in questo numero
RomaLive Pubblicazione mensile
ANNO 3 n° 5 - maggio/giugno 2007
registrazione tribunale di Roma
110/2005 del 24/03/2005
Editore:
Sergio Di Mambro
Direttore Responsabile:
Sergio Di Mambro
Consulenti di redazione:
Domenico Dell’Omo
Redazione:
Viale degli Eroi di Rodi n. 214
Tel. 06/5083731
Grafica:
Fabiana Falconi
Fabio Zaccaria
Stampa:
Ripoli snc
Hanno collaborato:
Valeria De Rentiis, Stefano Ursi,
Fabrizio Piciarelli, Fabio Zaccaria,
Marta Cecchini, Francesca
Colaiocco, Barbara Frascà.
www.romalive.org
www.romalive.tv
www.romalive.fm
Per la pubblicità su
“RomaLive” e i suoi
supplementi, telefonare al
numero: 380.3965716 06.5083731 oppure inviare una
mail all’indirizzo [email protected]
editoriale - di Sergio Di Mambro
4
Pontificano veleno e disprezzo
12
all’interno
6
Cinema:
Mio fratello è figlio unico
10
11
Planet Cinema
12
14
Cucina: Acqua, farina e...
15
15
16
Musica: Perturbazione in arrivo!
17
18
20
Riletture... Perdersi a Roma
26
Ipost: intervista al Commissario
Straordinario Giovanni Ialongo
28
Domenica andiamo per...
meteoriti e stelle
29
30
Wine & Food for life, insieme per l’Africa
Cinema:
I Fantastici 4 e Silver Surfer
Itineraria: l’A.I.D. incontra il
Liceo Scientifico Morgagni
15
Teatro: “Sarto per signora”
Simone De Magistris: un pittore
visionario tra Lotto ed El Greco
Motori: Jaguar C-XF
Inchiesta:
prostituzione: che fare? (parte prima)
La Regione Informa
La direzione si riserva di valutare i
testi pervenuti. Il materiale non
verrà restituito.
18
10
Libreria Giornali e riviste Ramozzi Clara Via Bravetta, 250
Edicola Giornali di Catenacci Marco Via Silvestri alt.336
Edicola Bartolucci Adriana Via Casetta Mattei, 219
Alva di Casucci G. P.zza R. Pilo
Farmacia Benassai Viale dei Quattro Venti 73C
distribuzione
Finito di stampare nel mese di
giugno 2007
Edicola Quotidiani e riviste Alviti Armando V.le dei Quattro Venti
Edicola Migliaccio Laura Via Donna Olimpia, 218
Edicola Quattro Venti di Tortorici Giulia & C. sas Via dei
Quattro Venti, 115
Edicola Pierantoni Paolo Via Portuense, 792
Edicola Grilli Maurizio P.Donna Olimpia
editoriale:
Pontificano veleno e disprezzo
[ a cura di • Sergio Di Mambro ]
Sempre più spesso i media si occupano di scuola, bacchettoni nazionali pontificano sui giovani ed emettono sentenze tali da far accapponare la pelle.
La scuola sembra, secondo loro, uno zoo di belve
feroci, animali in branco senza dignità, meta, ideali.
In realtà la situazione è ben diversa e il degrado
sociale è figlio proprio di questi bacchettoni, di
un sistema di comunicazione votato al degrado
sociale e alla creazione di modelli fatiscenti e
accomodanti per le agenzie pubblicitarie. Oggi
i giovani sono aggrediti in ogni luogo e in ogni
dove: in casa con la televisione e i miti comportamentali che cercano di imporre, all’esterno da
una società violenta e distruttiva che cerca di
annientarli. Loro, spesso soli e indifesi, manifestano il disagio nei modi più plateali e spesso violenti. Mi viene da ridere quando penso ai “Kit milanesi” o ad altre forme di coercizione, perché
di violenza si tratta.
La vogliamo dire tutta? I genitori attuali sono figli
di un periodo particolare della nostra storia, gli
anni ‘70, ‘80, ‘90, in quegli anni una serie di
manipolazioni mentali messe in campo dalla
politica e dai media, ha fatto strage di giovani,
con droga, alcool, ecc. Oggi quei genitori sono i
papà, le mamme, che spesso non riescono a
nascondere ai loro figli il proprio consumo quotidiano, o le bottiglie giornaliere. Sono spesso i
figli a dire ai genitori di smettere, di smettere per
4:romalive
loro. Le promesse si perdono nella successive
sniffate, spinelli o bottiglie. Purtroppo oggi i giovani sono macelleria sociale e spesso i loro occhi
sono spenti e persi nel vuoto, in una solitudine
infinita. Il loro grido di dolore, di aiuto, a volte
diventa violenza. Mi dispiace dirlo, ma i veri
malati sono gli adulti: professori, genitori, sociologi, conduttori televisivi. Del sistema politico
non parlo, mi vergogno a pensare cosa, non chi,
governa il nostro paese e pretende di creare le
linee guida per una società futura migliore. Forse
dovremmo lasciare ai giovani la libertà di programmare il futuro, e metterci noi in panchina,
visti i disastri che abbiamo fatto e continuiamo a
fare. Mi vergogno a pensare che in Italia bambine e bambini vengono violentati e spesso sono
in strada a prostituirsi. Mi vergogno quando le
inchieste di pedofilia finiscono sempre allo stesso
modo: con l’assoluzione dei manovali, visto che i
mandanti non vengono mai toccati, o sfiorati. Mi
vergogno a pensare come nelle più alte sfere si
nascondono i macellai dell’infanzia. Vorrei aggiungere che per fortuna non tutti i genitori
guardano inerti alla distruzione dell’innocenza e
spesso sono in prima linea per difendere i propri
figli. Spero che aumentino.
In questo numero abbiamo cercato di capire
perché nel 2007 ci sono ancora ragazze sfruttate sulle strade. A pagina 20 troverete l’intervista a Don Oreste Benzi, insieme ad alcune vittime dello sfruttamento.
[ a cura di • Valeria de Rentiis ]
T
ratto dal romanzo di Antonio Pennacchi "Il fasciocomunista", Mio fratello è figlio unico di Daniele Lucchetti è la storia di Accio Benassi (Elio Germano), ventenne negli anni '60
di Latina (all'epoca Littoria). Fascista dichiarato, giovane incazzato,
ribelle, attaccabrighe, goffo, innamorato, illuso e ignorante. Accio
si confronta e scontra con la politica degli anni post-fascisti. Insieme
a Manrico (Riccardo Scamarcio), fratello maggiore e con un ideale
completamente diverso dal suo, crede di sapere ciò che vuole. Nel
libro di Pennacchi Accio, che negli anni '50 era un modo per dire
MIO
"cattivo ragazzo", passa dal fascismo ai centri sociali per delusione. Ruolo importante copre la madre (Angela Finocchiaro) e Mario
Nastri (Luca Zingaretti) che cercano d'indirizzare Accio nella giusta
direzione. In un'ora e quaranta riuscirete ad entrare nell'atmosfera
sessantottina, complici anche le musiche (da "Ma che freddo fa" e
"Amore disperato" di Nada a "Riderà" di Little Tony) nonostante il
titolo del film sia preso dalla canzone celeberrima di Rino Gaetano
del 1976. Abbiamo chiesto al regista Daniele Lucchetti di raccontarci qualcosa in più sulla scelta di realizzare questo film.
FRATELLO
E' FIGLIO UNICO
…"Perché non ha mai criticato un film senza mai prima vederlo…"
Daniele, come e quando hai scelto di dedicarti a questo progetto?
All'inizio è stato complesso capire non tanto
come fare il film, quanto individuare le ragioni
profonde che mi avevano appassionato nella
lettura del romanzo. La risposta a tale questione è nel film. L'aver individuato, in un romanzo lungo e complesso, una possibile linea che
mettesse me in relazione profonda con la storia è stata la chiave di avvio del lavoro. Ho
cominciato a convincermi che quel personaggio - raccontato da Pennacchi - non era solo
un pezzo della sua biografia, ma di una biografia italiana più generale. Di un pezzo di
Italia fatta di esclusi, di fratelli minori, di ragazzini di cui nessuno aveva il tempo di occuparsi.
Di ragazzi intelligenti che hanno preso la cattiva strada, che hanno obbedito a parole d'ordine efficaci e superficiali solo perché erano alla
ricerca di una identità, di un amico che li ascoltasse, di qualcuno con cui condividere il proprio tempo. Questa chiave "umana" e non
necessariamente politica mi ha aiutato a trovare una strada personale ed emotivamente
"mia" nella costruzione di questa storia.
Mio fratello è figlio unico non è un film politico. È un film di esseri umani che amano, soffrono, ridono e fanno anche politica. Il film
non prende posizione politicamente: racconta
di persone che prendono posizione. Questa
credo sia stata la mia chiave. L'elemento
umano, affettivo ed emotivo al centro di tutto.
Nella sceneggiatura sei tornato a collaborare con Sandro Petraglia e Stefano Rulli.
Come è cambiato, se è cambiato, negli
anni il vostro modo di lavorare, il linguaggio e le stesse tecniche di scrittura?
Con Sandro e Stefano il rapporto è sano e
vitale. Ci si contraddice, si discute, ognuno
difende le sue posizioni. Diciamo che a loro è
assegnato il compito di tenere dritta la barra
del timone mentre il mio è quello di supplicarli a divagare, di esplorare di qua e di là, di
costringerli a mutare la rotta. La risultante di
queste due rotte è il nostro percorso comune.
Quando abbiamo cominciato a lavorare a
questa storia ho comunicato loro che avevo
intenzione di fare un film più reale e autentico di altre volte. In questo sono tato capito,
incoraggiato e aiutato a comprendere quando
nella scrittura mi stavo allontanando troppo
da questa intenzione.
Qui siamo dalle parti della commedia che,
secondo la migliore tradizione del cinema
italiano, tiene d'occhio le evoluzioni civili
e sociali del Paese. Ti sembra un genere di
commedia destinato a rifiorire o ti appare
invece marcato da episodi perlopiù occasionali?
Sinceramente non mi sono mai preoccupato di
rientrare in un genere e se il film appartiene
alla zona commedia lo è perché evidentemen-
te c'è nel mio modo di narrare un tendere
spontaneo all'affettuoso ritratto dei personaggi. Non mi sento mai superiore ai miei personaggi, ma ne racconto le ingenuità con sincero rispetto. Altre volte ho fatto film con l'intenzione di essere divertente in maniera quasi
sistematica (ad esempio ne La scuola). Stavolta
invece il sorriso nasce dall'affetto. Affetto di
cui ho bisogno anche per creare empatia con i
personaggi e per poterli seguire con interesse,
pure quando nel film non si può più ridere,
perché la storia si fa più oscura ed emotivamente intensa.
Hai messo in primo piano una coppia di
attori giovanissimi e già affermati
(Germano e Scamarcio) accanto ad altri di
grande esperienza (Zingaretti, Finocchiaro,
Popolizio, Bonaiuto). Nell'insieme una
compagine molto efficace. Che linee guida
di recitazione hai indicato per i principali
ruoli in sceneggiatura?
Come prima cosa, ho chiesto loro di rinunciare a tutti i "trucchi" del mestiere. In questo ho
cercato di aiutarli innanzitutto segnalando loro
una serie di abitudini recitative che conducono
verso il "mestiere" e non verso l'autenticità.
Chiarito questo, poi, girando ho cercato di
azzerare tutte le classiche cause di attrito, distrazione e blocco che un set naturalmente crea
agli attori. Ho eliminato qualsiasi indicazione di
posizione e di sguardo. In complicità con l'operatore di macchina e con il direttore della
fotografia, ho lasciato loro libertà assoluta di
movimento sul set. Ho girato spesso senza
provare, chiedendo alla macchina da presa di
seguire quello che accadeva sul set come se
fosse un evento reale, senza stabilire a priori
quale sarebbe stata l'inquadratura. Per mantenere la freschezza che desideravo ho girato
spesso con più macchine da presa, cercando di
catturare allo stesso tempo campo e controcampo, totale e primo piano, come se stessi
girando una cronaca "in diretta". Così gli attori si sono sentiti molto più liberi di dare un contributo, finalmente sciolti dagli obblighi "tecnici" del set. Per mantenere freschezza spesso
tra un ciak e l'altro si cambiavano le battute o
la dinamica intera della scena. Questo mi ha
dato la freschezza che desideravo, e un materiale molto ricco per il montaggio. Insomma,
gli attori erano liberi, sì, ma di fare quello che
volevo io. Infatti, tutto questo si svolgeva
all'interno di un disegno preordinato e discusso in profondità sui singoli personaggi.
Ho scelto una strada semplice, che è stata quella di
pensare esclusivamente all'efficacia delle scene.
Quando mi serviva alludere ad una atmosfera di
quegli anni l'ho fatto senza paura di usare canzonette. Quando mi serviva potenziare un'atmosfera
emotivamente impegnativa non ho avuto paura di
chiedere a Piersanti di spingere sul pedale dell'emozione. Ovviamente tutto ciò moderato dal mio
gusto personale. Non amo l'eccesso e rispettare il
mio gusto piuttosto che immaginare un ipotetico
gusto di un ipotetico pubblico ha guidato le mie
scelte non solo nella scelta musicale ma in tutto il
lavoro di regia del film.
:7
romalive
[ a cura di • Barbara Frascà ]
PLANET CINEMA
The Darwin Awards -
suicidi accidentali per menti poco evolute
regia di • Finn Taylor
Cast: Joseph Fiennes, Winona Ryder, David Arquette, Chris Penn, Max Perlich, Brad Hunt, Tim Blake Nelson, Julianna Margulies, Juliette Lewis
Distribuzione: Moviemax
Nel film “The Darwin Awards – Suicidi
accidentali per menti poco evolute”,
nelle sale dal 1° giugno, il regista Finn
Taylor si cimenta in una commedia dark
dove la realtà supera la finzione. Il cast è decisamente spettacolare: Joseph Fiennes,
Winona Ryder, David Arquette, Chris Penn,
Grindhouse -
Max Perlich, Brad Hunt, Tim Blake Nelson,
Julianna Margulies, Juliette Lewis e
Alessandro Nivola. I Darwin Awards, che
prendono il loro nome dal teorico dell’evoluzionismo Charles Darwin, sono dei premi
dedicati a quegli individui meno evoluti che si
uccidevano accidentalmente nei modi più
incredibilmente stupidi e che eliminandosi
contribuivano all’evoluzione della specie.
Nella sceneggiatura di Taylor le storie dei
Darwin Awards sono collegate alle vicende di
due personaggi opposti. Burrows (Joseph
Fiennes) è un poliziotto che soffre di ematofobia (sviene alla sola vista del sangue) e che
per questo ha da poco perso il lavoro. Per
continuare a pagarsi l’affitto, decide di unire
il suo talento per la creazione di profili psicologici, all’ossessione per i Darwin Awards. A
a prova di morte
Burrows viene affiancata Siri Taylor (Winona
Ryder), un’investigatrice che lavora per un’agenzia di assicurazioni. I due protagonisti iniziano le loro ricerche per indagare su alcune
di queste incredibili leggende urbane,
accompagnati da uno studente di regia al
quale Burrows permette di riprendere le loro
indagini durante il servizio per un documentario sulla polizia. Il cameraman fornisce un
punto di vista critico e rappresenta la metafora della realtà odierna, così invasa dai
media. L’idea di un occhio invisibile e presente appare, però, in maniera più raffinata nel
film “The Blair Witch Project” di Daniel
Myrick ed Eduardo Sanchez. Joseph Fiennes
è un attore molto brillante nelle commedie
ed è stato possibile apprezzarlo maggiormente in “Shakespeare in love” e in
“Elizabeth” diretto da Shekhar Kapur.
Winona Ryder è una delle attrici più dotate di
Hollywood che conferma nuovamente la sua
bravura sul grande schermo. Tra i tanti film,
la ricordiamo in “Piccole Donne” di Gillian
Armstrong, in “Celebrity” di Woody Allen e
in “Ragazze Interrotte” diretto da James
Mangold. La band dei Metallica ha accettato
di apparire nella pellicola dandole una maggiore carica energetica.
Giudizio complessivo: buono.
regia di • Quentin Tarantino
Cast: Kurt Russell, Rosario Dawson, Rose McGowan, Quentin Tarantino, Vanessa Ferlito, Sydney Tamiia Poitier, Zoe Bell, Jordan Ladd, Omar Doom
Distribuzione: Medusa
Grindhouse – A prova di Morte è il
nuovo film diretto da Quentin Tarantino,
che dopo il flop americano, cerca rivincite in
Europa. In Italia nelle sale da venerdì 1° giugno. Gli incassi statunitensi parlano chiaro:
l'accoppiata Tarantino/Rodriguez ha fallito ed
è stata costretta a una repentina separazione. Ne è nato così questo Grindhouse – A
prova di morte (versione allungata del Death
Proof che originariamente conviveva con il
rodrigueziano Planet Terror). Grindhouse è il
termine che indica quelle sale cinematografiche americane che negli anni '60 e '70
proiettavano in sequenza i cosiddetti exploitation film, che a causa di scene di eccessiva
violenza, non trovavano distribuzione nei
cinema. Grindhouse è un film horror/splatter
diviso in due episodi di 60 minuti l’uno. Il
secondo sarà diretto da Robert Rodriguez.
Austin, Texas. Mike (Kurt Russell), stuntman
in pensione segnato da una profonda cicatrice sul volto. È un killer psicopatico e misogino che compie i suoi crimini utilizzando come
arma mortale la sua auto truccata. Una sera
prende di mira Jungle Julia, una DJ sexy in
compagnia delle sue amiche Shanna e
Arlene. Quando le ragazze, ormai a notte
inoltrata, escono dal locale ubriache, Mike le
segue e si va a schiantare contro la loro auto.
Julia perde una gamba e muore dissanguata,
Arlene viene uccisa dal forte impatto col
parafango e Shanna finisce stritolata tra le
ruote. L’incidente è raccontato al ralenti, con
tre diverse soggettive: i tre sguardi delle
ragazze che vedono la morte abbattersi su di
loro. Un anno dopo la tragedia, Mike è di
nuovo per strada, con altre tre ragazze nel
mirino, ma questa volta si trova di fronte un
trio agguerrito che si vendicherà eliminandolo definitivamente.
Il Tarantino cinefilo appassionato dei B-movie
ci regala un film in cui si utilizzano i-pod e cellulari, ma i colori, le rigature, gli stessi salti di
fotogramma sembrano quelli di una pellicola
del 1977 non troppo ben conservata. La
colonna sonora è accuratamente selezionata
come in tutti i film di Tarantino.
Il godimento è elevato.
4
I Fantastici
e Silver Surfer
] di Valeria De Rentiis [
Q
ualcuno si domanderà per quale motivo
in questi ultimi anni c'è stato un proliferare di film presi dal mondo dei fumetti. È
nota a tutti la relazione stretta tra cinema e le
strisce ma forse in quest'ultimo periodo non si fa
più molto uso delle idee. A partire da Spider
Man, Super Man, King Kong fino ad arrivare a I
Fantastici 4, i nostalgici dei fumetti si sono trovati a dover fare i conti con prodotti che non
sempre sono riusciti a soddisfare i veri intenditori. Tecnologia, effetti speciali e mistione di diversi episodi hanno lasciato l’amaro in bocca ai lettori più affezionati. I Fantastici 4, dopo il colpo
grosso ai botteghini nel 2005 con 330 milioni di
dollari incassati, tornano con il nuovo episodio e
nuovi personaggi. Ai già noti Mister Fantastic
(Ioan Gruffudd), Donna Invisibile (Jessica
Alba), Torcia Umana (Chris Evans) e la famigerata Cosa (Michael Chiklis) si aggiunge Silver
Surfer, ovviamente nemico dei Quattro. Grazie
alla tecnologia e agli effetti speciali della WETA,
la stessa de Il Signore degli Anelli e King Kong, il
personaggio di Silver è stato interamente creato
al computer con la tecnologia CGI e l’aiuto dell’attore Doug Jones per i movimenti umani. Ma
in quest’episodio non c’è solo la lotta con l’araldo intergalattico Surfer: i Quattro dovranno
vedersela anche con il Dottor Destino (Julian Mc
Mahon) lasciato nel primo episodio. Come non
parlare del “matrimonio del secolo”, quello tra
Sue Storm- Donna Invisibile (Alba) e Reed
Richards -Mr. Fantastic (Gruffudd), disturbato
dai fastidiosi nemici della Terra? Ispirato al celeberrimo matrimonio tra Carlo d’Inghilterra e
Lady Diana, apparso per la prima volta sul
numero 3 della Fantastic Four King Size Annual
del 1965, e altrettanto sofferto, sarà interrotto
dall’arrivo di Silver Surfer, giunto sulla Terra per
conquistarla. “Volevo che questo film fosse uno
di quei rari sequel migliori dell’originale, con più
emozioni, dramma, umorismo e azione”, sostiene Don Payne, sceneggiatore premiato quattro
volte con l’Emmy “Desideravo anche esplorare
approfonditamente a che punto si trovano i personaggi nelle loro vite. Sono sicuramente in
migliori condizioni economiche, ma devono
anche convivere con il lato negativo della celebrità. Sue e Reed stanno facendo progressi e
cercano di sposarsi. Ben e Alicia Masters (Kerry
Washington nei panni della scultrice non vedente) si godono il fatto di essere una coppia felice,
mentre Johnny ha i suoi problemi personali.
Così, stanno accadendo delle cose importanti a
questi personaggi e nei loro rapporti. Ma io
sono emozionato soprattutto per lo spessore
che viene aggiunto alla storia grazie a Silver
Surfer”.
E proprio dal quartier generale, il Baxter Building
a New York, i nostri Quattro fanno i conti con
inseguimenti, lotte, fino al quasi scontato lieto
fine. Tim Story, regista di entrambi gli episodi, ha
cercato di prendere il più possibile dal fumetto
originale, ispirandosi alle edizioni dei Fantastici
Quattro 48-50 e 57-60 che inglobano sia l’episodio di Silver Surfer che quello del Dottor
Destino. Creato da Stan Lee e Jack Kirby all’inizio dell’esplosione della controcultura negli anni
sessanta, Silver Surfer è diventato rapidamente
un elemento fondamentale della Marvel
Comics, apparendo spesso sulle pagine dei
Fantastici Quattro e arrivando anche ad avere
una sua serie regolare.
Silver Surfer, che in realtà si chiama Norrin Radd,
è considerato uno degli esseri spaziali più nobili
e tormentati dell’universo Marvel. La sua tavola
può assorbire ed elaborare l’energia cosmica
presente nell’universo. “Penso che il fascino di
Silver Surfer risieda nel fatto che è un personaggio complesso e tragico”, sostiene Don Payne.
“Ha un distacco dal mondo materiale quasi Zen,
ma comunque è in grado di provare compassione. È un eroe, avendo praticamente sacrificato
la sua vita decidendo di servire Galactus, in
modo da salvare il suo pianeta e la donna che
ama. Tuttavia, così facendo, lui provoca anche la
distruzione di altri mondi e specie viventi.
Quindi, è decisamente un essere molto ambiguo, che guarda al mondo e all’umanità attraverso il punto di vista di un emarginato, elemento che le persone trovano affascinante”.
E dell’affascinante Sue Storm cosa ne sarà?
Riuscirà a coronare il suo sogno d’amore con
l’impegnatissimo Mr. Fantastic? Jessica Alba,
onnipresente nelle recenti pellicole americane ci
dice: “Nel primo film, cercavo di comprendere quello che succedeva e rimanere più
fedele possibile al fumetto”; ora conosco
già il personaggio e ho molta più libertà”.
:11
romalive
Acqua, farina e...
Lasagne verdi con stracchino, carciofi e luganega
[ a cura di • Valeria De Rentiis ]
S
i avvicina la bella stagione e più che primavera sembra già estate! Vi proponiamo due ricette, un primo che può essere
servito come piatto unico e un secondo,
magari da sfruttare per la cena. Se pensate che
accendere il forno con questo caldo sia eccessivo, potete preparare le lasagne la sera e congelarle per poi cuocerle magari in un altro giorno.
ingredienti:
• Lasagne Verdi all'Uovo (½ kg se
fresche oppure 1 confezione)
• 600g Latte intero
• 300 g Stracchino
• 200 g Luganega (salume trentino)
• 200 g Grana grattugiato
• 50 g Burro
• 50 g Olio extravergine di oliva
• 25 g Farina "00"
• 4 Carciofi
• 1 spicchio D'Aglio
Fate bollire il latte. Nel frattempo in un tegame
sciogliete il burro, unite la farina e cuocete per
3 minuti mescolando continuamente con un
cucchiaio. Aggiungete il latte e con l'aiuto di
una frusta mescolate facendo bollire per 3
minuti. Unire infine lo stracchino e scioglierlo
con un cucchiaio di legno. Tagliate la luganega
a fettine con spessore di mezzo cm. Fate rosolare in padella con un filo di olio extra-vergine.
Eliminate successivamente l'olio e il grasso
della rosolatura. Pulite i carciofi dalle foglie
5 dl di besciamella
60 g di parmigiano
60 g di burro
1 cucchiaio d'olio extravergine d'oliva
sale
Pulite gli spinaci e lavateli a lungo sotto l'acqua
corrente, lessate in poca acqua salata e scolate ben bene. Strizzate a fondo e sminuzzate a
dure e dal gambo, tagliateli a fette sottili e saltarli in padella con l'olio caldo, lo spicchio d'aglio intero per circa 3 minuti. A fine cottura
unite la luganega. Imburrate una teglia e riempitela con strati alternati di besciamella allo
stracchino, carciofi e luganega, una spolverata
di Parmigiano Reggiano e Lasagne Verdi
all'Uovo (vanno benissimo le Emiliane Barilla).
Ripetere l'operazione fino ad esaurimento
degli ingredienti. Cuocete in forno a 200° C
per 20 minuti circa, sfornate e lasciate riposare 10 minuti prima di servire.
pezzettini. Impastate la farina con le uova e gli
spinaci, tritate la sfoglia molto sottile e tagliate
in rettangoli uguali.
Cuocete le lasagne in acqua salata bollente,
condita con un cucchiaio d'olio, in modo che
le lasagne non si attacchino tra loro. Scolate e
stendete ad asciugare una accanto all'altra su
un canovaccio. Imburrate una teglia e riempite
con strati alternati di lasagne, ragù, formaggio
grattugiato e besciamella.
Sull'ultimo strato versate un po' di besciamella
e del burro in noci. Cuocete il tutto in forno a
160° per circa mezz'ora, finché la superficie sia
ben abbrustolita. Servite caldo.
Volete preparare le lasagne tradizionali a
casa? Ecco le dosi e la preparazione:
400 g di farina bianca
2 uova
250 g di spinaci
Alici al pecorino in crosta di patate
P
ulire le alici e aprirle a libretto; disporle su una placca da forno e
cospargerle al centro di scagliette di
pecorino; coprire con lamelle di
patate precedentemente sbianchite in
ingredienti:
• 6 alici fresche
• 40 g di pecorino romano
• 3 patate novelle
• olio, sale, pepe q.b.
12:romalive
acqua bollente salata; condire il tutto con
un filo d'olio e infornare per 4 minuti.
r
a
e
r
i
n
a
i
t
I
L’A.I.D. incontra
il Liceo Scientifico Morgagni
[ a cura di • Fabio Nori ]
Il 19 aprile a Roma, l’Associazione Italiana
Danzatori ha incontrato il liceo scientifico
Morgagni, per un evento culturale diverso da
quelli che di solito vengono proposti alle scuole: “ITINERARIA”, per la direzione artistica di
Giacomo Molinari, responsabile dell’evento la
Prof.ssa Adriana Belloni.
Uno dei centri di formazione per la danza e lo
spettacolo più importanti della capitale e del
centro Italia quindi, ha incontrato una scuola
superiore di grande tradizione all’interno di
un quartiere storico di Roma, Monteverde
Vecchio, proprio sopra a S. Pietro.
È stato un momento emozionante; per la
prima volta, a detta dei docenti che li hanno
accompagnati, gli studenti si sono trovati a
contatto con la danza fatta bene, quella seria,
quella che presuppone anni di sacrificio e di
studio per essere rappresentata in palcoscenico, quella che dona la gioia di vivere e che
entusiasma tutti, anche quelli che non avrebbero mai pensato di accostarsi ad essa.
Certo, il nostro può sembrare un discorso “di
parte”, ma è constatato che la danza è una
disciplina altamente formÈativa, culturalmente
ricca ed emotivamente potente, tanto da commuovere ed esaltare, divertire e far pensare.
E proprio questi sentimenti ha suscitato lo
spettacolo del 19 aprile, in una platea attenta, coinvolta e molto concentrata che è stata,
per noi operatori del settore, una vera gioia
per gli occhi e per lo spirito; trecento studenti che hanno seguito con attenzione ed entusiasmo, in perfetto silenzio ed esternando con
applausi sentiti alla fine di ogni balletto la propria approvazione, hanno suscitato in tutti noi
la grande speranza che i giovani di domani
sapranno essere pubblico attento e capace di
discernere la qualità dalla banalità, l’arte dal
consumismo. Al termine dello spettacolo, un
estemporaneo “work shop” ha visto più di
cento ragazzi cimentarsi in una scatenata jam
session di breack dance e hip hop!
Le parole di una insegnante in particolare ci
hanno colpito ed esprimevano questo concetto: dobbiamo augurarci che gli altri insegnanti in altri istituti si sensibilizzino a questo
momento; i nostri ragazzi hanno bisogno di
contenuti culturali di questo tipo, che sono
perfettamente in grado di comprendere ed
apprezzare.
Uno studente ha abbracciato la propria insegnante, ringraziandola della giornata così particolarmente stimolante; un’alunna, uscendo
dalla toilette, alla nostra domanda ha risposto
che la scuola dovrebbe organizzare più spesso
eventi di questo tipo e non portare i ragazzi a
vedere cose che, molto spesso, sono notevolmente al di sotto delle loro aspettative: questo preside è proprio forte!
Tutto questo ci inorgoglisce, ma in un certo
senso non fa che confermarci che siamo sulla
strada giusta – e da oltre vent’anni ormai,
visto che l’A.I.D. esiste ed opera nel campo
della formazione e della produzione della
danza dal 1986 -.
GRAZIE dunque al Dirigente Scolastico Prof.
Antonio CADONI, ai docenti e agli studenti
del Morgagni di Roma per aver condiviso con
noi la nostra passione, la nostra vita, il nostro
entusiasmo! E alla prossima!
Perturbazione in arrivo!
[ di • Francesca Colaiocco ]
Li abbiamo conosciuti alla radio con il singolo
“Un anno in più”, estratto dall’album
“Pianissimo fortissimo”, e da qualche settimana abbiamo continuato ad apprezzarli con la
seconda hit “Battiti per un minuto”. Sono i
Perturbazione, una delle promesse del panorama pop italiano.
La loro travagliata storia comincia molti anni fa.
La band nasce nel 1988 a Rivoli, un paese nei
dintorni di Torino, durante gli anni del liceo, e
le prime esibizioni avvengono in occasione dei
concerti di fine anno e in alcuni locali della
zona. La musica dei primi Perturbazione è
molto varia: passano dallo street rock al
postrock e al baggy, dal grunge al low-fi, dal
britpop al trip-hop e collaborano con numerosi artisti. Nel 1993 registrano il primo demo,
“Atto ed effetto del perturbare”, e l’anno successivo entra a far parte della band la violoncellista Elena Diana. Nel 1996 esce il primo singolo, “Corridors/A huge mistake”, seguito dal-
l’album di esordio “Waiting to happen”, ironico e sperimentale. Con l’arrivo di Cristiano Lo
Mele (chitarrista e tastierista) il gruppo si assesta: gli altri componenti sono Stefano Milano
(basso), Tommaso Cerasuolo (voce) e Gigi
Giancursi (chitarra e voce). Seguono il secondo
e terzo disco, “36” (un mini album composto
da 6 canzoni in italiano) e “In circolo” nel
2002. Da quest’ultimo, una raccolta di canzoni
ironiche e malinconiche con influenze indiane e
sonorità tipiche della musica leggera italiana,
viene estratto il primo singolo/video “Il senso
della vite” e nel 2003 “Agosto”.
La loro produzione non è particolarmente
regolare e frequente, soprattutto per alcune
circostanze (matrimoni, amori, incidenti) che
influenzano l’operato della band. Il disco “In
circolo” conquista però numerosi consensi:
esce la ristampa dei primi due lavori, intitolata
“Waiting To Happen/36”, e i Perturbazione trascorrono oltre un anno a suonare nei posti più
disparati. Il successo si ripete nel 2005, quando
esce il nuovo album “Canzoni allo specchio”,
preceduto dal singolo “Chiedo alla polvere”
(corredato da ben due video); parte un secondo tour e contemporaneamente il gruppo partecipa a molti progetti, tra cui lo spettacolo teatrale “Le città viste dal basso” insieme ad altri
cantanti. Nell’aprile del 2007 arriva poi il disco
decisivo: l’ultimo capitolo, o forse il primo di
una lunga strada finalmente “in discesa”, della
storia dei Perturbazione.
[ di • Francesca Colaiocco ]
“Sarto per signora”
torna in scena al Teatro Parioli
Rappresentato per la prima volta nel 1887,
“Sarto per signora” è il primo grande successo
dell’allora venticinquenne George Feydeau,
espressione di quel “vaudeville” ottocentesco
che ha nell’intreccio, nell’equivoco e nella sorpresa le sue caratteristiche principali, e che può
essere considerato il padre del moderno varietà. Tornata in scena al Teatro Parioli di Roma, la
commedia in 3 atti dell’autore francese ha raccolto numerosi consensi grazie all’ironia della
sceneggiatura, adattata da Gustavo Verde, e
alla professionalità del cast.
Il racconto ruota intorno alla figura del dottor
Molineaux (interpretato da Gino Rivieccio),
novello e infedele marito di Yvonne, che ricorre a ogni tipo di stratagemma pur di coprire la
relazione con Susanna, sposata con il generale
Anatolio e a sua volta tradita. Ogni personaggio ha la propria particolarità, a cominciare dal
minuto cameriere Stefano che introduce il pubblico alle indiscrezioni della vita familiare del
medico. Caratteristico anche il ruolo del signor
Bassinet, uomo non poco invadente che piano
piano emerge come parte integrante dell’intreccio narrativo. L’opera, molto apprezzata
dalla critica fin dalla sua prima rappresentazione, ha continuato nel corso degli anni a divertire il pubblico di mezzo mondo, grazie ad una
trama ricca di intrecci e al ritmo incalzante della
narrazione. E come ogni commedia che si rispetti, anche in questo caso è previsto il lieto fine: gli arcani sono svelati, le coppie si ricompon-
gono e l’amore trionfa.
Partecipazione straordinaria per Luciana Turina,
nei panni dell’indiscreta suocera del dottor
Molineaux. Tra gli attori principali del cast, Vito
Cesaro e Antonino Miele, oltre al già citato
Gino Rivieccio, eclettico artista con quasi
trent’anni di carriera alle spalle. La scenografia,
di Romeo Liccardo, è essenziale, ma al contempo arricchita da costumi femminili molto
colorati e appariscenti, da lui stesso ideati. Le
musiche, di Uccio Sanacore, sono in linea con
la vivacità dell’opera e fanno da introduzione
ad ogni atto. Lo spettacolo è integrato da canzoni e balletti, per la coreografia di Daria Benedetti; il disegno e le luci sono curati da Mario
Esposito, mentre la regia è di Vito Molinari.
:15
romalive
SIMONE DE MAGISTRIS
un pittore visionario tra Lotto e El Greco
[ a cura di • Rossana Bartolozzi ]
A
ndare per le Marche è un piacere non
solo dell’occhio ma anche dello spirito.
Le dolci colline dalle cui sommità occhieggiano arroccati paesini e turriti castelli, ci
fanno venire alla memoria le parole di Giacomo
Leopardi che nella sua poetica solitudine diceva
“...abbraccerete d’un sol sguardo la lunga distesa delle innumerevoli colline, incalzatisi le une
le altre come onde di mare in tempesta, crestate sui culmini per città, borgate e ville che lietamente
vi biancheggiano, dovrete esclamare: Ecco l’immagine delle meraviglie della natura, animate
dal soffio della civiltà”.
In questa regione, culla dell’arte e della cultura,
tra i tanti borghi tranquilli in cui la vita è di altis-
16:romalive
simo livello e dove ci si può dimenticare degli affanni della città, è situata Caldarola, cittadina
posta a ridosso dei monti Sibillini, che secondo
la leggenda di antica tradizione medioevale, erano abitati da fate, negromanti e Sibille.
Caldarola, detta anche terra di castelli, trae origine del suo nome dalla parola latina “Calidarium”
che forse indicava “la stanza delle acque calde”
che si trovava nelle antiche terme romane.
Recentemente, in occasione della riapertura
del cinquecentesco palazzo dei Cardinali Pallotta,
restaurato a seguito dei danni subiti dal terremoto de 1997, è stata organizzata una mostra
del pittore Simone De Magistris, che insieme
al Cardinale Pallotta, fu uno dei cittadini che
più diede lustro alla città.
La mostra che ha come tema Simone De Magistris
– un pittore visionario tla Lotto e El greco,
è stata fortemente voluta dal sindaco Lambertucci
e dal curatore Vittorio Sgarbi, ed è stata inaugurata il 4 aprile, riscontrando un’immediata
risonanza nazionale. La sede espositiva è il Palazzo
del Cardinale Pallotta, ora sede del Municipio,
ed è previsto un percorso itinerante attraverso i
luoghi in cui operò il pittore.
Simone De Magistris, figlio d’arte, nacque nel
1538 a Caldarola. Per un breve periodo frequentò
la bottega di Lorenzo Lotto, pittore sublime, forse di carattere “difficile”, che finì la sua travagliata
vita proprio a Loreto. Simone operò in pieno clima di controriforma, che a seguito del concilio
di Trento del 1563 aveva codificato le regole a
cui dovevano attenersi gli artisti, nell’intento programmato di rendere i dogmi della chiesa fruibili
dai fedeli e contrastare le terribili accuse di Lutero
che portarono la Chiesa ad una definitiva scissione.
Malgrado Simone operasse in questo clima restrittivo, riuscì con la genialità che gli fu propria,
a conciliare le esigenze della committenza con
il suo stile definito “visionario”. Continuamente
raffinandosi nella sua qualità pittorica, elaborò
le sue opere in piena tendenza manieristica, da
cui però non si fece mai totalmente coinvolgere, rimanendo aderente alla sua tematica visionaria,
innamorato della coloristica veneta, morbida e
seducente.
Nella mostra sono presenti numerose opere di
Simone ma anche di artisti di fama conclamata
come Federico Zuccari, Pellegrino Tibaldi, che
operava una scansione degli spazi di assoluta originalità, El Greco, a cui è stato affiancato per la
sua tematica di forte introspezione mistica,
Schiaminossi, un visionario per eccellenza, e tanti altri, dove gli stilemi codificati vengono
ripetutamente infranti. Nella grande pala Calvario
in cui Simone fu affiancato dal fratello Giovanni
Francesco, le tre Marie sono concepite in un assoluto illusionismo ottico che pur prefigurando
chiari agganci raffaelleschi, si stagliano precise e
compatte, con cromia lunare, contro una costruzione scenica di grande impatto prospettico.
Sono evidenti anche i riferimenti a Daniele da
Volterra, anch’egli grande pittore visionario,
Lorenzo Lotto è presente nella mostra con alcuni ritratti severi e composti secondo il suo stile,
e con una Sacra Conversazione in cui la mano
del grande maestro si rivela nella magia del colore e nella sapiente distribuzione delle masse.
La mostra risulta un contenitore di autentiche
opere d’arte, spesso di squisita fattura, e ci permette di fare la conoscenza di tanti artisti che
pur non essendo mai assurti alla fama, sono tuttavia di notevole livello.
Caldarola - Palazzo dei Cardinali Pallotta
5 aprile - 30 settembre 2007
Riletture...
Roberto Carvelli, Perdersi a Roma, Edizioni Interculturali
[ di • Fabio Zaccaria ]
Una serie di punti di vista su quello che la normalità nasconde, ecco cosa potete aspettarvi
da questo Perdersi a Roma, una “guida insolita e sentimentale” alla città eterna, come
recita il sottotitolo del libro. Roberto Carvelli si
rivolge alle diverse “voci” letterarie di Roma,
che come piccoli “osservatori geografici” raccontano la loro città. Si spazia quindi dal
Ghetto ebraico del poeta Valerio Magrelli, alle
visioni di Sandro Veronesi, dalle cronache in
vespa di Marco Lodoli alle periferie di Erri De
Luca. In un continuo girovagare che tocca il
Nord di Christian Raimo e l’Est di Mario Desiati, solo per citarne alcuni...
Un libro che nasce da conversazioni con i
tanti scrittori coinvolti, interviste agli artisti sui
loro quartieri, la loro città, svelata attraverso il
proprio prisma interpretativo, in un costante
viaggiare dove l’itinerario è dettato dal sentimento, dalle emozioni, da racconti evocativi e
aneddoti che nelle guide “ufficiali” non
hanno mai trovato e mai troiveranno spazio
sufficente. Cogliere l’enorme bagaglio di
diversità di una Roma dalle millenarie geometrie ridefinite oggi dal suo Grande Raccordo
Anulare e dalla sua Tangenziale, “giri di asfalto che hanno un’ascesa pericolosamente religiosa per una città così cristiana, così pagana”, come sottolinea Roberto Cotroneo.
Non si canta qui la Roma imponente dal glorioso passato, dei Colossei e delle storiche
piazze, dei maestosi simboli della cristianità e
degli archi di trionfo, ma si scopre la poesia di
una città annidata nei piccoli bar agli angoli
delle strade, col loro carico quotidiano di
chiacchiere, nelle periferie spruzzate di sparuto verde, con qualche anziano a passeggio
che ha sempre da raccontarti una vita.
Si và oltre la cinta del G.R.A., e ci si addentra
fino ai celebri Castelli Romani, per poi tornare, in un continuo andirivieni, ad imboccare la
via Cristoforo Colombo, “che mette a mollo
le ossa nell’acqua salata di Ostia, una specie
di Rimini trapiantata sul litorale romano”.
Il tono dei racconti-intervista è sempre gradevole, dettagliatissimo nei vividi ricordi di chi
narra le sue storie di un rapporto con la città
non sempre facile, poiché molti provengono
da altre realtà del Nord o del Sud Italia.
Carvelli riesce a conferire a un testo di per sé
“programmaticamente discontinuo e disarticolato” una struttura unitaria, che pure ha nei
cambi repentini di punti di vista il suo lato
migliore, sempre volto, ovviamente, alla citta
eterna, “eterna non tanto perché non cade,
ma perché sopporta la rovina. E sulla rovina,
che contempla e custodisce amorosamente
[...] costruisce continua e sempre nuova bellezza”. Il libro, oltre ad essere coadiuvato da
illustrazioni essenziali ed eleganti, è farcito di
citazioni letterarie di grandi autori del passato, più o meno prossimo, e raccomandiamo di
fare le vostre annotazioni nelle pagine a ciò
dedicate poste in fondo al volume, magari
passeggiando per soddisfare una curiosità che
la lettura ha prodotto. Ultima precisazione: le
pagina appena menzionate hanno un “titolo” azzeccatissimo: dove mi sono perso.
:17
romalive
JAGUAR C-XF
Il futuro del giaguaro
[ a cura di • Eleonora Lilli ]
L
inee lunghe e tese che aggiungono eleganza all’idea di sportività, grinta e muscoli pronti allo scatto. È il concept C-Xf
della Jaguar, una creatura del centro stile
Jaguar voluto da Ian Callum e messo in essere
da Julian Thompson.
Design da berlina, styling da coupè, la C-Xf è
una concept che si fa ricordare. Colpisce col suo
aspetto avvenieristico e poi seduce grazie all’eleganza dei suoi interni. Nell’abitacolo infatti non
si sale, ma piuttosto si scende. Chi guida infatti
si inserisce tra il volante a tre razze in lega e pelle
e i sedili, in un’atmosfera sobria ma dettagliata.
I finestrini appaiono come sottilissimi spicchi di
cristallo mentre la linea di cintura, molto alta, fa
sì che, una volta seduti, ci si ritrovi il margine
superiore della porta all’altezza delle spalle,
quasi come in una monoposto di F1. Questo
accade per via della posizione molto bassa dei
sedili, che permette però di avere uno spazio
inaspettato sopra la testa. La C-Xf insomma è
molto comoda, soprattutto se si considera che
la versione di serie disporrà di quasi 4 cm in più
in altezza. Tra gli altri elementi che verranno
riconfermati spiccano le forme originali a goccia
delle superfici vetrate laterali, i montanti del
tetto estremamente inclinati e le maniglie d’apertura delle porte a scomparsa.
Parlando d’interni, secondo la chief designer,
Adriana Blunt, ‹‹Jaguar ha reinventato l’utilizzo
di materiali comuni come pelle o legno›› e l’esempio più appariscente di questa dichiarazione d’intenti è costituito dall’uso di una nuova
pelle di alta qualità, trattata e stampata in
modo da riprodurre in tutto e per tutto l’aspetto della fibra di carbonio, uno stratagemma che
ha permesso di mantenere l’immagine di prestigio del materiale sintetico riprendendone
volutamente la lucentezza. Oltre a questa sono
stati utilizzati anche inserti di legno di pioppo,
18:romalive
trattato però con un particolare procedimento
a fuoco che ne ha scurito il colore mettendone
in evidenza le venature e rendendolo liscio e
lucido come la seta. La tonalità scura che predomina nell’abitacolo ha inoltre la funzione di
mettere in risalto i comandi della trasmissione
posti sul tunnel centrale, la fascia orizzontale
della plancia e i tre elementi circolari prominenti degli strumenti, tutti autentici oggetti di
design realizzati in alluminio. Sul volante spiccano i due grandi bilancieri, studiati per cambiare nel più autentico stile sportivo, da gara.
Tuttavia, chi preferisce rilassarsi alla guida può
farlo con un semplice gesto, basta impostare il
comando Drive direttamente dalla console dei
comandi posta sul tunnel centrale. In basso, tra
pedali e poggiapiedi, si
trova un autentico giacimento di alluminio, mentre la chiave di avviamento non è prevista e basta
fare una leggera pressione su un piccolo pulsante
rosso sul tunnel per accendere il motore. La
combinazione tra il potentissimo V8 da 420
cavalli abbinato ad una pressione un po’ maggiore del dovuto sul sensibilissimo pedale dell’acceleratore provoca, poi, un boato sorprendente.
L’isolamento del motore di fatto è inesistente,
mentre lo scarico sembra lavorare come una
cassa di risonanza.
La C-Xf è una concept car che vuole mostrare a
tutti l’orientamento futuro della Jaguar, un futuro che tra poco si potrà vedere correre sull’asfalto con l’entrata in produzione della serie Xf.
Così Jaguar cercherà di farsi perdonare per aver
passato gli ultimi 25 anni a riproporre sempre le
stesse linee.
King C rimson
note storiche
[ di • Fabio Zaccaria ]
In tempi in cui la psichedelia e l’uso delle
droghe imperavano nell’ambito della musica, mister Robert Fripp ebbe il coraggio di
ipotizzare che “anche nel Rock era possibile
usare la testa”, ovvero creare partendo da
un presupposto non solo puramente emotivo, bensì razionale. Su queste basi inizia, nel
lontano ottobre del 1969, l’esperienza dei
King Crimson, ancora oggi una delle band
più significative del panorama musicale contemporaneo, e capace di spostare continuamente in avanti i limiti della ricerca musicale.
In the court of the crimson King, il primo
disco dato alle stampe dopo gli esperimenti
di Fripp con i fratelli Giles, segnò l’inizio dell’era progressive-rock. Improvvisazioni dal
tono jazzistico, tensioni futuriste, si fondono
in un amalgama unico, figlio di un’ensemble
di musicisti straordinari (Lake, McDonald,
Giles, ecc...) guidati da Fripp, la cui originalità chitarristica inizia a emergere con prepotenza. In the wake of poseidon esce meno
di un anno dopo, tentando vistosamente di
riallacciarsi, per struttura e andamento, al
disco precedente, e riuscendo ancora a dar
vita a momenti musicalmente straordinari,
che mancano però di un elemento fondamentale: l’originalità del primo lavoro. Il
terzo album, Lizard vede la luce già nel
dicembre del 1970, ed è la bizzarra prova di
un organico ampiamente rimaneggiato a
causa di tensioni interne, che porteranno al
progressivo allontanamento del sin qui
autore dei testi Peter Sinfield dal leader del
gruppo, sempre più deciso a rifuggire dalla
dimensione fiabesca privilegiando uno
sguardo più diretto sul mondo circostante,
sui cambiamenti che lo agitano.
Gli hippies cominciano a cedere il passo ai
loschi figuri muniti di polvere bianca, e la
crisi dei tempi comincia a soffiare sul collo di
chi ha la sensibilità di indagare il mondo circostante, Islands, del dicembre 1971, a suo
modo metabolizza queste inquietudini,
mostrando anche i King Crimson in una
delle performances meno convincenti della loro
storia, rappresentando la chiusura
della prima fase
del camaleontico
Re Cremisi. Il
gruppo si scioglie,
ma solo per iniziare una nuova e
ancor più straordinaria incarnazione: quella imperniata attorno
all’organico composto dal bassista/cantante
John Wetton, dall’ex Yes Bill Bruford alla batteria,
e dal violinista David Cross. Inizia ad affiorare quel senso di tensione geometrica che
d’ora in poi sarà l’autentico marchio di fabbrica del chitarrismo di Fripp, ormai proiettato verso le sperimentazioni sonore che di
lì a breve lo porteranno a mettere a punto i
clebri “Frippertronics”, assoluta avanguardia per l’epoca. Lark’s tongues in aspic,
Starless and bible black, e il capolavoro
assoluto Red, prendono vita tra il marzo
1973 e l’ottobre 1974. Non è esagerato
definire l’ascolto di questa musica come una
delle esperienze ancor oggi più moderne
che il Rock possa offrire, tanta è la perfezione e il nitore scaturente da un perfetto equilibrio di capacità tecnica e ispirazione. Ma
una nuova crisi scuote l’irrequieta personalità del leader, e ancora una volta il gruppo,
per sua volontà, cessa di esistere. C’è l’esigenza di definire nuove vi attraverso le quali
esprimere quella “disciplina” che è ormai
considerata nerbo non solo della musica dei
Crimson, ma un vero e proprio stile di vita.
Quell’elemento ordinante che ha portato
“uno dei più scarsi talenti chitarristici e
musicali esistenti” (così Fripp racconta i suoi
esordi alla chitarra) a perfezionare una delle
tecniche attualmente più straordinarie, originali e ammirate che il mondo delle sei
corde possa oggi ricordare. In bilico tra mille
collaborazioni con persoanggi storici del
mondo musicale del tempo (Bowie, Gabriel,
Eno, Talking Heads), Fripp fa risorgere la sua
creatura sotto una veste ancora una volta
innovativa, aprendo la terza stagione del Re
Cremisi: organizzata ancora attorno alle ritmiche di Bruford, ora coadiuvato da Adrian
Belew alla voce e chitarra, e Tony Levin allo
stick e al basso, col solito Fripp a fungere da
minimo comun denominatore tra le parti,
catalizzatore di un’energia straordinariamente aggressiva.
Proprio Belew (ad oggi ancora membro dei
Crimson), merita forse un’attenzione particolare per ciò che riguarda l’apporto al
sound della band. Perfetto contraltare alla
ieraticità geometrica di Fripp, la sua indole
americana, a tratti istrionica, e il suo chitarrismo selvaggio e tecnicissimo, consentono
di aprire la strada ad intrecci musicali che
possono allungare lo sguardo fin verso il
lontano oriente, dando maggior respiro a
intuizioni che nella precedente fase erano
appena accennate. Discipline, Beat e Three
of a perfect pair vengono realizzati dalla
nuova formazione tra il 1981 e il 1984,
segnando una delle più fertili stagioni creative del gruppo, ormai proteso verso un’affermazione internazionale che a tratti (Sleepless
o Matte Kudasai) si concede anche il lusso di
strizzare l’occhio alla Hit Parade.
L’evoluzione e la ricerca sembrano non arrestarsi mai, e Fripp decide che è arrivato il
momento di ridefinire totalmente l’approccio al suo strumento, inventando un nuovo
tipo di accordatura (New standard tuning)
che gli consente di esplorare ancor più a
fondo, da differenti prospettive, quello che
la musica Rock moderna ha ancora da dire.
Thrak è un capitolo anomalo della discografia Crimsoniana: uscito nel 1994 e figlio di
un organico di ben sei elementi (MastellotoBruford, alle percussioni e batteria, Fripp e
Belew alle chitarre, Levin al basso con l’aggiunta dello straordinario Trey Gunn alla
Warr Guitar), sembra quasi esser vittima
della troppa bravura dei musicisti che lo suonano: affiora per la prima volta un senso di
noia, di deja vu, e alcune composizioni
appaiono davvero banali e scontate.
Legittima flessione creativa, si potrà pensare, visti i trascorsi e la non più giovane età
degli artisti coinvolti. Eppure nel 2000 ascoltiamo con un certo stupore un ennesimo
cambio di direzione, The Construktion of
light porta con sé in germe alcuni semi di
una nuova maturazione che si concretizzerà
a breve: la forza d’urto dei suoni, sempre
più vicini ai lancinanti rumori d’una modernità forgiata nelle fucine di una acciaieria,
riescono ad adattarsi alle tensioni dei testi
cantati da Belew. La maturazione di quest’ultima fase avverrà con The power to
believe, del 2003, nel quale i King Crimson
dànno prova di una vitalità creativa invidiabile: con il livello tecnico dei brani che si fa
sempre più irragiungibile, Fripp è ormai l’icona di se stesso, gelido come pochi durante le esibizioni dal vivo, in cui affida senza
esitazioni il contatto col pubblico alla sfrontatezza di Belew, restandosene nascosto
dietro l’incredibile torre di effetti grazie ai
quali dà vita a suoni “alieni”. I Soundscapes
saranno diretta derivazione dalla già citata
tecnica dei Frippertronics, entrambe basate
sul concetto di “loop” ma differenti in
quanto ad esecuzione. Dare al Rock, musica
emotiva per antonomasia, un principio ordinatore basato sul raziocinio ma che ne lasci
intatta la forza primigena, è possibile, i King
Crimson lo dimostrano ancor oggi.
:19
romalive
PROSTITUZIONE:
?
che fare
Don Benzi: l’orrore della prostituzione minorile
non scalfisce la politica Moloch
[ a cura di • Sergio Di Mambro e Fabrizio Piciarelli ]
Ho incontrato Don Benzi a Roma in una calda
Domenica di Aprile, l’intervista è avvenuta per
strada su un piccolo marciapiede con dietro un
boschetto e da sfondo un cielo dipinto con i
colori celesti e piccole nuvole bianche. Non l’avevo mai incontrato ma ero affascinato da questo
prete che ha votato la sua vita a sostenere, aiutare le persone più in difficoltà, quelli che spesso
vengono considerati rifiuti umani o quelli di cui
spesso ci si vergogna, perché diversi. Questa figura sempre sorridente che solca i cieli alla ricerca
della sofferenza per portare sollievo. Pur avendo superato gli ottanta anni continua ad avvicinare
e ad aiutare quelle persone che sembrano non
avere più speranza. In questa intervista parleremo soprattutto di prostituzione, ma non solo,
riportava indietro una per noi, e noi facevamo
festa intorno a lui non tanto per quello che ci
dava ma per l’amore che ci univa. Una sera tardò a venire perché pioveva. Noi non potemmo
andargli incontro e lo aspettammo. Quando arrivò, ci raccontò cosa era successo e cioè, il greto
del ruscello quando pioveva si gonfiava molto e
quel giorno una macchina su tale greto si era
impantanata. (Siamo nel 1933, le macchine le
avevano solo i grandi proprietari terrieri). Lui si
fermò e chiese al proprietario della macchina se
avesse bisogno di aiuto. Gli rispose di sì, e così
riuscirono a scavalcare la parte di terreno fangoso e a liberare la macchina. A questo punto
mio padre ci disse delle cose che io non ho potuto mai dimenticare, specificamente che gli
in quanto mi incuriosisce e affascina il Don Benzi
uomo e quindi capire dove, quando e come, ha
trovato tanto entusiasmo, fede e amore per il
prossimo.
aveva dato £2 di mancia a cui lui non aveva dato molta importanza, e poi ha detto con un tono
che che è entrato dentro di me: “e mi ha dato
anche la mano!”. Avevo otto anni e sono rimasto impressionato e ho portato questa frase
sempre dentro di me. Ho meditato a lungo e a
16, 17 anni ho capito mio padre. Il mio papà apparteneva a quella fascia enorme di gente che
crede talmente di non valer nulla che quasi chiede scusa di esistere. Da quel momento io dissi:
«non li abbandonerò mai».
Don Benzi, quale insegnamento ha tratto
dalla sua infanzia, ci vuole raccontare in particolare qualche aneddoto?
Durante una sera in cui pioveva a casa eravamo
abituati ad incontrare a papà che tornava a casa dal lavoro, quando lavorava. Lui ci portava
indietro quello che la mattina aveva portato come pranzo. Infatti lui delle due uova sode ne
20:romalive
Tornando al periodo attuale questa fascia
di persone esiste ancora, e se così fosse,
vanno individuati tra quelli ai margini della società, diversamente abili, prostitute?
Tutte le persone che non ce la fanno a difendersì, vengono trattate tutte come uno strumento
di cui ci si serve, o come di un’occasione di cui
ci si approfitta, o come un ingombro da far fuori crudelmente. La stragrande maggioranza della
gente si sente una cosa, non più una persona.
Di qui la nostra redenzione, stare accanto al po-
vero vuol dire prima di tutto chiedergli scusa,
perdono, solo per il fatto che è povero. Non siamo dei benefattori, siamo solo dei peccatori.
Allora di fronte alle masse di più di 100.000 ragazze in Italia lasciate per strada a prostituirsi,
di cui una buona parte sono tutte minorenni, è
l’orrore più grande che ci sia.
Padre, all’inizio della sua attività pastorale,
c’è stata qualche esperienza vissuta che le
è rimasta impressa e su cui ha meditato?
Sì, un giorno è venuto da me un operaio disoccupato, ero al Porto di S. Nicolò e mi ha detto
«padre mi aiuti a trovare lavoro, sono disoccupato, ho un figlio, una moglie e non ce la facciamo
a vivere». Allora c’era un senatore democristiano e sono andato da lui, ho portato anche lui
con me. Il senatore ci ha fatto accomodare, e
abbiamo cominciato a parlare, come dicono in
dialetto, “in maiuscolo”, cioè con un linguaggio “acculturato”, quasi dimenticandoci del
povero disoccupato. Abbiamo parlato per un’ora e lui non ha mai detto una parola. Alla fine
ho chiesto al senatore se poteva risolvere la sua
esigenza e siamo venuti via. Usciti, ho visto il povero disoccupato completamente stravolto e
umiliato e mi ha detto «voi potete fare di noi
quel che voi volete, tanto noi non capiamo niente. Avete parlato sempre in un modo che non
ho capito neanche una parola».
Padre, è ancora attuale l’affermazione di
quel disoccupato?
Oggi chi è che conta per fare strada? Chi ha
molto danaro. Chi è che conta? Chi è nella stanza dei bottoni. Chi è che conta? Quelli che hanno
tra di loro società a delinquere per il potere.
Quindi hanno il potere per strumentalizzare il
prossimo. Non abbiamo gli eroi della società che
buttano via se stessi al servizio di chi è sofferente. Io penso sempre che i nostri deputati, i
nostri parlamentari, dovrebbero rinunciare a tutto il loro stipendio, andando a lavorare come
lavora la gente comune, il tempo lo troverebbero lo stesso per fare le leggi. Allora il popolo
direbbe «guarda sono come noi, ci possiamo
credere per loro siamo importanti». Invece siamo in una sorta di pazzia, in una spartizione del
potere scandalosa, e chi non conta niente nel
potere economico, politico, sociale è come una
zavorra che viene buttata via. Questo è lo scandalo di oggi ed è la causa della guerra permanente,
che è una follia collettiva.
Don Benzi, sono venuto ad intervistarla per
capire. Un piccolo sfogo e una piccola constatazione: le strade di Roma di giorno e di
notte sono piene di donne che si prostituiscono, lo scandalo più grande consiste nella
presenza sempre più numerosa di Baby prostitute, ragazzine di 12, 13, 14 anni. Strade
intere dei Municipi di Roma, come nel
Municipio Roma XII, sulla Salaria, Tiburtina
ecc. Punto di ritrovo giornaliero per un’orrore disumano, siamo in presenza di “stupri”
ai danni di bambine di pochi anni e atti di
pedofilia, nessuno interviene. Come mai
una fascia così ampia della popolazione italiana si rivolge al mercato della prostituzione?
Quale crisi attraversa la società? Da cosa dipende?
Prima di tutto l’uomo non ha più coscienza del
suo essere e vive soltanto di emozioni, di sensazioni che per loro natura sono limitate nel
tempo per cui vengono sempre nuovamente sostituite. Una teoria di questa pazzia consiste
anche in questo fatto: L’uomo può amare la cosiddetta moglie e poi può dare il suo corpo a
bisessuali, omosessuali, scambisti ecc..., quindi
una falsità esistenziale da far spavento. L’uomo
non ha più coscienza di ciò che lui è. Quindi non
è altro che uno scoppiettare di sensazioni ed
emozioni e l’altro è solo una sorgente di tali emozioni e sensazioni. Per quanto concerne la
prostituzione, purtroppo il degrado è sempre
più grande perché gli uomini maschi vogliono
sempre più delle bambine. Noi dal 1990 siamo
impegnati su tutto il territorio nazionale per togliere dalla strada queste povere ragazze. Ebbene,
nessun governo nazionale ad oggi, ha preso sul
serio questo problema. Si è fatto al più qualche
passo per assistere le vittime. Ma le vittime non
vogliono essere assistite, vogliono essere liberate. Quello che più mi fa soffrire è che se il governo
attuale volesse, in pochi mesi le libererebbe tutte, basterebbe che la polizia quando vede i
“clienti” caricare o scaricare una ragazza, li chiamasse in questura per identificarli, per vedere se
la ragazza è minorenne, o no! Fatto sistematicamente, ma anche per campione, chiuderebbe
o bloccherebbe immediatamente questo terribile commercio. Perché non lo si fa? Come mai
a Rimini dal 1998 non c’è più prostituzione su
strada e nei locali pubblici? Grazie al questore
di allora, Achille Dello Russo. Io andai da lui e gli
dissi che la prostituzione era tutta schiavizzata,
lui mi rispose che la prostituzione schiavizzata
sarebbe stata cancellate in pochi mesi ha liberato Rimini da tale fenomeno. Quando Livia Turco
parlò delle cooperative, gli dissi che legalizzare
la prostituzione con le cooperative è mettere in
mano ai criminali le loro “creature”, così come
nella nuova legge si parla di “sponsor” e quindi i criminali diventeranno sponsor delle ragazze
che sfruttano. Ma non solo Rimini, anche ad
Ancona il questore Iacopone ha agito per eliminare la schiavitù nella prostituzione, ma anche
il dottor Savina di Ferrara, come il questore di
Macerata, così anche a Pesaro. Io faccio il pellegrino presso i questori dicendo: «Lo Stato non
fa nulla che valga per la liberazione, ci siete voi
ad operare?» Vedo che il numero dei questori
che agisce in tal senso aumenta, fino all’ultima
denuncia che ha fatto il comune di Padova in
cui con una delibera molto forte intende liberare questa massa di ragazze. Ciò potrebbe avvenire
in tutta italia… Le stelle stanno a guardare!
Questo scandalo, una bambina di 12, 13 anni
che viene usata, anche fisiologicamente non è
pronta per questi rapporti. Sarà rovinata per tutta la vita. Ho portato da Giovanni Paolo II, una
prostituta, Anna, nel 2000. Quando si è messa
in ginocchio accanto a me davanti al Papa è
scoppiata in pianto e gli ha detto: «Papà, la vita sulla strada è brutta. Papà, libera le ragazze».
Poi gli ha detto, di nuovo piangendo: «Papà, sulla strada io mi sono ammalata. Papà sulla strada
ci sono molte ragazze, ma anche tante bambine. Papà libera le bambine!». Anna è morta di
AIDS, nel 2001.
Padre, siamo di fronte ad un mix incredibile: i “clienti”, la politica, il business. I clienti
sono elettori per la politica, la politica è collegata agli affari per tenere in piedi gli
apparati e gli affari incrociano la malavita
per aumentare le entrate. Padre c’è un modo per scardinare tale incrocio devastante
per la società civile?
C’è, si c’è. I clienti che si rivolgono al mercato
della prostituzione sono calcolati in dieci milioni, con più di 100.000 donne in strada. Nella
passata legislatura abbiamo presentato una legge di iniziativa popolare. Quando l’ho presentata
alla Camera dei deputati, “un pezzo molto grosso tra i politici”, vedendo che noi ammettevamo
la punizione del cliente: «Padre, chi vuole che
approvi questa legge? Qual è quel partito che
vuol perdere anche uno solo dei 10.000.000 voti di clienti italiani?». Gli ho risposto: «Siete dei
prostituti politici, dovete fare le leggi, non calcolare i voti che prendete o che perdete. Dovete
fare le leggi per la giustizia e per la liberazione
del grido dei poveri». Non lo si vuol fare. Sono
disposto a fare qualsiasi battaglia per dimostrare che tutti i governi dal 1990 ad oggi, compreso
l’attuale, non vogliono affrontare tale piaga sociale. Cosa vuol dire ciò? Il partito è diventato
come il dio Moloch dei Fenici che voleva vittime
umane. Non voleva sacrifici di animali, ma vittime umane. Questa politica vuole vittime umane,
vittime umane!! Non solo donne, ma i ragazzi,
i poveri, gli abbandonati, coloro che non hanno più nessuno a cui gridare e quando li incontro
nel mio cuore gli chiedo sempre perdono.
Padre, operando lei in tutta Italia, nelle zone in cui opera di più è riuscito a scardinare
tale fenomeno. A Roma c’è il Papa, fulcro
della cristianità e della vostra attività missionaria. Roma è piena di parroci, di comunità
cristiane, associazioni di volontariato. Roma
:21
romalive
è anche la capitale della politica. Come mai
Roma è anche la capitale del degrado, della prostituzione, del vizio e non c’è un
intervento tra la Chiesa, quella parte di politica sensibile e le forze dell’ordine?
Noi cadiamo nella tentazione terribile di essere
amministratori anziché padri e pastori. Tutta la
massa umana che soffre vuole dal prete, il padre. Sulla strada queste ragazze mi chiamano
“papà”, come posso avere il coraggio di farmi
chiamare padre se non mi comporto da padre.
Ci deve essere in tutta la chiesa un’ondata di risveglio, però tale risveglio deve avvenire con i
fatti e non con le parole. Aggiungo: se tutti i
movimenti cattolici, che sono tantissimi in Italia,
si unissero insieme per dei target comuni, (ad
esempio liberiamo le prostitute) nessuno resi-
sterebbe.
Invece ognuno bada al suo orticello e alla fine
perde anche quello. Occorre un momento rivoluzionario nel cuore dei preti, siamo nati per
questo.
Non possiamo più chiudere le chiese, dobbiamo aprirle, perché la povera gente venga e
soprattutto queste creature.
tura abbia la felicità e la pienezza.
Per questo si è volto contro se stesso diventando uomo, per manifestare questo amore. Quasi
una pazzia divina nell’amore di Gesù ed è lui il
segreto della storia. Basta che lui trovi nuovi fedeli e il mondo cambia davvero. Per me Cristo
è stato fascino, voglia di vivere e di affrontare
anche le crisi più gravi della vita.
Pensa che in una società così violenta, degradata, dove il nichilismo aumenta. Dio ha
ancora voglia di volgere lo sguardo per permettere di salvarci, oppure siamo già tutti
dei disperati?
No, Dio per essere Dio ha avuto bisogno di farsi uomo. Dio è amore, pienezza di amore. Dio
ha creato la sua creatura e vuole che la sua crea-
L’ultima domanda era provocatoria affinché chi
guarda o legge tale intervista, soprattutto nel
mondo politico, ecclesiastico, delle forze dell’ordine, possa scrollarsi di dosso la staticità del
vedere, ma non guardare per agire, agire con la
forza della fede e della propria umanità e dignità.
Condivido le sue parole.
Bessy e Susanna: due vittime della prostituzione
[ a cura di • Sergio Di Mambro e Valeria De Rentiis ]
Bessy, da quanto sei in Italia?
Dal 2003.
Come sei entrata nel giro della prostituzione?
Con la mia famiglia prima abitavo in Senegal poi
mio padre è morto. Un suo amico mi disse, insieme a mia madre, se volevo venire in Europa.
Mia madre era malata alle gambe e io risposi di
sì perché pensavo che sarei andata a lavorare.
Gli chiesi cosa avrei fatto e lui rispose che mi
avrebbe portato in Germania per fare la parrucchiera. Lui insieme alla moglie Emma mi diceva
che in Germania avrei fatto la parrucchiera! Fece
un rito vodoo con il mio sangue e con i miei capelli dicendomi che se non avessi dato 7 mila
euro per il viaggio lui mi avrebbe fatto del male.
Quando arrivai mi disse che il mio debito era au-
mentato a 21 mila euro, non più a 7 mila, e che
non poteva portarmi con lui in Germania perché
non avevo il permesso. In Italia mi ha iniziato ad
aiutare un uomo di nome Giacomo. Quell’uomo
che mi ha portato in Europa continuava a chiedermi i soldi dicendo che li voleva subito. Sono
andata a vivere a Vicenza e lui ogni giorno mi
chiamava minacciando la mia famiglia se non gli
avessi dato tutti quei soldi. Ruppero una gamba
a mio fratello e continuò a minacciare me e la
mia famiglia… mi ha costretto a prostituirmi per
ridargli i soldi!
Quanto tempo sei stata in strada?
Sono stata in strada per tre anni.
Come ne sei uscita?
Ne sono uscita ora ma ho dovuto far andare mia
madre e mia sorella in Nigeria. Solo così sono
tranquilla che lui non le troverà mai per fare loro del male. Non vado più in strada e a Vicenza
ho chiamato un’amica che, insieme al marito, mi
ha aiutato.
Susanna, cosa è successo nel tuo paese?
Sono orfana e mi sono dovuta sposare. Anche
mio marito è morto e mi ha lasciata sola con due
figli. Io sono nigeriana e un nigeriano mi ha detto di venire in Italia. Sono prima andata in Marocco,
poi in Spagna. Solo dopo 3 – 4 mesi sono arrivata in Italia.
Ti hanno chiesto dei soldi?
«Mi hanno portato in Italia a Foggia e la madame mi ha fatto andare in strada per ripagarla
del debito che diceva di avere con lei. Diceva che
in strada avrei guadagnato subito i soldi che le
dovevo restituire. Io non volevo farlo ma lei mi
ha picchiato e mi ha costretto, ogni volta che mi
rifiutavo venivo picchiata!».
Quanto tempo sei stata in strada?
«Sono stata in strada per 3 anni e 6 mesi. Ho
chiamato i carabinieri e sono scappata, mi hanno rubato i soldi. Ho sofferto tanto… ho 28 anni
e due figli in Nigeria».
Come ne sei uscita?
«Mi hanno portato a Rimini e una donna italiana mi ha aiutato».
Intervista a Giampiero Cofano, responsabile
del settore antitratta
Sig. Cofano, ci vuole raccontare la lunga
odissea di queste donne provenienti da
22:romalive
paesi lontani e portate qui in Italia?
Sono diverse le dinamiche, ma già dalla storia
di queste due ragazze si evince come sia organizzata la rete criminale per portare queste
donne a prostituirsi in Italia e in Europa. Bisogna
fare distinzione tra il traffico proveniente dalla Nigeria, che ha delle modalità molto differenti,
da quello, ad esempio, dei Paesi dell’ex Unione
Sovietica o della Romania, oggi paese leader
fornitore di baby prostitute che oggi ritroviamo per le strade del nostro paese.
Le ragazze dei paesi africani, in particolare della Nigeria, sono sotto l’influsso di una forte
credenza religiosa e tribale. Prima di partire
devono sottoporsi a riti voodoo, ai quali loro
sono molto legate, credendo fortemente che
le rivelazioni di fatti promessi dal rito magico
possano veramente accadere. I trafficanti giocano molto sulle pressioni culturali e religiose
di queste ragazze, approfittandosene. Tutte le
ragazze vittime, provenienti dalla Nigeria, subiscono un inganno: nei paesi africani, sovrappopolati
e dove la fame dilania la gente, il miraggio di
rifarsi una vita, di farsi una posizione in Europa
e poter aiutare la famiglia che lasciano, rappresenta per loro un sogno, quindi, facilmente
cadono nelle mani di questi criminali. Il solo
percorso che compiono dalla Nigeria all’Italia
è molto travagliato: ci sono ragazze che raccontano di aver attraversato il deserto a piedi
per un mese e di aver visto morire i propri compagni durante il viaggio. Ricordiamo, ad esempio,
i barconi della speranza che dalle coste della
Libia, spesso, non sono arrivati a destinazione. Giunte in Italia le ragazze scoprono il vero
inganno: la madame che ha contattato le ragazze in Nigeria rivela loro quello che poi
dovranno fare, in realtà le prostitute subiscono tutto questo per ripagare un debito, quello
d’averle fatte arrivare in Italia: bisognerà guadagnare quanti più soldi possibili per sdebitarsi!
Se fino a alla fine degli anni ‘90 parlavamo di
30 - 40 milioni di lire, ora parliamo di debiti di
circa 70.000 euro. L’ammontare della cifra richiesta dagli sfruttatori dipende dall’età e dalla
bellezza delle ragazze, in base a questi due
fattori fanno una stima approssimativa del loro possibile ritorno economico. Le donne
nigeriane che oggi rappresentano il 40% del
fenomeno in Italia della presenza di prostituzione straniera schiavizzata, sono quelle che
hanno sofferto di più e che hanno subito maggiori violenze. Hanno un percorso di schiavitù
molto lungo: per loro è difficilissimo saldare il
debito che hanno nei confronti degli sfruttatori. È un debito che riescono a saldare con
grande difficoltà, perché dopo 3 - 4 anni di
prostituzione, anche prima, non riescono più
a reggere questo stile di vita, e raccontano che
è contro la loro natura e che non rappresenta
il volere di Dio. Dai primi anni ‘90 per un totale di 15 anni di attività, abbiamo aiutato 5000
vittime di prostituzione di cui 2800 provenienti
solo dalla Nigeria; parliamo anche di vittime
minorenni, abbiamo aiutato vittime nigeriane
di circa 14 – 15 anni.
Qual è la percentuale delle minorenni vittime del giro di prostituzione?
Attualmente in Italia si attesta intorno al 30-35%,
se invece consideriamo il fenomeno ultimo in
esplosione, quello delle donne rumene, registriamo in alcune città la presenza del 50% di
minorenni. Roma ne è un esempio: percorrevo
la via Salaria un venerdì sera intorno alle 21 e ho
trovato moltissime bambine vittime del giro.
Vorrei aggiungere che oltre alla Salaria, il fenomeno è presente anche nel XII Municipio, in
via Marconi per esempio, dove molte minorenni si prostituiscono non solo di sera, ma
anche di giorno.
Possiamo affermare che se una persona va
con una minorenne è un pedofilo?
Viene definito pedofilo fino ai 14 anni di età.
Quando parliamo di minorenni partiamo da
un’età di 12 – 13 anni in sù. Ricordo un caso
di Genova, dove ha operato la questura qualche mese fa: durante un controllo di circa 50
– 60 ragazze rumene sono state trovate circa
12 vittime minorenni incinte, alcune fino al 9°
mese di gravidanza, con ancora il bambolotto
in braccio! Questo significa che è una richiesta
precisa che viene dai clienti, non ci sarebbe al-
tra spiegazione. Questo è un fenomeno fortemente organizzato, a doppio, triplo turno, senza
distinzione d’orari. Se è difficile intervenire su
una donna maggiorenne, però, su una minorenne dovrebbe essere molto più semplice. La
polizia dovrebbe poterle salvare senza far loro
troppe domande.
Come mai il fenomeno è in aumento?
È la legge della domanda e dell’offerta, ad una
maggiore domanda… corrisponde una maggiore offerta, ecco perché il fenomeno è andato
crescendo negli ultimi anni: parliamo di 9 milioni di clienti! Chi vorrebbe rinunciare a un
business del genere? Ci accorgiamo che parliamo di schiavitù, di tratta delle persone: la
richiesta ora è di minorenni e gli sfruttatori si
adeguano. La polizia dovrebbe intervenire assieme alle altre Istituzioni.
Come mai non si fa nulla?
La polizia e la politica sono similari e connesse. Non possiamo distinguere le due cose, chi
vuol perdere 9 milioni di voti? (affermazione di
un politico durante un incontro con Don Benzi).
A Rimini siamo stati fortunati perché c’è stato
un questore che ha deciso di fare pulizia per le
strade e dal 1998 il fenomeno della prostituzione è andato diminuendo. Ma in Italia, in
generale, la convivenza tra mafia, malavita e
queste organizzazioni criminali permette che
per le strade ci siano ancora tante prostitute.
Intervista a Erika Bernacchi,
resp. del coordinamento donne della Sezione Italiana di Amnesty International
[ a cura di • Luciana Buono ]
Come organizzazione governativa indipendente cosa fate per contrastare il fenomeno
della prostituzione e della tratta di esseri
umani?
Amnesty International ha denunciato il fenomeno della prostituzione forzata e della tratta
di esseri umani come una delle più gravi forme
di violazione dei diritti umani che colpisce in
particolare le donne e i bambini. Difatti Amnesty
International si è occupata del fenomeno soprattutto nell’ambito della campagna mondiale
“Mai più violenza contro le donne” che con-
duce dal 2004.
Amnesty sottolinea che le persone vittime di
tratta hanno diritti che gli Stati sono tenuti a rispettare, incluso quello a una riparazione per
gli abusi che hanno subito. In particolare in base al diritto internazionale gli Stati sono tenuti
time di tratta, di cui 619 minori di anni 18.
Inoltre dai dati della Direzione Centrale della
Polizia Criminale emerge per l’anno 2004 un
totale di 3.201 denunciati e di 422 arrestati,
mentre per l’anno 2005 un totale di 3.215 denunciati e di 382 arrestati in relazione alle seguenti
fattispecie di reato: Riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù (art. 600 c.p.), Prostituzione
minorile (art. 600 bis c.p.), Tratta di persone (art.
601 c.p.), Acquisto e alienazione di schiavi (art.
602 c.p.), Impiego di minori nell’accattonaggio
e altri (art. 671 c.p.).
È stato anche attivato un numero verde antitratta nazionale (800290290) al quale sono
pervenute nel periodo 2000-2005, 475.492
chiamate.
a esercitare la dovuta diligenza nel prevenire,
investigare, perseguire e punire tutti gli atti di
violenza contro le donne, sia che questi vengano perpetrati da agenti statali che da persone
private. Ciò significa che gli Stati devono considerare la tratta un reato e rendere effettiva
questa proibizione fornendo assistenza legale,
assicurando l’accesso alla giustizia alle vittime
e adottando misure preventive che affrontino
le cause che sono all’origine della tratta.
A livello internazionale Amnesty ha inoltre monitorato il processo di redazione della Convenzione
europea contro la tratta di esseri umani facendo pressione sulle istituzioni del Consiglio d’Europa
affinché inserissero nel testo della convenzione
una reale protezione dei diritti delle vittime di
tratta. La Convenzione europea è attualmente
lo strumento più importante in quanto fornisce
un quadro generale per la protezione e l’assistenza delle persone vittime di tratta e stabilisce
anche un meccanismo di controllo sull’implementazione degli obblighi degli Stati. Se la
Convenzione entrasse in vigore rappresenterebbe un importante passo avanti nella tutela
dei diritti delle vittime a livello europeo, per questo Amnesty sta chiedendo a tutti i paesi del
Consiglio d’Europa di ratificarla velocemente.
Quali sono le cifre stimate in vostro possesso relative alle donne ridotte in schiavitù
in Italia?
I dati a disposizione sono spesso soltanto delle
stime in quanto la tratta è ovviamente un fenomeno nascosto e difficilmente quantificabile.
A livello mondiale variano dalle 700.000 persone vittime di tratta ogni anno nel Rapporto
Segretario Generale ONU 2003 ai due milioni
di bambine tra i 5 e i 15 anni introdotte nel mercato del sesso secondo i dati dell’agenzia delle
Nazioni Unite, Unifem 2002.
A livello italiano la V Relazione al Parlamento
sull’attività del Comitato Interministeriale dei
diritti umani 2003 parla di 50 mila donne un
terzo delle quali minorenni, vittime di tratta per
un giro d’affari annuale stimato in 5-7 miliardi
di euro, mentre nel rapporto del Dipartimento
di Stato statunitense del 2004 si parla della presenza di 25.000-30.000 vittime di tratta in Italia.
I dati certi che abbiamo sono quelli riguardanti i programmi di protezione sociale. Il Dipartimento
per le pari opportunità dal marzo 2000 al giugno 2006 ha cofinanziato progetti di protezione
sociale che hanno accolto e assistito 11.226 vit-
Quante minorenni e da dove provengono?
(Per i dati si veda la domanda precedente)
La tratta di minori avviene prevalentemente a
scopo di accattonaggio, prostituzione, lavoro
domestico. La maggior parte proviene da famiglie povere, socialmente vulnerabili, scarsa
istruzione e spesso fuggono da situazioni di violenza domestica
Secondo i dati sui progetti di protezione sociale del Dipartimento pari opportunità, negli anni
2000-2001 le nazionalità prevalenti cui appartenevano i minori vittime di tratta a fini di
prostituzione erano quella albanese, assolutamente predominante, quella rumena (al secondo
posto), quella moldava e quella nigeriana, di
entità assimilabile; in minor parte vi erano anche vittime provenienti da Paesi dell’ex Jugoslavia,
dall’Ucraina e dalla Bulgaria, dalla Tunisia,
dall’Ungheria, dalla Colombia e dalla Russia.
Successivamente si è invece assistito ad una netta diminuzione delle minorenni di nazionalità
albanese cui ha corrisposto un sensibile aumento
di quelle di nazionalità rumena e un aumento
di quelle provenienti dal Marocco – si tratta
generalmente di minori maschi – e dal Sud
America.
Quale potrebbe essere una soluzione?
Per cercare di risolvere il problema della tratta di
esseri umani è necessario agire su più fronti.
Certamente gli Stati devono fare tutto ciò che
è in loro potere per reprimere e punire i trafficanti che attraverso la tratta ottengono enormi
guadagni e devono garantire alle vittime di tratta la possibilità di un reinserimento sociale
attraverso appositi programmi e la concessione
di permessi di soggiorno. Ciò tuttavia non è sufficiente, è necessario infatti agire anche sul fronte
della prevenzione sia attraverso apposite campagne informative nei paesi di origine delle donne
e delle ragazze vittime di tratta che attraverso
misure che migliorino le condizioni di vita generali in quei paesi. Ciò che accade spesso infatti
è che donne e le ragazze con situazioni economiche e familiari precarie vengono ingannate
con false promesse di lavoro per poi ritrovarsi
costrette a fare le prostitute in situazioni che in
alcuni casi possono essere definite di schiavitù.
Esse subiscono infatti abusi e maltrattamenti da
parte dei propri trafficanti che spesso ritirano
anche i loro documenti di identità, non hanno
accesso ai servizi sanitari, vivono spesso in abitazioni fatiscenti e sovraffollate nelle quali sono
spesse recluse senza avere accesso al mondo
esterno se non quello dei loro clienti.
Ma per sconfiggere il dramma della tratta è necessario promuovere anche una cultura che
rifiuti la violenza contro le donne e i bambini
per questo Amnesty International realizza una
serie di attività di formazione e sensibilizzazione rivolte ai ragazzi delle scuole, ma anche a
tutta la popolazione per fare sì che la violenza
contro donne e bambini non sia più considerata tollerabile.
Cosa fanno le istituzioni in merito?
L’Italia si è dotata di una buona legislazione contro la tratta, che viene considerata una buona
pratica a livello europeo.
In particolare l’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione ha istituito i progetti di protezione
sociale, vale a dire si prevede il rilascio del permesso di soggiorno al fine di “consentire allo
straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale e di
partecipare ad un programma di assistenza e
integrazione sociale”. Ciò che è importante è
che il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale non è subordinato all’obbligo di
denuncia da parte della vittima, cosa che consente anche alle donne che non vogliono o non
hanno il coraggio di denunciare i propri trafficanti (spesso per paura di ritorsioni contro di sé
o le proprie famiglie) di usufruire ugualmente
del permesso di soggiorno e della protezione
dello Stato.
C’è da dire tuttavia che l’applicazione della normativa non è sempre uniforme sul territorio e
le questure non adottano sempre gli stessi criteri nella decisione del rilascio del permesso di
soggiorno.
Inoltre nel 2003 è stata approvata la legge
228/2003 che definisce i reati di riduzione in
schiavitù e di traffico e che prevede la punibilità di chiunque eserciti su una persona poteri
corrispondenti a quelli del diritto di proprietà ovvero chiunque riduca o mantenga una persona
in uno stato di soggezione continuativa al fine
di costringerla a mendicare o a fornire prestazioni di tipo lavorativo o sessuale e che comunque
ne comportino lo sfruttamento. Tali reati sono
puniti con la reclusione da 8 a 20 anni.
:25
romalive
Ipost:
Intervista al Commissario Straordinario
Giovanni Ialongo
] a cura di Marta Cecchini [
Siamo nella sede dell’Ipost, all’Eur (XII
Municipio), in presenza del presidente
dell’ipost, Giovanni Ialongo, anzi da quest’anno Commissario Straordinario, dico
bene?
“Sì, in effetti da Novembre, con decreto
del Ministro delle Comunicazioni, On. Paolo
Gentiloni, sono stato nominato Commissario
Straordinario. Nella continuità dopo 9 anni da presidente dell’Istituto Postelegrafonici”.
Negli anni precedenti abbiamo seguito un
po’ l’attività svolta dall’Ipost, possiamo
definire quest’Istituto l’eccellenza nel settore dell’erogazione previdenziale? Ci vuole
parlare di come siete riusciti a raggiungere questo livello?
“Sì, prima però, mi consenta di rivolgere
a lei e ai suoi collaboratori un apprezzamento particolare perché seguite, da molto
tempo, e con molta attenzione, l’erogazione dei nostri servizi e per l’impegno che
avete sempre profuso nell’informare, comunicando le attività e i servizi che eroghiamo
ai nostri utenti, non solo nell’ambito di
questa circoscrizione, ma di tutto il territorio nazionale.
I servizi che noi offriamo sono la previdenza, l’assistenza, la mutualità e il credito.
Dopo alcuni anni di rodaggio per una crescente puntualizzazione della macchina
organizzativa del nostro ente, siamo riusciti ad offrire i servizi in modo eccellente,
sia per quanto riguarda la previdenza, pagando la pensione in tempo reale senza
interruzione tra la busta paga di poste italiane al dipendente e il rateo di pensione
dell’ipost al neopensionato, sia per quanto riguarda l’assistenza che è stata rimodellata,
per dare la possibilità anche ai pensionati di usufruire dei vari benefici.
Ecco le nostre iniziative: abbiamo fatto
26:romalive
una convenzione con l’Opera Romana
Pellegrinaggi, una convenzione che consente ai nostri pensionati un soggiorno
nei mesi di maggio, giugno e luglio, in
una bellissima località toscana, dove possono trascorrere 15 giorni non solo di
riposo, ma anche seguendo le attività culturali che questa iniziativa consente.
Per quanto concerne il credito, lo abbiamo aggiornato: siamo ora in condizione
di poter erogare il prestito a tutti i dipendenti che lo chiedono anche on line,
accelerando i tempi tra la richiesta e l’erogazione, circa 10 – 15 giorni.
Per quanto riguarda i pensionati, ci siamo fatti carico di stabilire una convenzione
con un primario Istituto bancario per consentire anche a loro di ottenere prestiti
tramite la cessione del quinto del rateo
pensionistico.
Tutti questi risultati sono stati raggiunti
grazie all’impegno costante delle organizzazioni sindacali e di tutti i lavoratori
dell’Ente che ho l’onore e l’onere di presiedere, con la carica di Commissario
Straordinario.
A che punto è la realizzazione del vostro sogno di avere una sede tutta vostra?
“In effetti noi qui siamo ospiti di Poste
Italiane, anche se graditi dalla società.
Speriamo di realizzare il sogno di riportare i nostri lavoratori presso la propria
casa come l’ho definita nel corso della
convention dei 50 anni dell’ente; la propria casa, perché una parte dei lavoratori
dell’ipost prestavano già la loro attività
nel complesso di nostra proprietà in via
Carlo Spinola.
Abbiamo fatto un accordo di programma
con il sindaco Veltroni: al comune noi abbiamo ceduto un immobile ad uso scolastico,
dove c’è la Scuola Alonzi, il Comune ha
concesso all’Ipost la possibilità di costruire su un terreno di nostra proprietà.
È partito da poco un concorso per il mi-
glior progetto edilizio. Ci auguriamo che
parteciperanno qualificati professionisti
che presenteranno idee e progetti per la
costruzione della nuova sede che sarà costruita in via Cristoforo Colombo, a ridosso
del complesso di Spinola.
Ora c’è un nuovo governo che ha portato innovazioni, cambiamenti e proposte,
una delle quali riguarda l’organizzazione del sistema pensionistico e anche
degli enti previdenziali: si parla di un
unico Ente previdenziale. Presidente
Ialongo, basandosi sulla sua esperienza e sul ricercare Know how al servizio
dei cittadini, cosa pensa di questa proposta?
“Inizierà nei prossimi giorni il confronto
tra il governo e le organizzazioni sindacali previsto dal memorandum sottoscritto
già alla fine dell’anno scorso tra le due
parti, per la ricerca di un nuovo modello
strutturale che dovrà gestire la previdenza del nostro paese.
Attraverso l’accorpamento di tutti gli enti in un unico organismo, il governo mira
ad ottenere notevoli risparmi di gestione.
A tal proposito nutro seri dubbi che si
possa raggiungere tale obiettivo.
Temo infatti che eventuali risparmi possano andare a scapito della funzionalità
e della qualità dei servizi, anche se condivido la politica del governo di riduzione
della spesa pubblica.
Partecipiamo a questo dibattito convinti
che l’esecutivo e le forze sociali sapranno ben rappresentare queste esigenze e
questi orientamenti. Per quanto riguarda
il nostro Ente, stiamo verificando una soluzione alternativa.
Attraverso un confronto con le organizzazioni sindacali, dei lavoratori delle Poste
e dei lavoratori dell’Ipost, che ho incontrato recentemente e in seguito ad una
verifica con l’On. Gentiloni e con i rap-
presentanti delle Poste Italiane, soprattutto nella persona dell’Amministratore
delegato Massimo Sarmi, stiamo valutando la possibilità di trasformare l’Ipost da
ente di diritto pubblico non economico
ad una fondazione di natura privatistica.
A tal proposito abbiamo riscontrato consensi e abbiamo affidato a dei giuristi lo
studio di fattibilità che permetterebbe di
salvaguardare l’integrità del nostro Ente.
Presidente, vuole lanciare un messaggio in occasione del prossimo Forum
della Pubblica amministrazione?
“Diamo appuntamento a tutti gli utenti e
ai cittadini di questo quartiere, confermando non solo la partecipazione attraverso
un nostro stand, nell’ambito del Forum
presso la nuova fiera di Roma, ma ricordando che, il giorno 22 maggio alle ore
11, alla presenza del Ministro delle
Comunicazioni, l’On. Paolo Gentiloni, presenteremo un nostro progetto innovativo,
sempre in direzione del miglioramento della qualità dei servizi: un pallino fisso che
ha contraddistinto la mia gestione, fin dal
1997: consentire ai nostri utenti di avere servizi efficienti ed efficaci”.
L’intervista è stata realizzata da Sergio Di
Mambro per la trasmissione televisiva
RomaLive.
In foto: il Commissario Straordinario dell'Ipost
Giovanni Ialongo
:27
romalive
Domenica andiamo per... meteoriti e stelle
[ a cura di • Aldo Sabatini ]
La proposta di questa volta, su cosa andare a visitare nei dintorni, non ci lascia troppo tempo a
disposizione, un mese scarso! Mi spiego meglio:
dal 4 al 20 maggio verrà montato un planetario,
al Parco Leonardo di Fiumicino. Venti minuti di
automobile, e avremo la possibilità, senza sentir
dolore, di vedere le stelle… seduti sulla nostra poltroncina; non solo, ma potremo osservare e toccare
anche molte meteoriti, alcune grandi e rare, in
esposizione per tutta la durata della manifestazione! Ne segnalo una fra tutte, una meteorite
ferrosa caduta in Argentina vicino la cittadina di
Campo del Cielo (che nome azzeccato!), del pe-
28:romalive
so di 8 Kg.!
Il planetario è un particolare dispositivo in grado
di simulare i fenomeni del cielo stellato, visibili ad
occhio nudo in condizioni ottimali, da un punto
qualsiasi della superficie terrestre; è composto da
due elementi principali: una cupola di forma sferica e una macchina per proiezione posta al suo
interno, in corrispondenza del centro della struttura. La simulazione viene svolta azionando la
macchina all'interno della cupola, dopo aver opportunamente oscurato l'ambiente: il proiettore
forma le immagini dei corpi celesti sulla superficie interna della cupola (che funge da cielo artificiale),
proiettando fino a oltre 3500 stelle, e rispettando le esatte proporzioni di distanza e luminosità
esistenti realmente tra esse. Quanto più la cupola è grande tanto maggiormente la simulazione
sarà realistica. La geometria del proiettore può essere modificata grazie a comandi elettronici, in
modo da poter spostare a piacimento sulla superficie della Terra il punto di osservazione. Con
altri comandi è possibile vedere l'evoluzione della volta celeste con il trascorrere del tempo.
Più volte mi sono seduto in un planetario, col naso all'insù, e ogni volta è stata un'emozione nuova:
è un'esperienza unica, per comprendere più a
fondo i segreti dell'universo, per vedere da vicino
le stelle e i pianeti; in aggiunta, questa volta, ci
saranno le meteoriti, quegli strani, misteriosi e affascinanti oggetti provenienti da altri mondi, che
tanto stimolano la fantasia di ognuno di noi, con
le mille domande che pongono e alle quali si comincia a dare qualche risposta!
Per saperne di più, e provare un'emozione, una
bella emozione in diretta, arrivederci allora al planetario, Parco Leonardo di Fiumicino. Ci si arriva
facilmente, o con l'Autostrada Roma-Fiumicino,
uscita Zona Commerciale, o con la Via Portuense.
La manifestazione, lo ripeto, dura due settimane,
dal 4 al 20 maggio: l'orario delle lezioni e delle
proiezioni è dalle 9:30 alle 12:30, e dalle 15:30
alle 19:30, tutti i giorni.
Venerdì 11 maggio, dalle 21:00 alle 24:00, sarà
inoltre possibile l'osservazione diretta del cielo con
telescopi giganti: chi voglia prenotarsi per questo
evento o per una visita guidata mi contatti al solito indirizzo e-mail [email protected].
Wine & Food
for life
Insieme per l’Africa
[ a cura di • Valeria De Rentiis ]
cola a Kinshasa, capitale della Repubblica
Democratica del Congo in cui saranno lavorate le principali coltivazioni della regione
e, fattore più importante, verrà insegnato
alle popolazioni locali come coltivarle.
Wine for Life, come ha affermato l’Assessore
Valentini, è un’iniziativa benefica attraverso
cui si cerca di sostenere queste popolazioni
e attraverso la collaborazione tra l'assessorato all'Agricoltura del Lazio, ARSIAL e la
Comunità di S. Egidio è nato questo progetto, Food for Life, per coinvolgere il
mondo dell'agro-alimentare e della ristorazione regionale a sostegno dell'iniziativa
Dream per la lotta all'Aids in Africa.
Il nuovo progetto si aggiunge a Wine for life, che dal
2003 lega oltre 100 produttori vinicoli: i ristoratori
accompagneranno un proprio piatto caratteristico
al progetto, devolvendo a
Dream un euro ogni volta
che viene ordinato. Se pensiamo che
N
ella sede dell’Enoteca Regionale
Palatium in via Frattina 94 a Roma,
il 6 giugno è stato presentato il progetto “Wine for Life”, (vino per la vita).
Alla presenza del sindaco Veltroni, del portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario
Marazziti e del Commissario Straordinario
Arsial Fabio Massimo Pallottini, l’Assessore
all’Agricoltura, Daniela Valentini ha dato il
via ad un’altra importante iniziativa nei confronti dell’Africa.
Per ogni bottiglia di vino acquistata e per
ogni pasto, da scegliere tra le tantissime varietà proposte, verrà devoluto un euro per
aiutare i paesi africani a sconfiggere l’AIDS.
Il ricavato andrà a sostegno di Dream, progetto promosso dalla comunità di Sant’Egidio
e fortemente sostenuto dalla giunta Veltroni
attraverso cui sono state messe in piedi diverse realtà, tra le quali scuole e attrezzature
per i bambini africani.
Uno dei problemi fondamentali è risolvere il
debito dei paesi poveri, tra cui l’ Africa, e il
sindaco Veltroni a questo proposito ha dichiarato: ”La prima cosa da fare per l'Africa
è cancellare il debito, ma bisogna fare in modo che i soldi vadano ai cittadini, perché in
Africa c'è il problema della corruzione".
Sarebbe infatti un controsenso, nel momento
in cui vengono raccolti fondi per aiutare paesi poveri che, loro malgrado, sono costretti
• più di 25 milioni di persone hanno già
il virus HIV/AIDS
(senza medicine per curarsi)
• 14 milioni di bambini sono orfani di
AIDS
a restituire.
L’Assessorato all’Agricoltura ha messo in
campo già diverse iniziative in favore dell’Africa:
ricordiamo la costruzione di un’azienda agri-
ci rendiamo conto di quanto possiamo e dobbiamo ancora fare per aiutare l’Africa.
Wine For Life è un bollino che i produttori acquistano all’origine dalla Comunità di
Sant’Egidio, del valore di mezzo euro che
progressivamente diventa un valore aggiunto al vino stesso quando si presenta, riconoscibile,
sullo scaffale, al ristorante o sulla tavola.
Fino ad ora oltre 1,2 milioni di bottiglie hanno portato il bollino.
Presso il Palatium, l’Enoteca Regionale, è
possibile contribuire attraverso il consumo
di 10 piatti e diversi vini avendo la possibilità di gustare comunque prodotti genuini e
regionali.
La Regione informa
[ a cura di • Marta Cecchini ]
Ed a Roma in un anno sono nati ventiquattromila posti di lavoro in più
L'economia del Lazio sceglie l'innovazione
Nella regione chiude un'azienda su dieci, ma siamo leader in Italia per nascita
di nuove imprese nei settori tecnologici
Sembra una contraddizione. Eppure i dati, per
la verità forniti da diversi istituti di ricerca, parlano chiaro. Il Lazio è primo in Italia per fallimenti
di aziende (una su dieci ha chiuso) e al tempo
stesso è leader nazionale per nascita di nuove
aziende, soprattutto nei settori hi-tech.
Nel 2006 la maglia nera d'Italia per numero di
imprese fallite, secondo la Cgia di Mestre, è andata infatti alla nostra regione, con una percentuale
di chiusure che ha superato il 10% del totale di
imprese in attività: ben 38.857 aziende laziali
hanno dichiarato fallimento, il doppio rispetto
alla Lombardia (dove hanno chiuso cinque aziende su cento), molto di più rispetto alla Campania,
dove sette imprese su cento hanno dichiarato
fallimento. Poi andiamo a leggere i dati del Censis, uno dei più importanti istituti di ricerca
nazionali, e notiamo con stupore che il Lazio è
primo in Italia per nascita di nuove aziende nel
settore dell'alta tecnologia, con un tasso medio
di crescita più che doppio rispetto al Paese (+7,1%
contro una media nazionale del 3,1%) e con
punte di aumento, come nel settore delle telecomunicazioni e dell'audiovisivo, dove si arriva
addirittura al 16%.
Cresce anche il settore del biochimico (+8,5%
nel lazio e addirittura +25% nella sola provincia di Roma), in controtendenza con un andamento
nazionale che mostra un calo, anche nel 2006,
di questa nicchia di produzione (-1,4%) e au-
mentano anche editoria (+6,9%) e informatica
(+3,6%).
Se dunque guardiamo attentamente i dati, ci
accorgiamo che non si tratta di una contraddizione. Significa semplicemente che il Lazio sta
sempre più diventando una regione terziaria,
che investe sui settori tecnologicamente più avanzati, abbandonando invece le fette di mercato
tradizionali.
La conferma viene anche dagli investimenti che
la Regione Lazio sta attuando sul fronte della ricerca e dell'innovazione, dell'importante ruolo
che la Pisana ha affidato ai suoi dieci distretti industriali, come veicolo di sviluppo e di traino per
il resto della regione.
La pensa così anche il presidente di Sviluppo
Lazio, Giancarlo Elia Valori, che spiega come
"l'industria tecnologica rappresenta la strada
vincente non solo in chiave di crescita del nostro
sistema produttivo, ma anche perché può sviluppare nuovi prodotti e servizi, meglio e prima
dei concorrenti, interpretando a fondo le esigenze del mercato per rispondervi con soluzioni
sempre più specializzate".
È buona anche la performance registrata dal
Comune di Roma, che nel 2006 registra ben
24mila posti di lavoro in più, con un incremento occupazionale pari all'1,5%. Nel 2006 il
mercato del lavoro dell'area romana ha favorito la componente maschile, il cui tasso di
occupazione passa dal 70,1% al 72,5, mentre
il tasso di occupazione femminile si attesta sul
51%, mantenendo valori più alti rispetto alla
media nazionale (46,3%).
Conti pubblici: prospettive stabili per il rating del Lazio
L'agenzia Standard & Poor's premia la trasparenza sui conti della Pisana
Non è più la regione degli uffici amministrativi, centro del potere e della pubblica amministrazione.
Il Lazio si sta scoprendo regione dai numeri importanti, nella ricerca, nell'innovazione, nelle
nuove tecnologie.
Una terra che sa lavorare, come confermano
i recenti dati forniti dalla Camera di commercio di Milano, in base ai quali il Lazio guida la
classifica nazionale per sviluppo e imprenditorialità. L'ente milanese evidenzia nel Lazio
un aumento del 2,2% nella natalità imprenditoriale, e crescite marcate nel prodotto interno
lordo, nell'export, negli investimenti.
"È un dato - spiega l'Assessore alla piccola e
media impresa, commercio e artigianato del
30:romalive
Lazio Francesco De Angelis - che rende merito della grande mole di lavoro che la Regione
sta attuando per far crescere la cultura d'impresa. Stiamo incoraggiando gli investimenti
privati, e di recente abbiamo stanziato un fondo di 180 milioni di euro in tre anni per
l'innovazione delle PMI e lo sviluppo del territorio".
Un territorio, quello del Lazio, sempre più appetibile, dotato di strumenti, servizi e infrastrutture
all'avanguardia.
"Dobbiamo motivare gli investitori, siano italiani o stranieri, a scommettere sul Lazio e per
questo, spiega De Angelis, stiamo destinando
grandi risorse per rendere sempre più moder-
ne e funzionali le nostre infrastrutture e al contempo per rafforzare i distretti industriali e i
consorzi industriali, la cui attività è strategica
per rafforzare l'appeal del territorio".
Oggi il Lazio è la regione in cui si fa più ricerca, che investe le maggiori risorse nell'innovazione,
sede dell'unico distretto italiano specializzato
nel settore aerospaziale.
La significativa localizzazione di aziende "hitech" è favorita infatti da un'offerta di ricerca
che non ha eguali in tutto il resto del Paese: il
Lazio può contare su una rete universitaria di
undici atenei, sul CNR, su Enti nazionali, poli
tecnologici all'avanguardia e oltre 40 organi
di ricerca.
Per il settore agroalimentare, il Lazio dispone di
due mercati all'ingrosso di rilevanza nazionale,
il Centro Agroalimentare di Roma e il Mercato
Ortofrutticolo di Fondi, in provincia di Latina.
E con la nascita della nuova Fiera di Roma, la regione si candida a diventare punto di riferimento
per le attività fieristiche del Mediterraneo.
È una struttura avveniristica, che sarà comple-
tata nel 2009, ma che ha già aperto i battenti
con otto padiglioni. Si tratta di un'area di 920
mila metri quadrati, di cui un terzo destinato al
verde, con 22 padiglioni, un centro direzionale
d'acciaio e cristallo di 3 mila metri quadrati, un
centro congressi, parcheggi per 14 mila auto,
uffici, ristoranti, bar, negozi, agenzie di viaggio,
un albergo per gli espositori, sale riunioni, spor-
telli bancari. Concepita come una vera e propria
vetrina del Made in Italy, la fiera, che si trova a
breve distanza dall'aeroporto di Fiumicino e a
pochi minuti dal centro di Roma, è considerata
già oggi una delle realtà fieristiche più importanti d'Europa e il secondo polo italiano dopo
Milano.
Marrazzo: risorse per evitare la fuga dei cervelli dal Lazio
Ricerca e innovazione, un protocollo tra Regione e CNR
De Angelis: "La competitività nasce dalla sintesi tra idee e produzione"
Cooperare per l'attuazione di programmi di ricerca, sviluppo e innovazione finalizzati ai
bisogni economici e sociali della regione, ancorare i finanziamenti ai progetti. Questi gli
obiettivi di un progetto avviato dalla Regione
Lazio per favorire lo sviluppo della ricerca.
"Quei cervelli che troppo spesso fuggono dal
nostro Paese - ha detto il presidente della
Regione Piero Marrazzo - ora sapranno che i
loro progetti vengono finanziati, sapranno come, per quanto tempo e da chi. L'intesa serve
a raggiungere l'obiettivo di destinare alla ricerca il 3 per cento del Pil regionale entro il
2010. Già ora investiamo il doppio della media nazionale: il 2 contro l'1 per cento. Questa
regione ha tante piccole imprese che non possono permettersi né ricerca né innovazione.
Ma anche tanti soggetti che possono farlo: le
Università, gli enti di ricerca, alcune grandi
aziende, come quelle del chimico-farmaceutico che non hanno bisogno di fondi ma di
semplificazione amministrativa e interventi infrastrutturali".
La Regione ha stanziato negli ultimi anni oltre
cento milioni di euro per la ricerca.
E proprio sull'importanza della ricerca si è soffermato l'Assessore alla piccola e media impresa,
commercio e artigianato Francesco De Angelis.
"Dobbiamo far valere le nostre eccellenze, la
nostra creatività e la capacità di produrre, ma
per farlo sono fondamentali le sinergie tra tutti gli attori territoriali, pubblici e privati. Dobbiamo
cioè incentivare il dialogo tra impresa, centri
di ricerca e università, perché è da questa sinergia che l'idea diventa prodotto. Se non si
dialoga, se non si collabora, l'idea rimane mera teoria.
Mettere in rete intelligenza, sperimentazione
e capacità creativa significa quindi avere una
grande occasione di successo".
Gli strumenti finanziari messi in campo dalla
Pisana sono numerosi: il Fondo per lo Sviluppo
Economico, che prevede uno stanziamento
triennale di 60 milioni di euro, per consentire
ai centri di ricerca di sviluppare progetti e idee
innovative, un apposito Fondo di rotazione,
che offrirà 180 milioni di euro per lo sviluppo
del territorio e delle PMI, oltre al rifinanziamento di tutte le leggi di incentivo maggiormente
legate agli investimenti aziendali in ricerca e
innovazione, come la legge 598 del 1994 (rivolta a sostenere l'innovazione tecnologica e
lo sviluppo precompetitivo) o come la 140 del
1997 (che prevede incentivi automatici alle imprese per l'innovazione e la ricerca).
"Quanto più saremo innovativi, ha affermato
De Angelis, tanto più saremo competitivi: assumere questa convinzione significa comprendere
che la spesa nel campo della ricerca e dello sviluppo non rappresenta un costo, ma un
investimento".
Piccole imprese crescono, ed ecco il Testo Unico
La mappa dell'artigianato laziale: il Lazio a quota centomila
Numeri di tutto rispetto per le piccole e medie
imprese artigianali, che da oggi possono contare anche su una legge fatta su misura per loro,
semplice e improntata allo sviluppo.
Il Lazio conta 98 mila 737 imprese artigiane,
con un tasso di sviluppo pari all'1%, e una densità imprenditoriale di 18 imprese artigiane per
1.000 abitanti (16,6 a Roma, 18,6 a Latina, 19,6
a Frosinone, 25 a Rieti e 26,6 a Viterbo).
Numeri che fanno della nostra regione, a livello nazionale, tra i territori più importanti per lo
sviluppo del settore, che vanta una crescita occupazionale del 2%.
Massiccia è la presenza sul territorio delle piccole imprese, con meno di 10 addetti (sono il
95,7% e occupano il 48,5% degli addetti complessivi nel Lazio). Significativa è la crescita anche
delle botteghe di artigianato artistico e tradizionale (orafe, ferro battuto, legno, restauro).
Nel 2002 ne sono state censite 2.912 ma oggi
toccano quota 3.007 (584 a Frosinone, 332 a
Latina, 281 a Rieti, 1.018 a Roma, 792 a Viterbo).
26.398 sono gli artigiani del settore industriale (4.079 a Frosinone, 2.787 a Latina, 886 a
Rieti, 15.477 a Roma, 3.169 a Viterbo); 26.398
le imprese nelle costruzioni (di cui 5.127 a
Frosinone, 4.237 a Latina, 2.598 a Rieti, 18.847
a Roma, 4.096 a Viterbo); in 20.415 svolgono
attività nei servizi (3.289 a Frosinone, 3.412 a
Latina, 893 a Rieti, 10.536 a Roma, 2.285 a
Viterbo); 12.436 si occupano di Servizi alla persona (1.317 a Frosinone, 1.262 a Latina, 456 a
Rieti, 8.532 a Roma, 869 a Viterbo); Sono invece 1.576 le imprese artigiane non definite in
alcun comparto.
Rispetto al 2002, la crescita dei servizi alla persona è stata, secondo una stima della Regione,
del 7%. Nella Capitale le attività di servizi alla
persona aumentano soprattutto in periferia
(3121 acconciatori, 1933 visagisti, 285 servizi
di catering, 995 fotografi) in particolare a Tiburtino,
Cinecittà e Roma sud, Monte Sacro, Appio
Tuscolano e la zona EUR-Ostiense sono le aree
in cui maggiore è stata la crescita artigianale. A
dispetto dell'appeal del centro storico, che ancora detiene il primato della presenza artigianale,
con circa mille attività complessive, la novità è
che, con la crescita delle periferie, cresce di pari passo anche l'artigianato e i servizi alla persona.
Un settore che, dunque, potrà contare anche
su "una legge amica", il Testo unico dell'artigianato, approvata di recente dal Consiglio
regionale, su proposta dell'Assessore al ramo
Francesco De Angelis, e che prevede una serie
di novità rispetto al passato. Un marchio di qualità con la dicitura "Regione Lazio" alle lavorazioni
artigianali artistiche e tradizionali che risponderanno a precisi disciplinari di produzione;
nascita delle botteghe-scuola, percorsi formativi che abbinano teoria e pratica degli allievi
per l'apprendimento delle arti e dei mestieri artigianali; istituzione dell'albo regionale degli
espositori artigiani, per promuovere e incentivare i prodotti dell'artigianato laziale in fiere e
mostre. E ancora: un fondo unico triennale destinato a finanziare le imprese artigiane, velocizzando
il sistema degli incentivi.
"Nei prossimi mesi - ha annunciato l'assessore
De Angelis - nel Lazio aumenteranno anche le
aree attrezzate e i consorzi di artigiani". Stanno
nascendo, anche grazie ai contributi regionali
(per il 2007 la Giunta regionale, su proposta di
De Angelis, ha stanziato 7 milioni di euro) nuove aree in cui le attività artigianali possono
consorziarsi. "Quella dei consorzi, ha aggiunto
l'Assessore, è la strada da battere per consentire alle PMI di essere sempre più competitive".
:31
romalive
32:romalive
Scarica

mio fratello e` figlio unico