UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN LETTERE INDIRIZZO CLASSICO Fonti inedite per la storia Veronese. L’archivio Guarienti (secoli XV – XVIII). Relatore Prof. Giovanni Ricci Laureando Carlo Baja Guarienti Correlatore Prof. Carlo Bitossi Anno Accademico 2002/2003 Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno fornito il loro aiuto nella realizzazione di questo studio. Per primi i miei genitori che mi hanno coadiuvato nelle ricerche e mia nonna Enrica che ha ricordato con me tutto ciò che le carte non possono ricordare, poi quanti hanno messo a mia disposizione le loro conoscenze o i materiali in loro possesso e che voglio citare in ordine alfabetico per non sminuire nessuno degli apporti che hanno indirizzato il mio lavoro: il Direttore dell’Archivio di Stato di Reggio Emilia prof. Gino Badini per la disponibilità di sempre e i preziosi consigli, il sig. Brunetto Carboni per avermi insegnato la paleografia ed avermi assistito nelle letture più impegnative, i gentilissimi dott. Gerolamo Carteri e Federico Cavallari de Caballaria Guarienti per la consultazione dei documenti di loro proprietà, il caro cugino Alessandro Guarienti di Brenzone per le ricerche genealogiche, tutti i parenti che hanno collaborato aprendo per me polverosi armadi, Roberto Ligabue per l’assistenza tecnica, il dott. Massimo Pisani per le fonti sulla famiglia Filiasi, don Roberto Turella per le sue ricerche nell’archivio della parrocchia di Tarmassia, il dott. Franco Zecca per gli utili consigli, Vivant Associazione per la valorizzazione delle tradizioni storico-nobiliari per l’insostituibile contributo sulle genealogie piemontesi, gli Archivi di Stato di Cremona, Vercelli e Verona. Indice. Premessa. 1. La storia dell’archivio, della famiglia, del territorio. 1.1 Aspetto e formazione del fondo. 1.2 Il repertorio settecentesco di Benedetto Guarienti. 1.3 Un breve sguardo monografico: la lotta ai malefactores in due ducali di fine Settecento. 30 2. Inventario. 2.1 Inventario dei documenti pervenuti: i rotoli. 2.2 Inventario dei documenti pervenuti: i fascicoli. 38 38 54 Appendici. A L’archivio Castelnovo delle Lanze – Alciati. B L’archivio Guglienzi. C I fondi Guarienti esterni all’archivio. D Una proposta di ordinamento informatico con Microsoft Access. E Tavole genealogiche. Bibliografia. 3 5 5 19 69 71 83 90 99 105 113 Premessa. L’inizio di una ricerca in ambito storico, a qualunque livello essa sia condotta, offre il piacere e i timori di ogni esplorazione; infatti, si tratta in principio di sondare un territorio per trovare i possibili – e soprattutto i migliori – varchi capaci d’introdurre lo studioso nel profondo della vicenda, del territorio, del periodo indagato. Nel caso di un’indagine, come quella intrapresa, su fonti inedite, il piacere della scoperta è accresciuto dalla suggestione di confrontarsi per primi con uno strumento sconosciuto a tutti, di accostarsi ad un terreno che nessuno ha mai esplorato con l’occhio del ricercatore: documenti che non siano stati esaminati dal punto di vista dello storico trattengono in sé informazioni che trascorrono intatte dalla mano dell’estensore alla lente di chi si accosta ad essi con la prospettiva dello studioso. Inoltre, il contatto diretto con il materiale antico offre la possibilità di mettere in gioco diverse prospettive di studio: dalla comparazione tra le fonti inedite e quelle pubblicate alla paleografia, dall’interpretazione del latino medievale, moderno, notarile e cancelleresco ai criteri di catalogazione fino alle ipotesi su come sfruttare le tecnologie informatiche per rendere fruibile al massimo la testimonianza manoscritta. Nell’archivio qui esaminato, accumulato dalla famiglia Guarienti (e dalle altre che in essa sono confluite), compaiono solo riflessi della grande Storia, ma si può apprezzare una messa a fuoco sulle vicende di una famiglia dagli ultimi decenni del Medio Evo alle soglie dell’età contemporanea. Dall’entrata del territorio veronese nell’orbita di dominio di Venezia al tramonto della Serenissima si alternano testimonianze del consolidamento della famiglia sul territorio, di partecipazione alla vita pubblica, di eventi privati: tutto concorre a formare un quadro che connette storia sociale, economica, agraria, militare, politica, culturale. E 5 dall’unione di queste angolazioni, utilizzabili come coordinate, può nascere un affresco che dalle tante storie dei membri di una famiglia può sfiorare la storia di un territorio. Lontano dall’idea di esaurire tale compito (che sarà tenuto come argomento per successivi approfondimenti), questo studio si propone come obiettivo una ricognizione sul campo, uno sguardo sul materiale, sulla sua storia e sui modi e motivi della sua costituzione in archivio per aprire alla ricerca una fonte inedita, ancorché piccola, e per tentare di individuare alcuni di quei varchi attraverso i quali lo studioso possa calarsi nel vivo dell’indagine storica. Come filo conduttore per questa trattazione è stato scelto un repertorio settecentesco, conservato insieme all’archivio, la cui impostazione ne fa un elemento chiave, quasi un testimone delle vicende dell’archivio stesso e della famiglia. 6 1. La storia dell’archivio, della famiglia, del territorio. 1.1 Aspetto e formazione del fondo. 1774: 15: Magio1 S. Elena. Calto L n° 602: Folio 35. Batesimo di Elisabetta Alessandra filia di Benedetto Guarienti, e di Laura Guglienzi. Compare il signor conte Paolo Rotari. Questa nota, una delle ultime contenute nel repertorio, è vergata in caratteri dall’eleganza un po’ antiquata, ma che tradiscono nell’incertezza del tratto la mano di una persona d’età ormai avanzata. Appena sotto, in una grafia più modesta, sono state aggiunte poche righe: Questo scritto è di mio padre Benedetto. Tutto il resto è carattere di un suo servitore Antonio Grameg[o.] Giacomo Guarienti figlio di Benedetto, prosiegue il repertorio 1. ottobre. 180[ Nel maggio 1774 Benedetto Pietro Baldassarre Guarienti aveva appena concluso il suo settantesimo anno di età: nato il 29 aprile 1704 a San Zenone di Minerbe, aveva sposato il 26 settembre 1761 la diciannovenne Laura Guglienzi che alla data del 1774, in tredici anni di matrimonio, gli aveva dato nove figli. Un altro figlio, Luigi Agostino, sarebbe nato l’anno seguente e l’undicesimo e ultimo, Vincenzo Benedetto, il 21 agosto 1776, sette mesi dopo la morte del padre avvenuta il 18 gennaio di quell’anno. 1 In tutte le trascrizioni è stata rispettata la lettera del testo originale anche là dove compaiono errori o grafie oscillanti (specialmente nell’uso delle doppie, certamente in parte condizionato dalla frequente abbreviazione tipica della parlata veneta); tuttavia, considerato il punto di vista storico di questo studio, le abbreviazioni sono state spesso sciolte per agevolare la lettura delle testimonianze manoscritte. 2 Il codice “C.to L n° 60” (“Calto L numero 60”) rimanda alla catalogazione settecentesca dei documenti (cfr. capitolo 1.2). Per il termine “calto”, usato dal dialetto veneto tanto nel senso di “cassetto” quanto in 5 Benedetto era figlio di Giangiacomo Guarienti, il quale fu l’unico di undici fratelli ad avere una discendenza, e di Francesca Rotari; e fu probabilmente Pietro Rotari a ritrarre il cugino Benedetto, più anziano di lui di tre anni, prima di essere chiamato alla corte di Federico Augusto III da un altro Guarienti, quel Pietro che curò la pinacoteca di Dresda e l’acquisto delle collezioni estensi e lasciò la sua (seppur lieve) traccia nelle memorie di Giacomo Casanova3. In quell’epoca la famiglia viveva tra il palazzo della contrada veronese della Pigna, sua residenza cittadina fin dal Trecento, e le proprietà nella campagna di San Zenone di Minerbe (circa quaranta chilometri a sud est di Verona), che specialmente le tre generazioni a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento (Giorgio figlio di Bartolomeo, Guariente figlio di Giorgio e Orazio figlio di Guariente) avevano contribuito a consolidare e la cui articolata documentazione costituisce un nucleo numericamente rilevante all’interno dell’archivio. I Guglienzi, invece, avevano la propria residenza di città in un cinquecentesco palazzo in piazza Bra a Verona; delle proprietà di campagna appartenute al padre Giampaolo toccò a Laura (attraverso il testamento del fratello Leonardo, morto senza eredi) una casa a corte in località Tarmassia (nell’attuale comune di Isola della Scala, lungo la direttrice che porta da Verona verso Mantova), che era stata edificata nel 1574 da un altro Giampaolo Guglienzi ed abbellita nel Settecento dai fratelli Alessandro, avo di Laura, e Bonaventura. Al primo piano di questa casa è conservato un armadio il cui interno è suddiviso in quello di “loculo”, cfr. G. BELTRAMINI – E. DONATI, Piccolo dizionario veronese – italiano, Verona 1980, p. 33. 3 Su Pietro Rotari (1707-1762), che dal soggiorno in Sassonia partì nel 1756 per la sua ultima meta, Pietroburgo, cfr. M. POLAZZO, Pietro Rotari pittore del settecento veronese in Avesa e la sua valle, Verona 1987, pp. 481-488. Su Pietro Guarienti cfr. La vendita di Dresda, a cura di J. WINKLER, Modena 1989 e G. CASANOVA, Storia della mia vita, vol. I, Milano 1983, pp. 526 e 736. 6 scaffali contrassegnati da lettere maiuscole; da quasi duecento anni in esso è conservato l’archivio Guarienti. Il fondo archivistico accumulato dalla famiglia ha raggiunto nei cinque secoli della sua esistenza (volendo escludere la documentazione prodotta dalle ultime tre generazioni) un notevole volume. È difficile indicare con precisione il numero di carte in quanto assieme alle grandi pergamene sigillate in ceralacca e agli atti ordinatamente fascicolati si trova una massa di frammenti cartacei riportanti annotazioni, rimandi, citazioni. Tuttavia, in un’apposita sezione, si tenterà di fornire un elenco quanto più possibile preciso dei contenuti. Il decreto di vincolo della Sovrintendenza Archivistica per il Veneto, datato 16 giugno 1975, descrive così il fondo documentario e le ragioni che ne richiedono la tutela e lo studio: “archivio di una delle principali famiglie della nobiltà veronese, notevole per la continuità delle serie di atti pergamenacei e cartacei (secc. XV-XIX) e come fonte soprattutto di storia economica e per la conoscenza della vita privata e pubblica cittadina.” L’allora Sovrintendente, dott.ssa Maria Francesca Tiepolo, sottolinea poi in una lettera degli stessi giorni come l’archivio, benché non ordinato e studiato, sia “conservato con amore e con cura”. Nel corso degli anni la volontà di trarre informazioni da questa vasta quanto difficilmente consultabile fonte e il tentativo di aggiornare coerentemente il progetto originale con il materiale documentario prodotto in seguito ha spinto alcuni membri della famiglia a modificare l’assetto concepito dall’ordinatore. Questo da un lato ha portato scompiglio nell’equilibrio tra i tre aspetti della classificazione (le etichette sui documenti, le annotazioni sul libro-repertorio e il posizionamento nei 7 cassetti dell’armadio) con l’aggiunta di carte e fascicoli e persino la creazione di nuovi cassetti; d’altro canto, ha dato l’occasione per mettere in atto elementari accorgimenti di tutela dei materiali (come la rimozione di strati di polvere fissatisi con l’umidità, nidi di ragni e tarli). Inoltre Giuseppe Guarienti (1891-1943), primogenito della quarta generazione successiva a Benedetto, si è servito dell’archivio per ricostruire alcune zone lacunose dell’albero genealogico; del lavoro da lui svolto restano varie annotazioni che in alcuni casi, grazie al loro sovrapporre notizie prelevate da luoghi diversi, sono risultate rilevanti al fine di ricostruire la rete di parentele tra le famiglie nominate nei documenti. Nonostante tutto, ad un primo sguardo l’archivio si presentava come una congerie di fogli sparsi, fascicoli rilegati o spesso semplicemente uniti da un’identica etichettatura, rotoli membranacei (alcuni dei quali sono accompagnati da una sottile striscia di carta recante un sintetico regesto) e altro materiale di varia natura radunato senza un criterio ordinatore. Insieme alla massa degli atti di casa Guarienti, che sono non solo il nucleo originario, ma anche quello numericamente di gran lunga più significativo, e alle scarse testimonianze relative agli ormai estinti Guglienzi erano conservate alcune pergamene provenienti da un altro archivio: quello della famiglia piemontese dei Castelnovo delle Lanze la cui ultima esponente, Cristina, sposò il già nominato Giuseppe Guarienti nel 1923. Di questi documenti – e di quelli della famiglia Alciati ad essi unitisi – si parlerà in un’apposita appendice. Procedendo in ordine cronologico, le prime annotazioni sono relative a documenti non presenti nell’archivio, ma visionati e ricopiati in parte o riassunti; il primo riferimento in assoluto, che rinvia agli “atti Bortolamio 8 quondam Avogadro”, è una “compra di Giacoma Madre di Pietro quondam Zonta Guarienti di S. Paolo” in data 1 aprile 1379. Questa nota, come altre successive, segnala la presenza di notizie riguardanti anche rami della famiglia diversi da quello i cui discendenti avrebbero curato la conservazione dell’archivio stesso; ciò potrebbe essere avvenuto o per una tendenza accentratrice del ramo che deteneva la primogenitura, oppure per confluenza di materiale documentario avuto in eredità da rami estinti della famiglia. Queste informazioni, sia derivanti da atti presenti nell’archivio sia attinte a fonti esterne, sono state utilizzate al momento dell’ordinamento e successivamente per ricostruire le prime generazioni nell’albero genealogico della famiglia; in numerosi luoghi del repertorio si può notare una volontà, parallela all’intento più strettamente archivistico, di raccogliere dati per una genealogia e per una storia delle generazioni antiche. A questo scopo sono citate, accanto ai documenti, testimonianze di altro genere come le opere storiche scritte fino al momento della compilazione del repertorio. Spesso citata è la cronaca di Giulio dal Pozzo; nella nota in data 30 settembre 1433, per esempio, si fa riferimento ad uno dei personaggi più illustri nati dalla famiglia nel medioevo, quel Guariente che a Peschiera fu creato Cavaliere del Lago dall’imperatore Sigismondo d’Asburgo e la cui tomba si può ancora vedere nella chiesa di S. Eufemia a Verona: 1433: 30: settembre Istoria di Giulio Pozzo del Colegio di Verona. C.to L n° 54. Guariente quondam Pietro Guariente, dalla Pozza, così denominato dal anticha contrada nella quale posedeva case e aveva la sua abitazione, chiamato dalla Pigna. Questi fu creato cavalier con molti altri nobili da Sigismondo imperatore mentre pasava per il lago di Garda.4 4 Cfr. G. DAL POZZO, Collegii Veronensis iudicum advocatorum doctrina, natalibus, honoribusque illustrium elogia, Verona 1653, p. 90: “Heroes genuit non singulos quorum unicum Guarientum 9 Anche altre fonti storiografiche hanno lasciato tracce, come in una nota che rievoca gli scontri tra le truppe veneziane e quelle dei Visconti sul lago di Garda e la presenza di un membro della famiglia, Pace (più volte ambasciatore della Repubblica Veneta, zio del già citato Guariente e sepolto con lui in S. Eufemia), tra i prigionieri: 1439: 24 Lugio Istoria Veronese monumenti. Si perdete Lazize, e furono presi molti citadini di Verona, cioe Pace della pozza ora detti Guariente. La vita di Pace Guarienti, figlio di quel Guglielmo che molti identificano con Guglielmo da Pastrengo, l’uomo politico e letterato amico del Petrarca e suo ospite a Verona, è strettamente legata alle maggiori vicende del primo periodo di dominio della serenissima su Verona. Egli, innanzitutto, risultava ascritto al nobile consiglio della città nel 1408, tre anni dopo la creazione di tale organo di governo da parte dei nuovi signori; già nel 1405, del resto, membro del consiglio era stato il fratello Zonta e nell’anno successivo il di lui figlio Pietro5. E proprio all’inizio di tale mutamento nell’assetto politico veronese Pace ebbe un ruolo prestigioso, la partecipazione all’ambasciata dei dodici notabili che annunciarono a Venezia la resa di Verona. Relativa a questo evento è un’annotazione che il repertorio trae da una fonte molto spesso citata nelle carte dell’archivio: l’Istoria di Verona di Girolamo dalla Corte, stampata nel 1596: 1405: Libro 13: Folio 287: Istoria dalla Corte Pase Guarienti uno delli ambasiatori eletti nella dedicione di Verona alla Serenissima signoria di Venezia; esendosi per tal effeto soto li 3: lugio radunato il Consilio, ove fù deliberato che elegesero alcuni nobili gentil huomini.6 quondam, quem Sigismundus Imperator Equitem Pischeriae cum alijs Nobillibus creavit, 30 Septembris 1433.” Per l’opera di Giulio dal Pozzo vedi anche i rimandi agli anni 1509, 1510, 1556, 1624. 5 Cfr., oltre al libretto manoscritto catalogato come C.to T n° 145, A. CARTOLARI, Famiglie già ascritte al Nobile Consiglio di Verona, Verona 1854, pp. 108 sgg. 6 G. DALLA CORTE, L’Istoria di Verona, Verona 1596. Cfr. anche G. DAL POZZO, Collegii Veronensis cit.., p. 90 e C. CIPOLLA, Compendio della storia politica di Verona., Mantova 1976, p. 167. 10 Lo stesso Pace – da cui discendono tutti i rami della famiglia ancora esistenti a Verona – è nominato, come ci dice un appunto posto nel repertorio tra i documenti del 1450, in una ducale dell’11 ottobre di quell’anno e in un’altra del 16 luglio 1405. Del 1517 è un altro riferimento allo storiografo della nota precedente; sebbene le circostanze storiche siano molto distanti, il ruolo della famiglia appare molto simile in quanto un Guarienti è tra gli ambasciatori che riconsegnano formalmente la città di Verona a Venezia dopo la dominazione imperiale di Massimiliano d’Asburgo: 1517: Istoria dalla Corte libro 19: folio 623: Dodeci ambasiatori a veneziani, per aver aquistata Verona, tra quelli Gulielmo Guarienti, con comisione di far l’orazione a sua Serenità.7 Altra opera storica citata è quella di Torello Saraina; al foglio 133 del repertorio, sotto un promemoria che indica come l’appunto sia da ricopiarsi al verso del foglio 170 (relativo infatti all’anno 1550), è ricordato come Marco Guarienti fosse Sindaco e Provveditore di Verona nell’anno della stesura delle Historie: 1550 Marco Guariente fu sindico, e proveditore nella Comunanza nel tempo, che Torello Saraina scrisse l’istoria de Scaligeri, come si puo vedere dal suo libro nel fine, quale dice nel finir; perciò che il principio e fine di queste mie fatiche sono stati filioli di pocco tempo conceti e partoriti soto il regimento delli magnifici meser Giacomo de Cavalli delle due leggi dottor e meser Marco de Guarienti della Comunanza di Verona sindici e proveditori dignissimi.8 7 Anche in A. DE CAROLIS, Istoria della città di Verona sino all’anno MDXVII divisa in undici epoche, Verona 1796, VII, p. 282 sgg.: “Liberata intiereamente la città dal dominio straniero, fu il primo studio dei Veronesi quello d’inviare una solenne deputazione a Venezia per congratularsi in speciosa forma dei fausti successi della guerra, e della pace; e in ispecial modo per la ricuperazione fatta della nostra città e provincia.(...) Al decoroso e importante uffizio furono eletti il Marchese Gio. Filippo Malaspina, il Conte Galeotto Nogarola, il Conte Agostino de’ Giusti, il Conte Gio. Francesco Bevilacqua; poi gli eccellenti Dottori Girolamo Bravo, Guglielmo Guariente, Gabriele Pellegrini, Pierfrancesco di Bra; ed in carattere, come si diceva di laici, Francesco Bajaloto, Francesco da Brenzone, Leonardo da Lisca, e Carlo de’ Cavalli.” E G. DAL POZZO. Collegii Veronensis cit.., p. 91. L’opera di G. Dalla Corte, la fonte storiografica più citata nel repertorio, compare anche alle annate 1504, 1509, 1512, 1513, 1552, 1556. 8 T. SARAINA, Le historie e fatti de’ Veronesi nelli tempi d’il popolo et signori Scaligeri, Verona 1542, p. 35. 11 Esso Marco kavalier fù proveditor C.to T n° 145 nelli anni 1532: 1536: 1542: 1545: 1550: 1554: 1561: et ibi vegonsi altre cariche come orator in Venezia per diverse cause et altre cariche.9 Sempre tra gli appunti riguardanti l’anno 1550 si trova un riferimento ad un’altra famosa opera storiografica del sedicesimo secolo, la Descrittione di tutta l’Italia scritta in quello stesso anno dal bolognese monaco benedettino Leandro Alberti, che elenca i Guarienti tra le famiglie notabili di Verona: 1550: 19: Genaro. Fra Leonardo [sic] Alberti che fece la dedicatoria a Erico re di Francia nella discrecione di tutta l’Italia, a carta n° 458: tergo discorendo di Verona, tra le nobili et antiche familie di essa città numera anco quella de Guarienti. Ma se quelli finora riportati sono solamente passi citati da fonti storiche, in altri luoghi è l’annotazione stessa a creare la fonte; e anche senza esaminare il documento cui essa fa riferimento, che talvolta non è neppure contenuto nell’archivio ma solamente menzionato, si possono trarre informazioni relative alle vicende dell’anno o limitate istantanee di ciò che si poteva osservare nella Verona del tempo. In alcuni casi, per esempio, sono riportate iscrizioni tombali che si trovavano (e solo in parte si trovano ancora) in chiese veronesi. Un esempio è la trascrizione dell’epitaffio di Angela Guarienti Guidotti, sepolta nel 1562 in S. Fermo Maggiore: 1562: 29: dicembre Inscrizione nel sepolcro a mano destra della porta verso mezogiorno, nel muro in S. Fermo Maggiore. Angelae Guarientae Matronae Summis animi fortunae corporisque dotibus ornatiss: uxori incomparabili Filippus Guidotus mestissimus P. C: vixit annos 59: objt 1562: 4°: Kalendas decembris. Al canton una volpe in piedi, con fassia; versso la porta l’arma Guarienti; e sopra alla detta 2: arme, in mezo in un rotondo, il nome di Giesù con croce.10 9 Cfr. A. CARTOLARI, Famiglie già ascritte cit.., parte seconda, p. 226. Per questo sarcofago pensile, ancora visibile, salvo l’erronea indicazione del nome del defunto (Angelo anzichè Angela) cfr. G. BENINI, Le chiese di Verona. Guida storico – artistica, Firenze 1988, p. 112. 10 12 E un altro è l’iscrizione funebre di Camilla Lanfranchina Guarienti, sepolta nel 1624 in S. Zeno in Monte: 1624: Nella chiesa di S. Zeno in Monte della Congregazion Somaca. Inscrizione sopra la sepoltura apresso l’altar di S.ta Croce, e gradini dell’altar maggior. Tumulus D: Camille Lafranchine Vxoris Perill: D. Francisi Guarienti Equitis Sac: Religionis S. Stefani.11 Queste testimonianze, anche se raccolte allo scopo di fornire un affresco della presenza della famiglia nella vita cittadina attraverso i secoli, finiscono ovviamente per essere anche fonti per la storia del tessuto urbano e, quando sono inserite nel proprio contesto, parlano anche della vita di Verona. Nel 1765, per esempio, in occasione di una visita a San Zenone di Minerbe del vescovo di Verona Niccolò Giustiniani, fu “levata arbitrariamente” e “posta in Sacrestia” un’antica pala d’altare dedicata da un membro della famiglia nel quindicesimo secolo. Questo evento fornisce l’occasione per lasciare sulla carta una traccia di quella visita pastorale e ricordare la presa di posizione che portò l’arciprete di San Zenone a prendere le parti dell’antipapa Vittore V (Ottaviano Monticelli) contro Alessandro III12: 1765: 18: ottobre Atti Vescovado in visitazione C.to O n° 87: Folio 4: Decreto del vescovo Giustiniani aciò sij trasportato fuori di chiesa il batisterio quale fù soto il portico di ragion del paroco in ottobre 1768: Sopra tal pietra del batistero da un lato l’arma della città nel scudo un rotondo con iscrzizione [sic]. Vedi visita 1654: 20 dicembre e 1707: Nota che dall’anno 1170: incominciò l’arciprete della pieve di S. Zenon ad oporssi ad Alesandro 3° portando la parte di Octaviano pseudo papa duro sino 1179: circa il qual anno mori il papa, e per tal difesa si lamentò il papa. 11 L’iscrizione è citata anche in G. DAL POZZO. Collegii Veronensis cit.., p. 91. Il riferimento ad Alessandro III è esplicito, mentre quello a Vittore V fa nascere forti dubbi sull’attendibilità di questa nota: se le parole “Octaviano Pseudo Papa” fanno certamente pensare ad Ottaviano Monticelli che fu eletto in opposizione ad Alessandro III, la data del 1170 non è accettabile in quanto Vittore V fu pontefice dal 1159 al 1164, mentre l’antipapa del 1170 era Callisto III (1168 – 1179). Questo errore è certamente da attribuirsi ad una svista dell’estensore della nota, che probabilmente citava a memoria o non disponeva di fonti attendibili. Per le cronologie, cfr. B. PLATINA, Le vite de Pontefici, Venezia 1663, p. 324 sgg. e A. CAPPELLI, Cronologia, cronografia e calendario perpetuo, Milano 1988. 12 13 Anche delle due precedenti visite citate nella nota è rimasta traccia nelle relative annate del repertorio; al 1707, in particolare, è detto in un linguaggio meno comprensibile del consueto: 1707: Visita del vescovo di Verona nel qual tempo si ordino sia diviso il batistero e li 18: febbraio si formò decreto per S. Carlo e restò sospesi li due confessionarj il portatile di S. Carlo si facia l’altar garbo si sopraintenda al legato. Fù acetato alla porta da marchesi Guarienti in chiesa il parocho. A quale intervento architettonico si faccia riferimento non risulta certamente chiaro, ma l’accento è inequivocabilmente posto sul fatto che il vescovo in visita sia stato ricevuto dai marchesi Guarienti. Ciò che risulta dalle vicende che si possono prendere in esame è che il significato della sepoltura monumentale in chiesa come riflesso non solo della devozione del defunto, ma anche del ruolo preminente rivestito dalla famiglia in seno alla comunità fosse tenuto in grande considerazione. Cinquant’anni dopo la visita pastorale citata, il 25 dicembre 1757, Benedetto Guarienti – lo stesso la cui grafia si può leggere in alcune note degli ultimi anni – avrebbe ottenuto “licenza di sanità per romper il pavimento” della stessa chiesa di San Zenone allo scopo di “far il sepolcro a sua Madre Francesca Rotari.” E sarebbe stato ancora Benedetto a curare tra la fine del 1769 e l’inizio del 1770 una causa contro i Padri della chiesa di S. Eufemia allo scopo di salvare il sepolcro quattrocentesco della famiglia. La vicenda, che vede la decisione affidata all’autorità del già citato vescovo Niccolò Giustiniani, è riassunta in tre note la prima delle quali (28 dicembre 1769) riporta che li padri fecero istanza che da esso monsignor vescovo fosse decretato, che da quale si aspeta della familia Guarienti, sopra il sepolcro fossero scarpelate le scolture che rilevano, e resa la lapide eguale a terra per esser d’incomodo, e pericolo nelle funzioni ecclesiastiche. 14 Il vescovo si riservò di pronunciarsi in una visita successiva, dopo aver esaminato gli atti relativi al sepolcro tra i quali Benedetto presentò il Testamento del soldato Guariente Guarienti13 dell’anno 1439: 24 genaro atti Novarini, e questo per consservar il jus di sua familia. Il decreto vescovile giunse il 27 gennaio 1770 e con esso fu ordinato che la tomba non dovesse essere alterata ne nelle sculture, ne arma, ne posseso, e se in contrario professasero debiano procedere servatis servandis. citatis citandis. Per la storia locale sono interessanti anche altre notizie, dai decreti in materia di sanità del 1769 all’incendio che nella notte tra l’8 e il 9 luglio 1763 (“1763: 8: Lugio, venendo 9:”) distrusse un fabbricato di Antonio Guarienti a San Zenone di Minerbe alla “Compatata14 tra Città, e arte della Lana” del gennaio 1728 per il diritto di “estraer lana dal teritorio”15. Più colorita è una nota in data 21 marzo 1692, che rileva come le acque per l’irrigazione gonfiate dalle piogge superassero spesso gli argini sommergendo le terre circostanti: 1692: 21: Marzo C.to S n° 133 B Folio 38: Parte de capitoli Bevilaqua che la verità, che le sole aque naturali antiche, e solite della Rabiosa, che nella stessa cadono superiormente al Castello della Bevilaqua, sono tali, e tante, che nel tempo di piogia ne sormontano li argini, si difondono sopra le campagne, anco di casa Bevilaqua, e s’avanzano nel Castello in altezza tale, che rende particolarmente inabitabili li luoghi tereni dello stesso Castello. Lo stesso danno ricevono li poveri abitanti della Bevilaqua. Ma talvolta sono anche eventi molto più grandi e drammatici a trovare un’eco nelle vicende della famiglia e una testimonianza nell’archivio. La peste del 1570 convinse i fratelli Francesco, Alessandro, Pietro e Giacomo, figli di Pace Guarienti, a dettare un testamento che nel caso di morte di uno o più tra loro avrebbe indicato come eredi i sopravvissuti; e, quasi due 13 14 Lo stesso Guariente figlio di Pietro che nel 1433 fu nominato Cavaliere del Lago, cfr. nota 4. Per il termine cfr. S. BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, Torino 1961, vol. 3, p. 398. 15 secoli dopo, il passaggio delle armate austriache, le “truppe alemani” citate in una nota del 23 novembre 1735, avrebbe portato danni alla corte e l’incendio di un fienile nella proprietà di Benedetto Guarienti in San Zenone di Minerbe. In alcuni casi le annotazioni delineano la trama di complesse vicende, spesso estremamente intricate e destinate a protrarsi per tempi che possono sembrare inverosimili. Ne è un esempio il processo per le eredità Cozza, protrattosi attraverso due secoli e capace di produrre diverse centinaia di fogli nella sua interminabile storia giudiziaria; e alcuni episodi hanno quasi un sapore romanzesco come nel caso di una nota relativa al 1757. In quell’anno il processo riporta all’attenzione il ritrovamento, risalente al 1735, di un cadavere nelle scuderie del duca di Guastalla (il documento ufficiale, riportato, recita: “Hac mane inventus est mortuus quidam Homo in scuderia Serenissimi Ducis et habita noticia de eius Cristiana Religione sepultus est in hac Inssigni Coleggiata S. Petri.”). E la documentazione raccolta per dimostrare l’identità del cadavere apre una pittoresca finestra su immagini di vita di strada nel ’700. Nei ricordi dei testimoni il defunto Giambattista Cozza è descritto come “di statura alta gentile, o sia scarno in vita naso aquilino sotile lungo, di pelo scuro malamente vestito”; era un uomo affetto da manie di persecuzione16, continuamente in fuga, come egli stesso sosteneva, “per timore che suo fratello prete lo facesse legare da Sbiri”. Questa ossessione era tale da condurre il fuggitivo veronese a trasferirsi, di notte e in abiti poco convenienti al vagabondaggio, dall’ospitale di Luzzara che fino a quel 15 Cfr. annotazioni al foglio 504, al verso del foglio 496 e al foglio 465 del repertorio. Un’altra indicazione sulla natura delle ossessioni del Cozza, oltre a quella citata poco più avanti, è contenuta in una testimonianza: “avendolo sentito parlar in modo come spaventato guardandosi or in qua, or in là senza motivo”. 16 16 momento l’aveva accolto alla vicina Guastalla; e nella nuova dimora, la scuderia ducale, Cozza “viveva di quello li veniva soministrato per carità da chi cola serviva”. Sul fatto che quell’uomo fosse preda della follia, del resto, nessuno sembrava avere dubbi: c’era chi lo definiva “mentecato” e chi “deficiente di giudizio”, ma un testimone si dilungò su questo punto narrando che aveva il cervello stravolto, e specialmente ne tempi di luna avendolo veduto con altri in Luzara a far tra di lui diverssi ati senza parlar ora pensoso ora fra se rideva, ora andava fuori dall’ostaria, e tosto ritornava, ora beveva con bichier, e senza dir altro andava fuori, ora compariva malinconico, e istantaneamente giulivo, e incontratolo per strada lo salutò per nome, quel rispose, che non gl’inportava niente, e doppo pochi passi ritorno indietro, forsse con intenzione di parlarli, e quando fù vicino lo guardò in facia, e senza dir altro li voltò la schena. Nell’ottobre del 1735 diverse persone videro“levar da becamorti” un cadavere nelle scuderie ducali; nessuno potè osservare da vicino il volto del defunto, ma tutti furono certi che si trattasse del folle vagabondo veronese, passato dallo stato di ricco possidente ad un’anonima sepoltura: e vidi un cadavere acompagnato da pochi preti, e lipare della Compagnia della Morte, quale veniva portato dalla porta della strada Conzaga dove si volta per andar alle scuderie ducali, e seguitava verso il duomo. Esiste dunque una grande varietà di toni nelle informazioni estraibili dai documenti dell’archivio: dalla bolla papale alla transazione tra privati, dalla lettera ducale alle deposizioni dei frequentatori di un’osteria, molti particolari di un periodo ampio come quello tra la fine del medioevo e il tramonto del sistema feudale possono confluire in un archivio di famiglia. Ed è conseguentemente ampio lo spettro di discipline che possono trarre dati – magari di modesta entità – da questa fonte: la storia economica, agraria, politica, giuridica, sociale, religiosa. La sola raccolta dei bandi settecenteschi della Repubblica Veneta, formata con il fine certamente non 17 del collezionista ma dell’amministratore di beni soggetti a tali bandi, è testimonianza dei provvedimenti presi contro i predoni, i cani rabbiosi, le infezioni bovine e inoltre in materia di dazi, indulgenze, cambi e ogni altro argomento. Un ultimo settore di testimonianze, che risulta evidente per la mole d’informazioni che ha tramandato, è quello relativo alle indagini genealogiche. Lo stesso Benedetto Guarienti – il cui ruolo nella “vita” dell’archivio si è visto emergere più volte – fu membro dell’Accademia Filotima di Verona e accumulò decine di alberi genealogici delle principali famiglie venete, ne compilò molti personalmente con i risultati delle proprie ricerche e raccolse diversi testi di storia locale e genealogia; in questo fu seguito a metà ’800 dal nipote Giuseppe e negli anni venti del ’900 dal già nominato nipote e omonimo di questo. 18 1.2 Il repertorio settecentesco di Benedetto Guarienti. Come è stato detto, alla fine del diciottesimo secolo il fondo documentario, che si era venuto a formare con uno spontaneo processo di accumulo attraverso le generazioni, fu dotato di un ordinamento che, inserito nel contesto dell’epoca che l’ha concepito, appare ancora oggi valido e ragionato; esaminando le annotazioni programmatiche dell’autore e la forma definitiva del repertorio stesso e confrontando il tutto con una proposta di sistemazione attuale è possibile riconoscere i meriti e i limiti di tale progetto. Si deve innanzi tutto cercare di determinare l’autore e il committente (o forse, come si vedrà, gli autori e i committenti) del lavoro; in questo gli unici aiuti sono dati da un foglio sparso recante indicazioni metodologiche, dal confronto tra le grafie che hanno contribuito alla stesura degli elenchi e dai dati biografici delle persone coinvolte. Se il passo già citato in precedenza, posto in calce all’annotazione in data 15 maggio 1774: Questo scritto è di mio padre Benedetto. Tutto il resto è carattere di un suo servitore Antonio Grameg[o.] Giacomo Guarienti figlio di Benedetto, prosiegue il repertorio 1. ottobre. 180[ sembrerebbe rivelare già tutte le informazioni necessarie, ad un’indagine più approfondita emergono elementi contrastanti con questa versione. Il primo e minore di tali elementi è un fascicolo di dieci fogli intitolato “Prospetto degli istromenti in pergamena che ritrovansi nell’archivio della nob. famiglia Guarienti alla Pigna”; in esso ogni foglio è contrassegnato con una lettera maiuscola e sotto ogni lettera sono elencati, ognuno con il 19 proprio numero, i rotoli membranacei archiviati nel relativo scomparto dell’armadio. La grafia di queste pagine, come la carta utilizzata, è differente dalle altre che compaiono nel repertorio e ciò potrebbe portare ad ipotizzare che si tratti di un’aggiunta posteriore al progetto iniziale o di un rifacimento, ma proprio le lettere testimoniano la contemporaneità del fascicolo e dell’ordinamento: infatti, la mano è la stessa che ha scritto i codici di classificazione sul dorso dei documenti e l’inchiostro, che ha lasciato spesse incrostazioni cristallizzate nel solco dei tratti più calcati, appare di un’identica sfumatura. A rendere ulteriormente complessa l’individuazione dei committenti e degli estensori del repertorio contribuisce poi un foglio sparso vergato in una grafia ancora differente dalle altre; su una facciata di questa nota, che assomiglia ad un preventivo per il lavoro commissionato, è scritto Promemoria pel nobile signor conte Luigi Guarienti alla Pigna. e, sul retro, Metodo per la faccitura dell’archivio dei nobili conti fratelli Guarienti alla Pigna Primo: l’albore gentilizio della famiglia esattamente giustificato. Secondo: saranno cattasticati tutti i rotoli che abbraciano istromenti del 800.ca e tutti gli istromenti di qualunque genere sparsi per i libbri e processi dell’archivio, e questi tutti diversi di secolo in secolo, e poscia ordinati per cronologia de’ tempi, procedendo i più remoti tempi sino al presente, citandone il calto17, ed il numero dei rotoli, ed il mazzo, e se sono libri, citandone le pagini ed il numero del processo. Terzo: il cattastico di cadaun’istromento comprenderà l’anno, il mese, il giorno, gli atti del notajo, la qualità del contratto, da chi stipulato, e con chi, la pezza di terra, casa, o altro il quantitativo de’ campi, la pertinenza, la 17 Cfr. n. 2. 20 contrà, il prezzo, ed i patti, se ve ne fossero, lo stesso intendendossi di qualunque altro istromento, individuato sempre coll’istesso metodo. Quarto: a fine di facilitar al ritrovamento d’ogni istromento, seguirà altro cattastico o repertorio, dei processi e rotoli, disposti per ordine di alfabeto con il di loro respettivo numero; e pagine del cattastico generale, ove trovasi sommariamente descritti i contratti. Quinto: seguirà altro cattastico di tutti i disegni individuati, a norma dei disegni medesimi e con tutte quelle particolarità dinotanti l’uso delle acque supplicate dai disegni stessi apparenti, e respettivi confini. Sesto: si formerà nel repertorio alle resppettive lettere delle divisioni, e testamenti, un’accurato indice, con la sua epoca, e pagine del cattastico ove sarà nominato, onde viemagiormente facilitare il ritrovamento di questi, o quelli. Con il sovraesposto si è divisato d’intraprendere per formar il presente archivio, riservandosi a quelle modificazioni, od aumenti, e divisioni, che sarà per dispporre il nobile signor conte Luigi Guarienti, a seconda delle sue volontà. Fermo il sopraesposto e non avendo riguardo di qualche spesa maggiore, il preponente s’impegna di formare altro apposito Repertorio diviso per cadauno Stabile posseduto citando in questo, i numeri, e pagine del Processo nonchè quelle del Cattastico Generale. Da un esame di tutti gli alberi genealogici, tanto coevi quanto attuali, risulta che l’unico membro della famiglia indicabile all’epoca come “nobile signor conte Luigi Guarienti” era Luigi Agostino, decimo figlio di Benedetto. Questo dato, però, è del tutto inconciliabile con la successione cronologica dei fatti. L’ultima nota apportata al repertorio dalla mano che l’ha iniziato è datata 12 giugno 1770 ed è il Battesimo di Orazio e Andrea18 filio di Benedetto Guarienti e di Laura Guglienzi sua consorte, mentre in tutte le successive sono riconoscibili le grafie di Benedetto e di Giacomo Guarienti; ed essendo Benedetto morto il 18 gennaio 1776, a quella data il repertorio doveva già esistere. Dunque la redazione del lavoro deve essere 18 Il nome di questo figlio è Orazio Andrea, ma nelle annotazioni del repertorio i due nomi di una stessa persona sono spesso separati da una “e”. 21 datata tra queste due date e verosimilmente non molto dopo la prima (il 1770): da qui in poi, infatti, le note si fanno più sporadiche e meno sistematiche, molto simili ad aggiunte ad un progetto già concluso. Ma Luigi Guarienti, cui sembra essere indirizzato il promemoria del metodo per la faccitura dell’archivio, era nato il 20 giugno 1775; è dunque comprensibilmente difficile indicarlo come committente di un’opera realizzata al più tardi sei mesi dopo la sua nascita. Le ipotesi per ovviare a questa incongruenza sono a mio parere tre. La prima è l’esistenza di un altro Luigi Guarienti, appartenente alla generazione di Benedetto, cui sarebbe da attribuire la committenza; ma questa teoria mi sembra da scartare per l’unanime assenza di questo nome da tutte le altrimenti dettagliatissime fonti antiche e moderne. La seconda possibilità, che sembrerebbe la più verosimile se non si prendesse in considerazione la frase Con il sovraesposto si è divisato d’intraprendere per formar il presente archivio, riservandosi a quelle modificazioni, od aumenti, e divisioni, che sarà per dispporre il nobile signor conte Luigi Guarienti, è che il foglio non sia altro che una copia ottocentesca di appunti precedenti. Non sussistono, infatti, ragioni che vietino di pensare che il preventivo degli anni settanta sia stato ricopiato in quanto deteriorato o per il semplice timore che andasse perduto; anzi, il fatto che non ci sia giunto un metodo relativo all’ordinamento conosciuto e ad esso coevo testimonierebbe a favore di quest’ipotesi. Si potrebbe inoltre notare che Luigi, essendo il penultimo degli otto figli giunti all’età adulta e non avendo discendenti, difficilmente avrebbe avuto diritto a disporre “a seconda delle sue volontà” dell’archivio di famiglia. 22 La terza ipotesi è che l’annotazione esaminata sia relativa ad un ordinamento voluto da Luigi e dai fratelli, dunque ad un progetto successivo a quello commissionato da Benedetto; ma se non si vede la necessità di ripetere un lavoro già svolto in modo soddisfacente pochi anni prima, si potrebbe considerare che non tutti i punti del metodo sono realizzati nell’ordinamento settecentesco. Inoltre, il secondo punto sembra fare riferimento a documenti ottocenteschi e, dunque, ad un aggiornamento del progetto ordinatore; anche se di questo secondo ordinamento non è rimasta traccia, nulla ci vieta di ipotizzare che esso sia stato commissionato senza essere poi realizzato. Questa teoria, tra l’altro, giustifica l’incongruenza tra l’indicazione fornita da Giacomo Guarienti (un servitore di Benedetto come autore del repertorio) e l’impressione che si ricava dal metodo, cioè che si sia trattato di un lavoro commissionato ad un professionista esterno. Considerando quindi il metodo come effettivamente relativo in parte all’ordinamento d’archivio già svolto e in parte ad un aggiornamento – peraltro mai realizzato – rispettoso delle norme all’origine del progetto, è utile passare ad esaminare i punti in cui esso è articolato per valutare l’aderenza dei risultati al progetto stesso. Per quanto riguarda il primo punto, l’albore gentilizio della famiglia esattamente giustificato è certamente da identificarsi con una bella e ampia pergamena non squadrata: su di essa è tracciato un albero genealogico la cui grafia è la stessa di quasi tutto il repertorio. L’ultima generazione indicata nella prima fase di stesura è quella dei figli di Benedetto, mentre le tre seguenti (che giungono fino agli inizi del Novecento) sono state aggiunte da mani diverse. I membri delle prime dodici generazioni sono 23 contrassegnati da un numero progressivo - riportato accanto al nome stesso dove esso è citato nel repertorio - atto ad individuare univocamente la persona anche in casi d’omonimia. Il secondo punto rappresenta il nucleo della struttura del repertorio: tutti gli atti presenti nell’archivio (e anche alcuni pertinenti consultati in archivi esterni) sono stati esaminati e, una volta catalogati, hanno avuto regesti disposti in ordine cronologico. Ogni documento a sé stante e ogni fascicolo sono individuati dalla lettera del calto e da un numero; se il documento è contenuto in un fascicolo, la catalogazione prevede la lettera del calto, il numero del fascicolo e il numero del foglio. Il terzo punto entra ancora di più nello specifico dell’ordinamento elencando i dati che formano ogni regesto; tra questi è fissa l’indicazione dell’anno, del mese e del giorno, il resto è variabile. Generalmente è indicato il nome del notaio estensore dell’atto oppure - nel caso si tratti di un documento esterno all’archivio – del fondo in cui esso si trova. Segue la specificazione della natura dell’atto (locacion, testamento, permuta, dotte, compra, ecc.) e i contraenti, poi tutte le informazioni relative a ciascuna materia: la descrizione delle quantità, qualità, confini e caratteristiche della pezza di terra se si tratta di una compravendita, l’elenco degli oggetti e del denaro e le condizioni d’assegnazione se si tratta di una dote, le spartizioni, i lasciti e le istruzioni per la sepoltura in caso di testamento. Il quarto punto, non chiarissimo, potrebbe forse riferirsi ad un fascicolo a sé stante, già nominato in precedenza e intitolato “Prospetto degli istromenti in pergamena che ritrovansi nell’archivio della nob. famiglia guarienti alla Pigna”: in esso sono cattasticati i soli rotoli membranacei, descritti specificandone lettera del calto, numero del calto, 24 giorno, mese, anno, nome e cognome del notajo, numero della pagina del repertorio grande, osservazioni. È questo, tra l’altro, il documento che ci indica (nelle osservazioni ai rotoli catalogati come C.to E n°30 e C.to E n°32) come già ai tempi dell’ordinamento qualche rotolo fosse troppo logoro perché se ne potesse leggere esattamente la data e il contenuto. Altra ipotesi è che il quarto punto alluda alla sezione, posta a pagina due del repertorio, che costituisce l’indice dei procesi: in essa i documenti e i fascicoli sono elencati in ordine alfabetico secondo l’argomento (per esempio acque), la tipologia dell’atto (aquisto, decime, criminal processo, dotte, ducali, ecc.), i cognomi dei contraenti (Bevilacqua, Brenzon, Maffei, Nichesola, Rotari, ecc.) o i luoghi (Minerbe e San Zenon soprattutto). L’utilità di questo sommario è limitata dall’assenza di riferimenti alle date o alle pagine del repertorio, ma questa mancanza si deve imputare alla natura di tali procesi: in molti casi si tratta di voluminosi fascicoli comprendenti fogli prodotti in diverse date ancorché riconducibili alla stessa azione giuridica. Entrambe le ipotesi d’individuazione, tuttavia, non rispondono in modo soddisfacente al dettato del quarto punto del metodo: infatti, in esso è specificato il rimando a “pagine del cattastico generale, ove trovasi sommariamente descritti i contratti”. Questa non aderenza al modello dei dati giunti ai nostri giorni potrebbe avvalorare la teoria di un secondo - mai realizzato – ordinamento dell’archivio. Anche il quinto punto (il “cattastico di tutti i disegni”) costituisce un’incongruenza con l’ordinamento osservabile oggi: non solo non è pervenuta alcuna catalogazione dei disegni, ma non si può neppure provare che essi siano mai stati raccolti. È ovvio, tuttavia, che il semplice rilevare 25 come le mappe siano giunte sparse all’esame non costituisce neppure prova contraria ad un ordinamento. Il sesto punto, poi, fa riferimento non molto chiaramente a “un’accurato (sic) indice, con la sua epoca, e pagine del cattastico ove sarà nominato” alle “lettere delle divisioni, e testamenti”. Se si tratti di un indice di persone, di beni o altro non è specificato e, del resto, nessuno degli indici pervenuti sembra corrispondere a questo accenno. Anche l’impegno finale a “formare altro apposito repertorio diviso per cadauno stabile posseduto”, impegno subordinato ad una spesa maggiore, non è stato, a quanto ci è dato di sapere, rispettato. La difformità degli ultimi punti programmatici rispetto all’ordinamento archivistico oggetto di studio sembrerebbe avvalorare l’ipotesi che il metodo si riferisca ad un progetto d’aggiornamento mai realizzato, ma i dati sono insufficienti per consentire una decisa presa di posizione in questo senso. È dunque bene concentrare l’indagine sul repertorio nella forma in cui esso si offre effettivamente allo studio. Il cuore e centro concettuale dell’archivio è un grosso libro rilegato in pergamena con legature di corda visibili al dorso le cui dimensioni sono circa 310 x 225 x 95 mm; esso è composto da due fogli bianchi iniziali e 517 fogli numerati cui seguono numerosi altri fogli inutilizzati. Il primo foglio scritto è occupato dall’indice generale, mentre il foglio due contiene il già citato indice dei processi ordinati per argomento; al foglio otto segue un elenco delle “ricevute o bolete” ordinate alfabeticamente per nome dei soggetti coinvolti, luogo o, più raramente, ragione del documento (p. e. “Messe per quondam reverendo Cozza”). 26 La sezione che si apre a pagina undici è particolarmente interessante in quanto fornisce già ad un esame superficiale un’idea della disposizione geografica degli interessi della famiglia: questo indice riguarda infatti i “luoghi nominati nell’istrumenti”, disposti ovviamente in ordine alfabetico, con indicazione dei fogli che ad essi fanno riferimento. Le zone più coinvolte dagli sforzi di radicamento nel territorio attuati dalla famiglia nei secoli di formazione dell’archivio sono essenzialmente, come si è visto nel capitolo precedente, tre. Una, ovviamente, Verona: non solamente nella contrada della Pigna, ma anche in altre zone del centro il progetto di mantenere e migliorare uno spazio d’inserimento nel tessuto cittadino ha accompagnato tutta la storia della famiglia ed è tuttora riconoscibile. La seconda zona di particolare interesse è quella di Valeggio sul Mincio e di Borghetto, al confine con l’odierna provincia di Mantova; le proprietà in questo territorio, dopo quattrocento anni di permanenza, sarebbero state smembrate alla morte del marchese Ludovico Guarienti nel 1859. Infine, il gruppo di contratti numericamente più rilevante è quello che riguarda Minerbe e San Zenone, zona che vide accentrarsi gli sforzi d’espansione della famiglia soprattutto tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo. La sezione che si apre a pagina quattordici, “famiglie che anno auti affari colla famiglia Guarienti”, ha una struttura identica a quella dell’indice precedente, ma riguarda le famiglie anziché i luoghi. È forse scontato sottolineare come molte famiglie nominate in queste pagine (Bevilacqua, Brenzone, Buri, Canossa, Chiodo per citarne alcune) si sarebbero prima o poi congiunte ai Guarienti: in una struttura sociale poco aperta agli scambi esterni come quella cui apparteneva il Nobile Consiglio di Verona è normale ritrovare più volte incroci matrimoniali in un ristretto 27 numero di famiglie. Questo frequente ritornare di alcuni nomi all’interno degli archivi aumenta notevolmente la reperibilità d’informazioni relative ad alcuni gruppi famigliari e la creazione di un indice permette un accesso diretto ai documenti ricercati. In questa sezione sono inseriti anche altri soggetti (Comune di Minerbe, Santa Congregazione) assimilati nell’ordine alfabetico alle famiglie. A pagina ventisette inizia l’indice delle dotte diversse organizzate per cognome della sposa; si ritrovano qui non solamente le carte dotali delle nate Guarienti e delle donne entrate nella famiglia con il matrimonio, ma anche documenti riguardanti proprietà che poi sarebbero state oggetto di commercio o dispute. L’ultimo indice, che ha inizio al foglio cinquantaquattro, riguarda i testamenti: in ordine alfabetico, come di consueto, anche se quelli di casa Guarienti precedono quelli delle altre famiglie in testa alla pagina. La pagina contrassegnata con il numero cinquantotto segna l’inizio della catalogazione vera e propria, che si conclude a pagina cinquecentosei. I criteri utilizzati nell’archiviazione, che sono già stati descritti, sono nel segno di una notevole precisione e certamente costituiscono un’ottima base per svolgere un lavoro aggiornato sul materiale documentario: tenendo infatti salvi i principi che troviamo applicati, non sono molte le modifiche davvero utili in un ammodernamento per favorire la fruibilità dell’archivio. A parte la ricollocazione (che è stata portata a termine nella lunga fase di preparazione del materiale a questa indagine) dei documenti nell’ordine creato con il repertorio settecentesco, l’individuazione delle parti disperse (in parte, come si vedrà, attuata), l’analisi (oggetto principale di questo studio) delle fasi costitutive e dell’ambiente storico che ha prodotto 28 l’archivio, il passo successivo e decisivo da intraprendere è l’apporto fondamentale che le tecnologie informatiche possono fornire alla ricerca sulle fonti: l’enorme massa d’informazioni – che può in alcuni casi essere evidentemente utile, in altri rivelare inaspettatamente la propria ricchezza – deve essere trasferita sul supporto informatico per aprirsi ad un numero virtualmente infinito di indici, criteri di ricerca, ordinamenti e messa in relazione dei dati. Il primo tentativo, che getta solamente un limitato sguardo dimostrativo sulle possibilità offerte da queste applicazioni della tecnologia alla ricerca storica, è stato realizzato per suggerire una versione che si vuole semplicemente definire aggiornata del repertorio curato alla fine del diciottesimo secolo da Benedetto Guarienti. 29 1.3 Un breve sguardo monografico: la lotta ai malefactores in due ducali di fine Settecento. Alla fine del Settecento la Repubblica Veneta, come molti altri stati, viveva ancora in una dimensione di rapporti sociali ed economici che, soprattutto nelle campagne, non aveva visto radicali evoluzioni rispetto a quella dei secoli precedenti: la consuetudine e la lentezza nello sviluppo, eredità di stampo feudale così fortemente connaturata alla vita rurale e alla proprietà fondiaria, facevano sì che nei metodi di gestione delle risorse, nelle leggi, nell’impostazione stessa dei rapporti umani il mutamento fosse assai lento e faticoso. Un aspetto evidente di tale inerzia era il ruolo di forte preminenza mantenuto, ancora alle soglie dell’età contemporanea, dalla classe dei proprietari terrieri che, pur non disponendo di estensioni di terre paragonabili ai latifondi di altre aree d’Italia, restava ancorata alla difesa dei privilegi acquisiti e consolidati attraverso il lungo gioco dei conferimenti feudali, del rafforzamento all’interno di consorterie e del monopolio delle attività economiche. L’altra faccia di questo potere, l’immediato e naturale antagonista di questo assetto sociale ed economico, era il brigantaggio. Il delicato equilibrio instaurato tra l’esercizio del potere, inteso soprattutto come dominio economico, e l’insofferenza di coloro che a tale potere erano sottoposti veniva talvolta rotto da elementi interni al sistema (come un’eccessiva pressione fiscale o durezza delle autorità) o esterni ad esso (periodi di carestia, guerre); in questi casi una parte della popolazione 30 o la sua totalità tendeva a porsi al di fuori della legge per ottenere quel benessere che la struttura socioeconomica non era in grado di offrire. Ma se i casi in cui si può parlare propriamente di brigantaggio, benché tutt’altro che rari, non costituivano la norma e tendevano ad affermarsi nelle zone che le condizioni naturali (e talvolta le leggi) rendevano terre di confine, diffusa ovunque era la sistematica infrazione delle regole: bracconaggio, pascolo su terre altrui, incursioni e razzie erano assai frequenti e toccavano da vicino la maggior parte dei proprietari. Anche nella bassa pianura veronese, territorio cui si riferiscono i due documenti, il problema era presente: la ducale di Paolo Renier (1779-1789) si riferisce alle proprietà dei fratelli Alessandro, Bonaventura e Leonardo Guglienzi e dello zio Pierfrancesco situate “in ruribus Tarmassiae, Bovoloni, Insulae Scallarum ac in aliis locis territorii veronensis”, quella di Lodovico Manin (1789-1797) alle terre di Giangiacomo Guarienti poste “in rure et comune Sancti Zenonis et aliis locis in territorio veronensi”. Due proprietà geograficamente abbastanza vicine, dunque, e presumibilmente prossime anche quanto a situazione sociale ed economica; due documenti che, a distanza di dieci anni (la prima ducale è del 12 agosto 1785, la seconda del 18 maggio 1795) sembrano ritrarre la medesima situazione. Ma ovviamente le parole del documento ufficiale, come sempre accade, non devono essere considerate come fedele ricostruzione del singolo caso: le due ducali sono quasi identiche, evidentemente composte secondo un formulario che non teneva certamente conto delle peculiarità che di volta in volta caratterizzavano il reato19. Le formule possono, però, 19 Oltre all’uso di formule per indicare i destinatari e gli altri particolari attuativi delle norme adottate nei confronti degli ignoti criminali, colpisce l’inadeguatezza della sequenza di termini riportati per descrivere la proprietà in esame: così si trovano, per esempio, montes tra possedimenti la cui quasi totalità è composta da terre strappate alla palude. 31 aiutare a capire quale fosse il ventaglio di situazioni che l’autorità si trovava a fronteggiare: taglio d’alberi, furto di prodotti agricoli, danneggiamento delle infrastrutture, bracconaggio, pesca abusiva, persino la costruzione di ponti e sentieri atti a facilitare le incursioni. Soprattutto quest’ultima categoria di danno mostra quanto fosse continuativa l’attività dei malefactores della campagna veneta. Anche la severità delle pene previste per i rei è sintomatica del grado di preoccupazione che i danni alle grandi proprietà destavano: oltre al risarcimento dei danni e ad una pena pecuniaria erano previsti tre tratti di corda e lavori forzati ai remi per tre anni nel caso di razziatori maschi, adulti e sani, tre fustigazioni e bando della durata di dieci anni (bando che aveva un raggio d’azione di quindici miglia dai confini del luogo in cui erano stati commessi i reati) nel caso di donne, bambini o criminali altrimenti inhabiles. Esistevano poi taglie sui banditi e persino premi di entità notevole (il pagamento della taglia stessa e, in più, l’assoluzione) per i pentiti che collaborassero con la giustizia permettendo la cattura degli ex compagni di scorrerie. L’adozione di notevoli incentivi aveva in parte la sua ragione nella tendenza generale che in ogni tempo ha portato le fasce socialmente più svantaggiate della popolazione a nutrire in qualche misura ammirazione e sentimenti di complicità verso coloro che si opponevano all’autorità e alla classe dominante: il brigante, percepito come nemico delle forze di polizia e dei signori, ha sempre avuto un fascino tanto maggiore quanto più opprimente si è mostrato il potere costituito suo naturale antagonista20. Inoltre, l’autorità era guardata con diffidenza anche quando operava al servizio della comunità, come dimostrano fatti accaduti negli stessi anni e 32 luoghi delle due ducali: per citare un esempio, a Bovolone (paese citato nella ducale Renier) nel 1789 e nel 1794 la popolazione distrusse per ignoranza e sospetto i macchinari utilizzati per bonificare i terreni paludosi21. La società rurale veneta è dunque, ancora alla fine del Settecento, il risultato del bilanciamento tra forze discordi (il popolo, i proprietari terrieri, i banditi, gli sbirri) i cui conflitti trascorrono pressoché immutati attraverso i secoli e le cui vicende, specialmente in quelle aree che si sono dette più adatte alla conservazione del brigantaggio, si protrarranno fino a tempi molto vicini al presente. Di seguito sono riportati i testi delle due ducali: la prima, del 1785, si riferisce alle proprietà Guglienzi nelle campagne di Isola della Scala, Tarmassia e Bovolone. Paulus Rainerius Dei gratia dux Venetiarum etc. Universis et singulis nobilibus et sapientibus viris de suo mandato potestatibus, capitaneis, rectoribus, caeterisque iusdicentibus quarumcumque terrarum et locorum nostrorum, et successoribus suis fidelibus dilectis salutem et dilectionis affectum. Significamus vobis quod hodie, in Consilio nostro de XL ad criminalia deputato explacitare, viri nobilis etc. Benedicti Marcello reverendi honorandi advocatoris Communis posita et capta fuit pars tenoris infrascripti. Videlicet: convenit justitiae et dignitati dominii nostri juris mediis providere ut unusquisque in libero statu nostro quiete et pacifice vivere possit bonisque suis frui et gaudere valeat, malefactoresque debitis poenis ad aliorum exemplum puniri. Cumque ex modesto gravamine nobilium dominorum Petri Francisci patrui, Bonaventurae, Alexandri et Leonardi fratrum nepotum Guglienzi expositum fuerit advocatoribus communis nostri quod per diversos incognitos fures et malefactores, die noctuque, quamplurima inferruntur damna in eius possessionibus, terris, campis, pratis, pascuis, nemoribus, montibus, domibus, curtivis, hortis, spinatis, broilis, viridariis, vineis, castagnariis, molendinis, 20 21 Cfr. E. J. HOBSBAWM, I ribelli. Forme primitive di rivolta sociale, Torino 1959, pp. 19-38. M. BERENGO, La società veneta alla fine del Settecento. Ricerche storiche, Firenze 1956, p. 118. 33 pischeriis, seriolis, acquis, acqueductibus, columbariis et bonis ubicumque positis sub hoc serenissimo dominio; incidendo arbores, vites, lignamina et fructarios generis cuiuscumque, frangendo cesias, spinatas, aggeres et reparia facta pro reparatione acquarum et belvarum, pascuando cum animalibus generis cuiuscumque, asportando frumentum, faleas, spiccas, bladas, ligna, lina, faena, fructus, uvas, milea, minuta et alia in eorum bonis nascentia cuiuscumque generis, super ipsis bonis, terris et locis faciendo multos trozios et pontes ac semitas, tam equester quam pedester, cum plaustris et animalibus generis cuiuscumque, arbores evellendo, muros rumpendo, scallando et devastando, viacula occupando, fossata et canales atterrando, aut indebite excavando, pullamina et columbos ex eorum pullinariis et columbariis capiendo et occidendo, in pischeriis et acquis piscando, pisces capiendo et asportando et denique multa alia insoportabilia damna faciendo; quod nisi juris mediis provideatur, procul dubbio omnia praedictorum exponentium bona devastarentur et depraedarentur: auctoritate huius Consilii captum sit, quod scribatur universis et singulis potestatibus, capitaneis, rectoribus, caeterisque jusdicentibus supradictis et successoribus suis, quod proclamari faciant ubi, quoties et quando requisiti fuerint a praedictis exponentibus, seu ab ejus intervenientibus, quod nemo audeat vel praesumat, sub aliquo colore vel ingenio, de facto et propria auctoritate, inferre seu inferri facere damnum aliquod ex supra ennarratis, nec cuiuscumque alterius generis in supradictis bonis, terris et locis supradictorum exponentium ubicumque positis et existentibus et praecipue in illis positis in ruribus Tarmassiae, Bovoloni, Insulae Scallarum ac in aliis locis territorii veronensis. Sub poena, ultra poenas ordinarias et refectionem damni, librarum 50 parvorum, medietas quarum sit accusatoris, altera vero medietas rectoris, seu jusdicentis executionem fieri facientis, et squassium trium funis et serviendi in triremibus condemnatorum dominii nostri pro remiga in compedibus per annos tres continuos, si fuerint habiles et in vires iustitiae pervenerint; vel si malefactores essent inhabiles, foeminae aut pueri, ter fustigandi circa plateam loci ubi damnum illatum fuerit et postea banni de loco illo et territorio et XV milliaria ultra confinia per annos decem et in casu contrafactionis banni, si capti fuerint, standi in carceribus clausis per annum et postea redeundi ad dictum bannum tunc incepturum, et hoc toties quoties etc. Cum talea danda capienti eos, vel quemlibet ipsorum, librarum centum parvorum solvendarum de eorum bonis si erunt, sin autem ex pecuniis praedictorum exponentium; hac conditione, quod malefactores non exeant ex triremibus, vel carceribus, aut banno singula singulis congrue refferendo nisi prius solverint damnum illatum et taleam supradictam praedictis exponentibus. Et qui accusaverit malefactores ita quod veritas habeatur consequatur libras 50 parvorum solvendas ut supra et teneatur secretus. Verum si delinquentes haberi non possent in vires ustitiae proclamatis et absentibus remanentibus sint et intelligantur banniti ut supra cum conditionibus et talea librarum centum parvorum ut supra in casu contrafactionis banni. Et si unus socius criminis accusaverit socium, vel socios culpabiles, ita quod veritas habeatur, lucretur eius absolutionem et liberationem ac supradictas libras 50 parvorum sibi 34 solvendas ut supra et teneatur secretus. Et executio praesentis partis demandetur dominis jusdicentibus ad quos spectat et successoribus suis quibus facta fuerit conscientia de damnis datis. Quocirca cum praefacto nostro Consilio vobis mandamus ut partem supradictam omnia et singula in ea contenta observari, exequi et adimplere debeatis in omnibus, ut in praedicta parte legitur et continetur. Has autem registratas praesentanti restituite etc. Datum in nostro ducali palatio die XII mensis augusti indictione tertia MDCCLXXXV. Camillus Costantini advocatoris communis notarius. La seconda ducale, del 1795, è tesa a tutelare le proprietà Guarienti a San Zenone di Minerbe. Ludovicus Manin Dei gratia dux Venetiarum etc. Universis et singulis nobilibus et sapientibus viris de suo mandato potestatibus, capitaneis, rectoribus, caeterisque iusdicentibus quarumcumque terrarum et locorum nostrorum, et successoribus suis fidelibus dilectis salutem et dilectionis affectum. Significamus vobis quod hodie, in Consilio nostro de XL ad civilia deputato explacitare, viri nobilis etc. Benedicti Marcello reverendi honorandi advocatoris Communis nostri posita et capta fuit pars tenoris infrascripti. Videlicet: convenit justitiae et dignitati dominii nostri juris mediis providere ut unusquisque in libero statu nostro quiete et pacifice vivere possit bonisque suis frui et gaudere valeat, malefactoresque debitis poenis ad aliorum exemplum puniri. Cumque ex modesto gravamine nobilis domini Joannis Jacobi Guarienti expositum fuerit advocatoribus communis nostri quod per diversos incognitos fures et malefactores, die noctuque, quamplurima inferruntur damna in eius possessionibus, terris, campis, pratis, pascuis, nemoribus, montibus, domibus, curtivis, hortis, spinatis, broilis, viridariis, vineis, castagnariis, molendinis, pischeriis, seriolis, acquis, acqueductibus, columbariis et bonis ubicumque positis sub hoc serenissimo dominio; incidendo arbores, vites, lignamina et fructarios generis cuiuscumque, frangendo caesias, spinatas, ageres et reparia facta pro reparatione acquarum et belvarum, pascuando cum animalibus generis cuiuscumque, adsportando frumentum, faleas, spiccas, bladas, ligna, lina, faena, fructus, uvas, milea, minuta et alia in eius bonis nascentia generis cuiuscumque, super ipsis bonis, terris et locis faciendo multos trodios et pontes ac semitas, tam equester quam pedester, cum plaustris et animalibus generis cuiuscumque, arbores evellendo, muros rumpendo, scollando et devastando, viacula occupando, fossata et canales atterrando, aut indebite excavando, pullamina et columbos ex eorum pullinariis capiendo et occidendo, in pischeriis et acquis piscando, pisces capiendo et adsportando et denique multa alia insoportabilia damna faciendo; 35 quod nisi juris mediis provideatur, procul dubio omnia praedicti nobilis exponentis bona devastarentur et depredarentur: auctoritate huius Consilii captum sit, quod scribatur universis et singulis potestatibus, capitaneis, rectoribus, caeterisque jusdicentibus supradictis et successoribus suis, quod proclamari faciant ubi, quoties et quando requisiti fuerint a praedicto nobile exponente, seu ab ejus intervenientibus, quod nemo audeat vel praessumat, sub aliquo colore vel ingenio, inferre seu inferri facere damnum aliquod ex supra ennaratis, nec alterius generis cuiuscumque in supradictis bonis, terris et locis supradicti nobilis exponentis ubicumque positis et existentibus et praecipue in illis scitis in rure et comune Sancti Zenonis et aliis locis in territorio veronensi. Sub poena, ultra poenas ordinarias et refectionem damni, librarum 50 parvorum, medietas quarum sit accusatoris, altera vero medietas rectoris, seu jusdicentis executionem fieri facientis, et squassium trium funis et serviendi in triremibus condemnatorum dominii nostri pro remiga in compedibus, si fuerint habiles et in vires iustitiae pervenerint, per annos tres continuos; vel si malefactores essent inhabiles, foeminae aut pueri, ter fustigandi circa plateam loci ubi damnum illatum fuerit et postea banni de loco illo et territorio et XV milliaria ultra confinia per annos decem et in casu contrafactionis banni, si capti fuerint, standi in carceribus clausis per annum et postea redeundi ad dictum bannum tunc incepturum, et hoc toties quoties etc. Cum talea danda capienti eos, vel quemlibet ipsorum, librarum centum parvorum solvendarum de eorum bonis si erunt, sin autem ex pecuniis dicti nobilis exponentis; hac conditione, quod malefactores non exeant ex triremibus, vel carceribus, aut banno singula singulis congrue refferendo nisi prius solverint damnum illatum et taleam supradictam nobili exponenti praedicto. Et qui accusaverit malefactores ita quod veritas habeatur consequatur libras quinquaginta parvorum solvendas ut supra et teneatur secretus. Verum si delinquentes haberi non possent in vires ustitiae proclamatis et absentibus remanentibus sint et intelligantur banniti ut supra cum conditionibus et talea librarum centum parvorum ut supra in casu contrafactionis banni. Et si unus socius criminis accusaverit socium, vel socios culpabiles, ita quod veritas habeatur, lucretur eius absolutionem et liberationem ac supradictas libras 50 parvorum sibi solvendas ut supra et teneatur secretus. Et executio praesentis partis demandetur dominis jusdicentibus ad quos spectat et successoribus suis quibus facta fuerit conscientia de damnis datis. Quocirca cum praefacto nostro Consilio vobis mandamus ut partem supradictam omnia et singula in ea contenta observari, exequi et adhimplere debeatis in omnibus, ut in praedicta parte legitur et continetur. Has autem registratas praesentanti restituitae etc. Datum in nostro ducali palatio die XVIII mensis maii indictione XIII MDCCXCV. Camillus Costantini advocatoris communis notarius. 36 2. Inventario. 2.1 Inventario dei documenti pervenuti: i rotoli. Anche dopo la ricostituzione del contenuto dei cassetti e il riordino dei fogli contenuti nei singoli fascicoli, là dove esso è stato realizzabile, è stata constatata l’impossibilità di fornire all’interno di questa trattazione un inventario completo e dettagliato dei documenti effettivamente conservati nell’archivio: la considerevole mole degli scritti, il deterioramento di alcuni di essi e la difficoltà nella lettura – anche avvalendosi di conoscenze paleografiche relative alle varie epoche ed affinando con la frequentazione la comprensione delle differenti grafie – dilatano in modo notevole i tempi necessari per visionare ogni annotazione. Si è dunque scelto di procedere in due direzioni per approssimarsi ad una descrizione dei contenuti del fondo. Per quanto riguarda i rotoli di pergamena, come si è visto, già la catalogazione settecentesca individuava ogni singolo documento con un codice; essendo tali rotoli poco più di un centinaio, si è scelto di catalogarli dettagliatamente (il metodo utilizzato per ottimizzare la resa del software sarà esposto in un capitolo a parte) e disporli in ordine cronologico. I fascicoli, invece, raccolgono spesso sotto un’unica dicitura documenti prodotti da epoche e circostanze eterogenee; in questo caso la catalogazione è stata meno dettagliata di quella dei rotoli e mira a fornire una rapida panoramica sui gruppi di documenti. 37 Quello che segue è, dunque, l’elenco dei rotoli cronologicamente ordinati; in esso sono indicati il codice dell’archiviazione settecentesca, la data, le famiglie più direttamente coinvolte, il luogo, il contenuto del documento e alcune note sulla sua leggibilità, conservazione e catalogazione. L’esame è stato condotto, ovviamente, direttamente sui rotoli, ma in seguito la corrispondenza con le informazioni contenute nel repertorio e nel prospetto a sé stante è stata verificata; nello spazio riservato alle note sono state indicate le eventuali discordanze tra la lettura autoptica e i regesti tramandati, come anche la sporadica assenza di alcuni documenti dal registro stesso. 38 Codice C.to F - D ANNO Data C.to E n° 32 Famiglie Fagioli, Prandini Luogo Contenuto Note Molto mutila. Assente dal registro dei rotoli. Monzambano Compravendita Molto di terre. mutila. C.to C n° 81 Molto mutila. Assente dal registro dei rotoli. C.to E n° 90 1407 15 novembre Guarienti C.to E n° 6 1439 24 gennaio C.to F n° 45 1454 24 settembre Guarienti San Zenone Guarienti C.to A n° 70 1474 5 ottobre Canapi C.to A n° 55 1480 1 dicembre Prandini Zonta quondam Guglielmo Guarienti acquista dal Serenissimo Dominio di Venezia decime in San Zenone. Testamento di Guariente quondam Pietro Guarienti, sepolto in S. Eufemia. San Zenone Pietro Guarienti acquista terre. Inventario dei beni della famiglia Canapi. Monzambano Acquisto di terre. 39 C.to F n° 44 1481 17 dicembre Prandini Monzambano Giacomo Prandini acquista terra da Giacomo Rossi. Annesso foglio di carta in data 1494. C.to A n° 50 1481 3 aprile Pompei, Bresiani C.to F n° 42 1484 22 marzo Canapi, Stoppazzola C.to B n° 14 1491 22 settembre Prandini Monzambano Locazione di terre di Giacomo Prandini. C.to C n° 77 1492 29 dicembre Canapi, Soncini Porto Compravendita di terre. C.to H n° 5 1494 2 luglio Guarienti, dall'Occa San Zenone Locazione di Battista dall'Occa a Pace quondam Bartolomeo Guarienti. C.to C n° 76 1494 1 dicembre Canapi, Bianchi San Zenone Compravendita di terre. C.to G n° 76 1494 1 dicembre Bianchi, Canapi San Zenone Amedeo Canapi Assente acquista terre. dal registro dei rotoli. C.to A n° 59 1496 17 aprile Prandini Monzambano Acquisto di terre. C.to D n° 26 1496 1 marzo Canapi, Bianchi San Zenone Compravendita di terre. C.to G n° 70 1498 29 novembre Canapi, dall'Occa Minerbe Amedeo Canapi acquista terre. C.to H n° 6 San Zenone Testamento di Giorgio quondam Pietro de Durazio. 1500 21 giugno Procura. Durazio 40 San Zenone Compravendita di terre. Molto mutila nella parte alta. C.to C n° 80 1500 14 marzo Canapi, Chinati Minerbe Locazione. C.to E n° 36 1501 26 luglio dall'Occa Minerbe Pagamento. C.to B n° 21 1503 16 maggio Guarienti Cazzan Locazione di Giorgio quondam Bartolomeo Guarienti. C.to C n° 84 1505 7 marzo Guarienti San Zenone Giorgio quondam Bartolomeo acquista terre. Canapi, de Franchi San Zenone Pagamento di un Il regesto debito con terre. porta la data errata 1405. C.to A n° 58 1505 10 aprile C.to B n° 17 1506 16 novembre Guarienti San Zenone Giorgio quondam Bartolomeo Guarienti acquista terre. C.to E n° 89 1509 12 aprile Guarienti San Zenone Permuta di terre tra Giorgio quondam Bartolomeo Guarienti e Bartolomeo Spata. C.to F n° 48 1509 12 agosto Maffei, Canapi San Zenone Locazione perpetua di terre. Canapi Amedeo Canapi assegna la dote alla figlia. C.to H n° 10 1514 18 agosto 41 C.to G n° 63 1530 12 agosto Guarienti, Faella C.to B n° 23 1530 6 dicembre Caprini, Pinni Prun Permuta di terre. C.to E n° 30 1530 Canapi San Zenone Acquisto di terre. Prandini, Spimali Salizzole Chiara Prandini acquista terra e casa da Antonio Spimali. C.to G n° 66 1535 14 settembre Guarienti San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti dà terre in locazione. C.to A n° 51 1539 18 agosto Guarienti, Scarmagnan San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terre. C.to C n° 82 Guarienti, Scarmagnan San Zenone Guariente quondam Giorgio acquista terre. Canapi, Sartori San Zenone Amedeo Canapi compra terra da Silvestro Sartori. C.to G n° 64 1533 30 giugno 1539 18 agosto C.to D n° 29 1540 12 aprile San Zenone 42 Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista da Giorgio Faella una pezza di terra. Assente dal registro dei rotoli. Molto mutila. C.to E n° 85 1540 17 agosto Guarienti, Prandini San Zenone Donazione di Cassandra Prandini, vedova di Giorgio Guarienti e moglie di A. Antimachi, al figlio Guariente. C.to D n° 34 1540 1 maggio Guarienti San Zenone Donazione di una casa con terra da Domenico de Strabelli a Guariente quondam Giorgio Guarienti. C.to H n° 3 1541 29 novembre Canapi San Zenone Permuta di terre. C.to C n° 74 1542 4 gennaio Guarienti, Brusamonte San Zenone Pietro quondam Pace Guarienti acquista terre. C.to H n° 1 1543 4 agosto Guarienti, Pompei San Zenone Permuta di terre tra Guariente quondam Giorgio Guarienti e Francesco Pompei. C.to B n° 22 1543 4 maggio Guarienti, de Bianchi San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti compra terre. C.to H n° 4 1546 2 agosto Guarienti, Bevilacqua Procura a Guariente quondam Giorgio Guarienti. 43 Troncata in due rotoli. C.to H n° 83 1547 10 giugno Durazio, Canapi Minerbe Restituzione di dote. C.to F n° 46 1549 11 dicembre Guarienti, Durazio San Zenone Permuta di terre tra Guariente quondam Giorgio Guarienti e Giorgio de Durazio. C.to F n° 41 1549 22 giugno Prandini Salizzole Chiara Prandini acquista terre. C.to D n° 25 1549 30 ottobre Guarienti, Faella San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti dà in locazione una casa con terra ad Alvise Faella. C.to B n° 16 1549 17 aprile Guarienti, Canapi C.to B n° 19 1550 17 ottobre Durazio Sentenza arbitrale. San Zenone Locazione. C.to A n° 52 1550 20 settembre Guarienti, Faella Minerbe Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terre. C.to D n° 33 1551 25 febbraio Prandini Salizzole Chiara Prandini acquista terra da Domenico Gatardini. C.to A n° 56 1554 24 maggio Canapi, Durazio Testamento di Eva Canapi moglie di Giacomo de Durazio. 44 C.to G n° 68 1555 25 ottobre Guarienti, Guicciardi. San Zenone C.to B n° 24 Guarienti, da Caio San Zenone C.to D n° 30 1555 12 ottobre Guarienti, Durazio San Zenone Pietro Durazio dà in pagamento a Guariente quondam Giorgio Guarienti una pezza di terra. C.to G n° 67 1555 19 dicembre Guarienti, Fraschi San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista una casa da Nassimben Fraschi. C.to A n° 60 1557 10 novembre Filippi, Fornara San Zenone Vendita di terre. C.to E n° 87 1558 10 novembre Guarienti, Guicciardi San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terra da Virginia Amedei de Guizzardi. C.to F n° 43 1559 3 novembre San Zenone Locazione perpetua di terre. 1555 16 dicembre Durazio 45 Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terre da Virginia Amadei Guicciardi. Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista una casa con vigna da Giovanni da Caio. C.to F n° 37 1560 2 gennaio Guarienti, Durazio San Zenone C.to D n° 27 1560 3 ottobre Guarienti, Bevilacqua Santo Stefano Il Conte di Minerbe Gregorio Bevilacqua vende terre a Guariente quondam Giorgio Guarienti. C.to B n° 18 1560 2 gennaio Guarienti, Durazio San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terre a San Zenone Minerbe da Giacomo de Durazio. C.to F n° 38 1560 15 novembre Guarienti, Durazio San Zenone Guariente quondam Giorgio riceve terre in pagamento di un debito. C.to C n° 79 1562 27 giugno San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terra da Giacomo Zolardi. Guarienti, Zolardi 46 Permuta di terre tra Guariente quondam Giorgio Guarienti e Giacomo de Durazio. Molto mutila. C.to B n° 20 1563 6 aprile Guarienti, Durazio San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terra da Ruggiero Durazio. C.to H n° 11 1564 19 dicembre Guarienti San Zenone Terre date a Guariente quondam Giorgio Guarienti per saldare un debito. C.to F n° 47 1564 23 febbraio Guarienti, Bresiani San Zenone Guariente quondam Giorgio compra terre. C.to F - I 1564 25 aprile Bastario, Zamboni C.to F n° 40 1565 11 agosto Guarienti San Zenone Permuta tra Guariente quondam Giorgio e Guariente quondam Bartolomeo Guarienti. Con foglio aggiuntivo C.to C n° 75 1565 18 dicembre Guarienti, Guicciardi San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terre da Virginia Amadei Guicciardi. Il regesto indica la data errata 1575. Dote di Bartolomea quondam Vicenzo Bastario di Porto. 47 C.to G n° 71 1566 8 gennaio Guarienti, de Frisi Marega Pagamento in terre di un debito a Guariente quondam Giorgio Guarienti. C.to D n° 28 1566 7 luglio Guarienti, Antoniazi San Zenone Angelo Antoniazi dà terre a Guariente quondam Giorgio Guarienti in pagamento di un debito. C.to H - A 1573 10 novembre Festari San Zenone Divisioni tra i fratelli quondam Pace Festari C.to F n° 32 1573 5 agosto Guarienti, Salerno Minerbe Permuta di terre tra Guariente quondam Giorgio Guarienti e Alessandro Salerno. C.to H n° 9 1573 26 ottobre Guarienti, Guidotti San Zenone Permuta di terre tra Guariente quondam Giorgio Guarienti e Filippo Guidotti (marito di Angela Guarienti). C.to E n° 86 1573 6 agosto Guarienti San Zenone Permuta di terre tra Guariente quondam Giorgio e Guariente quondam Bartolomeo Guarienti. 48 C.to H n° 12 1573 15 ottobre Guarienti, Durazio. San Zenone Compravendita Con foglio di terre e case aggiuntivo tra Guariente . quondam Giorgio Guarienti e Francesco de Durazio. C.to H n° 7 Guarienti, Salerno San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti compra terre da Alessandro Salerno. C.to D n° 35 1574 5 aprile Guarienti, Durazio San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terra da Venceslao Durazio. C.to A n° 54 1575 16 ottobre Guarienti, Somaglia Minerbe Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terre da Domenico Somaglia. C.to C n° 78 Guarienti, dall'Occa. San Zenone Permuta di terre tra Guariente quondam Giorgio Guarienti e Antonio dall'Occa. 1573 14 giugno 1575 4 febbraio 49 Il repertorio reca la data 7 ottobre. C.to G n° 62 1576 1 ottobre Guarienti, Somaglia di Stoppazzola San Zenone Permuta di terre tra Guariente quondam Giorgio Guarienti e Domenico Somaglia di Stoppazzola. C.to G n° 61 1577 4 gennaio Guarienti San Zenone Permuta di terre di Guariente quondam Giorgio Guarienti. C.to H n° 8 1580 22 febbraio Guarienti, Gatti San Zenone Permuta di terre tra Bartolomeo Gatti e Guariente quondam Giorgio Guarienti. C.to H n° 2 1581 24 gennaio Guarienti, Antoniazi San Zenone Guariente quondam Giorgio Guarienti acquista terre dai fratelli Antoniazi dalla Bevilacqua. C.to B n° 15 1584 23 giugno Vagioli Verona Acquisto e locazione. C.to B n° 13 1586 13 marzo Guarienti, Ferrari San Zenone Orazio quondam Guariente Guarienti acquista terre. C.to F - H 1586 15 novembre Merro, Fortuna Minerbe C.to D n° 31 1588 27 febbraio Guarienti, Durazio San Zenone 50 Compravendita di terre. Permuta di terre di Orazio quondam Guariente Guarienti. Molto mutila sulla parte destra. C.to F - E 1593 15 aprile C.to G n° 72 1594 5 settembre C.to F - G San Zenone Permuta di terre. Guarienti, Romagnoli San Zenone Orazio quondam Guariente Guarienti acquista terre da Pietro Romagnoli. San Zenone Compravendita di terre. Minerbe Orazio quondam Guariente Guarienti acquista terre. San Zenone Compravendita di terre. 1594 19 novembre C.to A n° 49 1594 10 marzo C.to F - A Tambara, Fraschi Guarienti, Soldati 1594 22 novembre Fraschi, Durazio Il regesto reca la data errata 1494. C.to G n° 65 1596 27 giugno Guarienti, Romagnoli San Zenone Orazio quondam Guariente Guarienti acquista terre da Pietro Romagnoli. C.to C n° 73 Guarienti, Durazio San Zenone Compravendita Parzialme di terre tra nte mutila. Orazio quondam Guariente Guarienti e la famiglia de Durazio. C.to G n° 69 1597 9 febbraio Guarienti, Berti San Zenone Orazio quondam Guariente Guarienti acquista terre. C.to F - C 1598 8 gennaio Fraschi, Meri San Zenone Permuta di terre. C.to F - L 1599 9 novembre Guicciardi, Fraschi San Zenone Soluzione di un debito. C.to F - B 1609 18 dicembre Guicciardi, Fraschi San Zenone Compravendita di terre. 1596 7 marzo 51 C.to F - F 1610 12 gennaio Fraschi, Trivisani Minerbe C.to F n° 87 1635 5 giugno Grompo Transazione e dote di Lucrezia Grompo moglie di Giovanni Battista quondam Orazio Guarienti. 1673 Guarienti Concessione del titolo di Marchese da Michele Re di Polonia a Giovanni Battista Guarienti. 1795 Guarienti Venezia 52 Locazione perpetua di terre. Bando del Doge Ludovico Manin contro i predoni che danneggiano le proprietà di Giovanni Giacomo Guarienti. 2.1 Inventario dei documenti pervenuti: i fascicoli. Come è stato accennato nel capitolo precedente, l’inventario del contenuto dei fascicoli presenta difficoltà maggiori rispetto a quello dei rotoli: se, infatti, alcuni fascicoli hanno una composizione coerente e facente riferimento ad un singolo processo, altri raccolgono sotto un codice di catalogazione documenti di periodi e argomenti molto più eterogenei. E anche nel migliore dei casi, qualora ogni documento abbia un legame diretto e riconoscibile con tutti gli altri contenuti nello stesso fascicolo, la natura del singolo foglio (testamento, compravendita, testimonianza ecc.) è cosa a sè stante e generalmente tra la data del primo atto e quella dell’ultimo si hanno diversi decenni; inoltre, quasi tutti i documenti contenuti nei fascicoli, benché portino spesso date quattrocentesche o cinquecentesche, ai fini del processo sono prodotti in copie autenticate del Seicento e Settecento, cioè realizzate negli anni stessi del processo. Data l’impossibilità in questo studio di segnalare la distinzione tra copie e originali in ogni singolo caso, le date indicate sono relative alle informazioni contenute nelle carte, non alle carte stesse. Non potendo, dunque, in questa sede confrontarsi con una simile mole di lavoro, si è scelto di catalogare i fascicoli indicando il codice22 del progetto archivistico settecentesco e una nota contenente informazioni variabili, dalle date alla natura dei dati raccolti sotto la stessa dicitura. Alcuni fascicoli sono stati creati nell’Ottocento o all’inizio del Novecento per proseguire nell’archiviazione dei documenti prodotti dalla famiglia, ma non sono stati integrati nel repertorio; per mantenere una 22 Per rendere possibile l’ordinamento automatico di Microsoft Access è stato inserito uno zero prima del numero di codice là dove esso era formato da una sola cifra. 53 coerenza nella trattazione saranno prese in esame solamente le raccolte prodotte dalla generazione dei figli di Benedetto, quella generazione che vide il crollo della Repubblica Veneta e l’inizio del nuovo assetto politico contemporaneo. 54 Codice Contenuto C.to A n° 01 Processo "Eredi quondam Alberto Guariente contro Andrea Mantoanello di Villafranca per biave pubbliche", anno 1630. C.to A n° 02 Processo "Eredi quondam Alberto Guariente. Aditio ereditatis cum B.L.L.". Documenti dall'anno 1612 all'anno 1648. C.to A n° 03 Processo "Domino Alberto Guarienti contro Gasparo Moglia per grani pubblici. 1633" Documenti dall'anno 1629 all'anno 1633. C.to A n° 04 Processo "Heredum de Guarientis contra Pietatis Locum Veronae cum subornitaria Terochi." Documenti dall'anno 1588 all'anno 1631. C.to A n° 05 Processo "Venceslao di Berti come necessario difensor di dominus Guariente di Guarienti quondam Zorzi contra Nicolò di Vermilii". Documenti dall'anno 1480 all'anno 1555. C.to A n° 06 Processo "Guariente Guariente contra Antonio Travaglia." Documenti dall'anno 1567 all'anno 1572. C.to A n° 07 Processo "Domini Horatii Guarientis contra Camilla de Bertis" Documenti dall'anno 1562 all'anno 1580. C.to A n° 08 "Guarienti incanti, e permute con Anzolella." Documenti dall'anno 1544 all'anno 1596. C.to A n° 09 Processi vari "Marastoni contra Quoscunque." Documenti settecenteschi. C.to A n° 10 Processo "Barbi contro Marchi." Documenti seicenteschi; il fascicolo e il suo contenuto hanno subito gravi danni per l'umidità. C.to A n° 11 Processo "Giuliari contro Moscaglia." Documenti seicenteschi. C.to B n° 01 Processi "Dominae Margherita et Cassandra [Giuliari?] contra bona domini Benedicti Gambae. Et heredi di domina Margherita sudetta contra domino Bortolamio Brentarolo." Documenti della prima metà del '600. C.to B n° 02 Processo "Domenica della Roverea contro nobili signori fratelli Guarienti." Documenti settecenteschi. C.to B n° 03 Processo "Domenica della Roverea contro nobili marchesi fratelli Guarienti." Documenti settecenteschi. 55 C.to B n° 04 Processo "Benedetto Guariente contro Riva. " Documenti dall'anno 1684 all'anno 1720. C.to B n° 05 "Acquisto Guarienti per Maddalena d'Adami contra Alessandro Tobaldin." Documenti dall'anno 1710 all'anno 1749. C.to B n° 06 Processi Cozza: "Processus domini Ioannis Cozzae, et eredi contra dominum Antonium Cosinatum, Zeni, Donisi." Documenti settecenteschi. C.to B n° 07 Fascicolo di documenti di varia natura prodotti intorno alla metà dell'Ottocento. C.to B n° 09 Processo "Nobile domino Benedicto Guariente contro dona Eugenia Guerra." Documenti dall'anno 1611 all'anno 1691. C.to B n° 10 Processo "Guera Bardella contra Nob. Dom. Guarienti." Documenti dall'anno 1639 all'anno 1693. C.to C n° 01 Documentazione settecentesca e ottocentesca "Guarienti per la strada alla Croce Bianca." Riguardante anche le famiglie Sagramoso, Poiana, Verità Poeta, Crivelli. C.to C n° 02 "Testamento del nobile Lonardo Guglienzi quondam Gian Paolo." Documenti dal 1815 al 1819. E' con questo documento che la casa a corte di Tarmassia (tuttora sede dell'archivio) viene trasmessa in eredità ai figli di Laura Guglienzi e Benedetto Guarienti. C.to C n° 03 "Istromento di costituzione di dote del nobile signor Carlo Guarienti alla figlia nobile signora Laura ricevuta da signori Giuseppe padre e Pietro figlio Navarro." Anno 1843. C.to C n° 04 Vari "istromenti" ottocenteschi C.to C n° 06 Processo "Nobile Benedetto de Guariente contro nobile Pietro Maria Maffei." Anno 1692. C.to C n° 07 Processo "Benedetto Guarienti contro Caterina Sparavieri moglie di Guidantonio Maffei." Documenti dall'anno 1642 al 1709. C.to C n° 08 "Varie intimazioni Guarienti contro molti 1621: sino tutto 1732." C.to D n° 01 Processo "Nobilis domini Benedicti Guarienti Grompo contro Mini, e Marogna" Documenti dal 1632 al 1666. 56 C.to D n° 02 "Processo Guariente Marogna contro Marogna" del 1694 e "Guarienti contro Marogna" del 1657. C.to D n° 03 "Processus nobilis domini Benedicti de Guarientiis et nobilis dominae Caterinae Marognae uxoris contra nobilis dominus (sic) Iacobus Maronea". Documenti dal 1615 al 1731. C.to D n° 04 "Processus nobilis domini Benedicti de Guarientis contra nobilem Maroneam". Documenti dal 1646 al 1683. C.to D n° 05 Processo "Nobilis domini Benedicti Guarienti Grompo contro Mini". Documenti della seconda metà del Seicento. C.to D n° 06 "Copie cavate da processo Sartori". Documenti tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento. C.to D n° 07 "Processo Guariente summario contro Aroldi" Documenti dal 1603 al 1732. C.to E n° 01 "Processus Benedetto Guarienti contra nob. D. Andrianam Morandam e Galici." Documenti dal 1676 al 1686. C.to E n° 02 "Deliberazione di Elisabetta Guariente quandam Benedetto che veste l'abito di monaca in S. Maria degli Angeli", anno 1793. C.to E n° 03 "Nobili Guarienti Grompo contro Campolongo." Documenti dal 1636 al 1697. C.to E n° 04 "Processus nobilis domini Benedicti de Guarientiis contra nobilem dominam Andrianam Morandam." Documenti dal 1676 al 1682. C.to E n° 05 "Carte di divisione delli fratelli Guarienti del fu Benedetto", 1808. C.to E n° 06 "Permuta, e vendita tra Giovanni Avesan, e eredi Guarienti quondam Benedetto e vendita degli eredi Guarienti a Agostino Maran." Documenti tra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento. C.to E n° 07 "Guarienti contro Avesani." Documenti dal 1798 al 1826. C.to E n° 08 "Guarienti contro Avesani." Documenti dal 1827 al 1830. C.to E n° 09 "Processus nobilis domini Benedicti de Guarientiis contra nobilem dominam Andrianam Morandam Brenzonam Maroneam". Documenti dal 1676 al 1682. 57 C.to E n° 10 "Guarienti contro Brenzoni." Documenti dal 1715 al 1727. C.to E n° 11 "Il nobile signor Benedetto Guariente contro il nobile signor Lodovico Galici." Documenti dal 1676 al 1677. C.to E n° 12 "Nobile Benedetto Guarienti - campatici beni Grompo", 1663. C.to F n° 01 "Guarienti contro da Vico." Documenti della prima metà dell'Ottocento. C.to F n° 02 "Guarienti contro Casalino." Documenti dal 1721 al 1723. C.to G n° 01 "Guarienti contro Cortivo." Documenti della prima metà dell'Ottocento. C.to H n° 01 Processi "Guarienti contra plures" settecenteschi. C.to H n° 02 Documenti "Guariente per sepolture" settecenteschi: proclami a stampa e note manoscritte. C.to H n° 03 "Guariente dazio lane". Proclami a stampa e note manoscritte dal 1728 al 1745. C.to I n° 01 Processi "Rottari Guarienti contro quoscunque". Documenti seicenteschi e settecenteschi. C.to I n° 02 "Subordinatoria Giovanni Battista Rottari e bilanzi dare, ed avere con spese per la morte di Maria Bernardi". Documenti della seconda metà del Seicento. C.to I n° 03 Processi "Francesca Rottari Guarienti contro quoscunque". Documenti seicenteschi e settecenteschi. C.to I n° 04 Processi "Rottari Guarienti contro Ferrari, Castor, ed altri". Documenti seicenteschi e settecenteschi. C.to I n° 05 Processi "Signora Francesca Rottari Guarienti contro signora Ferrari, e signore Castor". Documenti dal 1743 al 1745. C.to I n° 06 Processo "Nobile signora Francesca Rotari Guarienti contro li signor padre, e figli Rotari". Documenti dal 1696 al 1739. C.to I n° 07 "Transsunto del processo corrente Rottari Guariente contro Ferrari, Castor, ed altri". Documenti seicenteschi e settecenteschi. 58 C.to I n° 08 "Summari e repertorio generali delle carte tutte appartenenti a Rottari Guarienti". Documenti dal Cinquecento al Settecento. Interessante il repertorio dei documenti Rotari. C.to L n° 01 "Testamento ed inventarii nobile famiglia Guarienti". Documenti della fine del Settecento e della prima metà dell'Ottocento; contiene anche alcuni testamenti della famiglia Guglienzi. C.to L n° 02 "Dote della nobile signora Laura Guglienzi Guarienti", 1750. C.to L n° 03 "Fedi ed inventari Guarienti". Documenti dal 1659 al 1831. C.to L n° 04 "Cartae dotales Guarientum". Documenti dal 1409 al 1742. C.to L n° 05 "Processus nobilis domini Benedicti Guarienti". Documenti dal 1616 al 1694. C.to L n° 06 Processo "Guariente per successione Boldiera". Documenti dal 1472 al 1672. C.to L n° 07 "Divisiones nobiles de Guarientes". Documenti dal 1416 al 1455. C.to L n° 08 "Testamenti - istromentati nobile Giovanni Battista Guarienti principiano l'anno 1609". Documenti dal 1609 al 1620. C.to L n° 09 "Testamento di Orazio Guariente, vestendo l'abito di San Gaetano. Procura di Carlo Guariente tenente e di Luigi cadetto". Documenti dal 1798 al 1800. C.to M [s. n.] "Benedetto Guariente istrumenti varj". Documenti dal 1531 al 1744. C.to M n° 01 "Benedetto Guarienti istromenti dal 1408 sino al 1430." C.to M n° 03 "Benedetto Guariente istromenti 1460 sino 1490." C.to M n° 05 Processo "Acquisto Guariente da Scarparo". Documenti dal 1681 al 1688. C.to M n° 06 "Affrancazione Guariente contro S. Martino di Avesa". Documenti della fine del Seicento e dei primi anni del Settecento. C.to N n° 01 "Istromenti vari di Benedetto Guariente dal 1709 al 1763." C.to N n° 02 "Locationes Benedetto Guarienti dal 1409 al 1444." C.to N n° 04 "Contribuzioni e demanio". Documenti dell'inizio dell'Ottocento. 59 C.to N n° 05 Processo "Eredi quondam Giovanni Battista Guariente per piezaria contro Verzer, e Ratis". C.to N n° 06 "Benedetto Guarienti esami per suoi figlioli al Coleggio de nobili signori giudici". Contiene un solo foglio del 1774 riconducibile al titolo più appunti estranei ottocenteschi. C.to N n° 07 "Benedetto Guarienti per salnistrari". Proclami a stampa settecenteschi e note manoscritte. C.to N n° 08 Processo "Guarienti contro Pinali". Documenti dal 1730 al 1731. C.to N n° 09 Processo "Guariente contro Calcassola". Documenti del 1758. C.to N n° 10 "Testamento di domino reverendo Rocco Cozza 1755 in favore di Guarienti, e Pesina con sue divisioni." C.to O n° 01 "Affrancazione del nobile signor Benedetto Guarienti contro il venerando monastero delle reverende madri di S. Michel in Campagna". Documenti della metà del Settecento. C.to O n° 02 "Guariente S. Pietro Martire per livello". Documenti settecenteschi e ottocenteschi. C.to O n° 03 Processo "Guarienti contro Zilia". Documenti dal 1708 al 1769. C.to O n° 04 Processo "Benedetto Guariente contro Nogarola". Documenti seicenteschi e settecenteschi. C.to O n° 05 Processo "Guariente contro Lovagnolo". Documenti settecenteschi. C.to O n° 07 "Per sanità de bovi per mal epidemico Benedetto Guarienti deputato in San Zenon di Minerbe per la suddetta malatia". Proclami a stampa e note manoscritte del 1732. Particolarmente interessante, contiene leggi, indicazioni pratiche e ricette medicinali. C.to O n° 08 "Benedetto Guarienti per dazi, tariffe, e barche". Documenti dal Cinquecento in poi, proclami a stampa seicenteschi e settecenteschi. C.to O n° 09 Processo "Nobile Benedetto Guarienti contro venerabile monastero di S. Bartolomeo della Levà affrancato con deposito santo monte 5 ottobre 1775". Documenti dal 1601 al 1755. 60 C.to O n° 10 Processo "Nobile Benedetto Guarienti contro Torri, e venerabile chiesa di S. Quirico per livello". Documenti dal 1551 al 1732. C.to O n° 11 "Benedetto Guariente per rota di Adige in Albaredo, confine dell'Alpon ecc. Rivalta, acque vesentine, colognesi". Documenti e proclami a stampa della metà del Settecento. C.to O n° 12 "Affranco livello verso monastero S. Caterina della Ruota. Canonico Bartolomeo, Carlo e Luigi Guarienti". Documenti ottocenteschi. C.to O n° 13 Processo "Benedetto Guarienti per eredità Rebescoto". Documenti settecenteschi. C.to O n° 14 "Istromento censuario a favor Guarienti Carlo, fu Benedetto contro Vincenzo Zaccaria, fu Domenico". Documenti ottocenteschi. C.to O n° 15 "Affrancazioni" settecentesche e ottocentesche. C.to O n° 16 Processo "Guariente contro Marcello per eredità Rebescoto". Documenti settecenteschi. C.to O n°06 Processo "Guariente contro Pavano". Documenti dal 1725 al 1726. C.to P n° 01 "Compera - Permuta Manuelli". Titolo precedente cancellato: "Testamenti ascendenti fratelli Guarienti quondam Benedetto". C.to P n° 02 "Per il nobile signor Alessandro Guarienti primogenito del quondam Lodovico assuntor di giudizio. Al laudo." Stampa settecentesca del testamento di Giovanni Guarienti fu Giacomo che nel 1578 istituisce la primogenitura. C.to P n° 03 "Ricevute" ottocentesche. C.to P n° 04 Processo "Guarienti contro dalla Torre, e Cavazza." Documenti settecenteschi e ottocenteschi. C.to P n° 05 "Promemorie per rascossioni (sic), e pagamenti annuali, in generale dei nobili signori conte Carlo, e Luigi fratelli Guarienti." Documenti della prima metà dell'Ottocento. C.to P n° 06 Processo "Benedetto Guariente contro pupili Tonin, e Bissolo." Documenti settecenteschi. C.to P n° 08 Processo "Guarienti contro Valezo." Documenti dal 1749 al 1753. 61 C.to P n° 09 "Stampa communità di Valezzo contro nobili signori fratelli Guarienti." Stampa settecentesca riguardante la richiesta di esenzione dai pagamenti per il passaggio del Mincio. Contiene la cronologia delle compravendite Guarienti a Valeggio. C.to P n° 11 "Stampa al laudo." Stampa settecentesca di vari documenti. C.to P n° 12 Processo "Guarienti contro Guarienti, e Valentini." Documenti settecenteschi e ottocenteschi. C.to P n° 13 "Nobili Guarienti casi seguiti per li absenti." Documenti seicenteschi e settecenteschi. C.to P n° 14 "Contribuzione della paglia." Libretto a stampa del 1746 contenente le regole per la fornitura di paglia da parte dei al servizio pubblico. C.to P n° 15 Processo "Frinzi contro Guarienti." Documenti del 1808-1809. C.to Q n° 01 "Istromenti di compera della nobile famiglia Guarienti della Pigna dall'anno 1818 sino." Documenti dal 1818 al 1847. C.to Q n° 02 "Libro entrata di casa Guarienti." Documenti dal 1707 al 1717. C.to Q n° 03 "Libro uscita casa Guarienti." Documenti dal 1707 al 1723. C.to Q n° 04 "Scadenze dei affittuali e frutto cambiali." Documenti dal 1839 al 1853. C.to R n° 01 Processo "Guariente per affrancazione da Persico ed investitura Lavagnol d'Emileij e Sagramoso." Documenti del 1710. C.to R n° 02 Processo "Guariente contro Zucchermalio." Documenti del 1752. C.to R n° 03 "Guariente scritture private 1732 sino 1766." C.to R n° 04 "Guariente scritture private 1604 sino 1725." C.to R n° 05 "Benedetto Guariente carte diverse, e sumari de particolari." Documenti settecenteschi. C.to R n° 06 "Armate degli anni 1706, 1735, 1757." Interessanti testimonianze; alcuni lasciapassare e la promessa di non danneggiare la proprietà di Benedetto Guarienti firmata nel 1735 dal comandante spagnolo don Pedro de Vargas Maldonado. 62 C.to R n° 07 "Processo criminale contro nobile Benedetto Guarienti per dazio istromenti." Stampe e note manoscritte dal 1730 al 1733. C.to R n° 08 "Livelari della casa Guarienti." Registro alfabetico settecentesco. C.to R n° 09 "Guarienti scritture private 1722 sino 1734." C.to R n° 10 "Testamenti famiglia Guarienti." Documenti dal 1414 al 1747. C.to S n° 01 Raccolta di fascicoli a stampa settecenteschi riuniti sotto la dicitura "Conte Giuseppe Guarienti alla Pigna": sono di seguito analizzati singolarmente. C.to S n° 01a "Per il nobile signor Alessandro Guarienti primogenito del quondam signor Lodovico al laudo." C.to S n° 01b "Stampa Lafranchini al taglio contro nobili huomini Zenobij, e marchesi Girardini." C.to S n° 01c "Per il nobile signor Alessandro Guarienti primogenito del quondam nobile signor Lodovico assuntor di giudizio al taglio." C.to S n° 01d "Per il nobile signor Alessandro Guarienti primogenito del quondam nobile signor Lodovico assuntor di giudizio al taglio." C.to S n° 01e "Stampa nobili houmini Zenobij al laudo." C.to S n° 01f "Stampa Guarienti contro Borghetti al taglio." C.to S n° 01g "Stampa Guarienti." C.to S n° 01h "Stampa Borghetta al taglio." C.to S n° 01i "Stampa conte Maffei al taglio." C.to S n° 01l "Per Camillo, e Francesco fratelli Marangoni." C.to S n° 01m "Stampa Guarienti contro Maffei, e Stanghelli." C.to S n° 01n "Conte Maffei al laudo." C.to S n° 01o "Per Zuanne Moscatel al laudo." C.to S n° 01p "Stampa Stanghellini, e conte Maffei." 63 C.to S n° 01q "Guariente al laudo." C.to S n° 01r "Guarienti al laudo contro nobil huomo Zenobio." C.to S n° 01s "Stampa Guarienti contro Borghetti al taglio." C.to T n° 01 "Estimi." Documenti seicenteschi e settecenteschi. C.to T n° 02 "Perticacioni." Documenti seicenteschi e settecenteschi. C.to T n° 03 "Benedetto Guariente bandi, e condanne." Stampe e note manoscritte settecentesche; contiene alcuni bandi in cui sono esposte le ragioni di alcune condanne di omicidi e le modalità dell'esecuzione. C.to T n° 05 "Sumario delli capitoli dell'Academia Filotima di ragione di me Benedetto Guariente." Documenti settecenteschi, contiene una raccolta di note sulle regole dell'accademia. C.to T n° 06 "Processo Guarienti per Academia Filotima." Documenti del 1727, ma con riferimenti ad eventi dall'inizio del Quattrocento. C.to T n° 07 "Benedetto Guariente alberi familie diversse." Alberi genealogici settecenteschi. C.to T n° 08 "Consiglio e carte per la Consultazione Araldica di Venezia 1823 e confirma di nobiltà 1825." Documenti ottocenteschi; contiene copia della concessione del titolo di conte ai fratelli Alessandro Guarienti e Guglielmo Guarienti di Brenzone e al nipote Giuseppe. C.to T n° 09 "Benedetto Guariente ducali e titoli." Documenti seicenteschi e settecenteschi. C.to U n° 01 Processo "Guarienti contro Tommasi Erbisti." Documenti dal 1796 al 1802. C.to U n° 02 Processo "Benedetto Guarienti contro Pina." Documenti del 1775. C.to U n° 03 "Livello affrancabile per la commissaria Recalco." Documenti del 1800. C.to U n° 05 "Aquisti." Stampe e note settecentesche; contiene la partecipazione ai funerali celebrati nel 1755 per la morte di Scipione Maffei (1675-1755). C.to U n° 06 "Acquisti liberi fatti da Francesca Rotari vedova quondam Giangiacomo Guariente per Benedetto figliolo Pupillo." Documenti settecenteschi. 64 C.to U n° 08 "Chierici di Negrar al laudo." Stampe settecentesche. C.to U n° 09 "Veneranda Mensa Cornelia, et officiatori della cattedrale di Verona." Stampe settecentesche. C.to U n° 10 "Stampa della venerabile pieve di S. Zen di Roverchiara contro reverendo arciprete d'Isola Porcarizza." È conservata solamente la copertina. C.to U n° 11 "Stampa della venerabile pieve di S. Zen di Roverchiara contro reverendo arciprete d'Isola Porcarizza." È conservata solamente la copertina. C.to U n° 12 Processo "Venerabile Mensa Cornelia contro li reverendi chierici delle pievi veronesi." Stampe settecentesche. C.to U n° 13 "Stampa Canossa al laudo." Stampe settecentesche. C.to W n° 08 "Alberi famiglie diverse." Documenti novecenteschi. C.to XY n° 06 Conferma di nobiltà a Carlo Guarienti fu Giuseppe e alla moglie Isabella di Brenzone (10 aprile 1890); conferimento del titolo di conte a Giuseppe Guarienti fu Carlo e agli zii Alessandro Guarienti e Guglielmo Guarienti di Brenzone (2 agosto 1908). C.to XY n° 07 Vari appunti novecenteschi. C.to XY n° 09 "Stima per divisione della sostanza immobile di ragione nobili fratelli Guarienti." Documenti del 1851. C.to XY n° 10 "Divisioni fra i nobili Giuseppe, Benedetto, Bortolo Guarienti fu Carlo." Documenti del 1851. C.to XY n° 11 "Fraterna Giuseppe, Benedetto e Bortolo Guarienti fu nobile Carlo." Documenti del 1850-51. C.to XY n° 12 "Massa ereditaria del fu nobile Carlo Guarienti fu Benedetto." Documenti dal 1849 al 1851. C.to XY n° 13 Vari documenti della seconda metà dell'Ottocento. C.to XY n° 15 "Minute eseguite per presentare il prospetto dell'asse ereditario in morte del nobile Carlo Guarienti fu Benedetto, e divisione dei fratelli Giuseppe, Benedetto e Bortolo colla sorella Laura maritata in Pietro Navarro di Legnago." Documenti del 1851. 65 Oltre a quelli sopra elencati sono conservati numerosi fascicoli relativi al processo per l’eredità Cozza; si tratta di alberi genealogici, appunti, sentenze ed atti di varia natura, spesso presenti in numerose copie, che non presentano per questo studio notevoli spunti d’interesse. 66 67 Appendici. 68 69 Appendice A. L’archivio Castelnovo delle Lanze – Alciati. Nel 1923, quando Cristina Castelnovo delle Lanze sposò il conte Giuseppe Guarienti, la famiglia piemontese era già prossima all’estinzione: Carlo, unico figlio maschio del conte Enrico, capitano dei Lancieri di Vercelli, e di Costanza dei marchesi Filiasi, era morto in guerra sei anni prima. Tenente dello squadrone mitraglieri del Reggimento Genova Cavalleria, era stato ferito sul campo il 30 ottobre 1917 a Pozzuolo del Friuli per poi morire, ventiduenne, il 1 dicembre di quell’anno come prigioniero delle truppe austriache; la medaglia d’oro al valore segnò la fine della linea maschile della famiglia23. I documenti di casa Castelnovo delle Lanze finirono così per confluire nell’archivio Guarienti e, nel corso del tempo, per mischiarsi a quelli – molto più rilevanti per numero – della famiglia veronese; una volta completata la separazione dei due fondi, è stato possibile valutare la consistenza del materiale documentario accumulato dalla famiglia ed individuare alcuni gruppi tematici. Il primo nucleo consiste negli atti provenienti dalla famiglia Alciati: si tratta di trentotto documenti, parte su pergamena e parte su carta, datati tra il 1421 e il 1687 (ma ventisei tra essi, i due terzi del totale, sono cinquecenteschi e solo tre seicenteschi). Non è emerso quale ragione abbia 23 Un articolo pubblicato venerdì 24 ottobre 1930 sul quotidiano vercellese “La Sesia” riassume le circostanze che videro tre membri della famiglia decorati al valore militare. Il primo fu il conte Carlo (1775-1833), di cui si parlerà più avanti, decorato a diciannove anni come luogotenente del Reggimento Dragoni Piemonte con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia; il secondo, il pronipote conte Enrico, ebbe nel 1917 la medaglia d’argento come capitano dei Lancieri di Vercelli. L’ultimo fu, appunto, il figlio di Enrico, il tenente Carlo, sul quale cfr. MINISTERO DELLA GUERRA, COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE, UFFICIO STORICO, Guerra italo – austriaca MCMXV – MCMXVIII. Le medaglie d’oro. Volume terzo – 1917, Roma 1927, pp. 173-176. 70 portato queste pergamene nell’archivio Castelnovo delle Lanze, nè è chiaro in che data ciò sia avvenuto, ma sono conservate due copie di una nota scritta su carta settecentesca: Nota di diverse carte estratte dall’archivio di casa Alciati che si rimettono all’illustrissimo conte Castelnovo previa permissione ottenuta da monsignor Alciati vescovo di Casale. La stessa nota può considerarsi una versione semplificata e ridotta – sia per la mole dei documenti sia per la quantità d’informazioni fornite su ogni documento – del repertorio dell’archivio Guarienti: infatti, sulle due facciate è riportato un elenco delle “carte”che riporta oltre ad un “numero d’ordine” progressivo una “designazione” (sistema di catalogazione le cui coordinate sono mazzetta e numero), la “data” (espressa per esteso) e la “natura delle carte”. Quest’ultima è una brevissima annotazione riguardante la tipologia dell’atto; e se la maggior parte delle carte è relativa ad acquisti, enfiteusi, vendite o altre operazioni su beni immobili, si incontrano anche una lettera ducale di Carlo di Savoia e una supplica al Papa. L’elenco completo dei documenti dell’archivio Alciati disposti in ordine cronologico è il seguente: Codice Mazzetta 1 n° 2 Anno Famiglie 1421 Amblavati Contenuto Precisazioni su un testamento del 1418 del canonico Amblavati di Viancino. Mazzetta 20 n° 6 1442 Mazzocco, de Donna, de Mommo, Margavia Compromesso tra i fratelli Mazzocco e altri. Mazzetta 20 n° 7 1454 Avogadro Causa tra Antonio Avogadro e frate Antonio… 71 Mazzetta 2 n° 7 1454 Alciati, Marzocchi Arrogazione del nob. Andrea Marzocchi a favore del nob. Paolo Alciati. Nel 1458 licenza di trasporto dell'atto. Mazzetta 2 n° 8 1454 Alciati Donazione. Mazzetta 25 n° 2 1483 Alciati Atto riguardante risorse idriche. Mazzetta 20 n° 3 1490 de Ricci Vendita per un pagamento del nob. Pietro Antonio de Ricci. Mazzetta 25 n° 27 1491 Alciati Supplica al papa per la concessione in enfiteusi alla famiglia Alciati di un terreno della parrocchia di Viancino. Mazzetta 32 n° 18 1491 Donazione da parte del defendente Pettenati ai padri Agostiniani di S. Mauro. Mazzetta 16 n° 5 1501 Alciati, Bazani Cocessione in enfiteusi da Eusebio Alciati a Domenico de Bazani. Mazzetta 16 n° 6 1502 Alciati, de Provanis Concessione di enfiteusi dal reverendo padre Antonio de Provanis a Eusebio Alciati. Mazzetta 25 n° 4 1505 Alciati, de Donna Transazione tra Eusebio Alciati e Piero de Donna. Mazzetta 25 n° 5 1507 Alciati, Avogadro Vendita di acque. Mazzetta 25 n° 6 1512 Alciati, Manzaglioni Giorgio Alciati acquista una pezza di terra da Bartolomeo e Oberto de Manzaglioni. Mazzetta 25 n° 7 1515 Alciati Acquisto di terra a Viancino dal canonico di S. Germano. Mazzetta 25 n° 9 1517 Alciati Giorgio Alciati acquista terra da Agameno de Margavia. 72 Mazzetta 25 n° 10 1518 Alciati Permuta tra Giorgio Alciati e Antonio Alciati. Mazzetta 26 n° 4 1518 Alciati Presentazione di bolle apostoliche. Mazzetta 25 n° 12 1518 Alciati Sentenza per Antonio e Giorgio Alciati. Mazzetta 25 n° 13 1519 Alciati Compravendita di terra tra Giorgio Alciati e Giovanni Don di Viancino. Mazzetta 23 n° 11 1525 Alciati Lettera ducale di Carlo di Savoia a Bernardino Alciati per un'investitura feudale. Mazzetta 31 n° 5 1534 Alciati "Sentenza arbitramentale" per una compravendita di terre. Mazzetta 11 n° 33 1539 Alciati, Fontana Compravendita tra Bernardino Alciati e Quirico e Bernardino Fontana. Mazzetta 25 n° 17 1553 Alciati Acquisto di terre a Viancino. Mazzetta 11 n° 43 1554 Alciati Acquisto di terreni a Viancino. Mazzetta 25 n° 18 1561 Alciati Acquisto di terreni a Viancino. Mazzetta 25 n° 19 1563 Alciati Permuta di terreni a Viancino. Mazzetta 25 n° 20 1564 Alciati Permuta di terreni a Viancino. Mazzetta 25 n° 23 1566 Alciati Permuta di terreni a Viancino. Mazzetta 11 n° 48 1566 Alciati Permuta di terreni a Viancino. Mazzetta 25 n° 24 1569 Alciati Permuta di terreni a Viancino. Mazzetta 25 n° 26 1573 Bertoli Permuta di terreni a Viancino. Mazzetta 25 n° 28 1574 Alciati Acquisto di terreni a Viancino. Mazzetta 25 n° 29 1575 Alciati Cessione di beni a Viancino. Mazzetta 25 n° 30 1575 Alciati Permuta di terreni a Viancino. 73 Mazzetta 26 n° 8 1577 Alciati Bolla di Gregorio XIII al curato di Viancino e a Giorgio Alciati riguardo una locazione di terre. Mazzetta 7 n° 20 1644 Alciati, del Moro Quietanza. Mazzetta 25 n° 37 1686 Alciati Acquisto di terre a Viancino. Nell’elenco della nota non si trova traccia di due documenti esistenti: sono quelli contrassegnati come “mazzetta 25 n° 28” (anno 1574) e “mazzetta 25 n° 29” (anno 1575). Inoltre, l’atto contrassegnato come “mazzetta 25 n° 37”, datato nell’elenco all’anno 1684, è in realtà del 1686. Due documenti, infine, sono segnati nell’elenco ma non sono stati trovati: sono un acquisto di beni del 1687 (mazzetta 25 n° 36) e una bolla pontificia del 1578 (mazzetta 25 n° 29). Per quanto riguarda i documenti propri della famiglia Castelnovo delle Lanze, bisogna certamente concludere che la maggior parte di essi sia andata perduta, o per lo meno non sia giunta alla fusione con il fondo Guarienti: pare infatti impossibile che per il periodo precedente al XIX secolo siano presenti pochissimi documenti e tutti di natura pubblica. Certamente una famiglia ben radicata nel territorio e dotata di numerose investiture feudali (principalmente le contee delle Lanze e della Torrazza e la baronia di Meana) deve aver prodotto una considerevole mole di atti pubblici e privati, dei quali tuttavia non si trovano attualmente le tracce. Il primo documento, unico e isolato quanto a tipologia, è una bella e ampia pergamena (580 x 850 mm.) recante il sigillo in piombo del Papa Clemente XI e indirizzata “dilecto filio nostro Mariae Nicolao Castelnovo presbitero Vercellensi”. La bolla, emessa il 7 marzo dell’anno ab 74 Incarnatione 1717, cioè nel diciottesimo anno di pontificato di Giovanni Francesco Albani, incarica il sacerdote vercellese di assistere il canonico Felice Amedeo Arborio di Gattinara in quanto questi, cinquantaduenne, risulta impedito nelle funzioni sacre dall’ipocondria “ab accido fermentante” che lo affligge; le prebende relative alla dignità di canonico saranno dunque ripartite tra il titolare ed il coadiutore. Il documento è vergato nella complessa ed estremamente decorativa grafia della cancelleria pontificia e porta in calce le firme di alcuni cardinali tra i quali C. Albani. Un gruppo omogeneo è invece quello dei rotoli relativi alle investiture della famiglia Castenovo: si tratta di una serie di fascicoli in carta e pergamena, ognuno recante i bolli di casa Savoia (generalmente di “Carlo Emanuele per grazia di Dio re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, duca di Savoja, di Monferrato e prencipe di Piemonte, ecc.”) e il sigillo in ceralacca protetto dal proprio involucro metallico, contenuti in quattro cilindri di ferro. Il primo cilindro contiene, come indica la dicitura sul fascicolo, una “Investitura accordata a Carlo Castelnovo pel feudo comitale della Torrazza e beni di Viancino”. Tale investitura fu concessa nel 1797; accompagnano l’atto varie ricevute di pagamenti relativi al feudo di Torrazza. Il secondo cilindro contiene, oltre alle ricevute, tre fascicoli: “Pattenti baronia di Meana a favore del signor Maurizio Castelnovo” (1748); “Interinazione della Camera a favore del signor Maurizio Castelnovo” (1748); “Patenti a favore del signor Maurizio Castelnovo” (1747). 75 Il terzo contiene le ricevute e cinque fascicoli: “Investitura di Viancino accordata a Maurizio Castelnovo li 6 settembre 1735”, “Interinazione della Camera per li beni di Viancino” (1735), “Nuova infeudazione a favore del signor Maurizio Castelnovo de beni di Viancino” (1735), “Feudo Torazza a favore di Giambattista Pettiva” (1747), “Investitura del titolo comitale di Torrazza a favore del barone Maurizio Castelnovo” (1760). Anche l’ultimo cilindro contiene cinque fascicoli: “Interinazione feudo Torazza a favore del signor conte Giambattista Pettiva”, “Feudo Torazza conte Pettiva”, “Feudo Torazza del signor Giambattista Pettiva” (1747), “Feudo della Torazza a favore Giambattista Pettiva” (1747) e “Interinazione della Camera per il feudo della Torazza a favore del signor Giambattista Pettiva” (1747). Altri due fascicoli molto simili a quelli finora citati sono pervenuti mischiati ad altri documenti, ma in origine dovevano certamente essere contenuti nei cilindri metallici delle investiture feudali. Uno, che porta anche il medesimo sigillo in ceralacca di tutti gli altri, reca la dicitura “Investiture accordate a Giulio Cesare Castelnovo di Vianzino, e titoli comitale, e baronile” e la data 25 aprile 1766; l’altro, privo di ceralacca ma prodotto dalla stessa cancelleria del Regno di Sardegna in data 23 giugno 1824, è una “Investitura per il signor conte Carlo Felice Castelnuovo del luogo feudo e giurisdizione di Torazzo col titolo, e dignità comitale.” Questo nucleo di documenti è, dunque, costituito dalle patenti regie relative ai feudi di Viancino (paese nel territorio di Crova, attuale provincia di Vercelli, che, come si è visto in precedenza, erano il centro degli interessi documentati negli atti Alciati) e di Torrazza. Quest’ultima 76 investitura passò dal conte Giambattista Pettiva, vercellese anch’egli, al barone Maurizio Castelnovo delle Lanze che ne sposò la figlia Anna Maria. È da notare come il predicato “della Torrazza”, a differenza di quello “di Meana”, sia rimasto per molto tempo parte del cognome; un esempio è la nomina della “contessa Cristina Castelnovo delle Lanze e della Torrazza nata Ghislieri” (sposa di Carlo Castelnovo delle Lanze, appartenente alla quarta generazione dopo quella interessata dalle investiture), a dama di compagnia della principessa Maria Elisabetta di Sassonia duchessa di Genova in data 16 dicembre 1883. I restanti documenti dell’archivio Castelnovo delle Lanze in gran parte appartengono all’Ottocento e al Novecento e perciò non saranno oggetto d’indagine benchè contengano spunti d’interesse non solo per la storia famigliare: dalle fedi dei matrimoni contratti con donne provenienti dalle case dei conti Castellani Fantoni, dei conti Ghislieri e dei marchesi Filiasi all’eredità Mathis di Cacciorna (pervenuta attraverso Cristina Ghislieri) alle ricerche sulla famiglia Castelnovo e su altre ad essa in qualche modo legate da vincoli di parentela (i Salomone di Serravalle, i Signoris di Buronzo, i Faussone di Montaldo, i Gromo di Ternengo, i Milano Franco d’Aragona principi di Ardore e altri). E inoltre tutto il carteggio che ricostruisce le fasi della morte a Pozzuolo del Friuli del già citato tenente Carlo Castelnovo delle Lanze. Tuttavia un gruppo di carte, benchè cronologicamente già estraneo alla materia che si è scelto di trattare, merita una breve descrizione: la corrispondenza con i famigliari tenuta da Enrico Castelnovo delle Lanze, figlio del luogotenente del Reggimento Dragoni Piemonte conte Carlo. Decine di lettere scritte dagli anni Trenta agli anni Cinquanta 77 dell’Ottocento alla madre Enrichetta Salomone di Serravalle e, soprattutto, alla sorella Carolina, sposata al conte Bernardino Pes di Villamarina del Campo e dama di compagnia della duchessa di Genova; alcune, sporadiche, in italiano, la maggior parte in quella lingua francese che era l’idioma elevato del Piemonte di quegli anni e della diplomazia internazionale. Nel 1830 il giovane Enrico entrò nel corpo diplomatico del Regno di Sardegna e gli incarichi ricevuti come ambasciatore lo portarono – come stanno a testimoniare le lettere – in tutta Europa: dalla natia Vercelli e dalle vicine Torino e Genova a Firenze, Roma e Napoli e poi a Vienna, Monaco e Berlino. Ma furono soprattutto San Pietroburgo e la corte dello zar Nicola I a colpire l’attenzione del giovane diplomatico: in questa città, che egli definì “la plus belle ville du monde”24 Enrico entrò in contatto con un ambiente socialmente e culturalmente vivacissimo, composta da “des Anglais, des Allemands, des Irlandais, des Italiens, des Indostans, des Americains”25 e da viaggiatori di ogni altra nazionalità. Gli argomenti trattati in queste lettere spaziano così dalle opere di Balzac al colera che colpì il Piemonte, dalle vicende della politica internazionale alla meravigliata descrizione delle città russe alle avventure galanti con donne di età, nazionalità ed estrazione diversissime. Una lettera, la cui intestazione indica come essa sia stata scritta “sur la Mer Baltique près de l’Ile de Moen le 23 septembre 1836”, narra con eleganza e insieme con trasporto le fasi di una tempesta che rischiò di affondare la nave; durante le fasi più drammatiche della navigazione Enrico si abbandona al rimpianto della patria e degli amici e soprattutto dell’amata sorella cui è destinata la 24 25 Lettera del 13 agosto 1835 alla sorella Carolina. Ibid. 78 missiva, ma una volta scampato il pericolo aggiunge una nota affettuosamente autoironica: je t’envoie cette lettre parce que je ne veux pas me donner la peine de la refaire, mais elle est si ridicule que je te prie de la mettre bien vite dans le feu après l’avoir lue, car on pourrait se moquer de moi. Pense que je l’ai écrite au milieu d’une tempête. L’altro lato di quest’intensa attività, della politica internazionale e degli elenchi di ambasciatori e nobildonne, sembra essere il sintetico e disincantato commento conservato in una lettera del padre Carlo alla moglie: Enrico e Carolina non scrivono più; io credo che la presentazione alla corte li abbia tanto occupati, e resi imbecilli, come tanti cortigiani.26 Nel 1848, benchè fosse sposato e padre di famiglia, Enrico tornò nell’esercito come volontario nel Battaglione di Riserva dei Granatieri Guardie; di qui gli derivò, come egli stesso ricorda in una supplica (purtroppo priva di data) volta ad ottenere il titolo d’ufficiale d’ordinanza, lunga e terribile malattia, incontrata in seguito agli stenti sofferti nelle marcie forzate e continue toccate in sorte a questo battaglione. E, infine, quasi un simbolo della vita della famiglia nella prima metà dell’Ottocento sembra essere un album contenente gli echi di viaggi ed amicizie che ebbero come sfondo un’Europa percorsa da fermenti culturali e politici destinati a lasciare un’indelebile traccia nella storia: tra schizzi e acquerelli di diversi autori, talvolta corredati da dediche e annotazioni, si trovano la copia di uno spartito27 di Gioacchino Rossini (1792-1868) 26 La lettera, che come unica data porta “16 ottobre”, è quasi certamente del 1830. Lo spartito originale di questa canzone, recante identiche data (10 marzo 1821) e dedica, è confluito nel Fondo Piancastelli conservato presso la Biblioteca Comunale di Forlì. Di questa canzone, ora conosciuta con il titolo “Beltà crudele”, Rossini lasciò diversi manoscritti; il primo è quello qui nominato, risalente al soggiorno napoletano del compositore, l’ultimo quello dedicato nel 1831 al duca d’Alba in Spagna. 27 79 dedicato “All’amico Castelnuovo”28 ed una canzone “improvisamente scritta”, come indica l’intestazione, ed indirizzata dall’autore Domenico Capranica (1792-1870) “all’amico Castel Nuovo” nel luglio 1829. Una menzione a parte merita la biblioteca formata nei secoli dalla famiglia Castelnovo delle Lanze e quindi giunta, negli stessi anni dell’archivio, in casa Guarienti: assieme alle opere a stampa, dalla fine del Quattrocento all’inizio del Novecento, si trovano tre libri scritti a mano. Il primo, scritto in una minuta ed elegante grafia, è intitolato “Istituzioni religiose” e si articola in due trattati: “Dell’esistenza di Dio” e “Della rivelazione”. Questo quaderno, che ne contiene un altro intitolato “Trattato dei precetti di rettorica”, è anonimo, ma nell’introduzione l’autore dedica la propria opera a “due giovanette” affidate al suo insegnamento; non è purtroppo desumibile dal testo chi siano le persone coinvolte nella stesura del saggio. Un altro trattato, anonimo come il precedente ed intitolato “Della pratica dell’esercitij spirituali”, è stato affidato alle duecentotrenta pagine di un quaderno rilegato in pergamena e decorato da fregi d’oro. Al di là del contenuto concettuale di trattatistica religiosa, ciò che più colpisce in quest’opera è l’estrema cura posta nella stesura in bella copia: la grafia, regolarissima, è estremamente elegante ed elaborata, il testo vergato con due inchiostri differenti (rosso per i titoli, i capilettera e i riassunti di paragrafo, seppia per il resto), la conclusione dei capitoli segnata con finissime decorazioni floreali realizzate a penna. L’ultimo quaderno, senza dubbio il più interessante per la ricerca storica, è un copialettere rilegato in pergamena contenente corrispondenza 28 Questo “amico Castelnovo”, come quello dello spartito di Capranica, deve certamente essere il padre di Enrico, Carlo Castelnovo delle Lanze. 80 “dalle stanze del Quirinale” datata tra il gennaio e l’aprile di quel cruciale 1808 che segnò l’occupazione di Roma da parte delle truppe napoleoniche; e gli autori e i destinatari delle lettere sono appunto i protagonisti delle vicende che coinvolsero il Vaticano e la Francia, dal generale Miollis ai cardinali Gabrielli, Cassoni e Doria Pamphili. Questo epistolario - le cui pagine, qualora risultassero effettivamente inedite, potrebbero costituire un’interessante fonte per un periodo critico della storia europea – sarà in futuro oggetto di uno studio approfondito. Tutto ciò che non è stato qui nominato contiene certamente spunti d’interesse storico, ma è quasi totalmente ascrivibile alla seconda metà dell’Ottocento ed ai primi tre decenni del Novecento e dunque travalica i limiti che questa trattazione si è imposta. Ma uno sguardo d’insieme che consideri tutta la corrispondenza di casa Castelnovo delle Lanze offre ciò che i documenti ufficiali – come la maggior parte di quelli del fondo Guarienti – non possono dare: la trama delle vicende personali e dei punti di vista soggettivi, il rapidissimo evolversi della società europea dall’Ancien Régime alle guerre mondiali nel vissuto di una famiglia la cui storia è un intreccio di partecipazione alla vita pubblica e cura degli affetti privati. Non solo i fatti e le impressioni, ma anche la lingua e il tono nei rapporti tra congiunti o con estranei (soprattutto quando si rende evidente la distanza di ruoli e posizioni tra gli interlocutori) si evolvono aggiungendo particolari ad un quadro il cui culmine pare essere la morte del giovane tenente Carlo; ed è forte – ancorché estranea ad un punto di vista rigorosamente storico – l’impressione di un parallelismo tra l’estinzione di una famiglia e il tramonto del sistema cui essa apparteneva. 81 Appendice B. L’archivio Guglienzi. Una vicenda simile a quella dell’estinzione dei Castelnovo delle Lanze, seppur avvenuta in circostanze meno drammatiche, è la fine della linea maschile dei Guglienzi. Questa famiglia aveva, come è stato ricordato in precedenza, il proprio palazzo cittadino accanto all’Arena di Verona, in piazza Bra, ed aveva edificato la propria residenza di campagna (l’attuale villa Guarienti, sede dell’archivio) negli anni settanta del Cinquecento. Il dal Pozzo dice la famiglia venuta da Cremona, dove già era considerata “illustris, cognationibus et dignitatibus clara”, ed aggregata alla cittadinanza veronese nella persona di Benedetto nell’anno 142329. Lo stesso Benedetto è citato in due ducali: una del doge Niccolò Marcello, datata 1473, l’altra di Andrea Vendramin del 1476. Sempre l’autore del Collegium Veronense ricorda altri due membri di questa famiglia: Marco Antonio30 e il nipote Bonaventura31, entrambi pretori urbani nel Seicento. Essi risultano iscritti al nobile consiglio di Verona rispettivamente nel 1596 e nel 1631, mentre il primo Guglienzi nominato in quest’organo di governo è Venturino nel 152132. Certamente l’esame dei cognomi delle donne entrate in casa Guglienzi nelle ultime generazioni fa pensare che la famiglia fosse ben inserita nel tessuto sociale veronese: Serego Alighieri, Alcenago, Faella, Turco, Manuelli, Verzera e Brenzone sono nomi ricorrenti nella storia e nelle genealogie della città. 29 G. DAL POZZO, Collegii Veronensis cit., p. 243. Ibid., pp. 243-244. 31 Ibid., pp. 273-274. 32 A. CARTOLARI, Famiglie già ascritte cit., p. 113. 30 82 Certamente la famiglia Guglienzi, durante circa cinque secoli di appartenenza alla cittadinanza veronese, deve aver prodotto una mole di atti molto superiore a quella attualmente conservata nell’archivio in esame; infatti, sebbene ciò che si può vedere oggi sia molto interessante soprattutto al fine di ricostruire la storia della famiglia stessa, quello che qui è chiamato archivio Guglienzi è in realtà un piccolo nucleo di documenti raccolti in gran parte nel Settecento. Come punto di partenza per la descrizione del fondo si può assumere un fascicolo rilegato in pergamena e intitolato “Albero della famiglia Guglienzia e repertorio contenente la chiamata degl’istromenti, e de’processi per i cognomi con ordine alfabetico distribuiti”. Il fascicolo si apre con un albero genealogico composto da undici generazioni che vanno dall’inizio del Quattrocento al Settecento; la dodicesima generazione e la tredicesima, che sarà l’ultima, sono sono state aggiunte da una mano differente dalla prima. Quest’albero è particolarmente interessante in quanto riporta anche i nomi delle donne entrate in famiglia con il matrimonio e degli uomini cui sono andate in spose le giovani di casa Guglienzi. Segue un elenco di trentotto atti, per la maggior parte testamenti, riassunti e disposti in un approssimativo ordine cronologico; è dalle informazioni contenute in questi documenti, di date comprese tra il 1427 e il 1767, che è stato desunto l’albero della famiglia. L’ultima annotazione ascrivibile al primo estensore delle note, autore anche delle prime undici generazioni della genealogia, è del 1711 ed è seguita dal regesto di un atto del 1732; è dunque verosimile, benchè tutt’altro che certo, che la prima fase di stesura del repertorio sia da situare tra queste due annate. Con 83 quest’ipotesi concorda anche il confronto tra le poche date certe relative ai matrimoni e alle nascite e la presenza o assenza dei membri della famiglia nell’albero: del 1732, per esempio, è il matrimonio di Gian Paolo (padre di Laura che andrà in sposa a Benedetto Guarienti) con la prima moglie Leonilde Verza de’ Guastaverzi e tale matrimonio è infatti assente nella prima fase di stesura dell’albero. Il fatto che la prima grafia abbia segnato solamente i due figli maggiori (su otto) nati dal matrimonio tra Alessandro Guglienzi ed Elena Serego Alighieri avvalora poi l’ipotesi che il lavoro sia stato iniziato pochi anni dopo tale matrimonio, che risale appunto al 1711. Alcuni fogli bianchi dopo l’ultima nota si apre una sezione la cui struttura è descritta in una pagina introduttiva che recita: Repertorio, che contiene la chiamata d’istromenti, e de’processi con i cognomi di quelli, che e istromenti ebbero, e processi con la casa Guglienzi, con l’ordine seguente. L’introduzione procede indicando il metodo utilizzato per la catalogazione dei processi e degli istromenti. Ogni pagina è divisa in tre colonne intestate “cognomi”, “istromenti” e “processi” ed in una quarta priva d’intestazione; nella prima colonna sono elencati in ordine alfabetico, oltre che i cognomi veri e propri, anche gli enti e i gruppi (“S. Antonio monache”, per esempio, si trova sotto la lettera a). Nella seconda colonna, quella degli istromenti, ad ogni cognome della prima colonna corrisponde la data del relativo documento indicata con anno, giorno e mese. Nella terza colonna, invece, i processi sono individuati da tre annotazioni, cioè di anno, e di lettera (la qual lettera, dove manca, s’intende essere quella medesima, con che è contrassegnata la facciata) e di numero per ciascheduna lettera, qual numero anche repplicato indica la stessa classe d’affari. 84 Una quarta ed ultima colonna è riservata alle eventuali annotazioni aggiuntive; le poche presenti sono laconici riferimenti al contenuto dei processi o rinvii ad altri documenti. Ogni foglio della sezione in cui sono ordinati i documenti soggetti a questo metodo è contrassegnato da una lettera dell’alfabeto (non sono previste la H e la U, cui evidentemente non era riconducibile alcun soggetto) e dopo l’ultima lettera si apre un breve settore a parte in cui sono registrati i processi e gli istromenti detti “forestieri” in quanto non direttamente appartenenti alla famiglia Guglienzi; essi sono catalogati secondo gli stessi principi sopra elencati e costituiscono la parte finale del repertorio Guglienzi. La catalogazione attraverso l’uso di lettere fa riferimento ad un altro libro manoscritto e rilegato in tela, intitolato Cattastico nuovo delli processi, ed istrumenti tutti esistenti nella famiglia de’ Guglienzi formato da me Alessandro Guglienzi l’anno 17[9]0. L’integrazione nella data, dove l’inchiostro ha corroso la tela, non è certa, ma è suggerita dal confronto tra gli elementi paleografici (la cifra cancellata ha il tratto inferiore tondeggiante) e il contenuto del libro: i regesti trascritti partono dall’inizio del Cinquecento e si estendono ai primi due decenni dell’Ottocento, ma quelli segnati dopo gli anni ottanta del diciottesimo secolo sono di mano diversa dagli altri. La notevole distanza cronologica tra le probabili date di compilazione dei due scritti potrebbe trovare la sua spiegazione nell’aggettivo “nuovo” compreso nel titolo del “cattastico”: è verosimile che il libro rilegato in tela altro non sia che una copia aggiornata di un repertorio originale realizzato alcuni decenni prima. 85 In questo repertorio, dopo un indice alfabetico dei cognomi, i regesti sono trascritti in una colonna centrale, mentre le annotazioni dei processi e degli istrumenti cui la vicenda fa riferimento sono in due colonne ai lati. Dopo la lettera zeta si trovano alcune pagine aggiunte dalla stessa grafia con un inchiostro differente e le date che esse contengono (i primi anni dell’Ottocento) sembrano concordare con l’ipotesi di data sopra sostenuta per la stesura del documento. Un’annotazione presente nel repertorio al recto della carta 32, sotto la dicitura “Guglienzi contro Guglienzi”, nomina Un processo coperto di tela giala, intitolato sumario, o sia calcolatoria fatto, e rilevato dal dottor Silvio da Prato, ove vi si trova descritta tutta la serie degli affari forensi; comincia dall’anno 1609 sino (sic) di detta famiglia. Un altro ancora coperto egualmente, intitolato repertorio di tutti processi della famiglia sudetta formato, e rilevato da me Alessandro Guglienzi a solo uso de’ Guglienzi contro Guglienzi, con la chiamata di tutti i testamenti, dotti, ed istrumenti, e processi. Se nella seconda parte la nota, seppure i titoli non collimino alla perfezione, fa quasi certamente riferimento al repertorio stesso in cui essa è contenuta, il primo “processo” crea notevoli difficoltà nella ricostruzione dell’archivio: il repertorio, già citato, contenente l’elenco dei documenti in ordine alfabetico e l’albero genealogico della famiglia corrisponde sostanzialmente, nell’aspetto concettuale, alla descrizione, ma è rilegato in pelle anziché in tela gialla e cita molti documenti anche quattrocenteschi, dunque ben anteriori al 1609. Alla prima obiezione che si potrebbe opporre a queste osservazioni, cioè la facilità di sostituire una rilegatura, risponde l’esame paleografico che mostra come la mano che ha vergato i titoli di copertina sia la stessa che ha compilato le carte interne al repertorio. La conclusione, ovviamente provvisoria, è che il repertorio citato nella nota non si trovi attualmente assieme al resto dell’archivio; la speranza è 86 che indagini più approfondite, che saranno condotte specificamente sull’archivio Guglienzi, portino al recupero del documento. Un altro libro, rilegato nella citata tela gialla ma certamente non sovrapponibile al repertorio scomparso, è intitolato “Testamenti dall’anno 1569 sino33” e raccoglie le copie autenticate di testamenti non solamente dettati dai membri della famiglia, ma anche da altri le cui ultime volontà riguardassero i Guglienzi; l’ultimo testamento segnato nell’indice è del 1789, ma altri successivi sono stati aggiunti tra le pagine della raccolta fino agli anni dell’estinzione della famiglia. Resta da chiarire dove siano attualmente conservati (e, prima ancora, se non siano andati distrutti) i rotoli originali: la ricerca all’Archivio di Stato di Verona ha dato esito negativo e l’Archivio di Stato di Cremona, città d’origine della famiglia, non possiede un fondo Guglienzi. Rimane dunque isolato il solo originale (intendendo qui per originale un atto ufficiale conservato nella sua prima stesura, ancorché multipla) ancora presente tra le carte dell’archivio Guarienti: un bando emesso il 12 agosto 1785 dal penultimo doge veneziano Paolo Renier (1779-1789) contro coloro che depredavano le terre di Pierfrancesco Guglienzi e dei nipoti Bonaventura, Alessandro e Leonardo. Al di fuori di quello che attualmente può essere chiamato archivio Guglienzi, naturalmente, sopravvivono altre informazioni relative ai membri della famiglia o alle proprietà nelle carte Guarienti; questo non solo per il rapporto di parentela instaurato nel Settecento, ma anche per la compresenza delle due famiglie nel sistema chiuso e fortemente 33 Lo spazio in bianco dopo la parola “sino” e la data avanzata degli ultimi testamenti, certamente prossima alla data stessa in cui essi furono rilegati, lascia supporre l’intenzione di proseguire la raccolta con la possibile aggiunta dei testamenti non ancora prodotti dalla famiglia. 87 endogamico dell’aristocrazia veronese34. I nomi Guarienti e Guglienzi sono presenti, ciascuno nei repertori dell’altra famiglia, già molto prima del matrimonio tra Benedetto e Laura ed è significativo che le carte Guglienzi ricordino all’anno 1499 una locazione perpetua che dimostra la presenza di proprietà Guarienti a Tarmassia già a quella data, trecento anni circa prima del ritorno in seguito all’eredità Guglienzi. 34 Ricostruendo l’ascendenza completa di Giuseppe Guarienti ed avendo così un modello di quella che poteva essere all’inizio del Novecento la trama di parentele di una famiglia ben radicata nel tessuto sociale cittadino si può osservare come a tale ascendenza concorressero almeno quattro linee della famiglia Guarienti ed almeno altrettante per altre famiglie (tra le più vicine i Bevilacqua Lazise, i Canossa, i Serego Alighieri e i Brenzone) tra cui gli Scaligeri. 88 Appendice C. I fondi Guarienti esterni all’archivio. I cinque secoli intercorsi tra l’inizio della storia documentata dei Guarienti e l’inizio dell’età contemporanea hanno, naturalmente, dato origine a diverse linee famigliari aventi lo stesso cognome ma residenze ed esistenze talvolta anche lontane; queste diversi rami dello stesso ceppo hanno quindi prodotto documenti che spesso non sono ritornati a quello che oggi sembra essere comunque l’archivio più ampio tra quelli riconducibili ai Guarienti. Esistono così alcuni gruppi di documenti che, usciti dall’archivio originale per divisioni o autonomamente raccolti da altri membri della famiglia, saranno menzionati per desiderio di completezza. D.1 L’archivio Carteri. La famiglia Carteri fu nominata da Ludovico Guarienti, ultimo della linea investita del titolo marchionale, erede dei possedimenti che i Guarienti tenevano fin dalla prima metà del Quattrocento a Valeggio sul Mincio35; questo paese, il cui ponte costruito dai Visconti è ancora guardato dalle alte torri del castello scaligero, è da sempre un punto di confine particolarmente importante tra il territorio veneto e quello lombardo. Qui, non lontano dal quattrocentesco palazzo Guarienti ora di proprietà del Comune di Valeggio, la famiglia Carteri conserva con cura un 35 Per la storia di questo paese e del ruolo tenuto dai Guarienti nella sua vita (specialmente nella riscossione delle imposte e nella gestione del ponte visconteo) si rimanda a Il ponte visconteo a Valeggio sul Mincio, Verona 1994. 89 nucleo di documenti che, pur non essendo numericamente molto consistente, offre spunti di notevole interesse per la storia della famiglia. Le carte più notevoli sono cinque quaderni finemente illustrati e colorati, certamente riconducibili alla seconda metà del Settecento (in base alle ultime generazioni citate nelle genealogie e nelle sepolture) e alla mano di Michel Aldigheri, che in un’annotazione si definisce “agente della nobile casa Guarienti”; dalla stessa nota, nella quale egli lamenta di non poter completare il disegno di uno stemma per avere perduto gli appunti originali, si può concludere che l’Aldighieri abbia curato sia le ricerche sia la riproduzione sui quaderni. Il primo di questi, intitolato “Prove della nobilissima famiglia Guarienti”, contiene i “dissegni delli depositi sepolcrali di marmo della nobile prosapia Guarienti di Verona” ed è forse il più interessante in quanto unico testimone (allo stato attuale delle ricerche) dell’aspetto di alcune antiche tombe della famiglia, che si trovavano in edifici sacri ora scomparsi. Scomparsa è innanzitutto la chiesa di S. Quirico nell’omonima contrada cittadina36 che fu a lungo sede del ramo dei Guarienti di cui più si è parlato in queste pagine: edificata nel dodicesimo secolo, crollò una prima volta nel 1624 in seguito all’esplosione di una polveriera e fu ricostruita per poi essere definitivamente soppressa nel 1806 in seguito ai decreti napoleonici37. In questa chiesa si trovavano diverse testimonianze riferibili alla presenza della famiglia: dallo stemma posto “nel frontespicio dell’altar maggiore, ius di essa famiglia” allo stesso ripetuto sui pilastri d’accesso al 36 37 Nella zona dell’attuale via Mazzini, tra le due piazze (Bra e delle Erbe) principali di Verona. T. LENOTTI, Chiese e conventi scomparsi, Verona 1955, p. 11-12. 90 cimitero38. Ma il monumento più importante, riprodotto a piena pagina dall’Aldigheri, è una magnifica arca di marmo, bottazzo o turchino, che non ostante, che bruno sia, imita il color celeste. Quest’arca era inserita nel pavimento al centro della chiesa, davanti all’altare maggiore, e conteneva le ossa di Giovanni Guarienti; anche se il testo non riporta date e fornisce come unico aiuto all’identificazione i titoli di “dottor, e cavaliere”, questo Giovanni è certamente da riconoscere nel Giovanni figlio di Giacomo che fu ambasciatore, vicario della casa dei mercanti e provveditore della città e istituì nel proprio testamento del 1578 la primogenitura di casa Guarienti. Scomparsa è anche la chiesa di S. Lucia, che fu voluta da Pace Guarienti nel 130839 come ringraziamento alla santa per aver guarito “per raro miracolo” le “putride ulcere, e piaghe” che lo affliggevano40; in questa chiesa Pace fece monacare tre figlie (Lucia, Franca e Sofia che fu badessa) e volle essere sepolto. L’arca, che nella riproduzione appare semplice e disadorna, fu dedicata nel dicembre del 1340 dalla figlia Lucia. Gli altri disegni riproducono invece sepolcri posti in chiese tuttora esistenti, come quella della Ss. Trinità che ospitava le spoglie del già nominato Zonta, primo membro della famiglia ascritto al Nobile Consiglio di Verona nel 1405, e di Lodovico, morto il 10 ottobre 1753, avo dell’altro Lodovico che fu ultimo marchese del proprio ramo e lasciò l’eredità di Valeggio ai Carteri. Seguono il già citato41 sarcofago pensile di Angela Guarienti Guidotti, posto nel 1562 nella chiesa di S. Fermo Maggiore e 38 Il cimitero, benché inutilizzato dalla fine del Settecento, verrà cancellato solamente nel 1816 per fare posto ad un’abitazione privata. Cfr. ibid, p. 12. 39 Ibid., p. 65. 40 Regesto del lascito atto ad istituire la chiesa, archivio Carteri. 41 Cfr. p. 12. 91 decorato con gli stemmi di entrambe le famiglie, e la lapide che nel centro della navata principale in S. Eufemia, davanti all’altare maggiore, copriva le ossa di Guariente Guarienti42 (morto nel 1439) e dello zio Pace43. Accanto ad una pagina lasciata in bianco una nota avverte che essa avrebbe dovuto contenere il disegno del sepolcro marmoreo (posto in S. Zeno in Monte) del cavaliere di S. Stefano Francesco Guarienti, morto nel 1634, ma la minuta contenente gli schizzi delle ricerche è andata perduta prima della fine del lavoro. Una pagina riproduce lo stemma Guarienti affiancato dall’altra arma che si trovava sulla tomba trecentesca in S. Lucia e un’ultima rappresenta un sepolcro conservato nella chiesa parrocchiale di San Pietro di Morubio; questo è composto dallo stemma Ferraboschi (che non è riportato sempre a causa dello smarrimento della minuta) e dalle iniziali F. F. (Faccio Ferraboschi). La lapide è riprodotta in quanto Michele, figlio di Faccio, ebbe due figlie che andarono spose nel Cinquecento a due fratelli figli di Girolamo Guarienti: Anna a Guariente, Mattea a Francesco. Un altro quaderno intitolato “Matrimoni delli agnati maschi della nobile famiglia” riporta i nomi di buona parte delle donne entrate come spose nella casa; un confronto con le innumerevoli altre fonti sullo stesso argomento presenti nell’archivio principale e con le “Genealogie veronesi” di Eugenio Morando di Custoza44 conferma la validità di questo elenco. Il altro quaderno, molto simile a quello appena descritto, porta il titolo “Registro de matrimoni delle agnati femine della nobile famiglia Guarienti passate in matrimonio in altre nobili famiglie”; oltre ai nomi e cognomi degli uomini che ebbero in sposa una donna di casa Guarienti sono segnati 42 43 Cfr. p. 9 e segg. Cfr. p. 10 e segg. 92 anche alcuni dei numerosi conventi che ospitarono le giovani della famiglia divenute suore45. Un quarto quaderno è intitolato “Prove racolte d’autentici documenti della prosapia Guarienti” e contiene regesti di documenti prodotti tra l’inizio del Trecento e il Settecento; queste sono le fonti più antiche riguardanti la famiglia46 e iniziano con il miracoloso risanamento di Pace Guarienti e con il compimento del voto che prenderà la forma della già nominata chiesa di S. Lucia. Il quaderno registra poi atti di diversa natura, dai testamenti alle doti alle compravendite; una sezione particolare, inoltre, è dedicata alla raccolta di notizie, provenienti da vari documenti tra quelli già registrati nel quaderno stesso, utili alla ricostruzione della genealogia famigliare. Le ultime pagine contengono infine citazioni dalle pagine relative alla famiglia Guarienti contenute nel libro di Giulio dal Pozzo sul collegio veronese47 e la trascrizione di un’interessante ducale inviata a Pace Guarienti dal doge Francesco Donà (1545-1553)48. Questo Pace figlio di Guglielmo, appartenente ad un ramo della famiglia estintosi nel Seicento, fu uomo d’armi professionista, governatore della banda Orsini e capitano dei cavalieri catafratti per la Repubblica Veneta; il suo ritratto a figura intera e in armatura completa, realizzato nel 1566, fu donato nel 1858 dal marchese Ludovico Guarienti al museo di Castelvecchio a Verona, dove è 44 E. MORANDO DI CUSTOZA, Genealogie veronesi, Verona 1980, pp. 133-137. Una rapida indagine può fornire un dato indicativo: nei quattro secoli qui trattati sono almeno ventotto le donne della famiglia la cui vita ecclesiastica è documentata. 46 Precedenti a queste sono solamente (allo stato attuale delle conoscenze di chi scrive) tracce del nome Wariento nell’undicesimo e dodicesimo secolo, specialmente nell’iscrizione posta sulla facciata della chiesa della Bastia a Isola della Scala, a pochi chilometri dalla sede dell’archivio: “Chebizo Wariento et Anno fecerunt hoc opus AD MCXXVI”. Altre occorrenze del nome Warientus o Wariento, per esempio in Friuli, sono troppo vaghe per suggerire concretamente un’ipotesi di collegamento. 47 G. DAL POZZO, Collegii Veronensis cit. 48 Per tutte le cronologie dei dogi e per le questioni cronologiche cfr. A. CAPPELLI, Cronologia cit. 45 93 ancora conservato49. La ducale, datata 10 marzo 1547, promette l’affidamento di trecento fanti e un posto nella compagnia di Valerio Orsini al suddetto domino Pase Variente fù del fidelissimo nostro Vielmo e specifica che tale decisione deriva dall’aver considerato conveniente abrazziarlo, massimamente essendo persona, della quale in occasione la signoria nostra si potrà servire sì à pié come à cavallo. L’ultimo quaderno, recante il titolo “Albero che significa li nomi della famiglia Guarienti”, contiene dieci pagine di curatissimi (anche dal punto di vista delle decorazioni) alberi genealogici. I restanti documenti dell’archivio Carteri sono di natura estremamente eterogenea: testamenti settecenteschi a stampa, mappe di Valeggio sul Mincio e disegni relativi ai beni in quella zona, documenti sui diritti d’uso delle acque nel Seicento e nel Settecento, appunti sulla storia della famiglia e una ducale emessa il 25 maggio 1613 dal doge Marco Antonio Memmo (1612-1615) sull’eredità del conte Pignolati. Completano l’archivio le carte ottocentesche, ultimi documenti del ramo marchionale estintosi dopo quattrocentoventi anni di permanenza a Valeggio. D.2 L’archivio Cavallari de Caballaria Guarienti. In diversi alberi genealogici i quattro rami principali della famiglia Guarienti sono indicati con il nome della contrada cittadina di tradizionale residenza: così il ramo dei marchesi della Repubblica Veneta è chiamato “di Badia di Brà”, quello dei marchesi di Polonia “di S. Quirico”, quello su cui maggiormente è incentrato questo studio “della Pigna”. Il quarto ramo, 49 S. MARINELLI, Castelvecchio a Verona, Milano 1991, pp. 56 e 62. 94 che ebbe nel 1704 il titolo di conte di Salizzole50 precedentemente appartenuto alla famiglia Cappella (famiglia cui apparteneva Ginevra, madre del primo conte Pietro Guarienti di Gianfrancesco), negli alberi è detto “di S. Clemente”; da questo ramo, tuttora abitante a Verona, deriva anche la famiglia Cavallari de Caballaria Guarienti cui sono pervenuti alcuni documenti che potrebbero offrire ad uno studio futuro buoni spunti per approfondimenti. Il solo rotolo di pergamena conservato in questo archivio, una transazione coinvolgente più soggetti, presenta un problema di datazione dovuto alla mutilazione che interessa la parte alta del documento: l’anno è andato perduto, ma le altre indicazioni “indictione duodecima die mercurii quarto mensis ianuarii” e le caratteristiche paleografiche possono restringere la scelta ad un numero limitato di annate comprese tra la metà del Trecento e il Quattrocento avanzato. Nel documento compare “Antonius quondam domini Ioannis de Guientiis de Cremona de Ferrabobus” e dalle fonti dell’archivio Guglienzi si ricava che Giovanni era già defunto nel 1427, mentre nel 1446 Antonio riceveva la dote della moglie Orsolina dai Re; l’unico anno che si accordi con tutte queste indicazioni, l’anno cui fa riferimento la pergamena, è il 1464. Uno dei documenti più interessanti è la ducale, datata 4 aprile 1573, con cui il doge Alvise I Mocenigo (1570-1577) conferisce alla famiglia Cappella il titolo di conti di Salizzole; i Guarienti, come già si è detto, avrebbero ereditato questo titolo nel 1704. I restanti documenti sono riconducibili al Settecento e all’Ottocento e risulterebbero assai utili a chi volesse ricostruire la storia di questo ramo 50 Paese situato nella campagna veronese in direzione di Mantova, vicino a Isola della Scala attuale sede dell’archivio principale. 95 della famiglia: un libretto di copie autentiche di testamenti e alberi genealogici, un quaderno con i nomi di uomini Guarienti in cariche pubbliche, due sonetti celebrativi della famiglia scritti alla fine del Settecento, vari alberi genealogici (soprattutto Guarienti e Campagna), un’orazione a stampa scritta nel 1807 dal “prete Santi Fontana veronese” e da questi dedicata ad Antonio Guarienti e, sempre a stampa, un elogio di Giovanni Verardo Zeviani scritto dallo stesso Antonio Guarienti nel 1811. Infine, assieme ai documenti di questo archivio sono conservati un timbro in legno con uno stemma rappresentante una sirena51 e un sigillo per ceralacca con un grifone contornato dalle lettere “Percevalis D. Guariento”52. D.3 Le pergamene Guarienti all’Archivio di Stato di Verona. L’Archivio di Stato di Verona conserva una mazzetta composta da ventidue pergamene provenienti dall’estinto ramo marchionale della famiglia Guarienti, lo stesso cui si è fatto riferimento parlando dei documenti Carteri. Le pergamene, prive di regesto e segnate sul retro da un’annotazione in inchiostro rosso la cui data è spesso erronea, sono nella quasi totalità (venti su ventitidue) ducali recanti l’intestazione di sei dogi tra la fine del Seicento e la metà del Settecento. Due pergamene, datate 1678 e 1680, sono di Luigi Contarini (doge dal 1678 al 1684); una (1691) di Francesco Morosini (1688-1694); due 51 Forse riconducibile alla famiglia Serenelli, ma un’identificazione certa richiederebbe una ricerca più approfondita. 52 Negli alberi genealogici finora studiati non è citato alcun Perceval Guarienti; la finale del cognome, però, fa sorgere il dubbio che il sigillo appartenesse ad un membro della famiglia padovana Guariento. 96 (1696 e 1697) di Silvestro Valier (1694-1700); dieci (1712, 1714, due del 1715, tre del 1717, 1719, 1720, 1721) di Giovanni II Corner (1709-1722), tre (1728, 1729, 1730) di Alvise III Mocenigo (1722-1732), una (1753) di Francesco Loredan (1752-1762). I due restanti documenti, uno dei quali tratta di un dazio, sono del 1560 e del 1579. 97 Appendice D. Una proposta di ordinamento informatico con Microsoft Access. L’ordinamento dato all’archivio nel Settecento rimane certamente un validissimo punto di partenza grazie all’abbondanza di particolari e – almeno per quanto riguarda i rotoli – alla corrispondenza biunivoca tra codice e documento; altrettanto si può dire per gli indici che permettono di eseguire ricerche per materia, per luogo, per famiglia o secondo la successione cronologica. Il ricercatore moderno, tuttavia, ha la possibilità – e in un certo senso la necessità – di usufruire di tecnologie che migliorino sensibilmente l’accessibilità dei dati attraverso l’informatizzazione delle fonti e la conseguente creazione di indici non rigidi, ma adattabili alle singole esigenze. Attraverso l’archiviazione informatica ogni parola diviene potenziale punto di arrivo – e quindi anche generatrice – di una ricerca e in questo modo la disponibilità di indici non è più affidata al giudizio del singolo ordinatore (che può ritenere in base alla propria sensibilità, alla propria formazione e alle proprie esigenze importante o trascurabile una chiave di ricerca che altri intenderebbero in modo opposto), ma totale e oggettiva. Il mezzo selezionato per questa proposta di aggiornamento degli strumenti volti ad agevolare la fruibilità dell’archivio, mezzo utilizzato con alcune varianti anche per la creazione delle tabelle incluse nel capitolo 2, è Microsoft Access; la scelta è motivata dal buon equilibrio tra una programmazione relativamente semplice ed un’elevata accessibilità ai dati. Inoltre, la plasmabilità dei campi bene si presta alla varietà di informazioni 98 da archiviare e la possibilità di creare un interfaccia semplicissimo per l’accesso ai dati rende questa catalogazione consultabile anche a chi non abbia grande confidenza con il mezzo informatico. Il primo passo è stato la creazione di una tabella a undici campi. Il primo campo, denominato “ID”, funziona come contatore dei documenti catalogati; è l’unico campo capace di individuare univocamente un dato immesso (in quanto in un database non può comparire due volte con lo stesso valore) ed è indispensabile qualora si desideri mettere in relazione tra loro tabelle differenti. Il secondo campo, il “codice”, è un campo di testo che riporta la dicitura della catalogazione settecentesca. Il terzo campo, “anno”, è un campo numerico per l’anno di emissione del documento. Il quarto, “data”, è un campo di testo recante il giorno e il mese di emissione del documento. Il quinto, “famiglie”, è anch’esso un campo di testo: riporta i cognomi delle famiglie coinvolte. Anche il sesto e il settimo campo, “luogo” e “contenuto”, sono campi di testo; uno riguarda il luogo maggiormente interessato dal documento, l’altro contiene una breve descrizione della natura dell’atto o delle informazioni che in esso sono contenute. In quest’ultimo campo la soglia massima di caratteri inseribili è stata innalzata da cinquanta a duecentocinquanta. L’ottavo campo, “regesto”, è invece un campo di tipo “sì/no”; questo tipo di campo, che può essere attivato o disattivato, segnala la presenza o assenza del piccolo regesto cartaceo che accompagna alcuni documenti. Il nono, invece, è un campo di testo a ricerca guidata chiamato “supporto”; in questo tipo di campo sono già state indicate in un menù di scelta le opzioni selezionabili (pergamena o carta). Questo permette di velocizzare l’inserimento del dato e di ridurre la possibilità di errori. Se la distinzione riguardante il tipo di 99 materiale utilizzato può sembrare sterile, nel caso di questo archivio bisogna tenere presente che mentre nei rotoli di pergamena esiste un rapporto biunivoco tra singolo documento ed etichettatura, nei fascicoli cartacei ogni codice individua un gruppo di fogli; così, in una eventuale query di selezione, la scelta del supporto può significare scelta di una singola fonte rispetto ad un insieme di fonti. Il decimo e l’undicesimo campo, “leggibilità” e “note”, sono semplici campi di testo; in uno si può indicare un basso livello di fruibilità del documento, nell’altro tutte le informazioni rilevanti che non abbiano trovato spazio negli altri campi. Il secondo passo è stato la creazione di una maschera, cioè una sorta di modulo pensato per rendere ordinato ed evidente ogni campo al momento dell’inserimento dei dati. La maschera a colonne, la più semplice e lineare, è perfetta per questo scopo e il risultato è illustrato nella figura: 100 In tutti i campi l’inserimento del dato avviene semplicemente digitando il valore tranne in due campi: il “regesto” ha l’aspetto di una casellina che può essere vuota (in caso di “non presente”) o spuntata (in caso di “presente”) e il campo “supporto” appare come un menù a scorrimento con le due opzioni “pergamena” e “carta”. Come si può vedere, ogni record visualizzato come maschera è utilizzabile anche come una sorta di scheda del documento. L’ultimo passo è la creazione delle query, ordini che l’utente invia al programma per ottenere una determinata disposizione di tutte le informazioni oppure una selezione delle sole informazioni che soddisfino un criterio di ricerca. Se la maschera facilita la fase in cui l’archivista immette dati, la query è lo strumento per interrogare l’archivio; deve essere dunque versatile e chiara, modificabile per obbedire alle esigenze della ricerca. In questo caso le query create sono state otto: due di ordinamento e sei di selezione. La prima query di ordinamento, chiamata “ordine cronologico”, è ovviamente strutturata per disporre tutti i record in ordine crescente relativamente al numero contenuto nel campo denominato “anno”. La seconda, chiamata “ordine d’inventario”, è invece programmata per riconoscere il proprio criterio d’ordinamento nel campo “codice” e disporre i record in ordine alfabetico rispetto al testo là contenuto. Le query di selezione, invece, hanno il compito di elencare tutti i soli record individuati da una caratteristica determinata dall’utente. Tutte quelle applicate a questa tabella sono parametrizzate: ciò significa che al lancio della query una finestra compare sullo schermo e richiede all’utente di digitare il dato che egli desidera ricercare. 101 Nel caso della prima, denominata “ricerca per anno”, la finestra è programmata per porre la domanda “immettere l’anno da ricercare” e, una volta che l’utente abbia posto il suo quesito, agire su quel campo in modo da elencare i documenti dell’anno richiesto. Le altre, ognuna operante su un campo differente, hanno come punto di partenza le domande: “immettere la parola da ricercare” (query “ricerca per contenuto”, attuata sul campo omonimo), “immettere il nome della famiglia” (query “ricerca per famiglia” su tale campo), “immettere il luogo da ricercare” (query “ricerca per luogo”) e “immettere il tipo di supporto” (query “ricerca per supporto”). L’ultima query, chiamata “ricerca per codice”, permette di ricercare un documento preciso digitando alla richiesta il codice completo, oppure il gruppo di documenti individuato da una lettera o da un numero (per esempio, tutti i documenti del C.to B); la richiesta della finestra di dialogo è “immettere il cassetto o il numero di catalogo”. Al momento dell’apertura il programma presenta l’accesso alle diverse query, dunque la possibilità immediata di interrogare il database; nella stessa finestra, poi, sono disponibili i collegamenti alla tabella dei record e alle maschere (per l’inserimento delle informazioni, abbiamo visto, ma anche stampabili come schede dei singoli documenti). Inoltre, nel caso si desideri esprimere i risultati delle ricerche o la totalità dei report dell’archivio, si possono creare un report (resoconto impaginato della selezione o dell’ordinamento operato da una query) o una pagina web. Questa rapida carrellata sulla struttura data al database, ovviamente, non ha la pretesa di esaurire ogni possibile forma di archiviazione e ogni criterio di ricerca, ma solamente di illustrare quali sono i primi passi per la creazione di un moderno database adatto ad informatizzare una raccolta di 102 documenti e suggerire alcune soluzioni per una buona fruibilità delle informazioni. Ulteriori campi inseribili nella maschera potrebbero essere, per esempio, immagini del documento o persino collegamenti a filmati digitali o all’intera trascrizione del testo. Altre query, invece, potrebbero consentire il raggruppamento di documenti per periodi anzichè per singole annate, oppure una ricerca più complessa che abbia come criterio di selezione sia l’anno che il mese o la data intera. 103 Appendice E. Tavole genealogiche. Per comprendere meglio le fasi di formazione dell’archivio e per poter contestualizzare le vicende descritte collegandole alla trama delle parentele che generano i diversi rami delle famiglie è opportuno fare riferimento a tavole genealogiche, che qui sono riprodotte nelle loro linee essenziali. Per la genealogia Guarienti il testo fornito da Eugenio Morando di Custoza53 è stato corretto con l’ausilio dei documenti d’archivio e, per le prime generazioni, con le informazioni dei quaderni Carteri e le ricerche di Alessandro Guarienti di Brenzone. Per la genealogia Guglienzi sono state utilizzate solamente fonti interne all’archivio, che però risultano attendibili se confrontate con gli alberi delle famiglie imparentate. Nelle ultime tre generazioni risulta evidente in modo particolare la partecipazione, insolitamente elevata, di questa famiglia alla vita ecclesiastica (quasi i due terzi dei membri sono religiosi). Per la genealogia Castelnovo delle Lanze, infine, il testo di riferimento è quello di Antonio Manno54. 53 54 E. MORANDO DI CUSTOZA, Genealogie cit. A. MANNO, Il patriziato subalpino, Torino 1895. 104 Tavola I: Guarienti, origini e rami marchionali estinti. Giovanni Pace +1354 Adriano Lucia monaca Sofia badessa Andrea Bruilotto Franca monaca Giacomo quattro figlie Guglielmo testamento 1387 in Fiordiligi Pietro Pace in Margherita del Branca ambasciatore 1405 e 1433 Guariente in Lucia Auricalco testamento 1439 Guglielmo ambasciatore all'imperatore 1509 ambasciatore al doge Loredan 1512 e 1517 Giovanni in Paola Maffei vicario di Garda 1480 Guglielmo in Fior Ridolfi Marco ambasciatore 1552 Federico in Veronica Capella Giovanni podestà di Peschiera 1489 Pietro in Margherita Arcelli (del c.te Bartolomeo signore di Piacenza) Girolamo in Antiochia Emilei Guariente in Anna Ferraboschi Pace capitano di cavalleria Zonta feudi Tregnago e Marcemigo 1405 Bartolomeo in Maddalena Boldera 1472 Pietro in Caterina Sansoni 1433 Pace in Francesca Spolverini vicario di Roverchiara 1493 Francesco in Mattea Ferraboschi Marco 1532 Giorgio in Cassandra Prandini Bartolomeo in Agnese Verità Lodovico in Caterina Caliari Giacomo in Lucrezia Radice Guariente in Elena Trivella Guariente in Costanza Bevilacqua Marco in Elisa Maffei 1611 Marco in Diamante Pindemonte Orazio 1 in Paola Alcenago 2 in Lucia Uberti Giambattista 1 in Elena Borghetti 2 in Olimpia Nogarola Guglielmo in Elena Borghetti 1651 Giacomo testamento 1637 Giambattista 1 in Caterina Priuli 2 in Lucrezia Grompo cfr. tavola II Guariente 1 in Caterina Bevilacqua 2 in Valeria Rossetti 1654 Marco Zeno 1 in Cassandra Nichesola 2 in Teodora Lascaris Gianfrancesco in Ginepra Capella Giambattista marchese in Polonia 1673 Lodovico in Elisabetta Orti Manara Pietro conte di Salizzole 1704 in Angela Grimani cfr. tavola III Giannantonio capitano del lago 1699 Alessandro marchese 1787 in Cecilia Pompei Lucrezia in Agostino di Brenzone marchese Lodovico +1859 Alessandro Pietro Giulia +1884 in Danese Buri 105 Tavola II: Guarienti, ramo di Giambattista. Giambattista 1 in Caterina Priuli 2 in Lucrezia Grompo Benedetto in Caterina Marogna Giangiacomo in Francesca Rotari testamento 1707 Benedetto in Laura Guglienzi 1761 sette figli: Giangiacomo, Giorgio, Bartolomeo, Gianantonio, Orazio, Luigi e Vincenzo Carlo in Domenica Ferrarese 1822 Giuseppe in Isabella di Brenzone Camilla Giuseppe in Cristina Castelnovo delle Lanze Marco in Maria Tanara Carlo in Margherita Bertani +1903 Benedetto in Maria di Canossa Guglielmo aggiunge il cognome "di Brenzone" per test.dello zio Agostino di Brenzone 1879 Bianca in Manfredo Zamboni Montanari tre figlie: Francesca, Caterina ed Elisabetta Laura in Pietro Navarro Bianca due figlie: Imperia e Angela Pace +1881 Isabella in Giovanni Bernini 106 Bortolo in Elena Mallegori aggiunge il cognome "di Brenzone" 1916 Alessandro in Placidia Fumanelli ammiraglio +1925 Pace Lucrezia in Bedros Fonduklian Antonia in Angelo Lovera Tavola III: Guarienti, ramo di Pietro. Pietro in Angela Grimani Diamante monaca Ginevra Antonio in Elisabetta Somaglia di Stoppazzola Rosa tre fratelli Francesco in Cecilia Cossali sei sorelle Emilia monaca Antonio in Serafina Campagna sette fratelli Pietro in Matilde Bottagisio tre sorelle Antonio +1847 Eugenio in Almerina Ravignani Guido +1874 Ugo in Luisa de Besi Maria Adelaide monaca Giorgio +1929 Costanza in Vittorio Cavallari de Caballaria Teodoro in Alice Sobrero Marcello in Paola Cartolari Pietro Fernando +1927 107 Sergio frate domenicano Enrica Giovanna Tavola IV: Guglienzi, prime generazioni. Giovanni + ante 1427 in Caterina Merlo Angela Antonio in Orsolina dai Re Margherita Venturin in Agnese di Crema testamento 1438 Giovanna Venturin Benedetto Giovanni testamento 1495 Francesco Caterina monaca Benasciuta Venturin in Giacoma Bonazonta Maddalena sei figlie: Maddalena, Sofia, Caterina, Ginepra, Isotta, Isabella Benedetto in Angela di Brenzone testamento 1560 Lucia Pier Francesco Gianpaolo in Caterina Verzera cfr. tavola V 108 Benedetto Teodoro canonico Pier Francesco Tavola V: Guglienzi, ultime generazioni. Gianpaolo in Caterina Verzera testamento 1598 Marcantonio Lucia in Paolo Emilio Fumanelli Angela in Marco Lombardo Camillo gesuita Paolo gesuita Camillo frate cappuccino Marianna monaca Angela Pier Francesco Bonaventura in Angelica Turco testamento 1654 Matilde monaca Isabetta monaca Benedetta monaca Gianpaolo in Laura Alcenago Chiara monaca Caterina Pier Francesco gesuita Alessandro in Elena Serego Alighieri Bonaventura Drusilla monaca Drusilla monaca Benedetto in Caterina Manuelli Giovanni frate minore Maria Antonia monaca Gianpaolo in Alessandra Faella testamento 1750 Chiarastella monaca Agostino monaco olivetano Laura in Benedetto Guarienti 109 Libera monaca Martino monaco benedettino Marcantonio Bonaventura in Marina Trissino Ginevra Pier Francesco Alessandro Leonardo Tavola VI: Castelnovo delle Lanze. Giuseppe Giampietro Gianfrancesco Giuseppe in Anna Maria Lavinio Anna Giovanni Antonio arcidiacono Giuseppe Giovanni Antonio Carlo Francesco Giampietro in Veronica di Rovasenda Pietro Antonio canonico Giambattista Carlo Felice Giulio Cesare in Anna Violante Garavetti delle Lanze Pietro linea estinta Maurizio barone di Meana e conte di Torrazza in Anna Maria Pettiva della Torrazza +1766 Giulio Cesare Giuseppe Alessandro in Clara Gromo di Ternengo +1796 Carlo in Enrichetta Salomone di Serravalle n. 1775 Cesare Licinia in march. Carlo Faussone di Lovencito Alessandrina in co. Roberto Perrone di S. Martino Enrico diplomatico in Adelina Castellani Fantoni Giulia Pio + piccolo Ferdinando Carlo in Cristina Ghislieri n. 1845 Francesco in Camilla Pozzo Enrico in Costanza Filiasi Carlo tenente e medaglia d'oro +1 dicembre 1917 Ferdinando in Carolina Avogadro di Collobianco - Arborio Cristina in Giuseppe Guarienti +16 marzo 1966 110 Cristina Carolina in co. Bernardino Pes di Villamarina del Campo Luigi Marina in cav. Giacinto Manuel di St. Jean 111 Bibliografia. Verona dalla caduta dei Carolingi al libero comune. Convegno del 24-26 maggio 1985 – Atti, Verona 1987. Il ponte visconteo a Valeggio sul Mincio, Verona 1994. La vendita di Dresda, a cura di J. WINKLER, Modena 1989. Avesa e la sua valle, a cura di G. PERONI e B. POLVERIGIANI, Verona 1987. ALBERTI L., Descrittione di tutta l’Italia, Venezia 1577. BATTAGLIA S., Grande dizionario della lingua italiana, Torino 1961. BELTRAMINI G., Le strade di Verona entro la cinta muraria, Verona 1983. BELTRAMINI G. – DONATI E., Piccolo dizionario veronese – italiano, Verona 1980. BENINI G., Le chiese di Verona. Guida storico – artistica, Firenze 1988. BERENGO M., La società veneta alla fine del settecento. Ricerche storiche, Firenze 1956. CAPPELLI A., Cronologia, cronografia e calendario perpetuo, Milano 1988. CAPPELLI A., Dizionario di abbreviature latine ed italiane, Milano 1973. 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