UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA
FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA
CORSO DI LAUREA IN LETTERE
INDIRIZZO CLASSICO
Fonti inedite per la storia Veronese.
L’archivio Guarienti (secoli XV – XVIII).
Relatore
Prof. Giovanni Ricci
Laureando
Carlo Baja Guarienti
Correlatore
Prof. Carlo Bitossi
Anno Accademico 2002/2003
Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno fornito il loro aiuto nella realizzazione di questo studio.
Per primi i miei genitori che mi hanno coadiuvato nelle ricerche e mia nonna Enrica che ha ricordato con me
tutto ciò che le carte non possono ricordare, poi quanti hanno messo a mia disposizione le loro conoscenze o i
materiali in loro possesso e che voglio citare in ordine alfabetico per non sminuire nessuno degli apporti che
hanno indirizzato il mio lavoro: il Direttore dell’Archivio di Stato di Reggio Emilia prof. Gino Badini per la
disponibilità di sempre e i preziosi consigli, il sig. Brunetto Carboni per avermi insegnato la paleografia ed
avermi assistito nelle letture più impegnative, i gentilissimi dott. Gerolamo Carteri e Federico Cavallari de
Caballaria Guarienti per la consultazione dei documenti di loro proprietà, il caro cugino Alessandro Guarienti
di Brenzone per le ricerche genealogiche, tutti i parenti che hanno collaborato aprendo per me polverosi
armadi, Roberto Ligabue per l’assistenza tecnica, il dott. Massimo Pisani per le fonti sulla famiglia Filiasi, don
Roberto Turella per le sue ricerche nell’archivio della parrocchia di Tarmassia, il dott. Franco Zecca per gli
utili consigli, Vivant Associazione per la valorizzazione delle tradizioni storico-nobiliari per l’insostituibile
contributo sulle genealogie piemontesi, gli Archivi di Stato di Cremona, Vercelli e Verona.
Indice.
Premessa.
1. La storia dell’archivio, della famiglia, del territorio.
1.1 Aspetto e formazione del fondo.
1.2 Il repertorio settecentesco di Benedetto Guarienti.
1.3 Un breve sguardo monografico: la lotta ai malefactores in
due ducali di fine Settecento.
30
2. Inventario.
2.1 Inventario dei documenti pervenuti: i rotoli.
2.2 Inventario dei documenti pervenuti: i fascicoli.
38
38
54
Appendici.
A L’archivio Castelnovo delle Lanze – Alciati.
B L’archivio Guglienzi.
C I fondi Guarienti esterni all’archivio.
D Una proposta di ordinamento informatico con Microsoft
Access.
E Tavole genealogiche.
Bibliografia.
3
5
5
19
69
71
83
90
99
105
113
Premessa.
L’inizio di una ricerca in ambito storico, a qualunque livello essa sia
condotta, offre il piacere e i timori di ogni esplorazione; infatti, si tratta in
principio di sondare un territorio per trovare i possibili – e soprattutto i
migliori – varchi capaci d’introdurre lo studioso nel profondo della
vicenda, del territorio, del periodo indagato. Nel caso di un’indagine, come
quella intrapresa, su fonti inedite, il piacere della scoperta è accresciuto
dalla suggestione di confrontarsi per primi con uno strumento sconosciuto a
tutti, di accostarsi ad un terreno che nessuno ha mai esplorato con l’occhio
del ricercatore: documenti che non siano stati esaminati dal punto di vista
dello storico trattengono in sé informazioni che trascorrono intatte dalla
mano dell’estensore alla lente di chi si accosta ad essi con la prospettiva
dello studioso. Inoltre, il contatto diretto con il materiale antico offre la
possibilità di mettere in gioco diverse prospettive di studio: dalla
comparazione tra le fonti inedite e quelle pubblicate alla paleografia,
dall’interpretazione del latino medievale, moderno, notarile e cancelleresco
ai criteri di catalogazione fino alle ipotesi su come sfruttare le tecnologie
informatiche per rendere fruibile al massimo la testimonianza manoscritta.
Nell’archivio qui esaminato, accumulato dalla famiglia Guarienti (e
dalle altre che in essa sono confluite), compaiono solo riflessi della grande
Storia, ma si può apprezzare una messa a fuoco sulle vicende di una
famiglia dagli ultimi decenni del Medio Evo alle soglie dell’età
contemporanea. Dall’entrata del territorio veronese nell’orbita di dominio
di Venezia al tramonto della Serenissima si alternano testimonianze del
consolidamento della famiglia sul territorio, di partecipazione alla vita
pubblica, di eventi privati: tutto concorre a formare un quadro che connette
storia sociale, economica, agraria, militare, politica, culturale. E
5
dall’unione di queste angolazioni, utilizzabili come coordinate, può nascere
un affresco che dalle tante storie dei membri di una famiglia può sfiorare la
storia di un territorio.
Lontano dall’idea di esaurire tale compito (che sarà tenuto come
argomento per successivi approfondimenti), questo studio si propone come
obiettivo una ricognizione sul campo, uno sguardo sul materiale, sulla sua
storia e sui modi e motivi della sua costituzione in archivio per aprire alla
ricerca una fonte inedita, ancorché piccola, e per tentare di individuare
alcuni di quei varchi attraverso i quali lo studioso possa calarsi nel vivo
dell’indagine storica.
Come filo conduttore per questa trattazione è stato scelto un repertorio
settecentesco, conservato insieme all’archivio, la cui impostazione ne fa un
elemento chiave, quasi un testimone delle vicende dell’archivio stesso e
della famiglia.
6
1. La storia dell’archivio, della famiglia, del territorio.
1.1 Aspetto e formazione del fondo.
1774: 15: Magio1 S. Elena. Calto L n° 602: Folio 35. Batesimo di Elisabetta
Alessandra filia di Benedetto Guarienti, e di Laura Guglienzi. Compare il
signor conte Paolo Rotari.
Questa nota, una delle ultime contenute nel repertorio, è vergata in
caratteri dall’eleganza un po’ antiquata, ma che tradiscono nell’incertezza
del tratto la mano di una persona d’età ormai avanzata. Appena sotto, in
una grafia più modesta, sono state aggiunte poche righe:
Questo scritto è di mio padre Benedetto. Tutto il resto è carattere di un suo
servitore Antonio Grameg[o.] Giacomo Guarienti figlio di Benedetto,
prosiegue il repertorio 1. ottobre. 180[
Nel maggio 1774 Benedetto Pietro Baldassarre Guarienti aveva
appena concluso il suo settantesimo anno di età: nato il 29 aprile 1704 a
San Zenone di Minerbe, aveva sposato il 26 settembre 1761 la
diciannovenne Laura Guglienzi che alla data del 1774, in tredici anni di
matrimonio, gli aveva dato nove figli. Un altro figlio, Luigi Agostino,
sarebbe nato l’anno seguente e l’undicesimo e ultimo, Vincenzo Benedetto,
il 21 agosto 1776, sette mesi dopo la morte del padre avvenuta il 18
gennaio di quell’anno.
1
In tutte le trascrizioni è stata rispettata la lettera del testo originale anche là dove compaiono errori o
grafie oscillanti (specialmente nell’uso delle doppie, certamente in parte condizionato dalla frequente
abbreviazione tipica della parlata veneta); tuttavia, considerato il punto di vista storico di questo studio,
le abbreviazioni sono state spesso sciolte per agevolare la lettura delle testimonianze manoscritte.
2
Il codice “C.to L n° 60” (“Calto L numero 60”) rimanda alla catalogazione settecentesca dei documenti
(cfr. capitolo 1.2). Per il termine “calto”, usato dal dialetto veneto tanto nel senso di “cassetto” quanto in
5
Benedetto era figlio di Giangiacomo Guarienti, il quale fu l’unico di
undici fratelli ad avere una discendenza, e di Francesca Rotari; e fu
probabilmente Pietro Rotari a ritrarre il cugino Benedetto, più anziano di
lui di tre anni, prima di essere chiamato alla corte di Federico Augusto III
da un altro Guarienti, quel Pietro che curò la pinacoteca di Dresda e
l’acquisto delle collezioni estensi e lasciò la sua (seppur lieve) traccia nelle
memorie di Giacomo Casanova3.
In quell’epoca la famiglia viveva tra il palazzo della contrada veronese
della Pigna, sua residenza cittadina fin dal Trecento, e le proprietà nella
campagna di San Zenone di Minerbe (circa quaranta chilometri a sud est di
Verona), che specialmente le tre generazioni a cavallo tra Quattrocento e
Cinquecento (Giorgio figlio di Bartolomeo, Guariente figlio di Giorgio e
Orazio figlio di Guariente) avevano contribuito a consolidare e la cui
articolata documentazione costituisce un nucleo numericamente rilevante
all’interno dell’archivio. I Guglienzi, invece, avevano la propria residenza
di città in un cinquecentesco palazzo in piazza Bra a Verona; delle
proprietà di campagna appartenute al padre Giampaolo toccò a Laura
(attraverso il testamento del fratello Leonardo, morto senza eredi) una casa
a corte in località Tarmassia (nell’attuale comune di Isola della Scala,
lungo la direttrice che porta da Verona verso Mantova), che era stata
edificata nel 1574 da un altro Giampaolo Guglienzi ed abbellita nel
Settecento dai fratelli Alessandro, avo di Laura, e Bonaventura. Al primo
piano di questa casa è conservato un armadio il cui interno è suddiviso in
quello di “loculo”, cfr. G. BELTRAMINI – E. DONATI, Piccolo dizionario veronese – italiano, Verona
1980, p. 33.
3
Su Pietro Rotari (1707-1762), che dal soggiorno in Sassonia partì nel 1756 per la sua ultima meta,
Pietroburgo, cfr. M. POLAZZO, Pietro Rotari pittore del settecento veronese in Avesa e la sua valle,
Verona 1987, pp. 481-488. Su Pietro Guarienti cfr. La vendita di Dresda, a cura di J. WINKLER, Modena
1989 e G. CASANOVA, Storia della mia vita, vol. I, Milano 1983, pp. 526 e 736.
6
scaffali contrassegnati da lettere maiuscole; da quasi duecento anni in esso
è conservato l’archivio Guarienti.
Il fondo archivistico accumulato dalla famiglia ha raggiunto nei
cinque secoli della sua esistenza (volendo escludere la documentazione
prodotta dalle ultime tre generazioni) un notevole volume. È difficile
indicare con precisione il numero di carte in quanto assieme alle grandi
pergamene sigillate in ceralacca e agli atti ordinatamente fascicolati si trova
una massa di frammenti cartacei riportanti annotazioni, rimandi, citazioni.
Tuttavia, in un’apposita sezione, si tenterà di fornire un elenco quanto più
possibile preciso dei contenuti.
Il decreto di vincolo della Sovrintendenza Archivistica per il Veneto,
datato 16 giugno 1975, descrive così il fondo documentario e le ragioni che
ne richiedono la tutela e lo studio: “archivio di una delle principali
famiglie della nobiltà veronese, notevole per la continuità delle serie di atti
pergamenacei e cartacei (secc. XV-XIX) e come fonte soprattutto di storia
economica e per la conoscenza della vita privata e pubblica cittadina.”
L’allora Sovrintendente, dott.ssa Maria Francesca Tiepolo, sottolinea poi in
una lettera degli stessi giorni come l’archivio, benché non ordinato e
studiato, sia “conservato con amore e con cura”.
Nel corso degli anni la volontà di trarre informazioni da questa vasta
quanto difficilmente consultabile fonte e il tentativo di aggiornare
coerentemente il progetto originale con il materiale documentario prodotto
in seguito ha spinto alcuni membri della famiglia a modificare l’assetto
concepito dall’ordinatore. Questo da un lato ha portato scompiglio
nell’equilibrio tra i tre aspetti della classificazione (le etichette sui
documenti, le annotazioni sul libro-repertorio e il posizionamento nei
7
cassetti dell’armadio) con l’aggiunta di carte e fascicoli e persino la
creazione di nuovi cassetti; d’altro canto, ha dato l’occasione per mettere in
atto elementari accorgimenti di tutela dei materiali (come la rimozione di
strati di polvere fissatisi con l’umidità, nidi di ragni e tarli). Inoltre
Giuseppe Guarienti (1891-1943), primogenito della quarta generazione
successiva a Benedetto, si è servito dell’archivio per ricostruire alcune zone
lacunose dell’albero genealogico; del lavoro da lui svolto restano varie
annotazioni che in alcuni casi, grazie al loro sovrapporre notizie prelevate
da luoghi diversi, sono risultate rilevanti al fine di ricostruire la rete di
parentele tra le famiglie nominate nei documenti.
Nonostante tutto, ad un primo sguardo l’archivio si presentava come
una congerie di fogli sparsi, fascicoli rilegati o spesso semplicemente uniti
da un’identica etichettatura, rotoli membranacei (alcuni dei quali sono
accompagnati da una sottile striscia di carta recante un sintetico regesto) e
altro materiale di varia natura radunato senza un criterio ordinatore.
Insieme alla massa degli atti di casa Guarienti, che sono non solo il nucleo
originario, ma anche quello numericamente di gran lunga più significativo,
e alle scarse testimonianze relative agli ormai estinti Guglienzi erano
conservate alcune pergamene provenienti da un altro archivio: quello della
famiglia piemontese dei Castelnovo delle Lanze la cui ultima esponente,
Cristina, sposò il già nominato Giuseppe Guarienti nel 1923. Di questi
documenti – e di quelli della famiglia Alciati ad essi unitisi – si parlerà in
un’apposita appendice.
Procedendo in ordine cronologico, le prime annotazioni sono relative
a documenti non presenti nell’archivio, ma visionati e ricopiati in parte o
riassunti; il primo riferimento in assoluto, che rinvia agli “atti Bortolamio
8
quondam Avogadro”, è una “compra di Giacoma Madre di Pietro quondam
Zonta Guarienti di S. Paolo” in data 1 aprile 1379. Questa nota, come altre
successive, segnala la presenza di notizie riguardanti anche rami della
famiglia diversi da quello i cui discendenti avrebbero curato la
conservazione dell’archivio stesso; ciò potrebbe essere avvenuto o per una
tendenza accentratrice del ramo che deteneva la primogenitura, oppure per
confluenza di materiale documentario avuto in eredità da rami estinti della
famiglia.
Queste informazioni, sia derivanti da atti presenti nell’archivio sia
attinte a fonti esterne, sono state utilizzate al momento dell’ordinamento e
successivamente
per
ricostruire
le
prime
generazioni
nell’albero
genealogico della famiglia; in numerosi luoghi del repertorio si può notare
una volontà, parallela all’intento più strettamente archivistico, di
raccogliere dati per una genealogia e per una storia delle generazioni
antiche. A questo scopo sono citate, accanto ai documenti, testimonianze di
altro genere come le opere storiche scritte fino al momento della
compilazione del repertorio.
Spesso citata è la cronaca di Giulio dal Pozzo; nella nota in data 30
settembre 1433, per esempio, si fa riferimento ad uno dei personaggi più
illustri nati dalla famiglia nel medioevo, quel Guariente che a Peschiera fu
creato Cavaliere del Lago dall’imperatore Sigismondo d’Asburgo e la cui
tomba si può ancora vedere nella chiesa di S. Eufemia a Verona:
1433: 30: settembre Istoria di Giulio Pozzo del Colegio di Verona. C.to L n°
54. Guariente quondam Pietro Guariente, dalla Pozza, così denominato dal
anticha contrada nella quale posedeva case e aveva la sua abitazione,
chiamato dalla Pigna. Questi fu creato cavalier con molti altri nobili da
Sigismondo imperatore mentre pasava per il lago di Garda.4
4
Cfr. G. DAL POZZO, Collegii Veronensis iudicum advocatorum doctrina, natalibus, honoribusque
illustrium elogia, Verona 1653, p. 90: “Heroes genuit non singulos quorum unicum Guarientum
9
Anche altre fonti storiografiche hanno lasciato tracce, come in una
nota che rievoca gli scontri tra le truppe veneziane e quelle dei Visconti sul
lago di Garda e la presenza di un membro della famiglia, Pace (più volte
ambasciatore della Repubblica Veneta, zio del già citato Guariente e
sepolto con lui in S. Eufemia), tra i prigionieri:
1439: 24 Lugio Istoria Veronese monumenti. Si perdete Lazize, e furono presi
molti citadini di Verona, cioe Pace della pozza ora detti Guariente.
La vita di Pace Guarienti, figlio di quel Guglielmo che molti
identificano con Guglielmo da Pastrengo, l’uomo politico e letterato amico
del Petrarca e suo ospite a Verona, è strettamente legata alle maggiori
vicende del primo periodo di dominio della serenissima su Verona. Egli,
innanzitutto, risultava ascritto al nobile consiglio della città nel 1408, tre
anni dopo la creazione di tale organo di governo da parte dei nuovi signori;
già nel 1405, del resto, membro del consiglio era stato il fratello Zonta e
nell’anno successivo il di lui figlio Pietro5. E proprio all’inizio di tale
mutamento nell’assetto politico veronese Pace ebbe un ruolo prestigioso, la
partecipazione all’ambasciata dei dodici notabili che annunciarono a
Venezia la resa di Verona. Relativa a questo evento è un’annotazione che il
repertorio trae da una fonte molto spesso citata nelle carte dell’archivio:
l’Istoria di Verona di Girolamo dalla Corte, stampata nel 1596:
1405: Libro 13: Folio 287: Istoria dalla Corte Pase Guarienti uno delli
ambasiatori eletti nella dedicione di Verona alla Serenissima signoria di
Venezia; esendosi per tal effeto soto li 3: lugio radunato il Consilio, ove fù
deliberato che elegesero alcuni nobili gentil huomini.6
quondam, quem Sigismundus Imperator Equitem Pischeriae cum alijs Nobillibus creavit, 30 Septembris
1433.” Per l’opera di Giulio dal Pozzo vedi anche i rimandi agli anni 1509, 1510, 1556, 1624.
5
Cfr., oltre al libretto manoscritto catalogato come C.to T n° 145, A. CARTOLARI, Famiglie già ascritte al
Nobile Consiglio di Verona, Verona 1854, pp. 108 sgg.
6
G. DALLA CORTE, L’Istoria di Verona, Verona 1596. Cfr. anche G. DAL POZZO, Collegii Veronensis cit..,
p. 90 e C. CIPOLLA, Compendio della storia politica di Verona., Mantova 1976, p. 167.
10
Lo stesso Pace – da cui discendono tutti i rami della famiglia ancora
esistenti a Verona – è nominato, come ci dice un appunto posto nel
repertorio tra i documenti del 1450, in una ducale dell’11 ottobre di
quell’anno e in un’altra del 16 luglio 1405.
Del 1517 è un altro riferimento allo storiografo della nota precedente;
sebbene le circostanze storiche siano molto distanti, il ruolo della famiglia
appare molto simile in quanto un Guarienti è tra gli ambasciatori che
riconsegnano formalmente la città di Verona a Venezia dopo la
dominazione imperiale di Massimiliano d’Asburgo:
1517: Istoria dalla Corte libro 19: folio 623: Dodeci ambasiatori a veneziani,
per aver aquistata Verona, tra quelli Gulielmo Guarienti, con comisione di far
l’orazione a sua Serenità.7
Altra opera storica citata è quella di Torello Saraina; al foglio 133 del
repertorio, sotto un promemoria che indica come l’appunto sia da ricopiarsi
al verso del foglio 170 (relativo infatti all’anno 1550), è ricordato come
Marco Guarienti fosse Sindaco e Provveditore di Verona nell’anno della
stesura delle Historie:
1550 Marco Guariente fu sindico, e proveditore nella Comunanza nel tempo,
che Torello Saraina scrisse l’istoria de Scaligeri, come si puo vedere dal suo
libro nel fine, quale dice nel finir; perciò che il principio e fine di queste mie
fatiche sono stati filioli di pocco tempo conceti e partoriti soto il regimento
delli magnifici meser Giacomo de Cavalli delle due leggi dottor e meser Marco
de Guarienti della Comunanza di Verona sindici e proveditori dignissimi.8
7
Anche in A. DE CAROLIS, Istoria della città di Verona sino all’anno MDXVII divisa in undici epoche,
Verona 1796, VII, p. 282 sgg.: “Liberata intiereamente la città dal dominio straniero, fu il primo studio
dei Veronesi quello d’inviare una solenne deputazione a Venezia per congratularsi in speciosa forma dei
fausti successi della guerra, e della pace; e in ispecial modo per la ricuperazione fatta della nostra città e
provincia.(...) Al decoroso e importante uffizio furono eletti il Marchese Gio. Filippo Malaspina, il Conte
Galeotto Nogarola, il Conte Agostino de’ Giusti, il Conte Gio. Francesco Bevilacqua; poi gli eccellenti
Dottori Girolamo Bravo, Guglielmo Guariente, Gabriele Pellegrini, Pierfrancesco di Bra; ed in carattere,
come si diceva di laici, Francesco Bajaloto, Francesco da Brenzone, Leonardo da Lisca, e Carlo de’
Cavalli.” E G. DAL POZZO. Collegii Veronensis cit.., p. 91. L’opera di G. Dalla Corte, la fonte
storiografica più citata nel repertorio, compare anche alle annate 1504, 1509, 1512, 1513, 1552, 1556.
8
T. SARAINA, Le historie e fatti de’ Veronesi nelli tempi d’il popolo et signori Scaligeri, Verona 1542, p.
35.
11
Esso Marco kavalier fù proveditor C.to T n° 145 nelli anni 1532: 1536: 1542:
1545: 1550: 1554: 1561: et ibi vegonsi altre cariche come orator in Venezia
per diverse cause et altre cariche.9
Sempre tra gli appunti riguardanti l’anno 1550 si trova un riferimento
ad un’altra famosa opera storiografica del sedicesimo secolo, la
Descrittione di tutta l’Italia scritta in quello stesso anno dal bolognese
monaco benedettino Leandro Alberti, che elenca i Guarienti tra le famiglie
notabili di Verona:
1550: 19: Genaro. Fra Leonardo [sic] Alberti che fece la dedicatoria a Erico
re di Francia nella discrecione di tutta l’Italia, a carta n° 458: tergo
discorendo di Verona, tra le nobili et antiche familie di essa città numera anco
quella de Guarienti.
Ma se quelli finora riportati sono solamente passi citati da fonti
storiche, in altri luoghi è l’annotazione stessa a creare la fonte; e anche
senza esaminare il documento cui essa fa riferimento, che talvolta non è
neppure contenuto nell’archivio ma solamente menzionato, si possono
trarre informazioni relative alle vicende dell’anno o limitate istantanee di
ciò che si poteva osservare nella Verona del tempo. In alcuni casi, per
esempio, sono riportate iscrizioni tombali che si trovavano (e solo in parte
si trovano ancora) in chiese veronesi. Un esempio è la trascrizione
dell’epitaffio di Angela Guarienti Guidotti, sepolta nel 1562 in S. Fermo
Maggiore:
1562: 29: dicembre Inscrizione nel sepolcro a mano destra della porta verso
mezogiorno, nel muro in S. Fermo Maggiore. Angelae Guarientae Matronae
Summis animi fortunae corporisque dotibus ornatiss: uxori incomparabili
Filippus Guidotus mestissimus P. C: vixit annos 59: objt 1562: 4°: Kalendas
decembris. Al canton una volpe in piedi, con fassia; versso la porta l’arma
Guarienti; e sopra alla detta 2: arme, in mezo in un rotondo, il nome di Giesù
con croce.10
9
Cfr. A. CARTOLARI, Famiglie già ascritte cit.., parte seconda, p. 226.
Per questo sarcofago pensile, ancora visibile, salvo l’erronea indicazione del nome del defunto (Angelo
anzichè Angela) cfr. G. BENINI, Le chiese di Verona. Guida storico – artistica, Firenze 1988, p. 112.
10
12
E un altro è l’iscrizione funebre di Camilla Lanfranchina Guarienti,
sepolta nel 1624 in S. Zeno in Monte:
1624: Nella chiesa di S. Zeno in Monte della Congregazion Somaca.
Inscrizione sopra la sepoltura apresso l’altar di S.ta Croce, e gradini dell’altar
maggior. Tumulus D: Camille Lafranchine Vxoris Perill: D. Francisi
Guarienti Equitis Sac: Religionis S. Stefani.11
Queste testimonianze, anche se raccolte allo scopo di fornire un
affresco della presenza della famiglia nella vita cittadina attraverso i secoli,
finiscono ovviamente per essere anche fonti per la storia del tessuto urbano
e, quando sono inserite nel proprio contesto, parlano anche della vita di
Verona. Nel 1765, per esempio, in occasione di una visita a San Zenone di
Minerbe del vescovo di Verona Niccolò Giustiniani, fu “levata
arbitrariamente” e “posta in Sacrestia” un’antica pala d’altare dedicata da
un membro della famiglia nel quindicesimo secolo. Questo evento fornisce
l’occasione per lasciare sulla carta una traccia di quella visita pastorale e
ricordare la presa di posizione che portò l’arciprete di San Zenone a
prendere le parti dell’antipapa Vittore V (Ottaviano Monticelli) contro
Alessandro III12:
1765: 18: ottobre Atti Vescovado in visitazione C.to O n° 87: Folio 4: Decreto
del vescovo Giustiniani aciò sij trasportato fuori di chiesa il batisterio quale fù
soto il portico di ragion del paroco in ottobre 1768: Sopra tal pietra del
batistero da un lato l’arma della città nel scudo un rotondo con iscrzizione
[sic]. Vedi visita 1654: 20 dicembre e 1707: Nota che dall’anno 1170:
incominciò l’arciprete della pieve di S. Zenon ad oporssi ad Alesandro 3°
portando la parte di Octaviano pseudo papa duro sino 1179: circa il qual anno
mori il papa, e per tal difesa si lamentò il papa.
11
L’iscrizione è citata anche in G. DAL POZZO. Collegii Veronensis cit.., p. 91.
Il riferimento ad Alessandro III è esplicito, mentre quello a Vittore V fa nascere forti dubbi
sull’attendibilità di questa nota: se le parole “Octaviano Pseudo Papa” fanno certamente pensare ad
Ottaviano Monticelli che fu eletto in opposizione ad Alessandro III, la data del 1170 non è accettabile in
quanto Vittore V fu pontefice dal 1159 al 1164, mentre l’antipapa del 1170 era Callisto III (1168 – 1179).
Questo errore è certamente da attribuirsi ad una svista dell’estensore della nota, che probabilmente citava
a memoria o non disponeva di fonti attendibili. Per le cronologie, cfr. B. PLATINA, Le vite de Pontefici,
Venezia 1663, p. 324 sgg. e A. CAPPELLI, Cronologia, cronografia e calendario perpetuo, Milano 1988.
12
13
Anche delle due precedenti visite citate nella nota è rimasta traccia
nelle relative annate del repertorio; al 1707, in particolare, è detto in un
linguaggio meno comprensibile del consueto:
1707: Visita del vescovo di Verona nel qual tempo si ordino sia diviso il
batistero e li 18: febbraio si formò decreto per S. Carlo e restò sospesi li due
confessionarj il portatile di S. Carlo si facia l’altar garbo si sopraintenda al
legato. Fù acetato alla porta da marchesi Guarienti in chiesa il parocho.
A quale intervento architettonico si faccia riferimento non risulta
certamente chiaro, ma l’accento è inequivocabilmente posto sul fatto che il
vescovo in visita sia stato ricevuto dai marchesi Guarienti.
Ciò che risulta dalle vicende che si possono prendere in esame è che il
significato della sepoltura monumentale in chiesa come riflesso non solo
della devozione del defunto, ma anche del ruolo preminente rivestito dalla
famiglia in seno alla comunità fosse tenuto in grande considerazione.
Cinquant’anni dopo la visita pastorale citata, il 25 dicembre 1757,
Benedetto Guarienti – lo stesso la cui grafia si può leggere in alcune note
degli ultimi anni – avrebbe ottenuto “licenza di sanità per romper il
pavimento” della stessa chiesa di San Zenone allo scopo di “far il sepolcro
a sua Madre Francesca Rotari.” E sarebbe stato ancora Benedetto a curare
tra la fine del 1769 e l’inizio del 1770 una causa contro i Padri della chiesa
di S. Eufemia allo scopo di salvare il sepolcro quattrocentesco della
famiglia. La vicenda, che vede la decisione affidata all’autorità del già
citato vescovo Niccolò Giustiniani, è riassunta in tre note la prima delle
quali (28 dicembre 1769) riporta che
li padri fecero istanza che da esso monsignor vescovo fosse decretato, che da
quale si aspeta della familia Guarienti, sopra il sepolcro fossero scarpelate le
scolture che rilevano, e resa la lapide eguale a terra per esser d’incomodo, e
pericolo nelle funzioni ecclesiastiche.
14
Il vescovo si riservò di pronunciarsi in una visita successiva, dopo
aver esaminato gli atti relativi al sepolcro tra i quali Benedetto presentò il
Testamento del soldato Guariente Guarienti13 dell’anno 1439: 24 genaro atti
Novarini, e questo per consservar il jus di sua familia.
Il decreto vescovile giunse il 27 gennaio 1770 e con esso fu ordinato
che la tomba non dovesse essere alterata
ne nelle sculture, ne arma, ne posseso, e se in contrario professasero debiano
procedere servatis servandis. citatis citandis.
Per la storia locale sono interessanti anche altre notizie, dai decreti in
materia di sanità del 1769 all’incendio che nella notte tra l’8 e il 9 luglio
1763 (“1763: 8: Lugio, venendo 9:”) distrusse un fabbricato di Antonio
Guarienti a San Zenone di Minerbe alla “Compatata14 tra Città, e arte
della Lana” del gennaio 1728 per il diritto di “estraer lana dal teritorio”15.
Più colorita è una nota in data 21 marzo 1692, che rileva come le
acque per l’irrigazione gonfiate dalle piogge superassero spesso gli argini
sommergendo le terre circostanti:
1692: 21: Marzo C.to S n° 133 B Folio 38: Parte de capitoli Bevilaqua che la
verità, che le sole aque naturali antiche, e solite della Rabiosa, che nella stessa
cadono superiormente al Castello della Bevilaqua, sono tali, e tante, che nel
tempo di piogia ne sormontano li argini, si difondono sopra le campagne, anco
di casa Bevilaqua, e s’avanzano nel Castello in altezza tale, che rende
particolarmente inabitabili li luoghi tereni dello stesso Castello. Lo stesso
danno ricevono li poveri abitanti della Bevilaqua.
Ma talvolta sono anche eventi molto più grandi e drammatici a trovare
un’eco nelle vicende della famiglia e una testimonianza nell’archivio. La
peste del 1570 convinse i fratelli Francesco, Alessandro, Pietro e Giacomo,
figli di Pace Guarienti, a dettare un testamento che nel caso di morte di uno
o più tra loro avrebbe indicato come eredi i sopravvissuti; e, quasi due
13
14
Lo stesso Guariente figlio di Pietro che nel 1433 fu nominato Cavaliere del Lago, cfr. nota 4.
Per il termine cfr. S. BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, Torino 1961, vol. 3, p. 398.
15
secoli dopo, il passaggio delle armate austriache, le “truppe alemani”
citate in una nota del 23 novembre 1735, avrebbe portato danni alla corte e
l’incendio di un fienile nella proprietà di Benedetto Guarienti in San
Zenone di Minerbe.
In alcuni casi le annotazioni delineano la trama di complesse vicende,
spesso estremamente intricate e destinate a protrarsi per tempi che possono
sembrare inverosimili. Ne è un esempio il processo per le eredità Cozza,
protrattosi attraverso due secoli e capace di produrre diverse centinaia di
fogli nella sua interminabile storia giudiziaria; e alcuni episodi hanno quasi
un sapore romanzesco come nel caso di una nota relativa al 1757. In
quell’anno il processo riporta all’attenzione il ritrovamento, risalente al
1735, di un cadavere nelle scuderie del duca di Guastalla (il documento
ufficiale, riportato, recita: “Hac mane inventus est mortuus quidam Homo
in scuderia Serenissimi Ducis et habita noticia de eius Cristiana Religione
sepultus est in hac Inssigni Coleggiata S. Petri.”).
E la documentazione raccolta per dimostrare l’identità del cadavere
apre una pittoresca finestra su immagini di vita di strada nel ’700. Nei
ricordi dei testimoni il defunto Giambattista Cozza è descritto come “di
statura alta gentile, o sia scarno in vita naso aquilino sotile lungo, di pelo
scuro malamente vestito”; era un uomo affetto da manie di persecuzione16,
continuamente in fuga, come egli stesso sosteneva, “per timore che suo
fratello prete lo facesse legare da Sbiri”. Questa ossessione era tale da
condurre il fuggitivo veronese a trasferirsi, di notte e in abiti poco
convenienti al vagabondaggio, dall’ospitale di Luzzara che fino a quel
15
Cfr. annotazioni al foglio 504, al verso del foglio 496 e al foglio 465 del repertorio.
Un’altra indicazione sulla natura delle ossessioni del Cozza, oltre a quella citata poco più avanti, è
contenuta in una testimonianza: “avendolo sentito parlar in modo come spaventato guardandosi or in
qua, or in là senza motivo”.
16
16
momento l’aveva accolto alla vicina Guastalla; e nella nuova dimora, la
scuderia ducale, Cozza “viveva di quello li veniva soministrato per carità
da chi cola serviva”. Sul fatto che quell’uomo fosse preda della follia, del
resto, nessuno sembrava avere dubbi: c’era chi lo definiva “mentecato” e
chi “deficiente di giudizio”, ma un testimone si dilungò su questo punto
narrando che
aveva il cervello stravolto, e specialmente ne tempi di luna avendolo veduto
con altri in Luzara a far tra di lui diverssi ati senza parlar ora pensoso ora fra
se rideva, ora andava fuori dall’ostaria, e tosto ritornava, ora beveva con
bichier, e senza dir altro andava fuori, ora compariva malinconico, e
istantaneamente giulivo, e incontratolo per strada lo salutò per nome, quel
rispose, che non gl’inportava niente, e
doppo pochi passi ritorno indietro, forsse con intenzione di parlarli, e quando
fù vicino lo guardò in facia, e senza dir altro li voltò la schena.
Nell’ottobre del 1735 diverse persone videro“levar da becamorti” un
cadavere nelle scuderie ducali; nessuno potè osservare da vicino il volto del
defunto, ma tutti furono certi che si trattasse del folle vagabondo veronese,
passato dallo stato di ricco possidente ad un’anonima sepoltura:
e vidi un cadavere acompagnato da pochi preti, e lipare della Compagnia
della Morte, quale veniva portato dalla porta della strada Conzaga dove si
volta per andar alle scuderie ducali, e seguitava verso il duomo.
Esiste dunque una grande varietà di toni nelle informazioni estraibili
dai documenti dell’archivio: dalla bolla papale alla transazione tra privati,
dalla lettera ducale alle deposizioni dei frequentatori di un’osteria, molti
particolari di un periodo ampio come quello tra la fine del medioevo e il
tramonto del sistema feudale possono confluire in un archivio di famiglia.
Ed è conseguentemente ampio lo spettro di discipline che possono trarre
dati – magari di modesta entità – da questa fonte: la storia economica,
agraria, politica, giuridica, sociale, religiosa. La sola raccolta dei bandi
settecenteschi della Repubblica Veneta, formata con il fine certamente non
17
del collezionista ma dell’amministratore di beni soggetti a tali bandi, è
testimonianza dei provvedimenti presi contro i predoni, i cani rabbiosi, le
infezioni bovine e inoltre in materia di dazi, indulgenze, cambi e ogni altro
argomento.
Un ultimo settore di testimonianze, che risulta evidente per la mole
d’informazioni che ha tramandato, è quello relativo alle indagini
genealogiche. Lo stesso Benedetto Guarienti – il cui ruolo nella “vita”
dell’archivio si è visto emergere più volte – fu membro dell’Accademia
Filotima di Verona e accumulò decine di alberi genealogici delle principali
famiglie venete, ne compilò molti personalmente con i risultati delle
proprie ricerche e raccolse diversi testi di storia locale e genealogia; in
questo fu seguito a metà ’800 dal nipote Giuseppe e negli anni venti del
’900 dal già nominato nipote e omonimo di questo.
18
1.2 Il repertorio settecentesco di Benedetto Guarienti.
Come è stato detto, alla fine del diciottesimo secolo il fondo
documentario, che si era venuto a formare con uno spontaneo processo di
accumulo attraverso le generazioni, fu dotato di un ordinamento che,
inserito nel contesto dell’epoca che l’ha concepito, appare ancora oggi
valido e ragionato; esaminando le annotazioni programmatiche dell’autore
e la forma definitiva del repertorio stesso e confrontando il tutto con una
proposta di sistemazione attuale è possibile riconoscere i meriti e i limiti di
tale progetto.
Si deve innanzi tutto cercare di determinare l’autore e il committente
(o forse, come si vedrà, gli autori e i committenti) del lavoro; in questo gli
unici aiuti sono dati da un foglio sparso recante indicazioni metodologiche,
dal confronto tra le grafie che hanno contribuito alla stesura degli elenchi e
dai dati biografici delle persone coinvolte.
Se il passo già citato in precedenza, posto in calce all’annotazione in
data 15 maggio 1774:
Questo scritto è di mio padre Benedetto. Tutto il resto è carattere di un suo
servitore Antonio Grameg[o.] Giacomo Guarienti figlio di Benedetto,
prosiegue il repertorio 1. ottobre. 180[
sembrerebbe rivelare già tutte le informazioni necessarie, ad un’indagine
più approfondita emergono elementi contrastanti con questa versione.
Il primo e minore di tali elementi è un fascicolo di dieci fogli intitolato
“Prospetto degli istromenti in pergamena che ritrovansi nell’archivio della
nob. famiglia Guarienti alla Pigna”; in esso ogni foglio è contrassegnato
con una lettera maiuscola e sotto ogni lettera sono elencati, ognuno con il
19
proprio numero, i rotoli membranacei archiviati nel relativo scomparto
dell’armadio. La grafia di queste pagine, come la carta utilizzata, è
differente dalle altre che compaiono nel repertorio e ciò potrebbe portare ad
ipotizzare che si tratti di un’aggiunta posteriore al progetto iniziale o di un
rifacimento, ma proprio le lettere testimoniano la contemporaneità del
fascicolo e dell’ordinamento: infatti, la mano è la stessa che ha scritto i
codici di classificazione sul dorso dei documenti e l’inchiostro, che ha
lasciato spesse incrostazioni cristallizzate nel solco dei tratti più calcati,
appare di un’identica sfumatura.
A rendere ulteriormente complessa l’individuazione dei committenti e
degli estensori del repertorio contribuisce poi un foglio sparso vergato in
una grafia ancora differente dalle altre; su una facciata di questa nota, che
assomiglia ad un preventivo per il lavoro commissionato, è scritto
Promemoria pel
nobile signor conte Luigi Guarienti
alla Pigna.
e, sul retro,
Metodo
per la faccitura dell’archivio dei nobili conti
fratelli Guarienti alla Pigna
Primo: l’albore gentilizio della famiglia esattamente giustificato.
Secondo: saranno cattasticati tutti i rotoli che abbraciano istromenti del 800.ca
e tutti gli istromenti di qualunque genere sparsi per i libbri e processi
dell’archivio, e questi tutti diversi di secolo in secolo, e poscia ordinati per
cronologia de’ tempi, procedendo i più remoti tempi sino al presente,
citandone il calto17, ed il numero dei rotoli, ed il mazzo, e se sono libri,
citandone le pagini ed il numero del processo.
Terzo: il cattastico di cadaun’istromento comprenderà l’anno, il mese, il
giorno, gli atti del notajo, la qualità del contratto, da chi stipulato, e con chi,
la pezza di terra, casa, o altro il quantitativo de’ campi, la pertinenza, la
17
Cfr. n. 2.
20
contrà, il prezzo, ed i patti, se ve ne fossero, lo stesso intendendossi di
qualunque altro istromento, individuato sempre coll’istesso metodo.
Quarto: a fine di facilitar al ritrovamento d’ogni istromento, seguirà altro
cattastico o repertorio, dei processi e rotoli, disposti per ordine di alfabeto con
il di loro respettivo numero; e pagine del cattastico generale, ove trovasi
sommariamente descritti i contratti.
Quinto: seguirà altro cattastico di tutti i disegni individuati, a norma dei
disegni medesimi e con tutte quelle particolarità dinotanti l’uso delle acque
supplicate dai disegni stessi apparenti, e respettivi confini.
Sesto: si formerà nel repertorio alle resppettive lettere delle divisioni, e
testamenti, un’accurato indice, con la sua epoca, e pagine del cattastico ove
sarà nominato, onde viemagiormente facilitare il ritrovamento di questi, o
quelli.
Con il sovraesposto si è divisato d’intraprendere per formar il presente
archivio, riservandosi a quelle modificazioni, od aumenti, e divisioni, che sarà
per dispporre il nobile signor conte Luigi Guarienti, a seconda delle sue
volontà.
Fermo il sopraesposto e non avendo riguardo di qualche spesa maggiore, il
preponente s’impegna di formare altro apposito Repertorio diviso per cadauno
Stabile posseduto citando in questo, i numeri, e pagine del Processo nonchè
quelle del Cattastico Generale.
Da un esame di tutti gli alberi genealogici, tanto coevi quanto attuali,
risulta che l’unico membro della famiglia indicabile all’epoca come
“nobile signor conte Luigi Guarienti” era Luigi Agostino, decimo figlio di
Benedetto. Questo dato, però, è del tutto inconciliabile con la successione
cronologica dei fatti.
L’ultima nota apportata al repertorio dalla mano che l’ha iniziato è
datata 12 giugno 1770 ed è il Battesimo di Orazio e Andrea18 filio di
Benedetto Guarienti e di Laura Guglienzi sua consorte, mentre in tutte le
successive sono riconoscibili le grafie di Benedetto e di Giacomo
Guarienti; ed essendo Benedetto morto il 18 gennaio 1776, a quella data il
repertorio doveva già esistere. Dunque la redazione del lavoro deve essere
18
Il nome di questo figlio è Orazio Andrea, ma nelle annotazioni del repertorio i due nomi di una stessa
persona sono spesso separati da una “e”.
21
datata tra queste due date e verosimilmente non molto dopo la prima (il
1770): da qui in poi, infatti, le note si fanno più sporadiche e meno
sistematiche, molto simili ad aggiunte ad un progetto già concluso. Ma
Luigi Guarienti, cui sembra essere indirizzato il promemoria del metodo
per la faccitura dell’archivio, era nato il 20 giugno 1775; è dunque
comprensibilmente difficile indicarlo come committente di un’opera
realizzata al più tardi sei mesi dopo la sua nascita.
Le ipotesi per ovviare a questa incongruenza sono a mio parere tre. La
prima è l’esistenza di un altro Luigi Guarienti, appartenente alla
generazione di Benedetto, cui sarebbe da attribuire la committenza; ma
questa teoria mi sembra da scartare per l’unanime assenza di questo nome
da tutte le altrimenti dettagliatissime fonti antiche e moderne. La seconda
possibilità, che sembrerebbe la più verosimile se non si prendesse in
considerazione la frase
Con il sovraesposto si è divisato d’intraprendere per formar il presente
archivio, riservandosi a quelle modificazioni, od aumenti, e divisioni, che sarà
per dispporre il nobile signor conte Luigi Guarienti,
è che il foglio non sia altro che una copia ottocentesca di appunti
precedenti. Non sussistono, infatti, ragioni che vietino di pensare che il
preventivo degli anni settanta sia stato ricopiato in quanto deteriorato o per
il semplice timore che andasse perduto; anzi, il fatto che non ci sia giunto
un metodo relativo all’ordinamento conosciuto e ad esso coevo
testimonierebbe a favore di quest’ipotesi. Si potrebbe inoltre notare che
Luigi, essendo il penultimo degli otto figli giunti all’età adulta e non
avendo discendenti, difficilmente avrebbe avuto diritto a disporre “a
seconda delle sue volontà” dell’archivio di famiglia.
22
La terza ipotesi è che l’annotazione esaminata sia relativa ad un
ordinamento voluto da Luigi e dai fratelli, dunque ad un progetto
successivo a quello commissionato da Benedetto; ma se non si vede la
necessità di ripetere un lavoro già svolto in modo soddisfacente pochi anni
prima, si potrebbe considerare che non tutti i punti del metodo sono
realizzati nell’ordinamento settecentesco. Inoltre, il secondo punto sembra
fare riferimento a documenti ottocenteschi e, dunque, ad un aggiornamento
del progetto ordinatore; anche se di questo secondo ordinamento non è
rimasta traccia, nulla ci vieta di ipotizzare che esso sia stato commissionato
senza essere poi realizzato. Questa teoria, tra l’altro, giustifica
l’incongruenza tra l’indicazione fornita da Giacomo Guarienti (un servitore
di Benedetto come autore del repertorio) e l’impressione che si ricava dal
metodo, cioè che si sia trattato di un lavoro commissionato ad un
professionista esterno.
Considerando quindi il metodo come effettivamente relativo in parte
all’ordinamento d’archivio già svolto e in parte ad un aggiornamento –
peraltro mai realizzato – rispettoso delle norme all’origine del progetto, è
utile passare ad esaminare i punti in cui esso è articolato per valutare
l’aderenza dei risultati al progetto stesso.
Per quanto riguarda il primo punto, l’albore gentilizio della famiglia
esattamente giustificato è certamente da identificarsi con una bella e ampia
pergamena non squadrata: su di essa è tracciato un albero genealogico la
cui grafia è la stessa di quasi tutto il repertorio. L’ultima generazione
indicata nella prima fase di stesura è quella dei figli di Benedetto, mentre le
tre seguenti (che giungono fino agli inizi del Novecento) sono state
aggiunte da mani diverse. I membri delle prime dodici generazioni sono
23
contrassegnati da un numero progressivo - riportato accanto al nome stesso
dove esso è citato nel repertorio - atto ad individuare univocamente la
persona anche in casi d’omonimia.
Il secondo punto rappresenta il nucleo della struttura del repertorio:
tutti gli atti presenti nell’archivio (e anche alcuni pertinenti consultati in
archivi esterni) sono stati esaminati e, una volta catalogati, hanno avuto
regesti disposti in ordine cronologico. Ogni documento a sé stante e ogni
fascicolo sono individuati dalla lettera del calto e da un numero; se il
documento è contenuto in un fascicolo, la catalogazione prevede la lettera
del calto, il numero del fascicolo e il numero del foglio.
Il terzo punto entra ancora di più nello specifico dell’ordinamento
elencando i dati che formano ogni regesto; tra questi è fissa l’indicazione
dell’anno, del mese e del giorno, il resto è variabile. Generalmente è
indicato il nome del notaio estensore dell’atto oppure - nel caso si tratti di
un documento esterno all’archivio – del fondo in cui esso si trova. Segue la
specificazione della natura dell’atto (locacion, testamento, permuta, dotte,
compra, ecc.) e i contraenti, poi tutte le informazioni relative a ciascuna
materia: la descrizione delle quantità, qualità, confini e caratteristiche della
pezza di terra se si tratta di una compravendita, l’elenco degli oggetti e del
denaro e le condizioni d’assegnazione se si tratta di una dote, le spartizioni,
i lasciti e le istruzioni per la sepoltura in caso di testamento.
Il quarto punto, non chiarissimo, potrebbe forse riferirsi ad un
fascicolo a sé stante, già nominato in precedenza e intitolato “Prospetto
degli istromenti in pergamena che ritrovansi nell’archivio della nob.
famiglia guarienti alla Pigna”: in esso sono cattasticati i soli rotoli
membranacei, descritti specificandone lettera del calto, numero del calto,
24
giorno, mese, anno, nome e cognome del notajo, numero della pagina del
repertorio grande, osservazioni. È questo, tra l’altro, il documento che ci
indica (nelle osservazioni ai rotoli catalogati come C.to E n°30 e C.to E
n°32) come già ai tempi dell’ordinamento qualche rotolo fosse troppo
logoro perché se ne potesse leggere esattamente la data e il contenuto. Altra
ipotesi è che il quarto punto alluda alla sezione, posta a pagina due del
repertorio, che costituisce l’indice dei procesi: in essa i documenti e i
fascicoli sono elencati in ordine alfabetico secondo l’argomento (per
esempio acque), la tipologia dell’atto (aquisto, decime, criminal processo,
dotte, ducali, ecc.), i cognomi dei contraenti (Bevilacqua, Brenzon, Maffei,
Nichesola, Rotari, ecc.) o i luoghi (Minerbe e San Zenon soprattutto).
L’utilità di questo sommario è limitata dall’assenza di riferimenti alle date
o alle pagine del repertorio, ma questa mancanza si deve imputare alla
natura di tali procesi: in molti casi si tratta di voluminosi fascicoli
comprendenti fogli prodotti in diverse date ancorché riconducibili alla
stessa azione giuridica.
Entrambe le ipotesi d’individuazione, tuttavia, non rispondono in
modo soddisfacente al dettato del quarto punto del metodo: infatti, in esso è
specificato il rimando a “pagine del cattastico generale, ove trovasi
sommariamente descritti i contratti”. Questa non aderenza al modello dei
dati giunti ai nostri giorni potrebbe avvalorare la teoria di un secondo - mai
realizzato – ordinamento dell’archivio.
Anche il quinto punto (il “cattastico di tutti i disegni”) costituisce
un’incongruenza con l’ordinamento osservabile oggi: non solo non è
pervenuta alcuna catalogazione dei disegni, ma non si può neppure provare
che essi siano mai stati raccolti. È ovvio, tuttavia, che il semplice rilevare
25
come le mappe siano giunte sparse all’esame non costituisce neppure prova
contraria ad un ordinamento.
Il sesto punto, poi, fa riferimento non molto chiaramente a
“un’accurato (sic) indice, con la sua epoca, e pagine del cattastico ove
sarà nominato” alle “lettere delle divisioni, e testamenti”. Se si tratti di un
indice di persone, di beni o altro non è specificato e, del resto, nessuno
degli indici pervenuti sembra corrispondere a questo accenno.
Anche l’impegno finale a “formare altro apposito repertorio diviso
per cadauno stabile posseduto”, impegno subordinato ad una spesa
maggiore, non è stato, a quanto ci è dato di sapere, rispettato.
La
difformità
degli
ultimi
punti
programmatici
rispetto
all’ordinamento archivistico oggetto di studio sembrerebbe avvalorare
l’ipotesi che il metodo si riferisca ad un progetto d’aggiornamento mai
realizzato, ma i dati sono insufficienti per consentire una decisa presa di
posizione in questo senso.
È dunque bene concentrare l’indagine sul repertorio nella forma in cui
esso si offre effettivamente allo studio. Il cuore e centro concettuale
dell’archivio è un grosso libro rilegato in pergamena con legature di corda
visibili al dorso le cui dimensioni sono circa 310 x 225 x 95 mm; esso è
composto da due fogli bianchi iniziali e 517 fogli numerati cui seguono
numerosi altri fogli inutilizzati. Il primo foglio scritto è occupato
dall’indice generale, mentre il foglio due contiene il già citato indice dei
processi ordinati per argomento; al foglio otto segue un elenco delle
“ricevute o bolete” ordinate alfabeticamente per nome dei soggetti
coinvolti, luogo o, più raramente, ragione del documento (p. e. “Messe per
quondam reverendo Cozza”).
26
La sezione che si apre a pagina undici è particolarmente interessante
in quanto fornisce già ad un esame superficiale un’idea della disposizione
geografica degli interessi della famiglia: questo indice riguarda infatti i
“luoghi nominati nell’istrumenti”, disposti ovviamente in ordine
alfabetico, con indicazione dei fogli che ad essi fanno riferimento. Le zone
più coinvolte dagli sforzi di radicamento nel territorio attuati dalla famiglia
nei secoli di formazione dell’archivio sono essenzialmente, come si è visto
nel capitolo precedente, tre. Una, ovviamente, Verona: non solamente nella
contrada della Pigna, ma anche in altre zone del centro il progetto di
mantenere e migliorare uno spazio d’inserimento nel tessuto cittadino ha
accompagnato tutta la storia della famiglia ed è tuttora riconoscibile. La
seconda zona di particolare interesse è quella di Valeggio sul Mincio e di
Borghetto, al confine con l’odierna provincia di Mantova; le proprietà in
questo territorio, dopo quattrocento anni di permanenza, sarebbero state
smembrate alla morte del marchese Ludovico Guarienti nel 1859. Infine, il
gruppo di contratti numericamente più rilevante è quello che riguarda
Minerbe e San Zenone, zona che vide accentrarsi gli sforzi d’espansione
della famiglia soprattutto tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo.
La sezione che si apre a pagina quattordici, “famiglie che anno auti
affari colla famiglia Guarienti”, ha una struttura identica a quella
dell’indice precedente, ma riguarda le famiglie anziché i luoghi. È forse
scontato sottolineare come molte famiglie nominate in queste pagine
(Bevilacqua, Brenzone, Buri, Canossa, Chiodo per citarne alcune) si
sarebbero prima o poi congiunte ai Guarienti: in una struttura sociale poco
aperta agli scambi esterni come quella cui apparteneva il Nobile Consiglio
di Verona è normale ritrovare più volte incroci matrimoniali in un ristretto
27
numero di famiglie. Questo frequente ritornare di alcuni nomi all’interno
degli archivi aumenta notevolmente la reperibilità d’informazioni relative
ad alcuni gruppi famigliari e la creazione di un indice permette un accesso
diretto ai documenti ricercati. In questa sezione sono inseriti anche altri
soggetti (Comune di Minerbe, Santa Congregazione) assimilati nell’ordine
alfabetico alle famiglie.
A pagina ventisette inizia l’indice delle dotte diversse organizzate per
cognome della sposa; si ritrovano qui non solamente le carte dotali delle
nate Guarienti e delle donne entrate nella famiglia con il matrimonio, ma
anche documenti riguardanti proprietà che poi sarebbero state oggetto di
commercio o dispute.
L’ultimo indice, che ha inizio al foglio cinquantaquattro, riguarda i
testamenti: in ordine alfabetico, come di consueto, anche se quelli di casa
Guarienti precedono quelli delle altre famiglie in testa alla pagina.
La pagina contrassegnata con il numero cinquantotto segna l’inizio
della catalogazione vera e propria, che si conclude a pagina cinquecentosei.
I criteri utilizzati nell’archiviazione, che sono già stati descritti, sono nel
segno di una notevole precisione e certamente costituiscono un’ottima base
per svolgere un lavoro aggiornato sul materiale documentario: tenendo
infatti salvi i principi che troviamo applicati, non sono molte le modifiche
davvero utili in un ammodernamento per favorire la fruibilità dell’archivio.
A parte la ricollocazione (che è stata portata a termine nella lunga fase di
preparazione del materiale a questa indagine) dei documenti nell’ordine
creato con il repertorio settecentesco, l’individuazione delle parti disperse
(in parte, come si vedrà, attuata), l’analisi (oggetto principale di questo
studio) delle fasi costitutive e dell’ambiente storico che ha prodotto
28
l’archivio, il passo successivo e decisivo da intraprendere è l’apporto
fondamentale che le tecnologie informatiche possono fornire alla ricerca
sulle fonti: l’enorme massa d’informazioni – che può in alcuni casi essere
evidentemente utile, in altri rivelare inaspettatamente la propria ricchezza –
deve essere trasferita sul supporto informatico per aprirsi ad un numero
virtualmente infinito di indici, criteri di ricerca, ordinamenti e messa in
relazione dei dati.
Il primo tentativo, che getta solamente un limitato sguardo
dimostrativo sulle possibilità offerte da queste applicazioni della tecnologia
alla ricerca storica, è stato realizzato per suggerire una versione che si
vuole semplicemente definire aggiornata del repertorio curato alla fine del
diciottesimo secolo da Benedetto Guarienti.
29
1.3 Un breve sguardo monografico: la lotta ai malefactores in due
ducali di fine Settecento.
Alla fine del Settecento la Repubblica Veneta, come molti altri stati,
viveva ancora in una dimensione di rapporti sociali ed economici che,
soprattutto nelle campagne, non aveva visto radicali evoluzioni rispetto a
quella dei secoli precedenti: la consuetudine e la lentezza nello sviluppo,
eredità di stampo feudale così fortemente connaturata alla vita rurale e alla
proprietà fondiaria, facevano sì che nei metodi di gestione delle risorse,
nelle leggi, nell’impostazione stessa dei rapporti umani il mutamento fosse
assai lento e faticoso.
Un aspetto evidente di tale inerzia era il ruolo di forte preminenza
mantenuto, ancora alle soglie dell’età contemporanea, dalla classe dei
proprietari terrieri che, pur non disponendo di estensioni di terre
paragonabili ai latifondi di altre aree d’Italia, restava ancorata alla difesa
dei privilegi acquisiti e consolidati attraverso il lungo gioco dei
conferimenti feudali, del rafforzamento all’interno di consorterie e del
monopolio delle attività economiche. L’altra faccia di questo potere,
l’immediato e naturale antagonista di questo assetto sociale ed economico,
era il brigantaggio.
Il delicato equilibrio instaurato tra l’esercizio del potere, inteso
soprattutto come dominio economico, e l’insofferenza di coloro che a tale
potere erano sottoposti veniva talvolta rotto da elementi interni al sistema
(come un’eccessiva pressione fiscale o durezza delle autorità) o esterni ad
esso (periodi di carestia, guerre); in questi casi una parte della popolazione
30
o la sua totalità tendeva a porsi al di fuori della legge per ottenere quel
benessere che la struttura socioeconomica non era in grado di offrire.
Ma se i casi in cui si può parlare propriamente di brigantaggio, benché
tutt’altro che rari, non costituivano la norma e tendevano ad affermarsi
nelle zone che le condizioni naturali (e talvolta le leggi) rendevano terre di
confine, diffusa ovunque era la sistematica infrazione delle regole:
bracconaggio, pascolo su terre altrui, incursioni e razzie erano assai
frequenti e toccavano da vicino la maggior parte dei proprietari.
Anche nella bassa pianura veronese, territorio cui si riferiscono i due
documenti, il problema era presente: la ducale di Paolo Renier (1779-1789)
si riferisce alle proprietà dei fratelli Alessandro, Bonaventura e Leonardo
Guglienzi e dello zio Pierfrancesco situate “in ruribus Tarmassiae,
Bovoloni, Insulae Scallarum ac in aliis locis territorii veronensis”, quella
di Lodovico Manin (1789-1797) alle terre di Giangiacomo Guarienti poste
“in rure et comune Sancti Zenonis et aliis locis in territorio veronensi”.
Due
proprietà
geograficamente
abbastanza
vicine,
dunque,
e
presumibilmente prossime anche quanto a situazione sociale ed economica;
due documenti che, a distanza di dieci anni (la prima ducale è del 12 agosto
1785, la seconda del 18 maggio 1795) sembrano ritrarre la medesima
situazione. Ma ovviamente le parole del documento ufficiale, come sempre
accade, non devono essere considerate come fedele ricostruzione del
singolo caso: le due ducali sono quasi identiche, evidentemente composte
secondo un formulario che non teneva certamente conto delle peculiarità
che di volta in volta caratterizzavano il reato19. Le formule possono, però,
19
Oltre all’uso di formule per indicare i destinatari e gli altri particolari attuativi delle norme adottate nei
confronti degli ignoti criminali, colpisce l’inadeguatezza della sequenza di termini riportati per descrivere
la proprietà in esame: così si trovano, per esempio, montes tra possedimenti la cui quasi totalità è
composta da terre strappate alla palude.
31
aiutare a capire quale fosse il ventaglio di situazioni che l’autorità si
trovava a fronteggiare: taglio d’alberi, furto di prodotti agricoli,
danneggiamento delle infrastrutture, bracconaggio, pesca abusiva, persino
la costruzione di ponti e sentieri atti a facilitare le incursioni. Soprattutto
quest’ultima categoria di danno mostra quanto fosse continuativa l’attività
dei malefactores della campagna veneta.
Anche la severità delle pene previste per i rei è sintomatica del grado
di preoccupazione che i danni alle grandi proprietà destavano: oltre al
risarcimento dei danni e ad una pena pecuniaria erano previsti tre tratti di
corda e lavori forzati ai remi per tre anni nel caso di razziatori maschi,
adulti e sani, tre fustigazioni e bando della durata di dieci anni (bando che
aveva un raggio d’azione di quindici miglia dai confini del luogo in cui
erano stati commessi i reati) nel caso di donne, bambini o criminali
altrimenti inhabiles.
Esistevano poi taglie sui banditi e persino premi di entità notevole (il
pagamento della taglia stessa e, in più, l’assoluzione) per i pentiti che
collaborassero con la giustizia permettendo la cattura degli ex compagni di
scorrerie. L’adozione di notevoli incentivi aveva in parte la sua ragione
nella tendenza generale che in ogni tempo ha portato le fasce socialmente
più svantaggiate della popolazione a nutrire in qualche misura ammirazione
e sentimenti di complicità verso coloro che si opponevano all’autorità e alla
classe dominante: il brigante, percepito come nemico delle forze di polizia
e dei signori, ha sempre avuto un fascino tanto maggiore quanto più
opprimente si è mostrato il potere costituito suo naturale antagonista20.
Inoltre, l’autorità era guardata con diffidenza anche quando operava al
servizio della comunità, come dimostrano fatti accaduti negli stessi anni e
32
luoghi delle due ducali: per citare un esempio, a Bovolone (paese citato
nella ducale Renier) nel 1789 e nel 1794 la popolazione distrusse per
ignoranza e sospetto i macchinari utilizzati per bonificare i terreni
paludosi21.
La società rurale veneta è dunque, ancora alla fine del Settecento, il
risultato del bilanciamento tra forze discordi (il popolo, i proprietari
terrieri, i banditi, gli sbirri) i cui conflitti trascorrono pressoché immutati
attraverso i secoli e le cui vicende, specialmente in quelle aree che si sono
dette più adatte alla conservazione del brigantaggio, si protrarranno fino a
tempi molto vicini al presente.
Di seguito sono riportati i testi delle due ducali: la prima, del 1785, si
riferisce alle proprietà Guglienzi nelle campagne di Isola della Scala,
Tarmassia e Bovolone.
Paulus Rainerius Dei gratia dux Venetiarum etc.
Universis et singulis nobilibus et sapientibus viris de suo mandato potestatibus,
capitaneis, rectoribus, caeterisque iusdicentibus quarumcumque terrarum et
locorum nostrorum, et successoribus suis fidelibus dilectis salutem et
dilectionis affectum. Significamus vobis quod hodie, in Consilio nostro de XL
ad criminalia deputato explacitare, viri nobilis etc. Benedicti Marcello
reverendi honorandi advocatoris Communis posita et capta fuit pars tenoris
infrascripti.
Videlicet: convenit justitiae et dignitati dominii nostri juris mediis providere ut
unusquisque in libero statu nostro quiete et pacifice vivere possit bonisque suis
frui et gaudere valeat, malefactoresque debitis poenis ad aliorum exemplum
puniri. Cumque ex modesto gravamine nobilium dominorum Petri Francisci
patrui, Bonaventurae, Alexandri et Leonardi fratrum nepotum Guglienzi
expositum fuerit advocatoribus communis nostri quod per diversos incognitos
fures et malefactores, die noctuque, quamplurima inferruntur damna in eius
possessionibus, terris, campis, pratis, pascuis, nemoribus, montibus, domibus,
curtivis, hortis, spinatis, broilis, viridariis, vineis, castagnariis, molendinis,
20
21
Cfr. E. J. HOBSBAWM, I ribelli. Forme primitive di rivolta sociale, Torino 1959, pp. 19-38.
M. BERENGO, La società veneta alla fine del Settecento. Ricerche storiche, Firenze 1956, p. 118.
33
pischeriis, seriolis, acquis, acqueductibus, columbariis et bonis ubicumque
positis sub hoc serenissimo dominio; incidendo arbores, vites, lignamina et
fructarios generis cuiuscumque, frangendo cesias, spinatas, aggeres et reparia
facta pro reparatione acquarum et belvarum, pascuando cum animalibus
generis cuiuscumque, asportando frumentum, faleas, spiccas, bladas, ligna,
lina, faena, fructus, uvas, milea, minuta et alia in eorum bonis nascentia
cuiuscumque generis, super ipsis bonis, terris et locis faciendo multos trozios
et pontes ac semitas, tam equester quam pedester, cum plaustris et animalibus
generis cuiuscumque, arbores evellendo, muros rumpendo, scallando et
devastando, viacula occupando, fossata et canales atterrando, aut indebite
excavando, pullamina et columbos ex eorum pullinariis et columbariis
capiendo et occidendo, in pischeriis et acquis piscando, pisces capiendo et
asportando et denique multa alia insoportabilia damna faciendo; quod nisi
juris mediis provideatur, procul dubbio omnia praedictorum exponentium bona
devastarentur et depraedarentur: auctoritate huius Consilii captum sit, quod
scribatur universis et singulis potestatibus, capitaneis, rectoribus, caeterisque
jusdicentibus supradictis et successoribus suis, quod proclamari faciant ubi,
quoties et quando requisiti fuerint a praedictis exponentibus, seu ab ejus
intervenientibus, quod nemo audeat vel praesumat, sub aliquo colore vel
ingenio, de facto et propria auctoritate, inferre seu inferri facere damnum
aliquod ex supra ennarratis, nec cuiuscumque alterius generis in supradictis
bonis, terris et locis supradictorum exponentium ubicumque positis et
existentibus et praecipue in illis positis in ruribus Tarmassiae, Bovoloni,
Insulae Scallarum ac in aliis locis territorii veronensis. Sub poena, ultra
poenas ordinarias et refectionem damni, librarum 50 parvorum, medietas
quarum sit accusatoris, altera vero medietas rectoris, seu jusdicentis
executionem fieri facientis, et squassium trium funis et serviendi in triremibus
condemnatorum dominii nostri pro remiga in compedibus per annos tres
continuos, si fuerint habiles et in vires iustitiae pervenerint; vel si malefactores
essent inhabiles, foeminae aut pueri, ter fustigandi circa plateam loci ubi
damnum illatum fuerit et postea banni de loco illo et territorio et XV milliaria
ultra confinia per annos decem et in casu contrafactionis banni, si capti
fuerint, standi in carceribus clausis per annum et postea redeundi ad dictum
bannum tunc incepturum, et hoc toties quoties etc. Cum talea danda capienti
eos, vel quemlibet ipsorum, librarum centum parvorum solvendarum de eorum
bonis si erunt, sin autem ex pecuniis praedictorum exponentium; hac
conditione, quod malefactores non exeant ex triremibus, vel carceribus, aut
banno singula singulis congrue refferendo nisi prius solverint damnum illatum
et taleam supradictam praedictis exponentibus. Et qui accusaverit
malefactores ita quod veritas habeatur consequatur libras 50 parvorum
solvendas ut supra et teneatur secretus. Verum si delinquentes haberi non
possent in vires ustitiae proclamatis et absentibus remanentibus sint et
intelligantur banniti ut supra cum conditionibus et talea librarum centum
parvorum ut supra in casu contrafactionis banni. Et si unus socius criminis
accusaverit socium, vel socios culpabiles, ita quod veritas habeatur, lucretur
eius absolutionem et liberationem ac supradictas libras 50 parvorum sibi
34
solvendas ut supra et teneatur secretus. Et executio praesentis partis
demandetur dominis jusdicentibus ad quos spectat et successoribus suis quibus
facta fuerit conscientia de damnis datis.
Quocirca cum praefacto nostro Consilio vobis mandamus ut partem
supradictam omnia et singula in ea contenta observari, exequi et adimplere
debeatis in omnibus, ut in praedicta parte legitur et continetur. Has autem
registratas praesentanti restituite etc.
Datum in nostro ducali palatio die XII mensis augusti indictione tertia
MDCCLXXXV.
Camillus Costantini advocatoris communis notarius.
La seconda ducale, del 1795, è tesa a tutelare le proprietà Guarienti a
San Zenone di Minerbe.
Ludovicus Manin Dei gratia dux Venetiarum etc.
Universis et singulis nobilibus et sapientibus viris de suo mandato potestatibus,
capitaneis, rectoribus, caeterisque iusdicentibus quarumcumque terrarum et
locorum nostrorum, et successoribus suis fidelibus dilectis salutem et
dilectionis affectum. Significamus vobis quod hodie, in Consilio nostro de XL
ad civilia deputato explacitare, viri nobilis etc. Benedicti Marcello reverendi
honorandi advocatoris Communis nostri posita et capta fuit pars tenoris
infrascripti.
Videlicet: convenit justitiae et dignitati dominii nostri juris mediis providere ut
unusquisque in libero statu nostro quiete et pacifice vivere possit bonisque suis
frui et gaudere valeat, malefactoresque debitis poenis ad aliorum exemplum
puniri. Cumque ex modesto gravamine nobilis domini Joannis Jacobi
Guarienti expositum fuerit advocatoribus communis nostri quod per diversos
incognitos fures et malefactores, die noctuque, quamplurima inferruntur
damna in eius possessionibus, terris, campis, pratis, pascuis, nemoribus,
montibus, domibus, curtivis, hortis, spinatis, broilis, viridariis, vineis,
castagnariis, molendinis, pischeriis, seriolis, acquis, acqueductibus,
columbariis et bonis ubicumque positis sub hoc serenissimo dominio;
incidendo arbores, vites, lignamina et fructarios generis cuiuscumque,
frangendo caesias, spinatas, ageres et reparia facta pro reparatione acquarum
et belvarum, pascuando cum animalibus generis cuiuscumque, adsportando
frumentum, faleas, spiccas, bladas, ligna, lina, faena, fructus, uvas, milea,
minuta et alia in eius bonis nascentia generis cuiuscumque, super ipsis bonis,
terris et locis faciendo multos trodios et pontes ac semitas, tam equester quam
pedester, cum plaustris et animalibus generis cuiuscumque, arbores evellendo,
muros rumpendo, scollando et devastando, viacula occupando, fossata et
canales atterrando, aut indebite excavando, pullamina et columbos ex eorum
pullinariis capiendo et occidendo, in pischeriis et acquis piscando, pisces
capiendo et adsportando et denique multa alia insoportabilia damna faciendo;
35
quod nisi juris mediis provideatur, procul dubio omnia praedicti nobilis
exponentis bona devastarentur et depredarentur: auctoritate huius Consilii
captum sit, quod scribatur universis et singulis potestatibus, capitaneis,
rectoribus, caeterisque jusdicentibus supradictis et successoribus suis, quod
proclamari faciant ubi, quoties et quando requisiti fuerint a praedicto nobile
exponente, seu ab ejus intervenientibus, quod nemo audeat vel praessumat, sub
aliquo colore vel ingenio, inferre seu inferri facere damnum aliquod ex supra
ennaratis, nec alterius generis cuiuscumque in supradictis bonis, terris et locis
supradicti nobilis exponentis ubicumque positis et existentibus et praecipue in
illis scitis in rure et comune Sancti Zenonis et aliis locis in territorio veronensi.
Sub poena, ultra poenas ordinarias et refectionem damni, librarum 50
parvorum, medietas quarum sit accusatoris, altera vero medietas rectoris, seu
jusdicentis executionem fieri facientis, et squassium trium funis et serviendi in
triremibus condemnatorum dominii nostri pro remiga in compedibus, si fuerint
habiles et in vires iustitiae pervenerint, per annos tres continuos; vel si
malefactores essent inhabiles, foeminae aut pueri, ter fustigandi circa plateam
loci ubi damnum illatum fuerit et postea banni de loco illo et territorio et XV
milliaria ultra confinia per annos decem et in casu contrafactionis banni, si
capti fuerint, standi in carceribus clausis per annum et postea redeundi ad
dictum bannum tunc incepturum, et hoc toties quoties etc. Cum talea danda
capienti eos, vel quemlibet ipsorum, librarum centum parvorum solvendarum
de eorum bonis si erunt, sin autem ex pecuniis dicti nobilis exponentis; hac
conditione, quod malefactores non exeant ex triremibus, vel carceribus, aut
banno singula singulis congrue refferendo nisi prius solverint damnum illatum
et taleam supradictam nobili exponenti praedicto. Et qui accusaverit
malefactores ita quod veritas habeatur consequatur libras quinquaginta
parvorum solvendas ut supra et teneatur secretus. Verum si delinquentes
haberi non possent in vires ustitiae proclamatis et absentibus remanentibus
sint et intelligantur banniti ut supra cum conditionibus et talea librarum
centum parvorum ut supra in casu contrafactionis banni. Et si unus socius
criminis accusaverit socium, vel socios culpabiles, ita quod veritas habeatur,
lucretur eius absolutionem et liberationem ac supradictas libras 50 parvorum
sibi solvendas ut supra et teneatur secretus. Et executio praesentis partis
demandetur dominis jusdicentibus ad quos spectat et successoribus suis quibus
facta fuerit conscientia de damnis datis.
Quocirca cum praefacto nostro Consilio vobis mandamus ut partem
supradictam omnia et singula in ea contenta observari, exequi et adhimplere
debeatis in omnibus, ut in praedicta parte legitur et continetur. Has autem
registratas praesentanti restituitae etc.
Datum in nostro ducali palatio die XVIII mensis maii indictione XIII
MDCCXCV.
Camillus Costantini advocatoris communis notarius.
36
2. Inventario.
2.1 Inventario dei documenti pervenuti: i rotoli.
Anche dopo la ricostituzione del contenuto dei cassetti e il riordino dei
fogli contenuti nei singoli fascicoli, là dove esso è stato realizzabile, è stata
constatata l’impossibilità di fornire all’interno di questa trattazione un
inventario completo e dettagliato dei documenti effettivamente conservati
nell’archivio: la considerevole mole degli scritti, il deterioramento di alcuni
di essi e la difficoltà nella lettura – anche avvalendosi di conoscenze
paleografiche relative alle varie epoche ed affinando con la frequentazione
la comprensione delle differenti grafie – dilatano in modo notevole i tempi
necessari per visionare ogni annotazione. Si è dunque scelto di procedere in
due direzioni per approssimarsi ad una descrizione dei contenuti del fondo.
Per quanto riguarda i rotoli di pergamena, come si è visto, già la
catalogazione settecentesca individuava ogni singolo documento con un
codice; essendo tali rotoli poco più di un centinaio, si è scelto di catalogarli
dettagliatamente (il metodo utilizzato per ottimizzare la resa del software
sarà esposto in un capitolo a parte) e disporli in ordine cronologico.
I fascicoli, invece, raccolgono spesso sotto un’unica dicitura
documenti prodotti da epoche e circostanze eterogenee; in questo caso la
catalogazione è stata meno dettagliata di quella dei rotoli e mira a fornire
una rapida panoramica sui gruppi di documenti.
37
Quello che segue è, dunque, l’elenco dei rotoli cronologicamente
ordinati; in esso sono indicati il codice dell’archiviazione settecentesca, la
data, le famiglie più direttamente coinvolte, il luogo, il contenuto del
documento e alcune note sulla sua leggibilità, conservazione e
catalogazione. L’esame è stato condotto, ovviamente, direttamente sui
rotoli, ma in seguito la corrispondenza con le informazioni contenute nel
repertorio e nel prospetto a sé stante è stata verificata; nello spazio
riservato alle note sono state indicate le eventuali discordanze tra la lettura
autoptica e i regesti tramandati, come anche la sporadica assenza di alcuni
documenti dal registro stesso.
38
Codice
C.to F - D
ANNO
Data
C.to E n° 32
Famiglie
Fagioli,
Prandini
Luogo
Contenuto
Note
Molto
mutila.
Assente
dal
registro
dei rotoli.
Monzambano Compravendita Molto
di terre.
mutila.
C.to C n° 81
Molto
mutila.
Assente
dal
registro
dei rotoli.
C.to E n° 90
1407 15 novembre Guarienti
C.to E n° 6
1439 24 gennaio
C.to F n° 45
1454 24 settembre Guarienti
San Zenone
Guarienti
C.to A n° 70 1474 5 ottobre
Canapi
C.to A n° 55 1480 1 dicembre
Prandini
Zonta quondam
Guglielmo
Guarienti
acquista dal
Serenissimo
Dominio di
Venezia decime
in San Zenone.
Testamento di
Guariente
quondam Pietro
Guarienti,
sepolto in S.
Eufemia.
San Zenone
Pietro Guarienti
acquista terre.
Inventario dei
beni della
famiglia Canapi.
Monzambano Acquisto di
terre.
39
C.to F n° 44
1481 17 dicembre
Prandini
Monzambano Giacomo
Prandini
acquista terra da
Giacomo Rossi.
Annesso
foglio di
carta in
data 1494.
C.to A n° 50 1481 3 aprile
Pompei,
Bresiani
C.to F n° 42
1484 22 marzo
Canapi,
Stoppazzola
C.to B n° 14
1491 22 settembre Prandini
Monzambano Locazione di
terre di
Giacomo
Prandini.
C.to C n° 77
1492 29 dicembre
Canapi,
Soncini
Porto
Compravendita
di terre.
C.to H n° 5
1494 2 luglio
Guarienti,
dall'Occa
San Zenone
Locazione di
Battista
dall'Occa a Pace
quondam
Bartolomeo
Guarienti.
C.to C n° 76
1494 1 dicembre
Canapi,
Bianchi
San Zenone
Compravendita
di terre.
C.to G n° 76 1494 1 dicembre
Bianchi,
Canapi
San Zenone
Amedeo Canapi Assente
acquista terre. dal
registro
dei rotoli.
C.to A n° 59 1496 17 aprile
Prandini
Monzambano Acquisto di
terre.
C.to D n° 26 1496 1 marzo
Canapi,
Bianchi
San Zenone
Compravendita
di terre.
C.to G n° 70 1498 29 novembre Canapi,
dall'Occa
Minerbe
Amedeo Canapi
acquista terre.
C.to H n° 6
San Zenone
Testamento di
Giorgio
quondam Pietro
de Durazio.
1500 21 giugno
Procura.
Durazio
40
San Zenone
Compravendita
di terre.
Molto
mutila
nella parte
alta.
C.to C n° 80
1500 14 marzo
Canapi,
Chinati
Minerbe
Locazione.
C.to E n° 36
1501 26 luglio
dall'Occa
Minerbe
Pagamento.
C.to B n° 21
1503 16 maggio
Guarienti
Cazzan
Locazione di
Giorgio
quondam
Bartolomeo
Guarienti.
C.to C n° 84
1505 7 marzo
Guarienti
San Zenone
Giorgio
quondam
Bartolomeo
acquista terre.
Canapi, de
Franchi
San Zenone
Pagamento di un Il regesto
debito con terre. porta la
data errata
1405.
C.to A n° 58 1505 10 aprile
C.to B n° 17
1506 16 novembre Guarienti
San Zenone
Giorgio
quondam
Bartolomeo
Guarienti
acquista terre.
C.to E n° 89
1509 12 aprile
Guarienti
San Zenone
Permuta di terre
tra Giorgio
quondam
Bartolomeo
Guarienti e
Bartolomeo
Spata.
C.to F n° 48
1509 12 agosto
Maffei, Canapi San Zenone
Locazione
perpetua di
terre.
Canapi
Amedeo Canapi
assegna la dote
alla figlia.
C.to H n° 10 1514 18 agosto
41
C.to G n° 63 1530 12 agosto
Guarienti,
Faella
C.to B n° 23
1530 6 dicembre
Caprini, Pinni Prun
Permuta di terre.
C.to E n° 30
1530
Canapi
San Zenone
Acquisto di
terre.
Prandini,
Spimali
Salizzole
Chiara Prandini
acquista terra e
casa da Antonio
Spimali.
C.to G n° 66 1535 14 settembre Guarienti
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti dà
terre in
locazione.
C.to A n° 51 1539 18 agosto
Guarienti,
Scarmagnan
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terre.
C.to C n° 82
Guarienti,
Scarmagnan
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio acquista
terre.
Canapi, Sartori San Zenone
Amedeo Canapi
compra terra da
Silvestro
Sartori.
C.to G n° 64 1533 30 giugno
1539 18 agosto
C.to D n° 29 1540 12 aprile
San Zenone
42
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista da
Giorgio Faella
una pezza di
terra.
Assente
dal
registro
dei rotoli.
Molto
mutila.
C.to E n° 85
1540 17 agosto
Guarienti,
Prandini
San Zenone
Donazione di
Cassandra
Prandini,
vedova di
Giorgio
Guarienti e
moglie di A.
Antimachi, al
figlio Guariente.
C.to D n° 34 1540 1 maggio
Guarienti
San Zenone
Donazione di
una casa con
terra da
Domenico de
Strabelli a
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti.
C.to H n° 3
1541 29 novembre Canapi
San Zenone
Permuta di terre.
C.to C n° 74
1542 4 gennaio
Guarienti,
Brusamonte
San Zenone
Pietro quondam
Pace Guarienti
acquista terre.
C.to H n° 1
1543 4 agosto
Guarienti,
Pompei
San Zenone
Permuta di terre
tra Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti e
Francesco
Pompei.
C.to B n° 22
1543 4 maggio
Guarienti, de
Bianchi
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
compra terre.
C.to H n° 4
1546 2 agosto
Guarienti,
Bevilacqua
Procura a
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti.
43
Troncata
in due
rotoli.
C.to H n° 83 1547 10 giugno
Durazio,
Canapi
Minerbe
Restituzione di
dote.
C.to F n° 46
1549 11 dicembre
Guarienti,
Durazio
San Zenone
Permuta di terre
tra Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti e
Giorgio de
Durazio.
C.to F n° 41
1549 22 giugno
Prandini
Salizzole
Chiara Prandini
acquista terre.
C.to D n° 25 1549 30 ottobre
Guarienti,
Faella
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti dà in
locazione una
casa con terra ad
Alvise Faella.
C.to B n° 16
1549 17 aprile
Guarienti,
Canapi
C.to B n° 19
1550 17 ottobre
Durazio
Sentenza
arbitrale.
San Zenone
Locazione.
C.to A n° 52 1550 20 settembre Guarienti,
Faella
Minerbe
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terre.
C.to D n° 33 1551 25 febbraio
Prandini
Salizzole
Chiara Prandini
acquista terra da
Domenico
Gatardini.
C.to A n° 56 1554 24 maggio
Canapi,
Durazio
Testamento di
Eva Canapi
moglie di
Giacomo de
Durazio.
44
C.to G n° 68 1555 25 ottobre
Guarienti,
Guicciardi.
San Zenone
C.to B n° 24
Guarienti, da
Caio
San Zenone
C.to D n° 30 1555 12 ottobre
Guarienti,
Durazio
San Zenone
Pietro Durazio
dà in pagamento
a Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti una
pezza di terra.
C.to G n° 67 1555 19 dicembre
Guarienti,
Fraschi
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista una
casa da
Nassimben
Fraschi.
C.to A n° 60 1557 10 novembre Filippi,
Fornara
San Zenone
Vendita di terre.
C.to E n° 87
1558 10 novembre Guarienti,
Guicciardi
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terra da
Virginia Amedei
de Guizzardi.
C.to F n° 43
1559 3 novembre
San Zenone
Locazione
perpetua di
terre.
1555 16 dicembre
Durazio
45
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terre da
Virginia Amadei
Guicciardi.
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista una
casa con vigna
da Giovanni da
Caio.
C.to F n° 37
1560 2 gennaio
Guarienti,
Durazio
San Zenone
C.to D n° 27 1560 3 ottobre
Guarienti,
Bevilacqua
Santo Stefano Il Conte
di Minerbe
Gregorio
Bevilacqua
vende terre a
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti.
C.to B n° 18
1560 2 gennaio
Guarienti,
Durazio
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terre a
San Zenone
Minerbe da
Giacomo de
Durazio.
C.to F n° 38
1560 15 novembre Guarienti,
Durazio
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio riceve
terre in
pagamento di un
debito.
C.to C n° 79
1562 27 giugno
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terra da
Giacomo
Zolardi.
Guarienti,
Zolardi
46
Permuta di terre
tra Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti e
Giacomo de
Durazio.
Molto
mutila.
C.to B n° 20
1563 6 aprile
Guarienti,
Durazio
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terra da
Ruggiero
Durazio.
C.to H n° 11 1564 19 dicembre
Guarienti
San Zenone
Terre date a
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti per
saldare un
debito.
C.to F n° 47
1564 23 febbraio
Guarienti,
Bresiani
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio compra
terre.
C.to F - I
1564 25 aprile
Bastario,
Zamboni
C.to F n° 40
1565 11 agosto
Guarienti
San Zenone
Permuta tra
Guariente
quondam
Giorgio e
Guariente
quondam
Bartolomeo
Guarienti.
Con foglio
aggiuntivo
C.to C n° 75
1565 18 dicembre
Guarienti,
Guicciardi
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terre da
Virginia Amadei
Guicciardi.
Il regesto
indica la
data errata
1575.
Dote di
Bartolomea
quondam
Vicenzo
Bastario di
Porto.
47
C.to G n° 71 1566 8 gennaio
Guarienti, de
Frisi
Marega
Pagamento in
terre di un
debito a
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti.
C.to D n° 28 1566 7 luglio
Guarienti,
Antoniazi
San Zenone
Angelo
Antoniazi dà
terre a Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti in
pagamento di un
debito.
C.to H - A
1573 10 novembre Festari
San Zenone
Divisioni tra i
fratelli quondam
Pace Festari
C.to F n° 32
1573 5 agosto
Guarienti,
Salerno
Minerbe
Permuta di terre
tra Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti e
Alessandro
Salerno.
C.to H n° 9
1573 26 ottobre
Guarienti,
Guidotti
San Zenone
Permuta di terre
tra Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti e
Filippo Guidotti
(marito di
Angela
Guarienti).
C.to E n° 86
1573 6 agosto
Guarienti
San Zenone
Permuta di terre
tra Guariente
quondam
Giorgio e
Guariente
quondam
Bartolomeo
Guarienti.
48
C.to H n° 12 1573 15 ottobre
Guarienti,
Durazio.
San Zenone
Compravendita Con foglio
di terre e case
aggiuntivo
tra Guariente
.
quondam
Giorgio
Guarienti e
Francesco de
Durazio.
C.to H n° 7
Guarienti,
Salerno
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
compra terre da
Alessandro
Salerno.
C.to D n° 35 1574 5 aprile
Guarienti,
Durazio
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terra da
Venceslao
Durazio.
C.to A n° 54 1575 16 ottobre
Guarienti,
Somaglia
Minerbe
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terre da
Domenico
Somaglia.
C.to C n° 78
Guarienti,
dall'Occa.
San Zenone
Permuta di terre
tra Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti e
Antonio
dall'Occa.
1573 14 giugno
1575 4 febbraio
49
Il
repertorio
reca la
data 7
ottobre.
C.to G n° 62 1576 1 ottobre
Guarienti,
Somaglia di
Stoppazzola
San Zenone
Permuta di terre
tra Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti e
Domenico
Somaglia di
Stoppazzola.
C.to G n° 61 1577 4 gennaio
Guarienti
San Zenone
Permuta di terre
di Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti.
C.to H n° 8
1580 22 febbraio
Guarienti,
Gatti
San Zenone
Permuta di terre
tra Bartolomeo
Gatti e
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti.
C.to H n° 2
1581 24 gennaio
Guarienti,
Antoniazi
San Zenone
Guariente
quondam
Giorgio
Guarienti
acquista terre
dai fratelli
Antoniazi dalla
Bevilacqua.
C.to B n° 15
1584 23 giugno
Vagioli
Verona
Acquisto e
locazione.
C.to B n° 13
1586 13 marzo
Guarienti,
Ferrari
San Zenone
Orazio quondam
Guariente
Guarienti
acquista terre.
C.to F - H
1586 15 novembre Merro, Fortuna Minerbe
C.to D n° 31 1588 27 febbraio
Guarienti,
Durazio
San Zenone
50
Compravendita
di terre.
Permuta di terre
di Orazio
quondam
Guariente
Guarienti.
Molto
mutila
sulla parte
destra.
C.to F - E
1593 15 aprile
C.to G n° 72 1594 5 settembre
C.to F - G
San Zenone
Permuta di terre.
Guarienti,
Romagnoli
San Zenone
Orazio quondam
Guariente
Guarienti
acquista terre da
Pietro
Romagnoli.
San Zenone
Compravendita
di terre.
Minerbe
Orazio quondam
Guariente
Guarienti
acquista terre.
San Zenone
Compravendita
di terre.
1594 19 novembre
C.to A n° 49 1594 10 marzo
C.to F - A
Tambara,
Fraschi
Guarienti,
Soldati
1594 22 novembre Fraschi,
Durazio
Il regesto
reca la
data errata
1494.
C.to G n° 65 1596 27 giugno
Guarienti,
Romagnoli
San Zenone
Orazio quondam
Guariente
Guarienti
acquista terre da
Pietro
Romagnoli.
C.to C n° 73
Guarienti,
Durazio
San Zenone
Compravendita Parzialme
di terre tra
nte mutila.
Orazio quondam
Guariente
Guarienti e la
famiglia de
Durazio.
C.to G n° 69 1597 9 febbraio
Guarienti,
Berti
San Zenone
Orazio quondam
Guariente
Guarienti
acquista terre.
C.to F - C
1598 8 gennaio
Fraschi, Meri
San Zenone
Permuta di terre.
C.to F - L
1599 9 novembre
Guicciardi,
Fraschi
San Zenone
Soluzione di un
debito.
C.to F - B
1609 18 dicembre
Guicciardi,
Fraschi
San Zenone
Compravendita
di terre.
1596 7 marzo
51
C.to F - F
1610 12 gennaio
Fraschi,
Trivisani
Minerbe
C.to F n° 87
1635 5 giugno
Grompo
Transazione e
dote di Lucrezia
Grompo moglie
di Giovanni
Battista
quondam Orazio
Guarienti.
1673
Guarienti
Concessione del
titolo di
Marchese da
Michele Re di
Polonia a
Giovanni
Battista
Guarienti.
1795
Guarienti
Venezia
52
Locazione
perpetua di
terre.
Bando del Doge
Ludovico Manin
contro i predoni
che danneggiano
le proprietà di
Giovanni
Giacomo
Guarienti.
2.1 Inventario dei documenti pervenuti: i fascicoli.
Come è stato accennato nel capitolo precedente, l’inventario del
contenuto dei fascicoli presenta difficoltà maggiori rispetto a quello dei
rotoli: se, infatti, alcuni fascicoli hanno una composizione coerente e
facente riferimento ad un singolo processo, altri raccolgono sotto un codice
di catalogazione documenti di periodi e argomenti molto più eterogenei. E
anche nel migliore dei casi, qualora ogni documento abbia un legame
diretto e riconoscibile con tutti gli altri contenuti nello stesso fascicolo, la
natura del singolo foglio (testamento, compravendita, testimonianza ecc.) è
cosa a sè stante e generalmente tra la data del primo atto e quella
dell’ultimo si hanno diversi decenni; inoltre, quasi tutti i documenti
contenuti nei fascicoli, benché portino spesso date quattrocentesche o
cinquecentesche, ai fini del processo sono prodotti in copie autenticate del
Seicento e Settecento, cioè realizzate negli anni stessi del processo. Data
l’impossibilità in questo studio di segnalare la distinzione tra copie e
originali in ogni singolo caso, le date indicate sono relative alle
informazioni contenute nelle carte, non alle carte stesse.
Non potendo, dunque, in questa sede confrontarsi con una simile mole
di lavoro, si è scelto di catalogare i fascicoli indicando il codice22 del
progetto archivistico settecentesco e una nota contenente informazioni
variabili, dalle date alla natura dei dati raccolti sotto la stessa dicitura.
Alcuni fascicoli sono stati creati nell’Ottocento o all’inizio del
Novecento per proseguire nell’archiviazione dei documenti prodotti dalla
famiglia, ma non sono stati integrati nel repertorio; per mantenere una
22
Per rendere possibile l’ordinamento automatico di Microsoft Access è stato inserito uno zero prima del
numero di codice là dove esso era formato da una sola cifra.
53
coerenza nella trattazione saranno prese in esame solamente le raccolte
prodotte dalla generazione dei figli di Benedetto, quella generazione che
vide il crollo della Repubblica Veneta e l’inizio del nuovo assetto politico
contemporaneo.
54
Codice
Contenuto
C.to A n° 01
Processo "Eredi quondam Alberto Guariente contro Andrea Mantoanello di
Villafranca per biave pubbliche", anno 1630.
C.to A n° 02
Processo "Eredi quondam Alberto Guariente. Aditio ereditatis cum B.L.L.".
Documenti dall'anno 1612 all'anno 1648.
C.to A n° 03
Processo "Domino Alberto Guarienti contro Gasparo Moglia per grani pubblici. 1633"
Documenti dall'anno 1629 all'anno 1633.
C.to A n° 04
Processo "Heredum de Guarientis contra Pietatis Locum Veronae cum subornitaria
Terochi." Documenti dall'anno 1588 all'anno 1631.
C.to A n° 05
Processo "Venceslao di Berti come necessario difensor di dominus Guariente di
Guarienti quondam Zorzi contra Nicolò di Vermilii". Documenti dall'anno 1480
all'anno 1555.
C.to A n° 06
Processo "Guariente Guariente contra Antonio Travaglia." Documenti dall'anno 1567
all'anno 1572.
C.to A n° 07
Processo "Domini Horatii Guarientis contra Camilla de Bertis" Documenti dall'anno
1562 all'anno 1580.
C.to A n° 08
"Guarienti incanti, e permute con Anzolella." Documenti dall'anno 1544 all'anno
1596.
C.to A n° 09
Processi vari "Marastoni contra Quoscunque." Documenti settecenteschi.
C.to A n° 10
Processo "Barbi contro Marchi." Documenti seicenteschi; il fascicolo e il suo
contenuto hanno subito gravi danni per l'umidità.
C.to A n° 11
Processo "Giuliari contro Moscaglia." Documenti seicenteschi.
C.to B n° 01
Processi "Dominae Margherita et Cassandra [Giuliari?] contra bona domini Benedicti
Gambae. Et heredi di domina Margherita sudetta contra domino Bortolamio
Brentarolo." Documenti della prima metà del '600.
C.to B n° 02
Processo "Domenica della Roverea contro nobili signori fratelli Guarienti."
Documenti settecenteschi.
C.to B n° 03
Processo "Domenica della Roverea contro nobili marchesi fratelli Guarienti."
Documenti settecenteschi.
55
C.to B n° 04
Processo "Benedetto Guariente contro Riva. " Documenti dall'anno 1684 all'anno
1720.
C.to B n° 05
"Acquisto Guarienti per Maddalena d'Adami contra Alessandro Tobaldin."
Documenti dall'anno 1710 all'anno 1749.
C.to B n° 06
Processi Cozza: "Processus domini Ioannis Cozzae, et eredi contra dominum
Antonium Cosinatum, Zeni, Donisi." Documenti settecenteschi.
C.to B n° 07
Fascicolo di documenti di varia natura prodotti intorno alla metà dell'Ottocento.
C.to B n° 09
Processo "Nobile domino Benedicto Guariente contro dona Eugenia Guerra."
Documenti dall'anno 1611 all'anno 1691.
C.to B n° 10
Processo "Guera Bardella contra Nob. Dom. Guarienti." Documenti dall'anno 1639
all'anno 1693.
C.to C n° 01
Documentazione settecentesca e ottocentesca "Guarienti per la strada alla Croce
Bianca." Riguardante anche le famiglie Sagramoso, Poiana, Verità Poeta, Crivelli.
C.to C n° 02
"Testamento del nobile Lonardo Guglienzi quondam Gian Paolo." Documenti dal
1815 al 1819. E' con questo documento che la casa a corte di Tarmassia (tuttora sede
dell'archivio) viene trasmessa in eredità ai figli di Laura Guglienzi e Benedetto
Guarienti.
C.to C n° 03
"Istromento di costituzione di dote del nobile signor Carlo Guarienti alla figlia nobile
signora Laura ricevuta da signori Giuseppe padre e Pietro figlio Navarro." Anno 1843.
C.to C n° 04
Vari "istromenti" ottocenteschi
C.to C n° 06
Processo "Nobile Benedetto de Guariente contro nobile Pietro Maria Maffei." Anno
1692.
C.to C n° 07
Processo "Benedetto Guarienti contro Caterina Sparavieri moglie di Guidantonio
Maffei." Documenti dall'anno 1642 al 1709.
C.to C n° 08
"Varie intimazioni Guarienti contro molti 1621: sino tutto 1732."
C.to D n° 01
Processo "Nobilis domini Benedicti Guarienti Grompo contro Mini, e Marogna"
Documenti dal 1632 al 1666.
56
C.to D n° 02
"Processo Guariente Marogna contro Marogna" del 1694 e "Guarienti contro
Marogna" del 1657.
C.to D n° 03
"Processus nobilis domini Benedicti de Guarientiis et nobilis dominae Caterinae
Marognae uxoris contra nobilis dominus (sic) Iacobus Maronea". Documenti dal 1615
al 1731.
C.to D n° 04
"Processus nobilis domini Benedicti de Guarientis contra nobilem Maroneam".
Documenti dal 1646 al 1683.
C.to D n° 05
Processo "Nobilis domini Benedicti Guarienti Grompo contro Mini". Documenti della
seconda metà del Seicento.
C.to D n° 06
"Copie cavate da processo Sartori". Documenti tra la fine del Seicento e l'inizio del
Settecento.
C.to D n° 07
"Processo Guariente summario contro Aroldi" Documenti dal 1603 al 1732.
C.to E n° 01
"Processus Benedetto Guarienti contra nob. D. Andrianam Morandam e Galici."
Documenti dal 1676 al 1686.
C.to E n° 02
"Deliberazione di Elisabetta Guariente quandam Benedetto che veste l'abito di
monaca in S. Maria degli Angeli", anno 1793.
C.to E n° 03
"Nobili Guarienti Grompo contro Campolongo." Documenti dal 1636 al 1697.
C.to E n° 04
"Processus nobilis domini Benedicti de Guarientiis contra nobilem dominam
Andrianam Morandam." Documenti dal 1676 al 1682.
C.to E n° 05
"Carte di divisione delli fratelli Guarienti del fu Benedetto", 1808.
C.to E n° 06
"Permuta, e vendita tra Giovanni Avesan, e eredi Guarienti quondam Benedetto e
vendita degli eredi Guarienti a Agostino Maran." Documenti tra la fine del Settecento
e i primi anni dell'Ottocento.
C.to E n° 07
"Guarienti contro Avesani." Documenti dal 1798 al 1826.
C.to E n° 08
"Guarienti contro Avesani." Documenti dal 1827 al 1830.
C.to E n° 09
"Processus nobilis domini Benedicti de Guarientiis contra nobilem dominam
Andrianam Morandam Brenzonam Maroneam". Documenti dal 1676 al 1682.
57
C.to E n° 10
"Guarienti contro Brenzoni." Documenti dal 1715 al 1727.
C.to E n° 11
"Il nobile signor Benedetto Guariente contro il nobile signor Lodovico Galici."
Documenti dal 1676 al 1677.
C.to E n° 12
"Nobile Benedetto Guarienti - campatici beni Grompo", 1663.
C.to F n° 01
"Guarienti contro da Vico." Documenti della prima metà dell'Ottocento.
C.to F n° 02
"Guarienti contro Casalino." Documenti dal 1721 al 1723.
C.to G n° 01
"Guarienti contro Cortivo." Documenti della prima metà dell'Ottocento.
C.to H n° 01
Processi "Guarienti contra plures" settecenteschi.
C.to H n° 02
Documenti "Guariente per sepolture" settecenteschi: proclami a stampa e note
manoscritte.
C.to H n° 03
"Guariente dazio lane". Proclami a stampa e note manoscritte dal 1728 al 1745.
C.to I n° 01
Processi "Rottari Guarienti contro quoscunque". Documenti seicenteschi e
settecenteschi.
C.to I n° 02
"Subordinatoria Giovanni Battista Rottari e bilanzi dare, ed avere con spese per la
morte di Maria Bernardi". Documenti della seconda metà del Seicento.
C.to I n° 03
Processi "Francesca Rottari Guarienti contro quoscunque". Documenti seicenteschi e
settecenteschi.
C.to I n° 04
Processi "Rottari Guarienti contro Ferrari, Castor, ed altri". Documenti seicenteschi e
settecenteschi.
C.to I n° 05
Processi "Signora Francesca Rottari Guarienti contro signora Ferrari, e signore
Castor". Documenti dal 1743 al 1745.
C.to I n° 06
Processo "Nobile signora Francesca Rotari Guarienti contro li signor padre, e figli
Rotari". Documenti dal 1696 al 1739.
C.to I n° 07
"Transsunto del processo corrente Rottari Guariente contro Ferrari, Castor, ed altri".
Documenti seicenteschi e settecenteschi.
58
C.to I n° 08
"Summari e repertorio generali delle carte tutte appartenenti a Rottari Guarienti".
Documenti dal Cinquecento al Settecento. Interessante il repertorio dei documenti
Rotari.
C.to L n° 01
"Testamento ed inventarii nobile famiglia Guarienti". Documenti della fine del
Settecento e della prima metà dell'Ottocento; contiene anche alcuni testamenti della
famiglia Guglienzi.
C.to L n° 02
"Dote della nobile signora Laura Guglienzi Guarienti", 1750.
C.to L n° 03
"Fedi ed inventari Guarienti". Documenti dal 1659 al 1831.
C.to L n° 04
"Cartae dotales Guarientum". Documenti dal 1409 al 1742.
C.to L n° 05
"Processus nobilis domini Benedicti Guarienti". Documenti dal 1616 al 1694.
C.to L n° 06
Processo "Guariente per successione Boldiera". Documenti dal 1472 al 1672.
C.to L n° 07
"Divisiones nobiles de Guarientes". Documenti dal 1416 al 1455.
C.to L n° 08
"Testamenti - istromentati nobile Giovanni Battista Guarienti principiano l'anno
1609". Documenti dal 1609 al 1620.
C.to L n° 09
"Testamento di Orazio Guariente, vestendo l'abito di San Gaetano. Procura di Carlo
Guariente tenente e di Luigi cadetto". Documenti dal 1798 al 1800.
C.to M [s. n.] "Benedetto Guariente istrumenti varj". Documenti dal 1531 al 1744.
C.to M n° 01
"Benedetto Guarienti istromenti dal 1408 sino al 1430."
C.to M n° 03
"Benedetto Guariente istromenti 1460 sino 1490."
C.to M n° 05
Processo "Acquisto Guariente da Scarparo". Documenti dal 1681 al 1688.
C.to M n° 06
"Affrancazione Guariente contro S. Martino di Avesa". Documenti della fine del
Seicento e dei primi anni del Settecento.
C.to N n° 01
"Istromenti vari di Benedetto Guariente dal 1709 al 1763."
C.to N n° 02
"Locationes Benedetto Guarienti dal 1409 al 1444."
C.to N n° 04
"Contribuzioni e demanio". Documenti dell'inizio dell'Ottocento.
59
C.to N n° 05
Processo "Eredi quondam Giovanni Battista Guariente per piezaria contro Verzer, e
Ratis".
C.to N n° 06
"Benedetto Guarienti esami per suoi figlioli al Coleggio de nobili signori giudici".
Contiene un solo foglio del 1774 riconducibile al titolo più appunti estranei
ottocenteschi.
C.to N n° 07
"Benedetto Guarienti per salnistrari". Proclami a stampa settecenteschi e note
manoscritte.
C.to N n° 08
Processo "Guarienti contro Pinali". Documenti dal 1730 al 1731.
C.to N n° 09
Processo "Guariente contro Calcassola". Documenti del 1758.
C.to N n° 10
"Testamento di domino reverendo Rocco Cozza 1755 in favore di Guarienti, e Pesina
con sue divisioni."
C.to O n° 01
"Affrancazione del nobile signor Benedetto Guarienti contro il venerando monastero
delle reverende madri di S. Michel in Campagna". Documenti della metà del
Settecento.
C.to O n° 02
"Guariente S. Pietro Martire per livello". Documenti settecenteschi e ottocenteschi.
C.to O n° 03
Processo "Guarienti contro Zilia". Documenti dal 1708 al 1769.
C.to O n° 04
Processo "Benedetto Guariente contro Nogarola". Documenti seicenteschi e
settecenteschi.
C.to O n° 05
Processo "Guariente contro Lovagnolo". Documenti settecenteschi.
C.to O n° 07
"Per sanità de bovi per mal epidemico Benedetto Guarienti deputato in San Zenon di
Minerbe per la suddetta malatia". Proclami a stampa e note manoscritte del 1732.
Particolarmente interessante, contiene leggi, indicazioni pratiche e ricette medicinali.
C.to O n° 08
"Benedetto Guarienti per dazi, tariffe, e barche". Documenti dal Cinquecento in poi,
proclami a stampa seicenteschi e settecenteschi.
C.to O n° 09
Processo "Nobile Benedetto Guarienti contro venerabile monastero di S. Bartolomeo
della Levà affrancato con deposito santo monte 5 ottobre 1775". Documenti dal 1601
al 1755.
60
C.to O n° 10
Processo "Nobile Benedetto Guarienti contro Torri, e venerabile chiesa di S. Quirico
per livello". Documenti dal 1551 al 1732.
C.to O n° 11
"Benedetto Guariente per rota di Adige in Albaredo, confine dell'Alpon ecc. Rivalta,
acque vesentine, colognesi". Documenti e proclami a stampa della metà del
Settecento.
C.to O n° 12
"Affranco livello verso monastero S. Caterina della Ruota. Canonico Bartolomeo,
Carlo e Luigi Guarienti". Documenti ottocenteschi.
C.to O n° 13
Processo "Benedetto Guarienti per eredità Rebescoto". Documenti settecenteschi.
C.to O n° 14
"Istromento censuario a favor Guarienti Carlo, fu Benedetto contro Vincenzo
Zaccaria, fu Domenico". Documenti ottocenteschi.
C.to O n° 15
"Affrancazioni" settecentesche e ottocentesche.
C.to O n° 16
Processo "Guariente contro Marcello per eredità Rebescoto". Documenti
settecenteschi.
C.to O n°06
Processo "Guariente contro Pavano". Documenti dal 1725 al 1726.
C.to P n° 01
"Compera - Permuta Manuelli". Titolo precedente cancellato: "Testamenti ascendenti
fratelli Guarienti quondam Benedetto".
C.to P n° 02
"Per il nobile signor Alessandro Guarienti primogenito del quondam Lodovico
assuntor di giudizio. Al laudo." Stampa settecentesca del testamento di Giovanni
Guarienti fu Giacomo che nel 1578 istituisce la primogenitura.
C.to P n° 03
"Ricevute" ottocentesche.
C.to P n° 04
Processo "Guarienti contro dalla Torre, e Cavazza." Documenti settecenteschi e
ottocenteschi.
C.to P n° 05
"Promemorie per rascossioni (sic), e pagamenti annuali, in generale dei nobili signori
conte Carlo, e Luigi fratelli Guarienti." Documenti della prima metà dell'Ottocento.
C.to P n° 06
Processo "Benedetto Guariente contro pupili Tonin, e Bissolo." Documenti
settecenteschi.
C.to P n° 08
Processo "Guarienti contro Valezo." Documenti dal 1749 al 1753.
61
C.to P n° 09
"Stampa communità di Valezzo contro nobili signori fratelli Guarienti." Stampa
settecentesca riguardante la richiesta di esenzione dai pagamenti per il passaggio del
Mincio. Contiene la cronologia delle compravendite Guarienti a Valeggio.
C.to P n° 11
"Stampa al laudo." Stampa settecentesca di vari documenti.
C.to P n° 12
Processo "Guarienti contro Guarienti, e Valentini." Documenti settecenteschi e
ottocenteschi.
C.to P n° 13
"Nobili Guarienti casi seguiti per li absenti." Documenti seicenteschi e settecenteschi.
C.to P n° 14
"Contribuzione della paglia." Libretto a stampa del 1746 contenente le regole per la
fornitura di paglia da parte dei al servizio pubblico.
C.to P n° 15
Processo "Frinzi contro Guarienti." Documenti del 1808-1809.
C.to Q n° 01
"Istromenti di compera della nobile famiglia Guarienti della Pigna dall'anno 1818
sino." Documenti dal 1818 al 1847.
C.to Q n° 02
"Libro entrata di casa Guarienti." Documenti dal 1707 al 1717.
C.to Q n° 03
"Libro uscita casa Guarienti." Documenti dal 1707 al 1723.
C.to Q n° 04
"Scadenze dei affittuali e frutto cambiali." Documenti dal 1839 al 1853.
C.to R n° 01
Processo "Guariente per affrancazione da Persico ed investitura Lavagnol d'Emileij e
Sagramoso." Documenti del 1710.
C.to R n° 02
Processo "Guariente contro Zucchermalio." Documenti del 1752.
C.to R n° 03
"Guariente scritture private 1732 sino 1766."
C.to R n° 04
"Guariente scritture private 1604 sino 1725."
C.to R n° 05
"Benedetto Guariente carte diverse, e sumari de particolari." Documenti
settecenteschi.
C.to R n° 06
"Armate degli anni 1706, 1735, 1757." Interessanti testimonianze; alcuni
lasciapassare e la promessa di non danneggiare la proprietà di Benedetto Guarienti
firmata nel 1735 dal comandante spagnolo don Pedro de Vargas Maldonado.
62
C.to R n° 07
"Processo criminale contro nobile Benedetto Guarienti per dazio istromenti." Stampe
e note manoscritte dal 1730 al 1733.
C.to R n° 08
"Livelari della casa Guarienti." Registro alfabetico settecentesco.
C.to R n° 09
"Guarienti scritture private 1722 sino 1734."
C.to R n° 10
"Testamenti famiglia Guarienti." Documenti dal 1414 al 1747.
C.to S n° 01
Raccolta di fascicoli a stampa settecenteschi riuniti sotto la dicitura "Conte Giuseppe
Guarienti alla Pigna": sono di seguito analizzati singolarmente.
C.to S n° 01a
"Per il nobile signor Alessandro Guarienti primogenito del quondam signor Lodovico
al laudo."
C.to S n° 01b "Stampa Lafranchini al taglio contro nobili huomini Zenobij, e marchesi Girardini."
C.to S n° 01c
"Per il nobile signor Alessandro Guarienti primogenito del quondam nobile signor
Lodovico assuntor di giudizio al taglio."
C.to S n° 01d "Per il nobile signor Alessandro Guarienti primogenito del quondam nobile signor
Lodovico assuntor di giudizio al taglio."
C.to S n° 01e
"Stampa nobili houmini Zenobij al laudo."
C.to S n° 01f
"Stampa Guarienti contro Borghetti al taglio."
C.to S n° 01g "Stampa Guarienti."
C.to S n° 01h "Stampa Borghetta al taglio."
C.to S n° 01i
"Stampa conte Maffei al taglio."
C.to S n° 01l
"Per Camillo, e Francesco fratelli Marangoni."
C.to S n° 01m "Stampa Guarienti contro Maffei, e Stanghelli."
C.to S n° 01n "Conte Maffei al laudo."
C.to S n° 01o "Per Zuanne Moscatel al laudo."
C.to S n° 01p "Stampa Stanghellini, e conte Maffei."
63
C.to S n° 01q "Guariente al laudo."
C.to S n° 01r
"Guarienti al laudo contro nobil huomo Zenobio."
C.to S n° 01s
"Stampa Guarienti contro Borghetti al taglio."
C.to T n° 01
"Estimi." Documenti seicenteschi e settecenteschi.
C.to T n° 02
"Perticacioni." Documenti seicenteschi e settecenteschi.
C.to T n° 03
"Benedetto Guariente bandi, e condanne." Stampe e note manoscritte settecentesche;
contiene alcuni bandi in cui sono esposte le ragioni di alcune condanne di omicidi e le
modalità dell'esecuzione.
C.to T n° 05
"Sumario delli capitoli dell'Academia Filotima di ragione di me Benedetto
Guariente." Documenti settecenteschi, contiene una raccolta di note sulle regole
dell'accademia.
C.to T n° 06
"Processo Guarienti per Academia Filotima." Documenti del 1727, ma con riferimenti
ad eventi dall'inizio del Quattrocento.
C.to T n° 07
"Benedetto Guariente alberi familie diversse." Alberi genealogici settecenteschi.
C.to T n° 08
"Consiglio e carte per la Consultazione Araldica di Venezia 1823 e confirma di
nobiltà 1825." Documenti ottocenteschi; contiene copia della concessione del titolo di
conte ai fratelli Alessandro Guarienti e Guglielmo Guarienti di Brenzone e al nipote
Giuseppe.
C.to T n° 09
"Benedetto Guariente ducali e titoli." Documenti seicenteschi e settecenteschi.
C.to U n° 01
Processo "Guarienti contro Tommasi Erbisti." Documenti dal 1796 al 1802.
C.to U n° 02
Processo "Benedetto Guarienti contro Pina." Documenti del 1775.
C.to U n° 03
"Livello affrancabile per la commissaria Recalco." Documenti del 1800.
C.to U n° 05
"Aquisti." Stampe e note settecentesche; contiene la partecipazione ai funerali
celebrati nel 1755 per la morte di Scipione Maffei (1675-1755).
C.to U n° 06
"Acquisti liberi fatti da Francesca Rotari vedova quondam Giangiacomo Guariente
per Benedetto figliolo Pupillo." Documenti settecenteschi.
64
C.to U n° 08
"Chierici di Negrar al laudo." Stampe settecentesche.
C.to U n° 09
"Veneranda Mensa Cornelia, et officiatori della cattedrale di Verona." Stampe
settecentesche.
C.to U n° 10
"Stampa della venerabile pieve di S. Zen di Roverchiara contro reverendo arciprete
d'Isola Porcarizza." È conservata solamente la copertina.
C.to U n° 11
"Stampa della venerabile pieve di S. Zen di Roverchiara contro reverendo arciprete
d'Isola Porcarizza." È conservata solamente la copertina.
C.to U n° 12
Processo "Venerabile Mensa Cornelia contro li reverendi chierici delle pievi
veronesi." Stampe settecentesche.
C.to U n° 13
"Stampa Canossa al laudo." Stampe settecentesche.
C.to W n° 08
"Alberi famiglie diverse." Documenti novecenteschi.
C.to XY n° 06 Conferma di nobiltà a Carlo Guarienti fu Giuseppe e alla moglie Isabella di Brenzone
(10 aprile 1890); conferimento del titolo di conte a Giuseppe Guarienti fu Carlo e agli
zii Alessandro Guarienti e Guglielmo Guarienti di Brenzone (2 agosto 1908).
C.to XY n° 07 Vari appunti novecenteschi.
C.to XY n° 09 "Stima per divisione della sostanza immobile di ragione nobili fratelli Guarienti."
Documenti del 1851.
C.to XY n° 10 "Divisioni fra i nobili Giuseppe, Benedetto, Bortolo Guarienti fu Carlo." Documenti
del 1851.
C.to XY n° 11 "Fraterna Giuseppe, Benedetto e Bortolo Guarienti fu nobile Carlo." Documenti del
1850-51.
C.to XY n° 12 "Massa ereditaria del fu nobile Carlo Guarienti fu Benedetto." Documenti dal 1849 al
1851.
C.to XY n° 13 Vari documenti della seconda metà dell'Ottocento.
C.to XY n° 15 "Minute eseguite per presentare il prospetto dell'asse ereditario in morte del nobile
Carlo Guarienti fu Benedetto, e divisione dei fratelli Giuseppe, Benedetto e Bortolo
colla sorella Laura maritata in Pietro Navarro di Legnago." Documenti del 1851.
65
Oltre a quelli sopra elencati sono conservati numerosi fascicoli relativi al
processo per l’eredità Cozza; si tratta di alberi genealogici, appunti, sentenze
ed atti di varia natura, spesso presenti in numerose copie, che non presentano
per questo studio notevoli spunti d’interesse.
66
67
Appendici.
68
69
Appendice A.
L’archivio Castelnovo delle Lanze – Alciati.
Nel 1923, quando Cristina Castelnovo delle Lanze sposò il conte
Giuseppe Guarienti, la famiglia piemontese era già prossima all’estinzione:
Carlo, unico figlio maschio del conte Enrico, capitano dei Lancieri di
Vercelli, e di Costanza dei marchesi Filiasi, era morto in guerra sei anni
prima. Tenente dello squadrone mitraglieri del Reggimento Genova
Cavalleria, era stato ferito sul campo il 30 ottobre 1917 a Pozzuolo del
Friuli per poi morire, ventiduenne, il 1 dicembre di quell’anno come
prigioniero delle truppe austriache; la medaglia d’oro al valore segnò la
fine della linea maschile della famiglia23.
I documenti di casa Castelnovo delle Lanze finirono così per confluire
nell’archivio Guarienti e, nel corso del tempo, per mischiarsi a quelli –
molto più rilevanti per numero – della famiglia veronese; una volta
completata la separazione dei due fondi, è stato possibile valutare la
consistenza del materiale documentario accumulato dalla famiglia ed
individuare alcuni gruppi tematici.
Il primo nucleo consiste negli atti provenienti dalla famiglia Alciati: si
tratta di trentotto documenti, parte su pergamena e parte su carta, datati tra
il 1421 e il 1687 (ma ventisei tra essi, i due terzi del totale, sono
cinquecenteschi e solo tre seicenteschi). Non è emerso quale ragione abbia
23
Un articolo pubblicato venerdì 24 ottobre 1930 sul quotidiano vercellese “La Sesia” riassume le
circostanze che videro tre membri della famiglia decorati al valore militare. Il primo fu il conte Carlo
(1775-1833), di cui si parlerà più avanti, decorato a diciannove anni come luogotenente del Reggimento
Dragoni Piemonte con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia; il secondo, il pronipote conte
Enrico, ebbe nel 1917 la medaglia d’argento come capitano dei Lancieri di Vercelli. L’ultimo fu, appunto,
il figlio di Enrico, il tenente Carlo, sul quale cfr. MINISTERO DELLA GUERRA, COMANDO DEL CORPO DI
STATO MAGGIORE, UFFICIO STORICO, Guerra italo – austriaca MCMXV – MCMXVIII. Le medaglie
d’oro. Volume terzo – 1917, Roma 1927, pp. 173-176.
70
portato queste pergamene nell’archivio Castelnovo delle Lanze, nè è chiaro
in che data ciò sia avvenuto, ma sono conservate due copie di una nota
scritta su carta settecentesca:
Nota di diverse carte estratte dall’archivio di casa Alciati che si rimettono
all’illustrissimo conte Castelnovo previa permissione ottenuta da monsignor
Alciati vescovo di Casale.
La stessa nota può considerarsi una versione semplificata e ridotta –
sia per la mole dei documenti sia per la quantità d’informazioni fornite su
ogni documento – del repertorio dell’archivio Guarienti: infatti, sulle due
facciate è riportato un elenco delle “carte”che riporta oltre ad un “numero
d’ordine” progressivo una “designazione” (sistema di catalogazione le cui
coordinate sono mazzetta e numero), la “data” (espressa per esteso) e la
“natura delle carte”. Quest’ultima è una brevissima annotazione
riguardante la tipologia dell’atto; e se la maggior parte delle carte è relativa
ad acquisti, enfiteusi, vendite o altre operazioni su beni immobili, si
incontrano anche una lettera ducale di Carlo di Savoia e una supplica al
Papa.
L’elenco completo dei documenti dell’archivio Alciati disposti in
ordine cronologico è il seguente:
Codice
Mazzetta 1 n° 2
Anno
Famiglie
1421 Amblavati
Contenuto
Precisazioni su un testamento del 1418
del canonico Amblavati di Viancino.
Mazzetta 20 n° 6
1442 Mazzocco, de
Donna, de
Mommo,
Margavia
Compromesso tra i fratelli Mazzocco e
altri.
Mazzetta 20 n° 7
1454 Avogadro
Causa tra Antonio Avogadro e frate
Antonio…
71
Mazzetta 2 n° 7
1454 Alciati,
Marzocchi
Arrogazione del nob. Andrea Marzocchi
a favore del nob. Paolo Alciati. Nel
1458 licenza di trasporto dell'atto.
Mazzetta 2 n° 8
1454 Alciati
Donazione.
Mazzetta 25 n° 2
1483 Alciati
Atto riguardante risorse idriche.
Mazzetta 20 n° 3
1490 de Ricci
Vendita per un pagamento del nob.
Pietro Antonio de Ricci.
Mazzetta 25 n° 27
1491 Alciati
Supplica al papa per la concessione in
enfiteusi alla famiglia Alciati di un
terreno della parrocchia di Viancino.
Mazzetta 32 n° 18
1491
Donazione da parte del defendente
Pettenati ai padri Agostiniani di S.
Mauro.
Mazzetta 16 n° 5
1501 Alciati, Bazani
Cocessione in enfiteusi da Eusebio
Alciati a Domenico de Bazani.
Mazzetta 16 n° 6
1502 Alciati, de
Provanis
Concessione di enfiteusi dal reverendo
padre Antonio de Provanis a Eusebio
Alciati.
Mazzetta 25 n° 4
1505 Alciati, de Donna Transazione tra Eusebio Alciati e Piero
de Donna.
Mazzetta 25 n° 5
1507 Alciati,
Avogadro
Vendita di acque.
Mazzetta 25 n° 6
1512 Alciati,
Manzaglioni
Giorgio Alciati acquista una pezza di
terra da Bartolomeo e Oberto de
Manzaglioni.
Mazzetta 25 n° 7
1515 Alciati
Acquisto di terra a Viancino dal
canonico di S. Germano.
Mazzetta 25 n° 9
1517 Alciati
Giorgio Alciati acquista terra da
Agameno de Margavia.
72
Mazzetta 25 n° 10
1518 Alciati
Permuta tra Giorgio Alciati e Antonio
Alciati.
Mazzetta 26 n° 4
1518 Alciati
Presentazione di bolle apostoliche.
Mazzetta 25 n° 12
1518 Alciati
Sentenza per Antonio e Giorgio Alciati.
Mazzetta 25 n° 13
1519 Alciati
Compravendita di terra tra Giorgio
Alciati e Giovanni Don di Viancino.
Mazzetta 23 n° 11
1525 Alciati
Lettera ducale di Carlo di Savoia a
Bernardino Alciati per un'investitura
feudale.
Mazzetta 31 n° 5
1534 Alciati
"Sentenza arbitramentale" per una
compravendita di terre.
Mazzetta 11 n° 33
1539 Alciati, Fontana
Compravendita tra Bernardino Alciati e
Quirico e Bernardino Fontana.
Mazzetta 25 n° 17
1553 Alciati
Acquisto di terre a Viancino.
Mazzetta 11 n° 43
1554 Alciati
Acquisto di terreni a Viancino.
Mazzetta 25 n° 18
1561 Alciati
Acquisto di terreni a Viancino.
Mazzetta 25 n° 19
1563 Alciati
Permuta di terreni a Viancino.
Mazzetta 25 n° 20
1564 Alciati
Permuta di terreni a Viancino.
Mazzetta 25 n° 23
1566 Alciati
Permuta di terreni a Viancino.
Mazzetta 11 n° 48
1566 Alciati
Permuta di terreni a Viancino.
Mazzetta 25 n° 24
1569 Alciati
Permuta di terreni a Viancino.
Mazzetta 25 n° 26
1573 Bertoli
Permuta di terreni a Viancino.
Mazzetta 25 n° 28
1574 Alciati
Acquisto di terreni a Viancino.
Mazzetta 25 n° 29
1575 Alciati
Cessione di beni a Viancino.
Mazzetta 25 n° 30
1575 Alciati
Permuta di terreni a Viancino.
73
Mazzetta 26 n° 8
1577 Alciati
Bolla di Gregorio XIII al curato di
Viancino e a Giorgio Alciati riguardo
una locazione di terre.
Mazzetta 7 n° 20
1644 Alciati, del Moro Quietanza.
Mazzetta 25 n° 37
1686 Alciati
Acquisto di terre a Viancino.
Nell’elenco della nota non si trova traccia di due documenti esistenti:
sono quelli contrassegnati come “mazzetta 25 n° 28” (anno 1574) e
“mazzetta 25 n° 29” (anno 1575). Inoltre, l’atto contrassegnato come
“mazzetta 25 n° 37”, datato nell’elenco all’anno 1684, è in realtà del 1686.
Due documenti, infine, sono segnati nell’elenco ma non sono stati trovati:
sono un acquisto di beni del 1687 (mazzetta 25 n° 36) e una bolla pontificia
del 1578 (mazzetta 25 n° 29).
Per quanto riguarda i documenti propri della famiglia Castelnovo delle
Lanze, bisogna certamente concludere che la maggior parte di essi sia
andata perduta, o per lo meno non sia giunta alla fusione con il fondo
Guarienti: pare infatti impossibile che per il periodo precedente al XIX
secolo siano presenti pochissimi documenti e tutti di natura pubblica.
Certamente una famiglia ben radicata nel territorio e dotata di numerose
investiture feudali (principalmente le contee delle Lanze e della Torrazza e
la baronia di Meana) deve aver prodotto una considerevole mole di atti
pubblici e privati, dei quali tuttavia non si trovano attualmente le tracce.
Il primo documento, unico e isolato quanto a tipologia, è una bella e
ampia pergamena (580 x 850 mm.) recante il sigillo in piombo del Papa
Clemente XI e indirizzata “dilecto filio nostro Mariae Nicolao Castelnovo
presbitero Vercellensi”. La bolla, emessa il 7 marzo dell’anno ab
74
Incarnatione 1717, cioè nel diciottesimo anno di pontificato di Giovanni
Francesco Albani, incarica il sacerdote vercellese di assistere il canonico
Felice Amedeo Arborio di Gattinara in quanto questi, cinquantaduenne,
risulta impedito nelle funzioni sacre dall’ipocondria “ab accido
fermentante” che lo affligge; le prebende relative alla dignità di canonico
saranno dunque ripartite tra il titolare ed il coadiutore. Il documento è
vergato nella complessa ed estremamente decorativa grafia della
cancelleria pontificia e porta in calce le firme di alcuni cardinali tra i quali
C. Albani.
Un gruppo omogeneo è invece quello dei rotoli relativi alle investiture
della famiglia Castenovo: si tratta di una serie di fascicoli in carta e
pergamena, ognuno recante i bolli di casa Savoia (generalmente di “Carlo
Emanuele per grazia di Dio re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme,
duca di Savoja, di Monferrato e prencipe di Piemonte, ecc.”) e il sigillo in
ceralacca protetto dal proprio involucro metallico, contenuti in quattro
cilindri di ferro.
Il primo cilindro contiene, come indica la dicitura sul fascicolo, una
“Investitura accordata a Carlo Castelnovo pel feudo comitale della
Torrazza e beni di Viancino”. Tale investitura fu concessa nel 1797;
accompagnano l’atto varie ricevute di pagamenti relativi al feudo di
Torrazza.
Il secondo cilindro contiene, oltre alle ricevute, tre fascicoli: “Pattenti
baronia di Meana a favore del signor Maurizio Castelnovo” (1748);
“Interinazione della Camera a favore del signor Maurizio Castelnovo”
(1748); “Patenti a favore del signor Maurizio Castelnovo” (1747).
75
Il terzo contiene le ricevute e cinque fascicoli: “Investitura di
Viancino accordata a Maurizio Castelnovo li 6 settembre 1735”,
“Interinazione della Camera per li beni di Viancino” (1735), “Nuova
infeudazione a favore del signor Maurizio Castelnovo de beni di Viancino”
(1735), “Feudo Torazza a favore di Giambattista Pettiva” (1747),
“Investitura del titolo comitale di Torrazza a favore del barone Maurizio
Castelnovo” (1760).
Anche l’ultimo cilindro contiene cinque fascicoli: “Interinazione
feudo Torazza a favore del signor conte Giambattista Pettiva”, “Feudo
Torazza conte Pettiva”, “Feudo Torazza del signor Giambattista Pettiva”
(1747), “Feudo della Torazza a favore Giambattista Pettiva” (1747) e
“Interinazione della Camera per il feudo della Torazza a favore del signor
Giambattista Pettiva” (1747).
Altri due fascicoli molto simili a quelli finora citati sono pervenuti
mischiati ad altri documenti, ma in origine dovevano certamente essere
contenuti nei cilindri metallici delle investiture feudali. Uno, che porta
anche il medesimo sigillo in ceralacca di tutti gli altri, reca la dicitura
“Investiture accordate a Giulio Cesare Castelnovo di Vianzino, e titoli
comitale, e baronile” e la data 25 aprile 1766; l’altro, privo di ceralacca ma
prodotto dalla stessa cancelleria del Regno di Sardegna in data 23 giugno
1824, è una “Investitura per il signor conte Carlo Felice Castelnuovo del
luogo feudo e giurisdizione di Torazzo col titolo, e dignità comitale.”
Questo nucleo di documenti è, dunque, costituito dalle patenti regie
relative ai feudi di Viancino (paese nel territorio di Crova, attuale provincia
di Vercelli, che, come si è visto in precedenza, erano il centro degli
interessi documentati negli atti Alciati) e di Torrazza. Quest’ultima
76
investitura passò dal conte Giambattista Pettiva, vercellese anch’egli, al
barone Maurizio Castelnovo delle Lanze che ne sposò la figlia Anna Maria.
È da notare come il predicato “della Torrazza”, a differenza di quello “di
Meana”, sia rimasto per molto tempo parte del cognome; un esempio è la
nomina della “contessa Cristina Castelnovo delle Lanze e della Torrazza
nata Ghislieri” (sposa di Carlo Castelnovo delle Lanze, appartenente alla
quarta generazione dopo quella interessata dalle investiture), a dama di
compagnia della principessa Maria Elisabetta di Sassonia duchessa di
Genova in data 16 dicembre 1883.
I restanti documenti dell’archivio Castelnovo delle Lanze in gran parte
appartengono all’Ottocento e al Novecento e perciò non saranno oggetto
d’indagine benchè contengano spunti d’interesse non solo per la storia
famigliare: dalle fedi dei matrimoni contratti con donne provenienti dalle
case dei conti Castellani Fantoni, dei conti Ghislieri e dei marchesi Filiasi
all’eredità Mathis di Cacciorna (pervenuta attraverso Cristina Ghislieri) alle
ricerche sulla famiglia Castelnovo e su altre ad essa in qualche modo legate
da vincoli di parentela (i Salomone di Serravalle, i Signoris di Buronzo, i
Faussone di Montaldo, i Gromo di Ternengo, i Milano Franco d’Aragona
principi di Ardore e altri). E inoltre tutto il carteggio che ricostruisce le fasi
della morte a Pozzuolo del Friuli del già citato tenente Carlo Castelnovo
delle Lanze.
Tuttavia un gruppo di carte, benchè cronologicamente già estraneo
alla materia che si è scelto di trattare, merita una breve descrizione: la
corrispondenza con i famigliari tenuta da Enrico Castelnovo delle Lanze,
figlio del luogotenente del Reggimento Dragoni Piemonte conte Carlo.
Decine di lettere scritte dagli anni Trenta agli anni Cinquanta
77
dell’Ottocento alla madre Enrichetta Salomone di Serravalle e, soprattutto,
alla sorella Carolina, sposata al conte Bernardino Pes di Villamarina del
Campo e dama di compagnia della duchessa di Genova; alcune, sporadiche,
in italiano, la maggior parte in quella lingua francese che era l’idioma
elevato del Piemonte di quegli anni e della diplomazia internazionale. Nel
1830 il giovane Enrico entrò nel corpo diplomatico del Regno di Sardegna
e gli incarichi ricevuti come ambasciatore lo portarono – come stanno a
testimoniare le lettere – in tutta Europa: dalla natia Vercelli e dalle vicine
Torino e Genova a Firenze, Roma e Napoli e poi a Vienna, Monaco e
Berlino. Ma furono soprattutto San Pietroburgo e la corte dello zar Nicola I
a colpire l’attenzione del giovane diplomatico: in questa città, che egli
definì “la plus belle ville du monde”24 Enrico entrò in contatto con un
ambiente socialmente e culturalmente vivacissimo, composta da “des
Anglais, des Allemands, des Irlandais, des Italiens, des Indostans, des
Americains”25 e da viaggiatori di ogni altra nazionalità. Gli argomenti
trattati in queste lettere spaziano così dalle opere di Balzac al colera che
colpì il Piemonte, dalle vicende della politica internazionale alla
meravigliata descrizione delle città russe alle avventure galanti con donne
di età, nazionalità ed estrazione diversissime. Una lettera, la cui
intestazione indica come essa sia stata scritta “sur la Mer Baltique près de
l’Ile de Moen le 23 septembre 1836”, narra con eleganza e insieme con
trasporto le fasi di una tempesta che rischiò di affondare la nave; durante le
fasi più drammatiche della navigazione Enrico si abbandona al rimpianto
della patria e degli amici e soprattutto dell’amata sorella cui è destinata la
24
25
Lettera del 13 agosto 1835 alla sorella Carolina.
Ibid.
78
missiva, ma una volta scampato il pericolo aggiunge una nota
affettuosamente autoironica:
je t’envoie cette lettre parce que je ne veux pas me donner la peine de la
refaire, mais elle est si ridicule que je te prie de la mettre bien vite dans le feu
après l’avoir lue, car on pourrait se moquer de moi. Pense que je l’ai écrite au
milieu d’une tempête.
L’altro lato di quest’intensa attività, della politica internazionale e
degli elenchi di ambasciatori e nobildonne, sembra essere il sintetico e
disincantato commento conservato in una lettera del padre Carlo alla
moglie:
Enrico e Carolina non scrivono più; io credo che la presentazione alla corte li
abbia tanto occupati, e resi imbecilli, come tanti cortigiani.26
Nel 1848, benchè fosse sposato e padre di famiglia, Enrico tornò
nell’esercito come volontario nel Battaglione di Riserva dei Granatieri
Guardie; di qui gli derivò, come egli stesso ricorda in una supplica
(purtroppo priva di data) volta ad ottenere il titolo d’ufficiale d’ordinanza,
lunga e terribile malattia, incontrata in seguito agli stenti sofferti nelle marcie
forzate e continue toccate in sorte a questo battaglione.
E, infine, quasi un simbolo della vita della famiglia nella prima metà
dell’Ottocento sembra essere un album contenente gli echi di viaggi ed
amicizie che ebbero come sfondo un’Europa percorsa da fermenti culturali
e politici destinati a lasciare un’indelebile traccia nella storia: tra schizzi e
acquerelli di diversi autori, talvolta corredati da dediche e annotazioni, si
trovano la copia di uno spartito27 di Gioacchino Rossini (1792-1868)
26
La lettera, che come unica data porta “16 ottobre”, è quasi certamente del 1830.
Lo spartito originale di questa canzone, recante identiche data (10 marzo 1821) e dedica, è confluito nel
Fondo Piancastelli conservato presso la Biblioteca Comunale di Forlì. Di questa canzone, ora conosciuta
con il titolo “Beltà crudele”, Rossini lasciò diversi manoscritti; il primo è quello qui nominato, risalente al
soggiorno napoletano del compositore, l’ultimo quello dedicato nel 1831 al duca d’Alba in Spagna.
27
79
dedicato “All’amico Castelnuovo”28 ed una canzone “improvisamente
scritta”, come indica l’intestazione, ed indirizzata dall’autore Domenico
Capranica (1792-1870) “all’amico Castel Nuovo” nel luglio 1829.
Una menzione a parte merita la biblioteca formata nei secoli dalla
famiglia Castelnovo delle Lanze e quindi giunta, negli stessi anni
dell’archivio, in casa Guarienti: assieme alle opere a stampa, dalla fine del
Quattrocento all’inizio del Novecento, si trovano tre libri scritti a mano. Il
primo, scritto in una minuta ed elegante grafia, è intitolato “Istituzioni
religiose” e si articola in due trattati: “Dell’esistenza di Dio” e “Della
rivelazione”. Questo quaderno, che ne contiene un altro intitolato “Trattato
dei precetti di rettorica”, è anonimo, ma nell’introduzione l’autore dedica
la propria opera a “due giovanette” affidate al suo insegnamento; non è
purtroppo desumibile dal testo chi siano le persone coinvolte nella stesura
del saggio.
Un altro trattato, anonimo come il precedente ed intitolato “Della
pratica dell’esercitij spirituali”, è stato affidato alle duecentotrenta pagine
di un quaderno rilegato in pergamena e decorato da fregi d’oro. Al di là del
contenuto concettuale di trattatistica religiosa, ciò che più colpisce in
quest’opera è l’estrema cura posta nella stesura in bella copia: la grafia,
regolarissima, è estremamente elegante ed elaborata, il testo vergato con
due inchiostri differenti (rosso per i titoli, i capilettera e i riassunti di
paragrafo, seppia per il resto), la conclusione dei capitoli segnata con
finissime decorazioni floreali realizzate a penna.
L’ultimo quaderno, senza dubbio il più interessante per la ricerca
storica, è un copialettere rilegato in pergamena contenente corrispondenza
28
Questo “amico Castelnovo”, come quello dello spartito di Capranica, deve certamente essere il padre di
Enrico, Carlo Castelnovo delle Lanze.
80
“dalle stanze del Quirinale” datata tra il gennaio e l’aprile di quel cruciale
1808 che segnò l’occupazione di Roma da parte delle truppe napoleoniche;
e gli autori e i destinatari delle lettere sono appunto i protagonisti delle
vicende che coinvolsero il Vaticano e la Francia, dal generale Miollis ai
cardinali Gabrielli, Cassoni e Doria Pamphili. Questo epistolario - le cui
pagine, qualora risultassero effettivamente inedite, potrebbero costituire
un’interessante fonte per un periodo critico della storia europea – sarà in
futuro oggetto di uno studio approfondito.
Tutto ciò che non è stato qui nominato contiene certamente spunti
d’interesse storico, ma è quasi totalmente ascrivibile alla seconda metà
dell’Ottocento ed ai primi tre decenni del Novecento e dunque travalica i
limiti che questa trattazione si è imposta. Ma uno sguardo d’insieme che
consideri tutta la corrispondenza di casa Castelnovo delle Lanze offre ciò
che i documenti ufficiali – come la maggior parte di quelli del fondo
Guarienti – non possono dare: la trama delle vicende personali e dei punti
di vista soggettivi, il rapidissimo evolversi della società europea
dall’Ancien Régime alle guerre mondiali nel vissuto di una famiglia la cui
storia è un intreccio di partecipazione alla vita pubblica e cura degli affetti
privati. Non solo i fatti e le impressioni, ma anche la lingua e il tono nei
rapporti tra congiunti o con estranei (soprattutto quando si rende evidente la
distanza di ruoli e posizioni tra gli interlocutori) si evolvono aggiungendo
particolari ad un quadro il cui culmine pare essere la morte del giovane
tenente Carlo; ed è forte – ancorché estranea ad un punto di vista
rigorosamente storico – l’impressione di un parallelismo tra l’estinzione di
una famiglia e il tramonto del sistema cui essa apparteneva.
81
Appendice B.
L’archivio Guglienzi.
Una vicenda simile a quella dell’estinzione dei Castelnovo delle
Lanze, seppur avvenuta in circostanze meno drammatiche, è la fine della
linea maschile dei Guglienzi. Questa famiglia aveva, come è stato ricordato
in precedenza, il proprio palazzo cittadino accanto all’Arena di Verona, in
piazza Bra, ed aveva edificato la propria residenza di campagna (l’attuale
villa Guarienti, sede dell’archivio) negli anni settanta del Cinquecento.
Il dal Pozzo dice la famiglia venuta da Cremona, dove già era
considerata “illustris, cognationibus et dignitatibus clara”, ed aggregata
alla cittadinanza veronese nella persona di Benedetto nell’anno 142329. Lo
stesso Benedetto è citato in due ducali: una del doge Niccolò Marcello,
datata 1473, l’altra di Andrea Vendramin del 1476. Sempre l’autore del
Collegium Veronense ricorda altri due membri di questa famiglia: Marco
Antonio30 e il nipote Bonaventura31, entrambi pretori urbani nel Seicento.
Essi risultano iscritti al nobile consiglio di Verona rispettivamente nel 1596
e nel 1631, mentre il primo Guglienzi nominato in quest’organo di governo
è Venturino nel 152132. Certamente l’esame dei cognomi delle donne
entrate in casa Guglienzi nelle ultime generazioni fa pensare che la famiglia
fosse ben inserita nel tessuto sociale veronese: Serego Alighieri, Alcenago,
Faella, Turco, Manuelli, Verzera e Brenzone sono nomi ricorrenti nella
storia e nelle genealogie della città.
29
G. DAL POZZO, Collegii Veronensis cit., p. 243.
Ibid., pp. 243-244.
31
Ibid., pp. 273-274.
32
A. CARTOLARI, Famiglie già ascritte cit., p. 113.
30
82
Certamente la famiglia Guglienzi, durante circa cinque secoli di
appartenenza alla cittadinanza veronese, deve aver prodotto una mole di atti
molto superiore a quella attualmente conservata nell’archivio in esame;
infatti, sebbene ciò che si può vedere oggi sia molto interessante soprattutto
al fine di ricostruire la storia della famiglia stessa, quello che qui è
chiamato archivio Guglienzi è in realtà un piccolo nucleo di documenti
raccolti in gran parte nel Settecento.
Come punto di partenza per la descrizione del fondo si può assumere
un fascicolo rilegato in pergamena e intitolato “Albero della famiglia
Guglienzia e repertorio contenente la chiamata degl’istromenti, e
de’processi per i cognomi con ordine alfabetico distribuiti”.
Il fascicolo si apre con un albero genealogico composto da undici
generazioni che vanno dall’inizio del Quattrocento al Settecento; la
dodicesima generazione e la tredicesima, che sarà l’ultima, sono sono state
aggiunte
da
una
mano
differente
dalla
prima.
Quest’albero
è
particolarmente interessante in quanto riporta anche i nomi delle donne
entrate in famiglia con il matrimonio e degli uomini cui sono andate in
spose le giovani di casa Guglienzi.
Segue un elenco di trentotto atti, per la maggior parte testamenti,
riassunti e disposti in un approssimativo ordine cronologico; è dalle
informazioni contenute in questi documenti, di date comprese tra il 1427 e
il 1767, che è stato desunto l’albero della famiglia. L’ultima annotazione
ascrivibile al primo estensore delle note, autore anche delle prime undici
generazioni della genealogia, è del 1711 ed è seguita dal regesto di un atto
del 1732; è dunque verosimile, benchè tutt’altro che certo, che la prima
fase di stesura del repertorio sia da situare tra queste due annate. Con
83
quest’ipotesi concorda anche il confronto tra le poche date certe relative ai
matrimoni e alle nascite e la presenza o assenza dei membri della famiglia
nell’albero: del 1732, per esempio, è il matrimonio di Gian Paolo (padre di
Laura che andrà in sposa a Benedetto Guarienti) con la prima moglie
Leonilde Verza de’ Guastaverzi e tale matrimonio è infatti assente nella
prima fase di stesura dell’albero. Il fatto che la prima grafia abbia segnato
solamente i due figli maggiori (su otto) nati dal matrimonio tra Alessandro
Guglienzi ed Elena Serego Alighieri avvalora poi l’ipotesi che il lavoro sia
stato iniziato pochi anni dopo tale matrimonio, che risale appunto al 1711.
Alcuni fogli bianchi dopo l’ultima nota si apre una sezione la cui
struttura è descritta in una pagina introduttiva che recita:
Repertorio, che contiene la chiamata d’istromenti, e de’processi con i cognomi
di quelli, che e istromenti ebbero, e processi con la casa Guglienzi, con
l’ordine seguente.
L’introduzione procede indicando il metodo utilizzato per la
catalogazione dei processi e degli istromenti. Ogni pagina è divisa in tre
colonne intestate “cognomi”, “istromenti” e “processi” ed in una quarta
priva d’intestazione; nella prima colonna sono elencati in ordine alfabetico,
oltre che i cognomi veri e propri, anche gli enti e i gruppi (“S. Antonio
monache”, per esempio, si trova sotto la lettera a).
Nella seconda colonna, quella degli istromenti, ad ogni cognome della
prima colonna corrisponde la data del relativo documento indicata con
anno, giorno e mese.
Nella terza colonna, invece, i processi sono individuati da tre
annotazioni,
cioè di anno, e di lettera (la qual lettera, dove manca, s’intende essere quella
medesima, con che è contrassegnata la facciata) e di numero per ciascheduna
lettera, qual numero anche repplicato indica la stessa classe d’affari.
84
Una quarta ed ultima colonna è riservata alle eventuali annotazioni
aggiuntive; le poche presenti sono laconici riferimenti al contenuto dei
processi o rinvii ad altri documenti.
Ogni foglio della sezione in cui sono ordinati i documenti soggetti a
questo metodo è contrassegnato da una lettera dell’alfabeto (non sono
previste la H e la U, cui evidentemente non era riconducibile alcun
soggetto) e dopo l’ultima lettera si apre un breve settore a parte in cui sono
registrati i processi e gli istromenti detti “forestieri” in quanto non
direttamente appartenenti alla famiglia Guglienzi; essi sono catalogati
secondo gli stessi principi sopra elencati e costituiscono la parte finale del
repertorio Guglienzi.
La catalogazione attraverso l’uso di lettere fa riferimento ad un altro
libro manoscritto e rilegato in tela, intitolato
Cattastico nuovo delli processi, ed istrumenti tutti esistenti nella famiglia de’
Guglienzi formato da me Alessandro Guglienzi l’anno 17[9]0.
L’integrazione nella data, dove l’inchiostro ha corroso la tela, non è
certa, ma è suggerita dal confronto tra gli elementi paleografici (la cifra
cancellata ha il tratto inferiore tondeggiante) e il contenuto del libro: i
regesti trascritti partono dall’inizio del Cinquecento e si estendono ai primi
due decenni dell’Ottocento, ma quelli segnati dopo gli anni ottanta del
diciottesimo secolo sono di mano diversa dagli altri.
La notevole distanza cronologica tra le probabili date di compilazione
dei due scritti potrebbe trovare la sua spiegazione nell’aggettivo “nuovo”
compreso nel titolo del “cattastico”: è verosimile che il libro rilegato in
tela altro non sia che una copia aggiornata di un repertorio originale
realizzato alcuni decenni prima.
85
In questo repertorio, dopo un indice alfabetico dei cognomi, i regesti
sono trascritti in una colonna centrale, mentre le annotazioni dei processi e
degli istrumenti cui la vicenda fa riferimento sono in due colonne ai lati.
Dopo la lettera zeta si trovano alcune pagine aggiunte dalla stessa grafia
con un inchiostro differente e le date che esse contengono (i primi anni
dell’Ottocento) sembrano concordare con l’ipotesi di data sopra sostenuta
per la stesura del documento.
Un’annotazione presente nel repertorio al recto della carta 32, sotto la
dicitura “Guglienzi contro Guglienzi”, nomina
Un processo coperto di tela giala, intitolato sumario, o sia calcolatoria fatto, e
rilevato dal dottor Silvio da Prato, ove vi si trova descritta tutta la serie degli
affari forensi; comincia dall’anno 1609 sino (sic) di detta famiglia. Un altro
ancora coperto egualmente, intitolato repertorio di tutti processi della famiglia
sudetta formato, e rilevato da me Alessandro Guglienzi a solo uso de’
Guglienzi contro Guglienzi, con la chiamata di tutti i testamenti, dotti, ed
istrumenti, e processi.
Se nella seconda parte la nota, seppure i titoli non collimino alla
perfezione, fa quasi certamente riferimento al repertorio stesso in cui essa è
contenuta, il primo “processo” crea notevoli difficoltà nella ricostruzione
dell’archivio: il repertorio, già citato, contenente l’elenco dei documenti in
ordine alfabetico e l’albero genealogico della famiglia corrisponde
sostanzialmente, nell’aspetto concettuale, alla descrizione, ma è rilegato in
pelle anziché in tela gialla e cita molti documenti anche quattrocenteschi,
dunque ben anteriori al 1609. Alla prima obiezione che si potrebbe opporre
a queste osservazioni, cioè la facilità di sostituire una rilegatura, risponde
l’esame paleografico che mostra come la mano che ha vergato i titoli di
copertina sia la stessa che ha compilato le carte interne al repertorio.
La conclusione, ovviamente provvisoria, è che il repertorio citato nella
nota non si trovi attualmente assieme al resto dell’archivio; la speranza è
86
che indagini più approfondite, che saranno condotte specificamente
sull’archivio Guglienzi, portino al recupero del documento.
Un altro libro, rilegato nella citata tela gialla ma certamente non
sovrapponibile al repertorio scomparso, è intitolato “Testamenti dall’anno
1569 sino33” e raccoglie le copie autenticate di testamenti non solamente
dettati dai membri della famiglia, ma anche da altri le cui ultime volontà
riguardassero i Guglienzi; l’ultimo testamento segnato nell’indice è del
1789, ma altri successivi sono stati aggiunti tra le pagine della raccolta fino
agli anni dell’estinzione della famiglia.
Resta da chiarire dove siano attualmente conservati (e, prima ancora,
se non siano andati distrutti) i rotoli originali: la ricerca all’Archivio di
Stato di Verona ha dato esito negativo e l’Archivio di Stato di Cremona,
città d’origine della famiglia, non possiede un fondo Guglienzi.
Rimane dunque isolato il solo originale (intendendo qui per originale
un atto ufficiale conservato nella sua prima stesura, ancorché multipla)
ancora presente tra le carte dell’archivio Guarienti: un bando emesso il 12
agosto 1785 dal penultimo doge veneziano Paolo Renier (1779-1789)
contro coloro che depredavano le terre di Pierfrancesco Guglienzi e dei
nipoti Bonaventura, Alessandro e Leonardo.
Al di fuori di quello che attualmente può essere chiamato archivio
Guglienzi, naturalmente, sopravvivono altre informazioni relative ai
membri della famiglia o alle proprietà nelle carte Guarienti; questo non
solo per il rapporto di parentela instaurato nel Settecento, ma anche per la
compresenza delle due famiglie nel sistema chiuso e fortemente
33
Lo spazio in bianco dopo la parola “sino” e la data avanzata degli ultimi testamenti, certamente
prossima alla data stessa in cui essi furono rilegati, lascia supporre l’intenzione di proseguire la raccolta
con la possibile aggiunta dei testamenti non ancora prodotti dalla famiglia.
87
endogamico dell’aristocrazia veronese34. I nomi Guarienti e Guglienzi sono
presenti, ciascuno nei repertori dell’altra famiglia, già molto prima del
matrimonio tra Benedetto e Laura ed è significativo che le carte Guglienzi
ricordino all’anno 1499 una locazione perpetua che dimostra la presenza di
proprietà Guarienti a Tarmassia già a quella data, trecento anni circa prima
del ritorno in seguito all’eredità Guglienzi.
34
Ricostruendo l’ascendenza completa di Giuseppe Guarienti ed avendo così un modello di quella che
poteva essere all’inizio del Novecento la trama di parentele di una famiglia ben radicata nel tessuto
sociale cittadino si può osservare come a tale ascendenza concorressero almeno quattro linee della
famiglia Guarienti ed almeno altrettante per altre famiglie (tra le più vicine i Bevilacqua Lazise, i
Canossa, i Serego Alighieri e i Brenzone) tra cui gli Scaligeri.
88
Appendice C.
I fondi Guarienti esterni all’archivio.
I cinque secoli intercorsi tra l’inizio della storia documentata dei
Guarienti e l’inizio dell’età contemporanea hanno, naturalmente, dato
origine a diverse linee famigliari aventi lo stesso cognome ma residenze ed
esistenze talvolta anche lontane; queste diversi rami dello stesso ceppo
hanno quindi prodotto documenti che spesso non sono ritornati a quello che
oggi sembra essere comunque l’archivio più ampio tra quelli riconducibili
ai Guarienti.
Esistono così alcuni gruppi di documenti che, usciti dall’archivio
originale per divisioni o autonomamente raccolti da altri membri della
famiglia, saranno menzionati per desiderio di completezza.
D.1 L’archivio Carteri.
La famiglia Carteri fu nominata da Ludovico Guarienti, ultimo della
linea investita del titolo marchionale, erede dei possedimenti che i
Guarienti tenevano fin dalla prima metà del Quattrocento a Valeggio sul
Mincio35; questo paese, il cui ponte costruito dai Visconti è ancora guardato
dalle alte torri del castello scaligero, è da sempre un punto di confine
particolarmente importante tra il territorio veneto e quello lombardo.
Qui, non lontano dal quattrocentesco palazzo Guarienti ora di
proprietà del Comune di Valeggio, la famiglia Carteri conserva con cura un
35
Per la storia di questo paese e del ruolo tenuto dai Guarienti nella sua vita (specialmente nella
riscossione delle imposte e nella gestione del ponte visconteo) si rimanda a Il ponte visconteo a Valeggio
sul Mincio, Verona 1994.
89
nucleo di documenti che, pur non essendo numericamente molto
consistente, offre spunti di notevole interesse per la storia della famiglia.
Le carte più notevoli sono cinque quaderni finemente illustrati e
colorati, certamente riconducibili alla seconda metà del Settecento (in base
alle ultime generazioni citate nelle genealogie e nelle sepolture) e alla mano
di Michel Aldigheri, che in un’annotazione si definisce “agente della
nobile casa Guarienti”; dalla stessa nota, nella quale egli lamenta di non
poter completare il disegno di uno stemma per avere perduto gli appunti
originali, si può concludere che l’Aldighieri abbia curato sia le ricerche sia
la riproduzione sui quaderni.
Il primo di questi, intitolato “Prove della nobilissima famiglia
Guarienti”, contiene i “dissegni delli depositi sepolcrali di marmo della
nobile prosapia Guarienti di Verona” ed è forse il più interessante in quanto
unico testimone (allo stato attuale delle ricerche) dell’aspetto di alcune
antiche tombe della famiglia, che si trovavano in edifici sacri ora
scomparsi.
Scomparsa è innanzitutto la chiesa di S. Quirico nell’omonima
contrada cittadina36 che fu a lungo sede del ramo dei Guarienti di cui più si
è parlato in queste pagine: edificata nel dodicesimo secolo, crollò una
prima volta nel 1624 in seguito all’esplosione di una polveriera e fu
ricostruita per poi essere definitivamente soppressa nel 1806 in seguito ai
decreti napoleonici37.
In questa chiesa si trovavano diverse testimonianze riferibili alla
presenza della famiglia: dallo stemma posto “nel frontespicio dell’altar
maggiore, ius di essa famiglia” allo stesso ripetuto sui pilastri d’accesso al
36
37
Nella zona dell’attuale via Mazzini, tra le due piazze (Bra e delle Erbe) principali di Verona.
T. LENOTTI, Chiese e conventi scomparsi, Verona 1955, p. 11-12.
90
cimitero38. Ma il monumento più importante, riprodotto a piena pagina
dall’Aldigheri, è una
magnifica arca di marmo, bottazzo o turchino, che non ostante, che bruno sia,
imita il color celeste.
Quest’arca era inserita nel pavimento al centro della chiesa, davanti
all’altare maggiore, e conteneva le ossa di Giovanni Guarienti; anche se il
testo non riporta date e fornisce come unico aiuto all’identificazione i titoli
di “dottor, e cavaliere”, questo Giovanni è certamente da riconoscere nel
Giovanni figlio di Giacomo che fu ambasciatore, vicario della casa dei
mercanti e provveditore della città e istituì nel proprio testamento del 1578
la primogenitura di casa Guarienti.
Scomparsa è anche la chiesa di S. Lucia, che fu voluta da Pace
Guarienti nel 130839 come ringraziamento alla santa per aver guarito “per
raro miracolo” le “putride ulcere, e piaghe” che lo affliggevano40; in
questa chiesa Pace fece monacare tre figlie (Lucia, Franca e Sofia che fu
badessa) e volle essere sepolto. L’arca, che nella riproduzione appare
semplice e disadorna, fu dedicata nel dicembre del 1340 dalla figlia Lucia.
Gli altri disegni riproducono invece sepolcri posti in chiese tuttora
esistenti, come quella della Ss. Trinità che ospitava le spoglie del già
nominato Zonta, primo membro della famiglia ascritto al Nobile Consiglio
di Verona nel 1405, e di Lodovico, morto il 10 ottobre 1753, avo dell’altro
Lodovico che fu ultimo marchese del proprio ramo e lasciò l’eredità di
Valeggio ai Carteri. Seguono il già citato41 sarcofago pensile di Angela
Guarienti Guidotti, posto nel 1562 nella chiesa di S. Fermo Maggiore e
38
Il cimitero, benché inutilizzato dalla fine del Settecento, verrà cancellato solamente nel 1816 per fare
posto ad un’abitazione privata. Cfr. ibid, p. 12.
39
Ibid., p. 65.
40
Regesto del lascito atto ad istituire la chiesa, archivio Carteri.
41
Cfr. p. 12.
91
decorato con gli stemmi di entrambe le famiglie, e la lapide che nel centro
della navata principale in S. Eufemia, davanti all’altare maggiore, copriva
le ossa di Guariente Guarienti42 (morto nel 1439) e dello zio Pace43.
Accanto ad una pagina lasciata in bianco una nota avverte che essa
avrebbe dovuto contenere il disegno del sepolcro marmoreo (posto in S.
Zeno in Monte) del cavaliere di S. Stefano Francesco Guarienti, morto nel
1634, ma la minuta contenente gli schizzi delle ricerche è andata perduta
prima della fine del lavoro.
Una pagina riproduce lo stemma Guarienti affiancato dall’altra arma
che si trovava sulla tomba trecentesca in S. Lucia e un’ultima rappresenta
un sepolcro conservato nella chiesa parrocchiale di San Pietro di Morubio;
questo è composto dallo stemma Ferraboschi (che non è riportato sempre a
causa dello smarrimento della minuta) e dalle iniziali F. F. (Faccio
Ferraboschi). La lapide è riprodotta in quanto Michele, figlio di Faccio,
ebbe due figlie che andarono spose nel Cinquecento a due fratelli figli di
Girolamo Guarienti: Anna a Guariente, Mattea a Francesco.
Un altro quaderno intitolato “Matrimoni delli agnati maschi della
nobile famiglia” riporta i nomi di buona parte delle donne entrate come
spose nella casa; un confronto con le innumerevoli altre fonti sullo stesso
argomento presenti nell’archivio principale e con le “Genealogie veronesi”
di Eugenio Morando di Custoza44 conferma la validità di questo elenco.
Il altro quaderno, molto simile a quello appena descritto, porta il titolo
“Registro de matrimoni delle agnati femine della nobile famiglia Guarienti
passate in matrimonio in altre nobili famiglie”; oltre ai nomi e cognomi
degli uomini che ebbero in sposa una donna di casa Guarienti sono segnati
42
43
Cfr. p. 9 e segg.
Cfr. p. 10 e segg.
92
anche alcuni dei numerosi conventi che ospitarono le giovani della famiglia
divenute suore45.
Un quarto quaderno è intitolato “Prove racolte d’autentici documenti
della prosapia Guarienti” e contiene regesti di documenti prodotti tra
l’inizio del Trecento e il Settecento; queste sono le fonti più antiche
riguardanti la famiglia46 e iniziano con il miracoloso risanamento di Pace
Guarienti e con il compimento del voto che prenderà la forma della già
nominata chiesa di S. Lucia. Il quaderno registra poi atti di diversa natura,
dai testamenti alle doti alle compravendite; una sezione particolare, inoltre,
è dedicata alla raccolta di notizie, provenienti da vari documenti tra quelli
già registrati nel quaderno stesso, utili alla ricostruzione della genealogia
famigliare.
Le ultime pagine contengono infine citazioni dalle pagine relative alla
famiglia Guarienti contenute nel libro di Giulio dal Pozzo sul collegio
veronese47 e la trascrizione di un’interessante ducale inviata a Pace
Guarienti dal doge Francesco Donà (1545-1553)48. Questo Pace figlio di
Guglielmo, appartenente ad un ramo della famiglia estintosi nel Seicento,
fu uomo d’armi professionista, governatore della banda Orsini e capitano
dei cavalieri catafratti per la Repubblica Veneta; il suo ritratto a figura
intera e in armatura completa, realizzato nel 1566, fu donato nel 1858 dal
marchese Ludovico Guarienti al museo di Castelvecchio a Verona, dove è
44
E. MORANDO DI CUSTOZA, Genealogie veronesi, Verona 1980, pp. 133-137.
Una rapida indagine può fornire un dato indicativo: nei quattro secoli qui trattati sono almeno ventotto
le donne della famiglia la cui vita ecclesiastica è documentata.
46
Precedenti a queste sono solamente (allo stato attuale delle conoscenze di chi scrive) tracce del nome
Wariento nell’undicesimo e dodicesimo secolo, specialmente nell’iscrizione posta sulla facciata della
chiesa della Bastia a Isola della Scala, a pochi chilometri dalla sede dell’archivio: “Chebizo Wariento et
Anno fecerunt hoc opus AD MCXXVI”. Altre occorrenze del nome Warientus o Wariento, per esempio in
Friuli, sono troppo vaghe per suggerire concretamente un’ipotesi di collegamento.
47
G. DAL POZZO, Collegii Veronensis cit.
48
Per tutte le cronologie dei dogi e per le questioni cronologiche cfr. A. CAPPELLI, Cronologia cit.
45
93
ancora conservato49. La ducale, datata 10 marzo 1547, promette
l’affidamento di trecento fanti e un posto nella compagnia di Valerio Orsini
al suddetto domino Pase Variente fù del fidelissimo nostro Vielmo e
specifica che tale decisione deriva dall’aver considerato
conveniente abrazziarlo, massimamente essendo persona, della quale in
occasione la signoria nostra si potrà servire sì à pié come à cavallo.
L’ultimo quaderno, recante il titolo “Albero che significa li nomi della
famiglia Guarienti”, contiene dieci pagine di curatissimi (anche dal punto
di vista delle decorazioni) alberi genealogici.
I restanti documenti dell’archivio Carteri sono di natura estremamente
eterogenea: testamenti settecenteschi a stampa, mappe di Valeggio sul
Mincio e disegni relativi ai beni in quella zona, documenti sui diritti d’uso
delle acque nel Seicento e nel Settecento, appunti sulla storia della famiglia
e una ducale emessa il 25 maggio 1613 dal doge Marco Antonio Memmo
(1612-1615) sull’eredità del conte Pignolati.
Completano l’archivio le carte ottocentesche, ultimi documenti del
ramo marchionale estintosi dopo quattrocentoventi anni di permanenza a
Valeggio.
D.2 L’archivio Cavallari de Caballaria Guarienti.
In diversi alberi genealogici i quattro rami principali della famiglia
Guarienti sono indicati con il nome della contrada cittadina di tradizionale
residenza: così il ramo dei marchesi della Repubblica Veneta è chiamato
“di Badia di Brà”, quello dei marchesi di Polonia “di S. Quirico”, quello su
cui maggiormente è incentrato questo studio “della Pigna”. Il quarto ramo,
49
S. MARINELLI, Castelvecchio a Verona, Milano 1991, pp. 56 e 62.
94
che ebbe nel 1704 il titolo di conte di Salizzole50 precedentemente
appartenuto alla famiglia Cappella (famiglia cui apparteneva Ginevra,
madre del primo conte Pietro Guarienti di Gianfrancesco), negli alberi è
detto “di S. Clemente”; da questo ramo, tuttora abitante a Verona, deriva
anche la famiglia Cavallari de Caballaria Guarienti cui sono pervenuti
alcuni documenti che potrebbero offrire ad uno studio futuro buoni spunti
per approfondimenti.
Il solo rotolo di pergamena conservato in questo archivio, una
transazione coinvolgente più soggetti, presenta un problema di datazione
dovuto alla mutilazione che interessa la parte alta del documento: l’anno è
andato perduto, ma le altre indicazioni “indictione duodecima die mercurii
quarto mensis ianuarii” e le caratteristiche paleografiche possono
restringere la scelta ad un numero limitato di annate comprese tra la metà
del Trecento e il Quattrocento avanzato. Nel documento compare
“Antonius quondam domini Ioannis de Guientiis de Cremona de
Ferrabobus” e dalle fonti dell’archivio Guglienzi si ricava che Giovanni
era già defunto nel 1427, mentre nel 1446 Antonio riceveva la dote della
moglie Orsolina dai Re; l’unico anno che si accordi con tutte queste
indicazioni, l’anno cui fa riferimento la pergamena, è il 1464.
Uno dei documenti più interessanti è la ducale, datata 4 aprile 1573,
con cui il doge Alvise I Mocenigo (1570-1577) conferisce alla famiglia
Cappella il titolo di conti di Salizzole; i Guarienti, come già si è detto,
avrebbero ereditato questo titolo nel 1704.
I restanti documenti sono riconducibili al Settecento e all’Ottocento e
risulterebbero assai utili a chi volesse ricostruire la storia di questo ramo
50
Paese situato nella campagna veronese in direzione di Mantova, vicino a Isola della Scala attuale sede
dell’archivio principale.
95
della famiglia: un libretto di copie autentiche di testamenti e alberi
genealogici, un quaderno con i nomi di uomini Guarienti in cariche
pubbliche, due sonetti celebrativi della famiglia scritti alla fine del
Settecento, vari alberi genealogici (soprattutto Guarienti e Campagna),
un’orazione a stampa scritta nel 1807 dal “prete Santi Fontana veronese” e
da questi dedicata ad Antonio Guarienti e, sempre a stampa, un elogio di
Giovanni Verardo Zeviani scritto dallo stesso Antonio Guarienti nel 1811.
Infine, assieme ai documenti di questo archivio sono conservati un
timbro in legno con uno stemma rappresentante una sirena51 e un sigillo per
ceralacca con un grifone contornato dalle lettere “Percevalis D.
Guariento”52.
D.3 Le pergamene Guarienti all’Archivio di Stato di Verona.
L’Archivio di Stato di Verona conserva una mazzetta composta da
ventidue pergamene provenienti dall’estinto ramo marchionale della
famiglia Guarienti, lo stesso cui si è fatto riferimento parlando dei
documenti Carteri.
Le pergamene, prive di regesto e segnate sul retro da un’annotazione
in inchiostro rosso la cui data è spesso erronea, sono nella quasi totalità
(venti su ventitidue) ducali recanti l’intestazione di sei dogi tra la fine del
Seicento e la metà del Settecento.
Due pergamene, datate 1678 e 1680, sono di Luigi Contarini (doge
dal 1678 al 1684); una (1691) di Francesco Morosini (1688-1694); due
51
Forse riconducibile alla famiglia Serenelli, ma un’identificazione certa richiederebbe una ricerca più
approfondita.
52
Negli alberi genealogici finora studiati non è citato alcun Perceval Guarienti; la finale del cognome,
però, fa sorgere il dubbio che il sigillo appartenesse ad un membro della famiglia padovana Guariento.
96
(1696 e 1697) di Silvestro Valier (1694-1700); dieci (1712, 1714, due del
1715, tre del 1717, 1719, 1720, 1721) di Giovanni II Corner (1709-1722),
tre (1728, 1729, 1730) di Alvise III Mocenigo (1722-1732), una (1753) di
Francesco Loredan (1752-1762).
I due restanti documenti, uno dei quali tratta di un dazio, sono del
1560 e del 1579.
97
Appendice D.
Una proposta di ordinamento informatico con Microsoft Access.
L’ordinamento dato all’archivio nel Settecento rimane certamente un
validissimo punto di partenza grazie all’abbondanza di particolari e –
almeno per quanto riguarda i rotoli – alla corrispondenza biunivoca tra
codice e documento; altrettanto si può dire per gli indici che permettono di
eseguire ricerche per materia, per luogo, per famiglia o secondo la
successione cronologica.
Il ricercatore moderno, tuttavia, ha la possibilità – e in un certo senso
la necessità – di usufruire di tecnologie che migliorino sensibilmente
l’accessibilità dei dati attraverso l’informatizzazione delle fonti e la
conseguente creazione di indici non rigidi, ma adattabili alle singole
esigenze. Attraverso l’archiviazione informatica ogni parola diviene
potenziale punto di arrivo – e quindi anche generatrice – di una ricerca e in
questo modo la disponibilità di indici non è più affidata al giudizio del
singolo ordinatore (che può ritenere in base alla propria sensibilità, alla
propria formazione e alle proprie esigenze importante o trascurabile una
chiave di ricerca che altri intenderebbero in modo opposto), ma totale e
oggettiva.
Il mezzo selezionato per questa proposta di aggiornamento degli
strumenti volti ad agevolare la fruibilità dell’archivio, mezzo utilizzato con
alcune varianti anche per la creazione delle tabelle incluse nel capitolo 2, è
Microsoft Access; la scelta è motivata dal buon equilibrio tra una
programmazione relativamente semplice ed un’elevata accessibilità ai dati.
Inoltre, la plasmabilità dei campi bene si presta alla varietà di informazioni
98
da archiviare e la possibilità di creare un interfaccia semplicissimo per
l’accesso ai dati rende questa catalogazione consultabile anche a chi non
abbia grande confidenza con il mezzo informatico.
Il primo passo è stato la creazione di una tabella a undici campi. Il
primo campo, denominato “ID”, funziona come contatore dei documenti
catalogati; è l’unico campo capace di individuare univocamente un dato
immesso (in quanto in un database non può comparire due volte con lo
stesso valore) ed è indispensabile qualora si desideri mettere in relazione
tra loro tabelle differenti. Il secondo campo, il “codice”, è un campo di
testo che riporta la dicitura della catalogazione settecentesca. Il terzo
campo, “anno”, è un campo numerico per l’anno di emissione del
documento. Il quarto, “data”, è un campo di testo recante il giorno e il mese
di emissione del documento. Il quinto, “famiglie”, è anch’esso un campo di
testo: riporta i cognomi delle famiglie coinvolte. Anche il sesto e il settimo
campo, “luogo” e “contenuto”, sono campi di testo; uno riguarda il luogo
maggiormente interessato dal documento, l’altro contiene una breve
descrizione della natura dell’atto o delle informazioni che in esso sono
contenute. In quest’ultimo campo la soglia massima di caratteri inseribili è
stata innalzata da cinquanta a duecentocinquanta. L’ottavo campo,
“regesto”, è invece un campo di tipo “sì/no”; questo tipo di campo, che può
essere attivato o disattivato, segnala la presenza o assenza del piccolo
regesto cartaceo che accompagna alcuni documenti. Il nono, invece, è un
campo di testo a ricerca guidata chiamato “supporto”; in questo tipo di
campo sono già state indicate in un menù di scelta le opzioni selezionabili
(pergamena o carta). Questo permette di velocizzare l’inserimento del dato
e di ridurre la possibilità di errori. Se la distinzione riguardante il tipo di
99
materiale utilizzato può sembrare sterile, nel caso di questo archivio
bisogna tenere presente che mentre nei rotoli di pergamena esiste un
rapporto biunivoco tra singolo documento ed etichettatura, nei fascicoli
cartacei ogni codice individua un gruppo di fogli; così, in una eventuale
query di selezione, la scelta del supporto può significare scelta di una
singola fonte rispetto ad un insieme di fonti. Il decimo e l’undicesimo
campo, “leggibilità” e “note”, sono semplici campi di testo; in uno si può
indicare un basso livello di fruibilità del documento, nell’altro tutte le
informazioni rilevanti che non abbiano trovato spazio negli altri campi.
Il secondo passo è stato la creazione di una maschera, cioè una sorta di
modulo pensato per rendere ordinato ed evidente ogni campo al momento
dell’inserimento dei dati. La maschera a colonne, la più semplice e lineare,
è perfetta per questo scopo e il risultato è illustrato nella figura:
100
In tutti i campi l’inserimento del dato avviene semplicemente
digitando il valore tranne in due campi: il “regesto” ha l’aspetto di una
casellina che può essere vuota (in caso di “non presente”) o spuntata (in
caso di “presente”) e il campo “supporto” appare come un menù a
scorrimento con le due opzioni “pergamena” e “carta”.
Come si può vedere, ogni record visualizzato come maschera è
utilizzabile anche come una sorta di scheda del documento.
L’ultimo passo è la creazione delle query, ordini che l’utente invia al
programma per ottenere una determinata disposizione di tutte le
informazioni oppure una selezione delle sole informazioni che soddisfino
un criterio di ricerca. Se la maschera facilita la fase in cui l’archivista
immette dati, la query è lo strumento per interrogare l’archivio; deve essere
dunque versatile e chiara, modificabile per obbedire alle esigenze della
ricerca. In questo caso le query create sono state otto: due di ordinamento e
sei di selezione.
La prima query di ordinamento, chiamata “ordine cronologico”, è
ovviamente strutturata per disporre tutti i record in ordine crescente
relativamente al numero contenuto nel campo denominato “anno”.
La seconda, chiamata “ordine d’inventario”, è invece programmata
per riconoscere il proprio criterio d’ordinamento nel campo “codice” e
disporre i record in ordine alfabetico rispetto al testo là contenuto.
Le query di selezione, invece, hanno il compito di elencare tutti i soli
record individuati da una caratteristica determinata dall’utente. Tutte quelle
applicate a questa tabella sono parametrizzate: ciò significa che al lancio
della query una finestra compare sullo schermo e richiede all’utente di
digitare il dato che egli desidera ricercare.
101
Nel caso della prima, denominata “ricerca per anno”, la finestra è
programmata per porre la domanda “immettere l’anno da ricercare” e, una
volta che l’utente abbia posto il suo quesito, agire su quel campo in modo
da elencare i documenti dell’anno richiesto. Le altre, ognuna operante su un
campo differente, hanno come punto di partenza le domande: “immettere la
parola da ricercare” (query “ricerca per contenuto”, attuata sul campo
omonimo), “immettere il nome della famiglia” (query “ricerca per
famiglia” su tale campo), “immettere il luogo da ricercare” (query “ricerca
per luogo”) e “immettere il tipo di supporto” (query “ricerca per
supporto”). L’ultima query, chiamata “ricerca per codice”, permette di
ricercare un documento preciso digitando alla richiesta il codice completo,
oppure il gruppo di documenti individuato da una lettera o da un numero
(per esempio, tutti i documenti del C.to B); la richiesta della finestra di
dialogo è “immettere il cassetto o il numero di catalogo”.
Al momento dell’apertura il programma presenta l’accesso alle
diverse query, dunque la possibilità immediata di interrogare il database;
nella stessa finestra, poi, sono disponibili i collegamenti alla tabella dei
record e alle maschere (per l’inserimento delle informazioni, abbiamo
visto, ma anche stampabili come schede dei singoli documenti). Inoltre, nel
caso si desideri esprimere i risultati delle ricerche o la totalità dei report
dell’archivio, si possono creare un report (resoconto impaginato della
selezione o dell’ordinamento operato da una query) o una pagina web.
Questa rapida carrellata sulla struttura data al database, ovviamente,
non ha la pretesa di esaurire ogni possibile forma di archiviazione e ogni
criterio di ricerca, ma solamente di illustrare quali sono i primi passi per la
creazione di un moderno database adatto ad informatizzare una raccolta di
102
documenti e suggerire alcune soluzioni per una buona fruibilità delle
informazioni. Ulteriori campi inseribili nella maschera potrebbero essere,
per esempio, immagini del documento o persino collegamenti a filmati
digitali o all’intera trascrizione del testo. Altre query, invece, potrebbero
consentire il raggruppamento di documenti per periodi anzichè per singole
annate, oppure una ricerca più complessa che abbia come criterio di
selezione sia l’anno che il mese o la data intera.
103
Appendice E.
Tavole genealogiche.
Per comprendere meglio le fasi di formazione dell’archivio e per poter
contestualizzare le vicende descritte collegandole alla trama delle parentele
che generano i diversi rami delle famiglie è opportuno fare riferimento a
tavole genealogiche, che qui sono riprodotte nelle loro linee essenziali.
Per la genealogia Guarienti il testo fornito da Eugenio Morando di
Custoza53 è stato corretto con l’ausilio dei documenti d’archivio e, per le
prime generazioni, con le informazioni dei quaderni Carteri e le ricerche di
Alessandro Guarienti di Brenzone.
Per la genealogia Guglienzi sono state utilizzate solamente fonti
interne all’archivio, che però risultano attendibili se confrontate con gli
alberi delle famiglie imparentate. Nelle ultime tre generazioni risulta
evidente in modo particolare la partecipazione, insolitamente elevata, di
questa famiglia alla vita ecclesiastica (quasi i due terzi dei membri sono
religiosi).
Per la genealogia Castelnovo delle Lanze, infine, il testo di riferimento
è quello di Antonio Manno54.
53
54
E. MORANDO DI CUSTOZA, Genealogie cit.
A. MANNO, Il patriziato subalpino, Torino 1895.
104
Tavola I: Guarienti, origini e rami marchionali estinti.
Giovanni
Pace
+1354
Adriano
Lucia
monaca
Sofia
badessa
Andrea
Bruilotto
Franca
monaca
Giacomo
quattro figlie
Guglielmo
testamento 1387
in Fiordiligi
Pietro
Pace
in Margherita del Branca
ambasciatore 1405 e 1433
Guariente
in Lucia Auricalco
testamento 1439
Guglielmo
ambasciatore all'imperatore 1509
ambasciatore al doge Loredan
1512 e 1517
Giovanni
in Paola Maffei
vicario di Garda 1480
Guglielmo
in Fior Ridolfi
Marco
ambasciatore 1552
Federico
in Veronica Capella
Giovanni
podestà di Peschiera 1489
Pietro
in Margherita Arcelli
(del c.te Bartolomeo
signore di Piacenza)
Girolamo
in Antiochia Emilei
Guariente
in Anna Ferraboschi
Pace
capitano di cavalleria
Zonta
feudi Tregnago e Marcemigo
1405
Bartolomeo
in Maddalena Boldera
1472
Pietro
in Caterina Sansoni
1433
Pace
in Francesca Spolverini
vicario di Roverchiara 1493
Francesco
in Mattea Ferraboschi
Marco
1532
Giorgio
in Cassandra Prandini
Bartolomeo
in Agnese Verità
Lodovico
in Caterina Caliari
Giacomo
in Lucrezia Radice
Guariente
in Elena Trivella
Guariente
in Costanza Bevilacqua
Marco
in Elisa Maffei
1611
Marco
in Diamante Pindemonte
Orazio
1 in Paola Alcenago
2 in Lucia Uberti
Giambattista
1 in Elena Borghetti
2 in Olimpia Nogarola
Guglielmo
in Elena Borghetti
1651
Giacomo
testamento 1637
Giambattista
1 in Caterina Priuli
2 in Lucrezia Grompo
cfr. tavola II
Guariente
1 in Caterina Bevilacqua
2 in Valeria Rossetti
1654
Marco Zeno
1 in Cassandra Nichesola
2 in Teodora Lascaris
Gianfrancesco
in Ginepra Capella
Giambattista
marchese in Polonia
1673
Lodovico
in Elisabetta Orti Manara
Pietro
conte di Salizzole 1704
in Angela Grimani
cfr. tavola III
Giannantonio
capitano del lago 1699
Alessandro
marchese 1787
in Cecilia Pompei
Lucrezia
in Agostino di Brenzone
marchese Lodovico
+1859
Alessandro
Pietro
Giulia
+1884
in Danese Buri
105
Tavola II: Guarienti, ramo di Giambattista.
Giambattista
1 in Caterina Priuli
2 in Lucrezia Grompo
Benedetto
in Caterina Marogna
Giangiacomo
in Francesca Rotari
testamento 1707
Benedetto
in Laura Guglienzi
1761
sette figli:
Giangiacomo, Giorgio, Bartolomeo,
Gianantonio, Orazio, Luigi e Vincenzo
Carlo
in Domenica Ferrarese
1822
Giuseppe
in Isabella di Brenzone
Camilla
Giuseppe
in Cristina
Castelnovo delle Lanze
Marco
in Maria Tanara
Carlo
in Margherita Bertani
+1903
Benedetto
in Maria di Canossa
Guglielmo
aggiunge il cognome
"di Brenzone" per test.dello
zio Agostino di Brenzone 1879
Bianca
in Manfredo
Zamboni Montanari
tre figlie:
Francesca, Caterina ed
Elisabetta
Laura
in Pietro Navarro
Bianca
due figlie:
Imperia e Angela
Pace
+1881
Isabella
in Giovanni Bernini
106
Bortolo
in Elena Mallegori
aggiunge il cognome
"di Brenzone" 1916
Alessandro
in Placidia Fumanelli
ammiraglio
+1925
Pace
Lucrezia
in Bedros Fonduklian
Antonia
in Angelo Lovera
Tavola III: Guarienti, ramo di Pietro.
Pietro
in Angela Grimani
Diamante
monaca
Ginevra
Antonio
in Elisabetta Somaglia
di Stoppazzola
Rosa
tre fratelli
Francesco
in Cecilia Cossali
sei sorelle
Emilia
monaca
Antonio
in Serafina Campagna
sette fratelli
Pietro
in Matilde Bottagisio
tre sorelle
Antonio
+1847
Eugenio
in Almerina Ravignani
Guido
+1874
Ugo
in Luisa de Besi
Maria Adelaide
monaca
Giorgio
+1929
Costanza
in Vittorio Cavallari
de Caballaria
Teodoro
in Alice Sobrero
Marcello
in Paola Cartolari
Pietro
Fernando
+1927
107
Sergio
frate domenicano
Enrica
Giovanna
Tavola IV: Guglienzi, prime generazioni.
Giovanni
+ ante 1427
in Caterina Merlo
Angela
Antonio
in Orsolina dai Re
Margherita
Venturin
in Agnese di Crema
testamento 1438
Giovanna
Venturin
Benedetto
Giovanni
testamento 1495
Francesco
Caterina
monaca
Benasciuta
Venturin
in Giacoma Bonazonta
Maddalena
sei figlie: Maddalena,
Sofia, Caterina, Ginepra,
Isotta, Isabella
Benedetto
in Angela di Brenzone
testamento 1560
Lucia
Pier Francesco
Gianpaolo
in Caterina Verzera
cfr. tavola V
108
Benedetto
Teodoro
canonico
Pier Francesco
Tavola V: Guglienzi, ultime generazioni.
Gianpaolo
in Caterina Verzera
testamento 1598
Marcantonio
Lucia
in Paolo Emilio Fumanelli
Angela
in Marco Lombardo
Camillo
gesuita
Paolo
gesuita
Camillo
frate cappuccino
Marianna
monaca
Angela
Pier Francesco
Bonaventura
in Angelica Turco
testamento 1654
Matilde
monaca
Isabetta
monaca
Benedetta
monaca
Gianpaolo
in Laura Alcenago
Chiara
monaca
Caterina
Pier Francesco
gesuita
Alessandro
in Elena Serego Alighieri
Bonaventura
Drusilla
monaca
Drusilla
monaca
Benedetto
in Caterina Manuelli
Giovanni
frate minore
Maria Antonia
monaca
Gianpaolo
in Alessandra Faella
testamento 1750
Chiarastella
monaca
Agostino
monaco olivetano
Laura
in Benedetto Guarienti
109
Libera
monaca
Martino
monaco benedettino
Marcantonio
Bonaventura
in Marina Trissino
Ginevra
Pier Francesco
Alessandro
Leonardo
Tavola VI: Castelnovo delle Lanze.
Giuseppe
Giampietro
Gianfrancesco
Giuseppe
in Anna Maria Lavinio
Anna
Giovanni Antonio
arcidiacono
Giuseppe
Giovanni Antonio
Carlo Francesco
Giampietro
in Veronica di Rovasenda
Pietro Antonio
canonico
Giambattista
Carlo Felice
Giulio Cesare
in Anna Violante
Garavetti delle Lanze
Pietro
linea estinta
Maurizio
barone di Meana e conte di Torrazza
in Anna Maria Pettiva della Torrazza
+1766
Giulio Cesare
Giuseppe
Alessandro
in Clara Gromo di Ternengo
+1796
Carlo
in Enrichetta Salomone di Serravalle
n. 1775
Cesare
Licinia
in march. Carlo Faussone
di Lovencito
Alessandrina
in co. Roberto Perrone
di S. Martino
Enrico
diplomatico
in Adelina Castellani Fantoni
Giulia
Pio
+ piccolo
Ferdinando
Carlo
in Cristina Ghislieri
n. 1845
Francesco
in Camilla Pozzo
Enrico
in Costanza Filiasi
Carlo
tenente e medaglia d'oro
+1 dicembre 1917
Ferdinando
in Carolina Avogadro
di Collobianco - Arborio
Cristina
in Giuseppe Guarienti
+16 marzo 1966
110
Cristina
Carolina
in co. Bernardino Pes
di Villamarina del Campo
Luigi
Marina
in cav. Giacinto Manuel
di St. Jean
111
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