Anno III, n°31 - Novembre 2014 Notiziar io de l Santuar io de l Beato Lu ig i Mar ia Monti - Saron no sommario Editoriale Editoriale1-2 PER...APPROFONDIRE Padre Monti e dintorni Con Maria, come Maria Giocando con Dio 3 5 15 PER...pregare Il mio “Grazie” a Padre Monti Preghiera per le vocazioni Una preghiera per... 14 4 4 PER...riflettere Le parole montiane Parole e fuoco Tracce per una lettera da Saronno 14 9 13 PER...testimoniare Riconoscere vocazioni Emanuele e Bonifacio 12 17 PER...incontrarsi Glossolalie6 Vita di famiglia 8 Lettere alla redazione 10 PER...conoscere Forse non sapevate che... La porta aperta 7 11 PER...conoscersi La Giovinezza dei vecchi 16 Ferite e Farfalle di Aurelio Mozzetta “Da queste profonde ferite usciranno farfalle libere”. Di sostenuta intuizione poetica, questo verso di Alda MERINI espone, in forma apparentemente areligiosa, la certezza della speranza. Chi conosce la storia della Merini, morta a 78 anni nel 2009, sa attraverso quali drammatiche lacerazioni la sua vita sia dovuta passare; sa come lo stigma sociale avesse ferocemente intaccato il suo tessuto affettivo, relegando lei in angoli oscuri di follia, dentro tetri corridoi di reparti psichiatrici, deprivata d’ogni cenno d’amore. Tutto quel percorso è lucidamente ri-disegnato negli scritti e nella sua poesia. Nella raccolta Il carnevale della Croce afferma: È così diseguale la mia vita / da quello che vorrei sapere. Eppure al di là di ogni immondizia / e sutura, c’è la grande speranza che il tempo redima i folli / e l’amore spazzi via ogni cosa e lasci inaspettatamente viva / una rima baciata. Segue a pag 2 Anno III, n° 31 - Novembre 2014 Segue da pag 1 Abbiamo legato il nostro parlare all’andamento degli umori culturali, invece di scendere giù negli abissi dell’anima, in quell’intimior intimo meo scoperto da Agostino e additato a tutti come “casa di Dio”, viva e reale. Non per nulla, la stessa Parola insegna: non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito abita in voi e che quel tempio, che siete voi, è santo? (1Cor 3,16-17). La grande speranza! Con ironia estrema e leggera, di una leggerezza segno inequivocabile d’intelligenza, Alda scrive: Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti sono simpatici, non come i dementi che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita. Tutto della sua storia ha portato la Merini a diventare una delle voci poetiche più alte della letteratura mondiale del Novecento. E lei confessa: io trovo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo. Pur con la bellissima forza dell’ispirazione poetica o, al contrario, con tutta la pesantezza del travaglio esistenziale, a un testo del 2003 in cui racconta la propria storia (… uno spazio in cui irrompe il naturale inferno e il naturale luminoso dell’essere umano…), lei vuole dare come titolo questa affermazione: Più bella della poesia è stata la mia vita. La vita. La speranza grande. Il trionfo del bene e del bello. La speranza non ha nulla a che vedere con l’ottimismo né con gli andamenti statistici della maggioranza. E allora mi chiedo quale sia il linguaggio della speranza cristiana, di quella che è chiamata a tenere insieme la persona quando le ferite profonde indeboliscono animo e fede. Penso alla mamma di Greta, 19 anni, andata a sbattere con la macchina contro un muro e morta sul colpo; e penso ai giovani genitori di L, 4 anni, che combatte con un tumore al fegato. Ce ne sono infinite di storie così, dove la domanda ultima è sempre quella: Dio, dove sta? cosa fa? perché non interviene? E penso, allora, all’enorme quantità di sofferenza inutile, aggiunta e oppressiva, che, nei momenti di dolore, si abbatte sulle persone, solo perché mancano parole e gesti capaci di fermare l’ondata del male; e quando eventualmente ci sono, spesso quelle parole non fanno altro che banalizzare ciò *** Non sto scrivendo l’editoriale per una rivista letteraria, ma nel bollettino di un santuario. Trovo incredibilmente religioso il linguaggio poetico, benché talora lontano dal “canonico” e dall’“ortodosso”. E trovo che moltissima banalità del nostro esprimerci pastorale, catechetico, omiletico, liturgico, nasca dall’aver appiattito il linguaggio all’atmosfera imperante, invece di “intingere il calamaio in cielo”… 2 che troppo gratuitamente chiamiamo “la volontà di Dio”. Parliamo sempre e molto a lungo di cose che si possono o non si possono fare, secondo quanto una qualsiasi legge prescriva. Siamo riottosi, se non incapaci, a parlare di e con persone che semplicemente chiedono d’essere amate; che si leccano le ferite e non riescono a sapere, credere e comprendere che le larve che in quelle ferite han nidificato si trasformeranno in splendide farfalle. Eppure, a noi è stato rivelato da un Dio crocifisso che nessuna goccia di dolore cade a terra invano! Diceva San Filippo Neri: “Figlioli, siate allegri. Non voglio che non facciate peccati, ma che stiate allegri. Lo spirito allegro acquista la perfezione cristiana più facilmente dello spirito melanconico. Non voglio scrupoli, non voglio melanconia”. Lo diceva anche Padre Monti, che riportò queste parole del santo addirittura nelle Regole della Congregazione. E allora sì: perché l’annuncio sia credibile, occorre riappropriarsi del linguaggio di Dio e dei Poeti. Aurelio Mozzetta Pe r . . . ap ro fon di r e p Anno III, n° 31 - Novembre 2014 luigi m. monti e dintorni Non desiderare il carisma d’altri Riscopri te stesso Luigi Maria Monti nell’ottobre 1864 ritorna a Roma. Giusto, giusto 150 anni fa. In Luigi prevale su tutto la forza del Carisma, che egli porta in cuore e che nel nome di lui sarà definito “montiano”. Il Beato Luigi Maria Monti nell’ottobre 1864 ritorna a Roma. Giusto, giusto 150 anni fa. Nella città eterna, l’esercito francese, che vi stazionava per la difesa del Papa sin dal 1848, dopo la caduta della Repubblica Romana, per accordi segreti intavolati con Cavour già dal 1861, smobilita. Sono i presupposti della “Questione Romana”. In Luigi prevale su tutto la forza del Carisma, che egli porta in cuore e che nel nome di lui sarà definito “montiano”. La sua affermazione, che troviamo a pagina 49 della Storia Generale dei Figli Immacolata Concezione: “colà eravi un campo molto più vasto e più comodo a saziare i suoi desideri di aiutare a sollevare notte giorno il prossimo infermo”, ci fa capire quanto fosse potente la spinta che lo Spirito ha lasciato in lui. quel gruppo; sa come organizzare e distribuire il pesante lavoro, ascoltare e agire. Sarà accusato di essere superbo, ingrato, ribelle, e infine allontanato alla dépendance di Villa Corsini a curare cronici, distribuire medicinali e insegnare ai piccoli della zona. Ci resterà, praticamente isolato, dal 1866 al 1868. Tutte le difficoltà sin qui esaminate ci suggeriscono come i Cappuccini, benché altissima espressione del cristianesimo, siano privi dello specifico Carisma che invece staziona nei Figli dell’Immacolata Concezione. Questa è la ragione principale perché non riuscirono a far volare alto l’ideale dei nostri giovani frati. Non potevano riuscirci: lo Spirito a loro ha destinato un altro Carisma, santo e bellissimo, ma non quello della cura degli infermi che richiede competenze e formazione diverse. Se ci fosse qualche dubbio su come lavora lo Spirito Santo, questa è l’ennesima prova. Se il gentile lettore, con pazienza, ha sin qui seguito la storia di Luigi Monti, dovrà tuttavia ammettere, un certo accanimento verso il nostro Beato. Sono azioni promosse da persone in sé buone, ma che riescono a fare tanto male. Tutto perché non si considera, non si vuole vedere, che alcuni uomini come Luigi Monti, siano spinti direttamente da Dio. Inutile tentare di fermarli: si creano ritardi e sofferenze, ma alla fine sono loro a brillare nella galassia dei santi. Ciechi, abbiamo tante colpe, commesse nel nome di Cristo, da scontare. Speriamo tanto nel Suo perdono. Non temere. Marco Padre Monti posa al centro con l’abito della Congregazione, azzurro con fascia bianca, subito prima che questo sostituisse (25 marzo 1885) il primitivo saio, che era stato imposto dai cappellani cappuccini. All’Ospedale di Santo Spirito, i due frati cappuccini preposti alla vita spirituale, si contendevano lo stile con cui comandare i Fratelli Ospitalieri. Uno dei due, padre Angelo dal Tufo, è un integralista: intolleranza, obbedienza, vita ascetica, è quello che vuole. L’altro padre Francesco da Porto Maurizio è più tollerante, paziente; ma per ambedue è unico il desiderio di determinare il destino di quei giovani al servizio degli infermi. Come potete facilmente immaginare, vittima di questo conflitto sarà proprio Luigi. In effetti, egli è l’unico in grado di dirigere 3 Pe r . . . pre Anno III, n° 31 - Novembre 2014 ga re preghiera per le vocazioni Con la mia chiesa, spero Pe r . . . pre QUANDO RIDURRANNO la mia Chiesa al silenzio, spero che la mia Chiesa canti. QUANDO PROIBIRANNO alla mia Chiesa di cantare, spero che la mia Chiesa annunci almeno con i gesti. QUANDO ACCUSERANNO la mia Chiesa di sovversione, spero che la mia Chiesa profetizzi. QUANDO RINFACCERANNO alla mia Chiesa i suoi difetti, spero che la mia Chiesa li riconosca. QUANDO MALEDIRANNO la mia Chiesa, spero che la mia Chiesa sappia benedire. QUANDO SPOGLIERANNO la mia Chiesa, spero che la mia Chiesa non si vergogni di essere nuda. QUANDO PENSERANNO che la mia Chiesa sia sepolta, spero che la mia Chiesa dia prova di risurrezione. re ga Padre Zezinho una preghiera per... “La preghiera, figli e fratelli miei carissimi, apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti PER I DEFUNTI: PER GLI AMMALATI: il beato Monti interceda per loro: - per papà. Alla fine di agosto ha avuto una crisi e pareva non farcela, poi è riuscito a superarla. Verso il 20 settembre nuovo peggioramento, poi superato. Il cuore è forte, ma ridotto in condizioni penose; per fortuna, anche con l’aiuto di sedativi, non si rende conto della situazione… anche se, in questi ultimi giorni, mi è parso soffrisse di più. - per un bambino di 4 anni che da quando è nato sta lottando con la morte per una malattia nuova e rara. Si chiama L. e fino ad oggi la mamma, cui ho inviato un santino di Fratel Emanuele Stablum, attribuisce la resistenza del bambino che vuole vivere a tutti i costi al Servo di Dio Emanuele. Da ieri una mia consorella si è unita a me per una novena, perchè speriamo il miracolo dal vostro Confratello e siamo fiduciose che se anche voi pregate questo accadrà, non come magia bensì come una risposta di Dio ai poveri che lo invocano. PER CHI SOFFRE: - Le ruego oraciones y si es posible hacer cadenas ya que el jueves 9 me haràn una cirugia cardiovascular, remplazo de vàlvula aòrtica. Estoy preparado, mañana hago confesiòn general y recibo la unciòn de los enfermos. Pido al Señor aumentar la fe y la fortaleza para ser testimonio de Cristo. Marìa como Madre seguro me acompañarà. Un abrazo grande y mis recuedos de la tumba del P. Fundador. - Dina, 62 anni, mia compagna di scuola. Da bambini giocavamo insieme nella piazzetta dove stavano le nostre case. Morta il 30 settembre dopo lunga malattia. Signore, perché? - Carlo, 80 anni, papà di Duilio, morto il 25 settembre, dopo due mesi di malattia. - Varkey Thekkemangalam, papà del nostro confratello P. Sibi (India), morto la notte dell’8 ottobre. - Marie, la nonna del nostro P. Michel, morta lo scorso 10 ottobre, a 80 anni, a Kinshasa. - Antony Jospeh Kochuparambil, papà di P. Varghese,morto in India, il 14 ottobre. - Greta, 19 anni, deceduta la notte del 18 ottobre, in un incidente stradale. - Giovanni, 83 anni, zio di Angela, morto il 21 ottobre in ospedale a Saronno. - Giovanni, 83 anni, zio di Angela, morto il 21 ottobre in ospedale a Saronno. Inviateci le vostre intenzioni di preghiera a: [email protected] 4 Pe r . . . ap ro fon di r e p Anno III, n° 31 - Novembre 2014 con maria, come maria Maria, maestra della mia preghiera personale La preghiera del cristiano è un dono di Dio, un’alleanza con Lui e, non ultimo, una comunione intima con il Creatore Padre. Come in famiglia, l’uomo deve comunicare con suo Padre in ogni semplicità e verità. La preghiera del cristiano è un dono di Dio, un’alleanza con Lui e, non ultimo, una comunione intima con il Creatore Padre. Come in famiglia, l’uomo deve comunicare con suo Padre in ogni semplicità e verità. La preghiera di Maria può ispirare la preghiera del cristiano che io sono. Prima di tutto questa preghiera è ascolto, silenzio, meditazione e orazione. La preghiera di Maria nel vangelo di Giovanni è prima di tutto intercessione: non hanno più vino (Gv 2,3), prima ancora di parlare ai servi: fate tutto quello che vi dirà (Gv 2,5)!!! Maria intercede presso il Figlio per quella giovane coppia in difficoltà, esattamente come fa per tutti i suoi figli, dei quali ha ricevuto la maternità sotto la croce (Gv 19,26-27). Maria prega per gli sposi e pregherà anche con i discepoli del figlio suo al cenacolo (At 1,14): lei ci La Scrittura ci parla infatti della sua attitudine di ascolto e d’accoglienza della Parola di Dio il giorno dell’annunciazione (Lc 1,2638); ci fa poi capire che, durante tutti gli eventi della nascita e dell’infanzia del figlio, Maria conservava tutto nel suo cuore, meditando (Lc 2,19). La preghiera di Maria è anche lode, adorazione e azione di grazia. Infatti nel canto del Magnificat che Luca mette in bocca alla Vergine, troviamo meravigliosamente riunite insieme tutte le forme di preghiera; ciò che fa di questo testo il più grande canto di riconoscenza e di vittoria delle Sante Scritture. Maria riconosce e canta le meraviglie della grandezza, della potenza, della bontà e della misericordia di Dio non soltanto per sè, ma anche in favore di Abraham e della sua discendenza per sempre (Lc 1,55). 5 inizia a questa forma di preghiera per e con la miseria degli altri. La preghiera di Maria costituisce, infine, la sorgente della sua vita di relazione personale con Dio che l’ha creata e scelta; questo Dio di cui Ella è FIGLIA, MADRE e SPOSA. La vita di Maria nelle preghiera è in armonia con queste parole di Sant’Agostino: Cantate con la voce, cantate con il cuore, cantate con la bocca, cantate con la vostra condotta santa. Cantate al Signore un canto nuovo… Siate voi stessi quella lode che si deve dire; e sarete la sua lode, se vivrete bene. P. Emmanuel Mvomo Pe r . . . i nc Anno III, n° 31 - Novembre 2014 o ntr arsi glossolalie: appunti, ricordi e saluti dal mondo Echoes from Rome Io credo che la bellezza del mondo stia nella sua varietà. Essa non è accidentale, ma pensata e voluta dallo stesso Creatore, con saggezza e amore. È questo che sto vivendo a Roma, considerata da alcuni come città chiastica. Per il primo semestre seguo sette corsi, con sette professori di differente nazionalità, da quattro continenti. C’è un corso in cui siamo 25 iscritti da 16 nazioni e da sei continenti. È sempre bello confrontarci dopo la lezione, per provare a contestualizzare quello che abbiamo imparato. Mi sono iscritto alla Pontificia Università Gregoriana. Fondata nel 1553, essa è conosciuta nel mondo non solo per l’eccellenza accademica, generatrice di grandi uomini, ma anche per la sua internazionalità: forse l’università più internazionale del mondo. La fama si fonda proprio su tale dimensione supernazionale. In quest’anno accademico 2014/2015 siamo di 125 nazioni. L’apertura ragionevole verso l’altro è sempre un guadagno. Dal primo giorno in cui vi sono entrato, per l’iscrizione, sono stato colpito dall’apertura e dall’accoglienza di coloro che incontravo. In ogni ufficio trovavo accoglienza umana e tanto feeling. Con gli stessi titoli, i miei excompagni del primo ciclo di teologia studiano ovunque in Europa, in Canada e in USA. Non dimentico che durante l’ultimo anno di studio per il Master in teologia senza specializzazione, l’ex-decano della Facoltà Teologica dell’Università Cattolica di Parigi, Prof. Henri Gagey, mi aveva offerto la possibilità di iscrivermi per un doppio dottorato all’Università Cattolica e alla Sorbona. Durante l’iscrizione alla Gregoriana, nella segreteria generale, hanno riconosciuto subito il mio Master, rilasciato dalla “Duquesne University of the Holy Spirit” di Pittsburg (USA). Nello stesso giorno ho incontrato un canadese, un croato, un messicano, una vietnamita e, spontaneamente, abbiamo cominciato a chiacchierare tra noi, come vecchi amici. Alla Gregoriana si parla sempre di comunità universitaria: il corpo professorale, lo staff non accademico e gli studenti, fanno una comunità. È raro qui trovare un elenco nominativo con tre cognomi successivi della stessa nazione, iniziando anche dalla più alta autorità: cancellieri, rettore, decani, presidi, direttori, studenti… Si può sempre percepire il vero senso dell’autorità ecclesiale, che significa servizio e non potere. La differenza vissuta bene è una ricchezza. Prima di trasferirmi a Roma, avevo provato a iscrivermi alla Facoltà Teologica di Milano per la licenza, ma non ce l’avevo fatta, poiché i miei titoli accademici non sono stati riconosciuti. La Gregoriana è consapevole della diversità dei programmi di teologia, e non tutte le facoltà del mondo hanno affiliazione con le università pontificie; per questo, al fine di verificare gli studi precedenti, si è previsto un esame d’ammissione al secondo ciclo. Esso consiste in due ore di scritto e dieci minuti di 6 P. ELVISE, che faceva parte della Comunità di Saronno, è stato trasferito a Roma, per completare gli studi teologici alla Gregoriana. Riportiamo alcuni echi dei suoi primi giorni in quella famosa Università. orale. Mentre a Milano mi avevano chiesto di rifare un intero anno per ottenere il loro baccellierato, prima di passare al secondo ciclo, qui alla Gregoriana mi sono bastate due ore e dieci minuti. Per l’esame di ammissione al secondo ciclo eravamo una quarantina, e alla fine mi son detto: “e se ci fossimo tutti presentati alla facoltà di Milano?”. Forse saremmo stati ammessi come uditori! Si può ridurre la conoscenza alla carta stampata? Dobbiamo correre il rischio ragionevole di lasciarci sorprendere dalla bellezza della varietà. L’epoca della diffidenza verso una cultura sconosciuta - da noi - è superata e bella che morta! Fr. Elvise Lukong P e r . . . co Anno III, n° 31 - Novembre 2014 no sce r e forse non sapevate che... Breviario di curiosità montiane Non mi sento di lasciare questa pelle senza aver fatto qualcosa di buono Desidero presentarvi la figura di Luigi PREMOLI, che da religioso montiano prese il nome di Fratel ARISTIDE. Di intelligenza brillante, fu avviato agli studi e raggiunse il diploma magistrale, diventando così il primo Maestro abilitato della Congregazione. Nel 1915, allo scoppio della Grande Guerra, dovette lasciare l’insegnamento e partire soldato. Luigi Premoli, fratel Aristide Desidero presentarvi la figura di Luigi PREMOLI, che da religioso montiano prese il nome di Fratel ARISTIDE. Era nato a Saronno il 27 settembre 1888. Dopo la morte dei genitori, a 11 anni fu l’ultimo orfanello accolto personalmente dal beato Fondatore, Luigi Maria Monti, nella casa di Saronno. Aveva una sorella maggiore, GIACINTA, divenuta Suora delle Missionarie del Sacro Cuore, fondate da santa Francesca Cabrini: a lei restò sempre legato da profondo amore. Di intelligenza brillante, fu avviato agli studi e raggiunse il diploma magistrale, diventando così il primo Maestro abilitato della Congregazione. Nel 1915, allo scoppio della Grande Guerra, dovette lasciare l’insegnamento e partire soldato. Per ben 47 mesi visse da militare al fronte, prima sulle montagne del Trentino e poi in Albania. Gli scritti e le lettere da lui inviate dalle zone di guerra sono stati raccolti e pubblicati nel 1994 da P. Pietro Carrazza, nella collana “Interpreti di Padre Monti”, al num. 6: “Fratel Aristide Premoli. Lettere e memorie dal fronte”. Questo nostro Confratello morì a Saronno a 60 anni, il 27 settembre 1948, nello stesso luogo, nello stesso mese e nello stesso giorno della sua nascita! dalle lettere dal fronte al Superiore Generale Torino, 30 aprile 1918 Paternità Reverendissima, … io, salvo la soma quotidiana, tiro innanzi, sempre sperando nel meglio … se non cambieranno le condizioni mie, giacchè si ripete la voce che sarò di nuovo inviato al fronte. Mi sforzerò di rendermi meno indegno delle benedizioni del Signore, che sole, fino a oggi, valsero a liberarmi da tre anni di pericoli. E confido anche nelle preghiere di V. P. e nella vostra Benedizione che mi ottenga di poter ritornare alla Congregazione ancora atto a qualche cosa di utile perché, dicendo il vero, non mi sento di lasciare questa pelle senza l’aver ancora tentato di produrre qualche cosa di buono per me e per gli altri. Lo spero di cuore e con fede! ... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere... 7 Pe r . . . i nc Anno III, n° 31 - Novembre 2014 o ntr arsi vita di famiglia 1° OTTOBRE Giorno di Padre Monti Insieme ai religiosi della Comunità, agli 8 giovani Fratelli venuti a Saronno per lo stage di preparazione alla Professione finale di voti, agli Amici di Padre Monti ed ai Fedeli, abbiamo celebrato il ricordo della morte del Beato Fondatore, affidando a Lui tutti i Fratelli della Congregazione. VOCAZIONI Nuovi Sacerdoti Montiani P. Manoz Kumar Buddarapu, indiano, è stato ordinato il 16 ottobre scorso nella chiesa della Casa Generale in Roma - P. Antonio Un Am YEO, coreano, sarà ordinato a Suwon, Corea del Sud, il 7 novembre 2014. 8 Anno III, n° 31 - Novembre 2014 IN ALBANIA Nuova cappella inaugurata alla presenza del Papa Ecco la bellissima immagine della NUOVA CAPPELLA dell’Università Nostra Signora del Buon Consiglio di TIRANA, inaugurata con la presenza di Papa FRANCESCO, nel giorno della sua visita in Albania, lo scorso 21 settembre 2014. IN POLONIA Mostra fotografica sul beato Luigi Monti Pe r . . . ri f Una impegnativa Mostra FOTOGRAFICA sul Beato Luigi Maria Monti, è stata organizzata dal Sig. Krzystof Ninard, nella città di RADOM, Polonia, presso la Galleria “Resursa”, dall’8 al 21 ottobre scorsi. le r tte e parole e fuoco Oggi in bicicletta Oggi in bicicletta, Prendo questo sorriso, pedalo e saluto, e pedalo lento, verso casa, svelto. non ho p iù fretta. Sole di autunno scalda la città nel mattino. Gente in p iazza, odore di cose buone da mangiare, bancarelle. Lui sulla sedia a rotelle si fa largo come può, sorride. 9 ...con l’impegno di parlare bene e gettare semi di parola fecon di, capaci di donare bellezza e vita; di far risorgere le parole per la relazione; e anche di combattere la marea di grezza volgarità che vorrebbe inon darci a unico beneficio di chi cerca soldi e brama potere ... Pe r . . . i nc Anno III, n° 31 - Novembre 2014 o ntr arsi i vostri messaggi: e-mail e lettere dal mondo Lettere alla redazione Dove anch’io posto il Cuore ho *Carissimo, sottoscrivo perfettamente il tuo Editoriale che ho letto e meditato alla luce della mia non breve esperienza di vita e “famiglia” con i Concezionisti, di cui mi sento e sono figlio anche a 72 anni suonati! Come non concordare con te sulla piccola grande storia che fai del luogo in cui, dal Natale 1961, col mio - e di tantissimi altri orfani - “papà” Fratel PEPPINO POLIMENO, anch’io ho posto il cuore, “rifugiandomi” da Voi e sentendomi sempre a casa mia? Un saluto a tutti, ma stavolta in particolare al buon fr. Corrado Blundo, a cui certamente l’esperienza saronnese sarà gratificante per i frutti prossimi venturi che ci darà! Ti abbraccio. B “noto” ogni posto, angolo, stradine, le Chiese, la Cattedrale, il Municipio, l’Istituto Maria Immacolata “lassù”, ci sono andato a piedi, anzi ho girato tutto a piedi. Nel vedere quella struttura ho avuto “un nodo alla gola” devo confessarlo! Sentivo come le voci dei miei compagnetti... Di fronte, da quell’antico palazzo, vi era qualcuno che suonava il pianoforte (si esercitava verosimilmente) bene! Anche a quei tempi da lì si sentiva suonare il pianoforte, quando noi eravamo nelle stanze di studio; ho avuto un trasporto che i miei amici presenti non potevano capire. Rientrai a Siracusa e dopo il secondo giorno tornammo a Palermo. Io non sono niente, solo un granello; ma piccolissimamente comprendo cosa vuole dire per il Beato Monti il “Qui ho Posto il Cuore”. Fraternamente, Il Papa in Albania e l’Università CFIC *Carissimo, grazie per QPC, sempre ricco di riflessioni ed esperienze di vita… Quando ho visto in televisione il Papa in Albania, all’Università, mi è venuto in mente che doveva essere la vostra, visto che, sia pur di sfuggita, hanno inquadrato una vetrata con Padre Monti e mi è parso di vedere anche nella sala il vostro Generale. Così ho ricordato di quando avevamo parlato di quell’Università. Ne ho gioito con voi! Che padre Monti vi doni ogni bene. E lo prego anche, egli che amava tanto i malati, di benedire mio padre. A presto. Aldo Fabio Vi ho sempre nel mio L’omaggio a Maria cuore nel mese del Rosario * Anche se è passato tanto tempo che non ci sentiamo, vi ho sempre nel mio cuore e nelle mie preghiere. Ricevo e leggo sempre con piacere QPC, rivista che merita un’ampia condivisione (lo faccio con diversi miei amici... ri-girandola loro). Che dirti, padre mio?, dopo 38 lunghissimi anni sono tornato a Noto; con la scusa di andar a vedere “Le Tragedie Greche” – Agamennone, a Siracusa. Dopo essere stato al Santuario della Madonna delle Lacrime, mi sono recato nella città netina e... come d’incanto sono tornato il fanciullo che ero stato lì dagli 8 ai 13 anni; tutto mi era appunto * Nel mese del Rosario anch’io colgo l’omaggio a Maria. Danilo V. * Ricevuto, grazie di cuore. Buon mese di Ottobre anche a voi e buon cammino. * Grazie! La lettura di quanto scrivi e raccogli sia di luce e conforto ad ogni lettore. Lo Spirito ti aiuti a continuare! Un fraterno saluto. sr. MG Scriveteci a [email protected] 10 SCM P e r . . . co Anno III, n° 31 - Novembre 2014 no sce r e la porta aperta: Incontri, ricordi e proposte di montiani vecchi e nuovi Mini - cronaca dell’undicesima Festa del Beato Monti Non entrerà certo nelle cronache della storia, ma mi piace pensare che sia stata un’occasione per dare una svolta, forse decisiva, a un evento che iniziava un po’ a latitare di personalità e vivacità. Come da sempre, la giornata festiva si apre con la presenza delle varie Associazioni. Nel prosieguo una nuova partecipazione, il Coro “Piccole Stelle” della Scuola Pizzigoni, che allieta i numerosi presenti con garruli canti e un grande impegno. Alle ore 12,30, si ha la tradizionale offerta ai presenti del “Pane del Beato Monti”. Segue, nel pomeriggio, il graditissimo arrivo di tanti bimbi di tutte le etnie. Dovremmo imparare da loro, poiché non esistono gelosie o ritrosie nell’accettarsi, anche se di provenienze diverse. La presenza dei clown e delle tavole per l’arrampicata, ha un successo grandioso. Segue la solenne Concelebrazione Eucaristica. Fino a questo punto, tutto sembra secondo tradizione. Veniamo, però, a quello che darà la svolta alla festa. Il lunedì 22 settembre, vero giorno ecclesiale, forse contribuiamo a distruggere quel mitico proverbio che recita “nessuno è profeta in patria”. Ore 21: entriamo nel Santuario del Beato Monti e lo troviamo pieno, i posti quasi tutti esauriti dalla presenza dei fedeli di Bovisio. La vera festa FINALMENTE È QUI. Naturalmente il nostro coro come l’arma dei carabinieri “fedele nei secoli” - risulta presente al completo. Siamo stati bravi. Forse abbiamo trovato l’ora perfetta. Il nostro Beato, da buon brianzolo, non vuole far perdere ore di lavoro ai suoi amici fedeli. La festa vera prosegue poi il 1° Ottobre, con la preghiera nella “stanza del Beato”, la camera dove Padre Monti è morto. Da lì, in processione abbiamo raggiunto la chiesa e durante la Messa l’opera di lui ci appare bellissimamente esaltata: poiché il mondo è un villaggio globale, ben 8 FRATELLI del villaggio (di cinque diverse nazionalità), che si preparano a consacrarsi definitivamente a 11 Dio, rinnovano i loro voti religiosi temporanei proprio qui, nella “casa del padre”, in continuazione del cammino montiano. Se, però, dalla tua casa, quella del tuo villaggio, esce un fratello, un amico, un figlio, e vedi lui pure emettere i suoi voti, ti senti molto più coinvolto. Eccolo!: è fratel Corrado, che con la sua imponente presenza fisica ci gratifica, mentre invece con il suo animo candido e sensibile, portato da un irrefrenabile pianto di gioia, vere lacrime di felicità, ci coinvolge proprio tutti. Grazie Corrado, ci siamo sentiti molto vicini. Insomma, ditemi voi, non è una svolta molto piacevole? Vi ringrazio della pazienza. Gio P e r . . .t e s Anno III, n° 31 - Novembre 2014 ti n mo i a r e riconoscere vocazioni a cura dei Cercatori di Dio Le scimmiette in Italia Sono nonna di quattro cari nipotini e mi piace raccontare al mondo le mie avventure. Voi riderete: quali avventure da una donna di ottant’anni? Sono nonna di quattro cari nipotini e mi piace raccontare al mondo le mie avventure. Voi riderete: quali avventure da una donna di ottant’anni? Eppure, non ci credete, sono stata medico-ricercatore assieme a mio marito, anch’egli medico. Siamo stati i primi a partire, inizialmente per l´America, per rafforzare le nostre conoscenze scientifiche e le ricerche sul comportamento umano; e poi per l´Africa, dove i sociologi hanno trovato negli anni una stabilità di strutture familiari e dinastiche, che abbiamo accuratamente studiato e documentato. Parlare dei miei studi, non è l’obbiettivo di questo breve racconto che mi è stato chiesto, però è premessa utile per capire che non sono soltanto i preti o le suore ad essere chiamati, ma che, attraverso la fede, ciascuno di noi lo è: chiamati a portare a termine un progetto di bene, per amore del prossimo. Quando stavamo in Africa, i miei due figli giocavano con i bambini del villaggio. Nella foresta c´erano le scimmie; e molte persone, come animale domestico avevano proprio una scimmietta, piccola piccola, che col passar del tempo veniva di nuovo liberata nel suo ambiente naturale. Mentre io e mio marito eravamo in laboratorio, i miei figli si divertivano a inventare sempre nuovi giochi; e le piccole scimmie erano come compagni preferiti per tutti i bambini del villaggio. ci accettò con molto affetto, la diffidenza per gli europei era grande. Piano piano, però, ci siamo integrati. Grazie ai nostri studi, mio marito ed io abbiamo potuto aiutare quella gente: la prevenzione delle malattie infettive, la cura dei malanni più elementari, la diffusione di medicinali… il villaggio si trasformò in un punto di riferimento per tutto il territorio intorno. Non avevamo portato con noi un prete, ma più volte ci veniva chiesto il motivo della nostra fede. E mentre essi ci raccontavano leggende antiche e riti atavici, noi, la sera, davanti al fuoco, parlavamo loro del nostro mondo occidentale e della nostra fede cattolica. Fino a che ci hanno domandato di presentare loro un sacerdote. Così, dopo alcuni anni venne costruita una chiesa e molti furono battezzati. Quando la nostra ricerca era ormai giunta al termine e i fondi per proseguire il lavoro esauriti, abbiamo deciso di ripartire per l´Italia. Non fu facile. L’Africa ci aveva profondamente colpito e modellato. Eppure arrivò il giorno del distacco. Il capovillaggio all´inizio non 12 Il capovillaggio si avvicinò ai miei due figli e regalò a ciascuno un piccolo di scimmia. Non un peluche, ma una scimmietta vera e propria! I miei figli se la volevano portare in Italia, anche se noi eravamo parecchio scettici. Alla fine, però, abbiamo fatto i documenti per l´espatrio delle scimmie e siamo partiti. I miei bambini hanno continuato a giocare con le due scimmiette fino a che esse non diventarono troppo grandi e fummo obbligati a donarle allo zoo. Se vi ci recate, chissà che non possiate individuare, tra le più anziane, le due scimmiette di allora, portate direttamente dall’Africa. Almeno così dicono i miei figli ai loro figli, ma sanno bene che il tempo è passato… Io non sono più stata allo zoo. In verità, non mi piace vedere animali imprigionati, ma lì essi stanno, cosicchè, andandoci, si può ancora far conoscere ai bambini ed agli adulti un mondo che io ho vissuto di persona e che i più non hanno mai visto e mai vedranno. Ad 80 anni, tesso le lodi di un Dio che ha donato tanto alla mia vita. Sicuramente non sono state tutte gioie, ma l´Africa è ancora nel mio cuore. Le due scimmiette pure! Grazie, Signore, di tutte le cose! Pe r . . . ri f Anno III, n° 31 - Novembre 2014 t le te re tracce per una lettera da saronno: chi scrive a chi Lettera d’Amore e di indignazione Mio adorato amore, per favore non morire, io ce l’ho quasi fatta. Dopo mesi e giorni di viaggio sono arrivato in Libia. Domani mi imbarco per l’Italia. Che Allah mi protegga. Quello che ho fatto, l’ho fatto per sopravvivere. Se mi salverò, ti prometto che farò tutto quello che mi è possibile per trovare un lavoro e farti venire in Europa da me. Se leggerai questa lettera, io sarò salvo e noi avremo un futuro. Ti amo, tuo per sempre. Samir. Samir, egiziano, 20 anni. Arrivato a Pozzallo… cadavere. In una busta di plastica sigillata aveva questa lettera, che è stata tradotta dai soccorritori italiani. Purtroppo, Samir non ce l’ha fatta e non ha potuto spedire la sua lettera. Spediamola noi per lui, facciamole fare il giro del pianeta, fino a che arrivi nelle mani del suo “adorato amore”. Che sia la lettera di coloro che amano, contro la ferocia e l’incoscienza di chi continua a coltivare solo sporchi interessi politici. Che la pulizia del cuore giovane di Samir e del suo adorato amore sia seme di nuovo futuro, generatore di bellezza e di pacifica convivenza tra i popoli. Firma anche tu, aggiungi il tuo nome al mio. Addio Samir. Ieri anche noi (della Comunità Luigi Monti di Polistena, RC) abbiamo accolto un gruppo di minorenni - 25 ragazze e un bambino - provenienti dall’ennesimo sbarco su Reggio! Arrivare al porto e osservare tutte quelle persone impaurite e agitate mi ha sconvolto e mi ha messo di fronte a quella realtà che fino a oggi avevo in mente solo attraverso gli occhi (distorti) della tv! Abbiamo accettato di accogliere temporaneamente questo gruppo, sapendo che in pochi giorni saranno ospitati presso un altro centro. Mille pensieri affollano la mente ... Proverò a metterli in ordine nelle prossime ore. Adesso ho davanti agli occhi gli sguardi di quelle ragazze stanche e provate, dopo diversi giorni di viaggio in pullman e in “barca”... Buona (?) notte. Stefano. - Ieri sera, io ero lì quando sono arrivate. Vi giuro che vedere in televisione è una cosa, vederle con i nostri occhi è tutt’altro, completamente diverso da quello che ci raccontano. Maurizio 13 Completamente diverso da quello che ci raccontano. Lo scrive Maurizio, testimone oculare. Noi invece, supinamente, continuiamo ad abboccare a quel che ci raccontano, per indolenza, per disinteresse, per paura indotta. E il male avanza e il cancro ideologico corrode le strutture portanti della società. È ora che i cristiani si alzino e gridino forte il proprio sdegno contro chi di cristiano ha appena il nome, e neppure quello!, ma che pur continua a usarlo come un giavellotto o una pallottola da sparare, per farsi forte dei propri pensieri razzisti e antiumani. Gente che in testa ha il vuoto spinto e nel cuore un mucchio di spine. Noi, uomini e donne di Chiesa, dovremmo continuare a stare zitti? Nessuno è chiamato a indire crociate né a brandire crocifissi come spade (i danni causati da simili atteggiamenti li stiamo ancora pagando, dopo secoli). Tutti, però, siamo chiamati ad “amare il prossimo tuo come te stesso”. Più chiaro di così! P. Aurelio Mozzetta Pe r . . . pre Anno III, n° 31 - Novembre 2014 ga re il mio “grazie” a padre monti Caro Padre Monti, Pe r . . . ri f Umberto ed io vorremmo sposarci. Sposarci davanti al Signore. Noi ci vogliamo bene, un bene vero, ma incontriamo tante difficoltà, soprattutto di ordine materiale – beh, sì, economico! – che talvolta ci fanno perdere il coraggio e la speranza. Siamo insomma impauriti dalla prospettiva di non farcela e questo ci rende difficile anche solo pensare a una qualunque data per il nostro matrimonio. Non potresti far sì che il mio amore trovi un lavoro un po’ più garantito? Sai quanto ti ringrazio? così tanto, che ti invito direttamente alla nostra festa di nozze. Agata t le te re le parole montiane Tenero e magnanimo Pur riconoscendo che ardua è l’impresa del Fratello destinato al delicato ufficio di formatore, Padre Monti era comunque pienamente convinto che nell’ambito dell’educazione dei giovani, anche dei più problematici, tutto è possibile quando si ha fiducia nell’aiuto di Dio e si lavora con fiducia, umiltà, perseveranza e costanza. Quanti lo conobbero personalmente testimoniarono che una nota sua caratteristica era quella della paternità nell’educare i suoi giovani. Era tenero e magnanimo nel dare comandi, talora anche ingrati. Sapeva che comandare è servire… e tranne in casi di durezze e pervicacia, non faceva sentire la sua autorità… I giovani erano attratti dal suo amore comprensivo, aperto e semplice; e si confidavano volentieri a lui, trovando una rispondenza ampia e pronta. (testimonianze a Padre Monti) 14 Pe r . . . ap ro fon di r e p Anno III, n° 31 - Novembre 2014 giocando con dio di Raffaele Greco Amore, lingua di tutti Le domande che sempre ci facciamo ed alle quali non troviamo risposta Dal 26 al 31 luglio 2014, a Kutina, in Croazia, si è tenuto il Secondo Incontro Internazionale dei giovani montiani (il primo s’era tenuto a Saronno nel luglio 2013), sul tema: “Inseguendo un sogno di Vangelo”. Questa risonanza dà una risposta alla domanda di come sia possibile fare unità nella diversità. Cosa ci rimane nel cuore? Quale ricordo portiamo con noi? I Croati ci hanno riservato un’accoglienza calorosa. Abbiamo respirato aria d’ospitalità sin dal nostro arrivo. Abbiamo trovato le braccia aperte di un’intera comunità accogliente e delle famiglie ospitanti. Questo è diventato ancor più evidente alla partenza, il giorno 31, momento molto sofferto. I Francesi dicono che ‘’les bonnes choses ne durent jamais’’. Sono durati poco i bei momenti in Kutina; i Polacchi per prolungare il piacere, han deciso di partire il giorno dopo. Io sono stato ospite di una famiglia insieme con tre ragazzi albanesi. Appena arrivato, mi sono sentito subito a casa, benché non conoscessi una parola di croato; sono stato invitato a partecipare alla celebrazione del compleanno del nipote. Abbiamo ballato insieme al ritmo della musica croata. I bambini sono stati carini con me; quasi tutti sanno l’inglese, ci siamo divertiti molto cantando, giocando, ponendo domande. Qualcuno poteva pensare che io facessi parte della famiglia oppure che ci conoscessimo da tempo. Quanto sono simpatici i Croati che abbiamo incontrato! La liturgia celebrata in molte lingue ha suscitato in noi la gioia d’appartenere alla Chiesa Cattolica, una realtà percepibile in tutte le nostre celebrazioni e nel ritrovarci a lodare il Signore in croato, italiano, spagnolo, inglese, albanese, francese e tante altre lingue africane… Senza una lingua comune, l’amore era il linguaggio di tutti. L’amore e la curiosità culturale che ci spingevano verso gli sconosciuti e ci han concesso di stare bene insieme. I nostri cuori parlavano una sola lingua, quella dell’amore. L’immagine della Trasfigurazione sarebbe adatta a descrivere la gioia vissuta insieme in Kutina. Era bello stare in Croazia, ma si trattava solo di una sosta, un momento di ritiro, per ricaricarci e affrontare il cammino della vita con determinazione, per scendere nel mondo e rispondere alla chiamata di diventare santi, così come ha fatto il Servo di Dio Bonifacio Pavletic. 15 Un osservatore attento non avrebbe mancato di notare la giovinezza della Chiesa Croata. Abbiamo trovato la gioia di un clero giovane, segno visibile di grandi speranze per il futuro. Si potevano notare anche che gli edifici piccoli delle chiese creano un clima che favorisce l’orazione. Che al di là dei pochi grandi edifici, il santuario Madonna della Neve di Kutina, la cattedrale di Sisak e la basilica di San Quirino, esistono un’infinità di chiesette nelle campagne e nei villaggi. Tra le indicazioni che si potevano leggere nel dépliant illustrativo dell’Incontro, c’era, inter alia: “tanta voglia di riflettere a fare nuove amicizie”. Basta fermarsi un attimo su facebook per costatare quante amicizie si sono allacciate tra i partecipanti. Al fine di mantenere questi legami e tenere accesa la fiamma di Kutina, è stato costituito il gruppo facebook “Sulle orme di Ivan Bonifacio”. Abbiamo tantissima voglia di amicizia e continuiamo a nutrirla ogni giorno. La sessione di Kutina 2014 è stata un successo clamoroso. Grazie a tutte le mani che hanno lavorato e collaborato da vicino e da lontano per il piacevole soggiorno. Viva Kutina 2014 nei nostri cuori! P. Elvise Lukong P e r . . . co Anno III, n° 31 - Novembre 2014 no sce rs i la giovinezza dei vecchi Funere mersit acerbo Nella Chiesa del Santuario ove riposa Padre Monti, già da qualche settimana, presso l’altare, è possibile scrivere sulle pagine bianche di un libro il nome dei defunti a noi cari. Essi saranno tutti ricordati nella Santa Messa del 2 novembre. L’iniziativa è apprezzata da molti, anche da chi non frequenta sempre le funzioni religiose, perché ricordiamo spesso le persone che ci hanno lasciato e speriamo, magari in modo un po’ confuso, di ritrovarle un giorno in un luogo dove regni la pace eterna. Infatti le firme si moltiplicano, di giorno in giorno: preparazione sentita, commossa e commovente, che fa riaffiorare momenti di vita comune trascorsi con i defunti, quando ancora erano vicini a noi, tanto da poterli abbracciare; e forse ora rimpiangendo di non averlo fatto quando eravamo in tempo... Mentre preparo la lunga lista di parenti e amici che mi hanno preceduto, e che riassumerò senza citarli tutti (anche per il timore di dimenticarne alcuni!), ecco che un verso antico, frutto di lontane reminiscenze scolastiche, mi ritorna in mente: “funere mersit acerbo”. Mi pare l’oggetto più completo per una meditazione da condividere, senza sminuire la poetica di Virgilio, il quale attribuisce a Enea tali sentimenti, dopo che questi, giunto nell’Ade, rimane profondamente colpito dal pianto dei bambini morti prematuramente. Io non credo che i bimbi passati a miglior vita piangano in Paradiso: anzi, penso che sia loro riservato un posto speciale, luogo di delizie senza fine... Traduco arbitrariamente quell’“acerbo” col significato di morte improvvisa, che trova impreparati tutti coloro, piccoli e grandi, che, per calamità naturali o per mano di uomini crudeli o per disperazione, perdono la vita non facendo neppure in tempo a chiedersi: “Perché?”. I loro nomi non saranno scritti sul libro posto in Santuario, ma saranno da noi ricordati, quasi di più dei nostri Cari, che sono stati accuditi fino all’ultimo respiro e con tanta gratitudine per quanto ci hanno insegnato o testimoniato. SIL Abstulit atra dies et funere mersit acerbo Li strappò il nero giorno e li sommerse in morte acerba (Virgilio, Eneide, libro VI, v. 429) Con il titolo Funere mersit acerbo, G. Carducci scrisse un sonetto alla morte del figlio Dante, tre anni, per meningite; morte che riapriva il dolore per il suicidio del fratello Dante, sepolto accanto al padre. O tu che dormi là su la fiorita collina tosca, e ti sta il padre a canto; non hai tra l’erbe del sepolcro udita pur ora una gentil voce di pianto? È il fanciulletto mio, che a la romita tua porta batte: ei che nel grande e santo nome te rinnovava, anch’ei la vita fugge, o fratel, che a te fu amara tanto. Ahi no! giocava per le pinte aiole, e arriso pur di vision leggiadre l’ombra l’avvolse, ed a le fredde e sole vostre rive lo spinse. Oh, giù ne l’adre sedi accoglilo tu, chè al dolce sole ei volge il capo ed a chiamar la madre. 16 P e r . . .t e s Anno III, n° 31 - Novembre 2014 ti n mo i a r e emanuele e bonifacio Una pozione di santità al giorno... Una pozione di santità al giorno fa bene alle coronarie e ridona la voglia di vivere. Parole, pensieri e preghiere in compagnia di Fratel Emanuele STABLUM e Fratel Bonifacio PAVLETIC Preghiamo per L: per l’intercessione di fr. Emanuele, il Signore doni salute a lui e pace ai genitori (mail dell’8 ottobre) Ti ringrazio per la preghiera per il piccolo L, appena mi telefona la mamma le dirò che stiamo pregando tutti. Il bimbo ha fatto una viacrucis incredibile da ormai quattro anni: è dell’Abruzzo, malato di tumore al fegato, mandato all’ospedale di Genova, trasferito a Bergamo dove ha avuto il trapianto con un pezzo di fegato donato dal papà, e poi cicli e cicli di chemioterapia. Ora l’hanno rispedito dopo tre anni a Pescara, poi a Padova per radioterapia. Pochi giorni fa, a casa, all’improvviso sembrava soffocare per un nodulo in gola, la mamma lo ha rianimato e portato in ospedale: da Pescara trasferito a Firenze per asportare il nodulo, di nuovo a Bergamo e ancora Pescara. Il bimbo è vivo, parla, ha febbre, ma vuole vivere e la mamma insiste che vuole il miracolo, convinta che il Signore lo fa e che non le toglie il suo bimbo, perchè glielo ha già ridato diverse volte. Fratel Emanuele ha fatto e sta facendo tutta la viacrucis vicino a L, sotto il suo cuscino in tutti gli ospedali, ogni notte, ogni giorno, ogni crisi. Lo abbiamo invocato, pregato, supplicato. Egli accompagna mamma bambino e padre ormai sfiniti, ma sempre stupiti, perchè il bimbo come un fiore, si piega e si rialza... si abbassano i valori e si rialzano e ancora vive! Anch’io desidero per loro il miracolo, vero e completo. Lo stiamo chiedendo. E se non lo otteniamo non importa, noi lo chiediamo con fiducia, sapendo che il miracolo è già questa compagnia e questa speranza per i poveri genitori, che si sentono accompagnati da una presenza buona, animatrice della loro Speranza. Non è solo preghiera, ma sincera e commossa gratitudine, qualsiasi cosa accada. (mail del 17 ottobre) Ho avuto notizie di L. La mamma dice che ha avuto un miglioramento che lei sperava (ha giocato tutto il pomeriggio con i cugini, ma fino a ieri aveva l’ossigeno; io l’ho sentito al telefono strillare a pieni polmoni, ma la situazione resta precaria; ha potuto fare l’ultimo ciclo di chemioterapia, ora si attende il resto). Questo è avvenuto proprio ieri che ho terminato la Novena. Ma oggi ricomincio a pregare perchè c’è bisogno tanto. La mamma vuole assolutamente e crede che suo figlio guarirà e che Fratel Emanuele diventerà Santo! Io l’ascolto semplicemente, ma quasi convince anche me: intanto a pregare, sicuramente a sperare e credere come i bambini.Sr. TB Ivan da giovane ebbe un’ambizione grande: studiare medicina. Comprese però che era pura velleità in una regione senza centri di studio. Dirà nella maturità della sua vita: “Ma si vede bene che il Signore non ha voluto. E ne lo ringrazio infinitamente, perché a quest’ora chissà dove io sarei. Forse la superbia e l’ambizione mi avrebbe fatto trascurare e perdere la salute dell’anima mia”. Seguì la via obbligata per tutti i ragazzi di quel tempo. Dopo aver frequentato la scuola popolare, divenne pastorello del suo disomogeneo gregge domestico: una mucca, una capra, una pecora. Vita poco bucolica e molto sofferta… passava i giorni in un’amara infinita solitudine. Ivan si volgeva verso il campanile di Kutina e adorava Gesù nell’Ostia santa, che non poteva adorare nella chiesa, e sfogliava il suo libretto di preghiere. (G. Cazzaniga) 17 Anno III, n° 31 - Novembre 2014 A N A 19 ottobre Introduzione Attirami a te 16 novembre Ct 1,1-17 Bruna sono, ma bella enica, presso il Monti, 7Ctdicembre 2,1-17 La voce del diletto 11 gennaio le dell’Istituto. Ct 3, 1-11 Cerco l’amato del mio cuore a n ru A R E I T N O M V A Pe IM PR nno o a 4 8 febbraio sieme un pranzo Ct 4,1-16 Il canto di primavera chiediamo un’ofpese e la corte8 marzo za entro il giove- Ct 5,1-16 Il cuore veglia nella notte 19 aprile Ct 6,1-12 Colei che sorge come aurora 17 maggio Ct 7,1-14 Il profumo del desiderio 7 giugno Ct 8, 1-14 Sigillo sul mio cuore Madre dei Figlilettura del Una macolata Cantico dalla parte zione (CFIC) di chi ha incontrato adremonti.it l’amore anche camminando su sentieri impercorsi, e, improvvisamente, s’è ritrovato a chiedersi: ma Dio, dov’è? Quando cercava se stesso/a negli anfratti dei muri screpolati e nei sogni della notte, piangendo lacrime di dolore amaro e poi, finalmente, i muri degli occhi sono stati abbattuti da gioie irrompenti. ottobre 2014 giugno 2015 luce nei tuoi occhi Leggiamo il Cantico dei Cantici gli incontri orario Si tengono al mattino di domenica, presso il Santuario del Beato Luigi Maria Monti, Saronno - Via Legnani, 4. 9.00 10.00 Possibilità di parcheggio nel cortile dell’Istituto. 30/09/2014 08:03:25 Santa MESSA Meditazione; Riflessione personale e preghiera 12.30 Pranzo Responsabile degli incontri: padre aurelio mozzetta, cfic. Per chi desidera si potrà vivere insieme un pranzo semplice e conviviale, per il quale chiediamo un’offerta volontaria quale contributo spese e la cortesia di comunicare la propria presenza entro il giovedì sera, (tel. 02 96708235). 18 AVVISO SACRO TO E MONTI Anno III, n° 31 - Novembre 2014 Santuario del Beato Luigi Maria Monti - Saronno Nel Cuore della Carità Montiana Via A.Legnani,4 - 21047 Saronno (VA) - Tel. 02 96702105 - Fax 02 96703437 e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892 orario delle celebrazioni del santuario Giorni Feriali 6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta) 7.00 Santa Messa (lunedì in cripta) 9.00 Santa Messa 18.50 Rosario e Vespro Tutti i giovedì 18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni DOMENICA E FESTIVI 8.20 Lodi del Mattino 9.00 Santa Messa 19.00 Santa Messa sacerdoti a disposizione in santuario P. Aurelio Mozzetta, rettore P. Pierino Sosio - P. Roy Puthuvala - P. Michel N’Galulaka offerte Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre Monti EUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0 presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNO Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe Direzione: Via San Giacomo, 5 - 21047 Saronno (VA) Tel.02 96702105 - Fax 02 96703437 e-mail: [email protected] Direttore: Saverio Clementi sito web: www.padremonti.org Hanno collaborato per questo numero: Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Padre Zezinho, P. Emanuel Mvomo, Agata, B, Aldo Fabio, SCM, Sil, Gio, Stefano, Maurizio, I cercatori di Dio, P. Elvis Lukong, Suor TB, G. Cazzaniga, Raffaele Mugione. Redazione: Aurelio Mozzetta Raffaele Mugione (Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari) 19