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Voci dal Sud
Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
w w w . s o s e d . eu
Voci dal sud
... ai quattro venti
Periodico di attualità, storia e cultura
Rassegna stampa dai mass media regionali
Anno VI° - n. 4 A p r i l e
2010
OMAGG IO
Euro 1,55
Giuseppe Scopelliti, il giovane e
fattivo Sindaco di Reggio Clabria è
stato eletto con voto plebiscitario
Governatore della Calabria.
Attenti però a non attendersi
miracoli ... altrimenti si rimarrà
delusi!
Voci dal Sud
... ai quattro venti
Periodico indipendente diAttualità, Storia
e Cultura
Rassegna stampa dai mass media
Reg. Tribunale di Palmi
nr. 01/05 (fasc. 183/05) del 28/4/2005-2/05/2005
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S o m m a r i o A p r i l e 2010
Editoriale:
di Franz Rodi Morabito
pag 5 - Archiviate le elezioni regionali proviamo a fare qualche considerazione a freddo - Non affidiamo comunque speranze irrealizabili ai
nuovi eletti
pag 6 - Ecco gli stipendi mensili dei Consiglieri Regionali
pag 7 - Il Maltempo imperversa e la Calabria frana !
pag 8 - Un tratto dell’Autostrada A3, consegnato da poco dopo i lavori di ampliamento e stabilizzazione, cede improvvisamente
pag 8 - I giornalisti che si avvicinano sono allontanati e minacciati dai
“nervosi” tecnici dell’Anas
pag 9 - La Rosarno del 1943 generosa e solidale nel ricordo vivo d’un
vecchio soldato toscano di passaggio all’epoca nella Città della Piana
pag 9 - La Lega torna alla carica: non vuole prof dal Sud
pag 10 - Molti migranti pronti a tornare a Rosarno - Il Commissario
del Comune però li avverte: non saranno tollerate illegalità
pag 11 - Rosarno Migranti : è nuovamente attiva la mensa di “Mamma Africa” distrutta nei “giorni di follia”
pag 12 - Rosarno dedica una lapide all’archeologo Paolo Orsi che
“scoprì” Medma
pag 13 - A Cittanova, internet ora è gratis
pag 13 - Rischio sismico elevato, Cittanova corre ai ripari
pag 14 - Il Meridione d’Italia ed i vulcani
pag 15 - A Gioia Tauro gli apicoltori chiedono l’anagrafe
pag 16 - Riace e Caulonia battono moneta!
pag 17 - Premiati i 10 migliori olii calabresi
pag 17 - L’olearia San Giorgio dei f.lli Fazari vince un altro premio!
pag 18 - Il capriolo torna in Aspromonte
pag 19 - L’affasciante poliedricità di un Cardinale ha rapito gli studenti di Locri!
pag 20 - La foto del giorno: Premonizione?
pag 21 - Ad Avignana (Torino) sette minori “annoiati” devastano una
stazione ferroviaria
pag 21 - Il professore interroga ed in fondo all’aula violentano una
... continua a pagina successiva
Voci dal Sud
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AnnoVI° nr. 4 Aprile 2010
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compagna di classe!
pag 22 - L’affondamento del transatlantico “Città di Genova”
pag 23 - Roma: delitto di Via Poma - Inizia il processo, unico imputato
l’ex fidanzato
pag 25 - Cadavere rinvenuto nel sottotetto della chiesa Santissima Trinità di Potenza
pag 26 - Chi è Danilo Restivo?
pag 27 - Molte accuse si fanno a Potenza dopo la scoperta del cadavere
di Elisa Claps: «Depistaggi per coprire l’assassino?»
pag 27 - Il vice parroco trovò il corpo a gennaio
pag 28 - La famiglia di Gramsci in Russia
pag 29 - Tina Anselmi, la Senatrice ex Partigiana
pag 30 - Presentato il volume “Una partigiana di nome “Tina”
pag 31 - Futia “riapre” le officine locresi
pag 32 - Salvatore Locciano: l’artista carrozziere
pag 33 - Succhi di frutta: Attenzione all’antimonio !
pag 34 -Vibo Valentia: ancora una morte sospetta - Si attendono gli esiti
dell’autopsìa
pag 34 - Milano: asportato il seno a una foggiana: Il tumore non c’era
pag 35 - La Cassazione decide lo stop agli autovelox in appalto
pag 36 - Cinquecento chilometri per pagare una multa di 0.23 cents per
UN giorno di ritardo sul pagamento del bollo !
pag 37 - Antonino Fogliano, il messinese del “miracolo!”
pag 39 - L’Orient Express lascia Matera
pag 39 - Contro lo stupro un’arma assolutamente ... inusuale!
pag 40 - Le donne afgane sempre cinque passi dietro, ma questa volta
per ... loro scelta
pag 40 - Sesso: una coppia troppo ingenua ...
pag 40 - Norrie May Welby unico al mondo a non avere sesso
pag 41 - Gli americani non sanno leggere!
pag 41 - La puntualità è tutto nella vita!
pag 41 - Pompieri usano l’aspirapolvere per salvare un cane
pag 41 - Francia: il cane fa da testimone ...
Editoriale
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Archiviate le elezioni regionali proviamo a fare
qualche considerazione a freddo
Non affidiamo comunque speranze irrealizabili
ai nuovi eletti
Franz Rodi-Morabito
Ormai il ripertersi periodico di tornate elettorali ci hanno abituati a leggere sui giornali
o sentire alla TV da parte i leaders di partiti grandi e piccoli che sciorinano il solito
rosario, il solito ritornello che vuole nessuno abbia perso.
Da che mondo è mondo si sa che in una competizione se uno vince, l’altro deve aver perso!
Questo vale, però, in tutte le competizioni meno che nel campo politico dove tutti, e dico
assolutamente tutti dichiarano di aver vinto!
Altra considerazione che costiuisce la musica di sottofondo a tutti i discorsi di quesi “big
politici” è che i risultati sono ampiamente falsati da errori o, peggio, da palesemente dichiarati
“brogli elettorali”!
Tuttavia dopo le accese polemiche in TV ove si spreca tempo e soldi per fare “tavole rotonde” che altro non sono che patetiche ripetizioni di striminzite notizie (e spesso competenze) si
rimane sempre a bocca asciutta e sempre frastornati, ma i risultati non sono mai stati cambiati.
Unica imprescindibile certezza è per l’ascotatore quella di avere assistito ad uno spettacolo
(molto pietoso) in cui tutti hanno pontificato sostenendo tesi e teorie molte righe sopra l’inconcepibile ed l’accettabile da parte di cervelli “normali” e, soprattutto ... aver appreso nuovi,
educativi, metodi di discussione che sostistuiscono le comuni terminologie e le parole
comprensibili con insulti pesantissimi che spesso, molto spesso, sono vicinissimi allo scontro
fisico.
Ma come è possibile che questi “luminari del cervello” non si rendano conto che ormai a
credere alle loro parole sono rimasti in pochi? Come possono non accorgersi che nessuno dà
più credito alle loro promesse? come non rendersi conto che persone stimate nella vita comune
professionale una volta andati a sedere sul palcoscenico politico perdono tutte la loro rispettabilità e la loro credibilità?
Signori, una considerazione seria dei risultati delle elezioni porta in maniera inequivocabile a
stabilire che in Italia il primo partito in assoluto che si attesta DA SOLO e senza alleanze a
quota di circa il 36% (ed il suo progredire lo porterà sicuramente presto ad avere la maggioranza assoluta con oltre il 50%) è quello degli ASTENZIONISTI!
Consideriamo in maniera cruda, ma reale, il messaggio che è stato mandato da un elettore su
tre : “NON vi stimo degni di considerazione per cui non penso assolutamente di potervi
concedere la mia fiducia! : vi IGNORO!”
Qualcuno si salva ma viene ampiamente fagocitato dal mare magnum delle negatività.
Uno che, sembrerebbe debba salvarsi è Giuseppe Scopelliti , sindaco di Reggio Calabria,
che è risultato in passato essere al primo posto nella buona considerazione degli elettori fra
tutti i Sindaci italiani; il Lorello Cuccarini della Politica: il più amato dagli italiani!
Ed infatti è divenuto con una votazione bulgara Governatore della Calabria.
I calabresi ci attendiamo tutti indistintamente che possa fare qualcosa che risollevi le sorti di
questa terra tanto generosa, quanto sfortunata.
Però ... ATTENZIONE ... a non caricare di carisma e di attesa la sua figura in maniera
eccessiva, oltre le possibilità umane ... Scopelliti non ha la bacchetta magica per cui è lecito
sperare nella sua ben nota solerzia e nel suo impeto giovane, ma ... non tutto si può ottenere
con la sola buona volonta!
NON BRUCIAMO l’immagine di Scopelliti giudicandolo da insuccessi in questioni che NOI
pensavamo potesse risolvere, ma che non dipende da lui risolvere.
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Un pò di conti in tasca
Ecco gli stipendi mensili dei
Consiglieri Regionali
di Luigi dell’Olio - Yahoo News
Per molti giovani precari, 16mila euro è la
somma – da fame – percepita per un intero
anno di lavoro.
Per i consiglieri regionali del Piemonte, è lo
stipendio mensile lordo, frutto in media di una
decina di mezze giornate al mese passate tra
commissioni e voto in aula.
Otto regioni sopra i 10mila euro mensili
Come stupirsi, allora, della trepidazione con
cui tanti candidati hanno atteso i risultati fino a
notte inoltrata?
I Consiglieri Regionali più pagati dopo i piemontesi sono quelli della Puglia (13.830 euro
al mese), quindi tocca all’Abruzzo (13.359),
alla Lombardia (12.555), alla Sardegna
(11.417), all’Emilia-Romagna (11.053 euro) ed
alla Calabria (... solamente 11.316 euro).
All’ottavo posto per retribuzioni si piazza la
Campania (10.976 euro), seguita dalla Sicilia
(10.946) e dal Molise (10.255).
La battaglia all’ultimo voto nel Lazio ha significato per molti lo spartiacque tra uno stipendio da 9.958 euro mensili o il proseguimento
della propria attività lavorativa.
Non c’è stata storia in Veneto, ma in questo
caso i consiglieri eletti dovranno “accontentarsi”
di 9.977 euro, quelli della Liguria di 9.337 euro.
A seguire gli eletti in Friuli Venezia Giulia (7.766
euro), Toscana (7.633) e Basilicata (7.029).
I Consiglieri Regionali delle Marche guadagneranno 6.810 euro mensili, mentre quelli del
Trentino Alto Adige – dove non si è votato, in-
sieme ad altre sei regioni - portano a casa 6.614
euro.
I più “poveri” sono gli eletti in Valle d’Aosta
(6.607 euro) e in Umbria (6.597 euro), ma in
entrambi i casi si tratta di stipendi che in azienda sono alla portata dei soli dirigenti.
(n.d.r.suggeriamo una legge che assegni
un sussidio di sopravvivenza a questi consiglieri regionali di serie “minore”).Vendola stacca tutti
Quanto ai presidenti di Regione, invece, spicca su tutti quello pugliese: Nichi Vendola ha
brindato alla sua rielezione, consapevole anche dei 18.885 euro che incasserà ogni fine
mese.
Alle sue spalle il neo-presidente della Calabria
Giuseppe Scoppelliti (13.353 euro) e la laziale
Polverini (12.548 euro).
Ma meglio di questi ultimi due se la passano
i presidenti di due Regioni non coinvolte nell’ultima tornata elettorale: si tratta dei Governatori di Sardegna (Cappellacci) e Sicilia (Raffaele Lombardo), che incassano rispettivamente
14.624 e 14.329 euro mensili.
E la festa non è finita: nelle prossime settimane partirà il classico spoil system con l’attribuzione di incarichi nelle ASL e nelle partecipate delle Regioni e lì se ne vedranno delle
belle.
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Il Maltempo imperversa e la
Calabria frana !
Sono anni che gli alluvioni disseminano lutti e danni su tutto il territorio, ma dopo
l’evento nessuno se ne preoccupa più
Mariasole Dalmonte
Sono anni, decine di anni, che ricorrenti
alluvioni distruggono interi territori e sterminano intere famiglie.
Paesi evaquati e ricostruiti a valle come
Nardo di Pace e tanti della locride; frane
che hanno costretto intere comunità ad abbandonare le proprie case come
Bocchigliero e Cavallerizzo; cimiteri che si
sono “trasferiti” con un fenomeno di
slittamento sul terreno mettendo a vista
bare e scheletri; campeggi cancellati con il
loro carico di vite umane; paesi distrutti con
tutte le attività produttive esistenti come
Longobardi e Vibo Marina; autostrada A3
che frana e viene interotta a scacchiera per
interi mesi quando addirittura non è stata sequestrata per aver procurato la morte di persone sommerse dalla frana improvvisa
(Cosenza), comunità isolate raggiungibili
solo a dorso di mulo perchè la sede stradale è crollata o i ponti sono stati travolti dalle acque per cui per fare un percoso di 2/3
km si deve aggirare l’ostacolo alcune volte
percorrendo 10/20 Km.
Alcune volte lo “spettacolo” offerto è
finanche affascinante nel suo essere orrido
come a Maierato ove un intero costone con
tutti gli alberi di alto fusto si sono visti “scivolare” in diretta verso valle con la popolazione terrorizzata che fuggiva pregando e
piangendo!
Francamente la natura ha saputo essere
molto più brava di qualsiasi sceneggiatore
di films horror offrendo uno spettacolo mai
visto e che (speriamo) non dovere mai più
vedere!
Per fortuna nessun essere umano si trovava in quel momento su quel vasto lembo
di terra che “transitava”, ed anche abbastanza velocemente, sugli schermi televisivi!
Potremmo continuare, ma basta così dal
momento che non si tratta di una mera
enumerazione di eventi e di episodi ricorrenti, ma in ciascuno di questi episodi vi
sono morti, lutti, dolore, disastri anche economici oltre che affettivi.
Sempre, nell’immediatezza del fatto è
scattata la solidarietà, il pietismo per le vittime sia fisiche che per coloro che hanno
visto in un batter d’occhio sparire gli sforzi
di lavoro di intere vite, sono scattate inchieste e si sono nominate paludate e sussiogose
commissioni , i politici sono accorsi “premurosi” ed hanno elargito milioni ... di promesse.
Ma ... in Calabria diciamo “passatu u
santu passata a festa” ed anche questa
volta il vecchio adagio non sbaglia: ha colpito nel segno!
Sono anni, lunghi anni che le popolazioni
colpite sono in attesa di provvedimenti che
permettano loro non di lenire il dolore, ma
almeno di riprendere a correre.
Ormai nessuno si illude più! quando sei
colpito da un qualcosa il dolore è tuo, solo
tuo e le parole stereotipate delle Autorità
sono un ulteriore insulto alla dignità ed al
dolore di chi ha subìto l’evento.
Av e v a m o m a l g i u d i c a t e l e p a r o l e d i
Bertolaso prinunciate a Messina dopo il triste alluvione, aveva detto: “Noi della Protezione civile siamo stanchi di correre per
l’Italia a soccorrere i sinistrati o scavare
motri dal momento che tutto ciò che noi
suggeriamo quale rimedio ... viene prontamente disatteso e nessuno fa nulla di
serio”!
Ripensandoci ... ci siamo dovuti ricredere
e dargli ragione!
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Un tratto dell’Autostrada A3, consegnato
da poco dopo i lavori di ampliamento e
stabilizzazione, cede improvvisamente
Dopo i lavori ferroviari anche per l’autostrada utilizzato cemento depotenziato? La
Magistratura indaga
pa.po. - Calabria Ora
LAMEZIA TERME (CZ) - Cosa è successo all’altezza
del chilometro 269 dell’interpoderale, pardon, dell’autostrada” Salerno-Reggio Calabria?
Da diverse settimane se lo chiedono le migliaia di automobilisti che procedono incolonnati per diversi chilometri
tra Falerna e lo svincolo di Lamezia Terme.
Ora se lo chiedono anche i Magistrati della Procura della
Repubblica lametina e quelli delle Procure distrettuali di
Catanzaro e Reggio Calabria.
Di certo abbiamo che trattasi di uno dei pezzi di autostrada di recente ultimazione, un rifacimento totale costato un
bel gruzzolo ma ora finito fuori uso per un avvallamento del
sedime autostradale con l’apertura di una profonda voragine.
Un cedimento così sostanzioso da avere comportato
anche l’abbassamento di circa cinquanta centimetri del
guardrail.
Eppure si tratta, come detto, di un pezzo di autostrada
che corre in una zona pianeggiante e senza asperità orografiche, insomma nulla che giustifichi in alcun modo il
cedimento strutturale di un tratto autostradale appena ristrutturato, anzi rifatto ex-novo.
E qui, tra i cumuli di sabbia che stanno a delimitare la
voragine ed i cartelli che deviano traffico e curiosi per un
tratto di circa sei chilometri, finiscono le certezze e comincia il mistero oggetto delle indagini della Magistratura.
Il resto va ricostruito con le ipotesi.
La più accreditata parla di lavori che non sarebbero stati
eseguiti a norma e secondo progetto, il materiale messo a
base del nuovo tracciato non sarebbe del tipo previsto nei
capitolati ed anche i cordoni di cemento armato che debbono garantire il mantenimento del sedime ancor prima della
sua bitumazione, non sarebbe all’altezza dell’impegno che
deve assolvere.
Nuovo caso di “cemento depotenziato”?
Il sospetto è appunto questo ed è un sospetto che già ha
fatto la sua comparsa in altre due indagini riguardanti i
lavori sull’A3.
Il riferimento è alle operazioni “Tamburo”, della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, e “Arca” della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
In entrambe (vedi altro servizio) si ipotizza che per raccogliere i fondi neri occorrenti a pagare la tangente del 396
alle organizzazioni della ‘ndrangheta “competenti per territorio”, le imprese appaltatrici, con la distrazione dei Direttori dei lavori, farebbero ricorso ad una falsa fatturazione
della quantità di cemento immesso nei manufatti autostradali.
Insomma si pagherebbe per una percentuale di cemento
che nella realtà sarebbe ben al di sotto di quella prevista nel
capitolato d’appalto.
Una ipotesi investigativa tradotta in precisi atti d’accusa sia dal pubblico ministero Eugenio Facciola (Operazione
Tamburo) che dal suo collega reggino Roberto Di Palma
(Operazione Arca).
In entrambi i casi, però, è mancata la prova regina, prova
che adesso, tuttavia, potrebbe saltare fuori proprio dalla
“voragine” apertasi nel tratto tra Falerna e Lamezia Terme.
Questo, ovviamente, qualora si dovesse trovare un riscontro tecnico al sospetto di cemento depotenziato impie-
gato nei lavori del nuovo tratto autostradale chiuso al traffico a pochi mesi dalla sua apertura.
Sul punto, inutile attendersi collaborazione dall’Anas
che in queste settimane non ha mai ritenuto di chiarire con
un comunicato ufficiale le ragioni per le quali anche quel
pezzo di autostrada di recentissima costruzione è parzialmente chiuso al traffico, con il risultato che ormai la A3 si
presenta a corsia unica praticamente da Cosenza fino a
nove chilometri da Lamezia Terme!
Un silenzio, quello dell’Anas, rotto soltanto per tentare
una replica da parte del Presidente Ciucci alle gravi, ma
anche documentarissime, accuse contenute nell’inchiesta
giornalistica pubblicata nell’ultimo numero del settimanale
L’Espresso.
Inchiesta che, la notizia è di ieri, è stata acquisita dai
magistrati che indagano sugli eterni e per nulla trasparenti
cantieridellaSalerno-ReggioCalabria.
I giornalisti che si avvicinano
sono allontanati e minacciati dai
“nervosi” tecnici dell’Anas
Antonio Cantisani - Calabria Ora
CATANZARO - L’autostrada come un’area militare: Off
limits.
Non solo per gli automobilisti e i camionisti, che ogni
giorno sono alle prese con un’autentica “trappola”, ma
anche per i giornalisti, alle prese con l’arroganza di chi
evidentemente vuole che la stampa sia come le tre
scimmiette: “Non veda, non parli, non senta”.
Capita che un cronista si rechi sul posto per verificare la
segnalazione di un “cratere” nel bel mezzo del tratto dell’A3 tra Falerna e Lamezia.
Come mestiere insegna, il cronista, dotato anche di macchina fotografica, trova il luogo, approfondisce, si fa guidare dal fiuto che gli dice che in quel cantiere qualcosa di
strano è successo. Insomma, fa il suo lavoro.
Lo fa fino a quando non arriva un gruppo di operai
dell’Anas che incomincia a fare la voce grossa, a urlare che
è area interdetta, che non si può stare lì, non si possono
fare foto.
Mostrano una certa voglia di passare alle vie di fatto,
condendola anche da qualche minaccia.
Non ci saranno le vie di fatto, ma tensione tanta, e, confessiamolo, anche un po’ di paura!
Piomba sul posto anche una pattuglia della Polizia Stradale, avvisata dagli operai dell’Anas, e il cronista teme che
le cose si mettano davvero male.
Per fortuna, c’è ancora qualcuno che rispetta la stampa.
Gli agenti della Polstrada sbrogliano la situazione: fanno giustamente tutti i necessari accertamenti, evitando comunque il degenerare della vicenda.
Grazie a loro il cronista può raccontare quello che ha
visto.
Purtroppo, ha visto anche un’autostrada trasformata in
una “trappola”!
(n.d.r. Un vecchio detto calabrese recita: aria chiara
non teme i tuoni! - Cosa ha da temere invece l’Anas?)
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Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
Razzismo si , Razzismo no
Significativa testimonianza giunta per lettera dalla Toscana
La Rosarno del 1943 generosa e solidale
nel ricordo vivo d’un vecchio soldato
toscano di passaggio all’epoca nella
Città della Piana
fromor
Una lettera indirizzata da un signore toscano “al sindaco di Rosarno”, nella quale (a fronte delle decine di mail giunte
in Municipio contro i «rosarnesi razzisti e xenofobi»), viene resa testimonianza della grande generosità della popolazione di Rosarno.
A scriverla è un vecchio soldato dell’Esercito Italiano, il carrarese Giuseppe Barghini, ora 87enne, che nell’agosto del
1943, poco prima dell’armistizio dell’8 settembre, si trovò a passare dalla nostra cittadina assieme a 6-7 commilitoni.
Ecco cosa racconta di quell’esperienza nella lettera che è stata giustamente resa pubblica dalla terna Commissariale
che regge le sorti del Comune di Rosarno e che il collega Giuseppe Lacquaniti ha pubblicato su “La Gazzetta del Sud”.
«Prima di arrivare a Rosarno feci un’abbondante colazione con i viveri di cui disponevo.
Quando arrivammo in piazza a Rosarno (forse Piazza Convento o Piazza del Popolo ndc), tutti i miei amici furono
invitati a pranzo da alcune famiglie del paese.
I primi due furono invitati da un dottore che, se non ricordo male, abitava nella stessa piazza Convento.
Poiché non mi sentivo di mangiare – prosegue Barghini – rimasi solo nella piazza.
Mi sedetti su uno scalino.
Alle finestre si affacciarono molte donne. Poco tempo dopo arrivò una vecchia che mi dette un pane.
Altre donne la seguirono e in poco tempo feci circa 10 chili di pane. Meno male che avevo con me un asciugamano
pulito: così misi il pane nell’asciugamano, presi i 4 lembi e lo confezionai per portarlo.
Dopo circa un’ora andai alla casa del dottore per chiamare i miei amici militari per partire.
Fui invitato a sedermi. Mi offrirono un caffè.
Questo – commenta il vecchio soldato toscano – è il ricordo che ho della popolazione di Rosarno.
Direi che è generosa, molto generosa.
Può essere che sia diventata cattiva? Non ci credo!
La Tv ci ha fatto vedere che dopo il trasferimento di qualche centinaio di stranieri in paese vi erano ancora molti
neri.
Se è così, perché, sig. Sindaco, non invita i cronisti delle maggiori televisioni a verificare la situazione?
Confermerebbe che a Rosarno ci sono molte brave persone, così come io le conobbi nel 1943.
Buon lavoro!”
La Lega torna alla carica: non vuole prof dal Sud
La proposta è quella di istituire graduatorie regionali per le scuole
Calabria Ora
MILANO L’ottimo risultato elettorale della Lega Nord
ha fatto aumentare la forza del partito di Umberto Bossi.
Il peso della Lega nella coalizione di centrodestra è in
continua crescita e così aumentano anche le pretese.
L’ultima proposta leghista è quella di fare delle
graduatorie regionali per i docenti.
Cosa vuol dire, in parole povere? Che un aspirante insegnate siciliano dovrà inserirsi nelle graduatorie della sua
regione e dunque non potrà mai essere docente in Lombardia, Veneto ecc.
Gli esponenti della Lega dicono che con un provvedimento del genere, si darebbe continuità alla didattica e si
eviterebbe di lasciare a casa i docenti del Nord.
Secondo il partito di Bossi, gli insegnanti del Sud spesso scavalcano i colleghi del Nord in quanto le Università
meridionali sono più facili e regalano i voti.
Siccome le graduatorie di terza fascia sono stabilite anche in base al voto di laurea, ne consegue che a raggiungere
le prime posizioni sono i meridionali e non perché più bravi.
Questo il pensiero della Lega!
Nel partito di Bossi c’è chi pensa che questo tipo di
riforma possa essere fatta su base regionale.
In verità la scuola è di competenza del governo nazionale, almeno per ciò che riguarda gli aspetti di cui si è parlato
sopra.
Quante possibilità ha la proposta della Lega Nord di
essere approvata dagli alleati del Pdl? Difficile dirlo.
Il peso della Lega nella coalizione è diventante ormai
importante e dunque non è da escludere che la proposta di
cambiare la terza fascia degli aspiranti docenti possa diventare presto realtà.
Voci dal Sud
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AnnoVI° nr. 4 Aprile 2010
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Molti migranti pronti a tornare a Rosarno
Il Commissario del Comune però li avverte:
non saranno tollerate illegalità
Paure e speranze di un sopravvissuto che vorrebbe tornare nella Città pianigiana anche
se la opportunità di lavoro sono sensibilmente diminuite a causa della crisi degli agrumi
Giuseppe Lacquaniti - Gazzetta del Sud
Rosarno - Dei circa 3000 migranti che vivevano prima
della rivolta del gennaio scorso nel comprensorio di
Rosarno ne sono rimasti alcune centinaia.
In piccoli gruppi si ritrovano sparsi per le campagne,
accontentandosi di racimolare qualche giornata di lavoro
per potersi sfamare.
A rendere sempre più precaria e difficoltosa la loro condizione è la crisi delle arance, che a causa dei prezzi bassissimi di mercato, costringe molti agricoltori a lasciare marcire il prodotto, nonché i controlli a tappeto degli ispettori
del lavoro che stanno setacciando le campagne per reprimere ogni forma di illegalità nel reclutamento della manodopera.
Che il lavoro scarseggi lo testimonia il fatto che durante
il giorno sono sempre più numerosi i migranti che stazionano in città, sia lungo la Statale 18 che nel centro abitato.
Pacifici ed improntati a rispetto reciproco i rapporti con
la popolazione locale, segno che ci si è lasciati alle spalle i
giorni terribili della follia (n.d.r. : oppure che non vi è mai
stato un reale contrasto fra indigeni e migrantes e tutto
sia avvenuto per varie sobillazioni di sconosciuti
guerrafondai per interessi occulti).
Giorni di rivolta e di ritorsioni, di violenze incontrollate
che hanno portato Rosarno al “disonore” della cronaca
(n.d.r. : a livello mondiale!), proiettando un’immagine
distorta che non riflette lo spirito di solidarietà della popolazione locale.
Ora l’attenzione è sempre alta.
Il merito è anche del servizio di controllo del territorio
messo in atto dal prefetto Varatta e dal questore Casabona,
con le Forze dell’Ordine poste a presidio dei punti nevralgici del territorio.
Pare che alcune decine di migranti – dei 1500 che sono
stati trasferiti volontariamente presso centri di accoglienza
– siano ritornati a Rosarno.
L’impegno delle istituzioni è che non si ripetano gli errori
del passato, quando si è lasciato che migliaia di
extracomunitari si concentrassero nei due campi-lager dell’ex Rognetta e dell’Opera Sila, in condizioni igienico-sanitarie di assoluto degrado (n.d.r.: comunque ben conosciuto dai poitici e dalle Autorità per quanto concerne la
Rognetta ed addirittura scelto dalle Autorità Regionali e
Provinciali per quanto riguarda la ex distilleria dell’
Opera Sila un anno addietro in occasione dello sgombero dell’ex cartiera di contrada Focolì).
A tale proposito ferma è la determinazione del prefetto
Bagnato, capo della terna commissariale che governa
Rosarno, secondo cui «... non sarà tollerata la realizzazione di strutture di ricovero in cui venga ospitato un
numero eccessivo di immigrati.
In quel caso scatterebbero subito le ordinanze di sgom-
bero».
Chi invece non intende ancora fare ritorno a Rosarno è
Moussa Boussim, il trentunenne africano, ferito mentre rientrava nel ricovero dell’ex Opera Sila, nei giorni della rivolta,
da almeno tre persone che lo massacrarono di botte, lasciandolo per terra privo di sensi.
Gravemente ferito ad un rene, è stato amorevolmente
curato dai medici dell’ospedale di Polistena, che lo hanno
rimesso in salute.
Dopo sessanta giorni di degenza, con i segni ancora nel
volto delle percosse subite, Moussa, uscito dall’ospedale,
ha trovato un alloggio a Polistena, grazie al sostegno di
Claudia Carlino, segretaria della Filcams-Cgil di Gioia Tauro,
che lo sta aiutando a ritrovare la serenità e a recuperare la
fiducia.
Superando diffidenze e paure, il giovane africano è stato
convinto a partecipare alla manifestazione della Cgil in occasione dello sciopero del 12 marzo, tenutasi a Rosarno
presso l’Auditorium.
Ad un giornalista dell’Ansa ha detto che lui in questa
città si trovava bene e che addirittura non aveva preso
parte agli scontri del 7 gennaio.
«Io la sera della rivolta – dice Moussa – ero rimasto al
centro di ricovero e non ho partecipato agli incidenti.
La mia ingenuità è stata quella di farmi sorprendere il
giorno dopo mentre rientravo da solo in alloggio.
Mi hanno circondato all’improvviso. Erano almeno in
tre e mi hanno tempestato di pugni e calci fino a quando,
per il dolore, non ho perso i sensi.
Non so chi fossero.
Quello che ricordo perfettamente è il male, non soltanto fisico, che ho subito.
È un momento che non dimenticherò mai».
Moussa dice inoltre di essere consapevole che a
Polistena è difficile trovare lavoro perché «non c’é bisogno di gente per la raccolta nei campi agricoli.
Per tornare a guadagnare qualcosa dovrei tornare a
Rosarno, ma, sinceramente, ho troppa paura per farlo.
Dalla Calabria, comunque, non voglio andare via perché qui, malgrado quello che é accaduto, mi trovo bene.
Nei confronti dei rosarnesi non provo alcun risentimento, ma temo di subire nuove aggressioni».
Conclude le sue riflessioni con un messaggio di speranza: «Spero un giorno di recuperare la mia serenità e di
potere tornare a Rosarno in un clima di pace e fratellanza».
Una grande lezione di amore, quella di Moussa, attorno
alla cui sofferenza, siamo sicuri, si stringe in un abbraccio
di fraterna solidarietà tutta la gente onesta di Rosarno.
Voci dal Sud
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w w w . s o s e d . eu
Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
Rosarno Migranti : è nuovamente attiva
la mensa di “Mamma Africa” distrutta
nei “giorni di follia”
Domenico Mammola - Calabria Ora
ROSARNO - La mensa di “Mamma Africa”
(n.d.r.: al secolo Norina Ventre, 82 anni!) ha riaperto, per assicurare un pasto domenicale ai tanti
migranti che a Rosarno sono tornati, o che non sono
andati via neppure dopo i terribili episodi di violenza
del gennaio scorso.
Norina Ventre, chiamata “mamma”
dai tantissimi africani ai quali si dedica,
ha rimesso a posto la mensa nella sua
campagna - sulla strada statale
rosarnese verso Vibo Valentia - dopo
che ignoti vandali l’avevano distrutta
nella furia cieca di una ritorsione contro “i neri” che avevano manifestato con
violenza nelle strade cittadine il 7 gennaio scorso.
MammaAfrica è l’esempio della Rosarno dell’accoglienza, una parte importante della città che è stata
marginalizzata nei giorni del caos.
Ieri sono arrivati oltre 100 africani,
dalle 14 alle 20, ai quali è stato offerto
un piatto di pasta, del pane ed altri generi alimentari.
Ad ogni migrante che lasciava la mensa, inoltre,
veniva data una busta con latte, pasta e biscotti da
consumare fino alla prossima mensa domenicale.
L’ottantaduenne Norina Ventre cucina, insieme ad
altre volontarie, da anni, ma mai come quest’anno
l’afflusso di immigrati è stato così alto; in queste due
settimane, inoltre, ha registrato quasi un record, segno che gli africani stanno rientrando in città pur non
avendo luoghi di ricovero come l’ex Rognetta -rasa
al suolo - e l’ex Opera Sila, ormai sigillata.
I fatti di Rosarno hanno lasciato il segno anche sul
volontariato, persino la mensa di MammaAfrica pare
registri una flessione nelle presenze dei volontari.
Alcuni giovani partecipano, ma serve qualche
mano in più.
Norina Ventre non lo dice apertamente - mai infatti ha biasimato i suoi concittadini - ma oggi più
che mai avrebbe bisogno di altre presenze.
«Chi può aiutarci è sempre ben accetto - ha
spiegato - ma c’è tanta gente che in silenzio ci
porta tanta roba da mangiare, tanti vestiti.
Il nostro lavoro non è nulla di eccezionale, è
solo un piccolo gesto d’amore, che viene ricompensato con altro amore da parte di questi
ragazzi che hanno sofferto e che oggi si trovano
in una terra lontana in mezzo a tante difficoltà».
Mamma Africa ha raccontata la sua esperienza
nell’assemblea pubblica organizzata dall’Arci
nell’auditorium del liceo di Rosarno.
In quella sede era presente anche l’ex Presidente
della Camera Fausto Bertinotti, insieme allo stato
maggiore dell’Arci nazionale e provinciale.
Hanno offerto un contributo, in termini di idee e
analisi sullo stato dell’agrumicoltura e della questione
immigrazione, Laura Boldrini dell’Orni, Giacomo
Giovinazzo esperto di agrumicoltura, l’economista
Tito Boeri e Boubker Elhafian, Presidente dell’Associazione Interculturale Omnia.
MammaAfrica ha raccontato il piccolo miracolo
domenicale della sua mensa, e lo ha fatto, come al
solito, senza la voglia di conquistare le prime pagine,
ma con la speranza che tanti cittadini possano abbracciare un nuovo modello d’integrazione.
Lanciando un messaggio alle istituzioni, che costruiscano a Rosarno strutture per impedire che possano riesplodere drammi e miserie umane come quelli
del gennaio scorso.
Voci dal Sud
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AnnoVI° nr. 4 Aprile 2010
w w w . s o s e d . eu
Rosarno dedica una lapide
all’archeologo Paolo Orsi
che “scoprì” Medma
Domenico Mammola - Calabria Ora
Rosarno ha regalato, finalmente, un tributo a spinto la Scuola a rendere omaggio ad Orsi,
Paolo Orsi, l’archeologo di Rovereto (TN) che così come Gianluca Sapio (giovane archeologo
dal 1912 al 1914 ha portato alla lucei reperti laureatosi nella prestigiosa “Normale di
dell’antica Medma.
Pisa” guidata da un altro grande studioso
L’Istituto Piria ha dedicato
una lapide a questo straordinario uomo di cultura, finora rimasto colpevolmente confinato
negli studi degli addetti ai lavori.
Alla cerimonia dedicata ad
Orsi c’erano Autorità del mondo delle Forze dell’Ordine,
dell’Amministrazione Provinciale e, soprattutto, della cultura,
tra cui l’appassionato relatore
Giuseppe Lacquaniti (n.d.r.:
autore di innumerevoli ed apprezzati lirosarnese: Salvatore
A lungo dibattuta e contesa l’esatta
bri su Medma).Settis) nel discorso
ubicazione dell’antica Medma fra
La scopertura della
finale ha sottolineato
cittadini
e
studiosi
sia
della
Città
lapide, inoltre, è stata
l’importanza dello studi
Rosarno
(RC)
che
di
Nicotera
a cura del professore
dioso trentino nel(VV)
i
cui
territori
sono
confinanti
En z o B e n t i voglio,
l’aver definitivamente
divisi
solo
dalla
foce
del
fiume
dell’Università di
fatto
coincidere
Mesima
,
il
professore
Paolo
Orsi,
Reggio Calabria, che
Medma con Rosarno
con una serie di scavi dal 1912 al
ha invitato il mondo
e non con Nicotera.
1914 operati a macchia di
della scuola ad attivaGli allievi, inoltre
leopardo sul suolo di Rosarno, ha
re laboratori dedicati
sono stati allietati dalall’arte classica e allo
defintivamente stabilito che
le note dell’orchestra
studio delle meravi“Paolo Ragone” di
l’abitato di Medma coincide
gliose testimonianze
Laureana di Borrello
perfettamente con l’attuale
lasciate dai greci prodiretta dal maestro
Rosarno (il cui suolo continua ad
prio sul sito rosarnese.
Maurizio Managò.
apportare preziose testimonianze ad
La dirigente del
ogni scavo che viene effettuato
“Piria”, Mariarosaria
anche per lavori di urbanizzazione)
Russo ha reso note le
motivazioni che hanno
Voci dal Sud
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w w w . s o s e d . eu
Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
A Cittanova, internet ora è gratis
La giunta ha approvato l’erogazione a costo zero del servizio wi-fi in città
Domenico Mammola - Calabria Ora
«Internet per tutti», così recita uno spot pubblicitario, ma può essere mutuato tranquillamente per Cittanova, comune che
ha dato il via libera, attraverso una delibera di giunta, all’attivazione del sistema Wi-Fi pubblico sul territorio comunale. Detto
in poche parole, i cittadini avranno la possibilità di accedere alla rete internet senza doversi sobbarcare l’onere del canone
telefonico. «L’atto deliberativo – si legge in una nota diffusa dalla maggioranza guidata dal sindaco Alessandro Cannatà –
portato all’attenzione dell’esecutivo su proposta del consigliere delegato all’innovazione tecnologica Walter Condomitti,
è finalizzato a regolare i rapporti con la società di telefonia per consentire la navigazione ad internet nel perimetro
dell’abitato cittadino». L’esecutivo di centrodestra, ha trovato una intesa con la Telecom e pertanto «si prevede l’utilizzo
della connessione Adsl già attiva presso la Mediateca comunale e la possibilità di un minimo impatto visivo in quanto
l’installazione delle antenne avverrà su edifici di proprietà comunale per evitare l’installazione di pali e tralicci difformi
dall’attuale ambientazione».
Sarebbe, quindi, escluso anche il rischio di danneggiare l’aspetto urbanistico, un’altra condizione che ha reso soddisfatto
lo stesso Cannatà, il quale ha ricordato che internet senza fili comunale era «un obiettivo tra i più qualificanti tra quelli
individuati dall’amministrazione comunale».
Il servizio di accesso al sistema di navigazione internet senza fili, dopo la realizzazione da parte di Telcom, sarà gestito
direttamente dal Comune, che diverrà quindi uno degli enti a maggiore innovazione tecnologica. Un po’ come si è verificato
a Parigi, una delle prime città del mondo a rendere fruibile a tutti i cittadini la tecnologia di internet senza fili. «La realizzazione
del sistema WI-FI consentirà - secondo gli amministratori - di fornire riscontri positivi ad una diffusa esigenza dei cittadini
che hanno necessità di accedere alla navigazione ad internet. Per detta operazione è prevista la stipula di un contratto
di leasing finanziario della durata di 60 mesi con un canone che terrà conto di un risparmio derivante dalla disattivazione
di servizi non più necessari, individuati dalla Telecom».
Rischio sismico elevato, Cittanova
corre ai ripari
Consiglio Comunale aperto - Nella “Piana” allarme in 19 centri
Domenico Mammola - Calabria Ora
Cittanova discuterà sul rischio sismico e sulle misure
necessarie per scongiurare incidenti legati ai movimenti
della terra. Martedì prossimo (n.d.r. 6 aprile), nella sala
Consiliare del Municipio, alle 18 avrà luogo un Consiglio
Comunale aperto, convocato dal presidente del consiglio
Girolamo Giovinazzo, con un solo punto all’ordine del giorno: «Prevenzione sismica nei Comuni ad alto rischio: riflessione e verifica in ambito locale» come si legge sulla
convocazione del civico consesso, avvenuta anche via web
sul sito ufficiale del Comune.
In effetti il rischio sismico è argomento tornato alla ribalta dopo il terribile terremoto abruzzese, e spesso non è mai
stato sottolineato abbastanza come la Piana si trovi in una
zona altamente esposta.
E’ importante ricordare, però, che sull’onda dell’emotività
dopo il crollo della scuola a San Giuliano di Puglia, alcuni
centri pianigiani hanno provveduto a chiedere finanziamenti
per la messa in sicurezza degli edifici strategici, specie le
scuole.
Il Comune di Cittanova, stando a tabelle tecniche del
Governo, presenta un grado di sismicità pari a 12, un indice
di rischio dello 0,4241 e un’intensità massima osservata
maggiore o uguale a IO.
Ma non c’è solo questo Comune nel particolare report
dei tecnici dei Ministeri competenti, ma figurano altri centri
della Piana: Anoia, Candidoni, Cinquefrondi, Cosoleto,
Delianuova, Feroleto, Galatro, Giffone, Gioia Tauro,
Laurean a di Borrello, Maropati, Melicuccà, Melicucco,
Maropati,Taurianova,TerranovaSappoMinulio,Varapodio
e San Ferdinando.
Oltre metà del comprensorio è ad alto rischio sismico,
senza contare poi tutti i problemi connessi al rischio
idrogeologico.
Sebbene alcuni comuni non figurino nell’elenco, ad esempio Palmi e Rosarno, c’è da ricordare che il primo
storicamente non è immune da grandi scosse telluriche, e a
Rosarno ben due edifici scolastici sono chiusi da sei anni
per il rischio di crollo sismico.
Si tratta, com’è ovvio, di dati che non possono far passare sotto traccia le problematiche legate al rischio sismico,
tanto a Cittanova, quanto nel resto della Piana, dove gli
interventi richiesti, e finanziati dal Ministero delle infrastrutture, riguardano la messa in sicurezza degli istituti scolastici comunali.
Martedì, dunque, parola agli Amministratori ed ai cittadini, per valutare l’eventuale necessità di chiedere attenzione alle alte sfere istituzionali.
Voci dal Sud
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AnnoVI° nr. 4 Aprile 2010
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Vivere pericolosamente!
Il Meridione d’Italia ed i vulcani
Michele Guardò
L’Italia è quasi tutta una terra soggetta ai terremoti, ma una particolare vocazione sembra che la
“Natura” abbia voluto regalare al meridione.
Dare uno sguardo alla cartina sismologica italiana evidenzia immediatamente che l’intero meridione, e particolarmente Calabria e Sicilia, sono identificate come “zona ad altissimo rischio sismico”.
Tutti abbiamo memoria del terribile
sisma con maremoto avventuo nel
1908 che distrusse radendole al suolo Messina, Reggio Calabria ed una
miriade di paesi della costa tirrenica,
ma non in molti risordano altri, purtroppo, ricorrenti sisma che lo hanno
preceduto e che hanno seminato anch’essi terrore, morte e distruzione.
In effetti tutti pensiamo che le colpe siano dei quattro vulcani attivi:
l’Etna, Lo Stromboli, Vulcano ed il
Vesuvio, ma la maggior parte della popolazione
ignora che esitono, invece una miriade di vulcani
sottomarini egualmente attivi e che sono ad altissima pericolosità perchè oltre che eruzioni con lava,
lapilli e cenere tossica possono generare delle
enormi e devastanti “onde anomale”, tshunami capaci di distruggere intere regioni costiere meridionali.
Uno di questi, forse il più temibile è il vulcamo
Marsili alto ben 3000 mt e la cui sommità è “appena” a 505 mt sotto il pelo dell’acqua.
Si estende per circa 60 km ed ha una superfice
di oltre 2000 Km quadrati e si trova nel Tirreno a
soli 150 Km da Napoli ed a 90 Km dalle Eolie.
Scoperto negli anni ‘90 fu oggetto di studio e
monitoraggio solo qualche anno addietro e si rile-
vò che ha delle “camere magmatiche” molto grandi ma ha una crosta di superfice molto sottile e,
quindi debole.
Per questa ragione è soggetto a possi bili crolli e
questo provocherebbe onde anomale, veri tsunami,
che costituiscono reali e seri pericoli sia per le co-
ste campane, ma soprattutto per quelle Calabresi.
Altro vulcano a rischio è il Vesuvio anche perchè
sulle sue pendici vive una popolazione di circa 700
mila persone.
Nella malagurata, ma probabile ipotesi di esplosione (il Vesuvio a causa del magma denso è soggetto ad esplodere) emetterebbe oltre che lava e
cenere ,vapori venefici che produrrebbero il nefasto evento che si verico nella famosa eruzione che
cancello Pompei, Ercolano ed altri centri.
L’allarme è lanciato da tempo, ma sembra che
gandi provvedimenti non si stiano prendendo per
cui nella nesta evenienza non sarebbe facile evacuare in tempi utili i 700 mil residenti, anzi allo stato attuale delle strade, ci vorrebbero tempi lunghi
di qualche settimana.
Voci dal Sud
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Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
A Gioia Tauro gli apicoltori
chiedono l’anagrafe
La Federazione a convegno per tutelare il settore
Teresa Cosmano - Calabria Ora
“Apicoltori e agricoltori nel rispetto
dell’ambiente” era il tema dell’incontro,
organizzato dalla Federazione Aapicoltori
Italiani di Reggio Calabria e Vibo Valentia,
in collaborazione con Confagricoltura e
l’organizzazione degli imprenditori agricoltori di Reggio, tenutosi a palazzo Fallara.
Il convegno si è articolato in due parti.
Nella prima, Francesco Artese, presidente
della Fai-Apicoltori di Reggio Calabria e
Vibo Valentia, ha illustrato non solo i lavori
svolti durante i primi 8 mesi di vita dell’organizzazione interprovinciale, nata nell’aprile dello scorso anno, ma anche i programmi
da realizzare nel corso del 2010.
«L’apicoltura nel territorio – ha spieg a t o A r t e s e - r a p p re s e n t a u n a re a l t à
radicata ormai da decenni, grazie alla
presenza di allevamenti apistici che però
necessita di una maggiore visibilità.
Pertanto la formazione di gruppi di
lavoro, l’apertura delle aziende alla didattica, l’informazione agli agricoltori
sulla necessità della salvaguardia degli
insetti impollinatori, l’emanazione di una
legge regionale sull’apicoltura sono le
azioni
prioritarie
che
la
Fai
interprovinciale deve attuare nel corso
dell’anno».
Nella seconda parte dell’incontro hanno
invece relazionato vari esperti del settore.
Partendo dal fatto che «Apicoltura e
Agricoltura sono due mondi che devono
convivere e svilupparsi in maniera sostenibile, sia dal punto di vista ambientale,
sia economico», Carmela Barbalace, dirigente del servizio zootecnia della regione
Calabria, ha espresso il proprio compiacimento per l’interesse dimostrato dai presenti
verso l’apicoltura.
La parola è poi passata al dirigente provinciale del Dipartimento prevenzione ma-
lattie, Ammendola che ha ricordato le principali norme di polizia veterinaria in
apicoltura, comunicando quindi l’intenzione
di avviare la formazione apistica di tre ve-
terinari.
Il
presidente
provinciale
di
Confagricoltura Ilaria Campisi, ha invece
esortato anche gli apicoltori amatoriali e
semiprofessionali ad associarsi alla Fai, in
modo da poter consentire una migliore
ottimizzazione nella distribuzione delle risorse.
Bruno Capogreco, direttore delle Associazioni provinciali allevatori di Reggio e
Vibo, ha evidenziato la disponibilità di
collaborazione delle strutture che dirige, finalizzate ad avviare un percorso virtuoso
con l’obbiettivo di un miglioramento dell’apicoltura nelle due province.
Il convegno si è concluso con l’intervento
del presidente della Federazione apicoltori
italiani Raffaele Cirone, il quale ha auspicato
un tavolo di concertazione tra apicoltori e
veterinari soprattutto in relazione alla gravità sanitaria in cui versano gli alveari.
«L’istituzione di un’anagrafe apistica ha sottolineato Cirone – è un passaggio
fondamentale per mettere ordine al settore dell’apicoltura ed uno strumento di
cui tutte le Regioni si dovranno dotare».
In conclusione, il presidente di
Confagricoltura di Reggio Ilaria Campisi, ha
offerto una ceramica tipica dell’artigianato
locale a tutti i relatori.
Voci dal Sud
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AnnoVI° nr. 4 Aprile 2010
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Riace e Caulonia battono moneta!
Nuovo conio per i profughi in attesa dei fondi ministeriali Torniamo ai mini assegni?
Simona Musco - Calabria Ora
Una moneta locale per evitare la dispersione eco- euro, sia per il comune guidato da Lucano che per
nomica e favorire l’integrazione: è questo il nuovo quello guidato da Ammendolia, ci sarà il cuore sopra
progetto di Riace e Caulonia, i due comuni dell’ac- le colline raffigurato in uno dei dipinti di Coco Cano in
coglienza, che vista l’assenza di fondi da parte del Razza Campoliti; mentre per quanto riguarda i tagli di
Ministero hanno deciso di
dieci e venti euro di
Nel 1975 a causa della penuria di denaro di
rispondere alle esigenze
Caulonia ci sarà simbolegconiando una nuova monegiata la Repubblica Rossa.
piccolo taglio, necessario per la vita spicciola
ta che da domani verrà di«Sono stato molto degiornaliera (un caffè costava 100 lire, un litro
stribuita ai profughi paleciso su questa cosa di benzina 300 lire un giornale 150 lire) il
stinesi.
spiega ancora Lucano Banco San Paolo di Torino emise una serie
«L’idea ha più finalità
per noi è la dimodi assegni di piccolo taglio e dimensioni da
- spiega il sindaco di
strazione definitiva di
Riace Domenico Lucano
come per questi comuni
far circolare fra i suoi clienti. Pian piano
- e consente a queste persia importante il valore
anche altre organizzazioni private ed
sone di conoscere meglio
sociale ed etico dell’inaddirittura grandi magazzini fecero stampare
il territorio concedendo
tegrazione, sulla quale
dei “tagliandi” su cui veniva scritto un
loro una certa autononon vogliamo speculare
valore oscillante da 50 a 350 lire.
mia, compensando i rima renderla una valore
tardi delle sovvenzioni.
aggiunto del sistema loQuesti “tagliandi-buono” vennero subito
Ad oggi, infatti, il micale.
battezzati “miniassegni”.
nistero non ci ha dato
È una grande opporSi creo immediatamente un contenzioso con
nemmeno un euro per il
tunità per centri storici
la legge che prevede che a “battere moneta”
progetto di reintegraziopiccoli come i nostri,
possa essere solo lo stato.
ne
dei
profughi
che sono passati dallo
palestinesi e così abbiaspopolamento ad un auNel 1978 sparirono pian piano dal circolo e
mo fatto una convenziomento dell’occupazione,
furono “un grosso affare” per gli istituti
ne con i negozianti locaottenendo
un
arbancari per il fatto che moltissimo materiale
li per poter agevolare
ricchimento del circuito
cartaceo, molto scadente come supporto e
entrambe le parti,
economico e, soprattutdi scarsissima qualità di stampa andò
riattivando l’economia
to, un arricchimento
locale».
umano».
distrutto è non rientrò mai presso gli Istituti
Si tratta, dunque, di una
L’idea della moneta loche perciò ebbero utili di molti miliardi di
specie di “buono spesa”,
cale, dunque, ha consentilire.
che a Riace ammonta a
to di risolvere il problema
Molta parte venne incamerato dai
circa 185 euro mensili a
di come rispondere alle
collezionisti.
persona, che servirà per le
esigenze dei rifugiati senesigenze primarie e che
za toccare i fondi coNon acquistarono, però, mai dignità
non coprirà, invece, il comunali, perché, come spiecollezionistica anche se rappresentò un
sto dell’affitto e le utenze,
ga ancora Lucano, «si
momento in cui il privato si è sostituito allo
che rimangono invece a
tratta di Comuni poveri,
Stato nel battere una insolita moneta.
carico del progetto avviain cui il settore tributi è
to dall’ Onu in accordo con
bloccato: a Riace non ci
i comuni di Riace e
sono addizionali comuCaulonia.
nali in quanto abbiamo deciso di non incidere con
Le monete saranno autonome per due mesi, termi- i prelievi fiscali e abbiamo consentito inoltre a tutte
ne oltre il quale il ministero dovrebbe aver erogato i le attività commerciali di utilizzare gli spazi pubfondi che consentiranno di convertire la moneta loca- blici senza pagare alcuna concessione comunale.
le in euro.
I costi della politica sono ridotti ai minimi termiI tagli emessi vanno da uno a venti euro e il loro ni, in quanto non abbiamo indennizzi, telefoni
valore rimarrà invariato in termini economici, l’unica aziendali, macchine comunali, autisti o altro.
differenza sarà grafica: per quanto riguarda Riace,
C’è voluta, quindi, grande creatività per fare
sui tagli da dieci e venti euro verrà raffigurato il tutto questo, per quella che per noi è una nuova
murales dedicato a Peppino Impastato presente possibilità di sviluppo per vari settori».
all’ingresso del paese, per rimarcare l’impegno della
lotta contro la mafia, mentre sui tagli da uno a cinque
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Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
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Agricoltura .
Premiati i 10 migliori
olii calabresi
Ros. Fran. - Calabria Ora
Premiati i dieci migliori oli Calabresi all’iniziativa organizzata dall’Apor .
Di olio extravergine, e della sua importanza, si è parlato
all’istituto Agrario “Ferraris”, nel convegno “made in Italy:
“Le opportunità per la valorizzazione delle produzioni
oleicole ecocompatibili: Tipicità e certificazione”.
L’iniziativa è stata curata da Apor e da PrimOlio, un
gruppo di appassionati ed esperti, che si occupa della
valorizzazione delle produzioni olearie di qualità, nel rispetto della tradizione.
Gli obiettivi del convegno erano l’esposizione delle qualità peculiari dell’olio prodotto nella provincia di Reggio
Calabria e nella Regione, e la premiazione dei migliori oli
extravergine calabresi, presenti nella guida Flos Olei, una
delle più importanti del settore olivicolo.
Dopo i saluti del presidente di Apor, Rocco Rotolo e del
dirigente scolastico del “Ferraris”, Carmelo Caccamo, ha
preso la parola Antonio Scali, assessore all’Agricoltura della
provincia di Reggio Calabria.
«Oltre al fattore produttivo, che rappresentano i nostri
uliveti – ha detto Scali –, queste piante maestose sono una
caratteristica della nostra provincia.
Sono parte del paesaggio della nostra terra ».
Moderati dal consigliere provinciale Giovanni Barone i
relatori hanno prodotto una serie di interventi tecnici: dalle
colture olivicole tipiche, alla ricerca dell’eccellenza
organolettica; dalla meccanizzazione della produzione, all’importanza delle analisi biochimiche nei controlli di qualità.
L’iniziativa è legata al progetto 867 del 2008, finanziato
dalla Comunità Europea e dall’Italia.
Il progetto prevede lo sviluppo di produzioni
ecocompatibili, di oli di alta qualità, dalla filiera tracciata e
certificata.
Per questo è stato predisposto un disciplinare di produzione.
Il premio per la produzione d’eccellenza è andato a:
- Azienda agricola Paolo Bova;
- Azienda Migliarese e figli;
- Frantoio Figioli;
- Azienda agricola Pasquale Librandi;
- Azienda agricola Maria Vittoria Stancati;
- Azienda agricola Roberto Ceraudo;
- Azienda agricola Antonio e Nicodemo Librandi;
- Azienda agricola Antonello Anastasi;
- Azienda agricola fratelli Fazari-Olearia San Giorgio;
- Azienda agricola fratelli Torchia.
Sono intervenuti Rosario Franco, consigliere Apor, Giuseppe Zimbalatti, dell’università Mediterranea, Raffaele
Sacchi, dell’università Federico secondo di Napoli, Marco
Oreggia, giornalista curatore di Flos Olei, Enzo Perri direttore Craisol, Carmine Ventre, direttore Csa, Carmelo Vazzana
presidente Conasco, Claudio Di Rollo presidente Cno.
L’olearia San
Giorgio dei f.lli
Fazari vince un
altro premio!
fromor
Ormai temiamo proprio di diventare monotoni e noiosi
quando relazioniamo su un altro premio vinto dall’Olearia
San Giorgio, azienda agricola dei f.lli Fazari, guidata dall’eclettico dott Mimmo Fazari che ha la propria sede a San
Giorgio Morgeto, una graziosa cittadina arroccata alle falde aspromontane che affacciano sulla Piana di Gioia Tauro!
Ha vinto tutto ed ovunque! ha partecipato a manifestazioni altamente qualificate in Europa, nelle Americhe, in
Australia, nei paesi dell’Est ed ovunque ha spopolato con
i suoi pregitissimi e delicatissimi olii extravergini di oliva.
Mai ha avuto una collocazione nelle graduatorie che la
vedesse porsi più in basso del secondo/terzo posto fra i
migliori olii del mondo intero.
Ovviamente non è merito nostro ma siamo orgogliosi di
essere conterranei di questi olivicoltori e, soprattutto di
essere loro amici.
Un’Azienda che è nata dal sudore e dalle braccia di tanti
fratelli che nell’immediato dopoguerra hanno riunito i loro
sforzi per “tirare su” una azienda agricola divenuta ben
presto un’azienda modello, un vero fiore all’occhielo della
Calabria e, forse, oseremmo dire dell’Italia.
Poi dal piccolo oleificio aziendale si passò man mano ad
impianti di trasformazione ed imbottigliamento sofisticati e
moderni e, sotto la spinta ed attenta guida del dott Mimmo
si è avviata, prima timidamente, alla conquista dei palati
italiani, europei, e poi, extraeuropei.
Oggi è una indiscutibile realtà che onora la nostra Terra
e le nostre Genti e che sta a dimostrare che in Calabria non
esistono solo ragioni per scrivere articoli su misfatti, ma
anche e soprattutto argomenti seri derivanti dal lavoro onesto e corretto e tutto a dimostrazione che la nostra terra ha
invaso il mondo con vervelli eccelsi di altissime qualità
positive e che oggi sono alle più alte sfere in tutti i campi
(Scienze, Commercio, Giustizia,Arte ecc.).
Fra queste realtà positive aggiungiamo di diritto la
” Olearia San Giorgio” degli amici Fazari!
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Il capriolo torna in Aspromonte
Dopo ben due secoli sono stati introdotti nel parco 43 esemplari
Un lodevole progetto per evitarne l’estinzione
Calabria Ora
COSENZA Dopo circa due secoli torna in
Aspromonte, grazie all’impegno dell’Ente Parco, il
capriolo italico.
Sono 43 i caprioli rilasciati nei primi
due anni di attuazione del progetto ad
opera dei tecnici della Dream Italia di
Pratovecchio (in provincia diArezzo).
I caprioli reintrodotti appartengono al
ceppo genetico denominato “italico”,
ovvero un ecotipo le cui origini sono
millenarie, ma che oggi è in via di estinzione.
Gliesemplaridimammiferireintrodotti
provengono dalle province di Grosseto
e Siena, aree nelle quali da anni vengono studiate le caratteristiche genetiche
delle popolazioni presenti.
Analizza storicamente il percorso intrapreso dall’Ente Parco d’Aspromonte
il presidente Leo Autelitano che dice: «Tutto è iniziato nel 2003 con uno studio sulla fattibilità che
è durato due anni, che ha permesso di verificare
l’esistenza di condizioni idonee per ricostituire
una popolazione vitale analizzando sia le caratteristiche ambientali del territorio del Parco,
ma anche i potenziali fattori limitanti quali la presenza di cani vaganti, il pascolo eccessivo, il
bracconaggio».
E’ toccato alla Comunità scientifica nazionale, nelle
numerose occasioni di incontro sul tema della
conservazione del capriolo italico, individuare nel
Parco Nazionale dell’Aspromonte un’area prioritaria
di intervento, con i suoi 70 mila ettari di territorio.
L’unica area in Italia, di recente individuazione, in
cui sopravvive il capriolo italico e in grado di fornire
soggetti fondatori per il progetto, si trovava a cavallo tra la provincia di Grosseto e Siena, nella Toscana meridionale.
Questo fino a ieri!
«Quello dell’Aspromonte - afferma Lilia Orlandi,
responsabile del settore fauna di Dream - è uno dei
progetti di reintroduzione più ambiziosi, a causa
delle difficoltà tecniche e logistiche che lo caratterizzano.
Le lunghe distanze di trasferimento dalle aree
di origine a quelle di destinazione sono per esempio ritenute particolarmente critiche per la buona riuscita di tutta l’operazione.
Per questo motivo la maggior parte degli animali rilasciati vengono muniti di radiocollare
satellitare che ci consente in tempo reale il
monitoraggio della sopravvivenza e dell’adattamento al nuovo habitat».
Per il direttore del Parco dell’Aspromonte, Fabio
Scionti «il successo dei primi due anni è in gran
parte dovuto all’appoggio della popolazione locale.
L’Ente Parco, fin dal principio, ha infatti proposto numerosi momenti di divulgazione e di formazione nei confronti del mondo venatario ed di
tutta la comunità aspromontana, consapevole che
il coinvolgimento della stessa avrebbe rappresentato un elemento chiave per la riuscita dell’intero progetto», ha chiosato Scionti.
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L’affasciante poliedricità di un Cardinale
ha rapito gli studenti di Locri!
do. bu. - Calabria Ora
Un’occasione unica! Perché incontrare il cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga
non capita tutti i giorni.
Un personaggio che attrae e, i giovani studenti di Locri nell’aula magna dello Zaleuco,
incantati dalla sua poliedricità, riconoscono in
lui una guida da seguire.
Lontano da qualsiasi forma di morale, “svestiti” i panni di sacerdote, ha imbracciato il
sassofono (per l’occasione il coro della scuola
guidato dal maestro Femia, ha allestito una
performance musicale) trasmettendo un energia vitale da far invidia.
Un’anima che racchiude in sé infinite qualità e abilità: musicista, compositore di molti
brani, tra cui uno dedicato a San Paolo, aviatore (ho sempre amato volare), esperto di jazz,
docente universitario, psicologo, teologo, filosofo, presidente della Conferenza dei Vescovi di tutta l’America Latina, membro della
segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della
pace, del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, presidente della Caritas internazionale, “Papabile” nel conclave del 2005
come successore di Giovanni Paolo II°.
Al liceo si è stipulato un “accordo solidale”:
contribuire alla realizzazione di una scuola (magari denominata “Locri”) ad Haiti.
Conoscerlo e ascoltarlo è stato un onore e
le emozioni della preside Domenica Marra, del
sindaco di Locri Francesco Macrì, dell’assessore all’Istruzione Francesco Commisso,
sono plausibili.
Un testimone credibile che ha dialogato con
i ragazzi, dando loro risposte concrete e suggerendo loro lo stile di vita da intraprendere
per raggiungere i propri obiettivi e dare senso
alla vita. Non ha la bacchetta magica di Harry
Potter ma indica la strada per giungere ad una
globalizzazione solidale. Si serve del “gps spirituale” (si intuisce come il suo linguaggio moderno attiri i giovani) con i tre satelliti guida:
Parola di Dio, Eucaristia, Vergine Maria.
«Elementi fondamentali perla crescita personale di ognuno di noi» dice.
Attraverso questi “satelliti” possiamo giungere ai nostri ideali.
Quei valori sani, dove per il mercato, la droga, il narcisismo non e’ è posto.
«Mi trovo a mio agio- afferma- perché sono
di fronte ai giovani, porzione dell’eredità che
Don Bosco ci ha lasciato ».
E con la forza centrifuga che ci conduce all’amore sulle note di “We are the world” saluta i ragazzi.
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La foto del giorno:
Premonizione?
Durante gli scioperi che si sono verificati a Milano
all’avvento del Fascismo, il tranviere Finzi (poi divenuto
parlamentare sotto il Regime Fascista), ha effettuato con una
vettura tranviaria una corsa “gratis” al fine di sabotare gli
scioperi.
Il percorso indicato sul frontale della vettura assume però il
sapore di una premonizione :
“Piazza Venezia - Piazzale Loreto” (sic!)
Alfa ed Omega del Regime fascista!
foto da “Storia del Fascismo” diretta da Enzo Biagi per la Sadea-Della Volpe Editori volume 1° pag. 132 - © mondiale 1964
Voci dal Sud
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Società (ancora?) civile
Ad Avignana (Torino) sette minori “annoiati” devastano una
stazione ferroviaria
Gazzetta del Sud
TORINO «Ero arrabbiato, e anche annoiato». Così spiega il suo gesto di vandalismo, uno dei sette ragazzi identificati e denunciati dai carabinieri di Avigliana (Torino) (n.d.r. episodio avvenuto nel dicembre 2008) per aver preso a calci
la cabina di un’ascensore della stazione ferroviaria di Avigliana avendone già danneggiato prima la sala d’attesa.
Un ennesimo caso di bullismo, di vandalismo, messo a punto da sette ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, quattro
maschi e tre femmine, tutti ubriachi per festeggiare Halloween. Gli stessi inquirenti si sono detti sconcertati, quando,
dopo aver identificato grazie alle telecamere i sette ragazzi, si sono sentiti dire da loro, senza il minimo cenno di pentimento, di rammarico: «l’abbiamo fatto per noia, per divertirci un po’ tutti insieme, ma in fondo, cosa avremo fatto mai di
così grave?». Atteggiamento, va detto, tenuto anche da alcuni dei loro genitori.
Il professore interroga ed in fondo all’aula
violentano una compagna di classe!
Due minorenni (14 e 15 anni) arrestati per avere abusato di una compagna davanti
a una quindicina di ragazzi divertiti che facevano da paravento
Il professore non si accorge di nulla!
Mario Pari - Gazzetta del Sud
SALÒ (Brescia) - Dai temi, con un titolo che attingeva all’Inferno di Dante, si è scoperto l’inferno che un’adolescente
ha vissuto in classe. In un comune gardesano, il professore interrogava, una quindicina di ragazzi le stava intorno. Tre
di loro hanno abbassato i pantaloni, volevano del sesso orale, ma erano disposti anche ad accettare altro. L’hanno
scritto in quei temi il cui titolo era stato scelto come un chiavistello per far luce sulla brutta storia di cui si parlava da
tempo. Sono scattate le sospensioni, anche per l’insegnante (n.d.r. noi asseriamo che deve scattare il Codice Penale
per il professore!) che non s’era accorto, preso dalle interrogazioni e dall’accerchiamento della ragazza. Ma i provvedimenti scolastici hanno rappresentato il presupposto per le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Salò.
La vittima, infatti, anch’essa sospesa, ha raccontato ai genitori quanto era successo, ha chiesto il loro perdono, in una
lettera scritta su una pagina del
quaderno di musica. E i genitori
sono andati dai Carabinieri. Si è arrivati a un’ordinanza di custodia
Pesantissime sono le
cautelare ai domiciliari per un ragazzo di 14 anni e l’amico di 15. Un
terzo ha meno di 14 anni e la non
imputatibilità ha fatto sì che non
responsabilità
per
subisse la medesima sorte degli altri due. Sulla vicenda è intervenuto
l’insegnate dal momento
anche il Ministro dell’istruzione
Mariastella Gelmini, che ha definito l’accaduto «di una gravità
che i minori erano affidati inaudita e inaccettabile» aggiungendo: «Bisogna verificare subile responsabilità e andare a fonalla sua custodia essendosi to
do. Il Ministero è pronto a prendere i dovuti provvedimenti, se i
il truce evento svolto
fatti saranno accertati». Il Ministro ha quindi telefonato ieri al Direttore dell’ufficio scolastico regionale, Giuseppe Colosio, per
durante le ore di lezione e
acqusire maggiori informazioni e gli
ha chiesto «un rapporto dettagliapermanenza nell’ambito
to su quanto realmente accaduto». Ad oggi la certezza sembra che
tutto sia iniziato davvero come una
sorta di gioco.
della scuola.
Alla ragazza inizialmente sarebbero stati chiesti soldi e merendine
Possiamo ancora stare
per «parlare bene di lei al ragazzo che le piaceva».
tranquilli quando
Ma quel sabato di febbraio, le
richieste hanno registrato
un’escalation. Lei inzialmente pensava a uno scherzo. Uno dei tre
mandiamo i nostri figli a
compagni di classe le ha gettato
per terra l’astuccio. Lei l’ha raccolscuola?
to, ma è finito ancora sul pavimento. Si è chinata e la scena si è ripetuta ancora. Stavolta, però, quando ha rialzato la testa, si è trovata
davanti uno dei tre, con i pantaloni calati. Nella classe, le interrogazioni proseguivano, intorno a lei un cerchio di compagni divertiti. Solo una ha cercato di far finire tutto, ma è stata
allontanata: «Vattene, sono cose da grandi». Poi la campanella, tutti a casa.
Nella scuola rimangono le voci, che, giorno dopo giorno, arrivano alla Preside. Le indagini si sviluppano chiedendo
aiuto a Dante, per il titolo del tema: «Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta...».
Loro raccontano di quella mattinata a luci rosse. Non cercano sinonimi (o perifrasi), tutto viene dettagliatamente
descritto. La Preside legge i temi, fioccano sospensioni, partono le indagini dei cartabinieri di Salò.
«Ci sono elementi da valutare», spiega l’avvocato che assiste i ragazzi, mentre secondo la Preside dai temi non erano
emersi elementi penalmente rilevanti. Ma la sua posizione è al vaglio della Procura della Repubblica che, come i colleghi
dei minori, vuole capirne di più di quel «gioco al rialzo» che ha trasformato una classe in un piccolo bordello.
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La guerra e le tragedie del mare
L’affondamento del
transatlantico “Città di Genova”
Primo a portare soccorsi fu il piroscafo “Eolo”, che collegava Messina alle
isole Liparitane
Attilio Borda Bossana - Gazzetta del Sud
All’inizio dell’ultimo anno del secondo conflitto
mondiale nell’Adriatico si consumò una delle tante
tragedie della guerra sul mare: il drammatico
siluramento del “Città di Genova”.
A portare i primi soccorsi fu l’ “Eolo”, il “postale” della flotta della società di navigazione Eolia con
sede a Messina, che allora gestiva i servizi marittimi
sovvenzionati con Lipari e le altre isole dell’arcipelago.
La nave “Città di Genova” apparteneva invece alla
società di navigazione Tirrenia, e il 21 gennaio del
1943 navigava nel marAdriatico venticinque miglia,
a ovest dell’isola di Saseno, oggi base navale
albanese, all’imbocco della baia di Valona.
Era una nave di 5413 tonnellate, varata nel 1930
dai Cantieri riuniti navali, per essere impiegata sulla
linea Palermo-Napoli-Tunisi, gestita dalla Navigazione Generale Italiana fino al 1940, quando fu inquadrata come incrociatore ausiliario D4 della Regia marina militare, e utilizzata per il trasporto truppe. Portava il medesimo nome del transatlantico,
sempre della Ngi, che sino al 1930 in servizio sulla
rotta per l’Australia, aveva trasportato tanti emigranti,
specie siciliani ed eoliani.
La nave ausiliaria “Città di Genova” nel gennaio
di 67 anni fa era impegnata a trasportare 200 militari italiani e 158 greci, prigionieri di guerra da Patrasso
al porto di Bari.
Alle tredici e quindici di quel 21 gennaio due siluri
le furono lanciati contro la fiancata dal sommergibile
inglese Tigres N63 classe T, al comando del Lt
George Robson Colvin; in pochi minuti la nave
s’inabissò causando 173 vittime.
Alle 22.30 di quello stesso giorno, dal Distaccamento della Regia Maria di Valona, il comandante
dell’ “Eolo”, il tenente del Crem Salvatore Lucarini,
in porto a Saseno, ricevette verbalmente la comunicazione di accendere i motori e tenersi pronta a
muovere.
Trenta minuti dopo da Supermarina a Roma fu
ordinato di mollare gli ormeggi e dirigersi sul punto
di affondamento.
L’unità ausiliare italiana di 703.84 tonnellate, varata a Palermo il 16 febbraio 1936, poteva trasportare 129 passeggeri, e dal 10 ottobre 1940 al 3 aprile
1943 era stata gestita dalla 35. Flottiglia unità requi-
site di Valona e in seguito dal 4 all’11 aprile ’43 dal
Comando Marina di Trieste.
Venti minuti dopo aver lasciato gli ormeggi il piroscafo “Eolo”, a sette miglia a ovest di Saseno, avvistò
un’imbarcazione di salvataggio, raggiunta alle 23.45;
l’equipaggio della nave si prodigò nel trasbordo di
treufficiali,duesottufficiali,ventunomarinaidel“Città
di Genova” e due prigionieri greci che furono medicati e rifocillati.
La nave, a tutta forza, fece poi rotta verso Saseno
ove giunse alle 0.35 del 22 gennaio; sbarcati superstiti e feriti, di cui uno molto grave, l’ “Eolo” riprese il
largo alle 01.20, incrociando sino alle sette del mattino nella zona di affondamento.
Su segnalazione dei ricognitori aerei, l’ “Eolo” si
diresse poi a sette miglia sul rilevamento 110 di
Saseno, ove giunse alle 9.10, recuperando quindici
salme e rientrando infine in porto, dopo aver percorso 158,4 miglia.
Il giorno dopo, alle ore 04.30, l’ “Eolo” lasciò il
porto da Saseno dirigendosi sul punto stimato
ventotto miglia per il rilevamento 120, con il compito di perlustrare la zona dell’affondamento del “Città di Genova”: rileverà solo macchie di nafta e relitti
alla deriva, ma nessun altro superstite.
Dopo l’otto settembre del 1943, l’ “Eolo” fu requisito dalla Marina Britannica e con lo stesso equipaggio partito dalle isole Eolie fu al servizio del Sea
Transport Office di Haifa, impiegato sino al maggio
del 1947 nel servizio di collegamento con Cipro e
per un breve periodo in mar Egeo per il trasporto di
truppe e materiale dell’esercito inglese.
I protagonisti di quella vicenda navale si legarono
nuovamente alle isole Eolie, quando il sommergibile
britannico HMS Tigris, che aveva silurato il “Città di
Genova”, a sua volta il 27 febbraio 1943 fu affondato, con i 56 uomini di equipaggio, a nord ovest di
Stromboli, dalla corvetta tedesca UJ 2210, poi affondata dagli inglesi il 28 maggio del 1944 al largo di
Deiva Marina.
L’“Eolo”, finita la guerra, fu restituito alla società
armatrice Eolia, e dopo la riclassificazione della nave,
dal febbraio del 1948 fu rimpiegato nei collegamenti
Messina- Eolie- Napoli sino al suo disarmo e alla
demolizione, il 19 aprile 1978, dopo 42 anni di servizio.
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I Grandi Misteri
Roma:delitto di Via Poma - Inizia il
processo, unico imputato l’ex fidanzato
Anni di dubbi e di certezze regolarmente smentite, prove inconfutabili e
lapalissiane che si sbriciolano fra le mani, arresti e liberazioni, tutto puntualmente
sfociato in una sola certezza: il cadavere di Simonetta!
Mariasole Dalmonte
Inizieremo l’articolo con un banalissimo “... il 7 agosto 1990 fu commesso un delitto in via Poma a Roma”, uno dei
tanti purtroppo che insanguinano la bella Roma, ma diciamo che apparve immediatamente un delitto che avrebbe avuto
una storia particolare.
In effetti non era il primo e, purtroppo, non sarebbe stato l’ultimo, ma questo assunse subito i connotati della
particolarità a causa di tante “stranezze” che saltarono agli occhi di tutti.
In primis molto strano fu il “teatro” del crimine. Un pomeriggio di agosto una giovane si reca, appunto in via Poma,
strada romana a due passi dai Tribunali romani,
per terminare un lavoro in un ufficio ove, a causa
dell’imminenza delle ferie estive, era sola.
La famiglia non vedendola tornare a casa in orario normale si preoccupa, telefona, ma nessuna risposta. I familiari assieme all’allora fidanzato,
Raniero Busco, si recano presso il plesso di via
Poma e chiedono lumi al portiere, tal Pierino
Vanacore, un pugliese trapiantato da innumerevoli anni a Roma, persona stimata da tutti i condomini anche se il suo viso truce crediamo mai si sia
atteggiato ad un sorriso.
Il PM è convinta che Vanacore abbia trovata la
porta socchiusa e sia entrato prima nell’appartamento, per cui aveva già scoperto il cadavere di
Simonetta, ma si è limitato a fare tre telefonate (uno
al Direttore dell’ufficio, uno al Presidente dell’organizzazione Ostelli della Gioventù, ed una al capo diretto della Cesaroni), MA non avvisò la polizia bensì chiuse la porta
con le chiavi dal nastro giallo di riserva e quando i familiari della vittima si recarono per chiedere lumi tacque la tragica
scoperta fingendo di aprire, ignaro di tutto, la porta chiusa a quanttro mandate.
Gli intervenuti sbirciando nell’interno da sull’uscio ma trovano tutto in ordine per cui si avviano verso l’ufficio del
direttore ove la Cesaroni sarebbe dovuta essere per lavorare.
Qui la terribile scoperta del corpo nudo della giovane riversa per terra martoriato da innumerevoli ferite da arma da
taglio (si parlò insistentemente di un tagliacarte) mai ritrovata.
La seconda “anomalia” era il perfetto ordine dell’ambiente che non presentava nessuna traccia di lotta e, quindi di
disordine.
Il sangue era stato accuratamente pulito ma non si trovavano tracce di stracci sporchi di sangue.
Il cadavere presentava anche una profonda impronta di un tremendo morso al capezzolo di una mammella.
Durante quel sopralluogo (o in qualcuno successivo) si scopre poi che i vari palazzi facenti parte del complesso erano
uniti fra loro dai locali sottotetto dei lavatoi per cui nei lavatori di un altro di questi palazzi vengono rinvenuti gli stracci
usati per pulire e, mi pare, indumenti dalla vittima.
Le indagini proseguono serrate anche se i mezzi tecnici dell’epoca impediscono esami approfonditi come è possibile
fare adesso.
A questo punto i probabili assassini entrano ed escono dall’indagine, vengo fermati e rilasciati, arrestati e scarcerati
, sentiti e risentiti, il porriere Vanacore viene arrestato e poi rilasciato anche lui.
Si sono fatte tutte le illazioni anche le più assurde. Entrano sulla scena figli e nipoti di condomini illustri che escono di
scena immediatamente o quasi; ovviamente anche il fidanzato entra a far parte della rosa dei sospettati, ma viene
scagionato.
Fatto si è che a distanza di ben 20 anni unica certezza è il cadavere di Simonetta!
Tuttavia anche se “sopite” le indagini non sono mai state archiviate per cui gli Organi Inquirenti hanno continuato a
tenere il caso sotto attenzione.
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I Grandi Misteri
Improvvisamente viene accusato l’ex fidanzato pro tempore che nel frattempo si è sposato ed ha una sua famiglia.
Oggi è l’unico imputato sospettato quale autore dell’atroce delitto avendo accertato che l’impronta dentaria rinvenuta
sul seno della Cesaroni è compatibile con quella del Busco.
Qui si innescano i nuovi interrogatori dei testi i cui alibi e le cui deposizioni vengono sottoposte a vari e più accurati
controlli anche tenendo conto che la tecnologia è andata avanti ed oggi ci sono “strumenti” nelle mani del Ris che
permettono accertamenti più esatti e veritieri.
Nel frattempo il Vanacore aveva lasciato il suo posto di
lavoro e la stessa Roma ed era tornato in un paesino della
sua Puglia in provincia di Taranto.
Chiaro che in questo processo in essere attualmente
uno dei “testimoni informato dei fatti” fosse proprio il
Vanacore , sua moglie, ed il figlio per cui vengono invitati
a Roma per essere ascoltati dai Giudici.
Infatti il PM Ilaria Calò è fortemente convinta che sia
Pietrino Vanacore che la di lui moglie abbiano per ben 20
anni contribuito a “sviare le indagini” ed “inquinato le
prove”.
Ma ... nuovo colpo di scena : a soli tre giorni dall’audizione in Tribunale a Roma Pietrino si suicida!
Ed ancora una volta tutto gira in maniera anomala! Infatti la mattina si reca in una panetteria e compra due dolci
che poi ingerisce nell’immediatezza del suicidio.
Ingerisce dell’anticrittogamico per avvelenarsi subito
dopo aver mangiato i dolcini, si reca con la propria vettura
su una strada molto trafficata che costeggia un fiume e,
legatosi una corda alla cavilgia ed avendola assicurata ad
un tronco sulla riva, si butta in acqua ed affoga in nemmeno un metro d’acqua!
Due biglietti (divenuti in seguito tre) lasciati sul cruscotto della vettura, in bella vista, asseriscono che ha deciso di morire perchè “perseguitato” per ben 20 anni dalla
Legge e dai sospetti. Il terzo dice addirittura che la colpa
deve ricadere su chi perseguita sia lui che la sua famiglia.
Ed ecco, come detto, altre “stranezze” (rilevate ed espresse dagli esperti criminologi edalla Polizia):
1°) perchè compra i dolci? qualcuno dice che aver ingerito un qualcosa di solido può servire ad accrescere il potere
“addormentate” che il veleno avrebbe prodotto sul suo organismo, ma non bastava un pezzo di pane?;
2°) perchè sceglie una strada molto trafficata ove esiteva il reale “pericolo” di essere scoperto e salvato in tempo;
3°) i due primi biglietti lasciati in bella vista sul cruscotto erano eccessivamente grandi tanto da apparire chiaramente
la volontà che venisse scoperto il suo corpo;
4°) avendo deciso di compiere il passo estremo come mai aveva deciso di farlo in acque assolutamente non profonde
per cui, fosse scattato il naturale spirito di sopravvivenza che, pare, scatti in tutti i suicidi in quei pochiccimi attimi fra
l’inizio della dinamica e la triste conclusione, gli sarebbe stato sufficente appoggiare un braccio per rialzarsi e togliere la
testa dall’acqua;
5°) perchè lega la caviglia al tronco? vuole forse che il suo corpo ed il suo suicidio siano scoperti subito, e comunque
, prima del giorno che avrebbe dovuto vederlo in veste di teste nei Tribunali capitolini assoeme al figlio ed alla moglie.
Tutto questo fa nascere fondati sospetti che Pietrino volesse “coprire” qualcuno e che non si è sentito di testimoniare
accusando il Busco (probabilmente innocente) e coprendo il vero assassino.
Oppure qualcuno, temendo un suo crollo psicologico, ha voluto “tappargli per sempre la bocca”!
Purtroppo non lo sapremo mai essendosi portato nella tomba il suo terribile segreto per cui o un assassino sarà ancora
libero oppure un innocente sconterà una pena che non ha meritato!
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I Grandi Misteri
Cadavere rinvenuto nel sottotetto della
chiesa Santissima Trinità di Potenza
Si presume siano i resti di Elisa Claps, 16enne scomparsa misteriosamente il 12
settembre 1993 - fu vista per l’ultima volta viva proprio in quella chiesa ove aveva
incontrato un giovane universatario potentino.
Calabria Ora - fonte Adnkronos
Potenza - Potrebbero essere di Elisa Claps i resti la, senza lasciare alcuna traccia.
ritrovati in un sottotetto della chiesa della Santissima
Era il 12 settembre del 1993.
trinità a Potenza, ma precisa il questore di Potenza,
Romolo Panico all’ADNKRONOS “sarà soltanto l’esame del Dna a sciogliere ogni dubbio.
Non è stato iniziato nessun esame della polizia
scientifica e non sono stati riconosciuti gli oggetti di Elisa Claps.
Smentisco categoricamente che al momento si
possa affermare che il corpo trovato sia quello
della ragazza.
Non possiamo ancora dire con certezza a chi
attribuire i resti trovati oggi’’ ha aggiunto.
Giovedì inizieranno gli accertamenti medico-legali
sul cadavere.
La Direzione distrettuale
Le ricerche scattarono subito
E’ avvenuto il
antimafia di Salerno, competente
ma della giovane, che allora aveva
sulla vicenda, ha incaricato
16 anni, non sono mai approdate
riconoscimento del
l’anatomo-patologo Francesco
corpo, anche se non a nulla.
Introna, dell’Università di Bari, di
Quel giorno - era una domenica
ufficialmente,
effettuare gli accertamenti.
- Elisa fu vista viva l’ultima volta
tramite gli occhiali nella chiesa della Santissima
Introna è lo stesso medico leed altri effetti
gale già incaricato degli esami sui
Trinita’, in via Pretoria, intorno a
corpi dei fratellini di Gravina in
mezzogiorno.
personali
Puglia (Bari), Ciccio e Tore (FranPoi su di lei calo’ il piu’ fitto micesco e Salvatore) Pappalardi.
stero.
“Sarò domani con tutta la mia equipe per iniEd è proprio dalla chiesa della Ss. Trinita’che a
ziare questi accertamenti”, conferma il professor distanza di tanto tempo sono ripartiti gli investigatoIntrona all’ADNKRONOS.
ri, arrivando alla clamorosa scoperta di resti umani
Il corpo non è stato rimosso e non lo sarà prima pressocche’ mummificati, ed effetti personali, tra cui
dell’intervento sul posto dell’equipe medica.
un paio di occhiali.
E’ stato trovato, insieme ad alcuni oggetti, tra cui
Resti che saranno sottoposti ad esami e sofisticaun paio di occhiali e un orologio, tra due muri del tissimi test dagli esperti della Polizia Scientifica di
sottotetto della chiesa.Non c’e’ stata ancora alcuna Bari, che si stanno recando sul posto.
identificazione.
L’ultimo ad aver visto in vita la giovane fu il
Per avere certezza che il corpo possa essere quello potentino Danilo Restivo.
di Elisa Claps occorrera’ l’esito del test del Dna.
Un particolare importante che emerge dalle carte
Diciassette anni fa Elisa Claps scomparve nel nul- processuali del giudizio che si celebro’ dopo la scom-
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I Grandi Misteri
parsa della ragazza, nei confronti di un’amica di Elisa,
Eliana De Cillis, di un altro giovane, Eris Gega, e
dello stesso Restivo, che poi fu condannato per falsa testimonianza.
L’inchiesta sul caso Claps ripartì da zero due anni
fa.
Cosi’ negli scorsi mesi sono state effettuate delle
ricerche anche con apparecchiature tecnologiche che
sono in grado di ‘leggere’ all’interno di corpi compatti cementizi la presenza di cavita’ o di nicchie, un
radar utilizzato per trovare i covi dei latitanti e dei
criminali ma in ipotesi anche per trovare anfratti dove
occultare un cadavere.
La stessa famiglia Claps da tempo non ha piu’ la
speranza di trovare viva Elisa e concentra tutti i suoi
sforzi nel tentativo di fare giustizia e di dare un nome
ed un cognome a chi l’ha fatta sparire.
Il caso Claps e’ un’indagine complessa perche’
troppi elementi, a volte contrastanti, sono sul terreno.
Nemmeno questi accertamenti tecnologici hanno
dato riscontro. Oggi la possibile svolta
Negli ultimi anni la vicenda di Elisa Claps si e’ intrecciata da un punto di vista investigativo con l’omicidio di una sarta, Heather Barnett, avvenuto a
Bournemouth, nel Dorset, 200 km a sud di Londra.
Fu trovata morta il 12 novembre del 2002 dai figli
che rientravano a casa da scuola. Era nel bagno,
con la testa fracassata, il seno mutilato e due ciocche di capelli non suoi nelle mani. Per questo omicidio tempo dopo e’ stato fermato ed interrogato il
potentino Danilo Restivo che nel frattempo si era
trasferito oltre la Manica per rifarsi una nuova vita,
lontano da Potenza.
Le indagini della polizia del Dorset sono sempre
aperte e non hanno ancora portato ad
un’incriminazione.
La polizia inglese ha fatto un sopralluogo anche in
Basilicata a conferma del legame che viene attribuito al caso di Elisa Claps.
Nonostante tutta questa attivita’, anche l’inchiesta
inglese finora non ha portato a degli esiti.
Chi è
Danilo Restivo?
Anche in questo caso le indagin di
Polizia sono risultate lacunose,
imprecise e superficiali!
All’epoca dei fatti Danilo Restivo era un giovane universitario di circa 20 anni.
Era amico della giovane Elisa e qualcuno sussurrava che
fosse il suo ragazzo segreto.
A dire il vero era ritenuto un bravo ragazzo anche se
affetto da alcune manie e stranezze.
Infatti nell’ambiente era chiamato “il parrucchiere” perchè
aveva l’abitudina di girare armato di una forbice con la
quale tagliava una ciocca di capelli a tutte le ragazze che gli
venivano a tiro.
Tuttavia anche in questo caso vi furona parecchie “stranezze” nelle indagini che appaiono molto lacunose, anche
se riferite all’epoca.
Quando la Polizia transennò la Chiesa e svolse accurate
perquisizioni sia nella Chiesa vera e propria e sia negli scantinati, come mai non perquisì il soffitto ed il sottotetto?
Perchè la Chiesa fu chiusa per i tre giorni successivi alla
sparizione? chi ne ordinò la chiusura?
Il parroco “spari” misteriosamente per alcuni giorni,
perchè? dove andò?
Quando fu fatta una fiaccolata per la povera Elisa (che si
sperava fosse tuttavia viva) perchè l’unica chiesa che non
partecipò fu proprio la Santissima Trinità? non accese le
luci e non fece sentire l’accorato suono delle campane come
invece fecero tutti gli altri luoghi di culto potentini.
Il funzionario che condusse le indagini si dimise poco
dopo ed andò a lavorare con una organizzazione che si
sarebbe potuto anche alquanto facilmente ricondurre al probabile responsabile o i probabili responsabili, visto che
pare che siano stati più di uno a portare attraverso una
stretta scala a chiocciola il corpo esanime di Elisa fino al
sottotetto.
I familiari della giovane vittima hanno comunque dichiarato che “... nessuno si illuda che il ritrovamento del corpo di Elisa possa essere la parola fine, noi non siamo
soddisfatti e vogliamo il responsabile dell’omicidio affidato alla giustizia, solo allora avremo pace”.
Intanto il giovane Restivo (è stato precisato che non ha
nessun rapporto di parentela con il Ministro Restivo) è
emigrato a Londra dove si è sposato ed oggi è stato accusato dell’omicidio di una dirimpettaia, una sarta di 48 anni.
Le due indagini, che presentano chiari elementi di
similitudine hanno fatto decidere la Polizia inglese a venire
a Potenza e condividere le indagini con quella italiana.
Voci dal Sud
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Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
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Inchiesta con troppe bugie
Molte accuse si fanno a Potenza dopo la
scoperta del cadavere di Elisa Claps:
«Depistaggi per coprire l’assassino?»
FULVIO MILONE - La Stampa.it
Una fitta ragnatela di veleni e depistaggi ha intrappolato
per 17 anni i poveri resti di Elisa Claps, la cui tomba segreta
è stato un sottotetto della chiesa della Santissima Trinità,
in via Pretoria, la strada dei bar e dei ristoranti di Potenza.
Ora che il corpo è stato scoperto e che i familiari hanno
riconosciuto gli occhiali, la catenina e i brandelli di vestiti
trovati accanto al cadavere, le indagini prendono nuovo
vigore.
«Avevamo un quadro indiziario e ora, con il ritrovamento del corpo, siamo giunti a una svolta», dice Franco
Roberti, capo della procura di Salerno.
Ma perché è la magistratura di Salerno che indaga su un
delitto compiuto in Basilicata? Per rispondere alla domanda occorre affondare le mani nella matassa di bugie e contraddizioni che per molto, troppo tempo ha avvolto il caso
Claps.
L’inchiesta è condotta dalla procura campana perchè il
PM potentino che si occupava del caso, Felicia Genovese,
era stato accusato da un pentito di avere fatto di tutto per
«coprire» le responsabilità del principale indiziato per la
scomparsa di Elisa, Danilo Restivo.
Perché? Secondo il collaboratore di giustizia, il padre di
Danilo, personaggio influente nel capoluogo lucano, aveva pagato il marito del PM, Michele Cannizzaro, re della
sanità lucana, affinché si desse da fare per fare sparire il
corpo.
L’indagine fu archiviata, le dichiarazioni del pentito si
rivelarono una bufala.
Ma nel frattempo gli atti erano finiti a Salerno e lì sono
rimasti come prevede la legge.
E in fondo è stato un bene perché l’inchiesta ripartì:
Restivo, già condannato per dichiarazioni false davanti al
PM nel caso Claps, venne indagato per omicidio, occultamento di cadavere e violenza sessuale.
Prima di allora le indagini languivano.
La polizia non pensò neanche di fermare Restivo e interrogarlo subito dopo la denuncia di scomparsa fatta dai familiari di Elisa.
Se ci pensò, non lo fece.
Lasciò che Danilo andasse a Napoli per partecipare a un
concorso, e lo convocò il giorno dopo.
Gli investigatori, poi, dettero credito a una serie di testimonianze improbabili, come quella che voleva la ragazza
viva e vegeta in Brasile. (n.d.r.: famosa la frase del PM pro
tempore Genovese: da quella famiglia sarei fuggita anche io!)
Don Marcello Cozzi, coordinatore per la Basilicata dell’
“Associazione Libera”, da anni vicino alla famiglia Claps,
si arrovella davanti a tante domande che non trovano risposta: «Ma come è possibile che nessuno, in tutti questi
anni, si sia accorto della presenza di un cadavere nel
sottotetto raggiungibile solo attraverso i locali della
Canonica?
Che cosa ha spinto l’assassino ad abbandonare il corpo sul pavimento, senza murarlo nella speranza che non
fosse mai trovato? Chi lo ha aiutato? Soprattutto: è possibile che a nessuno degli investigatori sia venuto in mente per 17 anni di ispezionare quei luoghi?».
Don Cozzi parla esplicitamente di depistaggi: «Credo si
dovesse dare una mano all’assassino, occorreva coprire
la sua colpa».
E del «clima omertoso» che circondava la scomparsa di
Elisa Clips parla anche l’arcivescovo di Potenza, Ennio
Appignanesi: «Lo percepii da subito».
Ma Appignanesi dice di più: cita il parroco che in quegli
anni reggeva la chiesa del mistero, don Mimì Sabia: «Forse
confidava troppo nella responsabilità dei laici e dei giovani» che frequentavano la canonica.
Non sapremo mai se don Sabia abbia avuto dei sospetti:
è morto due anni fa, forse portando con sé nella tomba il
segreto della morte di Elisa Claps, i cui resti sono stati portati nel Policlinico di Bari per l’autopsia.
Il vice parroco trovò
il corpo a gennaio
Informato da due donne addette alle pulizie, madreefiglia,nelmesedigennaiodicedi averefinanche
toccato gli occhiali che erano vicino al cadavere, ma
di averli rimessi al suo posto.
Dice inoltre di avere informato il suo superiore e
finanche il Vescovo, ma non dice quando lo avrebbe
fatto .
Le due donne in primo momento hanno negato
relativamente al ritrovamento, poi la mamma con il
Giudice ha ammesso; la figlia continua a negare.
La situazione è estremamente confusa e contraddittoria, unica cosa che parrebbe saltare agli occhi è
la volontà di depistaggio.
Ma chi depista? chi mente? chi e perchè vuole
proteggere un qualcuno?
Attendiamo gli eventi!
Voci dal Sud
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AnnoVI° nr. 4 Aprile 2010
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Personaggi che fecero la nostra storia
L’Onorevole Giancarlo Lehner illustra in una conferenza a Rosarno
il suo volume che restituisce umanità al personaggio
La famiglia di Gramsci in Russia
Non un comune resoconto giornalistico narrativo, bensì una indagine psicologica
profonda che ha riscoperto “l’uomo” Gramsci
Franz Rodi-Morabito
Quando a scuola abbiamo studiato gli eventi ed i personaggi abbiamo
conosciuto alcuni nomi: Francesco
Giuseppe, la imperatrice Sissi,
Garibaldi, Mazzini, Gramsci e via dicendo.
Tutti questi per noi sono stati
“nomi di illustri personaggi” entrati nella storia e nella leggenda tanto
da spogliarsi dalla natura di “esseri
umani” per divenire icone, quasi irreali, i cui confini sfumati li facevano
oscillare fra il “reale” e “la fiaba”.
Fu quando nel lontano 1952 ebbi
modo di andare a Vienna e visitare,
nella cripta del Convento dei Cappuccini, le tombe dell’imperatore
Francesco Giuseppe (il ben noto
Cecco Peppe) e della sua consorte
Sissi che sentii un fremito interno ed una commozione indicibile.
In qual momento mi trovavo a poter poggiare la mano
su due tombe che contenevano non l’immagine oleografica
di Francesco Giuseppe e della Consorte, ma di due “esseri
umani” che erano vissuti una in vita reale, con alti e bassi,
luci ed ombre, come due “comunissime” persone.
In quel momento ho realizzato ed ho restituito ai due
corpi che lì giacevano la caratteristica di “corpi reali” sostituendola a quella fantasiosa che i libri ci avevano regalato.
Quel brivido mi percorre ancora internamente ogni
qualvolta ricordo quel momento.
Quella sensazione l’ho provata in quella sera di Febbraio 2010 all’Hotel Vittoria di Rosarno dove l’onorevole
Giancarlo Lehner illustrava il suo volume che trattava un
altro nome leggendario, quello di Antonio Gramsci: “La
famiglia Gramsci in Russia”.
Gramsci ... un nome, una leggenda, una icona? non più!
Bensì un uomo, un essere umano che ci veniva illustrato nelle sue recondite sfaccettature e nei suoi sentimenti
restituendolo alla “realtà di uomo”.
E lo stava facendo Giancarlo Lehner con la sua maestria
e la sua padronanza della lingua e dei termini, da vecchio
giornalista, da persona che aveva attinto direttamente alle
fonti, con la grazia che Lui sa avere e che ha reso amabile
un lungo discorso su un argomento alquanto difficile dal
momento che chi emerge, come Gramsci, ha un prezzo da
pagare all’umanità: perdere la sua fisionomia di uomo per
diventare un’icona.
Il suo dire ci ha affascinati tutti ed il tempo è trascorso
leggero facendoci rammaricare per la fine dell’incontro.
Il meeting è stato roganizzato dal dott. Domenico Greco,
rosarnese d’hoc e dalla dott.ssa Simonetta Losi del Circolo
Culturale politico di Nuova Forza Italia.
Voci dal Sud
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Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
Personaggi che fecero la nostra storia
Tina Anselmi, la Senatrice
ex Partigiana
In un libro per i bambini illustrata la sua storia e quella del suo “innamoramento”
Partigiano
Giorgio Franco - Calabria Ora
E’ la storia, raccontata ai bambini, di una figura mitica
dell’Italia repubblicana e democratica: Tina Anselmi, staffetta partigiana e parlamentare italiana per varie legislature,
nonché presidente della Commissione sulla famigerata P2,
una costola deviata della Massoneria italiana.
La vicenda narra dell’esperienza
esistenziale e politica della giovane
studentessa che, durante il percorso che la porterà tutte le mattine da
casa all’Istituto Magistrale, scopre
un mondo che la sta aprendo alla
vita, fatto di innamoramento
adolescenziale, apprendimento non
solo scolastico, consapevolezza e
coscienza di ciò che le accade intorno: siamo nella bassa trevigiana al
confine con la provincia di Padova ed il periodo è quello
cruciale della lotta antifascista in quell’Italia divisa in due
per la decisione di Mussolini di costituire una Repubblica
di
Salò
in
contrappo-sizione
ad
un’
ItaKameridiorderimaslHmonarchicae’’liberata’’dagli “alleati” anglo americani.
Il libro possiede l’agilità e la freschezza che una lettura
per bambini pretende: molte immagini che non si riducono
ad una dimensione illustrativa, ma tendono a coniugare il
dato descrittivo con le esigenze artistiche del disegnatore
non alieno dalle sperimentazioni recenti in termini di
cromatismi e definizione di volumi.
Accanto a bozze di foto d’epoca, quasi strappate alle
loro destinazione documentaria, convivono figure e oggetti che simboleggiano le vicende esposte.
I volumi e le geometrie sono definiti con nettezza e riempiti di colori vivaci, anche se delicatamente trattati.
Il racconto si snoda con una sequenza da romanzo di
formazione: l’ “io narrante”, inequivocabilmente Tina
Anselmi, apprezza e assapora il clima e l’atmosfera che solo
gli adolescenti riescono a percepire in quella sinergia paesaggio e interiorità che non raramente si contaminano, o
meglio si influenzano.
Tina assapora le stagioni e ne avverte i condizionamenti
sul suo umore, che progressivamente sta modificandosi
rapidamente in simbiosi con il mondo che le ruota accanto.
L’amica fidata, il cui fratello ha scelto la clandestinità
partigiana al posto della chiamata alle armi e finirà fucilato,
l’insegnante di filosofia che tenta con un linguaggio in
codice scomodando perfino Kant, di indirizzare le giovani
allieve alla ribellione, il padre inconsapevole della scelta
della figlia, la quale ha messo comunque a frutto i dissensi
a mezza bocca che egli rivelava alla moglie in merito alle
scelte del Fascismo, sono tutti elementi che concorrono a
fare di questo volumetto un prezioso contributo per la crescita civile delle generazioni a venire.
Oramai avvertiamo, un po’ tutti, il bisogno che i bambini
di oggi non ignorino le radici su cui si è impiantato il vivere
civile, che essi sperimentano nelle quotidianità relazionali,
anche se non ne possiedono consapevolezza critica: è trascorso più di mezzo secolo da quando una giovane
diciassettenne, figlia di gente comune, con le esigenze e le
fisime, perché no, che una ragazza di tale età, può avere, dal
fidanzatino all’ansia per l’interrogazione ed il buon voto, fa
una scelta di campo autentica e irreversibile, ma rimane
intatto il desiderio dei ragazzi di quell’età di capire, scegliere, rischiare, diventare insomma protagonisti della propria
vita futura.
Tina Anselmi lo fece e seguì un percorso che molto abilmente e con sensibilità l’autore ci ha descritto, a noi spetta
accettare il testimone per continuare ad indicare ai giovani
di domani il sentiero virtuoso da imboccare per lo stradone
che Tina imboccava tutte le mattine, ma anche quello che le
consentì di cambiare la vita sua e di quelli che seguirono.
La casa editrice Coccole e Caccole non si è tirata indietro
dinanzi ad una sfida siffatta ed ha messo, anch’essa, una
pietra in questa che ora è divenuta un’autostrada per il
nostro futuro democratico.
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Voci dal Sud
AnnoVI° nr. 4 Aprile 2010
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La “Resistenza” spiegata ai bambini
Presentato il volume
“Una partigiana di nome “Tina”
_•I–
`•I–
a•I–
Ne abbiamo parlato proprio con Liparoto.
ncipio di democrazia che rende l’uomo libero.
D. - L’esperienza partigiana ha costituito una fucina di
vita importante per la generazione nata dopo la seconda
guerra mondiale.
Qual è, a suo parere, la situazione odierna dei giovani
in rapporto al movimento partigiano?
R. - Come Anpi da mesi stiamo constatando quanto sia
scarsamente fondata la vulgata secondo cui i giovani
costituiscono per lo più una massa vuota di valori, spettatrice inamovibile dei disastri sociali e, è il caso di dirlo,
politici, presenti nel Paese.
I ragazzi reagiscono, hanno volontà di capire, sono
alla ricerca di parole, persone, storie di cui fidarsi, da cui
ricevere un esempio e parole limpidi sui quali costruire
un impegno.
E nella Resistenza e nell’Anpi, che ne custodisce e
promuove i valori, li trovano.
Dappertutto chiedono di potersi iscrivere alla nostra
Associazione, partecipano alle nostre iniziative.
E’ una buona notizia per il futuro della democrazia nel
Paese.
D. - Le vicende di guerra e di coraggio affascinano il
mondo giovanile .
Come si fa, a suo parere, ad innestare su questa naturale curiosità avventurosa una serie di messaggi che rimandino ai valori della Resistenza?
R. - Col modo più antico, ed efficace del mondo: raccontando.
Dietro ogni nome di battaglia di un partigiano, di una
partigiana, c’è una storia di coraggio, generosità, ansia
e progetto di un futuro libero e democratico.
Un patrimonio ineguagliabile!
D. - Un libro per bambini sulla figura di Tina Anselmi.
E’ solo un caso che il suo lancio editoriale avvenga in
concomitanza con l’otto marzo,festa delle donna?
R. - Forsesì, ma non è fondamentale. Questo bel libro su
Tina Anselmi rappresenta certamente una preziosa occasione per ricordare il contributo decisivo delle donne
alla Resistenza Partigiane, staffette, madri eroiche,
strateghe, intellettuali...
Un universo meraviglioso di talenti e carattere.
Resistenza è donna, verrebbe da dichiarare, anzi ... lo
faccio !.
D.- Il revisionismo storiografico ha rivelato pagine non
edificanti della lotta partigiana.
Che cosa ne pensa?
R.- «L’Anpi è da sempre impegnata a contrastare il
revisionismo che, utilizzando alcune pagine non edificanti dalla nostra associazione sempre deprecate e condannate, tenta vanamente di smontare quella che è stata
la più grande epopea di libertà mai compiutasi nel nostro Paese.
La Resistenza è stato un movimento di popolo: 400.000
partigiani combattenti, la gente comune, tanta, che li ha
accolti e sostenuti, gli operai degli scioperi del marzo
1944, gli intellettuali, le migliaia di militari italiani, troppo spesso dimenticati, che per dire un no deciso e responsabile agli arruolamenti della RSI furono internati nei
campi di concentramento.
Non c’è Sangue dei vinti che possa oscurare tutto questo.
D. - Ci sarà un tempo in cui nessuno potrà raccontare in
prima persona della lotta partigiana.
Che cosa bisogna fare, a suo parere, per evitare che in
mancanza di testimoni diretti, si perda la memoria di avvenimenti che hanno fondato le basi della Democrazia?
R.- Continuare a lavorare alla costruzione di un grande archivio di voci e storie, innanzitutto, e a dar loro
gambe e forza.
Dovranno essere le nuove generazioni a raccontare la
Resistenza.
Bisogna assumersi l’impegno di formarle.
Saranno ancora loro a fare diffusamente pedagogia
della Costituzione, quel meraviglioso dettato di convivenza civile e demo-crazianato, non percaso, dalla
Resistenza stessa.
Si vorrebbe cambiarla, fin nei principi fondamentali!,
per modernizzare il Paese dicono.
Ma sappiamo che le intenzioni sono ben più profonde e
profondamente preoccupanti... la Costituzione regge la
nazione da 60 anni garantendo diritti, libertà, giustizia.
Pace. Ecco, per usare una figura narrativamente ficcante, bisognerà farsi partigiani della “Costituzione” per
non far perdere la memoria al Paese. E pregiudicarne il
futuro».
Voci dal Sud
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Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
Futia “riapre” le officine locresi
Lo scrittore ripercorre in un saggio la storia di «un faro di civiltà»
MARIAT. D’AGOSTINO
Calabria Ora
LOCRI - «Mai più, ricordatevi locresi, nel vostro paese risorgerà un simile faro di civiltà e di
benessere».
CosìsiconcludeilmemorialediVincenzoBruzzese
sull’intricata vicenda delle “Officine Meccaniche
Calabresi” che lo vide protagonista
negli anni trenta.
Un anatema quasi, scagliato con rabbia contro una società che, a suo parere, non aveva capito e meritato il lustro di quella fabbrica da lui creata.
Allora c’era una Locri, ancora chiamata Gerace Marina, che sembrava
avere tutte le carte in regola per un reale decollo industriale.
C’erano l’attenzione nazionale, operai qualificati giunti dal nord, fermenti
sociali verso la modernizzazione.
Una Locri oggi poco conosciuta,
quasi allora si fosse deciso di metterla a tacere, come accadde per tutta la strana vicenda che trascinò
in breve tempo la fabbrica di Bruzzese dagli altari
alla polvere, con il fallimento e l’inquisizione dell’ingegnere stesso.
La sua memoria difensiva, ritrovata di recente, arricchisce la seconda edizione del volume “Lo scandalo delle Officine meccaniche calabresi” (edito
da Pancallo) curato, con puntuale ricostruzione
storiografica e attenta analisi socio-culturale, dal professore Salvatore Futia.
«Grazie a questo scritto di Bruzzese, principale protagonista di un vero e proprio giallo dai
contorni torbidi, ho trovato conferma alle ipotesi che avevo maturato in anni di ricerca – spiega
Futia – Davvero nulla fu chiaro in quei fatti che,
probabilmente, mutarono il corso degli eventi
nella storia della città e della Locride tutta.
Sappiamo che la Banca Popolare di Gerace,
sostenitrice dell’industria, fallì per l’ammanco
illegale di denaro; e sappiamo che destinatari di
quel finanziamento vennero indicate le Officine
Meccaniche.
Uno scandalo dalle conseguenze irreversibili.
Bruzzese, in seguito, venne prosciolto da ogni
accusa di illecito, ma ormai la parola fine era
calata su quella esperienza “rivoluzionaria”».
Dal racconto, avvincente come un romanzo, emerge chiaro il contrasto tra le spinte alla modernizzazione, gravitanti attorno alla fabbrica e ai suoi
dirigenti, e le forze conservatrici, rappresentate dagli antichi proprietari terrieri.
C’era una Locri che voleva cambiare e un’altra
Locri che voleva rimanere uguale a se stessa.
Interessi particolari e convenzioni sociali non ve-
devano di buon occhio quell’universo fatto di nuove
tecnologie e di donne emancipate.
«Lo sviluppo di un territorio è dato sempre da
una serie di convergenze, di concause potremmo
dire.
Una congiuntura positiva che porta all’innescarsi di circoli virtuosi.
Così è stato per la straordinaria esperienza delle Officine Meccaniche Calabresi – ci spiega ancora l’autore – vi erano apertura mentale, presenza di infrastrutture (in particolare un perfetto
impianto di energia elettrica) e l’aiuto dell’allora ministro Bianchi, originario di Belvedere
Calabro, che individuò nello stabilimento locrese
un possibile polo di sviluppo industriale».
Bianchi morì prematuramente nel 1929.
E, poco dopo, la storia delle Officine meccaniche, andava verso la sua involuzione.
«Anche per il triste esito di questa vicenda,
possiamo parlare di una concomitanza di fattori
– conclude Salvatore Futia – a cominciare dall’ostilità del contesto cittadino verso la
modernizzazione, fino alla mancata volontà politica di salvare l’industria, forse perché ormai gli
interessi elettorali si stavano spostando altrove».
Foto d’epoca e documenti rari corredano il saggio di Futia, dando vita a un lavoro sorprendente e
accattivante, per un pezzo di storia che ci stupisce e
ci pone mille interrogativi.
Voci dal Sud
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AnnoVI° nr. 4 Aprile 2010
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Salvatore Locciano: l’artista carrozziere
Calabria Ora
Salvatore Loccisano da una vita fa
l’autocarrozziere.
A stento ha conseguito a suo tempo la licenza
media.
Non è uno studioso d’arte, né mai in vita sua si è
cimentato in lavori artistici di alcun genere.
Due anni fa, nell’estate del 2008, all’improvviso
viene fuori dal suo io una risorsa mai espressa prima.
Giocherella in spiaggia con due, tre sassolini.
Crea un “pinocchietto” con i sassolini attentamente raccolti e selezionati assemblandoli con la colla.
A casa la mamma lo sgrida perché riempie gli
spazi con quella roba.
Ma da quel momento Salvatore viene catturato
da questa sua passione e piano piano si dedica alla
costruzione di straordinarie opere che realizza nel
suo laboratorio d’origine, nella stessa autocarrozzeria dove ripara le auto.
Nell’estate del 2009 la gente che lo vede lavorare in spiaggia con tanta cura e con tanta capacità
artistica gli si accalca attorno rimanendo incantata
nel vederlo lavorare, costruire all’istante sassolino
dopo sassolino figure di animali, di piante di fichi
d’india e oggetti vari. La gente vorrebbe comprare
quei preziosi lavori, ma Salvatore –a sua volta stupito di tanto interesse- li regala.
Nell’agosto del 2009 l’occasione della vita: cimentarsinellarealizzazionedellastatuadisanRocco,
il patrono di Gioiosa Jonica.
Salvatore tentenna, «è difficile», dice.
Ma da quel momento non pensa ad altro che a
questo e armato di santa pazienza sviluppa tutto il
suo sapere realizzando l’opera.
Adesso Salvatore le sue opere non le regala più.
E’ diventato gelosissimo ed orgoglioso, frutto della sua passione e della sua arte.
Oltre alla statua del Santo Patrono, ci sono i buoi
con l’aratro e tanti figure di animali unitamente ad
oggetti di una bellezza straordinaria.
Per rendere visibili questi beni artistici al pubblico
sarà chiesto al sindaco di Gioiosa di poterli esporre adeguatamente a Palazzo Amaduri per un certo
periodo, non appena tutte le opere in corso saranno ultimate da Salvatore.
La bravura di Salvatore è oramai diventata di
pubblico dominio anche tra gli esperti e gli studiosi
di storia dell’arte.
Ora la sua autocarrozzeria è diventata un via vai
di gente, attirata dalla particolarità della sua produzione artistica.
E chissà se, tra una carcassa e l’altra di autovetture
andate a male, Loccisano non trovasse lo spunto
per farle rivivere.
Magari attraverso un’opera d’arte.
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Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
M e d i c i n a & Alimentazione
Succhi di frutta: Attenzione
all’antimonio !
La sostanza cola dal materiale di imballaggio
Giovanni D’Agata
Componente del Dipartimento Tematico Nazionale
“Tutela del Consumatore”
Forti preoccupazioni hanno espresso i ricercatori che hanno trovato livelli di antimonio molto
al di sopra nei succhi commerciali e sciroppi che superano il limite Uè per l’acqua potabile e gli
alimenti che vengono dal rilascio dell’imballaggio.
Nella ricerca pubblicata nel “Journal of Environmental Monitoring”, i ricercatori presso l’Università di Copenhagen hanno studiato i livelli di antimonio nei succhi di frutta vari,
confezionata in bottiglie di Pet, bottiglie di vetro e cartoni Tetra Pale Studiare i Uve Ei di
antimonio è di interesse comune a causa della preoccupazione per l’impatto ad una maggiore
esposizione per la salute umana e ambientale.
Di particolare interesse è il triossido di antimonio, un sospetto cancerogeno che viene utilizzato nella produzione di Pet.
Analizzando 42 succhi diversi di 16 marche differenti, gli scienziati hanno trovato concentrazioni di antimonio di sopra dei limiti Uè per l’acquapotabile in otto prodotti. Gli scienziati hanno detto che non ci sono precedenti rapporti esistenti di bevande che superano questo limite,
anche se purtroppo non esistono i limiti di antimonio per i prodotti alimentari in modo che
nessun diritto è stato violato.
Uno dei risultati più sorprendenti dello studio è che i Uve Ei di antimonio più alti sono stati
misurati nei succhi con il più alto contenuto di carboidrati, i succhi che contengono la maggior
parte dei carboidrati contengono anche più antimonio.
Gliscienziati hanno suggerito che i carboidrati potrebbero aiutare l’estrazione dell’antimonio
dagli imballaggi.
In conclusione, abbiamo misurato antimonio nei succhi di frutta fino a 17 volte le concentrazioni più elevate rispetto a precedenti relazioni sulle bevande in bottiglie Pet e Tetra Pale.
Tendenze nei dati indicano che l’antimonio è percolato dal materiale di imballaggio, tuttavia,
non si può escludere che l’antimonio fosse presente prima del confezionamento.
Pertanto, ulteriori studi sono necessari.
Ulteriori studi per risalire alle cause con l’indicazione del componente nella Hack list di quelli
nocivi per la salute e la sostituzione con materiali da imballaggio per alimenti innocui verranno
effettuati.
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Voci dal Sud
AnnoVI° nr. 4 Aprile 2010
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(mala) Sanità : mal comune
Vibo Valentia: ancora
una morte sospetta - Si
attendono gli esiti
dell’autopsìa
Milano: asportato il seno a
una foggiana
Il tumore non c’era
Calabria Ora
Calabria Ora
Il medico legale Bernardo Cavalcanti - incaricato
Maria Antonietta Maturo, 47enne di Biandronno, fa
dal sostituto procuratore della Repubblica di Vibo
causa all’ospedale di Saronno e alla Clinica Melloni del
Valentia Fabrizio Garofalo, titolare dell’indagine - eseFatebenefratelli di Milano, dopo aver subito l’asportazioguirà nell’obitorio dell’ospedale ‘Mazzolino”, l’aune del seno sinistro per un tumore che non aveva!
topsia sul corpo di Maria Minore, la 57enne di Sant’
Il dramma iniziò a viverlo nel 2007 quando la donna,
Onofrio deceduta sabato mattina nel pronto soccorso
del presidio vibonese. Per il decesso della donna, il
originaria di Foggia, si era sottoposta a una serie di anapm Fabrizio Garofalo ha emesso un’informazione di
lisi che l’avevano messa nelle condizioni di sottoporsi a
garanzia a carico di un medico, che avrà così la
mammografìa e ad esame citologico presso la struttura
possibilità di nominare un suo consulente di parte
ospedaliera saronnese.
nel corso degli accertamenti peritali. Del caso si
Dal primo emergeva un dato rassicurante, dall’altro un
occuperà anche la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari guidata da Leoluca Orcancro da asportare con somma urgenza.
lando, mentre il direttore generale dell’Azienda SaniInoltre sul referto dell’esame citologico risulta indicataria provinciale Rubens Curia ha avviato una verifito
il seno destro invece che quello sinistro.
ca interna con l’ausilio del direttore del Suem 118
Vista
l’incertezza si rivolse alla Clinica Melloni facenAntonio Talesa che nella giornata di ieri ha provvedo presente, almeno lei dice, le
duto ad inoltrare al manager una
dettagliata relazione sull’accadiscrepanze registrate a Saronno.
Ormai gli “errori”, anche
duto. In base alla ricostruzione
I medici milanesi le consigliarooperata da UAsp, quindi, il 118
gravi ed irreparabili si
no
l’intervento chirurgico ma una
sarebbe tempestivamente intersusseguono
a
ritmo
volta
asportato il seno e sottopovenuto presso l’abitazione della
preoccupante ed a
sto ad analisi di laboratorio si era
donna, da tempo sofferente per
una patologia tumorale. Prestascoperto che era sanissimo.
qualsivoglia latitudne
tele cure attraverso la somLa donna oltre ad aver subito la
della nostra penisola.
ministrazione di un farmaco,
menomazione
è ora invalida al 50%:
l’ambulanza sarebbe rientrata in
Segno quindi di un
non
riesce
a
sollevare
le braccia e
ospedale in attesa che si liberas“male” diffuso,
non può più svolgere l’attività di
se un posto per procedere al riepidemico, che toglie ogni
covero. Dopo qualche ora la
assistente sanitaria come prima.
donna si sarebbe quindi aggrafiducia nella medicina.
«Ero una persona sana e con
vata e, ritornata l’ambulanza
una
vita normale: ora ho perso
Testicoli sani asportati,
presso la sua abitazione, sarebtutto
e mi sono ridotta ad elemosibe quindi stata trasportata al
polmoni tolti per ... non
nare» racconta la donna che viene
pronto soccorso dell’ospedale
sprecare accessori costosi,
‘Mazzolino”, dove dopo circa
aiutata economicamente attraverso
gambe e braccia sbagliate
due ore è deceduta. I Carabiniela generosità di alcuni vicini.
ri della Stazione di Vibo Valentia,
ingessate, seni tolti
«Questa vicenda mi ha tolto tutagli ordini del luogotenente
inutilmente
con
grave
to:
dalla vita alla dignità e per
Nazzareno Lopreiato, ai quali
questo
io voglio giustizia».
sono state delegate le indagini,
trauma psichico e tanto
hanno proceduto al sequestro
Non
solo.
Chiede anche «precialtro ancora.
dell’intero carteggio sanitario e
se scuse sia dall’ospedale di SaCome può il cittadino
ad ascoltare i medici che hanno
ronno sia dalla clinica Melloni.
prestato soccorso alla paziente.
sentirsi sicuro recandosi in
All’ospedale di Saronno sono
Dopo l’esame autoptico del
ospedale?
state chieste solo due prestazioni
dottor Cavalcanti, la salma sarà
restituita ai familiari per i fuambulatoriali che peraltro hanno
nerali. I familiari della donna condato esito opposto.
testano negligenza ed imperizia nelle cure della congiunIn
particolare,
l’esame
(mammografia) indicava chiata, l’Azienda sanitaria eccepisce invece il rispetto dei
ramente
la
necessità
di
un
approfondimento diagnostiprotocolli e l’impossibilità dei medici, sia quelli del 118,
sia quelli del pronto soccorso, di scongiurare il decesso co».
della donna, già gravemente provata per la pregressa
condizione clinica. La Procura e i carabinieri, costretti a
lavorare intensamente anche durante il ponte pasquale,
non lasciano nulla al caso pur di accertare la verità su
un nuovo decesso per sospetta malasanità.
Voci dal Sud
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Anno VI° nr. 4 Aprile 2010
Leggi & Giustizia
Il valore dell’appalto era determinato dal luogo ove sarebbero sorte
le “postatzioni” e dal volume medio di traffico giornaliero
La Cassazione decide lo stop
agli autovelox in appalto
Sequestrati macchinari di una ditta che riforniva due comuni
campani: «Non sono strumenti per far cassa»
Corsera.it - (Ansa)
MILANO - Sono irregolari, per abuso d’ufficio, gli appalti a ditte private per l’installazione nei territori comunali
di apparecchi autovelox quando il valore della gara viene
determinata «con una percentuale sugli incassi delle future infrazioni rilevate».
Lo sottolinea la Cassazione con la sentenza 10620 che ha confermato il sequestro degli autovelox di una ditta che riforniva di strumenti per la rilevazione della velocità i comuni campani di Pastorano e Pignataro Maggiore.
PRESENZA DEL VIGILE - In particolare,
la Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato contro il sequestro degli autovelox
presentato da un rappresentante della ditta
Soes, con il quale sosteneva che il bando di
gara era regolare, in quanto per il comune di
Pastorano si presumevano 90mila euro di
multe fatturate in tre anni, cifra sotto la soglia comunitaria, e per quello di Pignataro
Maggiore un importo di 2 milioni di euro più Iva per cinque
anni.
Inoltre l’uomo, chiedendo il dissequestro dei macchinari, faceva presente che i verbali delle infrazioni sarebbero
stati sottoscritti alla presenza di un vigile urbano «in un
contesto nel quale l’assistenza tecnica dell’operatore privato costituiva elemento di più sicura garanzia».
In ogni caso, aggiungeva, «la mancata indicazione della predeterminazione del valore dell’appalto» non costituisce violazione di legge idonea a mantenere sotto sequestro gli autovelox.
«NON DEROGABILE» - La Cassazione gli ha replicato
che l’accertamento delle infrazioni al codice della strada
«costituisce un servizio di polizia stradale non delegabile
a terzi» e che le apparecchiature utilizzate «devono essere
gestite direttamente dagli organi di Polizia Stradale e
devono essere nella loro disponibilità».
Quanto al budget per la fornitura degli apparecchi, la
Suprema Corte rileva che essi hanno una «finalità preventiva, e non repressiva o di finanziamento pubblico o lucro
privato.
Pertanto determinare il costo del noleggio delle
apparecchiature in base agli importi delle multe è un
parametro «contrario ai principi della Costituzione»
(principio del buon andamento e imparzialità della Pubblica
amministrazione).
Per quanto riguarda le spese del noleggio degli autovelox,
i Supremi Giudici osservano che esse sono agevolmente
individuabili dal costo giornaliero connesso all’installazione e alla manutenzione per cui è «non pertinente» il riferimento, nella gara d’appalto, alle spese sostenute per ogni
singola rilevazione di infrazione.
COSTO DEL SERVIZIO - In proposito la Cassazione
aggiunge che «la quantità dell’importo di appalto è il
costo del servizio, a prescindere dal numero e dalla qualità delle infrazioni poi eventualmente accertate».
Insomma, «esiste un costo di accertamento
quantificabile a prescindere del tutto dal tipo di infrazione accertata», mentre in riferimento all’entità della sanzione «è incompatibile con i principi generali della disciplina contabile pubblica in materia di spese di accertamento».
Dunque sono messi al bando gli autovelox i cui costi
giornalieri, che divengono incasso per la ditta appaltatrice,
lievitano con il crescere del numero delle contravvenzioni.
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Burocrazia in Italia
Cinquecento chilometri per pagare una
multa di 0.23 cents per UN giorno di
ritardo sul pagamento del bollo !
Non sempre per un cittadino è semplice fare il proprio dovere, alcune volte le pastoie burocratiche sono tante e tali da
spingere alla disubbidienza anche il più osservante dei cittadini.
Provate aleggere quanto rispotiramo qui di seguito “prelevato” dal quotidiano regionale calabrese Calabria Ora ed a
firma del collega .................
Egregio direttore,
col cuore in mano e la rabbia nel corpo vorrei
esprimere con forza e con tutta l’indignazione possibile la mia vibrata protesta contro la Regione
Calabria, contro questa giunta, in particolare contro
il presidente uscente Loiero e l’assessore al ramo
Naccari, e quanti altri hanno stabilito che, noi cittadini di Vibo, dobbiamo recarci a Reggio Calabria
per avere informazioni su uno dei più controversi e
detestabili tributi che, purtroppo, siamo ancora chiamati a corrispondere: il bollo auto.
Mia moglie possiede una vecchia utilitaria che usiamo solo di tanto in tanto per fare la spesa, andare
dal medico o in farmacia e, rarissimamente per altri
scopi visto che, quali titolari di una pensione minima,
non abbiamo più né la voglia, né la forza e, soprattutto, la possibilità di concederci qualsivoglia stravaganza.
Diversi mesi fa ha ricevuto da Equitalia una cartella esattoriale per un bollo auto non pagato nel 2003.
Un fulmine a del sereno, avendo pagato sempre
tutto.
Ricevute alla mano, per capire l’oggetto della contestazione, dopo essermi recato invano presso
l’agenzia Equitalia di Vibo ho dovuto fare ben due
viaggi a Reggio Calabria (l’ufficio tributi riceve solo
il lunedì e il venerdì) per apprendere che il bollo risultava pagato in ritardo e in misura insufficiente.
Pazzesco!
Per pochi centesimi e un giorno di ritardo ho sprecato 3 giorni e percorso più di 500 chilometri!
Ho speso molto di più carburante che per tutto il
resto.
E se non ero in pensione, avrei dovuto rimetterci
anche tre giorni di lavoro?
Come può un padre di famiglia sopportare una
simile odissea?
Non contesto la sanzione perché è vero che ho
pagato 0,23 centesimi di euro in meno e con un giorno di ritardo.
Ciò che contesto fermamente è il fatto che la Regione mi abbia costretto ad affrontare una spesa disumana per capire le ragioni della pretesa.
Contesto alla Regione il fatto che mai ci è stato
recapitato l’avviso di accertamento perché, come
risulta dagli atti, l’indirizzo era incompleto.
Com’è possibile ciò quando sia nel libretto di circolazione sia nel certificato di proprietà l’indirizzo
riportato è esatto?
Che forse, oltre a pagare ilbollo dobbiamo anche
verificare di persona la corrispondenza dei dati degli
archivi Pra, ovvero della Motorizzazione e dell’Aci?
Purtroppo la storia non finiscequi perché, assalito
dal dubbio, ho deciso di recarmi presso la delegazione Aci di Vibo (altre spese e altro tempo sprecati) per verificare la regolarità degli altri bolli. «Ci dispiace - mi è stato detto - dovete recarvi alla Regione Calabria».
Un’altro viaggio a Reggio?
Non è possibile che per avere una semplice informazione un cittadino debba percorrere oltre 200
chilometri.
f.to Sergio Mandaglio
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Una favola moderna
Antonino Fogliano, il messinese
del “miracolo!”
Inizia come giornalista facendo critica musicale su un piccolo
giornale locale nato già morto - Fa il bibliotecario a Bologna
per poi espodere un grande Direttore d’archestra!
Giuseppe Tumino - Gazzetta del Sud
MESSINA - Nella cosiddetta aula magna del
“Corelli” si prova un duetto di Rossini.
Qualcuno ha piazzato un Conservatorio in un
palazzotto che sembra un capannone industriale
abbandonato: anche la vista mare che s’indovina
dalle vetrate sudice è color grigio topo, come
l’asfalto da Beirut bombardata che ricopre le strade della sedicente “zona industriale regionale”.
Che in un posto simile si insegni a far musica –
sia pur in via provvisoria, ci dicono – è straniante.
Il maestro Antonino Fogliani conclude la lezione, e congeda i ragazzi.
Ci sorride e ci abbracciamo.
Il tempo in molte vite passa quieto, in altre no.
Aveva solo 19 anni “Tonino”, e muoveva i suoi
primi (e ultimi) passi da critico musicale, qui a Messina, per un piccolo quotidiano appena nato e già
moribondo.
Chi scrive sarebbe saltato dal piccolo al grande
quotidiano, giornalista allora come ora.
Lui no, lui sarebbe diventato Direttore d’orchestra, e ha già conquistato la Scala di Milano.
Ritrovarlo 15 anni dopo nella aula magna grigio
topo – alla vigilia di un’attesissima “Madama
Butterfly” al teatro Vittorio Emanuele – è più che
straniante: è surreale.
Qualche chilo in più c’è, ma il sorriso è uguale.
«E quando mi spedivi a seguire i concerti, studiavo sulle garzantine... ».
- Scusa Tonino, hai 33 anni e sei un direttore
d’orchestra in carriera, ormai; perché continui
a insegnare?
Il Teatro dell’Opera di Messina
«Perché mi piace. Questo è il secondo anno qui
al Corelli, e finché posso continuo.
Tutto è nato per caso, mi hanno chiamato che
ero impegnato al “Bellini” di Catania, le date
coincidevano e ho accettato. Le date, continuo a
farle coincidere».
- Non è un mestiere come gli altri, il tuo. Ci
vuole talento enorme, prima di tutto, ma anche
fortuna.Anche se sei diplomato in direzione d’orchestra al “Verdi” di Milano e specializzato alla
Chigiana di Siena con gente come Donatoni e
Morricone.
«Vero! Pensa, ai tempi, era il ’99, ero assistente di Gianluigi Gelmetti ma per arrotondare un
po’ facevo l’impiegato part time a Bologna, ave-
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vo un contratto di 150 ore in biblioteca.
Mi hanno chiamato prima a Chieti per un “Signor Bruschino”, poi alla Chigiana per “Cenerentola”. Avevo 23 anni».
- Un grande mentore come Gelmetti come
bibliotecario ti avrà visto sprecato.
Da lì, approdi al Festival rossiniano di Pesaro
con “Il viaggio a Reims”.
Un palcoscenico e un titolo da far tremare:
regia di Ronconi, direzione di Abbado, un allestimento storico.
«No, la regia non era più di Ronconi, ma è
stata lo stesso un’esperienza meravigliosa, il
vero inizio della mia carriera».
- Una carriera nata sotto il segno di Rossini.
Ti senti un operista o ti attira di più il repertorio sinfonico?
«Mi attirano l’una e l’altro, allo stesso modo.
Sono un musicista che ama la musica, tutto qui.
Il sinfonico dà un carico di responsabilità maggiore, ci sono solo le note scritte, sta a te caratterizzarle, renderle tue, con la forza dell’interpretazione.
E a me piace costruire.
L’opera è un’esperienza più complessa: in teatro confronti le tue idee con quelle di regista,
scenografo e cantanti, non tutto dipende solo da
te.
A volte la gente applaude ma non sei soddisfatto».
- Ti è capitato?
«Sì, a Parigi, “Il Conte Ory”, sempre di Rossini.
Un successo, ma non mi è piaciuto, si poteva far
meglio.
Forse ero troppo giovane, all’estero, non sono
riuscito a farmi capire bene».
- E i confronti belli, quelli ben riusciti?
«Con Leo Nucci, il grande baritono. L’ho diretto in “Gianni Schicchi” di Puccini, a Bari.
Pensavo non venisse neanche alla prova musicale, invece non solo è venuto ma mi ha ascoltato ed ha accettato i miei punti di vista, come del
resto io ho accolto con gioia i suoi.
È nata un’amicizia, che mi onora».
- E i direttori? Tolto Gelmetti, il tuo maestro,
hai un punto di riferimento?
«Di Claudio Abbado ammiro e condivido tutto, dalla visione musicale all’impegno sociale».
- Al Teatro alla Scala hai diretto una “Maria
Stuarda” di Donizetti che è già un’edizione cult,
con la Devia e la Antonacci. Ci si sente arrivati
L’orchestra del Teatro dell’Opera
dopo una roba del genere?
«No, arrivati no. Certo, è stata una produzione di livello altissimo. Ce ne saranno altre, spero».
- “Madama Butterfly” è il tuo debutto lirico
al Vittorio Emanuele. Ascoltata la “Boheme”
al Petruzzelli di Bari il critico della Repubblica
si è spinto a scrivere che il tuo è il «vero suono
di Puccini».
«Nella Butterfly il maestro ci racconta la storia di una geisha e di un tizio che oggi sarebbe un
comune turista sessuale.
Ma anche il cinico Pinkerton quando canta
“Ovunque al mondo lo yankee vagabondo” è un
povero diavolo lontano da casa, e un po’ ci crede, a quel che dice.
È umano anche lui, com’è umanissima Cio-CioSan quando al terzo atto ci mostra il figlio, e ci
spacca il cuore.
Il suono di Puccini... Sì quello è stato un bel
complimento. Speriamo di ritrovarlo, anche in
Butterfly. Ci vediamo a teatro eh?».
Certo. Come vecchi amici, che si ritrovano.
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Notizie in breve o curiose
Contro lo stupro un’arma assolutamente
... inusuale!
Un pericolo che è sempre in agguato contro la donna di qualsivoglia età, un reato fra i più odiosi, una
umiliazione per le donne che è la più distruttiva e le cui conseguenze perseguitano la malcapitata vittima
segnandola per tutta la vita: lo stupro.
Nuove leggi hanno preso in seria considerazione questo tremendo reato ed hanno promulgato norme severe in tutto il mondo civile contro gli stupratori le cui pene oscillano fra la castrazione chimica e ... la castrazione
fisica (vedi modello moglie di Bobbit!).
Tutti i legislatori non mancano di dare suggerimenti che, a lor parere, sono un tocca sana.
Fra pantaloni attillati di difficile amovibilità, fra allarmi, fra spray urticanti o al peperoncino, tutte armi
ormai più o meno tecnologiche: per difendersi dagli stupri le donne oggigiorno hanno numerose possibilità per
difendersi.
Ma nessuno aveva mai pensato all’olio solare!
Lo ha scoperto, suo malgrado, una ragazza di Los Angeles aggredita mentre faceva jogging.
Lo stupratore non è riuscita ad immobilizzarla perché resa viscida dall’olio solare che si era cosparsa
addosso.
«Era talmente unta che gli è sgusciata via dalle mani, - ha commentato compiaciuto il capo della polizia
di Grange County, a sudest di Los Angeles - ed è stata coraggiosa: si è messa a scalciare e a urlare, fino
a metterlo infuga».
La ragazza stava facendo jogging di mattina presto, quando il parco era deserto, e si era fermata alla
toilette.
E’ qui che entra in azione un losco figuro che tenta di avvinghiarla per poterla violentare.
Ma ... non aveva previsto che per preservarsi, non certo dallo stupro, ma dai raggi solari, la ragazza si era
cosparsa abbondantemente di olio solare che l’ha resa una anguilla umana salvandola dal più umiliante ed
odioso dei reati: lo stupro.
L’Orient Express lascia Matera
Calabria Ora
L’Orient Express, il mitico treno d’epoca che ispirò i gialli diAgatha Christie, ha lasciato martedì 2
marzo lo stabilimento Ferrosud di Matera.
E’ diretto a Mestre, da dove il convoglio riprenderà i viaggi turistici sulla Parigi-Venezia-Istanbul
al termine della periodica manutenzione che ha interessato le carrozze di lusso realizzate a metà degli anniVenti.
La Ferrosud si era aggiudicata l’appalto per la manutenzione del treno d’epoca per una durata di sei anni
e un importo di sei milioni di euro.
Ora riparte la fantasia del treno di Agatha Christie.
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Notizie in breve o curiose
Le donne afgane sempre cinque passi
dietro, ma questa volta per ... loro scelta
La nota giornalista americana Barbara Walters che si era moltissime volte recata per studiare lo status delle donne in
Afganistan qualche anno prima del conflitto afgano, aveva notato che le donne camminavano sempre cinque passi
indietro ai propri uomini.
Poi venne la rivoluzione che tutti conosciamo, cambiò il regime, cambiarono le condizioni di vita democratica, le donne
combatterono strenuamente per riscattarsi da quello status i inferiorità rispetto al maschio e molto hanno ottenuto, anzi,
hanno strappato.
Volendo accertare l’effettivo grado di cambiamento, dopo il conflitto tornò a Kabul e constotatò un profondo cambiamento con l’acquisizione di svariati diritti basi da parte delle donne nei confronti degli uomini.
Una cosa comunque l’ha colpita : le donne, malgrado i progressi realizzati nei propri diritti nella battaglia della parità,
continuavano a camminare per strada sempre cinque passi indietro ai propri uomini, anzi la distanza era aumentata ed
oggi è quasi di 10 passi!
Ma la cosa più strana è che dalle espressioni sembrano esserne sempre più convinte e felici di dover stare dietro ai
propri maschi.
Incuriosita ha domandato alle donne il perchè di questo comportamento, a risposta unanime è stata: perchè? ma oggi
le strade sono cosparse di mine !
Sesso: una coppia troppo ingenua ...
Calabria Ora
Una coppia di coniugi tedeschi si è presentata in una clinica per la fertilità dato che, dopo otto anni di matrimonio, non
avevano ancora avuto figli, e non riuscivano a capire perché.
Gli esami però non hanno evidenziato alcun problema fisico in nessuno dei due coniugi.
Grande è stato lo stupore del medico quando alla domanda “Quanto spesso fate sesso?”, la coppia (36 anni lui, 30 lei)
lo ha guardato interrogativa e gli ha chiesto: «Cosa intende esattamente?».
Norrie May Welby unico al mondo a non
avere sesso
Yahoo News - KiKa Press
Norrie May Welby è la prima persona al mondo dichiarata ufficialmente nè
uomo nè donna.
La notizia era stata comunicata solo qualche giorno fa ma ora il Governo
australiano ha fatto un passo indietro: il certificato dove Norrie veniva definito
di ‘“sesso non specificato” è stato revocato.
L’ufficio per lo stato civile del Nuovo Galles del Sud l’ha ritirato sulla base
di una consulenza legale che ha giudicato invalida la descrizione “di sesso
non specificato”.
Norrie ha dichiarato: “Quando ho ricevuto la telefonata mi sono sentito
come se mi avessero ucciso”.
Nato maschio 48 anni fa in Gran Bretagna, si era trasferito all’età di 7 anni in
Australia dove ha cambiato sesso, diventando donna nel 1990 all’età di 28
anni.
Ma anche con un corpo femminile May-Welby non era felice e ora raggiunti
i 48 anni era stato dichiarato ufficialmente una persona “senza sesso specifico”.
Dopo l’esame di diversi medici, nessuno è stato in grado di specificare il
sesso di Norrie; così il certificato di nascita originario, stilato in Gran Bretagna,
era stato modificato .
“Il concetto di uomo o donna non fa per me.
La soluzione più sempliceè non avere identificazione di tipo sessuale”, ha
sempre affermato May-Welby.
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Notizie in breve o curiose
La puntualità è tutto nella vita!
Calabria Ora
Un aspirante ladro ha tentato una rapina in una banca di Liberty, Pennsylvania, ma è arrivato troppo tardi, quando
questa era già chiusa.
L’uomo, identificato dalla polizia come il 28enne Christopher Allen Koch, aveva già indossato una maschera e
impugnato la pistola, ma quando ha tentato di entrare in banca alle 12.01, la banca aveva appena chiuso e le porte
non erano più aperte.
L’uomo ha dovuto quindi tornare sui suoi passi per una goffa fuga, ma è stato facilmente catturato dalla polizia
poiché gli impiegati hanno preso il numero di targa della sua auto, che aveva lasciato appena fuori l’ingresso:
peraltro, si erano già insospettiti perché l’uomo per diversi minuti aveva atteso nel parcheggio della banca dentro
all’auto.
Gli americani non sanno leggere!
Calabria Ora
Dati scioccanti dal Dipartimento per l’educazione Usa, secondo il quale ben 32 milioni di americani (il 14% del totale,
circa 1 su 7) ha difficoltà nella lettura!
Non sempre si tratta di “analfabetismo totale”, ma piuttosto di avere un vocabolario molto limitato (e quindi non capire
il significato di molte delle parole) o di non riconoscere i termini dal loro “spelling”.
La percentuale sale in modo impressionante tra i carcerati, dove ben il 63% del totale dei detenuti rientra in una forma
di analfabetismo.
Si tratta di un problema che diverse associazioni hanno segnalato come molto grave: infatti, le persone di questa
categoria sono tipicamente quelle che nei momenti di crisi (come quello attuale) perdono il lavoro prima e fanno più fatica
a trovarne un altro.
Pompieri usano l’aspirapolvere per
salvare un cane
Calabria Ora
I pompieri di Plum Borough, Pennsylvania, sono ricorsi all’aiuto di un aspirapolvere per recuperare Romeo, un
cucciolo di Shih Tzu caduto in un pozzo abbandonato.
I pompieri avevano già tentato di utilizzare metodi più “tradizionali”, ma in diverse ore non avevano ottenuto alcun
progresso.
Così hanno deciso di ricorrere ad un aspirapolvere industriale, riducendone adeguatamente la bocchetta di aspirazione a circa tre centimetri di diametro.
In questo modo, sono riusciti ad “agganciare” una delle zampe dell’animale e a trascinarlo fuori.
Francia: il cane fa da testimone ...
Calabria Ora
Un processo per omicidio in Francia ha visto la deposizione di un testimone piuttosto insolito: un cane.
Infatti, il giudice ha voluto verificare le reazioni dell’animale di fronte ad un sospetto.
Il caso è piuttosto complicato: infatti nel 2006 una donna è stata trovata impiccata. Omicidio.
Per questo il Magistrato ha organizzato un incontro sul luogo del delitto tra l’animale e il sospettato (un
parente della donna) per verificare le reazioni dell’animale.
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