Il babelino di PB
Letteratura per divertimento
Numero 1
Chopin e musica
Perché questa scelta?
Parliamone brevemente
Il babelino di PB # 1
Chopin e la sua musica
di mm
nato a lisbona eccetera
Di Chopin A. Capri scrisse che “cantò i più chimerici e fantastici erramenti dell’anima”.
Non di rado, infatti, nella sua produzione pianistica si trovano gli elementi delicati, ardenti, talvolta torbidi e morbosi delle sue passioni, della
sua malinconia.
Con Chopin il pianoforte giunge ad un fondamentale punto di svolta, dal momento che egli
ne fa il suo maggior confidente, il compagno di
vita.
Nell’approfondire lo studio del pianoforte, Chopin impone una
svolta decisiva al superamento dei problemi stilistici e
formali che avevano
fino a quel momento
costretto la musica
romantica.
I suoi 21 Notturni,
composti tra il 1827
e il 1846, assieme ai
26 Preludi (18361839), per la loro
immediatezze ed essenzialità della forma, rappresentano uno degli
apici del Romanticismo europeo.
Le sue modulazioni tenere ed impreviste aprono
nuovi orizzonti verso l’avvenire, preannunciando Wagner e lo sviluppo dell’armonia moderna, sino all’impressionismo di Debussy e
Ravel.
Tutto questo fa parte di uno studio attento, quasi
amoroso della più limpida classicità (Bach e
Mozart furono l’ideale di questo straordinario
musicista) sensibilissimo fino alle estreme conseguenze.
La produzione chopiniana non si ferma solo ai
preludi e ai notturni.
Figurano anche composizioni classiche come i
concerti e le sonate, composizioni dal respiro
ampio e dalla struttura più libera come gli
scherzi e le ballate.
E’ la sua terra d’origine, la Polonia , che riveste
un ruolo particolare nella sua produzione.
Se le mazurche sembrano essere piccole e intime
rievocazioni del folklore musicale polacco, altre
composizioni più strutturate come le polacche, o
la fantasia su arie polacche
sono l’ambiente ideale dove il
compositore può con più personalità rielaborare idee o ricordi della lontana patria, che
posso essere ritmi, incisi melodici, o altro.
Accanto a questa, gli studi per
pianoforte rappresentano un
caposaldo della musica in
quanto Chopin trasforma lo
studio da genere essenzialmente didattico in vera e propria composizione artistica (v.
gli studi per pianoforte op.10 e op. 25).
Essi sono la trasfigurazione lirica di altrettanti
problemi tecnici. Il risultato è una penetrazione
armonica straordinaria, una trasmutazione in
poesia che offre buoni motivi per un costante
paragone fra Chopin e Leopardi.
Vengono così superate le analogie che legano i
due, dove il contenuto umano dolente, pessimistico, sconfitto si fa cosmo in Leopardi, risonanza universale.
In Chopin il dolore rimane legato alla sua persona, e l’artista si fa portavoce della sua univer-
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Chopin e la musica
salità.
La musica di Chopin è particolare. Essa lega le
note fra loro in modo da accenderne il significato che solo un animo sensibile può cogliere.
I Preludi, composizioni brevi e con esposizioni
essenziali, condensano in poche battute (v.
quello in la magg., o quello in do magg.) sensazioni, atmosfere. Tecnicamente sono costruiti
sul circolo delle quinte, alternando il modo
maggiore a quello minore.
Il contenuto umano della musica di Chopin risente indubbiamente del respiro del secolo del
Romanticismo. La sostituzione dell’arte alla
vita, l’inettitudine a vivere, quel desiderio insoddisfatto di sogni, chimere, fanno di Chopin
un uomo permeabilissimo ai mali del secolo.
Ecco i Notturni, allora, tutti interiorità, introspezione, psicologia. Il trepido lirismo cede il passo
ad una visione quasi dostoevskiana della vita:
un’attrazione dal mondo esterno per calarsi con
morbosa curiosità, cupa immediatezza nei più
intimi recessi dell’animo umano.
Su quelle note, sui tasti del pianoforte, si fissano
ineluttabilmente le ombre dell’esistenza.
Leo Ferrero definì quella di Chopin “ poesia
dell’adolescenza”: la vita nelle sue manifestazioni più nobili, spensierate, vissute nel sogno,
ha dentro di sé la dolorosa consapevolezza di
una irrealtà fortemente pervasiva.
In un’intervista rilasciata ad un quotidiano, il
grande pianista Maurizio Pollini, vincitore a soli
18anni del premio Chopin a Varsavia, disse:”
Chopin ha creato la scrittura pianistica più seducente mai trovata da un compositore. Usando le
possibilità del pedale e la disposizione degli accompagnamenti, scritti in modo da far cantare
meglio la melodia attraverso il fenomeno degli
armonici. E’ l’arte di cantare: eludere l’idea di
pianoforte come strumento percussivo, farlo diventare uno strumento cantante. …Diceva Rubinstein:” posso suonare una Sonata pirotecnica
come fosse niente, devo pensare ogni nota di
Chopin per poterlo suonare”.
La fantastica semplicità di Chopin, la sua rapsodicità vanno intese come indicazioni di ordine
psicologica, non già estetico o stilistico.
L’artista, morto a soli 39 anni, rimane al di qua
della vita, lasciandoci un testamento musicale di
vaste proporzioni; comunque un compositore attento al più intimo dettaglio.
Massimo Mila a tal proposito ha scritto” in Chopin come in Baudelaire, abbiamo il caso, tipicamente romantico e moderno, di un mondo
sentimentale che anche se languido, morboso,
sfatto, non si manifesta per mezzo di forme in
sfacelo, di anarchia, di dissoluzione, ma si redime nell’arte attraverso un classico senso della
forma e della trasfigurazione estetica. Chopin è
il caso limite del decadimento morale, che non
si fa decadenza artistica”.
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Angolo poesia
Il babelino di PB # 1
Il cuore di Chopin
di ciano
nato e vissuto
È come se fossi qui e in un certo modo ci sei. La
tua voce sovrasta senza fatica lo sferragliare del
treno che attraversa il buio fitto di una notte autunnale, in questa Europa che non sarà mai più la
stessa, senza di te. Immagino i tuoi occhi che ridono in quel modo strano. Occhi da cane bastonato, in cima a quel naso adunco, ereditato da
nostro padre, e quella bocca piccola e carnosa, da
ragazzina, che faceva a pugni con tutto il resto.
Forse sono l'unica a capire il tuo strano umorismo.
Quasi
tremila
persone fuori da La Madeleine, a piangere il più
grande genio di tutti i
tempi, sulle note di Mozart, e solo io ti immaginavo sorridere, divertito
da quel tendone di velluto
steso sul coro femminile.
Tante polemiche, ma alla
fine si è fatto come volevi
tu. Un coro femminile a
La Madeleine... solo tu
potevi riuscirci! E la marcia funebre al Père Lachaise, arrangiata da Reber? Semplicemente
stupenda! La gente impazzisce per te. Semplicemente impazzisce. I giornali non fanno che parlare di artisti e politici che spergiurano di essere
stati presenti al tuo capezzale. Tu, che con la
morte ci hai sempre convissuto, hai organizzato
tutta questa baracconata. E ridi. Anche di me,
sballottata su questo treno, con il tuo cuore in valigia, in un barattolo pieno di brandy. L'urna del
grande maestro, il cui cuore riposa molto più che
simbolicamente, sigillato nella chiesa della sua in-
fanzia. Ancora una volta, alla fine si è fatto come
volevi tu. Immagino il tuo volto, il volto di un
grande genio della musica, che smette infine di ridere, si asciuga furtivamente gli occhi con le nocche. Torna l'uomo serio e carismatico di sempre.
L'uomo che ha conquistato il mondo con la sua
musica, ma pur sempre un uomo, tormentato dalla
tubercolosi dall'adolescenza, tormentato dalla
morte che sembrava sempre imminente e da
quella paura irrazionale
di essere sepolto vivo.
È come se fossi qui e in
un certo modo ci sei.
Mi guardi con quegli
occhi dolcissimi e la
tua voce sovrasta senza
fatica lo sferragliare
del treno. <<Grazie
Ludwika,
sorella
mia.>>
Before the funeral, pursuant to Chopin's dying
wish (which stemmed
from a fear of being
buried alive), his heart
was removed and preserved in alcohol (perhaps
brandy) to be returned to his homeland, as he had
requested. His sister later took it in an urn to Warsaw, where it was sealed within a pillar of the
Holy Cross Church on Krakowskie Przedmieście,
beneath an inscription from Matthew "For where
your treasure is, there will your heart be also."
(fonte: wikipedia)
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Chopin e la musica
Il rumore delle emozioni
di ciano
nato e vissuto
Chopin sapeva come trasformare le emozioni in
musica. Tutta la sua carriera, tutto il suo genio,
passava dai suoi occhi alle sue mani. Il dolore,
l'amore, la passione, codificate negli spartiti, sono
in qualche modo il rumore della vita. Chissà come
l'avrebbe descritto quest'eco, nell'aria immobile
dell'ultimo pomeriggio di maggio. L'eco di quel
blocco di bronzo, tributo alla sua vita, che si accartoccia al suolo.
Nel 1907, Wacław Szymanowski aveva scolpito
le sue sembianze, immaginandolo pensoso sotto un
salice battuto dal vento. Si
avvicinavano i cent'anni
dalla sua nascita e aveva
pianificato di inaugurare la
statua più grande e maestosa che fosse mai stata
dedicata al musicista più
importante di tutta la Polonia, il primo marzo 1910.
La grande guerra lo costrinse a tenerla in magazzino fino al 1926. Solo
quattordici anni dopo, la
Gestapo e il Commissariato del Popolo degli Affari Interni, cercarono di cancellare dalla memoria
del mondo, l'effige del musicista.
Noi, col fiato sospeso, non sentivamo la musica.
Non sentivamo la morte imminente per tanti,
troppi di noi. Non sentivamo il dolore. Solo un
suono disarticolato. Brutto, nella sua ruvida realtà. Solo materia soggetta alla volgarità dell'attrazione gravitazionale. Forze applicate,
cedimenti strutturali, deformazione, orrore. La
memoria era la sola cosa che ci teneva in piedi,
attoniti spettatori della storia che marciava sulle
strade della nostra infanzia. Tutti, ci giurerei, ci
stavamo chiedendo come avrebbe fatto lui, Chopin, a trasformare in musica tutta questa bruttezza.
O forse il suo cuore sarebbe rimasto in silenzio,
come il nostro. Quel cuore che qualcuno aveva
rubato dalla chiesa della Santa Croce. Nascosto.
Avvolto negli stracci in qualche remoto scantinato, per tenerlo in salvo da tutta questa follia.
Anche la morte, merita lunghe e travolgenti messe
da requiem. La
morte che nella sua
immobilità, nei suoi
odori, nel suo lento
cominciare a marcire, tornare materia
senza forma né
anima, consegna i
geni alla storia.
Certe emozioni, non
fanno rumore.
On 31 May 1940,
during the German
occupation of Poland
in World War II, the
statue was destroyed
by the Nazis. It was reconstructed after the war,
in 1958. Since 1959, free piano recitals of On 31
May 1940, during the German occupation of Poland in World War II, the statue was destroyed by
the Nazis. It was reconstructed after the war, in
1958. Since 1959, free piano recitals of Chopin's
compositions have been performed at the statue's
base on summer Sunday afternoons.
(fonte: wikipedia)
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Il babelino di PB # 1
L’alfabeto di Chopin
di ciano
nato e vissuto
Assenza di esibizionismo:
«L’assenza di qualsiasi tipo di esibizionismo, la sonorità estremamente ridotta e la totale rinuncia alla
seduzione timbrica ci obbligano a una profonda revisione dell’immagine sonora che abbiamo della
sua produzione.» (Luca Chiantore)
Ballata :
«Tanto per la sua cura e l’intenso melodismo come per la ricchezza armonica della scrittura, la collezione delle quattro ballate di Chopin conforma uno dei cicli più rotondi, interessanti e ricchi di tutto
il pianismo romantico. Per molti melomani rappresenta inoltre la più bella e più originale delle sue
creazioni.» (Justo Romero)
Cratere nell’Oceano:
«L’opera di Chopin è profonda e violenta come un cratere nell’oceano. Con la sua musica ha abbellito
e nobilitato tutto. Nelle interiora della terra polacca ha scoperto pietre preziose con le quali ci ha costruito un tesoro. » (Jan Paderewski)
Do maggiore:
«Lo studio in Do maggiore è uno dei più difficili e virtuosistici della collezione. (…) Mai prima d’allora erano stati eseguiti sulla tastiera arpeggi tanto aperti come quelli che appaiono in questi pentagrammi. D’altra parte, la grande apertura della mano e i suoi conseguenti movimenti laterali
obbligavano – e obbligano – ad abbandonare la posizione convenzionale della mano sulla tastiera…
» (Justo Romero)
Eleganza quasi sospettosa:
«Era un uomo minuto, di un’eleganza quasi sospettosa, statura poco più di un metro e mezzo e circa
45 Kg di peso, che spendeva più in vestiti, guanti e cocchiere che in libri o musica…Tuttavia, dietro
questa apparenza equanime si nascondeva uno dei maggiori rivoluzionari della storia della musica.»
(Jeremy Siepmann)
Fantasia:
«Quando appaio in scena davanti alle signore del pubblico e suono la mia Fantasia su temi polacchi,
mi sento perfettamente, l’orchestra mi intende e il pubblico ci comprende entrambi.» (Chopin)
Genio e Impegno:
«Chopin potrebbe pubblicare qualsiasi cosa senza firmarla; le sue opere si riconoscono sempre. Questa
osservazione include tanti elogi quanti rimproveri: gli uni per il suo genio, gli altri per l’impegno. (…
) E sebbene la sua fama sia sufficiente immortalare il suo nome nella storia moderna dell’arte, la sua
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Chopin e la musica
opera resta limitata allo stretto ambito della musica per pianoforte, quando, con le sue qualità potrebbe arrivare ad una altezza più elevata, e da lì esercitare un’immensa influenza nel progresso
generale della nostra arte.» (Robert Schumann)
Ingiusto:
«…di spirito chiuso, indifferente alla letteratura e alle altre arti, si interessa solo alla musica, all’interno della quale si mostra appassionatamente ingiusto. Non si sforza di capire agli stranieri,
malgrado siano suoi amici e ammiratori, come Schumann e Berlioz. Odiando i prussiani e non potendo sopportare gli inglesi, non comprende la metà del mondo e non fa niente per comprenderla.»
(Romain Rolland)
Linguaggio personale:
«Chopin esplora e sviluppa le risorse del piano – del nuovo piano romantico – fino ai sottili mondi
espressivi che richiamano la naturalezza artistica e il suo virtuosismo. Questa confluenza, alimentata dal successo e dal riconoscimento, sarà la base di un linguaggio personale e assolutamente innovatore, che spianerà il cammino al grande splendore che tanto nelle sale dei concerti quanto
nelle tavole di lavoro dei più illustri compositori, sperimenterà il pianoforte. » (Justo Romero)
Mazurca:
«Per comprendere quello che Chopin ha saputo dare alla mazurca con la sua tastiera iridata, è necessario aver visto ballare la mazurca in Polonia; solo lì si può cogliere quello che questa danza
racchiude di altezzoso, tenero, provocante.» (Ferenc Liszt)
«…le mazurche di Chopin sono il vero passaporto della sua anima in un mondo sociopolitico di
sogni movimentati» (Wilhelm von Lenz)
Notturni:
«Il carattere libero, meditativo e incline alla fantasia del notturno si convertì così nel veicolo ideale
dell’espressione più interiorizzata e suggestiva del compositore polacco.» (Justo Romero)
Opera musicale:
«Chopin non scrisse veri e propri concerti, alla stregua di Mozart, e ancor meno alla stregua di
Beethoven. I suoi concerti sono opere per pianoforte con accompagnamento orchestrale. Le parti
soliste erano scritte da un genio che maturava rapidamente, mentre le parti orchestrali erano frutto
di uno studente avvantaggiato.» (Ronald Crichton)
Purezza:
«Chopin è uno dei compositori più puri, di buon gusto che siano mai esistiti. La più rotonda negazione della volgarità.» (Jesús Bal y Gay)
Qualcosa di più:
«Chopin aveva già smesso di interessarsi, negli anni in cui viveva ancora a Varsavia, alla scuola
pianistica di quel tempo; aspirava a qualcosa di più e si sarebbe distinto dagli altri pianisti.» (Julian
Fontana)
Rispetto:
«Nel mio appartamento troverete molte partiture, più o meno degne di me. Ripartite i manoscritti
finiti tra i miei amici. I pezzi inconclusi, in nome dell’amore che mi portate, per favore, bruciateli
tutti (…), senza eccezione, perché ho troppo rispetto del mio pubblico e non voglio che tutte le
opere incomplete e che non siano degne di lui circolino per colpa mia e sotto il mio nome.» (Fry-
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Il babelino di PB # 1
deryk Chopin)
Sonata:
«Suono. Scrivo. Della mia Sonata per violoncello e piano gioisco e mi struggo. La butto via in un angolo, poi la prendo di nuovo.» (Fryderyk Chopin)
Tarantella:
«La tarantella rappresenta una delle poche incursioni di Chopin nella musica estranea al folklore polacco. (…) Nella Parigi di quei tempi imperava la moda dell’ “italiano”…(…), il ritmo agile, appiccicoso e leggero della danza popolare del sud Italia attirava particolare simpatia.» (Justo Romero)
Unico:
«Cura i suoi piani in modo tale che non ha mai bisogno di usare un forte violento per produrre i contrasti desiderati. Non si sente, grazie a questo, l’assenza degli effetti dell’orchestra che esige la scuola
tedesca di piano, ma ci si lascia trascinare da lui, come se fosse un cantante poco preoccupato dall’accompagnamento e che si abbandona ai suoi propri sentimenti. In definitiva, è unico al mondo tra i
pianisti.» (Ignaz Moscheles)
Valzer:
«I valzer di Chopin hanno, al di là del carattere tradizionale del valzer, quel marchio inconfondibile
che si può trovare solo nelle sue composizioni. È come se con il suo sguardo di grande artista comtemplasse i ballerini per pensare ad altro. Sono opere che sembrano improvvisate in piena sala da
ballo.» (Robert Schumann)
Zenit:
«Il pubblico è stato sottomesso dall’ammirazione e dall’estasi; Chopin ha raggiunto il suo zenit.»
(Léon Escudier)
Angolo poesia: spazio per 2 si due colonne
poesia 1
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poesia 2
Chopin e la musica
La solita musica
Domani ho l’ultima interrogazione di musica e
non ho ancora letto un rigo. Fisso il libro chiuso
davanti a me, mentre sento la tempesta che si sta
preparando dentro casa.
Se fosse musica sarebbe un rullo di tamburi.
La sento cominciare dal nulla, nella voce buia di
mio padre che dice: io vado.
E’ un colpo di gong che spacca il cuore.
Pausa. Anch’essa un segnale. Un segnale di
guerra.
Torni tardi?
Questa è mia madre, il suo filo di voce è un lamento di flauto che piagnucola.
Forse, non so.
Una nota stonata gli fa tremare in bocca le parole,
si trattiene, poi continua:
Credo…tardi, sì.
Cerca la giacca, lui non si ricorda mai dove l’ha
messa quando ha fretta di andar via. Ma mia
madre non lo molla, dalla cucina gli va dietro.
Come il tuono segue il lampo. I suoi passi sono
piatti che tintinnano in crescendo, tacchi come
bacchette che picchiano sempre più forte. Sembra
un film del terrore e aspetto il finale col fiato sospeso. Eccolo. Tre parole di lama tagliente che
s’infilano nel corridoio:
Vai da lei?
Questo è il dolore di una corda di violino scorticata.
Vai da lei anche oggi?
Riconosco l’improvviso silenzio, è tutto un accordar di strumenti, poi inizia la musica dal vivo. E’
musica da camera, da camera mia. L’ unica colonna sonora che non obbedisce al tasto ON/OFF.
Non puoi trattarmi così!
Che cosa vuoi che faccia?
Ascoltami, almeno! E guardami, abbi almeno il
coraggio di guardarmi negli occhi quando ti
parlo!
Sono impegni di lavoro!
Non trattarmi così, ho detto, basta!
E cosa dovrei fare?
Il ritornello invade ogni stanza, non c’è un angolo
muto, dove taccia l’orchestra. Allora sbatto la
porta, è il mio avvertimento, lasciatemi-in- pacevoi- due, ma ancora risuona invisibile la loro presenza alle mie spalle.
Non si può andare avanti così!
Che cosa vuoi da me?
Lo sai che cosa voglio da te!
Tu non mi hai mai amato! Io…
E’ colpa tua, tu, tu hai rovinato tutto!
Non si può andare avanti così!
In questo coro di note interscambiabili, canticchio
il mio motivetto preferito: se lei ama me, e lui
ama me, e io li amo entrambi, è tanto difficile
amarsi tra di loro?
Si vede che nella matematica degli affetti non vale
la proprietà transitiva. Non vale per due musicisti
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Il babelino di PB # 1
diventati sordi a loro stessi, che nemmeno si accorgono del male che fanno a me, semplicemente
con le parole. Non si chiedono dove sia il mio
spazio, in questo spartito che è un duetto tra loro
fatto a colpi di pistola.
Io lo so, è in mezzo a loro. Ormai conosco la canzone a memoria e ho imparato a schivare i proiettili. Perciò adesso apro il libro, come fossi sorda
anch’io, e mi metto a studiare questo…Sciopen,
con l’acca: uno che, alla mia età, suonava il pianoforte da dio, pare.
Secondo me era orfano.
angolo poesia
ANgolo fumetti! o qualcosa così:::....................................................
cruciverba su Chopin? ()posso fare
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Il babelino di PB # 1
Il pianoforte
di Marco Marengo
Come se una strana forza, energia nemmeno a lui del tutto chiara, ne tirasse giù i
tasti facendoli suonare. Lui si trovava con le
dita nel posto giusto ed al momento giusto.
Difficile spiegare tutto ciò, questa grande
magia della musica. Avrebbe voluto raccogliere con le mani quei suoni che sfuggivano, che svanivano nell’aria rendendola
migliore.
Uno come lui, così amante delle raffinatezze non sopportava i “brutti suoni” e le
maniere grossolane.
A volte aveva l’impressione che quel pianoforte si spostasse per seguirlo. Voltandosi
di scatto più di una volta aveva percepito
ciò. Nel guardarlo sussurrava –il potere
della musica…- e ridacchiava allontanandosi, pensando e ripensando alle sue composizioni, spesso costruite senza osservare
regole troppo meticolose.
Dopo quei pochi passi eccolo tornare subito
sui suoi per pretendere sempre di più da
quel pianoforte. A volte, nelle pause, si interrogava sul futuro della sua musica…
chiudendo gli occhi immaginava suoni
ovunque e per tutti. Gente per le strade con
piccoli e potenti generatori di suoni, i suoi
suoni!
In questo futuro mentale lui non avrà presenza fisica, ma la sua essenza (la parte
più nobile e migliore) accompagnerà le persone durante le giornate, le serate, le notti
insonni.
La magia non avrà fine.
Il pianoforte che ha di fronte, percependo
questi concetti, si rattrista facendosi da
parte. Il giovane Chopin deve indirizzare al-
trove le sue idee sul futuro della musica,
così facendo il pianoforte si tranquillizza e
torna quell’intesa che ha reso grande chi
meritava tal grandezza.
Chopin sa bene che è facile fantasticare, le
astrazioni sono alla portata di tutti. Altra faccenda è concretizzare ciò che naviga nel
grande cosmo della nostra testa. Lui ci sta
riuscendo ed il suo futuro sarà un crescendo. Lavoro, tanto lavoro ed al bando gli
inutili interrogativi sulla vita che fanno perdere tempo all’esercizio quotidiano.
Altre volte si domanda come potrebbe manifestare la sua musica se fosse un essere
vivente privo di dita.
-Come potrei esprimermi? Di sicuro troverei
il modo… se fossi un polpo?L’assurdità di questi interrogativi fanno nuovamente preoccupare il pianoforte che,
sobbalzando, lo richiama all’ordine.
Un futuro senza dita escluderebbe il povero
pianoforte, relegato in un angolo buio e polveroso.
Creature senza dita, nell’osservarlo, si domanderebbero a cosa serviva.
Il pianoforte di un Grande relegato in un
museo nella sezione “Grandi misteri”.
Esseri senza dita lo osservano raccogliendo dall’aria, grazie a lunghi filamenti, la
musica di Chopin.
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Chopin e la musica
Musica e letteratura
di
Perché alcuni testi che sembrano poco
musicali ma dopo averli ascoltati e riascoltati diventano improvvisamente molto
musicali, anzi orecchiabili?
E’ un problema politico o scientifico, cioè
dipende dal nostro rifiuto preconcetto
dall’accettare una musicalità nuova o dal
fatto che il nostro cervello deve abituarsi
ad una nuova musicalità?
Maryanne Wolf nel testo “Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che
legge.”,2009 Milano casa editrice “Vita e
Pensiero” sostiene che non esiste nel cervello umano alcun centro della lettura ma
che il cervello riepiloga nei pochi anni
dell’infanzia il lavoro compiuto dall’umanità in millenni fino a pervenire alla lettura
fluida attivando specifiche aree cerebrali
che sono diverse a seconda del tipo di
lingua e quindi del tipo di alfabeto usato.
Nello sforzo di leggere, il cervello impara
ad usare determinati percorsi neurali che
si specializzano per ogni tipo di lingua.
La velocità del riconoscimento morfologico e lessicale consente al cervello
quelle pause che gli permettono di comprendere e di prevedere quello che sta
leggendo e ciò che andrà a leggere rendendo ancora più veloce la lettura.
Alcune strutture tipiche della nostra lingua
vengono riconosciute al volo e noi abbiamo più tempo per il testo. Nello spazio
temporale che si crea si colloca il tempo
necessario per valutare non solo il senso
ma anche la musicalità di un testo, la sua
piacevolezza all’orecchio, la facilità con
cui le parole si accordano gradevolmente al senso delle frasi.
Da bambina sono stata folgorata dai versi
di Foscolo:
“………………Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,….”
Che suonavano e suonano ancora al mio
orecchio musicali ed ariosi supremamente adatti ai cimiteri inglesi evocati nei
“Sepolcri”
Molto dipende dall’ispirazione dell’artista,
da ciò che Croce chiama “Poesia e non
poesia”. In componimenti lunghi, molto rigidi metricamente, l’autore raggiunge vertici di fluidità: esempio“…quali colombe
dal disìo chiamate…”(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno,Canto V) ma
altre parti sono meno musicali anche se
ritmate dal verso.
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Il babelino di PB # 1
Per completezza di informazione noto che
la teoria e la prassi strutturalista posteriore
a Croce considera l'opera presa in esame
(testo letterario, creazione pittorica o filmica) come un insieme organico scomponibile in elementi e unità, il cui valore
funzionale è determinato dall'insieme dei
rapporti fra ogni singolo livello dell'opera e
tutti gli altri e respinge come parziale e
fuorviante una lettura dicotomica del testo
letterario.
La struttura metrica dei versi tradizionali,
che lungi dal raggiungere una forma musicale, vuol forzare le parole e i concetti in un
letto di Procuste, spesso mi suona forzata
e ridicola.
Certamente la metrica non era stata codificata per rendere musicale il verso ma per
ritmarlo in modo che fosse possibile leggerlo scandendo le parole con la lira.
“Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi,
quem tibi finem di dederint, Leuconoe, ..”
(Orazio, Odi I, II : Carpe diem)
Non so se conoscete la lettura metrica ma
nulla ha a che vedere (a mio giudizio) con
la tristezza accorata della caducità della
vita che esprime questo testo.
Il suono dì//dederìnt… è una allegra cascatella.
La musicalità del testo è qualcosa di diverso, di più sottile, soggetto a mutamenti
di gusto, difficile da apprezzare se ne siamo
impediti od ostacolati da pregiudizi che ci
impediscano di sentire davvero.
Pensiamo all’insuccesso clamoroso del
“Barbiere di Siviglia”:
“Il barbiere di Siviglia” è un'opera di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini
tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais. Prima di lui, Giovanni Paisiello
aveva messo in scena il suo Barbiere di Siviglia nel 1782.
La prima rappresentazione ebbe luogo il 20
febbraio 1816 al Teatro Argentina a Roma e
terminò fra i fischi. A provocarli, secondo i
pettegolezzi dell'epoca, sarebbero stati gli
impresari di un teatro concorrente, il Teatro
Valle; secondo altri, la colpa fu di alcuni seguaci di Paisiello e della sua versione del-
l'opera. Il solo annuncio che Rossini stava
preparando una nuova versione del Barbiere di Siviglia aveva suscitato non poche
polemiche, anche in considerazione del
fatto che all'epoca Paisiello era ancora vivo.
Il fiasco della prima fu però riscattato immediatamente dal successo delle repliche e
l'opera di Rossini finì presto per oscurare la
precedente versione di Paisiello.
In questo caso un’opera letteraria ispirò il
componimento musicale. Molti sono gli
esempi in tal senso anche in epoca recente. Molte composizioni musicali sono
state ispirate dalla lettura di testi e molti
testi traggono ispirazione dalla musica.
Sommamente musicale al mio orecchio è “Il
grande Gatsby” che lessi per la prima volta
nella traduzione di Fernanda Pivano. Le atmosfere, la tristezza, la solitudine e la suprema eleganza di quel mondo sono rese
dalla traduttrice in un modo che tocca il mio
cuore. Dico traduttrice e non dico Francis
Scott Fitzgerald perché non so quanto
quella meravigliosa prosa sia di Fernanda
Pivano e quanto sia dello scrittore americano. Non ho una conoscenza così approfondita dell’inglese che mi consenta, mentre
leggo, di valutare la qualità musicale del
testo, poiché riesco solo a compitare, a coglierne il senso. L’intreccio, i personaggi, gli
sviluppi del romanzo contribuiscono alla
partitura, a rafforzare l’impressione di massima fluidità ed armonia.
Gatsby è un delinquente elegante e solitario perso nel suo sogno. Davvero affasci-
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Chopin e la musica
nante. E la musica è fascino.
Scrive Proust:
“…le théme musical est une véritable idée
qu’exprime le compositeur et il permet l’accés à un universe eternel, inaccessible à
l’intelligence mais bien réel : celui de l’art
qui dure, contrairemente à l’amour.... » (il
tema musicale è una idea vera che esprime
il compositore e che permette l’accesso a
un universo eterno, inaccessibile all’intelligenza ma assolutamente reale : quello
dell’arte che dura, contrariamente all’amore.)
“La piccola frase” di Vinteuil che Swann ha
udito in casa della signora Verdurin ha rivelato a Swann stesso la profondità del suo
amore per Odette. Quando gli capiterà di
risentirla , dopo anni, la piccola frase gli riconsegnerà intatto al suo cuore quell’amore
vituperato e finito, cui egli mai più attingerà.
L’unico istante della sua vita in cui si era
sentito vivo.
Anche nella “Sonata a Kreutzer” di Tolstoj
la musica è galeotta d’amore. Il pezzo romantico e struggente diventa per il protagonista l’occasione della corruzione della
moglie che cede alle lusinghe dell’amore
romantico proprio a causa dell’esposizione
alla musica. Tolstoj scrive un racconto noir
alla Dostoevskij.
A propos: mi ha riferito una signora russa
che la scrittura di Tolstoj è molto musicale
al loro orecchio mentre quella di Dostoevskij è aspra, poco musicale, difficile come i
suoi temi.
Spazio poesie due poesie?
poesia 1
poesia 2
- 15 -
Il babelino di PB # 1
Emozioni in scatola
di Mm
Una mano sottile e nervosa suona il campanello. Passa del tempo e la stessa mano insiste. Ancora niente. Poi la porta si apre di
scatto e un fascio di luce
esce dall'interno e illumina
il prato zittendo il frinire
delle cicale.
-Sei arrivato finalmente,
Davide- rimbomba allora la
voce stridula di un uomo
basso e magro. -Ormai
non ci credevo più: è quasi
l'alba!- Eh, ancora non ci sono
aerei diretti tra Tokyo e Vicarello- risponde il proprietario della mano il cui
aspetto è simile a quello
dell'altro, ma più robusto. -Dopo aver fatto
più di diecimila chilometri di aereo, abbiamo
dovuto pure farci tre ore in macchina...-Non te l’ha ordinato il dottore di andare a vivere laggiù-.
L'uomo da dentro la casa sorride, soddisfatto
della sua stessa battuta e della reazione che
prevede arriverà. In effetti il volto di Davide
viene attraversato da un'ombra di rabbia, di
ribellione: ma è un attimo. È notte, l'odore dei
campi tagliati da poco invade le narici, pacifica i cuori.
-Mi sarei aspettato piuttosto un “ciao, da
quanto tempo” ma lasciamo perdere- riprende Davide, scostandosi e mostrando
con un gesto una donna che era rimasta finora nascosta dietro a lui. -Piuttosto, questa
è Satoko-.
L'uomo da dentro la casa sembra in difficoltà:
stringe gli occhi, stira le labbra, con la mano
si gratta la testa. E tace. La sua figura gracile
assume qualcosa di grottesco. Davide lo
guarda
sorpreso,
sempre più irritato. I
grilli riprendono a frinire.
-Satoko è mia moglie, lo sai questo?-Ah sì, è vero, ti eri
sposatorisponde
sollevato l'uomo. -In
effetti parlavi di qualcosa del genere in
una delle ultime cartoline che ci hai mandato, un cinque anni
fa…
- Beh, lei è proprio mia moglie, Paolino-.
Il sorriso falsamente cordiale che si stava dispiegando sul viso dell'uomo si blocca: deglutisce e guarda Davide. Le narici fremono
ma la bocca non lascia uscire niente. Poi
l'uomo si rivolge a Satoko.
-Piacere, Paolo- spiega con voce ferma. Paolo-.
-Satoko, hajimemashite-.
-Davide! Ma questa non parla neanche l’italiano!-Visto che è giapponese. Siamo venuti da
Tokyo, te lo ricordi? E comunque capisce
tutto quello che diciamo: ti ha detto: piacere,
Satoko-.
-Ma te ne potevi scegliere una che parlasse
almeno l’italiano…- Parli proprio come l’ingegnere. Piuttosto,
visto che siamo qui, possiamo entrare?
- 16 -
Chopin e la musica
I
costretto a sostituirti, e per colpa di chi? Di
quella! È lei che ti ha fatto scappare da noi,
che ti ha fatto abbandonare la tua famiglia!
Per cosa, poi? Per inseguire dei sogni da
adolescente, qualche fanfaluca idiota, degna
di mamma!-Lascia
stare
mamma, non c’entra in tutto questosbotta
Davide
quasi gridando. –è
stata colpa di
papà, lui, l’ingegnere, con la sua
etica sballata che
mi ha reso impossibile continuare a
convivere con lui-.
-Etica
sballata?
Senso di responsabilità vorrai dire. Quello che voi due non
avete mai avuto!- Paolo indica la scatola di
caramelle e poi Davide. -Ma guardati, ti sei
degnato di ritornare solo perché mamma è
morta-.
-Guarda che se continui così, forse mi viene
da pensare che avrei fatto meglio a starmene
dove ero anche questa volta. Le recriminazioni a questo punto non servono a niente. È
vero, sono venuto qui solo per il funerale di
mamma: parliamo di quello-.
Paolo distoglie lo sguardo dal fratello e si
porta alle labbra il bicchiere. Rimane in silenzio più del necessario, come a seguire pensieri, ricordi. Sorseggia un poco di amaro.
- Va bene, come vuoi- dice senza staccare il
bicchiere dalle labbra. -Allora parliamo del funerale di mamma. Lei voleva che le sue ceneri fossero sparse nel lago: visto che sei
tornato apposta lo farai tu. Dovrai essere veloce e non dovrai dare nell'occhio: questo è
un lago speciale, se ti ricordi-.
-Certo, basta che mi dai una mappa e mi presti la macchina e io e Satoko...-Lasciami finire- lo interrompe Paolo che
poggia il suo bicchiere sul tavolo. -Dovrai far
presto anche perché in tarda mattinata io ho
un appuntamento d’affari molto importante:
quindi passerò a prendervi la mattina presto
e così finiremo tutto subito-.
-Vorresti dire che ci accompagnerai, allora?-Certo- sorride sornione Paolo. -Voglio proprio vedere come va a finire-.
- Ma come? Pensavo che non avessi intenzione di venire. Non erano solo baggianate
quelle di mamma? Non dovevo essere io a
fare tutto?Davide si accorge che qualcosa nella maschera di Paolo
si è incrinato, coglie una debolezza, un'emozione. E attacca.
-Paolino mio, non è necessario che tu sprechi per
mamma il tuo tempo prezioso. Credo che io e Satoko
saremo in grado di spargere
le ceneri da soli. O pensi sia
troppo difficile? Basterà che
mi presti la macchina. O magari possiamo prendere un
taxi-.
-Da solo? Ma che cosa vuoi combinare da
solo?-Ma non sono solo. Ti ho già detto che ci sarà
Satoko con me-.
-Ah, sì? Ma come vuoi che ti aiuti? Finora
non ha detto mezza parola comprensibile:
solo moine e sorrisi. Massì portala con te,
tanto sarà come se non esistesse-.
Satoko si alza, scossa dal tono irato dei due.
Si mette dietro Davide, poggia le sue mani
sulla spalle dell'uomo. Le sue scarpe schiacciano i frammenti del bicchiere caduto sul pavimento poco prima.
-Beh, esiste- riprende Davide. -E voglio che
- 17 -
Il babelino di PB # 1
mia moglie, la mia donna, mi sia vicina-.
-In ogni caso non se ne parla che andiate voi
e basta: anch’io sono figlio di quella- indica
la scatola. -E quindi ho il diritto di esserci.
Anche se non ero d’accordo con mamma e
le sue idee strampalate-.
Davide e Satoko non si muovono, non rispondono. Paolo guarda i due, controlla
l'orologio. Improvvisamente energico, si
china a raccogliere i cocci che poi appoggia
sul tavolo, accanto alla scatola. Prende quest'ultima e tenendola ben stretta va all’ingresso. Spalanca la porta e lascia entrare il
fresco e la penombra della notte che sta per
finire.
-Signori, si è fatta l'alba- annuncia. -Andiamo
subito al lago e finiamo al più presto questa
manfrina. E così, visto che sei venuto solo
per questo, caro il mio fratellone, dopo sarai
libero di scomparirtene di nuovo!-Ma noi- prova a opporsi il fratello. -Noi vorremmo riposare. Inoltre queste cose hanno
bisogno di...-Di cosa hanno bisogno? Di niente! Su su andiamo che presto spunta il sole-.
Paolo si avvia fuori e scompare. Satoko mormora qualcosa all'orecchio di Davide, gli
stringe la mano e i due escono insieme alla
volta del fratello. Davanti alla casa c'è un fuoristrada nero con rifiniture cromate. Sul cofano è appoggiato Paolo. Nell'attesa ha
estratto dalla tasca un mazzo di chiavi e
gioca a lanciarlo in aria con consumata abilità. La scatola è appoggiata sul cofano: le
prime luci dell'alba ne ingentiliscono il fucsia,
attenuano le forme dei soldatini. Quando i
due sono vicino alla macchina Paolo smette
il suo gioco e si mette al volante, sistemando
la scatola accanto a sé. Davide e Satoko si
siedono dietro e la macchina parte subito appena la portiera si chiude. Nessuno dice
niente. Ai bordi della strada scorrono via i
campi mezzi bruciati dalla calura, gli alberi
pieni di foglie.
La macchina corre veloce nelle strade vuote:
salita, discesa, si vede il lago. Paolo invece
di andare dritto sul lungolago svolta a sinistra, procede dritto per un cento metri, all'altezza di un rudere gira a destra. Si ritrovano
in una strada secondaria, a destra campi e
serre, a sinistra porticcioli e spiagge private.
La macchina si ferma davanti a un cancello
sulla sinistra. Paolo esce, prende delle chiavi
dalla tasca e apre il cancello. Si volta verso
gli altri due ancora in macchina.
-Forza, venite. È qui che dobbiamo spargere
le ceneri- urla frenetico, la mano stretta sulla
chiave. -Si sta facendo giorno, dobbiamo
sbrigarci-.
-Calmati, ormai non c'è fretta- risponde Davide che subito raggiunge il fratello.
Come al solito quando ci sei tu non si può
fare a meno di perdere tempo, a quanto
pare- esplode Paolo, aggressivo. -Prima lo
facciamo e meglio è, questa storia mi ha già
stufato abbastanza. Mi sono sforzato in tutti
i modi di capire te e mamma: proprio non ci
riesco, è come sbattere contro un muro.
Sono sempre io a rimanere coinvolto: prima
nelle beghe tra mamma e papà, poi tra quelle
tra te e papà... Non dire niente, anche dopo
che sei partito ho dovuto fare tutto da solo e
adesso pure questa storia delle ceneri di
mamma. Mai nessuno che si sia sognato di
chiedere a me cosa volevo fare o almeno di
lasciarmi in pace. E adesso si fa come dico
io, per una volta: sbrighiamoci!-Paolo- comincia Davide, spiazzato dallo
sfogo del fratello. -Mi dispiace, veramente,
ma devi capire che non sei l’unico, che
ognuno è il solo responsabili di sé stesso.
Prova, per una volta soltanto, a pensare che
non ti sono per forza tutti contro, o vogliono
sfruttarti...Intanto che i due parlano Satoko scende
- 18 -
Chopin e la musica
dalla macchina e prende la scatola con le ceneri. Con passo tranquillo raggiunge i due e
li supera, andando verso il lago. Quello è lì,
alla fine di un tappeto d’erba ben curato tagliato in due da un sentiero. Sulla destra e
sulla sinistra ci sono file compatte di barche
a vela per due o tre persone, gusci di legno
in attesa di essere usati. Satoko fa pochi
passi seguendo il sentiero, poi si ferma e si
gira verso i due, tendendo loro la scatola. Davide se ne accorge, smette di parlare al fratello che tanto non lo ascolta e raggiunge la
donna. Paolo tentenna un attimo, poi fa lo
stesso. I tre si riuniscono e la donna dà la
scatola a Davide che subito si avvia verso il
lago. Gli altri lo seguono leggermente distanziati, in fila. Alla fine del prato si apre una piccola spiaggia da cui parte un pontile in legno,
dall'aspetto pericolante. Davide si ferma sulla
riva, si ferma, si volta per vedere dove sono
gli altri due.
-Ti va bene qui?- gli chiede aspro Paolo appena lo raggiunge. -Dai cominciamo!-Mah, non so… Adesso che sono qui, io…-Adesso che sono qui cosa?- Niente, niente-.
Davide si inginocchia a pelo dell’acqua, la
fissa distratto, in mano tiene la scatola senza
accorgersi che è ancora chiusa.
Satoko gli si accIl sole è ormai
alto, alcuni uccelli giocano sopra il
lago, lontani. Paolo si interrompe,
guarda Satoko, poi si volta e ricomincia.
dersi conto di cosa stia succedendo, poi capisce e va accanto a Paolo. Le mani dei fratelli si incontrano nella scatola e insieme
raccolgono la cenere rimasta.
Nara yama no michi
shinu -.
ni
namida toto
L'aria è frizzante, delle nuvole si specchiano
nel lago. I due fratelli riprendono insieme a
buttare la cenere, Satoko tace per un attimo
e poi riprende a cantare dall’inizio.
Hi to
Inishie
too
koo wa
ka na shi ki
mo
tsuma ni koitsutsu koeshi
Motono Narayama ni motohori kitsutsu taenga kariki
Nara yama no michi ni namida toto
shinu
note di traduzione del testo
Motono Narayama ni motohori kitsutsu taenga kariki Il verde degli alberi si specchia sull'acqua, come il pontile: acqua limpida, appena sporcata dalla
cenere. Paolo smette di gettare la
cenere nell'acqua, smette di muovere il suo braccio, smette.
Inishie mo
tsuma ni koitsutsu koeshi
too-.
Ricomincia a soffiare leggero il vento, l'acqua
si increspa. Davide sta osservando la scena
ammutolito, per un attimo sembra non ren-
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Il babelino di PB # 1
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Chopin e la musica
Intervista a Giovanna Marini
di m.m.
box biografico su Giuanna Marini
D) Il suo nome è legato dagli anni ’70 in poi
alla riscoperta delle tradizioni della musica
popolare italiana in questo ha fatto molti ruoli
ed è stata riconosciuta ed è stata nominata
commendatore grazie a questo e ha ricoperto più ruoli, è stata interprete, musicista,
compositrice appunto, etnomusicologa, professoressa. Ma chi è Giovanna Marini?
M) Io mi sento musicista proprio. Musicista
che ha scoperto che nel canto contadino di
tradizioni orali c’è una verità profonda, una
cultura di secoli e quindi per me è importante.
D) Domanda banale: la musica popolare è
viva?
M) Si, si ,si. È una panzana quella di dire stà
morendo: non muore niente. Si trasforma bisogna anche registrare le trasformazioni.
D) Per cui anche se queste trasformazioni
possono essere un tradimento poi non lo
sono perché la musica popolare evolve?
M) Non esiste il tradimento, qui il termine tradimento non si adegua. Non è una questione
di tradimento, è una questione di cambio di
vita. Questi pezzi sono nati secoli fa in una
vita di tipo agreste, pastorale prima e conta-
dina dopo. Adesso queste due vite sono
molto ridotte. Sono la porzione del 10% di
quello che prima era la totalità d’Italia. E
quindi il canto che di per di sé proveniva da
quella qualità di vita si è trasformato, poi si è
accelerato, hanno tolto gli adattamenti.
Hanno, hanno portato delle modifiche che
vanno registrate e allo stesso tempo per noi
il piacere è di cantare bene all’antica perché
è più simile a quella antica, perché ha più incisi di diversità culturale rispetto alla nostra
cultura classica e di consumo.
D) Lei adesso ha detto piacere, che poi è una
parola, ad esempio spesso anche lei parlava
di godere che poi nella musica come una
cosa di importante.
M) Si. Ma la musica è un complemento molto
importante, anzi direi che certe volte non è
neanche un complemento è proprio una ragione di vita, perchè riempie la vita, riempie
la giornata. Ecco vediamo un po’, riempie la
giornata, la vita è fatta di giornate e trasforma
queste giornate perché io mi occupo di musica dalla mattina alla sera e ne sono felice
e quindi mi sembra di entrare in un mondo
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Il babelino di PB # 1
più bello.
D) ma una cosa che mi aveva colpito della
musica popolare è che spesso c’è come l’impressione che sia fatta più per chi la fa che
per chi la vede, per esempio anche nel cantare.
M) Parecchio, è molto così, si, si. I cantori,
soprattutto se noi guardiamo i cantori delle
confraternite, i cantori che hanno un’abilità
nel cantare, una preparazione notevole e il
piacere è cantare fra di loro, cantare. Se poi
qualcuno sta a sentire è meglio, ma il piacere
è nel cantare. Anche io, con i miei allievi:
quando stiamo insieme e facciamo dei concerti con tutto il gruppo ogni tanto sento che
il gruppo prova piacere per il suo stesso cantare e non pensa più al pubblico proprio perché ci stiamo divertendo. E quello è il
momento più alto, se si può dire una parola
così importante. È una materia che a me
pare molto importante però potrebbe anche
sembrare una materia insomma, non occorrono molti soldi per questa materia. Sembra
una materia di poca importanza in un mondo
come quello di oggi, dove il valore economico è tutto.
D) La musica popolare spesso è vista come
una cosa anarchica, cioè che è molto, come
dire, molto spontanea eccetera. Questo però
è di solito perche è di tradizioni orali. Le tradizioni orali sono quelle più rigide, sono
quelle che si tramandano e quindi, ma è così
anche per la musica popolare contadina?
M) Certamente ci sono, guarda uno si stupisce di quante regole trova nella musica popolare. Regole musicali che poi sono state
assorbite anche dalla musica classica.
Quante regole e, come dicevi, rigide. È vero
non c’è niente di spontaneo nella musica, se
non l’invenzione del cantore. Cioè il cantore,
ci sono degli schemi e delle strutture di
canto. Il cantore su quelle strutture si muove
e osservandole bene le rende reali e inventa
i testi, di solito quelli più riusciti vengono tramandati di bocca in bocca e rimangono e poi
diventano canti.
D) Forse poi vanno bene anche senza volerlo?
M) Senza volerlo, si! Ed è quindi molto osservante delle regole perché, se non è osser-
vante delle regole, primo questo canto
spesso è rituale e quindi la persona che lo ha
chiesto ha paura che non compia le sue funzioni.
D) Il canto è un’arte, spesso si dice che
un’arte non può essere insegnata, è qualcosa che nasce da dentro.
M) Certo, c’è una quinta marcia che viene innestata solo se uno ha talento. Qesto è sicuro.
D) Però
M) Come in tutte le arti. Tutti possono disegnare e dipingere, però un quadro che si lascia guardare non si sa perché ha un quid
che quell’altro non ha.
D) Vorrei chiederle una cosa. Negli anni ’70
lei ha frequentato Pasolini. Come lo ricorda?
M) Pasolini era una persona culturalmente
indiscutibile perché quando parlava era, era
un’espressione di cultura straordinaria. Fine,
intelligente e sempre, sempre capace di interessare, non diceva, non buttava mai le parole, non diceva mai cose a vento, era
sempre concentrato, non perdeva il senso
anchedell’attenzione dei ragazzi perché era
un buon insegnante, era un buonissimo insegnante, e ancora sui muri della casa Miniuta di Udine ci stanno gli scritti di Pasolini,
scritti apposta per i ragazzi, lui li incitava. È
stato un grandissimo insegnante, poi è stato
un grandissimo poeta, poi è stato un grandissimo cineasta, è stato un uomo di cultura
completo. E un profondo, come posso dire,
abbattitore di luoghi comuni. Lui ogni cosa la
rovesciava da tutte le parti. Riusciva in qualsiasi frase insomma, anche nell’espressione,
nella sintassi. Non si lasciava mai andare al
conforme era sempre in giro qui al Testaccio.
Quindi uno, in presenza sua, sentiva di dover
riflettere quando parlava. di non dover dire …
…………….. quella frase ……….. non ce
l’avrebbe fatta
D) Quello che ha rimproverato, aspramente.
M) Si, certo. Era una persona con cui non
puoi
parlare
adesso ………
………………
era un tipo
trendy ………
……. non so è
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Chopin e la musica
una parola che si sente dire adesso. Ci sono
dei …..…………
…………………. Quella
che ……………….
Non voglio fare la purista, per carità, mi accanisco contro gli slogan non si può parlare
di solo comprensivo. perchè noi in questo
momento stiamo in uno stato di depressione
civile e sociale come mai ne abbiamo avute,
di più basso, di più bassa lega, per noi dovuto proprio agli slogan che ci hanno passato
per trenta anni di televisione non fatta, dove
nessuno parla bene ma tutti si adeguano ad
andare sempre più giù, a fare sempre più
quello che si pensa che possa far vendere di
più e questa.è una pessima linea da seguire.
D) Infatti vorrei chiederle cosa pensa che
penserebbe se Pasolini vivesse oggi?
M) Oh, Pasolini non avrebbe, si sarebbe ucciso molto prima ma credo che quando lui è
andato via, essendo molto geniale aveva già
previsto quello che sarebbe successo. Lui si
è ………… non ha badato più di tanto alla
sua intimità perché non ce la faceva più, era
veramente ….., lui già allora combatteva
contro questi slogan, questa perversione,
perché poi la televisione può essere usata
benissimo, ma la televisione come ce l’abbiamo adesso, in mano a un dittatore di tutte
le reti, di tutti i mass media, dove veramente
l’unico obiettivo è pensare solo a come vendere, la parola non ha più, è strano sono riusciti a privare la parola dal proprio contenuto,
la parola non dice più niente. La parola può
essere contraddetta l’indomani, non esiste.
La parola serve solo per abbindolare ma non
deve servire ad altri, è terribile, è terribile, Ci
ha tolto la parola.
D) Come la neolingua del 1984?
M) Eh, si!
D) Ultima domanda che le volevo fare è se
uno volesse cominciare adesso questo cammino per la musica popolare, per la musica
in generale oggi. Lei che messaggio vorrebbe dargli, vista la sua esperienza. Per
esempio c’è lei che fa il coro piccolo a Testaccio, fatto studiato musica. Consigli, che
ne so?
M) Perché devo dare consigli?
D) No, cosa, a cosa dare importanza in questo cammino musicale?
M) Ecco, bisogna sempre dare importanza
all’attinenza. Dicevo che ci hanno tolto le parole. La parola è una bella cosa, tu ti avvicini
ad un tavolo e indichi un tavolo, adesso uno
dice una cosa e non indica più niente. È terribile, indica un insieme, un groviglio di cose
che ognuno può adattare a modo suo. Si è
fatta una rivoluzione nell’uso della parola che
ci penalizza tutti quanti, quindi di riportarci
tutti a un’attinenza totale con quello che si fa.
Se vogliono cantare, benissimo, che cantino
e che sappiano perché cantano in quel
modo. Che sappiano perché Orlando Di
Lasso ha scritto quel poema, perché l’ha
messo in musica, perché Palestrina ha
scritto in quel modo. Che vadano ad esaminare gli accordi, come sono fatti, che non si
lascino, non bevano le cose, come si dice,
come un bambino che ………………….., che
indaghino su quello che fanno, proprio che
esigano che venga detto quello che si fa e
che quello che si fa abbia un senso, perché
purtroppo oggi se non si visgila molto si
fanno cose completamente senza senso, si
vivono cose senza senso.
) Dire altro, usare la parola altro in questo
senso insomma, di tutte, ne fanno di tutti i colori, non si tratta la vita, non si può arginare il
disastro, che poi è solo la sete di denaro che
provoca un disastro spaventoso. Non c’è
altro valore ormai allora è certo si massacra
a destra e a sinistra. Quindi non bisogna lasciarsi massacrare dal dio denaro, saperlo
usare.
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Il babelino di PB # 1
Dalla storia della musica popolare
di Peter Patti
Molti forse già sono a conoscenza del fatto
che David Jones mutò il suo nome in „David
Bowie“ per non essere confuso con il David
Jones dei Monkees. O che Andy Warhol,
dopo essere stato quasi ucciso dalla comparsa di uno dei suoi film, utilizzava un sosia
per le sue „apparizioni“ in pubblico. Ma
quanti sapevano che Stalin odiava ogni
forma di musica afroamericana e si dilettava
con il folk più gretto e disimpegnato? O che
il vero nome di John Denver era John Deutschendorf? Oppure, ancora, che in certe situazioni Iggy Pop si spalmava il corpo con
burro di arachidi?
E che cosa c’entra Leadbelly con
Kafka e Hitler?
Il libro di Erwin
Einzinger (è lo
stesso autore a
chiamarlo
„romanzo“) contiene
queste e numerose altre informazioni. E‘ una serie
di aneddoti sul
pop, sul jazz e sul
mondo in generale. Ispirato forse vagamente da prodotti
consimili di marca anglosassone (vedi Nick
Hornby), Einzinger riempie le sue 527 pagine
con notizie, ritagli di giornali e considerazioni
personali („Ma perché i pensieri devono passare attraverso canali di controllo che sono
provvisti di numerosi tentacoli e sporgenze?“). Il tutto riporta in mente i collages
che tappezzano le pareti dell’appartamento
di Friederike Mayröcker, austriaca sua connazionale, autrice di Viaggio attraverso la
notte, Fogli magici e Della vita le zampe.
L’esperimento è interessante, anche se non
nuovo: si tratta di „spegnere“ i centri di controllo e lasciare fluire liberamente tutte le possibili associazioni e immagini, basandoci su
un caotico archivio che altrimenti non riusciremmo mai a svuotare. Il risultato: oltre 500
pagine di gossip e notizie „musicali“ che il lettore apprezzerà solo man mano che si inoltra
nella selva.
(Quando il nonsense viene più volte ripetuto,
esso acquista significato.)
No, questo libro un romanzo
non lo è (non secondo l‘accezione enunciata da Thomas
Mann, almeno); è un processo
di scrittura che ricalca il medesimo principio seguito dai surrealisti in poesia e nella
pittura: concatenare elementi
apparentemente slegati e incompatibili tra di loro. Esempio: a un certo punto Einzinger
comincia a parlare del padre
dell‘aeronautica sovietica Tupolew, da lì passa a raccontare di un congresso „sul dado Knorr“ tenutosi in
Portogallo, vira in modo naturale sul Fado e
– grazie alla parola-chiave „malinconia“ – a
una fossa stradale sporca di rifiuti e di escrementi; il cammino prosegue quindi attraverso
la Cina, ci vengono mostrati poi i festeggiamenti del Capodanno 2000, ci sentiamo raccontare qualcosa circa le videocamere
- 24 -
Chopin e la musica
giapponesi e apprendiamo di seguito come
la pensa lo scrittore a proposito dei soprabiti
troppo leggeri.
E la musica?
Beh, abbiamo già accennato del Fado... e
qualcos’altro lo troverete nelle numerose
note a piè di pagina!
Aus der Geschichte der Unterhaltungsmusik
segna il ritorno di Erwin Einzinger dopo un silenzio di circa dieci anni, e il significato di
questa sua operazione letteraria viene in
parte spiegata da una frase che sembra buttata lì in un paragrafo poco appariscente:
"Così tanta vita, così tante combinazioni in
uno spazio così troppo ristretto!"
Il libro è senz’altro divertente, addirittura
istruttivo (in senso lato); ma non è assolutamente un romanzo.
In fondo al volume c’è un utile Registro dei
Nomi e, consultandolo, scopriamo che Van
Morrison è il musicista che l‘autore cita più
spesso dopo Elvis Presley.
In Austria, Germania e Svizzera sono scoppiate infuocate discussioni se catalogare
questo output („un capolavoro!“ gridano in
tanti) alla voce „Postmodernismo“, „Tradizione moderna“ o „Letteratura pop“.
Angolo poesie
poesia 2
poesia 1
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Il babelino di PB # 1
La musica del mare
di Cinzia Baldini
È l’alba di un gelido mattino invernale, con
il fiato che si condensa in bianche nuvole e
infagottata in un caldo giaccone impermeabile arrivo alla stazione. Sono ferma da
qualche minuto sulla banchina in attesa del
treno che mi porterà al lavoro quando all’improvviso il suono di una musica malinconica e struggente mi risuona nelle orecchie.
Mi guardo attorno incuriosita ricercando la
provenienza di quelle note. Con stupore mi
accorgo che gli altoparlanti per le comunicazioni di servizio
del personale ferroviario tacciono e a
quell’ora antidiluviana e con quel
freddo che si insinua infidamente
nelle ossa non c’è
alcun suonatore
ambulante. Né, tra i
pendolari che,
come me, attendono insonnoliti, ce
n’è alcuno che
abbia una radio
portatile. Sorrido pensando che quella inconsueta melodia sia nata dalla mia immaginazione. Poi mentre i fari rotondi del treno
in arrivo mi occhieggiano in lontananza, la
musica riprende con un ritmo serrato. Questa volta però, essa è più languida, quasi
sensuale e un desiderio improvviso si fa
strada nella mia mente. Volto le spalle alle
persone ormai in procinto di salire sul treno
ed ai loro sguardi incuriositi. Con andatura
decisa imbocco l’uscita, il mare mi sta lanciando il suo richiamo…
Folate gelide di tramontana accompagnano
i miei passi, quasi volessero farmi desistere
da quell’insolita passeggiata mattutina.
Ma più mi avvicino al lido e più il richiamo
delle onde frustate implacabilmente dal vento
mi affascina e mi attira verso la spiaggia deserta. In silenzio assisto al risveglio del mare
in una fredda alba invernale mentre penso
stregata, “Ecco… anch’io, come Ulisse, sto
obbedendo al richiamo delle dolci note del
canto delle sirene”.
Mi siedo e, incurante degli
spruzzi salmastri e della
sabbia umida, lascio che il
vento si insinui tra i capelli.
Respiro l’odore aspro e voluttuoso, inebriante e seducente mentre, di nuovo, si
innalza, puro, quel suono
ancestrale.
La musica si fa sempre più
intensa. È un crescendo di
note dolci e serene che di
colpo si abbassano divenendo amare e dolenti…
Quindi riprendono allegre e lentamente si levano squillanti ed argentine verso il cielo
striato di rosa, oro ed arancio. Infine, flautate,
ridiscendono a lambire quell’umore liquido,
ribollente di vita.
È un’armonia che dai gorghi impetuosi tracima nell’anima e intangibile ma chiara e potente vibra sulla pelle ed echeggia nelle mie
orecchie. Sono le note della musica del
mare, composte dalla sua essenza selvag-
- 26 -
Chopin e la musica
gia. E mentre la mente è cullata da quella cadenza infinita, quel concentrato naturale di
forza e passione mi sommerge con ondate
spumose e gorgoglianti. Essa mi avvinghia,
trascinandomi al ritmo festoso della marea,
nell’intenso azzurro di remote profondità.
Incredula mi ritrovo a condividere la mia
anima con lo spirito di quella sconfinata distesa sempre più travolgente e dilagante e
con profonda emozione raccolgo i suoi pensieri nei miei. Sento il mare sospirare e in un
bisbiglio emozionato narrarmi la sua vita immortale.
Mi parla di quando, come limpida rugiada tra
l’odore di muschio e di funghi, scivolava su
dolci fronde silvestri. O di come, trasformato
in pioggia battente, nel cupo frastuono di un
temporale estivo, aveva dissetato l’arsura
della terra e si era innamorato di un fulgido
raggio di sole. Da quel lontano amore, ne era
scaturito un vivido arcobaleno che a volte tornava a specchiarsi sulla sua superficie.
Ricorda di essere stato, in una notte di luna
argentata, l’umido calore di un bacio sfuggito,
tra gemiti e sospiri, dalle labbra appassionate
di due furtivi amanti. E quando, da occhi ingenui, timida lacrima lucente, era scivolata
sulle gote rosee e paffute del volto di un
bimbo che, piangente, cercava il nettare dolcissimo del seno materno.
Ed io abbracciata alle sue onde altalenanti
sono divenuta rivo, fiume, lago e oceano
scambiando con lui la mia essenza mortale
di quando ero il pescatore affannato a raccogliere le reti gettate in acque avare e impietose mentre i flutti ribollenti e schiumanti
bagnavano il mio corpo e piegavano le mie
spalle.
O mentre ero il marinaio che intrigato dai fulvi
bagliori di un tramonto sul mare, fissando
l’orizzonte lontano, cercavo di affogarvi la
struggente nostalgia.
Oppure di quando, guardiano del faro, accendevo l’amico fascio di luce, indicatore
della via per quei viandanti che spersi in meandri paludosi e immobili, cercavano la speranza in una notte senza luna.
Il sole è ormai alto sull’orizzonte quando il
vento, esaurita la sua furia, cala all’istante
trasformando in stanchi refoli le sue rabbiose
sferzate. Tutto si cheta, solo nell’aria rimane
sospeso l’eco di una musica carica di travolgente malia…
poesia!
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Il babelino di PB # 1
Musica e neorealismo:
il caso di Alessandro Cicognini
di Carlo Santulli
box bio cicognini?
oma 1951: Ferdinando Esposito, insieme col
suo socio Amilcare, fintosi guida autorizzata
del Foro Romano, truffa un turista americano, Mister Locuzzo, vendendogli una moneta falsa del tempo di Claudio Imperatore,
una patacca insomma. Locuzzo lo riconosce
ad una distribuzione di pacchi dono al Teatro
Quirino: Esposito scappa e Locuzzo, approfittando della presenza sul palco del brigadiere Lorenzo Bottoni, parte al suo
inseguimento. Esposito salta su un taxi e si
fa portare fino all'Acqua Acetosa per sfuggire
all'inseguimento dell'americano e della guardia.
Così inizia, ma sono sicuro che l'avete riconosciuto, “Guardie e ladri” un film di Steno e
Mario Monicelli, con Totò (Ferdinando Esposito), Aldo Fabrizi (Lorenzo Bottoni), William
Tubbs (Mister Locuzzo), Mario Castellani (il
tassista) e...fermiamoci qui, perché questi
quattro attori sono i protagonisti dell'inseguimento, che si svolge nella campagna a Nord
di Roma. Non sono assolutamente sicuro
che sia stato girato veramente all'Acqua Acetosa, perché la ferrovia a doppio binario che
si vede sullo sfondo farebbe piuttosto pensare all'Acquedotto Claudio, a Sud di Roma,
mentre la ferrovia della Roma Nord che
passa all'Acqua Acetosa era fino al '58 a binario unico, ed in ogni modo non aveva i tralicci pieni che si vedono nella ferrovia
inquadrata nel film.
Dettagli scenici a parte, la scena dell'inseguimento è resa molto efficace drammaticamente dall'accompagnamento musicale che
intreccia molto abilmente un motivo concitato
ascendente con una larga armonia discendente. Qui, sono sicuro che pochi si ricorderanno il nome del compositore, per quanto si
tratti invece di un musicista classico ed orchestratore estremamente preparato e molto
attivo nel cinema tra il 1935 ed il 1962, allievo
di Pietro Mascagni (!). Nel suo curriculum, ci
sono tantissime colonne sonore, tra cui vare
per i maggiori film del nostro dopoguerra:
molti di Vittorio De Sica, tra cui “Sciuscià”,
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Chopin e la musica
“Miracolo a Milano”, “Umberto D”, Ladri di biciclette”, “Stazione Termini”, “L'oro di Napoli;
“Don Camillo“ ed alcuni altri del ciclo guareschiano.
Il nome è Alessandro Cicognini ed è un nome
che appartiene di diritto alla storia del nostro
cinema ed incidentalmente della nostra letteratura (per esempio, “L'oro di Napoli” viene
dai racconti di Giuseppe Marotta, come ovviamente la saga di Don Camillo viene dai
racconti di “Mondo piccolo” di Giovanni Guareschi, e dietro De Sica ci sono le sceneggiature, ed i romanzi, di Cesare Zavattini).
Inoltre, Cicognini aveva già firmato colonne
sonore di film importanti negli ultimi anni
della dittatura lo
splendido “Quattro
passi tra le nuvole” di
Alessandro Blasetti
(1942), con Gino
Cervi ed Adriana Benetti
(ricorderete
forse la storia: un
viaggiatore di commercio sposato incontra una ragazza,
sedotta ed abbandonata, e questa gli
chiede di fingersi suo
marito, di fronte ai
suoi genitori, per
qualche giorno: la
finzione però non
regge, ma la ragazza viene perdonata dai
genitori, grazie all'intercessione del generoso
viaggiatore), l'imitatissimo “Grandi magazzini” di Mario Camerini (1939), con Vittorio
De Sica ed una delle più affascinanti dive del
ventennio (anche se ovviamente si accettano
discussioni), Assia Noris, e “Una romantica
avventura”, sempre di Camerini, da un racconto di Thomas Hardy, “The loves of Margery”, con la coppia Assia Noris-Gino Cervi.
Un altro film di Totò che deve il successo in
parte all'efficace colonna sonora di Cicognini
è “La banda degli onesti”: ricorderete forse
l'accompagnamento preoccupato ed un po'
sommesso di Totò che va alla tabaccheria
per spendere la prima banconota da diecimila falsificata (che poi, si verrà a sapere,
non aveva in realtà osato dare al negoziante).
Ecco, a parte le colonne sonore, della vita di
Alessandro Cicognini non si sa molto: pescarese, nato nel 1906, studiò al conservatorio
di Pesaro (vedi il riferimento a Mascagni) e
morì quasi novantenne nel 1995. Però è citato anche nella Treccani, il che per un autore di colonne sonore dell'era pre-Morricone
è abbastanza, direi.
Franco Mannino,
compositore
e
scrittore palermitano (www.francomannino.com),
autore tra l'altro di
un'opera moderna
di notevole successo,
“Vivì”
(1957), ebbe a
dire di Cicognini, a
confermare che il
suo ruolo nel neorealismo fu tutt'altro che marginale:
“Il caso di Cicognini è interessante, perché si
crea uno iato fra il
suo fluente melodismo e il carattere disadorno dei film di De
Sica e Zavattini, c'è da chiedersi quanto la
non-corrispondenza sia voluta, certo non può
essere del tutto inconsapevole, per cui la facile vena musicale viene utilizzata per addolcire, o meglio, per rendere più rotonde le
immagini”.
Questo ricorda in piccolo il parallelismo Nino
Rota-Federico Fellini, o Sergio Leone-Ennio
Morricone, e giustifica in certo senso questo
breve ricordo della figura, finora molto in
ombra, del “fluente melodista” Cicognini.
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Il babelino di PB # 1
Il bacio di Kate Chopin
di Tania Ianni
bio kate chopin
Era ancora abbastanza chiaro all’esterno,
ma dentro con le tende tirate ed il fuoco che
covando sotto la cenere inviava un bagliore
fioco ed indistinto, la stanza era piena di
ombre profonde.
Brantain sedeva in una di queste ombre; lo
aveva superato e a lui ciò non importava.
L’oscurità gli prestava il coraggio di tenere gli
occhi puntati tanto ardentemente come piaceva a lui sulla ragazza che era seduta alla
luce del fuoco.
Lei era molto bella, con un certo colorito fine
e ricco che appartiene al tipo bruno in salute.
Lei era abbastanza composta, mentre lei pigramente accarezzava la pelliccia satinata
del gatto che giaceva arricciato nel suo
grembo, e occasionalmente lei inviava una
lenta occhiata all’ombra in cui sedeva il suo
compagno. Stavano parlando a bassa voce,
di cose indifferenti che chiaramente non
erano le cose che occupavano i loro pensieri.
Lei sapeva che lui la amava- un tipo franco
che protestava senza abbastanza astuzia
per nascondere i suoi sentimenti, e alcun desiderio di farlo. Per le due settimane precedenti lui aveva cercato la sua compagnia
ansiosamente e continuamente. Lei stava
con sicurezza aspettando che lui si dichia-
rasse e lei intendeva accettarlo.
Il piuttosto insignificante e non attraente
Brantain era enormemente ricco; a lei piaceva e richiedeva all’entourage quale ricchezza potesse darle.
Durante una delle pause tra la loro conversazione dell’ ultimo te, e la successiva accoglienza la porta si aprì e entrò un giovane
uomo che Brantain conosceva abbastanza
bene. La ragazza voltò il viso verso di lui.
Una falcata o due lo condussero al fianco di
lei, e curvandosi sulla sua sedia- - prima che
lei potesse sospettare la sua intenzione, perché lei non capì che lui non aveva visto il suo
visitatore—lui le premette un bacio ardente,
persistente sulle labbra.
Brantain lentamente emerse; altrettanto fece
la ragazza, ma rapidamente, ed il nuovo arrivato era ritto tra di loro, un poco di divertimento e qualche sfida che lottavano con la
confusione sul suo volto.
“ Credo”, balbettò Brantain, “ Vedo che sono
rimasto troppo a lungo. Io –Io non avevo
idea- cioè, devo augurarvi arrivederci”. Stava
stringendo il suo cappello con entrambe le
mani, e probabilmente non percepiva che lei
stava tendendo la mano verso di lui, la sua
presenza di spirito non la aveva completamente abbandonata; ,ma lei non poté aver fiducia in se stessa per parlare.
“ Appendetemi se lo vedessi seduto lì, Nattie!
So che è molto difficile per voi. Ma spero che
mi perdonerete questa—questa vera prima
pausa. Perché, quale è il problema?”
“ Non toccatemi; non venite vicino a me” ricambiò arrabbiata “ Cosa significa entrare in
casa senza suonare?”
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Chopin e la musica
“ Sono entrato con vostro fratello, come faccio spesso”, rispose freddamente, come auto
giustificazione “ Siamo entrati dalla porta laterale. Lui è salito di sopra ed io sono entrato
qui sperando di trovarvi .La spiegazione è
abbastanza semplice e dovrebbe soddisfarvi
che la disavventura era inevitabile. Ma di che
mi perdonate, Nathalie”, egli implorò, ammorbidendosi.
“ Perdonarvi! Non sapete di cosa state parlando. Fatemi passare. Dipende da – un affare se mai vi perdonerò.”
In quel successivo ricevimento in cui lei e
Brantain stavano parlando lei si avvicinò al
giovane con una franchezza di modi quando
lo vide lì.
“ Mi permettete di parlarvi un momento o
due, Mr Brantain?” chiese lei con un sorriso
accattivante ma inquieto. Lui sembrava
estremamente infelice; ma quando lei prese
il suo braccio e camminò via con lui, cercando un angolo appartato, un raggio di speranza si mischiò con la miseria quasi comica
della sua espressione. Lei era apparentemente molto franca.
“ Forse non avrei dovuto cercare questo incontro, Mr Brantain; ma—ma, oh, sono stata
molto a disagio, quasi infelice dal quel piccolo incontro l’altro pomeriggio. Quando ho
pensato a come avreste potuto interpretarlo
male, e creduto cose—la speranza stava
chiaramente guadagnando ascendenza sulla
miseria sul viso tondo e senza astuzia di
Brantain-- “ Naturalmente, so che è nulla per
voi, ma per il mio bene voglio che capiate
che Mr. Harvy è un intimo amico di lunga
data. Perché siamo sempre stati come cugini—come fratello e sorella, potrei dire. E’ il
più intimo socio di mio fratello e spesso ha
voglia di essere intitolato agli stessi privilegi
della famiglia.Oh, so che è assurdo, fuori
luogo, dirvi ciò; indegno persino; “ stava
quasi piangendo”ma fa così tanta differenza
per me quello che ne pensate- di me. “ La
sua voce era diventata molto bassa e agitata.
La miseria era totalmente scomparsa dal
viso di Brantain.
“ Allora davvero ha importanza per voi quello
che penso, Miss Nathalie? Posso chiamarvi
Miss Nathalie?”. Voltarono in un lungo buio
corridoio su ogni lato del quale vi erano file
di alte e
aggraziate piante. Camminarono lentamente
fino alla fine di esso. Quando si voltarono per
ritornare sui loro passi il viso di Brantain era
raggiante ed il suo era trionfante.
***
Harvy era tra gli ospiti al matrimonio; e lui la
andò a cercare in un raro momento in cui era
da sola .
“Vostro marito”, disse, sorridendo, “ mi ha
mandato a baciarvi.”
Un rapido rossore tinse il suo viso e attorno
all’impeccabile gola.” Suppongo sia naturale
per un uomo sentire ed agire generosamente
in un occasione di questo tipo. Lui mi dice
che non vuole che il suo matrimonio interrompa totalmente quella piacevole intimità
che è esistita tra me e voi. Non so cosa voi
gli abbiate detto “ con un sorriso
insolente”ma mi ha inviato qui a baciarvi”.
Lei si sentiva come un giocatore di scacchi
che con l’ingegnoso maneggiare dei propri
pezzi, veda il gioco prendere il corso desiderato. I suoi occhi erano vivaci e teneri con un
sorriso quando guardarono i suoi; e le sue
labbra sembravano affamate per il bacio cui
invitavano.
“ Ma , sapete”, continuò tranquillamente, “
Non gli ho detto ciò, sarebbe sembrato ingrato, ma posso dirvi, che ho smesso di baciare le donne; è pericoloso.”
Bene, aveva Brantain e il suo milione partì.
Una persona non può avere tutto al mondo;
ed era un po’ eccessivo per lei aspettarselo.
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Indice
Chopin e la sua musica ..................................3
Poesia................................6
Il cuore di Chopin....................7
Il rumore delle emozioni..............9
L’alfabeto di Chopin.................11
Poesia...............................16
La solita musica.....................17
poesia...............................20
Il pianoforte........................21
Musica e letteratura.................23
Emozioni in scatola..................27
Intervista a Giovanna Marini.........37
poesia...............................42
La musica del mare...................43
poesia...............................46
dalla storia della musica popolare...47
poesia...............................50
La musica e il nulla ................51
poesia...............................54
Musica e neorealismo:
il caso di Alessandro Cicognini......55
poesia...............................56
Il bacio di Kate Chopin..............59
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Chopin e la sua musica