34 SPETTACOLI VENERDÌ 10 NOVEMBRE 2006 L’ECO DI BERGAMO Torna Jesus Christ Superstar. E parla italiano Nuova versione interamente tradotta della leggendaria opera rock di Webber e Rice. Ad Assago fino a domenica Musiche originali. Il regista Fabrizio Angelini: niente atmosfere hippy, la storia è ambientata ai nostri giorni Chi non conosce l’opera rock che ha cambiato lo stesso approccio al musical? Jesus Christ Superstar? La storia degli ultimi sette giorni della vita di Cristo vista secondo l’ottica di Giuda, vero protagonista del musical, interpretato sul grande schermo nel 1973 dalla grande voce carismatica e drammatica di Carl Andersen? Ora la nuova versione interamente italiana punta di nuovo tutto sull’eccellenza vocale dei protagonisti, rinunciando a mettere in scena volti noti dello spettacolo. Il successo milanese di Jesus Christ Superstar, nella versione per la prima volta interamente tradotta in italiano, è dovuto in primis alle capacità canore degli attori scelti. Il leggendario musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice «nuova maniera» rimane in scena al Teatro della Luna di Assago (Milano) fino a domenica prossima, 12 novembre. Le musiche restano quelle originali dell’opera rock portata sul grande schermo nel 1973 da Norman Jewison. La traduzione dei testi è stata affidata a Michele Renzullo e Franco Travaglio. Alla regia, Fabrizio Angelini. Ci sono venti interpreti intorno alla figura di Jesus, portato in scena dal bravo Simone Sibillano, cantante e attore romano di ventisette anni, sul palco sempre vestito di bianco. Anche Giuda, interpretato da Edoardo Luttazzi ha una voce incredibile che si impossessa della scena. Ne parliamo con il regista Fabrizio Angelini che dice di aver fatto il volere del re del musical Lloyd Webber, secondo i canoni della sua «The Really Useful Theatre Company» (la tecnica di canto, la conservazione totale delle partiture originali...). «Abbiamo fatto una mega audizione per trovare i giusti interpreti. Si sono presentati oltre cinquecentotrenta candidati non tutti provenienti dal mondo dello spettacolo. C’erano anche diversi impiegati. Una prima scrematura è avvenuta dopo una prova generale di canto. Dovevano presentare un brano del famoso musical. Dopo diverse selezioni siamo rimasti con cinquanta professionisti. I venti scelti hanno in media trent’anni d’età». Perché non c’è nessun volto noto? «Per una ragione semplice. Tra i volti noti non c’era nessuno che aveva le estensioni vocali degli storici protagonisti. Per intenderci, quelle di Carl Anderson e di Ted Neeley. Abbiamo avuto un ferreo Una scena di «Jesus Christ Superstar», con la regia di Fabrizio Angelini: al Teatro della Luna di Assago fino a domenica controllo da Londra che venissero rispettate le tonalità e le note originali». Come a dire, ci sono più talenti fra gli sconosciuti... «Già. Un famoso cantante pop italiano ha mostrato un grande interesse per Jesus. Voleva impersonarlo. Purtroppo non aveva la giusta esten- sione vocale». Quindi avete scelto Sibillano... «Sì, ha la stessa estensione di Ted Neeley, e poi per la sua intensità espressiva. Ho impedito agli attori maschi di truccarsi per un discorso di verità ed emozioni. Non voglio che il pubblico ve- da uomini finti. E in quanto a Simone Sibillano ho evitato l’iconografia del santino. Simone si è presentato con capelli lunghi e la barba. Gli ho detto subito di andare a tagliarsi i capelli». Già, perché lontani dalle note atmosfere hippy degli anni ’70. «Sì. La storia è ambientata ai nostri giorni. Mi sono chiesto dove sarebbe Cristo oggi se rinascesse? Ovviamente fra i disadattati, gli ultimi. Anche fra i clandestini. La scenografia è estiva. L’abbigliamento è leggero. C’è della sabbia...». Le traduzioni dei testi del- le canzoni non sono letterali. Avete fatto qualche cambiamento. Tipo in Jetzemani. I only want to say if there’s a way diventa «Dimmi se c’è una via per fuggire via...». «Sì perché l’italiano ha bisogno di più sillabe. Il problema era star dentro quelle note, ma abbiamo assolutamente rispettato i contenuti. Certi passi invece sono assolutamente identici. Nel canto d’amore di Maddalena I don’t know how to love him è praticamente identico: "Non so in che modo amarlo, che darei per capirlo". Da Londra hanno voluto sia la versione italiana, sia la traduzione inglese letterale della nostra versione. Hanno approvato tutto». Maddalena sullo schermo era impersonata dalla bella e brava Yvonne Elmann. «Noi abbiamo scelto Valentina Gullace, una tipologia di donna completamente diversa: una ragazza italianissima coi caratteri slavi. Oggi il mondo della prostituzione da noi è diviso dal mondo slavo e da quello nigeriano. Per un certo periodo abbiamo pensato anche a una nigeriana. Valentina è una venticinquenne di talento. È al suo primo vero ruolo da protagonista. È vestita con abiti non convenzionali, in shorts e top, quando dedica più volte il suo canto d’amore a Gesù». Caifa, interpretato da Andrea Croci, e gli altri sacerdoti e dotti del tempio sono vestiti da politici con cravatte e valigette. «Ho voluto sottolineare l’ottica del potere già affrontata nei testi da Tim Rice. I dotti del tempio hanno paura di perdere a causa di Jesus». Una curiosità. In questo spettacolo tutto tradotto in italiano, perché il nome di Gesù è rimasto in inglese? «È stata una scelta mia. Volevo una connotazione meno chiusa e più laica alle nostre orecchie. Webber si concentra di più sull’aspetto umano. La divinità di Cristo viene fuori nel secondo atto. Anche il ritornello Jesus Christ Superstar rimane tale quale». Veniamo al pubblico, che mi sembra trasversale. Il musical attira generazioni diverse. «Giovani e meno giovani. Ventenni, quarantenni, sessantenni... E poi anche suore e preti: sono molto contenti. Perché alla base dello spettacolo c’è un grande rispetto del discorso religioso». Mariella Radaelli «Il cinema spirituale svela drammi nascosti» Festival a Roma dal 14 al 19 novembre. Il direttore Viganò: opere importanti e anteprime Si svolgerà a Roma, dal 14 al 19 novembre prossimi, la decima edizione del Festival del cinema spirituale «Tertio Millennio», il primo festival realizzato con il patrocinio del Vaticano. È organizzato dalla Rivista del Cinematografo dell’Ente dello Spettacolo, presieduto da Dario Edoardo Viganò, in collaborazione con i Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni sociali, con la Filmoteca Vaticana, il Centro sperimentale di cinematografia – Cineteca nazionale, il contributo della Direzione generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività culturali. La manifestazione è stata presentata ieri nel corso di una conferenza stampa. Noi ne abbiamo parlato con Dario Edoardo Viganò: «Il festival si svolge in tre momenti – spiega Viganò – : il convegno, il momento del festival di cinema vero e proprio e una serata di premiazioni con l’assegnazione degli RdC Awards: Premio Navicella per la televisione, Premio Diego Fabbri per la lette- pi... Intorno a queste siratura, Premio Colonna tuazioni, anche nella Russonora e Premio Navicel- sia di oggi che sta camla per il Cinema italiano. biando, c’è un silenzio peIl convegno, che si svol- sante: sono voci non ge quest’anno all’Univer- ascoltate. Oppure abbiasità Gregoriana, si intito- mo un film sulle favelas, la «La cospirazione del si- un documentario che folenzio», perché il cinema tografa quest’altra situaè sempre zione estrestato il terrima. La rastorio in cui segna di film si riusciva a quest’anno porre all’atci sembra tenzione delparticolarl’opinione mente intepubblica alressante, cuni argoperché abmenti cenbiamo la surati: dalle presenza di carceri ai molti registi governi che come Berlimitano le nardo Di Dario Viganò libertà, il FeCostanzo, il stival getta russo Pavel sguardi e riflessioni sul ci- Lounguin che presenta in nema contemporaneo». «A anteprima The Island (e questo proposito – prose- che, insieme al produttogue Viganò – noi presen- re, incontrerà il pubblico teremo un bellissimo film al termine della proieziodi Anna Polack sulla vita ne), così come in antepridei bambini che vivono ma saranno I figli degli nelle metropolitane russe, uomini di Alfonso Cuaron Children of Leningrad- e Love + Hate di Dominic sky. Un film che racconta Savane. Importantissima la vita di questi bambini la serata di domenica 19 costretti a vivere nelle gal- con i registi Hala Alabdallerie, nei cunicoli, tra i to- la Yakoub e Ammar Al Beik che presentano il film Sono colei che copre di fiori la propria tomba». «Ci sono poi momenti di incontro in cui i registi presenti incontrano gli studenti e con loro tengono una vera e propria lezione di cinema». Cosa differenzia questo festival rispetto ai normali festival di cinema, chiediamo. «I film che presentiamo – risponde Viganò – cercano di mettere in evidenza gli aspetti profondamente umani e in quanto profondamente umani anche spirituali. Il nostro non è un festival religioso è un festival spirituale, dell’umano che anche quando diventa inquieto non mostra la paura ma mostra sempre il grido. Potremmo quasi definirlo come un festival di servizio, un’occasione di dialogo, di confronto. Bisogna poi tenere conto che molti dei film che presentiamo appartengono a quello che potremmo definire il cinema invisibile, quello che non va ai grandi festival, film piccoli ma comunque importanti». ORESTE CASTAGNA E ROY PACI AL TENCO PER EMERGENCY Una coppia singolare nella canzone «Girogirotondo», brano singolo che uscirà a dicembre e sarà presentato in anteprima al 31° Premio Tenco: il musicista Roy Paci e l’attore Oreste Castagna si sono incontrati per la prima volta grazie a un progetto denominato «Girogirotondo pro Emergency». Stasera, nella sala conferenze del Teatro Ariston di Sanremo, sarà presentato il progetto «Girogirotondo pro Emergency» che vede protagonista proprio l’attore e regista Oreste Castagna. Da molti anni è conosciuto dai più piccoli, che lo seguono ogni sabato mattina alla tv dei ragazzi di Raitre, come il Redattore Capo del Fantabosco Gipo Scribantino della Melevisione. Castagna sarà ospite alla XXXI edizione del Premio Tenco di Sanremo: tra i tanti progetti pervenuti «Girogirotondo» infatti ha suscitato interesse ed è stato inserito nelle tre giornate dedicate alla presentazione di nuovi progetti. È un progetto culturale che vuole essere dalla parte dei più deboli e contribuire alla denuncia dell’orribile realtà dei «bambini soldato». Il progetto è suddiviso in due fasi: la prima è la pubblicazione di un libretto/cd, l’altra un tour teatrale. Oggi sarà presentato il libretto/cd che porta il nome del progetto stesso e contribuirà a sostenere Emergency nella costruzione di un ospedale cardiochirurgico gratuito in Africa. Il cd presente nel libretto contiene una rivisitazione di Oreste Castagna dell’antica filastrocca popolare «Girogirotondo» e vede la partecipazione del trombettista e compositore Roy Paci che ha voluto generosamente sostenere il progetto. Trombettista da sempre, ama confrontarsi con tutto ciò che gli è diverso, sembra per lui un’esigenza non tanto artistica quanto fisiologica. Roy è un personaggio incredibile, il suo sound si ascolta in più di 180 cd, con tantissimi gruppi e solisti italiani e stranieri tra i quali: i Bluebeaters, i Mau Mau, la Banda Ionica, i Persiana Jones, il quartetto Zu, i Trionacria, Teresa De Sio e altri ancora, senza dimenticare la sua esperienza come autore e leader degli Aretuska. L’INTERVISTA SIMONE SIBILLANO «E ORA ANCH’IO SONO PIÙ VICINO A CRISTO» S imone Sibillano, ventisettenne anni, lavora nel mondo del musical da quando ha diciotto anni. Simone, raccontiamo l’emozione di interpretare la figura del Cristo. «È molto appagante. Non poteva capitarmi una cosa più bella di questa. Sia a livello emozionale sia a livello vocale. Perché rappresento l’Uomo per eccellenza. E sono molto contento Il protagonista della risposta del pubdel musical blico, che mi segue con si dice buddista, grande entusiasmo. E pensare che di fronte a ma l’interpretazione me c’è una vocalità sta cambiando straordinaria come qualcosa quella di Giuda, più presente di me sulla nella sua vita scena. Non conoscevo bene questo musical. Il suo taglio rock mi sembrava lontano dalla mia voce. Sognavo altri titoli, I Miserabili, Sunset Boulevard... Oggi, dopo dieci musical interpretati, sento di aver fatto la scelta giusta. Ora sulla scena riesco a essere incisivo anche quando non canto. Non è stato facile». Difficoltà? «Ci sono. È un ruolo che richiede un’estensione vocale davvero ampia: non si tratta di un registro regolare da baritono. Bisogna arrivare a toccare il fa sopracuto toccato dai mezzosoprani. Ho una formazione classica. Ho studiato canto lirico. E ho avuto la fortuna di lavorare da subito. Sono un cantante attore. Non potrei mai andare al Festival di Sanremo. Voglio fare sempre cose legate all’attorialità». Come si prepara vocalmente ogni sera prima di andare in scena? «Niente vocalizzi. Corro per mezz’ora nel backstage. C’è un percorso di scale... Scaldo ugualmente la voce senza stancarla». Che cosa significa cantare per lei? «È dare tutto quello che non posso in un altro modo. Significa dare tutto me stesso e anche mettermi a nudo. Senza il canto la mia esistenza non sarebbe possibile». Ha mai cantato a Bergamo? «In città mai. Ma vorrei ricordare un bellissimo spettacolo a sfondo religioso fatto a Martinengo due anni fa: "Quando cantano le ali", un musical dedicato alla Cerioli, una suora straordinaria». Lei si dice di fede buddista. «Esattamente. Non credo che buddismo e cristianesimo siano due realtà inconciliabili. Entrambe possono portare benessere e pace nel mondo. Pratico da un anno e mezzo. È la mia via. Mi hanno introdotto a questa pratica i miei zii in un periodo in cui non stavo molto bene. Ma ultimamente mi stanno venendo tanti pensieri, da quando interpreto Gesù. Tuttavia continuo a praticare il mio buddismo». Si spieghi. «La figura di Cristo ora è più vicina alla mia vita. Mi sta segnando tantissimo a livello profondo. Quando faccio la mia preghiera quotidiana dedicata ai defunti – fa parte della mia pratica buddista – il mio pensiero va a Cristo. E ora mi rendo conto che Gesù è sempre stato con me, anche quando ero bambino. Quando da piccolo amavo andare in chiesa solo per la gioia di starci. E ora quando in scena sto sulla croce, mi sembra di vedermi dal di fuori. È un’emozione fortissima. Inspiegabile. E a fine spettacolo, ogni sera, cado in una sorta di malinconia. Per un paio d’ore vorrei starmene da solo». M. R. Andrea Frambrosi Venduti i diritti del best seller dell’autore minacciato dalla camorra Nuovo cd del musicista napoletano in sodalizio artistico con Silvio Berlusconi: «In cinque anni abbiamo scritto una settantina di pezzi» Un film da «Gomorra» di Saviano Gomorra, il libro-denuncia sulla camorra costato pesanti minacce al suo autore Roberto Saviano, messo poi sotto scorta, potrebbe diventare un film. I diritti cinematografici delle vicende raccontate nel libro, secondo quanto si apprende dalla Mondadori che l’ha pubblicato, sono stati infatti venduti direttamente dall’autore alla Fandango, la società di produzione di Domenico Procacci. Secondo alcune indiscrezioni, alla sceneggiatura del film starebbe lavorando il regista Matteo Garrone (quello dell’Imbalsamatore e di Primo amore), che però ha dichiarato esplicitamente di non voler parlare per il momento della co- Roberto Saviano sa. Definito dal suo stesso autore un «romanzo inchiesta», Gomorra racconta la camorra con uno stile letterario senza però rinunciare all’indagine dei meccanismi che stanno alla base di un «sistema» perfettamente in linea con le logiche del liberismo economico a cavallo tra legalità e illegalità. Napoletano, 27 anni, Saviano è nato e cresciuto nei quartieri dominati dalla camorra, fenomeno che ha indagato nel profondo attingendo alla storia documentata da stampa, archivi e atti giudiziari, ma anche alla sua esperienza diretta e proprio per questo motivo il film, sempre secondo le indiscrezioni, potrebbe intrecciare le vicende personali di Saviano (comprese le minacce della camorra) a quelle raccontate nel libro. Il mio lavoro, ha detto Saviano, mira a «far emergere cosa c’è sotto la punta dell’iceberg dei morti ammazzati». Gomorra, con oltre 100.000 copie e otto ristampe, è in testa alle classifiche italiane dei libri più venduti. E ora Mariano Apicella si spinge verso il samba e la chanson «Quando il presidente aveva incarichi di goverMILANO Lui lo chiama no ci vedevamo quasi tutpresidente e parla sempre ti i giorni, mentre ora rial plurale. «In cinque an- maniamo lontani settimani abbiamo scritto una ne». Sarà per le misere 6.500 copie settantina vendute nei di pezzi, ad negozi da essere sin«Sanremo? Sarei un Meglio una ceri meno ipocrita se dicessi che canzone, ora di non ci ho pensato. Ma anche se quando poi arrivate stava a Pail Festival è un’arma a 45 mila lazzo Chia doppio taglio, grazie alla gi», ammetalcuni artisti li esalta, distribuziote Mariano ne nelle Apicella, altri li ammazza» edicole, classe ’62, sarà per la spiegando quel sodalizio artistico voglia di vitalizzare il recon Silvio Berlusconi che pertorio con un po’ di Sul’ha spinto a incidere L’ul- damerica, l’ex posteggiatimo amore, secondo ca- tore napoletano presenpitolo di una discografia tando l’altra sera il nuoiniziata tre anni fa da Me- vo disco nella cornice del Blue Note di Milano ha glio una canzone. Nostro servizio mostrato di voler cambiar rotta fin dall’iniziale Tempo di rumba, adagiata (a dispetto del titolo) fra i ritmi e la «saudade» di Copacabana. «Nel primo cd c’erano troppi brani languidi e sentimentali, questo invece è più sobrio, un brano cui mi sono lasciato andare di più, spingendomi verso il samba e la chanson». Alcuni titoli come Dopo di me o La tua arroganza sembrerebbero alludere alle traversie politiche di Sua Emittenza, ma in realtà sono solo canzoni d’amore. Un paio, in napoletano, si fanno decisamente pungenti per la penna di un ex premier. «Nin sì napulitana e mmanche sì africana, ... quanno cammi- na pare che sona na musica pe mmé» racconta Sué sué sué, incalzata dalla ritmica dell’orchestra di Demo Morselli e dalla pepata immagine di questa «amica mia di belle forme». «Il mio sogno proibito sarebbe quello di poter fare cento concerti con una big band come questa», ammette Apicella, quarantaquattro anni compiuti il 14 settembre scorso. «Al momento però non me lo posso permettere, anche se lavorare per il presidente rimane gratificante. Sanremo? Sarei un ipocrita se dicessi che non ci ho mai pensato. Ma il Festival è un’arma a doppio taglio, da maneggiare con cura, perché alcuni artisti li esalta, mentre altri li ammazza. dedicato sul palcosceniMesi fa, invece, mi hanno co del Blue Note (fra il interpellato i produttori pubblico pure Emilio Fedell’Isola dei famosi. Ma de) un’accorata Era de gli ho risposto di no. Se maggio. l’offerta fosse arrivata da «Mario l’ho sempre considerato Music uno di fafarm, l’amiglia, pervrei presa ché mio paprobabildre Tonino mente in ha lavorato considerain diversi zione. Alsuoi spettameno lì si coli. Fu lui canta». a volermi a Prodotto Saint Vinda Guido cent e al Dall’Oglio e Mariano Apicella Merola Day arrangiato e di questo da Adriano Pennino, Demo Morselli e non posso che esserglieValeriano Chiaravalle, ne grato. Anche ora che L’ultimo amore arriva nei abito a Roma, il legame negozi col nodo alla gola coi suoi figli rimane codella malattia di Mario munque fortissimo». Merola, a cui Apicella ha Paride Sannelli