Diocesi di San Miniato
da La Domenica del 12/12/2010
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Casciana Terme
Don Angelo Falchi, emigrante del Signore
Don Angelo Falchi, classe 1940, è il nuovo parroco di
Casciana Terme. Ad attenderlo il giorno del suo
ingresso in parrocchia - domenica 5 dicembre - tanti
bimbi, giovani, famiglie, i figuranti dei Rioni storici di
Casciana Terme, i gruppi del volontariato, insieme al
vescovo Fausto Tardelli, al sindaco Giorgio Vannozzi,
al presidente della Provincia Andrea Pieroni, ad altre
autorità civili e militari e al sindaco di Palaia Alberto
Falchi.
Don Angelo si è presentato con il suo stile di sempre,
attonito e meravigliato, in mano la famosa valigia
legata con lo spago e il suo sorriso di bimbo che non
riesce a trattenere la gioia e l’emozione del momento.
I bambini gli hanno fatto il loro omaggio floreale,
ricevendo da don Angelo una tenera carezza sul
volto. Poi il lungo sfilare delle persone verso la piazza delle Terme dove il sindaco della città ha dato il suo
benvenuto al nuovo parroco a nome dei cittadini e dell’Amministrazione comunale. Saluto ricambiato da
don Angelo. « Spero che i nostri rapporti siano sempre sereni e dettati unicamente dal bene comune di
questa popolazione», è stato l’auspicio del nuovo parroco: «La Comunità cristiana di Casciana Terme, che
stasera il Vescovo mi affida, sarà lieta di collaborare con l’Amministrazione comunale ogni volta che ci
saranno problemi che riguardano la dignità dell’uomo, la famiglia come risorsa della stessa società civile, i
poveri, gli ultimi e gli immigrati, che a noi credenti rivelano il volto di Cristo da amare e da servire».
Nella chiesa di Santa Maria Assunta, don Roberto Pacini ha letto il decreto di nomina vescovile, quindi un
rappresentante del Consiglio Pastorale ha rivolto un saluto a don Angelo ringraziandolo per aver «
accettato questo incarico in un momento così delicato dell’anno liturgico e soprattutto per il fatto di avere
dovuto lasciare una comunità che ha accompagnato per 20 anni della sua lunga vita».
La Messa di insediamento è stata solenne ma anche umanamente ricca di commozione e di emozioni. Il
Vescovo, commentando le letture del giorno, ha messo in risalto i temi della speranza, della conversione e
della condivisione della fede, realtà che il parroco ha il compito di testimoniare e di suscitare nella
comunità cristiana. Anche mons. Tardelli ha riconosciuto e lodato la pronta e generosa obbedienza di don
Angelo invitando i fedeli ad accoglierlo e a collaborare con lui.
Al termine della celebrazione il nuovo parroco ha pronunciato il suo discorso di ringraziamento nel quale
non sono mancate notazioni scherzose e profondamente umane: «Meno male che con stasera dovrebbero
finire le bordate di emozioni e commozioni. In questi giorni, senza andare all’ospedale, ho fatto un
elettrocardiogramma sotto sforzo che ha testato la tenuta dei miei 4 bypass…». È stata poi la volta di
affettuosi «rimbrotti» nei confronti del Vescovo: «È un po’ di tempo che cerco di imitare Gesù, ma per ora
pochi sono stati i risultati raggiunti; uno, però, l’ho raggiunto. Gesù dall’alto della croce pregò dicendo:
“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Anch’io in questi giorni ho pregato così:
“Padre, perdona il Vescovo, perché non sa quello che ha fatto!”». La simpatia e la carica umana di don
Angelo hanno conquistato tutti i presenti, che hanno riso con lui e applaudito a più riprese. Come quando
ha preso la sua valigia, ormai diventata «più famosa del concorso di Miss Italia» e ne ha estratto il
breviario, la Bibbia, il catechismo e i libri liturgici, «specialmente quelli per l’assistenza dei malati e … se vi
fa piacere, anche quello per i morti; non si sa mai!».
Rivolgendosi poi in particolare ai nuovi parrocchiani ha dato loro questa assicurazione: «Non so cosa vi
aspetterete da me. Io non sono un pozzo di intelligenza; non sono uno stratega; non ho ricette particolari;
non ho particolari doti. Una cosa sola posso darvi: il mio cuore e la mia vita». Parole sottolineate da un
lungo e caloroso applauso.
Al termine della celebrazione una fiumana immensa di persone ha avvolto don Angelo per i saluti e gli
auguri, tra i sorrisi e le lacrime. Su tutti sovrastava, sospeso sull’altare, pendente dalla volta del
presbiterio, il grande crocifisso, la sola via, verità e vita. [n.m.]
Eutanasia comunale
«Difenderemo con i denti i nostri Dat» ha avuto modo di dichiarare, in un’intervista apparsa sul «Tirreno»
dello scorso 2 dicembre, il sindaco di Montopoli, Alessandra Vivaldi. L’occasione per questa presa di
posizione è stata la circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 19 novembre scorso che,
in modo pacato e obiettivo, faceva notare l’inefficacia giuridica dei registri comunali per il testamento
biologico. Il documento denunciava anche l’uso «distorto», da parte dei Comuni, di risorse umane e
finanziarie al fine di mantenere tali registri. Risorse che potrebbero essere indubbiamente utilizzate
meglio. Come direbbero i Comunisti Italiani: «Potevano essere utilizzate per scuole e asili, che ne hanno
un gran bisogno».
Sul nostro settimanale abbiamo già sottolineato come il testamento biologico sia uno strumento inutile e
difettoso di per sé: perché la volontà espressa non è attuale e i desideri dei pazienti non sono stabili nel
tempo; perché si pretende di dare indicazioni vincolanti su quadri clinici ipotetici, riducendo il medico al
ruolo di mero esecutore; la revisione della letteratura in merito alle Dat ha inoltre dimostrato che i
cosiddetti «fiduciari» non sempre sono in grado di interpretare correttamente i desideri dei pazienti (cfr
Medicina e Morale, 3/2009). Insomma un disastro.
Perché tanto accanimento nel promuovere un simile strumento da parte di comuni e province,
specialmente in Toscana ed Emilia Romagna?
«Respingeremo la circolare al mittente e manterremo il nostro registro», ha affermato il primo cittadino
di Montopoli nella medesima intervista, esprimendo la volontà di non fermarsi al registro delle Dat:
«Abbiamo in progetto di istituire anche un registro per le unioni di fatto». E qui si comincia a intravedere
qualcosa che con la preoccupazione per i malati e le per le terapie sproporzionate non ha nulla a che fare.
Sull’argomento interviene in modo duro e chiarificatore anche il neo-segretario del Pd di Montopoli,
Sandro Vanni: «Si tratta di un atto propagandistico (la circolare), una vera e propria marchetta versata
dal centrodestra alla parte più conservatrice della Chiesa, ecc…». Stavamo quasi in pensiero, ma
l’ideologia è come la tosse, non la si può nascondere.
Ridurre questioni complesse e delicate come il fine vita in termini di scontro tra Chiesa oscurantista e
laicismo progressista indubbiamente risparmia la fatica del pensiero. Può essere accattivante un concetto
di democrazia che ha come principio fondamentale: «Puoi fare ciò che vuoi, basta che non pesti i piedi a
me». Viene però da chiedersi che tipo di società possa mai reggersi su simili principi.
Quella sui registri del testamento biologico è una battaglia esclusivamente ideologica e questo l’avevamo
già denunciato a suo tempo. Come cristiani abbiamo il dovere di ribadire e approfondire le ragioni che
invitano alla cautela sui problemi della malattia e dell’autodeterminazione.
Da uno studio recente condotto da studiosi olandesi, scientificamente onesto tanto che l’ipotesi di
partenza è stata smentita dai dati, risulta che la richiesta di accelerare la morte non è avanzata dai
pazienti più consapevoli e razionali ma da parte di quelli più depressi (Journal of Clinical Oncology
23/2005). Sembra che la solitudine e la disperazione siano gli elementi determinanti per la richiesta
dell’eutanasia. Non a caso i pro-life propongono da anni le cure palliative e l’accompagnamento
psicologico e spirituale come risposta più adeguata al desiderio di morte che può affiorare nei pazienti
cronici. Desiderio che si dimostra spesso fluttuante, lanciato come un’estrema richiesta di aiuto e di
attenzione ma che rischia di essere esaudito troppo tempestivamente da chi ha la mano bell’e pronta sulla
«spina». E stiamo parlando di pazienti capaci di esprimere la propria volontà attuale. Che dire delle
dichiarazioni anticipate di trattamento? Compilare il proprio testamento biologico è un atto di grande
libertà o l’indice di una suprema disperazione? [dfr]
Gian Luca Palermo diacono
Una testimonianza del giovane ordinato lo scorso 8 dicembre
Nel pomeriggio di mercoledì scorso, solennità dell’Immacolata, un seminarista sanminiatese, Gian Luca
Palermo ha ricevuto l’Ordinazione diaconale (il servizio fotografico nel prossimo numero). Pubblichiamo di
seguito una testimonianza di GianLuca rilasciata alla vigilia dell’evento.
«Ho 25 anni e sono di Fucecchio, della Parrocchia della Collegiata. Era l’8 settembre (Natività di Maria) del
2002 quando iniziai questo cammino. Sono passati 8 anni: una buona fetta della mia vita, avendo solo 25
anni. Quante volte ho pensato a questo momento, quante volte mi son chiesto se ci sarei arrivato… È
stato un cammino lungo e intenso ed è anche difficile poter raccontare quello che vivo in questi giorni che
precedono il diaconato. Provo a raccontare qualcosa del mio cammino: concluso il normale iter
catechistico fino alla Cresima, per un po’ di tempo non ho più frequentato la chiesa.
Poi, durante gli anni delle superiori (istituto professionale per meccanico),
con molta semplicità, quando mi capitava qualche difficoltà o se ne sentivo il
bisogno, presi l’abitudine di pregare la Madonna. Era un po’ una «fede del
bisogno» che doveva ancora maturare, però era l’inizio di un’esperienza che
sarebbe cresciuta. Di una cosa m’accorgevo: una mano me la dava sempre e
io non potevo non essergli grato e di conseguenza non pormi delle domande
un po’ più profonde sulla fede.
Mi rendevo conto d’essere oggetto di un’attenzione importante e materna,
quella di Maria, e volli sempre più seriamente coltivare questo rapporto
finché divenne per me una compagna di viaggio, un punto sicuro di
riferimento, una Madre, quale lei è veramente, che non ho più lasciato.
Innumerevoli poi le grazie ricevute, tantissimi i segni della sua presenza nel
mio quotidiano e nelle scelte più importanti della mia vita. È stato tutto un
crescendo: dal prendere in mano qualche libretto di preghiera al ritagliarmi
ogni tanto i miei momenti di preghiera. Da Maria a Gesù il passo è automatico: se Lei è nostra Madre è
perché ce l’ha donata Gesù ed il suo amore materno rimanda alla Fonte che è il Signore.
Fino all’età di circa 16 anni a vocazione o seminario non ci pensavo nemmeno alla lontana.
Semplicemente ripresi la frequenza alla Messa la domenica, poi ogni tanto la confessione. Queste cose
però me le tenevo per me perché nessuno dei miei amici andava più in chiesa e perché vivevo questa
cosa ancora in un modo un po’ privato. La provvidenza un bel giorno mandò a Fucecchio, al monastero
«La Vergine», gestito dai missionari Identes, un nuovo padre dal Perù. Quel pretino alto un metro e
mezzo, posso dire oggi, il Signore l’aveva mandato proprio per me! Lo conobbi perché ogni tanto andavo
lì quando avevo bisogno di pregare un po’ e subito mi trovai benissimo: una persona di una semplicità
estrema e di una fede concretissima. Così fu per me un punto di riferimento per tutti i miei dubbi, paure,
domande che nascevano via via che conducevo il mio cammino di fede, facendomi vedere come questa
debba fondersi nella vita. Mi ha sempre colpito la sua unica preoccupazione di annunciare Cristo ovunque
e sempre - una vera e propria passione! - e il fatto di esser lì dal Perù appunto per parlare di Gesù, e con
quella serenità! Importantissimo per me è stato poi conoscere e frequentare per un po’ di tempo il
Rinnovamento nello Spirito Santo. Mi ha certamente dato una forte spinta e mi ha fatto conoscere la fede
ancor più nel suo aspetto di gioia, di lode e ringraziamento a Dio per tutti i suoi doni. Così questa buona
notizia del Vangelo mi attraeva, mi rendeva felice, la vedevo fattibile nella mia vita.
Mi confrontavo con quel padre missionario che mi seguiva, ma già tutto questo rendeva chiaro a me
stesso quale poteva essere la volontà del Signore sulla mia vita, lo sentivo dentro di me ma ne avevo
timore. Ne avevo timore perché avrebbe cambiato non poco la mia vita, per non parlare del giudizio delle
persone: e se entravo in seminario e poi non era la mia strada? Era una cosa più grande di me e che non
mi sentivo di fare. A dire il vero la pensavo una scelta per ragazzi più «di chiesa», cresciuti in sacrestia
all’ombra del parroco. Io mi sentivo fuori schema!
Poi c’è stato l’incontro con i Servi del Cuore Immacolato di Maria, conosciuti a Montignoso (Gambassi
Terme), presso i quali decisi di entrare in seminario l’8 settembre 2002. Sono stato a Roma con loro 2
anni (2002-2004) frequentando la quarta e quinta superiore. Esperienza significativa ma non era lì che
sentivo di dover rimanere. Così il 7 ottobre 2004 (festa della Madonna del rosario) sono entrato nel
seminario diocesano. Ho capito che era quella la mia strada.
Il Signore ti cambia i piani nella vita e talvolta, come si dice, «ti rovescia come un calzino». Ma se dicessi
che non son contento direi il falso, il Signore non delude! Certe cose uno non penserebbe mai di farle ma
se è il Signore a domandarle puoi star sicuro che sono possibili. Occorre buttarsi e fidarsi di Lui che,
chiamandoci, realizza la nostra vita e le nostre aspirazioni più profonde! Poi Maria, alla quale io devo
tutto! In seminario attaccato fuori la porta ho sempre tenuto una scritta di S. Pio da Pietrelcina: «Amate la
Madonna e fatela amare!». E guarda caso sono ordinato proprio per la festa dell’Immacolata. Non so voi
ma io anche in questo ci vedo la sua firma! Cara Madre mia Maria, tu mi hai accompagnato fin qui, adesso
anch’io do il mio «sì» a Dio e alla Chiesa, aiutami a dirlo e poi a viverlo come hai fatto tu. Amen!
dalla diocesi
Verso Madrid: «Radicati e fondati in Cristo»
di Gabriella Guidi
Questo il tema principe della IIa Veglia Vocazionale per i Giovani della Diocesi tenutasi lo scorso 3
Dicembre nella Chiesa di San Pietro alle Fonti a La Scala. Continuando ad analizzare ed approfondire il
Messaggio che Benedetto XVI ha rivolto ai giovani per la prossima GMG, questa volta la magistrale
riflessione del nostro vescovo Fausto, pastore e guida in questo percorso, si è soffermata proprio su
questa espressione biblica: «Radicati e fondati». Immagini che partendo da realtà materiali vogliono
condurci a comprendere realtà spirituali.
«Radicati» infatti, richiama esplicitamente l’immagine dell’albero che
sta attaccato al suolo attraverso le proprie radici. Anche l’uomo ha
radici proprie che possono essere di carattere culturale, familiare,
ambientale: ciascuno infatti, nasce in un proprio contesto, in un
determinato periodo e ha abitudini ben precise; ma la radice
fondamentale dell’uomo, di tutti gli uomini, è Dio. Egli è radice delle
radici, radice vitale che è anche luce e ragione dell’esistenza. Dio ci
invita ad un rapporto personale, ad un’amicizia profonda e sincera
nei suoi confronti. Ed è in questa comunicazione che la nostra vita
ha senso, altrimenti le nostre radici finirebbero per seccare. È facile
fare riferimento al vangelo di Giovanni della «vera vite» (Gv 15,5) il
cui verbo principale, in questo caso, è «rimanere». Senza il legame
profondo con la vite e con le radici potremmo illuderci di essere vitali
ma in realtà non lo siamo!
L’altra immagine a cui far riferimento è quella dell’edificio, della casa. Il concetto fondamentale è lo stesso
dell’albero ma, mentre questo cresce da solo, la costruzione richiede l’intervento dell’uomo, l’utilizzo di
materiali, fatica, volontà ed impegno. Se le fondamenta sono solide, la casa sarà accogliente, aperta ed
emanerà sensazione di calore. Anche in questo caso è inevitabile il collegamento con il Vangelo (Lc 6,4849), sulla «necessità della pratica» con riferimento alla casa fondata sulla sabbia o sulla roccia. La
principale difficoltà dell’uomo di oggi è capire che ciascuno non può essere fondamento di se stesso ma
che solo in Dio possiamo trovare la forza, il sostegno e la stabilità. Tre i passi fondamentali per costruire
sulla roccia: ascoltare la Parola, dare la disponibilità a seguirla, metterla in pratica con le azioni della vita.
Abramo è il primo e ottimo esempio di colui che si fida di Dio e in Lui pone le fondamenta della sua vita.
Alla catechesi del Vescovo ha fatto seguito un momento di Adorazione Eucaristica animato da canti e
salmi, con riferimento al Salmo 1 sulle «due vie»: «Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi
[…]. Sarà come albero piantato lungo i corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo […]». Ciascun giovane
ha poi ricevuto un alberello di carta da appendere ad un drappeggio azzurro sottostante al SS.
Sacramento esposto come segno della volontà di rimanere fondati in Cristo e costruire la nostra vita sulle
Sue fondamenta. I cristiani hanno bisogno anche degli altri, dei fratelli nella fede e con l’aiuto della Chiesa
possono riuscire a crescere «Radicati e fondati in Cristo».
La prossima veglia di preghiera sarà venerdì 7 gennaio.
San Miniato
Festa di San Nicola al «Del Campana Guazzesi»
di Nilo Mascagni
Sabato 4 dicembre, gioia in famiglia all’Azienda pubblica di
servizi alla persona «Del Campana Guazzesi» di San Miniato,
residenza per anziani.
In tanti hanno desiderato stringersi attorno ai padroni di
casa, manifestando loro il rispetto e la promozione della vita
in tutto l’arco dell’esistenza umana. Un gran merito va
senz’altro al presidente dott. Giuseppe Del Medico e al
direttore Delio Fiordispina che tanto si prodigano con i loro
collaboratori per offrire una vita quotidiana dignitosa ai
residenti anziani. Alle ore 11 la Messa nella suggestiva
cappella, celebrata da padre Nicola, francescano, e alle 12,30
la benedizione del presepe impartita da mons. Vescovo. Un presepe cui tutti gli ospiti, in un modo o in un
altro, hanno dato il proprio contributo, coordinati dalla signora Marinella.
Alle ore 13 il pranzo, in cui si è manifestata ancora una volta la premura affettuosa verso i residenti del
personale tecnico e infermieristico, coordinato dal caposala Massimiliano Luciani, le volontarie, le
tirocinanti e le animatrici Petra ed Elisabetta.
L’assessore Spalletti si è fatto interprete dei sentimenti augurali del sindaco Vittorio Gabbanini e
dell’Amministrazione comunale verso l’istituto. Mons. Tardelli ha richiamato l’impegno ad essere testimoni
della carità evangelica, assicurando la propria preghiera e la vicinanza premurosa della diocesi verso ogni
forma di solidarietà sociale e spirituale.
Gli eventi, natalizi per gli anziani, proseguiranno domenica 19 con la Celebrazione eucaristica nella chiesa
di Serravalle. con esibizioni del coro della RSA ed il pranzo. Lunedì 20 dicembre. alle ore 15, si svolgerà la
Festa dei compleanni e lo scambio dei doni con la cooperativa Delfino Azzurro.
Seguirà, alle 17, l’incontro con i parenti e la cena straordinaria con la »sagra del coniglio». Alle ore
21,30: recita natalizia con i nonni.
San Miniato Basso
Il Maestro Theo Flury inaugurerà il nuovo organo
Don Luciano Niccolai
Giovedi 16 Dicembre, alle ore 21.15, sarà
benedetto da Mons. Vescovo e inaugurato dal M°
Padre Theo Flury, monaco della Abbazia di
Einsiedeln
e
docente
di
improvvisazione
organistica presso il Pontificio Istituto di Musica
Sacra a Roma, il nuovo organo a canne della
chiesa della Trasfigurazione a San Miniato Basso.
Un evento di grande importanza per la vita della
comunità che il 4 aprile 2009 ha inaugurato la
nuova chiesa e che ora la arricchisce dell’organo
a canne, costruito con passione e competenza
dall’artigiano
organaro
Nicola
Puccini
di
Migliarino secondo i canoni tradizionali di questo strumento musicale tenuto in grande onore dalla Chiesa
Cattolica.
L’organo era stato pensato dall’architetto Silvia Lensi in fase di progettazione della nuova chiesa e
collocato in un punto preciso dell’aula liturgica.
E non poteva essere diversamente: non si può progettare un luogo di culto senza renderlo funzionale
all’assemblea dei fedeli che vi si riunisce per l’incontro con il Signore risorto nell’Eucaristia e negli altri
Sacramenti. Un’assemblea chiamata a cantare la propria fede e ad esprimere nella musica la gioia
dell’incontro con il Signore e con i fratelli. Non si può immaginare una chiesa che non sia bella e che non
risuoni del canto dei fedeli.
L’organo a canne, quindi, diventa elemento necessario ed integrante alla liturgia elevando potentemente
gli animi a Dio e alle cose celesti, come dice il Concilio Vaticano II.
La stessa struttura dell’organo con vari registri e centinaia di canne di misure e materiali diversi che
emettono le note con timbri e sonorità differenti per fondersi in armonia, richiamano, in qualche modo, la
stessa comunità che celebra le lodi di Dio: persone diverse per età, sesso, cultura, sensibilità che si
uniscono nell’unica fede e fondono le loro voci nell’unità dello spirito.
La realizzazione di questo strumento musicale che fa più bella la nostra chiesa, è stata possibile per le
generosità di tante persone che hanno donato centinaia di canne e per il contributo della Fondazione
Monte dei Paschi di Siena che ringraziamo vivamente.
Un ringraziamento particolare, infine, al M° Carlo Fermalvento, membro della commissione diocesana di
musica sacra, che ha progettato e seguito la costruzione dell’organo, e a Padre Theo Flury, dal quale
attendiamo un concerto davvero speciale. Nel concerto interverrà la Corale San Genesio diretta da Carlo
Fermalvento.
«San Miniato. Il piacere del buon vivere
nel cuore della Toscana»
È questo il titolo del volume, di recente pubblicazione che, in 160 pagine
elegantemente illustrate, mette in risalto le bellezze artistiche e naturali, le
tradizioni e i sapori del territorio sanminiatese.
Un progetto editoriale che costituisce un biglietto da visita della città per i
turisti italiani e stranieri. «San Miniato, ha detto il sindaco in occasione della
presentazione del libro, è un territorio di storia e di cultura, dove acquisire
nuove conoscenze. Basta osservare i monumenti, i capolavori dell’arte per
capire che la vita intellettuale è fertile e che si tratta di una terra da amare.
Con questa pubblicazione vogliamo raccontare la ricchezza di intelligenza e di
saperi che è la principale virtù e il “vero capitale” della nostra gente».
Nel suo intervento, il vescovo Fausto Tardelli ha evidenziato il forte sentimento
religioso della città: «La fede cristiana ha intriso di memorie d’arte, di carità e
di speranza, gli spazi e la storia della città di San Miniato. In questa “città
episcopale”, la Chiesa è ancora qui, ad offrire una mano, a sostenere la
speranza, a promuovere riconciliazione e pace, ad invitare alla fiducia in Dio
che è insieme anche fiducia nell’uomo e nel bene che ognuno porta dentro di
sé».
Alla presentazione del volume sono intervenuti anche Alessandro Bandini, presidente della Fondazione
Cassa di Risparmio di San Miniato; Lucia Calvosa, presidente di Carismi S.p.A.; Attilio Gronchi, presidente
del Consorzio Conciatori che hanno richiamato l’attenzione sulle risorse economiche e produttive del
territorio.
Il volume è curato dalla “Fm Edizioni” di Fabrizio Mandorlini e gode del patrocinio del Ministero dei Beni
Culturali, Regione Toscana, Provincia di Pisa, CARISMI, Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato,
Consorzio Conciatori di Ponte a Egola, Consorzio Pelle Conciata al Vegetale in Toscana, Cittàslow.
Il canonico Mannari
Quell’uom di multiforme ingegno
di Don Luciano Marrucci
Non c’è da invocare la musa ispiratrice per definire il Mannari «Quell’uom di multiforme ingegno»; così è
detto Ulisse nel prologo dell’Eneide di Virgilio, tradotta da Annibal Caro.
Abbiamo ormai ridefinito il concetto di cultura. Cultura non è solo conoscenza di lingue, saper organizzare
nozioni riconducendo ad unità la molteplicità dei dati appresi; cultura è guardare il cielo e capire che
tempo farà, è anche seminare, raccogliere secondo le fasi lunari, cultura è anche l’arte della caccia e della
pesca, è saper cucinare secondo una ricetta che ti è stata trasmessa.
Dovevo annoiarvi un po’ con questa premessa perché volevo spiergarvi come don Lelio, uomo di cultura,
esercitava le attitudini intellettuali finalizzandole anche ad un risultato pratico.
Quando entrava in una canonica, qualunque canonica, tornava ad impadronirsi dell’archivio, ogni tanto
sbottava in una bella risata, o usciva in qualche esclamazione di meraviglia: segno che leggendo le
memorie di qualche parroco aveva scoperto qualcosa d’interessante. O di divertente.
Dentro e fuori della chiesa, iscrizioni, sentenze ed epitaffii erano il suo pane. Se si trovava lì per qualche
ciclo di prediche metteva a lucido gli argenti della sacrestia e i rami della cucina. Solo per discrezione non
chiedeva un grembiale come uno che sa stare ai fornelli (cosa che avrebbe fatto volentieri).
Sapeva fare la maglia e perfino la trina. Perfetto ortolano, negli orti di Crespina e di Santa Maria a Monte
usava la vanga a due puntate (quasi un mezzo scasso) e sorprendeva tutti per gli ortaggi che tirava fuori.
Per diversi anni io ero invitato a cena a Crespina per una mangiata di fegatelli preparati da lui; era tutto
speciale: il cibo, il vino e quel nostro discorrere sulle cose e sulle parole che non aveva mai fine.
Pernottavo in canonica, ma di buon mattino io dovevo partire alla volta del Seminario dove mi
aspettavano i miei alunni. Una volta, in sella al mio Lambrettone, ero sgomento nel vedere la strada tutta
ghiacciata. Faceva un freddo cane. Lui venne con una cosa in mano. Era un copricapo con due falde
laterali. Mi disse: «Questo l’ho fatto io secondo una vecchia usanza. È un camauro come quello che
portano i Cardinali; mettitelo, tu vedrai come ti protegge gli orecchi».
Quel copricapo a me sembrò piuttosto la cuffia di Nuvalori. Nel vedermi arrivare i Seminaristi
si divertirono un po’, ma anche loro pensarono a Nuvolari. Che tempi!
Crespina e Cenaia
Inaugurata una nuova edicola mariana
di Antonio Baroncini
In un’appendice territoriale tra le parrocchie di Cenaia e Crespina,
ad un quadrivio su una cresta delle colline crespinesi, è stata
costruita una edicola dove è stata posta una bella immagine della
Madonna miracolosa. Il 30 novembre, festa di S. Andrea (patrono
della parrocchia di Cenaia)
Per la festa di Sant’Andrea, patrono della parrocchia di Cenaia,
mons. Fausto Tardelli accompagnato dal parroco padre Lorenzo e da
un bel gruppo di parrocchiani, ha benedetto la sacra immagine,
esprimendo riconoscenza e condividendo con gioia l’iniziativa.
Un fatto semplice riferito al tempo presente ma significativo ed
eloquente di un desiderio di rivivere altri tempi, di rigustare, con
genuina fede, sensazioni, emozioni ed amore verso la Santissima
Vergine Maria. Aver costruito questa caratteristica edicola là dove,
per molti anni, in una pianta di ginepro, era posto un quadro della
Vergina Maria con il bambino in gremo, come protezione per i
passanti e per i raccolti che allora costituivano non solo un valido
aiuto per l’economia familiare, ma erano soprattutto unico mezzo di sostentamento, segna, con tratto
indelebile, una fede ancora viva e non nascosta. Le acclamazioni positive degli abitanti del posto ne
testimoniano la veridicità.
Il saluto reverente dei coloni che sopra i loro carri passavano per la strada, la massaia che durante la
settimana andava a cambiare i fiori nel vasino di terra cotta, i ragazzini che quotidianamente, all’ombra
del ginepro rigoglioso, giocavano, divertendosi a «palline» o «a rimpiattino», il viandante che passava per
la via, tutti avevano un segno di rispetto e di venerazione verso quella immagine.
Oggi, che il mondo è veramente mutato, che il fuoristrada ha preso il posto di quel carro trainato da buoi,
che altri pensieri occupano le menti delle donne di casa, che altri giochi, più onerosi e meno spontanei,
hanno soggiogato i nostri ragazzi, quella semplice costruzione indica ancora che molta gente venera
quell’immagine e ringrazia Dio per averci donato questo stupendo creato che ci ospita, avvolto in una
cornice di sovraumana grandezza.
Alla base della nicchia, vi sarà posta una lapide con scritto: «30 Novembre 2010, festa di Sant’Andrea
apostolo, patrono di Cenaia. Mons. Fausto Tardelli, vescovo di San Miniato benedisse questa sacra
immagine. Il popolo, in festa, esorta: O viandante che passi per la via / Non ti scordar di salutar la
Vergine Maria. / Ave, o Maria!»
Santa Maria a Monte
Il nostro Avvento
di Renato Colombai
L’Avvento si caratterizza per alcuni atteggiamenti essenziali come la preghiera, il raccoglimento e la
carità, che sono i cardini con i quali intendiamo accogliere il Verbo che si fa carne nell’umiltà e semplicità.
In questo contesto ci sono aspetti che sottolineano gli elementi di novità che la nostra comunità sta
vivendo: siccome stiamo facendo di Ponticelli un luogo di più intensa presenza ecclesiale, la particolarità
dell’Avvento è messa in risalto dalla celebrazione infrasettimanale della Santa Messa, preceduta dalla
recita del Santo Rosario, ogni mercoledì alle ore 16. Ma è con la carità che si rende concreto questo nostro
tempo di attesa. Perciò la commissione Caritas, ha previsto occasioni di preghiera nelle quali si rafforza
questo vincolo di appartenenza al messaggio di condivisione evangelica. Questo tempo forte ci chiede
anche una conversione personale che si fonda su una riflessione sulla propria vicenda cristiana ed umana.
Per questo si ripropongono ritiri spirituali per operatori pastorali, catechisti e fedeli delle parrocchie di
Santa Maria a Monte, San Donato, Montecalvoli e Cerretti. Infine in questo Avvento, attesa del Bambino,
un’attenzione particolare viene dedicata ai bambini. L’impegno delle famiglie dev’essere quello di far
comprendere loro il valore reale della festa, di cui i doni e le luci sono un corollario, ma non l’essenza. Le
famiglie facciano tesoro di questo tempo affinché possa riscoprirsi il valore dell’affidamento al Dio che si è
fatto Uomo per noi e che con mitezza viene a mettere ordine nei clamori del mondo.
Casteldelbosco, inaugurato il presepe
Lo scorso 8 dicembre, alle ore 16, è stato inaugurato il presepe nella parrocchia di San Brunone. Alcuni
giovani parrocchiani, su invito del sacerdote don Andrés Echeverry, hanno riprodotto la scena della
natività in modo tradizionale con l’aggiunta di luci, suoni e personaggi in movimento che di certo
coinvolgeranno maggiormente lo spettatore, proiettandolo nella Grotta di Betlemme e nei suoi dintorni. Il
presepe si può visitare presso la chiesa parrocchiale in via Giotto n. 1 a Casteldelbosco, fino al 9 gennaio
con il seguente orario: il sabato dalle 16 alle 19; la domenica dalle 12 alle ore 13; nei giorni festivi dalle
16 alle ore 19. Per informazioni: don Andrés 0571 468009; Paolo 333 4580752.
Appuntamenti e segnalazioni ...
Museo Diocesano di Arte Sacra
La scoperta del tempo di Avvento nei simboli dell’arte
di Benedetta Spina
In questo nuovo anno scolastico che ha appena avuto
principio, il Museo Diocesano d’Arte Sacra di San Miniato si
propone di offrire alle classi di catechismo della diocesi alcuni
percorsi pastorali che riescano a far individuare e a
comprendere, attraverso la corretta analisi delle opere
d’arte, i misteri e i concetti teologici più importanti legati al
periodo dell’Avvento. Partendo dalle origini storiche delle
prime comunità cristiane, fase in cui il tempo di Avvento fu
istituito perché i fedeli si preparassero alla celebrazione del
Natale, si vuole arrivare a chiarire la duplicità di significato
che esso assunse nel tempo, ossia la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini da un lato e,
contemporaneamente, il lasso di tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato verso
l’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi. Il potere comunicativo delle immagini aiuterà
nella focalizzazione dell’Avvento inteso come una fase di attesa gioiosa e un processo di riflessione nel
quale l’uomo sviluppa la consapevolezza di essere bisognoso dell’amore di Dio.
Agenda del Vescovo
Sabato 11 dicembre - ore 17,30: A Montenero, tavola rotonda sulla figura e l’opera di Mons. Pio
Alberto del Corona, Vescovo a San Miniato dal 1875 al 1906.
Domenica 12 dicembre - ore 11: S. Messa in S. Domenico con il Movimento Apostolico Ciechi della
Toscana e successivo incontro con i partecipanti. Ore 16: Cresime a Perignano.
Lunedì 13 dicembre - ore 18: S. Messa a Montecastello nella festa patronale di S. Lucia.
Mercoledì 15 dicembre - ore 10,30: S. Messa nella residenza della Stella Maris a Montalto di Fauglia.
Ore 19: S. Messa in episcopio e conviviale con la Cooperativa «La Pietra d’angolo».
Giovedì 16 dicembre - ore 21,15: Incontro con l’Associazione Medici Cattolici.
Venerdì 17 dicembre - ore 9,30: Udienze. Ore 18: Incontro natalizio alla Casa Famiglia della Caritas a
S. Miniato.
Sabato 18 dicembre - ore 19: Incontro natalizio alla Casa Famiglia del Divino Amore a Montopoli.
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N° del 12/12/2010 - Diocesi di San Miniato