure. Aggiungere 1 bicchiere di latte, il
sale e 50 gr. di burro. Mettere al fuoco e sbattere fino ad ottenere una purea soffice e consistente. Lasciar cuocere
qualche minuto, sempre mescolando, e servire ben caldo.
- 23 -
Andropos in the world
DOLCE
CROSTATO DI CREMA
Ingredienti e preparazione (per 6)
Fare una pasta frolla con 200 gr. di farina, 100 gr. di burro, 100 gr. di zucchero, 2 tuorli d‟uovo, la scorza
grattugiata di un limone e un pizzico di sale. Mettere a riposare.
Per la crema sbattere 3 tuorli d‟uovo con 150 gr. di zucchero, aggiungere ½ l di panna liquida e la scorza
grattugiata di 1 limone, mettere in un pentolino a bagnomaria e far addensare, senza far prendere l‟ebollizione.
Stendere la pasta frolla in una teglia imburrata ed infarinata, coprirla con la crema, cospargerla con qualche
amaretto sbriciolato e metterla in forno a fuoco moderato per circa 25-30 minuti. Lasciar raffreddare la crostata,
sformarla e cospargerla di zucchero a velo vanigliato.
VINO
CILENTO ROSSO DOC
Il vino rosso Cilento Rosso Doc è prodotto per la maggior parte nei comuni in provincia di Salerno, dove il
vitigno ha trovato il clima indicato al totale sviluppo delle sue caratteristiche. Va servito a temperatura ambiente,
dai 12° ai 15° in bottiglia, in bicchieri ampi, tipo il ballon, per esaltarne gli aromi.
Sapore: Ricorda frutti rossi maturi e prugna , con lievi sentori di tabacco , caffè e spezie.
La gradazione è di minimo 11,50.
Profumo: Intenso e fruttato
Vitigni utilizzati: aglianico 60-75%; piedirosso e/o primitivo 15%-20%; ammessi altri max. 25%
_________________
La cucina della Campania “I nostri chef”, Il Mattino - Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernu - Cucina dalla A alla Z di L.
Carnacina, Fabbri Editori - Le mille e una… ricetta, S. Fraia Editore - Mille ricette, Garzanti - L‟antica cucina della Campania , Il Mattino Giorni ricchi .
PASSEGGIANDO PER SALERNO
Torneo Scopone 2011
Giuseppina Galizia si conferma campionessa
SALERNO - Sull‟arenile
di Torrione, anche quest‟anno, si è svolto
il torneo di scopone per il 2011.
Il team, capitanato dalla brava signora Giuseppina Galizia, ha vinto brillantemente, dopo di essersi aggiudicati i quarti e la semifinale. Dopo un‟intensa lotta, che ha messo a dura prova l‟abilità tecnica e la resistenza psicofisica, la finale ha visto vincitrice, ancora
una volta, la collaudata formazione composta dalla Galizia, in coppia con Donato Losacco.
La signora Giuseppina, già campionessa uscente, alla tenera età di 79 anni, ha scritto
nuovamente il proprio nome, sull‟albo d‟oro della manifestazione.
La premiazione della coppia vincitrice avverrà, nei prossimi giorni, in un noto locale
salernitano, dove amici ed ammiratori avranno l‟occasione di complimentarsi con la campionessa ed il suo valido compagno, gustando le specialità che offre la nostra bella città.
Mario Bottiglieri
- 24 -
Andropos in the world
CRITICA LETTERARIA
Da “Avvelenati”, di Baldessarro e Jati, Il decesso del capitano De Grazia.
Il filo rosso che lega tanti misteri italiani alle “navi dei veleni”
Le indagini del procuratore Neri si incrociano nel 1995 con
le morti, rimaste per molti versi enigmatiche, di Ilaria Alpi e
Miran Hrovatin, la giornalista e l‟operatore televisivo uccisi in
un agguato a Mogadiscio il 20 marzo 1994.
L‘11 novembre 1995 un fax viene spedito ai magistrati che
indagano sui traffici di rifiuti tossici da Alì Islam, un attivista di
Greenpeace, in cui si segnala che «a largo della città di Tohin,
del distretto di Aluja nella regione del Bari, due navi sconosciute stanno effettuando ―operazioni insolite‖».
Si tratta, in sostanza, dell‘inabissamento, nei fondali marini, di
containers molto sospetti. La notizia viene subito messa in
relazione col ritrovamento, in casa di Comerio a Garlasco, di
una cartella gialla contenente «documenti relativi a un progetto
di smaltimento in mare di rifiuti radioattivi e scorie nei fondali
somali». La ditta del faccendiere lombardo è sospettata di
smaltire in Somalia sostanze venefiche provenienti da scarti
industriali. La Alpi e Hrovatin erano sulle tracce di questo
losco affare? Di questo parere sono da tempo i genitori di Ilaria,
che sarebbe stata uccisa proprio perché si apprestava a
denunciare sui media nazionali gli ignobili traffici tra Italia e
Somalia. Le indagini svolte dalla magistratura di Roma hanno
portato, a tredici anni di distanza dal duplice omicidio, alla
condanna di Hashi Omar Hassan, un miliziano somalo che ha
fatto parte del commandos che ha sparato a Ilaria e Miran,
mentre non sono stati identificati gli altri membri del gruppo di
fuoco, né tantomeno i mandanti del delitto.
Nel 2004 si è insediata una Commissione parlamentare
d‘inchiesta, presieduta da Carlo Taormina, che dopo due anni
di indagini ha concluso i suoi lavoro con tre distinte relazioni:
la prima, votata dalla maggioranza di centrodestra, ha concluso,
sulla base della testimonianza rilasciata dall‘imprenditore
Giancarlo Marocchino, che «Ilaria e Miran sono morti come
tanti giornalisti in zone pericolose per caso, a causa dei
disordini all‘interno della Somalia»; la seconda, sostenuta dalla
minoranza di centrosinistra, ha ritenuto insoddisfacenti questa
tesi, asserendo che «le causali del duplice omicidio rimangono
sul tappeto», per cui «il caso rimane aperto»; la terza,
presentata dal deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli, ha invitato
ad approfondire «le piste relative alla malacooperazione nonché
ai traffici di armi e di rifiuti tossico-nocivi o, peggio, di scorie
nucleari». La vicenda ha assunto, infine, i tratti di una intricata
spy-story, allorché si è scoperto che il certificato di morte della
Alpi, rinvenuto all‘interno della carpetta gialla di Comerio, è
misteriosamente scomparso dal faldone conservato negli
archivi della Procura di Reggio Calabria, che stava svolgendo
la propria inchiesta sui traffici illeciti e aveva ottenuto la
documentazione relativa agli affari illeciti in cui era coinvolto
l‘ingegnere pavese.
L‘VIII capitolo di Avvelenati è dedicato al capitano della
Marina Militare Natale De Grazia, morto in circostanze poco
chiare il 13 dicembre 1995, mentre stava indagando sulle ―navi
a perdere‖ e si stava recando a La Spezia in macchina, insieme
a Moschitta e all‘ufficiale dei carabinieri Rosario Francaviglia,
per trovare testimonianze che avrebbero consentito di stabilire
l‘esatta ubicazione della ―Rigel‖ nei fondali del Mar Ionio.
Baldessarro e la Iatì descrivono De Grazia come «un militare
dalla schiena dritta, che non temeva la fatica di un‘indagine,
neppure se, andando avanti, si presentava sempre più spinosa».
Lungo il tragitto autostradale tra Reggio Calabria e La Spezia,
De Grazia si ferma con i colleghi a desinare in un service a
Nocera Inferiore, dopodiché i tre riprendono la marcia
sull‘autostrada, quando, improvvisamente, il capitano si sente
male e nel breve volgere di pochi minuti muore. L‘autopsia
parla di «morte di tipo naturale, conseguente ad una insufficienza cardiaca acuta», probabilmente di natura ischemica.
A distanza di anni, tuttavia, il pentito Fonti ha dichiarato
che De Grazia è stato assassinato dai servizi segreti, tesi
avvalorata – peraltro senza riscontri oggettivi – anche dal
magistrato Antonio Maria Pace, occupatosi a lungo di traffici
di sostanze tossiche, il quale nel 2010, durante un‘audizione
presso la Commissione parlamentare d‘inchiesta sulle attività
illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ha dichiarato quanto segue:
«Quando è giunta la notizia della morte di De Grazia io, Neri
ed altri non abbiamo avuto dubbi sul fatto che quella morte
non fosse dovuta a un evento naturale». Come sottolineano i
due autori, «il capitano Natale De Grazia è stato riconosciuto
dal Presidente della Repubblica eroe nazionale e insi-gnito
della medaglia d‘oro», in considerazione degli importanti
contributi forniti nelle indagini sul traffico internazionale di
armi e di rifiuti tossici. Tuttavia, non è stata mai istruita una
seria inchiesta per stabilire oltre ogni dubbio le cause della sua
prematura morte.
Il saggio-inchiesta di Baldessarro e Iatì si occupa di
tanti altri fatti strani e misteriosi, connessi allo smaltimento illecito di sostanze tossiche, su cui ha indagato o sta
ancora investigando la magistratura: da The Network, la
presunta rete internazionale di traffici denunciata da Greenpeace in un suo rapporto del 1997, alle rivelazioni del pentito
Fonti, da molti però considerato un ―pataccaro‖; dal ―caso
Basilicata‖, ossia il presunto smaltimento di rifiuti tossici del
Centro Enea di Rotondella, al supposto traffico di uranio tra
Italia e Paesi mediorientali che, secondo talune indiscrezioni,
sarebbe stato la vera causa del disastro di Ustica del 1980.
Si tratta di storie intricate, su cui ancora non si è fatta piena
luce, anche per i continui depistaggi, la scarsa collaborazione
degli organi preposti ai controlli, la mancanza di prove certe
che confermino le affermazioni dei testimoni. Non a caso,
quindi, i due autori chiudono Avvelenati, dichiarando sconsolatamente: «Mai una verità coincidente con un‟altra, mai
una prova vera. Solo tanti interrogativi sparsi su poche
certezze». Intanto in Italia la mortalità per tumori maligni è in
continuo aumento e si diffonde sempre più la sensazione che
questo dipenda anche dall‘avvelenamento del territorio, che
prosegue senza sosta, tra la disinformazione dell‘opinione
pubblica e l‘impotenza o, peggio ancora, la conni-venza di chi
dovrebbe impedire che ciò avvenga.
Giuseppe Licandro
[Da “EXCURSUS” del 25/06/2011]
- 25 -
Andropos in the world
VIRENS GALLICA E LA GRECA KATÀNE
DUE CITTA‟, UNA GALLICA E L‟ALTRA GRECA, A CONFRONTO,
Le prime tracce di un insediamento abitativo ritrovate sul
territorio risalgono alla Preistoria, infatti i numerosi reperti
esposti nel museo di Villa Mirabello e i ritrovamenti di
insediamenti palafitticoli sull‘isolino Virginia dimostrano che il
territorio era abitato già nel 5000 a.C. Nonostante ciò non si
hanno notizie precise della città se non sino alla tarda epoca
imperiale, quando il villaggio, un piccolo villaggio di origine
gallica, cominciò ad assumere una certa rilevanza in quanto
collocato lungo strategiche vie di transito. Infatti, nei pressi di
Varese, c'era una via di comunicazione che collegava Milano
con la attuale Svizzera attraverso la valle, proseguendo per la
Valganna, Ponte Tresa e di lì fino al Ticino. Questa via era
molto utilizzata da mercanti e i militari.
Nel corso del XIII secolo, la vita del borgo si rafforza grazie
soprattutto alle attività mercantili, che avevano l‘epicentro nel
mercato alla Motta. Il borgo viveva la sua prima espansione
territoriale racchiuso entro sei direttrici specifiche segnate da
altrettante porte: la porta Rezzano che si trovava in fondo
all'attuale via Marcobi e immetteva sulla strada per S. Maria del
Monte; la porta Regondello; la porta di S. Martino vicino
all'omonima chiesa; la porta Milano, la porta Motta e la porta
Campagna. In un documento risalente al 922 viene citata per la
prima volta la chiesa di Varese. Di circa un secolo successivo,
1068 è la citazione di Varese come sito di mercato.
Nel 1237 Varese combatté a fianco di Milano contro
l'Imperatore Federico II di Svevia, nipote del Barbarossa.
Al Trecento risalgono i primi statuti che regolavano la vita
cittadina, fondata su una sostanziale e privilegiata autonomia di
governo che durò, tranne rare eccezioni, fino alla seconda metà
del 1700. Nel 1407, in seguito ai disordini scoppiati alla morte
di Gian Galeazzo Visconti, il condottiero Facino Cane si
proclamò signore di Varese, usurpando le antiche libertà. Ma nel
1410, grazie Giovanni Maria Visconti i varesini ottennero il
ripristino dei loro privilegi. Nel 1450 scoppiò la peste in
Lombardia ma Varese ne fu lievemente colpita perché i varesini
chiusero le porte del borgo. Una grande e importante stagione è
quella vissuta dal borgo all'avvento di Carlo Borromeo in qualità
di arcivescovo di Milano. Infatti, egli modificò l'istituzione
ecclesiastica di Varese e contribuì a consolidare la fama del
monastero di Santa Maria del Monte che da lì a poco avrebbe
visto aprirsi una delle più importanti fabbriche artistiche della
Lombardia. Nel 1816, il borgo viene insignito del titolo di città
dall'imperatore Ferdinando I d'Austria, ma non riottiene il ruolo
di capoluogo di provincia, e viene aggregata a Como.
Nel 1816, finalmente, il borgo viene insignito del titolo di
città dall'imperatore Ferdinando I d'Austria, ma non riottiene il
ruolo di capoluogo di provincia, venendo aggregata alla
provincia di Como. Il 23 maggio 1859 nell'ambito della seconda
guerra di indipendenza i Cacciatori delle Alpi al comando di
Garibaldi liberarono la città dagli Austriaci.
Con l'avvento del partito fascista, nel 1927, si ebbe la
costituzione della nuova provincia di Varese, che fu scelta da
Mussolini come capoluogo. Contempora-neamente, il territorio
comunale ebbe l'annessione di 9 comuni limitrofi: Bizzozero,
Bobbiate, Capolago, Induno Olona, Lissa-go, Masnago,
Sant'Ambrogio Olona, Santa Maria del Monte e Velate.
- 26 -
Originariamente insediamento Sicano, Catania, dopo il
XIII secolo a.C., divenne sede di un grosso villaggio Siculo,
rifondato come Kατάvη nel 729 a.C. da coloni Greci
Calcidesi, guidati da Tucles. Nel 476 a.C., da Gerone I di
Siracusa la conquistò e la chiamò Aitna. Dopo la morte del
tiranno siracusano e la sconfitta di Trasibulo la città fu
riconquistata dai Katanaioi che le rimisero il nome originario.
Subì la conquista di Dionigi il Vecchio, poi, nel 263 a.C., fu
conquistata dai Romani.
Alla caduta dell'Impero Romano la Sicilia venne conquistata nel VI secolo dagli Ostrogoti di re Teodorico che si
occupò della ricostruzione delle mura della città, utilizzando
le pietre che costituivano l'anfiteatro romano[11]. Venne in
seguito conquistata dai Bizantini, e nella prima metà del IX
secolo dai musulmani. Nel 1071 viene conquistata dai
Normanni che provvidero a ridarle la sede vescovile, con
l'approvazione del papa Urbano II (bolla pontificia del 9
marzo 1092); sarà elevata a sede arcivescovile, Arcidiocesi di
Catania, nel 1859. Fu poi governata dagli Svevi, periodo in
cui si eresse il Castello Ursino e si crearono le figure
amministrative che perdurarono fino al 1817. La città fu una
delle sedi della côrte itinerante di Federico II di Svevia e da
qui furono emanati editti e leggi di grande importanza. Alla
fine del casato Hohenstaufen furono gli Angioini a prendere
possesso della città, occupandola militarmente abusando
spesso della popolazione locale. Lo scontento generato causò
i moti dei cosiddetti Vespri Siciliani. Nel 1282, passò al ramo
cadetto degli Aragonesi (in quanto la moglie di Pietro
d'Aragona era nata a Catania) che fino a re Martino II di
Sicilia fecero di Catania la capitale del Regno di Trinacria.
Dopo la cancellazione del regno di Trinacria la Sicilia perse
l'indipendenza e passò sotto i domini Spagnolo, Savoia e
Borbonico. Nel 1622, Emanuele Filiberto di Savoia, viceré di
Sicilia, con lettera ratificata da Filippo IV, aveva assegnato al
Senato catanese funzioni pari a quelli di Palermo e Messina,
concedendole una certa autonomia.
Tra il 1816 e il 1818 acquisì lo status di Comune,
lasciando quello di Urbs, in modo da essere governata da un
Intendente, coadiuvato dal Segretario generale e dal Consiglio
di Intendenza. Nel 1860 Catania entrò a far parte del Regno
d'Italia. Oggi è uno dei principali comuni siciliani, capoluogo
della provincia di Catania.
La città di Catania è ottava tra le 27 città decorate con
Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento
nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla
città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla
Casa Savoia, compreso tra i moti insurrezionali del 1848 e la
fine della prima guerra mondiale nel 1918. (Continua)
__________
Secondo lo storico greco Plutarco, il suo nome deriva da katane (cioè
grattugia), per l'associazione con le asperità del territorio lavico su
cui sorge, od anche dal protolatino katina (catino, bacinella) per la
conformazione naturale a conca delle colline intorno alla città.
L'etimologia resta comunque oscura: secondo altre interpretazioni, il
nome deriverebbe dall'apposizione del prefisso greco katà- al nome
del vulcano Etna (Aitnè, dal greco) (in modo che ne risulti "nei pressi
di" o "appoggiata" all'Etna)
Andropos in the world
AESOPOS ET PHAEDRUS IN NAPOLETANO
(Dal libro di F. Pastore “ Aìsopos, favole in napoletano ” )
‗O CIUCCIO, ‗A VOLPE E ‗O LIONE
(L‘amicizia co‘ putènte nu‘ porte proprie a niente)
‗Nu ciùccio e ‗na volpe, grandi amici,
decisero di andare a caccia insieme.
Trasèttere ndo‘ bosco assai felici,
cu‘ ll‘aria di chi nessuno teme.
Ma proprio là, tra piante e cacciaggiòne,
t‘incontrano ‗nu cazzo di leone.
‗A volpe, ‗nfàme assai e un poco zòccola,
vennètte l‘asino per vita e libertà.
Vuttàje l‘amico ciuccio dìnte a ‗na trappola
e s‘apprestàje a muoversi di là.
Ma ‗o leone, per un senso di giustizia,
prima, mangiàje ‗a volpe a colazione
e po‘ pranzaje co‘ ciucce, a profusione.

ʹ Όὶ ὰ ὼὶ ὲ Un asino ed una volpe fecero amicizia e insieme se ne andarono a caccia. Incontrarono un leone
dall'aria minac-ciosa. La volpe intuì il pericolo che stava correndo, gli si avvicinò e cominciò a parlargli: si impegnava a consegnargli
l'asino, in cambio della sua salvezza. I leone le promise la libertà: così la volpe condusse l'asino verso una trappola e ce lo lasciò cadere. Il
leone, appena vide che l'asino era nell'impossibilità di fuggire, assalì per primo la volpe e poi, con calma, ritornò ad occuparsi dell‘ani-male
che era caduto nella trappola.(Aἲ sopo – μύθο CCLXX )
Fabula docet (‘ύò:
Chi vuole il male degli altri il suo è già preparato.
Non c’è premio per una cattiveria.
Lexicon necessarium:
Trasettere: entrarono insieme.
„nfame: infame; dal lat. in (negativo) + fama,
cattiva reputazione.
Vennètte: vendette, mise in vendita, alienò l‘amico.
LO SAPEVATE CHE
 Il rumore prodotto da un aereo che oltrepassa il muro del suono non è inferiore a quello di una macchina che
oltrepassa il muro di casa
 Alla centrale nucleare del Garigliano, una ventina di anni fa, successe qualcosa, mettendo a rischio un vasto
territorio, dal Volturno al Circeo. Non molti lo sanno. Ma è possibile che ci sia stata anche una Cernobyl italiana. «E se
anche non volessimo usare i toni della catastrofe come precisa Mauro Cristaldi, docente di anatomia comparata
all’Università La Sapienza di Roma, gli effetti nefasti registrati nell’area sono innegabili e sufficientemente
documentati».
 Numerosi farmaci di uso comune interferiscono con il sonno: gli antidepressivi, gli ansiolitici, gli estratti tiroidei, i
broncodilatatori contro l’asma, i betabloccanti e gli steroidi. Persino i barbiturici e altri ipnotici possono portare
rapidamente a una grave insonnia persistente.
 Un industriale della Brianza è stato arrestato per sbaglio dopo alcune intercettazioni telefoniche? I carabinieri
sentendo far richieste al cellulare per 50 sedie o 100 sgabelli, hanno pensato subito ad un gergo per mascherare il
traffico di dosi di droga.
 Il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna promuove un seminario di approfondimento
dedicato all’opera dei poeti Dino Campana, Camillo Sbarbaro e Clemente Rebora, rivolto a studenti dell’Università di
Bologna e a persone interessate alla conoscenza della poesia italiana del Novecento. Gli incontri (sei della durata di
un’ora e mezzo ciascuno) si terranno ogni martedì a partire da martedì 26 ottobre e sino al 6 dicembre, dalle ore 18,30
alle ore 20,00 presso il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna e saranno condotti dal poeta
Giancarlo Sissa.
 Il TOPONIMO Quaglietta è nato da aqua-electa (scelta per le acque), evoluto, nel 1200, in Quallecta, infatti, si legge
in un documento medievale di Roberto de Quallecta (appunto, aqua –electa), da cui l’attuale Quaglietta.
- 27 -
Andropos in the world
DENTRO LA STORIA:
GLI ACCORDI DI PLOMBIERES (parte terza)
LETTERA ESPLICATIVA DEL CONTE CAVOUR A VITTORIO EMANUELE
Baden 24 luglio 1858.
"Appena fummo usciti dalle vie di Plombières, l’Imperatore entrò
nell’argomento del matrimonio del principe Napoleone, chiedendomi
quali fossero in proposito le intenzioni di V. M. — Risposi che Vostra
Maestà si era trovata in una posizione assai imbarazzante, allorché le
comunicai le proposte fattemi da Bixio; imperocché Ella aveva avuto
dei dubbî sulle intenzioni che egli, l’Imperatore, nutriva intorno a ciò;
che, ricordando un certo colloquio avuto da V. M. con lui a Parigi nel
1855 intorno al principe Napoleone, e ai suoi disegni di matrimonio
con la Duchessa di Genova, non sapeva bene apporsi.
Aggiungeva che questa incertezza era stata aumentata dalla
visita fatta a V. M. dal dott. Conneau, che, messo alle strette
sopra questo argomento da Lei e da me, aveva dichiarato, non
solo di non avere istruzioni su questo punto, ma anche di
ignorare del tutto quello che l‘Imperatore ne pensasse.
"Aggiunsi che V. M., benché avesse in grandissimo conto
l‘adoperarsi quanto potesse per fargli cosa grata, avea una
grande ripugnanza a maritare la sua figliuola a cagione della
giovinezza di lei, e non sapeva imporle una scelta alla quale
essa dovesse rassegnarsi. Che, quanto a V. M., se l‘Imperatore
molto lo desiderasse, non aveva obbiezioni insuperabili contro
questo matrimonio; ma che voleva lasciare intera libertà a sua
figlia. "L‘Imperatore rispose che desiderava vivamente il
matrimonio di suo cugino colla principessa Clotilde, che egli
fra tutte preferirebbe un‘alleanza colla famiglia di Savoia, che
se non aveva dato incarico a Conneau di parlarne a V. M. fu
perché credeva di non dover fare pratiche verso di Lei senza
essere prima certo che sarebbero state gradite. Quanto al
colloquio con V. M. che io gli avevo ricordato, l‘Imperatore
mostrò dapprima di non rammentarsene; poi, dopo qualche
tempo, mi disse: "Mi ricordo assai bene di aver detto al Re, che
mio cugino aveva avuto torto di chiedere la mano della
Duchessa di Genova; ma era perché io stimava assai
sconveniente che egli le facesse parlare di matrimonio pochi
mesi dopo la morte di suo marito."
"L‘Imperatore tornò più volte sull‘argomento del matrimonio. "Disse, ridendo, essere possibile che egli qualche volta
avesse parlato male di suo cugino a V. M.; imperocché sovente
era stato in collera con lui; ma che in fondo lo amava
teneramente, perché aveva delle qualità eccellenti, e da qualche
tempo egli si comportava in modo da conciliarsi la stima e
l‘affezione della Francia. "Napoleone, aggiunse egli, vale molto
più della sua riputazione; egli censura, ama di contraddire, ma
ha ingegno, abbastanza giudizio e un cuore eccellente". — Ciò
è vero; che Napoleone abbia ingegno V. M. ne poté giudicare,
e io ne la potrei accertare pel molto conversare che ho fatto con
lui. Che abbia giudizio, la sua condotta tenuta dal tempo
dell‘Esposizione, che egli ha presieduto, lo prova. Finalmente
che il suo cuore sia buono, la costanza serbata sia verso i suoi
amici, sia verso le sue amiche, ne è una prova indiscutibile. Un
uomo senza cuore non avrebbe lasciato Parigi in mezzo ai
piaceri del carnevale per fare l‘ultima visita a Rachele, che
moriva a Cannes, e ciò benché se ne fosse separato già da
quattro anni. "Nelle mie risposte all‘Imperatore, mi sono
- 28 -
studiato sempre di non offenderlo, evitando però di prendere un
impegno qualsiasi. A giornata finita, sul punto di separarci,
l‘Imperatore mi disse: "Capisco che il Re abbia ripugnanza a
maritare la sua figlia così giovane; perciò io non insisterò che il
matrimonio abbia luogo subito; io sarei disposto ad aspettare un
anno e più, se è necessario. Ciò che desidero è di sapere che
cosa possa ripromettermi. Per conseguenza vogliate pregare il
Re di consultare la sua figliuola, e di farmi conoscere le sue
intenzioni in modo positivo; se consente al matrimonio, ne
stabilisca il tempo; io non domando altra garanzia che la nostra
parola reciprocamente data e ricevuta.
CASO SOTER MULÉ : SESSO ESTREMO O
SCIACALLAGGIO DELLA COMUNICAZIONE?
La tragica morte della ragazza soffocata durante un perverso gioco erotico continua a tenere banco
nelle trasmissioni radiotelevisive che mandano in
onda, ad ogni orario, particolari piccanti della
vicenda.“Chiediamo un intervento urgente dell‟Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) dichiara Corrado Stillo, responsabile dell‟Osservatorio per la Tutela e lo Sviluppo dei Diritti della
Associazione “Giuseppe Dossetti: i Valori” - al fine
di salvaguardare i minori dalla diffusione di notizie
riguardanti il caso del gioco erotico che ha portato
alla morte di una giovane di 24 anni, al ferimento di
un‟altra ragazza e a un‟indagine della Magistratura.
Sbattere in prima pagina notizie private su famiglie
rispettabili, come quella della giovane vittima, è una
violazione della Legge sulla privacy che, quando
serve, spesso non trova applicazione”.
La diffusione di particolari su pratiche sessuali
estreme in trasmissioni messe in onda senza alcuna
protezione sta violando apertamente le norme a tutela
delle fasce deboli. “Invitiamo l‟Autorità - continua
Stillo - non solo alla vigilanza sui diritti dei minori
ma ad istruire procedimenti per l‟accertamento di
eventuali violazioni delle regole a tutela dell‟infanzia
e dell‟adolescenza. Mandare in onda trasmissioni che
spiegano nei dettagli le pratiche shibari o del
bondage in orari centrali della giornata costituisce
non solo un pericolo di emulazione da parte dei
giovanissimi ma anche un incentivo alla documentazione di tali pratiche, diseducative per i minori.
Chiediamo all‟Autorità di porre al Comitato di
applicazione del Codice di Autoregolamentazione
Media e minori il grave tema sollevato e di avviare i
procedimenti sanzionatori previsti per Legge”.
(Ass. Culturale Nazionale ONLUS "Giuseppe Dossetti)
Andropos in the world
IMMAGINI D‘UN ALTRO TEMPO:
CLARA JAIONE
Il 5 ottobre del
2011 è venuta a
mancare,in Roma,
Xarla Jaione.
Aveva appena 4
anni e già cantava, ballava e recitava con disinvoltura nel teatrino
dell'asilo. Poi aveva studiato danza
classica e aveva
frequentato una
filodrammatica:
insomma, Clara
aveva lo spettacolo nel sangue.
Ammessa, nel 1947, al corso per nuovi cantanti di
Radio Roma, all'esame finale le si seccò la voce in
gola, ma Angelini la scelse ugualmente per la sua
orchestra. Poi Clara passò alle cure di Armando
Fragna, che scrisse per lei una serie di canzoni dai
ritmi allegri e dai testi spiritosi che, tra il 1948 e il
1953 la fecero diventare una delle cantanti più
amate dal pubblico.
Nel 1947 venne ammessa al concorso per nuovi
cantanti di Radio Roma e nonostante l'emozione
fatta palesare nell'esame finale, il maestro Cinico
Angelini la scelse ugualmente per la sua orchestra.
Tra il 1948 ed il 1953 lavorò alla RAI con Armando
Fragna, che scrisse per lei una serie di testi spiritosi,
facendola diventare una delle cantanti più amate dal
pubblico.
Partecipò al Festival di Sanremo 1955 con Era un
omino e Zucchero e pepe. Conosciuta anche per i
brani Alle Terme di Caracalla, Arrivano i nostri e I
pompieri di Viggiù, il suo viso sorridente fu utilizzato
per la copertina del primo numero di Sorrisi e
Canzoni TV.
Spesso ospite nelle trasmissioni di Paolo Limiti, è
tornata in televisione il 17 ottobre 2008 partecipando alla trasmissione di Raiuno I migliori anni,
condotta da Carlo Conti; e il 26 febbraio 2009
per un'apparizione cantando I pompieri di Viggiù alla
trasmissione di Raiuno Affari tuoi condotto da Max
Giusti.
Durante la trasmissione I migliori anni ha dichiarato
che una delle sue migliori fan fu Clelia Garibaldi figlia di
Giuseppe Garibaldi. Nel maggio del 2010 è apparsa
nella trasmissione I soliti ignoti condotta da Fabrizio
Frizzi in cui appariva come identità "cantava i Pompieri
di Viggiù".
Sempre nello stesso mese del 2010 ha tenuto un
concerto a Roma, insieme ad altre colleghe, dedicato
interamente agli anni '50. Riportiamo, una parte di
“Siamo i cadetti di Guascogna”, ricordo che la
canticchiava mia madre Dora, quando armeggiava con i
fornelli, per preparare una delle sue sqiuisite minestre:
Ecco qui, ecco qui
è arrivato un quadrimotore,
pieno di, pieno di
indovinalo un po' di chi.
Sono tre con il bianco mantello
d'immacolato agnello
sventolando il grande cappello
ci cantano così:
Noi siamo i cadetti di Guascogna
veniam dalla Spagna,
andiamo a Bologna!
La pace che tutto il mondo sogna
ognuno l'avrà se questa canzon
con noi canteà".
Ma quando le cose andavano proprio bene, allora,
sentivo le note dei ―Pompieri di Viggiù:
Viva i Pompieri di Viggiù
che quando passano
i cuori infiammano!
Viva i pennacchi rossi e blu
... Viva le pompe dei pompieri di Viggiù!
____________
Per ascoltare le due canzoni:

http://www.youtube.com/watch?v=KdugYq53jk&feature=player_detailpage#t=36s

http://www.youtube.com/watch?v=PC5rUve4jtU&feature=
player_detailpage#t=23s
- 29 -
Andropos in the world
LEVIORA!
Cose dell’altro mondo -
Una ragazza splendida, veramente bella ha un serio problema: le puzza di cipolla
a tal punto, che nessun uomo riesce a starle accanto... Un giorno un suo amico le dice: "Tranquilla ho trovato
l'uomo per te". Lei stupìta: " Davvero? Com‟ è possibile?" “E' un bravo ragazzo che ha avuto un incidente
stradale, in seguito al quale ha perso l'uso dell'olfatto. Quindi è perfetto! La ragazza entusiasta organizza subito
una cenetta romantica. Il pasto va perfettamente, i due si conoscono, c'è subito feeling e finiscono a letto.
Immediatamente si ritrovano nudi ed aggrovigliati; il ragazzo comincia a baciarla ovunque, ma arrivato “lì”, ha
un attimo di esitazione ed esclama: "Ma puzzi di cipolla?" E lei stupita: "...ma non hai perso l'uso dell'olfatto?
Come fai a saperlo?" E lui perentorio: " Cavolo, mi lacrimano trementamente gli occhi!”
O ci fai o ci sei - Un vecchietto di 87 viene presentato al congresso della Lega Antialcoolica, e gli viene
chiesto:
- Lei ha mai bevuto?- Mai toccato un goccio d'alcool in vita mia! - risponde il vechietto.
- Ecco spiegata la sua longevità! - esclama il Segretario della Lega Antialcoolica.
- E ci dica, - gli domanda ancora il Segretario - come va la salute?
- Va benissimo!- E la vita? Le sue giornate sono tranquille e felici?
- Tranquille proprio non direi - fa il vecchietto – perché, ogni notte, mio padre torna a casa, ubriaco come una
spugna, e mi sveglia sempre, con tutto il baccano che combina! Sui simpatici carabinieri - Un carabiniere incontra una donna in discoteca. Dopo qualche drink e qualche parola lui le propone:- Allora..si và a casa tua?Lei risponde: - Si però ho il ciclo!Lui la rassicura:- Non ti preoccupare io vengo con la ford!Quando il mondo è pazzo - Davanti ad una tomba un tale singhiozza:
- Non dovevi morire, non dovevi morire, ma perché sei morto...!Un passante, commosso, lo vede e gli domanda:
- Scusi signore, era vostro padre?-.
- No!-Era vostro fratello?- No!- Ma chi era, per darvi tanto dolore la sua scomparsa?- Eera il primo marito di mia moglie!Quando ci si mette il destino - Un turista va in gita sull'appennino Lucano e trova un pastore con il suo
gregge e gli fa:- Scusi... ma lei è Lucano?E quello:- No, no, io so LU-PATRONE!È vecchia, ma è sempre divertente - Dunque, stavi dicendo di aver avuto i brividi questa notte...- Sì - Ma ti battevano i denti?- No! Quelli li avevo sul comodino!-
Freddure ed altro
 Il marito alla moglie:- Quando Dio creò l‟intelligenza, la mandò sulla terra sortto forma di pioggia. Tu
sicuramente avrai aperto l‟ombrello -Zia, perche' non hai figli?-.
-Perche' la cicogna non me li ha portati-.
-E perche' non hai cambiato uccello?-.
 Lei: - Perché lo hai coperto con il giornale?- Lui:- Perché una cosa minima la fanno diventare enorme! Un bignè all'altro:
- Come mai sei così felice oggi? - Sai, sono diventato babà!  Cosa fanno due maiali sul divano? i porci comodi! –
 - Quando morirò, mi farò cremare -Perché mai?-Così, raccogliendo le ceneri, finalmente, qualcuno si deciderà a scoparmi!-
- 30 -
Andropos in the world
Se vuoi evitare
lungeNews
attese e perdita
Cancello
ed Arnone
tempo,
Didi
Matilde
Maisto
POSTA EXPRESS
una soluzione d’informazione giovane e brillante
di Spadea Maria Concetta
Troverai cortesia, precisione, sollecitudie e… tanta convenienza!
Posta express, in via Sabato Robertelli, 56/C
84128 Salerno
cell.: 329.0268324
Cancello ed Arnone News
Di Matilde Maisto
una soluzione d’informazione giovane e brillante
e-mail: [email protected]
NOMI E TITOLI
DELLA VERGINE
DI
Renato Nicodemo
2010, pag. 128 - euro 20 - Editore: Viva Liber
Spedizione gratuita in Italia
- 31 -
La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua
rivista virtuale sono patrocinate dalla Provincia di
Salerno, dal Comune di Salerno, di Pagani e di S.
ValentinoTorio e dagli Enti: Carminello, Nuove
ANDROPOS IN THE WORLD
(Acquisto Spazio/web del 26/04/06 - Aruba S.P.A.)
Richiesta autorizz.ne al Tribunale di Salerno del 25.03.2008
tecnologie educative e SS. Corpo di Cristo.
La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua
rivista non hanno finalità lucrative, né sono esse
legate ad ideologie politiche. Perciò, agiscono nella
totale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che
ha a cuore i valori che rappresentano il cardine della
società civile e della vita,nel pieno rispetto per la
persona umana e contro ogni forma di idiosincrasia.
Pro pace, sempre contra bellum.
Ai sensi e per gli effetti del D. Lg. 196/03, le
informazioni contenute in queste pagine sono dirette
esclusivamente al destinatario. È Vietato, pertanto,
utilizzarne il contenuto, senza autorizzazione, o farne
usi diversi da quelli giornalistici .
I collaboratori, volontari, non percepiscono compenso
alcuno e si assumono le responsabilità di quanto
riportato nei propri elaborati.
Dal Dettato costituzionale:
- Tutti hanno diritto a manifestare liberamente il
proprio pensiero, con la parola, lo scritto ed ogni altro
mezzo di diffusione. La stampa non può essere
soggetta ad autorizzazioni o censure - (Art. 21)
- La Costituzione italiana assume la cultura come
valore fondamentale e inserisce tra i principi fondamentali la disposizione che impe-gna la Repubblica a
promuoverne lo sviluppo. “Il patrimonio culturale di
un Paese rappresenta la testimonianza visibile e
tangibile della storia di quella Nazione…” - (art.9)
Gli indirizzi e-mail in nostro possesso, in parte ci sono
stati comunicati, in parte provengono da elenchi di
pubblico dominio pubblicati in Internet, altri sono
stati prelevati, da messaggi e-mail a noi pervenuti.
Secondo l'articolo n. 1618 Par. 111 deliberato al 105°
congresso USA, in conformità alla D.Lgs. 196/2003 ed
a norma della Leg. 675/96, nel rispetto del
trattamento dei dati personali, il suo indirizzo è stato
utilizzato per l’invio della presente rivista. Comunque,
per la sua rimozione basta una e-mail:CANCELLA.
Regalate un abbonamento gratuito alla rivista, a
parenti, amici e conoscenti interessati, segnalandoci la
loro e-mail. Infatti, il giornale viene inviato solo ad email segnalate ed opportuna-mente selezionate,
eventuali errori saranno rapidamente corretti.
[email protected]
Su www.andropos.eu, in News, i numeri della
rivista degli ultimi tre anni. Per comunicazioni,
invio di materiali, richieste di pubblicità e
collaborazioni: 089.223738 – Fax 089.723814 –
Cell. 37717111OI
E-MAILS : [email protected]
[email protected] - [email protected]
Per copia cartacea, € 1,50 più spese di spedizione. Per abbonamento, € 40,00 annue.
- 32 -
Rivista della tele-web omonima:
in versione italiana
http://www.andropos.it
in versione europea
http://www.andropos.eu
- D ire zio ne e g e s ti o ne -
Via Posidonia, 171/h, Salerno
telefono/segr.tel: 089.723814
C o n ta t t i te le m a ti ci :
[email protected]
[email protected]
[email protected]
D i s tr ib uz io ne :
Spedizione gratuita on line
E di to re /D ire t to r e re spo n sa b ile :
Franco Pastore
[email protected]
Direttore:
Rosa Maria Pastore
[email protected]
http://rosemaryok.skyrock.com/
- Re d az io ne d i S ale rno Via Camillo Sorgenti,21
Renato Nicodemo
Alberto Mirabella
Sofia Gargano
-Redazione di Pagani-
Flaviano Calenda
Marco de Boris
[email protected]
-Redazione di Quaglietta di Calabritto Via Sinerchie,5 (Av)
[email protected]
C o l l abo ra z io ni :
Vincenzo Andraus
Gianluigi Beccaria
Consulente musicale
Ermanno Pastore
Consulente grafico
Paolo Liguori
Webmaster
R.M. Pastore
Realizzazione cartacea
Citro Antonio
Via Posidonia 213/215 (Sa)
tel. 089 759725
Scarica

Giornale del 01/11/11