© Copyright 2011 by Pacini Editore S.p.A. – Pisa a cura di Gerardo Medea Medico di Medicina Generale, SIMG Realizzazione editoriale e progetto grafico Pacini Editore S.p.A. Via A. Gherardesca 1, 56121 Pisa www.pacinimedicina.it – [email protected] Stampa Industrie Grafiche Pacini – Pisa Marketing Dept Pacini Editore Medicina Andrea Tognelli, Medical Project - Marketing Director Tel. 050 3130255 – [email protected] Fabio Poponcini, Sales Manager Tel. 050 3130218 – [email protected] Manuela Mori, Customer Relationship Manager Tel. 050 3130217 – [email protected] Redazione Lucia Castelli Tel. 050 3130224 – [email protected] La pubblicazione è resa possibile grazie al contributo incondizionato di TEVA Italia Edizione gratuita non destinata alla vendita Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/ fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, Milano 20122, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org Finito di stampare nel mese di Luglio 2011 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A. Via A. Gherardesca 1 • 56121 Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 www.pacinimedicina.it Diabete Cos’è il diabete? I cibi che noi mangiamo contengono fondamentalmente tre elementi in grado di produrre energia: le proteine, i grassi e gli zuccheri. Ciò che l’organismo considera la “benzina super” sono gli zuccheri e, in particolare uno zucchero molto semplice, il glucosio: una fonte di energia necessaria per far funzionare tutto l’organismo. Il diabete mellito è una malattia caratterizzata proprio dalla presenza di elevati livelli di zucchero (o glucosio) nel sangue (ciò è definito tecnicamente “iperglicemia”) determinata da un difetto nella produzione o nel funzionamento dell’insulina. L’insulina è un ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio (come una chiave di accesso) di entrare nelle cellule, soprattutto quelle del fegato, muscoli e grasso, per essere “bruciato” come fonte di energia (come la benzina per un’automo- Il medico mi ha appena detto che ho il diabete! Cosa è utile sapere per convivere senza drammi con questa malattia? bile) o immagazzinato come materiale di riserva per essere poi utilizzato quando necessario. Se questo meccanismo si altera, il glucosio si accumula nel sangue, determinando appunto iperglicemia che, se non curata, può causare danni e complicanze a livello di numerosi organi (reni, cuore, vasi sanguigni, occhi, nervi). Esistono due tipi di diabete molto diversi tra loro Esistono due forme cliniche di diabete mellito, diverse per le cause che le determinano, la sintomatologia, la storia clinica e il trattamento: il diabete tipo 1 e il tipo 2. Il diabete tipo 1, meno frequente, insorge in genere durante l’infanzia o nell’adolescenza con sintomi acuti ed è causato dalla distruzione delle cellule del pancreas produttrici d’insulina, necessita quindi fin dall’esordio di una terapia con insulina. Il diabete tipo 2, molto più frequente, è causato invece dalla resistenza dei tessuti periferici (es. muscoli) all’azione dell’insulina e non necessita, pertanto, (almeno nelle fasi iniziali) di terapia con insulina. In assenza di complicanze non c’è nessuna sintomatologia tipica. 3 Il diabete tipo 2 è una malattia senza sintomi, ma questo non vuol dire che non bisogna curarla. L’assenza di sintomi espone a grossi rischi, perché i pazienti “sentendosi bene” non si impegnano ad assumere i farmaci antidiabetici o a sottoporsi ai controlli periodici dal medico curante. Comportarsi così è sbagliato in quanto può pericolosamente accelerare la comparsa di gravi complicanze. Il paziente diabetico deve effettuare controlli clinici periodici Un paziente diabetico deve collaborare col proprio medico curante e con lo specialista diabetologo, sottoporsi a periodici controlli clinici, ed eseguire alcuni semplici esami di laboratorio e strumentali. La frequenza dei controlli sarà decisa caso per caso, in base alla fase più o meno avanzata della malattia e alla presenza di complicanze. In linea generale un paziente diabetico deve (Tab. 1): •• controllare la glicemia a domicilio me- diante appositi strumenti (reflettometri): la necessità e la frequenza di questi controlli viene stabilita dal medico, caso per caso; •• eseguire ogni 3 mesi un controllo della glicemia, delle urine e dell’emoglobina glicata; •• eseguire ogni 12 mesi esami più approfonditi del sangue per valutare lo stato di funzionalità del rene e i valori dei grassi nel sangue (creatinina, microalbuminuria, colesterolo totale e HDL, trigliceridi); •• eseguire ogni 1-2 anni un elettrocardiogramma e un esame della retina; •• farsi visitare ogni 6-12 mesi dal proprio medico e dal diabetologo (con particolare attenzione al peso corporeo, alla pressione, al cuore e al piede). Come si cura il diabete I cardini della terapia del diabete mellito sono rappresentati da: •• l’autogestione della malattia; •• lo stile di vita (dieta e attività fisica); •• i farmaci. Tabella 1. Tabella riassuntiva dei controlli periodici per una persona con diabete tipo 2 (da adattare caso per caso). Automonitoraggio glicemia Emoglobina glicata Esami sangue (rene, colesterolo, ecc.) Elettrocardiogramma Esame della retina Visita del medico di famiglia Visita diabetologica * Ogni giorno* x 3 mesi 6 mesi 1 anno 2 anni x x x x x x * I controlli della glicemia a digiuno possono variare da 1 a 4 al giorno in base al tipo di terapia e alla situazione clinica. Se non si assumono farmaci per il diabete questi controlli possono essere evitati. 4 1. Autogestione Il paziente diabetico deve, innanzitutto, imparare ad autogestire la propria malattia, elemento irrinunciabile per controllare una patologia, che sarà presente per tutta la vita e che necessita di un monitoraggio continuo. 2. Lo stile di vita (dieta e attività fisica) è fondamentale! Esso aiuta non solo a migliorare i valori della glicemia, ma anche quelli del colesterolo e della pressione arteriosa. Non è raro che un paziente diabetico possa essere ben controllato solo con la dieta e l’attività fisica. •• Attività fisica Svolgere una regolare attività fisica quotidiana migliora la sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina e fa calare di peso (o quanto meno ne evita l’aumento). •• Dieta La dieta per i pazienti diabetici non è particolarmente complessa ed è abbastanza simile a quella che qualsiasi persona dovrebbe seguire per mantenersi in buona salute. Essa deve essere a basso contenuto di grassi, con una distribuzione dei carboidrati (es. pane, pasta, riso, patate) uniformemente ripartita nel corso della giornata e, se il paziente è in sovrappeso, ipocalorica per permettere un progressivo calo di peso, fino al raggiungimento (se possibile) del peso corporeo ideale. L’assunzione di alcol dovrebbe essere evitata, oppure si devono utilizzare modiche quantità previa autorizzazione da parte del medico. 3. I farmaci Per quanto riguarda i farmaci se ne utilizzano essenzialmente 4 tipi: •• quelli che aumentano la sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina; •• quelli che aumentano la secrezione dell’insulina stessa da parte del pancreas; •• quelli che riducono l’assorbimento dello zucchero a livello intestinale; •• l’insulina necessaria quando i farmaci precedenti, anche combinati tra loro, diventano inefficaci (in genere nelle fasi molto avanzate della malattia). Il diabete mellito può essere responsabile di complicanze che però sono evitabili (o quanto meno ritardabili) Il diabete può determinare complicanze acute o croniche. La complicanza acuta più grave e frequente nel diabete tipo 2 è il calo della glicemia nel sangue (cosiddetta ipoglicemia). 5 Le complicanze croniche riguardano diversi organi e tessuti, tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici. Tutte le complicanze del diabete possono essere prevenute o rallentate se il paziente esegue regolari controlli periodici e segue correttamente i consigli e la terapia prescritta dal medico, in modo da mantenere normali i valori di: •• glicemia a digiuno, sotto 130 mg/dl; •• pressione arteriosa, sotto i 130 mmHg (pressione arteriosa massima) e sotto i 80 mmHg (pressione arteriosa minima); •• colesterolo LDL, sotto i 100 mg/dl. Dislipidemia 6 Cos’è la dislipidemia Una quota dei grassi che mangiamo viene assorbita dall’intestino e trasferita nel sangue, un’altra quota viene prodotta dal fegato. La “lipidemia” è la concentrazione dei “grassi” (lipidi) nel sangue. La “dislipidemia” è la presenza di un’eccessiva quantità di “grassi” nel sangue. Le cause della dislipidemia sono diverse. Anche se l’alimentazione, il sovrappeso e l’inattività fisica hanno una parte importante, il ruolo principale è rivestito dalle caratteristiche genetiche, cioè dalla naturale tendenza dell’organismo a produrre più colesterolo del necessario. I tre principali parametri del cosiddetto lipidogramma sono (Tab. 2): •• colesterolo totale; •• colesterolo HDL; •• trigliceridi. Ci sono dislipidemie in cui è elevato il solo colesterolo totale, parliamo allora di “ipercolesterolemia”, o i soli trigliceridi (ipertrigliceridemia), e ci sono “dislipidemie combinate” in cui sono elevati sia il colesterolo totale che i trigliceridi: ognuna di queste forme può essere curata con farmaci diversi. Infine i medici, per essere più precisi, quasi sempre considerano se sia necessario o meno curare una dislipidemia facendo riferimento anche a un 4° parametro: il “colesterolo LDL”, che si calcola utilizzando i valori di colesterolo totale, colesterolo HDL e trigliceridi mediante un’apposita formula matematica. Perché è importante misurare il colesterolo e gli altri grassi nel sangue Il colesterolo, se superiore ai livelli raccomandati per lun- ghi periodi di tempo, favorisce l’aterosclerosi delle arterie, un processo che comporta l’indurimento delle arterie, la formazione di incrostazioni all’interno di queste e il rischio di ostruire il regolare flusso di sangue, fino a bloccarlo. Se questo accade in un’arteria del cuore (coronaria) può insorgere un infarto miocardico, se accade in un’arteria del cervello il paziente può essere colpito da un ictus. Il colesterolo totale e il colesterolo LDL (= colesterolo “cattivo”) aumentano il rischio d’infarto e di ictus. I trigliceridi “alti” ci espongono in modo minore a questi rischi. Il colesterolo HDL (il colesterolo “buono”) riduce, invece, la probabilità di infarto e di ictus, poiché interviene sui livelli di colesterolo cattivo favorendo il suo trasporto nel fegato dove viene metabolizzato (distrutto). È meglio che il colesterolo HDL sia “alto”, a differenza di quello cattivo che deve essere il più basso possibile. Tenere sotto controllo il valore di questi parametri è fondamentale per conoscere la futura esposizione al rischio di malattie cardiovascolari e, quindi, stabilire gli interventi terapeutici più adatti. Pertanto valutare il colesterolo totale, il colesterolo HDL, i trigliceridi e il colesterolo LDL consente di stimare meglio il rischio personale di ammalarsi di malattie cardiovascolari in futuro. Oltre ai valori lipidici, il medico considererà anche la presenza di altri fattori di rischio per la circolazione, come la pressione arteriosa, la presenza di altre malattie (es. diabete), l’abitudine al fumo, la presenza di malattie cardiache nella famiglia, e così via. 7 Tabella 2. Tipi di “grassi” nel sangue. Come si misura Effetti se alterato Colesterolo totale Prelievo di sangue Aumento del rischio cardiovascolare Limiti di normalità < 190 mg\dl Trattamento se alterato Stile di vita + eventualmente farmaci Cosa si può fare per ridurre alti valori di grassi nel sangue I primi interventi riguardano lo stile di vita. Anche se solo raramente l’alimentazione errata è l’unica causa di dislipidemia, abitudini di vita corrette possono, talvolta, essere sufficienti da sole per eliminare il problema e, in ogni caso, producono sempre effetti favorevoli sulla salute. Pertanto: •• se si fuma è assolutamente indispensabile smettere o cominciare ad affrontare il problema col proprio medico curante; •• se si è in sovrappeso e si fa poco esercizio fisico è necessario tornare al peso ideale facendo attività fisica regolare e attuando uno stile alimentare sano. Nella Tabella 3 sono riportati alcuni pratici consigli per una sana alimentazione utili per curare una dislipidemia. Cosa fare se il colesterolo cattivo o i trigliceridi non si abbassano nonostante uno stile di vita sano Bisogna utilizzare i farmaci. Quelli più importanti sono le cosiddette “statine”. Ne 8 esistono di diversi tipi sia per dosaggio sia per potenza. Questi farmaci sono prescrivibili a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) nel caso in cui il paziente sia stato classificato dal medico nella categoria dei soggetti ad “alto rischio cardiovascolare”. Molte di queste statine (come molti altri farmaci per la cura dell’ipertensione) sono oggi dispo- Trigliceridi Prelievo di sangue Lieve aumento del rischio cardiovascolare Fegato grasso < 150 mg\dl Stile di vita + eventualmente farmaci Colesterolo HDL Prelievo di sangue Riduzione del rischio cardiovascolare Colesterolo LDL Con una formula matematica Aumento del rischio cardiovascolare > 40 mg\dl nei maschi > 50 mg\dl nelle femmine < 100 mg\dl se alto rischio < 130 mg\dl se medio rischio < 160 mg\dl se basso rischio Stile di vita + eventualmente farmaci Stile di vita (farmaci poco attivi) nibili anche sotto forma di “generici”, detti anche farmaci equivalenti. Questi farmaci oltre a garantire la stessa efficacia del farmaco di marca, assicurano un vantaggio economico poiché avendo essi un costo più basso consentono un risparmio sia per il Sistema Sanitario Nazionale, sia per il paziente che non paga l’eventuale diffe- renza di prezzo rispetto al corrispondente farmaco di marca. Le statine sono farmaci sicuri? Assolutamente sì. Sono farmaci oramai utilizzati da molti anni e se si applicano alcune precauzioni si possono evitare i potenziali inconvenienti sui muscoli e sul fegato. È importante, nella fase di impostazione della terapia, e tutte le volte che si varia la posologia del farmaco, monitorare alcuni esami (in particolare le transaminasi) che, se risultano normali, possono poi essere ricontrollati una volta l’anno. Cosa fare in caso di prescrizione di farmaci per curare una dislipidemia Se il medico ha prescritto dei farmaci per curare una dislipidemia è importante che sia ben chiaro il motivo della prescrizione e anche il modo in cui i farmaci devono essere utilizzati: quante “pastiglie” al giorno, quando, ecc. In caso di dubbi non bisogna esitare a chiedere. I farmaci devono essere assunti tutti i giorni, con regolarità, in caso contrario i benefici attesi possono non essere rag- 9 Tabella 3.Contenuto di grassi totali, grassi saturi e colesterolo in alcuni alimenti. Alimenti Olio di oliva Burro Noci secche Nocciole secche Cioccolata al latte Cioccolata fondente Salame Milano Groviera Parmigiano Mozzarella di mucca Prosciutto di Parma Cornetto semplice Carne di bovino (punta di petto) Carne di maiale (bistecca) Uova Pizza con pomodoro Prosciutto di Parma (privato del grasso visibile) Latte intero Carne di bovino (girello) Acciuga o alici Latte parzialmente scremato Pane Merluzzo o nasello Latte scremato g di grasso per 100 g di alimento1 Peso di una porzione Contenuto per porzione Grasso Acidi Colesterolo grassi saturi g g mg 10,0 1,6 0 8,3 4,9 25 4,1 0,3 0 4,5 0,3 0 1,5 0,9 0,4 1,3 0,8 0 15,5 4,9 45 14,5 8,8 9* 2,8 1,8 9 19,5 10,0* 46 9,2 3,1 36 7,3 4,1* 30 7,1 2,2 46 g 100,0 83,4 68,1 64,1 36,3 33,6 31,1 29,0 28,1 19,5 18,4 18,3 10,2 g 10 (1 cucchiaio) 10 (1 porzione) 162 (4 noci) 162 (8 nocciole) 4 (1 unità) 4 (1 unità) 50 (8-10 fette medie) 50 (1 porzione) 10 (1 cucchiaio) 100 (1 porzione) 50 (3-4 fette medie) 40 (1 unità) 70 (1 fettina piccola) 8,0 70 (1 fettina piccola) 5,6 2,5 43 8,7 6,6 3,9 50 (1 unità) 150 (1 porzione) 50 (3-4 fette medie) 4,3 9,9 2,0 1,6 1,0* 0,7* 186 0 36 3,6 2,8 125 (1 bicchiere) 70 (1 fettina piccola) 4,5 1,9 2,6 0,6 14 42 2,6 1,5 100 (1 porzione piccola) 125 (1 bicchiere) 2,6 1,9 1,3 1,1 61 9 0,4 0,3 0,2 50 (1 fetta media) 100 (1 porzione piccola) 125 (1 bicchiere) 0,2 0,3 0,3 0,02* 0,1 0,2 0 50 3 N.B.: I valori riportati nella Tabella 3 sono tratti dalle Tabelle di Composizione degli Alimenti (INRAN - Aggiornamento 2000). Quelli contrassegnati con * derivano dalla Banca dati di Composizione degli Alimenti per studi epidemiologici in Italia, Istituto Europeo di Oncologia, 1998. 1 Parte edibile, ossia al netto degli scarti. 2 Peso lordo. 10 giunti. In buona sostanza assumere una pastiglia per il colesterolo alto 1-2 volte la settimana o “a cicli” è come non prenderla affatto. Quando il farmaco viene sospeso il livello di colesterolo (e di rischio) torna a innalzarsi. È necessario organizzarsi dunque per evitare di dimenticare le pastiglie. Anche se solitamente ben tollerati, i farmaci per trattare le dislipidemie possono talvolta dare effetti spiacevoli. Le situazioni che richiedono più attenzione e che necessitano di una rapida valutazione medica sono: 1)brividi, febbre, malessere generalizzato; 2)colorazione giallastra delle sclere (il “bianco degli occhi”) e della pelle; 3)dolori o debolezza muscolare. Solitamente i farmaci vanno assunti per periodi molto lunghi o a vita. Questo non deve spaventare, perché vuol dire che la protezione del farmaco dura nel tempo. È assolutamente da evitare la sospensione della cura senza averla concordata con il medico, fatta eccezione per le situazioni precedentemente citate. In alcuni casi è però possibile eliminare il farmaco; questo può accadere se il rischio cardiovascolare si riduce in modo sufficiente in seguito a cambiamenti importanti dello stile di vita, come per esempio smettere di fumare. Questa decisione deve sempre essere presa dal medico curante. Rischio cardiovascolare Che cosa si intende per rischio cardiovascolare Se una persona esce di casa, prende l’automobile e comincia a percorrere un’autostrada, il rischio (o la probabilità) di avere un incidente, più o meno grave, nell’arco di tempo in cui si svolgerà il suo viaggio dipenderà da molti fattori: velocità, prudenza, condizioni atmosferiche, stato dell’autovettura, comportamento degli altri automobilisti, ... Alla stessa maniera il rischio cardiovascolare è la probabilità di ammalarsi di una malattia cardiovascolare (infarto, ictus) 11 nei 10 anni successivi, in base alla presenza e alla gravità di alcuni fattori di rischio, in particolare: elevati livelli di pressione arteriosa e colesterolo, abitudine al fumo, diabete, età, sesso, sedentarietà. In passato, il rischio cardiovascolare veniva calcolato considerando il singolo fattore di rischio, oggi invece viene quantificato considerando l’effetto combinato (e spesso moltiplicativo) dei diversi fattori di rischio: cioè l’abitudine al fumo associata al diabete oppure l’ipertensione arteriosa associata a elevati livelli di colesterolo nel sangue, ecc. Come il medico calcola il rischio cardiovascolare Il rischio cardiovascolare (quindi la probabilità di subire un infarto o un ictus) viene stimato per ogni individuo a partire dai principali fattori di rischio presenti (età, fumo, sesso, pressione arteriosa, livelli di colesterolo e presenza o meno di diabete) grazie a tabelle o formule matematiche che danno anche un peso (cioè una minore o maggiore importanza) a ogni singolo fattore. Pertanto, se il rischio stimato di una persona, per esempio, è del 15%, vuol dire che questo soggetto ha 15 probabilità su cento di avere un evento cardiovascolare (ictus, infarto) nei successivi 10 anni. La conoscenza del livello di rischio fornisce preziose informazioni al medico e al paziente per mettere in atto tempestive azioni preventive (il rischio infatti può anche diminuire). Per convenzione si considera “alto” un rischio superiore al 20%, “medio” se tra 10 e 20%, “basso” se inferiore al 10%. 12 Come mantenere basso o ridurre il rischio cardiovascolare Se il rischio cardiovascolare rappresenta la somma degli effetti di tanti diversi fattori di rischio, è evidente che la cosa più logica è agire riducendo o eliminando ogni singolo fattore. Poiché non è possibile modificare il sesso e l’età, bisogna (e si può) intervenire sugli altri fattori modificabili. Se si fuma è quindi importante interrompere o almeno decidere di cominciare a smettere. Bisogna evitare nei limiti del possibile anche il fumo passivo (anch’esso molto dannoso). È poi possibile in molti casi ridurre gli altri fattori di rischio adottando stili di vita sani come, ad esempio, una sana e bilanciata alimentazione e una attività fisica adeguata. Ecco alcuni pratici consigli: •• ridurre il consumo di cibi molto grassi (burro, lardo, strutto, ecc.) o ricchi di colesterolo (tuorlo d’uovo, formaggi, carne rossa); •• aumentare il consumo di cibi ricchi di fibre, amidi, vitamine e minerali, come frutta, verdure, legumi, cereali e pesce; •• limitare il consumo di sale; •• controllare il peso corporeo e la circonferenza vita: l’aumento di quest’ultima è un fattore di rischio importante per la comparsa di diabete e di malattie cardiovascolari; •• mantenere i valori della pressione arteriosa al di sotto di 140 mmHg per la pressione sistolica (massima) e di 90 mmHg per la diastolica (minima), adottando se necessario una terapia con farmaci adeguata ed efficace; •• aumentare il livello di attività fisica in qualsiasi modo: camminare il più possibile (almeno 30-40 minuti al giorno), salire le scale (invece che prendere l’ascensore), andare in bicicletta, portare a spasso il cane, fare giardinaggio. Ci sono differenze di genere per quanto riguarda il rischio cardiovascolare? Esistono differenze di genere tra maschi e femmine, anche per quanto riguarda le conseguenze del rischio cardiovascolare sulla salute. In particolare: •• le malattie cardiovascolari sono state studiate prevalentemente nella popolazione maschile; •• fino alla menopausa, la frequenza della malattia e i livelli dei fattori di rischio sono più bassi nelle donne rispetto agli uomini; con l’avanzare dell’età le differenze si riducono e i valori risultano simili o diventano più elevati rispetto a quelli riscontrati negli uomini; •• nell’uomo le placche sulle pareti arteriose iniziano a comparire intorno all’età di 30 anni, aumentano in maniera proporzionale al livello del colesterolo nel sangue, alla pressione arteriosa, all’obesità e al numero di sigarette fumate, e raggiungono la “criticità” in un periodo che può andare dai 40 ai 70 anni. Nelle donne, invece, il periodo fertile (ricco in estrogeni) posticipa la data di comparsa delle placche, causate sempre dagli stessi fattori di rischio, e la criticità viene raggiunta all’età di 65-80 anni (15-20 anni dopo rispetto all’uomo); •• gli uomini hanno un maggior carico di fattori di rischio cardiovascolare (sono più frequentemente diabetici, ipertesi, fumatori) e hanno spesso bassi livelli di colesterolo HDL (quello “buono”) o valori fuori norma della circonferenza addominale, ma nonostante tutto in età avanzata gli eventi cardiovascolari si verificano (soprattutto nel caso dei soggetti diabetici) meno frequentemente negli uomini rispetto alle donne. Questa stranezza sembra sia dovuta al fatto che gli uomini ricevono trattamenti più intensivi rispet- 13 to alle donne e quindi risultano alla fine più protetti. Erroneamente si crede ancora che i maschi siano esposti a un maggior rischio di malattie cardiache: per questo motivo sono trattati più intensamente, mentre le donne ritenute soggette a un minor rischio, vengono per questo sottoposte a cure meno intensive. Quindi il consiglio generale è: se esistono fattori di rischio cardiovascolare, questi devono essere curati e/o eliminati in tutti i soggetti, a prescindere dal sesso! 14 Indice degli argomenti Diabete............................................................. 00 Cos’è il diabete................................................... 00 Esistono due tipi di diabete molto diversi tra loro........................................ 00 Il paziente diabetico deve effettuare controlli clinici periodici.................................. 00 Come si cura il diabete..................................... 00 Il diabete mellito può essere responsabile di complicanze che però sono evitabili (o quanto meno ritardabili) ............................ 00 Dislipidemia................................................. 00 Cos’è la dislipidemia......................................... 00 Perché è importante misurare il colesterolo e gli altri grassi nel sangue.............................. 00 Cosa si può fare per ridurre alti valori di grassi nel sangue........................................... 00 Cosa fare se il colesterolo cattivo o i trigliceridi non si abbassano nonostante uno stile di vita sano.................... 00 Le statine sono farmaci sicuri? ...................... 00 Cosa fare in caso di prescrizione di farmaci per curare una dislipidemia......... 00 Rischio cardiovascolare.................... 00 Che cosa si intende per rischio cardiovascolare.............................. 00 Come il medico calcola il rischio cardiovascolare.................................................. 00 Come mantenere basso o ridurre il rischio cardiovascolare.................................................. 00 Ci sono differenze di genere per quanto riguarda il rischio cardiovascolare? .............. 00 15 Ci siamo quando ti prendi cura del tuo mondo. Garantire il benessere a tutti con farmaci accessibili e di qualità: questa è la ricetta del successo di TEVA, leader mondiale e italiano dei farmaci equivalenti. Con un impegno costante in ricerca e sviluppo di nuovi farmaci, garantito da impianti d’avanguardia e personale altamente qualificato, TEVA fornisce farmaci in tutte le principali aree terapeutiche. TEVA. CURIAMO IL PRESENTE PER SOSTENERE IL FUTURO. N. 1 AL MONDO NEI FARMACI EQUIVALENTI