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TEATRO
SOCIETÀ
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TORINO
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DI T O R I N O
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Dicembre 1926 - Gennaio 192T.
INVENTARIO N '_4 ì ^
R A P P R E S E N T A Z IO N I
S T R A O R D IN A R IE
DEI
BALLETTI
RUSSI
DI
SERGE
DE
D IA G H ILEW
£
I Balletti Russi di Sergio di Diaghilew.
S ergio P aulovitch di D iaghilew nacque nel g o v ern ato rato di N ovgorod il
19 m arzo 1872. S tudiò d iritto a P ietro g rad o e m usica con Sokolow e L iad o w ;
fu critico d ’arte e g io rn alista; organizzò dal 1898 al 1904 varie esposizioni di
a rte m o derna, finché nel 1907 si dedicò interam ente alla m usica e al te a tro ;
m a la fam a eu ro p e a di q uesto artista e anim atore di artisti sorse a P arigi nel
1909 q u an d o p er la prim a volta la perfezione tecnica, il gusto, la bellezza, l’a r­
d im ento nella novità della esotica ca rovana dei Balletti Russi d a lui c re ata e
g u id a ta suscitò l’entusiasm o del pubblico occidentale.
D ata, questa, singolarm ente im portante non solo nella sto ria di un gen ere
teatrale, non solo nell’indirizzo di u n a tendenza m usicale e di u n a scuola sce­
nografica, m a anche nell’orientam ento di quella nuova p ittu ra e di quella nuova
le tte ra tu ra che ap p u n to intorno agli a nni novecentodieci (per dirla secondo
il sistem a cronologico russo) andavano m aturandosi fra il cad ere dell’ultim o
im pressionism o e del postrem o realism o ed il nascere del p ensiero estetico del­
l’im m ediato an teg u erra. A rte della narrazione ed arte della decorazione risen ­
to n o an co r oggi, in certo ibridism o di grotteschi, in certi raffinam enti sinuosi
d ella sensibilità e lascivie spiritualistiche, di quella b arb a ra e sfren ata o rg ia di
m usiche e di colori che dallaj p atria d ell'autore di Tarass B ulba dilagò pei
paesi d ’E u ro p a com e u n a cavalcata di puledri m ongolici sferzati dal vento della
step p a, lasciando stupefatti gli eredi di una tradizione artistica m o d erata e
com posta.
La p rim a stagione dei Balletti Russi al T h éâtre du C hâtelet di P arig i si an ­
nunciò d u n q u e fin dal principio com e un trionfo incontrastato. Del resto Sergio
d i D iaghilew non e ra qui uno sconosciuto. O ra n d e au to rità egli aveva acq u i­
sta to organizzando la m ostra della pittura storica russa in quel to rn o di tem po
in cui all’O p é ra si davano i grandi concerti sinfonici di m usica russa e il B oris
G odunofJ trionfav a nell’interpretazione di C haliapine. Nel 1909 il cartellone
dello C hâtelet recava, insiem e alle opere di Rim sky-Korssakow e di B orodine,
i tre Balletti Le Pavillon d'A rm ide, Cléopatre, Les S ylphides; e sfilavano dinanzi
agli spettato ri i g ran d i m aestri della danza M ichele Fokine, N ijnsky, A nna
Pavlova, K aralli e^K arsavina, la Sm irnova, Bolm, M onakow , ed altri a n c o ra :
com plesso in com parabile che T cherepnine e A rensky avevano fuso nel ritm o
e il g ran d e m ago Léon Bakst arm onizzato fra la profusione o rgiastica delle
luci e dei colori. E u n ’altra rivelazione doveva colpire p er m erito del D iaghilew
quell’anno il pubblico parigino: Ida R ubinstein, celeb rata poi fino all’apoteosi
nell’elogio e nell’o p e ra di G abriele d ’Annunzio. L’anno d o p o i Balletti Russi
passavano all’O péra con due capolavori: Shéhérazade, creazione di Bakst e Fokine sulla Suite di Rimsky-Korssakow, e YOiseau de Feu, scritto apposta per
D iaghilew da Straw insky: cosi la rinnovata arte del balletto si faceva suscita­
trice della fantasia dei giovani com positori ; e contem poraneam ente, per m erito
dell’originale anim atore, Parigi, e quindi l’E uropa, veniva a conoscenza di una
schiera di pittori russi di grande talento, nettam ente caratterizzati da differenti
m aniere, quali N icola Roerich, A lessandro Benoist, Oolovine, Ansfeld. Ma ciò
che specialm ente seduceva il pubblico era la fusione perfetta di tutti i dispa­
rati elem enti del balletto contem poraneo in una unità artistica indissolubile. £
questa fusione, tanto difficile da ottenersi in teatro, che diede origine allo stile
dei Balletti Diaghilew e divenne la nota dom inante di codesti spettacoli che già
rivelavano un m ondo nuovo nel cam po dell’arte teatrale e coreografica, e per i
quali, anche coloro che in principio avevano protestato contro l’adattam ento
delle pagine di Rimsky-Korssakow ad uno scopo diverso da quello del musi­
cista, dovevano poi riconoscere, com e P ierre Lalo, di trovarsi di fronte ad una
delle più straordinarie m anifestazioni che mai i Russi avessero prodotto.
Fino al 1915 la troupe di Diaghilew, o ra all’O péra, o ra ai teatri dello Chàtèlet e dei C am pi Elisi, continuò ad offrire visioni di magnificenza. Nel 1911
era la volta di Pètrouchka, tentativo rischiosissimo di Straw insky e di Benois
di creare un balletto prettam ente russo : tentativo che si risolse in un successo
travolgente, in onore del quale — alla fine della stagione — Jean Cocteau
scriveva parole nostalgiche, quasi come per un incantesim o svanito. (Contem­
poraneam ente, educata dal Diaghilew, Ida Rubinstein rappresentava il mistero
dannunziano del M artirio di San Sebastiano). L’anno dopo Diaghilew aveva là
accortezza di associare all’opera sua quella di musicisti non russi, e cosi De­
bussy e Ravel (L’Après-m idi d’un Faune, D aphnis et Chloe) venivano a far p arte
dei suoi collaboratori: perchè questa duttilità di spirito e rapida percezione
dell’opportuno furon sem pre caratteristiche del geniale organizzatore. Il 1913
vide rinascere, accanto ai Balletti, le opere russe che anni prim a avevano affa­
scinato gli spettatori, e fu rivelato un altro capolavoro, Kovanchina, di Mussorgsky; nel ’14 fu la volta di Strauss (La légende de Joseph); e nel ’15, mal­
g rado il turbine del conflitto mondiale, D iaghilew riuscì ad incatenare ancora
il suo pubblico. In seguito tutti i suoi sforzi conversero a m antenere la com ­
pagine da lui creata ; e fu allora che Picasso entrò in lizza, nuovo elem ento
prezioso, apportatore di motivi ironici che subentrarono allo sfarzo barbarico.
Spirito aperto a tutte le correnti del suo tem po, Diaghilew si guarda dal
ripetersi. Eccolo nel 1819-20 rivolgersi a M anuel De Falla per II Tricorno, cui
Picasso appresta le scene ; ripiegarsi verso l’antico e togliere da Rossini i motivi
p er la Boutique F antasque che Derain in q u ad ra nelle sue figurazioni parad o s­
sali e grottesche, e valersi quindi opportunam ente di Matisse per Le Rossignol:
Bakst, Benois, Roerich lavorano ancora per lui, ma egli s’è fatto eclettico, e
prende il meglio dovunque lo trovi.
Ed è precisam ente q uesta agilità nella scelta, questo sa p ere o ra in citare ed
>ora seguire, o ra com andare ed ora o b b ed ire alle esigenze artistiche presenti,
che h anno salvato D iaghilew nel m om ento in cui l’arte sua sem brava esitare.
N egli an n i del cubism o, eccolo subito te n ta re u n ’applicazione al balletto
d elle concezioni cubiste ed affidare al più audace dei co reo g rafi, a L eonida
M assine, la m essa in scena di Parade, soggetto di J. C o cteau con m usica di
E. Satie e scenari di Picasso: tentativo invero non tro p p o felice perchè P arade
fu fischiata q u a n tu n q u e un poeta e un critico dell’intelligenza di G uillaum e
A pollinaire dichiarasse questo balletto « punto di p arten za di u na serie di m a­
n ifestazioni di quello Spirito N uovo che, trovando o ra occasione di palesarsi,
n o n p o trà non se d u rre i raffinati, e dà segno di sconvolgere d a cap o a fondo
a rti e costum i » ; m a tentativo che dim ostra la vigile attenzione del D iaghilew
a rin novarsi di continuo.
Fu q u esto il tem p o anche delle grandi tournées in A m erica, in Isp ag n a e
in Italia. « L’arte russa è p en e trata fra noi com e una carica di C osacchi - scri­
vev a un critico new yorkese - e più ancora della sanguinosa g u e rra ha cacciato
l ’arte ted esca che ap p esantiva la nostra estetica dagli atrii degli alb erg h i ai
seg g i dei nostri senatori ». Ma specialm ente in Italia i Balletti Russi cre aro n o
u n m ovim ento vasto e significativo: in Italia, dove dal M assine fu stu d iata la
realizzazione plastica, colorita, m ovim entata di tu tto ciò che la giovinezza più
au d a ce aveva co n cep ito in m usica ed in pittura.
O ra in Italia, ov’egli ebbe l’ispirazione del Pulcinella ed im pulso a rin fre­
scare la sua arte con lo studio dell’op era italiana del S ettecento, D iaghilew
rito rn a rec an d o insiem e ai più fam osi balletti dell’antico rep e rto rio quelli n u o ­
vissim i ch’eb b e ro m esi fa successo clam oroso a P arig i ed a L o n d ra: Les M atelots
di G. A uric, Les Biches di F. Poulenc, e B arabau del n o stro V ittorio Rieti.
II suo sforzo d ’oggi è quello di ad a tta re sem pre più, nel balletto, soggetto, danza,
figurazione, scenario, costum e all’espressione m usicale. O ggi egli si è fatto sin­
go larm en te o b b ed ien te al m usicista, ed anche in questo nuovo atteg g iam en to
-del suo ingegno ci p re p a ra le più bizzarre sorprese.
RAPPRESENTAZIONI
AL
TEATRO
STRAORDINARIE
DI
TORINO
DEI
BALLETTI
RUSSI
DI
SERGE
60
DE
DANZATRICI
DI A G H I L E W
E DANZATORI
D iretto re d ’o rch e stra: D. E. IN G H E L B R E C H T
M aestro
del Ballo: O. BA LA N CH IN E
ZÉPHYR ET FLO R E - LES BICHES - CARNAVAL BARABAU
LA BOUTIQUE FANTASQUE - CONTES RUSSES LE LAC DES CYGNES
PÉTROUCHKA - L’APRÈS-MIDI D’UN FAUNE
LE TRICORNE - DANSES POLOVTSIENNES DU
“ PRINCE IGOR „ - LES MATELOTS
ZÉPHYR ET FLORE
Balletto in tre quadri di BORIS KO CH NO
M usica di W LADIM IR DUKELSKY
Scene e costumi di G EORG ES BRAQUE
C oreografia di L. MASSINE
Scene eseguite dal principe A. SCHERVACHIDZE
Flora - Zèfiro (sposo di Flora) - Boreo (fratello di Zèfiro) - Le M use.
L a scena si svolge nell’O lim po.
Scena I.
— Concerto di Muse e Apparizione di Boreo che si schermisce
dagli alle tta m e n ti delle M use e cerca Flora.
Scena II.
— Entrata di Zèfiro e di Flora. Valse. — Boreo, in n am o rato di
F lo ra interviene p er dividere i du e sposi.
Scena I I I .
— C ollin-M aillard, gioco id eato d a Boreo p er allo n tan are Zèfiro
(Zèfiro, Boreo e le Muse).
Scena IV.
— F lo ra p arte cip a al gioco e cade nelle braccia di Zèfiro ; m a
Boreo, geloso, in terviene e tra sc in a v ia Zèfiro che avendo
gli occhi b en d a ti lo scam bia per F lora, sì che Boreo, non
visto d a F lora, lancia u n a freccia al fratello.
Svaghi delle Muse. L e M use en tra n o in scena ed esegui­
scono le loro variazioni di danze con F lora, q u indi la la ­
sciano sola.
Scena V.
— B oreo accorre e stringe d a presso F lo ra che lo respinge. F lora
sviene e Boreo fugge nel m om ento in cu i.....
Scena V I.
— ..... i P o rta to ri recano sull’Olim po Zèfiro ferito d al fratello.
Scena V II.
— Pianto delle Muse e di F lo ra che accorre presso Zèfiro in a­
nim ato.
Scena V III. — Convalescenza di Zèfiro. Zèfiro si rianim a ed eseguisce la su a
danza. L e Muse avvincono le braccia degli sposi perchè
n on ab biano m ai più a separarsi.
Scena IX .
— Epilogo. Zèfiro e F lo ra si allo n tan an o abban d o n an d o Boreo
che vien p u n ito con l’am ore delle M use dell’altro suo col­
pevole am ore.
LES BICHES
Balletto in un atto
M usica di FRANCIS PO U L E N C
C o reografia di B. NIJINSKA
V elario, scene e costum i di MARIE LA U REN CIN
Scene eseguite dal principe SC H ERV A C H ID ZE
C ostum i eseguiti da VERA SO U D E IK IN E
Rondò - Canzone danzata - Adagietto - Gioco - Rag-Mazurka - Andantino Canzone danzata - Finale.
CARNAVAL
Balletto in un atto
M usica di R. SCH UM AN N
Scene e costum i di L. BAKST
C oreografia di M. FO K IN E.
Colombina - C hiarina - E strella - F arfalla - Arlecchino - Pierrot - E usebio Florestano - Pantalone.
I n to rn o a q u esto te m a fertile e trad izio n a le e su lla m u sica su g g e stiv a d i
S ch u m an n gli a u to ri h a n n o ric a m a to u n in trig o leggero, u n a serie d i episodi
d ’am ore che si svolgono d u ra n te u n a festa di m aschere.
Sfilano P ie rro t e A rlecchino in g a n n a to che soffre, P an la lo n e ra g g ira to , il
ro m a n tic o E usebio, l ’im pulsivo F lo re sta n o ; la se n tim e n ta le C h iarin a e la t u r ­
b o le n ta E s tre lla : tu tt a , insom m a, la g alan te ria am o ro sa d i u n gaio ca rn ev ale,
gaio d ’u n a gaiezza u n p o ’ sentim en tale.
BARABAU
Balletto in un atto con coro
L ibretto e m usica di V ITTO RIO RIETI
Bozzetti e costum i di MAURICE UTRILLO
C oreografia di GEORGES BALANCHINE
Scene eseguite dal principe A. SCHERVACHIDZE
Barabau - U n sergente - P rim a contadina - Serventi di Barabau - Contadine Soldati - Contadini.
Il soggetto d i q u esto b alletto è sta to ispirato d a u n a nenia popolare
ita lia n a : “ B arab au , perchè sei m orto? - P an e e vino non ti m ancava; L ’in sa la ta l ’avevi nell’o rto ; - B arabau, perchè sei m o rto ? ,,.
Il velario s ’a p re su u n a festa di co n tad in e e di contadini, am ici di B arab au ,
che fan gazzarra nell’o rto di q u e s t’ultim o. Ma to sto giunge un m anipolo di
so ld ati co m an d a ti d a u n sergente. I nuovi ven u ti, vedendo l’ab b o n d an za che
reg na nell'o rto d i B arabau, vi si gettano, m e tto n o tu tto a sacco, m angiando,
bevendo, saccheggiando e devastando. B a ra b au è im p o ten te a difendersi, ed
i sold ati im provvisano u n a d an za sul cam po d i b attag lia, cui p artecipano
p rim a il sergente e poi le rag a zzo tte del villaggio ; e siccom e B arab au non la
finisce più d i lagnarsi, lo costringono a ballare anche lui. A llora il disgraziato,
u n po' per la p a u ra un p o ’ p er giocar d ’astuzia, finge d ’esser m orto. C oster­
n a ti, i co n tad in i lo tra sp o rta n o in m esto corteo fino alla chiesa m en tre il coro
c a n ta il c a n to funebre.
Ai sold ati o rm ai non re sta che andarsene. Il sergente ra d u n a i suoi uom ini
mezzo ubriachi, e t u t t i p artono. Allora, vistosi solo, B a ra b au risuscita, esce
d alla chiesa ed è p o rta to in trionfo dai contad in i che lo riconducono a casa.
LA BOUTIQUE FANTASQUE
B alletto in un atto
M usica di G. RO SSIN I, rid o tta e o rch e strata d a O. R E SPIG H I
V elario, scene e costum i di A. DERAIN
C o reografia di L. MASSI NE.
I l bottegaio - I l suo commesso - U n ladro - U na vecchia signorina inglese L a su a am ica - U n americano - S u a moglie - I l loro figlio - L a loro figlia U n mercante russo - S u a moglie - I loro figli - L e loro figlie - D anzatori d i
Tarantella - M a zu rk a : L a D am a di Quadri, L a D am a d i F io ri, I l R e di
Picche, I l R e d i Cuori - L o snob - I l venditore di m eloni - U n capo cosacco I cosacchi - U na ragazza cosacco - Cuccioli danzanti - D anzatori d i cancan Dodici amiche.
L a scen a si svolge nel 1865 .
N um erosi a c q u ire n ti e n tra n o nella piccola b o tte g a d i u n v e n d ito re d i b a m ­
b o le che m o s tra loro le u ltim e n o v ità . Il m e rc a n te m e tte in ev id en za dei
d a n z a to ri d i ta ra n te lla , dei «gom m eux », alcu n e piccole v en d itrici d i s tra d a , i
r e e le reg in e del gioco delle c a rte , d u e cani, dei cosacchi e sp ecialm en te u n a
co p p ia d i b a lle rin i d a caffè-concerto. M olti clien ti, sp ecialm en te tu ris ti, ac q u i­
sta n o pupazzi. F r a i clien ti è p u re u n a signora inglese, u n a fam ig lia d i am erican i,
n u m e ro si ru ssi d ella ric c a borghesia. T u tti sono presi d ’am m irazio n e p e r i
d u e d a n z a to ri d a caffè-concerto, che tro v a n o sem pre u n n u o v o a c q u iren te . D o p o
a v e r p a g a to , la g e n te se n e va, e la b o tte g a si ch iu d e p erch è scende la n o tte .
A llora le bam bole, rim a ste sole, si lagnano d ella so rte d ei d u e d a n z a to ri,
degli in n a m o ra ti che sta n n o p er essere se p a ra ti perch è a c q u is ta ti d a clien ti
ch e n o n si conoscono. E gli a m a n ti p ro g e tta n o la fuga. P re n d o n o congedo d ai
co m p ag n i e scom paiono n ella n o tte .
A l m a ttin o il m e rc a n te ed il suo com m esso vengono ad a p rire il negozio.
I c o m p ra to ri del giorno p rim a si p rese n tan o p e r ritira re i loro ac q u isti, s tu ­
p iti di ’n on av e rli ric e v u ti a casa secondo la p rom essa del v en d ito re. Q u esti
ra ssicu ra t u t t i q u a n ti e m o stra i p acchi p ro n ti p e r esser p o r ta ti v ia . M a q u a n d o
li a p re non v i tr o v a d e n tro che c a r ta strac cia. E m alg rad o il suo stu p o re, i
c o m p ra to ri cred o n o c h ’egli si sia preso beffe d i loro e si v en d ica n o m e tte n d o
a sacco la b o tte g a . M a le bam bole rip re n d o n o v ita e cacciano d a l negozio gli
in v a so ri s p a v e n ta ti.
CO NTES RUSSES
R acconti P op o lari
M usica di A. L IA D O W
C o reo g rafia di L. M A SSINE
V elarii, scene e costum i di L. LA R IO N O W
Preludio danzato • Kikim ora (K ikim ora, I l Gatto ) • Danze Popolari - Lamento
della Principessa Cigno - Bova Korolovitch (Bova Korolovitch, L e sorelle della
P rincipessa) - I funerali del Drago - Baba-Yaga ed Epilogo (Baba-Yaga, L a
F anciulla, I D iavoli)
L eo n id a M assine h a t r a t t o d a u n a serie d i leggende ru sse u n a successione
d i q u a d ri ra p p r e s e n ta n ti svaghi popolari.
L a d a n z a d i u n v e n d ito re a m b u la n te p recede la p rim a leggenda, n e lla q u ale
a p p a re K ik im o ra , la personificazione della perfidia, ch e p ren d e possesso del
m o ndo. K ik im o ra è g o v e rn a ta nella cu lla d a l suo fedel serv o il G atto , sim ­
bolo d ella m a liz ia u m a n a . M a q u a n d o le forze crescono in K ik im o ra, costei
esce d a lla c u n a e co strin g e il suo p r o te tto re a m isu ra rsi con lei in c o m b a tti­
m e n to . N e riesce v itto rio sa , e dopo a v e r ucciso il G a tto fugge. Colui ch e ra c ­
c o n ta è te rro riz z a to a lla v is ta della p erfidia la sc ia ta lib era n el m ondo.
G li sch erzi ru s tic i ch e seguono, ra p p re se n ta n o u n a fe sta g ro tte sca in cu i il
G a tto e K ik im o ra sono a c c la m a ti d a lla folla.
L a seco n d a leggenda pone in scena la P rin c ip e ssa Cigno ch e à s ta ta s tr e ­
g a ta d a u n o rrib ile d rag o . S o lta n to la n o tte le è perm esso d i uscire sulle riv e
d el lago fino a q u a n d o a p p a re il suo sa lv a to re . A ll’alb a, le sorelle la riv e ­
s to n o del m a n te llo regale e la rico n d u co n o nel p alazzo d o v e il d rag o la tie n e
prigioniera.
D ’u n t r a t t o co m p are in scena B o v a K oro lo v itch , specie d i D o n C h iscio tte
ru sso ch e v a g a p e r le ste p p e ru sse allo scopo d i c o m b a tte re il m ale. E gli
giu n ge cosi n ella la n d a do v e il D ra g o tie n sc h ia v a la P rincipessa, ed è s u p ­
p lic ato d alle sorelle d i costei d i lib e ra re la s v e n tu ra ta . I l p ro d e cav aliere
b alza d a ca v allo e d o p o b rev e lo tta ta g lia la te s ta a l m o stro . R isu scita con
u n b acio la P rin c ip e ssa e n o n o s ta n te le sue preg h iere rip a r te v erso n u o v e
a v v e n tu re . A llora in u n a processione tra g ic a e alleg ra nello stesso te m p o , i
c o n ta d in i fa n n o i fu n erali alla te s ta del d rag o e la cerim o n ia h a te rm in e con
u n a d a n z a d i gioia.
B aba-Y aga è il soggetto della terza leggenda. Costei è u n ’orca che vive
coi dem oni a l suo servizio in u n a foresta tenebrosa dove u n a b im b a s’è sm arrita.
I diavoli ridono e d anzano intorno alla povera fanciulla trascin an d o la verso
la streg a che si ap p re sta a divorarla. Ma ecco la bam b in a farsi il segno della
croce e spezzare le forze del male. I contadini si raccolgono nella fo resta e la
scena finisce con u n a d an za generale.
LE LAC DES CYGNES
Balletto fantastico in due atti e tre quadri di M. TCHAIKOVSKY
Musica di P. TCHAIKOVSKY
Messa in scena e danze di MARIUS PETIPA
Scenario del I atto di C. KOROVINE - Scenario del II atto di A. GOLOVINE.
L a R egina dei Cigni - I l Principe - I l Genio cattivo - L ’Am ico del P rincipe Passo dei Tre - I Cigni.
U n giovane P rincipe viene a cacciare sulle riv e d i un lago in com pagnia
d i alcuni am ici. V ede app arire alcuni cigni che h an n o l ’asp e tto d i fanciulle
d a n z a n ti al chiarore della luna. Invaghitosi della R egina dei cigni, il P rincipe
sospende la caccia e si unisce ai giochi leggiadri. M a ecco l’a lb a sp u n tare,
e le P rincipesse in c a n ta te alle quale il cattiv o Genio im pone le form e d i cigno,
fuggire lontan o . Il P rincipe vuole seguirle, m a il ca ttiv o G enio gli sb a rra il
passaggio, sì che il giovane, im p o ten te a vincer la m agia, rin u n cia alla lo tta
e m uore.
Q uesto b a lle tto di c a ra tte re sch iettam en te rom antico com e a ltre m olte
creazioni coreografiche del P e tip a (Roxane, L a Bajadera, In g a n n i d'Am ore,
L e Stagioni, D on Chisciotte, Trilby) ap p artien e ad un rep erto rio oggi u n p o ’
invecchiato, m a che conserva tu tta v ia un suo fascino artistico , ed u n profum o
dolce e m alinconico di fiori appassiti. U n ’im m aginazione p erp e tu am e n te rinnovan tesi, u n a stra o rd in a ria esperienza ed u n a fan ta sia coreografica i riesauribile
guidarono il P e tip a nelle sue concezioni.
Come è no to M arius P etip a , n a to a M arsiglia nel 1819 e recatosi a P ie­
tro b u rg o nel 1847 in piena fioritura del vecchio b alletto classico, ai tem p i
della Grisi, della E lssler, dell’A ndreianova, fu il rifo rm ato re del b alletto russo
specialm ente d a un p u n to di v ista tecnico.
PÉTROUCHKA
Scene burlesche in quattro quadri
L ibretto di 1QOR STRAW INSKY
Scene e costum i di A. BENOIS
C oreografia di M. FOKINE.
L a B allerina - Pétrouchka - I l M ora - I l vecchio Ciarlatano - L a Nutrice - Le
N u trici - I Fiaccherai - I l Mercante festaiolo - I Palafrenieri Le Tzigane D anzatrici della strada - P rim o Suonatore [d’organo - Secondo Suonatore d'or­
gano - I l Compare della fiera - L 'uom o dello stereoscopio - Maschere - Venditori,
Venditrici, Ufficiali, Soldati, Signori e Signore, B am bini, Governanti, Cosacchi
Poliziotti, Ciarlatani.
L ’azione si svolge a Pietroburgo, sulla Piazza dell’Ammiragliato n«l 183 0 .
Giornata invernale di sole. A sinistra un grande baraccone con u n balcone
per il compare della fiera. N el mezzo della scena il piccolo teatro del ciarlatano;
a destra dei banchi di dolcium i e l ’uomo dello stereoscopio. Sulla scena la folla
che passeggia, popolani, signori, ubriachi fra loro abbracciati ; dei ragazzi
stanno attorno alle baracche', le donne si pigiano presso i banchi di rivendita.I.
-
F ra la baldoria della settim an a grassa u n vecchio ciarlatan o che sem bra
v en u to di O riente m o stra al pubblico a tto n ito ¡dei b u ra ttin i an im ati: Pétro u ch ka, la B allerina ed il Moro che eseguiscono u n a d an za sfrenata.
II.
La cameretta di Pétrouchka. I m uri di cartone sono d ip in ti in nero con
delle stelle e una mezzaluna. Sta appeso anche il ritratto burbero del ciarlatano.
L a m agia del c iarlatan o h a com unicato ai fantocci tu tt i i sentim enti e
le passioni um ane. P étro u ch k a ne è preso più d i tu tt i gli altri, e per questo
soffre più che la B allerina ed il Moro. E gli soffre con am arezza della cru d eltà
del C iarlatano, della su a schiavitù, della sua b ru tte z z a e del suo asp etto rid i­
colo, della sua esclusione dalla v ita com une. Cerca u n a consolazione nell’am ore
della B allerina, e quasi s ta per credere al suo successo. Ma la bella Io fugge
tu r b a ta dei suoi m odi bizzarri.
III.
La cam eretta dal Moro. Carta dipinta che simula palme verdi e frutti fan­
tastici sopra un fondo rosso. I l Moro riccamente vestito sta coricato sopra un
divano basso e si trastulla con una noce di cocco.
La v ita del Moro è com pletam ento diversa. Egli è stupido e cattivo, m a
il suo aspetto sontuoso seduce la Ballerina che cerca di accaparrarselo con
tu tt i i mezzi, ed infine vi riesce. Nel punto della loro scena d'am ore, giunge
P étrouchka folle di gelosia, m a il Moro non ta rd a a m etterlo alla porta.
IV.
La ste ssa scen a del prim o quadro. Verso la fine, la sera che scende. Quando
appaiono le maschere si accendono in fondo fuochi di Bengala. E quando muore
Pitrouchka la neve turbina p iù fitta e si accresce l'oscurità.
L a festa della settim ana grassa è al suo culmine. Un m ercante buontem ­
p one accom pagnato d a alcune cantatrici tzigane distribuisce alla folla m an­
ciate di danaro. I fiaccherai danzano con le nutrici; giunge un dom atore di
orsi con la belva ed infine una fro tta di maschere trascina tu tti q u an ti in u na
sarabanda indiavolata. Ad un tra tto dal piccolo Teatro del C iarlatano si ode
gridare: è la riv alità fra il Moro e Pétrouchka che scoppia tragicam ente. I
fantocci anim ati fuggono dal teatrino ed il Moro colpisce P étrouchka con una
sciabolata. I l poveretto muore sulla neve atto rn iato dalla folla festante. Il
C iarlatano messo alle stre tte da un poliziotto si affretta a tranquillare tu tti
q u an ti e sotto il tocco della sua mano Pétrouchka rito rn a un b urattino. Egli
prega allora i presenti di assicurarsi che la te sta è di legno e che il corpo è
riem pito di stoppa. L a folla si disperde e il Ciarlatano rim asto solo scorge con
suo gran terrore al disopra del piccolo teatro lo spettro di Pétrouchka che
lo m inaccia e fa sberleffi a tu tti quelli che il Ciarlatano ha beffato.
L’APRÈS MIDI D’UN FAUNE
Poema coreografico
Musica di C. DEBUSSY
Costumi di L. BAKST
Coreografia di W. NIJINSKY
La N infa - II Fauno - Ninfe.
Il Fauno, una semplice e appassionata creatura della v ita silvana, è nella
foresta tra veglia e sogno. Vaganti memorie di pomeriggi passati; imagini
d i Ninfe allettatrici, fantasm i vani della sua immaginazione errante. A poco
a poco l’immagine di una Ninfa prende corpo, provocante e tenera, soltanto
per eluderlo. Egli cerca di vedere se è un cigno che vola verso il lago o
naiadi che scherzano nell'acqua. Le sensazioni deliziose gli vengono più varie;
egli cerca di sostanziare i suoi sogni, m a inutilm ente. L’abbagliante luce del
sole lo prostra in un improvviso languore; l’erba è tenera e soffice; s’addor­
m enta ancora e sogna.
LE TRICORNE
Balletto di MARTINEZ SIERRA, da un racconto di ALARCON
Musica di MANUEL DE FALLA
Velario, scena e costumi di PICASSO
Coreografia di L. MASSI NE.
I l Mugnaio - La M ugnaia - I l Corregidor - I l Dandy - Gli Alguazils - I Vicini.
È questa una storia del X V III secolo. Il mugnaio e sua moglie condu­
cono una vita tranquilla e insegnano a un loro uccello favorito a segnare col
canto le ore della giornata. Molta gente passa davanti al mulino, e tra essa
un giovanotto innam orato della mugnaia, e una ragazza che volentieri si
svagherebbe col mugnaio. Si ode di lontano il corteo che si avvicina scortando
il C orregidor, G o v ern ato re della provincia e su a moglie. Il C orregidor n o ta
su b ito la deliziosa m ugnaia, e si a p p re sta a farle la corte; m a ella finge d i non
accorgersene e si m o stra t u t t a s tu p ita q u a n d ’egli le si a c c o lta .
C om pare allora sulla scena il m ugnaio, e sua moglie si sforza a spiegargli
con gesti buffi che c*è il G overnatore, il q u ale dal c a n to suo, accortosi d ’esser
p reso in giro, se ne v a m inacciando. Il m ugnaio e su a m oglie c o n tin u an o la
loro d an z a, liberi d a ogni cruccio ed a loro vengono i vicini, q u an d o ad un
t r a t t o giungono gli sb irri che a rre sta n o e tra sc in a n v ia il m ugnaio.
R im a s ta sola e p ien a di ansia, la m ugnaia scorge nella luce fioca del cre­
puscolo il C orreg id o r che te n ta d i p en e trare nel m ulino. P en sa allo ra d i v e n ­
d icarsi e lascia e sta tic o il suo am m irato re con u n a d an za d i seduzioni; m a al
m o m en to cu lm in an te, essa fugge ed il G o vernatore m e n tre la insegue a t t r a ­
verso il p o n te cade nel canale del m ulino. T u tta s p a v e n ta ta la d o n n a corre
a c h iam a re soccorso. Il C orregidor fra tta n to riesce a tra rs i a riv a e rie n tra
n el m ulino. Si spoglia dei suoi v estiti in zu p p ati, li ap p en d e p erch è asciughino,
e nell’a tte s a si corica nel le tto del m ugnaio. C ostui al suo rito rn o , tro v a il
G o v ern ato re nel suo le tto ; furioso vuole p rendersi u n a riv in cita, e sc am b iati
i suoi v e s titi con quelli del cred u to rivale, se ne v a dopo a v e r sc ritto sul m uro:
« V o stra m oglie non è m eno bella della m ia «. Il C orregidor, le tta la frase, è
c o s tre tto p e r inseguirlo ad indossare i v estiti del m ugnaio, m a si im b a tte in
u n g ru p p o d i b u o n te m p o n i che lo riconoscono, e su b o d o ran d o l’in trig o gl
gjocano alcu n i tiri e m anifestano infine il loro buon um ore con u n a d an za
generale.
DANSES POLOVTSIENNES DU “ PRINCE IGOR „
M usica di BOROD1NE
Scene e costum i di ROER1CH
C o reografia del O rande Finale di M. FOK INE
U na D onna polovsiana - U na ragazza polovsiana - U n Capo polovsiano
D onne, Ragazze, Guerrieri e G iovani polovsiani.
I l rac co n to d ell’a rm a ta di Ig o r è il più g ran d e di q uelli epici d ella Russia.
Il suo eroe visse d a l 1 15 1 al 1202 e fu l'o tta v o della discendenza d i R u rik , il
fo n d a to re del vecchio s ta to russo. N ella d istrib u zio n e delle provincie, com e
e ra d i con su etu d in e nella fam iglia, egli d ivenne prin cip e d i N ovgorod-Seversk,
u n piccolo stato di cui Portava era la capitale. Nel 1185 egli fece una grande
spedizione contro i Polovsi, tribù tartarica che occupava le pianure del Donn;
fu preso prigioniero col figliolo Vladimiro, m a il potente K han Contchak, reg­
gitore dei Polovsi, fu magnanimo e ospitale, ed anziché tra tta re i due principi
come prigionieri, d ette un banchetto in loro onore seguito da danze cui pre­
sero parte i guerrieri e le loro donne.
Queste danze costituiscono una delle parti più im portanti nell’opera che
Borodine scrisse ispirandosi alla vecchia leggenda. La marcia che tiene il posto
d i una ouverture è tr a tta dal terzo atto, in cui si accompagna il vittorioso
ritorno al campo dei Polovsi carichi del bottino di Poltava.
LES MATELOTS
Balletto in cinque quadri di BORIS KOCHNO
Musica di GEORGES AUR1C
Velarii, scene e costumi di PRUNA
Coreografia di L. MASSINE
Velarii e scene eseguiti dal Principe A. SCHERVACHIDZE.
L a ragazza - L ’amica - Primo marinaio - Secondo marinaio - Terzo marinaio II musico.
I Quadro - Il fidanzamento e la partenza dei marinai.
I I Quadro - La Solitudine - La ragazza attende il ritorno del primo marinaio,
suo fidanzato.
I I I Quadro - Ritorno e danze dei marinai - La prova - Resi irriconoscibili da
un travestim ento, il primo marinaio ed i suoi due compagni
tentano inutilm ente l’uno dopo l’altro di sedurre la ragazza.
IV Quadro - La tentazione - Il bar - L ’amica trascina la ragazza verso il bar
dove vuole ricondurla ai marinai, ma la ragazza rifiuta.
V Quadro - Finale - E n tra ta dei m arinai che si smascherano. La ragazza ri­
conosce il fidanzato cui ha saputo rim aner fedele. Saluto
dei marinai.
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19 ■ TORINO
TO R IN E SI
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