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Diabete
Cos’è il diabete?
I cibi che noi mangiamo contengono fondamentalmente tre elementi in grado di
produrre energia: le proteine, i grassi e gli
zuccheri. Ciò che l’organismo considera la
“benzina super” sono gli zuccheri e, in particolare uno zucchero molto semplice, il
glucosio: una fonte di energia necessaria
per far funzionare tutto l’organismo.
Il diabete mellito è una malattia caratterizzata proprio dalla presenza
di elevati livelli di zucchero (o glucosio) nel sangue (ciò è definito
tecnicamente “iperglicemia”)
determinata da un difetto
nella produzione o nel funzionamento dell’insulina.
L’insulina è un ormone,
prodotto dal pancreas, che
consente al glucosio (come
una chiave di accesso)
di entrare nelle cellule,
soprattutto quelle del
fegato, muscoli e
grasso, per essere
“bruciato” come
fonte di energia (come la
benzina per
un’automo-
Il medico mi ha appena
detto che ho il diabete!
Cosa è utile sapere
per convivere
senza drammi
con questa malattia?
bile) o immagazzinato come materiale di
riserva per essere poi utilizzato quando necessario. Se questo meccanismo si altera,
il glucosio si accumula nel sangue, determinando appunto iperglicemia che, se non
curata, può causare danni e complicanze a
livello di numerosi organi (reni, cuore, vasi
sanguigni, occhi, nervi).
Esistono due tipi di diabete
molto diversi tra loro
Esistono due forme cliniche di diabete mellito, diverse per le cause che le determinano, la sintomatologia, la storia clinica e il
trattamento: il diabete tipo 1 e il tipo 2.
Il diabete tipo 1, meno frequente, insorge in genere durante l’infanzia o nell’adolescenza con sintomi acuti ed è causato
dalla distruzione delle cellule del pancreas produttrici d’insulina, necessita
quindi fin dall’esordio di una terapia con
insulina.
Il diabete tipo 2, molto più frequente, è
causato invece dalla resistenza dei tessuti
periferici (es. muscoli) all’azione dell’insulina e non necessita, pertanto, (almeno
nelle fasi iniziali) di terapia con insulina.
In assenza di complicanze non c’è nessuna
sintomatologia tipica.
3
Il diabete tipo 2 è una malattia senza sintomi, ma questo non vuol dire che non bisogna curarla. L’assenza di sintomi espone a
grossi rischi, perché i pazienti “sentendosi
bene” non si impegnano ad assumere i farmaci antidiabetici o a sottoporsi ai controlli periodici dal medico curante.
Comportarsi così è sbagliato in quanto può
pericolosamente accelerare la comparsa di
gravi complicanze.
Il paziente diabetico
deve effettuare
controlli clinici periodici
Un paziente diabetico deve collaborare col
proprio medico curante e con lo specialista
diabetologo, sottoporsi a periodici controlli
clinici, ed eseguire alcuni semplici esami di
laboratorio e strumentali. La frequenza dei
controlli sarà decisa caso per caso, in base
alla fase più o meno avanzata della malattia e alla presenza di complicanze.
In linea generale un paziente diabetico
deve (Tab. 1):
•• controllare la glicemia a domicilio me-
diante appositi strumenti (reflettometri):
la necessità e la frequenza di questi controlli viene stabilita dal medico, caso per
caso;
•• eseguire ogni 3 mesi un controllo della
glicemia, delle urine e dell’emoglobina
glicata;
•• eseguire ogni 12 mesi esami più approfonditi del sangue per valutare lo stato di
funzionalità del rene e i valori dei grassi
nel sangue (creatinina, microalbuminuria,
colesterolo totale e HDL, trigliceridi);
•• eseguire ogni 1-2 anni un elettrocardiogramma e un esame della retina;
•• farsi visitare ogni 6-12 mesi dal proprio
medico e dal diabetologo (con particolare attenzione al peso corporeo, alla pressione, al cuore e al piede).
Come si cura il diabete
I cardini della terapia del diabete mellito
sono rappresentati da:
•• l’autogestione della malattia;
•• lo stile di vita (dieta e attività fisica);
•• i farmaci.
Tabella 1. Tabella riassuntiva dei controlli periodici per una persona con diabete tipo 2 (da
adattare caso per caso).
Automonitoraggio glicemia
Emoglobina glicata
Esami sangue (rene, colesterolo, ecc.)
Elettrocardiogramma
Esame della retina
Visita del medico di famiglia
Visita diabetologica
*
Ogni giorno*
x
3 mesi
6 mesi
1 anno
2 anni
x
x
x
x
x
x
* I controlli della glicemia a digiuno possono variare da 1 a 4 al giorno in base al tipo di terapia e alla situazione clinica. Se non
si assumono farmaci per il diabete questi controlli possono essere evitati.
4
1. Autogestione
Il paziente diabetico deve, innanzitutto,
imparare ad autogestire la propria malattia, elemento irrinunciabile per controllare
una patologia, che sarà presente per tutta
la vita e che necessita di un monitoraggio
continuo.
2. Lo stile di vita (dieta e attività fisica) è fondamentale! Esso aiuta non solo a migliorare i valori della glicemia, ma anche quelli
del colesterolo e della pressione arteriosa.
Non è raro che un paziente diabetico possa
essere ben controllato solo con la dieta e
l’attività fisica.
•• Attività fisica
Svolgere una regolare attività fisica quotidiana migliora la sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina e fa calare
di peso (o quanto meno ne evita
l’aumento).
•• Dieta
La dieta per i pazienti diabetici non è particolarmente complessa ed è abbastanza
simile a quella che qualsiasi persona dovrebbe seguire per mantenersi in buona
salute. Essa deve essere a basso contenuto
di grassi, con una distribuzione dei carboidrati (es. pane, pasta, riso, patate) uniformemente ripartita nel corso della giornata
e, se il paziente è in sovrappeso, ipocalorica per permettere un progressivo calo di
peso, fino al raggiungimento (se possibile)
del peso corporeo ideale. L’assunzione di
alcol dovrebbe essere evitata, oppure si
devono utilizzare modiche quantità previa
autorizzazione da parte del medico.
3. I farmaci
Per quanto riguarda i farmaci se ne utilizzano essenzialmente 4 tipi:
•• quelli che aumentano la sensibilità delle
cellule all’azione dell’insulina;
•• quelli che aumentano la secrezione dell’insulina stessa da parte del pancreas;
•• quelli che riducono l’assorbimento dello
zucchero a livello intestinale;
•• l’insulina necessaria quando i farmaci
precedenti, anche combinati tra loro,
diventano inefficaci (in genere nelle fasi
molto avanzate della malattia).
Il diabete mellito può essere
responsabile di complicanze
che però sono evitabili
(o quanto meno ritardabili)
Il diabete può determinare complicanze
acute o croniche.
La complicanza acuta più grave e frequente
nel diabete tipo 2 è il calo della glicemia
nel sangue (cosiddetta ipoglicemia).
5
Le complicanze croniche riguardano diversi organi e tessuti, tra cui gli occhi, i
reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici.
Tutte le complicanze del diabete possono
essere prevenute o rallentate se il paziente
esegue regolari controlli periodici e segue
correttamente i consigli e la terapia prescritta dal medico, in modo da mantenere
normali i valori di:
•• glicemia a digiuno, sotto 130 mg/dl;
•• pressione arteriosa, sotto i 130 mmHg
(pressione arteriosa massima) e sotto i
80 mmHg (pressione arteriosa minima);
•• colesterolo LDL, sotto i 100 mg/dl.
Dislipidemia
6
Cos’è la dislipidemia
Una quota dei grassi che mangiamo viene assorbita dall’intestino e trasferita nel
sangue, un’altra quota viene prodotta dal
fegato.
La “lipidemia” è la concentrazione dei
“grassi” (lipidi) nel sangue.
La “dislipidemia” è la presenza di un’eccessiva quantità di “grassi” nel sangue.
Le cause della dislipidemia sono diverse.
Anche se l’alimentazione, il sovrappeso e
l’inattività fisica hanno una parte importante, il ruolo principale è rivestito dalle
caratteristiche genetiche, cioè dalla naturale tendenza dell’organismo a produrre
più colesterolo del necessario.
I tre principali parametri del cosiddetto lipidogramma sono (Tab. 2):
•• colesterolo totale;
•• colesterolo HDL;
•• trigliceridi.
Ci sono dislipidemie in cui è elevato il solo
colesterolo totale, parliamo allora di “ipercolesterolemia”, o i soli trigliceridi (ipertrigliceridemia), e ci sono “dislipidemie combinate” in cui sono elevati sia il colesterolo totale
che i trigliceridi: ognuna di queste forme può
essere curata con farmaci diversi.
Infine i medici, per essere più precisi, quasi sempre considerano se sia necessario o
meno curare una dislipidemia facendo riferimento anche a un 4° parametro: il “colesterolo LDL”, che si calcola utilizzando i
valori di colesterolo totale, colesterolo HDL
e trigliceridi mediante un’apposita formula
matematica.
Perché è importante misurare
il colesterolo e gli altri grassi
nel sangue
Il colesterolo, se superiore ai livelli raccomandati per lun-
ghi periodi di tempo, favorisce l’aterosclerosi delle arterie, un processo che
comporta l’indurimento delle arterie, la
formazione di incrostazioni all’interno di
queste e il rischio di ostruire il regolare
flusso di sangue, fino a bloccarlo.
Se questo accade in un’arteria del cuore
(coronaria) può insorgere un infarto miocardico, se accade in un’arteria del cervello
il paziente può essere colpito da un ictus.
Il colesterolo totale e il colesterolo LDL
(= colesterolo “cattivo”) aumentano il rischio d’infarto e di ictus.
I trigliceridi “alti” ci espongono in modo
minore a questi rischi.
Il colesterolo HDL (il colesterolo “buono”)
riduce, invece, la probabilità di infarto e di
ictus, poiché interviene sui livelli di colesterolo cattivo favorendo il suo trasporto nel
fegato dove viene metabolizzato (distrutto).
È meglio che il colesterolo HDL sia “alto”, a
differenza di quello cattivo che deve essere
il più basso possibile.
Tenere sotto controllo il valore di questi
parametri è fondamentale per conoscere
la futura esposizione al rischio di malattie
cardiovascolari e, quindi, stabilire gli interventi terapeutici più adatti.
Pertanto valutare il colesterolo totale, il colesterolo HDL, i trigliceridi e il colesterolo
LDL consente di stimare meglio il rischio
personale di ammalarsi di malattie cardiovascolari in futuro.
Oltre ai valori lipidici, il medico considererà anche la presenza di altri fattori di
rischio per la circolazione, come la pressione arteriosa, la presenza di altre malattie (es. diabete), l’abitudine al fumo, la
presenza di malattie cardiache nella famiglia, e così via.
7
Tabella 2. Tipi di “grassi” nel sangue.
Come si misura
Effetti se alterato
Colesterolo totale
Prelievo di sangue
Aumento del rischio cardiovascolare
Limiti di normalità
< 190 mg\dl
Trattamento se alterato
Stile di vita + eventualmente farmaci
Cosa si può fare per ridurre alti
valori di grassi nel sangue
I primi interventi riguardano lo stile di
vita. Anche se solo raramente l’alimentazione errata è l’unica causa di dislipidemia, abitudini di vita corrette possono,
talvolta, essere sufficienti da sole per eliminare il problema e, in ogni caso, producono sempre effetti favorevoli sulla salute.
Pertanto:
•• se si fuma è assolutamente indispensabile smettere o cominciare ad affrontare il
problema col proprio medico curante;
•• se si è in sovrappeso e si fa poco esercizio fisico è necessario tornare al peso
ideale facendo attività fisica regolare e
attuando uno stile alimentare sano.
Nella Tabella 3 sono riportati alcuni pratici
consigli per una sana alimentazione utili
per curare una dislipidemia.
Cosa fare se il colesterolo
cattivo o i trigliceridi
non si abbassano nonostante
uno stile di vita sano
Bisogna utilizzare i farmaci. Quelli più importanti sono le cosiddette “statine”. Ne
8
esistono di diversi tipi sia per dosaggio sia
per potenza. Questi farmaci sono prescrivibili a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) nel caso in cui il paziente sia stato
classificato dal medico nella categoria dei
soggetti ad “alto rischio cardiovascolare”.
Molte di queste statine (come molti altri farmaci per la cura
dell’ipertensione)
sono oggi dispo-
Trigliceridi
Prelievo di sangue
Lieve aumento del rischio
cardiovascolare
Fegato grasso
< 150 mg\dl
Stile di vita + eventualmente
farmaci
Colesterolo HDL
Prelievo di sangue
Riduzione del rischio
cardiovascolare
Colesterolo LDL
Con una formula matematica
Aumento del rischio
cardiovascolare
> 40 mg\dl nei maschi
> 50 mg\dl nelle femmine
< 100 mg\dl se alto rischio
< 130 mg\dl se medio rischio
< 160 mg\dl se basso rischio
Stile di vita + eventualmente
farmaci
Stile di vita (farmaci poco
attivi)
nibili anche sotto forma di “generici”, detti
anche farmaci equivalenti.
Questi farmaci oltre a garantire la stessa
efficacia del farmaco di marca, assicurano
un vantaggio economico poiché avendo
essi un costo più basso consentono un
risparmio sia per il Sistema Sanitario Nazionale, sia per il paziente che non paga
l’eventuale diffe-
renza di prezzo rispetto al corrispondente
farmaco di marca.
Le statine sono farmaci sicuri?
Assolutamente sì. Sono farmaci oramai utilizzati da molti anni e se si applicano alcune precauzioni si possono evitare i potenziali inconvenienti sui muscoli e sul fegato.
È importante, nella fase di impostazione
della terapia, e tutte le volte che si varia
la posologia del farmaco, monitorare alcuni
esami (in particolare le transaminasi) che,
se risultano normali, possono poi essere ricontrollati una volta l’anno.
Cosa fare in caso di prescrizione
di farmaci per curare
una dislipidemia
Se il medico ha prescritto dei farmaci per
curare una dislipidemia è importante che
sia ben chiaro il motivo della prescrizione
e anche il modo in cui i farmaci devono essere utilizzati: quante “pastiglie” al giorno,
quando, ecc. In caso di dubbi non bisogna
esitare a chiedere.
I farmaci devono essere assunti tutti i
giorni, con regolarità, in caso contrario
i benefici attesi possono non essere rag-
9
Tabella 3.Contenuto di grassi totali, grassi saturi e colesterolo in alcuni alimenti.
Alimenti
Olio di oliva
Burro
Noci secche
Nocciole secche
Cioccolata al latte
Cioccolata fondente
Salame Milano
Groviera
Parmigiano
Mozzarella di mucca
Prosciutto di Parma
Cornetto semplice
Carne di bovino
(punta di petto)
Carne di maiale
(bistecca)
Uova
Pizza con pomodoro
Prosciutto di Parma
(privato del grasso
visibile)
Latte intero
Carne di bovino
(girello)
Acciuga o alici
Latte parzialmente
scremato
Pane
Merluzzo o nasello
Latte scremato
g di grasso
per 100 g
di alimento1
Peso
di una porzione
Contenuto per porzione
Grasso
Acidi Colesterolo
grassi
saturi
g
g
mg
10,0
1,6
0
8,3
4,9
25
4,1
0,3
0
4,5
0,3
0
1,5
0,9
0,4
1,3
0,8
0
15,5
4,9
45
14,5
8,8
9*
2,8
1,8
9
19,5
10,0*
46
9,2
3,1
36
7,3
4,1*
30
7,1
2,2
46
g
100,0
83,4
68,1
64,1
36,3
33,6
31,1
29,0
28,1
19,5
18,4
18,3
10,2
g
10 (1 cucchiaio)
10 (1 porzione)
162 (4 noci)
162 (8 nocciole)
4 (1 unità)
4 (1 unità)
50 (8-10 fette medie)
50 (1 porzione)
10 (1 cucchiaio)
100 (1 porzione)
50 (3-4 fette medie)
40 (1 unità)
70 (1 fettina piccola)
8,0
70 (1 fettina piccola)
5,6
2,5
43
8,7
6,6
3,9
50 (1 unità)
150 (1 porzione)
50 (3-4 fette medie)
4,3
9,9
2,0
1,6
1,0*
0,7*
186
0
36
3,6
2,8
125 (1 bicchiere)
70 (1 fettina piccola)
4,5
1,9
2,6
0,6
14
42
2,6
1,5
100 (1 porzione piccola)
125 (1 bicchiere)
2,6
1,9
1,3
1,1
61
9
0,4
0,3
0,2
50 (1 fetta media)
100 (1 porzione piccola)
125 (1 bicchiere)
0,2
0,3
0,3
0,02*
0,1
0,2
0
50
3
N.B.: I valori riportati nella Tabella 3 sono tratti dalle Tabelle di Composizione degli Alimenti (INRAN - Aggiornamento 2000).
Quelli contrassegnati con * derivano dalla Banca dati di Composizione degli Alimenti per studi epidemiologici in Italia, Istituto
Europeo di Oncologia, 1998.
1
Parte edibile, ossia al netto degli scarti. 2 Peso lordo.
10
giunti. In buona sostanza assumere una
pastiglia per il colesterolo alto 1-2 volte la
settimana o “a cicli” è come non prenderla
affatto. Quando il farmaco viene sospeso il
livello di colesterolo (e di rischio) torna a
innalzarsi. È necessario organizzarsi dunque per evitare di dimenticare le pastiglie.
Anche se solitamente ben tollerati, i farmaci
per trattare le dislipidemie possono talvolta
dare effetti spiacevoli. Le situazioni che richiedono più attenzione e che necessitano
di una rapida valutazione medica sono:
1)brividi, febbre, malessere generalizzato;
2)colorazione giallastra delle sclere (il
“bianco degli occhi”) e della pelle;
3)dolori o debolezza muscolare.
Solitamente i farmaci vanno assunti per
periodi molto lunghi o a vita. Questo
non deve spaventare, perché vuol dire
che la protezione del farmaco dura nel
tempo. È assolutamente da evitare la
sospensione della cura senza averla
concordata con il medico, fatta eccezione per le situazioni precedentemente
citate.
In alcuni casi è però possibile eliminare il
farmaco; questo può accadere se il rischio
cardiovascolare si riduce in modo sufficiente in seguito a cambiamenti importanti dello stile di vita, come per esempio smettere
di fumare. Questa decisione deve sempre
essere presa dal medico curante.
Rischio
cardiovascolare
Che cosa si intende
per rischio cardiovascolare
Se una persona esce di casa, prende l’automobile e comincia a percorrere un’autostrada, il rischio (o la probabilità) di avere
un incidente, più o meno grave, nell’arco
di tempo in cui si svolgerà il suo viaggio
dipenderà da molti fattori: velocità, prudenza, condizioni atmosferiche, stato
dell’autovettura, comportamento degli altri
automobilisti, ...
Alla stessa maniera il rischio cardiovascolare è la probabilità di ammalarsi di una
malattia cardiovascolare (infarto, ictus)
11
nei 10 anni successivi, in base alla presenza e alla gravità di alcuni fattori di rischio,
in particolare: elevati livelli di pressione
arteriosa e colesterolo, abitudine al fumo,
diabete, età, sesso, sedentarietà.
In passato, il rischio cardiovascolare veniva calcolato considerando il singolo fattore di rischio, oggi invece viene quantificato considerando l’effetto combinato (e
spesso moltiplicativo) dei diversi fattori di
rischio: cioè l’abitudine al fumo associata
al diabete oppure l’ipertensione arteriosa
associata a elevati livelli di colesterolo nel
sangue, ecc.
Come il medico calcola
il rischio cardiovascolare
Il rischio cardiovascolare (quindi la probabilità di subire un infarto o un ictus) viene
stimato per ogni individuo a partire dai principali fattori di rischio presenti (età, fumo,
sesso, pressione arteriosa, livelli di colesterolo e presenza o meno di diabete) grazie a
tabelle o formule matematiche che danno
anche un peso (cioè una minore o maggiore
importanza) a ogni singolo fattore.
Pertanto, se il rischio stimato di una persona, per esempio, è del 15%, vuol dire che
questo soggetto ha 15 probabilità su cento
di avere un evento cardiovascolare (ictus,
infarto) nei successivi 10 anni.
La conoscenza del livello di rischio fornisce preziose informazioni al medico e al
paziente per mettere in atto tempestive
azioni preventive (il rischio infatti può anche diminuire).
Per convenzione si considera “alto” un rischio superiore al 20%, “medio” se tra 10 e
20%, “basso” se inferiore al 10%.
12
Come mantenere basso o ridurre
il rischio cardiovascolare
Se il rischio cardiovascolare rappresenta la somma degli effetti di tanti diversi
fattori di rischio, è evidente che la cosa
più logica è agire riducendo o eliminando
ogni singolo fattore. Poiché non è possibile modificare il sesso e l’età, bisogna (e
si può) intervenire sugli altri fattori modificabili.
Se si fuma è quindi importante interrompere o almeno decidere di cominciare a smettere. Bisogna evitare nei limiti del possibile
anche il fumo passivo (anch’esso molto
dannoso).
È poi possibile in molti casi ridurre gli altri
fattori di rischio adottando stili di vita sani
come, ad esempio, una sana e bilanciata alimentazione e una attività fisica adeguata.
Ecco alcuni pratici consigli:
•• ridurre il consumo di cibi molto grassi
(burro, lardo, strutto, ecc.) o ricchi di colesterolo (tuorlo d’uovo, formaggi, carne
rossa);
•• aumentare il consumo di cibi ricchi
di fibre, amidi, vitamine e minerali,
come frutta, verdure, legumi, cereali e
pesce;
•• limitare il consumo di sale;
•• controllare il peso corporeo e la circonferenza vita: l’aumento di quest’ultima
è un fattore di rischio importante per la
comparsa di diabete e di malattie cardiovascolari;
•• mantenere i valori della pressione arteriosa al di sotto di 140 mmHg per la pressione sistolica (massima) e di 90 mmHg
per la diastolica (minima), adottando se
necessario una terapia con farmaci adeguata ed efficace;
•• aumentare il livello di attività fisica in
qualsiasi modo: camminare il più possibile (almeno 30-40 minuti al giorno),
salire le scale (invece che prendere
l’ascensore), andare in bicicletta, portare a spasso il cane, fare giardinaggio.
Ci sono differenze di genere
per quanto riguarda il rischio
cardiovascolare?
Esistono differenze di genere tra maschi
e femmine, anche per quanto riguarda le
conseguenze del rischio cardiovascolare
sulla salute. In particolare:
•• le malattie cardiovascolari sono state
studiate prevalentemente nella popolazione maschile;
•• fino alla menopausa, la frequenza della
malattia e i livelli dei fattori di rischio
sono più bassi nelle donne rispetto agli
uomini; con l’avanzare dell’età le differenze si riducono e i valori risultano
simili o diventano più elevati rispetto a
quelli riscontrati negli uomini;
•• nell’uomo le placche sulle pareti arteriose iniziano a comparire intorno
all’età di 30 anni, aumentano in maniera proporzionale al livello del colesterolo nel sangue, alla pressione arteriosa, all’obesità e al numero di sigarette
fumate, e raggiungono la “criticità” in
un periodo che può andare dai 40 ai
70 anni. Nelle donne, invece, il periodo
fertile (ricco in estrogeni) posticipa la
data di comparsa delle placche, causate sempre dagli stessi fattori di rischio,
e la criticità viene raggiunta all’età di
65-80 anni (15-20 anni dopo rispetto
all’uomo);
•• gli uomini hanno un maggior carico di
fattori di rischio cardiovascolare (sono
più frequentemente diabetici, ipertesi,
fumatori) e hanno spesso bassi livelli di
colesterolo HDL (quello “buono”) o valori
fuori norma della circonferenza addominale, ma nonostante tutto in età avanzata gli eventi cardiovascolari si verificano
(soprattutto nel caso dei soggetti diabetici) meno frequentemente negli uomini
rispetto alle donne. Questa stranezza
sembra sia dovuta al fatto che gli uomini
ricevono trattamenti più intensivi rispet-
13
to alle donne e quindi risultano alla fine
più protetti.
Erroneamente si crede ancora che i maschi
siano esposti a un maggior rischio di malattie cardiache: per questo motivo sono
trattati più intensamente, mentre le donne
ritenute soggette a un minor rischio, vengono per questo sottoposte a cure meno
intensive.
Quindi il consiglio
generale è:
se esistono
fattori di rischio
cardiovascolare,
questi devono essere
curati e/o eliminati
in tutti i soggetti,
a prescindere
dal sesso!
14
Indice degli argomenti
Diabete............................................................. 00
Cos’è il diabete................................................... 00
Esistono due tipi di diabete
molto diversi tra loro........................................ 00
Il paziente diabetico deve effettuare
controlli clinici periodici.................................. 00
Come si cura il diabete..................................... 00
Il diabete mellito può essere
responsabile di complicanze
che però sono evitabili
(o quanto meno ritardabili) ............................ 00
Dislipidemia................................................. 00
Cos’è la dislipidemia......................................... 00
Perché è importante misurare il colesterolo
e gli altri grassi nel sangue.............................. 00
Cosa si può fare per ridurre alti valori
di grassi nel sangue........................................... 00
Cosa fare se il colesterolo cattivo
o i trigliceridi non si abbassano
nonostante uno stile di vita sano.................... 00
Le statine sono farmaci sicuri? ...................... 00
Cosa fare in caso di prescrizione
di farmaci per curare una dislipidemia......... 00
Rischio cardiovascolare.................... 00
Che cosa si intende
per rischio cardiovascolare.............................. 00
Come il medico calcola il rischio
cardiovascolare.................................................. 00
Come mantenere basso o ridurre il rischio
cardiovascolare.................................................. 00
Ci sono differenze di genere per quanto
riguarda il rischio cardiovascolare? .............. 00
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Cosa è utile sapere per Convivere senza drammi