IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 1 Diocesi di Verona INFORMAZIONI PASTORALI AVVENTO 2008 ANNO 5 - N° 4 - TRIMESTRALE - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA In caso di mancato recapito restituire all’Ufficio di Verona CMP - detentore del conto, per la restituzione al mittente, previo pagamento resi. IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 2 RITIRO SPIRITUALE PER I CONSIGLI PASTORALI DOMENICA 14 DICEMBRE «L’ascolto della Parola genera comunione» Con San Paolo verso il Natale riflessione di don Mario Masina Dalle 15.00 alle 18.00 Presso il CUM (seminario di San Massimo) PRENOTAZIONE LETTERA AI FILIPPESI Come gli anni scorsi all’inizio della Quaresima il vescovo consegna alle parrocchie un testo biblico di riferimento In quest’anno paolino è la lettera ai Filippesi Si preparerà anche un libro grande da esporre in chiesa. Le copie vanno prenotate entro Natale presso Don Mario 045.8083704 Lino 045 8083758 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 3 AVVENTO 2008 LO SLOGAN «È apparsa la grazia di Dio» (Tt 2,11). Con san Paolo verso il Natale IL TEMA L’orizzonte dentro il quale la nostra Chiesa di Verona ha tracciato il proprio cammino per il prossimo triennio è quello della comunione, indicando i percorsi che ci permettono di giungere a questa mèta. L’ascolto della Parola, come ha indicato il recente sinodo dei vescovi, è uno degli eventi generatori della comunione ecclesiale. Anche in questo Avvento 2008 le nostre comunità intendono farsi discepole di questa Parola, lasciandosi evangelizzare per essere a propria volta evangelizzatrici. Il tema e lo slogan, presi da una lettera paolina, riportano l’attenzione all’evento centrale che la Parola annuncia: la grazia di Dio, fattasi a noi presente e visibile nella persona del Verbo incarnato. L’anno paolino in corso attribuisce a questo Avvento 2008 una particolare coloritura. Le accentuazioni delle singole domeniche faranno perciò riferimento alla seconda lettura che potrebbe opportunamente costituire un percorso con S. Paolo verso il Santo Natale. LE QUATTRO SETTIMANE L’itinerario che la Parola di Dio ci indica in questo avvento inizia (1° domenica) dal prendere consapevolezza dei doni ricevuti («siete stati arricchiti di tutti i doni») esprimendo così la nostra gratitudine e la riconoscenza, mista a sorpresa dal momento che «mai si è udito che un Dio abbia fatto tanto per chi confida in lui». I doni ricevuti e la grazia donata domandano una risposta/responsabilità adeguata (2° domenica), che non sprechi o banalizzi il Dono. Sono le valli da colmare, i colli da abbassare, i sentieri da raddrizzare: cioè un cuore ben disposto. Questa ricchezza (3° domenica) di doni e carismi va continuamente valorizzata («non spegnete lo Spirito!»), va coniugata con un cuore ben disposto dalla conversione («astenetevi da ogni specie di male»), così facendo conduce alla gioia cristiana («siate sempre lieti»!) che per sua natura domanda di essere condivisa dal momento che – cristianamente parlando – non si può essere felici da soli. Gratitudine, conversione, gioia condivisa nella carità, ci hanno permesso di disporre il tutto. Manca solo un pizzico di silenzio (4° domenica), quel silenzio che ha avvolto e custodito per secoli il Grande Mistero. Un po’ di contemplazione in più e siamo arrivati… «È apparsa la grazia di Dio»! 1ª settimana DONI RICEVUTI Siamo sempre abituati a vedere quello che manca, quello che non funziona, quello che ci fa penare. Accade nella vita personale: c’è una sottile vena di insoddisfazione che attraversa le nostre giornate e le rende grigie. Motivi per essere preoccupati ce ne sono più di uno e più di una volta riusciamo pure a ingigantirli. Quando parliamo con gli amici o i colleghi di lavoro, con i vicini o i familiari, la dolente litania si ripete. Anche con il Signore siamo pronti a implorare e chiedere qualcosa che non c’è o qualcosa che non va come vorremmo. Accade nella vita della comunità: sottili ten- Informazioni Pastorali – Avvento 2008 3 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 4 sioni covano di frequente sotto una facciata di sorrisi e gentilezze. Ad ogni nostro incontro lamentiamo la mancanza di collaborazione, di comunione, di corresponsabilità. Il disagio serpeggia, e non facciamo certo mancare il nostro contributo affinché si alimenti e si ingrassi. Si sa: per fin di bene. Paolo comincia la sua lettera ai cristiani di Corinto richiamando non tanto le divisioni o le contrapposizioni esistenti, i motivi di lamentela, che il credente potrebbe a buon ragione avanzare nei confronti del Signore e della sua comunità. No. Dà per primo il buon esempio. Avrebbe potuto cominciare lui stesso dai rimproveri nei riguardi di una comunità scomposta e scombinata. Motivi ne avrebbe avuti. Avrebbe potuto cominciare lamentandosi della vita che gli tocca fare, frainteso e spesso snobbato, se non proprio osteggiato. No. La prima parola è una parola di gratitudine: rendo grazie! Perché non potremmo imparare dall’apostolo delle genti, che in più di una lettera apre i discorsi proprio dal ringraziamento a Dio? Nella sua vita personale sempre si è sentito accompagnato dalla presenza di Dio, dal momento che, come dice Isaia, «mai si è udito che un Dio abbia fatto tanto per chi confida in lui». Basterebbe ripercorrere le infinite traversie di cui è piena la sua biografia per accorgersi di quanto sia vera questa affermazione. L’apostolo non intende però rimanere da solo nel canto di ringraziamento. Vuole coinvolgere l’intero gruppo dei cristiani di Corinto, accompagnandoli per mano a scoprire la ricchezza dei doni che già possiedono. «Siete stati arricchiti di tutti i doni … non manca più alcun carisma». Non è un Paolo ingenuo, superficiale di fronte alle profonde divisioni e ai problemi (grossi come una casa) che questi cari corinzi gli procurano. Ci vede chiaro nelle questioni, eccome. Eppure, come prima cosa, coglie la positività di tutti questi doni, di questi carismi. 4 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 Perché anche nelle nostre comunità non cominciamo a vedere le cose meravigliose che il Signore sta operando, proprio attraverso i doni di ciascuno? Perché non valorizziamo la storia gloriosa del nostro passato, remoto e recente, che sta a dirci che Dio ha veramente fatto tanto per noi? È la presenza di tale ricchezza il fondamento della speranza, mentre aspettiamo la manifestazione o il giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Dal giorno del giudizio non abbiamo proprio nulla da temere, se sapremo valorizzare i doni di grazia che Dio semina a piene mani e continuerà a seminare. Qui, più che fondare la speranza su promesse al futuro, Paolo la fonda sulla constatazione al presente della ricchezza di carismi. Con un’ultima precisazione che non è da sottovalutare. La comunione. Allora, il “vegliare” che la liturgia raccomanda non si declina soltanto come attenzione a non lasciarsi risucchiare dal male, ma anche come un guardare riconoscenti il bene. • UN SEGNO Tra i regali più grandi che Dio fa all’umanità c’è la sua Parola Vivente. La comunione tra i diversi doni e carismi germina dall’ascolto orante di essa. Durante le messe della domenica si potrebbe fare la processione con il Lezionario, all’inizio della liturgia della Parola, accompagnata da un canto o da sottofondo di musica. 2ª settimana CUORE BEN DISPOSTO Siamo ormai saturi di “cattive notizie”. Basta ascoltare un qualsiasi telegiornale e cadiamo in depressione. È un bollettino di guerra: giovani vite spezzate sull’asfalto per la superfi- IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 5 cialità di qualche bicchiere in più o la facilità suicida di un paio di pasticche, violenze gratuite su donne e fanciulli, vendette trasversali e regolamenti di conti tra clan rivali, babygang e microcriminalità fuori dall’uscio di casa. Per favore, ogni tanto dateci qualche buona notizia! Per fortuna interviene l’evangelista a bucare la cupa cappa di piombo che grava sul mondo. «Inizio del vangelo». Evidentemente non si tratta di un’indicazione tipografica. Nessuno si sognerebbe di aprire la prima pagina di un’opera avvisando il lettore che è all’inizio. Si presume che il lettore non cominci dalla fine… ma dall’inizio. Il senso allora è ben diverso. L’evangelista ci tiene a farci sapere che quello che sta per raccontare è proprio la più bella notizia che l’umanità potesse aspettarsi nel bel mezzo di tante brutte notizie. È l’accadere dell’amore di Dio che ancora non si è stancato di questa manica di matti e che pervicacemente – contro ogni ragionevole evidenza – offre accoglienza e perdono. La buona notizia è tessuta delle parole e dei segni della premura di Cristo. Ma è solo all’inizio! Perché sta a noi, singoli e comunità, continuare a incarnare questo messaggio di speranza e dare gambe agli annunci. L’avvento è dunque il tempo per seminare qualche gesto semplice e feriale in grado di comunicare la cura del Signore per tutti coloro che hanno proprio bisogno di consolazione: «Consolate il mio popolo!». Sono i gesti in grado di «parlare al cuore» e di declinare la tenerezza dell’unico Pastore. Sì, anche oggi ci sono «agnelli» che domandano che qualcuno si prenda la briga di tenerli in braccio e «pecore che allattano» che supplicano di essere condotte pian piano. Il guaio è, che più di una volta non ce ne accorgiamo. Sarà, la nostra, eventualmente una presenza “di rimando”. Proprio come quella del Battista, il cui scopo non è attirare attenzione su di sé quasi volesse occupare l’intera scena. L’intera scena, invece, appartiene a Gesù Cristo, dal momento che solo con Lui si può ben dire che è apparsa la grazia di Dio in tutto il suo abbagliante fulgore. Affinché la nostra presenza non si faccia opaca e fatichi a lasciar trasparire la grazia di Dio, come un vetro sporco impedisce alla luce di filtrare, ci viene rivolto l’invito al ravvedimento e alla conversione. Possiamo fare un passo in più. I doni ricevuti e la grazia donata domandano una risposta adeguata che non sprechi o banalizzi il Dono. Valli da colmare, colli da abbassare, sentieri da raddrizzare. Lo dobbiamo a noi stessi e a chi ci sta accanto. Lo dobbiamo alla nostra comunità. • UN SEGNO Giovanni nel deserto praticava un battesimo di conversione. All’atto penitenziale, con il gesto dell’aspersione con l’acqua, rinnoviamo la disponibilità a lasciarci cambiare dall’amore del Signore, per poter cogliere l’accadere della grazia nell’Eucaristia che celebriamo. 3ª settimana GIOIA CONDIVISA I paladini del pensiero unico stanno facendo il diavolo a quattro per darcela a intendere. TV, carta stampata e radio ormai viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Il vuoto si impadronisce dei palinsesti e rincitrullisce il cervello, propinandoci oroscopi e previsioni del tempo, notizie sul traffico e reality show, innocue fiction e interminabili conversazioni sul nulla. Pare prenda piede un appiattimento culturale, tale da colpire giovani generazioni e attempati adulti. Sul vuoto, si sa, s’ingrassano i luoghi comuni e le affermazioni più strampalate rischiano di essere prese per oro colato. L’u- Informazioni Pastorali – Avvento 2008 5 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 6 niformità, nel vestire e nell’agire, nel pensare e nel decidere, la fa da padrona. Se così va il mondo, o perlomeno così dà l’impressione di andare, anche dentro la Chiesa si fatica a distinguere la comunione dall’uniformità. Spesso si vorrebbe che tutti facessero le stesse cose, avessero la stessa sensibilità (evidentemente la mia o perlomeno quella del mio gruppo), parlassero con la stessa teologia, perseguissero le medesime priorità pastorali. E non è raro che io stesso mi faccia promotore di dialogo con alcuni, contemporaneamente chiuso e intransigente con altri. Quando Paolo scrive alla comunità di Tessalonica ha ben presente problemi come questi. Quasi replicando i consigli dati a Corinto, l’apostolo non manca di evidenziare la positività della ricchezza di doni e carismi abbondantemente presenti. Lo Spirito non è singolare, è plurale. Come un raggio di luce, quando viene riflesso, stupisce con i suoi mille colori, così è della Chiesa abitata dallo Spirito. Sono sempre più numerosi i “pompieri” che, mossi da ardente zelo, paiono intenti a soffocare di schiuma qualsiasi timida fiamma. «Non spegnete lo Spirito»! Se questa è la prima parola, la seconda è un invito al “discernimento comunitario”. Attenti bene: non al discernimento individuale che solitamente viaggia sul «mi piace» o «non mi piace», «sono d’accordo» o «non sono d’accordo». No, qui la questione è la “volontà di Dio” della quale si fa cenno nel brano. Il guaio è che ben difficilmente uno o una, da solo/a, riesce a capire qual è la volontà di Dio. Bisogna almeno essere in due. San Paolo, per fare discernimento, si recò da Anania a Damasco… tanto per fare un esempio. Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono! È un esercizio da fare insieme. Anche questo al plurale. Terza parola chiave: siate sempre lieti. Riconoscere lo Spirito lì dove si fa trovare, fare 6 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 spazio al discernimento comunitario all’interno della Chiesa e verso il mondo che ci interpella, capire e fare la volontà del Dio della pace, non può che riportare il sereno tra i rapporti personali, famigliari ed ecclesiali. Una gioia che non sia invidualistica, ma sappia fare lieti anche altri. Al plurale, dunque, non al singolare. • UN SEGNO La gioia che è dono dello Spirito è anche la gioia dell’attesa dell’apparire della grazia. Valorizziamo il gesto della PACE. Facciamo in modo che tutti possano sperimentare la gioia, anche coloro che hanno un “cuore spezzato”, anche gli schiavi e i prigionieri (prima lettura). I bambini del catechismo in questa occasione consegnano ai presenti la “stella”. 4ª settimana MISTERO RIVELATO Che fine sta facendo il nostro Natale? Più di qualche intellettuale, che vorrebbe saperla lunga, sta sfoderando tutta la propria arte incantatoria per convincerci che si tratta di una colossale bufala storica. Libri stampati da blasonate case editrici vendono migliaia di copie finalizzare a destituire di qualsiasi fondamento storico il credo dei cristiani. Come a dire: poveri cattolici, lasciamoli credere nell’Incarnazione del Figlio di Dio e in altre stupidaggini del genere, se questo li fa star bene, ma compatiamoli, perché non c’è niente di vero in quello che affermano riguardo a Gesù di Nazareth. Tutte invenzioni successive. Ma sì! Facciamo un nome: Augias e compagnia. Da versante completamente diverso, assistiamo al tentativo di snaturare il Natale facendone la festa di Babbo Natale. Almeno si ricor- IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 7 dassero che Santa Klaus qualcosa a che fare con un santo – Sankt Nikolaus – pur ce l’aveva! Niente. Il simpatico nonnino con la fluente barba bianca non solo ha ormai soppiantato l’altra barba, quella di San Giuseppe, ma ha cacciato fuori dalla grotta pure il protagonista principale, Nostro Signore Gesù. I più acculturati, che guardano con malcelata saccenza gli ingenui seguaci del personaggio nordico, sostituiscono il Natale con la celebrazione del Solstizio e dell’Inverno accompagnata dai relativi riti. In molte scuole, per non turbare la “sensibilità” degli alunni di altre religioni, ci si inventa la festa “della Solidarietà” e al posto del presepio si preferisce il panettone, perché i bambini non cristiani non si sentano discriminati. Se ci fosse San Paolo che farebbe oggi, in queste situazioni? Semplicemente quello che fece allora, in contesto altrettanto distante se non contrario alla fede cristiana. Non si darebbe per vinto e, come scrive ai cristiani di Roma, ribadirebbe a tutti che solo Gesù è colui che viene a rivelare il vero volto di Dio. Un volto senza il quale l’umanità sarebbe rimasta nell’oscurità, senza il quale la dignità dell’umano ne sarebbe uscita diminuita e senza il quale il senso della storia sarebbe oscurato. Si nota nel testo un evidente dinamismo fatto di silenzio-parola: come a dire che ogni parola germina e si nutre di silenzio e ogni silenzio deve accedere alla parola, a meno di non trasformarsi in mutismo. Così è della parola umana e così è della Parola di Dio. Parola pronunciata e scritta dei Profeti che si fa parola pronunciata e scritta di Paolo. La medesima parola che ora è affidata alle nostre labbra affinché sia offerta a tutte le genti. Dio resterebbe muto senza la nostra voce. Il Natale resterebbe muto se noi per primi non ci facessimo carico di rimettere in circolazione l’autentica parola dell’Incarnazione. Abbiamo alcuni giorni ancora. Perché non ascoltare il silenzio? Perché non fermarci a contemplare il mistero? Sono le condizioni perché la nostra parola non sia solo chiacchiera, superficiale o addirittura vuota. • UN SEGNO Valorizziamo il momento della consacrazione con momenti prolungati di silenzio dopo l’elevazione del pane e del vino, di modo che si comprenda, come dice Paolo, che lì si dà rivelazione del “mistero della fede” avvolto nel silenzio ma ora manifestato. SEGNO 1. Una grande STELLA COMETA con la scritta sulla coda «È apparsa la grazia di Dio». Ogni domenica si aggiunge su una punta la scritta corrispettiva. Con i bambini del catechismo si costruisce su cartoncino una stella cometa (con la relativa scritta) da mettere o sulla porta della propria cameretta o sulla porta di ingresso di casa. Potrebbero costruirne più d’una da regalare ai nonni o vicini di casa o da mettere a disposizione delle famiglie della parrocchia, consegnandola loro la terza domenica d’avvento allo scambio di pace. 2. Collochiamo il lezionario feriale in luogo adatto di modo che chi entra in chiesa durante la settimana possa leggersi le letture del giorno. Eventualmente affianchiamo il libretto dell’avvento preparato dalla diocesi con riflessioni e commenti. Sul leggio la scritta legata al nostro progetto pastorale: «L’ascolto della Parola crea comunione». 3. L’ultima domenica d’avvento si potrebbe consegnare alle famiglie il LUME DELLA VIGILIA da accendere la sera della vigilia di Informazioni Pastorali – Avvento 2008 7 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 8 Natale e mettere su una finestra della casa, facendo precedere o accompagnando il gesto con una semplice preghiera, che riportiamo. PREGHIERA IN FAMIGLIA PER LA NOTTE DI NATALE (Davanti al presepio o con il Gesù Bambino sulla tavola, a fianco del lume acceso che sarà collocato sul davanzale della casa, si inizia la preghiera) ◆ G: Gesù Bambino, nuovo sole che sorgi nella notte di Betlemme rischiara la nostra mente, rischiara il nostro cuore e fa che camminiamo nel tuo amore. Il tuo vangelo di pace fa’ che giunga fino ai confini della terra perché ogni uomo si apra alla speranza di un mondo nuovo. ◆ L: Dal Vangelo secondo Luca Mentre erano a Betlemme, si compì per Maria il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. E a un tratto vi fu una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch’egli ama». ◆ G: In questa Santa Notte il Signore Gesù viene a visitare l’umanità intera e a stare con noi per sempre. Rendiamo degna la nostra famiglia di accoglierlo come Lui ci vuole: vigilanti con le lampade accese, nell’unione fraterna, con la gioia nel cuore. Diciamo insieme: Padre Nostro. 8 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 (Mentre si recita il Padre nostro ognuno dà un bacio al Gesù Bambino. Quindi si colloca il cero sulla finestra, all’esterno, come segno per il mondo). LA “CORONA D’AVVENTO”. È LITURGICA O NO? (dalla Rivista «Settimana», EDB) Cara Settimana, ti chiedo di pubblicare questa lettera. Si tratta di questo: il mio parroco continua a sostenere la non liturgicità della corona d’avvento. Comprendo che il messale non ne faccia menzione: ma è ormai acclarato che essa, la corona, è un segno semplice del cammino di ascesa verso il Natale. C’è qualche motivazione “più ufficiale” che possa intenerire il mio parroco? Vi ringrazio, se mi potete rispondere. C.G. Risposta di don Gianfranco Venturi: In riferimento all’avvento – leggiamo nel Direttorio su pietà popolare e liturgia1 – «sono sorte varie espressioni di pietà popolare che sostengono la fede del popolo e trasmettono, da una generazione all’altra, la coscienza di alcuni valori di questo tempo liturgico» (n. 97). Una di queste espressioni è la corona di avvento. La sua origine. All’origine di questa tradizione concorrono vari fattori. All’avvicinarsi del solstizio d’inverno nel nord Europa e anche a Roma si usava celebrare la vittoria della luce e della vita sul buio e sulla morte. La corona di avvento si inserisce bene in questo contesto umano, ma lo trascen- IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 9 de: la vittoria che si vuole celebrare è quella di Cristo sulle tenebre e sulla morte. Più che da un’evoluzione di un rito preesistente a cui è stato cambiato significato, l’origine della corona di avvento è recente ed è nata con intenti pedagogici e catechetici che rimangono validi tutt’oggi. Molti la fanno derivare da un’usanza nata nel XIX sec. nella città anseatica di Amburgo. Un giovane pastore della chiesa evangelica, Johann Heinrich Wichern (1808-1881), che come don Bosco raccoglieva dalla strada i ragazzi, alla sera organizzava un momento di preghiera. Nell’avvento del 1838, pensò di far accendere ai ragazzi, a partire dal 1° dicembre, una candela colorata. Nacque così la «celebrazione delle candele» (Kerzenandacht) che, disposte successivamente su una struttura circolare, fu chiamata ««corona di luce»» (Lichterkranz). Molte persone trovarono la corona di avvento così bella che vollero farla anche nella loro casa. Ma, siccome esigeva molto spazio, le 24 candele si ridussero a 4, come le quattro domeniche di avvento. Diffusione. In breve tempo questa tradizione si radicò in tutto il nord Europa, soprattutto nel mondo protestante. Dopo la prima guerra mondiale essa entrò anche nelle case dei cattolici. Nel 1925 la corona di avvento fece la sua prima comparizione in una chiesa cattolica, a Colonia e, nel 1930, a Monaco di Baviera. Intorno al 1935, in Austria, si incominciarono a benedire le corone di avvento domestiche. Oggi quest’uso ha una grande diffusione, complici anche i supermercati che mettono a disposizione corone di avvento già confezionate, di tutti i tipi, per tutti gusti, di costi anche e elevati. Tradizione popolare. Questa tradizione viene accolta favorevolmente dal Direttorio su pietà po’alare e liturgia: «La disposizione li quattro ceri su una corona di rami sempre verdi... è divenuta simbolo dell’avvento nelle case dei cristiani. La corona di avvento, con il progressivo accendersi delle sue quattro luci, domenica dopo domenica, fino alla solennità del Natale, è memoria delle varie tappe della storia della salvezza prima di Cristo e simbolo della luce profetica che via via illuminava la notte dell’attesa fino al sorgere del Sole di giustizia» (n. 98). Uso della corona. Il luogo primo della corona dell’avvento è la famiglia. Molte chiese però, non solo nel nord Europa ma ora anche in Italia, all’inizio dell’avvento, cominciano ad avere una corona, posta al centro o presso l’ambone, pendente dall’alto o appoggiata su un piano o presso l’altare. L’accensione avviene all’inizio della messa o dopo il vangelo, accompagnando il gesto con un breve ritornello cantato. È vero che nei libri liturgici non si parla di questo rito ma, a mio parere, esso non si oppone alla liturgia, anzi la favorisce, e soprattutto può essere motivo di invitare tutte le famiglie cristiane, soprattutto quelle che hanno bambini, a compierlo nelle loro case. (Gianfranco Venturi) Informazioni Pastorali – Avvento 2008 9 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 10 OMELIA PER LE ULTIME DOMENICHE DELL’ANNO LITURGICO Nell’esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis leggiamo: «Si tenga presente, pertanto, lo scopo catechetico ed esortativo dell’omelia. Si ritiene opportuno che, partendo dal lezionario triennale, siano sapientemente proposte ai fedeli omelie tematiche che, lungo l’anno liturgico, trattino i grandi temi della fede cristiana, attingendo a quanto proposto autorevolmente dal Magistero nei quattro ‘pilastri’ del Catechismo della Chiesa Cattolica e nel recente Compendio: la professione della fede, la celebrazione del mistero cristiano, la vita in Cristo, la preghiera cristiana». Nelle ultime domeniche dell’anno liturgico, a partire dalla seconda lettura (32° e 33°) e dal vangelo (34°) all’omelia si potrebbe proporre ai fedeli un breve itinerario su tematiche escatologiche, argomenti che oggi sono piuttosto lasciati in disparte. • 32ª domenica: la resurrezione dei morti. Approfondendo il testo di 1Ts 4 commentato da CCC 997-1004 e dal Catechismo degli Adulti della Chiesa Italiana n° 12091216. • 33ª domenica: la venuta finale del Signore. Approfondendo il testo di 1Ts 5 commentato da CCC 668-677. • 34ª domenica: il giudizio finale. Approfondendo il testo di Mt 25 commentato da CCC 678-679 e dal Catechismo degli Adulti della Chiesa Italiana n°1197-1202. 10 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 11 CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO È opportuno far conoscere l’attività del consiglio pastorale diocesano anche all’intera diocesi, per favorire un cammino comune e per attivare quel processo di “discernimento comunitario” che è il suo compito principale, così come afferma il documento dei vescovi italiani «Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia» al n° 12. Con anticipo comunichiamo le date del Consiglio Pastorale Diocesano: Sabato 15 novembre Sabato 21 febbraio Sabato 13 giugno L’orario rimane il solito: 15.30 – 18.00. Presso la portineria del Seminario di San Massimo. Per il primo di questi incontri, anche a partire da richieste di orientamenti giunte da più parti, si è deciso di avviare una riflessione e un confronto su un tema relativo alla “discplina dei sacramenti”. In particolare: 1. La questione dei padrini del battesimo. Requisiti ed elementi. 2. Capita spesso che alcune coppie conviventi chiedano di celebrare il matrimonio cristiano e contemporaneamente, nella medesima eucarestia, il battesimo del figlio. Quali motivi stanno alle spalle di questa richiesta? Come regolarsi? Quali attenzioni pastorali mettere in atto? È opportuno distinguere i due sacramenti? 3. Capita spesso che alcuni giovani chiedano di celebrare il matrimonio cristiano e non abbiano ancora ricevuto il sacramento della cresima. Quali attenzioni pastorali mettere in atto? Quali i motivi che consigliano il far precedere la cresima al matrimonio o il matrimonio alla cresima? Se nel prossimo futuro ci sono in programma incontri dei consigli pastorali vicariali o parrocchiali, ecc., si possono riprendere insieme alcune di queste questioni. I risultati possono essere consegnati ai rappresentanti vicariali (preti o laici) oppure mandati a [email protected] … insieme a considerazioni, riflessioni, proposte e quant’altro si ritenga possa essere utile. Informazioni Pastorali – Avvento 2008 11 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 12 CENTRO DIOCESANO DI PASTORALE FAMILIARE Largo S. Nazaro, 1 – 37129 Verona Tel. e Fax 045 8034378 E-mail: [email protected] Sito internet: www.portalefamiglie.it – www.diocesiverona.it LA FAMIGLIA VIVE LA COMUNIONE Il Progetto Pastorale Diocesano per il triennio 2008-2011 afferma che la famiglia, come Chiesa domestica, è luogo di comunione. In famiglia vivere la comunione è, o dovrebbe essere, “naturale”, infatti il matrimonio è in se stesso un fatto di comunione. Lo è per il fatto che tutti i giorni si mettono in atto atteggiamenti quali la condivisione, l’ascolto, il rispetto, la corresponsabilità, la compresenza, la ricerca del bene dell’altro. Le relazioni familiari, parentali e genitoriali portano quotidianamente a sperimentare questo essere in comunione; ciò non significa che sia sempre semplice e facile. È necessario, infatti, mettere in conto le difficoltà, le incomprensioni, i momenti di crisi che possono insorgere nelle relazioni familiari. Ed è proprio perché queste situazioni sono inevitabili che superarle è più facile se si è “allenati”, cioè si cura la propria formazione. Ed è su questa formazione che il Centro di Pastorale Familiare è particolarmente impegnato. Ecco le prossime iniziative. ♦♦♦♦♦♦♦♦♦ Gli incontri si svolgono sia a San Fidenzio (Novaglie) che alla Domus Pacis (Legnago), dalle 15.30 alle 18.30, nelle seguenti domeniche: – 26 ottobre 2008 AMARE – 16 novembre 2008 PREGARE – COMUNICARE 7 dicembre 2008 – 18 gennaio 2009 EDUCARE Per coppie di sposi e gruppi familiari – 15 marzo 2009 DONARE “I VERBI DELLA VITA FAMILIARE” come costruire la comunione Nel cammino di approfondimento saremo aiutati da don Gianni Ballarini e da don Giorgio Fainelli, oltre che da alcune coppie collaboratrici del Centro. Questo percorso sarà integrato da un weekend in programma il 28 febbraio e il 1 marzo La vita quotidiana delle nostre famiglie è segnata da molte azioni che hanno una valenza 12 straordinaria nel disegnare la qualità della vita di una famiglia. In una famiglia, infatti, si “ama”, si “prega”, si “comunica”, si “educa”, si “dona”. Sono i verbi su cui ci soffermeremo nei nostri incontri, che hanno l’obiettivo di aiutare le coppie di sposi a rileggere la propria esperienza di vita familiare alla luce della Parola di Dio, attraverso momenti di riflessione e di confronto con altre coppie. I destinatari sono singole coppie, gruppi familiari parrocchiali che vogliono condividere un’esperienza diocesana, animatori che possono riportare nel proprio gruppo le riflessioni che emergono nel corso dell’incontro. Il metodo prevede la presentazione del tema da parte di un sacerdote, una provocazione frutto dell’esperienza di vita, la riflessione di coppia e il confronto a piccoli gruppi. Informazioni Pastorali – Avvento 2008 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 13 e da un pellegrinaggio previsto per il 25 e 26 aprile 2009. Si ricorda che presso il nostro Centro o presso le Librerie Cattoliche della città per il cammino di gruppi sposi o di gruppi familiari sono disponibili i sussidi che riportano l’esperienza degli incontri di spiritualità degli anni scorsi. Sono strumenti agili e testati sul campo direttamente con le famiglie che possono essere utilizzati dai gruppi familiari parrocchiali. Ecco alcuni titoli: La famiglia cristiana e stili di vita (2008), La famiglia, testimone di Gesù risorto, speranza del mondo (2007), I volti della famiglia “piccola chiesa” (2006). Per coppie di fidanzati e giovani sposi “UN AMORE CHE RIEMPIE LA VITA” e fa comunione È il filo conduttore degli incontri proposti quest’anno per le coppie di fidanzati e di giovani sposi che vogliono “prendersi del tempo” per dare più forza al cammino che stanno facendo o per rinsaldare il proprio progetto di coppia appena iniziato. L’obiettivo di questi incontri è quello di aiutare le coppie di fidanzati (oltre alla partecipazione dei tradizionali corsi per fidanzati) e di giovani sposi (orientativamente entro i primi 5 anni di matrimonio) a fare un cammino di approfondimento sul proprio progetto di vita, alla luce della Parola di Dio. Il metodo prevede una riflessione iniziale, una provocazione a partire dall’esperienza, il confronto in coppia e/o a piccoli gruppi, con momenti specifici per i fidanzati e le giovani coppie. I temi proposti negli incontri di quest’anno permetteranno ai partecipanti di scoprire e/o riscoprire alcuni atteggiamenti da vivere in coppia e in famiglia per dare vita e senso al progetto che insieme stanno costruendo. Il tutto si giocherà nell’approfondire e nel confrontarsi su alcuni “verbi” che a seconda di come sono vissuti possono dare una qualità diversa alla relazione di coppia e allo stile di vita si vuole dare al proprio stare insieme. Dopo il primo incontro sul verbo “conoscere”, gli appuntamenti successivi riguarderanno: – 23 novembre 2008 COMUNICARE: dalle parole alla Parola – 14 dicembre 2008 PROGETTARE: il nostro incontro fa parte di un progetto più grande – 11 gennaio 2009 COSTRUIRE: vogliamo essere una coppia fedele – 8 marzo 2009 DONARSI: siamo coppia feconda che dà la vita. Nel cammino di approfondimento saremo aiutati da don Gianni Ballarini e da alcune coppie collaboratrici del Centro. Questo cammino sarà completato il 15 febbraio dalla 4ª Festa degli innamorati e il 20-21-22 marzo da un ritiro spirituale. ♦♦♦♦♦♦♦♦♦ Informazioni Pastorali – Avvento 2008 13 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 14 INCONTRI di CONFRONTO e CONDIVISIONE per quanti vivono situazioni matrimoniali difficili (separazione, divorzio, nuovi legami) Il tema del “disagio familiare”, legato a situazioni matrimoniali difficili, crisi, separazioni, divorzi, nuovi legami rappresenta oggi un’urgenza pastorale. Una delle proposte a tal riguardo sono gli INCONTRI di CONFRONTO e CONDIVISIONE, organizzati in collaborazione con il Centro Camilliano di Formazione, con sede in Via Bresciani, 2 a Verona, a partire da lunedì 10 novembre 2008 fino a maggio 2009 con cadenza quindicinale. Gli incontri si svolgono dalle 20.30 alle 22.30. Essi prevedono la presenza come tutor di don Giuseppe Marchi, esperto in counselling familiare L’obiettivi è quello di favorire un confronto sereno, di creare momenti di condivisione e di aiutare a riprendere fiducia e speranza. Gli incontri sono aperti solo ai singoli. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi a: Segreteria del Centro Camilliano di Formazione tel. 045-913765 da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 12.00. La partecipazione agli incontri è gratuita. ♦♦♦♦♦♦♦♦♦ Si informa che nel prossimo mese di febbraio (21-22– 23/2009) a Castelletto di Brenzone, in collaborazione con l’Istituto Piccole Suore della Sacra Famiglia, le Diocesi Lombarde e del Triveneto e con il Centro Studi Nazareth, viene organizzato un corso di base “Animatema® di famiglia”. È rivolto ai giovani e alle giovani, di età compresa 15-28 anni, desiderosi di camminare “per” e “con” la famiglia, in un servizio di animazione. Il programma completo è reperibile su www.portalefamiglie.it Informazioni possono essere chieste al nostro centro. 14 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 15 CENTRO PASTORALE ADOLESCENTI - GIOVANI Via Mirandola, 47 – 37026 Settimo di Pescantina (VR) - Tel. e Fax 045 6767556 www.giovaniverona.it – [email protected] [email protected] ADOLESCENTI SUSSIDI “È apparsa la grazia di Dio”, Libretti per la preghiera personale dei ragazzi in avvento. “È più bello insieme”: un nuovo sussidio per gli adolescenti, pensato per accompagnare con alcuni spunti di riflessione e di preghiera le giornate delle “settimane di vita comune” che molte realtà parrocchiali propongono ai loro ragazzi. Invitiamo tutti gli animatori che pensano di accompagnare i loro adolescenti alla Festa della Vita: DOMENICA 11 GENNAIO 2009 dalle ore 9.00 alle 12.30 a Casa Serena per l’Assemblea animatori. BIENNIO DELLA FEDE CAMPO INVERNALE AI TRACCHI: 26-28 dicembre, per i gruppi parrocchiali di ragazzi del ’91 e del ‘90, accompagnati dai loro animatori. VEGLIA DELL’ AVVENTO Una veglia su misura degli Adolescenti per aiutarli a vivere con intensità l’attesa di Gesù. A CASA SERENA – SETTIMO DI PESCANTINA SABATO 29 NOVEMBRE 2008 dalle 18.00 alle 22.00. ALLA DOMUS PACIS DI LEGNAGO SABATO 13 DICEMBRE 2008 dalle 18.00 alle 22.00. (Iscrizioni via mail o telefonando). FESTA DELLA VITA DOMENICA 1 FEBBRAIO 2009 FESTA DELLA VITA – MEETING INVERNALE Tutto il giorno: orari e luogo saranno comunicati successivamente. GIOVANI • Veglia di preghiera nello stile di Taizé: venerdì 19 dicembre 2008. • Ultimo con gli ultimi: presso il Seminario di San Massimo La proposta alternativa di un ultimo dell’anno a servizio di chi l’ultimo lo trascorrerebbe da solo. • 9-30-31 Tre giorni con gli ultimi: a Casa Serena Un “mini campo” di formazione e di servizio, per toccare con mane tante realtà di servizio a chi è più svantaggiato. Informazioni Pastorali – Avvento 2008 15 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 16 CPR - CENTRO PASTORALE RAGAZZI AVVENTO 2008: È APPARSA LA GRAZIA DI DIO Le proposte dell’avvento 2008 del CPR si inseriscono nelle indicazioni diocesane che, oltre a tener dell’orizzonte datoci dagli orientamenti del nostro Vescovo intorno al grande tema della comunione, vogliono aiutare i ragazzi a vivere i quattro atteggiamenti e valori che ruotano attorno al titolo del tempo forte che ci prepara al Natale (È apparsa la Grazia di Dio) cioè: la gratuità, la disponibilità, la gioia e la verità. SUSSIDIO “PREGHIERA IN FAMIGLIA” E INSERTO RAGAZZI Questo sussidio è preparato unitariamente da Caritas, CPR e Centro pastorale Familiare. Vuole aiutare particolarmente la famiglia a dedicare del tempo alla preghiera come ascolto della Parola di Dio e risposta pregata e disponibile. Rispetto agli altri anni ogni giorno offre anche uno spazio di meditazione anche per i ragazzi e propone le preghiere dell’Angelus e del Magnificat come testi da valorizzare. All’interno del libretto, si trova anche un simpatico e coinvolgente inserto dedicato ai ragazzi per far vivere loro l’Avvento in modo più significativo con racconti, giochi e proposte di impegno. Naturalmente il tutto “funziona” meglio se è accompagnato dai genitori e dalla parrocchia. Un sussidio a parte per catechisti e animatori spiega l’itinerario diocesano e suggerisce come utilizzare al meglio il sussidio per i ragazzi e propone alcuni spunti per l’animazione liturgica della domenica. 16 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 RITIRI E VEGLIA DELL’ATTESA Per i fanciulli di quarta e quinta elementare e per i ragazzi di prima e seconda media viene suggerito uno schema di ritiro che si propone di far scoprire il grande dono della grazia, che non è una cosa, ma è la relazione viva col Signore Gesù. La proposta viene vissuta al Centro Pastorale Ragazzi di Settimo nei giorni indicati e anche – se possibile – in tutti quelli che risultano liberi. Per i bambini di quarta e quinta elementare – – – – – Sab Gio Dom Gio Dom 29 novembre 4 dicembre 7 dicembre 11 dicembre 14 dicembre Per i ragazzi di prima e seconda media – – – – – – Dom Sab Lun Sab Gio Dom 30 novembre 6 dicembre 8 dicembre 13 dicembre 18 dicembre 21 dicembre Per i ragazzi di terza media vengono proposti: ♦ il week-end di spiritualità a S. Giovanni in Loffa con l’ACR (1ª proposta: 22 e 23 novembre 2008 e 2ª proposta: 14 e 15 febbraio 2009). Informazioni e iscrizioni presso l’Azione Cattolica (tel. 045.8004925). ♦ la Veglia dell’Attesa presso il CPR di Settimo di Pescantina prevista per sabato 20 dicembre (ore 18-22). Sia i ritiri che la veglia dell’Attesa possono na- IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 17 turalmente essere proposti anche nei vicariati e tra parrocchie che si organizzano insieme (a metà novembre sarà disponibile on-line sul sito della diocesi). Inoltre sono realizzati, con un calendario specifico, presso la Domus Pacis di Legnago. Allora ecco che è nato il progetto che si vuole preparare e concretizzare per il 18 gennaio. I dettagli dell’evento saranno comunicate alle parrocchie di Verona secondo una proposta ad esperimentum che, un domani, potrebbe interessare tutta la diocesi. DOMENICA 18 GENNAIO (ore 15.30): IL VESCOVO IN CATTEDRALE INCONTRA I CRESIMANDI DEI QUATTRO VICARIATI DI VERONA CITTÀ E I LORO GENITORI PROTOCOLLO PREADOLESCENTI E SPERIMENTAZIONE MEDIE Appuntamento importante per i cresimandi dei vicariati di Verona centro, Verona nordest. Verona nord-ovest e Verona sud, cioè del comune di Verona. Il vescovo mons. Giuseppe Zenti li desidera incontrare (insieme ai loro genitori e padrini) una domenica pomeriggio, precisamente domenica 18 gennaio 2009 in Cattedrale dalle ore 15.30 per un momento gioioso ed ecclesiale. La preparazione alla confermazione è un momento privilegiato per scoprire il legame con la chiesa diocesana e con il Vescovo, in particolare – tant’è che è lui il ministro originario della cresima. Non sempre però il vescovo titolare può, come noto, essere presente il giorno della cresima stessa. Ecco perché è nata la proposta di richiamare i ragazzi almeno della città di Verona e le loro famiglie all’incontro con mons. Zenti nella chiesa madre della Cattedrale, innanzitutto perché questi legami così importanti diventino una cosa vera e reale. Il rischio infatti, lo sappiamo bene, è che il vescovo e la cattedrale siano segni sbiaditi e confusi nel cuore e nella testa dei ragazzi. L’Uff. Catechistico e il CPR hanno promosso negli ultimi due anni una riflessione chiamata laboratorio medie che voleva fare il punto sulla catechesi e pastorale dei preadolescenti, sviluppando le questioni centrali che caratterizzano questa fascia di età. Il tutto ha suscitato un PROTOCOLLO che è da un lato sintesi del percorso, dall’altro una sottile traccia che aiuta a concentrarsi su alcuni punti in modo da orientare il cammino intorno ad alcune priorità. Vuole diventare un punto di riferimento per chi si occupa di preadolescenti, sostenendo una formazione per catechisti e genitori, ma educatori in genere di ragazzi delle medie, abilitarli a realizzare una verifica sulle proposte in atto e sostenere processi di rinnovamento. NB - Il protocollo e il materiale dei vari incontri, pubblicato sui precedenti numeri di Informazioni pastorali lo si può richiedere on-line scrivendo a: [email protected] È partita da quest’anno una sperimentazione a Cerea in I media per riformulare un itinerario che valorizza quanto approfondito nel laboratorio e avendo come sfondo il protocollo stesso. Informazioni Pastorali – Avvento 2008 17 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 18 UFFICIO PASTORALE DELLA SALUTE Verso un progetto di pastorale della salute Vengono proposte alla diocesi alcune iniziative: 1. Conosciamo il mondo della sofferenza e le sue imprevedibili risorse, attraverso un questionario rivolto alle parrocchie. Al 10° convegno Nazionale dei Direttori Diocesani per la pastorale della Salute si è anche trattato l’argomento della Parrocchia come luogo di promozione della salute. L’incarnazione visibile della chiesa è la Parrocchia che ha come vocazione di diventare comunità cristiana operante in un determinato luogo: “La Parrocchia costituisce di fatto ancora oggi la prima e insostituibile forma di comunità ecclesiale” sono parole di Giovanni Paolo II. L’attenzione ai malati è di grande attualità, perché è una via privilegiata per la testimonianza del Vangelo. Ancora Giovanni Paolo II: “La sollecitudine per i sofferenti costituisce per una comunità cristiana una delle credenziali più convincenti per essere una vera comunità di fede, di carità e di fedeltà a Cristo”. Il malato è destinatario privilegiato e insieme soggetto attivo e responsabile della missione salvifica della Chiesa. Nelle nostre Parrocchie la pastorale della Salute è inserita nella propria pastorale ordinaria o è ancora una pastorale di delega al singolo presbitero o ai ministri straordinari dell’Eucarestia, senza coinvolgere l’intera Comunità Parrocchiale? Una Parrocchia è Chiesa quando si interroga circa la situazione di disagio presente nel suo territorio; una Comunità annuncia il Vangelo e fa catechesi quando si interessa dei bisogni dell’altro con la carità. Poniamoci alcune domande: quale relazione 18 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 c’è tra Parrocchia e Pastorale della salute? Com’è considerato il malato dalla comunità parrocchiale? Ed egli come si sente nella parrocchia? La catechesi, la liturgia, la carità come interagiscono per promuovere la pastorale sanitaria? In altre parole la pastorale della salute è al centro dell’attività evangelizzatrice parrocchiale? Ci sono sensibilità e attenzione alle situazioni di sofferenza e non solo della malattia e della morte, ma anche verso altre situazioni: anziani, disabili, bimbi di genitori separati, emigrati, etc.? Ed è un istituto educativo per un coretto concetto di salute, con una particolare attenzione alla corporeità e alla sessualità ed a una educazione alla comprensione della fragilità e all’emarginazione? Fare la radiografia del proprio essere e del proprio agire è il primo passo per aprirsi ad una vera e propria conversione pastorale, che eviti un atteggiamento rinunciatario,di indifferenza o di semplice commiserazione verbale verso la sofferenza dell’altro. Incoraggiata da quanto dice il Progetto Pastorale 2008-2011 “L’obiettivo che la nostra Chiesa intende raggiungere è quello di far nascere o incrementare lo spirito di condivisione oggi particolarmente necessario, soprattutto, segno credibile e fecondo di uno stile di vita comunionale finalizzato all’evangelizzazione”, la Consulta Diocesana della Pastorale della Salute propone un cammino comune, partendo dalla radiografia della situazione attuale per arrivare alla proposta di iniziative di condivisione di esperienze e di formazione comuni e condivisi. Facciamo appello pertanto ai Parroci, eventualmente aiutati dal Consiglio Pastorale, di compilare il questionario,come prima tappa per far nascere questo spirito di condivisione fra le nostre parrocchie anche nella Pastorale della Salute. IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 19 QUESTIONARIO INFORMATIVO A TUTTI I PARROCI Vicariato...................................................... Parrocchia...................................................... Sono presenti gruppi (o persone) che si occupano di pastorale della salute (malati, disabili, malati mentali, anziani soli, altri sofferenti)? GRUPPO DEL MALATO MINISTRI STRAORDINARI DELL’EUCARISTIA UNITALSI SAN VINCENZO ALTRI ........................................................................…………… Nel consiglio pastorale, vi è un rappresentante del gruppo Esiste una commissione della carità e della salute SI SI SI SI NO NO NO NO SI SI NO NO SI SI SI SI SI SI SI NO NO NO NO NO NO NO Esiste un’anagrafe parrocchiale di: – ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI – DISABILI – MALATI MENTALI – MALATI – MALATI D’ALZHEIMER – PERSONE SOLE Sono visitati regolarmente da sacerdoti e laici Come i malati e i sofferenti sono una presenza di evangelizzazione e una via importante nella vita della comunità ✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦✦ È celebrata ogni anno: La Giornata Mondiale del Malato? La Giornata comunitaria dell’Unzione dei malati? La parrocchia programma incontri di formazione? Pastorale della Salute (prevenzione, sensibilizzazione) Bioetica ALTRO ........................................................................................... È interessata ad averne? A livello vicariale A livello parrocchiale C’è il tentativo di inserire la pastorale dei malati in quella ordinaria? SI SI NO NO SI SI SI SI SI SI SI NO NO NO NO NO NO NO Chiediamo, se possibile, il Nome e il Telefono di un referente .......................................................................................................................................... Informazioni Pastorali – Avvento 2008 19 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 20 Come piano di lavoro, questi sono gli obiettivi: 3. Parrocchia Spirito Santo (Verona Nord Ovest) d. Claudio Tezza ♦ informare i vicari foranei del progetto; 4. Santuario di Tombetta (Verona Sud): don Zeno Ferrari ♦ presentare il questionario sul numero di “Informazioni pastorali” (Avvento 2008) e contemporaneamente inviare il questionario ad ogni parroco; ♦ raccogliere i questionari entro febbraio 2009 con queste modalità: o invio del questionario dalle parrocchie all’Ufficio Pastorale della salute, piazza Vescovado 7, 37121 Verona, o ritiro presso il parroco da parte dei componenti dei gruppi Unitalsi e dei membri della commissione Parrocchie; 6. Santuario del Frassino (Lago Veronese): fra Pio Prandina 7. Santuario Cristo della Strada (Caprino): don Mario Brutti 8. Santuario dell’Addolorata di Lughezzano (Valpantena): don Enrico Bombieri 9. Parrocchia Valeggio (Villafranca): don Marco Crescente ♦ elaborare i questionari (Quaresima-Pasqua 2009); 10. Parrocchia Vago (Soave-S.Martino): don Gianni Naletto ♦ prendere contatto con uno o due Vicariati per proporre un cammino d’insieme, giugno 2009; 11. Parrocchia Bovolone (Bovolone-Cerea): don Paolo Troiani ♦ presentare il progetto in uno o due vicariati settembre 2009. 12. Parrocchia Caselle di Nogara (Isola della Scala): don Emanuele Previdi 13. Santuario Porto Legnago (Legnago): don Alessandro Benini 2. Per chi vive il lutto 14. Parrocchia Bardolino: mons. Giovanni Ottaviani Un’urgenza pastorale è l’attenzione a chi vive un lutto, particolarmente a chi ha perso un/a figlio/a. Proponiamo, a partire da gennaio, i luoghi di incontro di spiritualità, mentre i giorni e gli orari saranno fatti conoscere nei Vicariati. 15. Madonna della Corona: mons. Piergiorgio Formenti. Continuano i 4 incontri annuali con i genitori del gruppo: “Tuo figlio vive!”. 1. Santuario Madonna di Lourdes (Verona Centro): padre Renato Carcereri 2. S. Fidenzio (Verona Nord Est): don Roberto Campostrini 20 5. Parrocchia Castel D’Azzano (Cadidavid): don Claudio Turri Informazioni Pastorali – Avvento 2008 Un’altra iniziativa è la proposta di creare dei piccoli gruppi con persone che vivono il lutto. Indichiamo i luoghi dove si tengono gli incontri di auto mutuo aiuto e le persone che accompagnano: ♦ parrocchia S. Giacomo, vicino all’Ospedale IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 21 di B. Roma, (don Gianni Naletto 3403851924; Nora Sartori 3478289952), ♦ Sezano (don Luciano Ferrari 045 550116), ♦ Centro Camilliano di Formazione (don Zeno Ferrari 3398034289; Malaika Ribolati), ♦ Ospedale di B. Trento (padre Pierpaolo Valli 045 8122110). UNITALSI L’Unitalsi propone il cammino mensile (nel primo momento la Lectio divina sul vangelo della carità e nel secondo, formazione etica, pastorale, relazionale e professionale) dei gruppi parrocchiali, zonali e vicariali in questi luoghi e nei giorni delle quattro settimane. ➤ LUNEDÌ S. Giovanni Lupatoto, Raldon, Pozzo, Cadidavid Buttapietra Palazzina ➤ MARTEDÌ Lugo, Grezzana, Boscochiesanuova, Stallavena, Romagnano, Lughezzano, Corbiolo, Cerro, Azzago ➤ MERCOLEDÌ Caldiero-Pieve Soave, Monteforte, Marcellise, Caldierino, Vago, Belfiore, Colognola ai Colli, Strà, Mambrotta, S. Martino Buon Albergo, S. Zeno di Colognola, S. Briccio ➤ GIOVEDÌ Sommacampagna, Sona, Palazzolo, Caselle, S. Giorgio in Salici, Custoza ➤ VENERDÌ Nogara, Caselle, Maccacari, Campalano, Bonferraro, Gazzo Veronese ➤ LUNEDÌ S. Massimo, Croce Bianca, Borgo Milano (don Marco Causarano) Borgonovo, Chievo, S. Domenico Savio, S. Maria Immacolata, S. Maria Maddalena, S. Maria Regina, Negrar (don Noicir Marchetti e don Benedetto Bertini), Corrubio, Fumane, S. Pietro Incariano, Valgatara, Arbizzano, Settimo, S. Vito, S. Maria, Giare, S. Anna d’Alfaedo ➤ MARTEDÌ Dossobuono, Alpo, Castel D’Azzano, Lugagnano, Azzano, Verona Sud (don Paolo Raguzzi) S. Lucia, S. Giovanni Evangelista, S. Maria Assunta, Madonna Dossobuono, Gesù Divino Lavoratore, Madonna Fraternità, S. Teresa, Tomba ➤ MERCOLEDÌ Madonna della Pace, S. Michele, S. Croce, Castiglione, Addolorata, Madonna della Pace, Montorio ➤ GIOVEDÌ Legnago Angiari Aselogna Begosso, Bonavigo, Canove, Casette, Cerea, Porto di Legnago, Orti, S. Pietro, Terranegra, Terrazzo, Vangadizza, Vigo, Bonavigo, Castagnaro, Villbartolomea ➤ VENERDÌ Tregnago Illasi, Cellore, Badia Calavena, S. Mauro, Selva di Progno, Cogollo, S. Andrea, S. Rocco, Velo, Rovere ➤ LUNEDÌ S. Pietro Apostolo, S. Eufemia, Avesa, S. Giorgio in Braida, S. Cuore, Quinzano, S. Zeno, S. Luca, Veronetta, S. Francesco, Bussolengo (d. Annibale Modena), Pescantina, Pastrengo ➤ MARTEDÌ Valeggio, Quaderni, Rosegaferro, Salionze Informazioni Pastorali – Avvento 2008 21 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 22 ➤ MERCOLEDÌ Lago Bresciano, Sirmione, Lugana, Colombare, Rivoltella, Desenzano-Duomo, S. Zeno, S. Angela Merici, Manerba, Zevio (padre Rino) Ronco, Albaro, Albaredo, Caselle di Pressana, Michellorie, Ss. Angeli Custodi (don Marco Bozzola) ➤ GIOVEDÌ Borgo Venezia S. Pio X, S. Marco, S. Giuseppe fuori le mura, S. Felice Extra, S. Croce, S. Pancrazio al Porto, Addolorata, Mizzole, Quinto, Poiano, Cancello, S. Cuore, S. Luca, Marzana ➤ VENERDÌ Lago Veronese Castelnuovo, Peschiera, B. Andrea da Peschiera, Garda, Malcesine, Torri, Lazize, Albisano, Cavalcaselle, Sandrà ➤ MARTEDÌ Cavaion, S. Zeno di Montagna, Pazzon, Albarè, Rivoli, Costermano, Caprino, Affi, Belluno, Brentuno, Rivalta ➤ MERCOLEDÌ Villafranca-Duomo, Madonna del Popolo, Mozzecane, Vigasio, Povegliano, Forette, Caluri, Pizzoletta, Bagnolo, Pradelle, Nogarole, Lugagnano ➤ GIOVEDÌ Isola della Scala, Trevenzuolo ➤ DOMENICA Callegari. 22 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 23 CENTRO DI PASTORALE UNIVERSITARIA - VERONA Via Nicola Mazza, 18 – 37129 Verona Tel. 338 8810485 – 045 8007790 1. PROPOSTE PER GLI STUDENTI Premessa Il C.P.U. offre agli studenti un percorso complementare a quello universitario, perché attento alla formazione e all’esistenza. Mentre i diversi corsi di laurea hanno come scopo l’ampliamento e l’approfondimento di un campo del sapere, verificato dagli esami e poi dalla professione, la nostra proposta vuol sollecitare gli studenti alla ricerca di «senso» quale fondamento (veritativo) e insieme orientamento (etico) nel vivere, in un contesto segnato dal pluralismo delle visioni. Tutto ciò iniziandoli al gusto maturo del Vangelo e di una fede adulta. Metodo La formazione si svilupperà su alcuni percorsi che intersecano differenti campi del sapere, del credere e del vivere, e utilizzano diverse metodologie. La fruttuosità di tale offerta sarà verificata non da risultati immediati ma dall’attivazione di dinamiche interiori e di scambi tra i partecipanti ed il loro ambiente di vita. Finalità Nell’orizzonte laico dell’Università, la Fede ritiene di poter offrire il proprio contributo – in una logica di reciprocità con i saperi accademici – alla comune ricerca di senso, sia nei confronti delle tematiche culturali in generale, sia in relazione al tema specifico della vita professionale. Circa l’apporto di cultura e di riflessione, la fede acquista il valore di poter discretamente fornire ulteriori motivi che s’aggiungono alla ricerca di tutti. Non pretende di dire qualcosa di conclusivo per tutti, ma di arricchire – con l’originale apporto cristiano – il punto di vista sulla realtà. CONTENUTI Formarsi BIBLIOTECA di spiritualità “G. Bertoni” e Aule studio. – Nella Sede del C.P.U. (via N. Mazza, 18) è disponibile la biblioteca con 3.500 volumi di spiritualità ebraica e cristiana, biografie dei santi e i loro scritti, fonti patristiche, testi di teologia, di morale sociale, economica e bioetica. – Molti testi sono già inseriti nel catalogo OPAC dell’Ateneo e consultabili sul sito dell’Università di Verona – sezione Biblioteche (digitare nella stringa: CPU) – o all’indirizzo diretto per la ricerca: http://131.175.3.38/F. – Il Centro offre agli studenti alcuni spazi comodi e silenziosi per lo studio personale e uno per lo studio di gruppo. – L’accoglienza è garantita da laureati adulti che volontariamente si offrono per consulenza e sorveglianza. – Il direttore don Mariano è presente in Biblioteca il lunedì pomeriggio. È disponibile ogni giorno per colloqui personali in canonica a S. Paolo (tel. 045 8007790). ORARI BIBLIOTECA E AULE STUDIO LUNEDÌ – VENERDÌ 8.30-13 / 14-18.30 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 23 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 24 SULLE TRACCE DEI CRISTIANI DAL SECOLO 1° AL 5° S. MESSA per gli studenti universitari animata a turno dai Collegi universitari: ROMA: 25-28 agosto 2009 (17/12 – 25/02 Ceneri – 25/03 – 13/05) Ore 18,30 – Chiesa di S. Paolo c.m. (fronte Rettorato). Sequenza “storico/geografica” per una visita alle più antiche chiese di Roma. Dalla Domus Ecclesia negli Scavi alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo al Celio, passando attraverso gli Scavi vaticani, la tomba di Pietro fino a Santa Cecilia in Trastevere. Ci aiuta il prof. d. FEDERICO DAL CORUBBOLO storico della Chiesa e parroco di S. Maria ad montes – Roma. IL BELLO DELLA FEDE CRISTIANA “Vedere, Contemplare e Sperare” Tre serate nelle Chiese del Centro. • ore 20,30-22 Meditazione con gli occhi – riflessione sulla Parola di Dio che ha ispirato l’artista – silenzio – condivisione comunitaria. • Giornata di spiritualità in Avvento: 30 novembre c/o Eremo s. Giorgio di Bardolino (VR). • Giornata di spiritualità in Quaresima: 1 marzo c/o Eremo s. Giorgio di Bardolino (VR). • Giornata di spiritualità Pentecoste: 31 maggio c/o Eremo s. Giorgio di Bardolino (VR) Partenza dalla Chiesa di S. Paolo ore 8,30 – Ritrovo all’Eremo ore 9,15. • 12 novembre – S. Nazaro Natività, adorazione dei Magi. MUSICA, CONTEMPLAZIONE E SOLIDARIETÀ • 11 marzo – S. Fermo Scultura 1300 Crocifissione (cappella S. Antonio) e Risurrezione. “Ensemble cameristico del C.P.U.” • 6 maggio – S. Giorgio Noli me tangere – (Montemezzano – discepolo di Paolo Veronese). Ci aiutano: prof. don Piergiorgio Rizzini dott. Isabella Bighignoli. Celebrare S. MESSA di inizio A/A – Studenti con il Vescovo di Verona Mons. Giuseppe Zenti 19 novembre c/o Chiesa di S.Paolo c.m. ore 18,30. 24 Ascoltare e lodare Informazioni Pastorali – Avvento 2008 L’ascolto della musica favorisce la scoperta di una corrispondenza segreta tra suono e parola, parola e voce, silenzio e preghiera per diventare carità. In collaborazione con l’Università di Verona e l’E.S.U. siamo lieti di invitarvi ai concerti eseguiti dai laureandi e dottorandi ma già diplomati al Conservatorio. Venerdì 16 gennaio – Venerdì 23 gennaio c/o Chiesa di S. Paolo ore 20,45 Ingresso libero. I giovani propongono un’offerta libera a favore della missione diocesana veronese a Pinar del Rio (CUBA). IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 25 Prima decade di luglio 2009 c/o Chiostro s. Francesco (fac. Lettere e Lingue) ore 21. Seguirà il programma dettagliato. Modalità: Frontale e Tavola Rotonda dei docenti – interrogativi degli studenti N. ore complessive del corso: 12 Crediti: 1 Date ed orario: otto martedì – dal 17-02-09 al 07-04-09 ore 17.30 – 19.00 CORSO PER STUDENTI DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA L’ANIMO DEL MEDICO: percorso formativo verso una medicina della persona SEDE: Facoltà di Medicina N. MAX studenti iscrivibili: 50 DESTINATARI: studenti del corso di Laurea in Medicina e Chirurgia di ogni anno. Il Corso è già stato effettuato l’anno scorso con successo di partecipazione e di interesse per 45 studenti di Medicina. Obiettivi Offrire allo studente del Corso di laurea, ad ogni livello del suo percorso formativo professionale – tecnico, l’opportunità di confrontarsi con il modello antropologico della “medicina della persona” in vista di: 1. promuovere una pratica della professione che consenta di rispondere creativamente alle sfide causate dalla complessità del mondo sanitario, 2. far sorgere interrogativi non solo in senso “scientifico”, ma esistenziale. Dunque rendere capaci di elaborare il proprio vissuto, tramite l’esercizio e la cura di porsi di fronte a se stessi ed allo svolgimento della professione, 3. coltivare la “postura umana” della professione composta da: comunicazione, sana distanza, empatia, relazionalità, coscienza dei limiti propri e della medicina, ecc. così da favorire una cura rivolta alla totalità della persona. Struttura del corso 1. La salute: evoluzione di un’idea … parte 1ª (Italo Vantini) 2. La salute: evoluzione di un’ idea … parte 2ª (Italo Vantini) 3. Tra dignità e vulnerabilità: il corpo (Roberto Vinco) 4. Tra dignità e vulnerabilità: la psiche (Fabio De Nardi) 5. Tra dignità e vulnerabilità: lo spirito (Giuseppe Laiti) 6. Modelli antropologici in medicina (Arnaldo Peterlini – M. Antonietta Bassetto – Claudio Bassi) 7. Sintesi creativa di curare e prendersi cura: l’umanizzazione dell’assistenza (Lisa M. Bambara – Giovanni Pizzolo) 8. Valutazione del corso con presenza al completo dei docenti. Informazioni Pastorali – Avvento 2008 25 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 26 Ri-crearsi ♦ Corso di chitarra – coord. Nadalini Elisa 3290079226 – sede CPU. Prof. Laura Adami (lingue e lett. straniere) 045974652 ♦ Corso di conversazione in lingua inglese – coord. prof. Elisabetta Smith. Don Mariano Ambrosi (direttore Centro Past. Univer.) 0458007790 [email protected] ♦ Corso di conversazione in lingua tedesca – coord. prof. Elisabetta Smith. PER RAGGIUNGERCI: PROGETTI ESTIVI VIAGGIO STUDIO a BERLINO: Sulle tracce di testimoni nella bufera nazista e comunista In collaborazione con la Facoltà di Lingue e Lett. Straniere (sez. Germanistica) frequentazione di luoghi, riflessione su documenti e ascolto di testimoni che hanno resistito, grazie alla forza del vangelo, alla violenza di due dittature. ❖ Prigione e camera delle impiccagioni di Plötzensee, chiesa e il monastero Regina Martyrum, casa e biblioteca di Dietrich Bonhöffer, Cattedrale cattolica con la tomba del parroco martire B. Lichtenberg. ❖ Lettura di testimonianze di August Clemens von Galen (Vescovo di Münster) Dietrich Bonhöffer (teologo protestante), Mons. Bernard Lichtenberg (prevosto del Duomo), Sophie e Hans Scholl (studenti univ.), Alfred Delp (sociologo gesuita). ❖ Ascolto di testimoni credenti durante la dittatura comunista DDR. ❖ La visita alla Sinagoga di Oraniestrasse. Date previste: 6 giorni nella seconda metà di agosto 2009. 26 PER INFORMAZIONI: Informazioni Pastorali – Avvento 2008 C.P.U. Via Nicola Mazza, 18 - 37129 Verona tel. 045 8035924 – 045 8013034 www.cpunivr.it [email protected] Corpo docente PROFF. LISA MARIA BAMBARA, ANTONIETTA BASSETTO, CLAUDIO BASSI, ITALO VANTINI, GIOVANNI PIZZOLO: Docenti della facoltà di Medicina e Chirurgia – Università degli Studi di Verona. ARNALDO PETTERLINI: Prof. Ordinario di Filosofia – Fac. Lingue e letter. Straniere – Università degli Studi di Verona. ROBERTO VINCO: Prof. Ordinario di Filosofia “Studio teologico S. Zeno”, Verona. GIUSEPPE LAITI: Prof. Ordinario di Teologia Patristica “Studio teologico S. Zeno”, Verona. dr. FABIO DE NARDI: Psichiatra – Direttore Sanitario Ospedale Villa “S. Giuliana”, Verona. d. MARIANO AMBROSI: Direttore Centro di Pastorale Universitaria e segretario del Corso. Il Corso diretto dai Proff. Claudio Bassi e Maria Antonietta Bassetto della Facoltà di Medicina è organizzato dalla Facoltà di Medicina, su proposta del Centro di Pastorale Univ. e in collaborazione con esso. Il C.P.U. ha in corso trattative con i Presidi e i IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 27 Docenti di altre Facoltà universitarie per far partire nei prossimi semestri, Corsi di Formazione antropologica, relativi alla futura professione degli studenti. L’accoglienza e la disponibilità riservataci dalle autorità accademiche ci è di incoraggiamento. Ci accomuna l’aver a cuore non solo “il sapere” e “il saper fare” ma anche “il saper vivere” e “amare” le persone cui gli studenti si rivolgeranno per svolgere responsabilmente la propria professione. 2. PERCORSI DI FORMAZIONE PER LAUREATI E PROFESSIONISTI Premessa Il Centro di Pastorale Universitaria della Diocesi, in collaborazione con l’Ordine dei Medici di Verona, l’Unione Giuristi Cattolici e l’Associazione dei Laureati veronesi in Economia (A.L.V.E.C), offre la possibilità di spronare la propria ricerca aprendo un dialogo tra le proprie competenze professionali, la cultura e la vita. Il percorso si svilupperà attraverso percorsi modulari che solcano differenti campi del sapere e utilizzerà diverse metodologie: incontri, dibattiti, intrattenimenti artistici e audizioni musicali. I percorsi e le metodologie mirano allo scopo ultimo: approfondire l’etica nella nostra professione. La fruttuosità dei percorsi sarà verificata non da risultati immediati ma dall’attivazione di dinamiche interiori, dagli scambi tra i partecipanti ed il loro ambiente di vita. Fruitori Professionisti e laureati, aperti alla ricerca e interessati a crescere culturalmente, anche attraverso discipline diverse dalla propria. PROGRAMMA RIFLESSI LUMINOSI DAI SECOLI BUI “La bellezza salverà il mondo” afferma il principe Miskin nell’Idiota di Dostoevskij. La conferma la cerchiamo in questi tre incontri aiutati dalla lettura a due voci sui tesori dell’arte cristiana dal sec. VI al XI (miniature, avori, oggetti d’arte dai musei di Parigi e Bruxelles). La bellezza in essi contenuta ci stimola alla bontà, all’equilibrio e dunque all’autenticità. Ci guida la certezza di Paul Klee che scrive: “l’arte non ripete le cose visibili ma rende visibile ciò che spesso non lo è”. Il nostro obiettivo? Far affiorare in noi e tra noi frammenti di umanità. Metodo ✦ Introduzione sul tema della serata a cura della prof. Tiziana Franco. ✦ Lettura iconologica di alcune opere a cura d. Antonio Scattolini. ✦ Apporti e dialogo con i partecipanti. Venerdì 7 novembre: Tesori longobardi Venerdì 21 novembre: Tesori carolingi Venerdì 5 dicembre: Tesori ottoniani ore 20,45 – 21,45 c/o Salone parrocchiale – S. Paolo C.M. – Via Artigliere, 1 – VERONA Informazioni Pastorali – Avvento 2008 27 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:00 Pagina 28 Conducono: • prof. Tiziana Franco – docente di Discipline Storiche Artistiche, Archeologiche e Geografiche alla Fac. Lettere e Filosofia Univ. Verona (lettura iconografica) • prof. don Antonio Scattolini – direttore Centro Catechistico Diocesano (lettura iconologica). la, parola e voce, silenzio e preghiera. E diventa solidarietà. Siamo lieti di invitarvi ai concerti eseguiti da giovani Laureandi e dottorandi, già diplomati al Conservatorio. Venerdì 16 gennaio Venerdì 23 gennaio c/o Chiesa di S. Paolo ore 20,45 Ingresso libero MUSICA, CONTEMPLAZIONE E SOLIDARIETÀ I musicisti propongono un’offerta liberale da destinare alla missione diocesana veronese a Pinar del Rio (Cuba). “Ensemble cameristico del C.P.U.” L’ascolto della musica favorisce la scoperta di una corrispondenza segreta tra suono e paro- 28 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 29 AZIONE CATTOLICA ITALIANA AZIONE CATTOLICA: TRE OBIETTIVI L’AC di Verona per il triennio 2008-2011 si è data tre obiettivi: a. Servire la comunione organica ecclesiale b. Attenzione al territorio c. Attenzione ad essere associazione Proviamo ad entrare in dettaglio. a. Servire la comunione organica ecclesiale Il perfetta sintonia con il nostro Vescovo sull’essenza e la missione della nostra associazione, l’Ac si propone di servire la comunione organica ecclesiale: ✱ operare perché tutto e tutti convergano verso la comunione ecclesiale; ✱ prodigarsi perché tutte le espressioni ecclesiali trovino legittimazione e valorizzazione nell’ambito delle parrocchie, delle vicarie e della diocesi, in sintonia con il cammino della Chiesa universale; ✱ favorire in tutti i modi la sinodalità, concorrendo ad attivare momenti di comunione anche visibile tra tutte le aggregazioni riconosciute dall’autorità della Chiesa; ✱ vivere fianco a fianco dei pastori, presbiteri e vescovo, con i quali condividiamo, per carisma, il dono di capire, apprezzare e servire la comunione organica. b. Attenzione al territorio “Territorio” e “persone” (popolo) sono termini che ormai suonano “vecchi” nel nostro mondo globale infarcito di economia e comunicazione guidata. Ma il pianto di un bambino, i giochi dei ragazzi, il matrimonio dei giovani, gli sforzi dei genitori, le esigenze degli anziani vengono dal territorio, da persone che vivono quel territorio e quindi ad esso dobbiamo dare risposta. Si tratta di prendendosi sulle spalle una missione nuova: quella di trovare un modo attuale, realizzabile, di portare il vangelo tra la gente e vivere insieme da cittadini del nostro territorio e nello stesso tempo del mondo globale. L’impegno del gruppo e dell’associazione tutta sarà quindi quello di sempre, ma rinvigorito e rielaborato nei tempi attuali, in attuazione del Carisma specifico dell’Azione Cattolica: formare persone, i soci, in grado di farsi cristianamente carico delle esigenze del proprio territorio nella sua globalità declinata nei suoi aspetti personali, ecclesiali, sociali c. Attenzione ad essere associazione Creazione di nuovi gruppi Il terzo obiettivo è quello di tutte le persone che sentono come loro missione partecipare alla missione universale della chiesa, una missione che essi concretizzano, quando gli è possibile, nella disponibilità ad operare in parrocchia, nel volontariato, in varie iniziative ed ambiti a fianco della gerarchia. Sono persone che hanno il carisma dell’Azione Cattolica. Che, si potrebbe dire, sono di AC e non lo sanno. A quelle persone si vuole dare la possibilità di vivere appieno il loro carisma, se lo vorranno, nell’AC. Parimenti i sacerdoti che volessero introdurre l’AC nella loro comunità potranno trovare un supporto in AC. Informazioni Pastorali – Avvento 2008 29 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 30 COSA FACCIAMO QUEST’ANNO… a. Servire la comunione organica L’obiettivo del servizio alla comunione organica si concretizza quest’anno attraverso due diverse azioni. La prima azione si rivolge alle comunità ecclesiali (parrocchie). Si tratta di “proporre come AZIONE CATTOLICA ai consigli Pastorali delle parrocchie in cui è presente l’AC: ✥ l’effettuazione di incontri specifici in parrocchia sulla comunione organica ecclesiale; ✥ l’effettuazione di alcuni atti concreti che facilitino la comunione organica ecclesiale”. Si tratterà di un laboratorio sulla comunione organica che si sviluppa in tre incontri predisposti dal centro diocesano. La seconda azione consiste nel proporre un “Laboratorio sulla comunione organica” a partire dal Progetto Pastorale Diocesano. Già negli anni scorsi l’AC aveva preparato un “laboratorio” per i consigli pastorali parrocchiali attraverso i quali si facevamo emergere le principali linee prospettate dai vescovi per la parrocchia. Il Progetto Pastorale Diocesano ha dato incarico all’AC di predisporre e rendere disponibile un analogo “laboratorio” sulla comunione 30 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 organica ecclesiale da sviluppare nelle parrocchie che lo richiederanno, indipendentemente dalla presenza di un gruppo di AC. Il laboratorio è già attivo. b. Attenzione al territorio L’obiettivo dell’attenzione al territorio si concretizzerà nella seconda parte dell’anno attraverso un’azione di coinvolgimento dei nostri Consigli Pastorali Parrocchiali e un forte supporto da parte dei Centri Diocesani di AC. Tali azioni consistono in: ✥ sviluppare sul territorio la consapevolezza e la formazione istituzionale. Rendersi responsabili della vita sociale come responsabilità primigenia rispetto alla politica. ✥ promuovere stili di vita cristianamente orientati. c. Attenzione all’essere associazione L’attività si svilupperà attorno a queste tre iniziative: ✥ Celebrazione del 140° dell’Azione Cattolica “tra Piazze e Campanili” a Verona. ✥ “Invita un amico” in AC. ✥ “Veglia dell’adesione diocesana” il 5 dicembre ed i segni dell’appartenenza. IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 31 APPUNTAMENTI Woodstock Giovani e ACR Preghiera Giovani Incontro Presidenti e Vicepresidenti Week End Spiritualità 3a Media Formazione operativa Giovani VEGLIA ADESIONE DIOCESANA Preghiera Giovani Lectio Giovani Campo Giovanissimi Preghiera Giovani Incontro Presidenti e Vicepresidenti Formazione operativa Giovani Formazione educatori ACR Preghiera Giovani Week End Spiritualità 3a Media Formazione operativa Giovani Woodstock Giovani e ACR Sabato 8 Domenica 9 novembre Venerdì 14 novembre Domenica 16 novembre Sabato 22 Domenica 23 novembre Domenica 30 novembre Venerdì 5 dicembre Venerdì 12 dicembre Domenica 21 dicembre da venerdì 26 a martedì 30 dicembre Venerdì 9 gennaio Domenica 11 gennaio Domenica 18 gennaio Venerdì 23 gennaio Venerdì 13 febbraio Sabato 14 Domenica 15 febbraio Domenica 22 febbraio Sabato 28 febbraio Domenica 1 marzo 140° DELL’AZIONE CATTOLICA “TRA PIAZZE E CAMPANILI” Per ricordare lo straordinario intreccio tra la storia dell’AC, quella della Chiesa e quella della società sia a livello diocesano, sia a livello parrocchiale verrà predisposta una mostracontenitore composta da una parte comune (diocesana) ed una specifica relativa alla parrocchia ed al suo territorio. La mostra si sposterà di parrocchia in parrocchia in tutti i nostri gruppi. La parte “parrocchiale” si comporrà di uno schema comune nel quale riportare gli elementi raccolti lasciando ampio spazio alla creatività di ogni gruppo. L’iniziativa è un modo semplice per coinvolgere tutti, associati di oggi e di ieri, parrocchiani, ma anche gente del paese e del quartiere, perchè si tratta della storia di tutti. Al termine dell’”itinerario” ci sarà così il materiale per predisporre la storia dell’AC in diocesi (facendone, nel caso anche una mostra complessiva a livello diocesano) dedicando al tema “Tra piazze e Campanili” un convegno diocesano a fine maggio. Informazioni Pastorali – Avvento 2008 31 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 32 CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO Il Centro Missionario Diocesano è un servizio alla pastorale che mira a far emergere in essa l’identità della chiesa, che è per sua natura “missionaria”, e lo fa: attivando iniziative di sensibilizzazione e di formazione, favorendo la cooperazione e lo scambio tra le chiese, diventando contenitore, trasmettitore, facilitatore dei valori missionari e stimolando a passare dai contenuti agli stili di vita. ANIMAZIONE MISSIONARIA Dopo la Giornata di Programmazione, continua il percorso di Animazione Missionaria del CMD con due importantissimi appuntamenti per le Commissioni Vicariali e i gruppi missionari. Come preannunciato gli incontri di ottobre e di novembre saranno gestiti contemporaneamente in 4 zone della diocesi: 1. CUM – San Massimo (VR) 2. Oasi S. Giacomo (Istituto don Calabria) – Vago di Lavagno (VR) 3. Domus Pacis – Legnago (VR) 4. Parrocchia Beato Andrea – Peschiera (VR) Le date previste per i due incontri di formazione sono le seguenti: ✦ Martedì 28 ottobre 2008 – ore 20.30 “Piste operative per organizzare il lavoro sul territorio: griglia di riflessione” CORSI DI FORMAZIONE Orientamento Laici Missionari 2008-2009 Il corso è rivolto a chi è interessato ad un servizio in missione per tempi lunghi (almeno due anni). È una proposta per chi desidera: fermarsi, approfondire, confrontarsi, valutare, discernere la disponibilità per la missione. OBIETTIVO – Offrire un percorso formativo, di discernimento, di spiritualità missionaria e di conoscenza di tematiche “ampie” sulla mondialità e missionarietà. ♦ Date proposte: 8 novembre 2008, 13 dicembre 2008, 10 gennaio 2009, 7 febbraio 2009, 7 marzo 2009, 4 aprile 2009, 9 maggio 2009 e 6 giugno 2009. ♦ Tempi: Sabato dalle 15.00 alle 22.00 ♦ Luogo: Centro Missionario Diocesano – via Duomo 18/a – Verona ♦ Quota d’iscrizione: ¤ 50,00 ✦ Martedì 25 novembre 2008 – ore 20.30 “Piste operative per organizzare il lavoro sul territorio: ventaglio di proposte” Sono già aperte le iscrizioni al corso: Questi due incontri prepareranno il lavoro di base che partirà da Dicembre in poi. La proposta vuole coinvolgere: gruppi missionari, associazioni, movimenti, parrocchie, vicariati, Istituti... Promotori: CMD, ABCS, CPG, suore don Mazza, Pastorale sociale, Suore Orsoline F.M.I, Missionari Stimmatini. Con la collaborazione del CUM. “IN VIAGGIO: PER CONOSCERE, CAPIRE E INCONTRARE ...” Il corso è proposto a chi è interessato a: Conoscere altri mondi e culture, incontrare e confrontarsi con giovani che vivono in conte- 32 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 33 sti sociali diversi dal nostro, approfondire temi come la globalizzazione, la pace, la giustizia, e la cooperazione internazionale, cercare motivi e significati per uno stile di vita solidale e in dialogo con culture diverse. La proposta di formazione costituisce la prima tappa necessaria per un’adeguata conoscenza ed educazione alla mondialità, offrire i primi elementi fondamentali per un corretto approccio alla condivisione e solidarietà internazionale. Il cammino di formazione non vuole essere finalizzato solo al viaggio ma, essere anche uno spazio di confronto, di crescite e di approfondimento della dimensione missionaria. Il corso vuol essere un primo approccio a tutte queste tematiche. Durante il corso ci sarà la possibilità di approfondire la conoscenza dei vari promotori e di valutare con loro le eventuali proposte di esperienze brevi, viaggi. Calendario degli incontri: 1 febbraio 2009, 15 febbraio 2009, 1 marzo 2009, 15 marzo 2009, 28 e 29 marzo 2009. Informazioni e iscrizioni: Centro Missionario Diocesano, via Duomo 18/A – Verona – tel. 045/8033519, chiedere di Rita, e-mail: [email protected] APERTURA ALLA MONDIALITÀ XXVIII FESTIVAL DI CINEMA AFRICANO (Verona 14-22 novembre 2008) MULTICOLOR CINEMA: il fascino dell’intercultura Un festival rinnovato con film in concorso, giurie e premi. Registi, attori e critici cinema- tografici africani. Le novità di quest’anno sono le 3 sezioni in concorso di film e video prodotti da registi africani e giudicati da una giuria ufficiale di professionisti. 1. Lungometraggi in concorso 2. Cortometraggi in concorso 3. Documentari in concorso Le sezioni pertanto che costituiranno l’ossatura del Festival saranno: ➤ PANORAMAFRICA ➤ AFRICA SHORT ➤ AFRICADOC ➤ AFRICA POP: sezione dedicata alle fiction africane e alla produzione Nollywood (Nigeria). ➤ MULTICOLOR CINEMA: sezione legata al tema del festival sul cinema dell’“incontro/confronto interculturale” con film africani e della diaspora. ➤ OMAGGIO a Youssef Chahine, regista egiziano recentemente scomparso. ➤ SPAZIO SCUOLE: prevede una programmazione interamente dedicata alle scuole, laboratori didattici e seminari. Per tutta la durata del Festival ci saranno eventi speciali. Per informazioni visitate il sito: www.cinemafricano.it SPIRITUALITÀ MISSIONARIA ❖ GIORNATA DI SPIRITUALITÀ MISSIONARIA: DOMENICA 25 GENNAIO 2009 “S. PAOLO, L’EVANGELIZZATORE: UNO STILE DI AZIONE MISSIONARIA” Informazioni Pastorali – Avvento 2008 33 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 34 ❖ MESSA MISSIONARIA Ogni primo venerdì del mese presso la chiesa di S. Tomio, Verona. In questo giorno, tutte le parrocchie sono invitate a pregare per le missioni e ad accendere le 5 lampade che ricordano i cinque continenti. Date: 7 novembre 2007 (ricordo dei missionari defunti), 5 dicembre 2008, 2 gennaio 2009, 6 febbraio 2009, 6 marzo 2009, 3 aprile 2009, 1° maggio 2009, 5 giugno 2009. ATTIVITÀ SPECIFICHE Altri eventi importanti che scandiscono il cammino pastorale del Centro Missionario Diocesano, in ordine cronologico, sono i seguenti: 1. GIORNATA MONDIALE INFANZIA MISSIONARIA: martedì 6 gennaio 2009 ➠ materiale presso il CMD. 2. GIORNATA MONDIALE DEL MALATO DI LEBBRA: domenica 25 gennaio 2009 ➠ materiale presso il CMD. LUCI NEL MONDO propone due nuovi dvd video per l’animazione in parrocchia • 1° DVD VIDEO I DIRITTI DEI BAMBINI IN AMERICA LATINA 2 Percorso formativo alla pace e alla mondialità con video di Luci nel Mondo riguardante la situazione dei profughi e dei rifugiati nel mondo DESTINATARI: ragazzi della scuola primaria (ultimo anno) e secondaria 34 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 Descrizione: Si tratta di tre video che parlano di: diritto allo studio, al lavoro, alla salute e fanno parte di un decalogo sui diritti dei bambini e delle bambine in America Latina che Luci nel Mondo sta realizzando. I video hanno come obiettivo mostrare, attraverso storie concrete e vissute da bambini in diversi paesi dell’America Latina, come questi diritti spesso non sono sufficientemente tutelati e protetti. Cosa vuol dire e cos’è il diritto allo studio per un bambino indigeno che vive a Catrimani, nel mezzo della foresta amazzonica nello stato di Roraima, Brasile? È accettabile che un bambino lavori? Sono solo alcune delle domande (che peraltro aprono scenari molto complessi) che questi video vogliono aiutare ad affrontare. • 2° DVD VIDEO IL PADRE NOSTRO Percorso di catechesi sulla preghiera del Padre Nostro attraverso un video di Luci nel mondo DESTINATARI: gruppi parrocchiali (dagli adolescenti in avanti) Descrizione: Dopo aver approfondito i 10 comandamenti e le Beatitudini, ora è la volta del Padre Nostro. Guidati da don Martino Signoretto, biblista, siamo andati in Israele per percorrere i luoghi dove Gesù ha vissuto il Padre Nostro. Ad ogni passo è agganciata una storia di oggi, per far capire come si possono vivere, oggi, nella nostra realtà, gli insegnamenti del Padre Nostro. Per informazioni: LUCI NEL MONDO Via Bacilieri 1/a – 37139 Verona Tel. 045/8903846 [email protected] www.lucinelmondo.it IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 35 PROGETTO DIOCESANO DI ANIMAZIONE MISSIONARIA 2008-2009 QUALE ANIMAZIONE PER UN VOLTO MISSIONARIO DELLA COMUNITÀ PREMESSA Il piano pastorale della CEI per questo decennio, “Annunciare il Vangelo in un mondo che cambia”, da un lato pone l’accento sui veloci cambiamenti del mondo in cui viviamo, d’altra parte assume una forte connotazione missionaria (“Annunciare il Vangelo...”), che interpella il nostro servizio di animazione missionaria all’interno della nostra Chiesa locale. Nel percorso di riflessione, in questo decennio, la CEI ci ha offerto uno spunto assai significativo sulla necessità di riscoprire la dimensione missionaria delle nostre comunità cristiane, attraverso la Nota Pastorale del 30 maggio 2004: “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”.1 Dobbiamo anche riconoscere che quella Nota pastorale è stata poco approfondita, soprattutto nella nostra Diocesi, per l’incalzare del nostro Libro Sinodale che, giustamente, ha subito catalizzato l’attenzione delle nostre comunità e, subito dopo, per la preparazione e la realizzazione del IV Convegno Ecclesiale Nazionale che ci ha coinvolto particolarmente, visto che si è svolto proprio nella nostra città. Se, da un lato, tali eventi si possono riconoscere in linea con quella Nota pastorale e, in alcuni aspetti, ne costituiscono un ulteriore approfondimento, d’altro canto, sentiamo la necessità di riprenderne alcuni spunti fondamentali perché si realizzi veramente quella conversione che quella nota auspicava. È questa oggi la “nuova frontiera” della pastorale per la Chiesa in Italia. C’è bisogno di una vera e propria “conver- sione”, che riguarda l’insieme della pastorale. La missionarietà, infatti, deriva dallo sguardo rivolto al centro della fede, cioè all’evento di Gesù Cristo, il Salvatore di tutti, e abbraccia l’intera esistenza cristiana. Dalla liturgia alla carità, dalla catechesi alla testimonianza della vita, tutto nella Chiesa deve rendere visibile e riconoscibile Cristo Signore. Riguarda anche, e per certi aspetti soprattutto, il volto della parrocchia, forma storica concreta della visibilità della Chiesa come comunità di credenti in un territorio, «ultima localizzazione della Chiesa».2 Se poi guardiamo al cammino dell’animazione missionaria della nostra Diocesi, negli ultimi anni, abbiamo la sensazione che ci siano tanti gruppi che, per vari motivi, camminano in maniera sempre più autonoma, con il rischio di un progressivo isolamento. Gli stessi tradizionali incontri al CUM del IV martedì del mese, che avevano lo scopo di garantire una certa unitarietà al cammino di animazione missionaria delle nostre comunità, raggiungono un numero sempre più limitato di rappresentanti, con la conseguenza di avere in Diocesi un’animazione missionaria, per così dire, a diverse velocità. Tutte queste considerazioni ci spingono a fare un passo “a monte”! Sentiamo la necessità di porci delle domande fondamentali sul significato, lo scopo, le modalità e l’efficacia della nostra animazione missionaria. Nello stesso tempo sentiamo la necessità che queste domande siano condivise a più vasto raggio possibile, perché possano favorire un cammino Informazioni Pastorali – Avvento 2008 35 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 36 veramente unitario. Non un passo indietro... ma un passo a portata di tutti, perché quella conversione che ci viene chiesta sia non solo individuale, ma realmente ecclesiale. Infine, volgiamo chiarire che è nostra intenzione offrire un contributo di maturazione non solo ai gruppi missionari parrocchiali, ma anche ai gruppi di animazione missionaria legati agli istituti religiosi, alle associazioni e ai numerosi movimenti ecclesiali presenti nella nostra Diocesi. Preferiamo perciò parlare del “volto missionario della comunità”, non solo della parrocchia, con l’intento di coinvolgere tutte le forze ecclesiali che possono contribuire per ringiovanire il volto missionario della nostra Diocesi. QUALE ANIMAZIONE PER UN VOLTO MISSIONARIO DELLA COMUNITÀ 1. Quale animazione? Nelle mie visite ai gruppi missionari delle parrocchie e nelle Commissioni vicariali missionarie, laddove esistono, ho avuto occasione di constatare che, nella maggior parte dei casi, per animazione missionaria si intende prima di tutto la “raccolta fondi”. I gruppi missionari si impegnano con notevole buona volontà e disponibilità a sensibilizzare la gente perché faccia offerte per i missionari, magari facendo leva sul sentimento di commiserazione nei confronti di quei “poveretti” che non hanno niente. Metodo ancor più efficace se si fa appello in nome dei “bambini che muoiono di fame”. Le modalità possono essere differenziate: dal- 36 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 la “giornata” dedicata a un missionario della parrocchia, al mercatino in occasione del Natale, alla bancherella nella sagra del paese, mostra missionaria, pesca di beneficenza, etc., a volte anche con degli sconfinamenti in altre aree o comunità in cui non esiste un gruppo missionario locale. Nella diversità delle modalità e delle iniziative, si tratta pur sempre di “raccolta fondi”. E ci sono anche gruppi che misurano l’efficacia della loro animazione missionaria dalla quantità di fondi che riescono a racimolare. Alcuni gruppi vanno un po’ oltre impegnandosi in un regolare scambio di lettere con i missionari, scambio che permette di conoscere meglio la realtà in cui questi missionari vivono e svolgono il loro servizio di evangelizzazione e di solidarietà con i più poveri. Molti si impegnano anche a rendere partecipe l’intera comunità affiggendo queste lettere nella bacheca alle porte della chiesa, pubblicandole sul giornalino parrocchiale o, in qualche caso, facendone lettura a tutta la comunità nella liturgia domenicale. C’è poi chi si sforza di far conoscere più approfonditamente la realtà missionaria attraverso iniziative più impegnative: organizzazione di conferenze con “esperti”, serate su temi specifici, aperte a tutti; oppure attraverso eventi speciali, come la settimana missionaria, o la festa dei popoli. Iniziative che richiedono un grosso sforzo organizzativo, ma anche un più vasto coinvolgimento di persone e di volontari. In ogni caso vorremmo far osservare che tutte queste iniziative hanno una caratteristica comune: tutte sono iniziative “a cura di ...”; ossia sono iniziative che partono dal gruppo missionario, come artefice, e si rivolgono al IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 37 resto della comunità come destinataria dell’azione di animazione missionaria. In questa visione, potremmo dire che la comunità (e il suo parroco...) può considerarsi più o meno “missionaria” nella misura in cui risponde caldamente o freddamente alle iniziative del gruppo missionario. Ma è proprio questo il volto missionario di cui ci parla la Nota pastorale della CEI? 2. Cosa significa “parrocchia missionaria”? Ci chiediamo, pertanto, se tutto questo è sufficiente per definire una comunità come “missionaria”. Prima di tutto è necessario che si faccia una riflessione seria sulla realtà delle nostre comunità e sulla impostazione generale della nostra pastorale: credo che le nostre comunità, in generale, non riescono ancora a prendere sufficientemente coscienza dei cambiamenti della realtà culturale e della società in cui viviamo e ad accettarli serenamente. Non ci troviamo più in una società cristiana! Non è più sufficiente far affidamento sulla tradizione cristiana delle nostre famiglie e dei nostri paesi. Abbiamo davanti un numero sempre maggiore di cristiani analfabeti, che non conoscono più le radici della nostra fede, molto poco il Vangelo e quasi niente dei valori morali che nascono dal Vangelo. Possiamo dire che, spesso, la qualità delle nostre proposte pastorali non è sufficientemente attenta a questo analfabetismo e fa fatica a tornare all’essenzialità del primo annuncio. E ritorniamo allora a vedere ciò che ci dice la Nota pastorale del 2004: Una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura della comunità cristiana non basta più. È necessaria una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo testimoniando che anche oggi è possibile, bello, buono e giusto vivere l’esistenza umana conformemente al Vangelo e, nel nome del Vangelo, contribuire a rendere nuova l’intera società. Alla luce di queste affermazioni comprendiamo allora che, parlando di “pastorale missionaria”, non si intende soltanto l’attività tesa a richiamare l’attenzione sugli orizzonti vasti della missione ad gentes, ma ridare dinamismo missionario ad ogni azione pastorale della nostra comunità. Non si può fare la solita pastorale cercando semplicemente di “conservare” chi già “viene”, o magari cercare di convincere altri a “venire” con forme di propaganda più moderna o con iniziative “strane” che suscitano curiosità e nuovi consensi (come se si trattasse semplicemente di una questione di marketing). Si tratta piuttosto di re-imparare ad “andare incontro” agli uomini e alle donne del nostro tempo. Non possiamo più fermarci a lamentarci per quelli che non vengono più o che non vogliono venire, e neppure trovare qualche forma di ricatto per forzarli in qualche modo a venire! Il mandato missionario non usa il verbo “venire”, ma un altro verbo: “Andate”! Informazioni Pastorali – Avvento 2008 37 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 38 È necessario dare a tutta la pastorale un nuovo dinamismo fondato sull’ “andare”. L’appello all’evangelizzazione ci tocca da vicino. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia è, infatti, la questione cruciale della Chiesa in Italia oggi. L’impegno che nasce dal comando del Signore: «Andate e rendete discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19), è quello di sempre. Ma in un’epoca di cambiamento come la nostra diventa nuovo. Da esso dipendono il volto del cristianesimo nel futuro, come pure il futuro della nostra società. Questo ripensamento complessivo della pastorale, comunque, non è competenza del gruppo missionario, ma più specificamente del Consiglio Pastorale Parrocchiale, dove esiste, o almeno di quel gruppo di collaboratori che condividono con il parroco la responsabilità della pastorale parrocchiale nella sua globalità. È un compito difficile, faticoso. Un compito, comunque, che non è lasciato solo alla buona volontà o all’improvvisazione di ogni singola comunità, ma che trova interessanti e preziosi contributi sia nel cammino della Chiesa italiana dopo il Convegno Ecclesiale di Verona, sia nel Libro Sinodale, come pure nei Progetti pastorali post-sinodali, sia triennali che annuali, della nostra Diocesi. In questo processo di conversione pastorale comunitaria il gruppo missionario può dare un valido contributo garantendo la presenza attiva, competente e propositiva di un suo rappresentante nel Consiglio Pastorale Parrocchiale o, dove questo non esiste, nel gruppo dei più stretti collaboratori del parroco. Un 38 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 rappresentante del gruppo missionario che richiama continuamente quella preoccupazione di “andare incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo”. È necessario che qualcuno del gruppo missionario si qualifichi e si confronti costantemente con il resto del gruppo per questo fondamentale servizio a tutta la comunità, nel Consiglio Pastorale Parrocchiale. 3. Missionari qui o missionari “ad gentes”? Nel prendere coscienza dei cambiamenti della realtà culturale e della società in cui viviamo e nel riconoscere la necessità di un rinnovato dinamismo missionario qui, nella nostra terra, possiamo trovarci esposti ad una malevola sottile tentazione, resa ancor più forte dalla effettiva diminuzione di sacerdoti disponibili per l’accompagnamento pastorale delle nostre comunità. È la tentazione della contrapposizione tra la missione qui, nel nostro territorio, e la missione “ad gentes”. Più volte noi missionari ci sentiamo porre la domanda: “Perché andare tanto lontano, visto che abbiamo bisogno di missionari qui?”. Definisco questa come “malevola sottile tentazione” prima di tutto perché ci porta a pensare le necessità delle nostre comunità come più urgenti e quindi prioritarie rispetto alle necessità del resto del mondo, in una forse incosciente scelta egoistica. Inoltre, porta a pensare che la dimensione missionaria può essere delegata ad alcuni “esperti”, mentre il resto della comunità rimane spettatore o semplice fruitore del loro servizio. Ma la Nota pastorale della CEI ci indica chiaramente un’altra strada: IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 39 Abbiamo scritto negli orientamenti pastorali per questo decennio che «la missione ad gentes non è soltanto il punto conclusivo dell’impegno pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza».3 Ed ecco la parola magica che esclude radicalmente quella falsa contrapposizione tra la missione qui e la missione ad gentes a cui eravamo tentati: la missione ad gentes come “orizzonte e paradigma”! Ossia, la missione ad gentes deve diventare il termine di riferimento, il “modello” per la missionarietà delle nostre comunità qui, nel nostro territorio. Non possiamo allora richiamare i nostri missionari, perché ne abbiamo bisogno qui! Ma abbiamo bisogno di loro là, nella missione ad gentes perché ci facciano da modello, perché, con la loro esperienza, possano ispirarci per vivere qui quel nuovo dinamismo missionario di cui le nostre comunità hanno bisogno. Dobbiamo allora smettere di chiedere ai missionari che ci raccontino delle povertà e delle “miserie” che incontrano, soltanto per sentirci ispirati ad impietosirci verso quei popoli poveri del mondo. Dobbiamo imparare a chiedere ai missionari che ci raccontino le loro esperienze di evangelizzazione e la freschezza e bellezza di esperienze di fede e di comunità di quelle “giovani” Chiese. Dobbiamo imparare a porre loro delle domande precise: “Raccontateci come fate ad annunciare il Vangelo in mezzo a tante povertà e sofferenze.” – “Raccontateci come fate ad annunciare il Vangelo tra gli indigeni, o tra i musulmani, o tra gli induisti...” – “Co- me fate ad annunciare il Vangelo in culture così diverse?” – “Raccontateci la vita di quelle comunità che si trovano ad essere una piccola minoranza, spesso discriminate, o perseguitate!”. Non si tratta semplicemente di cercare idee da copiare ... non si può semplicemente trasferire un’esperienza missionaria da un continente all’altro, senza tener conto delle enormi differenze culturali e sociali! Si tratta di mettersi alla scuola della missione ad gentes perché ci faccia riscoprire l’essenziale della fede, l’essenziale dell’esperienza ecclesiale ed ispiri di conseguenza le scelte pastorali delle nostre comunità. 4. Il ruolo specifico dell’animazione missionaria In questa nuova relazione tra la missione ad gentes e la vita delle nostre comunità che hanno bisogno di riscoprire il loro volto missionario, si vede anche la necessità di una “nuova” animazione missionaria. Potremmo chiederci: in questa visione di una comunità tutta missionaria, c’è ancora la necessità di un gruppo missionario? A volte i parroci ci dicono: “Nella mia parrocchia ci sono già troppi gruppi e non c’è bisogno di un gruppo missionario: se tutta la comunità deve essere missionaria ... è sufficiente che se ne occupi il Consiglio Pastorale”. A questi rispondiamo che, per un certo verso è vero: il Consiglio Pastorale deve essere pienamente coinvolto nel ripensare tutta la pastorale in una nuova dimensione missionaria ... di questo abbiamo già parlato e ne siamo pienamente convinti! Informazioni Pastorali – Avvento 2008 39 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 40 D’altro canto, riteniamo che c’è ancora (e, forse, ancor di più oggi!) bisogno di un gruppo che si faccia promotore dell’animazione missionaria. Tutta la comunità celebra la liturgia, ma c’è comunque bisogno di qualcuno che si faccia carico dell’animazione liturgica a servizio di tutta la comunità. Allo stesso modo: tutta la comunità è missionaria, ma c’è comunque bisogno di qualcuno che si faccia carico dell’animazione missionaria a servizio di tutta la comunità! Quale sarà, dunque, il ruolo specifico del gruppo di animazione missionaria? Sarà quello di mantenere sempre vivo il dinamismo missionario di tutta la comunità, facendosi “ponte” che facilita il passaggio, la comunicazione e lo scambio tra la missionarietà della comunità e la missione “ad gentes”. Cosa proponiamo, allora, per questo anno pastorale 2008 – 2009? Non abbiamo la pretesa di fare tutto nuovo all’improvviso! Chiediamo a tutti i gruppi missionari di mantenere i loro impegni già consolidati nell’esperienza di animazione della loro comunità. Si tengano vive le iniziative già esperimentate e che hanno già una certa garanzia di efficacia. Semplicemente chiediamo a tutti di condividere e approfondire queste riflessioni che abbiamo posto all’inizio del nostro percorso di quest’anno pastorale. 40 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 Proponiamo poi due incontri (28 ottobre e 25 novembre 2008) in cui cercheremo di offrire un ventaglio di proposte concrete, perché ciascun gruppo possa esperimentare e realizzare, nei mesi di dicembre 2008, gennaio, febbraio e marzo 2009, una esperienza concreta in questa nuova direzione di animazione missionaria della propria comunità. Ci daremo, quindi, appuntamento il 31 marzo 2009 per raccontarci e poi, alla Festa della Missione, il 26 aprile 2009, per celebrare “le meraviglie che Dio ha compiuto” per mezzo di questa nuova esperienza che ciascun gruppo e ciascuna comunità avrà realizzato. Confidiamo che, con l’aiuto dello Spirito che sempre ci accompagna, una piccola esperienza, pensata, studiata e realizzata con attenzione e con buoni frutti sarà semente feconda di un rinnovato dinamismo missionario delle nostre comunità ecclesiali. 1 Puoi scaricare il documento dal sito della CEI: http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/bd_edit_doc. edit_documento?p_id=9527 2 GIOVANNI PAOLO II, Esort. ap. Christifideles laici (30 dicembre 1988), 26. 3 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il primo decennio del 2000 (29 giugno 2001), 32. IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 41 JEAN-MARIE DONEGANI C’È UN FUTURO PER LA PARROCCHIA? iportiamo qui (prendendola da La Rivista del Clero 6/2008) la relazione che Jean-Marie Donegani, professore di Scienze sociali all’lnstitut d’Etudes Politiques e all’lnstitut Catholique di Parigi, ha presentato in occasione di una giornata di studio tenutasi di recente alla Facoltà Teologica del Triveneto a Padova. L’intervento sostiene con forza le ragioni di attualità della parrocchia anche in un contesto culturale così diverso da quello tridentino che la vide nascere. Il lettore viene guidato ad apprezzare questa conclusione attraverso l’analisi dei nuovi tratti antropologici che segnano profondamente l’uomo contemporaneo (individualismo, soggettivismo), dei quali una pastorale avvertita non può non tener conto, perché il Cristianesimo può e deve essere vissuto anche dentro questo clima culturale. Su tale sfondo l’Autore abbozza interessanti prospettive per uno stile pastorale nuovo, attento a come gli uomini e le donne possano, in senso lato, essere ‘generati alla vita’. è ovvio immaginare – sull’ analisi della situazione francese, che certamente conosco meglio. Ma la questione si pone in termini diversi, si presenta come un problema d’interpretazione. Si potrebbe obiettare che, in ragione della loro storia e del ruolo della religione nelle rispettive culture e istituzioni, nulla consenta di assimilare le due situazioni, e tanto meno di confrontarle. Oppure si potrebbe affermare che, in ragione del movimento generale che segna le nostre società occidentali, la situazione francese è un esempio iperbolico di ciò che diventeranno tutte le società occidentali, società italiana inclusa, segnate, in modo più o meno profondo e rapido, dall’ evoluzione generale del mondo verso un sempre maggiore tasso di secolarità, verso un modo tipicamente moderno di vivere il rapporto con il religioso, segnato da fenomeni come la de-istituzionalizzazione, il pluralismo, l’individualismo e il relativismo. INTRODUZIONE FRANCIA E ITALIA Per il momento, ciò che colpisce è anzitutto la grande differenza tra la situazione religiosa dei due paesi, come alcuni indicatori permettono di comprendere: l’83% degli italiani si considera religioso, contro il 44% dei francesi; l’82% degli italiani afferma di appartenere al cattolicesimo, contro il 57% dei francesi; il 53% degli italiani va a messa almeno una volta al mese, contro il 12% dei francesi; il 70% degli italiani crede in un Dio personale, contro il 21% dei francesi; il 55% dichiara la propria fiducia nei confronti della Chiesa, contro il 44% dei francesi, e così via. R Parlare dell’evoluzione delle forme dell’ identità e dell’ espressione religiosa nelle nostre società non è facile, considerata la differenza evidente che si nota tra la situazione francese – che è la mia – e quella italiana. L’Italia è ancora, tra i paesi cattolici dell’Europa occidentale, uno dei più cristianizzati; mentre la Francia è il paese europeo più secolarizzato. Molte delle riflessioni che presenterò si basano – come Le differenze Informazioni Pastorali – Avvento 2008 41 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 42 Già da questi pochi dati si vede come la cultura italiana ha le sue radici in una costruzione della realtà sociale voluta dalla Chiesa, quella di un mondo cattolico raccolto attorno all’istituzione ecclesiale e dotato fino a non molto tempo fa di un’ espressione politica privilegiata. La Chiesa italiana è riuscita a costruire un quadro cognitivo comune a tutti coloro che si definiscono cattolici, standardizzando i modi di vita e orientando i comportamenti e le attitudini di massa. L’istituzione ecclesiale è riuscita a creare un consenso comune di base attorno a un modello di Chiesa proposto ai fedeli, fissando in modo chiaro i ruoli distinti del clero e dei laici. L’istituzione è riuscita a trasmettere un progetto di società articolato sulla dottrina sociale della Chiesa, in grado di abbracciare tutti gli aspetti della vita collettiva. La Chiesa infine è riuscita a integrare per diversi decenni questa ossatura religiosa e ideologica in una strategia di mobilitazione politica attorno a un partito immaginato capace di tradurre l’unità politica dei cattolici. Nei fatti, il cattolicesimo è diventato una sorta di religione civile degli italiani. Nulla di tutto questo in Francia dove, al contrario, la guerra delle due France si è basata sull’opposizione della Chiesa alla Repubblica, e ha contribuito all’apparizione e al consolidamento di una cultura politica laica fortemente separata dal cattolicesimo, se non addirittura contrapposta. Se oggi la Francia è il paese più secolarizzato d’Europa, è senza dubbio per il fatto che è proprio in Francia che si è affermata e consolidata per la prima volta la cultura secolare moderna, fondata sulla celebrazione della libertà individuale e sulla privatizzazione delle scelte confessionali. I segni di un percorso comune di modernizzazione Occorre però aggiungere, per essere completi, che la cultura italiana – della quale ho appena richiamato i tratti – appare oggi un po’ in crisi, in particolare nella situazione ‘post Democrazia cristiana’. La Chiesa stessa si rende conto che le basi del consenso etico che era riuscita a costruire si stanno indebolendo, in modo 42 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 evidente per quanto riguarda le questioni legate alla morale familiare e alle norme sessuali. Più profondamente, anche se – come ho già detto – il tessuto socio-religioso italiano resiste meglio di quello della maggior parte degli altri paesi secolarizzati, si può notare che alcune tendenze si stanno facendo strada e lasciano intravedere un’evoluzione che, anche per l’Italia, si orienta nella stessa direzione delle altre società occidentali. Così, quando si domanda agli italiani chi è autorizzato a interpretare le Scritture, il 48% risponde «i vescovi in comunione con il Papa», il 24% «la comunità dei fedeli con il prete», il 27% «ogni credente con la sua intelligenza e coscienza». È soltanto la metà dei fedeli a ritenere che le chiavi dell’interpretazione della Scritture sono nelle mani della gerarchia ecclesiastica. E l’altra metà mette l’accento sull’ideale egalitario della comunità o sull’ideale moderno dell’ autonomia della coscienza credente. Più ancora, quando si domanda agli italiani cosa è la Chiesa, l’11% la indica come «società gerarchica» e l’88% come «società dei battezzati o popolo di Dio». Qui l’accordo è generale su una concezione della Chiesa moderna ed egalitaria, piuttosto che tradizionale e gerarchica. Altro segno di modernizzazione del cattolicesimo italiano: a partire da una inchiesta condotta a Venezia, si osserva che il 46% degli alunni che frequentano l’ora di religione nelle scuole ritiene che la religione è una ricerca del senso della vita, mentre solo il 24 % vede in essa una forma di comunicazione con Dio. Come negli altri paesi occidentali, gli italiani sono aperti a una concezione della religione eticizzata, secolarizzata, intramondana. E, se si assume l’insieme degli indicatori della religiosità privilegiati dalle inchieste europee, si può constatare che gli italiani non hanno affatto una concezione tradizionale, ma piuttosto moderna, della religione, segnata dalla privatizzazione, dal soggettivismo e dal relativismo. Così, solo il 12% degli italiani crede che non esista che una sola vera religione, mostrando che questo indice di relativismo tipico della cultura moderna è largamente presente e condiviso anche in Italia. Fra gli elementi scelti per dare espressione alla propria fede, gli italiani, come i francesi, privilegiano quelli che possono essere IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 43 caratterizzati come ‘privati’, per esempio: «preoccuparsi degli altri» (68%) o «pregare» (65%), mentre svalutano quelli che sono pubblici e istituzionali come: «far parte di un movimento religioso» (15%), «contribuire alle necessità economiche della Chiesa» (9%), o «seguire le indicazioni dell’ autorità religiosa» (7%). Solo un terzo degli italiani qualifica la propria appartenenza religiosa nei termini di oggettiva e senza riserva, mentre i due terzi la qualificano come appartenenza con riserva o secondo un modo personale. Solo il 20% degli italiani pensa che sia la legge di Dio a stabilire ciò che è bene e ciò che è male, mentre il 36% ritiene che sia la sola coscienza individuale a doverlo fare, e il 40% la coscienza individuale con l’aiuto della legge divina. Il 70% degli italiani ritiene che si possa essere buoni cattolici senza seguire le prescrizioni della Chiesa per quanto concerne la morale sessuale; l’85% degli italiani privilegia una concezione della religione intramondana, che si occupa anzitutto di liberare gli uomini da ogni forma di schiavitù su questa terra. Un cattolicesimo ben organizzato Si potrebbero moltiplicare gli esempi, ma già questi elementi ci bastano per intuire che la società italiana sta sviluppando una concezione moderna della religione molto maggiore di quanto i tassi della pratica religiosa lasciano supporre. Una concezione che è vicina a quella dominante in tutte le società occidentali sviluppate. La grande differenza tra l’Italia e le altre società occidentali dipende dunque non tanto dal modo di concepire la religione, quanto piuttosto dall’iscrizione della religione dentro la società, e dal tasso molto forte di organizzazione territoriale e di inquadramento dei fedeli. Ci sono in Italia più di 37.000 preti e più di 27.000 religiosi, il che significa una figura sacerdotale o consacrata ogni 1.000 abitanti. A questi 57.000 uomini di Chiesa occorre aggiungere 134.000 religiose. L’insieme di queste cifre produce un tasso considerevole di presenza presso la gente, anche se l’indice d’invecchiamento di tutta questa popolazione è elevato, visto che solo il 4% del clero diocesano ha meno di 30 anni, e il numero delle ordinazioni presbiterali diminuisce in modo regolare, come negli altri paesi. Si può ulteriormente moderare questa impressione di forte inquadramento facendo notare che soltanto il 17% degli italiani afferma di avere contatti regolari con un prete. E la stessa figura del prete subisce un processo di secolarizzazione, visto che si privilegia la figura di un prete capace di comprendere le difficoltà della gente, a detrimento della figura tradizionale del prete predicatore e organizzatore delle attività parrocchiali. Infine, un’inchiesta tra i preti italiani pubblicata dalla rivista «Settimana» ci rivela che gli stessi preti hanno l’impressione di non riuscire più a comunicare con l’ambiente dentro il quale vivono il loro ministero. Educati fino a un passato molto recente ad assicurare il controllo del territorio loro affidato, i preti faticano a stabilire relazioni sia con coloro che vengono in chiesa sia con quelli che se ne allontanano, dentro una società che tende a sciogliere le appartenenze forti. A partire da queste indicazioni introduttive viene perciò spontaneo chiedersi che ne è, in tutto questo contesto di cambiamento, del legame ecclesiale, e del possibile rapporto tra legame ecclesiale e legame sociale. Propongo una mia riflessione su questa problematica organizzandola in tre punti: come la questione dell’individualismo influisce sul legame sociale e su quello ecclesiale; che conseguenze genera sulla riflessione e nell’azione pastorale; che ne è, infine, in tutto questo quadro, della parrocchia. INDIVIDUALISMO E COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ Individualismo L’individualismo è il primo tratto che caratterizza la situazione culturale contemporanea, sul quale vorrei aprire la mia analisi. Cosa si intende dire, quando si parla di individualismo oggi? Credo che si voglia in questo modo indicare che tutto ciò che deve guidare la ricerca del bene Informazioni Pastorali – Avvento 2008 43 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 44 comune, tutto ciò che deve guidare la collettività nella definizione del bene comune, è in fin dei conti ciò che è bene per il singolo individuo. Questo modo di concepire l’individualismo lo distanzia notevolmente da definizioni che invece tendono a descriverlo nei termini di un ripiegamento su di sé, di un solipsismo. L’individualismo è anzitutto un’esigenza che si impone ai governanti, ai gestori della cultura, alle istituzioni, alle Chiese e a tutti i soggetti collettivi: occorre sempre avere la preoccupazione di curare il rapporto tra le proposte di senso e il bene dei singoli individui. In questo contesto, se nelle nostre società ci sono realtà culturali che esistono ininterrottamente da molto tempo e che si presentano come vere e proprie tradizioni, il loro valore si misura sull’interesse che hanno per gli individui, si esprime nell’ apporto che esse possono fornire agli individui in risorse simboliche, in quello che esse possono procurare come serbatoio di senso. Detto in altre parole: una tradizione, dentro questa cultura individualista, rappresenta uno stock di significati dentro il quale gli individui vengono ad attingere per se stessi, e non per un sistema d’impresa che detterebbe delle condotte e che si farebbe apprezzare in termini di appartenenza. Tutti sappiamo che esistono molte tradizioni: il pluralismo è un dato immediato nelle nostre società, e l’informazione e la mediatizzazione sono tali che tutti i membri della società sono a conoscenza di questa pluralità di risorse di senso. Dentro questa vita frammentata, dove coesistono differenti sfere di attività e di saperi, e dove il compito dell’unificazione di tutto ciò è lasciato all’individuo, le tradizioni offrono ai singoli questo elemento interessante: offrire delle risorse simboliche capaci di rendere possibile questa unificazione. A questo riguardo, dobbiamo ricordarci che quando pensiamo alle istituzioni e alle tradizioni, è la forma comunitaria di vita che ci viene subito in mente. La comunità è una forma di esistenza sociale che implica delle assegnazioni di stato, delle prescrizioni di comportamento che sono associate a questo stato e che si consegnano a noi come perenni. In una comunità le persone hanno un’identità e un 44 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 ruolo assegnati, e a questa identità e a questo ruolo sono associati dei comportamenti obbligati. Tuttavia oggi viviamo in forme societarie e non più comunitarie. Ciò non significa solo che ci troviamo dentro una società, quanto piuttosto che noi viviamo delle forme societarie, ovvero che ci identifichiamo in forme collettive plurali ed effimere. Mentre in una comunità un individuo appartiene a un insieme umano, storico, reperibile in modo oggettivo, dentro una società si possono rivestire identità multiple, mutevoli e qualche volta contraddittorie. Si comprende così come nel nostro contesto sociale sia possibile (e in che modo si strutturi) un rapporto tra identità individualista e risorse simboliche proposte dalle tradizioni: le tradizioni hanno ancora un posto dentro la nostra cultura contemporanea; ma si tratta di un posto segnato anzitutto dalla struttura societaria e dalla cultura individualista. È la tradizione che è a servizio dell’individuo e della formazione della sua identità, mentre nella struttura comunitaria e nella cultura olistica era l’individuo che era al servizio della tradizione. Ci troviamo quindi di fronte a un rapporto ben diverso con le tradizioni; e tuttavia non ci troviamo di fronte alla loro scomparsa, o alla scomparsa della loro pertinenza. Libertà Il secondo tratto sul quale vorrei soffermarmi, a proposito dell’identità contemporanea, è la questione della libertà. Si parla molte soprattutto nei nostri ambienti, di crisi d’identità, di fragilità degli individui. In tali discorsi c’è sicuramente del vero, ma occorre comprendere che questa supposta fragilità delle persone è inevitabile nella forma societaria e non più comunitaria in cui ci troviamo a vivere. Questa fragilità è diretta conseguenza della nuova libertà che gli individui sperimentano nei confronti delle forme e degli statuti ereditati. L’identità delle singole persone è una libertà sempre in movimento, in continua ricostruzione. Non è mai né interamente determinata né tanto meno prescritta. Sono subito evidenti le implicazioni a livello IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 45 religioso: anche in questo campo si è passati da una logica di appartenenza a una logica d’identità, celebrando anche qui la libertà del credente. La stessa Chiesa cattolica ha nei fatti assunto e interiorizzato questo passaggio. Lo si può vedere confrontando l’enciclica Mystici Corporis di Pio XII, del 1943, ultima enciclica ecclesiologica che esprime una logica di appartenenza, con la costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, in cui si annuncia la nuova logica di identità. Nell’enciclica Mystici Corporis l’appartenenza alla Chiesa è definita a partire da una serie di tratti giuridici e oggettivi: Tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione, e professando la vera fede, né da se stessi disgraziatamente si separarono dalla compagine di questo Corpo, né per gravissime colpe commesse ne furono separati dalla legittima autorità. [...] Chi abbia ricusato di ascoltare la Chiesa, deve, secondo l’ordine di Dio, ritenersi come pagano e pubblicano. Perciò quelli che sono tra loro divisi per ragioni di fede o di governo, non possono vivere nell’unita di tale Corpo e per conseguenza neppure nel suo divino Spirito. Vi è dunque una definizione formale e oggettiva dell’appartenenza alla Chiesa, definizione che si rifà all’ autorità legittima, la sola abilitata a decidere la qualità dei membri del Corpo. Nella Lumen Gentium si esce dall’universo precedente, formale e giuridico, per entrare in una definizione antropologica dell’identificazione alla Chiesa. In questo testo la Chiesa è «l’assemblea di coloro che credono e guardano a Gesù autore della salvezza» (LG 9). E la Chiesa si sa unita non soltanto con i fedeli cattolici, ma anche con tutti i cristiani (LG 14-15) e con coloro che non avendo ancora accolto il Vangelo sono ordinati al popolo di Dio (LG 16). Quanto a coloro che ignorano il Vangelo ma cercano Dio con cuore sincero, anch’ essi possono arrivare alla salvezza eterna, allo stesso modo di coloro che, non essendo ancora arrivati alla conoscenza esplicita di Dio, ricevono gli aiuti necessari alla loro salvezza dalla divina Provvidenza (LG 16). In questo modo, tut- ti gli uomini di buona volontà sono ordinati al popolo di Dio, del quale è impossibile definire in modo estrinseco i confini. Questa ecclesiologia è ancorata alla libertà personale, e lascia spazio alla soggettività nella definizione che ognuno dà della propria identificazione alla Chiesa. Lo si può comprendere proprio a partire dal rapporto con la Chiesa: onorare la libertà vuol dire non fissare dall’ esterno i contenuti identitari, e tanto meno rifiutare di conoscerli al di fuori della parola dei singoli soggetti. Questa novità così toccante per ciò che concerne la definizione dei membri della Chiesa riguarda anche la cultura nel suo insieme. Tutta la società è segnata dal passaggio da una logica di appartenenza a una logica di identità. Occorre allora comprendere, se si riflette a partire da questo passaggio, che parlare della fragilità degli individui oggi non può più essere visto come un tratto negativo e riprovevole della nostra società contemporanea, bensì come il risultato del passaggio dalla logica oggettiva dell’appartenenza a quella più soggettiva dell’identità. Si riscontra un maggiore tasso di fragilità degli individui perché siamo ormai usciti dal recinto comunitario, perché i ruoli sociali non sono più assegnati in modo così chiaro come una volta; perché non ci sono più comportamenti evidenti e oggettivi assegnati a ogni stato e a ogni ruolo. Questa fragilità degli individui, che senza dubbio è reale, non è dunque il segno di un’identità debole e il risultato di una crisi sociale e culturale. Questa fragilità non sta a significare che le identità sono molli, vacillanti e senza consistenza come un budino; ma che queste identità sono sempre in trasformazione, vengono reinventate, riprese e rielaborate dai singoli, in prima persona, perché esse non derivano più da prescrizioni e da trasmissioni fissate e rigide come dentro la configurazione comunitaria. C’è dunque una sorta d’indeterminatezza inerente alla logica identitaria. Non si sa mai bene che cosa essa sia e, soprattutto, non si sa bene cosa sarà domani. Occorre adattarsi, avanzare a tentoni, mentre nella logica di appartenenza le cose erano più chiare. Vorrei insistere su questo punto: per comprendere questa situazione occorre partire dall’ipotesi che la logica dell’iden- Informazioni Pastorali – Avvento 2008 45 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 46 tità non è meno fonte di vita, non è meno feconda della logica dell’appartenenza alla quale i secoli precedenti ci hanno abituato. In ogni caso, la logica d’identità comporta una parte di indeterminatezza che non è altro che la conseguenza di questa valorizzazione della libertà individuale. Verità ed etica Il terzo tratto che vorrei associare alla questione identitaria è la domanda etica, e il suo rapporto alla verità. Ritengo che oggi non ci sia meno morale di ieri; semplicemente la problematica morale sta assumendo tratti talmente nuovi, talmente sconosciuti, da riuscire molto faticoso riconoscere la domanda etica che abita i nostri contemporanei. Le inchieste europee ci informano che per la stragrande maggioranza dei nostri simili la morale non è una questione di principi, ma di circostanze. Il che vuoI dire molto semplicemente che, per i più, tutto è contestualizzato: spetta al singolo vedere sul momento, in quella circostanza, ciò che è bene e conviene fare. Non ci sono più regole fissate una volta per tutte a indicare la buona condotta. Questo carattere contestuale e situato della morale deriva da quel dato fondamentale della nostra cultura che è il soggettivismo. Il soggettivismo non è esattamente la stessa cosa dell’individualismo; è piuttosto l’idea secondo la quale il senso del mondo, ciò che è vero, buono e giusto, è qualcosa che è scelto dal soggetto, è qualcosa che permette al soggetto di costituirsi ed esistere. Se è il soggetto a determinare ciò che è buono, vero e giusto per lui, si può allora dire che noi ci troviamo all’interno di un universo relativista. Sappiamo che di questi tempi il relativismo non gode di buona fama nei nostri ambienti. Il relativismo, tuttavia, non è negazione della verità, della giustizia, del bene; il relativismo non è una forma di nichilismo. Il relativismo più modestamente intende affermare che ogni verità è ‘relativa a’, ha una relazione diretta con colui che ne fa esperienza; cosa che non significa che essa non ha valore, ma che il valore le viene attribuito a partire dalla prova: «voi mi avete consegnato un tal precetto, io lo 46 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 provo, lo utilizzo; voi mi avete detto che questo è vero, io lo verifico». È per questo motivo che, piuttosto che parlare di relativismo, io preferisco parlare di ‘relazionismo’. Io entro in relazione con questo principio di giustizia, io sono in relazione con questo enunciato di verità. E ciò che dà valore a questo principio o a questo enunciato è la relazione che io imbastisco con esso, e il modo con cui ne verifico la pertinenza. Il relativismo è dunque questa cosa, è la relazione personale intrattenuta con una proposizione di senso; e un simile relativismo non può che essere un dato normale dentro un universo soggettivista e pluralista. Per sperimentare il valore delle proposizioni di senso occorre che il soggetto sia in relazione con esse; ed è questa relazione che dà valore, che dà senso ai principi che sono proposti agli individui, che essi ricevono, che accolgono, che trovano. E, se si prende sul serio questa costante soggettivista e relativista, non si può certo dire che ci sia meno fede religiosa e ricerca della verità oggi piuttosto che ieri. Semplicemente, per poter comprendere una simile situazione, occorre uscire da un certo universo tradizionale che sentiamo naturalmente nostro, e dentro il quale la verità viene rappresentata come qualche cosa di oggettivo ed esteriore al quale uno aderisce (questo universo in cui si afferma che c’è la verità, l’oggettività del vero, e poi il suo svelamento, e infine l’adesione personale a questo dato oggettivo e precedente). Ma il modo in cui i nostri contemporanei concepiscono la verità non ha più molto a che vedere con questa impostazione tradizionale ereditata dal pensiero greco, e che ha conosciuto fortunate rielaborazioni medievali. La filosofia naturale della nostra epoca è piuttosto derivata dal pragmatismo anglosassone: in questo quadro di pensiero la verità è ciò che è riuscito a farsi valere dentro il nostro orizzonte; la verità non è qualcosa di esteriore e di oggettivo che io svelo, ma ciò che mi rende forte, ciò che mi accompagna nel cammino, ciò che cambia con me lungo la strada. Non è più l’alethéia che uno svela, quanto piuttosto l’alleanza che uno sperimenta vivendola. Ecco dunque la concezione del vero oggi dominante: il vero è ciò che dona dei frutti, ciò che mi rende vivente e forte. I prag- IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 47 matisti, che hanno ben elaborato filosoficamente questa riflessione, ci introducono in una concezione della verità che dovrebbe interessare da vicino i cristiani, al posto di renderli troppo critici nei confronti della cultura contemporanea. In effetti, in una simile prospettiva in cui si riconosce il vero dai suoi frutti, il credente è condotto, a partire dalla sua fede, a compiere degli atti che la possano rendere vera. Se io dico: «Cristo è risorto», una simile affermazione non è l’adesione a un enunciato o addirittura a una realtà esterna; è piuttosto l’inserimento dentro un credere che si attiva per rendere vera questa affermazione, che mi spinge a modificare la mia condotta e le condotte di coloro che mi circondano, in modo tale che questo enunciato possa diventare vero, perché diventerà fecondo e lo si potrà riconoscere dai frutti generati. Ecco allora come il concetto contemporaneo d’identità arriva a colorare in modo radicalmente nuovo il rapporto al vero e il rapporto all’etica, visto che il consequenzialismo impegna a compiere azioni, e il relativismo a costruire relazioni. E così l’etica non può più essere dissociata da una costruzione identitaria dentro la quale il rapporto alla verità si iscrive nella ricerca dell’ altro e nell’interesse per la fecondità della fede. Identità e alterità Il quarto punto che vorrei esaminare è il rapporto tra identità e alterità. La logica di appartenenza implica un tipo di configurazione comunitaria che deriva dall’iscrizione degli individui in una linea di discendenza e nell’ ancoraggio oggettivo dentro un gruppo locale e una cultura ereditata. Nella logica d’identità si ha al contrario una forma relazionale che scaturisce da un impegno dentro un progetto che ha un significato soggettivo e che implica il fatto di associarsi a dei pari che condividono il medesimo progetto. Si ha così la messa in questione delle identità attribuite e un progetto di vita che si iscrive nella durata. È una storia che ognuno racconta a se stesso su chi egli sia. È una ricerca di autenticità nel senso che ognuno ha il bisogno di costruirsi e di farsi riconoscere dagli altri. Dei filosofi come MacIntyre, Taylor e Ricoeur hanno cercato di rendere conto di questo nuovo dato antropologico, assumendo questo nuovo concetto di identità dalla pragmatica linguistica. La parola è qui considerata a partire dalla sua funzione evocativa, come l’origine e il fondamento della coscienza che dà alla persona la sua identità. È la comunicazione che permette di definire la condizione della soggettività, e non l’inverso. L’identità in questo modo si manifesta nella sua condizione singolare ma non privata, nella misura in cui la sua stessa costituzione dipende dal dialogo, dall’interlocuzione. È all’interno di un simile quadro che Taylor può scrivere che «il linguaggio costituisce l’umanità dell’uomo, poiché è all’interno del linguaggio che ognuno è per l’altro l’occasione di essere se stesso». Abbiamo dunque un’antropologia filosofica che privilegia la lotta contro la frammentazione della vita personale, grazie alla ricerca di un’unificazione dell’esperienza. E così la questione dell’identità non può più essere separata dalla questione etica. Poiché l’identità è concepita come una ricerca e non come un’eredità, essa non può essere concepita come estranea al rapporto a ciò che ognuno apprende essere il bene. Il desiderio di compimento spinge le persone a cercare di inglobare le differenti esperienze dentro un’unità narrativa di vita. Ma l’articolazione del racconto non è possibile che a condizione che la singola persona disponga delle referenze per valutare i propri impegni e le proprie azioni, disponga cioè di un orizzonte di valutazione forte (Taylor) che deve ancorarsi dentro valori e norme che la precedono. L’orizzonte di senso deriva da significati condivisi, poiché tutta la vita è sottomessa alla valutazione degli altri. Non bisogna dunque credere che l’individualismo e il soggettivismo siano dei solipsismi; non dobbiamo pensare che noi viviamo dentro un mondo di monadi isolate le une dalle altre. Questa concezione dell’uomo che ho appena descritto si basa sulla convinzione che l’uomo è un essere parlante. In altri termini: io non ho alcuna possibilità di sapere chi sono se non rivolgo la parola a qualcun altro. Il soggettivismo implica che io mi costituisca in soggetto; e questa costituzione del soggetto Informazioni Pastorali – Avvento 2008 47 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 48 passa per la chiamata, la vocazione, l’incontro con altri e attraverso uno scambio di credenze tra locutori. Per una seconda volta possiamo vedere bene come la costituzione dell’identità soggettiva divenga una questione etica, poiché si fonda su questo riconoscimento dell’alterità, dell’uguaglianza degli interlocutori, perché si basa sulla fiducia in ciò che l’altro mi comunicherà, non soltanto di se stesso ma anche di me. Dietro l’etica della comunicazione vi è una profonda costituzione della comunità umana che si basa in modo semplice sulla fiducia interlocutiva. Ogni credenza deve essere convalidata. Non si può credere da soli. Certo le inchieste ci insegnano che per i nostri contemporanei il valore di una fede dipende dalla sua utilità, dai suoi frutti, dalle sue conseguenze. Ma se una convinzione ha bisogno di essere convalidata grazie alla sua utilità, occorre però che io ricerchi un interlocutore che mi confermi l’utilità che io attribuisco alla mia credenza, ovvero qualcun altro che possa accogliere come vero quello che io ritengo vero. Senza dubbio una simile pratica affinataria si manifesta oggi sulpiano dei comportamenti religiosi che si esprimono nel carattere volontario e hanno come punto di partenza delle comunità di elezione. Le Chiese devono imparare a comporre dentro di sé l’apparizione di questo regime di validazione mutuale e affinataria del credere che scioglie le procedure tradizionali e autoritarie della validazione istituzionale. Le comunità credenti mantengono dunque una funzione di validazione del credere individuale, ma senza alcuno degli antichi strumenti coercitivi ben noti al controllo sociale tipico della logica di appartenenza. Queste comunità ormai sono spesso dei luoghi di scambio parziale che manifesta delle identificazioni rivedibili a piacimento, legate al cammino dei singoli individui credenti. PASTORALE DI APPARTENENZA E PASTORALE D’IDENTITÀ La pastorale che conosciamo, e che ci viene consegnata dal nostro passato recente, funziona all’interno di una logica di appartenenza. È una pastorale di trasmis- 48 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 sione: c’è una eredità che occorre far passare di generazione in generazione. Questo modo di fare pastorale abita ancora il nostro immaginario: organizziamo lo spazio in parrocchie, inquadriamo la popolazione con i preti, trasmettiamo la dottrina attraverso l’insegnamento. Ma non ci domandiamo se la cristianità era veramente cristiana. Si trattava della cristianità: tutti erano insieme, tutti avevano i medesimi comportamenti e gli stessi valori, il cristianesimo regnava sul mondo. Tuttavia più di un sociologo e di uno storico fa notare che la cristianizzazione dell’Europa detta cristiana era un’opera ancora largamente da compiere proprio nel momento dell’ apoteosi della cristianità. E le missioni interne più volte ripetute portano la prova che nelle regioni profonde dei nostri paesi le popolazioni erano ancora largamente abitate da credenze pagane che la Chiesa ha da sempre cercato con grandi sforzi di sradicare. Avvertiamo istintivamente questa pastorale di trasmissione come nostra. E tuttavia è evidente quanto essa sia ormai sfasata rispetto alla cultura che abbiamo appena descritto: non dispone più delle evidenze primarie che trasmettevano la cultura di appartenenza; non può più contare su truppe numerose e su forze di inquadramento; non può più appoggiarsi sulla stabilità dei contesti di vita e sulla sedentarietà degli abitanti; non può nemmeno iscriversi dentro l’educazione familiare, in un momento in cui la famiglia stessa è in profonda trasformazione e sembra puntare più verso un ideale di autenticità che verso un modello di stabilità istituzionale. Una pastorale del venire alla vita Passare a una pastorale più conforme alla logica d’identità che ho descritto, aprirsi alla pastorale definita ‘di generazione’ – come la spiegano P.Bacq e C.Theobald – vuol dire cambiare completamente sistema: operazione difficile da comprendere, ma che vorrei spiegare almeno nelle intuizioni fondamentali. Questa pastorale parte dal principio che ci sono delle persone che pongono delle IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 49 domande alla Chiesa, e che esse non propongono solo domande, ma portano anche un senso. Quindi, in virtù di questo dato, c’è qualcosa che attiene all’ordine dell’identità stessa della Chiesa che si rivela nelle domande che le vengono rivolte. Ma la pastorale della generazione non si interessa anzitutto della salvaguardia dell’istituzione; essa si dedica in primo luogo alla costituzione di soggetti. La pastorale di generazione ha l’audacia di dire che Gesù di Nazareth non ha avuto come prima preoccupazione quella di fare discepoli; li ha avuti, ma ha avuto anche persone che egli accoglieva senza chiedere loro di diventare discepoli, e che egli rinviava a casa, persone alle quali diceva soltanto: «la tua fede ti ha salvato» (il centurione, l’emorroissa, ...). Nel vangelo c’è l’intuizione che delle persone, anche senza saperlo, sono degli uomini e delle donne del Regno; senza saperlo, ovvero senza appartenere ai discepoli di Gesù. Il discorso delle Beatitudini non fa questioni di appartenenza; quando Gesù dice: «Quello che voi avete fatto al più piccolo tra i miei fratelli, l’avete fatto a me», lascia intendere che la salvezza non deriva da un’ appartenenza. Generazione e relazione Si può dunque essere uomini e donne del Regno senza saperlo; e ciò che è in gioco in questa attitudine, e che è radicalmente estraneo alla pastorale di trasmissione e alla logica di appartenenza, è il modo in cui degli uomini e delle donne possono venire alla vita, essere dati alla luce. Si tratta di comprendere che il primo passo d’ingresso nella salvezza consiste nell’essere viventi, e che i cristiani non possono disinteressarsi della vita. Il messaggio evangelico è: «siate viventi»! E, come conseguenza logica: «come si può restare vivi anche oltre la morte»? Questa pastorale d’identità si disinteressa in un primo tempo di fare dei discepoli, anche se discepoli se ne possono avere, logicamente! Essa si interessa alla questione della generazione, del mettere al mondo, cioè del come dei soggetti vengono alla vita e come la loro nascita dall’ alto ci riguarda, ci tocca, ci implica. Per coloro che sono penetrati da questa generosità dell’intuizione evangelica, la Rivelazione non è anzitutto un contenuto, è più semplicemente un’esperienza che può essere vissuta da chiunque, attraverso qualsiasi mezzo, e di cui l’essenziale è che sia ricevuta, che sia ritenuta per vera da un altro, che sia accolta. La pastorale della generazione non è la trasmissione di una dottrina; è il riconoscimento e l’accettazione, è l’accoglienza dei segni portati da soggetti che si interrogano, dei segni del fatto che sono diventati o stanno per diventare dei soggetti, che sono nel senso della vita, che sono nella prospettiva del Regno. Il Regno è un ‘tra noi’, non è un luogo; il Regno è un non-luogo, più precisamente il Regno è la relazione, il legame. La Rivelazione è una esperienza di relazione, è l’esperienza di un legame originario. La pastorale della generazione è semplicemente questo. Non è facile da mettere in opera; si tratta di un movimento che anima ogni slancio, ogni sollecitudine verso gli esseri viventi, è un’attitudine di accoglienza della vita in ognuno di noi. È qualche cosa che si basa fondamentalmente sull’idea che io non so niente della fede dell’altro, che non ho alcun progetto su di lui. Da questo punto di vista, ciò che rappresenta la rettitudine etica di questa attitudine pastorale è che io non posso dire né padre, né madre, né maestro. In altri termini, dentro questa attitudine pastorale non c’è più evangelizzatore o evangelizzato, ma c’è il Vangelo tra i due, la Buona Notizia dentro quello che si dicono l’un l’altro, e dentro quello che riconoscono tra loro. Forse la Parola con la P maiuscola si rivela, avviene proprio in un momento simile, tra quei due, ed è proprio quel momento che possiamo indicare come la vera questione, ciò che è in gioco quando si parla di evangelizzazione. LE STRUTTURE DI EVANGELIZZAZIONE E LA QUESTIONE PARROCCHIALE A partire dai dati antropologici che ho richiamato, e dalle intuizioni pastorali a cui rimandano, occorre ora confrontarci con un’ultima domanda, un’ultima questione sul divenire delle strutture ecclesiali che possono favorire lo stile pastorale Informazioni Pastorali – Avvento 2008 49 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 50 appena richiamato. E, all’interno di questa domanda, occorre chieder ci che ne è della parrocchia, come è possibile immaginare la sua presenza e la sua evoluzione dentro il tipo di società che intravediamo disegnarsi. Quali sintonie e quali possibilità di dialogo le strutture parrocchiali possono costruire con il carattere individualista e pluralista delle nostre società moderne? Come possono contribuire a creare e a mantenere dei legami tra gli individui in questo contesto? Occorrerà anzitutto affrontare due punti in premessa, prima di cominciare ad abbozzare una riflessione sul futuro della parrocchia. Due premesse Prima premessa. Il concetto d’inculturazione deve essere assunto per aiutarci a ricordare che l’epoca in cui viviamo non è meno propizia all’ annuncio della fede cristiana delle epoche che l’hanno preceduta, anche di quelle che abbiamo definito come ‘la cristianità’. Il concetto d’inculturazione è l’idea originaria molto semplice che non c’è cristianesimo che non si sia inculturato. Quando si parla d’inculturazione, si ha spesso in testa l’idea che esiste un cristianesimo puro, integro, fuori dal tempo, precedente a qualsiasi sua incarnazione dentro la storia. Questa idea di un cristianesimo puro è sbagliata, come mostra in modo chiaro J.B. Metz, perché qualsiasi cristianesimo è inculturato, dal primo all’ultimo. Ciò significa che l’inculturazione è un processo di dono e di accoglienza, un processo di scambio dentro il quale l’intuizione evangelica si incarna e si annuncia sempre in modo nuovo in una cultura. Ogni cultura può perciò essere quello che J.B. Metz definisce un ‘criterio ermeneutico’, che permette di verificare di volta in volta la nuova pertinenza del cristianesimo. L’inculturazione è qualcosa di più profondo, di più interiore del semplice accostamento tra una fede cristiana originaria e le culture che vengono dopo, attraverso un adattamento del linguaggio: ciò che è in gioco è infatti ogni volta la riformulazione della fede in un modo nuovo e sconosciuto. Il secondo punto, la seconda premessa 50 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 da tenere presente: su di un piano teologico la Chiesa è sempre chiamata a realizzarsi in un luogo. Occorrerà però intendere il termine ‘luogo’ in un modo più vasto, più come luogo culturale che territoriale. Oggi la mobilità spaziale e sociale degli individui è molto maggiore rispetto a una volta, e gli stili di vita e i gruppi sociali non si costruiscono più unicamente a partire dal radicamento territoriale. È il motivo per il quale le ristrutturazioni delle parrocchie (le unità pastorali) che sono state avviate in questi ultimi tempi, in Francia ma anche in Italia, hanno certamente il territorio come luogo di radicamento, ma fanno riferimento anche a un territorio allargato che tocca i luoghi della diversità culturale con la quale la Chiesa è chiamata a entrare in contatto. La realizzazione della Chiesa in un luogo si attua grazie alla proclamazione del Vangelo e alla pratica dei sacramenti, eucaristia in testa. L’elemento territoriale non interviene che come strumento al servizio dell’operatività dei precedenti. Ma il carattere strumentale della territorialità della Chiesa non deve far dimenticare la sua implicazione fondamentale: la missione della Chiesa riguarda tutti quelli che abitano quel determinato luogo, anche coloro che non sono annoverati tra i suoi fedeli. Parrocchia, territorio, cattolicità della Chiesa Il territorio oggi non ha più le caratteristiche geografiche, demografiche e politiche che aveva nelle epoche anteriori. Il territorio non crea più quei vincoli di solidarietà tipici delle comunità rurali di una volta, poco mobili e capaci di un forte controllo sociale. Oggi i cristiani vivono, come gli altri abitanti di un territorio, la difficoltà di tessere legami di solidarietà perché il territorio parrocchiale non contiene più tutte le funzioni economiche, sociali e politiche di un tempo, e deve comporsi con la pluralità di modi di vivere e di visione del mondo che colorano gli itinerari di senso degli individui. Se la parrocchia ha perso la funzione primaria d’integrazione sociale che aveva una volta, essa deve ritrovare una nuova vocazione dentro questo mondo pluralista e individualista. Deve riuscire a essere IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 51 sempre ‘Chiesa in un luogo per tutti e grazie a tutti’, malgrado la scomparsa del mondo rurale e della cristianità a esso connessa. La parrocchia deve divenire il luogo di una ricerca di senso e di solidarietà per coloro che a essa si rivolgono, come per quelli che la guidano e la animano. E lo può fare assumendo insieme sia il ruolo di comunità confessante che di prestatrice di servizi. La parrocchia deve essere luogo di attestazione del Vangelo per tutti. La parrocchia riveste una funzione di visibilità elementare del cristianesimo che non riguarda i soli praticanti, anche se essa si basa anzitutto su di loro. Essa è un punto di riferimento locale visibile per i cristiani e i non cristiani, aprendo la possibilità di una vita di relazioni tra unità di vicinato e di legami tra la diversità dei gruppi sociali che abitano quel territorio. Essa è un punto di riferimento di memoria e di stabilità in un mondo in cui si è molto sviluppata la mobilità degli individui e si è rarefatta la trama del sacro. Essa è un luogo di accoglienza e di prossimità per le domande di celebrazione che provengono da singoli o da famiglie la cui situazione religiosa è molto vana. Due modelli di parrocchia Non ci si può però nascondere che l’identità odierna della parrocchia è strattonata tra due modelli concorrenti di ecclesialità e di socializzazione la cui coesistenza dovrà essere assicurata. Anzitutto la parrocchia può essere concepita secondo una modalità comunitaria o settaria. Il tipo sociologico ‘setta’ è definito da Troeltsch come un raggruppamento volontario di credenti all’interno del quale si entra per conversione. Ciò che caratterizza questo tipo di raggruppamento è l’intensità del coinvolgimento e il carattere egalitario delle relazioni che sviluppa. Si tratta di un raggruppamento di individui religiosamente qualificati, la cui testimonianza si vuole esemplare e radicale. La figura privilegiata è quella del testimone che attraverso il suo impegno personale esprime l’intensità della sua referenza religiosa. La Chiesa non parla mai di raggruppamento settario a proposito di se stessa, piuttosto di raggruppamento comunita- rio. La comunità presuppone la condivisione di un ethos culturale comune, e privilegia la relazione breve delle solidarietà primarie e degli obiettivi comuni. In un tale modello di socializzazione la parrocchia diviene un piccolo gruppo affinitario i cui membri condividono valori comuni, e in cui la condivisione e la comunicazione sono messe in valore. Si tratta di sostituire l’organizzazione complessa, caratterizzata da norme e relazioni mediate all’interno dei grandi insiemi anonimi, con dei rapporti interpersonali e conviviali. Questo modello comunitario ha conosciuto e continua a conoscere un notevole successo dagli anni ‘80 del XX secolo: basta vedere come oggi nella Chiesa si tende a parlare di comunità cristiane più che di parrocchie. Questo modello sembra essere la conseguenza più naturale delle nuove condizioni sociali dei gruppi religiosi; soprattutto sembra essere conseguenza della riduzione del numero dei partecipanti alle nostre assemblee. Le celebrazioni eucaristiche, una volta vissute in questa prospettiva, esaltano la convivialità e la partecipazione attiva dei fedeli, che arriva fino alla testimonianza e alla presa di parola personale. Tuttavia questo modello di ecclesialità non è sufficiente da solo a esprimere la vocazione attuale della parrocchia, che non può essere ridotta alla cerchia ristretta della comunità dei testimoni. Nei fatti le parrocchie non sono comunità nel senso sociologico del termine, in ragione della grande diversità delle condizioni sociali delle persone che esse radunano, della pluralità delle culture che le abitano e della grande varietà del livello di implicazione delle persone che raggruppano. Se restringiamo, a partire dalla logica comunitaria, la destinazione della parrocchia al solo livello dei cristiani più impegnati, è la cattolicità della Chiesa che non è più onorata. Il modello di socializzazione della comunità non può riprodurre la diversità delle condizioni sociali e delle concezioni religiose che sono espresse da un territorio, e non può rispettare il fatto che la Chiesa è costituita da chiunque bussi alle sue porte, che essa è un corpo molto vario (meticcio) e che non può basarsi sulla cooptazione e l’esclusivismo. È per questo motivo che un secondo Informazioni Pastorali – Avvento 2008 51 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 52 modello ecclesiale ispira la vocazione parrocchiale: quello del servizio pubblico religioso. Se seguiamo la tipologia di Troelstch, ci troviamo qui di fronte al modello ‘chiesa’ e non più a quello ‘setta’. Normalmente non si entra dentro la Chiesa come dentro un’associazione, e la Chiesa non è, al contrario della setta, una comunità di persone dotate di un carisma personale; piuttosto la Chiesa è l’amministratore di un carisma d’ufficio, di ministero. Questo tipo di socializzazione consente la partecipazione di tutti alla vita religiosa, e rispetta le differenti soglie di implicazione personale grazie a un sistema di aggregazione molto largo e stabile. Mentre la setta funziona secondo un principio intensivo, la Chiesa funziona secondo un principio estensivo: raduna il più grande numero di persone e propone senso anche a coloro che non fanno esplicitamente parte del suo corpo. Mentre nel primo modello comunitario i credenti fanno la Chiesa, in questo secondo modello è la Chiesa che fa i credenti. Le fatiche del modello parrocchiale di tipo ‘Chiesa’ Questo secondo modello ecclesiale non è il più valorizzato ai nostri giorni. Il primo motivo di questa svalutazione è legato al fatto che un simile modello sembra conforme all’ epoca di cristianità, e quindi profondamente sfasato rispetto alla situazione contemporanea. Poiché si fa carico di un territorio e dei suoi abitanti, è associato in modo quasi inconscio a un quadro sociologico in cui tutti gli abitanti sono ritenuti cristiani. Sembra incapace di integrare il dato del pluralismo contemporaneo e la fine di una religione pensata secondo i canoni di un sistema d’impresa. È un modello originariamente tridentino, legato al fenomeno dell’appartenenza di massa al cristianesimo. La sua rappresentazione centrale è l’assemblea domenicale, dove in un luogo è celebrato il giorno del Signore. A questo modello corrisponde la figura tradizionale della parrocchia come istituzione che procura a ogni uomo l’essenziale per diventare cristiani: la nascita alla fede, l’insegnamento della Parola, la liturgia e i sacramenti, il sostegno e l’aiuto reciproco. In questo quadro, la par- 52 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 rocchia è l’assemblea che attesta il Vangelo per tutti in un luogo; è offerta a ogni passante, perché trovi l’essenziale necessario alla scoperta di Gesù Cristo. È dunque un modello che appare di primo acchito opposto alla società contemporanea, nella quale le appartenenze non sono più fisse, la logica d’identità legata al soggettivismo ripudia ogni oggettività dei criteri di religiosità, la pluralità delle fonti di senso e la privatizzazione della fede sembrano vietare la costruzione di un legame tra scelta religiosa e territorio. Così un’istituzione che ha autorità per gestire i bisogni religiosi di una popolazione nel suo insieme sembra contrapporsi in modo aperto alla logica moderna dell’ associazione volontaria tra individui. Il secondo motivo per il quale questo modello di parrocchia risulta svalutato è legato al fatto che sembra ridurre la religione a una ‘logica di sportello’ attraverso il quale la Chiesa dispensa dei beni di salvezza a chi ne fa richiesta. In una situazione di penuria del clero e di restrizione del reticolo territoriale che rende presente la Chiesa tra la gente, può sembrare poco logico consacrare delle forze per rispondere alle domande troppo semplici di persone che ricorrono alla parrocchia soprattutto (o soltanto) per battesimi, matrimoni e funerali, e limitano a queste richieste puntuali il loro rapporto alla Chiesa. Dietro l’argomento della mancanza di forze e della necessità di risparmiare energie ecclesiali ci sta però il giudizio sulla mancanza di serietà di queste richieste di sacramenti, e una critica della dimensione solamente ritualista del ricorso da parte di molti alla Chiesa vista come stazione di servizio del sacro. È questo un tema che anima molte pagine del libro del vescovo mons. Hyppolite Simon, Vers une France païenne? e che consiglia di spingere nella direzione di un ripiego delle forze sugli interessi dei veri credenti praticanti, sui ‘testimoni’, soli degni della sollecitudine pastorale della Chiesa. Le ‘chances’ del modello parrocchiale di tipo ‘chiesa’ Avviandomi alla conclusione, vorrei invece mostrare le ragioni per cui, a mio parere, questi due motivi di svalutazione del IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 53 modello ‘tipo chiesa’ e di valorizzazione del modello ‘tipo setta’ possono essere contestati e, al contrario, per quali motivi il modello di ecclesialità del servizio pubblico religioso sia profondamente in accordo con i tratti antropologici della nostra epoca, che ho presentato nella prima parte di questa relazione. Certo, questo modello parrocchiale è stato pensato per i tempi di cristianità, e mirava all’inquadramento globale della popolazione. Ciò non vieta però che possa essere una risorsa importante (tra le più importanti) anche in un tempo segnato dal pluralismo e dall’individualismo, e possa accordarsi in modo ottimale con la logica d’identità che ha sostituito quella di appartenenza. Anzitutto, su di un piano ecclesiologico, questo modello mi sembra l’unico capace di tradurre nella pastorale le intuizioni conciliari della Lumen Gentium che ho esposto precedentemente. Se il Concilio ha cura di affermare che la Chiesa si sente unita con tutti coloro che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, e che tutti gli uomini di buona volontà sono ordinati al popolo di Dio del quale nessuno può tracciare i confini in modo estrinseco, allora la Chiesa deve procurare a tutti gli uomini gli aiuti necessari alla loro salvezza, senza stabilire a priori chi è degno di riceverli e chi no. Definire la parrocchia come un luogo riservato ai soli testimoni significa di fatto negare il suo ruolo e il suo compito di espressione del popolo di Dio; significa negare la soggettività del credente, denigrare il suo desiderio di salvezza e porsi come il solo giudice esteriore della qualità della fede. In secondo luogo, su di un piano antropologico, se accordiamo qualche credito all’ipotesi del passaggio da una logica di appartenenza a una d’identità, occorre convincersi che la parrocchia – proprio per questo suo essere costituita sul modello del servizio pubblico religioso – è nella condizione ideale per mettere i suoi mezzi a servizio della costituzione dei soggetti e della costruzione della loro identità religiosa. Non è certo per il fatto che la parrocchia è stata storicamente concepita all’interno del quadro di una logica di appartenenza, che essa è incapace di onorare un’ altra logica. Infatti, affinché i soggetti possano costruire la loro identità religiosa e possano scegliere al di fuori di ogni costrizione i contenuti religiosi che possono dare senso alla loro vita, è necessario che dispongano di istituzioni che si mettono al loro servizio e procurino loro i segni di cui hanno bisogno per vivere. Come ho già detto, la ricerca di senso nel quadro antropologico del soggettivismo è una ricerca di qualcuno che risponda, e nessun significato attribuito dall’individuo alle sue scelte di valore è possibile, senza che queste stesse scelte siano convalidate da altri. La logica dell’identità è tutto tranne che l’affermazione di un solipsismo; e le scelte individuali, che sono certo delle scelte al di fuori di ogni costrizione, devono effettuarsi in rapporto a degli orizzonti di senso di cui i singoli individui non sono liberi autori. Infine, sul piano pastorale, non è dimostrato che il modello di ecclesialità offerto da una parrocchia che si struttura sul modello del servizio pubblico religioso orienti in modo ineluttabile l’istituzione ecclesiale verso l’immagine di una Chiesa trionfante e sicura di se stessa, che nega l’autonomia del credente e la sua libertà di fede: proporre la fede non vuol dire imporla; annunciare che la salvezza in Gesù Cristo è offerta a ogni uomo non è la stessa cosa che organizzare e inquadrare una popolazione in un determinato territorio. E se la parrocchia è un elemento indispensabile per l’annuncio della fede, ciò è precisamente dovuto al fatto che la sua prossimità e la sua visibilità sono dei segni della sua destinazione a ogni passante; segni della sua vocazione a interessarsi a ogni uomo senza emettere giudizi anticipati sulla qualità del suo desiderio di Dio. Pensare la fede e iscriverla nel sociale La modernità religiosa si trova di fronte a due sfide che la parrocchia è tenuta a raccogliere: quella dell’intelligenza della fede e quella dell’iscrizione sociale della fede. La sfida dell’intelligenza della fede chiede di riformulare, secondo la logica dell’inculturazione, l’identità cristiana Informazioni Pastorali – Avvento 2008 53 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 54 per i nostri tempi. C’è una grammatica antropologica dell’umano che il cristianesimo porta in sé e che deve ogni volta essere reinventata dentro il terreno culturale di ogni epoca. Aiutare ogni uomo a formulare la propria fede non vuol dire soltanto fornirgli dei contenuti e degli strumenti pedagogici; più profondamente significa aiutarlo a mettersi in relazione con una comunità che vive la fede. E questo è precisamente ciò che la parrocchia può fare per ogni uomo in ricerca della sua propria fede e di una sua formulazione personale. La sfida dell’iscrizione sociale della fede porta l’intelligenza della fede alla reinvenzione della vita comunitaria, e – in successione – della vita sociale. La verità non è un sapere ma un agire; la pertinenza di una proposizione di verità si misura dai suoi frutti ed è dunque in ciò che la fede fa fare, in ciò che essa genera in umanità al livello più semplice della vita comune, che essa diviene pertinente. Come non vedere che è proprio nell’iscrizione sociale della parrocchia che la fede può essere colta non come uno stock di conoscenze ma come un agire vero e fecondo? La parrocchia non è anzitutto una struttura, ma la messa in relazione di persone. E se il Concilio afferma in Presbyterorum Ordinis che la «la comunità locale [...] è tenuta ad aprire a tutti gli uomini la strada che conduce a Cristo» (PO 6), è giusto e bene che la parrocchia impari a non rivolgersi soltanto ai battezzati, ma a tutti quelli che sono chiamati a formare il popolo di Dio. È per questo che la parrocchia è una comunità; a condizione però di allargare la nozione di comunità a tutti coloro che sono chiamati a incontrarla e quindi in primo luogo e per la gran parte a quelle occasioni di incontro con domande puntuali che non si presentano immediatamente come domande di integrazione. Occorrerebbe dunque, per superare l’opposizione apparente tra i due modelli di ecclesialità che ho descritto, dire che la parrocchia deve essere comunione più che comunità. È così che può apparire come mistero di unità e proposta di una vita più grande per ogni uomo. Poiché la parrocchia è assemblea e unità, essa è anche apertura e solidarietà, incarnazione di speranza e riconciliazione. 54 Informazioni Pastorali – Avvento 2008 La parrocchia è così anzitutto segno: segno di salvezza, e segno di fiducia nel desiderio di salvezza di ogni uomo. Essa è servizio, servizio reso ai più e ai loro bisogni di celebrazione della loro vita e della loro speranza che supera questa vita. Essa è attestazione del vangelo invisibile nella vita visibile di ogni giorno. È anticipazione del Regno nei legami che costituiscono la vita di ogni uomo. Essa stessa è legame, il ‘tra noi’ (meta umôn); ed è in questa sua specificità che può accompagnare il venire alla vita di ognuno e l’aprire a questa nascita dall’ alto che è seminata in ogni esistenza, e che domanda di essere chiamata per apparire, per realizzarsi. NOTE Y. Lambert, Religion: l’Europe à un tournant, «Futuribles 277», luglio/agosto 2002, pp. 129-159. E. Pace, Désenchantement religieux en Italie, in G. Davie – D. Hervieu-Léger (edd.), Identités religieuses en Europe, La Découverte, Paris 1996, pp. 215-232. V. Cesareo (a cura di), La religiosità in Italia, Mondadori, Milano 1995. Cfr. E. Pace, Désenchantement religieux en Italie, cit. Per le implicazioni teologiche di questa riflessione si veda M. Viau, La nouvelle théologie pratique, Cerf – Paulines, Paris – Montreal 1993. A. MacIntyre, Dopo la virtù. Saggio di teoria morale, Feltrinelli, Milano 1988; C. Taylor, Radici dell’io. La costruzione dell’identità moderna, Feltrinelli, Milano 1993; P. Ricoeur, Sé come un altro, Jaca Book, Milano 1993. C. Theobald – Phillppe Bacq (edd.), Une nouvelle chance pour l’évangile. Vers une pastorale d’engendrement, Lumen Vitae, Bruxelles 2004. J.B. Metz, Unité et pluralité: problèmes et perspectives de l’inculturation, «Concilium», 224 (1989), pp. 87-96. M. Pelchat, Faire Église en modernité, in G. Routhier – A. Borras (edd.), Paroisses et ministère. étamorphoses du paysage paroissial et avenir de la mission, Médiaspaul, Montreal 2001, pp. 11-41. A. Borras, Le remodelage paroissial, in Paroisses et ministère, cit., pp. 43-195. L. Villemin, Service public de religion et Communauté. Deux modèles d’ecclésialité pour la paroisse, «La Maison-Dieu», 229 (2002), pp. 59-79. H. Simon, Vers un France païenne?, Cana, Paris 1999. M. Pelchat, Faire Église en modernité, cit., p. 23. IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 55 INDICE AVVENTO 2008 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 CENTRO DIOCESANO DI PASTORALE FAMILIARE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 CENTRO PASTORALE ADOLESCENTI - GIOVANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 CPR - CENTRO PASTORALE RAGAZZI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 UFFICIO PASTORALE DELLA SALUTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 CENTRO DI PASTORALE UNIVERSITARIA - VERONA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 AZIONE CATTOLICA ITALIANA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 C’È UN FUTURO PER LA PARROCCHIA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 IMPAG_Avvento_2008 27-10-2008 11:01 Pagina 56 Direttore Responsabile Don Bruno Fasani Redazione e amministrazione Curia Diocesana - Piazza Vescovado, 7 - 37121 Verona Autorizzazione n. 1577 del Tribunale C.P. di Verona, 30 dicembre 2003 Stampa: Divisione Novastampa Gruppo Siz - Viale Copernico 11 - 37050 Campagnola di Zevio - Verona