allegati: EnpapGuida 05+EnpapCD 01
Spedizione in Abbonamento Postale art. 2, comma 20/c, legge 662/96 - Filiale di Roma - Anno VII - n° 1, aprile 2006
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Enpap
Notiziario
Totalizzazione al via, ma può chiederla
solo chi ha già compiuto i 65 anni
ENTE NAZIONALE
DI
PREVIDENZA
ED
ASSISTENZA
PER GLI
PSICOLOGI
ENPAP
Sommario
Editoriale
Una stagione di grande impegno e mobilitazione
3
Agenda
Appuntamento con la totalizzazione
7
Enpap Report
Pensioni di inabilità e invalidità
9
Approfondimenti
Il contributo integrativo del 2%
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CartaEnpap
Importanti novità riguardanti la carta e i nuovi servizi bancari
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Intervista
Il Welfare del futuro
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Adepp Progetto Giovani
Meno ai padri e più ai figli?
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Per sorridere un po’
Non farsi inseguire dal salumiere
50
Notiziario Enpap
periodico dell’Ente Nazionale
di Previdenza ed Assistenza
per gli Psicologi
Direttore Responsabile
Mario Rossini
Comitato di redazione
Angelo Arcicasa, Antonio Azzolini,
Stefano Crispino, Demetrio Houlis,
Domenico Mastroscusa,
Emanuele Morozzo della Rocca,
Letizia Serra, Mario Rossini,
Laura Lulli (segretaria di redazione)
Registrazione
Tribunale di Roma, n° 354/2000
Pubblicazione inviata gratuitamente a tutte le psicologhe e a tutti gli psicologi iscritti all’Ente
2
Redazione
via Andrea Cesalpino, 1
00161 Roma
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fax 06 97748651
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Edigraf Editoriale Grafica
Roma - via E. Morosini, 17
Finito di stampare
maggio 2006
Sped. in Abb. Post. art. 2 comma 20/c
legge 662/96 - Filiale di Roma
ENPAP
Una stagione di grande
impegno e mobilitazione
Spunti di riflessione sulla crisi di competitività del sistema Italia
di Demetrio Houlis
D
opo alcuni mesi di silenzio, riprende seguire soprattutto ai colleghi più giovani
la pubblicazione del nostro Notizia- che, in misura maggiore anche se non unica,
rio con un assetto organizzativo e risentono dell’attuale situazione di disagio.
procedurale variato, volto a garantire la
I temi sono appassionanti e, pur ritenendo di
costanza e la periodicità della sua uscita.
Sono molti infatti i fronti su cui ci dovremo poter offrire un qualche contributo al loro
impegnare nei prossimi mesi nell’interesse approfondimento, pensiamo che in questo
della nostra professione e degli iscritti, e la frangente il modo migliore di dare un servipossibilità di avere uno strumento di tempesti- zio alla nostra comunità professionale sia di
occuparci, in virtù del
va comunicazione risulta
mandato assunto, della
assolutamente indispensaprevidenza della categobile per coinvolgere i colria che non è certo argoleghi e renderli partecipi
degli obiettivi da raggiunormazione, mercato del lavoro, mento secondario e che,
peraltro, sta subendo in
gere.
ruolo sociale della professione,
questo periodo imporsono alcuni degli argomenti
tanti spinte di cambiaNel campo della profesche
è
importante
vengano
discussi
mento.
sione, dopo oltre tre anni
nel dibattito degli Ordini
di ripetuti e non sempre
Ricorderete che l’autuncomprensibili rinvii, si
no scorso si era aperto
sono finalmente rinnovati
i Consigli territoriali e il Consiglio nazionale con la forte polemica sulla destinazione del
dell’Ordine. Auspichiamo che sia questa Tfr (trattamento di fine rapporto) dei lavoraun’importante occasione di rilancio del tori dipendenti che dovrebbe alimentare la
dibattito sulle prospettive della professione e loro previdenza integrativa.
di individuazione dei percorsi che, anche sul Il tema, aldilà dei grandi interessi economici
piano dell’operatività, possano essere prati- in campo, ha assunto fondamentale rilevanza
in relazione alla percezione, finalmente chiacati.
Ai Colleghi che sono parte di questi momen- rificatasi agli addetti ai lavori, che la previti istituzionali della professione, vanno i denza integrativa non è un semplice accessonostri migliori e più sinceri auguri di buon rio ma sempre più diventerà elemento indispensabile per offrire un più decoroso livello
lavoro.
Formazione, mercato del lavoro, ruolo socia- di vita ai pensionati, stante la forte riduzione
le della professione sono alcuni degli argo- delle prestazioni dovuta al sistema di calcolo
menti che è importante vengano discussi, contributivo.
non per sviluppare sterili polemiche, quanto Finalmente e sempre più spesso infatti, si
piuttosto per indicare possibili strade da per- parla di questo argomento che noi, già da
F
3
ENPAP
Nel frattempo si sono intensificati i contatti
con il mondo della politica e ci stiamo facendo promotori di iniziative, sul tema previdenziale, con maggioranza e opposizione.
Un risultato importante della nostra azione,
nella precedente legislatura, è stato il recenÈ evidente, tuttavia, che mano a mano che ci te decreto governativo sulla totalizzazione
si accorda sulla diagnosi (il che comunque che finalmente, dopo anni di discussioni e
non è poco) è necessario iniziare a indivi- conflitti, recepisce le nostre proposte che
duare le azioni da realizzare che, a loro vol- consentiranno a migliaia di colleghi di acceta, dovranno essere coordinate fra i molti dere a questo importante istituto giuridico.
soggetti interessati alla vicenda. Mi riferisco Ricordo che la totalizzazione consente di
in primo luogo agli altri enti costituiti a utilizzare, ai fini dell’erogazione di una penseguito del decreto legislativo n. 103/96 e a sione, contributi versati presso enti (pubblici
tutto il mondo della previdenza privata, ma, per lo più) che, in relazione a precise norme
anche, ai Ministeri vigilanti e al mondo poli- di legge, sino a oggi erano inutilizzabili. Il
tico parlamentare nel suo insieme.
provvedimento, di cui si da conto nelle pagiTutto ciò – è necessario sottolinearlo – non ne interne, necessita ancora di qualche cirfa venire meno la nostra autonomia ma colare interpretativa ma è ormai legge dello
significa che ogni modifica del nostro siste- Stato.
ma dipende e ha ripercussioni sul sistema Sin da oggi i colleghi più anziani, che già
previdenziale generale.
non siano titolari di pensione, potranno utilizzare
questo nuovo istituto e
Nel prossimo ottobre si
anzi, invito a considerarè programmato un conne i vantaggi prima di
vegno, da realizzare in
l decreto governativo
richiedere la pensione
collaborazione con l’Asulla totalizzazione finalmente,
deep, per i dieci anni dopo anni di discussioni e conflitti, secondo le norme ordinarie.
dall’entrata in vigore del
recepisce le nostre proposte
Gli uffici dell’Ente si
decreto legislativo n.
stanno organizzando per
103/96, al fine di analizrispondere al meglio alle
zare le difficoltà ma,
soprattutto, per riflettere sulle possibili richieste che perverranno dai colleghi.
soluzioni. Sarà un’occasione importante,
non solo in termini promozionali, a cui Ma come si accennava in precedenza, è la
bisognerà arrivare preparati con alcune ipo- struttura complessiva del sistema previdenziatesi di modifica al sistema da confrontare le che è al centro della nostra attenzione. I
con gli iscritti e con gli interlocutori istitu- nuovi assetti parlamentari e il nuovo governo
richiederanno un periodo iniziale di assestazionali.
Per parte nostra alcune prime proposte sono mento e ci auguriamo di riuscire a sviluppare
state formulate e invito i colleghi a rivedere un fattivo clima di collaborazione anche pergli articoli comparsi sul n. 14 del Notiziario ché riteniamo che sia questa l’unica strada pera firma dei professori Marano e Sandulli che corribile, stante la complessità dell’argomento.
costituiscono interessanti spunti di riflessio- Per parte nostra intendiamo sollecitare i temi
ne che, peraltro, sono stati anche arricchiti della discussione attraverso iniziative tecninel corso del seminario di studio, rivolto ai che e politiche costanti. Il tempo dei rinvii è
componenti degli Organi statutari, svolto nel ormai passato ed è necessario passare a quello delle scelte.
maggio dello scorso anno.
qualche anno, definiamo di sostenibilità
sociale del sistema, per sottolinearne la complementarietà con la cosiddetta sostenibilità
finanziaria di cui sono piene le pagine dei
giornali.
I
4
ENPAP
Tutte queste iniziative, però, debbono essere ricordare sinteticamente gli elementi fondasupportate dal coinvolgimento degli iscritti mentali su cui si articola il nostro lavoro e la
che vanno fatti sentire parte attiva nella nostra riflessione per i prossimi mesi.
vicenda. È perciò nei nostri programmi rea- • Pensioni più decorose di quelle attualmente
lizzare, oltre alle attività a carattere naziona- previste che non consentono neppure di far
le, anche occasioni d’incontro nelle varie fronte alle esigenze basilari di un cittadino.
realtà territoriali per informare, ascoltare, • Più solidarietà nel sistema che oggi sembra
discutere, trarre suggerimenti.
invece impostato, perlomeno nella parte che
In più, pensiamo di dover offrire ai colleghi riguarda gli enti dei liberi professionisti, su
una sempre più ampia articolazione di servi- una logica egoistica.
zi che facilitino la loro attività libero profes- • Salvaguardia dell’equilibrio dei bilanci.
sionale e fortifichino il loro senso di apparte- Nel senso che, se manca una sana gestione di
nenza all’Ente che è importante sia percepito bilancio, qualsiasi obiettivo di miglioramenanche come erogatore di servizi.
to delle prestazioni diventa demagogico e,
Un primo fattivo segnale che abbiamo volu- alla lunga, velleitario. Come però ricordato
to dare è rappresentato dal CD allegato a più volte, l’equilibrio di bilancio non può
questo Notiziario. In esso sono contenuti mai essere considerato un obiettivo in sé ma
una serie di programmi OpenSource (cioè piuttosto deve essere lo strumento indispensenza diritti d’autore da pagare) per poter sabile attraverso cui ottenere prestazioni
lavorare sul proprio computer e, in più, un sempre migliori.
software appositamente costruito per la • Maggiore flessibilità del sistema. La previgestione amministrativa
sione di aliquote contridello studio. Va anche
butive diverse – peraltro
ricordato che con il ringià previste dal nostro
novo della convenzione
Regolamento di previcon la Banca Popolare di
ei nostri programmi realizzare denza – unita alla liberaSondrio, nostro istituto
lizzazione dell’età penanche occasioni d’incontro
cassiere, abbiamo ottesionabile e alla attivazionelle varie realtà territoriali
nuto, oltre agli ormai
ne della previdenza comper informare, ascoltare,
vantaggiosi mutui, la
plementare può permetdiscutere,
trarre
suggerimenti
gratuità della carta di
tere al singolo collega di
credito Enpap e la possimodulare maggiormente
bilità di aprire conti corla propria pensione in
renti on line a condizioni particolarmente relazione alle proprie esigenze e possibilità.
interessanti. A queste prime iniziative con- • Creazione di un sistema di tutela assistentiamo di farne seguire altre, sempre struttu- ziale. Attualmente l’Enpap sta tutelando la
rate nella prospettiva di offrire un supporto maternità di alcune migliaia di colleghe e, in
futuro, potrà occuparsi direttamente anche
all’attività professionale degli psicologi.
dell’attuazione dell’assistenza sanitaria inteLa capacità di proposta e di innovazione che grativa. In tal senso l’Enpap si è già mossa
ha sin qui caratterizzato l’Enpap, anche nel attraverso la costituzione di Emapi per ottepanorama nazionale, deve ora concentrarsi nere, attraverso la collaborazione di più casper realizzare quello che in varie occasione se private, condizioni più vantaggiose per i
abbiamo definito essere il nostro obiettivo propri iscritti. Inoltre ci si dovrà occupare
strutturale e cioè creare, attraverso l’Ente, un anche della tutela degli infortuni e della preefficace strumento di previdenza e assistenza morienza ma, anche, della tutela degli anziani non autosufficienti attraverso coperture di
per gli psicologi italiani.
Penso che, a questo proposito, sia opportuno long term care.
N
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ENPAP
Non tutti questi elementi potranno essere
realizzati subito ma impostare basi solide,
come stiamo cercando di fare, e avere la netta percezione che sono parte di un progetto
più ampio, ci potrà permettere di proseguire
nel nostro lavoro anche nei momenti di difficoltà, con dedizione, determinazione e spirito di servizio.
Convegno
Roma, ottobre 2006
primo annuncio
IL SISTEMA CONTRIBUTIVO
LA PREVIDENZA DOPO LA RIFORMA
DIECI ANNI DI APPLICAZIONE DI UNA LEGGE
Nel 1996 con apposito decreto legislativo - 103/96 - venivano costituiti i
nuovi Enti di previdenza dei professionisti psicologi, biologi, geologi,
dottori agronomi, chimici, attuari, periti industriali, infermieri professionali, che avviavano così, dopo anni di battaglie, la previdenza delle
rispettive categorie. Compiuta la fase di primissimo avvio sotto l’egida
dei rispettivi Ordini, eletti gli organismi statutari, le “Casse previdenziali del 103” sono divenute compiutamente operative nel 1998.
Com’è ben noto, la particolarità che contraddistingue questi nuovi enti
previdenziali rispetto a quelli preesistenti al 1996, e che pure assicurano
la previdenza di altri professionisti, riguarda l’applicazione del nuovo
metodo di calcolo delle pensioni definito dalla riforma generale del
sistema varata nel 1995, ovvero il metodo contributivo.
Quest’anno, dopo dieci anni dalla promulgazione di quella legge, si
vuole sviluppare da parte degli enti sorti col decreto legislativo n.
103/96 un’approfondita riflessione volta a evidenziare gli elementi critici e a suggerire le possibili modifiche per rendere il sistema rispondente
alle finalità costituzionali di reale tutela degli anziani.
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ENPAP
Agenda
Appuntamento con la totalizzazione
Ma può richiederla solo chi ha già compiuto i 65 anni
di Mario Rossini
l 19 gennaio 2006 il Consiglio dei ministri, in attuazione della delega conferitagli dalla legge 23 agosto 2004 n. 243, ha
definitivamente approvato il decreto legislativo n. 42 del 2006 sulla totalizzazione dei
periodi assicurativi.
Grazie alla totalizzazione possono essere
cumulati i versamenti effettuati in gestioni
previdenziali diverse, in relazione alle
rispettive tipologie di impiegni svolti nel
corso della vita lavorativa. Fornendogli la
possibilità di sommare senza oneri i singoli spezzoni di contributi versati a enti diversi
e non sufficienti, ciascuno preso singolarmente, a raggiungere il diritto alla pensione,
si permette così l’accesso alla pensione
anche a chi ha almeno 20 anni di contributi
ma versati un po’ come dipendente, un po’
come parasubordinato e un po’ come libero
professionista.
Il provvedimento però, nell’abrogare l’art.
71 della legge n. 388 attuata con decreto
57/03, se in molti punti amplia a favore dei
pensionandi la normativa preesistente, in
altri casi è invece più restrittivo. Ad esempio, discostandosi dalle direttive ricevute dal
Parlamento con la legge delega n. 243/04, il
decreto prevede che non siano conteggiabili
le frazioni di contributi inferiori a 6 anni:
somme che rimangono così “perse” previdenzialmente.
I
nella stessa cassa ma iscrittisi in anni diversi,
possono vedere il rispettivo reddito sottoposto a diverse aliquote percentuali di prelievo
previdenziale, ed essere sottoposti a regolamenti che comportano un diverso numero
minimo di anni di contribuzione necessari
per raggiungere, all’età prevista, il diritto
alla rendita di pensione (mediamente il minimo è pari a 15-20 anni di versamenti).
Oltre a essere separati nelle regole i diversi
enti – di dipendenti, commercianti, artigiani,
professionisti – tendono a ignorarsi reciprocamente; così, una persona che avesse lavorato durante la sua vita in settori differenti,
soggetti a regimi pensionistici diversi, e non
avesse raggiunto in alcuno di essi l’anzianità
contributiva minima, potrebbe trovarsi in
vecchiaia del tutto priva di copertura. E in
effetti in Italia c’è un numero elevato di
lavoratori, e soprattutto di lavoratrici, in questa sgradevole situazione. La totalizzazione
permette di sommare – totalizzare appunto –
diversi spezzoni di contribuzione versati
presso più enti previdenziali.
Con la totalizzazione i contributi versati nei
vari fondi si sommano virtualmente per raggiungere il diritto alla pensione.
Chi si fosse nel frattempo avvalso della
facoltà (onerosa) della ricongiunzione può
recedere, se il relativo procedimento non è
già concluso, optando per la totalizzazione.
A chi interessa la totalizzazione
Com’è noto, il sistema pensionistico italiano
è basato su una pluralità di enti previdenziali, ciascuno con proprie regole: soggetti di
pari reddito, ma iscritti in casse diverse, o
Per quanto riguarda il calcolo dell’importo
della rendita risultante dall’operazione di
totalizzazione, verrà utilizzato il metodo del
pro-rata, in base al quale ogni ente liquida la
quota di sua competenza tenendo conto
7
ENPAP
anche dei periodi di contribuzione coincidenti (solo per la misura dell’importo, ma è
comunque una possibilità molto interessante). Le regole non sono tuttavia uniformi, nel
senso che cambiano a seconda degli enti
dove sono stati versati i contributi e dell’anzianità in essi acquisita.
Le nuove regole offrono maggiori opportunità soprattutto ai tanti professionisti con un
passato da lavoro dipendente, ai quali è stata
negata finora qualsiasi forma di cumulo
anche mediante la ricongiunzione a pagamento. In realtà il modello operativo di totalizzazione introdotto dal decreto legislativo
n. 42 del 2006, pur essendo un forte passo
avanti in direzione dell’equità previdenziale
tra carriere professionali diverse, dando
finalmente la possibilità di recuperare contributi versati sinora inutilmente, non totalizza
affatto sempre e comunque tutti gli spezzoni:
secondo queste recenti ultime disposizioni
normative la totalizzazione può essere chiesta solo da chi ha compiuto i 65 anni e può
vantare complessivamente un’anzianità contributiva di almeno 20 anni, ma per essere
considerato ai fini della totalizzazione, ogni
singolo spezzone di contribuzione deve
riguardare periodi di precedente iscrizione,
non coincidenti fra loro e, soprattutto, periodi di durata non inferiore ai 6 anni per ciascuna gestione.
Inoltre i periodi da totalizzare non devono
aver dato luogo a un autonomo trattamento
pensionistico già in godimento da parte del
richiedente, mentre è possibile totalizzare
periodi per i quali si sia teoricamente maturata l’anzianità contributiva per il diritto al
trattamento pensionistico, il quale però non
sia stato ancora erogato.
L’Enpap per i propri iscritti
Un primo servizio predisposto dall’Enpap
per i propri iscritti origina proprio dall’ultima clausola d’esclusione (nix totalizzazione
al già pensionato): per salvaguardare una
eventuale possibilità di recuperare con la
totalizzazione dei contributi pregressi versati
ad altri enti nel corso di attività precedenti
8
all’iscrizione all’Enpap, i nostri Uffici hanno
l’incarico di informare individualmente ciascun iscritto, che presenta domanda di pensione, sulla normativa che regola la totalizzazione.
Se si riscontrano le condizioni per accedere
alla totalizzazione, gli uffici hanno ricevuto
la consegna di “mettere in pausa” la procedura di pensionamento e, contestualmente
prestare assistenza al pensionando. Infatti la
totalizzazione non opera automaticamente
ma su presentazione della domanda da parte
dell’interessato o del suo avente causa (visto
che rientra nella casistica anche la pensione
ai superstiti) all’ente gestore della forma
assicurativa cui si è stati iscritti per ultimo.
L’iter che vedrà erogate le prime pensioni
totalizzate non è però ancora concluso: uscita la norma in Gazzetta Ufficiale lo scorso 16
febbraio, spetta ora all’Inps (ente incaricato
del pagamento unitario della pensione totalizzata) predisporre una procedura per incassare i rispettivi proquota dai vari enti previdenziali coinvolti in ciascuna singola pratica
di pensione totalizzata.
A questo proposito l’Adepp – l’Associazione
degli enti previdenziali dei professionisti –
ha tempestivamente costituito un apposito
comitato tecnico intercasse che, oltre ad
affrontare diverse problematiche interpretative (molte delle quali poi fatte proprie e risolte da una direttiva ministeriale), ha predisposto un testo di una piattaforma comune tra le
casse dei professionisti da utilizzare come
base della convenzione per regolare i rapporti con l’Inps.
La relazione del Comitato intercasse e altri
materiali di analisi e di commento sono consultabili sul sito web dell’Associazione tra
gli enti previdenziali dei professionisti,
www.adepponline.it (percorso: home page>
osservatorio adepp> studi e ricerche> Totalizzazione).
Il sito riporta anche il testo integrale del
decreto legislativo n. 42/06 (percorso: home
page> normativa> leggi e decreti).
ENPAP
Enpap Report
Pensioni di inabilità e invalidità
Il coefficiente minimo di trasformazione passa
dal 4,720 al 6,136 (+30%)
Q
uanto davvero il sistema contributivo sia asolidale lo verifichiamo chiaramente quando, purtroppo, all’Enpap giungono le domande di pensione per
inabilità, invalidità, o ai superstiti. Circostanze mai liete che diventano drammatiche
qualora l’improvvisa caduta di reddito si
verifichi nel pieno o, peggio ancora, agli inizi dell’attività professionale. Concettualmente il sistema contributivo si basa sul
“prendi quanto hai dato” e correla l’importo
della pensione alla contribuzione effettivamente versata.
Con il meccanismo contributivo solo un consistente accumulo di contributi assicura una
rendita che possa sostentare un inabile o un
nucleo familiare superstite: e all’inizio della
vita professionale il consistente accumulo
non si è certamente ancora formato.
Insomma, anche qui il sistema contributivo
non assicura quella minima tranquillità e
sicurezza previdenziale che è l’obiettivo primo di un sistema previdenziale obbligatorio
di primo pilastro: un’ulteriore ragione per
decisi interventi riformatori su un sistema
non solo lontano dalla solidarietà, ma persino dal vantaggioso comportamento statistico
della ripartizione del rischio che è alla base
delle assicurazioni e del mutuo soccorso,
l’efficiente precursore della previdenza
obbligatoria: versare in molti dei piccoli
importi ciascuno il cui cumulo permette di
assegnare ad alcuni in situazioni di bisogno
dei non piccoli importi.
L’Enpap sul punto ha da tempo avviato un
dibattito, sia interno ai propri organismi statutari, sia verso gli altri attori attivi sul terre-
no previdenziale (altre casse previdenziali,
ministeri, forze politiche e sociali) per aggregare il necessario consenso tecnico, sociale e
politico al cambiamento.
Parallelamente all’azione politica l’Ente attiva l’azione amministrativa: cerchiamo di
introdurre quanti più elementi di solidarietà
e ripartizione ci sono consentiti dall’attuale
normativa e dai ministeri vigilanti. Ad esempio nel caso dell’inabilità e invalidità, visto
che il meccanismo di calcolo della pensione
si basa su quanto versato moltiplicato per un
coefficiente correlato all’età, e che la previsione iniziale era di considerare di età pari a
57 anni tutti i pensionandi di inabilità e invalidità con età anagrafica inferiore (art. 21 del
Regolamento per l’attuazione delle attività di
previdenza dell’Ente – testo pubblicato
sull’EnpapGuida 03), per aumentare in uno
spirito di solidarietà categoriale queste specifiche pensioni abbiamo deciso di considerare
di età pari a 65 anni tutti i pensionandi di
inabilità e di invalidità che hanno una età
anagrafica inferiore.
Questo passaggio comporta un cambio del
coefficiente di trasformazione (da 4,720 a
6,136), che origina un aumento del 30% a
queste pensioni.
Un iter che ha preso avvio con la delibera del
Consiglio di amministrazione del 2 aprile
2005, inviata al Ministero del lavoro e politiche sociali e al Ministero dell’economia e
delle finanze per l’indispensabile approvazione congiunta. Il Ministero del lavoro in
data 26/07/2005 ha subordinato l’approvazione alla predisposizione, da parte dell’En9
ENPAP
pap, di una relazione tecnica esplicativa delle modifiche regolamentari apportate, al fine di accertare gli effetti del provvedimento
sull’equilibrio gestionale di lungo periodo.
Relazione statistica che è stata preparata e
inviata alla fine di ottobre 2005.
Infine il 17 marzo 2006, trascorse cinquanta
settimane dalla decisione presa in Consiglio
di amministrazione dell’Ente, il Ministero
del lavoro e dell’economia – d’intesa con il
Ministero dell’economia –, nell’esercizio
della loro potestà di vigilanza, valutati positivamente i profili di legittimità nonché la
compatibilità con la situazione finanziaria
dell’Ente, approva.
Indennità di maternità:
lo Stato è debitore dell’Enpap
Quando, col visto ministeriale, terminerà l’iter del bilancio consuntivo al 31/12/2005 dell’Ente (predisposto dal Consiglio di amministrazione sabato 29 aprile, e ora all’esame del
Collegio sindacale, indi del Consiglio di indirizzo generale e infine sottoposto all’esame
dei Ministeri vigilanti) e tutti gli iscritti
potranno consultarne sul web le oltre cento
cartelle, ai più analitici correrà l’attenzione,
sui quattromila righi, anche su due di pagina
28, ultimi del punto 16: “nel corso del 2005 è
stata riscossa la quota relativa agli anni
2003 e 2004 (per 1.957.697,87 euro)”.
Ma a quale debitore ci si riferisce? Lo Stato.
Ogni anno l’Enpap versa alle iscritte, conglobata nell’assegno di maternità, anche una
parte che la legge (art. 78 del decreto legislativo n. 151 del 2001) pone a carico dello Stato. La circostanza che, a favore delle iscritte,
l’Enpap anticipi per mesi, addirittura per
anni, somme importanti, diventando così creditore nei confronti dello Stato, è probabilmente poco nota anche tra le stesse colleghe
che fruiscono degli assegni di maternità; è un
aspetto che abbiamo qui sottolineato almeno
una tantum in quanto l’impegno economico
di queste anticipazioni è significativo e ricor-
10
rente: il dato di bilancio 2005 registra 718
domande di maternità (+ 15% nel numero e
+18% nell’importo rispetto al dato 2004),
ovvero indennità maternità per un totale di
3.884.394,52 euro. Il credito per maternità
Enpap verso lo Stato è, per il 2005, di
1.189.545,74 euro: oltre due miliardi di lire.
Fondi etici
Si rafforza in Enpap la scelta strategica di
investire in prodotti etici: ai 10 milioni di
euro dell’ETF TrackIndex Sustainability
(Dexia), inseriti in portafoglio il 13/04/2005,
abbiamo affiancato, lo scorso 29/11/2005, 5
milioni di euro di EasyETF Aspi Eurozone
(Axa).
Quest’anno il Consiglio di amministrazione
ha già deliberato (in data 02/02/2006) un
ulteriore investimento in questo ambito: 26
milioni di euro nel Dexia DynamiX Sustainable, fondo conforme alla direttiva
UCITS3. In questo ultimo strumento i criteri
di investimento socialmente responsabili
seguono la logica secondo la quale si investe
in società che, all’interno dell’indice tradizionale di riferimento, sono premianti rispetto a quattro dimensioni: politica ambientale,
politica sociale interna, politica sociale esterna e politica economica.
Henri-Michel Tranchimand è nel comitato
esecutivo di Dexia Asset Management,
società di gestione dell’omonimo gruppo
bancario belga. È venuto personalmente in
Italia assieme a Win Vermeir responsabile
dell’equity management, per presentare agli
investitori istituzionali (fondazioni e fondi
pensione) strategie e prospettive degli Isr
ovvero gli investimenti socialmente responsabili: «Negli Stati Uniti c’è stata Enron. In
Italia la Parmalat. Beh, credo che i risparmiatori chiedano più trasparenza negli investimenti. Sono convinto perciò che i fondi
socialmente responsabili avranno un successo sempre maggiore».
ENPAP
Approfondimenti
Il contributo integrativo del 2%
di Letizia Serra
R
iprendiamo e analizziamo, soprattutto
per i professionisti più giovani, un
elemento caratteristico della fattura
dello psicologo, il contributo integrativo, che
la legge mette a carico del cliente e che è
previsto anche per altre categorie di professionisti, tra cui avvocati, periti, ingegneri,
commercialisti. Per i medici, invece, non c’è
una norma che lo preveda e per questo non
lo ritroviamo esposto nella loro parcella. Il
2% serve, in parte, per le spese di funzionamento dell’Enpap; la parte che resta, dopo le
spese, non può concorrere a formare il montante contributivo, vale a dire l’insieme dei
versamenti che rivalutati negli anni daranno
luogo alla pensione, ma la legge consente
che sia impiegata, in casi specifici, a favore
degli iscritti. È quindi uno strumento che può
essere utilizzato per scopi perequativi e solidaristici all’interno della categoria, in particolare per interventi di integrazione pensionistica nei casi di straordinario bisogno, per
l’iscritto o per la famiglia dell’iscritto deceduto. Intorno a questo tema e per la migliore
utilizzazione del 2% c’è attenzione e impegno da parte degli organismi direttivi dell’Ente, come diremo più avanti. Ricordiamo
ancora che oggi il contributo integrativo per
gli psicologi è fissato per legge al 2% dell’onorario professionale; altre categorie di professionisti l’hanno recentemente aumentato
al 4%.
Per approfondire l’argomento e anche per
conoscere se vi sono prestazioni sulle quali
invece il contributo integrativo non sia dovuto, abbiamo intervistato il dott. Angelo Mauri, responsabile all’Enpap del settore Ammi-
nistrativo, e il rag. Davide Ricciardella,
responsabile del settore Previdenza e Assistenza.
Dottor Mauri, che cosa prevede la legge
sul contributo integrativo del 2%?
La legge di cui parliamo è il decreto legislativo n. 103/96, che all’articolo 8, comma 3,
dispone: “Il contributo integrativo a carico
di coloro che si avvalgono delle attività professionali degli iscritti è fissato nella misura
del 2 per cento del fatturato lordo ed è
riscosso direttamente dall’iscritto medesimo
all’atto del pagamento previa evidenziazione
del relativo importo sulla fattura”.
Il Regolamento per l’attuazione delle attività
di previdenza, all’art. 4, commi 1 e 2, conferma e chiarisce il decreto: “Gli iscritti
all’Ente devono applicare una maggiorazione percentuale su tutti i corrispettivi lordi
che concorrono a formare il reddito imponibile dell’attività professionale, anche sotto
forma di collaborazione coordinata e continuativa, e devono versare all’Ente il relativo
ammontare indipendentemente dall’effettivo
pagamento che ne abbia eseguito il debitore.
La maggiorazione è ripetibile nei confronti
di quest’ultimo”.
“La maggiorazione percentuale di cui al
precedente comma è fissata nella misura del
due per cento ed è riscossa direttamente dall’iscritto medesimo contestualmente alla
percezione del corrispettivo, previa evidenziazione del relativo importo sul documento
fiscale”.
11
ENPAP
Che significa, in pratica, per lo psicologo?
Il contributo integrativo a favore dello psicologo è fissato nella misura del 2% del fatturato
lordo e deve essere applicato su tutti i corrispettivi lordi derivanti dall’attività professionale autonoma di psicologo. È compresa
anche l’attività svolta sotto forma di collaborazione coordinata e continuativa (solo fiscalmente assimilata al lavoro dipendente) e all’attività professionale autonoma svolta in intramoenia dai dipendenti sanità, anch’essa fiscalmente assimilata al lavoro dipendente ma che,
ai fini previdenziali, è attività libero-professionale e per ciò assoggettata anche alla contribuzione integrativa (come confermato dal Consiglio di stato con parere n. 881 del 17/06/1998).
La maggiorazione effettuata a titolo di contributo integrativo deve essere evidenziata separatamente nella parcella; lo psicologo deve
riscuoterla dal cliente insieme al compenso e
deve versarla all’Enpap alle scadenze previste
dal Regolamento per il versamento degli altri
contributi (soggettivo e di maternità). Queste
scadenze sono ordinariamente novembre per
l’acconto e luglio per il saldo.
Nel Regolamento si parla di “ripetibilità”
del contributo integrativo. Che cosa significa?
Con “ripetibilità” si intende la possibilità da
parte del professionista di chiedere il pagamento del contributo integrativo al committente. La contribuzione integrativa è comunque dovuta all’ente dal professionista, indipendentemente dall’effettivo pagamento da
parte del committente.
Allora è possibile inglobare nell’onorario
totale richiesto al paziente il 2%, senza
evidenziarlo come voce separata della
parcella?
Se il contributo integrativo non viene evidenziato come voce a parte, la maggiorazio12
ne del 2% sui corrispettivi lordi incorporata
nell’onorario concorrerà a formare il reddito
imponibile ai fini Irpef, aumentandolo e così
aumentando il prelievo fiscale.
Se invece viene evidenziato come voce a parte, l’importo corrispondente al 2% non concorre ad aumentare il reddito e nemmeno
deve essere assoggettato a ritenuta di acconto;
concorre solamente a formare la base imponibile Iva, nei casi in cui questa è dovuta.
Il Regolamento per l’attuazione delle attività
di previdenza sintetizza tali norme di legge al
quarto comma dell’art. 4: “Il contributo integrativo non è soggetto a ritenuta di acconto
Irpef e non concorre alla formazione del reddito imponibile. È soggetto ad Iva.”
Con il responsabile del settore Previdenza e
Assistenza, ragionier Davide Ricciardella,
prendiamo in esame alcuni casi particolari
che ricorrono più frequentemente. Ad
esempio, come deve calcolare il contributo
integrativo il collega che oltre alla libera
professione di psicologo eserciti anche altre
attività autonome, non “psicologiche”?
La maggiorazione percentuale e la base imponibile sulla quale applicare il contributo integrativo 2% si riferiscono esclusivamente ai
corrispettivi relativi all’esercizio dell’attività
professionale autonoma di psicologo. Quindi i
corrispettivi di prestazioni da lavoro dipendente o autonome ma diverse da quelle proprie della professione di psicologo non
dovranno essere assoggettati al contributo
integrativo. Se lo psicologo esercita altre attività autonome che non richiedono per il loro
esercizio l’iscrizione all’Albo, i corrispettivi
incassati per queste attività non devono essere
assoggettati al contributo integrativo.
Nel caso di uno studio associato, di soli
psicologi o pluri-professionale, chi deve
richiedere il contributo integrativo?
Vediamo che cosa prevede la norma, sempre
ENPAP
il Regolamento per l’attuazione delle attività
di previdenza, all’art. 4, comma 6:
“In caso di fattura emessa da studio associato comprendente un iscritto all’Ente, la
fattura evidenzia l’importo di maggiorazione riferibile all’iscritto medesimo da versare
all’Ente.”
Va da sé che se lo studio associato è formato
da due o più psicologi la parcella assoggetterà al contributo integrativo l’intero
ammontare del compenso per la prestazione
professionale.
Possono però verificarsi altre due situazioni:
1) che lo studio associato sia composto,
oltre che da psicologi, anche da altri professionisti iscritti ad altre casse, ugualmente obbligati alla contribuzione integrativa: in tal caso, per permettere una
corretta ripartizione del contributo integrativo riscosso tra i rispettivi enti di
appartenenza, la parcella, pur assoggettando al contributo integrativo l’intero
ammontare del compenso per la prestazione professionale, evidenzierà separatamente le quote di pertinenza di ciascun
iscritto;
2) che lo studio associato sia composto,
oltre che dallo psicologo, anche da un
soggetto non iscritto ad altra cassa: in tal
caso, la parcella assoggetterà al contributo integrativo solo la quota del compenso per la prestazione professionale
idealmente riferibile alla prestazione dello psicologo.
Se invece lo psicologo fornisce una prestazione professionale a un collega, nel contesto di un lavoro condotto in collaborazione?
Questa possibilità è prevista dal Regolamento per l’attuazione delle attività di previdenza all’art. 4, comma 7: “È esente da
maggiorazione di cui al presente articolo,
la fattura emessa da un iscritto verso altro
iscritto all’Ente nel contesto di incarichi
professionali finalizzati al conseguimento
di un risultato unitario, e sempre che il contributo integrativo sia stato comunque
applicato sull’intero corrispettivo dell’incarico unitario.”
Qui la norma intende evitare il cosiddetto
“effetto moltiplicatore” sul cliente/committente nelle ipotesi in cui un professionista,
al quale sia stato affidato un incarico professionale unitario, necessiti della collaborazione, anche se solamente nella fase preparatoria, di uno o più colleghi che, per tale
motivo, otterranno il pagamento del loro
compenso direttamente dal primo professionista.
In questo caso, i singoli professionisti esporranno nelle loro parcelle il compenso di loro
competenza, senza applicare il contributo
integrativo, che, al contrario, sarà riscosso
dal primo professionista sull’intero importo
dell’incarico unitario.
Occorre sottolineare che il caso particolare
riguarda solo le parcelle emesse da uno psicologo nei confronti di un altro psicologo,
non di un medico o di un altro professionista. La norma parla infatti di “iscritto
all’Ente”.
Poniamo che lo psicologo abbia sospeso
l’attività professionale per un certo periodo e di conseguenza non abbia incassato
nessuna somma a titolo di contributo integrativo. Che cosa prevede la legge?
Il Regolamento per l’attuazione delle attività
di previdenza prevede anche questo caso,
all’art. 4, comma 5: “I soggetti di cui al
comma 1 sono annualmente tenuti a versare,
come contributo integrativo obbligatorio
minimo, un importo pari a 60 euro”.
La ragione di questa disposizione trova il
suo fondamento sulla natura e la destinazione del contributo stesso, con il quale l’Enpap
fa fronte anche alle proprie spese di funzionamento. Solo la cessazione dall’attività professionale (per effetto della quale sia stata
richiesta e ottenuta la conseguente cancellazione dall’Ente), e non una temporanea
13
ENPAP
sospensione, fa venir meno l’obbligo per l’iscritto di contribuire al proprio ente di previdenza.
Per lo stesso motivo è previsto un contributo
minimo annuale, anche nel caso che il fatturato complessivo assoggettabile a contributo
sia insufficiente a generarlo. La norma chiarisce che in ogni caso è dovuto un contributo
minimo annuale di euro 60,00, per decisione
dell’Ente con il passaggio all’euro il contributo è stato leggermente ridotto, arrotondandolo per difetto, rispetto alla cifra di 120.000
lire originariamente prevista dal regolamento. Pertanto, anche quando dall’applicazione
dell’aliquota del 2% alla base imponibile
annua scaturisce un importo totale inferiore
a 60 euro andranno comunque versati 60
euro.
Per decisione dell’Ente, autorizzata dai
Ministeri vigilanti, il contributo minimo è
stato dimezzato (30 euro) per chi abbia
compiuto 65 anni e continui l’attività professionale, mentre per i nuovi iscritti alla cassa
nel primo anno di iscrizione il contributo è
dovuto proporzionalmente ai mesi di effettiva iscrizione ed è calcolato in dodicesimi. Lo
stesso vale in caso di cancellazione dall’albo, qualora questa abbia decorrenza nel corso dell’anno.
Il contributo integrativo serve solo per le
spese generali dell’Enpap?
No, ad esempio la legge consente che gli
eventuali risparmi di gestione possano essere
impiegati per integrare al trattamento mini-
14
mo pensionistico i casi di invalidità e pensione ai superstiti, come prevede lo Statuto dell’Ente (D.M. del 15/10/1997) all’art. 16,
comma 2: “In conto separato viene evidenziato l’ammontare complessivo del gettito
della contribuzione integrativa, incrementato del relativo rendimento, sul quale gravano
le spese di gestione dell’Ente, nonché le integrazioni al trattamento minimo per i casi di
invalidità e superstiti.”
Ringraziamo il rag. Ricciardella per questa
precisazione, perché è proprio da questa
norma che ha preso avvio l’iter per l’integrazione al trattamento minimo pensionistico nei casi di invalidità e pensione ai superstiti, illustrato nello scorso numero del
Notiziario, iter ancora in corso e che speriamo si concreti positivamente entro quest’anno con la firma del necessario assenso
ministeriale.
Chiudiamo questo approfondimento riproponendo (tratte dalla pagina XXIV dell’EnpapGuida 02) quattro fatture corrispondenti ad
altrettante tipologie, dalla più semplice (prestazione esente Iva a cliente privato persona
fisica) a quella invece soggetta Iva ma non
soggetta a ritenuta, essendo resa a privato.
Segue un esempio di fattura soggetta a Iva e
ritenuta, e infine una fattura non soggetta a
contributo integrativo.
Naturalmente il software NotulA, che trovate
nel primo EnpapCD qui allegato, consente di
predisporre ciascuna di tali tipologie di fattura
(trovate le schermate esempio a partire dalla
pagina XIII dell’EnpapGuida 05).
ENPAP
Alcuni esempi di fattura
Esempio 1
Fattura per una prestazione professionale
soggetta a IVA, resa a una impresa o a un altro
professionista e, quindi, soggetta a ritenuta di
acconto.
Esempio 2
Fattura per una prestazione professionale
soggetta a IVA, resa a un altro psicologo nel
quadro dell’esecuzione di un incarico finalizzato al conseguimento di un risultato unitario e,
quindi, soggetta a ritenuta di acconto ma non
al contributo integrativo.
Dott. Mario Rossi - Psicologo
Via A. Cesalpino, 1 - 00161 ROMA
P.IVA 12345678912 - C.F.: RSSMRA53L06H501L
Dott. Mario Rossi - Psicologo
Via A. Cesalpino, 1 - 00161 ROMA
P.IVA 12345678912 - C.F.: RSSMRA53L06H501L
Spett.le
ORMA spa
Viale Italia, 15
00196 Roma
Claudio Bianchi
Viale Italia, 3
00196 Roma
Fattura n° 02 del 30/04/2006
Fattura n° 01 del 30/04/2006
(a) Prestazioni professionali
(inserire descrizione, o voce tariffario)
(b) Contr. integrativo (2%)
(D.Lgs.103/96 art. 8)
(c) Totale imponibile I.V.A.
e 154,00
e 157,08
(a) Prestazioni professionali
e 154,00
(inserire descrizione, o voce tariffario)
(b) Contr. integrativo
(2%) D.Lgs.103/96 art. 8
e
0,00
(esente art. 4 comma 7 Regol. Enpap)
(c) Totale imponibile IVA
e 154,00
(d) I.V.A. (20% dell’importo c)
e
(d) IVA (20% dell'importo c)
e
Totale fattura
e 188,50
Totale fattura
e 184,80
e
- ritenuta d'acconto (20% dell'importo a) e
Netto a pagare
3,08
31,42
-30,80
e 157,70
Esempio 3
Fattura per una prestazione professionale
soggetta a IVA, resa a una persona fisica e,
quindi, non soggetta a ritenuta di acconto.
Dott. Mario Rossi - Psicologo
Via A. Cesalpino, 1 - 00161 ROMA
P.IVA 12345678912 - C.F.: RSSMRA53L06H501L
Gentile Signora
Giorgia Benini
Piazza Ariostea 4
44100 Ferrara
- ritenuta d'acconto (20% dell'importo a) e
Netto a pagare
30,80
-30,80
e 154,00
Esempio 4
Fattura per una prestazione professionale,
esente IVA (esempio psicoterapia), resa a una
persona fisica e, quindi, non soggetta a ritenuta di acconto.
Dott. Mario Rossi - Psicologo
Via A. Cesalpino, 1 - 00161 ROMA
P.IVA 12345678912 - C.F.: RSSMRA53L06H501L
Anna Sala
via S. Croce 17
21100 Varese
Fattura n° 03 del 30/04/2006
(a) Prestazioni professionali
(descrizione, o voce tariffario)
(b) Contr. integrativo (2%)
D.Lgs.103/96 art. 8
(c) Totale imponibile IVA
e 154,00
(d) IVA (20% dell'importo c)
e
Totale fattura
e 188,50
e
3,08
e 157,08
31,42
Fattura n° 04 del 30/04/2006
e 392,16
(a) esame psicodiagnostico
(esente iva ex art.10.18 DPR 633/72)
(b) Contr. integrativo (2%)
(D.Lgs.103/96 art. 8)
e
Totale fattura
e 400,00
7,84
15
ENPAP
CartaEnpap
Importanti novità riguardanti la carta
e i nuovi servizi bancari
Abbiamo il piacere di comunicare che, grazie a un accordo tra l’Enpap e la Banca Popolare
di Sondrio, banca cassiera dell’Ente, gli iscritti all’Ente potranno usufruire di importanti
novità riguardanti la CartaEnpap (gratuità e terza linea) e nuovi servizi in ambito bancario
quali il conto corrente on line.
CartaEnpap
La carta di credito è ora resa gratuita per
sempre (l’accordo raggiunto con la banca
prevede l’azzeramento del canone annuale) e
racchiude una nuova funzionalità, aggiuntiva
alle precedenti ovvero la terza linea, che
consente ai titolari di richiedere on line l’erogazione di un prestito.
CartaEnpap si caratterizza quindi sempre più
per essere uno strumento innovativo e flessibile, con funzionalità utili all’iscritto sia in
ambito professionale che in quello privato.
Unica nel suo genere, presenta ora tre differenti forme di utilizzo:
• pagamento degli acquisti presso gli esercizi commerciali convenzionati con il circuito Visa (oltre 24 milioni nel mondo) e
prelievo contanti (utilizzando il codice
segreto personale Pin) presso tutti gli
sportelli automatici ATM convenzionati
Visa in Italia e all’estero. Rimborso il
giorno 15 del mese successivo agli acquisti, in un’unica soluzione o rateale.
Plafond per acquisti fino a 8.000 euro;
• versamento on line, veloce, sicuro e senza spese, dei contributi previdenziali a
16
favore dell’Ente, attraverso il portale dell’Enpap. Rimborso il giorno 15 del mese
successivo all’ordine telematico di versamento contributivo, in un’unica soluzione
o rateale. Plafond per versamenti contributivi fino a 25.000 euro;
• terza linea: per l’erogazione immediata,
con bonifico sullo stesso conto corrente
bancario indicato dall’iscritto per gli addebiti degli acquisti, di una somma in contanti utilizzabile per qualsiasi esigenza e/o
soddisfare una necessità improvvisa. Questa funzionalità rappresenta una riserva di
denaro subito disponibile, a cui accedere
ogni volta che se ne presenti la necessità.
Il rimborso previsto è rateale e il plafond
accordato può raggiungere i 20.000 euro.
ENPAP
Altre importanti caratteristiche di CartaEnpap sono:
– richiesta on line tramite il sito web dell’Ente;
– numero verde 800 090964 per assistenza
e informazioni;
– nessuna documentazione da fornire per
la richiesta (eccezione fatta per la copia di
un documento di identità);
– estratto conto gratuito via internet (in
sostituzione dell’estratto conto su carta);
– un unico estratto conto, semplice e completo, che racchiude gli utilizzi di tutte e
tre le linee di credito con i dettagli anche
degli eventuali interessi versati e dei
plafond residui;
– polizza assicurativa gratuita.
Possono richiedere CartaEnpap tutti gli
iscritti all’Enpap in regola con il versamento
dei contributi previdenziali e titolari di un
conto corrente acceso presso qualsiasi istituto bancario (non è necessario cambiare conto, o sottoscrivere un conto presso la Banca
Popolare di Sondrio).
Conto corrente on line
Il servizio di conto corrente on line, riservato agli iscritti all’Enpap, offre tutta l’operatività di un conto corrente tradizionale tramite il canale internet: riduce i tempi di attesa, le code agli sportelli, con la possibilità di
accedere a tutti i servizi disponibili 24 ore
24, tutti i giorni della settimana.
I servizi a disposizione sul conto corrente on
line coprono a 360° le esigenze del professionista, inoltre le condizioni economiche
sono molto vantaggiose: per esempio, non
sono previste spese per la gestione, l’apertura, la chiusura, l’invio dell’estratto conto, il
tasso creditore genera interessi a favore
del correntista pari al 2,50% del depositato in conto e si allinea automaticamente al
tasso della Banca Centrale Europea
(BCE), il rilascio della tessera bancomat è
gratuita come i primi 50 prelievi su altre
banche e le operazioni che si possono
effettuare sono illimitate.
Tutte le operazioni eseguite sono sicure e
con Scrigno Card viene assicurata la massima riservatezza; garantendo inoltre la possibilità di operare tramite il canale telefonico.
Il conto corrente on line può essere richiesto
direttamente dal sito istituzionale dell’Enpap, nell’area riservata cui accedono con
password solo gli iscritti.
Sul conto corrente on line oltre alle normali
operazioni bancarie, si può richiedere il
bancomat, domiciliare o pagare direttamente tutte le utenze. È, altresì, possibile
appoggiare la CartaEnpap, aprire un dossier titoli e operare nella compravendita
di titoli attraverso il trading on line con
commissioni ridotte. Tutti questi servizi
aggiuntivi sono sottoscrivibili anche in un
momento successivo all’apertura del conto
corrente, in ogni caso l’attivazione di tutti i
servizi aggiuntivi è gratuita.
Il titolare di conto corrente on line avrà a
disposizione il numero verde dedicato sia
per problematiche relative all’operatività e/o
informative varie sulla propria posizione che
per qualsiasi problema tecnico. A disposizione degli iscritti è, altresì, anche prevista una
casella e-mail: [email protected].
numero verde
800 190661
17
ENPAP
Approfondimenti
CartaEnpap: la terza linea
L
a terza linea consente l’erogazione, sul
conto corrente associato a CartaEnpap, di una somma utilizzabile per
qualsiasi esigenza e/o soddisfare una necessità improvvisa. Questa funzionalità rappresenta una riserva di denaro subito disponibile, a cui accedere ogni volta che se ne presenti il bisogno. Il rimborso previsto è rateale. La terza linea è disponibile per chi è titolare di CartaEnpap da più di quattro mesi e
l’ha utilizzata regolarmente. Prima di servirsene, occorre effettuarne l’attivazione all’interno dell’area riservata del sito dell’Ente
all’indirizzo www.enpap.it. L’attivazione
non comporta spese:
- minimo richiedibile
euro
2.000,00
- massimo richiedibile
euro 20.000,00
- taglio minimo
euro
1.000,00
Nel modulo on line di attivazione sarà proposto il plafond richiedibile dal titolare della
carta.
Il rimborso è rateale e può essere, a scelta
del titolare, effettuato secondo il seguente
schema (la rata non potrà essere inferiore a
166,00 euro):
importo
piano di ammortamento
2.000 euro
12 mesi
3.000 euro
12-18 mesi
5.000 euro
12-18-24 mesi
7.000 euro
12-18-24-36 mesi
9.000 euro
12-18-24-36-48 mesi
oltre 10.000 euro 12-18-24-36-48-60 mesi
18
CartaEnpap: gli interessi per rimborsi
rateali
Nessuna spesa, maggiorazione o interesse
è dovuta quando i contributi previdenziali
e gli acquisti effettuati con CartaEnpap
sono rimborsati il giorno 15 del mese successivo. Se invece il rimborso viene effettuato a rate, ecco i tassi di interesse praticati
dalla Banca Popolare di Sondrio:
• versamenti dei contributi previdenziali Enpap, interessi per rimborso rateale:
TAN pari a 8,625% con periodicità di
liquidazione mensile, in via posticipata
sul residuo debito a partire dal secondo
estratto conto, corrispondente a un
TAEG di 8,99%. L’importo della rata
mensile è già prestabilito ed è pari al
10% del debito residuo, con un minimo
di 250,00 euro;
• acquisti tradizionali circuito VISA, interessi per rimborso rateale: TAN pari a
13,375% con periodicità di liquidazione
mensile, in via posticipata sul residuo
debito a partire dal secondo estratto conto,
corrispondente a un TAEG di 14,16%.
L’importo della rata viene scelto dal
richiedente, selezionando fra una delle
possibilità proposte sul modulo on line;
• richiesta di contanti sul conto corrente
terza linea: commissioni di erogazione,
fino a 5.000 euro: 25,00 euro - da 5 a
10.000 euro: 35,00 euro - oltre 10.000
euro: 45,00 euro.
ENPAP
Interessi: TAN pari a 9,25% con periodicità di liquidazione mensile, in via posticipata sul residuo debito a partire dal secondo estratto conto, corrispondente a un
TAEG di 9,87%.
L’importo della rata dipende dal piano di
rimborso (12, 18, 24, 36, 48, 60 mesi) e dall’importo richiesto.
I tassi applicati saranno adeguati automaticamente in base alle variazioni del tasso BCE,
tasso per le operazioni di rifinanziamento
determinato dalla Banca Centrale Europea.
CartaEnpap: valuta di addebito ed estratto conto
Valuta di addebito
La valuta di addebito sul c/c prescelto è, sia
per l’opzione saldo, sia per quella revolving,
il giorno 15 del mese successivo a quello di
effettuazione delle operazioni di acquisto e/o
versamento contributi.
Per quanto riguarda gli importi dei contributi
Enpap, questi risulteranno versati il giorno
stesso dell’ordine di pagamento on line.
Estratto conto
L’estratto conto mensile CartaSi – consultabile sul sito web www.cartasi.it - riporta il
dettaglio delle spese effettuate e l’utilizzo
dei plafond concessi.
L’invio dell’estratto conto mensile (nel caso
in cui venga effettuata una operazione di
addebito al titolare) è a zero spese se la consultazione avviene via internet, mentre è di
1,03 euro se si richiede l’invio cartaceo a
mezzo posta.
19
20
ENPAP
21
ENPAP
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ENPAP
23
ENPAP
24
ENPAP
ENPAP
Prima di procedere
alla richiesta
di CartaEnpap occorre
fornire il consenso
al trattamento dei dati
e accettare il regolamento
dei servizi dispositivi
25
ENPAP
Nella prima parte della
“Scheda di Richiesta
Carta” vanno inseriti i
dati anagrafici, di
residenza, quelli relativi
al documento di identità
e al nucleo familiare
Nella seconda parte
della “Scheda di Richiesta
Carta” vanno inseriti
i propri dati reddituali
e quelli relativi
alla situazione
patrimoniale
26
ENPAP
Successivamente occorre
selezionare le opzioni relative
a CartaEnpap: plafond,
saldo/rateale ed evetuale rata.
Inoltre è necessario indicare
le coordinate bancarie per
l’addebito delle spese
Infine, dopo aver completato
la scheda e presa visione
dei documenti evidenziati,
sarà possibile trasmettere
alla banca la propria richiesta
di CartaEnpap clicclando
il pulsante
“INVIO RICHIESTA”
27
ENPAP
La Banca, effettuati
i controlli di rito, invia
il contratto al richiedente
che lo sottoscrive e rinvia
(assieme alle copie di un
documento di identificazione
e del codice fiscale) alla
Banca (in busta preaffrancata
precedentemente fornita
dalla Banca)
Assieme al contratto,
viene spedito un codice
denominato
CHIAVE PERSONALE
necessario per prelevare
on line la
PASSWORD DISPOSITIVA
che servirà per il
versamento dei contributi
con CartaEnpap
28
ENPAP
Per effettuare il versamento
on line dei contributi
in ACCONTO occorre
accedere all’Area Riservata
del sito digitando matricola
e password e selezionare
dal menù laterale la voce
PAGAMENTO
CartaEnpap
consente anche
il pagamento di altre tipologie
di contributi; in questo caso
l’apposita voce di menù
proporrà le causali alle
quali deve essere associato
il relativo importo da versare
29
ENPAP
In caso di esito positivo
della transazione
di pagamento, viene generata
una ricevuta firmata digitalmente
dalla Banca Popolare di Sondrio
e scaricabile dall’utente.
Tale ricevuta ha piena
validità ai fini fiscali
30
ENPAP
Il Welfare del futuro
Lavoro, pensione e salute i parametri
messi a confronto
Diritto allo studio, diritto al lavoro, diritto alla pensione, diritto alla salute: il Welfare State, lo
Stato che si occupa del benessere e dei diritti di tutti i cittadini, ha le sue premesse nella questione sociale di fine Ottocento, quando la pressione del Movimento dei lavoratori spinse Inghilterra, Germania e Italia a emanare le prime leggi di tutela dei lavoratori e delle loro famiglie, poi
negli anni trenta il concetto di Welfare State venne teorizzato e realizzato in Svezia e negli Usa
del New Deal, infine tutti gli Stati europei hanno attuato legislazioni e costituzioni attente ai
diritti sociali dei cittadini. Tuttavia questa spinta solidaristica, che nel XX secolo sembrava inarrestabile, si trova ora in crisi e anche molti Paesi di consolidate tradizioni democratiche hanno
smantellato parte dello stato sociale.
Com’è ben noto, anche noi italiani da ormai un decennio siamo soggetti a una pluralità di modifiche legislative che intervengono direttamente sull’attuale modello di welfare italiano, e nella
quasi generalità dei casi gli interventi sono di segno restrittivo (esempio princìpe, il passaggio
dal sistema pensionistico retributivo al sistema contributivo).
Per avere un’idea degli appuntamenti che nell’immediato futuro aspettano il welfare italiano
pubblichiamo l’intervista che segue, un confronto tra due economisti ciascuno punto di riferimento politico di una delle due coalizioni, diffusa dall’UNIVA - Unione Industriali di Varese tra i propri associati giusto pochi giorni prima delle recenti elezioni. Gli industriali hanno poi
chiesto ai corrispondenti in Italia di tre importanti giornali di Francia, Gran Bretagna e Germania qual’è nei loro Paesi il clima d’opinione, le aspettative e i timori per un possibile ridimensionamento del welfare.
A completare questa piccola monografia sulla crisi del Welfare State un miniviaggio attraverso i
diversi modelli di Welfare State nei principali paesi dell’Europa.
Punti di vista diversi guardando
allo Stato Sociale prossimo venturo
Cinque domande ad Alberto Mingardi (Istituto Bruno Leoni) e Paolo Onofri (Centro Studi Prometeia)
Esiste un problema di sostenibilità dell’attuale modello di welfare italiano? Se sì,
dove occorrerebbe intervenire: si dovrebbero ridurre le prestazioni o basterebbe
razionalizzare la spesa (sprechi)?
Mingardi - Che i problemi dello
Stato sociale si possano risolvere
razionalizzando la spesa, ovvero
“tagliando gli sprechi”, è una pia
illusione. Bisogna guardare a due diverse
questioni di ordine generale. La prima attiene la sostenibilità stessa del welfare nella
forma che ha assunto nell’Europea continentale, che oggi è messa a rischio dai trend
demografici. La seconda riguarda invece
l’impatto che i sistemi socialdemocratici
hanno non solo sulla “distribuzione” della
ricchezza, ma sulla sua creazione. L’alta tassazione penalizza fortemente quella parte
della società che, intraprendendo, crea
benessere per tutti, diminuendo gli incentivi
per creare ricchezza e invece spesso agevolando la formazione di piccole o grandi caste
che vivono di rendite parassitarie.
31
ENPAP
Onofri - La sostenibilità dei
sistemi di welfare non è sostenibilità finanziaria, ma disponibilità di una parte della popolazione di pagare imposte o contributi
per trasferire risorse ad altra parte della
popolazione che sta vivendo situazioni peculiari: malattia, non autosufficienza, disoccupazione involontaria, vecchiaia disagiata,
povertà. Di per sé la quota di spesa per la
protezione sociale in Italia è inferiore a quella media dei paesi europei e più elevata di
quella degli Stati Uniti. La sua composizione
è invece sbilanciata: si spende il 60% per
pensioni e il rimanente 4% è diviso tra
sanità, assistenza e disoccupazione. Le spese
per assistenza e disoccupazione sono già
così basse che è impossibile la loro riduzione; la spesa per pensioni è fatta tutta di diritti
acquisiti, per cui la riduzione del suo peso
può avvenire solamente su un orizzonte molto lungo.
In quali settori occorrerebbe soprattutto
intervenire?
Mingardi - Lo Stato sociale andrebbe
smontato per essere ricostruito attraverso
strumenti di mercato. I pilastri su cui poggia il welfare sono la regolazione del lavoro, la previdenza sociale, l’assistenza sanitaria, l’educazione pubblica e gratuita. L’iper-regolazione del lavoro è il cappio stretto al collo dei paesi dell’Europa continentale, a cominciare dall’Italia, in un mondo nel
quale altre realtà, che giustamente desiderano arricchirsi e diventare prospere, hanno
scelto regole diverse. I sistemi pensionistici
pay-as-you-go sono in crisi ovunque, perché la demografia ci insegna che domani i
lavoratori non potranno più sostenere il
peso dei pensionati. La sanità è una bomba
a orologeria, visto che in quell’ambito gli
sforzi della grande ricerca e del grande privato stanno determinando uno strepitoso
allungamento della nostra vita, che però ha
ripercussioni negative sui sistemi sanitari
nazionali. L’educazione statale fornita in
32
monopolio si rivela sempre più incapace di
formare capitale umano di qualità, che è
l’ingrediente fondamentale per crescere.
Insomma, c’è poco da stare allegri, anche se
le nostre classi politiche pasteggiano a
champagne sul ponte del Titanic.
Onofri - Il settore prioritario è quello della
disoccupazione; la flessibilità introdotta
all’ingresso sul mercato del lavoro implica
una minore protezione sul posto di lavoro e
quindi richiede una maggiore protezione una
volta perso il posto di lavoro. Ciò è funzionale all’aumento della mobilità da un’occupazione a un’altra di cui abbiamo estremo
bisogno per riposizionarci nei diversi settori
produttivi e per favorire il passaggio dei
lavoratori da aziende in declino ad aziende
in crescita.
Si può immaginare un diverso modello
che assicuri accettabili standard assistenziali? Su quali leve potrebbe poggiare?
Mingardi - Pensiamo alle pensioni. Abbiamo avuto una grande riforma di mercato,
quella cilena, ormai esportata in una ventina
di altri paesi. È una riforma che ci sposta da
un sistema a ripartizione a uno a capitalizzazione, che esalta la libertà di scelta dei singoli e delle famiglie, che contribuisce a fortificare un mercato di strumenti finanziari affidabili, che restituisce ai cittadini il risparmio.
In quel sistema, un lavoratore si “crea” la
pensione, risparmia in prima persona, vede,
su un libretto apposito, come vengono investiti i suoi accantonamenti, può chiederne
conto al gestore di fondi pensione, e può
cambiare gestore, se un certo modello non lo
convince.
Una riforma siffatta non solo contribuisce a
risolvere un problema economico, ma restituisce centralità alla società, alle persone, e
contribuisce ad abbattere l’assurdo pregiudizio che siano non gli individui, ma dei burocrati per cui essi non sono che numeri, a
sapere cos’è meglio per loro.
ENPAP
Onofri - Un esempio: l’invecchiamento
rapido della nostra popolazione richiede
un’attenzione maggiore all’assistenza agli
anziani non autosufficienti. Una parte di
questa protezione potrebbe essere garantita
ai pensionati in cambio dell’accettazione di
pensioni meno generose, all’interno di un
pacchetto vecchiaia complessivo che si compone di trasferimenti monetari (pensioni) e
di erogazione di servizi (long term care).
Naturalmente, ciò non potrebbe essere totalmente a carico delle pensioni, ma dovrebbe
trovare comunque la solidarietà fiscale dell’intera collettività.
Dove i modelli di welfare ritenuti più
avanzati riescono a essere più efficaci ed
efficienti rispetto al nostro?
Mingardi - La domanda è ambigua. Per anni
si è ritenuto più “avanzato” un welfare che
assicurasse copertura universale. Il risultato
di quel pensiero è che gli Stati sociali, oggi,
sono di fatto realtà i cui grandi beneficiari
sono le classi medie, e che continuano a
lasciare ai margini i poveri e i poverissimi.
Essi sono marchingegni istituzionali che erogano fondi a gruppi qualificati che sanno
bussare alla loro porta.
Un modello è avanzato se sa responsabilizzare la società civile, se sa restituire a individui, famiglie e associazioni il senso di
aiutare il proprio prossimo. Un sistema davvero avanzato esalterebbe la capacità di fare
del no profit, aiuterebbe chi vuole e sa aiutare, non userebbe i poveri come un pretesto per costruire un’ìmmensa burocrazia.
Questo, per chi davvero non può, per chi ha
preso dalla vita schiaffi da cui non ci si può
risollevare. Per tutti gli altri, un welfare
moderno dovrebbe articolarsi attraverso un
sistema di assicurazioni: contro la vecchiaia, contro la disoccupazione, contro
l’infermità. Assicurazioni private, libere di
competere e di guadagnare o perdere clienti
sul mercato, ed esposte alla disciplina del
mercato, che è la migliore cura contro le
malversazioni che, nei sistemi statalisti,
sono la regola.
Onofri - Un sistema di assicurazione sociale
dei rischi della vita individuale è un forte
veicolo di identità collettiva: essa si è realizzata nei paesi che hanno saputo mettere
assieme flessibilità dei mercati e sicurezza
individuale attraverso un’efficiente amministrazione pubblica che sappia tagliare fuori
le principali possibilità di abuso dei sistemi
di sicurezza sociale ed evitare il formarsi di
un processo di “dipendenza” dal beneficio
pubblico. Questo è stato realizzato soprattutto nei paesi dell’Europa del Nord, che sono
anche i paesi che soffrono di meno del declino economico.
Quale futuro intravede per il welfare nel
nostro Paese?
Mingardi - La demografia ci costringe a
pensare una riforma, ma le resistenze sono
fortissime. Qualcosa è stato fatto: per quel
che riguarda il mercato del lavoro, ad esempio. Ma resta ancora da fare tantissimo. Il
problema è che i beneficiari dello Stato
sociale sono, banalmente, voti che il politico
conta quando si presenta alle elezioni. Sono
persone che votano per difendere i loro privilegi, magari sono pochi rispetto a quanti
beneficerebbero di una riforma, solo che
questi ultimi si presentano dispersi e non
uniti davanti al politico.
Ecco perché serve una visione, serve coraggio, per tentare di modificare le cose, per
spiegare alla gente che un sistema più efficiente e di mercato è un sistema più giusto,
che smussa il rischio del parassitismo, che sa
essere meglio vicino a tutti, che permette un
intervento residuale solidaristico per chi davvero non può far da solo, che responsabilizza
tutti ed esalta la straordinaria capacità del privato - che in Lombardia conosciamo benissimo - di essere solidale e compassionevole.
Onofri - Sono abbastanza pessimista nel
breve periodo; abbiamo una pubblica
33
ENPAP
amministrazione non così efficiente ed efficace come sarebbe necessario per garantire
quanto detto in precedenza; abbiamo ereditato dagli anni ‘70 e ‘80 un debito pubblico
che ci costringe a impegnare almeno due
punti in più di Pil in interessi rispetto agli
altri paesi e “smontarlo” richiederà più di
un decennio.
Italia, Francia, Germania...
cambia lo stato sociale
Come giudicano i cittadini europei il
modello di stato sociale adottato dai rispettivi governi? Qual’è il clima d’opinione,
quali le aspettative e, magari, i timori per
un possibile ridimensionamento dell’assistenza ai cittadini? L’Unione industriali della provincia di Varese, lo ha domandato ai
corrispondenti in Italia di tre importanti
giornali di Francia, Gran Bretagna e Germania; Richard Heuzé di Le Figaro, David
Lane di The Economist, Tobias Piller di
Frankfurter Allgemeine.
Richard Heuzé, Le Figaro: la
Francia, terra di contraddizione.
Il francese, si sa, è un eterno
brontolone. Probabilmente il suo
ascendente gallico ricade sul suo
comportamento. Se ha votato in
maggioranza contro il Trattato di costituzione europea, è perché lo considerava - a torto
più che a ragione - come una minaccia per il
suo modo di vivere. Può dunque sorprendere
vederlo accettare e anche condividere il
modello sociale senza lamentarsi più di tanto. Non sembra possibile però quello che
evidenzia un’indagine sulla “soddisfazione”
condotta a livello nazionale nel mese di
dicembre scorso dal centro di ricerca CSAChallengers. I suoi risultati sono piuttosto
sorprendenti: alla domanda se sono soddisfatti del modello di protezione sociale, il
62% degli elettori di sinistra e il 54% di
destra rispondono: “sì”. Per il 69% dei francesi, il sistema sanitario è una briscola men34
tre il 28% lo giudica uno svantaggio e il 3%
è senza opinione. Sul sistema educativo che
comprende scuola e università, il 54% si
dichiara soddisfatto mentre il 42% vorrebbe
dei miglioramenti. Tutto ciò non impedisce
ai francesi di vedere il proprio Paese nel suo
insieme come un modello in declino e con
una perdita di competitività: ma continuano
a preferire lo status quo piuttosto che affrontare delle riforme difficili e radicali.
David Lane, The Economist: “Vecchia” Inghilterra. Come gli altri
grandi paesi europei, la Gran Bretagna si trova di fronte all’invecchiamento della popolazione, con
problemi per la sanità pubblica e
per il sistema previdenziale. Il partito laburista deve ancora trovare soluzioni durevoli ai
due problemi.
Dopo il lungo periodo di governo conservatore dalla fine anni settanta al 1997, in cui il
National Health Service è stata vittima di
riforme sbagliate e di tagli di fondi, anche il
governo Blair ha fatto poco per rimediare.
Da amato e rispettato servizio sanitario,
anche quello britannico si era guadagnato
l’etichetta di “malasanità”. Dopo la seconda
vittoria elettorale, Blair ha deciso di “aprire
il portafogli” e qualcosa è cambiato, nonostante rimangano inefficienze e dubbi sul
metodo di finanziamento di nuovi ospedali,
il cosiddetto Private Finance Iniziative, che
coinvolge il settore privato.
Il trattamento previdenziale regge su due
colonne: una pensione di vecchiaia di stato
versata da 65 anni, che copre una parte minima dei fabbisogni, e una pensione privata,
spesso fornita dal datore di lavoro, che
dovrebbe costituire la parte maggiore del
reddito. Il governo Thatcher ha legato l’aumento della pensione di stato al costo della
vita, e non più alla crescita dell’economia,
influendo positivamente sui conti dello stato
ma impoverendo il pensionato. Con leggi
che hanno colpito fiscalmente e contabilmente i fondi di pensione privati, il governo
Blair ha danneggiato questa parte. Negli ulti-
ENPAP
mi tre anni, numerose società hanno chiuso i
propri fondi che legano la pensione allo stipendio finale. Per di più, i dipendenti di
società fallite si trovano senza copertura,
anche dopo aver versato i propri soldi nei
fondi delle loro società.
Il governo di Londra si trova poi davanti a
grattacapi seri nel campo del welfare: oltre a
sanità e previdenza sociale c’é anche la questione dell’accompagnamento di vecchi e
invalidi. Delineare i problemi non é difficile;
la difficoltà sta nel definire le soluzioni.
cristiani e i liberali vogliono più responsabilità da parte dei singoli, con una privatizzazione parziale dell’assicurazione sociale,
pensionistica o quello della cura per gli
anziani.
Tobias Piller, Frankfurter Allgemeine: incertezze in Germania.
In Germania la crisi economica
degli ultimi anni ha contribuito
a diffondere tanti dubbi sullo
stato sociale. Da un lato è evidente che l’attuale rete di protezione sociale
- con pensioni, servizi sanitari, indennità di
disoccupazione, indennità sociale per i nullatenenti e indennità per anziani bisognosi
di cure continue - è diventato troppo caro.
Infatti, viene visto come una “tassa sui posti
di lavoro”, che rincara il lavoro in Germania. I contributi da pagare sul salario lordo
(metà dal datore di lavoro, metà dal dipendente) erano 20 per cento negli anni cinquanta ed anno raggiunto adesso una punta
di 42 per cento. A questo punto si apre un
circolo vizioso, con questi contributi sempre
più alti che mettono fuori concorrenza sempre più posti di lavoro, lasciando sempre
meno occupati a pagare un conto sempre più
costoso. A questo punto tanti tedeschi hanno
anche capito che ci saranno tagli delle prestazioni, aumenti di contributi ed eliminazioni di favori, per esempio detrazioni o
assicurazioni gratuiti per i costi sanitari di
familiari. Le previsioni di tempi più duri
hanno indotto i tedeschi a risparmiare e
tagliare i loro consumi, con conseguenze
nuove per congiuntura e occupazione. Intanto non sono ancora d’accordo sulle vie d’uscita: i socialdemocratici tendono verso un
aumento delle entrate per spartire sempre
più soldi per scopi sociali, parte dei demo-
I sistemi sociali dei vari Paesi si distinguono
fra loro in base ad alcune specifiche caratteristiche, fra le quali il diverso grado di
accentramento o decentramento, il differente
modo in cui si possono classificare i vari tipi
di servizi definibili come “assistenza sociale”, le diverse fonti di finanziamento, l’incidenza del settore no profit e l’erogazione dei
servizi. Le differenze emergono inoltre comparando livelli e composizione della spesa
sociale nei vari paesi, in media in Europa la
spesa incide per circa un quarto del Pil. La
Svezia, la Francia e la Germania hanno la
percentuale più alta, l’Italia si situa in una
fascia intermedia. Raggruppando le caratteristiche si possono distinguere diverse tipologie di Welfare State.
Il tipo di regime nordico, che riguarda Danimarca, Finlandia e Svezia, presenta un vasto
sistema di previdenza sociale, un’elevata
spesa in programmi per il mercato del lavoro, accordi generosi per la maternità e condizioni di accesso universali. All’altra estremità troviamo un gruppo di Paesi mediterranei (Grecia, Spagna, Portogallo e Italia) che
pur avendo una dimensione più ridotta del
sistema di sicurezza sociale in generale, in
termini relativi hanno schemi pensionistici
collettivi ben sviluppati.
Welfare a confronto
Viaggio attraverso i diversi modelli di
Welfare State nei principali paesi dell’Europa e negli Stati Uniti. Lavoro, pensione
e salute i parametri messi a confronto
I regimi di tipo anglosassone (Stati Uniti,
Canada, Australia, Regno Unito e Irlanda)
hanno una copertura leggermente maggiore
in termini di benefici sociali, ma mancano di
diffuse pensioni statali. In misura minore
35
ENPAP
questa caratteristica si ritrova anche in quattro paesi membri dell’Europa dell’Est (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia), che formano un gruppo distinto: qui le
indennità collettive di sicurezza sociale, che
includono le pensioni, in genere si posizionano al di sotto della media dei paesi membri dell’Unione europea.
Il tipo di regime continentale è invece rappresentato da Germania, Francia, Austria,
Belgio e Lussemburgo. Questi Paesi occupano una posizione intermedia: gli schemi di
previdenza sociale sono ben sviluppati, ma
non sono così universalistici come nei paesi
nordici. C’è una forte relazione tra le occupazioni precedenti, e il diritto ai benefici e la
protezione sul reddito per le famiglie con
figli è piuttosto generosa. I dipendenti sono
tutelati contro il licenziamento; il numero di
trattamenti speciali per i gruppi occupazionali è alto. Le indennità pensionistiche nel
regime continentale sono leggermente al di
sopra della media europea.
Nella maggior parte dei paesi l’età pensionabile è di 65 anni. In Irlanda e in Norvegia
l’età di collocamento a riposo è di 67 anni e
ben presto lo sarà anche negli Stati Uniti.
L’età di pensionamento è inferiore ai 65 anni
nella Repubblica Ceca, in Francia, in Ungheria, in Corea, nella Repubblica Slovacca e in
Turchia.
Generalmente per i lavoratori con redditi
medi è prevista una pensione netta corrispondente a poco meno del 70% dei loro
guadagni netti da lavoratori attivi (ovvero un
tasso di sostituzione, l’importo della pensione rispetto all’importo dello busta paga, del
70%). I paesi con i più bassi tassi di sostituzione netti sono l’Irlanda e la Nuova Zelanda, che possiedono soltanto schemi pensionistici di base e tassi di sostituzione netti inferiori al 40%. Il Regno Unito e gli Stati Uniti
hanno tassi di sostituzione netti leggermente
più alti e vicini al 50%. Il Lussemburgo possiede il monte pensione più alto per i lavoratori con redditi medi. Valutato diciotto volte
la media degli stipendi per gli uomini, e qua36
si ventidue volte per le donne (poiché hanno
una speranza di vita più alta), esso ammonta
a quasi il triplo della media dei paesi dell’Ocse. Il monte pensione più basso, per chi
ha percepito stipendi medi durante gli anni
di lavoro, si registra in Irlanda, Messico,
Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti,
dove è inferiore a sei volte la media degli stipendi.
FRANCIA
Pensioni: la durata minima contributiva è di
40 anni, l’età pensionabile è 60 anni ma
entro il 2012, la vita contributiva aumenterà
fino a 41 anni, entro il 2020 fino a 42.
Incentivi alla previdenza privata: è stato
introdotto un sistema di incentivi a restare in
attività e ritardare l’inizio della pensione:
ogni anno in più di lavoro produce il 3% in
più di pensione. Mentre chi non raggiunge il
minimo richiesto subisce una decurtazione
della pensione del 5% per ogni anno mancante.
Sanità: la copertura sanitaria universale è
stata sostituita nel 2005 da una legge che
prevede l’assistenza sanitaria solo per i residenti legali. La nuova legge limita inoltre
l’assistenza medica gratuita a persone che
guadagnano meno di 690 dollari al mese.
Finanziamento: sistema di previdenza
sociale nazionale (la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni).
Fornitura dei servizi sanitari: mista (assistenza ambulatoria privata e servizi di ospedali pubblici).
GERMANIA
Pensioni: l’età pensionabile è di 65 anni
(prima per le donne era 60 anni), è previsto
un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni in un periodo compreso
tra il 2011 e il 2025. Sono previste penalizzazioni economiche per chi va in pensione con
ENPAP
meno di 45 anni di versamenti contributivi e
incentivi per coloro che, pur avendo maturato il diritto alla pensione, restino in attività.
Sanità: copertura sanitaria: Assicurazione
Sanitaria Obbligatoria.
Finanziamento: la sanità è finanziata attraverso premi obbligatori calcolati in percentuale delle retribuzioni.
Fornitura dei servizi sanitari: mista (principalmente pubblica).
Organizzazione territoriale: decentralizzata/federalizzata. La Germania si basa sul
pilastro del Fondo malattie. Tuttavia, i soggetti che superano una certa soglia di reddito
possono uscire dal fondo pubblico e acquistare una polizza assicurativa sanitaria privata, i cui premi sono calcolati sul rischio
attuariale della coorte anagrafica, di ampiezza quinquennale, in cui si trova l’individuo
che si assicura. A oggi, circa il 10% della
popolazione tedesca ha aderito a questo
sistema. La coorte anagrafica su cui si calcola il premio assicurativo è statica: il premio
non viene cioè rivisto in funzione dell’invecchiamento dell’assicurato, ma solo in caso di
aumento dell’onerosità complessiva del
sistema di fornitura delle prestazioni sanitarie. Ciò rappresenta un potente incentivo ad
assicurarsi già in giovane età. Il fatto poi che
i premi si calcolino su un pool anagrafico
permette di evitare casi di esclusione dall’assicurazione provocati da eventi catastrofici o
patologie croniche individuali.
GRAN BRETAGNA
Pensioni: attualmente gli uomini lasciano il
lavoro a 65 anni e le donne a 60 anni, l’età
pensionabile salirà a 65 anni per tutti nel
2020, non è possibile il prepensionamento,
sono consentite forme di posticipo fino a un
massimo di 5 anni (limite che verrà eliminato dal 2010), è consentito il cumulo della
pensione e del reddito da lavoro; il 44% della popolazione ha sottoscritto forme di previdenza integrativa.
Sanità: il sistema sanitario inglese è impostato sul National Health Service (NHS), il
servizio pubblico che provvede all’erogazione e al finanziamento dei servizi sanitari
per tutta la popolazione. Il NHS è finanziato
per l’80% dalla tassazione generale, per il
16% da contributi sanitari e per il resto dalla
compartecipazione alla spesa da parte dei
pazienti. I fondi confluiscono al Ministero
del tesoro e la spesa per il NHS è decisa dal
governo in sede di destinazione annuale della spesa pubblica. I fondi affluiscono separatamente a due servizi: il servizio di assistenza di base e i servizi ospedalieri che
comprendono gli ospedali, i servizi medici
specialistici e i servizi socio-sanitari; quest’ultima area assorbe circa i 2/3 del totale. Il
Department of Health (DoH), a cui affluiscono gli stanziamenti, provvede al pagamento di farmacisti e medici di famiglia in
rapporto alle prestazioni fornite. La compartecipazione dei pazienti alla spesa farmaceutica avviene tramite il pagamento di un
ticket fisso per ricetta. Il finanziamento delle autorità sanitarie locali considera sia la
composizione demografica sia il tasso di
mortalità della popolazione. L’assistenza
privata ricopre un ruolo storicamente subalterno nei confronti del servizio pubblico:
offre un’ampia scelta di medici e liste di
attesa più corte.
37
ENPAP
Meno ai padri e più ai figli?
Proposte valutazioni e commenti
Adepp Progetto Giovani - Nell’ambito dell’Adepp, l’Associazione che riunisce gli enti di
previdenza dei professionisti, Enpap incluso, un gruppo di lavoro coordinato da Antonio
Pastore, Presidente della Cassa Commercialisti, ha svolto un’analisi sui giovani che si avvicinano alle libere professioni valutando le forme e gli strumenti di possibile supporto all’avvio e al consolidamento della propria attività. I temi analizzati riguardano la previdenza, le
agevolazioni finanziarie e i servizi.
1. Il quadro attuale
Premessa. I giovani oggi diffidano della previdenza sia pubblica che privata. Di quella
pubblica perché sentono che per loro il pensionamento sarà più avanti nel tempo rispetto a quanto previsto dalle norme vigenti; di
quella privata perché si ritiene ancora alto il
rischio d’investire su una previdenza complementare che si conosce appena o che non
offre adeguate garanzie.
La scarsa propensione dei giovani a provvedere all’integrazione della propria pensione
si accentua ulteriormente quando il riferimento è al comparto autonomo e libero professionale. Infatti, mentre per i lavoratori
dipendenti le risorse da destinare alla previdenza privata perverranno in buona parte
dall’utilizzo del Tfr, nello specifico per i professionisti l’esborso è diretto e la situazione
economica attuale non agevola il versamento
di contribuzioni aggiuntive.
Per le casse professionali i giovani rappresentano il futuro, non solo in senso figurativo. Sappiamo bene quanto importante può
essere per un sistema pensionistico la presenza di una popolazione giovane, a maggior
ragione quando i problemi rappresentati
sono quelli di una singola cassa che con le
sole proprie forze deve attivarsi per far fronte al crescente invecchiamento della categoria. Mentre, infatti, sul piano nazionale i rap38
porti economici e demografici possono essere compensati dalla crescita di altri settori,
squilibri interni alle singole professioni
richiedono azioni coraggiose per quanto possano risultare anche parzialmente costose.
Non si devono, inoltre, trascurare gli effetti
negativi che potrebbero essere causati in
modo particolare da tre fattori: 1) il riassetto
del sistema universitario1; 2) le pressioni delle associazioni non regolamentate e, per finire; 3) le nuove regole di accesso agli Ordini
per una buona parte delle professioni intellettuali2 oggi riconosciute. Si tratta di fattori
che vanno letti indipendentemente dalle differenze di sistema pensionistico e metodo di
calcolo utilizzato per determinare le prestazioni.
1. Sul primo punto ricordiamo subito che le
leggi n. 127/1997 e n. 4/1999 hanno radicalmente trasformato il sistema universi-
1
Dall’indagine su “Università e Lavoro: statistiche per
orientarsi”, condotta dall’Istat, emerge un quadro abbastanza chiaro delle ottime performance di ingegneria ed economia, mentre maggiori difficoltà per entrare nel mercato del
lavoro incontrano a tre anni dalla laurea gli iscritti al gruppo
medico e giuridico. Si tratta di un primo segnale che amplifica i rischi del modello competitivo tra le professioni.
2
Professione di: architetto pianificatore paesaggista e conservatore, ingegnere, psicologo, biologo, farmacista, veterinario, consulente del lavoro e farmacista.
ENPAP
tario italiano. L’introduzione dei due cicli
- il primo di durata triennale per il conseguimento della laurea e il secondo di
durata biennale per la laurea specialistica
- ha offerto agli studenti percorsi di studio
più brevi e la possibilità di ottenere titoli
che consentano la libera circolazione delle professionalità all’interno dell’Unione
europea. Il ventaglio di opportunità che si
aprono per i nuovi iscritti ai percorsi universitari rischia di tradursi per chi deve
amministrare la gestione previdenziale
dei futuri professionisti in maggiori
preoccupazioni, in conseguenza dei
potenziali effetti derivanti dalla dispersione delle immatricolazioni e da una maggiore localizzazione dei percorsi formativi. A questo proposito i rischi più considerevoli nel lungo periodo potrebbero essere provocati dalla frammentazione delle
lauree, con un contributo diretto a incrementare la pluralità dei regimi e a ridurre
l’afflusso di nuovi iscritti a quelli preesistenti.
2. Per quanto riguarda le associazioni non
riconosciute il Cnel al 31 dicembre 2004
ne ha censite 154. A esse corrispondono
oltre 300 mila associati, con una ulteriore
potenziale platea di aderenti che supera di
molto il milione di soggetti interessati. Si
tratta di un esercito di “consulenti” che
gravita nell’orbita delle professioni già
riconosciute e che persegue l’obbiettivo
del riconoscimento attraverso nuovi ordinamenti. In questo caso gli effetti positivi
per le casse non sono automatici. Al contrario non si possono escludere ulteriori
rischi di segmentazione del mercato previdenziale privato con un’accelerazione
del modello competitivo già oggi molto
accentuato.
3. Per concludere non può mancare un
richiamo al “regolamento Siliquini”,
approvato in prima lettura dal Consiglio
dei ministri il 22 dicembre 2005. L’idea di
porre un freno alla “liberalizzazione” ina-
sprendo i requisiti per l’accesso agli Ordini di alcune categorie (dagli architetti, ai
geologi, agli psicologi, ecc.) non esclude
un minor afflusso di iscrizioni (di conseguenza di capitali) verso le casse professionali (si veda in proposito l’articolo de
Il Sole 24 Ore del 16 gennaio 2006 a firma di Chiara Conti).
D’altronde gli ultimi dati elaborati dal Censis in materia di professioni intellettuali sono
abbastanza indicativi e parlano di un aumento degli iscritti agli Albi che ha ormai superato la fase espansionistica degli ultimi anni.
Se nel periodo tra il 1985 e il 1995 si può
parlare di vero boom per le professioni, con
un aumento degli iscritti agli Albi superiore
al 60%, negli ultimi cinque anni la frenata
appare abbastanza evidente essendo stato
l’aumento pari solo all’11,7%.
È vero che la teoria economica della “crescita equilibrata” ci dice che una categoria non
può crescere indefinitamente e che quindi
possiamo essere di fronte a una contrazione
fisiologica delle iscrizioni; tuttavia, non si
può escludere che il trend dell’ultimo periodo possa essere correlato in parte anche con
le recenti riforme. Una cosa è certa: le casse
professionali non devono abbassare la guardia per evitare in futuro possibili emergenze
demografiche, ai cui oneri derivati bisognerà
capire se le nuove generazioni potranno far
fronte da sole.
Di conseguenza, alla luce di questi primi
ragionamenti, diviene preminente il dialogo
tra le parti affinché, attuando le corrette
sinergie, si possa convergere verso un
obbiettivo comune. Oggi più di ieri è necessario pensare a costruire insieme politiche
sociali e di sviluppo che consentano ai giovani di intraprendere la strada professionale
riducendo i rischi economici e sociali sia
durante la vita attiva sia al momento del pensionamento.
È opportuno investire sui giovani accompagnando i primi anni della professione con
interventi di sostegno che non si limitino
39
ENPAP
solo a misure di tipo economico. Per semplificare si pensi alle donne, per le quali difficilmente potrà essere risolutiva l’indennità di
maternità per compensare loro degli ostacoli
che l’evento impone a una continua e assidua vita professionale.
Nella fase di start up della professione esistono, naturalmente, costi di “entrata” non
indifferenti legati alla strumentazione, alle
procedure organizzative oltre che alla
informatizzazione gestionale, i quali, sommandosi alle incombenze tecniche, gestionali, contabili e societarie dovute per legge, incidono molto sulla qualità del servizio offerta e, di conseguenza, sul “successo” dell’iniziativa.
Si accomunano così bisogni materiali e
interventi indiretti mirati a rendere maggiormente appetibile anche per le nuove generazioni la partecipazione al welfare professionale. È indubbio che l’azione sarà più efficace quanto maggiore sarà l’attenzione a proseguire lungo la strada di una matrice di interesse comune, cercando di evitare modifiche
dei regimi previdenziali vigenti ma lasciando
una porta sempre aperta alla riflessione. Tuttavia, incentivare i giovani a incrementare
volontariamente la base contributiva è un
obbiettivo che può essere raggiunto anche
riducendo l’incertezza sul futuro.
La situazione macroeconomica del Paese. I
dati dell’ultima indagine della Banca d’Italia
sui redditi delle famiglie italiane ci permettono di ricostruire cosa è avvenuto ai loro
redditi e alla loro ricchezza negli ultimi
quindici anni. Le disuguaglianze e la povertà
sono aumentate durante la recessione del
1991-1993 e poi non sono più diminuite.
Oggi quindi l’Italia presenta disuguaglianze
ancora più accentuate che nel resto d’Europa: circa il 15% delle famiglie ha un reddito
inferiore al 60% di quello di una famiglia
media.
Tutto ciò è anche il risultato di uno spostamento di reddito dalle classi medio-alte alla
fascia più ricca della popolazione. Non
sfugge, tuttavia, il fatto che negli ultimi
40
anni la posizione dei lavoratori dipendenti è
peggiorata a scapito di quella degli autonomi.
Elemento ulteriore di valutazione è il fatto
che i redditi da lavoro sono cresciuti meno
degli affitti, mentre relazioni tecniche (vedi
Nomisma, Tecnocasa, ecc.) parlano di un
trend ancora positivo delle compravendite
abitative per uso residenziale, con conseguente aumento dei prezzi degli immobili e
degli affitti. Nella stessa direzione vanno le
recenti analisi dell’Ufficio studi di Capitalia
che si è dichiarato concorde con le principali
istituzioni internazionali nel ritenere che il
mercato italiano sia caratterizzato da un
minor rischio di bolla speculativa.
Bassi redditi e elevato indebitamento delle
famiglie, specialmente nel settore dei mutui
ipotecari, ha provocato un ulteriore peggioramento della condizione dei giovani rispetto
a quella degli anziani del nostro Paese.
Si tratta di una situazione che per certi versi
certifica il fatto che attualmente, anche in
ambito professionale, non possiamo più permetterci un sistema di protezione economica
e sociale eccessivamente squilibrato a favore
delle “pensioni”.
Professionista, perché? La letteratura più
recente3 nel campo delle indagini campionarie sulle preferenze lavorative individuali
sembra indicare che una grande quantità di
lavoratori valuterebbe positivamente l’opportunità di svolgere un’attività di lavoro
autonomo-professionale. Questo tipo di attività consente infatti all’individuo una maggiore libertà nel determinare le proprie condizioni di lavoro e, elemento da non trascurare, un’opportunità per migliorare il proprio
profilo di reddito.
Diversi paesi hanno sostenuto in questi ultimi anni misure per incoraggiare la crescita
del lavoro in questo settore, tanto con misure
Per un’analisi dettagliata dei temi connessi con la preferenza per il lavoro autonomo e professionale si vedano Frey
e Benz, 2003 e Blanchflower, 2004.
3
ENPAP
dirette quanto indirette: tra le prime collochiamo ad esempio gli incentivi economici
concessi nella fase di start-up dell’attività
professionale, tra le seconde ci sono gli sgravi fiscali, la riduzione dei vincoli agli investimenti nel mercato azionario, così come
l’introduzione di regolamenti per rendere più
flessibile il lavoro.
Di contro, ovviamente, questa scelta implica
una disponibilità a scommettere sul proprio
futuro. Il lavoro autonomo-professionale è
infatti intrinsecamente connotato da un maggiore livello di rischio rispetto al lavoro
dipendente, rischio che rientra nell’ambito
generale del rischio di impresa, ma che, dal
punto di vista soggettivo, presenta spesso la
non irrilevante dimensione della responsabilità illimitata.
L’incertezza che caratterizza questo tipo di
attività non si esaurisce tuttavia con la fase
produttiva della vita, ma, fatalmente, investe
l’intero ambito del ciclo vitale. Se da una
parte, infatti, la professione intellettuale
garantisce una maggiore libertà nell’accumulazione del risparmio per la vecchiaia, sia
grazie alle aliquote previdenziali più favorevoli, sia in quanto offra la possibilità di raggiungere livelli di reddito più elevati; dall’altra questi stessi elementi di maggiore libertà
si rivelano fattori di rischio che, nel caso di
esiti modesti della propria carriera lavorativa
in termini di continuità e di reddito prodotto,
conducono necessariamente a una ridotta
copertura previdenziale.
I rischi possono aumentare in un quadro
macroeconomico di questo tipo dove spesso
l’attività professionale può risultare come la
conseguenza di una accentuata crisi occupazionale e della carenza di opportunità di
impiego nel settore del lavoro dipendente.
Sappiamo bene, infatti, che il lavoro autonomo-professionale riceve una forte spinta nei
periodi di stagnazione economica quando
tale occupazione viene considerata una soluzione di ripiego, e l’attività professionale e
imprenditoriale come un rifugio contro la
disoccupazione. Questo approccio spiega la
crescita del lavoro autonomo-professionale
come alternativa occupazionale nei momenti
in cui i tassi di disoccupazione aumentano.
2. Il contributo delle Casse che hanno aderito al progetto
Gli interventi e le proposte sul tavolo. L’ipotesi progettuale, cui hanno contribuito alcune
delle Casse aderenti all’Adepp, ha come fine
quello di formulare proposte per investire sui
giovani, individuando aiuti e agevolazioni in
favore dei nuovi iscritti e di coloro che hanno iniziato l’attività soltanto da pochi anni.
Ciò potrebbe alimentare l’idea di una posizione di attesa da parte delle singole casse
rispetto a una tematica che facilmente può
aprirsi allo scontro generazionale. Questi
dubbi devono essere fugati sin da subito,
poiché si auspica un consenso vasto rispetto
a iniziative di questo tipo.
È pur vero, prescindendo da un progetto
comune, che i sistemi pensionistici a ripartizione con metodo di calcolo sia contributivo
sia retributivo tradizionalmente includono a
priori meccanismi espliciti di redistribuzione
della ricchezza e di salvaguardia delle fasce
più deboli e svantaggiate (ad esempio la
riduzione del contributo per alcune fasce di
età). Oltre ai giovani, infatti, si cerca di tutelare anche coloro che hanno subito eventi
invalidanti e gli individui che appartengono
alle fasce di reddito più basse. Probabilmente questo potrebbe non bastare più.
Nel caso delle libere professioni molto spesso, infatti, quest’ultima categoria coincide
con coloro che si avviano al mondo del lavoro. Anche per questo è necessario ancor di
più oggi spostare l’asse dell’intervento solidaristico a vantaggio delle generazioni più
giovani, in modo particolare ove continui a
prevalere l’idea di una previdenza ancora a
lungo votata a prestazioni non commisurate
ai contributi versati e al periodo di godimento atteso della pensione.
Non è il caso di caricare i giovani di rischi
eccessivi e la dimostrazione di quanto sia
oggi sentito il problema delle nuove generazioni di associati - e dell’inevitabile rapporto
41
ENPAP
che esiste tra professione e copertura previdenziale - è nelle numerose proposte scaturite dai primi incontri che in sede Adepp si
sono tenuti sull’argomento.
Sono emersi diversi spunti di riflessione che
a mero titolo esemplificativo possono essere
riassunti come segue:
Il rapporto tra professionisti e previdenza
deve essere quanto più trasparente possibile
in modo da fornire a essi gli strumenti necessari per effettuare le corrette valutazioni prima di spingersi ad adottare decisioni che
potranno avere importanti ricadute sul proprio futuro pensionistico.
• riconoscimento del periodo di praticantato;
• eliminazione del contributo integrativo
minimo;
• dilazione dei pagamenti durante i primi
anni di iscrizione;
• requisiti minimi per l’accesso alle pensioni di invalidità e di inabilità;
• agevolazioni per l’accesso alla previdenza
complementare;
• agevolazioni per l’accesso all’assistenza
sanitaria integrativa;
• convenzioni bancarie e per carte di credito;
• agevolazioni sui mutui;
• contributo all’avvio dell’attività professionale;
• borse di studio per gli iscritti;
• utilizzo parziale del contributo integrativo
a fini previdenziali.
Una classificazione dei temi trattati. Per non
perdere d’occhio lo scopo del progetto e
mantenere elevato il grado di attenzione
sugli effetti che dalle diverse proposte possono scaturire abbiamo costruito una griglia
che fosse in grado di individuare se in potenza gli interventi proposti avranno risultati
attesi unicamente nell’immediato o se essi
presumibilmente produrranno effetti positivi
nel lungo periodo, lasciando poi ad altri il
compito di monitorarli e di verificarne l’efficacia (tabella 1).
La classificazione segue una linea di coerenza con quelle che sono le formule di autogoverno e autocontrollo di cui le casse si sono
dotate di concerto con i Ministeri vigilanti:
bilanci tecnici e previsioni di stabilità.
Pertanto, pur nella consapevolezza di una
maggiore onerosità, gli interventi potrebbero essere maggiormente credibili ove fossero agganciati al ciclo di vita previdenziale
degli iscritti. Questo vuol dire, soprattutto
per chi ha intrapreso con lungimiranza un
percorso riformatore, che solo guardando al
lungo periodo sarà possibile costruire un
futuro previdenziale per i più giovani e, di
conseguenza, incentivare le nuove leve a
dare il giusto significato alla funzione previdenziale e a non interpretarla come una
coercizione e una tassa.
Probabilmente chi si è già abituato a ragionare in termini di riforme strutturali o quanto meno sostanziali potrà più facilmente
accettare soluzioni che per altri potrebbero
sembrare “salti nel vuoto”. Riteniamo che
imparare a ragionare in modo previdenziale
debba essere il primo passo per prendere
decisioni che comprendano fattori quali
solidarietà, redistribuzione ed equità tra le
generazioni.
I temi trattati svariano dalle politiche di
intervento economico grazie ad agevolazioni
finanziarie (mutui, contributi nella fase di
avvio, eliminazione del contributo integrativo), agli interventi con funzione di tipo assistenziale (su sanità e sussidi) e, in modo più
diretto, alle attività di sostegno previdenziale
(pensione integrativa, praticantato, ecc.).
Tra le proposte riteniamo debba trovare posto
anche una convinta azione tesa al coinvolgimento informativo sui rischi previdenziali,
soprattutto in società avanzate come la nostra
dove il “paternalismo” dello Stato ha creato
nel tempo sacche disinformate di lavoratori in ogni settore - rispetto al proprio futuro
pensionistico. E sappiamo che oggi studiare
una previdenza efficiente vuol dire coinvolgere tutte le generazioni, anche quelle future,
in particolare quando di fronte alle prospettive previdenziali gli orizzonti politici tendono
sempre a privilegiare il breve periodo.
42
ENPAP
Tabella 1 - Classificazione delle proposte in base agli effetti
Tipo di intervento:
Effetti di:
breve periodo
lungo periodo
- eliminazione contributo integrativo
minimo
- coinvolgimento informativo su previdenza
- dilazione pagamenti iscrizione
- riconoscimento praticantato
- requisiti pensioni invalidità e inabilità
- agevolazione previdenza complementare
previdenziale
- contributo integrativo a fini pensionistici
- agevolazione assistenza sanitaria
integrativa
assistenziale
- contributo avvio attività
- borse di studio
- convenzioni bancarie
- mutui
di servizio
- carte di credito
3. Gli scenari da approfondire
3.1 Una maggiore cultura previdenziale
Qualsiasi tipo di intervento finalizzato alla
costruzione di un futuro previdenziale anche
per i giovani che vogliano affacciarsi sin da
subito al mondo delle professioni non può in
alcun modo prescindere da un impegno
vigoroso e continuo, mirato a coinvolgere
sempre di più le nuove leve e spingerle a
ragionare in modo critico sulla struttura e i
meccanismi interni che regolano la previdenza di categoria e in particolare il sistema previdenziale di appartenenza.
L’interesse non deve essere in modo più
assoluto quello di fare propaganda utilizzando positivamente posizioni economicofinanziarie statiche. Sarebbe opportuno
investire energie in diverse direzioni, cercando di dettagliare ad esempio le proposte
degli enti di seconda generazione. Pertanto
il filone di interesse deve coprire diverse
aree:
getti di tesi per i laureandi se interessati,
ad esempio, a intraprendere l’attività professionale;
• continuare a proporre convegni e seminari
di formazione approfondendo con cadenza
almeno trimestrale le tematiche previdenziali, alimentando il dibattito sulle questioni che toccano più da vicino i giovani
con interventi ad hoc di esperti del settore
(economisti, attuari, ecc.);
• implementare nuove riviste di categoria,
magari coinvolgendo più categorie su uno
stesso progetto editoriale per contenere i
costi e avvicinare di più al dialogo le singole professioni;
• non possono mancare, in ultimo, gli stimoli che sarebbero prodotti anche da analisi e ricerche campionarie con lo scopo di
monitorare la partecipazione collettiva al
sistema e allo stesso tempo spingere gli
iscritti a riflettere sull’urgenza di politiche
sociali dedicate ai più giovani.
• di concerto con le università, incentivare
la diffusione delle informazioni con pro-
Soprattutto, l’interesse non deve essere quello di un bombardamento mediatico ma del43
ENPAP
l’utilizzo razionale delle informazioni per
mettere nelle mani di tutti gli strumenti
necessari a fornire risposte concrete sul proprio futuro.
Nella politica dei piccoli passi, questo
potrebbe essere un salto di qualità importante, da raggiungere magari anche utilizzando le più moderne strumentazioni informatiche disponibili per creare gruppi di
interesse tra gli iscritti più giovani su temi
previdenziali specifici da approfondire di
volta in volta.
3.2 I giovani e la previdenza integrativa
I tassi di sostituzione dei nuovi iscritti. Dopo
gli interventi che si sono ripetuti negli ultimi
anni tanto nel settore pubblico, quanto in
quello privato conclusi con l’ultima riforma
parlamentare sull’assetto del sistema previdenziale italiano, non può assolutamente
mancare all’appello un capitolo dedicato alla
previdenza integrativa.
Il confronto su questo tema tra le diverse
realtà previdenziali rasenta una discreta convergenza di vedute. Lo dimostra in particolare l’adesione in sede Adepp di un ampio
ventaglio di professioni al progetto di costituzione del fondo pensione collettivo da
dedicare a professionisti e da estendere
eventualmente ai loro familiari oltre che ai
praticanti in studio.
Come è stato dimostrato da alcune simulazioni di calcolo, si è rilevato che ai livelli
contributivi attuali corrisponderà un tasso di
sostituzione inferiore, a meno che non si
vogliano sostenere ipotesi ottimistiche di
lungo periodo sul tasso di rivalutazione delle
contribuzioni e in condizione di redditi abbastanza favorevoli.
Consentire di modulare il contributo soggettivo potrebbe essere un punto di partenza per
intervenire su questa questione, anche se forse la soluzione ottimale sarebbe da ritrovarsi
altrove.
Prestito d’onore. Il fondo pensione collettivo
per le libere professioni è un progetto ambizioso, ma la buona riuscita dell’idea è sotto44
posta a vincoli stringenti. Tra questi elenchiamo i più rilevanti:
• un numero minimo di aderenti;
• la possibilità di sopportare i costi fissi da
parte dei professionisti;
• i limiti della convenienza fiscale in tema
di deducibilità;
• la previsione di aumento della forbice
contributiva da parte della previdenza
obbligatoria.
Ne consegue che si tratta di un’operazione
che va calibrata con un’attenta valutazione
dei costi e dei rischi tanto da parte del promotore quanto dei potenziali aderenti. Incentivi a favore dei professionisti più giovani
sono necessari quanto meno nella fase di
avvio.
Congiuntamente con la proposta di costituzione del fondo, vi è l’ipotesi di assicurare a
vantaggio dei più giovani un contributo
simile a un prestito d’onore per i primi dieci
anni di iscrizione. Si tratta di una proposta
interessante che ha come obbiettivo non
solo quello di incrementare le adesioni al
fondo, ma anche quello di incidere in modo
positivo sui futuri tassi di sostituzione complessivi.
È forse il caso di confrontare a questo punto
una proposta che tutto sommato non avrebbe
oneri aggiuntivi per le casse, come la precedente, con una proposta presumibilmente più
onerosa ma allo stesso tempo più coraggiosa.
Si potrebbe, infatti, pensare di contribuire,
per un periodo di tempo da definire, a favore
dei giovani associati in linea con quanto già
avviene nelle previdenza pubblica.
Sullo stile del contributo datoriale si
potrebbe riflettere sulla possibilità che le
casse hanno di erogare un contributo stabilito in una percentuale del reddito dichiarato da far confluire sui conti individuali di
ciascun aderente. Sarebbe interessante
poter compiere una valutazione sui costi e
sui benefici di un’operazione di questo tipo
che sulla carta potrebbe contenere risvolti
interessanti.
ENPAP
In questo caso, oltre ai già citati vantaggi del
prestito d’onore, potrebbe essere disincentivata la sottodichiarazione dei redditi professionali con un vantaggio non indifferente sia
sul sistema del Paese che su quello delle casse professionali. Se si riuscisse in questo
modo a trasformare un trasferimento monetario in un partita di giro ne deriverebbero
vantaggi di non poco conto. In caso contrario, l’operazione potrebbe passare in nome
della solidarietà previdenziale e garantire
maggiore equità al sistema.
Inoltre, si riuscirebbe in questo modo a elevare il livello di competitività nei confronti
dei fondi pensione aperti o delle forme pensionistiche individuali.
3.3 L’utilizzo del contributo integrativo
Un’ipotesi di sistema misto. Torniamo a gravitare nell’orbita della previdenza di base,
pur rimanendo in tema di contributi e dell’uso degli stessi a vantaggio degli iscritti, e
ragioniamo sull’importanza del contributo
integrativo. D’altronde, operare sulla leva
delle entrate può risultare meno pericoloso
che usare quella delle uscite, nel qual caso è
più alto il rischio di ledere la suscettibilità
dei pensionati che appaiono poco propensi
ad accettare interventi su aspettative maturate nel passato.
Agire sul contributo integrativo a favore delle
nuove generazioni è una proposta che si allinea con quelle di opting out maturate in diversi studi (vedi ricerche del Cerp) e analisi di
esperti, nel campo della previdenza pubblica.
Si potrebbe in effetti scegliere una fascia di
popolazione attiva (ad esempio fino a 10-12
anni di contribuzione) e convertire, in maniera inversamente proporzionale all’anzianità di
iscrizione, una quota del proprio contributo
integrativo ai fini pensionistici correggendo
così al rialzo i montanti individuali.
Probabilmente non si tratterebbe di un’operazione a costo zero soprattutto per chi sta
già utilizzando quel contributo - e dovrà farlo ancora per molti anni - per coprire il debito previdenziale provocato dalle vecchie
“elargizioni” del sistema retributivo. Appare
comunque una proposta che ha una sua logica, ma che deve tuttavia fare i conti con le
valutazioni tecniche che controllano la stabilità di lungo periodo delle gestioni.
Gestire questi conti attraverso la capitalizzazione sarebbe, inoltre, un buon test per verificare le possibilità e le disponibilità future
delle casse a spostarsi verso un sistema
misto congegnato in parte a ripartizione e in
parte a capitalizzazione. Si tratta di sistemi
che possono coesistere. Tarare, inoltre, sul
secondo dei mini-conti individuali potrebbe
dimostrare la lungimiranza di chi vuole
prendere una strada che porti benefici concreti alle generazioni future.
L’uso del contributo integrativo sarebbe
una delle soluzioni per aggredire il problema dei giovani e continuare lungo il binario
di una maggiore equità per il sistema. Nel
caso, infatti, ci trovassimo di fronte a vantaggi molto limitati si può prendere in esame l’uso a fini solidaristici anche di parte
dei contributi integrativi delle generazioni
più mature.
Il “credito” presso le istituzioni. Oggi possiamo sostenere a chiare lettere che le casse
vantano un “credito” previdenziale a livello
istituzionale, non solo per le gli oneri che
sono stati trasferiti in capo alle stesse al
momento della privatizzazione nel 1994 ma
anche per l’impegno profuso da parte di chi,
con il passaggio al contributivo, ha optato
per una strada che pur “complicando” la vita
previdenziale futura ai giovani, quella vita
ha anche “restituito”.
Il riferimento in modo specifico è all’intervento del sottosegretario al Welfare On.le
Alberto Brambilla in Commissione bicamerale. Il sottosegretario Brambilla, rimarcando
l’importanza dell’esperimento di privatizzazione e del nuovo Welfare di cui si sono
dotate le casse con la riforma collettiva, ha
esortato i responsabili della Commissione a
prendere in esame la possibilità di aumentare
il contributo integrativo dal 2% al 4% con
trasferimento alla previdenza di parte di esso
per garantire un aumento del monte contri45
ENPAP
butivo a chi ne avrà maggiore necessità in
futuro.
Tutto ciò nella consapevolezza che l’ipotesi
di aumento dell’aliquota del contributo integrativo può non recare simpatia verso chi
(soprattutto i cittadini) considera tale aumento come un ulteriore aggravio di un tributo
imposto a favore di una specifica categoria,
ma senza dimenticare che per le casse essa
rappresenta un posta indispensabile per
coprire gli oneri finanziari acquisiti al tempo
della privatizzazione.
La logica istituzionale richiede, comunque,
a chiare lettere anche un impegno da parte
degli amministratori a considerare con
attenzione le proprie promesse previdenziali, anche attraverso vincoli e controlli più
stringenti (periodo per la sostenibilità
finanziaria, riserva, ecc.), oltre che - caso
limite - l’ipotesi di passaggio per tutti al
sistema contributivo.
Ulteriori sviluppi. La proposta innanzi illustrata è ampiamente condivida dalle rappresentanze sindacali dei giovani professionisti.
Ciò dimostra che l’aspetto deve essere
approfondito in futuro con calcoli e simulazioni per verificarne la sostenibilità e l’efficacia. Desta, inoltre, interesse anche la proposta di sgravare le fasce di età più basse del
contributo integrativo minimo per commisurarlo solo al volume d’affari.
In questo modo il vantaggio per i giovani
sarà concreto, a maggior ragione ove sarà
valutata l’ipotesi di spostare l’eccedente il
contributo minimo su montanti individuali
andando così a incrementare appunto le pensioni future dei più giovani.
L’operazione non sarebbe certo a costo zero
per le casse ma avrebbe il vantaggio, rispetto al semplice trasferimento di parte del
contributo su conti individuali, di attuare
parallelamente anche una politica di marketing previdenziale coinvolgente per chi
intende avvicinarsi al mondo delle professioni, perché fa riferimento non solo a
incrementi ma anche a riduzioni nella sfera
contributiva.
46
Restando in tema di costi in questo caso la
questione presenta aspetti divergenti in prospettiva dell’applicazione di un diverso
sistema di calcolo della pensione. Pertanto, è
ovvio che per le gestioni che adottano il
metodo contributivo si dovrà garantire l’opportunità facoltativa di recuperare i minori
importi versati più avanti nel tempo, per dare
modo a chi fosse interessato di ampliare i
propri montanti contributivi.
3.4 Le agevolazioni sui mutui
Casa o studio? Questo può essere un vero
dilemma per i giovani intenzionati a svolgere un’attività libero-professionale.
Con buona approssimazione oggi per molti
si prospettano sacrifici insostenibili o addirittura scelte radicali. Studiare forme di
accesso a mutui agevolati può essere un
modo per escludere i giovani da indebitamenti eccessivi nei primi anni della vita
attiva, per i quali, come abbiamo visto
all’inizio, non sembrano prospettarsi aiuti
indiretti dal quadro macroeconomico generale.
In un momento in cui il ciclo del mercato
immobiliare sembra ancora decisamente
favorevole all’offerta intervenire con prestazioni di servizio, che non costringano a una
rivisitazione dei regolamenti attuali, riduce i
tempi di attesa nell’accesso a quelle agevolazioni che possono incidere nei comportamenti e nelle scelte immediate dei più giovani e produrre effetti di lungo periodo positivi
per le casse.
Nell’ambito di un progetto che guarda prima di tutto ai giovani professionisti questo
tipo di agevolazioni finanziarie possono
essere limitate solo ad alcune fasce di età.
Si potrebbe, inoltre, riflettere sulla possibilità di fornire prestazioni di tipo means
tested con l’idea di trovare un giusto compromesso economico tra l’ente e gli associati.
Si possono immaginare dei filtri di accesso
alle agevolazioni che, oltre ovviamente
all’età, tengano conto prima di tutto dei redditi familiari e successivamente del possesso
ENPAP
(magari anche della dimensione) di altre
unità immobiliari di tipo residenziale.
Si potrà, quindi, discutere su quali debbano
essere i filtri, ma difficilmente si potrà prescindere da essi per l’acceso a prestazioni di
questo tipo ed entità.
Utilizzando la strada della valutazione dei
mezzi a disposizione degli iscritti - attuali e
futuri - i costi a carico delle gestioni per operazioni di questo tipo non sembrano eccessivi. A conforto di questa valutazione è il fatto
che oggi, ad esempio, dall’analisi dei più
noti istituti di credito emerge che per accendere un mutuo il gap tra tasso variabile e tasso fisso è ridotto a livelli minimi: solo 15
euro per un mutuo a dieci anni e appena 64
invece per uno a venti. Esistono, pertanto,
notevoli margini di manovra lungo questa
direttrice.
3.5 Il riconoscimento del praticantato
Parliamo di una proposta che - vedi ad esempio Cassa forense - è già presente all’interno
dei regolamenti previdenziali. Garantire l’iscrizione alla previdenza obbligatoria anche
per coloro che si apprestano a effettuare il
tirocinio non ha costi eccessivi per le casse,
che sono realtà per le quali le prestazioni
anticipate, ad esempio, rappresentano un
fenomeno piuttosto contenuto e che, eccezion fatta per il possibile effetto della totalizzazione, difficilmente cresceranno in modo
esponenziale in futuro.
Il riconoscimento del praticantato rappresenta per le casse uno strumento atto a produrre
benefici.
Usando la logica del breve e del lungo periodo abbiamo trovato giusto collocare nella
nostra classificazione questa proposta tra
quelle previdenziali di lungo periodo, ma
siamo consapevoli che possa essere interpretata anche come una forzatura se ci si focalizza solo sulla leva delle entrate.
In sintesi, si tratta di una proposta che ci pare
possa incidere in un’operazione complessiva
di marketing previdenziale e di redistribuzione delle risorse a favore delle generazioni
più giovani.
3.6 Il differimento della contribuzione
Nel trovare il giusto punto d’incontro tra le
proposte più solide e concrete, approfondite
in precedenza, e quelle con effetti meno
dirompenti - perché visibili in modo netto
solo nella fase di avvio - spendiamo qualche
parola su quella che, tra queste ultime,
coniuga sostenibilità per gli Enti e incentivo
figurativo nella fase di start up a favore dei
più giovani, mantenendo una discreta potenzialità di marketing previdenziale.
L’idea di spostare in avanti il pagamento di
alcune quote contributive ha il vantaggio
diretto di non avere particolari oneri aggiuntivi per le casse. Inoltre, è una ipotesi che
segue parzialmente i dettami della teoria
economica del ciclo vitale garantendo una
maggiore disponibilità finanziaria per chi,
come i giovani, è costretto a esborsi non
indifferenti proprio all’avvio della professione. E la maggiore disponibilità economica
diventa incentivo per investire nella professione stessa.
La logica, quindi, seguirebbe un pò quella
del prestito d’onore, ipotizzato come strumento di supporto allo sviluppo della previdenza complementare. Non vogliamo immaginare in questo caso alcuna partita di giro
tra cassa e iscritto, ma qualcosa più simile a
uno “stop and go” contributivo. Traslare il
momento in cui partirà l’obbligo del pagamento garantisce ai giovani una maggiore
libertà di manovra sulle priorità che si riferiscono alla prima fase del ciclo attivo, rimandando solo tecnicamente la questione del
versamento.
Da studiare più in dettaglio sono a questo
proposito:
• il contributo su cui agire come leva;
• la soglia di età limite per l’accesso al differimento;
• il periodo del differimento;
• le norme da applicare in caso di mancato
pagamento;
• gli effetti normativi sull’anzianità.
Ecco alcuni degli argomenti collegati a que47
ENPAP
sta sorta di “riscatto” improprio dei primi
anni di iscrizione alla gestione. Come si vede
si tratta di una proposta che elenca anche una
serie di criticità da valutare con attenzione e
che rischiano di coinvolgere in modo eccessivo le maglie della normativa attualmente in
vigore.
4. Considerazioni conclusive
La ricognizione che abbiamo effettuato rappresenta un primo excursus sulle attività di
marketing previdenziale (e non solo) che
sono allo studio e che, trasversalmente,
potrebbero coinvolgere un buon numero di
casse. L’idea di fondo è quella di trovare
degli accordi che facciano convergere gli
obbiettivi verso posizioni comuni pur ribadendo la consapevolezza di essere in presenza oggi di diversità normative e gestionali
difficili da superare. Per identificare un filo
conduttore tra tutte le proposte che le Casse
si sono pregiate di indicare è necessario verificare prima di tutto le dicotomie che possono generarsi e che vanno smussate per una
migliore riuscita del progetto.
• La prima su cui bisogna confrontarsi è
quella che vede contrapposte la funzione
di marketing previdenziale con quella di
un più elevato benessere previdenziale. È
giusto ribadire che può essere fondamentale per le casse rendere appetibile e
incentivare la partecipazione al sistema
da parte delle nuove generazioni, ma ciò
è diverso dall’aiuto di cui i giovani hanno bisogno nel trasferire dal periodo attivo a quello del pensionamento una quantità sufficiente di risorse per garantire
una copertura economica adeguata anche
alla fine dell’attività lavorativa. È un
aspetto questo su cui bisogna fare molta
attenzione.
• Ulteriore difficoltà viene dal fatto che
l’apparato normativo delle casse nate prima della riforma Dini è diverso da quello
degli enti costituitisi a partire dal 1996. Il
riferimento è tanto alla formula pensioni48
stica quanto al sistema di finanziamento.
Tra le prime, inoltre, vigono condizioni
demografiche, ma soprattutto impostazioni sul calcolo delle pensioni diverse (retributivo, contributivo e in quota fissa) che
provocano scostamenti sensibili sulla
gestione del risparmio. Gli esempi riportati nel testo documentano in parte i
diversi risultati a cui può portare una proposta comune a casse con sistemi previdenziali indirizzati su binari distinti.
• Approfondire i rapporti demografici può
voler dire considerare la struttura di ciascuna popolazione per verificarne il grado di invecchiamento. Oggi parliamo non
solo di gestioni “giovani” dal punto di
vista previdenziale, ma spesso anche in
termini strettamente demografici (vedi ad
esempio avvocati e infermieri). La contrapposizione tra categorie ancora “troppo” giovani e categorie con un anzianità
media di iscrizione elevata rappresenta
un altro nodo non meno importante, poiché attuare politiche sociali di favore per
categorie demograficamente più giovani
può essere rischioso tanto sotto l’aspetto
economico, quanto dal punto di vista del
consenso necessario ad attuare tali interventi.
• Il consenso entra a maggior ragione in
gioco ove si volesse discutere di proposte
che per vedere la luce necessitano di correzioni agli attuali sistemi previdenziali
delle casse. Anche tra l’agire sui regolamenti, fidando nella flessibilità degli enti,
e l’evitare ogni possibile “intrusione”
normativa necessita di compromessi
accettati a maggioranza. Mantenere un
profilo basso, evitando interventi dirompenti - pur discutendone - può essere la
soluzione vincente.
• Per concludere, riallacciando il discorso
agli ultimi punti analizzati, la questione
del consenso deve essere considerata non
solo all’interno di una singola categoria,
ENPAP
ma anche parallelamente tra le categorie.
Il rischio, infatti, è che le proposte vengano messe sul tavolo con un eccesso di
riguardo al proprio “giardino”. Da ciò
deriva che un’altra variabile rilevante da
controllare è la distinzione tra interventi
trasversali e azioni che al più possono
ricadere su una specifica categoria.
Come abbiamo visto i nodi da sciogliere
sono tanti, numerose le contrapposizioni
possibili da smussare gli accordi da raggiungere. In parte le proposte, da qualsiasi
parte vengano, mettono in gioco anche i
regolamenti vigenti. In questo contesto, per
trovare appunto una logica di intervento
abbiamo optato per una distinzione marcata
tra operazioni solide, costruite per produrre
effetti di lungo periodo e altre, più snelle e
meno onerose, foriere di risultati più immediati, che sulla carta potrebbero essere
coperte da un consenso più ampio. Da qui i
possibili scenari:
a) cultura previdenziale, convenzioni bancarie, dilazione contributi - questo scenario
rappresenta un sintesi ove l’interesse fosse quello di limitarsi a soluzioni meno
onerose, più semplici da realizzare e aperte a un consenso professionale più vasto.
Tuttavia, gli effetti forse potrebbero non
essere quelli sperati sia in tema di credibilità verso i futuri professionisti sia in tema
di copertura previdenziale;
b) cultura previdenziale, previdenza integrativa, dilazione contributi - investire
di più per avere un riscontro più ampio
in termini di adesione e di base contributiva è la politica del secondo scenario.
La previdenza integrativa non può entrare in gioco senza incentivi. I vincoli oggi
sono tanti e le agevolazioni fiscali molto
deboli. Nella consapevolezza di una proposta a oggi pienamente condivisa tra le
casse la previdenza complementare
rimane un progetto che va reso appetibile alle nuove generazioni. Arricchire,
inoltre, le proposte con una dilazione dei
versamenti contributivi nel primo periodo di attività può agire positivamente
sulle aspettative contenute nel marketing
previdenziale;
c) contributo integrativo, mutui, dilazione
contributi - spostando lo studio e l’approfondimento della previdenza integrativa a una fase successiva, questo scenario - che tra l’altro appare trasversalmente condivisibile, perché di elevato potenziale - si muove provando a far convergere effetti di breve e di lungo periodo.
In questo caso sono da approfondire in
modo analitico le diverse funzioni del
contributo integrativo. L’effetto marketing è stimolante e può dare risultati concreti, mentre esistono diverse soluzioni
per incrementare i montanti contributivi
dei più giovani.
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ENPAP
Per sorridere un po’
Non farsi inseguire dal salumiere
Tratto da Il Metallurgico (Bollettino Fiom Milano 5/05)
di Diego Parassole, il Pistolazzi di Zelig
Un giorno all’Alfa Arese c’hanno detto: Dobbiamo tagliare i rami secchi per rinverdire l’azienda.
Abbiamo pensato: - Fa piacere sapere che il
consiglio di amministrazione dell’azienda ha
il pollice verde!
Altro che pollice verde!!! Era una combriccola di boscaioli: hanno tagliato una foresta
amazzonica!
Strano modo, il loro, di tagliare i rami secchi:
sono partiti direttamente dalle radici chiudendo le fabbriche! Se penso che per anni abbiamo lottato contro l’alienazione… perché l’azienda ci considerava solo dei numeri… E
adesso siamo così pochi che anche il direttore
del personale ci chiama tutti per nome…
Siamo meno dei panda. Ormai siamo così
pochi che il sindacato stesso ci ha detto: Quest’anno fate la tessera del WWF, come
specie in via d’estinzione vi protegge di più.
E dire che noi abbiamo fatto di tutto per poter
continuare a lavorare. Siamo arrivati a fare la
Multipla a gas…. che gli operai di Torino non
la volevano fare. La Multipla! Che la prima
volta che ne ho vista una ho detto: - Va che
roba! Sembra Prodi con gli antinebbia; è una
macchina che ha lo stesso coefficiente aerodinamico di Giuliano Ferrara, il musetto di Previti, l’affidabilità di Berlusconi ed è veloce
come un ragionamento di Buttiglione.
Ma quando ci hanno detto: - O la Multipla o la
cassa integrazione, siamo stati tutti d’accordo:
- Va be’! Chiuderemo un occhio…poi l’abbiamo guardata meglio e abbiamo detto: - Meglio
chiuderli tutti e due! L’ingegnere ci fa: - Fuori
non è un gran che… però dentro è bellissima.
Ho detto: - Si, il problema sarà convincere la
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gente ad entrarci! Infatti sono rimaste tutte nei
piazzali. Risultato…licenziamenti a raffica.
All’azienda è venuto in mente quando in
manifestazione gli gridavamo: “Lavorare
meno lavorare tutti”… OH! Ci hanno preso
in parola: “Lavorare meno lavorare tutti…
ma da un’altra parte!”.
E così la lettera di licenziamento è arrivata
anche a me! Qualche giorno dopo che m’avevan lasciato a casa ho incontrato uno dell’ufficio personale … È stato anche gentile,
eh!...oh, ma così gentile che ho avuto la sensazione che mi prendesse per il culo!
- Pistolazzi – mi fa – la vedo un po’ giù; se
ha dei problemi vada dallo psicologo.
Ho detto: - Qui il problema non è farsi seguire
dallo psicologo, è non farsi inseguire dal salumiere. E lui: - Guardi che noi non abbiamo
licenziato Pistolazzi. Abbiamo licenziato una
parte di operai. Non c’è niente di personale.
Gli ho risposto: “Bene, allora glielo spiega
lei al salumiere che non c’è nulla di personale, perché quello, i soldi che gli devo li vuole
solo da me”.
E lui: “Badi che non abbiamo perso la stima
dell’uomo Pistolazzi, sa?”
E io: “Guardi, neanche io ho perso la stima
dell’uomo Pistolazzi. Sono qui perché l’uomo Pistolazzi ha perso lo stipendio”.
Mi fa: “ecco, vada dallo psicologo, capisco
che lei deve elaborare il lutto della perdita di
lavoro: è cresciuta una rabbia nell’uomo
Pistolazzi”.
“Si ma non è niente nei confronti dell’incazzatura della signora Pistolazzi. Se viene qua,
altro che elaborare il lutto: le strappa le balle
e gliele butta sotto il tram”.
ORGANI STATUTARI
Consiglio di indirizzo generale
dott. Cesare Rossi (coordinatore)
dott. Barbara Tacca (segretario)
dott. Valeria Api
dott. Anna Barracco
dott. Robert Bergonzi
dott. Franco Boldrini
dott. Aldo Calderone
dott. Roberto Calvani
prof. Sergio Capranico
dott. Daniela Cavallo
dott. Giancarlo Ceccarelli
dott. Rosella De Leonibus
dott. Floriana De Michele
dott. Donatella Galliano
dott. Mariarosaria Grazioso
dott. Giovanni Greco
dott. Patrizia La Porta
dott. Domenico Mastroscusa
dott. Paolo Michielin
dott. Emanuele Morozzo della Rocca
dott. Paolo Moscara
dott. Letizia Serra
dott. Antonio Sperandeo
Consiglio di amministrazione
dott. Demetrio Houlis (presidente)
dott. Antonio Azzolini (vicepresidente)
dott. Angelo Arcicasa
dott. Stefano Crispino
dott. Mario Rossini
Presidente dell’Ente
dott. Demetrio Houlis
vicepresidente - dott. Antonio Azzolini
Collegio dei Sindaci
dott. Ernesto del Sordo (presidente)
rag. Antonio Ciriani, dott. Franco Faoro, dott. Paola Noce, rag. Bruno Rinaldi
supplenti:
dott. Vittorio Ciampa, dott. Antonella Di Modugno, dott. Liliana Giordano,
rag. Valentino Paternoster, dott. Paolo Torazza
ENPAP
Gli uffici dell’Ente sono in
Via Andrea Cesalpino, 1 - 00161 Roma
telefono 06 9774861 - fax 06 97748651
sito internet: www.enpap.it
Numero ENPAP
848 780503
al costo di una telefonata urbana da tutta Italia,
con esclusione del distretto di Roma e dei telefoni cellulari
Orario degli uffici: dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30
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Totalizzazione al via, ma può chiederla solo chi ha già