allegati: EnpapGuida 05+EnpapCD 01 Spedizione in Abbonamento Postale art. 2, comma 20/c, legge 662/96 - Filiale di Roma - Anno VII - n° 1, aprile 2006 19 Enpap Notiziario Totalizzazione al via, ma può chiederla solo chi ha già compiuto i 65 anni ENTE NAZIONALE DI PREVIDENZA ED ASSISTENZA PER GLI PSICOLOGI ENPAP Sommario Editoriale Una stagione di grande impegno e mobilitazione 3 Agenda Appuntamento con la totalizzazione 7 Enpap Report Pensioni di inabilità e invalidità 9 Approfondimenti Il contributo integrativo del 2% 11 CartaEnpap Importanti novità riguardanti la carta e i nuovi servizi bancari 16 Intervista Il Welfare del futuro 31 Adepp Progetto Giovani Meno ai padri e più ai figli? 38 Per sorridere un po’ Non farsi inseguire dal salumiere 50 Notiziario Enpap periodico dell’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi Direttore Responsabile Mario Rossini Comitato di redazione Angelo Arcicasa, Antonio Azzolini, Stefano Crispino, Demetrio Houlis, Domenico Mastroscusa, Emanuele Morozzo della Rocca, Letizia Serra, Mario Rossini, Laura Lulli (segretaria di redazione) Registrazione Tribunale di Roma, n° 354/2000 Pubblicazione inviata gratuitamente a tutte le psicologhe e a tutti gli psicologi iscritti all’Ente 2 Redazione via Andrea Cesalpino, 1 00161 Roma tel. 06 9774861 fax 06 97748651 [email protected] Stampa Edigraf Editoriale Grafica Roma - via E. Morosini, 17 Finito di stampare maggio 2006 Sped. in Abb. Post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Roma ENPAP Una stagione di grande impegno e mobilitazione Spunti di riflessione sulla crisi di competitività del sistema Italia di Demetrio Houlis D opo alcuni mesi di silenzio, riprende seguire soprattutto ai colleghi più giovani la pubblicazione del nostro Notizia- che, in misura maggiore anche se non unica, rio con un assetto organizzativo e risentono dell’attuale situazione di disagio. procedurale variato, volto a garantire la I temi sono appassionanti e, pur ritenendo di costanza e la periodicità della sua uscita. Sono molti infatti i fronti su cui ci dovremo poter offrire un qualche contributo al loro impegnare nei prossimi mesi nell’interesse approfondimento, pensiamo che in questo della nostra professione e degli iscritti, e la frangente il modo migliore di dare un servipossibilità di avere uno strumento di tempesti- zio alla nostra comunità professionale sia di occuparci, in virtù del va comunicazione risulta mandato assunto, della assolutamente indispensaprevidenza della categobile per coinvolgere i colria che non è certo argoleghi e renderli partecipi degli obiettivi da raggiunormazione, mercato del lavoro, mento secondario e che, peraltro, sta subendo in gere. ruolo sociale della professione, questo periodo imporsono alcuni degli argomenti tanti spinte di cambiaNel campo della profesche è importante vengano discussi mento. sione, dopo oltre tre anni nel dibattito degli Ordini di ripetuti e non sempre Ricorderete che l’autuncomprensibili rinvii, si no scorso si era aperto sono finalmente rinnovati i Consigli territoriali e il Consiglio nazionale con la forte polemica sulla destinazione del dell’Ordine. Auspichiamo che sia questa Tfr (trattamento di fine rapporto) dei lavoraun’importante occasione di rilancio del tori dipendenti che dovrebbe alimentare la dibattito sulle prospettive della professione e loro previdenza integrativa. di individuazione dei percorsi che, anche sul Il tema, aldilà dei grandi interessi economici piano dell’operatività, possano essere prati- in campo, ha assunto fondamentale rilevanza in relazione alla percezione, finalmente chiacati. Ai Colleghi che sono parte di questi momen- rificatasi agli addetti ai lavori, che la previti istituzionali della professione, vanno i denza integrativa non è un semplice accessonostri migliori e più sinceri auguri di buon rio ma sempre più diventerà elemento indispensabile per offrire un più decoroso livello lavoro. Formazione, mercato del lavoro, ruolo socia- di vita ai pensionati, stante la forte riduzione le della professione sono alcuni degli argo- delle prestazioni dovuta al sistema di calcolo menti che è importante vengano discussi, contributivo. non per sviluppare sterili polemiche, quanto Finalmente e sempre più spesso infatti, si piuttosto per indicare possibili strade da per- parla di questo argomento che noi, già da F 3 ENPAP Nel frattempo si sono intensificati i contatti con il mondo della politica e ci stiamo facendo promotori di iniziative, sul tema previdenziale, con maggioranza e opposizione. Un risultato importante della nostra azione, nella precedente legislatura, è stato il recenÈ evidente, tuttavia, che mano a mano che ci te decreto governativo sulla totalizzazione si accorda sulla diagnosi (il che comunque che finalmente, dopo anni di discussioni e non è poco) è necessario iniziare a indivi- conflitti, recepisce le nostre proposte che duare le azioni da realizzare che, a loro vol- consentiranno a migliaia di colleghi di acceta, dovranno essere coordinate fra i molti dere a questo importante istituto giuridico. soggetti interessati alla vicenda. Mi riferisco Ricordo che la totalizzazione consente di in primo luogo agli altri enti costituiti a utilizzare, ai fini dell’erogazione di una penseguito del decreto legislativo n. 103/96 e a sione, contributi versati presso enti (pubblici tutto il mondo della previdenza privata, ma, per lo più) che, in relazione a precise norme anche, ai Ministeri vigilanti e al mondo poli- di legge, sino a oggi erano inutilizzabili. Il tico parlamentare nel suo insieme. provvedimento, di cui si da conto nelle pagiTutto ciò – è necessario sottolinearlo – non ne interne, necessita ancora di qualche cirfa venire meno la nostra autonomia ma colare interpretativa ma è ormai legge dello significa che ogni modifica del nostro siste- Stato. ma dipende e ha ripercussioni sul sistema Sin da oggi i colleghi più anziani, che già previdenziale generale. non siano titolari di pensione, potranno utilizzare questo nuovo istituto e Nel prossimo ottobre si anzi, invito a considerarè programmato un conne i vantaggi prima di vegno, da realizzare in l decreto governativo richiedere la pensione collaborazione con l’Asulla totalizzazione finalmente, deep, per i dieci anni dopo anni di discussioni e conflitti, secondo le norme ordinarie. dall’entrata in vigore del recepisce le nostre proposte Gli uffici dell’Ente si decreto legislativo n. stanno organizzando per 103/96, al fine di analizrispondere al meglio alle zare le difficoltà ma, soprattutto, per riflettere sulle possibili richieste che perverranno dai colleghi. soluzioni. Sarà un’occasione importante, non solo in termini promozionali, a cui Ma come si accennava in precedenza, è la bisognerà arrivare preparati con alcune ipo- struttura complessiva del sistema previdenziatesi di modifica al sistema da confrontare le che è al centro della nostra attenzione. I con gli iscritti e con gli interlocutori istitu- nuovi assetti parlamentari e il nuovo governo richiederanno un periodo iniziale di assestazionali. Per parte nostra alcune prime proposte sono mento e ci auguriamo di riuscire a sviluppare state formulate e invito i colleghi a rivedere un fattivo clima di collaborazione anche pergli articoli comparsi sul n. 14 del Notiziario ché riteniamo che sia questa l’unica strada pera firma dei professori Marano e Sandulli che corribile, stante la complessità dell’argomento. costituiscono interessanti spunti di riflessio- Per parte nostra intendiamo sollecitare i temi ne che, peraltro, sono stati anche arricchiti della discussione attraverso iniziative tecninel corso del seminario di studio, rivolto ai che e politiche costanti. Il tempo dei rinvii è componenti degli Organi statutari, svolto nel ormai passato ed è necessario passare a quello delle scelte. maggio dello scorso anno. qualche anno, definiamo di sostenibilità sociale del sistema, per sottolinearne la complementarietà con la cosiddetta sostenibilità finanziaria di cui sono piene le pagine dei giornali. I 4 ENPAP Tutte queste iniziative, però, debbono essere ricordare sinteticamente gli elementi fondasupportate dal coinvolgimento degli iscritti mentali su cui si articola il nostro lavoro e la che vanno fatti sentire parte attiva nella nostra riflessione per i prossimi mesi. vicenda. È perciò nei nostri programmi rea- • Pensioni più decorose di quelle attualmente lizzare, oltre alle attività a carattere naziona- previste che non consentono neppure di far le, anche occasioni d’incontro nelle varie fronte alle esigenze basilari di un cittadino. realtà territoriali per informare, ascoltare, • Più solidarietà nel sistema che oggi sembra discutere, trarre suggerimenti. invece impostato, perlomeno nella parte che In più, pensiamo di dover offrire ai colleghi riguarda gli enti dei liberi professionisti, su una sempre più ampia articolazione di servi- una logica egoistica. zi che facilitino la loro attività libero profes- • Salvaguardia dell’equilibrio dei bilanci. sionale e fortifichino il loro senso di apparte- Nel senso che, se manca una sana gestione di nenza all’Ente che è importante sia percepito bilancio, qualsiasi obiettivo di miglioramenanche come erogatore di servizi. to delle prestazioni diventa demagogico e, Un primo fattivo segnale che abbiamo volu- alla lunga, velleitario. Come però ricordato to dare è rappresentato dal CD allegato a più volte, l’equilibrio di bilancio non può questo Notiziario. In esso sono contenuti mai essere considerato un obiettivo in sé ma una serie di programmi OpenSource (cioè piuttosto deve essere lo strumento indispensenza diritti d’autore da pagare) per poter sabile attraverso cui ottenere prestazioni lavorare sul proprio computer e, in più, un sempre migliori. software appositamente costruito per la • Maggiore flessibilità del sistema. La previgestione amministrativa sione di aliquote contridello studio. Va anche butive diverse – peraltro ricordato che con il ringià previste dal nostro novo della convenzione Regolamento di previcon la Banca Popolare di ei nostri programmi realizzare denza – unita alla liberaSondrio, nostro istituto lizzazione dell’età penanche occasioni d’incontro cassiere, abbiamo ottesionabile e alla attivazionelle varie realtà territoriali nuto, oltre agli ormai ne della previdenza comper informare, ascoltare, vantaggiosi mutui, la plementare può permetdiscutere, trarre suggerimenti gratuità della carta di tere al singolo collega di credito Enpap e la possimodulare maggiormente bilità di aprire conti corla propria pensione in renti on line a condizioni particolarmente relazione alle proprie esigenze e possibilità. interessanti. A queste prime iniziative con- • Creazione di un sistema di tutela assistentiamo di farne seguire altre, sempre struttu- ziale. Attualmente l’Enpap sta tutelando la rate nella prospettiva di offrire un supporto maternità di alcune migliaia di colleghe e, in futuro, potrà occuparsi direttamente anche all’attività professionale degli psicologi. dell’attuazione dell’assistenza sanitaria inteLa capacità di proposta e di innovazione che grativa. In tal senso l’Enpap si è già mossa ha sin qui caratterizzato l’Enpap, anche nel attraverso la costituzione di Emapi per ottepanorama nazionale, deve ora concentrarsi nere, attraverso la collaborazione di più casper realizzare quello che in varie occasione se private, condizioni più vantaggiose per i abbiamo definito essere il nostro obiettivo propri iscritti. Inoltre ci si dovrà occupare strutturale e cioè creare, attraverso l’Ente, un anche della tutela degli infortuni e della preefficace strumento di previdenza e assistenza morienza ma, anche, della tutela degli anziani non autosufficienti attraverso coperture di per gli psicologi italiani. Penso che, a questo proposito, sia opportuno long term care. N 5 ENPAP Non tutti questi elementi potranno essere realizzati subito ma impostare basi solide, come stiamo cercando di fare, e avere la netta percezione che sono parte di un progetto più ampio, ci potrà permettere di proseguire nel nostro lavoro anche nei momenti di difficoltà, con dedizione, determinazione e spirito di servizio. Convegno Roma, ottobre 2006 primo annuncio IL SISTEMA CONTRIBUTIVO LA PREVIDENZA DOPO LA RIFORMA DIECI ANNI DI APPLICAZIONE DI UNA LEGGE Nel 1996 con apposito decreto legislativo - 103/96 - venivano costituiti i nuovi Enti di previdenza dei professionisti psicologi, biologi, geologi, dottori agronomi, chimici, attuari, periti industriali, infermieri professionali, che avviavano così, dopo anni di battaglie, la previdenza delle rispettive categorie. Compiuta la fase di primissimo avvio sotto l’egida dei rispettivi Ordini, eletti gli organismi statutari, le “Casse previdenziali del 103” sono divenute compiutamente operative nel 1998. Com’è ben noto, la particolarità che contraddistingue questi nuovi enti previdenziali rispetto a quelli preesistenti al 1996, e che pure assicurano la previdenza di altri professionisti, riguarda l’applicazione del nuovo metodo di calcolo delle pensioni definito dalla riforma generale del sistema varata nel 1995, ovvero il metodo contributivo. Quest’anno, dopo dieci anni dalla promulgazione di quella legge, si vuole sviluppare da parte degli enti sorti col decreto legislativo n. 103/96 un’approfondita riflessione volta a evidenziare gli elementi critici e a suggerire le possibili modifiche per rendere il sistema rispondente alle finalità costituzionali di reale tutela degli anziani. 6 ENPAP Agenda Appuntamento con la totalizzazione Ma può richiederla solo chi ha già compiuto i 65 anni di Mario Rossini l 19 gennaio 2006 il Consiglio dei ministri, in attuazione della delega conferitagli dalla legge 23 agosto 2004 n. 243, ha definitivamente approvato il decreto legislativo n. 42 del 2006 sulla totalizzazione dei periodi assicurativi. Grazie alla totalizzazione possono essere cumulati i versamenti effettuati in gestioni previdenziali diverse, in relazione alle rispettive tipologie di impiegni svolti nel corso della vita lavorativa. Fornendogli la possibilità di sommare senza oneri i singoli spezzoni di contributi versati a enti diversi e non sufficienti, ciascuno preso singolarmente, a raggiungere il diritto alla pensione, si permette così l’accesso alla pensione anche a chi ha almeno 20 anni di contributi ma versati un po’ come dipendente, un po’ come parasubordinato e un po’ come libero professionista. Il provvedimento però, nell’abrogare l’art. 71 della legge n. 388 attuata con decreto 57/03, se in molti punti amplia a favore dei pensionandi la normativa preesistente, in altri casi è invece più restrittivo. Ad esempio, discostandosi dalle direttive ricevute dal Parlamento con la legge delega n. 243/04, il decreto prevede che non siano conteggiabili le frazioni di contributi inferiori a 6 anni: somme che rimangono così “perse” previdenzialmente. I nella stessa cassa ma iscrittisi in anni diversi, possono vedere il rispettivo reddito sottoposto a diverse aliquote percentuali di prelievo previdenziale, ed essere sottoposti a regolamenti che comportano un diverso numero minimo di anni di contribuzione necessari per raggiungere, all’età prevista, il diritto alla rendita di pensione (mediamente il minimo è pari a 15-20 anni di versamenti). Oltre a essere separati nelle regole i diversi enti – di dipendenti, commercianti, artigiani, professionisti – tendono a ignorarsi reciprocamente; così, una persona che avesse lavorato durante la sua vita in settori differenti, soggetti a regimi pensionistici diversi, e non avesse raggiunto in alcuno di essi l’anzianità contributiva minima, potrebbe trovarsi in vecchiaia del tutto priva di copertura. E in effetti in Italia c’è un numero elevato di lavoratori, e soprattutto di lavoratrici, in questa sgradevole situazione. La totalizzazione permette di sommare – totalizzare appunto – diversi spezzoni di contribuzione versati presso più enti previdenziali. Con la totalizzazione i contributi versati nei vari fondi si sommano virtualmente per raggiungere il diritto alla pensione. Chi si fosse nel frattempo avvalso della facoltà (onerosa) della ricongiunzione può recedere, se il relativo procedimento non è già concluso, optando per la totalizzazione. A chi interessa la totalizzazione Com’è noto, il sistema pensionistico italiano è basato su una pluralità di enti previdenziali, ciascuno con proprie regole: soggetti di pari reddito, ma iscritti in casse diverse, o Per quanto riguarda il calcolo dell’importo della rendita risultante dall’operazione di totalizzazione, verrà utilizzato il metodo del pro-rata, in base al quale ogni ente liquida la quota di sua competenza tenendo conto 7 ENPAP anche dei periodi di contribuzione coincidenti (solo per la misura dell’importo, ma è comunque una possibilità molto interessante). Le regole non sono tuttavia uniformi, nel senso che cambiano a seconda degli enti dove sono stati versati i contributi e dell’anzianità in essi acquisita. Le nuove regole offrono maggiori opportunità soprattutto ai tanti professionisti con un passato da lavoro dipendente, ai quali è stata negata finora qualsiasi forma di cumulo anche mediante la ricongiunzione a pagamento. In realtà il modello operativo di totalizzazione introdotto dal decreto legislativo n. 42 del 2006, pur essendo un forte passo avanti in direzione dell’equità previdenziale tra carriere professionali diverse, dando finalmente la possibilità di recuperare contributi versati sinora inutilmente, non totalizza affatto sempre e comunque tutti gli spezzoni: secondo queste recenti ultime disposizioni normative la totalizzazione può essere chiesta solo da chi ha compiuto i 65 anni e può vantare complessivamente un’anzianità contributiva di almeno 20 anni, ma per essere considerato ai fini della totalizzazione, ogni singolo spezzone di contribuzione deve riguardare periodi di precedente iscrizione, non coincidenti fra loro e, soprattutto, periodi di durata non inferiore ai 6 anni per ciascuna gestione. Inoltre i periodi da totalizzare non devono aver dato luogo a un autonomo trattamento pensionistico già in godimento da parte del richiedente, mentre è possibile totalizzare periodi per i quali si sia teoricamente maturata l’anzianità contributiva per il diritto al trattamento pensionistico, il quale però non sia stato ancora erogato. L’Enpap per i propri iscritti Un primo servizio predisposto dall’Enpap per i propri iscritti origina proprio dall’ultima clausola d’esclusione (nix totalizzazione al già pensionato): per salvaguardare una eventuale possibilità di recuperare con la totalizzazione dei contributi pregressi versati ad altri enti nel corso di attività precedenti 8 all’iscrizione all’Enpap, i nostri Uffici hanno l’incarico di informare individualmente ciascun iscritto, che presenta domanda di pensione, sulla normativa che regola la totalizzazione. Se si riscontrano le condizioni per accedere alla totalizzazione, gli uffici hanno ricevuto la consegna di “mettere in pausa” la procedura di pensionamento e, contestualmente prestare assistenza al pensionando. Infatti la totalizzazione non opera automaticamente ma su presentazione della domanda da parte dell’interessato o del suo avente causa (visto che rientra nella casistica anche la pensione ai superstiti) all’ente gestore della forma assicurativa cui si è stati iscritti per ultimo. L’iter che vedrà erogate le prime pensioni totalizzate non è però ancora concluso: uscita la norma in Gazzetta Ufficiale lo scorso 16 febbraio, spetta ora all’Inps (ente incaricato del pagamento unitario della pensione totalizzata) predisporre una procedura per incassare i rispettivi proquota dai vari enti previdenziali coinvolti in ciascuna singola pratica di pensione totalizzata. A questo proposito l’Adepp – l’Associazione degli enti previdenziali dei professionisti – ha tempestivamente costituito un apposito comitato tecnico intercasse che, oltre ad affrontare diverse problematiche interpretative (molte delle quali poi fatte proprie e risolte da una direttiva ministeriale), ha predisposto un testo di una piattaforma comune tra le casse dei professionisti da utilizzare come base della convenzione per regolare i rapporti con l’Inps. La relazione del Comitato intercasse e altri materiali di analisi e di commento sono consultabili sul sito web dell’Associazione tra gli enti previdenziali dei professionisti, www.adepponline.it (percorso: home page> osservatorio adepp> studi e ricerche> Totalizzazione). Il sito riporta anche il testo integrale del decreto legislativo n. 42/06 (percorso: home page> normativa> leggi e decreti). ENPAP Enpap Report Pensioni di inabilità e invalidità Il coefficiente minimo di trasformazione passa dal 4,720 al 6,136 (+30%) Q uanto davvero il sistema contributivo sia asolidale lo verifichiamo chiaramente quando, purtroppo, all’Enpap giungono le domande di pensione per inabilità, invalidità, o ai superstiti. Circostanze mai liete che diventano drammatiche qualora l’improvvisa caduta di reddito si verifichi nel pieno o, peggio ancora, agli inizi dell’attività professionale. Concettualmente il sistema contributivo si basa sul “prendi quanto hai dato” e correla l’importo della pensione alla contribuzione effettivamente versata. Con il meccanismo contributivo solo un consistente accumulo di contributi assicura una rendita che possa sostentare un inabile o un nucleo familiare superstite: e all’inizio della vita professionale il consistente accumulo non si è certamente ancora formato. Insomma, anche qui il sistema contributivo non assicura quella minima tranquillità e sicurezza previdenziale che è l’obiettivo primo di un sistema previdenziale obbligatorio di primo pilastro: un’ulteriore ragione per decisi interventi riformatori su un sistema non solo lontano dalla solidarietà, ma persino dal vantaggioso comportamento statistico della ripartizione del rischio che è alla base delle assicurazioni e del mutuo soccorso, l’efficiente precursore della previdenza obbligatoria: versare in molti dei piccoli importi ciascuno il cui cumulo permette di assegnare ad alcuni in situazioni di bisogno dei non piccoli importi. L’Enpap sul punto ha da tempo avviato un dibattito, sia interno ai propri organismi statutari, sia verso gli altri attori attivi sul terre- no previdenziale (altre casse previdenziali, ministeri, forze politiche e sociali) per aggregare il necessario consenso tecnico, sociale e politico al cambiamento. Parallelamente all’azione politica l’Ente attiva l’azione amministrativa: cerchiamo di introdurre quanti più elementi di solidarietà e ripartizione ci sono consentiti dall’attuale normativa e dai ministeri vigilanti. Ad esempio nel caso dell’inabilità e invalidità, visto che il meccanismo di calcolo della pensione si basa su quanto versato moltiplicato per un coefficiente correlato all’età, e che la previsione iniziale era di considerare di età pari a 57 anni tutti i pensionandi di inabilità e invalidità con età anagrafica inferiore (art. 21 del Regolamento per l’attuazione delle attività di previdenza dell’Ente – testo pubblicato sull’EnpapGuida 03), per aumentare in uno spirito di solidarietà categoriale queste specifiche pensioni abbiamo deciso di considerare di età pari a 65 anni tutti i pensionandi di inabilità e di invalidità che hanno una età anagrafica inferiore. Questo passaggio comporta un cambio del coefficiente di trasformazione (da 4,720 a 6,136), che origina un aumento del 30% a queste pensioni. Un iter che ha preso avvio con la delibera del Consiglio di amministrazione del 2 aprile 2005, inviata al Ministero del lavoro e politiche sociali e al Ministero dell’economia e delle finanze per l’indispensabile approvazione congiunta. Il Ministero del lavoro in data 26/07/2005 ha subordinato l’approvazione alla predisposizione, da parte dell’En9 ENPAP pap, di una relazione tecnica esplicativa delle modifiche regolamentari apportate, al fine di accertare gli effetti del provvedimento sull’equilibrio gestionale di lungo periodo. Relazione statistica che è stata preparata e inviata alla fine di ottobre 2005. Infine il 17 marzo 2006, trascorse cinquanta settimane dalla decisione presa in Consiglio di amministrazione dell’Ente, il Ministero del lavoro e dell’economia – d’intesa con il Ministero dell’economia –, nell’esercizio della loro potestà di vigilanza, valutati positivamente i profili di legittimità nonché la compatibilità con la situazione finanziaria dell’Ente, approva. Indennità di maternità: lo Stato è debitore dell’Enpap Quando, col visto ministeriale, terminerà l’iter del bilancio consuntivo al 31/12/2005 dell’Ente (predisposto dal Consiglio di amministrazione sabato 29 aprile, e ora all’esame del Collegio sindacale, indi del Consiglio di indirizzo generale e infine sottoposto all’esame dei Ministeri vigilanti) e tutti gli iscritti potranno consultarne sul web le oltre cento cartelle, ai più analitici correrà l’attenzione, sui quattromila righi, anche su due di pagina 28, ultimi del punto 16: “nel corso del 2005 è stata riscossa la quota relativa agli anni 2003 e 2004 (per 1.957.697,87 euro)”. Ma a quale debitore ci si riferisce? Lo Stato. Ogni anno l’Enpap versa alle iscritte, conglobata nell’assegno di maternità, anche una parte che la legge (art. 78 del decreto legislativo n. 151 del 2001) pone a carico dello Stato. La circostanza che, a favore delle iscritte, l’Enpap anticipi per mesi, addirittura per anni, somme importanti, diventando così creditore nei confronti dello Stato, è probabilmente poco nota anche tra le stesse colleghe che fruiscono degli assegni di maternità; è un aspetto che abbiamo qui sottolineato almeno una tantum in quanto l’impegno economico di queste anticipazioni è significativo e ricor- 10 rente: il dato di bilancio 2005 registra 718 domande di maternità (+ 15% nel numero e +18% nell’importo rispetto al dato 2004), ovvero indennità maternità per un totale di 3.884.394,52 euro. Il credito per maternità Enpap verso lo Stato è, per il 2005, di 1.189.545,74 euro: oltre due miliardi di lire. Fondi etici Si rafforza in Enpap la scelta strategica di investire in prodotti etici: ai 10 milioni di euro dell’ETF TrackIndex Sustainability (Dexia), inseriti in portafoglio il 13/04/2005, abbiamo affiancato, lo scorso 29/11/2005, 5 milioni di euro di EasyETF Aspi Eurozone (Axa). Quest’anno il Consiglio di amministrazione ha già deliberato (in data 02/02/2006) un ulteriore investimento in questo ambito: 26 milioni di euro nel Dexia DynamiX Sustainable, fondo conforme alla direttiva UCITS3. In questo ultimo strumento i criteri di investimento socialmente responsabili seguono la logica secondo la quale si investe in società che, all’interno dell’indice tradizionale di riferimento, sono premianti rispetto a quattro dimensioni: politica ambientale, politica sociale interna, politica sociale esterna e politica economica. Henri-Michel Tranchimand è nel comitato esecutivo di Dexia Asset Management, società di gestione dell’omonimo gruppo bancario belga. È venuto personalmente in Italia assieme a Win Vermeir responsabile dell’equity management, per presentare agli investitori istituzionali (fondazioni e fondi pensione) strategie e prospettive degli Isr ovvero gli investimenti socialmente responsabili: «Negli Stati Uniti c’è stata Enron. In Italia la Parmalat. Beh, credo che i risparmiatori chiedano più trasparenza negli investimenti. Sono convinto perciò che i fondi socialmente responsabili avranno un successo sempre maggiore». ENPAP Approfondimenti Il contributo integrativo del 2% di Letizia Serra R iprendiamo e analizziamo, soprattutto per i professionisti più giovani, un elemento caratteristico della fattura dello psicologo, il contributo integrativo, che la legge mette a carico del cliente e che è previsto anche per altre categorie di professionisti, tra cui avvocati, periti, ingegneri, commercialisti. Per i medici, invece, non c’è una norma che lo preveda e per questo non lo ritroviamo esposto nella loro parcella. Il 2% serve, in parte, per le spese di funzionamento dell’Enpap; la parte che resta, dopo le spese, non può concorrere a formare il montante contributivo, vale a dire l’insieme dei versamenti che rivalutati negli anni daranno luogo alla pensione, ma la legge consente che sia impiegata, in casi specifici, a favore degli iscritti. È quindi uno strumento che può essere utilizzato per scopi perequativi e solidaristici all’interno della categoria, in particolare per interventi di integrazione pensionistica nei casi di straordinario bisogno, per l’iscritto o per la famiglia dell’iscritto deceduto. Intorno a questo tema e per la migliore utilizzazione del 2% c’è attenzione e impegno da parte degli organismi direttivi dell’Ente, come diremo più avanti. Ricordiamo ancora che oggi il contributo integrativo per gli psicologi è fissato per legge al 2% dell’onorario professionale; altre categorie di professionisti l’hanno recentemente aumentato al 4%. Per approfondire l’argomento e anche per conoscere se vi sono prestazioni sulle quali invece il contributo integrativo non sia dovuto, abbiamo intervistato il dott. Angelo Mauri, responsabile all’Enpap del settore Ammi- nistrativo, e il rag. Davide Ricciardella, responsabile del settore Previdenza e Assistenza. Dottor Mauri, che cosa prevede la legge sul contributo integrativo del 2%? La legge di cui parliamo è il decreto legislativo n. 103/96, che all’articolo 8, comma 3, dispone: “Il contributo integrativo a carico di coloro che si avvalgono delle attività professionali degli iscritti è fissato nella misura del 2 per cento del fatturato lordo ed è riscosso direttamente dall’iscritto medesimo all’atto del pagamento previa evidenziazione del relativo importo sulla fattura”. Il Regolamento per l’attuazione delle attività di previdenza, all’art. 4, commi 1 e 2, conferma e chiarisce il decreto: “Gli iscritti all’Ente devono applicare una maggiorazione percentuale su tutti i corrispettivi lordi che concorrono a formare il reddito imponibile dell’attività professionale, anche sotto forma di collaborazione coordinata e continuativa, e devono versare all’Ente il relativo ammontare indipendentemente dall’effettivo pagamento che ne abbia eseguito il debitore. La maggiorazione è ripetibile nei confronti di quest’ultimo”. “La maggiorazione percentuale di cui al precedente comma è fissata nella misura del due per cento ed è riscossa direttamente dall’iscritto medesimo contestualmente alla percezione del corrispettivo, previa evidenziazione del relativo importo sul documento fiscale”. 11 ENPAP Che significa, in pratica, per lo psicologo? Il contributo integrativo a favore dello psicologo è fissato nella misura del 2% del fatturato lordo e deve essere applicato su tutti i corrispettivi lordi derivanti dall’attività professionale autonoma di psicologo. È compresa anche l’attività svolta sotto forma di collaborazione coordinata e continuativa (solo fiscalmente assimilata al lavoro dipendente) e all’attività professionale autonoma svolta in intramoenia dai dipendenti sanità, anch’essa fiscalmente assimilata al lavoro dipendente ma che, ai fini previdenziali, è attività libero-professionale e per ciò assoggettata anche alla contribuzione integrativa (come confermato dal Consiglio di stato con parere n. 881 del 17/06/1998). La maggiorazione effettuata a titolo di contributo integrativo deve essere evidenziata separatamente nella parcella; lo psicologo deve riscuoterla dal cliente insieme al compenso e deve versarla all’Enpap alle scadenze previste dal Regolamento per il versamento degli altri contributi (soggettivo e di maternità). Queste scadenze sono ordinariamente novembre per l’acconto e luglio per il saldo. Nel Regolamento si parla di “ripetibilità” del contributo integrativo. Che cosa significa? Con “ripetibilità” si intende la possibilità da parte del professionista di chiedere il pagamento del contributo integrativo al committente. La contribuzione integrativa è comunque dovuta all’ente dal professionista, indipendentemente dall’effettivo pagamento da parte del committente. Allora è possibile inglobare nell’onorario totale richiesto al paziente il 2%, senza evidenziarlo come voce separata della parcella? Se il contributo integrativo non viene evidenziato come voce a parte, la maggiorazio12 ne del 2% sui corrispettivi lordi incorporata nell’onorario concorrerà a formare il reddito imponibile ai fini Irpef, aumentandolo e così aumentando il prelievo fiscale. Se invece viene evidenziato come voce a parte, l’importo corrispondente al 2% non concorre ad aumentare il reddito e nemmeno deve essere assoggettato a ritenuta di acconto; concorre solamente a formare la base imponibile Iva, nei casi in cui questa è dovuta. Il Regolamento per l’attuazione delle attività di previdenza sintetizza tali norme di legge al quarto comma dell’art. 4: “Il contributo integrativo non è soggetto a ritenuta di acconto Irpef e non concorre alla formazione del reddito imponibile. È soggetto ad Iva.” Con il responsabile del settore Previdenza e Assistenza, ragionier Davide Ricciardella, prendiamo in esame alcuni casi particolari che ricorrono più frequentemente. Ad esempio, come deve calcolare il contributo integrativo il collega che oltre alla libera professione di psicologo eserciti anche altre attività autonome, non “psicologiche”? La maggiorazione percentuale e la base imponibile sulla quale applicare il contributo integrativo 2% si riferiscono esclusivamente ai corrispettivi relativi all’esercizio dell’attività professionale autonoma di psicologo. Quindi i corrispettivi di prestazioni da lavoro dipendente o autonome ma diverse da quelle proprie della professione di psicologo non dovranno essere assoggettati al contributo integrativo. Se lo psicologo esercita altre attività autonome che non richiedono per il loro esercizio l’iscrizione all’Albo, i corrispettivi incassati per queste attività non devono essere assoggettati al contributo integrativo. Nel caso di uno studio associato, di soli psicologi o pluri-professionale, chi deve richiedere il contributo integrativo? Vediamo che cosa prevede la norma, sempre ENPAP il Regolamento per l’attuazione delle attività di previdenza, all’art. 4, comma 6: “In caso di fattura emessa da studio associato comprendente un iscritto all’Ente, la fattura evidenzia l’importo di maggiorazione riferibile all’iscritto medesimo da versare all’Ente.” Va da sé che se lo studio associato è formato da due o più psicologi la parcella assoggetterà al contributo integrativo l’intero ammontare del compenso per la prestazione professionale. Possono però verificarsi altre due situazioni: 1) che lo studio associato sia composto, oltre che da psicologi, anche da altri professionisti iscritti ad altre casse, ugualmente obbligati alla contribuzione integrativa: in tal caso, per permettere una corretta ripartizione del contributo integrativo riscosso tra i rispettivi enti di appartenenza, la parcella, pur assoggettando al contributo integrativo l’intero ammontare del compenso per la prestazione professionale, evidenzierà separatamente le quote di pertinenza di ciascun iscritto; 2) che lo studio associato sia composto, oltre che dallo psicologo, anche da un soggetto non iscritto ad altra cassa: in tal caso, la parcella assoggetterà al contributo integrativo solo la quota del compenso per la prestazione professionale idealmente riferibile alla prestazione dello psicologo. Se invece lo psicologo fornisce una prestazione professionale a un collega, nel contesto di un lavoro condotto in collaborazione? Questa possibilità è prevista dal Regolamento per l’attuazione delle attività di previdenza all’art. 4, comma 7: “È esente da maggiorazione di cui al presente articolo, la fattura emessa da un iscritto verso altro iscritto all’Ente nel contesto di incarichi professionali finalizzati al conseguimento di un risultato unitario, e sempre che il contributo integrativo sia stato comunque applicato sull’intero corrispettivo dell’incarico unitario.” Qui la norma intende evitare il cosiddetto “effetto moltiplicatore” sul cliente/committente nelle ipotesi in cui un professionista, al quale sia stato affidato un incarico professionale unitario, necessiti della collaborazione, anche se solamente nella fase preparatoria, di uno o più colleghi che, per tale motivo, otterranno il pagamento del loro compenso direttamente dal primo professionista. In questo caso, i singoli professionisti esporranno nelle loro parcelle il compenso di loro competenza, senza applicare il contributo integrativo, che, al contrario, sarà riscosso dal primo professionista sull’intero importo dell’incarico unitario. Occorre sottolineare che il caso particolare riguarda solo le parcelle emesse da uno psicologo nei confronti di un altro psicologo, non di un medico o di un altro professionista. La norma parla infatti di “iscritto all’Ente”. Poniamo che lo psicologo abbia sospeso l’attività professionale per un certo periodo e di conseguenza non abbia incassato nessuna somma a titolo di contributo integrativo. Che cosa prevede la legge? Il Regolamento per l’attuazione delle attività di previdenza prevede anche questo caso, all’art. 4, comma 5: “I soggetti di cui al comma 1 sono annualmente tenuti a versare, come contributo integrativo obbligatorio minimo, un importo pari a 60 euro”. La ragione di questa disposizione trova il suo fondamento sulla natura e la destinazione del contributo stesso, con il quale l’Enpap fa fronte anche alle proprie spese di funzionamento. Solo la cessazione dall’attività professionale (per effetto della quale sia stata richiesta e ottenuta la conseguente cancellazione dall’Ente), e non una temporanea 13 ENPAP sospensione, fa venir meno l’obbligo per l’iscritto di contribuire al proprio ente di previdenza. Per lo stesso motivo è previsto un contributo minimo annuale, anche nel caso che il fatturato complessivo assoggettabile a contributo sia insufficiente a generarlo. La norma chiarisce che in ogni caso è dovuto un contributo minimo annuale di euro 60,00, per decisione dell’Ente con il passaggio all’euro il contributo è stato leggermente ridotto, arrotondandolo per difetto, rispetto alla cifra di 120.000 lire originariamente prevista dal regolamento. Pertanto, anche quando dall’applicazione dell’aliquota del 2% alla base imponibile annua scaturisce un importo totale inferiore a 60 euro andranno comunque versati 60 euro. Per decisione dell’Ente, autorizzata dai Ministeri vigilanti, il contributo minimo è stato dimezzato (30 euro) per chi abbia compiuto 65 anni e continui l’attività professionale, mentre per i nuovi iscritti alla cassa nel primo anno di iscrizione il contributo è dovuto proporzionalmente ai mesi di effettiva iscrizione ed è calcolato in dodicesimi. Lo stesso vale in caso di cancellazione dall’albo, qualora questa abbia decorrenza nel corso dell’anno. Il contributo integrativo serve solo per le spese generali dell’Enpap? No, ad esempio la legge consente che gli eventuali risparmi di gestione possano essere impiegati per integrare al trattamento mini- 14 mo pensionistico i casi di invalidità e pensione ai superstiti, come prevede lo Statuto dell’Ente (D.M. del 15/10/1997) all’art. 16, comma 2: “In conto separato viene evidenziato l’ammontare complessivo del gettito della contribuzione integrativa, incrementato del relativo rendimento, sul quale gravano le spese di gestione dell’Ente, nonché le integrazioni al trattamento minimo per i casi di invalidità e superstiti.” Ringraziamo il rag. Ricciardella per questa precisazione, perché è proprio da questa norma che ha preso avvio l’iter per l’integrazione al trattamento minimo pensionistico nei casi di invalidità e pensione ai superstiti, illustrato nello scorso numero del Notiziario, iter ancora in corso e che speriamo si concreti positivamente entro quest’anno con la firma del necessario assenso ministeriale. Chiudiamo questo approfondimento riproponendo (tratte dalla pagina XXIV dell’EnpapGuida 02) quattro fatture corrispondenti ad altrettante tipologie, dalla più semplice (prestazione esente Iva a cliente privato persona fisica) a quella invece soggetta Iva ma non soggetta a ritenuta, essendo resa a privato. Segue un esempio di fattura soggetta a Iva e ritenuta, e infine una fattura non soggetta a contributo integrativo. Naturalmente il software NotulA, che trovate nel primo EnpapCD qui allegato, consente di predisporre ciascuna di tali tipologie di fattura (trovate le schermate esempio a partire dalla pagina XIII dell’EnpapGuida 05). ENPAP Alcuni esempi di fattura Esempio 1 Fattura per una prestazione professionale soggetta a IVA, resa a una impresa o a un altro professionista e, quindi, soggetta a ritenuta di acconto. Esempio 2 Fattura per una prestazione professionale soggetta a IVA, resa a un altro psicologo nel quadro dell’esecuzione di un incarico finalizzato al conseguimento di un risultato unitario e, quindi, soggetta a ritenuta di acconto ma non al contributo integrativo. Dott. Mario Rossi - Psicologo Via A. Cesalpino, 1 - 00161 ROMA P.IVA 12345678912 - C.F.: RSSMRA53L06H501L Dott. Mario Rossi - Psicologo Via A. Cesalpino, 1 - 00161 ROMA P.IVA 12345678912 - C.F.: RSSMRA53L06H501L Spett.le ORMA spa Viale Italia, 15 00196 Roma Claudio Bianchi Viale Italia, 3 00196 Roma Fattura n° 02 del 30/04/2006 Fattura n° 01 del 30/04/2006 (a) Prestazioni professionali (inserire descrizione, o voce tariffario) (b) Contr. integrativo (2%) (D.Lgs.103/96 art. 8) (c) Totale imponibile I.V.A. e 154,00 e 157,08 (a) Prestazioni professionali e 154,00 (inserire descrizione, o voce tariffario) (b) Contr. integrativo (2%) D.Lgs.103/96 art. 8 e 0,00 (esente art. 4 comma 7 Regol. Enpap) (c) Totale imponibile IVA e 154,00 (d) I.V.A. (20% dell’importo c) e (d) IVA (20% dell'importo c) e Totale fattura e 188,50 Totale fattura e 184,80 e - ritenuta d'acconto (20% dell'importo a) e Netto a pagare 3,08 31,42 -30,80 e 157,70 Esempio 3 Fattura per una prestazione professionale soggetta a IVA, resa a una persona fisica e, quindi, non soggetta a ritenuta di acconto. Dott. Mario Rossi - Psicologo Via A. Cesalpino, 1 - 00161 ROMA P.IVA 12345678912 - C.F.: RSSMRA53L06H501L Gentile Signora Giorgia Benini Piazza Ariostea 4 44100 Ferrara - ritenuta d'acconto (20% dell'importo a) e Netto a pagare 30,80 -30,80 e 154,00 Esempio 4 Fattura per una prestazione professionale, esente IVA (esempio psicoterapia), resa a una persona fisica e, quindi, non soggetta a ritenuta di acconto. Dott. Mario Rossi - Psicologo Via A. Cesalpino, 1 - 00161 ROMA P.IVA 12345678912 - C.F.: RSSMRA53L06H501L Anna Sala via S. Croce 17 21100 Varese Fattura n° 03 del 30/04/2006 (a) Prestazioni professionali (descrizione, o voce tariffario) (b) Contr. integrativo (2%) D.Lgs.103/96 art. 8 (c) Totale imponibile IVA e 154,00 (d) IVA (20% dell'importo c) e Totale fattura e 188,50 e 3,08 e 157,08 31,42 Fattura n° 04 del 30/04/2006 e 392,16 (a) esame psicodiagnostico (esente iva ex art.10.18 DPR 633/72) (b) Contr. integrativo (2%) (D.Lgs.103/96 art. 8) e Totale fattura e 400,00 7,84 15 ENPAP CartaEnpap Importanti novità riguardanti la carta e i nuovi servizi bancari Abbiamo il piacere di comunicare che, grazie a un accordo tra l’Enpap e la Banca Popolare di Sondrio, banca cassiera dell’Ente, gli iscritti all’Ente potranno usufruire di importanti novità riguardanti la CartaEnpap (gratuità e terza linea) e nuovi servizi in ambito bancario quali il conto corrente on line. CartaEnpap La carta di credito è ora resa gratuita per sempre (l’accordo raggiunto con la banca prevede l’azzeramento del canone annuale) e racchiude una nuova funzionalità, aggiuntiva alle precedenti ovvero la terza linea, che consente ai titolari di richiedere on line l’erogazione di un prestito. CartaEnpap si caratterizza quindi sempre più per essere uno strumento innovativo e flessibile, con funzionalità utili all’iscritto sia in ambito professionale che in quello privato. Unica nel suo genere, presenta ora tre differenti forme di utilizzo: • pagamento degli acquisti presso gli esercizi commerciali convenzionati con il circuito Visa (oltre 24 milioni nel mondo) e prelievo contanti (utilizzando il codice segreto personale Pin) presso tutti gli sportelli automatici ATM convenzionati Visa in Italia e all’estero. Rimborso il giorno 15 del mese successivo agli acquisti, in un’unica soluzione o rateale. Plafond per acquisti fino a 8.000 euro; • versamento on line, veloce, sicuro e senza spese, dei contributi previdenziali a 16 favore dell’Ente, attraverso il portale dell’Enpap. Rimborso il giorno 15 del mese successivo all’ordine telematico di versamento contributivo, in un’unica soluzione o rateale. Plafond per versamenti contributivi fino a 25.000 euro; • terza linea: per l’erogazione immediata, con bonifico sullo stesso conto corrente bancario indicato dall’iscritto per gli addebiti degli acquisti, di una somma in contanti utilizzabile per qualsiasi esigenza e/o soddisfare una necessità improvvisa. Questa funzionalità rappresenta una riserva di denaro subito disponibile, a cui accedere ogni volta che se ne presenti la necessità. Il rimborso previsto è rateale e il plafond accordato può raggiungere i 20.000 euro. ENPAP Altre importanti caratteristiche di CartaEnpap sono: – richiesta on line tramite il sito web dell’Ente; – numero verde 800 090964 per assistenza e informazioni; – nessuna documentazione da fornire per la richiesta (eccezione fatta per la copia di un documento di identità); – estratto conto gratuito via internet (in sostituzione dell’estratto conto su carta); – un unico estratto conto, semplice e completo, che racchiude gli utilizzi di tutte e tre le linee di credito con i dettagli anche degli eventuali interessi versati e dei plafond residui; – polizza assicurativa gratuita. Possono richiedere CartaEnpap tutti gli iscritti all’Enpap in regola con il versamento dei contributi previdenziali e titolari di un conto corrente acceso presso qualsiasi istituto bancario (non è necessario cambiare conto, o sottoscrivere un conto presso la Banca Popolare di Sondrio). Conto corrente on line Il servizio di conto corrente on line, riservato agli iscritti all’Enpap, offre tutta l’operatività di un conto corrente tradizionale tramite il canale internet: riduce i tempi di attesa, le code agli sportelli, con la possibilità di accedere a tutti i servizi disponibili 24 ore 24, tutti i giorni della settimana. I servizi a disposizione sul conto corrente on line coprono a 360° le esigenze del professionista, inoltre le condizioni economiche sono molto vantaggiose: per esempio, non sono previste spese per la gestione, l’apertura, la chiusura, l’invio dell’estratto conto, il tasso creditore genera interessi a favore del correntista pari al 2,50% del depositato in conto e si allinea automaticamente al tasso della Banca Centrale Europea (BCE), il rilascio della tessera bancomat è gratuita come i primi 50 prelievi su altre banche e le operazioni che si possono effettuare sono illimitate. Tutte le operazioni eseguite sono sicure e con Scrigno Card viene assicurata la massima riservatezza; garantendo inoltre la possibilità di operare tramite il canale telefonico. Il conto corrente on line può essere richiesto direttamente dal sito istituzionale dell’Enpap, nell’area riservata cui accedono con password solo gli iscritti. Sul conto corrente on line oltre alle normali operazioni bancarie, si può richiedere il bancomat, domiciliare o pagare direttamente tutte le utenze. È, altresì, possibile appoggiare la CartaEnpap, aprire un dossier titoli e operare nella compravendita di titoli attraverso il trading on line con commissioni ridotte. Tutti questi servizi aggiuntivi sono sottoscrivibili anche in un momento successivo all’apertura del conto corrente, in ogni caso l’attivazione di tutti i servizi aggiuntivi è gratuita. Il titolare di conto corrente on line avrà a disposizione il numero verde dedicato sia per problematiche relative all’operatività e/o informative varie sulla propria posizione che per qualsiasi problema tecnico. A disposizione degli iscritti è, altresì, anche prevista una casella e-mail: [email protected]. numero verde 800 190661 17 ENPAP Approfondimenti CartaEnpap: la terza linea L a terza linea consente l’erogazione, sul conto corrente associato a CartaEnpap, di una somma utilizzabile per qualsiasi esigenza e/o soddisfare una necessità improvvisa. Questa funzionalità rappresenta una riserva di denaro subito disponibile, a cui accedere ogni volta che se ne presenti il bisogno. Il rimborso previsto è rateale. La terza linea è disponibile per chi è titolare di CartaEnpap da più di quattro mesi e l’ha utilizzata regolarmente. Prima di servirsene, occorre effettuarne l’attivazione all’interno dell’area riservata del sito dell’Ente all’indirizzo www.enpap.it. L’attivazione non comporta spese: - minimo richiedibile euro 2.000,00 - massimo richiedibile euro 20.000,00 - taglio minimo euro 1.000,00 Nel modulo on line di attivazione sarà proposto il plafond richiedibile dal titolare della carta. Il rimborso è rateale e può essere, a scelta del titolare, effettuato secondo il seguente schema (la rata non potrà essere inferiore a 166,00 euro): importo piano di ammortamento 2.000 euro 12 mesi 3.000 euro 12-18 mesi 5.000 euro 12-18-24 mesi 7.000 euro 12-18-24-36 mesi 9.000 euro 12-18-24-36-48 mesi oltre 10.000 euro 12-18-24-36-48-60 mesi 18 CartaEnpap: gli interessi per rimborsi rateali Nessuna spesa, maggiorazione o interesse è dovuta quando i contributi previdenziali e gli acquisti effettuati con CartaEnpap sono rimborsati il giorno 15 del mese successivo. Se invece il rimborso viene effettuato a rate, ecco i tassi di interesse praticati dalla Banca Popolare di Sondrio: • versamenti dei contributi previdenziali Enpap, interessi per rimborso rateale: TAN pari a 8,625% con periodicità di liquidazione mensile, in via posticipata sul residuo debito a partire dal secondo estratto conto, corrispondente a un TAEG di 8,99%. L’importo della rata mensile è già prestabilito ed è pari al 10% del debito residuo, con un minimo di 250,00 euro; • acquisti tradizionali circuito VISA, interessi per rimborso rateale: TAN pari a 13,375% con periodicità di liquidazione mensile, in via posticipata sul residuo debito a partire dal secondo estratto conto, corrispondente a un TAEG di 14,16%. L’importo della rata viene scelto dal richiedente, selezionando fra una delle possibilità proposte sul modulo on line; • richiesta di contanti sul conto corrente terza linea: commissioni di erogazione, fino a 5.000 euro: 25,00 euro - da 5 a 10.000 euro: 35,00 euro - oltre 10.000 euro: 45,00 euro. ENPAP Interessi: TAN pari a 9,25% con periodicità di liquidazione mensile, in via posticipata sul residuo debito a partire dal secondo estratto conto, corrispondente a un TAEG di 9,87%. L’importo della rata dipende dal piano di rimborso (12, 18, 24, 36, 48, 60 mesi) e dall’importo richiesto. I tassi applicati saranno adeguati automaticamente in base alle variazioni del tasso BCE, tasso per le operazioni di rifinanziamento determinato dalla Banca Centrale Europea. CartaEnpap: valuta di addebito ed estratto conto Valuta di addebito La valuta di addebito sul c/c prescelto è, sia per l’opzione saldo, sia per quella revolving, il giorno 15 del mese successivo a quello di effettuazione delle operazioni di acquisto e/o versamento contributi. Per quanto riguarda gli importi dei contributi Enpap, questi risulteranno versati il giorno stesso dell’ordine di pagamento on line. Estratto conto L’estratto conto mensile CartaSi – consultabile sul sito web www.cartasi.it - riporta il dettaglio delle spese effettuate e l’utilizzo dei plafond concessi. L’invio dell’estratto conto mensile (nel caso in cui venga effettuata una operazione di addebito al titolare) è a zero spese se la consultazione avviene via internet, mentre è di 1,03 euro se si richiede l’invio cartaceo a mezzo posta. 19 20 ENPAP 21 ENPAP 22 ENPAP 23 ENPAP 24 ENPAP ENPAP Prima di procedere alla richiesta di CartaEnpap occorre fornire il consenso al trattamento dei dati e accettare il regolamento dei servizi dispositivi 25 ENPAP Nella prima parte della “Scheda di Richiesta Carta” vanno inseriti i dati anagrafici, di residenza, quelli relativi al documento di identità e al nucleo familiare Nella seconda parte della “Scheda di Richiesta Carta” vanno inseriti i propri dati reddituali e quelli relativi alla situazione patrimoniale 26 ENPAP Successivamente occorre selezionare le opzioni relative a CartaEnpap: plafond, saldo/rateale ed evetuale rata. Inoltre è necessario indicare le coordinate bancarie per l’addebito delle spese Infine, dopo aver completato la scheda e presa visione dei documenti evidenziati, sarà possibile trasmettere alla banca la propria richiesta di CartaEnpap clicclando il pulsante “INVIO RICHIESTA” 27 ENPAP La Banca, effettuati i controlli di rito, invia il contratto al richiedente che lo sottoscrive e rinvia (assieme alle copie di un documento di identificazione e del codice fiscale) alla Banca (in busta preaffrancata precedentemente fornita dalla Banca) Assieme al contratto, viene spedito un codice denominato CHIAVE PERSONALE necessario per prelevare on line la PASSWORD DISPOSITIVA che servirà per il versamento dei contributi con CartaEnpap 28 ENPAP Per effettuare il versamento on line dei contributi in ACCONTO occorre accedere all’Area Riservata del sito digitando matricola e password e selezionare dal menù laterale la voce PAGAMENTO CartaEnpap consente anche il pagamento di altre tipologie di contributi; in questo caso l’apposita voce di menù proporrà le causali alle quali deve essere associato il relativo importo da versare 29 ENPAP In caso di esito positivo della transazione di pagamento, viene generata una ricevuta firmata digitalmente dalla Banca Popolare di Sondrio e scaricabile dall’utente. Tale ricevuta ha piena validità ai fini fiscali 30 ENPAP Il Welfare del futuro Lavoro, pensione e salute i parametri messi a confronto Diritto allo studio, diritto al lavoro, diritto alla pensione, diritto alla salute: il Welfare State, lo Stato che si occupa del benessere e dei diritti di tutti i cittadini, ha le sue premesse nella questione sociale di fine Ottocento, quando la pressione del Movimento dei lavoratori spinse Inghilterra, Germania e Italia a emanare le prime leggi di tutela dei lavoratori e delle loro famiglie, poi negli anni trenta il concetto di Welfare State venne teorizzato e realizzato in Svezia e negli Usa del New Deal, infine tutti gli Stati europei hanno attuato legislazioni e costituzioni attente ai diritti sociali dei cittadini. Tuttavia questa spinta solidaristica, che nel XX secolo sembrava inarrestabile, si trova ora in crisi e anche molti Paesi di consolidate tradizioni democratiche hanno smantellato parte dello stato sociale. Com’è ben noto, anche noi italiani da ormai un decennio siamo soggetti a una pluralità di modifiche legislative che intervengono direttamente sull’attuale modello di welfare italiano, e nella quasi generalità dei casi gli interventi sono di segno restrittivo (esempio princìpe, il passaggio dal sistema pensionistico retributivo al sistema contributivo). Per avere un’idea degli appuntamenti che nell’immediato futuro aspettano il welfare italiano pubblichiamo l’intervista che segue, un confronto tra due economisti ciascuno punto di riferimento politico di una delle due coalizioni, diffusa dall’UNIVA - Unione Industriali di Varese tra i propri associati giusto pochi giorni prima delle recenti elezioni. Gli industriali hanno poi chiesto ai corrispondenti in Italia di tre importanti giornali di Francia, Gran Bretagna e Germania qual’è nei loro Paesi il clima d’opinione, le aspettative e i timori per un possibile ridimensionamento del welfare. A completare questa piccola monografia sulla crisi del Welfare State un miniviaggio attraverso i diversi modelli di Welfare State nei principali paesi dell’Europa. Punti di vista diversi guardando allo Stato Sociale prossimo venturo Cinque domande ad Alberto Mingardi (Istituto Bruno Leoni) e Paolo Onofri (Centro Studi Prometeia) Esiste un problema di sostenibilità dell’attuale modello di welfare italiano? Se sì, dove occorrerebbe intervenire: si dovrebbero ridurre le prestazioni o basterebbe razionalizzare la spesa (sprechi)? Mingardi - Che i problemi dello Stato sociale si possano risolvere razionalizzando la spesa, ovvero “tagliando gli sprechi”, è una pia illusione. Bisogna guardare a due diverse questioni di ordine generale. La prima attiene la sostenibilità stessa del welfare nella forma che ha assunto nell’Europea continentale, che oggi è messa a rischio dai trend demografici. La seconda riguarda invece l’impatto che i sistemi socialdemocratici hanno non solo sulla “distribuzione” della ricchezza, ma sulla sua creazione. L’alta tassazione penalizza fortemente quella parte della società che, intraprendendo, crea benessere per tutti, diminuendo gli incentivi per creare ricchezza e invece spesso agevolando la formazione di piccole o grandi caste che vivono di rendite parassitarie. 31 ENPAP Onofri - La sostenibilità dei sistemi di welfare non è sostenibilità finanziaria, ma disponibilità di una parte della popolazione di pagare imposte o contributi per trasferire risorse ad altra parte della popolazione che sta vivendo situazioni peculiari: malattia, non autosufficienza, disoccupazione involontaria, vecchiaia disagiata, povertà. Di per sé la quota di spesa per la protezione sociale in Italia è inferiore a quella media dei paesi europei e più elevata di quella degli Stati Uniti. La sua composizione è invece sbilanciata: si spende il 60% per pensioni e il rimanente 4% è diviso tra sanità, assistenza e disoccupazione. Le spese per assistenza e disoccupazione sono già così basse che è impossibile la loro riduzione; la spesa per pensioni è fatta tutta di diritti acquisiti, per cui la riduzione del suo peso può avvenire solamente su un orizzonte molto lungo. In quali settori occorrerebbe soprattutto intervenire? Mingardi - Lo Stato sociale andrebbe smontato per essere ricostruito attraverso strumenti di mercato. I pilastri su cui poggia il welfare sono la regolazione del lavoro, la previdenza sociale, l’assistenza sanitaria, l’educazione pubblica e gratuita. L’iper-regolazione del lavoro è il cappio stretto al collo dei paesi dell’Europa continentale, a cominciare dall’Italia, in un mondo nel quale altre realtà, che giustamente desiderano arricchirsi e diventare prospere, hanno scelto regole diverse. I sistemi pensionistici pay-as-you-go sono in crisi ovunque, perché la demografia ci insegna che domani i lavoratori non potranno più sostenere il peso dei pensionati. La sanità è una bomba a orologeria, visto che in quell’ambito gli sforzi della grande ricerca e del grande privato stanno determinando uno strepitoso allungamento della nostra vita, che però ha ripercussioni negative sui sistemi sanitari nazionali. L’educazione statale fornita in 32 monopolio si rivela sempre più incapace di formare capitale umano di qualità, che è l’ingrediente fondamentale per crescere. Insomma, c’è poco da stare allegri, anche se le nostre classi politiche pasteggiano a champagne sul ponte del Titanic. Onofri - Il settore prioritario è quello della disoccupazione; la flessibilità introdotta all’ingresso sul mercato del lavoro implica una minore protezione sul posto di lavoro e quindi richiede una maggiore protezione una volta perso il posto di lavoro. Ciò è funzionale all’aumento della mobilità da un’occupazione a un’altra di cui abbiamo estremo bisogno per riposizionarci nei diversi settori produttivi e per favorire il passaggio dei lavoratori da aziende in declino ad aziende in crescita. Si può immaginare un diverso modello che assicuri accettabili standard assistenziali? Su quali leve potrebbe poggiare? Mingardi - Pensiamo alle pensioni. Abbiamo avuto una grande riforma di mercato, quella cilena, ormai esportata in una ventina di altri paesi. È una riforma che ci sposta da un sistema a ripartizione a uno a capitalizzazione, che esalta la libertà di scelta dei singoli e delle famiglie, che contribuisce a fortificare un mercato di strumenti finanziari affidabili, che restituisce ai cittadini il risparmio. In quel sistema, un lavoratore si “crea” la pensione, risparmia in prima persona, vede, su un libretto apposito, come vengono investiti i suoi accantonamenti, può chiederne conto al gestore di fondi pensione, e può cambiare gestore, se un certo modello non lo convince. Una riforma siffatta non solo contribuisce a risolvere un problema economico, ma restituisce centralità alla società, alle persone, e contribuisce ad abbattere l’assurdo pregiudizio che siano non gli individui, ma dei burocrati per cui essi non sono che numeri, a sapere cos’è meglio per loro. ENPAP Onofri - Un esempio: l’invecchiamento rapido della nostra popolazione richiede un’attenzione maggiore all’assistenza agli anziani non autosufficienti. Una parte di questa protezione potrebbe essere garantita ai pensionati in cambio dell’accettazione di pensioni meno generose, all’interno di un pacchetto vecchiaia complessivo che si compone di trasferimenti monetari (pensioni) e di erogazione di servizi (long term care). Naturalmente, ciò non potrebbe essere totalmente a carico delle pensioni, ma dovrebbe trovare comunque la solidarietà fiscale dell’intera collettività. Dove i modelli di welfare ritenuti più avanzati riescono a essere più efficaci ed efficienti rispetto al nostro? Mingardi - La domanda è ambigua. Per anni si è ritenuto più “avanzato” un welfare che assicurasse copertura universale. Il risultato di quel pensiero è che gli Stati sociali, oggi, sono di fatto realtà i cui grandi beneficiari sono le classi medie, e che continuano a lasciare ai margini i poveri e i poverissimi. Essi sono marchingegni istituzionali che erogano fondi a gruppi qualificati che sanno bussare alla loro porta. Un modello è avanzato se sa responsabilizzare la società civile, se sa restituire a individui, famiglie e associazioni il senso di aiutare il proprio prossimo. Un sistema davvero avanzato esalterebbe la capacità di fare del no profit, aiuterebbe chi vuole e sa aiutare, non userebbe i poveri come un pretesto per costruire un’ìmmensa burocrazia. Questo, per chi davvero non può, per chi ha preso dalla vita schiaffi da cui non ci si può risollevare. Per tutti gli altri, un welfare moderno dovrebbe articolarsi attraverso un sistema di assicurazioni: contro la vecchiaia, contro la disoccupazione, contro l’infermità. Assicurazioni private, libere di competere e di guadagnare o perdere clienti sul mercato, ed esposte alla disciplina del mercato, che è la migliore cura contro le malversazioni che, nei sistemi statalisti, sono la regola. Onofri - Un sistema di assicurazione sociale dei rischi della vita individuale è un forte veicolo di identità collettiva: essa si è realizzata nei paesi che hanno saputo mettere assieme flessibilità dei mercati e sicurezza individuale attraverso un’efficiente amministrazione pubblica che sappia tagliare fuori le principali possibilità di abuso dei sistemi di sicurezza sociale ed evitare il formarsi di un processo di “dipendenza” dal beneficio pubblico. Questo è stato realizzato soprattutto nei paesi dell’Europa del Nord, che sono anche i paesi che soffrono di meno del declino economico. Quale futuro intravede per il welfare nel nostro Paese? Mingardi - La demografia ci costringe a pensare una riforma, ma le resistenze sono fortissime. Qualcosa è stato fatto: per quel che riguarda il mercato del lavoro, ad esempio. Ma resta ancora da fare tantissimo. Il problema è che i beneficiari dello Stato sociale sono, banalmente, voti che il politico conta quando si presenta alle elezioni. Sono persone che votano per difendere i loro privilegi, magari sono pochi rispetto a quanti beneficerebbero di una riforma, solo che questi ultimi si presentano dispersi e non uniti davanti al politico. Ecco perché serve una visione, serve coraggio, per tentare di modificare le cose, per spiegare alla gente che un sistema più efficiente e di mercato è un sistema più giusto, che smussa il rischio del parassitismo, che sa essere meglio vicino a tutti, che permette un intervento residuale solidaristico per chi davvero non può far da solo, che responsabilizza tutti ed esalta la straordinaria capacità del privato - che in Lombardia conosciamo benissimo - di essere solidale e compassionevole. Onofri - Sono abbastanza pessimista nel breve periodo; abbiamo una pubblica 33 ENPAP amministrazione non così efficiente ed efficace come sarebbe necessario per garantire quanto detto in precedenza; abbiamo ereditato dagli anni ‘70 e ‘80 un debito pubblico che ci costringe a impegnare almeno due punti in più di Pil in interessi rispetto agli altri paesi e “smontarlo” richiederà più di un decennio. Italia, Francia, Germania... cambia lo stato sociale Come giudicano i cittadini europei il modello di stato sociale adottato dai rispettivi governi? Qual’è il clima d’opinione, quali le aspettative e, magari, i timori per un possibile ridimensionamento dell’assistenza ai cittadini? L’Unione industriali della provincia di Varese, lo ha domandato ai corrispondenti in Italia di tre importanti giornali di Francia, Gran Bretagna e Germania; Richard Heuzé di Le Figaro, David Lane di The Economist, Tobias Piller di Frankfurter Allgemeine. Richard Heuzé, Le Figaro: la Francia, terra di contraddizione. Il francese, si sa, è un eterno brontolone. Probabilmente il suo ascendente gallico ricade sul suo comportamento. Se ha votato in maggioranza contro il Trattato di costituzione europea, è perché lo considerava - a torto più che a ragione - come una minaccia per il suo modo di vivere. Può dunque sorprendere vederlo accettare e anche condividere il modello sociale senza lamentarsi più di tanto. Non sembra possibile però quello che evidenzia un’indagine sulla “soddisfazione” condotta a livello nazionale nel mese di dicembre scorso dal centro di ricerca CSAChallengers. I suoi risultati sono piuttosto sorprendenti: alla domanda se sono soddisfatti del modello di protezione sociale, il 62% degli elettori di sinistra e il 54% di destra rispondono: “sì”. Per il 69% dei francesi, il sistema sanitario è una briscola men34 tre il 28% lo giudica uno svantaggio e il 3% è senza opinione. Sul sistema educativo che comprende scuola e università, il 54% si dichiara soddisfatto mentre il 42% vorrebbe dei miglioramenti. Tutto ciò non impedisce ai francesi di vedere il proprio Paese nel suo insieme come un modello in declino e con una perdita di competitività: ma continuano a preferire lo status quo piuttosto che affrontare delle riforme difficili e radicali. David Lane, The Economist: “Vecchia” Inghilterra. Come gli altri grandi paesi europei, la Gran Bretagna si trova di fronte all’invecchiamento della popolazione, con problemi per la sanità pubblica e per il sistema previdenziale. Il partito laburista deve ancora trovare soluzioni durevoli ai due problemi. Dopo il lungo periodo di governo conservatore dalla fine anni settanta al 1997, in cui il National Health Service è stata vittima di riforme sbagliate e di tagli di fondi, anche il governo Blair ha fatto poco per rimediare. Da amato e rispettato servizio sanitario, anche quello britannico si era guadagnato l’etichetta di “malasanità”. Dopo la seconda vittoria elettorale, Blair ha deciso di “aprire il portafogli” e qualcosa è cambiato, nonostante rimangano inefficienze e dubbi sul metodo di finanziamento di nuovi ospedali, il cosiddetto Private Finance Iniziative, che coinvolge il settore privato. Il trattamento previdenziale regge su due colonne: una pensione di vecchiaia di stato versata da 65 anni, che copre una parte minima dei fabbisogni, e una pensione privata, spesso fornita dal datore di lavoro, che dovrebbe costituire la parte maggiore del reddito. Il governo Thatcher ha legato l’aumento della pensione di stato al costo della vita, e non più alla crescita dell’economia, influendo positivamente sui conti dello stato ma impoverendo il pensionato. Con leggi che hanno colpito fiscalmente e contabilmente i fondi di pensione privati, il governo Blair ha danneggiato questa parte. Negli ulti- ENPAP mi tre anni, numerose società hanno chiuso i propri fondi che legano la pensione allo stipendio finale. Per di più, i dipendenti di società fallite si trovano senza copertura, anche dopo aver versato i propri soldi nei fondi delle loro società. Il governo di Londra si trova poi davanti a grattacapi seri nel campo del welfare: oltre a sanità e previdenza sociale c’é anche la questione dell’accompagnamento di vecchi e invalidi. Delineare i problemi non é difficile; la difficoltà sta nel definire le soluzioni. cristiani e i liberali vogliono più responsabilità da parte dei singoli, con una privatizzazione parziale dell’assicurazione sociale, pensionistica o quello della cura per gli anziani. Tobias Piller, Frankfurter Allgemeine: incertezze in Germania. In Germania la crisi economica degli ultimi anni ha contribuito a diffondere tanti dubbi sullo stato sociale. Da un lato è evidente che l’attuale rete di protezione sociale - con pensioni, servizi sanitari, indennità di disoccupazione, indennità sociale per i nullatenenti e indennità per anziani bisognosi di cure continue - è diventato troppo caro. Infatti, viene visto come una “tassa sui posti di lavoro”, che rincara il lavoro in Germania. I contributi da pagare sul salario lordo (metà dal datore di lavoro, metà dal dipendente) erano 20 per cento negli anni cinquanta ed anno raggiunto adesso una punta di 42 per cento. A questo punto si apre un circolo vizioso, con questi contributi sempre più alti che mettono fuori concorrenza sempre più posti di lavoro, lasciando sempre meno occupati a pagare un conto sempre più costoso. A questo punto tanti tedeschi hanno anche capito che ci saranno tagli delle prestazioni, aumenti di contributi ed eliminazioni di favori, per esempio detrazioni o assicurazioni gratuiti per i costi sanitari di familiari. Le previsioni di tempi più duri hanno indotto i tedeschi a risparmiare e tagliare i loro consumi, con conseguenze nuove per congiuntura e occupazione. Intanto non sono ancora d’accordo sulle vie d’uscita: i socialdemocratici tendono verso un aumento delle entrate per spartire sempre più soldi per scopi sociali, parte dei demo- I sistemi sociali dei vari Paesi si distinguono fra loro in base ad alcune specifiche caratteristiche, fra le quali il diverso grado di accentramento o decentramento, il differente modo in cui si possono classificare i vari tipi di servizi definibili come “assistenza sociale”, le diverse fonti di finanziamento, l’incidenza del settore no profit e l’erogazione dei servizi. Le differenze emergono inoltre comparando livelli e composizione della spesa sociale nei vari paesi, in media in Europa la spesa incide per circa un quarto del Pil. La Svezia, la Francia e la Germania hanno la percentuale più alta, l’Italia si situa in una fascia intermedia. Raggruppando le caratteristiche si possono distinguere diverse tipologie di Welfare State. Il tipo di regime nordico, che riguarda Danimarca, Finlandia e Svezia, presenta un vasto sistema di previdenza sociale, un’elevata spesa in programmi per il mercato del lavoro, accordi generosi per la maternità e condizioni di accesso universali. All’altra estremità troviamo un gruppo di Paesi mediterranei (Grecia, Spagna, Portogallo e Italia) che pur avendo una dimensione più ridotta del sistema di sicurezza sociale in generale, in termini relativi hanno schemi pensionistici collettivi ben sviluppati. Welfare a confronto Viaggio attraverso i diversi modelli di Welfare State nei principali paesi dell’Europa e negli Stati Uniti. Lavoro, pensione e salute i parametri messi a confronto I regimi di tipo anglosassone (Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito e Irlanda) hanno una copertura leggermente maggiore in termini di benefici sociali, ma mancano di diffuse pensioni statali. In misura minore 35 ENPAP questa caratteristica si ritrova anche in quattro paesi membri dell’Europa dell’Est (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia), che formano un gruppo distinto: qui le indennità collettive di sicurezza sociale, che includono le pensioni, in genere si posizionano al di sotto della media dei paesi membri dell’Unione europea. Il tipo di regime continentale è invece rappresentato da Germania, Francia, Austria, Belgio e Lussemburgo. Questi Paesi occupano una posizione intermedia: gli schemi di previdenza sociale sono ben sviluppati, ma non sono così universalistici come nei paesi nordici. C’è una forte relazione tra le occupazioni precedenti, e il diritto ai benefici e la protezione sul reddito per le famiglie con figli è piuttosto generosa. I dipendenti sono tutelati contro il licenziamento; il numero di trattamenti speciali per i gruppi occupazionali è alto. Le indennità pensionistiche nel regime continentale sono leggermente al di sopra della media europea. Nella maggior parte dei paesi l’età pensionabile è di 65 anni. In Irlanda e in Norvegia l’età di collocamento a riposo è di 67 anni e ben presto lo sarà anche negli Stati Uniti. L’età di pensionamento è inferiore ai 65 anni nella Repubblica Ceca, in Francia, in Ungheria, in Corea, nella Repubblica Slovacca e in Turchia. Generalmente per i lavoratori con redditi medi è prevista una pensione netta corrispondente a poco meno del 70% dei loro guadagni netti da lavoratori attivi (ovvero un tasso di sostituzione, l’importo della pensione rispetto all’importo dello busta paga, del 70%). I paesi con i più bassi tassi di sostituzione netti sono l’Irlanda e la Nuova Zelanda, che possiedono soltanto schemi pensionistici di base e tassi di sostituzione netti inferiori al 40%. Il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno tassi di sostituzione netti leggermente più alti e vicini al 50%. Il Lussemburgo possiede il monte pensione più alto per i lavoratori con redditi medi. Valutato diciotto volte la media degli stipendi per gli uomini, e qua36 si ventidue volte per le donne (poiché hanno una speranza di vita più alta), esso ammonta a quasi il triplo della media dei paesi dell’Ocse. Il monte pensione più basso, per chi ha percepito stipendi medi durante gli anni di lavoro, si registra in Irlanda, Messico, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti, dove è inferiore a sei volte la media degli stipendi. FRANCIA Pensioni: la durata minima contributiva è di 40 anni, l’età pensionabile è 60 anni ma entro il 2012, la vita contributiva aumenterà fino a 41 anni, entro il 2020 fino a 42. Incentivi alla previdenza privata: è stato introdotto un sistema di incentivi a restare in attività e ritardare l’inizio della pensione: ogni anno in più di lavoro produce il 3% in più di pensione. Mentre chi non raggiunge il minimo richiesto subisce una decurtazione della pensione del 5% per ogni anno mancante. Sanità: la copertura sanitaria universale è stata sostituita nel 2005 da una legge che prevede l’assistenza sanitaria solo per i residenti legali. La nuova legge limita inoltre l’assistenza medica gratuita a persone che guadagnano meno di 690 dollari al mese. Finanziamento: sistema di previdenza sociale nazionale (la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni). Fornitura dei servizi sanitari: mista (assistenza ambulatoria privata e servizi di ospedali pubblici). GERMANIA Pensioni: l’età pensionabile è di 65 anni (prima per le donne era 60 anni), è previsto un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni in un periodo compreso tra il 2011 e il 2025. Sono previste penalizzazioni economiche per chi va in pensione con ENPAP meno di 45 anni di versamenti contributivi e incentivi per coloro che, pur avendo maturato il diritto alla pensione, restino in attività. Sanità: copertura sanitaria: Assicurazione Sanitaria Obbligatoria. Finanziamento: la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni. Fornitura dei servizi sanitari: mista (principalmente pubblica). Organizzazione territoriale: decentralizzata/federalizzata. La Germania si basa sul pilastro del Fondo malattie. Tuttavia, i soggetti che superano una certa soglia di reddito possono uscire dal fondo pubblico e acquistare una polizza assicurativa sanitaria privata, i cui premi sono calcolati sul rischio attuariale della coorte anagrafica, di ampiezza quinquennale, in cui si trova l’individuo che si assicura. A oggi, circa il 10% della popolazione tedesca ha aderito a questo sistema. La coorte anagrafica su cui si calcola il premio assicurativo è statica: il premio non viene cioè rivisto in funzione dell’invecchiamento dell’assicurato, ma solo in caso di aumento dell’onerosità complessiva del sistema di fornitura delle prestazioni sanitarie. Ciò rappresenta un potente incentivo ad assicurarsi già in giovane età. Il fatto poi che i premi si calcolino su un pool anagrafico permette di evitare casi di esclusione dall’assicurazione provocati da eventi catastrofici o patologie croniche individuali. GRAN BRETAGNA Pensioni: attualmente gli uomini lasciano il lavoro a 65 anni e le donne a 60 anni, l’età pensionabile salirà a 65 anni per tutti nel 2020, non è possibile il prepensionamento, sono consentite forme di posticipo fino a un massimo di 5 anni (limite che verrà eliminato dal 2010), è consentito il cumulo della pensione e del reddito da lavoro; il 44% della popolazione ha sottoscritto forme di previdenza integrativa. Sanità: il sistema sanitario inglese è impostato sul National Health Service (NHS), il servizio pubblico che provvede all’erogazione e al finanziamento dei servizi sanitari per tutta la popolazione. Il NHS è finanziato per l’80% dalla tassazione generale, per il 16% da contributi sanitari e per il resto dalla compartecipazione alla spesa da parte dei pazienti. I fondi confluiscono al Ministero del tesoro e la spesa per il NHS è decisa dal governo in sede di destinazione annuale della spesa pubblica. I fondi affluiscono separatamente a due servizi: il servizio di assistenza di base e i servizi ospedalieri che comprendono gli ospedali, i servizi medici specialistici e i servizi socio-sanitari; quest’ultima area assorbe circa i 2/3 del totale. Il Department of Health (DoH), a cui affluiscono gli stanziamenti, provvede al pagamento di farmacisti e medici di famiglia in rapporto alle prestazioni fornite. La compartecipazione dei pazienti alla spesa farmaceutica avviene tramite il pagamento di un ticket fisso per ricetta. Il finanziamento delle autorità sanitarie locali considera sia la composizione demografica sia il tasso di mortalità della popolazione. L’assistenza privata ricopre un ruolo storicamente subalterno nei confronti del servizio pubblico: offre un’ampia scelta di medici e liste di attesa più corte. 37 ENPAP Meno ai padri e più ai figli? Proposte valutazioni e commenti Adepp Progetto Giovani - Nell’ambito dell’Adepp, l’Associazione che riunisce gli enti di previdenza dei professionisti, Enpap incluso, un gruppo di lavoro coordinato da Antonio Pastore, Presidente della Cassa Commercialisti, ha svolto un’analisi sui giovani che si avvicinano alle libere professioni valutando le forme e gli strumenti di possibile supporto all’avvio e al consolidamento della propria attività. I temi analizzati riguardano la previdenza, le agevolazioni finanziarie e i servizi. 1. Il quadro attuale Premessa. I giovani oggi diffidano della previdenza sia pubblica che privata. Di quella pubblica perché sentono che per loro il pensionamento sarà più avanti nel tempo rispetto a quanto previsto dalle norme vigenti; di quella privata perché si ritiene ancora alto il rischio d’investire su una previdenza complementare che si conosce appena o che non offre adeguate garanzie. La scarsa propensione dei giovani a provvedere all’integrazione della propria pensione si accentua ulteriormente quando il riferimento è al comparto autonomo e libero professionale. Infatti, mentre per i lavoratori dipendenti le risorse da destinare alla previdenza privata perverranno in buona parte dall’utilizzo del Tfr, nello specifico per i professionisti l’esborso è diretto e la situazione economica attuale non agevola il versamento di contribuzioni aggiuntive. Per le casse professionali i giovani rappresentano il futuro, non solo in senso figurativo. Sappiamo bene quanto importante può essere per un sistema pensionistico la presenza di una popolazione giovane, a maggior ragione quando i problemi rappresentati sono quelli di una singola cassa che con le sole proprie forze deve attivarsi per far fronte al crescente invecchiamento della categoria. Mentre, infatti, sul piano nazionale i rap38 porti economici e demografici possono essere compensati dalla crescita di altri settori, squilibri interni alle singole professioni richiedono azioni coraggiose per quanto possano risultare anche parzialmente costose. Non si devono, inoltre, trascurare gli effetti negativi che potrebbero essere causati in modo particolare da tre fattori: 1) il riassetto del sistema universitario1; 2) le pressioni delle associazioni non regolamentate e, per finire; 3) le nuove regole di accesso agli Ordini per una buona parte delle professioni intellettuali2 oggi riconosciute. Si tratta di fattori che vanno letti indipendentemente dalle differenze di sistema pensionistico e metodo di calcolo utilizzato per determinare le prestazioni. 1. Sul primo punto ricordiamo subito che le leggi n. 127/1997 e n. 4/1999 hanno radicalmente trasformato il sistema universi- 1 Dall’indagine su “Università e Lavoro: statistiche per orientarsi”, condotta dall’Istat, emerge un quadro abbastanza chiaro delle ottime performance di ingegneria ed economia, mentre maggiori difficoltà per entrare nel mercato del lavoro incontrano a tre anni dalla laurea gli iscritti al gruppo medico e giuridico. Si tratta di un primo segnale che amplifica i rischi del modello competitivo tra le professioni. 2 Professione di: architetto pianificatore paesaggista e conservatore, ingegnere, psicologo, biologo, farmacista, veterinario, consulente del lavoro e farmacista. ENPAP tario italiano. L’introduzione dei due cicli - il primo di durata triennale per il conseguimento della laurea e il secondo di durata biennale per la laurea specialistica - ha offerto agli studenti percorsi di studio più brevi e la possibilità di ottenere titoli che consentano la libera circolazione delle professionalità all’interno dell’Unione europea. Il ventaglio di opportunità che si aprono per i nuovi iscritti ai percorsi universitari rischia di tradursi per chi deve amministrare la gestione previdenziale dei futuri professionisti in maggiori preoccupazioni, in conseguenza dei potenziali effetti derivanti dalla dispersione delle immatricolazioni e da una maggiore localizzazione dei percorsi formativi. A questo proposito i rischi più considerevoli nel lungo periodo potrebbero essere provocati dalla frammentazione delle lauree, con un contributo diretto a incrementare la pluralità dei regimi e a ridurre l’afflusso di nuovi iscritti a quelli preesistenti. 2. Per quanto riguarda le associazioni non riconosciute il Cnel al 31 dicembre 2004 ne ha censite 154. A esse corrispondono oltre 300 mila associati, con una ulteriore potenziale platea di aderenti che supera di molto il milione di soggetti interessati. Si tratta di un esercito di “consulenti” che gravita nell’orbita delle professioni già riconosciute e che persegue l’obbiettivo del riconoscimento attraverso nuovi ordinamenti. In questo caso gli effetti positivi per le casse non sono automatici. Al contrario non si possono escludere ulteriori rischi di segmentazione del mercato previdenziale privato con un’accelerazione del modello competitivo già oggi molto accentuato. 3. Per concludere non può mancare un richiamo al “regolamento Siliquini”, approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri il 22 dicembre 2005. L’idea di porre un freno alla “liberalizzazione” ina- sprendo i requisiti per l’accesso agli Ordini di alcune categorie (dagli architetti, ai geologi, agli psicologi, ecc.) non esclude un minor afflusso di iscrizioni (di conseguenza di capitali) verso le casse professionali (si veda in proposito l’articolo de Il Sole 24 Ore del 16 gennaio 2006 a firma di Chiara Conti). D’altronde gli ultimi dati elaborati dal Censis in materia di professioni intellettuali sono abbastanza indicativi e parlano di un aumento degli iscritti agli Albi che ha ormai superato la fase espansionistica degli ultimi anni. Se nel periodo tra il 1985 e il 1995 si può parlare di vero boom per le professioni, con un aumento degli iscritti agli Albi superiore al 60%, negli ultimi cinque anni la frenata appare abbastanza evidente essendo stato l’aumento pari solo all’11,7%. È vero che la teoria economica della “crescita equilibrata” ci dice che una categoria non può crescere indefinitamente e che quindi possiamo essere di fronte a una contrazione fisiologica delle iscrizioni; tuttavia, non si può escludere che il trend dell’ultimo periodo possa essere correlato in parte anche con le recenti riforme. Una cosa è certa: le casse professionali non devono abbassare la guardia per evitare in futuro possibili emergenze demografiche, ai cui oneri derivati bisognerà capire se le nuove generazioni potranno far fronte da sole. Di conseguenza, alla luce di questi primi ragionamenti, diviene preminente il dialogo tra le parti affinché, attuando le corrette sinergie, si possa convergere verso un obbiettivo comune. Oggi più di ieri è necessario pensare a costruire insieme politiche sociali e di sviluppo che consentano ai giovani di intraprendere la strada professionale riducendo i rischi economici e sociali sia durante la vita attiva sia al momento del pensionamento. È opportuno investire sui giovani accompagnando i primi anni della professione con interventi di sostegno che non si limitino 39 ENPAP solo a misure di tipo economico. Per semplificare si pensi alle donne, per le quali difficilmente potrà essere risolutiva l’indennità di maternità per compensare loro degli ostacoli che l’evento impone a una continua e assidua vita professionale. Nella fase di start up della professione esistono, naturalmente, costi di “entrata” non indifferenti legati alla strumentazione, alle procedure organizzative oltre che alla informatizzazione gestionale, i quali, sommandosi alle incombenze tecniche, gestionali, contabili e societarie dovute per legge, incidono molto sulla qualità del servizio offerta e, di conseguenza, sul “successo” dell’iniziativa. Si accomunano così bisogni materiali e interventi indiretti mirati a rendere maggiormente appetibile anche per le nuove generazioni la partecipazione al welfare professionale. È indubbio che l’azione sarà più efficace quanto maggiore sarà l’attenzione a proseguire lungo la strada di una matrice di interesse comune, cercando di evitare modifiche dei regimi previdenziali vigenti ma lasciando una porta sempre aperta alla riflessione. Tuttavia, incentivare i giovani a incrementare volontariamente la base contributiva è un obbiettivo che può essere raggiunto anche riducendo l’incertezza sul futuro. La situazione macroeconomica del Paese. I dati dell’ultima indagine della Banca d’Italia sui redditi delle famiglie italiane ci permettono di ricostruire cosa è avvenuto ai loro redditi e alla loro ricchezza negli ultimi quindici anni. Le disuguaglianze e la povertà sono aumentate durante la recessione del 1991-1993 e poi non sono più diminuite. Oggi quindi l’Italia presenta disuguaglianze ancora più accentuate che nel resto d’Europa: circa il 15% delle famiglie ha un reddito inferiore al 60% di quello di una famiglia media. Tutto ciò è anche il risultato di uno spostamento di reddito dalle classi medio-alte alla fascia più ricca della popolazione. Non sfugge, tuttavia, il fatto che negli ultimi 40 anni la posizione dei lavoratori dipendenti è peggiorata a scapito di quella degli autonomi. Elemento ulteriore di valutazione è il fatto che i redditi da lavoro sono cresciuti meno degli affitti, mentre relazioni tecniche (vedi Nomisma, Tecnocasa, ecc.) parlano di un trend ancora positivo delle compravendite abitative per uso residenziale, con conseguente aumento dei prezzi degli immobili e degli affitti. Nella stessa direzione vanno le recenti analisi dell’Ufficio studi di Capitalia che si è dichiarato concorde con le principali istituzioni internazionali nel ritenere che il mercato italiano sia caratterizzato da un minor rischio di bolla speculativa. Bassi redditi e elevato indebitamento delle famiglie, specialmente nel settore dei mutui ipotecari, ha provocato un ulteriore peggioramento della condizione dei giovani rispetto a quella degli anziani del nostro Paese. Si tratta di una situazione che per certi versi certifica il fatto che attualmente, anche in ambito professionale, non possiamo più permetterci un sistema di protezione economica e sociale eccessivamente squilibrato a favore delle “pensioni”. Professionista, perché? La letteratura più recente3 nel campo delle indagini campionarie sulle preferenze lavorative individuali sembra indicare che una grande quantità di lavoratori valuterebbe positivamente l’opportunità di svolgere un’attività di lavoro autonomo-professionale. Questo tipo di attività consente infatti all’individuo una maggiore libertà nel determinare le proprie condizioni di lavoro e, elemento da non trascurare, un’opportunità per migliorare il proprio profilo di reddito. Diversi paesi hanno sostenuto in questi ultimi anni misure per incoraggiare la crescita del lavoro in questo settore, tanto con misure Per un’analisi dettagliata dei temi connessi con la preferenza per il lavoro autonomo e professionale si vedano Frey e Benz, 2003 e Blanchflower, 2004. 3 ENPAP dirette quanto indirette: tra le prime collochiamo ad esempio gli incentivi economici concessi nella fase di start-up dell’attività professionale, tra le seconde ci sono gli sgravi fiscali, la riduzione dei vincoli agli investimenti nel mercato azionario, così come l’introduzione di regolamenti per rendere più flessibile il lavoro. Di contro, ovviamente, questa scelta implica una disponibilità a scommettere sul proprio futuro. Il lavoro autonomo-professionale è infatti intrinsecamente connotato da un maggiore livello di rischio rispetto al lavoro dipendente, rischio che rientra nell’ambito generale del rischio di impresa, ma che, dal punto di vista soggettivo, presenta spesso la non irrilevante dimensione della responsabilità illimitata. L’incertezza che caratterizza questo tipo di attività non si esaurisce tuttavia con la fase produttiva della vita, ma, fatalmente, investe l’intero ambito del ciclo vitale. Se da una parte, infatti, la professione intellettuale garantisce una maggiore libertà nell’accumulazione del risparmio per la vecchiaia, sia grazie alle aliquote previdenziali più favorevoli, sia in quanto offra la possibilità di raggiungere livelli di reddito più elevati; dall’altra questi stessi elementi di maggiore libertà si rivelano fattori di rischio che, nel caso di esiti modesti della propria carriera lavorativa in termini di continuità e di reddito prodotto, conducono necessariamente a una ridotta copertura previdenziale. I rischi possono aumentare in un quadro macroeconomico di questo tipo dove spesso l’attività professionale può risultare come la conseguenza di una accentuata crisi occupazionale e della carenza di opportunità di impiego nel settore del lavoro dipendente. Sappiamo bene, infatti, che il lavoro autonomo-professionale riceve una forte spinta nei periodi di stagnazione economica quando tale occupazione viene considerata una soluzione di ripiego, e l’attività professionale e imprenditoriale come un rifugio contro la disoccupazione. Questo approccio spiega la crescita del lavoro autonomo-professionale come alternativa occupazionale nei momenti in cui i tassi di disoccupazione aumentano. 2. Il contributo delle Casse che hanno aderito al progetto Gli interventi e le proposte sul tavolo. L’ipotesi progettuale, cui hanno contribuito alcune delle Casse aderenti all’Adepp, ha come fine quello di formulare proposte per investire sui giovani, individuando aiuti e agevolazioni in favore dei nuovi iscritti e di coloro che hanno iniziato l’attività soltanto da pochi anni. Ciò potrebbe alimentare l’idea di una posizione di attesa da parte delle singole casse rispetto a una tematica che facilmente può aprirsi allo scontro generazionale. Questi dubbi devono essere fugati sin da subito, poiché si auspica un consenso vasto rispetto a iniziative di questo tipo. È pur vero, prescindendo da un progetto comune, che i sistemi pensionistici a ripartizione con metodo di calcolo sia contributivo sia retributivo tradizionalmente includono a priori meccanismi espliciti di redistribuzione della ricchezza e di salvaguardia delle fasce più deboli e svantaggiate (ad esempio la riduzione del contributo per alcune fasce di età). Oltre ai giovani, infatti, si cerca di tutelare anche coloro che hanno subito eventi invalidanti e gli individui che appartengono alle fasce di reddito più basse. Probabilmente questo potrebbe non bastare più. Nel caso delle libere professioni molto spesso, infatti, quest’ultima categoria coincide con coloro che si avviano al mondo del lavoro. Anche per questo è necessario ancor di più oggi spostare l’asse dell’intervento solidaristico a vantaggio delle generazioni più giovani, in modo particolare ove continui a prevalere l’idea di una previdenza ancora a lungo votata a prestazioni non commisurate ai contributi versati e al periodo di godimento atteso della pensione. Non è il caso di caricare i giovani di rischi eccessivi e la dimostrazione di quanto sia oggi sentito il problema delle nuove generazioni di associati - e dell’inevitabile rapporto 41 ENPAP che esiste tra professione e copertura previdenziale - è nelle numerose proposte scaturite dai primi incontri che in sede Adepp si sono tenuti sull’argomento. Sono emersi diversi spunti di riflessione che a mero titolo esemplificativo possono essere riassunti come segue: Il rapporto tra professionisti e previdenza deve essere quanto più trasparente possibile in modo da fornire a essi gli strumenti necessari per effettuare le corrette valutazioni prima di spingersi ad adottare decisioni che potranno avere importanti ricadute sul proprio futuro pensionistico. • riconoscimento del periodo di praticantato; • eliminazione del contributo integrativo minimo; • dilazione dei pagamenti durante i primi anni di iscrizione; • requisiti minimi per l’accesso alle pensioni di invalidità e di inabilità; • agevolazioni per l’accesso alla previdenza complementare; • agevolazioni per l’accesso all’assistenza sanitaria integrativa; • convenzioni bancarie e per carte di credito; • agevolazioni sui mutui; • contributo all’avvio dell’attività professionale; • borse di studio per gli iscritti; • utilizzo parziale del contributo integrativo a fini previdenziali. Una classificazione dei temi trattati. Per non perdere d’occhio lo scopo del progetto e mantenere elevato il grado di attenzione sugli effetti che dalle diverse proposte possono scaturire abbiamo costruito una griglia che fosse in grado di individuare se in potenza gli interventi proposti avranno risultati attesi unicamente nell’immediato o se essi presumibilmente produrranno effetti positivi nel lungo periodo, lasciando poi ad altri il compito di monitorarli e di verificarne l’efficacia (tabella 1). La classificazione segue una linea di coerenza con quelle che sono le formule di autogoverno e autocontrollo di cui le casse si sono dotate di concerto con i Ministeri vigilanti: bilanci tecnici e previsioni di stabilità. Pertanto, pur nella consapevolezza di una maggiore onerosità, gli interventi potrebbero essere maggiormente credibili ove fossero agganciati al ciclo di vita previdenziale degli iscritti. Questo vuol dire, soprattutto per chi ha intrapreso con lungimiranza un percorso riformatore, che solo guardando al lungo periodo sarà possibile costruire un futuro previdenziale per i più giovani e, di conseguenza, incentivare le nuove leve a dare il giusto significato alla funzione previdenziale e a non interpretarla come una coercizione e una tassa. Probabilmente chi si è già abituato a ragionare in termini di riforme strutturali o quanto meno sostanziali potrà più facilmente accettare soluzioni che per altri potrebbero sembrare “salti nel vuoto”. Riteniamo che imparare a ragionare in modo previdenziale debba essere il primo passo per prendere decisioni che comprendano fattori quali solidarietà, redistribuzione ed equità tra le generazioni. I temi trattati svariano dalle politiche di intervento economico grazie ad agevolazioni finanziarie (mutui, contributi nella fase di avvio, eliminazione del contributo integrativo), agli interventi con funzione di tipo assistenziale (su sanità e sussidi) e, in modo più diretto, alle attività di sostegno previdenziale (pensione integrativa, praticantato, ecc.). Tra le proposte riteniamo debba trovare posto anche una convinta azione tesa al coinvolgimento informativo sui rischi previdenziali, soprattutto in società avanzate come la nostra dove il “paternalismo” dello Stato ha creato nel tempo sacche disinformate di lavoratori in ogni settore - rispetto al proprio futuro pensionistico. E sappiamo che oggi studiare una previdenza efficiente vuol dire coinvolgere tutte le generazioni, anche quelle future, in particolare quando di fronte alle prospettive previdenziali gli orizzonti politici tendono sempre a privilegiare il breve periodo. 42 ENPAP Tabella 1 - Classificazione delle proposte in base agli effetti Tipo di intervento: Effetti di: breve periodo lungo periodo - eliminazione contributo integrativo minimo - coinvolgimento informativo su previdenza - dilazione pagamenti iscrizione - riconoscimento praticantato - requisiti pensioni invalidità e inabilità - agevolazione previdenza complementare previdenziale - contributo integrativo a fini pensionistici - agevolazione assistenza sanitaria integrativa assistenziale - contributo avvio attività - borse di studio - convenzioni bancarie - mutui di servizio - carte di credito 3. Gli scenari da approfondire 3.1 Una maggiore cultura previdenziale Qualsiasi tipo di intervento finalizzato alla costruzione di un futuro previdenziale anche per i giovani che vogliano affacciarsi sin da subito al mondo delle professioni non può in alcun modo prescindere da un impegno vigoroso e continuo, mirato a coinvolgere sempre di più le nuove leve e spingerle a ragionare in modo critico sulla struttura e i meccanismi interni che regolano la previdenza di categoria e in particolare il sistema previdenziale di appartenenza. L’interesse non deve essere in modo più assoluto quello di fare propaganda utilizzando positivamente posizioni economicofinanziarie statiche. Sarebbe opportuno investire energie in diverse direzioni, cercando di dettagliare ad esempio le proposte degli enti di seconda generazione. Pertanto il filone di interesse deve coprire diverse aree: getti di tesi per i laureandi se interessati, ad esempio, a intraprendere l’attività professionale; • continuare a proporre convegni e seminari di formazione approfondendo con cadenza almeno trimestrale le tematiche previdenziali, alimentando il dibattito sulle questioni che toccano più da vicino i giovani con interventi ad hoc di esperti del settore (economisti, attuari, ecc.); • implementare nuove riviste di categoria, magari coinvolgendo più categorie su uno stesso progetto editoriale per contenere i costi e avvicinare di più al dialogo le singole professioni; • non possono mancare, in ultimo, gli stimoli che sarebbero prodotti anche da analisi e ricerche campionarie con lo scopo di monitorare la partecipazione collettiva al sistema e allo stesso tempo spingere gli iscritti a riflettere sull’urgenza di politiche sociali dedicate ai più giovani. • di concerto con le università, incentivare la diffusione delle informazioni con pro- Soprattutto, l’interesse non deve essere quello di un bombardamento mediatico ma del43 ENPAP l’utilizzo razionale delle informazioni per mettere nelle mani di tutti gli strumenti necessari a fornire risposte concrete sul proprio futuro. Nella politica dei piccoli passi, questo potrebbe essere un salto di qualità importante, da raggiungere magari anche utilizzando le più moderne strumentazioni informatiche disponibili per creare gruppi di interesse tra gli iscritti più giovani su temi previdenziali specifici da approfondire di volta in volta. 3.2 I giovani e la previdenza integrativa I tassi di sostituzione dei nuovi iscritti. Dopo gli interventi che si sono ripetuti negli ultimi anni tanto nel settore pubblico, quanto in quello privato conclusi con l’ultima riforma parlamentare sull’assetto del sistema previdenziale italiano, non può assolutamente mancare all’appello un capitolo dedicato alla previdenza integrativa. Il confronto su questo tema tra le diverse realtà previdenziali rasenta una discreta convergenza di vedute. Lo dimostra in particolare l’adesione in sede Adepp di un ampio ventaglio di professioni al progetto di costituzione del fondo pensione collettivo da dedicare a professionisti e da estendere eventualmente ai loro familiari oltre che ai praticanti in studio. Come è stato dimostrato da alcune simulazioni di calcolo, si è rilevato che ai livelli contributivi attuali corrisponderà un tasso di sostituzione inferiore, a meno che non si vogliano sostenere ipotesi ottimistiche di lungo periodo sul tasso di rivalutazione delle contribuzioni e in condizione di redditi abbastanza favorevoli. Consentire di modulare il contributo soggettivo potrebbe essere un punto di partenza per intervenire su questa questione, anche se forse la soluzione ottimale sarebbe da ritrovarsi altrove. Prestito d’onore. Il fondo pensione collettivo per le libere professioni è un progetto ambizioso, ma la buona riuscita dell’idea è sotto44 posta a vincoli stringenti. Tra questi elenchiamo i più rilevanti: • un numero minimo di aderenti; • la possibilità di sopportare i costi fissi da parte dei professionisti; • i limiti della convenienza fiscale in tema di deducibilità; • la previsione di aumento della forbice contributiva da parte della previdenza obbligatoria. Ne consegue che si tratta di un’operazione che va calibrata con un’attenta valutazione dei costi e dei rischi tanto da parte del promotore quanto dei potenziali aderenti. Incentivi a favore dei professionisti più giovani sono necessari quanto meno nella fase di avvio. Congiuntamente con la proposta di costituzione del fondo, vi è l’ipotesi di assicurare a vantaggio dei più giovani un contributo simile a un prestito d’onore per i primi dieci anni di iscrizione. Si tratta di una proposta interessante che ha come obbiettivo non solo quello di incrementare le adesioni al fondo, ma anche quello di incidere in modo positivo sui futuri tassi di sostituzione complessivi. È forse il caso di confrontare a questo punto una proposta che tutto sommato non avrebbe oneri aggiuntivi per le casse, come la precedente, con una proposta presumibilmente più onerosa ma allo stesso tempo più coraggiosa. Si potrebbe, infatti, pensare di contribuire, per un periodo di tempo da definire, a favore dei giovani associati in linea con quanto già avviene nelle previdenza pubblica. Sullo stile del contributo datoriale si potrebbe riflettere sulla possibilità che le casse hanno di erogare un contributo stabilito in una percentuale del reddito dichiarato da far confluire sui conti individuali di ciascun aderente. Sarebbe interessante poter compiere una valutazione sui costi e sui benefici di un’operazione di questo tipo che sulla carta potrebbe contenere risvolti interessanti. ENPAP In questo caso, oltre ai già citati vantaggi del prestito d’onore, potrebbe essere disincentivata la sottodichiarazione dei redditi professionali con un vantaggio non indifferente sia sul sistema del Paese che su quello delle casse professionali. Se si riuscisse in questo modo a trasformare un trasferimento monetario in un partita di giro ne deriverebbero vantaggi di non poco conto. In caso contrario, l’operazione potrebbe passare in nome della solidarietà previdenziale e garantire maggiore equità al sistema. Inoltre, si riuscirebbe in questo modo a elevare il livello di competitività nei confronti dei fondi pensione aperti o delle forme pensionistiche individuali. 3.3 L’utilizzo del contributo integrativo Un’ipotesi di sistema misto. Torniamo a gravitare nell’orbita della previdenza di base, pur rimanendo in tema di contributi e dell’uso degli stessi a vantaggio degli iscritti, e ragioniamo sull’importanza del contributo integrativo. D’altronde, operare sulla leva delle entrate può risultare meno pericoloso che usare quella delle uscite, nel qual caso è più alto il rischio di ledere la suscettibilità dei pensionati che appaiono poco propensi ad accettare interventi su aspettative maturate nel passato. Agire sul contributo integrativo a favore delle nuove generazioni è una proposta che si allinea con quelle di opting out maturate in diversi studi (vedi ricerche del Cerp) e analisi di esperti, nel campo della previdenza pubblica. Si potrebbe in effetti scegliere una fascia di popolazione attiva (ad esempio fino a 10-12 anni di contribuzione) e convertire, in maniera inversamente proporzionale all’anzianità di iscrizione, una quota del proprio contributo integrativo ai fini pensionistici correggendo così al rialzo i montanti individuali. Probabilmente non si tratterebbe di un’operazione a costo zero soprattutto per chi sta già utilizzando quel contributo - e dovrà farlo ancora per molti anni - per coprire il debito previdenziale provocato dalle vecchie “elargizioni” del sistema retributivo. Appare comunque una proposta che ha una sua logica, ma che deve tuttavia fare i conti con le valutazioni tecniche che controllano la stabilità di lungo periodo delle gestioni. Gestire questi conti attraverso la capitalizzazione sarebbe, inoltre, un buon test per verificare le possibilità e le disponibilità future delle casse a spostarsi verso un sistema misto congegnato in parte a ripartizione e in parte a capitalizzazione. Si tratta di sistemi che possono coesistere. Tarare, inoltre, sul secondo dei mini-conti individuali potrebbe dimostrare la lungimiranza di chi vuole prendere una strada che porti benefici concreti alle generazioni future. L’uso del contributo integrativo sarebbe una delle soluzioni per aggredire il problema dei giovani e continuare lungo il binario di una maggiore equità per il sistema. Nel caso, infatti, ci trovassimo di fronte a vantaggi molto limitati si può prendere in esame l’uso a fini solidaristici anche di parte dei contributi integrativi delle generazioni più mature. Il “credito” presso le istituzioni. Oggi possiamo sostenere a chiare lettere che le casse vantano un “credito” previdenziale a livello istituzionale, non solo per le gli oneri che sono stati trasferiti in capo alle stesse al momento della privatizzazione nel 1994 ma anche per l’impegno profuso da parte di chi, con il passaggio al contributivo, ha optato per una strada che pur “complicando” la vita previdenziale futura ai giovani, quella vita ha anche “restituito”. Il riferimento in modo specifico è all’intervento del sottosegretario al Welfare On.le Alberto Brambilla in Commissione bicamerale. Il sottosegretario Brambilla, rimarcando l’importanza dell’esperimento di privatizzazione e del nuovo Welfare di cui si sono dotate le casse con la riforma collettiva, ha esortato i responsabili della Commissione a prendere in esame la possibilità di aumentare il contributo integrativo dal 2% al 4% con trasferimento alla previdenza di parte di esso per garantire un aumento del monte contri45 ENPAP butivo a chi ne avrà maggiore necessità in futuro. Tutto ciò nella consapevolezza che l’ipotesi di aumento dell’aliquota del contributo integrativo può non recare simpatia verso chi (soprattutto i cittadini) considera tale aumento come un ulteriore aggravio di un tributo imposto a favore di una specifica categoria, ma senza dimenticare che per le casse essa rappresenta un posta indispensabile per coprire gli oneri finanziari acquisiti al tempo della privatizzazione. La logica istituzionale richiede, comunque, a chiare lettere anche un impegno da parte degli amministratori a considerare con attenzione le proprie promesse previdenziali, anche attraverso vincoli e controlli più stringenti (periodo per la sostenibilità finanziaria, riserva, ecc.), oltre che - caso limite - l’ipotesi di passaggio per tutti al sistema contributivo. Ulteriori sviluppi. La proposta innanzi illustrata è ampiamente condivida dalle rappresentanze sindacali dei giovani professionisti. Ciò dimostra che l’aspetto deve essere approfondito in futuro con calcoli e simulazioni per verificarne la sostenibilità e l’efficacia. Desta, inoltre, interesse anche la proposta di sgravare le fasce di età più basse del contributo integrativo minimo per commisurarlo solo al volume d’affari. In questo modo il vantaggio per i giovani sarà concreto, a maggior ragione ove sarà valutata l’ipotesi di spostare l’eccedente il contributo minimo su montanti individuali andando così a incrementare appunto le pensioni future dei più giovani. L’operazione non sarebbe certo a costo zero per le casse ma avrebbe il vantaggio, rispetto al semplice trasferimento di parte del contributo su conti individuali, di attuare parallelamente anche una politica di marketing previdenziale coinvolgente per chi intende avvicinarsi al mondo delle professioni, perché fa riferimento non solo a incrementi ma anche a riduzioni nella sfera contributiva. 46 Restando in tema di costi in questo caso la questione presenta aspetti divergenti in prospettiva dell’applicazione di un diverso sistema di calcolo della pensione. Pertanto, è ovvio che per le gestioni che adottano il metodo contributivo si dovrà garantire l’opportunità facoltativa di recuperare i minori importi versati più avanti nel tempo, per dare modo a chi fosse interessato di ampliare i propri montanti contributivi. 3.4 Le agevolazioni sui mutui Casa o studio? Questo può essere un vero dilemma per i giovani intenzionati a svolgere un’attività libero-professionale. Con buona approssimazione oggi per molti si prospettano sacrifici insostenibili o addirittura scelte radicali. Studiare forme di accesso a mutui agevolati può essere un modo per escludere i giovani da indebitamenti eccessivi nei primi anni della vita attiva, per i quali, come abbiamo visto all’inizio, non sembrano prospettarsi aiuti indiretti dal quadro macroeconomico generale. In un momento in cui il ciclo del mercato immobiliare sembra ancora decisamente favorevole all’offerta intervenire con prestazioni di servizio, che non costringano a una rivisitazione dei regolamenti attuali, riduce i tempi di attesa nell’accesso a quelle agevolazioni che possono incidere nei comportamenti e nelle scelte immediate dei più giovani e produrre effetti di lungo periodo positivi per le casse. Nell’ambito di un progetto che guarda prima di tutto ai giovani professionisti questo tipo di agevolazioni finanziarie possono essere limitate solo ad alcune fasce di età. Si potrebbe, inoltre, riflettere sulla possibilità di fornire prestazioni di tipo means tested con l’idea di trovare un giusto compromesso economico tra l’ente e gli associati. Si possono immaginare dei filtri di accesso alle agevolazioni che, oltre ovviamente all’età, tengano conto prima di tutto dei redditi familiari e successivamente del possesso ENPAP (magari anche della dimensione) di altre unità immobiliari di tipo residenziale. Si potrà, quindi, discutere su quali debbano essere i filtri, ma difficilmente si potrà prescindere da essi per l’acceso a prestazioni di questo tipo ed entità. Utilizzando la strada della valutazione dei mezzi a disposizione degli iscritti - attuali e futuri - i costi a carico delle gestioni per operazioni di questo tipo non sembrano eccessivi. A conforto di questa valutazione è il fatto che oggi, ad esempio, dall’analisi dei più noti istituti di credito emerge che per accendere un mutuo il gap tra tasso variabile e tasso fisso è ridotto a livelli minimi: solo 15 euro per un mutuo a dieci anni e appena 64 invece per uno a venti. Esistono, pertanto, notevoli margini di manovra lungo questa direttrice. 3.5 Il riconoscimento del praticantato Parliamo di una proposta che - vedi ad esempio Cassa forense - è già presente all’interno dei regolamenti previdenziali. Garantire l’iscrizione alla previdenza obbligatoria anche per coloro che si apprestano a effettuare il tirocinio non ha costi eccessivi per le casse, che sono realtà per le quali le prestazioni anticipate, ad esempio, rappresentano un fenomeno piuttosto contenuto e che, eccezion fatta per il possibile effetto della totalizzazione, difficilmente cresceranno in modo esponenziale in futuro. Il riconoscimento del praticantato rappresenta per le casse uno strumento atto a produrre benefici. Usando la logica del breve e del lungo periodo abbiamo trovato giusto collocare nella nostra classificazione questa proposta tra quelle previdenziali di lungo periodo, ma siamo consapevoli che possa essere interpretata anche come una forzatura se ci si focalizza solo sulla leva delle entrate. In sintesi, si tratta di una proposta che ci pare possa incidere in un’operazione complessiva di marketing previdenziale e di redistribuzione delle risorse a favore delle generazioni più giovani. 3.6 Il differimento della contribuzione Nel trovare il giusto punto d’incontro tra le proposte più solide e concrete, approfondite in precedenza, e quelle con effetti meno dirompenti - perché visibili in modo netto solo nella fase di avvio - spendiamo qualche parola su quella che, tra queste ultime, coniuga sostenibilità per gli Enti e incentivo figurativo nella fase di start up a favore dei più giovani, mantenendo una discreta potenzialità di marketing previdenziale. L’idea di spostare in avanti il pagamento di alcune quote contributive ha il vantaggio diretto di non avere particolari oneri aggiuntivi per le casse. Inoltre, è una ipotesi che segue parzialmente i dettami della teoria economica del ciclo vitale garantendo una maggiore disponibilità finanziaria per chi, come i giovani, è costretto a esborsi non indifferenti proprio all’avvio della professione. E la maggiore disponibilità economica diventa incentivo per investire nella professione stessa. La logica, quindi, seguirebbe un pò quella del prestito d’onore, ipotizzato come strumento di supporto allo sviluppo della previdenza complementare. Non vogliamo immaginare in questo caso alcuna partita di giro tra cassa e iscritto, ma qualcosa più simile a uno “stop and go” contributivo. Traslare il momento in cui partirà l’obbligo del pagamento garantisce ai giovani una maggiore libertà di manovra sulle priorità che si riferiscono alla prima fase del ciclo attivo, rimandando solo tecnicamente la questione del versamento. Da studiare più in dettaglio sono a questo proposito: • il contributo su cui agire come leva; • la soglia di età limite per l’accesso al differimento; • il periodo del differimento; • le norme da applicare in caso di mancato pagamento; • gli effetti normativi sull’anzianità. Ecco alcuni degli argomenti collegati a que47 ENPAP sta sorta di “riscatto” improprio dei primi anni di iscrizione alla gestione. Come si vede si tratta di una proposta che elenca anche una serie di criticità da valutare con attenzione e che rischiano di coinvolgere in modo eccessivo le maglie della normativa attualmente in vigore. 4. Considerazioni conclusive La ricognizione che abbiamo effettuato rappresenta un primo excursus sulle attività di marketing previdenziale (e non solo) che sono allo studio e che, trasversalmente, potrebbero coinvolgere un buon numero di casse. L’idea di fondo è quella di trovare degli accordi che facciano convergere gli obbiettivi verso posizioni comuni pur ribadendo la consapevolezza di essere in presenza oggi di diversità normative e gestionali difficili da superare. Per identificare un filo conduttore tra tutte le proposte che le Casse si sono pregiate di indicare è necessario verificare prima di tutto le dicotomie che possono generarsi e che vanno smussate per una migliore riuscita del progetto. • La prima su cui bisogna confrontarsi è quella che vede contrapposte la funzione di marketing previdenziale con quella di un più elevato benessere previdenziale. È giusto ribadire che può essere fondamentale per le casse rendere appetibile e incentivare la partecipazione al sistema da parte delle nuove generazioni, ma ciò è diverso dall’aiuto di cui i giovani hanno bisogno nel trasferire dal periodo attivo a quello del pensionamento una quantità sufficiente di risorse per garantire una copertura economica adeguata anche alla fine dell’attività lavorativa. È un aspetto questo su cui bisogna fare molta attenzione. • Ulteriore difficoltà viene dal fatto che l’apparato normativo delle casse nate prima della riforma Dini è diverso da quello degli enti costituitisi a partire dal 1996. Il riferimento è tanto alla formula pensioni48 stica quanto al sistema di finanziamento. Tra le prime, inoltre, vigono condizioni demografiche, ma soprattutto impostazioni sul calcolo delle pensioni diverse (retributivo, contributivo e in quota fissa) che provocano scostamenti sensibili sulla gestione del risparmio. Gli esempi riportati nel testo documentano in parte i diversi risultati a cui può portare una proposta comune a casse con sistemi previdenziali indirizzati su binari distinti. • Approfondire i rapporti demografici può voler dire considerare la struttura di ciascuna popolazione per verificarne il grado di invecchiamento. Oggi parliamo non solo di gestioni “giovani” dal punto di vista previdenziale, ma spesso anche in termini strettamente demografici (vedi ad esempio avvocati e infermieri). La contrapposizione tra categorie ancora “troppo” giovani e categorie con un anzianità media di iscrizione elevata rappresenta un altro nodo non meno importante, poiché attuare politiche sociali di favore per categorie demograficamente più giovani può essere rischioso tanto sotto l’aspetto economico, quanto dal punto di vista del consenso necessario ad attuare tali interventi. • Il consenso entra a maggior ragione in gioco ove si volesse discutere di proposte che per vedere la luce necessitano di correzioni agli attuali sistemi previdenziali delle casse. Anche tra l’agire sui regolamenti, fidando nella flessibilità degli enti, e l’evitare ogni possibile “intrusione” normativa necessita di compromessi accettati a maggioranza. Mantenere un profilo basso, evitando interventi dirompenti - pur discutendone - può essere la soluzione vincente. • Per concludere, riallacciando il discorso agli ultimi punti analizzati, la questione del consenso deve essere considerata non solo all’interno di una singola categoria, ENPAP ma anche parallelamente tra le categorie. Il rischio, infatti, è che le proposte vengano messe sul tavolo con un eccesso di riguardo al proprio “giardino”. Da ciò deriva che un’altra variabile rilevante da controllare è la distinzione tra interventi trasversali e azioni che al più possono ricadere su una specifica categoria. Come abbiamo visto i nodi da sciogliere sono tanti, numerose le contrapposizioni possibili da smussare gli accordi da raggiungere. In parte le proposte, da qualsiasi parte vengano, mettono in gioco anche i regolamenti vigenti. In questo contesto, per trovare appunto una logica di intervento abbiamo optato per una distinzione marcata tra operazioni solide, costruite per produrre effetti di lungo periodo e altre, più snelle e meno onerose, foriere di risultati più immediati, che sulla carta potrebbero essere coperte da un consenso più ampio. Da qui i possibili scenari: a) cultura previdenziale, convenzioni bancarie, dilazione contributi - questo scenario rappresenta un sintesi ove l’interesse fosse quello di limitarsi a soluzioni meno onerose, più semplici da realizzare e aperte a un consenso professionale più vasto. Tuttavia, gli effetti forse potrebbero non essere quelli sperati sia in tema di credibilità verso i futuri professionisti sia in tema di copertura previdenziale; b) cultura previdenziale, previdenza integrativa, dilazione contributi - investire di più per avere un riscontro più ampio in termini di adesione e di base contributiva è la politica del secondo scenario. La previdenza integrativa non può entrare in gioco senza incentivi. I vincoli oggi sono tanti e le agevolazioni fiscali molto deboli. Nella consapevolezza di una proposta a oggi pienamente condivisa tra le casse la previdenza complementare rimane un progetto che va reso appetibile alle nuove generazioni. Arricchire, inoltre, le proposte con una dilazione dei versamenti contributivi nel primo periodo di attività può agire positivamente sulle aspettative contenute nel marketing previdenziale; c) contributo integrativo, mutui, dilazione contributi - spostando lo studio e l’approfondimento della previdenza integrativa a una fase successiva, questo scenario - che tra l’altro appare trasversalmente condivisibile, perché di elevato potenziale - si muove provando a far convergere effetti di breve e di lungo periodo. In questo caso sono da approfondire in modo analitico le diverse funzioni del contributo integrativo. L’effetto marketing è stimolante e può dare risultati concreti, mentre esistono diverse soluzioni per incrementare i montanti contributivi dei più giovani. 49 ENPAP Per sorridere un po’ Non farsi inseguire dal salumiere Tratto da Il Metallurgico (Bollettino Fiom Milano 5/05) di Diego Parassole, il Pistolazzi di Zelig Un giorno all’Alfa Arese c’hanno detto: Dobbiamo tagliare i rami secchi per rinverdire l’azienda. Abbiamo pensato: - Fa piacere sapere che il consiglio di amministrazione dell’azienda ha il pollice verde! Altro che pollice verde!!! Era una combriccola di boscaioli: hanno tagliato una foresta amazzonica! Strano modo, il loro, di tagliare i rami secchi: sono partiti direttamente dalle radici chiudendo le fabbriche! Se penso che per anni abbiamo lottato contro l’alienazione… perché l’azienda ci considerava solo dei numeri… E adesso siamo così pochi che anche il direttore del personale ci chiama tutti per nome… Siamo meno dei panda. Ormai siamo così pochi che il sindacato stesso ci ha detto: Quest’anno fate la tessera del WWF, come specie in via d’estinzione vi protegge di più. E dire che noi abbiamo fatto di tutto per poter continuare a lavorare. Siamo arrivati a fare la Multipla a gas…. che gli operai di Torino non la volevano fare. La Multipla! Che la prima volta che ne ho vista una ho detto: - Va che roba! Sembra Prodi con gli antinebbia; è una macchina che ha lo stesso coefficiente aerodinamico di Giuliano Ferrara, il musetto di Previti, l’affidabilità di Berlusconi ed è veloce come un ragionamento di Buttiglione. Ma quando ci hanno detto: - O la Multipla o la cassa integrazione, siamo stati tutti d’accordo: - Va be’! Chiuderemo un occhio…poi l’abbiamo guardata meglio e abbiamo detto: - Meglio chiuderli tutti e due! L’ingegnere ci fa: - Fuori non è un gran che… però dentro è bellissima. Ho detto: - Si, il problema sarà convincere la 50 gente ad entrarci! Infatti sono rimaste tutte nei piazzali. Risultato…licenziamenti a raffica. All’azienda è venuto in mente quando in manifestazione gli gridavamo: “Lavorare meno lavorare tutti”… OH! Ci hanno preso in parola: “Lavorare meno lavorare tutti… ma da un’altra parte!”. E così la lettera di licenziamento è arrivata anche a me! Qualche giorno dopo che m’avevan lasciato a casa ho incontrato uno dell’ufficio personale … È stato anche gentile, eh!...oh, ma così gentile che ho avuto la sensazione che mi prendesse per il culo! - Pistolazzi – mi fa – la vedo un po’ giù; se ha dei problemi vada dallo psicologo. Ho detto: - Qui il problema non è farsi seguire dallo psicologo, è non farsi inseguire dal salumiere. E lui: - Guardi che noi non abbiamo licenziato Pistolazzi. Abbiamo licenziato una parte di operai. Non c’è niente di personale. Gli ho risposto: “Bene, allora glielo spiega lei al salumiere che non c’è nulla di personale, perché quello, i soldi che gli devo li vuole solo da me”. E lui: “Badi che non abbiamo perso la stima dell’uomo Pistolazzi, sa?” E io: “Guardi, neanche io ho perso la stima dell’uomo Pistolazzi. Sono qui perché l’uomo Pistolazzi ha perso lo stipendio”. Mi fa: “ecco, vada dallo psicologo, capisco che lei deve elaborare il lutto della perdita di lavoro: è cresciuta una rabbia nell’uomo Pistolazzi”. “Si ma non è niente nei confronti dell’incazzatura della signora Pistolazzi. Se viene qua, altro che elaborare il lutto: le strappa le balle e gliele butta sotto il tram”. ORGANI STATUTARI Consiglio di indirizzo generale dott. Cesare Rossi (coordinatore) dott. Barbara Tacca (segretario) dott. Valeria Api dott. Anna Barracco dott. Robert Bergonzi dott. Franco Boldrini dott. Aldo Calderone dott. Roberto Calvani prof. Sergio Capranico dott. Daniela Cavallo dott. Giancarlo Ceccarelli dott. Rosella De Leonibus dott. Floriana De Michele dott. Donatella Galliano dott. Mariarosaria Grazioso dott. Giovanni Greco dott. Patrizia La Porta dott. Domenico Mastroscusa dott. Paolo Michielin dott. Emanuele Morozzo della Rocca dott. Paolo Moscara dott. Letizia Serra dott. Antonio Sperandeo Consiglio di amministrazione dott. Demetrio Houlis (presidente) dott. Antonio Azzolini (vicepresidente) dott. Angelo Arcicasa dott. Stefano Crispino dott. Mario Rossini Presidente dell’Ente dott. Demetrio Houlis vicepresidente - dott. Antonio Azzolini Collegio dei Sindaci dott. Ernesto del Sordo (presidente) rag. Antonio Ciriani, dott. Franco Faoro, dott. Paola Noce, rag. Bruno Rinaldi supplenti: dott. Vittorio Ciampa, dott. Antonella Di Modugno, dott. Liliana Giordano, rag. Valentino Paternoster, dott. Paolo Torazza ENPAP Gli uffici dell’Ente sono in Via Andrea Cesalpino, 1 - 00161 Roma telefono 06 9774861 - fax 06 97748651 sito internet: www.enpap.it Numero ENPAP 848 780503 al costo di una telefonata urbana da tutta Italia, con esclusione del distretto di Roma e dei telefoni cellulari Orario degli uffici: dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30