in questo numero RomaLive Pubblicazione mensile ANNO 3 n° 5 - maggio/giugno 2007 registrazione tribunale di Roma 110/2005 del 24/03/2005 Editore: Sergio Di Mambro Direttore Responsabile: Sergio Di Mambro Consulenti di redazione: Domenico Dell’Omo Redazione: Viale degli Eroi di Rodi n. 214 Tel. 06/5083731 Grafica: Fabiana Falconi Fabio Zaccaria Stampa: Ripoli snc Hanno collaborato: Valeria De Rentiis, Stefano Ursi, Fabrizio Piciarelli, Fabio Zaccaria, Marta Cecchini, Francesca Colaiocco, Barbara Frascà. www.romalive.org www.romalive.tv www.romalive.fm Per la pubblicità su “RomaLive” e i suoi supplementi, telefonare al numero: 380.3965716 06.5083731 oppure inviare una mail all’indirizzo [email protected] editoriale - di Sergio Di Mambro 4 Pontificano veleno e disprezzo 12 all’interno 6 Cinema: Mio fratello è figlio unico 10 11 Planet Cinema 12 14 Cucina: Acqua, farina e... 15 15 16 Musica: Perturbazione in arrivo! 17 18 20 Riletture... Perdersi a Roma 26 Ipost: intervista al Commissario Straordinario Giovanni Ialongo 28 Domenica andiamo per... meteoriti e stelle 29 30 Wine & Food for life, insieme per l’Africa Cinema: I Fantastici 4 e Silver Surfer Itineraria: l’A.I.D. incontra il Liceo Scientifico Morgagni 15 Teatro: “Sarto per signora” Simone De Magistris: un pittore visionario tra Lotto ed El Greco Motori: Jaguar C-XF Inchiesta: prostituzione: che fare? (parte prima) La Regione Informa La direzione si riserva di valutare i testi pervenuti. Il materiale non verrà restituito. 18 10 Libreria Giornali e riviste Ramozzi Clara Via Bravetta, 250 Edicola Giornali di Catenacci Marco Via Silvestri alt.336 Edicola Bartolucci Adriana Via Casetta Mattei, 219 Alva di Casucci G. P.zza R. Pilo Farmacia Benassai Viale dei Quattro Venti 73C distribuzione Finito di stampare nel mese di giugno 2007 Edicola Quotidiani e riviste Alviti Armando V.le dei Quattro Venti Edicola Migliaccio Laura Via Donna Olimpia, 218 Edicola Quattro Venti di Tortorici Giulia & C. sas Via dei Quattro Venti, 115 Edicola Pierantoni Paolo Via Portuense, 792 Edicola Grilli Maurizio P.Donna Olimpia editoriale: Pontificano veleno e disprezzo [ a cura di • Sergio Di Mambro ] Sempre più spesso i media si occupano di scuola, bacchettoni nazionali pontificano sui giovani ed emettono sentenze tali da far accapponare la pelle. La scuola sembra, secondo loro, uno zoo di belve feroci, animali in branco senza dignità, meta, ideali. In realtà la situazione è ben diversa e il degrado sociale è figlio proprio di questi bacchettoni, di un sistema di comunicazione votato al degrado sociale e alla creazione di modelli fatiscenti e accomodanti per le agenzie pubblicitarie. Oggi i giovani sono aggrediti in ogni luogo e in ogni dove: in casa con la televisione e i miti comportamentali che cercano di imporre, all’esterno da una società violenta e distruttiva che cerca di annientarli. Loro, spesso soli e indifesi, manifestano il disagio nei modi più plateali e spesso violenti. Mi viene da ridere quando penso ai “Kit milanesi” o ad altre forme di coercizione, perché di violenza si tratta. La vogliamo dire tutta? I genitori attuali sono figli di un periodo particolare della nostra storia, gli anni ‘70, ‘80, ‘90, in quegli anni una serie di manipolazioni mentali messe in campo dalla politica e dai media, ha fatto strage di giovani, con droga, alcool, ecc. Oggi quei genitori sono i papà, le mamme, che spesso non riescono a nascondere ai loro figli il proprio consumo quotidiano, o le bottiglie giornaliere. Sono spesso i figli a dire ai genitori di smettere, di smettere per 4:romalive loro. Le promesse si perdono nella successive sniffate, spinelli o bottiglie. Purtroppo oggi i giovani sono macelleria sociale e spesso i loro occhi sono spenti e persi nel vuoto, in una solitudine infinita. Il loro grido di dolore, di aiuto, a volte diventa violenza. Mi dispiace dirlo, ma i veri malati sono gli adulti: professori, genitori, sociologi, conduttori televisivi. Del sistema politico non parlo, mi vergogno a pensare cosa, non chi, governa il nostro paese e pretende di creare le linee guida per una società futura migliore. Forse dovremmo lasciare ai giovani la libertà di programmare il futuro, e metterci noi in panchina, visti i disastri che abbiamo fatto e continuiamo a fare. Mi vergogno a pensare che in Italia bambine e bambini vengono violentati e spesso sono in strada a prostituirsi. Mi vergogno quando le inchieste di pedofilia finiscono sempre allo stesso modo: con l’assoluzione dei manovali, visto che i mandanti non vengono mai toccati, o sfiorati. Mi vergogno a pensare come nelle più alte sfere si nascondono i macellai dell’infanzia. Vorrei aggiungere che per fortuna non tutti i genitori guardano inerti alla distruzione dell’innocenza e spesso sono in prima linea per difendere i propri figli. Spero che aumentino. In questo numero abbiamo cercato di capire perché nel 2007 ci sono ancora ragazze sfruttate sulle strade. A pagina 20 troverete l’intervista a Don Oreste Benzi, insieme ad alcune vittime dello sfruttamento. [ a cura di • Valeria de Rentiis ] T ratto dal romanzo di Antonio Pennacchi "Il fasciocomunista", Mio fratello è figlio unico di Daniele Lucchetti è la storia di Accio Benassi (Elio Germano), ventenne negli anni '60 di Latina (all'epoca Littoria). Fascista dichiarato, giovane incazzato, ribelle, attaccabrighe, goffo, innamorato, illuso e ignorante. Accio si confronta e scontra con la politica degli anni post-fascisti. Insieme a Manrico (Riccardo Scamarcio), fratello maggiore e con un ideale completamente diverso dal suo, crede di sapere ciò che vuole. Nel libro di Pennacchi Accio, che negli anni '50 era un modo per dire MIO "cattivo ragazzo", passa dal fascismo ai centri sociali per delusione. Ruolo importante copre la madre (Angela Finocchiaro) e Mario Nastri (Luca Zingaretti) che cercano d'indirizzare Accio nella giusta direzione. In un'ora e quaranta riuscirete ad entrare nell'atmosfera sessantottina, complici anche le musiche (da "Ma che freddo fa" e "Amore disperato" di Nada a "Riderà" di Little Tony) nonostante il titolo del film sia preso dalla canzone celeberrima di Rino Gaetano del 1976. Abbiamo chiesto al regista Daniele Lucchetti di raccontarci qualcosa in più sulla scelta di realizzare questo film. FRATELLO E' FIGLIO UNICO …"Perché non ha mai criticato un film senza mai prima vederlo…" Daniele, come e quando hai scelto di dedicarti a questo progetto? All'inizio è stato complesso capire non tanto come fare il film, quanto individuare le ragioni profonde che mi avevano appassionato nella lettura del romanzo. La risposta a tale questione è nel film. L'aver individuato, in un romanzo lungo e complesso, una possibile linea che mettesse me in relazione profonda con la storia è stata la chiave di avvio del lavoro. Ho cominciato a convincermi che quel personaggio - raccontato da Pennacchi - non era solo un pezzo della sua biografia, ma di una biografia italiana più generale. Di un pezzo di Italia fatta di esclusi, di fratelli minori, di ragazzini di cui nessuno aveva il tempo di occuparsi. Di ragazzi intelligenti che hanno preso la cattiva strada, che hanno obbedito a parole d'ordine efficaci e superficiali solo perché erano alla ricerca di una identità, di un amico che li ascoltasse, di qualcuno con cui condividere il proprio tempo. Questa chiave "umana" e non necessariamente politica mi ha aiutato a trovare una strada personale ed emotivamente "mia" nella costruzione di questa storia. Mio fratello è figlio unico non è un film politico. È un film di esseri umani che amano, soffrono, ridono e fanno anche politica. Il film non prende posizione politicamente: racconta di persone che prendono posizione. Questa credo sia stata la mia chiave. L'elemento umano, affettivo ed emotivo al centro di tutto. Nella sceneggiatura sei tornato a collaborare con Sandro Petraglia e Stefano Rulli. Come è cambiato, se è cambiato, negli anni il vostro modo di lavorare, il linguaggio e le stesse tecniche di scrittura? Con Sandro e Stefano il rapporto è sano e vitale. Ci si contraddice, si discute, ognuno difende le sue posizioni. Diciamo che a loro è assegnato il compito di tenere dritta la barra del timone mentre il mio è quello di supplicarli a divagare, di esplorare di qua e di là, di costringerli a mutare la rotta. La risultante di queste due rotte è il nostro percorso comune. Quando abbiamo cominciato a lavorare a questa storia ho comunicato loro che avevo intenzione di fare un film più reale e autentico di altre volte. In questo sono tato capito, incoraggiato e aiutato a comprendere quando nella scrittura mi stavo allontanando troppo da questa intenzione. Qui siamo dalle parti della commedia che, secondo la migliore tradizione del cinema italiano, tiene d'occhio le evoluzioni civili e sociali del Paese. Ti sembra un genere di commedia destinato a rifiorire o ti appare invece marcato da episodi perlopiù occasionali? Sinceramente non mi sono mai preoccupato di rientrare in un genere e se il film appartiene alla zona commedia lo è perché evidentemen- te c'è nel mio modo di narrare un tendere spontaneo all'affettuoso ritratto dei personaggi. Non mi sento mai superiore ai miei personaggi, ma ne racconto le ingenuità con sincero rispetto. Altre volte ho fatto film con l'intenzione di essere divertente in maniera quasi sistematica (ad esempio ne La scuola). Stavolta invece il sorriso nasce dall'affetto. Affetto di cui ho bisogno anche per creare empatia con i personaggi e per poterli seguire con interesse, pure quando nel film non si può più ridere, perché la storia si fa più oscura ed emotivamente intensa. Hai messo in primo piano una coppia di attori giovanissimi e già affermati (Germano e Scamarcio) accanto ad altri di grande esperienza (Zingaretti, Finocchiaro, Popolizio, Bonaiuto). Nell'insieme una compagine molto efficace. Che linee guida di recitazione hai indicato per i principali ruoli in sceneggiatura? Come prima cosa, ho chiesto loro di rinunciare a tutti i "trucchi" del mestiere. In questo ho cercato di aiutarli innanzitutto segnalando loro una serie di abitudini recitative che conducono verso il "mestiere" e non verso l'autenticità. Chiarito questo, poi, girando ho cercato di azzerare tutte le classiche cause di attrito, distrazione e blocco che un set naturalmente crea agli attori. Ho eliminato qualsiasi indicazione di posizione e di sguardo. In complicità con l'operatore di macchina e con il direttore della fotografia, ho lasciato loro libertà assoluta di movimento sul set. Ho girato spesso senza provare, chiedendo alla macchina da presa di seguire quello che accadeva sul set come se fosse un evento reale, senza stabilire a priori quale sarebbe stata l'inquadratura. Per mantenere la freschezza che desideravo ho girato spesso con più macchine da presa, cercando di catturare allo stesso tempo campo e controcampo, totale e primo piano, come se stessi girando una cronaca "in diretta". Così gli attori si sono sentiti molto più liberi di dare un contributo, finalmente sciolti dagli obblighi "tecnici" del set. Per mantenere freschezza spesso tra un ciak e l'altro si cambiavano le battute o la dinamica intera della scena. Questo mi ha dato la freschezza che desideravo, e un materiale molto ricco per il montaggio. Insomma, gli attori erano liberi, sì, ma di fare quello che volevo io. Infatti, tutto questo si svolgeva all'interno di un disegno preordinato e discusso in profondità sui singoli personaggi. Ho scelto una strada semplice, che è stata quella di pensare esclusivamente all'efficacia delle scene. Quando mi serviva alludere ad una atmosfera di quegli anni l'ho fatto senza paura di usare canzonette. Quando mi serviva potenziare un'atmosfera emotivamente impegnativa non ho avuto paura di chiedere a Piersanti di spingere sul pedale dell'emozione. Ovviamente tutto ciò moderato dal mio gusto personale. Non amo l'eccesso e rispettare il mio gusto piuttosto che immaginare un ipotetico gusto di un ipotetico pubblico ha guidato le mie scelte non solo nella scelta musicale ma in tutto il lavoro di regia del film. :7 romalive [ a cura di • Barbara Frascà ] PLANET CINEMA The Darwin Awards - suicidi accidentali per menti poco evolute regia di • Finn Taylor Cast: Joseph Fiennes, Winona Ryder, David Arquette, Chris Penn, Max Perlich, Brad Hunt, Tim Blake Nelson, Julianna Margulies, Juliette Lewis Distribuzione: Moviemax Nel film “The Darwin Awards – Suicidi accidentali per menti poco evolute”, nelle sale dal 1° giugno, il regista Finn Taylor si cimenta in una commedia dark dove la realtà supera la finzione. Il cast è decisamente spettacolare: Joseph Fiennes, Winona Ryder, David Arquette, Chris Penn, Grindhouse - Max Perlich, Brad Hunt, Tim Blake Nelson, Julianna Margulies, Juliette Lewis e Alessandro Nivola. I Darwin Awards, che prendono il loro nome dal teorico dell’evoluzionismo Charles Darwin, sono dei premi dedicati a quegli individui meno evoluti che si uccidevano accidentalmente nei modi più incredibilmente stupidi e che eliminandosi contribuivano all’evoluzione della specie. Nella sceneggiatura di Taylor le storie dei Darwin Awards sono collegate alle vicende di due personaggi opposti. Burrows (Joseph Fiennes) è un poliziotto che soffre di ematofobia (sviene alla sola vista del sangue) e che per questo ha da poco perso il lavoro. Per continuare a pagarsi l’affitto, decide di unire il suo talento per la creazione di profili psicologici, all’ossessione per i Darwin Awards. A a prova di morte Burrows viene affiancata Siri Taylor (Winona Ryder), un’investigatrice che lavora per un’agenzia di assicurazioni. I due protagonisti iniziano le loro ricerche per indagare su alcune di queste incredibili leggende urbane, accompagnati da uno studente di regia al quale Burrows permette di riprendere le loro indagini durante il servizio per un documentario sulla polizia. Il cameraman fornisce un punto di vista critico e rappresenta la metafora della realtà odierna, così invasa dai media. L’idea di un occhio invisibile e presente appare, però, in maniera più raffinata nel film “The Blair Witch Project” di Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez. Joseph Fiennes è un attore molto brillante nelle commedie ed è stato possibile apprezzarlo maggiormente in “Shakespeare in love” e in “Elizabeth” diretto da Shekhar Kapur. Winona Ryder è una delle attrici più dotate di Hollywood che conferma nuovamente la sua bravura sul grande schermo. Tra i tanti film, la ricordiamo in “Piccole Donne” di Gillian Armstrong, in “Celebrity” di Woody Allen e in “Ragazze Interrotte” diretto da James Mangold. La band dei Metallica ha accettato di apparire nella pellicola dandole una maggiore carica energetica. Giudizio complessivo: buono. regia di • Quentin Tarantino Cast: Kurt Russell, Rosario Dawson, Rose McGowan, Quentin Tarantino, Vanessa Ferlito, Sydney Tamiia Poitier, Zoe Bell, Jordan Ladd, Omar Doom Distribuzione: Medusa Grindhouse – A prova di Morte è il nuovo film diretto da Quentin Tarantino, che dopo il flop americano, cerca rivincite in Europa. In Italia nelle sale da venerdì 1° giugno. Gli incassi statunitensi parlano chiaro: l'accoppiata Tarantino/Rodriguez ha fallito ed è stata costretta a una repentina separazione. Ne è nato così questo Grindhouse – A prova di morte (versione allungata del Death Proof che originariamente conviveva con il rodrigueziano Planet Terror). Grindhouse è il termine che indica quelle sale cinematografiche americane che negli anni '60 e '70 proiettavano in sequenza i cosiddetti exploitation film, che a causa di scene di eccessiva violenza, non trovavano distribuzione nei cinema. Grindhouse è un film horror/splatter diviso in due episodi di 60 minuti l’uno. Il secondo sarà diretto da Robert Rodriguez. Austin, Texas. Mike (Kurt Russell), stuntman in pensione segnato da una profonda cicatrice sul volto. È un killer psicopatico e misogino che compie i suoi crimini utilizzando come arma mortale la sua auto truccata. Una sera prende di mira Jungle Julia, una DJ sexy in compagnia delle sue amiche Shanna e Arlene. Quando le ragazze, ormai a notte inoltrata, escono dal locale ubriache, Mike le segue e si va a schiantare contro la loro auto. Julia perde una gamba e muore dissanguata, Arlene viene uccisa dal forte impatto col parafango e Shanna finisce stritolata tra le ruote. L’incidente è raccontato al ralenti, con tre diverse soggettive: i tre sguardi delle ragazze che vedono la morte abbattersi su di loro. Un anno dopo la tragedia, Mike è di nuovo per strada, con altre tre ragazze nel mirino, ma questa volta si trova di fronte un trio agguerrito che si vendicherà eliminandolo definitivamente. Il Tarantino cinefilo appassionato dei B-movie ci regala un film in cui si utilizzano i-pod e cellulari, ma i colori, le rigature, gli stessi salti di fotogramma sembrano quelli di una pellicola del 1977 non troppo ben conservata. La colonna sonora è accuratamente selezionata come in tutti i film di Tarantino. Il godimento è elevato. 4 I Fantastici e Silver Surfer ] di Valeria De Rentiis [ Q ualcuno si domanderà per quale motivo in questi ultimi anni c'è stato un proliferare di film presi dal mondo dei fumetti. È nota a tutti la relazione stretta tra cinema e le strisce ma forse in quest'ultimo periodo non si fa più molto uso delle idee. A partire da Spider Man, Super Man, King Kong fino ad arrivare a I Fantastici 4, i nostalgici dei fumetti si sono trovati a dover fare i conti con prodotti che non sempre sono riusciti a soddisfare i veri intenditori. Tecnologia, effetti speciali e mistione di diversi episodi hanno lasciato l’amaro in bocca ai lettori più affezionati. I Fantastici 4, dopo il colpo grosso ai botteghini nel 2005 con 330 milioni di dollari incassati, tornano con il nuovo episodio e nuovi personaggi. Ai già noti Mister Fantastic (Ioan Gruffudd), Donna Invisibile (Jessica Alba), Torcia Umana (Chris Evans) e la famigerata Cosa (Michael Chiklis) si aggiunge Silver Surfer, ovviamente nemico dei Quattro. Grazie alla tecnologia e agli effetti speciali della WETA, la stessa de Il Signore degli Anelli e King Kong, il personaggio di Silver è stato interamente creato al computer con la tecnologia CGI e l’aiuto dell’attore Doug Jones per i movimenti umani. Ma in quest’episodio non c’è solo la lotta con l’araldo intergalattico Surfer: i Quattro dovranno vedersela anche con il Dottor Destino (Julian Mc Mahon) lasciato nel primo episodio. Come non parlare del “matrimonio del secolo”, quello tra Sue Storm- Donna Invisibile (Alba) e Reed Richards -Mr. Fantastic (Gruffudd), disturbato dai fastidiosi nemici della Terra? Ispirato al celeberrimo matrimonio tra Carlo d’Inghilterra e Lady Diana, apparso per la prima volta sul numero 3 della Fantastic Four King Size Annual del 1965, e altrettanto sofferto, sarà interrotto dall’arrivo di Silver Surfer, giunto sulla Terra per conquistarla. “Volevo che questo film fosse uno di quei rari sequel migliori dell’originale, con più emozioni, dramma, umorismo e azione”, sostiene Don Payne, sceneggiatore premiato quattro volte con l’Emmy “Desideravo anche esplorare approfonditamente a che punto si trovano i personaggi nelle loro vite. Sono sicuramente in migliori condizioni economiche, ma devono anche convivere con il lato negativo della celebrità. Sue e Reed stanno facendo progressi e cercano di sposarsi. Ben e Alicia Masters (Kerry Washington nei panni della scultrice non vedente) si godono il fatto di essere una coppia felice, mentre Johnny ha i suoi problemi personali. Così, stanno accadendo delle cose importanti a questi personaggi e nei loro rapporti. Ma io sono emozionato soprattutto per lo spessore che viene aggiunto alla storia grazie a Silver Surfer”. E proprio dal quartier generale, il Baxter Building a New York, i nostri Quattro fanno i conti con inseguimenti, lotte, fino al quasi scontato lieto fine. Tim Story, regista di entrambi gli episodi, ha cercato di prendere il più possibile dal fumetto originale, ispirandosi alle edizioni dei Fantastici Quattro 48-50 e 57-60 che inglobano sia l’episodio di Silver Surfer che quello del Dottor Destino. Creato da Stan Lee e Jack Kirby all’inizio dell’esplosione della controcultura negli anni sessanta, Silver Surfer è diventato rapidamente un elemento fondamentale della Marvel Comics, apparendo spesso sulle pagine dei Fantastici Quattro e arrivando anche ad avere una sua serie regolare. Silver Surfer, che in realtà si chiama Norrin Radd, è considerato uno degli esseri spaziali più nobili e tormentati dell’universo Marvel. La sua tavola può assorbire ed elaborare l’energia cosmica presente nell’universo. “Penso che il fascino di Silver Surfer risieda nel fatto che è un personaggio complesso e tragico”, sostiene Don Payne. “Ha un distacco dal mondo materiale quasi Zen, ma comunque è in grado di provare compassione. È un eroe, avendo praticamente sacrificato la sua vita decidendo di servire Galactus, in modo da salvare il suo pianeta e la donna che ama. Tuttavia, così facendo, lui provoca anche la distruzione di altri mondi e specie viventi. Quindi, è decisamente un essere molto ambiguo, che guarda al mondo e all’umanità attraverso il punto di vista di un emarginato, elemento che le persone trovano affascinante”. E dell’affascinante Sue Storm cosa ne sarà? Riuscirà a coronare il suo sogno d’amore con l’impegnatissimo Mr. Fantastic? Jessica Alba, onnipresente nelle recenti pellicole americane ci dice: “Nel primo film, cercavo di comprendere quello che succedeva e rimanere più fedele possibile al fumetto”; ora conosco già il personaggio e ho molta più libertà”. :11 romalive Acqua, farina e... Lasagne verdi con stracchino, carciofi e luganega [ a cura di • Valeria De Rentiis ] S i avvicina la bella stagione e più che primavera sembra già estate! Vi proponiamo due ricette, un primo che può essere servito come piatto unico e un secondo, magari da sfruttare per la cena. Se pensate che accendere il forno con questo caldo sia eccessivo, potete preparare le lasagne la sera e congelarle per poi cuocerle magari in un altro giorno. ingredienti: • Lasagne Verdi all'Uovo (½ kg se fresche oppure 1 confezione) • 600g Latte intero • 300 g Stracchino • 200 g Luganega (salume trentino) • 200 g Grana grattugiato • 50 g Burro • 50 g Olio extravergine di oliva • 25 g Farina "00" • 4 Carciofi • 1 spicchio D'Aglio Fate bollire il latte. Nel frattempo in un tegame sciogliete il burro, unite la farina e cuocete per 3 minuti mescolando continuamente con un cucchiaio. Aggiungete il latte e con l'aiuto di una frusta mescolate facendo bollire per 3 minuti. Unire infine lo stracchino e scioglierlo con un cucchiaio di legno. Tagliate la luganega a fettine con spessore di mezzo cm. Fate rosolare in padella con un filo di olio extra-vergine. Eliminate successivamente l'olio e il grasso della rosolatura. Pulite i carciofi dalle foglie 5 dl di besciamella 60 g di parmigiano 60 g di burro 1 cucchiaio d'olio extravergine d'oliva sale Pulite gli spinaci e lavateli a lungo sotto l'acqua corrente, lessate in poca acqua salata e scolate ben bene. Strizzate a fondo e sminuzzate a dure e dal gambo, tagliateli a fette sottili e saltarli in padella con l'olio caldo, lo spicchio d'aglio intero per circa 3 minuti. A fine cottura unite la luganega. Imburrate una teglia e riempitela con strati alternati di besciamella allo stracchino, carciofi e luganega, una spolverata di Parmigiano Reggiano e Lasagne Verdi all'Uovo (vanno benissimo le Emiliane Barilla). Ripetere l'operazione fino ad esaurimento degli ingredienti. Cuocete in forno a 200° C per 20 minuti circa, sfornate e lasciate riposare 10 minuti prima di servire. pezzettini. Impastate la farina con le uova e gli spinaci, tritate la sfoglia molto sottile e tagliate in rettangoli uguali. Cuocete le lasagne in acqua salata bollente, condita con un cucchiaio d'olio, in modo che le lasagne non si attacchino tra loro. Scolate e stendete ad asciugare una accanto all'altra su un canovaccio. Imburrate una teglia e riempite con strati alternati di lasagne, ragù, formaggio grattugiato e besciamella. Sull'ultimo strato versate un po' di besciamella e del burro in noci. Cuocete il tutto in forno a 160° per circa mezz'ora, finché la superficie sia ben abbrustolita. Servite caldo. Volete preparare le lasagne tradizionali a casa? Ecco le dosi e la preparazione: 400 g di farina bianca 2 uova 250 g di spinaci Alici al pecorino in crosta di patate P ulire le alici e aprirle a libretto; disporle su una placca da forno e cospargerle al centro di scagliette di pecorino; coprire con lamelle di patate precedentemente sbianchite in ingredienti: • 6 alici fresche • 40 g di pecorino romano • 3 patate novelle • olio, sale, pepe q.b. 12:romalive acqua bollente salata; condire il tutto con un filo d'olio e infornare per 4 minuti. r a e r i n a i t I L’A.I.D. incontra il Liceo Scientifico Morgagni [ a cura di • Fabio Nori ] Il 19 aprile a Roma, l’Associazione Italiana Danzatori ha incontrato il liceo scientifico Morgagni, per un evento culturale diverso da quelli che di solito vengono proposti alle scuole: “ITINERARIA”, per la direzione artistica di Giacomo Molinari, responsabile dell’evento la Prof.ssa Adriana Belloni. Uno dei centri di formazione per la danza e lo spettacolo più importanti della capitale e del centro Italia quindi, ha incontrato una scuola superiore di grande tradizione all’interno di un quartiere storico di Roma, Monteverde Vecchio, proprio sopra a S. Pietro. È stato un momento emozionante; per la prima volta, a detta dei docenti che li hanno accompagnati, gli studenti si sono trovati a contatto con la danza fatta bene, quella seria, quella che presuppone anni di sacrificio e di studio per essere rappresentata in palcoscenico, quella che dona la gioia di vivere e che entusiasma tutti, anche quelli che non avrebbero mai pensato di accostarsi ad essa. Certo, il nostro può sembrare un discorso “di parte”, ma è constatato che la danza è una disciplina altamente formÈativa, culturalmente ricca ed emotivamente potente, tanto da commuovere ed esaltare, divertire e far pensare. E proprio questi sentimenti ha suscitato lo spettacolo del 19 aprile, in una platea attenta, coinvolta e molto concentrata che è stata, per noi operatori del settore, una vera gioia per gli occhi e per lo spirito; trecento studenti che hanno seguito con attenzione ed entusiasmo, in perfetto silenzio ed esternando con applausi sentiti alla fine di ogni balletto la propria approvazione, hanno suscitato in tutti noi la grande speranza che i giovani di domani sapranno essere pubblico attento e capace di discernere la qualità dalla banalità, l’arte dal consumismo. Al termine dello spettacolo, un estemporaneo “work shop” ha visto più di cento ragazzi cimentarsi in una scatenata jam session di breack dance e hip hop! Le parole di una insegnante in particolare ci hanno colpito ed esprimevano questo concetto: dobbiamo augurarci che gli altri insegnanti in altri istituti si sensibilizzino a questo momento; i nostri ragazzi hanno bisogno di contenuti culturali di questo tipo, che sono perfettamente in grado di comprendere ed apprezzare. Uno studente ha abbracciato la propria insegnante, ringraziandola della giornata così particolarmente stimolante; un’alunna, uscendo dalla toilette, alla nostra domanda ha risposto che la scuola dovrebbe organizzare più spesso eventi di questo tipo e non portare i ragazzi a vedere cose che, molto spesso, sono notevolmente al di sotto delle loro aspettative: questo preside è proprio forte! Tutto questo ci inorgoglisce, ma in un certo senso non fa che confermarci che siamo sulla strada giusta – e da oltre vent’anni ormai, visto che l’A.I.D. esiste ed opera nel campo della formazione e della produzione della danza dal 1986 -. GRAZIE dunque al Dirigente Scolastico Prof. Antonio CADONI, ai docenti e agli studenti del Morgagni di Roma per aver condiviso con noi la nostra passione, la nostra vita, il nostro entusiasmo! E alla prossima! Perturbazione in arrivo! [ di • Francesca Colaiocco ] Li abbiamo conosciuti alla radio con il singolo “Un anno in più”, estratto dall’album “Pianissimo fortissimo”, e da qualche settimana abbiamo continuato ad apprezzarli con la seconda hit “Battiti per un minuto”. Sono i Perturbazione, una delle promesse del panorama pop italiano. La loro travagliata storia comincia molti anni fa. La band nasce nel 1988 a Rivoli, un paese nei dintorni di Torino, durante gli anni del liceo, e le prime esibizioni avvengono in occasione dei concerti di fine anno e in alcuni locali della zona. La musica dei primi Perturbazione è molto varia: passano dallo street rock al postrock e al baggy, dal grunge al low-fi, dal britpop al trip-hop e collaborano con numerosi artisti. Nel 1993 registrano il primo demo, “Atto ed effetto del perturbare”, e l’anno successivo entra a far parte della band la violoncellista Elena Diana. Nel 1996 esce il primo singolo, “Corridors/A huge mistake”, seguito dal- l’album di esordio “Waiting to happen”, ironico e sperimentale. Con l’arrivo di Cristiano Lo Mele (chitarrista e tastierista) il gruppo si assesta: gli altri componenti sono Stefano Milano (basso), Tommaso Cerasuolo (voce) e Gigi Giancursi (chitarra e voce). Seguono il secondo e terzo disco, “36” (un mini album composto da 6 canzoni in italiano) e “In circolo” nel 2002. Da quest’ultimo, una raccolta di canzoni ironiche e malinconiche con influenze indiane e sonorità tipiche della musica leggera italiana, viene estratto il primo singolo/video “Il senso della vite” e nel 2003 “Agosto”. La loro produzione non è particolarmente regolare e frequente, soprattutto per alcune circostanze (matrimoni, amori, incidenti) che influenzano l’operato della band. Il disco “In circolo” conquista però numerosi consensi: esce la ristampa dei primi due lavori, intitolata “Waiting To Happen/36”, e i Perturbazione trascorrono oltre un anno a suonare nei posti più disparati. Il successo si ripete nel 2005, quando esce il nuovo album “Canzoni allo specchio”, preceduto dal singolo “Chiedo alla polvere” (corredato da ben due video); parte un secondo tour e contemporaneamente il gruppo partecipa a molti progetti, tra cui lo spettacolo teatrale “Le città viste dal basso” insieme ad altri cantanti. Nell’aprile del 2007 arriva poi il disco decisivo: l’ultimo capitolo, o forse il primo di una lunga strada finalmente “in discesa”, della storia dei Perturbazione. [ di • Francesca Colaiocco ] “Sarto per signora” torna in scena al Teatro Parioli Rappresentato per la prima volta nel 1887, “Sarto per signora” è il primo grande successo dell’allora venticinquenne George Feydeau, espressione di quel “vaudeville” ottocentesco che ha nell’intreccio, nell’equivoco e nella sorpresa le sue caratteristiche principali, e che può essere considerato il padre del moderno varietà. Tornata in scena al Teatro Parioli di Roma, la commedia in 3 atti dell’autore francese ha raccolto numerosi consensi grazie all’ironia della sceneggiatura, adattata da Gustavo Verde, e alla professionalità del cast. Il racconto ruota intorno alla figura del dottor Molineaux (interpretato da Gino Rivieccio), novello e infedele marito di Yvonne, che ricorre a ogni tipo di stratagemma pur di coprire la relazione con Susanna, sposata con il generale Anatolio e a sua volta tradita. Ogni personaggio ha la propria particolarità, a cominciare dal minuto cameriere Stefano che introduce il pubblico alle indiscrezioni della vita familiare del medico. Caratteristico anche il ruolo del signor Bassinet, uomo non poco invadente che piano piano emerge come parte integrante dell’intreccio narrativo. L’opera, molto apprezzata dalla critica fin dalla sua prima rappresentazione, ha continuato nel corso degli anni a divertire il pubblico di mezzo mondo, grazie ad una trama ricca di intrecci e al ritmo incalzante della narrazione. E come ogni commedia che si rispetti, anche in questo caso è previsto il lieto fine: gli arcani sono svelati, le coppie si ricompon- gono e l’amore trionfa. Partecipazione straordinaria per Luciana Turina, nei panni dell’indiscreta suocera del dottor Molineaux. Tra gli attori principali del cast, Vito Cesaro e Antonino Miele, oltre al già citato Gino Rivieccio, eclettico artista con quasi trent’anni di carriera alle spalle. La scenografia, di Romeo Liccardo, è essenziale, ma al contempo arricchita da costumi femminili molto colorati e appariscenti, da lui stesso ideati. Le musiche, di Uccio Sanacore, sono in linea con la vivacità dell’opera e fanno da introduzione ad ogni atto. Lo spettacolo è integrato da canzoni e balletti, per la coreografia di Daria Benedetti; il disegno e le luci sono curati da Mario Esposito, mentre la regia è di Vito Molinari. :15 romalive SIMONE DE MAGISTRIS un pittore visionario tra Lotto e El Greco [ a cura di • Rossana Bartolozzi ] A ndare per le Marche è un piacere non solo dell’occhio ma anche dello spirito. Le dolci colline dalle cui sommità occhieggiano arroccati paesini e turriti castelli, ci fanno venire alla memoria le parole di Giacomo Leopardi che nella sua poetica solitudine diceva “...abbraccerete d’un sol sguardo la lunga distesa delle innumerevoli colline, incalzatisi le une le altre come onde di mare in tempesta, crestate sui culmini per città, borgate e ville che lietamente vi biancheggiano, dovrete esclamare: Ecco l’immagine delle meraviglie della natura, animate dal soffio della civiltà”. In questa regione, culla dell’arte e della cultura, tra i tanti borghi tranquilli in cui la vita è di altis- 16:romalive simo livello e dove ci si può dimenticare degli affanni della città, è situata Caldarola, cittadina posta a ridosso dei monti Sibillini, che secondo la leggenda di antica tradizione medioevale, erano abitati da fate, negromanti e Sibille. Caldarola, detta anche terra di castelli, trae origine del suo nome dalla parola latina “Calidarium” che forse indicava “la stanza delle acque calde” che si trovava nelle antiche terme romane. Recentemente, in occasione della riapertura del cinquecentesco palazzo dei Cardinali Pallotta, restaurato a seguito dei danni subiti dal terremoto de 1997, è stata organizzata una mostra del pittore Simone De Magistris, che insieme al Cardinale Pallotta, fu uno dei cittadini che più diede lustro alla città. La mostra che ha come tema Simone De Magistris – un pittore visionario tla Lotto e El greco, è stata fortemente voluta dal sindaco Lambertucci e dal curatore Vittorio Sgarbi, ed è stata inaugurata il 4 aprile, riscontrando un’immediata risonanza nazionale. La sede espositiva è il Palazzo del Cardinale Pallotta, ora sede del Municipio, ed è previsto un percorso itinerante attraverso i luoghi in cui operò il pittore. Simone De Magistris, figlio d’arte, nacque nel 1538 a Caldarola. Per un breve periodo frequentò la bottega di Lorenzo Lotto, pittore sublime, forse di carattere “difficile”, che finì la sua travagliata vita proprio a Loreto. Simone operò in pieno clima di controriforma, che a seguito del concilio di Trento del 1563 aveva codificato le regole a cui dovevano attenersi gli artisti, nell’intento programmato di rendere i dogmi della chiesa fruibili dai fedeli e contrastare le terribili accuse di Lutero che portarono la Chiesa ad una definitiva scissione. Malgrado Simone operasse in questo clima restrittivo, riuscì con la genialità che gli fu propria, a conciliare le esigenze della committenza con il suo stile definito “visionario”. Continuamente raffinandosi nella sua qualità pittorica, elaborò le sue opere in piena tendenza manieristica, da cui però non si fece mai totalmente coinvolgere, rimanendo aderente alla sua tematica visionaria, innamorato della coloristica veneta, morbida e seducente. Nella mostra sono presenti numerose opere di Simone ma anche di artisti di fama conclamata come Federico Zuccari, Pellegrino Tibaldi, che operava una scansione degli spazi di assoluta originalità, El Greco, a cui è stato affiancato per la sua tematica di forte introspezione mistica, Schiaminossi, un visionario per eccellenza, e tanti altri, dove gli stilemi codificati vengono ripetutamente infranti. Nella grande pala Calvario in cui Simone fu affiancato dal fratello Giovanni Francesco, le tre Marie sono concepite in un assoluto illusionismo ottico che pur prefigurando chiari agganci raffaelleschi, si stagliano precise e compatte, con cromia lunare, contro una costruzione scenica di grande impatto prospettico. Sono evidenti anche i riferimenti a Daniele da Volterra, anch’egli grande pittore visionario, Lorenzo Lotto è presente nella mostra con alcuni ritratti severi e composti secondo il suo stile, e con una Sacra Conversazione in cui la mano del grande maestro si rivela nella magia del colore e nella sapiente distribuzione delle masse. La mostra risulta un contenitore di autentiche opere d’arte, spesso di squisita fattura, e ci permette di fare la conoscenza di tanti artisti che pur non essendo mai assurti alla fama, sono tuttavia di notevole livello. Caldarola - Palazzo dei Cardinali Pallotta 5 aprile - 30 settembre 2007 Riletture... Roberto Carvelli, Perdersi a Roma, Edizioni Interculturali [ di • Fabio Zaccaria ] Una serie di punti di vista su quello che la normalità nasconde, ecco cosa potete aspettarvi da questo Perdersi a Roma, una “guida insolita e sentimentale” alla città eterna, come recita il sottotitolo del libro. Roberto Carvelli si rivolge alle diverse “voci” letterarie di Roma, che come piccoli “osservatori geografici” raccontano la loro città. Si spazia quindi dal Ghetto ebraico del poeta Valerio Magrelli, alle visioni di Sandro Veronesi, dalle cronache in vespa di Marco Lodoli alle periferie di Erri De Luca. In un continuo girovagare che tocca il Nord di Christian Raimo e l’Est di Mario Desiati, solo per citarne alcuni... Un libro che nasce da conversazioni con i tanti scrittori coinvolti, interviste agli artisti sui loro quartieri, la loro città, svelata attraverso il proprio prisma interpretativo, in un costante viaggiare dove l’itinerario è dettato dal sentimento, dalle emozioni, da racconti evocativi e aneddoti che nelle guide “ufficiali” non hanno mai trovato e mai troiveranno spazio sufficente. Cogliere l’enorme bagaglio di diversità di una Roma dalle millenarie geometrie ridefinite oggi dal suo Grande Raccordo Anulare e dalla sua Tangenziale, “giri di asfalto che hanno un’ascesa pericolosamente religiosa per una città così cristiana, così pagana”, come sottolinea Roberto Cotroneo. Non si canta qui la Roma imponente dal glorioso passato, dei Colossei e delle storiche piazze, dei maestosi simboli della cristianità e degli archi di trionfo, ma si scopre la poesia di una città annidata nei piccoli bar agli angoli delle strade, col loro carico quotidiano di chiacchiere, nelle periferie spruzzate di sparuto verde, con qualche anziano a passeggio che ha sempre da raccontarti una vita. Si và oltre la cinta del G.R.A., e ci si addentra fino ai celebri Castelli Romani, per poi tornare, in un continuo andirivieni, ad imboccare la via Cristoforo Colombo, “che mette a mollo le ossa nell’acqua salata di Ostia, una specie di Rimini trapiantata sul litorale romano”. Il tono dei racconti-intervista è sempre gradevole, dettagliatissimo nei vividi ricordi di chi narra le sue storie di un rapporto con la città non sempre facile, poiché molti provengono da altre realtà del Nord o del Sud Italia. Carvelli riesce a conferire a un testo di per sé “programmaticamente discontinuo e disarticolato” una struttura unitaria, che pure ha nei cambi repentini di punti di vista il suo lato migliore, sempre volto, ovviamente, alla citta eterna, “eterna non tanto perché non cade, ma perché sopporta la rovina. E sulla rovina, che contempla e custodisce amorosamente [...] costruisce continua e sempre nuova bellezza”. Il libro, oltre ad essere coadiuvato da illustrazioni essenziali ed eleganti, è farcito di citazioni letterarie di grandi autori del passato, più o meno prossimo, e raccomandiamo di fare le vostre annotazioni nelle pagine a ciò dedicate poste in fondo al volume, magari passeggiando per soddisfare una curiosità che la lettura ha prodotto. Ultima precisazione: le pagina appena menzionate hanno un “titolo” azzeccatissimo: dove mi sono perso. :17 romalive JAGUAR C-XF Il futuro del giaguaro [ a cura di • Eleonora Lilli ] L inee lunghe e tese che aggiungono eleganza all’idea di sportività, grinta e muscoli pronti allo scatto. È il concept C-Xf della Jaguar, una creatura del centro stile Jaguar voluto da Ian Callum e messo in essere da Julian Thompson. Design da berlina, styling da coupè, la C-Xf è una concept che si fa ricordare. Colpisce col suo aspetto avvenieristico e poi seduce grazie all’eleganza dei suoi interni. Nell’abitacolo infatti non si sale, ma piuttosto si scende. Chi guida infatti si inserisce tra il volante a tre razze in lega e pelle e i sedili, in un’atmosfera sobria ma dettagliata. I finestrini appaiono come sottilissimi spicchi di cristallo mentre la linea di cintura, molto alta, fa sì che, una volta seduti, ci si ritrovi il margine superiore della porta all’altezza delle spalle, quasi come in una monoposto di F1. Questo accade per via della posizione molto bassa dei sedili, che permette però di avere uno spazio inaspettato sopra la testa. La C-Xf insomma è molto comoda, soprattutto se si considera che la versione di serie disporrà di quasi 4 cm in più in altezza. Tra gli altri elementi che verranno riconfermati spiccano le forme originali a goccia delle superfici vetrate laterali, i montanti del tetto estremamente inclinati e le maniglie d’apertura delle porte a scomparsa. Parlando d’interni, secondo la chief designer, Adriana Blunt, ‹‹Jaguar ha reinventato l’utilizzo di materiali comuni come pelle o legno›› e l’esempio più appariscente di questa dichiarazione d’intenti è costituito dall’uso di una nuova pelle di alta qualità, trattata e stampata in modo da riprodurre in tutto e per tutto l’aspetto della fibra di carbonio, uno stratagemma che ha permesso di mantenere l’immagine di prestigio del materiale sintetico riprendendone volutamente la lucentezza. Oltre a questa sono stati utilizzati anche inserti di legno di pioppo, 18:romalive trattato però con un particolare procedimento a fuoco che ne ha scurito il colore mettendone in evidenza le venature e rendendolo liscio e lucido come la seta. La tonalità scura che predomina nell’abitacolo ha inoltre la funzione di mettere in risalto i comandi della trasmissione posti sul tunnel centrale, la fascia orizzontale della plancia e i tre elementi circolari prominenti degli strumenti, tutti autentici oggetti di design realizzati in alluminio. Sul volante spiccano i due grandi bilancieri, studiati per cambiare nel più autentico stile sportivo, da gara. Tuttavia, chi preferisce rilassarsi alla guida può farlo con un semplice gesto, basta impostare il comando Drive direttamente dalla console dei comandi posta sul tunnel centrale. In basso, tra pedali e poggiapiedi, si trova un autentico giacimento di alluminio, mentre la chiave di avviamento non è prevista e basta fare una leggera pressione su un piccolo pulsante rosso sul tunnel per accendere il motore. La combinazione tra il potentissimo V8 da 420 cavalli abbinato ad una pressione un po’ maggiore del dovuto sul sensibilissimo pedale dell’acceleratore provoca, poi, un boato sorprendente. L’isolamento del motore di fatto è inesistente, mentre lo scarico sembra lavorare come una cassa di risonanza. La C-Xf è una concept car che vuole mostrare a tutti l’orientamento futuro della Jaguar, un futuro che tra poco si potrà vedere correre sull’asfalto con l’entrata in produzione della serie Xf. Così Jaguar cercherà di farsi perdonare per aver passato gli ultimi 25 anni a riproporre sempre le stesse linee. King C rimson note storiche [ di • Fabio Zaccaria ] In tempi in cui la psichedelia e l’uso delle droghe imperavano nell’ambito della musica, mister Robert Fripp ebbe il coraggio di ipotizzare che “anche nel Rock era possibile usare la testa”, ovvero creare partendo da un presupposto non solo puramente emotivo, bensì razionale. Su queste basi inizia, nel lontano ottobre del 1969, l’esperienza dei King Crimson, ancora oggi una delle band più significative del panorama musicale contemporaneo, e capace di spostare continuamente in avanti i limiti della ricerca musicale. In the court of the crimson King, il primo disco dato alle stampe dopo gli esperimenti di Fripp con i fratelli Giles, segnò l’inizio dell’era progressive-rock. Improvvisazioni dal tono jazzistico, tensioni futuriste, si fondono in un amalgama unico, figlio di un’ensemble di musicisti straordinari (Lake, McDonald, Giles, ecc...) guidati da Fripp, la cui originalità chitarristica inizia a emergere con prepotenza. In the wake of poseidon esce meno di un anno dopo, tentando vistosamente di riallacciarsi, per struttura e andamento, al disco precedente, e riuscendo ancora a dar vita a momenti musicalmente straordinari, che mancano però di un elemento fondamentale: l’originalità del primo lavoro. Il terzo album, Lizard vede la luce già nel dicembre del 1970, ed è la bizzarra prova di un organico ampiamente rimaneggiato a causa di tensioni interne, che porteranno al progressivo allontanamento del sin qui autore dei testi Peter Sinfield dal leader del gruppo, sempre più deciso a rifuggire dalla dimensione fiabesca privilegiando uno sguardo più diretto sul mondo circostante, sui cambiamenti che lo agitano. Gli hippies cominciano a cedere il passo ai loschi figuri muniti di polvere bianca, e la crisi dei tempi comincia a soffiare sul collo di chi ha la sensibilità di indagare il mondo circostante, Islands, del dicembre 1971, a suo modo metabolizza queste inquietudini, mostrando anche i King Crimson in una delle performances meno convincenti della loro storia, rappresentando la chiusura della prima fase del camaleontico Re Cremisi. Il gruppo si scioglie, ma solo per iniziare una nuova e ancor più straordinaria incarnazione: quella imperniata attorno all’organico composto dal bassista/cantante John Wetton, dall’ex Yes Bill Bruford alla batteria, e dal violinista David Cross. Inizia ad affiorare quel senso di tensione geometrica che d’ora in poi sarà l’autentico marchio di fabbrica del chitarrismo di Fripp, ormai proiettato verso le sperimentazioni sonore che di lì a breve lo porteranno a mettere a punto i clebri “Frippertronics”, assoluta avanguardia per l’epoca. Lark’s tongues in aspic, Starless and bible black, e il capolavoro assoluto Red, prendono vita tra il marzo 1973 e l’ottobre 1974. Non è esagerato definire l’ascolto di questa musica come una delle esperienze ancor oggi più moderne che il Rock possa offrire, tanta è la perfezione e il nitore scaturente da un perfetto equilibrio di capacità tecnica e ispirazione. Ma una nuova crisi scuote l’irrequieta personalità del leader, e ancora una volta il gruppo, per sua volontà, cessa di esistere. C’è l’esigenza di definire nuove vi attraverso le quali esprimere quella “disciplina” che è ormai considerata nerbo non solo della musica dei Crimson, ma un vero e proprio stile di vita. Quell’elemento ordinante che ha portato “uno dei più scarsi talenti chitarristici e musicali esistenti” (così Fripp racconta i suoi esordi alla chitarra) a perfezionare una delle tecniche attualmente più straordinarie, originali e ammirate che il mondo delle sei corde possa oggi ricordare. In bilico tra mille collaborazioni con persoanggi storici del mondo musicale del tempo (Bowie, Gabriel, Eno, Talking Heads), Fripp fa risorgere la sua creatura sotto una veste ancora una volta innovativa, aprendo la terza stagione del Re Cremisi: organizzata ancora attorno alle ritmiche di Bruford, ora coadiuvato da Adrian Belew alla voce e chitarra, e Tony Levin allo stick e al basso, col solito Fripp a fungere da minimo comun denominatore tra le parti, catalizzatore di un’energia straordinariamente aggressiva. Proprio Belew (ad oggi ancora membro dei Crimson), merita forse un’attenzione particolare per ciò che riguarda l’apporto al sound della band. Perfetto contraltare alla ieraticità geometrica di Fripp, la sua indole americana, a tratti istrionica, e il suo chitarrismo selvaggio e tecnicissimo, consentono di aprire la strada ad intrecci musicali che possono allungare lo sguardo fin verso il lontano oriente, dando maggior respiro a intuizioni che nella precedente fase erano appena accennate. Discipline, Beat e Three of a perfect pair vengono realizzati dalla nuova formazione tra il 1981 e il 1984, segnando una delle più fertili stagioni creative del gruppo, ormai proteso verso un’affermazione internazionale che a tratti (Sleepless o Matte Kudasai) si concede anche il lusso di strizzare l’occhio alla Hit Parade. L’evoluzione e la ricerca sembrano non arrestarsi mai, e Fripp decide che è arrivato il momento di ridefinire totalmente l’approccio al suo strumento, inventando un nuovo tipo di accordatura (New standard tuning) che gli consente di esplorare ancor più a fondo, da differenti prospettive, quello che la musica Rock moderna ha ancora da dire. Thrak è un capitolo anomalo della discografia Crimsoniana: uscito nel 1994 e figlio di un organico di ben sei elementi (MastellotoBruford, alle percussioni e batteria, Fripp e Belew alle chitarre, Levin al basso con l’aggiunta dello straordinario Trey Gunn alla Warr Guitar), sembra quasi esser vittima della troppa bravura dei musicisti che lo suonano: affiora per la prima volta un senso di noia, di deja vu, e alcune composizioni appaiono davvero banali e scontate. Legittima flessione creativa, si potrà pensare, visti i trascorsi e la non più giovane età degli artisti coinvolti. Eppure nel 2000 ascoltiamo con un certo stupore un ennesimo cambio di direzione, The Construktion of light porta con sé in germe alcuni semi di una nuova maturazione che si concretizzerà a breve: la forza d’urto dei suoni, sempre più vicini ai lancinanti rumori d’una modernità forgiata nelle fucine di una acciaieria, riescono ad adattarsi alle tensioni dei testi cantati da Belew. La maturazione di quest’ultima fase avverrà con The power to believe, del 2003, nel quale i King Crimson dànno prova di una vitalità creativa invidiabile: con il livello tecnico dei brani che si fa sempre più irragiungibile, Fripp è ormai l’icona di se stesso, gelido come pochi durante le esibizioni dal vivo, in cui affida senza esitazioni il contatto col pubblico alla sfrontatezza di Belew, restandosene nascosto dietro l’incredibile torre di effetti grazie ai quali dà vita a suoni “alieni”. I Soundscapes saranno diretta derivazione dalla già citata tecnica dei Frippertronics, entrambe basate sul concetto di “loop” ma differenti in quanto ad esecuzione. Dare al Rock, musica emotiva per antonomasia, un principio ordinatore basato sul raziocinio ma che ne lasci intatta la forza primigena, è possibile, i King Crimson lo dimostrano ancor oggi. :19 romalive PROSTITUZIONE: ? che fare Don Benzi: l’orrore della prostituzione minorile non scalfisce la politica Moloch [ a cura di • Sergio Di Mambro e Fabrizio Piciarelli ] Ho incontrato Don Benzi a Roma in una calda Domenica di Aprile, l’intervista è avvenuta per strada su un piccolo marciapiede con dietro un boschetto e da sfondo un cielo dipinto con i colori celesti e piccole nuvole bianche. Non l’avevo mai incontrato ma ero affascinato da questo prete che ha votato la sua vita a sostenere, aiutare le persone più in difficoltà, quelli che spesso vengono considerati rifiuti umani o quelli di cui spesso ci si vergogna, perché diversi. Questa figura sempre sorridente che solca i cieli alla ricerca della sofferenza per portare sollievo. Pur avendo superato gli ottanta anni continua ad avvicinare e ad aiutare quelle persone che sembrano non avere più speranza. In questa intervista parleremo soprattutto di prostituzione, ma non solo, riportava indietro una per noi, e noi facevamo festa intorno a lui non tanto per quello che ci dava ma per l’amore che ci univa. Una sera tardò a venire perché pioveva. Noi non potemmo andargli incontro e lo aspettammo. Quando arrivò, ci raccontò cosa era successo e cioè, il greto del ruscello quando pioveva si gonfiava molto e quel giorno una macchina su tale greto si era impantanata. (Siamo nel 1933, le macchine le avevano solo i grandi proprietari terrieri). Lui si fermò e chiese al proprietario della macchina se avesse bisogno di aiuto. Gli rispose di sì, e così riuscirono a scavalcare la parte di terreno fangoso e a liberare la macchina. A questo punto mio padre ci disse delle cose che io non ho potuto mai dimenticare, specificamente che gli in quanto mi incuriosisce e affascina il Don Benzi uomo e quindi capire dove, quando e come, ha trovato tanto entusiasmo, fede e amore per il prossimo. aveva dato £2 di mancia a cui lui non aveva dato molta importanza, e poi ha detto con un tono che che è entrato dentro di me: “e mi ha dato anche la mano!”. Avevo otto anni e sono rimasto impressionato e ho portato questa frase sempre dentro di me. Ho meditato a lungo e a 16, 17 anni ho capito mio padre. Il mio papà apparteneva a quella fascia enorme di gente che crede talmente di non valer nulla che quasi chiede scusa di esistere. Da quel momento io dissi: «non li abbandonerò mai». Don Benzi, quale insegnamento ha tratto dalla sua infanzia, ci vuole raccontare in particolare qualche aneddoto? Durante una sera in cui pioveva a casa eravamo abituati ad incontrare a papà che tornava a casa dal lavoro, quando lavorava. Lui ci portava indietro quello che la mattina aveva portato come pranzo. Infatti lui delle due uova sode ne 20:romalive Tornando al periodo attuale questa fascia di persone esiste ancora, e se così fosse, vanno individuati tra quelli ai margini della società, diversamente abili, prostitute? Tutte le persone che non ce la fanno a difendersì, vengono trattate tutte come uno strumento di cui ci si serve, o come di un’occasione di cui ci si approfitta, o come un ingombro da far fuori crudelmente. La stragrande maggioranza della gente si sente una cosa, non più una persona. Di qui la nostra redenzione, stare accanto al po- vero vuol dire prima di tutto chiedergli scusa, perdono, solo per il fatto che è povero. Non siamo dei benefattori, siamo solo dei peccatori. Allora di fronte alle masse di più di 100.000 ragazze in Italia lasciate per strada a prostituirsi, di cui una buona parte sono tutte minorenni, è l’orrore più grande che ci sia. Padre, all’inizio della sua attività pastorale, c’è stata qualche esperienza vissuta che le è rimasta impressa e su cui ha meditato? Sì, un giorno è venuto da me un operaio disoccupato, ero al Porto di S. Nicolò e mi ha detto «padre mi aiuti a trovare lavoro, sono disoccupato, ho un figlio, una moglie e non ce la facciamo a vivere». Allora c’era un senatore democristiano e sono andato da lui, ho portato anche lui con me. Il senatore ci ha fatto accomodare, e abbiamo cominciato a parlare, come dicono in dialetto, “in maiuscolo”, cioè con un linguaggio “acculturato”, quasi dimenticandoci del povero disoccupato. Abbiamo parlato per un’ora e lui non ha mai detto una parola. Alla fine ho chiesto al senatore se poteva risolvere la sua esigenza e siamo venuti via. Usciti, ho visto il povero disoccupato completamente stravolto e umiliato e mi ha detto «voi potete fare di noi quel che voi volete, tanto noi non capiamo niente. Avete parlato sempre in un modo che non ho capito neanche una parola». Padre, è ancora attuale l’affermazione di quel disoccupato? Oggi chi è che conta per fare strada? Chi ha molto danaro. Chi è che conta? Chi è nella stanza dei bottoni. Chi è che conta? Quelli che hanno tra di loro società a delinquere per il potere. Quindi hanno il potere per strumentalizzare il prossimo. Non abbiamo gli eroi della società che buttano via se stessi al servizio di chi è sofferente. Io penso sempre che i nostri deputati, i nostri parlamentari, dovrebbero rinunciare a tutto il loro stipendio, andando a lavorare come lavora la gente comune, il tempo lo troverebbero lo stesso per fare le leggi. Allora il popolo direbbe «guarda sono come noi, ci possiamo credere per loro siamo importanti». Invece siamo in una sorta di pazzia, in una spartizione del potere scandalosa, e chi non conta niente nel potere economico, politico, sociale è come una zavorra che viene buttata via. Questo è lo scandalo di oggi ed è la causa della guerra permanente, che è una follia collettiva. Don Benzi, sono venuto ad intervistarla per capire. Un piccolo sfogo e una piccola constatazione: le strade di Roma di giorno e di notte sono piene di donne che si prostituiscono, lo scandalo più grande consiste nella presenza sempre più numerosa di Baby prostitute, ragazzine di 12, 13, 14 anni. Strade intere dei Municipi di Roma, come nel Municipio Roma XII, sulla Salaria, Tiburtina ecc. Punto di ritrovo giornaliero per un’orrore disumano, siamo in presenza di “stupri” ai danni di bambine di pochi anni e atti di pedofilia, nessuno interviene. Come mai una fascia così ampia della popolazione italiana si rivolge al mercato della prostituzione? Quale crisi attraversa la società? Da cosa dipende? Prima di tutto l’uomo non ha più coscienza del suo essere e vive soltanto di emozioni, di sensazioni che per loro natura sono limitate nel tempo per cui vengono sempre nuovamente sostituite. Una teoria di questa pazzia consiste anche in questo fatto: L’uomo può amare la cosiddetta moglie e poi può dare il suo corpo a bisessuali, omosessuali, scambisti ecc..., quindi una falsità esistenziale da far spavento. L’uomo non ha più coscienza di ciò che lui è. Quindi non è altro che uno scoppiettare di sensazioni ed emozioni e l’altro è solo una sorgente di tali emozioni e sensazioni. Per quanto concerne la prostituzione, purtroppo il degrado è sempre più grande perché gli uomini maschi vogliono sempre più delle bambine. Noi dal 1990 siamo impegnati su tutto il territorio nazionale per togliere dalla strada queste povere ragazze. Ebbene, nessun governo nazionale ad oggi, ha preso sul serio questo problema. Si è fatto al più qualche passo per assistere le vittime. Ma le vittime non vogliono essere assistite, vogliono essere liberate. Quello che più mi fa soffrire è che se il governo attuale volesse, in pochi mesi le libererebbe tutte, basterebbe che la polizia quando vede i “clienti” caricare o scaricare una ragazza, li chiamasse in questura per identificarli, per vedere se la ragazza è minorenne, o no! Fatto sistematicamente, ma anche per campione, chiuderebbe o bloccherebbe immediatamente questo terribile commercio. Perché non lo si fa? Come mai a Rimini dal 1998 non c’è più prostituzione su strada e nei locali pubblici? Grazie al questore di allora, Achille Dello Russo. Io andai da lui e gli dissi che la prostituzione era tutta schiavizzata, lui mi rispose che la prostituzione schiavizzata sarebbe stata cancellate in pochi mesi ha liberato Rimini da tale fenomeno. Quando Livia Turco parlò delle cooperative, gli dissi che legalizzare la prostituzione con le cooperative è mettere in mano ai criminali le loro “creature”, così come nella nuova legge si parla di “sponsor” e quindi i criminali diventeranno sponsor delle ragazze che sfruttano. Ma non solo Rimini, anche ad Ancona il questore Iacopone ha agito per eliminare la schiavitù nella prostituzione, ma anche il dottor Savina di Ferrara, come il questore di Macerata, così anche a Pesaro. Io faccio il pellegrino presso i questori dicendo: «Lo Stato non fa nulla che valga per la liberazione, ci siete voi ad operare?» Vedo che il numero dei questori che agisce in tal senso aumenta, fino all’ultima denuncia che ha fatto il comune di Padova in cui con una delibera molto forte intende liberare questa massa di ragazze. Ciò potrebbe avvenire in tutta italia… Le stelle stanno a guardare! Questo scandalo, una bambina di 12, 13 anni che viene usata, anche fisiologicamente non è pronta per questi rapporti. Sarà rovinata per tutta la vita. Ho portato da Giovanni Paolo II, una prostituta, Anna, nel 2000. Quando si è messa in ginocchio accanto a me davanti al Papa è scoppiata in pianto e gli ha detto: «Papà, la vita sulla strada è brutta. Papà, libera le ragazze». Poi gli ha detto, di nuovo piangendo: «Papà, sulla strada io mi sono ammalata. Papà sulla strada ci sono molte ragazze, ma anche tante bambine. Papà libera le bambine!». Anna è morta di AIDS, nel 2001. Padre, siamo di fronte ad un mix incredibile: i “clienti”, la politica, il business. I clienti sono elettori per la politica, la politica è collegata agli affari per tenere in piedi gli apparati e gli affari incrociano la malavita per aumentare le entrate. Padre c’è un modo per scardinare tale incrocio devastante per la società civile? C’è, si c’è. I clienti che si rivolgono al mercato della prostituzione sono calcolati in dieci milioni, con più di 100.000 donne in strada. Nella passata legislatura abbiamo presentato una legge di iniziativa popolare. Quando l’ho presentata alla Camera dei deputati, “un pezzo molto grosso tra i politici”, vedendo che noi ammettevamo la punizione del cliente: «Padre, chi vuole che approvi questa legge? Qual è quel partito che vuol perdere anche uno solo dei 10.000.000 voti di clienti italiani?». Gli ho risposto: «Siete dei prostituti politici, dovete fare le leggi, non calcolare i voti che prendete o che perdete. Dovete fare le leggi per la giustizia e per la liberazione del grido dei poveri». Non lo si vuol fare. Sono disposto a fare qualsiasi battaglia per dimostrare che tutti i governi dal 1990 ad oggi, compreso l’attuale, non vogliono affrontare tale piaga sociale. Cosa vuol dire ciò? Il partito è diventato come il dio Moloch dei Fenici che voleva vittime umane. Non voleva sacrifici di animali, ma vittime umane. Questa politica vuole vittime umane, vittime umane!! Non solo donne, ma i ragazzi, i poveri, gli abbandonati, coloro che non hanno più nessuno a cui gridare e quando li incontro nel mio cuore gli chiedo sempre perdono. Padre, operando lei in tutta Italia, nelle zone in cui opera di più è riuscito a scardinare tale fenomeno. A Roma c’è il Papa, fulcro della cristianità e della vostra attività missionaria. Roma è piena di parroci, di comunità cristiane, associazioni di volontariato. Roma :21 romalive è anche la capitale della politica. Come mai Roma è anche la capitale del degrado, della prostituzione, del vizio e non c’è un intervento tra la Chiesa, quella parte di politica sensibile e le forze dell’ordine? Noi cadiamo nella tentazione terribile di essere amministratori anziché padri e pastori. Tutta la massa umana che soffre vuole dal prete, il padre. Sulla strada queste ragazze mi chiamano “papà”, come posso avere il coraggio di farmi chiamare padre se non mi comporto da padre. Ci deve essere in tutta la chiesa un’ondata di risveglio, però tale risveglio deve avvenire con i fatti e non con le parole. Aggiungo: se tutti i movimenti cattolici, che sono tantissimi in Italia, si unissero insieme per dei target comuni, (ad esempio liberiamo le prostitute) nessuno resi- sterebbe. Invece ognuno bada al suo orticello e alla fine perde anche quello. Occorre un momento rivoluzionario nel cuore dei preti, siamo nati per questo. Non possiamo più chiudere le chiese, dobbiamo aprirle, perché la povera gente venga e soprattutto queste creature. tura abbia la felicità e la pienezza. Per questo si è volto contro se stesso diventando uomo, per manifestare questo amore. Quasi una pazzia divina nell’amore di Gesù ed è lui il segreto della storia. Basta che lui trovi nuovi fedeli e il mondo cambia davvero. Per me Cristo è stato fascino, voglia di vivere e di affrontare anche le crisi più gravi della vita. Pensa che in una società così violenta, degradata, dove il nichilismo aumenta. Dio ha ancora voglia di volgere lo sguardo per permettere di salvarci, oppure siamo già tutti dei disperati? No, Dio per essere Dio ha avuto bisogno di farsi uomo. Dio è amore, pienezza di amore. Dio ha creato la sua creatura e vuole che la sua crea- L’ultima domanda era provocatoria affinché chi guarda o legge tale intervista, soprattutto nel mondo politico, ecclesiastico, delle forze dell’ordine, possa scrollarsi di dosso la staticità del vedere, ma non guardare per agire, agire con la forza della fede e della propria umanità e dignità. Condivido le sue parole. Bessy e Susanna: due vittime della prostituzione [ a cura di • Sergio Di Mambro e Valeria De Rentiis ] Bessy, da quanto sei in Italia? Dal 2003. Come sei entrata nel giro della prostituzione? Con la mia famiglia prima abitavo in Senegal poi mio padre è morto. Un suo amico mi disse, insieme a mia madre, se volevo venire in Europa. Mia madre era malata alle gambe e io risposi di sì perché pensavo che sarei andata a lavorare. Gli chiesi cosa avrei fatto e lui rispose che mi avrebbe portato in Germania per fare la parrucchiera. Lui insieme alla moglie Emma mi diceva che in Germania avrei fatto la parrucchiera! Fece un rito vodoo con il mio sangue e con i miei capelli dicendomi che se non avessi dato 7 mila euro per il viaggio lui mi avrebbe fatto del male. Quando arrivai mi disse che il mio debito era au- mentato a 21 mila euro, non più a 7 mila, e che non poteva portarmi con lui in Germania perché non avevo il permesso. In Italia mi ha iniziato ad aiutare un uomo di nome Giacomo. Quell’uomo che mi ha portato in Europa continuava a chiedermi i soldi dicendo che li voleva subito. Sono andata a vivere a Vicenza e lui ogni giorno mi chiamava minacciando la mia famiglia se non gli avessi dato tutti quei soldi. Ruppero una gamba a mio fratello e continuò a minacciare me e la mia famiglia… mi ha costretto a prostituirmi per ridargli i soldi! Quanto tempo sei stata in strada? Sono stata in strada per tre anni. Come ne sei uscita? Ne sono uscita ora ma ho dovuto far andare mia madre e mia sorella in Nigeria. Solo così sono tranquilla che lui non le troverà mai per fare loro del male. Non vado più in strada e a Vicenza ho chiamato un’amica che, insieme al marito, mi ha aiutato. Susanna, cosa è successo nel tuo paese? Sono orfana e mi sono dovuta sposare. Anche mio marito è morto e mi ha lasciata sola con due figli. Io sono nigeriana e un nigeriano mi ha detto di venire in Italia. Sono prima andata in Marocco, poi in Spagna. Solo dopo 3 – 4 mesi sono arrivata in Italia. Ti hanno chiesto dei soldi? «Mi hanno portato in Italia a Foggia e la madame mi ha fatto andare in strada per ripagarla del debito che diceva di avere con lei. Diceva che in strada avrei guadagnato subito i soldi che le dovevo restituire. Io non volevo farlo ma lei mi ha picchiato e mi ha costretto, ogni volta che mi rifiutavo venivo picchiata!». Quanto tempo sei stata in strada? «Sono stata in strada per 3 anni e 6 mesi. Ho chiamato i carabinieri e sono scappata, mi hanno rubato i soldi. Ho sofferto tanto… ho 28 anni e due figli in Nigeria». Come ne sei uscita? «Mi hanno portato a Rimini e una donna italiana mi ha aiutato». Intervista a Giampiero Cofano, responsabile del settore antitratta Sig. Cofano, ci vuole raccontare la lunga odissea di queste donne provenienti da 22:romalive paesi lontani e portate qui in Italia? Sono diverse le dinamiche, ma già dalla storia di queste due ragazze si evince come sia organizzata la rete criminale per portare queste donne a prostituirsi in Italia e in Europa. Bisogna fare distinzione tra il traffico proveniente dalla Nigeria, che ha delle modalità molto differenti, da quello, ad esempio, dei Paesi dell’ex Unione Sovietica o della Romania, oggi paese leader fornitore di baby prostitute che oggi ritroviamo per le strade del nostro paese. Le ragazze dei paesi africani, in particolare della Nigeria, sono sotto l’influsso di una forte credenza religiosa e tribale. Prima di partire devono sottoporsi a riti voodoo, ai quali loro sono molto legate, credendo fortemente che le rivelazioni di fatti promessi dal rito magico possano veramente accadere. I trafficanti giocano molto sulle pressioni culturali e religiose di queste ragazze, approfittandosene. Tutte le ragazze vittime, provenienti dalla Nigeria, subiscono un inganno: nei paesi africani, sovrappopolati e dove la fame dilania la gente, il miraggio di rifarsi una vita, di farsi una posizione in Europa e poter aiutare la famiglia che lasciano, rappresenta per loro un sogno, quindi, facilmente cadono nelle mani di questi criminali. Il solo percorso che compiono dalla Nigeria all’Italia è molto travagliato: ci sono ragazze che raccontano di aver attraversato il deserto a piedi per un mese e di aver visto morire i propri compagni durante il viaggio. Ricordiamo, ad esempio, i barconi della speranza che dalle coste della Libia, spesso, non sono arrivati a destinazione. Giunte in Italia le ragazze scoprono il vero inganno: la madame che ha contattato le ragazze in Nigeria rivela loro quello che poi dovranno fare, in realtà le prostitute subiscono tutto questo per ripagare un debito, quello d’averle fatte arrivare in Italia: bisognerà guadagnare quanti più soldi possibili per sdebitarsi! Se fino a alla fine degli anni ‘90 parlavamo di 30 - 40 milioni di lire, ora parliamo di debiti di circa 70.000 euro. L’ammontare della cifra richiesta dagli sfruttatori dipende dall’età e dalla bellezza delle ragazze, in base a questi due fattori fanno una stima approssimativa del loro possibile ritorno economico. Le donne nigeriane che oggi rappresentano il 40% del fenomeno in Italia della presenza di prostituzione straniera schiavizzata, sono quelle che hanno sofferto di più e che hanno subito maggiori violenze. Hanno un percorso di schiavitù molto lungo: per loro è difficilissimo saldare il debito che hanno nei confronti degli sfruttatori. È un debito che riescono a saldare con grande difficoltà, perché dopo 3 - 4 anni di prostituzione, anche prima, non riescono più a reggere questo stile di vita, e raccontano che è contro la loro natura e che non rappresenta il volere di Dio. Dai primi anni ‘90 per un totale di 15 anni di attività, abbiamo aiutato 5000 vittime di prostituzione di cui 2800 provenienti solo dalla Nigeria; parliamo anche di vittime minorenni, abbiamo aiutato vittime nigeriane di circa 14 – 15 anni. Qual è la percentuale delle minorenni vittime del giro di prostituzione? Attualmente in Italia si attesta intorno al 30-35%, se invece consideriamo il fenomeno ultimo in esplosione, quello delle donne rumene, registriamo in alcune città la presenza del 50% di minorenni. Roma ne è un esempio: percorrevo la via Salaria un venerdì sera intorno alle 21 e ho trovato moltissime bambine vittime del giro. Vorrei aggiungere che oltre alla Salaria, il fenomeno è presente anche nel XII Municipio, in via Marconi per esempio, dove molte minorenni si prostituiscono non solo di sera, ma anche di giorno. Possiamo affermare che se una persona va con una minorenne è un pedofilo? Viene definito pedofilo fino ai 14 anni di età. Quando parliamo di minorenni partiamo da un’età di 12 – 13 anni in sù. Ricordo un caso di Genova, dove ha operato la questura qualche mese fa: durante un controllo di circa 50 – 60 ragazze rumene sono state trovate circa 12 vittime minorenni incinte, alcune fino al 9° mese di gravidanza, con ancora il bambolotto in braccio! Questo significa che è una richiesta precisa che viene dai clienti, non ci sarebbe al- tra spiegazione. Questo è un fenomeno fortemente organizzato, a doppio, triplo turno, senza distinzione d’orari. Se è difficile intervenire su una donna maggiorenne, però, su una minorenne dovrebbe essere molto più semplice. La polizia dovrebbe poterle salvare senza far loro troppe domande. Come mai il fenomeno è in aumento? È la legge della domanda e dell’offerta, ad una maggiore domanda… corrisponde una maggiore offerta, ecco perché il fenomeno è andato crescendo negli ultimi anni: parliamo di 9 milioni di clienti! Chi vorrebbe rinunciare a un business del genere? Ci accorgiamo che parliamo di schiavitù, di tratta delle persone: la richiesta ora è di minorenni e gli sfruttatori si adeguano. La polizia dovrebbe intervenire assieme alle altre Istituzioni. Come mai non si fa nulla? La polizia e la politica sono similari e connesse. Non possiamo distinguere le due cose, chi vuol perdere 9 milioni di voti? (affermazione di un politico durante un incontro con Don Benzi). A Rimini siamo stati fortunati perché c’è stato un questore che ha deciso di fare pulizia per le strade e dal 1998 il fenomeno della prostituzione è andato diminuendo. Ma in Italia, in generale, la convivenza tra mafia, malavita e queste organizzazioni criminali permette che per le strade ci siano ancora tante prostitute. Intervista a Erika Bernacchi, resp. del coordinamento donne della Sezione Italiana di Amnesty International [ a cura di • Luciana Buono ] Come organizzazione governativa indipendente cosa fate per contrastare il fenomeno della prostituzione e della tratta di esseri umani? Amnesty International ha denunciato il fenomeno della prostituzione forzata e della tratta di esseri umani come una delle più gravi forme di violazione dei diritti umani che colpisce in particolare le donne e i bambini. Difatti Amnesty International si è occupata del fenomeno soprattutto nell’ambito della campagna mondiale “Mai più violenza contro le donne” che con- duce dal 2004. Amnesty sottolinea che le persone vittime di tratta hanno diritti che gli Stati sono tenuti a rispettare, incluso quello a una riparazione per gli abusi che hanno subito. In particolare in base al diritto internazionale gli Stati sono tenuti time di tratta, di cui 619 minori di anni 18. Inoltre dai dati della Direzione Centrale della Polizia Criminale emerge per l’anno 2004 un totale di 3.201 denunciati e di 422 arrestati, mentre per l’anno 2005 un totale di 3.215 denunciati e di 382 arrestati in relazione alle seguenti fattispecie di reato: Riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù (art. 600 c.p.), Prostituzione minorile (art. 600 bis c.p.), Tratta di persone (art. 601 c.p.), Acquisto e alienazione di schiavi (art. 602 c.p.), Impiego di minori nell’accattonaggio e altri (art. 671 c.p.). È stato anche attivato un numero verde antitratta nazionale (800290290) al quale sono pervenute nel periodo 2000-2005, 475.492 chiamate. a esercitare la dovuta diligenza nel prevenire, investigare, perseguire e punire tutti gli atti di violenza contro le donne, sia che questi vengano perpetrati da agenti statali che da persone private. Ciò significa che gli Stati devono considerare la tratta un reato e rendere effettiva questa proibizione fornendo assistenza legale, assicurando l’accesso alla giustizia alle vittime e adottando misure preventive che affrontino le cause che sono all’origine della tratta. A livello internazionale Amnesty ha inoltre monitorato il processo di redazione della Convenzione europea contro la tratta di esseri umani facendo pressione sulle istituzioni del Consiglio d’Europa affinché inserissero nel testo della convenzione una reale protezione dei diritti delle vittime di tratta. La Convenzione europea è attualmente lo strumento più importante in quanto fornisce un quadro generale per la protezione e l’assistenza delle persone vittime di tratta e stabilisce anche un meccanismo di controllo sull’implementazione degli obblighi degli Stati. Se la Convenzione entrasse in vigore rappresenterebbe un importante passo avanti nella tutela dei diritti delle vittime a livello europeo, per questo Amnesty sta chiedendo a tutti i paesi del Consiglio d’Europa di ratificarla velocemente. Quali sono le cifre stimate in vostro possesso relative alle donne ridotte in schiavitù in Italia? I dati a disposizione sono spesso soltanto delle stime in quanto la tratta è ovviamente un fenomeno nascosto e difficilmente quantificabile. A livello mondiale variano dalle 700.000 persone vittime di tratta ogni anno nel Rapporto Segretario Generale ONU 2003 ai due milioni di bambine tra i 5 e i 15 anni introdotte nel mercato del sesso secondo i dati dell’agenzia delle Nazioni Unite, Unifem 2002. A livello italiano la V Relazione al Parlamento sull’attività del Comitato Interministeriale dei diritti umani 2003 parla di 50 mila donne un terzo delle quali minorenni, vittime di tratta per un giro d’affari annuale stimato in 5-7 miliardi di euro, mentre nel rapporto del Dipartimento di Stato statunitense del 2004 si parla della presenza di 25.000-30.000 vittime di tratta in Italia. I dati certi che abbiamo sono quelli riguardanti i programmi di protezione sociale. Il Dipartimento per le pari opportunità dal marzo 2000 al giugno 2006 ha cofinanziato progetti di protezione sociale che hanno accolto e assistito 11.226 vit- Quante minorenni e da dove provengono? (Per i dati si veda la domanda precedente) La tratta di minori avviene prevalentemente a scopo di accattonaggio, prostituzione, lavoro domestico. La maggior parte proviene da famiglie povere, socialmente vulnerabili, scarsa istruzione e spesso fuggono da situazioni di violenza domestica Secondo i dati sui progetti di protezione sociale del Dipartimento pari opportunità, negli anni 2000-2001 le nazionalità prevalenti cui appartenevano i minori vittime di tratta a fini di prostituzione erano quella albanese, assolutamente predominante, quella rumena (al secondo posto), quella moldava e quella nigeriana, di entità assimilabile; in minor parte vi erano anche vittime provenienti da Paesi dell’ex Jugoslavia, dall’Ucraina e dalla Bulgaria, dalla Tunisia, dall’Ungheria, dalla Colombia e dalla Russia. Successivamente si è invece assistito ad una netta diminuzione delle minorenni di nazionalità albanese cui ha corrisposto un sensibile aumento di quelle di nazionalità rumena e un aumento di quelle provenienti dal Marocco – si tratta generalmente di minori maschi – e dal Sud America. Quale potrebbe essere una soluzione? Per cercare di risolvere il problema della tratta di esseri umani è necessario agire su più fronti. Certamente gli Stati devono fare tutto ciò che è in loro potere per reprimere e punire i trafficanti che attraverso la tratta ottengono enormi guadagni e devono garantire alle vittime di tratta la possibilità di un reinserimento sociale attraverso appositi programmi e la concessione di permessi di soggiorno. Ciò tuttavia non è sufficiente, è necessario infatti agire anche sul fronte della prevenzione sia attraverso apposite campagne informative nei paesi di origine delle donne e delle ragazze vittime di tratta che attraverso misure che migliorino le condizioni di vita generali in quei paesi. Ciò che accade spesso infatti è che donne e le ragazze con situazioni economiche e familiari precarie vengono ingannate con false promesse di lavoro per poi ritrovarsi costrette a fare le prostitute in situazioni che in alcuni casi possono essere definite di schiavitù. Esse subiscono infatti abusi e maltrattamenti da parte dei propri trafficanti che spesso ritirano anche i loro documenti di identità, non hanno accesso ai servizi sanitari, vivono spesso in abitazioni fatiscenti e sovraffollate nelle quali sono spesse recluse senza avere accesso al mondo esterno se non quello dei loro clienti. Ma per sconfiggere il dramma della tratta è necessario promuovere anche una cultura che rifiuti la violenza contro le donne e i bambini per questo Amnesty International realizza una serie di attività di formazione e sensibilizzazione rivolte ai ragazzi delle scuole, ma anche a tutta la popolazione per fare sì che la violenza contro donne e bambini non sia più considerata tollerabile. Cosa fanno le istituzioni in merito? L’Italia si è dotata di una buona legislazione contro la tratta, che viene considerata una buona pratica a livello europeo. In particolare l’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione ha istituito i progetti di protezione sociale, vale a dire si prevede il rilascio del permesso di soggiorno al fine di “consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza e integrazione sociale”. Ciò che è importante è che il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale non è subordinato all’obbligo di denuncia da parte della vittima, cosa che consente anche alle donne che non vogliono o non hanno il coraggio di denunciare i propri trafficanti (spesso per paura di ritorsioni contro di sé o le proprie famiglie) di usufruire ugualmente del permesso di soggiorno e della protezione dello Stato. C’è da dire tuttavia che l’applicazione della normativa non è sempre uniforme sul territorio e le questure non adottano sempre gli stessi criteri nella decisione del rilascio del permesso di soggiorno. Inoltre nel 2003 è stata approvata la legge 228/2003 che definisce i reati di riduzione in schiavitù e di traffico e che prevede la punibilità di chiunque eserciti su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà ovvero chiunque riduca o mantenga una persona in uno stato di soggezione continuativa al fine di costringerla a mendicare o a fornire prestazioni di tipo lavorativo o sessuale e che comunque ne comportino lo sfruttamento. Tali reati sono puniti con la reclusione da 8 a 20 anni. :25 romalive Ipost: Intervista al Commissario Straordinario Giovanni Ialongo ] a cura di Marta Cecchini [ Siamo nella sede dell’Ipost, all’Eur (XII Municipio), in presenza del presidente dell’ipost, Giovanni Ialongo, anzi da quest’anno Commissario Straordinario, dico bene? “Sì, in effetti da Novembre, con decreto del Ministro delle Comunicazioni, On. Paolo Gentiloni, sono stato nominato Commissario Straordinario. Nella continuità dopo 9 anni da presidente dell’Istituto Postelegrafonici”. Negli anni precedenti abbiamo seguito un po’ l’attività svolta dall’Ipost, possiamo definire quest’Istituto l’eccellenza nel settore dell’erogazione previdenziale? Ci vuole parlare di come siete riusciti a raggiungere questo livello? “Sì, prima però, mi consenta di rivolgere a lei e ai suoi collaboratori un apprezzamento particolare perché seguite, da molto tempo, e con molta attenzione, l’erogazione dei nostri servizi e per l’impegno che avete sempre profuso nell’informare, comunicando le attività e i servizi che eroghiamo ai nostri utenti, non solo nell’ambito di questa circoscrizione, ma di tutto il territorio nazionale. I servizi che noi offriamo sono la previdenza, l’assistenza, la mutualità e il credito. Dopo alcuni anni di rodaggio per una crescente puntualizzazione della macchina organizzativa del nostro ente, siamo riusciti ad offrire i servizi in modo eccellente, sia per quanto riguarda la previdenza, pagando la pensione in tempo reale senza interruzione tra la busta paga di poste italiane al dipendente e il rateo di pensione dell’ipost al neopensionato, sia per quanto riguarda l’assistenza che è stata rimodellata, per dare la possibilità anche ai pensionati di usufruire dei vari benefici. Ecco le nostre iniziative: abbiamo fatto 26:romalive una convenzione con l’Opera Romana Pellegrinaggi, una convenzione che consente ai nostri pensionati un soggiorno nei mesi di maggio, giugno e luglio, in una bellissima località toscana, dove possono trascorrere 15 giorni non solo di riposo, ma anche seguendo le attività culturali che questa iniziativa consente. Per quanto concerne il credito, lo abbiamo aggiornato: siamo ora in condizione di poter erogare il prestito a tutti i dipendenti che lo chiedono anche on line, accelerando i tempi tra la richiesta e l’erogazione, circa 10 – 15 giorni. Per quanto riguarda i pensionati, ci siamo fatti carico di stabilire una convenzione con un primario Istituto bancario per consentire anche a loro di ottenere prestiti tramite la cessione del quinto del rateo pensionistico. Tutti questi risultati sono stati raggiunti grazie all’impegno costante delle organizzazioni sindacali e di tutti i lavoratori dell’Ente che ho l’onore e l’onere di presiedere, con la carica di Commissario Straordinario. A che punto è la realizzazione del vostro sogno di avere una sede tutta vostra? “In effetti noi qui siamo ospiti di Poste Italiane, anche se graditi dalla società. Speriamo di realizzare il sogno di riportare i nostri lavoratori presso la propria casa come l’ho definita nel corso della convention dei 50 anni dell’ente; la propria casa, perché una parte dei lavoratori dell’ipost prestavano già la loro attività nel complesso di nostra proprietà in via Carlo Spinola. Abbiamo fatto un accordo di programma con il sindaco Veltroni: al comune noi abbiamo ceduto un immobile ad uso scolastico, dove c’è la Scuola Alonzi, il Comune ha concesso all’Ipost la possibilità di costruire su un terreno di nostra proprietà. È partito da poco un concorso per il mi- glior progetto edilizio. Ci auguriamo che parteciperanno qualificati professionisti che presenteranno idee e progetti per la costruzione della nuova sede che sarà costruita in via Cristoforo Colombo, a ridosso del complesso di Spinola. Ora c’è un nuovo governo che ha portato innovazioni, cambiamenti e proposte, una delle quali riguarda l’organizzazione del sistema pensionistico e anche degli enti previdenziali: si parla di un unico Ente previdenziale. Presidente Ialongo, basandosi sulla sua esperienza e sul ricercare Know how al servizio dei cittadini, cosa pensa di questa proposta? “Inizierà nei prossimi giorni il confronto tra il governo e le organizzazioni sindacali previsto dal memorandum sottoscritto già alla fine dell’anno scorso tra le due parti, per la ricerca di un nuovo modello strutturale che dovrà gestire la previdenza del nostro paese. Attraverso l’accorpamento di tutti gli enti in un unico organismo, il governo mira ad ottenere notevoli risparmi di gestione. A tal proposito nutro seri dubbi che si possa raggiungere tale obiettivo. Temo infatti che eventuali risparmi possano andare a scapito della funzionalità e della qualità dei servizi, anche se condivido la politica del governo di riduzione della spesa pubblica. Partecipiamo a questo dibattito convinti che l’esecutivo e le forze sociali sapranno ben rappresentare queste esigenze e questi orientamenti. Per quanto riguarda il nostro Ente, stiamo verificando una soluzione alternativa. Attraverso un confronto con le organizzazioni sindacali, dei lavoratori delle Poste e dei lavoratori dell’Ipost, che ho incontrato recentemente e in seguito ad una verifica con l’On. Gentiloni e con i rap- presentanti delle Poste Italiane, soprattutto nella persona dell’Amministratore delegato Massimo Sarmi, stiamo valutando la possibilità di trasformare l’Ipost da ente di diritto pubblico non economico ad una fondazione di natura privatistica. A tal proposito abbiamo riscontrato consensi e abbiamo affidato a dei giuristi lo studio di fattibilità che permetterebbe di salvaguardare l’integrità del nostro Ente. Presidente, vuole lanciare un messaggio in occasione del prossimo Forum della Pubblica amministrazione? “Diamo appuntamento a tutti gli utenti e ai cittadini di questo quartiere, confermando non solo la partecipazione attraverso un nostro stand, nell’ambito del Forum presso la nuova fiera di Roma, ma ricordando che, il giorno 22 maggio alle ore 11, alla presenza del Ministro delle Comunicazioni, l’On. Paolo Gentiloni, presenteremo un nostro progetto innovativo, sempre in direzione del miglioramento della qualità dei servizi: un pallino fisso che ha contraddistinto la mia gestione, fin dal 1997: consentire ai nostri utenti di avere servizi efficienti ed efficaci”. L’intervista è stata realizzata da Sergio Di Mambro per la trasmissione televisiva RomaLive. In foto: il Commissario Straordinario dell'Ipost Giovanni Ialongo :27 romalive Domenica andiamo per... meteoriti e stelle [ a cura di • Aldo Sabatini ] La proposta di questa volta, su cosa andare a visitare nei dintorni, non ci lascia troppo tempo a disposizione, un mese scarso! Mi spiego meglio: dal 4 al 20 maggio verrà montato un planetario, al Parco Leonardo di Fiumicino. Venti minuti di automobile, e avremo la possibilità, senza sentir dolore, di vedere le stelle… seduti sulla nostra poltroncina; non solo, ma potremo osservare e toccare anche molte meteoriti, alcune grandi e rare, in esposizione per tutta la durata della manifestazione! Ne segnalo una fra tutte, una meteorite ferrosa caduta in Argentina vicino la cittadina di Campo del Cielo (che nome azzeccato!), del pe- 28:romalive so di 8 Kg.! Il planetario è un particolare dispositivo in grado di simulare i fenomeni del cielo stellato, visibili ad occhio nudo in condizioni ottimali, da un punto qualsiasi della superficie terrestre; è composto da due elementi principali: una cupola di forma sferica e una macchina per proiezione posta al suo interno, in corrispondenza del centro della struttura. La simulazione viene svolta azionando la macchina all'interno della cupola, dopo aver opportunamente oscurato l'ambiente: il proiettore forma le immagini dei corpi celesti sulla superficie interna della cupola (che funge da cielo artificiale), proiettando fino a oltre 3500 stelle, e rispettando le esatte proporzioni di distanza e luminosità esistenti realmente tra esse. Quanto più la cupola è grande tanto maggiormente la simulazione sarà realistica. La geometria del proiettore può essere modificata grazie a comandi elettronici, in modo da poter spostare a piacimento sulla superficie della Terra il punto di osservazione. Con altri comandi è possibile vedere l'evoluzione della volta celeste con il trascorrere del tempo. Più volte mi sono seduto in un planetario, col naso all'insù, e ogni volta è stata un'emozione nuova: è un'esperienza unica, per comprendere più a fondo i segreti dell'universo, per vedere da vicino le stelle e i pianeti; in aggiunta, questa volta, ci saranno le meteoriti, quegli strani, misteriosi e affascinanti oggetti provenienti da altri mondi, che tanto stimolano la fantasia di ognuno di noi, con le mille domande che pongono e alle quali si comincia a dare qualche risposta! Per saperne di più, e provare un'emozione, una bella emozione in diretta, arrivederci allora al planetario, Parco Leonardo di Fiumicino. Ci si arriva facilmente, o con l'Autostrada Roma-Fiumicino, uscita Zona Commerciale, o con la Via Portuense. La manifestazione, lo ripeto, dura due settimane, dal 4 al 20 maggio: l'orario delle lezioni e delle proiezioni è dalle 9:30 alle 12:30, e dalle 15:30 alle 19:30, tutti i giorni. Venerdì 11 maggio, dalle 21:00 alle 24:00, sarà inoltre possibile l'osservazione diretta del cielo con telescopi giganti: chi voglia prenotarsi per questo evento o per una visita guidata mi contatti al solito indirizzo e-mail [email protected]. Wine & Food for life Insieme per l’Africa [ a cura di • Valeria De Rentiis ] cola a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo in cui saranno lavorate le principali coltivazioni della regione e, fattore più importante, verrà insegnato alle popolazioni locali come coltivarle. Wine for Life, come ha affermato l’Assessore Valentini, è un’iniziativa benefica attraverso cui si cerca di sostenere queste popolazioni e attraverso la collaborazione tra l'assessorato all'Agricoltura del Lazio, ARSIAL e la Comunità di S. Egidio è nato questo progetto, Food for Life, per coinvolgere il mondo dell'agro-alimentare e della ristorazione regionale a sostegno dell'iniziativa Dream per la lotta all'Aids in Africa. Il nuovo progetto si aggiunge a Wine for life, che dal 2003 lega oltre 100 produttori vinicoli: i ristoratori accompagneranno un proprio piatto caratteristico al progetto, devolvendo a Dream un euro ogni volta che viene ordinato. Se pensiamo che N ella sede dell’Enoteca Regionale Palatium in via Frattina 94 a Roma, il 6 giugno è stato presentato il progetto “Wine for Life”, (vino per la vita). Alla presenza del sindaco Veltroni, del portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti e del Commissario Straordinario Arsial Fabio Massimo Pallottini, l’Assessore all’Agricoltura, Daniela Valentini ha dato il via ad un’altra importante iniziativa nei confronti dell’Africa. Per ogni bottiglia di vino acquistata e per ogni pasto, da scegliere tra le tantissime varietà proposte, verrà devoluto un euro per aiutare i paesi africani a sconfiggere l’AIDS. Il ricavato andrà a sostegno di Dream, progetto promosso dalla comunità di Sant’Egidio e fortemente sostenuto dalla giunta Veltroni attraverso cui sono state messe in piedi diverse realtà, tra le quali scuole e attrezzature per i bambini africani. Uno dei problemi fondamentali è risolvere il debito dei paesi poveri, tra cui l’ Africa, e il sindaco Veltroni a questo proposito ha dichiarato: ”La prima cosa da fare per l'Africa è cancellare il debito, ma bisogna fare in modo che i soldi vadano ai cittadini, perché in Africa c'è il problema della corruzione". Sarebbe infatti un controsenso, nel momento in cui vengono raccolti fondi per aiutare paesi poveri che, loro malgrado, sono costretti • più di 25 milioni di persone hanno già il virus HIV/AIDS (senza medicine per curarsi) • 14 milioni di bambini sono orfani di AIDS a restituire. L’Assessorato all’Agricoltura ha messo in campo già diverse iniziative in favore dell’Africa: ricordiamo la costruzione di un’azienda agri- ci rendiamo conto di quanto possiamo e dobbiamo ancora fare per aiutare l’Africa. Wine For Life è un bollino che i produttori acquistano all’origine dalla Comunità di Sant’Egidio, del valore di mezzo euro che progressivamente diventa un valore aggiunto al vino stesso quando si presenta, riconoscibile, sullo scaffale, al ristorante o sulla tavola. Fino ad ora oltre 1,2 milioni di bottiglie hanno portato il bollino. Presso il Palatium, l’Enoteca Regionale, è possibile contribuire attraverso il consumo di 10 piatti e diversi vini avendo la possibilità di gustare comunque prodotti genuini e regionali. La Regione informa [ a cura di • Marta Cecchini ] Ed a Roma in un anno sono nati ventiquattromila posti di lavoro in più L'economia del Lazio sceglie l'innovazione Nella regione chiude un'azienda su dieci, ma siamo leader in Italia per nascita di nuove imprese nei settori tecnologici Sembra una contraddizione. Eppure i dati, per la verità forniti da diversi istituti di ricerca, parlano chiaro. Il Lazio è primo in Italia per fallimenti di aziende (una su dieci ha chiuso) e al tempo stesso è leader nazionale per nascita di nuove aziende, soprattutto nei settori hi-tech. Nel 2006 la maglia nera d'Italia per numero di imprese fallite, secondo la Cgia di Mestre, è andata infatti alla nostra regione, con una percentuale di chiusure che ha superato il 10% del totale di imprese in attività: ben 38.857 aziende laziali hanno dichiarato fallimento, il doppio rispetto alla Lombardia (dove hanno chiuso cinque aziende su cento), molto di più rispetto alla Campania, dove sette imprese su cento hanno dichiarato fallimento. Poi andiamo a leggere i dati del Censis, uno dei più importanti istituti di ricerca nazionali, e notiamo con stupore che il Lazio è primo in Italia per nascita di nuove aziende nel settore dell'alta tecnologia, con un tasso medio di crescita più che doppio rispetto al Paese (+7,1% contro una media nazionale del 3,1%) e con punte di aumento, come nel settore delle telecomunicazioni e dell'audiovisivo, dove si arriva addirittura al 16%. Cresce anche il settore del biochimico (+8,5% nel lazio e addirittura +25% nella sola provincia di Roma), in controtendenza con un andamento nazionale che mostra un calo, anche nel 2006, di questa nicchia di produzione (-1,4%) e au- mentano anche editoria (+6,9%) e informatica (+3,6%). Se dunque guardiamo attentamente i dati, ci accorgiamo che non si tratta di una contraddizione. Significa semplicemente che il Lazio sta sempre più diventando una regione terziaria, che investe sui settori tecnologicamente più avanzati, abbandonando invece le fette di mercato tradizionali. La conferma viene anche dagli investimenti che la Regione Lazio sta attuando sul fronte della ricerca e dell'innovazione, dell'importante ruolo che la Pisana ha affidato ai suoi dieci distretti industriali, come veicolo di sviluppo e di traino per il resto della regione. La pensa così anche il presidente di Sviluppo Lazio, Giancarlo Elia Valori, che spiega come "l'industria tecnologica rappresenta la strada vincente non solo in chiave di crescita del nostro sistema produttivo, ma anche perché può sviluppare nuovi prodotti e servizi, meglio e prima dei concorrenti, interpretando a fondo le esigenze del mercato per rispondervi con soluzioni sempre più specializzate". È buona anche la performance registrata dal Comune di Roma, che nel 2006 registra ben 24mila posti di lavoro in più, con un incremento occupazionale pari all'1,5%. Nel 2006 il mercato del lavoro dell'area romana ha favorito la componente maschile, il cui tasso di occupazione passa dal 70,1% al 72,5, mentre il tasso di occupazione femminile si attesta sul 51%, mantenendo valori più alti rispetto alla media nazionale (46,3%). Conti pubblici: prospettive stabili per il rating del Lazio L'agenzia Standard & Poor's premia la trasparenza sui conti della Pisana Non è più la regione degli uffici amministrativi, centro del potere e della pubblica amministrazione. Il Lazio si sta scoprendo regione dai numeri importanti, nella ricerca, nell'innovazione, nelle nuove tecnologie. Una terra che sa lavorare, come confermano i recenti dati forniti dalla Camera di commercio di Milano, in base ai quali il Lazio guida la classifica nazionale per sviluppo e imprenditorialità. L'ente milanese evidenzia nel Lazio un aumento del 2,2% nella natalità imprenditoriale, e crescite marcate nel prodotto interno lordo, nell'export, negli investimenti. "È un dato - spiega l'Assessore alla piccola e media impresa, commercio e artigianato del 30:romalive Lazio Francesco De Angelis - che rende merito della grande mole di lavoro che la Regione sta attuando per far crescere la cultura d'impresa. Stiamo incoraggiando gli investimenti privati, e di recente abbiamo stanziato un fondo di 180 milioni di euro in tre anni per l'innovazione delle PMI e lo sviluppo del territorio". Un territorio, quello del Lazio, sempre più appetibile, dotato di strumenti, servizi e infrastrutture all'avanguardia. "Dobbiamo motivare gli investitori, siano italiani o stranieri, a scommettere sul Lazio e per questo, spiega De Angelis, stiamo destinando grandi risorse per rendere sempre più moder- ne e funzionali le nostre infrastrutture e al contempo per rafforzare i distretti industriali e i consorzi industriali, la cui attività è strategica per rafforzare l'appeal del territorio". Oggi il Lazio è la regione in cui si fa più ricerca, che investe le maggiori risorse nell'innovazione, sede dell'unico distretto italiano specializzato nel settore aerospaziale. La significativa localizzazione di aziende "hitech" è favorita infatti da un'offerta di ricerca che non ha eguali in tutto il resto del Paese: il Lazio può contare su una rete universitaria di undici atenei, sul CNR, su Enti nazionali, poli tecnologici all'avanguardia e oltre 40 organi di ricerca. Per il settore agroalimentare, il Lazio dispone di due mercati all'ingrosso di rilevanza nazionale, il Centro Agroalimentare di Roma e il Mercato Ortofrutticolo di Fondi, in provincia di Latina. E con la nascita della nuova Fiera di Roma, la regione si candida a diventare punto di riferimento per le attività fieristiche del Mediterraneo. È una struttura avveniristica, che sarà comple- tata nel 2009, ma che ha già aperto i battenti con otto padiglioni. Si tratta di un'area di 920 mila metri quadrati, di cui un terzo destinato al verde, con 22 padiglioni, un centro direzionale d'acciaio e cristallo di 3 mila metri quadrati, un centro congressi, parcheggi per 14 mila auto, uffici, ristoranti, bar, negozi, agenzie di viaggio, un albergo per gli espositori, sale riunioni, spor- telli bancari. Concepita come una vera e propria vetrina del Made in Italy, la fiera, che si trova a breve distanza dall'aeroporto di Fiumicino e a pochi minuti dal centro di Roma, è considerata già oggi una delle realtà fieristiche più importanti d'Europa e il secondo polo italiano dopo Milano. Marrazzo: risorse per evitare la fuga dei cervelli dal Lazio Ricerca e innovazione, un protocollo tra Regione e CNR De Angelis: "La competitività nasce dalla sintesi tra idee e produzione" Cooperare per l'attuazione di programmi di ricerca, sviluppo e innovazione finalizzati ai bisogni economici e sociali della regione, ancorare i finanziamenti ai progetti. Questi gli obiettivi di un progetto avviato dalla Regione Lazio per favorire lo sviluppo della ricerca. "Quei cervelli che troppo spesso fuggono dal nostro Paese - ha detto il presidente della Regione Piero Marrazzo - ora sapranno che i loro progetti vengono finanziati, sapranno come, per quanto tempo e da chi. L'intesa serve a raggiungere l'obiettivo di destinare alla ricerca il 3 per cento del Pil regionale entro il 2010. Già ora investiamo il doppio della media nazionale: il 2 contro l'1 per cento. Questa regione ha tante piccole imprese che non possono permettersi né ricerca né innovazione. Ma anche tanti soggetti che possono farlo: le Università, gli enti di ricerca, alcune grandi aziende, come quelle del chimico-farmaceutico che non hanno bisogno di fondi ma di semplificazione amministrativa e interventi infrastrutturali". La Regione ha stanziato negli ultimi anni oltre cento milioni di euro per la ricerca. E proprio sull'importanza della ricerca si è soffermato l'Assessore alla piccola e media impresa, commercio e artigianato Francesco De Angelis. "Dobbiamo far valere le nostre eccellenze, la nostra creatività e la capacità di produrre, ma per farlo sono fondamentali le sinergie tra tutti gli attori territoriali, pubblici e privati. Dobbiamo cioè incentivare il dialogo tra impresa, centri di ricerca e università, perché è da questa sinergia che l'idea diventa prodotto. Se non si dialoga, se non si collabora, l'idea rimane mera teoria. Mettere in rete intelligenza, sperimentazione e capacità creativa significa quindi avere una grande occasione di successo". Gli strumenti finanziari messi in campo dalla Pisana sono numerosi: il Fondo per lo Sviluppo Economico, che prevede uno stanziamento triennale di 60 milioni di euro, per consentire ai centri di ricerca di sviluppare progetti e idee innovative, un apposito Fondo di rotazione, che offrirà 180 milioni di euro per lo sviluppo del territorio e delle PMI, oltre al rifinanziamento di tutte le leggi di incentivo maggiormente legate agli investimenti aziendali in ricerca e innovazione, come la legge 598 del 1994 (rivolta a sostenere l'innovazione tecnologica e lo sviluppo precompetitivo) o come la 140 del 1997 (che prevede incentivi automatici alle imprese per l'innovazione e la ricerca). "Quanto più saremo innovativi, ha affermato De Angelis, tanto più saremo competitivi: assumere questa convinzione significa comprendere che la spesa nel campo della ricerca e dello sviluppo non rappresenta un costo, ma un investimento". Piccole imprese crescono, ed ecco il Testo Unico La mappa dell'artigianato laziale: il Lazio a quota centomila Numeri di tutto rispetto per le piccole e medie imprese artigianali, che da oggi possono contare anche su una legge fatta su misura per loro, semplice e improntata allo sviluppo. Il Lazio conta 98 mila 737 imprese artigiane, con un tasso di sviluppo pari all'1%, e una densità imprenditoriale di 18 imprese artigiane per 1.000 abitanti (16,6 a Roma, 18,6 a Latina, 19,6 a Frosinone, 25 a Rieti e 26,6 a Viterbo). Numeri che fanno della nostra regione, a livello nazionale, tra i territori più importanti per lo sviluppo del settore, che vanta una crescita occupazionale del 2%. Massiccia è la presenza sul territorio delle piccole imprese, con meno di 10 addetti (sono il 95,7% e occupano il 48,5% degli addetti complessivi nel Lazio). Significativa è la crescita anche delle botteghe di artigianato artistico e tradizionale (orafe, ferro battuto, legno, restauro). Nel 2002 ne sono state censite 2.912 ma oggi toccano quota 3.007 (584 a Frosinone, 332 a Latina, 281 a Rieti, 1.018 a Roma, 792 a Viterbo). 26.398 sono gli artigiani del settore industriale (4.079 a Frosinone, 2.787 a Latina, 886 a Rieti, 15.477 a Roma, 3.169 a Viterbo); 26.398 le imprese nelle costruzioni (di cui 5.127 a Frosinone, 4.237 a Latina, 2.598 a Rieti, 18.847 a Roma, 4.096 a Viterbo); in 20.415 svolgono attività nei servizi (3.289 a Frosinone, 3.412 a Latina, 893 a Rieti, 10.536 a Roma, 2.285 a Viterbo); 12.436 si occupano di Servizi alla persona (1.317 a Frosinone, 1.262 a Latina, 456 a Rieti, 8.532 a Roma, 869 a Viterbo); Sono invece 1.576 le imprese artigiane non definite in alcun comparto. Rispetto al 2002, la crescita dei servizi alla persona è stata, secondo una stima della Regione, del 7%. Nella Capitale le attività di servizi alla persona aumentano soprattutto in periferia (3121 acconciatori, 1933 visagisti, 285 servizi di catering, 995 fotografi) in particolare a Tiburtino, Cinecittà e Roma sud, Monte Sacro, Appio Tuscolano e la zona EUR-Ostiense sono le aree in cui maggiore è stata la crescita artigianale. A dispetto dell'appeal del centro storico, che ancora detiene il primato della presenza artigianale, con circa mille attività complessive, la novità è che, con la crescita delle periferie, cresce di pari passo anche l'artigianato e i servizi alla persona. Un settore che, dunque, potrà contare anche su "una legge amica", il Testo unico dell'artigianato, approvata di recente dal Consiglio regionale, su proposta dell'Assessore al ramo Francesco De Angelis, e che prevede una serie di novità rispetto al passato. Un marchio di qualità con la dicitura "Regione Lazio" alle lavorazioni artigianali artistiche e tradizionali che risponderanno a precisi disciplinari di produzione; nascita delle botteghe-scuola, percorsi formativi che abbinano teoria e pratica degli allievi per l'apprendimento delle arti e dei mestieri artigianali; istituzione dell'albo regionale degli espositori artigiani, per promuovere e incentivare i prodotti dell'artigianato laziale in fiere e mostre. E ancora: un fondo unico triennale destinato a finanziare le imprese artigiane, velocizzando il sistema degli incentivi. "Nei prossimi mesi - ha annunciato l'assessore De Angelis - nel Lazio aumenteranno anche le aree attrezzate e i consorzi di artigiani". Stanno nascendo, anche grazie ai contributi regionali (per il 2007 la Giunta regionale, su proposta di De Angelis, ha stanziato 7 milioni di euro) nuove aree in cui le attività artigianali possono consorziarsi. "Quella dei consorzi, ha aggiunto l'Assessore, è la strada da battere per consentire alle PMI di essere sempre più competitive". :31 romalive 32:romalive