94° Stagione Concertistica 2015/2016
Mercoledì 6 aprile 2016
Teatro delle Muse, ore 21.00
KRYSTIAN ZIMERMAN
pianoforte
60121 ANCONA, Via degli Aranci 2, tel. e fax 071/2070119 www.amicimusica.an.it [email protected] P. IVA 00733590426
PROGRAMMA
KAROL SZYMANOWSKI (Tymoszówka, Ucraina, 1882 – Losanna, 1937)
Quattro Preludi dall’op. 1: n. 1, 2, 7, 8
FRANZ SCHUBERT (Vienna, 1797 – 1828)
Sonata per pianoforte n. 20 in la maggiore, D 959
1. Allegro
2. Andantino
3. Scherzo. Allegro vivace
4. Rondo. Allegretto
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KAROL SZYMANOWSKI
Quattro Mazurke dall’op. 53: n. 13, 14, 15, 16
FRANZ SCHUBERT
Sonata per pianoforte n. 21 in si bemolle maggiore, D 960
1. Molto moderato
2. Andante sostenuto
3. Scherzo. Allegro vivace con delicatezza
4. Allegro ma non troppo
NOTE AL PROGRAMMA
Le ultime composizioni di Franz Schubert
Genesi. Provato dalla malattia, nel settembre 1828, circa due mesi prima della morte, avvenuta a
trentun anni il 19 novembre di quell’anno, Schubert si trasferisce a casa del fratello Ferdinand, dove
scrive le ultime tre Sonate per pianoforte (in do minore D 958, in la maggiore D 959 e in si bemolle
maggiore D 960) e il Quartetto in do maggiore per archi. Poco prima di morire, chiede di ascoltare
il Quartetto in do diesis minore di Beethoven, verso il quale nutre profonda ammirazione. Verrà
seppellito nello stesso cimitero di Währing dove erano ospitati i resti mortali del genio di Bonn.
Schubert non vedrà pubblicati i suoi ultimi lavori. A ottobre, vano era stato il tentativo di fare
editare da Probst a Lipsia le Sonate dedicate al pianista Johann Nepomuk Kummel. Probst si dice
interessato solo ai Lieder su testi di Heine, di cui, gli ultimi sei, saranno riuniti nella raccolta
postuma Schwanengesang (Canto del cigno). Ferdinand, poco dopo la morte del fratello, offre le
Sonate per settanta fiorini l’una all’editore viennese Tobias Haslinger che pur avendone annunciato
la stampa, non realizza il progetto.
Bisogna aspettare il 1839 perché queste splendide pagine vedano la luce per i tipi di Diabelli, come
le “ultime composizioni di Franz Schubert”. Morto anche Hummel nel frattempo, le Sonate
vengono dedicate a Schumann, grande sostenitore di Schubert attraverso la sua rivista «Neue
Zeitschrift für Musik».
«Benché evidentemente fossero nate per formare un’unica raccolta, ciascuna delle tre Sonate ha un
carattere diverso, come se Schubert vi esplorasse aspetti distinti e complementari di una stessa idea
pianistica», scrive Sergio Sablich.
Terminate il 26 settembre 1828, la prima esecuzione ha luogo il giorno dopo a Vienna, durante una
serata musicale nella residenza del dottor Ignaz Menz.
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Sonata per pianoforte in la maggiore, D 959
Struttura. Un Allegro apre con accordi che affermano la tonalità d’impianto, cui fa seguito una
serie di terzine che influenza con il suo ritmo serrato l’intero tempo. Nello sviluppo tutte le idee
sono trattate con ricchezza e luminosità, raggiungendo la parte più acuta della tastiera, dove il tema
principale diventa danzante in quartine ripetute. La ripresa concede al tema secondario lo spazio di
cangiare tra maggiore e minore, fino a quando il motivo principale riappare per chiudere in vigore.
Una pagina famosa è il secondo movimento, Andantino. Un avvio semplice, quasi doloroso, che si
anima nella parte centrale fino a diventare un motivo burrascoso, insano. Al rientro dell’idea
motivica principale torna la calma, seppure il tema sia sostenuto da note ribattute.
Echi di valzer viennesi nello Scherzo. Allegro vivace, inizialmente gioiosi, ma sotto note rapide e
brevi melodie contrastanti, si annida un’ansia ombrosa, che continua anche nel Trio.
Sebbene ognuna delle ultime tre sonate per pianoforte di Schubert contenga cenni stilistici
beethoveniani, segnatamente l’ultimo movimento di questa Sonata, Rondò. Allegretto, è basato sul
finale (anche in quel caso un Rondò) della Sonata n. 16 in sol maggiore di Beethoven. L’inizio
ricorda un Lied, ma l’elaborazione successiva rende il tema sempre più complesso, con accenti
drammatici che si evidenziano nelle improvvise modulazioni e negli insospettabili brevi silenzi. Poi,
come preso da un vortice, il tema corre verso la coda che ripropone le vigorose battute iniziali.
Sonata per pianoforte in si bemolle maggiore, D 960
Struttura. La più estesa delle tre, la Sonata in si bemolle maggiore si apre con la dolce cantilena
del Molto moderato, contrastata appena da un trillo alla parte grave della tastiera. Di qui
innumerevoli sono gli spostamenti armonici che portano al secondo tema, anch’esso cantabile, che
migra verso altre tonalità fino allo sviluppo che definisce l’armonia di base del movimento
successivo.
Una melodia pensosa è anche quella dell’Andantino sostenuto. Stessa atmosfera, ma dalle sfumature
diverse. La melodia è affidata alla mano destra, mentre la sinistra vola sui vari registri del piano.
Solo nella parte centrale si presenta un nuovo tema più concentrato accompagnato da note ribattute.
Per concludere, si torna alla nenia onirica iniziale.
Un continuo alternarsi tra le due mani nell’accompagnare e nel cantare è lo Scherzo. Allegro vivace
seguente. Breve e spensierato, diventa più cupo nel Trio irregolare e con gli accenti spostati.
Il finale, Allegro ma non troppo, è in forma di rondeau. Ampio come il movimento iniziale e, come
quello, spensierato e malinconico insieme. Molti episodi tratteggiano il cammino, fino a una
citazione dell’aria di tarantella che costituisce il tema dell’ultimo movimento della Sonata in do
minore D. 958. La conclusione è brillante, catartica: dopo ansie, tensioni e affanni, riporta
l’ascoltatore nel suo mondo.
Ricezione. Considerate tra i capolavori dell’intera letteratura pianistica, delle tre ultime Sonate «ci
colpiranno subito la teatralità immanente del finale della Sonata in do - scrive Piero Rattalino -,
l’inspiegabile contrasto che nel secondo movimento della Sonata in la viene creato fra il lirismo
sommesso e soffocato delle parti estreme e la gesticolante drammaticità della parte centrale, e lo
humor fantastico nel finale della Sonata in si bemolle».
Annus mirabilis. Nel 1828 viene trovato a Norimberga il bambino selvaggio Kaspar Hauser, il
presidente Simón Bolivar dichiara guerra al Perù, Andrei Jackson è eletto presidente degli Stati
Uniti, pubblicato postumo il ciclo Winterreise di Schubert, Chopin compone la Sonata per
pianoforte op. 24, prima esecuzione di Calma di mare e viaggio felice di Mendelssohn, debutta La
muette de Portici di Auber, Ányos Jedlik crea il primo motore elettrico, Freidrich Wöhler sintetizza
l’urea, nascono Ibsen, Verne, Dunant, fondatore della Croce Rossa, muoiono Goya, Giuliani,
Schubert.
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Karol Szymanowski e l’espressionismo slavo
Preludi op. 1, n. 1, 2, 7, 8
Nella casa di famiglia a Tymoszówka, all’epoca in Polonia oggi appartenente all’Ucraina, il
giovane Szymanowski si esercita nella scrittura di vari generi di composizione: preludi, studi e
piccole forme pianistiche. Di queste sue produzioni sono arrivati fino a noi solo pochi lavori, tra cui
nove preludi scritti tra il 1899 e il 1900 e pubblicati come op. 1 nel 1906.
I Preludi, senza dubbio sulle tracce dei primi lavori di Skrjabin, sono fortemente influenzati dallo
stile di Chopin, caratterizzati dalle variazioni del motivo principale, dalla fitta trama polifonica, dai
ricchi abbellimenti, dalla tensione verso la poliritmia. L’ascendente del compositore russo, invece, è
rintracciabile nel linguaggio armonico, che si concede frequenti contrapposizioni tra consonanze e
dissonanze, e in quella eloquenza potente e penetrante che farà riconoscere Szymanowski come un
rappresentante del cosiddetto espressionismo slavo.
Il carattere lirico, il tempo moderato e la tonalità per lo più minore delle pagine rende uniforme il
ciclo, che, nell’ultimo Preludio riserva una sorpresa: il suo stile originale è più distante dai modelli
di Chopin e Skriabin, piuttosto si potrebbe intravedere un’anticipazione dei futuri preludi di
Debussy.
Arthur Rubinstein, grande amico del compositore, nelle sue memorie ricorda quando, nel 1904,
vede questi lavori: «È impossibile descrivere il nostro stupore dopo aver suonato le prime battute
del Preludio. Questa musica è stata composta da un maestro! Abbiamo letto febbrilmente tutti i
manoscritti. Il nostro entusiasmo e l’eccitazione quando ci siamo resi conto che stavamo scoprendo
un grande compositore polacco!».
Mazurke op. 50, n. 13, 14, 15, 16
La spensieratezza, insieme alla tenuta di famiglia, viene spazzata via dalla rivoluzione bolscevica
dell’ottobre 1917. Nei due anni successivi, Szymanowski compone, ma molti dei suoi lavori restano
incompiuti. La rivoluzione porta però anche l’indipendenza polacca, così che il compositore e la sua
famiglia possono tornare a casa alla vigilia di Natale 1919.
Dal 1922, il musicista trascorre molto tempo a Zakopane, tra le montagne Tatra, assorbendo
l’arcaica musica di quei luoghi, che influenzerà le sue future opere. Tra queste le venti Mazurke,
composte tra il 1924 e il 1925, che presentano un sofisticato primitivismo.
Sopra i bordoni in quinte aperte con pedale di seconde minori tipiche della musica tatra, egli tesse
un discorso di inflessioni modali e bitonali, con una melodia apparentemente improvvisata, sempre
variata e ricca di ornamentazione melodica, sul tipico ritmo balzante della mazurka. Un tentativo di
melodia “sperimentale”, che sembra scendere direttamente dall’altopiano cui si ispira, prima di dare
modo all’esuberanza di esplodere fino al delirio. Una loquacità buffa, brillante, che rende
l’incomprensibile idioma musicale locale a tratti accessibile. Una risposta polacca del Novecento
alle mazurke di Chopin.
Anna Cepollaro
21 marzo 2016
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KRYSTIAN ZIMERMAN
Krystian Zimerman proviene da una famiglia legata alla musica da una lunga tradizione. La sua
casa era frequentata giornalmente da musicisti che suonavano soprattutto musica da camera,
permettendogli così un intimo e naturale contatto con quest'arte. Ha fatto i primi passi sotto la
supervisione del padre e a 7 anni ha cominciato a lavorare sistematicamente con Andrzej Jasinski,
allora professore associato senior del Conservatorio di Katowice, dove 14 anni dopo si è diplomato.
Zimerman non ama i concorsi, ma ha seguito la strada di tutti i concertisti, partecipando e vincendo
molte competizioni di prestigio tra cui il Concorso Internazionale Ludwig van Beethoven a Hradec
Kralove/Königgrätz. La vittoria del Grand Prix al Concorso Chopin del 1975 gli ha aperto le porte
di una brillante carriera internazionale. Nel 1976 Arthur Rubinstein lo ha invitato a Parigi:
quell'incontro avrebbe influenzato durevolmente lo sviluppo del giovane pianista. Nel 1977 ha
suonato per la prima volta negli Stati Uniti e in Giappone.
Nel 1985 gli è stato consegnato il premio dell'Accademia Chigiana di Siena quale miglior giovane
musicista dell'anno e nel 1994 il premio della Fondazione Leonie-Sonning a Copenhagen. Nel 2005
ha vinto il premio nella categoria "musica per orchestra" al MIDEM per la sua registrazione dei
Concerti per pianoforte n. 1 e 2 di Sergei Rachmaninoff.
La sua attività artistica è stata segnata, prima di tutto, da regolari incontri con un pubblico
appassionato, che aspetta con ansia ogni suo concerto. Dovunque egli vada, Europa, Asia o
America, riconosce tra i suoi ammiratori visi diventati familiari. Nelle ultime dieci stagioni, da
quando ha deciso di viaggiare con il suo pianoforte, è riuscito ad abituare il suo pubblico e le
società artistiche a questa insolita prassi. Con dei dispositivi tecnici da lui escogitati ha reso
possibile portare in tour il proprio strumento. L'essere completamente tranquillo per ciò che
riguarda il pianoforte - oltre ad avere acquisito un grande esperienza pratica, prima a Katowice e
successivamente collaborando con la Steinway di Amburgo – gli ha permesso di eliminare o di
ridurre al minimo tutto ciò che potrebbe distrarlo da questioni puramente musicali.
Il repertorio di Zimerman comprende, fra l'altro, opere di Chopin, Franz Liszt, Franz Schubert,
Johannes Brahms, Edvard Grieg, Béla Bartok, Maurice Ravel, Claude Debussy nonché musica da
camera di César Franck e Karol Szymanowski.
La sua conoscenza relativamente precoce dei principali sviluppi nella musica europea - tedesca,
russa, francese ecc. - gli ha impedito di diventare uno specialista di Chopin. Ha invece stimolato in
lui il desiderio di suonare le varie opere nei luoghi dove sono nate: musica francese a Parigi,
Beethoven, Mozart e Schubert a Vienna, Brahms ad Amburgo, opere americane a New York condotte, nel caso di Leonard Bernstein, dal compositore stesso. Il Concerto per pianoforte di
Witold Lutoslawski, a lui dedicato, ha ricevuto un trattamento adeguato: esecuzione a Varsavia,
durante il Festival d'Autunno di Musica Contemporanea, con il compositore quale direttore
d'orchestra.
I suoi incontri con grandi artisti, sia nel campo della musica da camera che direttori d'orchestra,
sono stati secondo lui la sua più grande fortuna. Ha suonato con Gidon Kremer, Kyung-Wha
Chung, Kaja Danczowska, Yehudi Menuhin e sotto la direzione di Bernstein, Karajan, Abbado,
Ozawa, Muti, Maazel, Previn, Boulez, Mehta, Haitink, Skrowaczewski e Rattle.
Ha avuto anche l'opportunità di conoscere i maestri della generazione precedente: Claudio Arrau,
Arturo Benedetti Michelangeli, Arthur Rubinstein, Sviatoslav Richter, che hanno avuto tutti una
grande influenza sulla sua formazione musicale.
Il pianoforte non è la sua sola passione: è sempre stato un abilissimo organista e inoltre l'aver
frequentato molti tra i più prestigiosi direttori d'orchestra dei nostri tempi gli ha permesso di
approfondire la sua conoscenza della direzione d'orchestra.
Zimerman vive con la famiglia in Svizzera, dove ha passato la maggior parte della sua vita, e divide
il suo tempo tra la famiglia, l'attività concertistica e cameristica. Si è posto il limite di 50 concerti
all'anno ed ha un'aderenza totale alla sua professione: organizza personalmente la gestione della sua
carriera, studia l'acustica delle sale da concerti, le ultimissime tecnologie di registrazione e della
costruzione degli strumenti. E' inoltre appassionato di psicologia e computer.
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Ha sviluppato un analogo approccio nei confronti della registrazione discografica, processo di cui si
occupa nella sua totalità. Durante i 30 anni di collaborazione con la Deutsche Grammophon, ha
inciso 22 dischi che hanno ricevuto importanti premi. Nel 1999 ha registrato i Concerti di Chopin
con un'orchestra costituita appositamente per questo progetto, la Polish Festival Orchestra, con la
quale ha fatto una lunga tournée in Europa e America per commemorare il 150° anniversario della
morte di Chopin. Recentemente ha registrato il Concerto per pianoforte n. 1 di Brahms con i
Berliner Philharmoniker diretti da Sir Simon Rattle, ricevendo critiche assai lusinghiere.
Tra le esecuzioni storiche che lo hanno posto per sempre nell'olimpo della musica classica, ci sono
quella con i Wiener Philharmoniker il 10 febbraio 1985, la sua interpretazione del Concerto per
pianoforte di Robert Schumann sotto la direzione di Herbert von Karajan, e i Concerti n. 3, 4 e 5 di
Beethoven nel settembre 1989 sotto la direzione di Leonard Bernstein.
Il 24 gennaio 2005, giorno dell'apertura del MIDEM a Cannes, il Ministro della cultura Renaud
Donnedieu de Vabres gli ha conferito la Legione d'Onore francese.
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ABBONAMENTI:
Concerto compreso nell’abbonamento alla Stagione 2015/2016 degli Amici della Musica
BIGLIETTI
INTERI: Platea € 35.00, I Galleria € 29.00, II Galleria € 18.00, III Galleria € 10.00, Palchi Laterali €
14.00.
RIDOTTI: Platea € 28.00, I Galleria € 23.00, II Galleria € 14.00.
(Riservato a: Palchettisti; Amici delle Muse; dipendenti di aziende sponsor; titolari Marche Teatro Card
e Opera Card; ARCI; UNITRE; studenti universitari; giovani da 19 a 26 anni; invalidi e disabili – un
biglietto omaggio per l’accompagnatore)
RIDOTTI EXTRA: € 6.00
(Gruppi di allievi di Scuole Medie Superiori; ragazzi da 15 a 19 anni, in II e III Galleria se non
accompagnati da un adulto pagante o in tutti i settori se accompagnati da un adulto pagante).
RIDOTTI SUPEREXTRA: € 4.00
(Gruppi di allievi di Scuole Medie Inferiori; bambini e ragazzi fino a 15 anni, in II e III Galleria se non
accompagnati da un adulto pagante o in tutti i settori se accompagnati da un adulto pagante).
Ingresso gratuito riservato a n. 20 studenti dell’Università Politecnica delle Marche: per ritirare il
biglietto gratuito, presentarsi muniti di libretto universitario presso la biglietteria del Teatro delle Muse
dalle ore 9.30 del giorno del concerto, fino ad esaurimento dei posti disponibili.
BIGLIETTERIA:
Tel. 071 52525 – Fax 071 52622
[email protected]
PER INFO:
Società Amici della Musica “Guido Michelli”
Via degli Aranci, 2
Tel. – fax: 071/2070119 (Lun. – ven. 9.30 – 17.00)
[email protected]
www.amicimusica.an.it
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