QUINDICINALE DI ATTUALITA’, CULTURA, SPORT E TRADIZIONI 8 Comuni l’Altopiano La voce degli www.giornalealtopiano.it ASIAGO CONCO ENEGO FOZA GALLIO LUSIANA ROANA ROTZO N. 276 - ANNO XI - EURO 1,50 “IL PRIMO ED UNICO GIORNALE DELL’ALTOPIANO” I SAPORI DELLA TRADIZIONE SABATO 6 SETTEMBRE 2008 Il Dal Molin ad Asiago? Che sparata! Asiago Con il concerto di Katia Ricciarelli si chiude una stagione ricca di eventi pag.9 Il sindaco di Asiago: “La proposta di Porto è irrealizzabile, forse non dovrei neanche commentarla” Elisa sogna la corona Da Conco a Salsomaggiore per le finali del concorso pag. 17 Rotzo Solo case per residenti e aumenta la natalità Enego Gite in fuoristrada, ma nel rispetto della natura Lusiana Uno stemma da far vedere e valere pag. 10 Vinci” da 10.000 euro pag. 9 Canove Un “Gratta e Scuola Paiola nuovo dirigente dell’Istituto superiore Si inaugura il nuovo Liceo Grafica Altopiano pag. 17 Trofeo l’Altopiano pag. 16 Ad Ugine per rinsaldare il legame con gli emigranti pag. 13 grande festa dei campioni TURISMO pag. 12 e 28 Gallio La Le interviste di don Marco Elena Donazzan “Credo nell’esempio e nell’educazione” pag. 15 In campo per stringere un pag. 27 legame d’amicizia pag. 21 Giochi pag. 16 I patiti del Fantacalcio Ad Asiago una quarantina di squadre Hockey Ghiaccio Michele Strazzabosco a Cortina ma ad Asiago arriva Mika Lehtinen pag. 23 8 l’Altopiano Sabato 6 settembre 2008 ATTUALITA’ Un collegamento aereo tra Asiago e il Trentino Gios sta lavorando a nuovi progetti «Il Dal Molin ad Asiago? Solo una provocazione» «La proposta di Porto di spostare il Dal Molin ad Asiago? Una simpatica provocazione». Risponde con il sorriso sulle labbra il sindaco di Asiago Andrea Gios alla proposta del primo cittadino di Roana Mario Porto di trasferire la base americana Dal Molin ad Asiago. «E’ stata una mera provocazione – continua Gios – e sarebbe del tutto irrealizzabile, non solo per una questione di volontà ma anche per i problemi logistici che ne deriverebbero. Sono certo che i primi ad esserne contrari sarebbero gli americani stessi». Porto aveva proposto di trasferire la base americana all’aeroporto di Asiago dove lo spazio sarebbe stato sufficiente per creare strutture ed infrastrutture e per risollevare l’economia altopiansese appianando alcuni problemi come quello dell’ospedale di Mezzaselva e quello dell’aviazione da turismo. «Nonostante ritenga di non dover nemmeno discutere la proposta – prosegue Gios – sono d’accordo con Porto sul fatto che dobbiamo puntare su uno sviluppo sostenibile per incrementare la nostra economia. Ma le risorse su cui dobbiamo puntare sono l’agroalimentare, il turismo e l’ambiente». C o m e risollevare allora le sorti dell’aeroporto? «L’idea che abbiamo in mente è quella di creare un collegamento con il Trentino – spiega Gios – di concepire cioè l’aeroporto in chiave interregionale. Ho già parlato con alcuni sindaci trentini, tra cui quello di Folgaria, che ha accolto con entusiasmo la proposta. Una valorizzazione in quest’ottica sarebbe un’ottima opportunità sia per noi che per gli altopiani di Folgaria e Lavarone. Dobbiamo riportare ad Asiago gli amatori del volo a vela ed i proprietari degli aerei da turismo che in Euro- pa sono oltre 50 mila». «Valuteremo ora con il Cda dell’aeroporto le linee guida da seguire – conclude Gios – studiando le strategie di marketing che più si addicono al rilancio dell’aeroporto». Oltre a questo i progetti dell’amministrazione Gios prevedono di riportare nel capoluogo altopianese voli di linea settimanali charter che colleghino, con aerei di medie dimensioni come gli Atr, Asiago con le grandi città. Luigi Frigo Bettinado L’OPINIONE Una provocazione salutare L’ultima provocazione del sindaco di Roana, prof. Mario Porto, (cfr. “L’Altopiano” del 23 agosto ’08: “Portiamo qui il Dal Molin”) ha ottenuto due risultati considerevoli: 1.ha riportato sotto gli occhi degli Altopianesi la penosa condizione dell’ex ospedale elioterapico di Mezzaselva, ora dismesso e inutilizzato, lanciando un appello estremo, affinchè quanto prima si possa giungere ad una sua valorizzazione. 2.Ha esteso al nostro Altopiano il grande dibattito che, in maniera esemplare, la città di Vicenza sta portando avanti, ormai da due anni, in relazione al rifiuto o all’accettazione della nuova base militare americana Dal Molin. Dibattito che la domenica 05 ottobre ‘08 sfocerà in una consultazione popolare, in cui la popolazione di Vicenza esprimerà la sua volontà in merito alla destinazione dell’area interessata ad un uso sociale e comunitario (indicando il comune come legittimo proprietario) oppure ad un uso militare, cedendola agli Americani per la nuova base. Riconosciuto questo me- rito al prof. Mario Porto, ritengo che la sua “salutare provocazione” chieda almeno un paio di precisazioni: 1.A Vicenza non “si stanno facendo tante storie”, ma si sta portando avanti una grande azione civile e democratica , per dare un segnale forte di quanto sta avvenendo non solamente nella nostra città (con tutte le conseguenze negative derivanti dall’impatto di una simile operazione), ma anche a livello mondiale sul piano della corsa al riarmo e dello sfruttamento delle risorse del pianeta. Si potrà essere d’accordo o meno su questa scelta di campo per una radicale opzione di pace, ma non si può non riconoscere che questa aggregazione a Vicenza di donne e uomini di ogni estrazione sociale, politica e religiosa costituisca ormai un grande patrimonio di sensibilità attorno ai valori della pace, della giustizia, della solidarietà. Patrimonio prezioso da non minimizzare, ma da coltivare con cura, perché, qualunque potrà essere l’esito della base militare Dal Molin, non mancherà di dare i suoi frutti. 2.Mi sembra decisamente di pessimo gusto (anche nella sua valenza forzatamente provocatoria) la proposta di collocare la base militare all’aeroporto di Asiago. Che a poche centinaia di metri dal Sacrario militare si possa pensare di allestire un trampolino di lancio, da cui partiranno altri ordigni di devastazione e di morte per l’umanità mi sembra del tutto inaccettabile per la sensibilità e la memoria storica degli Altopianesi. 3.Su “l’impennata dell’economia altopianese”, definita colossale, molto ci sarebbe da dire, ma ci sarà tempo e modo, grazie anche al dibattito aperto dal prof. Mario Porto. Mi limito, per ora, semplicemente a dire che lo Stato italiano (quindi, ognuno di noi tramite le tasse) paga il 41% delle spese di gestione delle basi militari americane presenti in Italia (cfr. Documenti e Studi tratti dalle relazioni del Congresso e del Senato degli Stati Uniti d’America). 4.Segnalo, infine, come contributo alla riflessione uno splendido documento dal titolo “Una resistenza nel segno dell’amore”, redatto dal Coordinamento dei gruppi cristiani per la pace di Vicenza. Documento che è stato distribuito in 75.000 copie, soprattutto nelle parrocchie della città e della diocesi e che potrebbe essere positivamente ospitato anche da questo giornale. Antonio Santini www.giornalealtopiano.it 2 AAA Altopiano offresi per base americana Sarà anche solo una provocazione, ma l’idea di Mario Porto di candidare Asiago come luogo per realizzare il nuovo Dal Molin qualche discussione l’ha suscitata. Sembra comunque non si tratti di una proposta nuova: qualcuno in passato ci aveva già fatto qualche pensiero. Sempre di una provocazione si trattava, con lo scopo principale di attirare l’attenzione sul nostro magnifico territorio e diffonderne in via indiretta l’immagine turistica. Dall’America Alberto Carli Muller ci fa pervenire questo sue righe. Rimaste nel cassetto per due anni, le aveva scritte ancora nel dicembre 2006 inviandole poi ad un noto quotidiano locale, ma mai pubblicate. “AAA Altopiano di Asiago offresi per base Americana. Si assicurano aereoporto, caserme, svaghi e soprattutto lealtà per aver liberato l’Altopiano dalla schiavitù italiana. Direi che la vicenda del Dal Molin ha rotto i “coglioni” (parola da non censurare dopo il suo utilizzo da parte del Berlusca). Ogni giorno ci sono novità e proteste. Chi va a destra, chi a sinistra e chi sta in mezzo a guardare. Abbiamo capito che il governo Italiano (sia destra che sinistra) non farà mai nulla per mettersi contro gli americani. Ma non solo. Non farà mai nulla anche per difendere i nostri diritti di cittadini di montagna. E allora per protesta oltre chiaramente che per pubblicità occulta perchè non mettiamo un inserzione sui giornali: AAA Altopiano offresi agli Americani? Altro che Trentino, offriamoci come accadde nel 1400 con la repubblica di Venezia agli americani e sogniamo. Non dico si starà meglio, ma sicuramente peggio di adesso sara’ difficile. Ed ora sogniamo. Immaginate un Altopiano, i cimbri, vivere in armonia con il popolo americano, una zona franca. Altre 30.000 persone permanenti che affolleranno le giornate inutili di novembre. E non solo. Magari un giorno avremmo voli diretti per gli USA. Asiago – NYC, Asiago – Miami... Chiaramente le condizioni da porre saranno molte ma non sarà difficile. Green Card e americanizzazione di tutti i residenti altopianesi da almeno 2 generazioni come prima richiesta. Immaginiamo poi l’economia. Se va bene gli americani farebbero costriure l’autostrada che da Piovene Rocchette potrà arrivare fino ad Enego con uscite a Treschè Conca, Cesuna, Canove, Asiago, Gallio, Foza ed Enego appunto. Poi sarà il Trentino a voler passare sotto l’altopiano. E l’Italia? Scusate ma voi altopianesi vi sentite Italiani?” Una provocazione che forse un anno e mezzo fa avrebbe potuto sortire qualche effetto e che ora, grazie a Mario Porto, se non altro trova pubblicazione e fa comunque riflettere. l’Altopiano Sabato 6 settembre 2008 L’Altopiano srl - Società unipersonale Registrazione n. 10/02 del 04/12/2002 presso il tribunale di Bassano del Grappa Telefono servizio lettori: 348 - 3138606 Telefono servizio abbonati 349 - 6548872 Telefono per inserzioni pubblicitarie 338-1460517 E-mail: [email protected] [email protected] Direttore responsabile: Stefania Longhini Segretaria di redazione: Silvana Bortoli In redazione: Cesare Pivotto, Luigi Frigo Bettinado, Egidio Zampese, Martina Rossi, Gerardo Rigoni, Stefano Angonese, Stefania Simi, Giovanni Rattini, Beppa Rigoni Scit Hanno collaborato: Virginia Gianello, Aurora Carli, don Marco Pozza, Antonio Santini, Paolo Volpato, Fabrizio Carnino, Ivan Rigoni, Alberto Carli Responsabile grafico e impaginazione: Fabrizio Favaro Impaginazione: Davide Degiampietro - Grafica Altopiano Foto: Foto Verona - Archivio Giornale Stampa: Centro Stampa delle Venezie Via Austria, 19/b - 35217 Padova 8 Sabato 6 settembre 2008 ASIAGO Nel numero scorso abbiamo lanciato la proposta di Alberto Brazzale intesa ad unificare per certi versi la proposta turistica della montagna vicentina catalizzandola sotto il marchio “Alpi vicentine”; una proposta che Brazzale ha ampiamente motivato e che è vista dall’autore come una sorta di possibile soluzione per un rilancio ed un rafforzamento dell’offerta turistica. Ritenendo che essa debba essere valutata e sottoposta al giudizio ed all’analisi di chi fa del turismo la propria “missione”, abbiamo iniziato una carrellata di opinioni partendo dal presidente del Consorzio Turistico Asiago 7 Comuni, Domenico De Guio, e dall’Assessore al Turismo del Comune di Asiago, Roberto Rigoni. Il Presidente De Guio prende spunto dalla proposta di Brazzale per un’analisi ad ampio spettro del problema turismo sull’Altopiano, e non solo. <Devo dire che condivido, almeno in parte, questa volontà di aggregazione, cosa che come Consorzio abbiamo fatto e stiamo facendo da anni a più ampio spettro con il “Progetto Montagna”, da due anni diventato “Dolomiti e montagna veneta”, attraverso il quale con fondi regionali promuoviamo, a livello nazionale ed internazionale, questa realtà regionale come insieme di eterogenee proposte turistiche. Il Veneto è la prima Regione in Italia per presenze turistiche e può vantare la gamma completa dell’offerta (dal mare alla montagna, dal lago alle città d’arte alle terme, ecc.) eppure il marchio “Veneto” non è conosciuto come ad esempio quello “Trentino” perché finora si sono date proposte disgregate, ciascuna fine a sé stessa. Stiamo facendo molto lavoro per unificare queste realtà ma serve un’associazione ed un’unificazione di marchi che spesso si scontra con l’ancora presente esaltazione del campanilismo, del singolo, non riconoscendosi in qualcosa di superiore che è invece l’unica via vincente. A livello provinciale come Consorzio abbiamo in corso con “Vicenza è” e con la Provincia un dialogo che ritengo positivo e stiamo cercando di individuare settori di competenza in cui, senza nulla togliere alle altre realtà della provincia, Asiago (inteso come intero Altopiano) dovrebbe essere punto di riferimento per quanto riguarda la montagna vicentina. l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 3 Sull’idea «ALPI VICENTINE» parlano Domenico De Guio e Roberto Rigoni Condivisibile la volontà di aggregazione, ma l’unico nome catalizzatore resta quello di Asiago Non sono d’accordo su alcuni punti della proposta di Brazzale, come ad esempio quello della riconversione delle malghe che, anzi, ritengo debbano essere conservate alla loro funzione e rivalorizzate per l’insostituibile ruolo che rivestono nell’equilibrio del territorio; non mancano i rifugi, semmai può esserci la necessità di implementarli in maniera razionale e mirata. Condivido le tipologie di vacanza proposte ma occorre innanzitutto fare un’analisi comprensoriale delle potenzialità del territorio, del mercato e del target turistico e quindi, come seconda fase, uno sviluppo condiviso ed integrato del territorio, con il sereno e concreto coinvolgimento di tutti – enti locali, categorie e popolazione tutta – per un investimento nella programmazione e nello sviluppo della promozione e dei servizi. Il turismo ed il suo indotto ha infatti “arricchito o quanto meno permesso di vivere in altopiano” tutti; serve quindi un’autotassazione dell’intera filiera turistica per reperire i mezzi di investimento fatti con i carismi dell’imprenditorialità su cui basare il rinnovamento e l’ampliamento di strutture e servizi, lo sviluppo e la crescita, per guardare avanti senza vittimismi o compiaciuta passività ma puntando a seri programmi che vadano al di là dei mandati politici delle amministrazioni per dare quella sicurezza nei servizi (le altre stazioni invernali aprono il 5 dicembre garantendo l’innevamento delle piste, cosa che da noi non accade, per esempio) che oggi ancora manca, valorizzando le eccellenze, come quelle delle produzioni (dal formaggio ai mieli e marmellate, dal marmo ai salumi,dagli sci alle scioline) a cui il nostro territorio è molto legato oppure al notevolmente aumentato tasso qualitativo offerto dalle strutture alberghiere presenti. Come Consorzio abbiamo commissionato ad esperti uno studio che, valutando dati e variabili, darà la sua analisi, dopodiché a breve convocheremo tutte le categorie, puntando a far crescere un rapporto d’insieme ed a trovare obiettivi comuni per il prossimo futuro>. - Assessore Rigoni, come vede questa proposta, intesa come catalizzatore promozionale e pubblicitario; ha secondo lei una sua valenza, un senso “turistico”? <Apprezzo la proposta del Signor Brazzale; ogni idea utile ad ingenerare un dibattito sul nostro turismo è apprezzabile dal momento in cui noi stessi, amministratori comunali, stiamo sperimentando sempre nuove forme capaci di elevare il nome del nostro territorio e di rilanciarne l’appetibilità sotto il profilo turistico. La proposta di mettere in rete tutte le potenzialità della montagna vicentina mi trova d’accordo e penso che ciò sia negli obiettivi della Provincia di Vicenza, la quale ha assunto dalla Regione la delega sul turismo proprio con l’obiettivo di valorizzare maggiormente le risorse turistiche in una chiave di tipo “provinciale”; sono d’accordo con il Vostro lettore anche quando propone di unificare tutta la montagna vicentina sotto la denominazione di “Alpi Vicentine” ma ritengo assolutamente imprescindibile la necessità di esaltare le specificità del nostro territorio e la rilevanza sotto il profilo turistico del nome “Asiago”>. - Ritiene la cosa “fattibile”, anche tenendo conto dei noti e non ancora superati “campanilismi” esistenti? <Francamente, non penso che la denominazione di “Alpi Vicentine” possa far scaturire i “campanilismi” ancora da noi presenti, altrimenti non si capirebbe il perché, ora come ora, noi stessi usiamo collocarci nelle “prealpi vicentine”, si tratterebbe semplicemente di un cambio di denominazione, anche condivisibile, alla luce delle pertinenti argomentazioni avanzate dal signor Brazzale, dal quale, però, non potrebbe derivare l’annacquamento del nome di “Asiago” e di tutto il suo comprensorio, solo ed unico catalizzatore della domanda turistica. Personalmente ritengo che il problema sia di altro tipo. La nostra offerta é vendibile in quanto associata ad “Asiago”; è questo il messaggio che deve giungere pulito al turista, ogni altra denominazione (Altopiano di Asiago, Altopiano dei Sette Comuni, Asiago Sette Comuni ecc.) contribuisce ad ingenerare sul mercato confusione e disorientamento sulle caratteristiche della nostra offerta >. - Pensa che un’operazione come questa faciliterebbe la promozione e darebbe risultati tangibili? <Non mi ritengo un esperto di marketing ma in questi anni di esperienza amministrativa ho potuto comprendere come il nostro territorio abbia bisogno di essere immediatamente riconoscibile come area insistente su territorio montano; troppo spesso, invece, giungono messaggi distorti che tendono a dissociare la nostra splendida località dalle altre località di montagna e ciò determina l’allontanamento del turista potenzialmente più attratto dalla montagna “vera”>. - E’ realizzabile una sorta di unità d’intenti e di cassa comune anche sul piano economico per creare i presupposti di fattibilità ad una promozione della nostra montagna a tutto tondo? <Asiago ed il suo comprensorio presentano delle specificità ed un’offerta tale da non poter essere associate a quella del Monte Grappa o a quella di Recoaro; con tutto il rispetto che nutro verso queste località montane della Provincia di Vicenza, ritengo che, in questi anni, sia pur con difficoltà, i Comuni dell’Altopiano ed il Consor- zio Turistico abbiano svolto un grande lavoro di promozione e di rilancio della nostra immagine turistica sia in termini di infrastrutture che di qualità negli eventi e nei servizi offerti al turista, lavoro che ha premiato il territorio con un enorme numero di presenze rendendolo la principale realtà turistica della Provincia di Vicenza e tra le prime nel Veneto, ciò appare testimonianza inequivocabile dell’ancora forte interesse che il turista nutre verso di noi>. Cesare Pivotto LE TRINCEE DELL’ALTOPIANO ALL’ALTARE DELLA PATRIA Nell’anno in cui si celebra il 90° anniversario dalla fine della prima guerra mondiale, tra le molteplici iniziative vi è stata quella autorevole dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito che, nell’ambito della mostra “Storia di Uomini e di Armi”, allestita all’Altare della Patria per le celebrazioni per il 147° Anniversario della costituzione dell’Esercito, ha dedicato ampio spazio all’ illustrazione di luoghi, reparti, uomini e armi protagonisti della grande guerra sul fronte italiano. E grazie alla disponibilità manifestata dal Col. Antonino Zarcone, Capo Ufficio Storico dell’Esercito, l’Ecomuseo della Grande Guerra delle Prealpi Vicentine ha potuto esporre alcuni pannelli illustrativi degli ambiti più significativi interessati dai lavori di ripristino delle trincee e dei manufatti di guerra previsti dal “Progetto di Tutela del Patrimonio storico della prima guerra mondiale – L 78/2001”: l’Ortigara, il Monte Cengio, il Pasubio e le fortezze dell’Altopiano di Asiago e delle Prealpi Vicentine. E così migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo – il Vittoriano trovandosi nel cuore di Roma è visitato ogni anno da milioni di turisti – hanno potuto conoscere la realtà storica dell’Altopiano e prendere contatto attraverso i pannelli e le brochure con un territorio che si appresta ad accogliere, sempre più numerosi, i “viaggiatori nella storia”. Altamente significativo è il messaggio simbolico della presentazione, se si tiene presente che nell’ala in cui è allestita la mostra sono custodite le spoglie del Milite Ignoto, non più all’esterno dove originariamente erano state tumulate, ma nella cripta interna che è stata aperta per l’occasione. E altrettanto forte è il messaggio che la Montagna vicentina, ed in particolare l’Altopiano dei Sette Comuni, invia per ribadire che la storia si può conoscere e vivere sul campo, alla scoperta di un territorio che offre elementi storici e naturali unici al mondo. Paolo Volpato 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 4 Il prof. Alfredo Paiola è il nuovo Dirigente dell’Istituto Superiore di Asiago ATTUALITA’ Momento di molti cambiamenti ai “vertici” della scuola asiaghese, visto che dal 1° settembre sono cambiati tutti i Dirigenti Scolastici dei tre ordini di scuola presenti nel capoluogo altopianese, dalla scuola primaria a quella secondaria di primo e di secondo grado. Alla guida del complesso ed articolato Istituto Superiore (nato 3 anni fa, nell’anno scolastico 2005/06, dalla <fusione> forzata fra l’ITC e Liceo “Pertile” e l’IPSIA “Lobbia”, e condotto con competenza e passione in quest’arco di tempo non facile dalla prof.ssa M. Giovanna Rettore) è arrivato il prof. Alfredo Paiola, nato a Castelguglielmo (RO) il 21 marzo 1951 e residente a Lendinara, coniugato, già docente di diritto; negli ultimi 3 anni ha intrapreso la carriera di dirigente in vari istituti del rodigino, ultimo dei quali l’I.I.S. “Colombo” di Adria, molto simile per tipologia scolastica all’istituto asiaghese. Il neo immesso in ruolo dirigente scolastico è al lavoro nella sua nuova sede solo da due giorni quando lo incontro nel suo ufficio. Prof. Paiola, come mai da Rovigo proprio ad Asiago? “E’ stata una scelta di vita – esordisce “Lavorare a stretto contatto col territorio con serietà ed impegno” - a me ed a mia moglie piace molto la montagna ed Asiago è una località che conoscevo per esserci venuto varie volte in passato. Poi la sede e la tipologia dell’Istituto mi stimolava molto sotto il profilo della sfida professionale e sono molto contento di aver fatto questa scelta che, ho già avuto modo di constatare, mi consentirà di lavorare in un ambiente che definisco e ritengo privilegiato”. Quali sono le sue prime impressioni? Quali i suoi intendimenti? “Per prima cosa voglio sottolineare che mi sento un po’ come uno che sale su di un treno in corsa, e che quindi intendo rispettare il lavoro fatto da chi mi ha preceduto cercando di dare il meglio di me stesso per con- tribuire ad obietti- vi comuni, in un gioco di squadra che vede tutti i suoi protagonisti, da me a tutti i miei collaboratori, impegnati: se le cose andranno bene sarà merito di tutti, ciò che dovesse non funzionare sarà invece da addebitare a me, visto che questo rientra nel ruolo che sono venuto a ricoprire. L’importante è non dimenticare che siamo al servizio dei ragazzi e che l’obiettivo e di farli crescere, dando loro la possibilità di crearsi competenze importanti per la loro vita futura. I ragazzi hanno bisogno di offerte didattiche qualificate. Sarà fondamentale lavorare a stretto contatto con il territorio, visto che la scuola ne è elemento fondamentale, collaborando con gli enti e con le realtà presenti per farla crescere nel rispetto delle aspettative del territorio e della gente; punteremo a sfruttare al massimo collaborazioni a margine, sfruttando gli spazi che l’autonomia concede, consentendo fasi operative utili a dare risposte giuste ed adeguate”. Pof. Paiola, mi sembra di capire che guarda avanti con ottimismo! “La scuola è già ben organizzata ed in grado di metabolizzare tutti i processi educativi che arrivano, ci sono le strutture, ho già avuto modo di verificare come esistano importanti risorse di personale di cui si può capitalizzare la grande disponibilità e l’attaccaIl prof. alla mento Alfredo Paiola scuola, evidentemente frutto di professionalità ma anche di qualcosa in più, che ho già riscontrato. Esistono insomma le condizioni per fare bene, tutti insieme; in questi tre anni (questo la durata del contratto, ndr) ci sono potenzialità da <sfruttare> per puntare al miglioramento ed alla crescita della scuola, al servizio dei ragazzi, delle famiglie, del territorio, tutti insieme, all’insegna di due cose che ritengo fondamentali: serietà ed impegno”. Cesare Pivotto Olmi festeggiato a Venezia Presente il Consorzio Turistico con tutti i prodotti tipici Asiago e l’Altopiano sono scesi in laguna per rendere omaggio al regista Ermanno Olmi premiato con il Leone d’oro alla carriera dalla Biennale di Venezia. A vent’anni dal Leone d’oro vinto con il film “La leggenda del santo bevitore” Olmi è stato il protagonista assoluto nella serata di preapertura della 65^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica con la proiezione del film vincitore nel 1988. L’Altopiano ha riservato al regista una grande festa alla fine della proiezione del film all’Arena di Campo San Polo con un buffet offerto a tutti gli spettatori con i prodotti tipici di Asiago, dal formaggio del Caseificio Pennar ai prodotti del salumificio San Domenico, alle marmellate dell’azienda Rigoni ed organizzato dal Consorzio Turistico in collaborazione con il Comune di Asiago, la cantina Astoria, il servizio catering Palladio e con l’Istituto alberghiero di Asiago. Momento più ufficiale invece a Palazzo Querini Dubois, sede della Biennale, con pietanze sempre preparate con prodotti altopianesi con interventi del maestro Manoel Oliveira, del presidente della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Paolo Baratta del direttore Marco Müller, del sindaco di Venezia Massimo Cacciari ed infine del sindaco di Asiago Andrea Gios che ha sottolineato “l’appartenenza di Olmi all’Altopiano” nel donargli un’opera su legno dell’artista vicentina Marika Vicari raffigurante il sottobosco. “Ho la fortuna di vivere in un luogo dove ogni giorno posso osservare la Natura che, istante dopo istante, celebra la festa della vita. – ha dichiarato il regista - .E così deve essere ogni altra festa: una lieta occasione per vivere in pacifica confidenza, una tregua degli affanni quotidiani, una felice opportunità per renderci disponibili all’amicizia.” Una ottima riuscita quindi quella dell’altopiano in laguna tra l’altro l’unico ente territoriale che sia mai stato associato alla Biennale grazie anche al fatto che Olmi, nelle sue opere, ha sempre descritto l’uomo comune, la terra, il territorio e riuscendo questa volta a far uscire dai palazzi anche la Biennale. Giusto riconoscere anche il merito della riuscita della serata alla professionalità degli organizzatori, Leonardo Longhi, Stefano Turrini e Giuliano Dall’Oglio. Alla stampa italiana e estera presente, oltre 100 testate, è stata donata una cartella contenente una riproduzione dell’opera di Vicari, alcuni scritti di Olmi e Mario Rigoni Stern nonché il discorso ufficiale del sindaco di Asiago, oltre a depliant promozionali del territorio. Gerardo Rigoni Chi dona regala il mondo Uno slogan che unisce idealmente tutti i donatori “Chi dona regala il mondo” accompagnerà il “Week-end del Donatore” in programma ad Asiago il 13 e 14 settembre, per festeggiare i 35 anni di fondazione dell’Aido e i 40 anni dell’Avis. Due giornate con un programma particolarmente ricco, che saranno aperte da un importante incontro sul tema “La Donazione in Italia”, al quale parteciperanno esperti e ospiti prestigiosi. Alle ore 21 nella Sala della Reggenza della Comunità Montana, presentati da Giandomenico Cortese, si susseguiranno gli interventi di Valerio Alberti, direttore generale dell’Ulss n. 3, Armanda Diamatini del Centro Trasfusionale di Bassano, Leonardo Cinetto, dirigente medico di Primo Livello, Massimo Pedrotti, primario di oculistica dell’ospedale di Vicenza, Bruno Zamberlan, presidente provinciale Aido, Enrico Iseppi, presidente provinciale Avis; presenzierà il sindaco di Asiago Andrea Gios, mentre ospite d’onore della serata sarà Ermanno Olmi, Leone d’Oro alla Carriera. Il giorno successivo, domenica 14 settembre, l’intenso programma prenderà il via al Piazzale dello Stadio del Ghiaccio con il raduno dei gruppi Aido e Avis con i rispettivi labari, che mezz’ora dopo sfileranno in corteo fino al Municipio di Asiago in Piazza II° Risorgimento. Alle ore 10 il via alla “1^ Corsa del Donatore “Città di Asiago”, marcia non competitiva di 6 km (su un circuito di 2 km da percorrere 3 volte) attraverso il parco Brigata Regina e il centro di Asiago. Le premiazioni dei concorrenti, divisi nelle categorie uomini e donne, sono in programma alle 11, mentre a mezzogiorno in Duomo S. Matteo verrà celebrata la S. Messa. In conclusione, il pranzo dell’Anniversario, al palatenda presso il Centro Giovanile, ospiti il Presidente e l’Alfiere di ogni gruppo Aido e Avis. I presidenti Aido e Avis dell’Altopiano, Mario Rigoni e Lorenzo Forte, ricordano che per assistere all’incontro “La Donazione in Italia”, per iscriversi alla Corsa del Donatore e per partecipare al pranzo è necessario compilare il modulo di prenotazione stampato nel pieghevole del programma. Per informazioni è possibile chiamare uno dei seguenti numeri telefonici: 347 2935443 (Mario) 348 3240319 (Mattea). S.B. 8 l’Altopiano Sabato 6 settembre 2008 ATTUALITA’ www.giornalealtopiano.it 5 Si unaugurera’ nei prossimi giorni la nuova sede del liceo scientifico L’opera è costata oltre 2 milioni 100 mila euro - In appalto i lavori per la ristrutturazione dell’ex Villa Zecchin Si avvicina a grandi passi l’inizio di un nuovo anno scolastico che, per gli studenti della sezione di Liceo Scientifico dell’Istituto Superiore di Asiago, vorrà anche dire entrare nella nuovissima sede realizzata sul lato sud della palestra; nei due piani del nuovo “corpo” trovano spazio le nove aule didattiche e l’aula da disegno (tutte interamente arredate a nuovo con banchi, sedie, cattedre, lavagne, mobiletti, ecc.), oltre alla biblioteca e ad alcuni vani tecnici. L’edificio, progettato da un pool coordinato dall’architetto portoghese Gonçalo Byrne, è stato realizzato nei tempi programmati (meno di due anni, visto la data d’inizio dei lavori è stata il 3 ottobre 2006) dalla ditta “Andreola Costruzioni Generali S.P.A.” di Loria - TV, appaltatrice dei lavori, ed è costata alla Provincia oltre 2 milioni 100 mila euro. L’architettura è decisamente “particolare” e fuori dai canoni per la tipologia tipica della montagna, ritagliandosi così uno spazio tutto suo di originalità. Le fondazioni sono di tipo continuo a trave rovescia, con pali trivellati posizionati nella zona di terreno molle; la struttura portante dell’edificio (verificata anche rispetto agli eventi sismici) è stata realizzata con muri perimetrali e da pilastrature in cemento arma- to, rivestiti esternamente in marmo Rosso di Asiago e internamente da contropareti in laterizio o, in alcuni casi, in cartongesso; i solai sono in laterocemento, così come il tetto a falda inclinata ricoperto in lamiera di alluminio naturale con camera di ventilazione. Tutta la superficie interna della scuola vede la sistemazione di controsoffitti (realizzati con lastre microforate ad elevato assorbimento acustico nelle aule, con lastre di tipo idrorepellente per ambienti umidi nei bagni), sopra i quali sono state inserite tutte le canalizzazioni impiantistiche, elettriche e termomeccaniche, nonché i corpi illuminanti. Se tutto è stato fatto e completato sul piano tecnico, sulla funzionalità della struttura si dovranno attendere le verifiche dei fatti ma quel che è certo è che si è puntato a creare e realizzare spazi e luminosità moderni e confortevoli. Già da lunedì prossimo 15 settembre, primo giorno di scuola, studenti ed insegnanti di liceo entreranno nelle loro nuove aule e potranno così verificare di persona, per esprimere poi il loro giudizio. La cerimonia di inaugurazione si terrà nell’ultima settimana del mese di settembre (al momento in cui scrivo non è ancora stata fissata la data), in forma ufficiale e con la presenza di molte autorità politiche della Provincia, dei titolari e tecnici della ditta Andreola, dei progettisti, dei tecnici della Provincia (dall’arch. Sandra Brentan al geom. Luca Vellar, che ha seguito in prima persona l’esecuzione dei lavori), di autorità politiche ed amministrative locali e, naturalmente, di autorità scolastiche, dall’attuale (freschissimo di nomina) nuovo Dirigente dell’Istituto Superiore di Asiago, prof. Alfredo Paiola, al prof. Sergio Bonato, ex preside dell’Istituto per quasi un trentennio dal 1978 al 2005, alla prof.ssa M. Giovanna Rettore, che ha lasciato la guida dell’Istituto proprio in questi giorni dopo 4 anni trascorsi sull’Altopiano. Ma a breve si apriranno, sempre nell’area di proprietà della Provincia, altri cantieri; probabilmente nella prossima primavera prenderanno infatti il via i lavori di ristrutturazione dell’ex Villa Zecchin (dove saranno ospitate, nei tre piani dell’attuale edificio, otto aule) e del suo ampliamento a “U” sul retro, con un piano terra che ospiterà tutti i servizi (cucine, pasticceria, lavanderia ecc.) ed un piano superiore dove verranno realizzati gli spazi per il bar e per la sala da pranzo, con un costo previsto di 1 milione 400 mila Tre settimane di stage in Galles Borsa di studio per tre studenti del settore turistico Sono partiti lunedì 1° settembre alla volta di Liverpool tre studenti del settore turistico dell’Istituto superiore di Asiago; non per fare turismo, però, bensì per usufruire di una borsa di studio per merito nell’Ambito del “Progetto Leonardo”, fortemente voluto dall’ormai ex Dirigente dell’Istituto asiaghese prof.ssa M. Giovanna Rettore e seguito dal prof. Franco Sella. Sulla base della graduatoria di merito conseguente alle risultanze finali dell’appena concluso anno scolastico, i tre migliori studenti della classe quarta, vale a dire Valentina Ambrosini (di Cesuna), Sara Panozzo (di Canove) e Michele Pezzin (di Asiago), si sono aggiudicati il diritto di effettuare uno stage di perfezionamento di tre settimane all’estero in lingua inglese (assieme ad altri ragazzi di altre scuole della pianura) ed al loro ritorno inizieranno, pur se con qualche giorno di giustificatissimo ritardo, la classe 5^D (settore Turistico). Valentina e Sara faranno la loro esperienza presso la “Liverpool School of English”, mentre Michele imparerà a fare la guida al “Williamson Tunnel” sempre di Liverpool; un’occasione nuova ed in più per i nostri ragazzi che non devono più aspettare solo l’ambito universitario per riuscire a migliorare grazie a stages all’estero anche durante il corso di studi della scuola secondaria. Cesare Pivotto euro. E’ già stata avviata anche l’istruttoria per appaltare i lavori che prenderanno probabilmente il via in contemporanea e che porteranno alla realizzazione di un altro edificio che ospiterà un auditorium da circa 300 posti a sedere; l’opera verrà realizzata sul retro della nuova sede del Liceo e comporterà un investimento previsto di 1 milione 300 mila euro. Per entrambe le opere di può ra- gionevolmente preventivare la possibile ultimazione dei lavori entro due anni, all’inizio dell’anno scolastico 2010/ 11. Cesare Pivotto 8 l’Altopiano Sabato 6 settembre 2008 www.giornalealtopiano.it 6 La Borsa telematica dell’Asiago Dop ASIAGO Uno strumento moderno ed autorevole per dare visibilità al prodotto e consentire agli operatori del settore di accorciare la filiera con una nuova modalità d’incontro tra domanda e offerta. E’ la Borsa Merci Telematica Italiana, il mercato telematico dei prodotti agricoli, agroalimentari ed ittici nel quale è entrato ieri anche l’Asiago Dop. L’operazione, promossa dalla Camera di Commercio di Vicenza, è stata presentata nei giorni scorsi nel Municipio di Asiago. Alla presentazione sono intervenuti il sindaco di Asiago Andrea Gios, il Commissario Straordinario della Camera di Commercio di Vicenza Dino Menarin, il Presidente del Consorzio di Tutela dell’Asiago Dop Roberto Gasparini, il presidente della Borsa Merci Telematica Italiana Francesco Bettoni e il consigliere della BMTI Diego Meggiolaro. L’apertura del mercato telematico dell’Asiago consente agli operatori di allacciare nuovi canali commer- Consente agli operatori di allacciare nuovi canali commerciali, con la possibilità di aumentare le proprie opportunità di business – Gios: “Una scommessa, ma serve attenzione” ciali, con la possibilità di aumentare le proprie opportunità di business e assicura maggiore efficienza e razionalità al mercato, determinando in tempi rapidi e in modo trasparente i prezzi realizzati e i quantitativi scambiati. “Con tre obiettivi fondamentali – ha sottolineato Francesco Bettoni – ovvero la difesa e la tutela delle produzioni tipiche dalla contraffazione, la trasparenza assoluta, dal momento che possono entrarvi solo gli operatori accreditati, e l’opportunità per il sistema agroalimentare italiano di uscire dall’anonimato entrando in un sistema estremamente virtuoso”. “Con l’augurio – ha detto Dino Menarin – che l’Asiago abbia lo stesso successo dei formaggi grana che grazie al mercato telematico stanno sviluppando volumi significativi”. Per l’apertura del mercato telematico dell’Asiago è stato costituito uno specifico Comitato di filiera, con sede presso la Camera di Commercio di Vicenza che ha redatto il regolamento speciale successi- vamente approvato dalla Deputazione Nazionale organismo superiore che regola l’andamento della borsa. “Va sottolineato – ha aggiunto Bettoni – che questo è il primo mercato telematico al mondo che garantisce la solvibilità del prezzo dove cioè si ha la certezza che il contratto stipulato per via telematica ha la stessa efficacia ed efficienza della vecchia stretta di mano. Ricordo, ad ulteriore garanzia di trasparenza e serietà, che l’intermediatore (ovvero la società di gestione della piattaforma telematica, ndr) non percepisce un centesimo di euro sulle transazioni”. Il mercato dell’Asiago va ad aggiungersi ai 32 mercati telematici attivi sulla Borsa Merci Telematica Italiana sui quali dal 2002 ad oggi sono stati raggiunti risultati importanti: 8.716 contratti, pari a 1.394.318 tonnellate di prodotto transato, per un ammontare di circa 400 milioni di euro di valore scambiato. “E’ sicuramente un’opportunità importante per la nostra economia – ha detto il sindaco Andrea Gios – al prodot- Angela Gritti, diva da autografi La pornostar asiaghese è una delle più richieste d’Europa E’ di Asiago una delle più richieste porno star d’Europa. Nel sito internet “Facciamo tardi”, l’asiaghese Angela Gritti è seconda solo alla romana Roberta Missoni. E a lei piace cavalcare il treno della notorietà che le sta dando un sacco di soddisfazioni. “Sei tu Angela Gritti ? - racconta con una punta d’orgo- glio la porno diva - mi hanno chiesto alla stazione Termini di Roma alcuni giovani. Ho risposto di sì e subito mi hanno chiesto fotografie e hanno voluto l’autografo”. “Ho cominciato con esibizioni nei club privèe e lap dance nove anni fa – dice Angela - Ma da tre anni interpreto anche film. Ne ho già girati 21”. Che tipo di pubblico assiste ai suoi spettacoli? “Un pubblico misto formato sia da giovani che da persone di mezza età che vengono a vedermi per svago, per passare qualche ora fuori dai problemi del lavoro e dalla famiglia”. Perché ha scelto il nome d’arte Angela Gritti? “Perché sono veneta. Ho deciso di cambiare nome dopo aver conosciuto il fiorentino Silvio Bendinelli di Show Time tre anni fa iniziando ad interpretare film con Maurizio Tangeri”. Le piace la professione di porno star? “Mi appassiona molto. E mi dà tante soddisfazioni anche la parentesi televisiva”. In che senso? “Sono nota al pubblico televisivo per le trasmissioni di Corrado Fumagalli su Televenezia e Sky Tv”. I suoi paesani come la pensano? “Mi apprezzano. Ho moltissimi fans anche altopianesi”. Egidio Zampese Nella foto, Angela Gritti, la porno star asiaghese tra le più famose d’Europa. to di qualità si abbina la storia della nostra terra e questo a livello di marketing può dare risultati elevati. Un timore c’è: che una borsa telematica possa annacquare un prodotto particolare e di nicchia come il formaggio che si produce sull’Altopiano. E’ comunque una scommessa da fare mettendoci la necessaria attenzione”. Stefania Longhini Che buono il formaggio sotto il cielo di Asiago Ben 58 formaggi da quattro province, Udine, Trento, Vicenza e Verona, hanno partecipato al concorso interregionale dei formaggi di montagna a latte crudo “Formaggio sotto il cielo di Asiago”. La manifestazione, organizzata da Vicenza Qualità e dalla Coldiretti di Vicenza, arrivata alla sua ottava edizione, ha visto una ventina tra malghe e caseifici contendersi lo scettro del miglior formaggio prodotto in sei categorie; fresco, vecchio e stravecchio di malga e altrettanti prodotti in caseificio. Già durante tutta l’estate, con la manifestazione “Malghe aperte”, gli ospiti dell’Altopiano hanno potuto scoprire il mondo dell’alpeggio e come viene prodotto il formaggio Asiago d’allevo attraverso visite gui- date, laboratori didattici, degustazioni a tema e iniziative turistico-culturali molto apprezzate dal pubblico. Questa manifestazione è il culmine del percorso a cui è stata abbinata anche la mostra del formaggio Stravecchio di malga e la mostramercato dei prodotti tipici e certificati dal Consorzio “Sapori del Palladio”, che raggruppa le eccellenze agroalimentari della provincia. I vincitori, decretati da una giuria di esperti, sono per i formaggi di malga nella categoria fresco, Malga Biancoia a Conco di Edoardo Martinello, per il vecchio Malga Valcoperto a Grigno di Patrizia Cengio Baggio e per lo stravecchio la Malga Zebio ad Asiago di Maria Luisa Pancrazio. Per i formaggi da caseificio il miglior fresco è stato giudicato quello del Caseificio Gugole di San Giovanni Ilarione in provincia di Verona, per il vecchio quello di Sabbionara di Avio in provincia di Verona e per lo stravecchio l’azienda agricola Waister di Canove di Roana. Anche il pubblico ha avuto il suo ruolo assegnando il premio “Città di Asiago”, dedicato al miglior formaggio stravecchio prodotto nelle malghe di Asiago, alla Malga Porta Manazzo di Antonio Rodeghiero. G.R. Nominato il nuovo primario di oculistica al San Bassiano Simonetta Morselli, vicentina, è il nuovo Direttore della Struttura Complessa di Oculistica dell’Ospedale San Bassiano.Poco più che quarantenne, il nuovo Primario arriva al San Bassiano dalla Struttura Complessa di Oculistica dell’Azienda Ospedaliera di Verona dove si è specializzata - “cum laude”, nel 1995 - in Oftalmologia. Nella stessa Verona si occupa principalmente di chirurgia del segmento anteriore dell’occhio, cioè di chirurgia della cornea (compresi i trapianti e la nuova tecnica di “cross linking” per il cheratocono, il trapianto di cellule endoteliali e la correzione dei difetti di vista con laser e con bisturi), del glaucoma, della cataratta, della cataratta congenita e delll’inserimento di lenti intraoculari per alta miopia. In questa specifica branca ha assunto – nel 2005, nell’Azienda di Verona – l’incarico di “alta specializzazione”, pur non trascurando la chirurgia del segmento posteriore dell’occhio (quella riguardante il vitreo e la retina). A Verona è oggi incaricata anche del Servizio di Day Surgery Oculistico (chirurgia in giornata). Ha nel suo curriculum oltre 4.000 interventi chirurgici di cataratta e di cataratta e glaucoma, circa 600 interventi per la correzione della miopia, dell’astigmatismo e della ipermetropia, oltre 50 trapianti di cornea, 120 tra distacchi di retina e vitrectomie per patologie vitreo retiniche. Molto attiva nell’ambito scientifico nazionale ed europeo, Simonetta Morselli vede con entusiasmo e progettualità il Primariato al San Bassiano, dove il Direttore Generale – Valerio Alberti – la accoglie con la certezza di aver nominato un’ottima professionista, di rilevante spessore scientifico, ma anche di intensa umanità. Il nuovo Primario prenderà servizio il prossimo 1° ottobre. 8 Sabato 6 settembre 2008 ASIAGO Nell’annuale Festa dell’Anziano, tenutasi a Villa Rosa ad inizio dello scorso agosto e che ha visto la presenza di oltre seicento persone, il programma della giornata ha riservato numerosi momenti intensi. L’evento, organizzato dall’Opera Immacolata Concezione in collaborazione con il Comune di Asiago e il Gruppo Alpini di Asiago, si è aperto con la messa delle 11, celebrata dal parroco di Asiago don Roberto Bonomo, assieme a don Romeo Martello, sacerdote di Villa Rosa, e a padre Galante dell’O.I.C. di Padova. La messa è stata animata, come sempre nelle occasioni importanti, dal Coro degli ospiti di Villa Rosa, diretti dalla coinvolgente maestraAndreja Ravnic. Nato circa due anni e mezzo fa su idea del direttore dell’O.I.C. di Asiago Paolo Mantese, il coro si è confermato con il passare del tempo una realtà importante, centrando in pieno l’obiettivo del progetto “Cantiamo insieme”, ovvero quello di coinvolgere gli ospiti sia in modo attivo che d’ascolto. “Il canto – commenta Jerta Tessari, educatrice a Villa Rosa – è uno strumento interessante, in grado di aprire nuovi canali di relazione, risveglia i ricordi del passato, suscita emozioni, crea nuovi le- l’Altopiano 7 L’emozione di cantare insieme, risvegliando i ricordi del passato Il Coro di Villa Rosa anima feste religiose, ricreative e di compleanno gami, coinvolge emotivamente sia chi canta che chi ascolta, favorendo la partecipazione anche dei soggetti più isolati”. Dallo scorso anno i componenti il coro, venticinque – trenta persone, hanno una loro divisa, contraddistinta da un gilet rosso sul quale la signora Antonietta Rigoni (assistente di un ospite della struttura) ha ricamato una nota musicale e il nome del coro. Le prove si svolgono due volte la settimana, il lunedì e giovedì, e il gruppo, oltre ad animare le messe più importanti, canta anche in occasione di feste ricreative e compleanni. “Cantare – continua Jerta – è fra le atti- vità che gli ospiti apprezzano maggiormente. Con la musica inoltre si riesce a coinvolgere altra gente, numerosi volontari, anche giovani, dando vita a bei momenti in compagnia. A volte il coro canta assieme alla Villa Rosa Band, gruppo musicale che accomuna persone dipendenti e non dell’O.I.C. di Asiago. Il repertorio va dai brani religiosi, alle canzoni popolari e folk, ma anche canti di montagna e degli alpini, imparati in occasione dell’adunata di due anni fa. Il brano che riesce meglio è “Chitarra romana”, ma quello che piace loro di più è “La mula de Parenzo”, che can- tano a squarciagola”. A insegnare i brani, accompagnando i canti con la pianola, e cantando a sua volta, è la maestra Andreja Ravnic, che con impegno ha per prima studiato e imparato le canzoni del repertorio del coro. “Occuparmi del Coro di Villa Rosa – commenta con tono che lascia trasparire una grande passione – è per me una cosa stupenda. Vedo tanto entusiasmo, molto di più di quello che si può notare nei ragazzi e nei giovani che hanno grandi SCENDE IN CAMPO LA FORMAZIONE Si tiene domenica 7 settembre a Granezza-Monte Corno la tradizionale Commemorazione dei 250 caduti della Divisone Alpina “Monte Ortigara”, di tutte la formazioni Partigiane, del Corpo Italiano di liberazione e dei campi di internamento e prigionia. L’appuntamento è organizzato dal Comitato Permanente per le commemorazioni della Resistenza dell’Alto Vicentino ed i Comuni di Asiago, Lugo di Vicenza e Lusiana, con l’Associazione Volontari della Libertà e la Federazione Italiana Volontari della Libertà. Nella Resistenza e nella guerra di Liberazione si trovano le basi storiche ed i valori civili e patriottici che hanno dato all’Italia la Repub- Molti i corsi formativi in autunno proposti dalla Confcommercio per gli operatori del terziario Partirà a fine settembre la prima iniziativa formativa programmata per l’autunno dal mandamento Confcommercio di Asiago rivolta agli operatori del terziario. Si tratta del corso di “somministrazione e vendita di prodotti alimentari”, della durata di 120 ore, che abilita all’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande (ristoranti, bar, pizzerie, ecc.) e a quella di commercio di prodotti alimentari. I corsi si terranno presso l’Istituto Superiore di Asiago, in Via Matteotti, 115 e il calendario prevede lezioni, in orario pomeridiano dalle ore 14.30 alle 18.30, tutti i lunedì, mercoledì e giovedì dal 29 settembre al 4 dicembre 2008. Per partecipare al corso è necessario essere in possesso del titolo di studio di licenza media inferiore o aver conseguito otto anni di frequenza alla scuola dell’obbligo. Al termine del percorso formativo, che ha frequenza obbligatoria, è previsto un esame scritto ed un colloquio orale. Quello abilitante per i pubblici esercizi non sarà però l’unico corso previsto in autunno nell’Altopiano. “Abbiamo ac- www.giornalealtopiano.it colto le esigenze di aggiornamento professionale dei nostri associati- informa Corrado Finco, presidente del mandamento asiaghese della Confcommercio- e offerto la possibilità di frequentare i vari corsi nella nostra zona, senza spostarsi nel capoluogo provinciale e l’interesse è alto, non solo per quelli obbligatori ma anche per le iniziative di formazione legate al marketing o mirati alle esigenze di singole categorie”. Nell’area sicurezza saranno infatti programmati, sempre nel mandamento Confcommercio di Asiago, alcuni corsi specifici. Il primo, corso per addetti al pronto soccorso, è rivolto ai lavoratori designati quali incaricati del primo soccorso aziendale, che sarà sviluppato secondo le modifiche normative, di cui al D.M. 388/ 03 ed avrà una durata com- plessiva di 12 ore, con obbligo di frequenza a tutte le lezioni. L’altro percorso formativo è rivolto agli addetti alla prevenzione incendi – livello di rischio medio, corso obbligatorio per il lavoratori designati quali incaricati della prevenzione incendi in imprese dal livello di rischio medio, che sarà sviluppato secondo il Testo Unico 81/2008 e il D.M. 10.03.98 con una durata complessiva di 8 ore e obbligo di frequenza. I corsi sulla sicurezza si terranno in autunno e verranno opportunamente pubblicizzati ma già fin d’ora per informazioni ed iscrizioni si possono contattare la segreteria mandamentale della Confcommercio di Asiago (tel 0424 460150) o il Servizio Formazione della sede di Vicenza (tel. 0444 964300). Per la fine dell’autunno inoltre è prevista la ripresa dei corsi riservati agli addetti alla manipolazione delle sostanze alimentari ( ex libretto sanitario ) che per le passate edizioni ha visto la partecipazione di oltre 900 addetti tra titolari di aziende commerciali, collaboratori e dipendenti. capacità e velocità di apprendimento, ma non lo stesso trasporto e fervore. E’ straordinario l’impeto che ci mettono, anche persone che sono costrette in carrozzina, sono loro che danno la carica a me! All’inizio avevo dei dubbi, era difficile capire cosa potevo chiedere a loro, fin dove potevo spingermi, ma i risultati ottenuti sono superiori a qualsiasi aspettativa. Sono molto felice di occuparmi di questo coro, il contatto con queste persone mi ha aiutato anche ad affrontare meglio la lontananza dai miei genitori”. Il coro ha anche un suo referente per gli ospiti, Antonio Pertile, che con impegno si occupa di vari aspetti pratici e organizzativi. Un’attività ad ampio raggio, che tra protagonisti diretti e spettatori riesce a interessare tutti, sia gli ospiti più in gamba, che quelli con problemi, accomunandoli nel trascorrere insieme momenti piacevoli e spensierati. Silvana Bortoli La Commemorazione a Granezza blica e la Costituzione che ancor oggi regolano i rapporti di convivenza democratica e di solidarietà della società italiana. Questo il programma della cerimonia: alle 9,15, a Monte Corno in Comune di Lusiana, onori al Monumento al “Caduto Ignoto per la Libertà”; alle 9,40, a Bocchetta Granezza, in Comune di Lugo di Vicenza, onori al Cippo ai caduti della “SPEER”; alle 10,00, a Granezza, in Comune di Asiago, presso il Sacello Votivo, Onori ai caduti, discorso commemorativo e Santa Messa. La cerimonia sarà accompagna- 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 8 Uniamo le mani per portare aiuto ATTUALITA’ E’ partita un po’ in sordina, ma con tanto entusiasmo. Si è fatta conoscere durante l’estate attraverso alcune conferenze e con la distribuzione di pieghevoli e ora prosegue con sempre nuove proposte. E’ una nuova associazione di volontariato fondata con l’intento di portare aiuto e sollievo a chi è toccato da malattia. E’ nata una nuova associazione di volontariato con lo scopo di aiutare chi è toccato da malattia Emblematico il nome “Le mani” e il logo scelto per individuarla: otto mani stilizzate, a simboleggiare i Comuni dell’Altopiano. Le mani con la loro importanza nel saluto, le mani per ricordare il valore che ha una stretta di mano, l’importanza di prendere la mano dell’altro per aiutarlo, ad esempio in montagna, in un passaggio su di un sentiero difficile, il semplice e bel gesto di tenersi per mano. “Siamo per ora e speriamo per poco, ha spiegato il dottor Maurizio Busa, uno dei fondatori, in occasione dell’incontro tenutosi recentemente nella chiesa di San Rocco - un piccolo gruppo di amici e vorremmo che “LE MANI” potessero essere di aiuto a Tricologia,trattamenti trattamentieeprodotti prodotti Tricologia, di bellezza bellezza per per migliorare migliorare ii capelli capelli di chi, toccato appunto dalla malattia, ne ha bisogno”. Ma portare aiuto in che modo? “Ci proponiamo – si legge sul pieghevole - di offrire un supporto attraverso esperti per capire la malattia, per affrontarla, per accettarla e per superarla. Promuoveremo occasioni di incontro e socializzazione. Disporremo di un servizio fisioterapico”. “Siamo partiti con l’offrire un aiuto di fisioterapia per il drenaggio linfatico alle pazienti operate al seno - sono ancora parole di Maurizio Busa - e, con il supporto del Comune di Roana, per degli incontri in piscina per una fisioterapia in acqua con pazienti con difficoltà alla mobilizzazione. Nei prossimi giorni dovremmo partire con un servizio di psicologia per incontri individuali e/o di gruppo. Poi saranno coloro che hanno dei bisogni a proporre, a chiedere. Quello che riusciremo ad offrire sarà in forma assolutamente gratuita. L’importante è che si ricordi che tutti, senza distinzione, possono fare parte di questa associazione per portare solidarietà, aiuto e idee”. La sede dell’Associazione è a Canove di Roana, Via dell’Artigianato, 4. Questi i re- capiti telefonici ai quali rivolgersi per cercare aiuto o per dare la propria disponibilità ad aiutare: 0424 692300 – 3474825078. C’è ovviamente anche un indirizzo e-mail: [email protected] Dal 20 settembre, con cadenza settimanale, sempre alla 15, presso la sede dell’Associazione si terranno degli incontri di confronto e condivisione di esperienze guidati dallo psicologo Giampiero Moschini sul tema “Lo star male e lo star bene”. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti. Stefania Longhini Un fine settimana un sacco bello Ai nostri capelli facciamo un po’ di tutto: li coloriamo, li lisciamo, li sottoponiamo a permanenti per arricciarli, usiamo phon e piastre caldissimi per asciugarli e dar loro forma. E spesso li trascuriamo, lasciando che d’estate sole, mare e salsedine li danneggino, mentre durante la stagione fredda sono soggetti agli sbalzi di temperatura, al riscaldamento che li secca, a un maggior uso del phon. Cosa possiamo fare per migliorare le nostre chiome, rendendole più sane e quindi più belle? Rivolgerci innanzitutto a un centro tricologico specializzato, che oltre ad offrire pettinature di tendenza, presti particolare interesse alla salute e alla cura del capello. Il Salone Anthony e Mara di Asiago, da sempre attento nel migliorare la qualità dei capelli, si tiene costantemente aggiornato su trattamenti e prodotti di bellezza che possono ridonare ai capelli la loro naturale lucentezza. Con cadenza regolare, presso il salone funziona il servizio di tricologia con analisi utili a individuare problemi di caduta, grasso, sebo, anomalie della cute e del capello. Il prossimo appuntamento con la tricologa al Salone Anthony e Mara è in programma giovedì 25 settembre, dalle ore 9 alle 18, su appuntamento, sarà possibile avere un check up gratuito del capello. Oltre alla nanotecnologia, che mediante il metodo professionale Nanomax ripara i danni del capello, irrobustendolo, ricostruendolo e dandogli lucentezza, da Anthony e Mara in piazzetta della Croce ad Asiago, vengono eseguiti trattamenti di sigillo e ricostruzione americana, trattamenti personalizzati con la piastra GHD, riconosciuta per la sua particolarità di chiudere le squame del capello e dargli lucentezza mentre lo liscia. Concessionario dei prodotti Paul Mithchell, il salone Anthony e Mara è anche esclusivista di zona dell’ultima novità dell’estensione, con capelli veri applicati senza l’uso di cheratina: bellissimi! Una volta tolti, possono essere riutilizzati dopo un certo tempo, riposizionandoli. Siamo riusciti a incuriosirvi? Allora non esitate a contattarci al numero telefonico 0424 463319. Meglio ancora, venite a trovarci in piazzetta della Croce ad Asiago! Vi informeremo anche sulle promozioni settembre – ottobre 2008. Servizio redazionale NOVITA’ Pizza del Pirata Fine settimana molto movimentato ne “Il negozio dietro l’angolo” ad Asiago. L’ultimo weekend del mese di agosto infatti ha visto avvicendarsi nella libreria specializzata in letteratura (e non solo) per bambini e ragazzi, due personaggi molto carismatici. Sabato 30 più di qualche persona ha dovuto desistere dal farsi immortalare in uno dei tanti ritratti che Silvia Borgo ha regalato al numerosissimo pubblico di piccoli fan. La giovane insegnante di lettere, originaria del veneziano ma già da qualche anno residente sull’Altopiano, per più di tre ore ha potuto dare libero sfogo alla sua passione con fogli e colori, rendendo protagonisti curiosi quanto impassibili “modelli” in miniatura. Si è ripetuto il successo dello scorso 8 giugno quando, in occasione del primo compleanno della libreria, in tanti avevano voluto tornare a casa con un personalissimo ritratto sotto il braccio. Ma questa volta l’artista si è dovuta superare, trasferendo sul foglio il ritratto di due gemelle di pochi mesi, per la gioia di orgogliosissimi genitori. Un pubblico tutto al femminile ha accolto invece domenica 31 la scrittrice padovana Laura Walter a l l ’ e s o r d i o sull’Altopiano per presentare il suo libro “Agenzia Cammincammina”, dei quattro pubblicati, che hanno ottenuto premi e riconoscimenti oltre alla traduzione in greco e olandese, quello rivolto ai più piccoli. Bambine in religioso silenzio hanno ascoltato come è nata quella curiosa Agenzia e per rendere più credibile e affascinante il racconto, prima comunque di leggerlo, sono spuntate anche scarpe e stivali. Ma non sono state le uniche sorprese del pomeriggio. Da un sacco inaspettatamente materializzatosi l’autrice ha invitato tutte le presenti ad estrarre un oggetto; abbinata ad ogni estrazione l’occasione per una nuova storia tutta da inventare al momento. Un sacco bello. Giovanni Rattini 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 9 Cascella Party, Notte Nera e Katia Ricciarelli ASIAGO Un finale con i fiocchi quello della stagione turistica asiaghese. Nonostante il numero dei turisti presenti durante l’estate, a onor del vero, non abbia complessivamente toccato picchi altissimi, l’offerta culturale e d’intrattenimento è stata tra le più ricche mai proposte. Oltre ai consueti spettacoli allestiti presso il palco centrale di Asiago, quest’anno sono stati realizzati tre concerti di grande portata: quello di Francesco Renga, durante la Notte di Note, ha fatto sognare gli spettatori di tutte le età, giunti da più parti d’Italia, mentre quello di Gianluca Grignani si è contraddistinto per singolarità ed esuberanza. Non dimentichiamo il concerto di Lola Ponce e Giò Di Tonno, che ha allietato residenti e turisti con la danza e il canto musical. Inoltre, al Museo “Le Carceri”, come ogni anno, è stata proposta una mostra pit- Finale col botto per la stagione turistica asiaghese Tra le più ricche mai organizzate negli ultimi anni torica di arte contemporanea; anche nell’estate 2008, il nome di Asiago è stato accostato a quello di un grande artista: Michele Cascella. Questa ricca stagione turistica si è conclusa con dieci giorni di fuoco, ricchi di iniziative per tutti i gusti ed età, a partire proprio da un’iniziativa, ideata dall’Assessore alla Cultura e al Turismo Roberto Rigoni, proprio presso le vecchie carceri. Si è trattato di un primo esperimento di accostamento tra divertimento e cultura, per poter avvicinare anche i giovani al mondo dell’arte: il “Cascella Party”. Nella serata di mercoledì 20 agosto, l’Assessorato alla cultura di Asiago, in collaborazione con il locale asiaghese Le Petit Bistrot, ha organizzato una serata particolare: musica, cubiste/i e cocktail, ma anche la visita libera della struttura e della mostra, acquistando semplicemente una bibita. Il risultato di questa specie di piacevole ossimoro è stato positivo dato il numero di visite effettuate all’interno della mostra, un accesso cospicuo che ha incoraggiato gli organizzatori verso questo tipo di proposte indirizzate ai giovani. La Notte Nera, invece, è stata un appuntamento rivolto a turisti e residenti di ogni fascia d’età. L’evento si è posto come uno dei più interessanti, un vero lampo di genio, diremmo un’illuminazione se non si trattasse di una notte completamente e volutamente buia. La moda vigente delle notti bianche ha indotto il nostro Assessore a crearne una nera: la suggestione dell’illuminazione naturale a candele si unisce così alla sensibilizzazione verso il risparmio energetico, creando al contempo un’atmosfera magica, romantica ed evocativa. La serata è iniziata in manie- ra eccellente: le luci delle candele contornavano le strade gremite di gente, illuminando la nostra Asiago con una luce nuova e autentica; in ogni angolo venivano proposti spettacoli per tutti i gusti, dalla musica all’osservazione guidata degli astri, dai giocolieri agli acrobati, sino ad arrivare allo scoppio dei fuochi artificiali, accompagnati purtroppo dalle prime e inclementi gocce di pioggia. L’evento, tra i più attesi della stagione, è stato parzialmente guastato dalla pioggia che ne ha impedito la conclusione. Il suggestivo spettacolo che si sarebbe dovuto tenere al Laghetto Lumera, come assicuratoci dall’Assessore Roberto Rigoni, sarà proposto a breve: si tratta di una vera e propria rievocazione dei 100 anni del nostro turismo; i dettagli restano comunque una sorpresa che ci auguria- mo di ricevere al più presto. La stagione estiva si è di fatto conclusa domenica 24 agosto con il concerto di Katia Ricciarelli e dei suoi tre tenori. L’evento avrebbe dovuto tenersi nel palcoscenico attiguo al Sacrario Militare, ma, per motivi logistici, è stato proposto all’interno del Duomo di Asiago alle ore 21. L’affluenza è stata considerevole, così come la sensibilità del pubblico: si sono raccolte delle offerte libere per una cifra complessiva di 3.300 euro circa, che sarà devoluta a favore dei bambini delle Scuole Materne di Asiago. E’ da sottolineare la semplicità della cantante che, oltre ad aver stupito i presenti con la sua riconosciuta bravura, si è esibita gratuitamente, a scopo puramente benefico. La soddisfazione dell’Assessore Roberto Rigoni è stata davvero grande: una conclusione col botto per una stagione turistica rivolta a turisti e residenti e indirizzata a tutte le fasce d’età, tra le più ricche che si possano ricordare e che ha qualificato il nostro paese dal punto di vista sia turistico che culturale. Martina Rossi Edilizia, l’esempio virtuoso di Rotzo Tranne qualche eccezione, qui le costruzioni sono destinate a prima casa per residenti Trenta bambini in tre anni nati in paese sono un buon segnale di salute per questo comune ROTZO Le discussioni e le polemiche sulle seconde case e sull’edificazione nei comuni più popolosi dell’Altopiano hanno impegnato i lettori della carta stampata in diverse occasioni e probabilmente, avvicinandosi le elezioni amministrative per il rinnovo delle cariche, torneranno a farsi sentire slogan e striscioni, troppe case, poche case, case per residenti, case vacanza, piani regolatori e piani di assetto del territorio, ambientalisti e palazzinari; certamente l’argomento è spinoso e facile spunto per animati confronti e per essere strumentalizzato a dovere a seconda delle necessità e del momento. I piccoli comuni dell’Altopiano hanno un rapporto con l’edilizia molto diverso, anche se non deve trarre in inganno il fatto che non se ne parli sui media e che non ci si confronti a suon di carta bollate e tribunali; anche nei piccoli comuni esiste l’edilizia e lo sviluppo urbanistico è un momento di scelte politiche importanti per il paese. L’ottica però è tutta un’altra. Ci sono tante differenze tra due paesi come Asiago e come Rotzo, differenze che si vedono in tutti i settori ed anche nell’edilizia, che traggono origine dalla storia, dalle dimensioni, dalle aspirazioni, dalla politica, differenze che avvertono le persone che si svegliano la mattina a Rotzo e quelli che fanno del mattone il pane quotidiano. Rotzo dista da Asiago 10 km che con una macchina normale ad una andatura normale si coprono in circa dieci minuti, tempo e distanza che non sono sufficienti nel quotidiano ad un vicentino per attraversare la città, eppure siamo distantissimi, siamo in un altro mondo, così per lo meno veniamo considerati.A Rotzo ad esempio non c’è neanche un agenzia immobiliare, vi sono un paio di imprenditori locali che si occupano di costruire e vendere fabbricati destinati al mercato delle seconde case, anche se gli stessi spesso e volentieri preferiscono investire in terreni di altri comuni, dove possono ottenere, a parità di sforzi, maggiori soddisfazioni dal punto di vista economico. Un primo dato che lancio da imput per la riflessione è che tranne qualche eccezione a Rotzo si costruiscono appartamenti o casette destinate a prima casa per residenti, famiglie che si insediano e decidono di vivere a Rotzo. Negli ultimi cinque anni non si è costruito nessun fabbricato con un numero di appartamenti superiore a 6, sicuramente in risposta al mercato ed alle richieste, ma anche e diamone atto, per la pervicace volontà degli amministratori che si sono succeduti nel tempo, che prevedendo cubature modeste e edificabilità mirate hanno permesso che a Rotzo prevalgano nettamente le abitazioni dei residenti rispetto alle famigerate seconde case. Va detto che per questa distanza apparentemente incolmabile rispetto ad Asiago, Rotzo non viene considerato territorio interessante per gli immobiliaristi e per la speculazione edilizia, ma non lo è anche perché la normativa comunale vigente e quella che l’ha preceduta non permettono edificazioni di dimensioni importanti, quelle che poi determinano i grossi guadagni e vi assicuro che farebbero tanto comodo al magro bilancio comunale gli oneri di urbanizzazione di qualche grosso ed invadente condominio. Ci sono quindi tanti motivi che portano Rotzo a restare più o meno lo stesso paese che si vede nelle fotografie del dopo guerra o meglio a non risultare un paese completamente diverso rispetto alla sua storia ed al suo passato, ma tra i motivi c’è anche la volontà di chi nel tempo si è avvicendato sui banchi del consiglio comunale. Nei fiumi di parole che hanno invaso i giornali sul tema dell’edilizia, da qualche parte ho letto che edilizia significa sviluppo del territorio e che se non si costruiscono case per vacanzieri il paese è destinato a morire. E’ probabile che l’autore del di sopra pensiero non sia un residente di Rotzo, si sarebbe facilmente accorto passeggiando per il paese e salutando le mamme con le carrozzine, che i dati sullo sviluppo demografico del nostro paese dicono esattamente il contrario, giovani coppie si insediano e generano figli che restano poi sul territorio. Negli ultimi tre anni sono nati a Rotzo quasi trenta bambini che per noi sono davvero un bel segnale, anzi è il più bel segnale che possa esserci, il più chiaro e limpido della salute del paese. Concludo con un pensiero: dove il turismo chiama, dove il turismo è una fonte di ricchezza e di lavoro per la popolazione è giusto ed è doveroso cavalcare la tigre, investendo e dando spazio alle richieste, ma è altrettanto doveroso salvaguardare il territorio e la storia del territorio, perché quando la tigre non corre più, restano solo le cattedrali nel deserto. Fabrizio Carnino Sulle tracce dei nostri emigranti Proiettato a Rotzo il film “Eco das Montanhas ( Eco dalle montagne) - Il Vaggio delle Parole Giovedì 28 agosto, nella sala consigliare del Municipio del Comune di Rotzo, è stato proiettato il film documentario “Eco das Montanhas ( Eco dalle montagne) - Il Vaggio delle Parole”. Il film, che ha appena partecipato al Film Festival della Lessinia svoltosi a Boscochiesanuova, pone l’attenzione sugli emigranti partiti per il Brasile dal Veneto, con interviste, situazioni, problematiche, raccolte anche sull’Altopiano. Un lungo viaggio attraverso la parola parlata, il nostro antico idioma il cimbro, per ripercorrere a ritroso la strada dei nostri emigranti verso il Brasile dove hanno colonizzato terre fino a quel tempo costituite da bosco e praterie selvagge. Testimonianze raccolte da Andrè Costantin dell’Università di Caxias do Sul, nello Stato di Rio Grande do Sul in Brasile, in collaborazione con il Curatorium Cimbricum Veronese e l’Istituto di Cultura Cimbra di Roana. Nel documentario, particolare risalto è stato dato a Rosa Costa, nata in Brasile e discendente da genitori emigrati da Rotzo alla fine del 1800, da tutti chiamata nonna Rosa, l’ultima di una stirpe oramai scomparsa, fatta di gente che parlava il cimbro e che alla fine dell’800 ha varcato le nostre vallate spostandosi oltreoceano. Lei, Rosa Costa, deceduta pochi mesi fa, ha parlato fino alla fine dei suoi giorni l’antica lingua cimbra imparata dai genitori e, minoranza nella minoranza, come detto nel documentario, l’ha conservata con amore ed orgoglio quasi come monito a noi. Si può essere persone del mondo ma senza mai dimenticare le nostre radici. G.R. 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 10 A Roana la 12^ edizione della Keese Fest ROANA La Keese Fest, festa del formaggio, è nata a Roana 12 anni or sono, in stretta collaborazione con la Comunità Montana, allo scopo di valorizzare quella risorsa tipica dell’Altopiano famosa in tutto il mondo come Formaggio Asiago. Appuntamento annuale, che trova il suo momento celebrativo nel mese di agosto e fa ormai parte viva della tradizione locale, la Keese Fest è occasione di incontro per tanta gente, di spettacolo, di folklore e di cultura, per far conoscere come viene prodotto il formaggio sull’Altopiano: il lavoro nei caseifici, nelle malghe con le loro caratteristiche legate al clima, al paesaggio naturale, alle secolari tecniche di allevamento e di lavorazione del latte. Una splendida giornata La festa del formaggio, occasione di incontro, folklore e cultura d’agosto ha consentito, domenica 24 agosto, un gioioso svolgimento a Roana della dodicesima edizione. Fin dalle prime luci dell’alba Piazza S. Giustina è stata animata dagli standisti dell’Associazione Artigiani della Provincia di Vicenza, con un folto gruppo di imprese per Mestieri in strada; altri espositori con prodotti tipici locali sono andati via via ad aggiungersi, finché tutta la piazza è stata un pullulare di banchi e bancarelle, rendendo bene l’idea del mercato globale. Cinque produttori di formaggio hanno campeggiato la zona centrale della piazza davanti la locale Pro Loco: l’azienda agricola Waister di Riccardo Rela (Canove), l’azienda agrituristica e didattica El Tabaro di Andrea e Paolo Dalla Palma (Enego), l’azienda agricola Arcobaleno di Beltrame e Vladimiro (Nanto), il Gelso (Morlacco) di Pigato Roberto (Sandrigo) e Sapori di Sicilia-pecorino siciliano di Onofrio Russo (Ponzano Veneto – TV). Sempre dal centro della piazza un dolce motivetto ha rapito e diffuso melodie popolari della nostra storia e della nostra tradizione: il cantastorie veneto Gianni Buniolo, “Nane Stropa” ha tenuto banco per tutta la giornata con il suo organetto di barberia, diventando punto di attrazione anche per tanti bambini che immobili, curiosi e incantati hanno chiesto di toccare e di provare lo strumento, lasciandosi avvolgere nei giochi di un tempo che lo stesso giocoliere ha proposto: il pinocchio saltimbanco, le A Canove un “dodici” da diecimila euro Non è il risultato di una schedina, ma il numero che ha permesso una fortunata vincita con un “Gratta e Vinci” Il copione è più o meno sempre lo stesso: una vincita al gioco consistente, il titolare della ricevitoria che espone in vetrina la fotocopia del biglietto vincente, complimentandosi con il fortunato. E la gente che si chiede, e gli chiede, chi si sia accaparrato il favore della dea bendata. Stavolta è “La Tabaccheria” di Paolo Cappelletti che si trova a Canove in Via Milano 16, indiretta protagonista di una vincita che, anche se non ha la consistenza di quelle (rarissime!) che possono cambiare la vita, è pur sempre fra quelle che tutti, una volta nella vita, vorremmo fare. A portare fortuna in questo caso non è stato il tradizionale 13, ma suo fratello minore, il 12, che tra i cinque numeri vincenti di un “Gratta e Vinci” da 5 euro ha regalato a chi lo ha scoperto, grattando il biglietto, la rispettabilissima somma di diecimila euro. Acquistato l’ultima settimana di agosto, il prezioso tagliando è stato presentato dal suo possessore per poter espletare le necessarie operazioni per l’incasso, il primo giorno di settembre. Bocche cucite, quelle di Paolo e Isabella della Tabaccheria, che prestano attenzione alle parole che pronunciano in risposta alle classiche domande che accompagnano questi lieti eventi, proprio per non venir meno alla promessa fatta di non rivelare il nome del vin- citore. “E’ in assoluto la vincita più consistente che si sia mai registrata da quando abbiamo rilevato noi il negozio – dicono – siamo felici per il fortunato vincitore, e soddisfatti che il biglietto sia stato acquistato da noi. Da quando abbiamo messo in vetrina la fotocopia del biglietto vincitore, tutti ci chiedono il nome del fortunato, e molti si invogliano ad acquistare un tagliano “Gratta e Vinci” sperando in una sorte simile. Tra le varie possibilità di giocate, quella dei “Gratta e Vinci” è senz’altro la più in uso, i biglietti si vendono bene tutto l’anno, e anche in questa stagione estiva la richiesta è stata sempre consistente”. Chiedo almeno di sapere se il possessore del biglietto è un paesano, la risposta è una serie di parole ponderate, che alla fine traduco in un “sì!”, anche se non ci posso giurare. Quel che è certo è che in questi giorni a Canove o dintorni c’è qualcuno che, magari tra le discrete pareti di casa, ha allegramente brindato, eleggendo d’ora in poi il 12 a suo numero fortunato. Silvana Bortoli I titolari de “La Tabaccheria” gallinelle che beccano il grano, la scatola magica, il bastoncino sonoro… Oltre al consueto assaggio di formaggi, tradizionalmente promosso dagli espositori, un’eccezionale degustazione di riso al bacalà, preparato sul campo dall’ “Antica trattoria Due Spade” di Sandrigo è stato gentilmente offerto ai frequentatori della piazza che, divertiti, hanno accolto la gioiosa provocazione e ringraziato.Per tutta la giornata il piazzale antistante il Palatenda è stato festosamente animato dal gruppo della Pro Loco di Correzzola (Pa- dova) che ha messo in atto una suggestiva riproposizione dei “mestieri di una volta”: el moleta, il calzolaio, la ricamatrice di merleti con il tombolo, il barbiere, l’antica cucina popolare. Sul praticello adiacente il Palatenda, il Gruppo speleologico Settecomuni di Asiago ha costruito una grotta con emozionanti attrazioni per i bambini (“Khindar Kubala”) che, numerosi, hanno potuto divertirsi per tutto il pomeriggio. Alle ore 15, davanti al Museo della cultura cimbra, Riccardo Rela dell’azienda Agricola Waister ha dato una dimostrazione prati- ca di produzione del formaggio, illustrando ai presenti le varie fasi della lavorazione. Non potevano mancare, a conclusione della giornata, “I Grützigar”, che ancora una volta hanno saputo riportare sulla piazza di Roana la suggestione di antiche melodie e danze popolari rievocatrici della tradizione cimbra. La serata ha, infine,offerto la possibilità di degustare al Palatenda uno stand gastronomico a base di pesce e ascoltare la musica della grande orchestra spettacolo di Yanos Trevaini. Antonio Santini Pro Loco Roana Mestieri in strada a Roana il valore dell’artigianato Domenica 24 agosto, in Piazza Santa Giustina di Roana, si è svolta la sesta edizione di “Mestieri in Strada” organizzata dal Mandamento di Asiago dell’Associazione Artigiani della Provincia di Vicenza, ricompresa nella tradizionale Festa del Formaggio, denominata “Keese Fest 2008”, organizzata dalla Pro Loco di Roana. Per l’intera ed assolata giornata, hanno esposto i propri prodotti una ventina di imprese. Nella magica atmosfera creatasi all’interno della Piazza, la fantasia ci ha portato con facilità ai vecchi borghi, dove nelle botteghe artigiane, con estro creativo e capacità di realizzazione, gli artigiani davano forma e vita ai materiali più semplici quali il legno, il ferro, il vetro, il marmo ed altri. Così, anche a Roana, per tutta la giornata, artigiani locali e provenienti dalla provincia, hanno saputo intrattenere gli attenti ed interessati visitatori, durante la creazione dei loro prodotti. Un pubblico numeroso ha così potuto apprezzare il valore delle lavorazioni artistiche e tradizionali, eseguite sul posto da abili maestri artigiani e riscoprire antiche lavorazioni quali, l’intarsio del legno, le composizioni floreali essiccate, le sedie impagliate, le composizioni di ferro ed i tradizionali “cuchi”. Ivan Rigoni 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 11 Ezio Fabris, i viaggi e la musica ROANA Saranno I Polli(ci)ni, ovvero l’Orchestra Giovanile del Conservatorio Pollini di Padova a chiudere sabato 6 settembre alle ore 16 nella chiesa parrocchiale di Roana la Stagione Concertistica organizzata da Artemusica. La manifestazione, arrivata alla quarta edizione, si è articolata su venti concerti più tre guide all’ascolto ospitati tra Roana, Canove, Cesuna, Camporovere e Mezzaselva, che hanno richiamato circa tremilacinquecento spettatori. Gli eventi musicali hanno allietato soprattutto le vacanze dei turisti, mentre anche quest’anno i residenti non hanno approfittato di un cartellone corposo quanto diversificato. Tra tanti spettatori Ezio Fabris rappresenta una mosca bianca, un po’ perché è nato e vive a Roana, un po’ perché di concerti quest’anno non ne ha perso uno. Due le grandi passioni della sua vita: i viaggi e la musica. Ha seguito la prima volando giovanissimo Dall’Australia a Roana dove ha seguito tutti gli appuntamenti della Stagione Concertistica organizzata da Artemusica - “E’ un’ottima manifestazione sotto tutti i punti di vista” in Australia (per lavoro) e poi in India e in giro per l’Europa dove invece lo ha portato soprattutto la curiosità. E proprio in Australia è nata la passione per la musica. “Ho lavorato come cameriere per più di trent’anni racconta - dal 1971 fino a quando sono andato in pensione, al Savini, lo storico, elegante e rinomato ristorante di Milano. Un lavoro che mi ha dato anche la possibilità di incontrare i più famosi personaggi del mondo, teste coronate e politici, imprenditori e star dello spettacolo. Sarà stato un po’ per il mio carattere espansivo, l’innata curiosità e la conoscenza di alcune lingue, mi è venuto naturale parlare con questi personaggi da copertina che, forse per il fatto di essere abituati a comunicare quasi esclusivamente tra loro, hanno accettato di buon grado di confrontarsi anche con una persona semplice come me”. E i suoi beniamini? “Anche in questo caso tra i tanti incontri ricordo quelli con Maria Callas, Renata Tebaldi, Mario Del Monaco, Gianfranco Cecchele e poi Arthur Rubinstein e Riccardo Muti. Pur avendo iniziato giovanissimo in Australia a studiare da tenore, ho voluto continuare anche una volta sbarcato a Milano, prendendo lezioni e partecipando anche ad alcuni concorsi. Nata come semplice passione, la musica lirica è sempre rimasta tale, a margine della vita lavorativa, ma proprio grazie alla mia professione ho avuto la possibilità di tenerla sempre viva, incontrando quelle persone che mi regalavano grandi emozioni e assistendo spesso ai loro concerti alla Scala”. Ad un così “fortunato” intenditore non si può non chiedere una valutazione sulla Stagione Concertistica organizzata da Artemusica. “Un’ottima manifestazione sotto tutti i punti di vista. Sui palcoscenici sono sfilati concertisti di fama internazionale insieme a giovani promesse che hanno tutte le carte in regola per arrivare molto lontano. Un grande spettacolo sul palcoscenico ma anche un grande lavoro dietro le quinte, per programmare e allestire una Stagione Concertistica così articolata”. Eppure nonostante da più parti arrivino messaggi di apprezzamento per protagonisti ed organizzatori (se non ci credete chiedete di leggere il registro delle firme), i suoi conterranei tendono a disertare questo tipo di eventi. Secondo lei perché? “Si muovono in massa quando canta Katia Ricciarelli, ma è un personaggio della musica lirica diventata famosa grazie soprattutto alla televisione. Bisogna abituare la gente a un certo tipo di musica. C’è da fare un lungo e paziente lavoro sul territorio, sperando che gradualmente il pubblico si avvicini e si appassioni. Molti dei turisti con i quali ho avuto modo di parlare in occasione dei concerti di quest’anno, sono profondi conoscitori della musica, classica o lirica; una vicinanza che probabilmente nelle loro città di provenienza, ha avuto anche maggiori opportunità di crescita. Per il momento qui i giovani sono contenti quando possono ascoltare la musica rock che a me più che musica sembra solo rumore”. tino parrocchiale di settembre, annuncia che a fine mese, nel pellegrinaggio dei 150 anni di Lourdes, fra i partecipanti altopianesi, ci saranno anche Moreno ed Enza, la sua mamma, “per una grazia speciale da ottenere”. Un appuntamento che Moreno attende con trepidazione, anche perché per la prima volta salirà su un aereo. “Spero di migliorare ancora, per potermi gustare presto una buona birra ai Due Mori, assieme ai miei amici” – mi dice infine, aiutato dal papà. Intanto, senza dubbio alcuno, sceglie la maglia da indossare nella foto da pubblicare sul giornale: del Milan, non poteva essere altrimenti! Una maglia speciale, autografata da Inzaghi e dono di un medico che lo ha avuto in cura a Bassano. Vestendo la maglia rossonera, Moreno torna a sfoderare la sua tipica grinta, che gli auguriamo di non perdere mai. Forza Moreno! S.B. Giovanni Rattini “Un grazie di cuore a tutti” Attraverso il giornale, la famiglia di Moreno Frigo esprime riconoscenza a tutta la comunità altopianese, la cui vicinanza è stata determinante nella vicenda del giovane di Canove colpito un anno e mezzo fa da un grave malore. Come può cambiare in pochi istanti la vita di una persona, di una famiglia! Cambiano le piccole e grandi cose, le abitudini, le aspettative, il modo di guardare al futuro. Cambia anche il senso delle parole: camminare, parlare, andare a scuola, fare il tifo, attività normali, che in certi casi possono assumere un significato straordinario. Che, anche se svolte in modo limitato, hanno un valore immenso. E’ un’emozione grande vedere Moreno camminare, pure se il suo sguardo, oltre alla soddisfazione, rivela la fatica di mettere insieme un passo dopo l’altro. E ascoltarlo mentre chiede, risponde, nonostante debba sforzarsi per farlo, con l’eccitazione che fa aumentare la difficoltà. Emoziona sapere che tornerà a scuola, che per farlo si dovrà impegnare in modo molto diverso rispetto a tempo fa, e allo stesso tempo capire come abbia ultimamente sviluppato una capacità di attenzione e una sensibilità maggiori. Fa piacere notare il suo sguardo che si illumina quando si parla di calcio, sua grande e immutata passione, sia quello giocato dalle grandi squadre, che quello locale, che lo hanno visto sempre protagonista. E come tanti famosi giocatori di pallone Moreno si è fatto crescere i capelli, li ha lunghi, tenuti all’indietro da un cerchietto. Anche lui è cresciuto, molto: lo si nota già da seduto, ma a vederlo in piedi la sua statura stupisce. E’ passato ormai un anno e mezzo da quel tremendo giovedì pomeriggio del 15 marzo 2007 quando un grave malore ha colpito Moreno Frigo, all’età di quattordici anni. Una vicenda che ha lasciato un segno profondo e doloroso in tutta la comunità, non solo a Canove, il suo paese, ma anche in quelli vicini. Gente di ogni età ha provato la stessa commozione, uguali sentimenti: apprensione e trepidazione, ma anche incredulità e rabbia. Dopo un anno e mezzo è giunto il momento di non guardare più indietro, di non porsi più domande, di riconoscere il presente e di gioire per ciò che offre, anche se il significato di certe parole assume un peso diverso. Moreno è in ripresa, lenta ma costante: dopo il ricovero all’ospedale di Bassano e successivamente ai lunghi periodi di cura e terapie nei centri specializzati di Negrar (Verona) e di Udine, per ovviare alle difficoltà di deambulazione e di parola seguite a quegli interminabili momenti in cui il suo cuore si è rifiutato di battere, è tornato definitivamente a casa e a far parte della comunità, passa il suo tempo uscendo con la mamma, incontrando gli amici, guardando i suoi programmi preferiti in tv, e continuando le terapie all’ospedale di Asiago. A metà settembre riprenderà la scuola, all’Istituto di Istruzione Superiore di Asiago, settore aziendale. “Il ritorno a scuola è un fatto importante – commenta papà Stefano – perché trascorrendo delle mattinate in classe con altri ragazzi potrà ricevere stimoli positivi per il proseguo del suo miglioramento nelle attività quotidiane. Ringrazio i docenti e responsabili della scuola unitamente agli operatori dell’Ulss che si sono adoperati per dargli questa possibilità, ma vorrei ringraziare di cuore anche tutti coloro che ci sono stati vicini, in particolare le prime persone che hanno soccorso Moreno, e gli amici di famiglia che si sono prodigati in tanti modi. Non faccio nomi per non scordare qualcuno, ma desidero ribadire come la nostra famiglia sia rimasta colpita dall’affetto, dall’interessamento e dall’aiuto di tanta, tantissima gente”. A trepidare per Moreno e per la sua famiglia, anche il parroco di Canove, don Giorgio Verzotto, fra i primi ad accorrere nel momento in cui Moreno si è accasciato al suolo, proprio nelle vicinanze della canonica: nelle sue esortazioni alla comunità parrocchiale non ha mai mancato di chiedere una preghiera, un pensiero sentito e condiviso per il suo giovane parrocchiano. Con il suo abituale coinvolgimento, nel bollet- 8 Sabato 6 settembre 2008 GALLIO Perché occuparsi degli animali quando ci sono tante persone che soffrono? E’ una domanda che viene spesso rivolta a chi opera come volontario dell’Enpa e che è stata tra le questioni affrontate nell’incontro “La Città per gli Animali” organizzato a Gallio dall’Enpa locale e dal Comune con la presenza di prestigiosi relatori tra cui il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, Simone Casadei dell’Enpa nazionale e l’etologo Giorgio Celli. Una risposta l’ha data proprio Celli che ha spiegato: “Io sono sicuro che chi pone questa domanda non fa alcunché né per gli animali, né per le persone. Sono fermamente convinto che il rispetto degli animali è segno di civiltà da cui deriva anche la solidarietà verso i nostri simili. Abbiamo molto da imparare dagli animali, dalla lealtà, all’affetto disinteressato; fossimo più simili agli amici a quattro zampe forse il mondo sarebbe un posto migliore”. Quindi il rispetto degli animali è un segno di civiltà, ma se si guardano i dati forniti dal l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 12 I Comuni dell’Altopiano hanno poca attenzione per gli animali All’incontro Enpa “La città degli animali” a Gallio presenti il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, Simone Casadei dell’Enpa nazionale e l’etologo Giorgio Celli” Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ci si trova davanti a numeri da emergenza; mezzo milione di cani e oltre 2 milioni e mezzo di gatti sono randagi in Italia, un segnale che forse la nostra civiltà deve farsi un esame di coscienza. E questo nonostante le leggi ci siano come ha ricordato il ministro Martini. “Sebbene la legge 281 del 1991 regolamenti da ben 17 anni la possessione degli animali domestici, la cippatura e il tatuaggio degli animali domestici rimane in fase embrionale come l’anagrafe ca- nina nazionale”. E nel nostro territorio come vanno le cose? Sicuramente meglio rispetto ai dati nazionali, come hanno spiegato Nicola Gasparinetti, presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Vicenza, e Franco Bizzotto del Servizio Veterinario dell’Asl 3. “Nell’Asl 3 di Bassano nel 2007 sono stati recuperati 493 animali da compagnia di cui 249 restituiti ai loro proprietari, inoltre il canile di Pove riesce far fronte alle necessità del territorio grazie alla convenzione finalmente raggiunta con i Comuni del territorio”. Una tiratina d’orecchie alle amministrazioni comunali dell’Altopiano però è arrivata comunque per la mancanza di un centro di prima accoglienza dove tenere gli animali fino all’arrivo del servizio raccolta. Un reclamo che rischia di cadere nel vuoto vista l’assenza degli amministratori locali tranne quelli di Conco e della Comunità Montana, oltre chiaramente ai padroni di casa di Gallio. Gallio da parte sua ha già messo a disposizione un’area per la raccolta degli animali, ma che è inadeguata alle esigenze. Plauso anche a Conco che recentemente ha approvato un regolamento comunale sul possesso degli animali domestici. Forse le cose lentamente stanno cambiando. In ogni modo l’abbandono o il maltrattamento degli animali è un reato, come ricordato dal magistrato Davide Montini Trotti: “sono reati punibili anche con il carcere”. Ma nonostante ciò, nonostante una legislatura tra le migliori sul trattamento degli animali rimangono quei numeri da emergenza di randagismo. Gerardo Rigoni Gallio ad Ugine ritrova i suoi emigranti Il viaggio in Francia si tiene dal 12 al 15 settembre Dal 12 al 15 settembre i cittadini di Gallio rinnoveranno il loro “patto d’amicizia” con Ugine in Francia. Ogni anno le due comunità si incontrano, un anno i francesi vengono ospitati dai loro amici galliesi e l’anno successivo viceversa. Nella città francese vive una grande comunità di emigranti partiti da Gallio nel secondo dopo guerra, un’emigrazione continuata fino agli anni sessanta. Il programma prevede la partenza da Gallio venerdì 12 alle ore 7 con arrivo in serata ad Ugine. Sabato e domenica saranno dedicati a visitare la zona e lunedì pomeriggio è previsto il rientro a Gallio. “E’ un momento di particolare suggestione e commozione – dice Wimer Baù, assessore al Sociale di Gallio – Credo sia importante mantenere questo patto di amicizia tra le nostre comunità, tra quella francese e quella italiana, non solo con i nostri emigranti che sono andati là a lavorare, ma con tutta la comunità francese che li ha accolti a braccia aperte. I francesi quando vengono a Gallio riconoscono il contributo dato dai nostri emigranti al benessere della loro comunità, arricchita non solo al livello economico, ma anche culturalmente.” Le iscrizioni sono raccolte all’ufficio Affari Generali del Comune versando la quota di partecipazione di 100 euro; tutte le altre spese saranno completamente a carico della comunità di Ugine. G.R. 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 13 Ridiamo dignità al Lusiana e al suo stemma LUSIANA Pagina a cura di Egidio Zampese Lo stemma del Comune di Lusiana non è mai stato inserito nei lobi posti nella facciata ovest del comune di Asiago che ricorda i Sette Comuni della Spettabile Reggenza. Lo fa notare l’appassionata di storia Rosa Boscardin che ha svolto una ricerca sull’origine degli stemmi dei comuni altopianesi. “Ai tempi in cui i sette comuni erano ‘fratelli cari’ – osserva- Asiago, Lusiana ed Enego erano considerati comuni maggiori e come tali erano ben rap- L’appassionata di storia Rosa Boscardin fa notare che sulla facciata del Municipio di Asiago, tra gli stemmi dei Comuni altopianesi, quello di Lusiana non è mai stato inserito presentati dalle tre teste grandi raffigurate nella parte superiore dello stemma dell’antica Reggenza. Negli anni Venti, quando venne costruito il nuovo municipio di Asiago, si volle ricordare l’antica alleanza con la riproduzione degli stemmi di tutti i sette comuni ‘fratelli cari’. Lusiana, che ne era priva, venne rappresentata da uno scudo grigio con al centro l’iniziale ‘L’ in azzurro. Forse fu una soluzione provvisoria ma non è più stato cambiato il lobo. Benché, dal 1933, Lusiana un proprio stemma l’ha avuto. Si tratta di un monte con tre abeti con la luna sacra a Diana. Si pen- sa che i tre abeti rappresentassero i tre colonnelli del territorio comunale: San Giacomo, San Donato del Covolo e Santa Caterina. Bisognerebbe – sostiene Rosa Boscardin – sostituire quella ‘bruttura’ con lo stemma attuale del Comune per ridare dignità simbolica al Comune di Lusiana che tanto ha contribuito nello scrivere la storia del glorioso passato dell’Altopiano”. Nella foto, i sette lobi con gli stemmi dei sette comuni altopianesi posti nella facciata retrostante il municipio di Asiago che ancora non annovera lo stemma con i tre pini del comune di Lusiana. Corradin, un giardiniere speciale L’idea di Aurelio Corradin di abbellire la frazione Velo di Lusiana è stata apprezzata dai compaesani. Aurelio Corradin la primavera scorsa aveva notato che lungo la strada provinciale Lusianese che da Breganze porta a Lusiana e sull’Altopiano, nel tratto in facciata alla chiesa degli emigranti, nell’aiuola costruita per delimitare il parcheggio erano nate erbe infestanti. Si è preso la briga, da pensionato, di coltivare l’aiuola seminando dei girasoli che avrebbero abbellito l’area. Ma il Comune ha fatto seminare nelle stesse aiuole anche erba di trifoglio che non rappresentava una bella cornice. Per cui il pensionato, sempre di sua spontanea volontà, ha rivangato la Togliamo i rami dal sentiero I giovani, provenienti dai 5 continenti, componenti del gruppo di volontariato di Legambiente Veneto, hanno ripreso durante l’estate la Perdita d’acqua in frazione Campana terra delle aiuole e riseminato i girasoli intercalando anche la messa a dimora di pini che, una volta rinsecchiti i fiori, rimarranno come nota di colore sempreverde ad incorniciare la visione del tempietto degli emigranti. Ha fatto tutto a proprie spese per avere la soddisfazio- E’ tornata la Cameraria ne di vedere abbellita la zona frequentata dai turisti che salgono fino in Altopiano. Un lavoro che merita un elogio. Nella foto, i girasoli lungo la provinciale che fanno da cornice alla chiesa degli emigranti a Velo di Lusiana. E’ autunno, i meli sono in fiore La cameraria ohridella, larva che si inserisce nelle foglie degli ippocastani facendole morire, è tornata a colpire anche quest’anno nel Lusianese. Interi filari di piante, in gran parte ai bordi della provinciale lusianese, in piena estate hanno presentato foglie di colore marrone che appena secche perché morte stanno scendendo verso il suolo. La cameraria ohridella attacca solo le foglie degli ippocastani ed infatti si assiste ad un contrasto evidente con una serie di alberi con foglie marrone e una serie di alberi ancora con le foglie verdi. Per debellare questo fenomeno bisognerebbe accumulare le foglie e bruciarle, ma il lavoro diventerebbe impotente perché è larghissima la fascia di piante colpite dal fenomeno. Nella foto, ippocastani con le foglie già diventate color marrone per l’attacco della cameraria. Su segnalazione di alcuni cittadini, gli operai di una ditta specializzata, coadiuvati dai vigili del fuoco, hanno eliminato in frazione Campana una vistosa perdita d’acqua dell’acquedotto comunale. “Erano mesi, o forse di più – commenta Ranieri Ronzani, un abitante della zona – che la condotta perdeva causando anche danni agli orti e alle mura della frazione. E’ stato fatto un controllo della staticità del terreno ed è stato realizzato un by –pass eliminando così una perdita di 50/60 metri cubi di acqua al giorno”. A causa dei lavori lungo la strada che da Campana porta a via Villaggio Bianco la circolazione stradale si è svolta a senso unico alternato la completati i lavori è tornata normale. Nella foto, i lavori di sistemazione della perdita d’acqua a Campana. Singolare fioritura in questi giorni di settembre di un melo golden nel giardino di Giordano Tagliapietra a Mirabella di Breganze. La pianta che ha tre anni lo scorso anno aveva prodotto 25 mele e la primavera scorsa non aveva presentato i fiori. Sono sbocciati stranamente alla fine dell’estate con probabilità che i frutti possano essere raccolti ad autunno inoltrato. E’ uno scherzo della natura che nessuno riesce a spiegare perchè anche ai coltivatori trentini non è mai accaduto un caso simile. Nella foto Giordano Tagliapietra con il melo fiorito. pulizia degli antichi sentieri del Comune “aggiustando” i tratti in cui l’acqua piovana aveva anche danneggiato la strada negli ultimi mesi. Il loro impegno è proseguito quest’anno ripristinando l’antica strada che collega Santa Caterina di Lusiana al capoluogo. Solo che con la chiusura del campo di lavoro non è stata tolta la ramaglia accatastata in più punti della vecchia carrareggia. I cumuli di ramaglia rendono difficoltoso il transito ai pedoni che per percorrere il sentiero hanno dovuto spostare i rami secchi. Ma nessuno ha pensato di recuperare quella ramaglia che rappresenta un ostacolo. Dovrebbe farlo l’Amministrazione comunale incaricando una ditta apposita o gli operai del comune perché è un controsenso l’aver pulito i sentieri lasciando la ramaglia accumulata nei punti di passaggio pedonali. 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 14 Elisa Pilati alle finali di Miss Italia CONCORSI Elisa Pilati, 23 anni, residente nel comune di Conco e cantante di una delle più note band altopianesi, i GPL, è la prima altopianese in assoluto ad avere avuto accesso alle finali di Miss Italia e unica concorrente del vicentino. La vedremo in televisione il 9 settembre su Rai Uno, in occasione della prima puntata del prestigioso concorso dedicato alle bellezze nazionali. Eh, si! Oltre a essere una brillante studentessa, già laureata in Scienze Psicologiche e prossima al conseguimento della laurea specialistica in Psicologia Clinica Dinamica, Elisa fa parte delle 100 ragazze più belle d’Italia e questo è già un importantissimo traguardo rag- Sarà in onda con il numero 026 il 9 settembre nella prima e decisiva puntata del concorso Una breve intervista con la nostra candidata alla bellezza nazionale giunto. La speranza è quella di poterla vedere anche nell’arco delle tre puntate successive, previste per l’11-12-13 settembre, alle quali avrà accesso soltanto dopo la scrematura della prima serata. Tra una prova e l’altra, nella frenesia della preparazione e accompagnata da un’emozione che si può solamente im- maginare, Elisa Pilati, numero 026 nel prestigioso concorso, si è prestata ad alcune domande. Riusciamo a contattarla soltanto nella tarda serata del 3 settembre: la sua voce è stanca per le selezioni e per le prove, ma anche carica di entusiasmo e soddisfazione. Com’è nato questo tuo sogno di partecipare a Miss Italia? Non è il primo concorso di bellezza a cui partecipo: nel 2004, sono arrivata in finale nazionale di Miss Italia nel Mondo. Miss Italia è una prosecuzione dei miei sogni, ma, soprattutto, di un obiettivo che ho sempre voluto raggiungere, una sfida che ho sempre cercato di vincere: dimostrare che una Miss può rappresentare qualcosa di diverso dal luogo comune, che dietro un bel viso si può nascondere anche un grande talento. Basti pensare ad Anna Valle, che dopo Miss Italia è diventata un’attrice bravissima: bella, delicata e in gamba. A proposito di talenti, tu ne hai moltissimi: la bellezza è il tuo dono più evidente, ma sappiamo che hai molte altre attitudini... Beh, mi piace molto cantare; infatti sono la cantante di un noto gruppo altopianese con cui mi esibisco nei locali del posto: i GPL, acronimo di “Giovani Pazzi Liberi”. Mi piacerebbe molto coniugare il lavoro di presentatrice con quello di cantante: stare sul palcoscenico mi emoziona e mi affascina. Se dovessi pensare a un’artista che si avvicina ai sogni che vorrei realizzare direi sicuramente Loretta Goggi per la sua completezza artistica. Ecco, forse dovrei prendere qualche lezione di ballo... (ride, ndr) Queste sono giornate molto stressanti per te... manca meno di una settimana alla prima serata in TV... Effettivamente stiamo lavorando molto sodo... Le selezioni sono partite a giugno: prima le provinciali in cui mi sono classificata prima, poi le regionali dove ho ottenuto la fascia di Miss Cinema Friuli Venezia Giulia e poi le varie selezioni fino alla finale. Dalla serata del 9 settembre dipenderà l’esito della mia esperienza: di 100 ragazze ne rimarranno soltanto 60, dunque il tele voto sarà fondamentale. Nelle puntate successive, le ragazze rimaste avranno modo di dimostrare le proprie attitudini con delle sfide a tre: sarebbe una buona occasione per raggiungere il mio scopo che, ripeto, è quello di dimostrare che si può essere carine e capaci allo stesso tempo, sfatando il luogo comune del “bella, ma oca”. Come hai reagito alla notizia di essere arrivata in finale? Con stupore. Non avrei mai creduto di poter arrivare così distante con le selezioni. E’ stato un momento molto emozionante, anche perché il mio fidanzato Simone e mio fratello erano inaspettatamente presenti: una gioia che ho istintivamente sfogato con il pianto. So che ci vorrebbe un po’ di scaramanzia, ma potresti fare un pronostico? E’ davvero difficile fare delle previsioni, anche perché le ragazze sono davvero tutte bellissime e simpaticissime. Credo sia difficile ottenere il titolo di Miss Italia. Tuttavia la mia aspirazione più grande sarebbe quella di poter dimostrare di avere delle capacità, cosa per cui non è necessariamente importante ottenere una fascia. Vorrei fare bella figura, ecco tutto: questa sarà stata un’esperienza stupenda a prescindere dall’esito, proprio perché inaspettata. In campagna elettorale, di solito, si chiede cosa si farà per il proprio paese... Tu pensi di poter in qualche modo valorizzare la tua terra attraverso questa esperienza? Se avrò modo di passare alla seconda serata (questo sarà possibile soltanto se supererà la prima scrematura del 9 settembre, ndr), avrò la possibilità di presentarmi e sarei disposta anche a urlare da dove vengo, perché ne sono davvero fiera: un comune bellissimo (Conco, ndr), situato in uno splendido contesto, che è quello dell’Altopiano di Asiago. Hai qualche ringraziamento particolare da fare? In primis vorrei ringraziare mio fratello e il mio fidanzato Simone, che mi hanno accompagnato nelle varie selezioni, spronandomi e seguendomi con sopportazione. Poi la mia famiglia e anche il gruppo con cui suono per la carica emotiva che mi hanno sempre dato nei momenti di sconforto. Non posso dimenticare di ringraziare anche i miei paesani e tutto l’Altopiano. Un ultimo appello prima dell’inizio “dei giochi”? Vorrei tanto dimostrare che, a volte, oltre alla forma c’è anche la sostanza: mi basta questo.Elisa Pilati, con la sua bellezza, ma anche con il suo talento e la sua umiltà, è arrivata alla finale del più prestigioso concorso di bellezza nazionale, a dimostrazione che la bellezza non è soltanto un dono fisico, ma un insieme di qualità che rendono una ragazza unica: bell’aspetto, finezza, femminilità, eleganza, grazia, talento e semplicità.Dunque, telefoni dell’Altopiano all’orecchio e mano lesta per selezionare il numero della nostra candidata alla bellezza nazionale: 026! Martina Rossi “Ciao Mario” vince il 26° concorso sculture in legno S’intitola “Ciao Mario” l’opera vincitrice assoluta del 26° concorso sculture in legno di Asiago realizzata dallo scultore Fabrizio Muraro di Roana. Si tratta di un omaggio allo scrittore Mario Rigoni Stern. A Muraro è andato il premio della giuria e anche quello in memoria dell’artista Joe Dalle Ave decretato dal pubblico che gli ha attribuito 116 voti, contro i 60 di Silvano Ferretti di Chatillon (Aosta) con “Spiati dalla Luna” e i 23 voti di Angelo Bettoni di Perloz (Aosta) con “Stor- mire”. L’opera vincitrice raffigura su un pannello in legno il volto di Rigoni Stern mentre nello sfondo viene evidenziata la natura con un urogallo, una volpe, una pernice e una le- pre. Nella sezione “immagini” del sito www.giornalealtopiano.it sono disponibili le foto (scattate da Davide Degiampietro) di tutte le opere realizzate per il concorso. 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano Fantacalcio ad Asiago Sabato 30 agosto, con i primi due anticipi, è iniziata la nuova stagione del calcio e puntuale, come da dodici anni a questa parte, parallelamente è iniziata anche la nuova stagione del fantacalcio. In Italia, si sa, vige da tempo il luogo comune che “ci siano ormai quasi 60 milioni di allenatori” e in fondo in fondo è proprio così. Chi, davanti alla tv, in tribuna allo stadio o al campetto del patronato, non ha mai sbraitato, non si è mai animato, dispensando a gran voce commenti, consigli ed “apprezzamenti” sull’operato dello sventurato tecnico di turno? Siate, anzi siamo, onesti. Tutti, o quasi, almeno una volta. Ma erano solo parole al vento. Fino a quando il fantacalcio non è comparso nella vita degli italiani, dando così la possibilità di mostrare agli altri, e a se stessi, l’allenatore che ognuno ha dentro di sé, mostrando le capacità di gestione, le intuizioni in ottica mercato e le abilità nello schierare la propria formazione, calcolando, rischiando, leggendo le insidie della partita e studiando a fondo il proprio avversario. Già, perché se il calcio è una cosa seria (anche troppo), il fantacalcio non è da meno. Se non ci credete, entrate al Fruit Club di Asiago dove va in scena la Lega di fantacalcio più antica dell’Altopiano. << L’originale! >>. Tuona, soddisfatto, Alessio Cogo, ideatore e presidente della Lega (che vanta pure un consiglio in piena regola). << Fu un amico di Verona, Edoardo Paggiola, appassionato di calcio, che mi parlò per la prima volta di questo fantacalcio, proponendomi di introdurlo anche qui, sull’Altopiano. Mi convinse. Era il 1996 quando per la prima volta fu istituito un campionato, con soli 10 partecipanti tra cui parenti stretti. Una sorta di torneo in famiglia. Da allora, però, ne è stata fatta di strada e con la soddisfazione di averci creduto quando il fantacalcio non era una moda. L’anno seguente le squadre erano raddoppiate. Una crescita costante fino al picco di 56 formazioni qualche anno fa. Poi, un po’ perché con l’avvento di internet è aumentata la concorrenza (molte le leghe sulla rete) ed anche per questioni di gestione, ci siamo attestati a quota 36. Formula collaudata e consolidata >>. Tre campionati (14 squadre in Serie A, altrettante in B, 8 in serie C), Champions League, Supercoppa, Europei e Mondiali (quando sono in programma), 300 fanta milioni di euro a disposizione di ogni partecipante per allestire la propria rosa e per assicurarsi i pezzi pregiati, e non, del mercato. Qui si fa sul serio. Ci sono scadenze da rispettare, offerte da presentare in busta chiusa per le varie aste, il mercato “a chiamata” e quello di riparazione, a gennaio. Un campionato che si può seguire su internet, sul nuovo sito ufficiale: www.fruitclub.helloweb.eu. Fare pronostici non è semplice. << Non ci sono reali favoriti – dice Alessio Cogo – ma certamente Guido Strazzabosco, Emanuele Mosele, Marco Baschirotto e Mar- co Pellegrini sono tra i migliori della Fanta Lega >>. Anche se va detto che è proprio Alessio a detenere il maggior numero di scudetti (4). Ma non è l’unico record della famiglia Cogo: lui, la sorella Daniela ed il fratello Enrico hanno preso parte a tutte le edizioni. Alessio e Daniela, inoltre, non hanno mai conosciuto l’amarezza di una retrocessione. << Mai stati in B, come l’Inter! >>. E via con un sorriso in stile Moratti dopo il gol liberatorio di “Ibra” a Parma. Qui non si scherza su certe cose, ma su altre si scherza eccome. << La goliardia fa parte di questo gioco – racconta Alessio – dando modo di creare legami di amicizia tra i giocatori, ma anche una sana competizione, qualche derby in famiglia e pure qualche bella polemica, come ai tempi di “calciopoli”, con tanto di “inchiesta” e provvedimenti disciplinari e penalizzazioni >>. Come nella realtà, anche per gli allenatori. << C’era una squadra gestita da tre persone; due di queste, dopo una partenza disastrosa, inviarono qui in bar una lettera comunicando l’esonero della terza dal ruolo di fanta allenatore >>. Impossibile raccontare tutti gli anedotti di dodici stagioni di fantacalcio, ma Roberto Forte, uno dei fedelissimi assieme a Renato Busa, Davide Degiampietro ed Emanuele Mosele, ce ne regala qualcuno. << Beh, inizio dalla fine. Dopo essere stato in testa alla Serie A tutto l’anno, arrivo all’ultima giornata contro un avversario che da due mesi giocava con otto giocatori perché non faceva più la formazione. Purtroppo quel giorno era al completo e mi ha sconfitto, facendomi perdere il titolo. Un anno, invece, ricordo che ci fu un giocatore a dir poco sfortunato: ko subito il primo attaccante; la volta dopo anche il secondo. A quel punto, quasi a voler esorcizzare il momento, pronunciò la frase “Te vorè miga che se rompa anca questo?”. La settimana dopo i medici fermarono anche il terzo attaccante. Era Kanu! >>. Tra le “vittime” di “Berto” c’è pure Alessio. << Eh già, lui fa la squadra al lunedì! >>. E giù a ridere tutti insieme. Ma il vero incubo per il pres di Lega sono le osservazioni al regolamento. << Lui si diverte a fare le regole – racconta Berto – ed io, puntualmente, mi diletto a trovare l’inghippo, il cavillo, il modo per aggirarle. La sua preoccupazione aumenta in coincidenza con il periodo pre-asta giocatori. Trema quando mi vede entrare in bar o quando gli arriva un mio sms. Parole sue >>. E Alessio annuisce, sorridendo. “Berto”, infine, racconta un aneddoto che suona come un avvertimento. Lui non si fida dei consigli della Gazzetta e così “studia” sui siti internet e manda la sua formazione via mail tra le 16.30 e le 17, poco prima del calcio d’inizio dell’anticipo. << La leggo sempre, ma evito di consultarla il giorno della partita, perché se indica che un tuo giocatore (vedi Zarate) non è disponibile e lo lasci fuori, puoi star sicuro che poi gioca e segna minimo due gol (vedi Zarate); il discorso vale anche se c’è scritto che può giocare: tu lo inserisci e stai tranquillo che poi sarai in dieci >>. Dodici stagioni di fantacalcio al Fruit Club, un centinaio di giocatori passati da quelle parti, uomini e donne, con un’età che spazia dai 10 ai 50 anni di età, operai, ristoratori, studenti, bancari, esercenti, impiegati e dottori, insomma un gruppo estremamente variegato, con le proprie manie e scaramanzie. << C’è chi usa sempre la stessa penna per compilare la formazione – racconta Alessio – o chi assegna questo compito alla “morosa” ed altri che non sanno rinunciare ad un giocatore-talismano. Ognuno ha i suoi riti >>. Un “popolo”, quello del fantacalcio, che si diverte a giocare, anche nel ricercare i nomi più originali da dare alle proprie formazioni: Habemus www.giornalealtopiano.it Papa…Waigo, Polenta Edusei, Pato col Diavolo solo per citarne alcuni di quest’anno. Ma tra gli evergreen ci segnalano “Termofifoni”, “Ballack coi lupi” e “Nakatastrofe”. Un gruppo di amici, che circa un anno fa ha purtroppo perso Domenico Forte, per tutti “Mingo”. Uno dei protagonisti, come ricorda Alessio: << Era uno dei più assidui e certamente aveva ingaggiato con l’ami- 15 co Marco Baschirotto la sfida più sentita dell’intera Lega. Iniziava una settimana prima e finiva una dopo. Dopo la sua scomparsa abbiamo deciso di mantenere attive le sue squadre, una gestita da tutti i partecipanti alla Lega, l’altra proprio dall’amico Basky. Quest’anno, inoltre, la Champions sarà dedicata a lui. Ci sembrava giusto così >>. Stefano Angonese 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 16 Gite in fuori strada con il Club Ghenebe 4x4 ENEGO Il Tour delle malghe e delle fortezze Si è conclusa ad Enego una bella stagione, vivacizzata da iniziative molto interessanti, organizzate da Commercianti e Pro Loco, che hanno spaziato in ogni campo. Si è chiusa la stagione estiva e come ogni volta accade, un po’ di malinconia è inevitabile, resta tuttavia la consolazione che è stata una bella stagione in tutti i sensi, vivacizzata da iniziative molto interessanti, che hanno spaziato in ogni campo, offrendo un menù per tutti i gusti. L’Associazione Commercianti di Enego ha vinto la sua sfida, programmando con la collaborazione della Pro Loco serate di storia e filosofia, un offerta apparentemente di nicchia che invece ha trovato ampia approvazione e ogni volta un interessato e soprattutto partecipe pubblico. Dalla storia alla preistoria, l’Associazione Culturale “Dalla Brenta all’Ortigara”, sempre con la Pro Enego, ha allestito una interessante mostra sulla pietra e l’uomo e proposto uscite ad uno dei siti archeologici più interessanti della zona, il Riparo Dalmeri. Un’escursione al Riparo è stata organizzata anche in notturna, con una sosta alla vicina chiesetta di S. Lorenzo, dove in un atmosfera davvero coinvolgente sono state lette poesie e intonati canti a cura del coro femminile di Enego. Quindi con una suggestiva fiaccolata, il numeroso gruppo è sceso al sito archeologico. Una serata indimenticabile, malgrado una pioggia battente ad un certo punto abbia rischiato di rovinare tutto, terminata con un ricco spuntino di mezzanotte che ha offerto il meglio dei prodotti tipici. Come tuttavia si diceva il programma estivo ha cercato di dare una risposta ad ogni gu- sto e così non solo storia cultura e tradizione, ma offerte anche molto più leggere, che hanno riscosso gran successo, come la seguitissima e piacevolissima serata di cabaret e musica a cura di Cesare Caddeo e Luca Virago, organizzata dal Comune. Sempre l’amministrazione comunale di Enego, in collaborazione con la Federazione Italiana Fuoristrada, il club eneghese Ghenebe 4 x 4 e Daihatsu Italia, ha inoltre dato l’opportunità a chiunque di scoprire angoli caratteristici del comprensorio eneghese; gite in fuoristrada guidati da istruttori federali che hanno offerto la massima sicurezza. Un’ iniziativa che ha animato tutti i mercoledì e venerdì di agosto; inizialmente rivolta ai turisti, poi in realtà si è dimostrata una proposta molto apprezzata anche da moltissimi residenti, una bella opportunità, una ghiotta occasione per conoscere i posti che i padri percorrevano ad occhi chiusi e che oggi invece pochi hanno la fortuna di aver visitato e di conoscere!! Una giornata, assolutamente e squisitamente promozionale, il sindaco Rodeghiero l’ha inoltre voluta offrire ai suoi colleghi operanti nella provincia di Vicenza. Un invito che è stato raccolto con grande favore da oltre 30 amministratori, i quali hanno a loro volta scoperto un territorio ed una vastità che per lo più ignoravano. Per questa iniziativa denominata: “Tour delle fortezze e delle malghe”, il club Ghenebe 4x4 ha proposto due itinerari, entrambi gettonatissimi, tant’è che molte richieste non hanno trovato riscontro perché ogni volta si raggiungeva facilmente il tutto esaurito . L’escursione della mattina prevedeva l’uscita fino a Cima Lisser, 1633 mt , passando naturalmente per la vecchia strada militare, quindi la visita all’interno del forte Lisser costruito poco prima della grande guerra. Non meno emozionante il ritorno in paese attraverso vecchie mulattiere. L’itinerario pomeridiano invece un po’ più lungo, 4 ore, proponeva la strada degli alpini, vecchia strada costruita durante la prima guerra per permettere alle salmerie di raggiungere la prima linea, quindi malga Fossetta. Il tutto attraversando boschi incantati, passaggi ormai quasi sconosciuti e concessi solo per questa iniziativa. Naturalmente, in entrambe le proposte veniva riservata una parentesi non certo meno importante per comprendere la cultura e la tradizione, quella per l’assaggio dei formaggi prodotti in malga o dei semplici quanto deliziosi dolcetti, creati con ricotta freschissima e con particolare passione dalla ospitale malghese di Malga Scura. Un’iniziativa, questa dei tour in fuoristrada che di primo acchito può sembrare una violazione della serenità e della tranquillità dei boschi e di tanti luoghi montani. Ad essere sincera un pensiero di questo tipo era venuto anche alla sottoscritta, appassionata di montagna e trekking e soprattutto della pace che queste attività permettono di non turbare. Tuttavia, salendo nel fuoristrada guidato da Vanni Zarpellon, questi dubbi si sono dileguati in un attimo. Ho avuto modo di conoscere ed apprezzare il suo profondo rispetto per i luoghi, la sua abilità e prudenza nel percorrere anche i tratti più difficili ed impervi, la sua conoscenza dei posti più impensati e della toponomastica ormai quasi da tutti dimenticata e con tutto ciò diviene semplice condividere quello che è lo scopo che lo muove: ovvero far conoscere tanti posti incantati che il territorio di Val Maron e Marcèsina custodiscono. - Nessuna violenza viene perpetrata se i permessi vengono concessi per tempi limitati, e se il tutto viene regolamentato- tende a precisare il presidente di Ghenebe 4x4. Molti dei sentieri percorsi grazie a Vanni, stanno per essere fagocitati dalla vegetazione oltre che cancellati dalla memoria collettiva. Una perdita grave, che sarebbe salutare sia per il bosco stesso e naturalmente per il bene della comunità, salvare. Frequentare e far conoscere questi percorsi anche grazie ai fuoristrada, in questo caso gentili bestioni, senz’altro aiuta e stimola la curiosità, molti sono coloro che in futuro si sono detti intenzionati a ripercorrere gli stessi sentieri a piedi o magari in mountain bike. Come si diceva sono sentieri, camminamenti quasi del tutto sconosciuti ormai, frequentati solo da qualche cacciatore o boscaiolo. Luoghi bellissimi, boschi che cambiano, a seconda della zona, colore, carattere, odore. Paesaggi da favola, dedali naturali dentro ai quali è piacevole girovagare in un contatto avvolgente e rassicurante con la natura. Un pomeriggio, 4 ore volate, ma che nello stesso tempo hanno offerto un’avventura interminabile, sempre coinvolti dai posti nuovi che si materializzavano ad ogni curva e soprattutto curiosi di sapere, dopo esserci immersi nel fitto del bosco, dove saremo sbucati! Stefania Simi Chi sono Vanni Zarpellon ed il club Ghenebe 4x4 Vanni Zarpellon di Romano d’Ezzelino, eneghese d’adozione, ha fondato Ghenebe 4x4 più di 20 anni fa, presidente della Ghenebe 4x4 da sempre, è il Segretario Generale della FIF e naturalmente istruttore federale. Da sempre l’attività della Ghenebe 4x4 è diversificata, ma tra le varie iniziative spiccano senza dubbio l’organizzazione di raduni per la Federazione Italiana Fuoristrada e soprattutto corsi per imparare a guidare i fuoristrada in sicurezza, e a questo proposito, l’attivissimo Vanni sta mettendo a punto un progetto proprio per creare, in uno dei tanti fantastici boschi del comprensorio eneghese, un “campo scuola” per chi voglia imparare o migliorarsi nella guida fuori strada. Tra le attività organizzate dall’associazione, anche iniziative benefiche come ad esempio quella che viene proposta ogni anno nel mese di maggio, di dare la grande opportunità a ragazzi ed adulti disabili di fare escursioni in mezzo alla natura, un gesto semplice che in realtà sbriciola barriere altrimenti insormontabili. 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 17 Elena Donazzan, Assessore Veneto all’Istruzione e alla Formazione Una donna, un’idea, un rischio da correre PERSONAGGI In “un clima da osteria”, una donna si discosta dal coro per invitare al buon senso Una ragazza semplice il cui motto è: “educazione è esempio, esempio è educazione” Pagina a cura di Marco Pozza Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano, il 20 gennaio 1944 scrisse nel campo di concentramento nazista: “Dio e la sua eternità devono essere amati da noi pienamente. Ma questo amore non deve nuocere ad un amore terrestre, né affievolirlo”. Un anno dopo, all’alba del 9 febbraio 1945, Bonhoeffer venne impiccato a Flossemburg. Nella sua cella trovarono la Bibbia e Goethe: il massimo dei libri sacri e il massimo dei libri profani. Due simboli. L’uno, della passione per il cielo. L’altro, della passione per la terra. Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo. Ma un fastidioso problema di interferenze – oltrechè di intercettazioni – sembra oggi deturpare il viso di quell’arte così nobile e bistrattata che un tempo andava sotto il nome di politica. Dove raccomandazioni e DDL, tax force dell’esercito e insulti di piazza, richiami a Robin Hood e spostamenti di processi, politica e antipolitica, Verità e Menzogna, insulto e rabbia convivono dentro i confini del medesimo Bel Paese. Qualcuno, forse, inizia a ritrovarsi nella frase secca di Boris Pasternak: “La politica non mi dice niente. Non amo le persone che sono insensibili alla verità”. E se all’origine stesse un problema d’educazione? Del cuore, prima di tutto. Ma anche del pensiero, dell’immaginazione, dell’anima. Parole che sembrano straniere, fuori moda, figlie di tempi antichi nelle “sale dei bottoni”. C’è una donna, però, che parla spesso di tadinanza tra le aule in cui s’addestra al sapere. Quando la scuola diventa la baby-sitter dei nostri figli fallisce nel suo vero obiettivo, cioè l’integrazione tra sapere e vita attraverso la collaborazione di famiglie e insegnanti. Solo così, tra i banchi, s’apprende il fascino dei diritti ma anche la serie responsabilità dei doveri”. emergenza educativa. Lei è Elena Donazzan, Assessore della Regione Veneto all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro. Una donna giovane, appassionata, intraprendente che di fronte alla complessa difficoltà delle sfide odierne replica con l’ascolto, l’interpretazione attenta e il servizio alla comunità. Apprezzata e sfidata per quell’intransigenza morale che l’accompagna sin dalla sua nascita politica, è il volto di una destra giovane e ambiziosa nell’affermare la propria visione del mondo. Rimasta innamorata del profumo e della trasparenza delle proprie radici. Donna che parla di identità: quella che respiri negli odori della terra, nell’atmosfera paesana, nella musicalità della lingua e dei dialetti, nella storia dei musei, nel silenzio delle chiese, nella letteratura dei nostri classici. Nell’unicità che ogni lembo di terra partorisce e nasconde gelosa. Ma davvero – come canta Francesco Guccini – la “politica è solo far carriera”? O c’è ancora chi la sera tiene sulla scrivania da una parte la Bibbia e dall’altra il giornale, come raccomandava il teologo protestante K. Barth? La politica custodisce storie di donne coraggiose, infaticabili, appassionate. Accanto a storie frivole, raccomandate, scoraggianti. Perché una donna sceglie di fare politica “con la schiena diritta”? “S’inizia perché – e riprendo Guccini – “c’è anche una generazione che è preparata ad un mondo nuovo e ad una speranza appena nata”. Scelsi la politica a 17 anni: una scelta firmata con quell’idealità e sana generosità di chi non s’aspetta nulla in cambio. Quel giorno piov- vero uova e sassi e vidi per la prima volta l’odio e la cattiveria. Senza capirne la ragione. Lo stile che indossai in quei primi giorni è lo stile che voglio far abitare adesso che rivesto una carica importante. Un onere e un onore!” La tua è la storia semplice di una ragazza cresciuta alla scuola di valori sani, genuini, nostrani. E il tuo outback tenti di farlo vivere nell’arte politica. Ma perché se un politico parla di Dio viene messo a tacere, se viene indagato fa carriera, se esibisce tendenze sessuali alternative crea tendenza? “A volte l’uomo è l’espressione matematica più ostica da risolvere. Sembra quasi che si sia scelto di vivere in una “società rovesciata” dove ti combattono se scegli di sposare principi, aneliti e aspirazioni che sono congeniti alla natura umana. Il rispetto per la famiglia, l’onore e la passione per l’identità, la cura dell’ambiente sono comandamenti eterni. Oggi tutto ciò sembra essersi rovesciato. Basterebbe tornare ad educarci alla semplicità: pubblico e privato diverrebbero provvidenziali incroci in cui raccogliere e appassionarsi alla vita della gente”. Il filosofo Gadamer ebbe a dire: ‘Il futuro è l’origine. Se non ci ricordiamo più della nostra origine, non avremo alcun futuro’. Presente, passato e futuro s’incrociano a scuola. Come sta la scuola, a proposito? “La diagnosi è riservata. Come anche la prognosi. Anche se terapie quali il rispetto, l’autorevolezza (non dice autorità, ndr) e la dignità dovrebbero avere più diritto di cit- In questi mesi la politica sembra affetta da un “clima da osteria” (parole di Bonaiuti, portavoce del premier). Perché innamorarci di quella che per i greci era un’arte nobile e oggi è diventata un “gioco tra amici di amici”? “La ragione è presto detta: la vera politica è tutt’altro da questo clima da Grande Fratello! A gente incapace, esibizionista e disposta a tutto si deve rispondere con il senso del dovere, il rispetto della res publica, la responsabilità verso i cittadini. Se è vero che la politica è una cosa seria, lo dev’essere altrettanto l’atteggiamento di chi la sposa come scelta di vita. Elena Donazzan in primis”. Alexander Solzenicyn, dissidente e Premio Nobel, un giorno lanciò un invito: “Riportate Dio nella politica!” Ezra Pound scrisse: “se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui’. C’è gente che oggi merita veramente d’essere ascoltata? “Tu ne hai citati due d’immensa grandezza. Ognuno ha bisogno di qualcuno davanti che gli indichi la traccia da seguire. Come ognuno è guida – responsabile o meno - per chi nel cammino viene subito dietro. Marzio Tremaglia – un grande politico morto nel 2000 a 33 anni – invitava a credere in una dimensione etica della vita che si potrebbe riassumere in tre nodi: rispetto e onore verso se stessi, rifiuto del compromesso sistematico, convinzione che oltre la vita e la libertà c’è qualcos’altro per il quale sacrificare pure vita e libertà. Penso non siano semplici parole inanellate su se stesse!” A “microfoni spenti” e dietro le quinte: chi è Elena Donazzan? “Un’idealista”. Ce lo insegnano sin da bambini: non basta una rondine a fare primavera. Come non basta lo stile di una donna a rovesciare l’abitudine. Ma consola che qualcuna dia ragione a E. Mounier quando scrisse: “la più grande virtù politica è non perdere il senso dell’insieme”. Accanto, magari, ad un cuore educato. Elena Donazzan nasce a Pove del Grappa (Vicenza) il 22 giugno 1972. Sin dai tempi del liceo scientifico, a 17 anni, s’innamora con passione ed entusiasmo della vita politica attivamente. Il suo primo incarico fu come segretaria provinciale del Fronte della Gioventù. In seguito per cinque anni riveste il ruolo di consigliere di opposizione nel consiglio provinciale di Vicenza e per cinque anni in Consiglio Regionale Veneto in forza alla maggioranza. Attualmente è Assessore alla Formazione, all’Istruzione e al Lavoro della Regione Veneto. A lei competono numerose altre deleghe tra cui quella della caccia e degli alpini. Ha partecipato in prima persona all’organizzazione della Giornata degli Alpini di Asiago e di Bassano del Grappa. Ogni 25 aprile, in località Monte Corno, organizza una messa commemorativa in onore di tutti i caduti delle foibe. Nel curriculum campeggia una frase: “Vivi come se dovessi morire subito, pensa come se non dovessi morire mai” (G. Almirante) Nel sito internet www.donazzan.it il suo percorso umano e professionale. 8 Sabato 6 settembre 2008 Ventitré anni, fascino e tanta passione per la musica: ecco le caratteristiche di Nicola Valente, già affermato talento nell’ambito della musica altopianese, che ha recentemente conseguito il diploma in chitarra elettrica Pop Rock/ Jazz presso il prestigioso Centro Professione Musica (CPM) di Milano. Il suo talento e la sua velocità d’apprendimento sono stati notati da Roberto Dalla Vecchia, che, ancora nel 2005, lo ha indirizzato verso la sua strada musicale. Tra gli importanti nomi che Nicola può annoverare tra i suoi maestri, ci sono quelli di Luca Colombo, Pete La Pietra, Giorgio Cocilovo, Pietro Nobile, Fabio Nuzzolese e Paolo Jannacci; artisti-insegnanti che lo hanno accompagnato nello studio dei linguaggi Pop Rock Fusion e nell’apprendimento della teoria e dell’armonia musicali. Maurizio Filippi lo ha guidato www.giornalealtopiano.it 18 Nicola Valente: il nuovo “dottore” delle sei corde altopianesi Ventitrè anni, di Cesuna, ha recentemente conseguito il diploma in chitarra elettrica Pop Rock/Jazz presso il prestigioso Centro Professione Musica (CPM) di Milano nello sviluppo degli studi di finger style per chitarra acustica e Luca Biggio nell’ambito della musica d’insieme. Il giovane altopianese, residente a Cesuna, dopo l’importante traguardo raggiunto, ha accettato di ripercorrere la sua passione e la sua formazione musicale in una breve intervista per il nostro quindicinale, rivelandoci anche sue opinioni e i suoi progetti per il futuro. Com’è nata la tua passione per la musica e, in particolare, per la chitarra? In realtà, fino ai 18 anni, non avevo neppure il lettore cd!!! Mia mamma, in casa, aveva una vecchia chitarra e, senza farmelo sapere, ha chiamato Bruno Forte (il celeberrimo Brunetto degli storici Roversi, ndr). Brunetto mi ha chiamato a casa per chiedermi se mi andava di provare a fare una lezione e così è nato tutto: a tradimento! Da quella prima lezione è nata in me una passione tale da spingermi, due anni dopo, a mollare gli studi di ingegneria elettronica per dedicarmi completamente alla musica, prima con il maestro Roberto Dalla Vecchia e poi al CPM di Milano, dove mi sono trasferito per completare al meglio la mia formazione. Adesso ti vediamo sicuro sul palcoscenico dei locali dell’Altopiano, ma com’è stata la tua prima esibizione? La prima esperienza come chitarrista all’interno di una band è stata quella con il Mad Milk: abbiamo suonato per Enrico Fabris e durante il Concerto per un amico a Roana. Ricordo che provavo molto ti- more nel rapportarmi al pubblico, ma che l’emozione mi ha spronato a dare il meglio di me. Secondo il mio parere, una volta che la paura di sbagliare viene meno, non si riesce a dare il 100%, né a livello tecnico, né sul piano interpretativo. Se dovessi dirmi una canzone che ti ha accompagnato da quella famosa lezione del nostro Brunetto al conseguimento del diploma al CPM, quale ti verrebbe in mente per prima? Domanda un po’ difficile... Le mie influenze musicali spaziano da Clapton ai Beatles, da Mark Knopfler a Miles Davis, passando per Django Reinhardt, Tuck Andress e Tommy Emmanuel. Credo comunque di poter dire “Little Wing” di Hendrix e, a pari merito, “Sweet Child o’Mine” dei Guns’n’Roses: ricordo che mi guardavo allo specchio mentre suonavo e mi chiedevo se sarei mai stato così bravo da poterle suonare. Una volta imparate, mi sono più volte chiesto se sarei stato in grado di suonare altre tantissime canzoni: per me è stata una specie di sfida continuativa contro il me stesso riflesso allo specchio. A proposito di sfide, qual’è la prossima? Attualmente, oltre a esibirmi nei locali del posto con le mie band (tra cui un nuovo progetto di duo acustico chiamato Living Soul), tengo lezioni di chitarra acustica e sono impegnato in studio con il cantautore vicentino Leonardo Longhi. Nel mio futuro imminente, c’è l’insegnamento a Vicenza e provincia e la prosecuzione della mia attività di chitarrista nelle band del posto. Come progetto a lungo termine, il mio sogno è quello di inserirmi nel giro di turnisti a livello nazionale. In Altopiano, ci sono tanti ragazzi che hanno i tuoi stessi sogni: cosa pensi della realtà musicale locale? La densità di musicisti, in Altopiano, è senz’altro superiore alla media. Tuttavia credo che la consapevolezza nasca dalla pratica più che dal negativo confronto reciproco. E’ l’unico modo di crescere, musicalmente parlando. Non stai pensando a comporre qualche brano tutto tuo? Certo! Da ottobre mi impegnerò anche su questo fronte, specialmente sotto l’influenza artistica di Steve Trovato per la musica Country, di Robben Ford per la musica Blues e di Miles Davis per il Jazz. Ringraziamenti? Prima di tutto la mia famiglia, specialmente mia mamma che mi ha indirizzato verso la mia passione più grande, e poi Maurizio Filippi, per me una guida che, insieme all’impegno individuale, ha contribuito a farmi raggiungere questo importante traguardo. Martina Rossi Matrimoni con “annunci speciali”: “Cartelli e striscioni sono un pericolo” Grafica Altopiano MUSICA l’Altopiano Il matrimonio è sempre un giorno speciale, di festa, di gioia, con gli sposi circondati dall’affetto di amici e parenti. Ma è anche un giorno solenne in cui ci si promette fedeltà eterna, amore incondizionato, assumendo le proprie responsabilità davanti alla comunità e davanti a Dio. L’importanza della giornata non deve certo far diminuire l’aspetto di festa contornato anche da una sana goliardia messa in piedi solitamente dagli amici degli sposi che li canzonano sul passo che stanno per intraprendere, un rituale che si ritrova anche in altre culture e religioni. Però…c’è un però che viene segnalato da varie parti, cittadini ed istituzioni. In alcuni casi sembra ci sia la gara a chi esagera di più. Sembra che si debba assolutamente superare quanto fatto dagli altri perché la giornata rimanga memorabile. Si passa da scritte sulla sede stradale a gonfaloni messi lungo il percorso degli sposi verso la chiesa, da palloncini che segnano la via ad alberi e segnali stradali tappezzati con l’immagine felice dei due promessi. In alcuni casi si va dal cattivo gusto a veri e propri danneggiamenti, come segnalato da più polizie locali. Bisogna ricordare che tappezzare i segnali stradali è pericoloso oltre che un vero e proprio reato: certi cartelli e certe insegne possono distrarre l’automobilista creando situazioni spiacevoli per chi circola sulle strade. “Per carità non vorremmo passare a multare gli sposi, ma non è nemmeno giusto accollare la spesa di pulizia o di sostituzione di tabelle stradali alla comunità – spiegano da vari comandi – Si chiede solo un po’ di buon senso; se si fa degli scherzi agli sposi poi si passi a ripulire, evitando di attaccare cose ai cartelli stradali e cercando di rimanere nel buon gusto. Sarà apprezzato dai vostri concittadini e molto probabilmente anche dagli stessi sposi”. Gerardo Rigoni 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 19 Vanessa torna e racconta Una chiacchierata sul suo viaggio negli States, tra esperienza vissuta e progetti futuri Grafica Altopiano In una lingua quasi ibrida tra l’italiano e l’americano, Vanessa Rebeschini, di ritorno da Frazee dove ha svolto con profitto un anno di High School corrispondente alla nostra quarta liceo, ci racconta della sua esperienza di vita negli States, tra studio e divertimento. Era partita l’8 agosto dello scorso anno ed è tornata il 2 luglio, dopo undici mesi di distacco completo dalla sua casa, dal suo paese e dalla sua scuola, un periodo interminabile per noi, ma per lei trascorso in fretta. Dopo il nostro articolo di qualche mese fa che, attraverso gli occhi dei famigliari e degli amici, raccontava l’inizio di questa esperienza, abbiamo deciso di completare il reportage con una chiacchierata face to face; la prima cosa che Vanessa, da ragazza diligente com’è sempre stata, vuole raccontarci riguarda proprio la scuola: “Negli Stati Uniti c’è più spirito scolastico; i ritmi di vita sono più sostenuti: ci si alza alle sei e mezza per raggiungere la scuola per le otto meno un quarto, nonostante le lezioni inizino soltanto alle 8:15 per poter stare insieme e socializzare” ci racconta infatti, una cosa fondamentale in un piccolo paesino come Frazee, che conta di 1200 abitanti residenti nei luoghi più disparati di una vasta campagna che, in inverno, raggiunge i – 40°C!!! Vanessa ha frequentato sette materie per semestre, cercando di scegliere quelle più affini al percorso che riprenderà al Liceo Scientifico di Asiago: chimica, matematica, fisica, anatomia, storia 18 per seguire le lezioni di sport: dal basket al football, dalla pallavolo alla softball (baseball per ragazze), passando persino per il wrestling!!! Vanessa ha continuato a praticare lo sport che da più di dieci anni segue con passione anche ad Asiago: la danza; a scuola, ha potuto frequentare corsi di ballo da competizione, high kick, jazz e hip-hop, mentre due sere la settimana ha coltivato la sua vera passione, la danza classica, seguita da una docente qualifiamericana e inglese, ma anche child development (ovvero pedagogia), teatro e tanto tanto sport; al termine delle lezioni (alle ore 15:11 in punto), infatti, gli studenti si trattenevano a scuola fino alle cata. I professori della High School (così si chiama l’istituto superiore onnicomprensivo statunitense) sono diventati per lei quasi degli amici: si pensi che sono loro stessi a curare l’offerta sportiva della scuola e le attività musicali (come per esempio quella della banda, che è stata chiamata a suonare al Disney Word in Florida). “Vivere un anno in America – ci ha raccontato la studentessa di Canove di Roana – è stato come entrare in un film: cheerleaders, gruppi d’arte e persino gruppi d’intelligenza. Negli Stati Uniti, – ha proseguito – le persone sono molto più aperte verso gli altri e più menefreghiste: pensate che c’era chi arrivava a scuola in ciabatte e pigiama!!!”. Ma Vanessa ha voluto spezzare una lancia anche in nostro favore, notando la superficialità dei rap- porti che, proprio perché costruiti con una velocità a cui non siamo abituati, sono più fragili e meno autentici. La conversazione si è poi spostata sulla famiglia che l’ha accolta: i Janke, una coppia con due figli che vivono distanti, a cui Vanessa si è talmente affezionata da sentirsi zia dei loro nipoti e di cui ha apprezzato ogni cosa, dall’accoglienza alle torte super colorate. Le chiediamo di tracciare un bilancio dell’esperienza: “E’ stata molto positiva, – ci ha risposto – ma, in questo frangente, ricordo le parole che mi ha detto una ragazza altopianese che l’aveva intrapresa prima di me: nessuno ti apre le porte, ci si deve arrangiare. Non credo di dover essere io a dirlo, – ha proseguito Vanessa – ma credo di essere cambiata: ho adotta- to punti di vista diversi. Sono comunque contenta di essere ritornata: non ho pianto partendo e non l’ho fatto certo al ritorno. – ride – Vorrei ringraziare la mia famiglia e i miei amici che, nonostante la distanza, ho sentito sempre vicini”. I progetti dopo questa irripetibile esperienza di vita che le è valsa ben due borse di studio per merito scolastico? Prima di tutto, stare con amici e famiglia, poi il quinto anno di liceo e, chissà, un bel corso universitario in Florida, dove vive il fratello Matteo, per una vita alla continua ricerca di qualcosa da apprendere e da osservare con occhi nuovi: un sogno che, come l’aria fa con i piccoli uccelli appena usciti da nido, ha cominciato ad accarezzare le sue giovani ali. Martina Rossi 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 20 Torna “La contrada sotto l’Echar” CULTURA Antonio Brazzale torna a proporre «La contrada sotto l’Echar», il suo primo romanzo che tanti consensi ha riscosso dal 1982, anno della sua pubblicazione; è dei giorni scorsi, infatti, l’arrivo il libreria di questa edizione nuova, con il suo restyling ed anche con una breve novità in chiusura. Un libro, questo, che nasce dall’esperienza fatta dall’autore nel 1955 a Campomezzavia (da qui il titolo de «La contrada sotto l’Echar») come maestro di quella che oggi si definirebbe una pluriclasse “E’ stata un’esperienza bellissima – racconta lo stesso Brazzale quando ci sediamo a tavolino per questa chiacchierata – uno degli anni più belli della mia vita, fra quella quindicina di ragazzini bravissimi e con famiglie amorevoli, un ricordo che mi commuove ancora adesso, dopo tanti anni”. “Il romanzo, ambientato nel 1934 in piena epoca fascista, è per buona parte di fantasia – come precisa l’oggi 77enne scrittore originario di Velo di Lusiana – ma di vero e di autentico c’è lo spirito di questa gente e di quei luoghi. Sì, perché gli appunti e gli schizzi da cui poi è nata la narrazione li ho presi là, durante le lunghe passeggiate nei boschi con cui riempivo i miei pomeriggi di maestro”. Pubblicata nei giorni scorsi la nuova edizione del fortunato romanzo di Antonio Brazzale Antonio si compiace nel raccontarmi di quei giorni, di quelle persone, di quelle emozioni, di quei piccoli fatti di una quotidianità povera, ma fiera, umile, ma dignitosa; una sottolineatura per un episodio “un giorno l’allora maestro Dionigi Rizzolo mi portò un libricino, stampato su carta grossolana, e mi disse di leggerlo; era «Il sergente nella neve» di Mario Rigoni Stern che allora non conoscevo. Lo lessi e mi piacque tanto che chiesi al postino di portare a Mario (che lui invece da asiaghese ben conosceva) una lettera con i miei complimenti e con l’auspicio di poterlo incontrare, cosa che avrei fatto poco tempo dopo a seguito della sua risposta. Ero quello che oggi si definisce un precario e l’anno dopo fui assegnato ad una scuola sulle colline di Montebello e là ho tirato fuori quel libricino e l’ho usato, centellinando la lettura di quelle pagine per farle durare per l’intero anno”. Il tempo passa veloce ma Antonio vuole rendermi partecipe di quella sua esperienza e di quello che l’ha portato ad iniziare la stesura di questo suo primo libro (farà poi diverse altre “cose”, fra cui voglio ricordare i racconti de «E una sera d’inverno qualcuno …» del 1999 ed il romanzo «Nella terra dei padri» del 2000). “La nostalgia dell’anno passato a Campomezzavia – continua - fu la molla e la motivazione per cogliere da quegli appunti che avevo scritto lo spunto per scrivere questo romanzo; ma quando l’ebbi scritto rimase per molto tempo là, nel cassetto. Lo feci leggere anche a Mario Rigoni Stern, che, fra le mille cose che doveva fare, ci mise un po’ di tempo a farlo, ma poi mi espresse il suo parere positivo; per il mio carattere pignolo quel testo subì nel tempo <infinite> limature, sistemazioni, tagli ed aggiunte, fino a che venne il tempo di pubblicarlo e, per farlo, decisi di fondare una casa edi- trice tutta mia. Era il 1982 e con la pubblicazione de «La contrada sotto l’Echar» nacque anche la casa editrice “La Serenissima” che da parecchi anni ormai gestisce mio figlio Alberto”. Un romanzo che “… sa dosare con bravura dialettalismi e folclore locale, dialettalismi e parlato, dando vita a figure e paesaggi di un Veneto realistico e insieme fantasioso …” è la motivazione che gli valse il primo premio al Premio Nazionale di Narrativa Italiana “Arcangela Todaro Faranda” di Bologna nel 1997 e che fa riferimento ad una delle caratteristiche di questo libro, “… un modo di scrivere nuovo, in cui le parole venete si mischiavano al’italiano per meglio esprimere sentimenti, emozioni, sensazioni …” come scrive nella prefazione il figlio Alberto.Dopo un paio d’ore volate fra ricordi e descrizioni di cose, fatti, persone, saluto Antonio che mi autografa con dedica la copia del suo libro; sulla sua quarta di copertina si legge “Da un paese sul lago di Garda a una sperduta contrada dei Sette Comuni Vicentini … Nicola, un giovane maestro veronese, è mandato a insegnare a Val di Chemplen nell’ottobre del 1934, alla vigilia della Guerra d’Afri- ca. Lassù il “maestro foresto” conoscerà tante persone amiche. In loro compagnia la vita trascorrerà operosa, serena … felice; un improvvisamente in un giorno di primavera … La Contrada sotto l’Echar è soprattutto la storia della nostra gente: speranze e sconfitte, sogni d’amore e piccole gioie, superstizioni e usanze, tragedie, fatiche, fame. E un’antica rassegnazione … E’ un romanzo scritto da un montanaro per chi ama la montagna nel volgere delle stagioni e s apprezzare la vita semplice primitiva, gli animali, le camminate nei boschi …”. Cesare Pivotto Storie venute da lontano Il libro “Fogli di via” di Giampaolo Trevisi Per motivi miei, benché la presentazione scritta da un ottimo Gad Lerner mi assicuri che si tratta di un libro che si legge tutto d’un fiato, ho impiegato giorni per arrivare all’ultima pagina. E non mi dispiace di questa esasperante lentezza. Una lentezza, a dire la verità, che mi ha fatto godere più a lungo i 18 racconti di “Fogli di via”, autore Giampaolo Trevisi, vicequestore di Verona. Nessuno avrebbe scritto un libro come questo, se non fosse immerso 24 ore su 24 nelle problematiche degli immigrati. Trevisi conosce e soffre la burocrazia, con cui si filtrano le sofferenze umane che entrano nel suo ufficio e tuttavia non trasforma i suoi buoni sentimenti in piagnisteo o in denuncia, ma li rende volatili come un sogno nelle forme del surreale, del grottesco e del piacere di raccontare storie venute da lontano. Ci sono racconti, quindi, dopo i quali è cosa buona fermarsi e pensare, completarli col nostro immaginario prima di andare oltre per portare la nostra attenzione su quelli che seguono. Così ogni volta si riparte nella lettura con la certezza di immergerci in forti suggestioni o per via dei contenuti forti, drammatici e anche curiosi o dello stile di scrittura, che è sempre efficace e adatto alla storia che il vicequestore ci narra. E così, io che da tempo per piacere-dovere affogo nelle immagini cinematografiche, che formano un mare impetuoso di vibrazioni cariche di espressività e che sono nel contempo uno strumento per penetrare con gli occhi e col cuore nelle culture lontane dalla mia, mi diverto a immaginare qualcuno di quei 18 racconti che evolve in una sceneggiatura preparandosi poi a trasformarsi in film. Penso: come sarebbe ricco e “impegnato” e pure allegro, movimentato e avventuroso un film nato dalla 14a storia, “L’asilo di un Colombiano”; immagino sullo schermo: un ufficio in questura, una scrivania zeppa di incartamenti, il Colombiano che si racconta, una dattilografa testimone della sua densa storia di vita nel terrore, nel ricatto, nell’omertà e nell’ignavia, la fuga in Italia, il tenero ricordo dei figlioletti ritratti in foto assieme al padre… angoscia e realtà, che Trevisi, quasi sommerso negli incartamenti, ascolta con la mente impegnata a dare una svolta al dolore del Sudamericano, offrendogli la via di fuga nella fantasia che trasforma e salva. E naturalmente, il flashback, gli avvenimenti in Colombia. Un film impostato sul contenuto del 16° racconto, invece, si farebbe acre e greve come un’altra Gomorra, dove l’indifferenza uccide la speranza, crea condizioni di avvilimento e cancella il valore della responsabilità. Il capitolo si presenta con un titolo enigmatico, “Almeno 40”. E’ la desolante descrizione di persone e situazioni dove la dignità è sacrificata e ciò che conta è solo il tornaconto miserevole di chi non è forse mai stato toccato dalla grazia e dalla cultura e vive all’ombra di una desolante banalità quotidiana. L’intero libro è fatto di commosso realismo, alzato sopra le nuvole da voli surreali e il sogno, che dà forma agli intimi desideri nascosti nell’anima, è fuga e consolazione. Tutte sono pagine sui generis, dato il quasi improbabile connubio tra una professione che suona, all’udirla, come una fredda stilettata, e il cuore manifestato dalla creativa e sincera originalità nel commentare tante situazioni che si verificano in una questura delle più calde d’Italia. Gianpaolo Trevisi fa un mestiere grigio e grintoso; questa almeno è la percezione da parte dell’opinione pubblica, perché i connotati del classico poliziotto sono la grossolanità spirituale, un viso severo, parole dure e secche che intimidiscono. Anch’egli entra in questo profilo dell’antipatico, insensibile questurino? Per quanto scrive, direi proprio assolutamente no; in lui dominano il cuore e la fantasia, frutto di una pena sommessa che gli viene dai continui colloqui e azioni nei riguardi degli immigrati senza permesso di soggiorno. Quello che alla fine si apprezza di più in lui, è la sensazione che sa trasmettere; ci fa capire che egli ama il suo lavoro, nel quale sa trovare elementi di profonda vicinanza, solidarietà e identificazione con i problemi che gli vengono esposti o che deve risolvere. Michele Serra [email protected] 8 Sabato 6 settembre 2008 Ho cominciato ad usare il Trenino che ero ancora piccolo. Durante la seconda Guerra Mondiale, frequentavo le scuole medie in collegio, all’Istituto Vescovile di Thiene. Non ero ancora adolescente, ma già pratico di viaggi che affrontavo con disinvoltura all’inizio e alla fine dell’anno scolastico, durante le vacanze natalizie e pasquali, qualche volta anche nei fine settimana. Più felice naturalmente quando salivo verso i miei monti, un po’ meno quando era il momento di tornare a scuola. In quegli anni gli inverni erano così rigidi e nevosi che, nonostante lo spazzaneve (ne esistevano di due grandezze) venisse applicato come un gigantesco baffo davanti alla locomotiva, il convoglio poteva ugualmente bloccarsi. Capitò, se la memoria non m’inganna, nel 1942 e in quella occasione il Trenino rimase fermo diversi giorni. Proprio la neve era e continua ad essere la mia più grande passione, il mio elemento naturale preferito. Non avevo ancora iniziato ad andare a scuola, che già indossavo gli scarponi e mi muovevo sugli sci con grande agilità. Domenico Frigo Smidar, falegname nella nostra azien- l’Altopiano www.giornalealtopiano.it CANOVE: VALENTINO FRIGO da, realizzò per la mia famiglia tavole in frassino, alle quali lavorava con grande cura. Le sciovie non erano ancora state costruite. Nonostante la qualità degli sci, per salire sulle cime si doveva ricorrere all’aiuto delle pelli di foca e naturalmente al sostegno di tutti i muscoli del corpo. L’unica pista praticabile sull’Altopiano era quella del Kaberlaba ad Asiago, dove esisteva anche una slittovia, uno dei primi impianti a fune in Italia. La passione per la neve mi spinse a costruire gli skilift di Tresché Conca e, in società con Alfonso Tortora, anche quelli di Cima Larici. Diventava così tutto più facile: più agile la salita, più riposata la discesa. Salite e discese alle quali in ugual modo sono abbinati anche i miei ricordi della ferrovia. Salendo ad Asiago, nonostante la provvidenziale ed indispensabile presenza della c r e m a g l i e r a , l’indescrivibile lentezza del viaggio, racconta anche la fatica del convoglio che, a Campiello, sostava a fare il pieno d’acqua dalla cisterna che ancora esiste. La prolungata permanenza in vettura dei passeggeri, li faceva arrivare a destinazione piuttosto affumicati. In discesa invece poteva capitare che, nel tratto tra Canove e Cesuna, i carboni ardenti che il camino della locomotiva sputava (privata anche della griglia per un migliore tiraggio), incendiassero l’erba e le piante lungo la ferrovia, cosicché spesso, nelle sere d’estate, noi ragazzi ci aggregavamo agli adulti, per aiutarli nello spegnimento degli immancabili focolai d’incendio. Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, nel tratto da Tresché Conca a Campiello, i partigiani, che volevano proibire ai tedeschi della Todt di trasportare il legname verso la pianura, sabotarono il Trenino, lo lanciarono a tutta velocità senza controllo, facendolo deragliare. Negli anni ’50 si cominciò a capire che il Trenino difficilmente avrebbe potuto continuare il proprio esercizio. Troppo il personale occupato: bigliettai, capostazione, addetti ai caselli, sovrintendenti; in tutto circa una cinquantina di persone, mentre il numero dei passegge- ri, anche per il contemporaneo utilizzo dei mezzi su gomma (auto e pullman), andava diminuendo. Per perorare la causa del Trenino e mantenerlo ancora in vita, verso la fine degli anni ’50, come assessore, sono stato più volte sia a Vicenza che a Roma, con il sindaco Bernar e il prof. Costa, presidente della Comunità Montana. Grazie all’interessamento dell’on. Mariano Rumor, abbiamo avuto anche colloqui con l’on. G i u s e p p e Spataro, dapprima Ministro delle Poste e Telecomunicazioni, in seguito dei Lavori Pubblici e Trasporti. Con il prezzo del gasolio ancora basso, la concorrenza della gomma ci dava poche possibilità di spuntarla. Stava prendendo piede anche una certa tendenza a scoprire ed utilizzare nuovi prodotti, lasciando dietro le Sapor d’acqua natìa Perché il sapere e il sapore amano passeggiare in compagnia. Non solo per fortuita rima letteraria, ma per quella radice latina che costringe il sapere a congiungersi strettamente con il sàpere, cioè col provare gusto. Il sapere e il sapore, ossia l’arte del vivere. Quell’arte silenziosa, educata e nobile che le nostre nonne tessevano all’ombra del lume nelle silenziose sere in attesa di mariti lontani. A ricordarci che senza sapore non esiste vero sapere. Settembre, tempo di ri-partenze. Fra poco ce lo ricorderà la celebre transumanza, la liturgica festa del Matteo apostolo, quelle gocce di pioggia settembrina - cantate dallo Stern scrittore - che aromatizzano il bosco avvolgendolo nelle prime nebbie d’autunno. Ancora qualche giorno e la natura si sbizzarrirà per l’ennesima volta. Ripartirà pure l’uomo, questa vecchia anticaglia di Dio, arrugginita ma addomesticabile col sapore della vita. Nei cruscotti delle macchine e ‘Atleta vincente perchè uomo felice’ sugli zaini degli studenti, nelle stoviglie delle massaie e nei trattori dei primi aratori, nei registri dei docenti e nelle borse dei politici, nei breviari dei prelati e nelle sacche d e g l i sportivi…c’incastonerei una foto. Un volto che, se ne vantassi l’onore, raffinerei del Premio Nobel per lo Sport. Una foto, un volto, una frase capace di custodire silenziosa la vera arte di vivere. Lui è Alex Schwartz da Vipiteno, baluardo estremo dell’Italia che s’approssima al confine. Muscoli affilati, resistenza nella testa e quella passione innata che ogni primo mattino lo butta giù dal letto e lo fa marciare. Per chilometri e chilometri, lun- go quel filo nascosto che lambisce vecchie fontane, dogane di Stato e vento di vallate. A Pechino ha strappato il bis dopo la storia di Atene: oro nella 50 km di marcia. Con il merito di aver vinto partendo da una situazione svantaggiata: era il favorito. Un faticatore silenzioso, una mente concentrata, un cuore ordinato. Un atleta che con eleganza nobile am- maestra il calcio domenicale ad uscire dal mondo viziato e puerile in cui s’è infossato. Dopo 50 km di massacrante adescamento alla medaglia - quando ad un calciatore sarebbe bastato un filo d’erba per farlo stramazzare a terra simulando fatiche inesistenti e rassomigliandolo più alle modelle di Piazza di Spagna che agli eroi dell’antica Grecia – trova il tempo e raccoglie la concentrazione per pubblicizzare la sua filosofia di vita, la sua tabella di marcia, il suo elisir per l’oro olimpico. Ai cronisti che gli chiedevano conto della sua felicità rispose: “Non sono felice perché ho vinto. Ma ho vinto perché sono felice”. Non è un gioco di parole, è un segreto modo di leggere la vita. Tutti vogliono vincere per essere felici. Correndo il rischio di non diventarlo. O di bruciarsi in compagnia di quel gatto e quella volpe che furono la sfortunata coincidenza del Pinocchio di Collodi. In pochi cercano la felicità come allenamento per la vittoria. Eppure oggi scopriamo che l’oro di Schwarz non è nato nei laboratori frequentati dagli sportivi coi tatuaggi e le veline come personal trainer, ma tra le mura di casa sua. Dove avrà appreso felicità nella dolcezza dei gesti, nell’amore affettuoso della sua Carolina pattinatrice, nell’ordine dato ai sentimenti. Nell’accogliere con stupore il quotidiano vivere fino a farlo diventare straordinario. Perché l’esistenza è un’equazione bellissima nella quale il sapere sta al sapore come lo straordinario sta all’ordinario: necessitano di una giusta posizione. Pure Maria di Nazareth, Cuore ordinato per eccellenza, intendeva questo segreto: 21 spalle quelli ormai considerati obsoleti, come il Trenino con i suoi vagoni carichi di storia. Una volta smantellata la linea, durante la mia prima legislatura come sindaco di Roana (dal 1970 al 1975), mi interessai per acquistare tutti i sedimi (tracciato, caselli e stazioni) della ferrovia, dal confine di Asiago a quello di Cogollo del Cengio. Un’iniziativa per la quale, ancora grazie all’interessamento di Rumor, siamo tornati a Roma per ottenere un abbuono sul prezzo che la Società Veneta intendeva realizzare; costi che rispetto alla richiesta iniziale siamo riusciti quasi a dimezzare, acquistando il tutto per circa 95 milioni di lire. Il Trenino era stato per quei tempi un mezzo di trasporto valido e sicuro. Anche la mia azienda se n’è abitualmente servita, per portare il legname in pianura verso Padova o Milano. Se avessimo avuto un temperamento svizzero, forse il Trenino sarebbe ancora al suo posto. Non mi piace comunque viaggiare in treno. Da quando non ho più avuto la necessità di utilizzarlo per andare a scuola a Thiene, credo di essere salito su un convoglio una sola volta, quando a Milano mi rubarono l’autovettura e fui costretto a servirmi delle ferrovie per tornare a Vicenza. “Maria custodiva tutte queste cose nel suo cuore meditandole in segreto”. Meditazione. Salvaguardia. Protezione. A Olimpiadi serrate gli italiani se ne stanno imprigionati nelle palestre per emulare le gesta eroiche degli allori: sudati, nervosi e tristi. Partenza sbagliata. Prima costruiamo la felicità: l’oro nascerà spontaneo. Perché lo sport che merita ancora una citazione è quello che insegna ad allenarsi alla felicità per addentrarsi nella vittoria. Senza doping. A testa alta. Con un sorriso invitante. don Marco Pozza www.sullastradadiemmaus.net 8 l’Altopiano Sabato 6 settembre 2008 www.giornalealtopiano.it 22 LA RUBRICA DELLA PSICOLOGIA La natura degli sport estremi Riflessioni psicologiche a margine dell’incontro con Mario Vielmo organizzato dal CAI Asiago Altopiano Prendiamo un bimbo di due anni. Lo facciamo “volare” in aria e lo riprendiamo tra le nostre braccia ripetutamente. Piangerà? Riderà? Da cosa dipende la sua reazione? Provare per un istante l’ebbrezza del vuoto può essere un’esperienza angosciosa o molto piacevole. La stimolazione che deriva dai movimenti rotatori violenti o dalle vertigini (detti “ilinx”) induce il nostro sistema nervoso a liberare alcuni neurotrasmettitori che attivano la nostra modalità di allarme producendo delle sensazioni psicofisiche “da brivido” attraverso l’azione dell’adrenalina e della dopamina. Quando l‘iperattivazione termina, il cervello “ci premia” facendoci tornare all’equilibrio biochimico grazie alla liberazione di endorfine naturali (una specie di droga autoprodotta) che hanno il potere di farci percepire un senso di benessere e di rilassamento. La dinamica biochimica descritta è il miglior indice del fatto che il nostro sistema interno non è statico ma è costantemente attivo per garantire l’adattamento all’ambiente. I nostri molteplici recettori (soprattutto relativi ai cinque sensi e alla sensazione propriocettiva della nostra posizione nello spazio circostante) ci aiutano ad essere in contatto con l’esterno e mandano in continuazione segnali al sistema nervoso centrale che coordina il tutto e sintetizza l’esperienza percettiva. Fatta questa premessa, probabilmente ora è più facile da un punto di vista organico comprendere come mai alcune persone cercano in attività estreme di vivere il brivido del rischio e dell’estrema dinamicità fisica. Attraverso questi articoli, spero di essere riuscito a far comprendere ai lettori che ogni fenomeno dev’essere studiato da molteplici punti di vista per essere correttamente interpretato. Parlando spesso di comportamenti, abbiamo visto come le spiegazioni degli atti umani sono da ricercarsi a vari livelli, senza alcuna esclusione di sorta. La passione per gli sport estremi non costituisce un’eccezione: i motivi vanno scovati tenendo in considerazione il livello biochimico, psicologico e sociale. Dal punto di vista “bio-psichico” gli studiosi hanno da tempo scoperto che alcune persone si caratterizzano per un tratto di personalità denominato “sensation seeking” (ricerca di emozioni estreme). In parole povere questi soggetti hanno una soglia di attivazione per la liberazione dei neurotrasmettitori “del brivido” più alta rispetto alla norma. Ciò comporta una marcata avversione alla noia, una ricerca costante di attività stimolanti e bisogno di sentirsi eccitati. Nello specifico, i “sensation seekers” vanno alla ricerca del brivido e dell’avventura, ovvero di attività contornate dal rischio dell’imprevisto che faccia accendere i recettori adrenergici; inoltre, le attività preferite sono estremamente dinamiche e connotate dal senso di novità, in opposizione alle situazioni ripetitive e routinarie che sopportano a fatica. Se da un lato questa necessità “endemica” di essere alimentati da “benzina super” rispetto agli altri giustificherebbe una spiegazione di tipo organico, dall’altro è necessario appellarsi alle tradizionali teorie comportamentiste per avere una visione più completa del fenomeno. Senza peraltro essere in contraddizione con le ipotesi biologiche, l’ipotesi del condizionamento operante afferma che chi privilegia gli sport estremi ha imparato nel corso della vita a trovare certe sensazioni di piacere solamente nelle attività dinamiche in cui è presente il fattore “rischio”. Sembra infatti che il valore aggiunto sia proprio quell’elemento di pericolo per l’incolumità del soggetto (in proporzione molto elastiche a seconda della disciplina) in grado di mantenere altissimo il livello di tensione e di sfida con se stessi. Sport quali l’alpinismo, il paracadutismo, le discese estreme, contengono tutti gli ingredienti di gratificazione che queste persone hanno imparato ad apprezzare nel corso della loro vita. Da un punto di vista psicologico, la costante sembra consistere nel rapporto tra l’elemento base (aria, acqua, terra o fuoco) e la capacità dell’uomo di controllare la natura, di dominare (quale istinto più primordiale?). Ciò che coinvolge è proprio l’incremento graduale della sfida che continuamente sorpassa i limiti precedenti, garantendo, al termine dell’impresa, una scarica di adrenalina e di appagamento conseguente. Verrebbe da pensare che sia una dipendenza da sport. In effetti è così, ma non dobbiamo tanto scandalizzarci. Tutti noi “funzionia- mo” proprio grazie a questi equilibri che ci mantengono vivi. Lo sport estremo può diventare in alcuni casi un vero e proprio motivo di vita, integrandosi completamente nel sistema identitario dell’individuo, estromettendo altre aree fondamentali quali la famiglia o gli amici. D’altro canto, a mio parere queste persone sono “sistemi umani” al limite della norma. Mi è capitato recentemente di ascoltare la testimonianza di un alpinista estremo. Mi ha colpito ed emozionato, nelle parole di questo scalatore, il senso della passione assoluta, la tensione irrefrenabile per l’incontro con la vetta (quando possibile), l’incosciente ricerca del controllo della natura e lo spirito libero. Ritengo che in questi “sistemi umani estremi”, molti parametri psicologici siano ben oltre la norma: la percezione del pericolo, la fame di sensazioni, la resistenza alla fatica, la determinazione a raggiungere un risultato, la soglia della paura. Ma per comprendere davvero queste persone, oltre a quanto già detto, è necessario aggiungere un’ulteriore ultima riflessione. Nelle attività che statisticamente sono altamente rischiose per la vita, subentra un sistema di significati che per definizione è psicologicamente estremo; ad essere “folle”, credo sia soprattutto il significato della morte, che viene percepita in un modo diverso. Per accedere a certe esperienze, il valore della perdita non può essere presente secondo i canoni tradizionali, perché non può essere considerato dolore. Il dolore ci blocca, ci annienta. La dimensione della morte per questi alpinisti non è di per sé un pericolo da cui fuggire ma uno stato naturale con cui convivere durante tutta la scalata. Solamente così, e ne sono consapevoli, si può anelare di raggiungere, magari per un attimo, quel “momento perfetto”, l’acme assoluto in cui l’equilibrio mente-corpo-creato contempla la vita e la morte contemporaneamente, su quella vetta infranta. Stefano Rigoni, Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale – Tel. 338.2919597 – E-mail: [email protected] Francesca, folgorata dai Rispaar! Amore a prima vista: è successo a Francesca Rigoni dopo aver visto per la prima volta i Rispaar. Un colpo di fulmine che ha fatto nascere un’idea ferma, decisa: “questo genere di spettacolo lo sento mio, voglio farne parte!” Con lei c’era anche Laura Benetti, insieme le due amiche non hanno perso tempo, informandosi immediatamente sulla possibilità di entrare nel gruppo. Detto, fatto! Gli occhi di Francesca, che incontro nel suo negozio di abbigliamento per bambini e ragazzi in un momento di tranquillità, si illuminano mentre racconta il suo percorso nei Rispaar, ricordando particolarmente i primi anni, quando il tempo da dedicare a incontri, riunioni, prove era maggiore rispetto ad oggi, visto che attualmente tra i suoi vari ruoli predomina quello di mamma. “Avendo fatto danza fin da piccola – racconta – l’idea iniziale era quella di ballare, l’importante era entrare a far parte del gruppo, da qualche anno avevo smesso i saggi di danza, il palcoscenico mi mancava e quello dei Rispaar mi ha subito affascinato. Andò a finire che mi fecero fare un po’ di tutto: ballare, cantare, dare una mano in diversi ruoli fra cui quello di aiutare nelle coreografie Piero Brazzale e Gianluca Rodeghiero. Ricordo benissimo il numero d’esordio, insieme a Laura, Franco e Paolo facemmo i Beatles. I primi 2 – 3 anni, quando non avevo ancora l’impegno di mamma e moglie, dedicai ai Rispaar ogni momento libero, ricordo in particolare le prove del bellissimo “Balletto dell’amore”, non vedevo l’ora di andare a provare e ogni volta ci si divertiva moltissimo”. Nel tempo poi Francesca diventò la coreografa “ufficiale”, ma oltre a danzare e a mettere a punto i balletti, non Francesca con la figlia Valentina ha rinunciato a nuovi ruoli, compreso quello di presentatrice. “Piero mi propose di affiancarlo nella presentazione poco prima dello spettacolo, accettai e ci completammo a vicenda, mettendo a punto passi di danza e momenti di ballo da fare insieme, come nella sigletta introduttiva e in altri momenti dello show, impostato allo stesso modo dei varietà di un tempo, con tanto di numerosi cambi d’abito!”. Nel penultimo spettacolo “Il locale dei locali”, Francesca, da poco mamma, ha dovuto rinunciare ad esserne parte attiva. “Essere solo spettatore – confida – è stato bello, mi sono divertita, ma allo stesso tempo ho sentito più di un colpo al cuore per non poter essere lì, sul palcoscenico, per il quale ho una grande passione”. Ma parliamo di come nasce un balletto, di quanto tempo occorre per metterlo a punto. “Nell’ultimo spettacolo – continua Francesca – mi è stata data carta bianca. Ho deciso di fare il flamenco, mi sono studiata i passi guardando dei video, mentre un’amica spagnola mi ha procurato le musiche. I balletti richiedono molto tempo, chi vede lo spettacolo non può render- si conto del grande impegno necessario per mettere a punto quattro minuti di ballo. Soprattutto quando, come nel flamenco che ha coinvolto una quindicina di persone, a ballare è un gruppo numeroso, anche i passi più semplici devono essere coordinati. Si comincia a provare circa sei mesi prima, ricordo che nessuno è professionista e che i risultati raggiunti sono per questo ancor più apprezzabili. Nei balletti poi molto importanti sono i costumi, di cui si occupano, impeccabilmente, Anna e Marisa. Gli abiti vengono decisi insieme, io propongo uno spunto e loro, che se ne intendono di più di tessuti, vedono come elaborarlo, fino alla confezione finale”. In conclusione Francesca ci fa partecipi di un suo desiderio. “Mi piacerebbe molto in futuro poter far qualcosa ancora con la mia amicona Laura Benetti, con la quale sono entrata a far parte del gruppo e che dopo il primo spettacolo, essendo sempre lontana per lavoro, non ha più fatto parte attiva dei Rispaar. Ma io spero sempre che un giorno il mio desiderio si possa avverare!” Silvana Bortoli 8 l’Altopiano Sabato 6 settembre 2008 www.giornalealtopiano.it 23 Strazzabosco va a Cortina e, dopo i forfait di Testa e Basso In difesa l’ultimo botto col finlandese Lehtinen HOCKEY Pagina a cura di Cesare Pivotto Sembra si sia finalmente conclusa la telenovela che ha visto come protagonista Michele Strazzabosco; dopo la “chiusura” di Milano, dopo la paventata possibilità di una seconda avventura in terra nordamericana fra i <pro>, dopo che sembrava vicinissimo un ritorno in giallorosso come leader e come uomo-immagine dell’Asiago 2008/09, dopo le svariate <ipotesi> e proposte venute da varie altre formazioni (Valpusteria, Pontebba e Cortina), Michele avrebbe alla fine accettato il (si dice ricco) contratto offerto della società ampezzana. Rammaricato, a dir poco, il presidente Mantovani, che nei giorni scorsi aveva così commentato il <niet> del suo ex capitano dopo l’estenuante e prolungata fase interlocutoria “Dopo un lunga attesa eravamo ormai se non convinti quantomeno fiduciosi: poter rivedere Michele in giallorosso sembrava cosa se non fatta quantomeno fattibile, possibile; contavamo sul suo ritorno che sarebbe stato importante non solo sotto il profilo squisitamente tecnico ma anche sul piano dell’entusiasmo, dell’immagine e d e l l a scuola Sabato 6 settembre alle 18 in Piazza II° Risorgimento la presentazione della squadra Mika Lehtinen, lo scorso anno in forza al Milano per i giovani. Volevamo che entrasse alla grande nel nostro progetto e diventasse il leader della squadra ed invece …”. Società alle prese dunque con una difesa che pensava sistemata e che invece deve ridisegnare. Camazzola non solo non potrà contare sulle qualità e sull’esperienza di Strazzabosco ma nemmeno potrà disporre dei due giovani e più che promettenti difensori frutto del vivaio asiaghese; Vittorio Basso, che si sta godendo qualche meritato giorno di vacanza al mare, nei giorni scorsi ha infatti confermato le voci di quest’ultimo periodo: lunedì 8 settembre partirà alla volta della ca- Mercato Il Cortina, che dovrebbe (condizionale d’obbligo, anche se la cosa viene data per certa) aver sottoscritto il contratto con Michele Strazzabosco, ha ingaggiato anche il 26enne attaccante canadese Louis Robitaille e fa un pensiero all’ex giallorosso Pat Iannone. A Pontebba per un asiaghese che va, un asiaghese (forse) arriva; se Jean Baptiste “Titta” Dell’Olio ha lasciato le Aquile attirato da un ingaggio nell’hockey inline spagnolo (rimpiazzato nel ruolo di backup dal 19enne goalie del Valpusteria Hannes Hopfgartner), per contro in Friuli sta provando il 28enne difensore altopianese Mauro Ferro, lo scorso anno nella formazione asiaghese del campionato C26. Il Bolzano ha riportato in Italia il promettente attaccante altoatesino Anton Bernard, prelevandolo dagli Star Bulls Rosenheim. Intanto ha trovato sistemazione l’ex bomber giallorosso Chris Stanley, ingaggiato dalla formazione austriaca dell’EC Dornbirn Bulldogs serma di Montorio Veronese per intraprendere la carriera militare “E’ stata una decisione difficile e sofferta –ha commentato – ma a volte ci si trova di fronte ad un bivio e bisogna fare delle scelte. Certo mi dispiace mollare l’hockey proprio adesso che stavo raccogliendo i frutti di anni di duro lavoro ma è così: sono entrambe due mie grandi passioni ed ho dovuto scegliere,visto che le due cose non erano conciliabili, ed ho optato per quella in cui vedevo maggior futuro”. Sembra definitiva (anche senza aver ancora i carismi dell’ufficializzazione) anche la decisione con cui Fabio Testa, sorprendendo un po’ tutti, ha optato per chiudere a vent’anni la sua carriera di promettente difensore dell’hockey su ghiaccio per dedicarsi all’inline con la Caoduro Vicenza. Ecco quindi che la società ha dovuto gioco forza andare a pescare nel mercato dei difensori; smentite infine le voci di un possibile ritorno in giallorosso del difensore asiaghese Fabio Rigoni (“Cioka”), la notizia è che ad Asiago arriverà come quarto difensore di ruolo M i k a Lehtinen, lo scorso anno in forza al Milano, il nome nuovo, l’ultimo acquisto stagionale del presidente Mantovani (mossa data per certa anche se, al momento in cui scrivo, non ancora avvalorata dall’ufficialità). Lehtinen, 33enne finlandese di Turku (dove è nato il 23 maggio 1975), giocatore dotato non di grande fisico (176 cm per 83 Kg) ma di provate qualità ed esperienza, cresciuto hockeisticamente nella storica formazione del- Il presidente la sua città, maglia con cui ha giocato dal 1991/92 (anche se il suo esordio d professionista è datato 1993/94) fino al 2006/07, con una parentesi di due stagioni (2002/ 03 e 2003/04) nella Elitserien svedese con la maglia del Modo di Örnsköldsvik. Nelle due prestigiose piazze scandinave matura numeri importanti: 691 gare, 69 reti e 123 assist, 664’ di penalità. Lo scorso anno l’approdo al campionato italiano con il Milano; con la maglia rossoblu ha disputato 47 partite con 2 reti, 9 assist e 30’ di penalità. Il giocatore finlandese dovrebbe giung e r e a d Asiago venerdì, in tempo per la presentazione ufficiale della sua nuova squadra, programmata come noto per le ore 18 di sabato 6 settembre nella centrale Piazza II° Risorgimento, con una <cerimonia> che ricalcherà un ormai consoMantovani lidato cliché. 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 24 Calcio - “1° Trofeo l’Altopiano” Una bella serata tra sport e amicizia La Rappresentativa Altopiano vince la partita contro la Nazionale Cimbra per 4-1 Sleghe-Lusérn contatto! L’asse cimbro AsiagoLuserna in ambito calcistico sembra essere partito con il piede giusto. << E’ stato il primo passo di avvicinamento e collaborazione – ha commentato a fine gara Santino Rossi, presidente dell’Asiago Calcio Altopiano – ma vi assicuro che non sarà l’ultimo. E’ mia intenzione, infatti, promuovere iniziative come questa e la prossima volta cercheremo di organizzare un evento che possa coinvolgere anche altre realtà. L’importante, però, era iniziare e lo abbiamo fatto >>. Una serata piacevole, allestita in breve tempo dal nostro giornale con l’indispensabile aiuto delle società calcistiche altopianesi: Asiago e Canove in prima linea; peccato, invece, che Gallio e Lusiana Conco alla fine non abbiano preso parte alla manifestazione. Sarà per la prossima volta. Sul campo del centro giovanile di Asiago ci si è divertiti, senza, però, tralasciare l’aspetto agonistico. La giovane rappresentativa dell’Altopiano, diretta in panchina da Rudy Baù (allenatore dell’Asiago), ha preso subito il comando delle operazioni, mettendo in difficoltà la nazionale cimbra, non al top della condizione e senza due tra gli elementi di maggior tasso tecnico. Cimbri un po’ in sofferenza e salvati, all’8’, dalla traversa. Gli altopianesi esercitano un evidente predominio territoria- le, ma non riescono a finalizzare. Al 18’, per la prima volta, cimbri pericolosi con Moreno Nicolussi Paolaz, tra i migliori. Al 19’altopianesi vicinissimi al vantaggio. Sull’azione seguente Nadir Giagheddu raccoglie la sfera e la indirizza sul primo palo, dove il portiere non arriva (10). I ragazzi di Rudy Baù insistono e prima dell’intervallo raddoppiano con merito sugli sviluppi di un calcio piazzato su cui Ariel Bernardi ha il giusto “timing” nell’inserimento (2-0). Si riparte, si effettuano i cambi a disposizione per consentire a tutti un po’ di divertimento e la selezione locale rallenta un po’. I cimbri ne approfittano per spostare in avanti il baricentro e colpire con il giovane Moreno Nicolussi Paolaz, davvero bravo nell’anticipare l’intervento in uscita di Fabio Rigoni (2-1) dopo uno splendido assist in profondità di un compagno. La rete dà carica ai cimbri, che insistono, anche se in maniera poco lucida, specie a ridosso dell’area. Ma, dopo una protesta, neppure troppo convinta, per un presunto rigore non concesso, la nazionale biancoazzurra fa harakiri: rinvio sbagliato del portiere (unico errore) e Nadir Giagheddu non si fa pregare, chiudendo di fatto l’incontro (3-1). Poco dopo, è Riccardo Frigo a firmare il definitivo 4-1. Poi spazio alle premiazioni, con Stefania Longhini, direttore del nostro giornale, a consegnare il “1° Trofeo l’Altopiano” nelle mani del capitano altopianese Fabio Rigoni. << E’ stata una bella serata. Un ringraziamento ai giocatori di entrambe le squadre, ai dirigenti e alle persone che hanno reso possibile lo svolgimento dell’incontro. Non c’era molto tempo a disposizione, ma era importante partire con questo progetto dalle connotazioni sportive e culturali a cui, personalmente, teniamo molto e che cercheremo di portare avanti nel tem- po. Questo è solo l’inizio anche per noi, de “L’Altopiano”, perché vorremmo intensificare l’impegno promuovendo iniziative del genere e lo faremo. In cantiere, sempre rimanendo nell’ambito calcistico, ci sono un concorso rivolto alle nostre formazioni, che domenica inizieranno ufficialmente la loro nuova avventura, ed una grande festa di fine stagione del calcio altopianese. Questa, ci auguriamo possa essere anche l’occasione giusta per organizzare la seconda edizione del Trofeo, magari più strutturata e con qualche club in più >>. Soddisfazione anche tra gli Tzimbar, come afferma Lorenzo Baratter, difensore in campo, fulcro organizzativo fuori. <<E’ stata una bella partita, all’insegna dell’amicizia. Purtroppo abbiamo preparazione e per l’ottimo fair play. Speriamo che questo sodalizio continui e si consolidi. Da parte nostra massima ospitalità e voglia di continuare su questa strada di collaborazione con gli amici veneti >>. Stefano Angonese Domenica scatta la nuova stagione Asiago, Canove e Lusiana Conco in campo nel “Trofeo Regione Veneto” Primo “giorno di scuola” domenica 7 settembre per tre delle quattro formazioni altopianesi (il Gallio, in terza categoria, attende di conoscere il proprio calendario), impegnate nel “Trofeo Regione Veneto”. In prima categoria il Canove è stato inserito nel girone 9 con Summania, Cmb S. Vito Leguzzano e Poleo Aste. Il calendario: domenica 7 settembre ore 16 Canove-Summania; mercoledì 10 settembre ore 20.30 Poleo Aste-Canove; domenica 14 settembre ore 16 Canove-Cmb S. Vito Grafica Altopiano avuto un paio di defezioni importanti, una piuttosto decisiva proprio nelle ultime ore prima dell’incontro. Peccato, perché fino a metà del secondo tempo avremmo potuto acciuffare il pareggio. Complimenti comunque ai ragazzi altopianesi per la Leguzzano. In seconda categoria l’Asiago, nel girone 18, se la vedrà con Alto Astico Posina, Careciupan ed Orsiana; mentre il Lusiana Conco, nel girone 19, affronterà Cosfara, Lugo Calvene e S. Giorgio Perlena. Il calendario: domenica 7 settembre ore 16 Asiago-Alto Astico Posina e Cosfara-Lusiana Conco; mercoledì 10 settembre ore 20.30 Orsiana-Asiago e Lusiana Conco-Lugo Calvene; domenica 14 settembre ore 16 AsiagoCareciupan e Lusiana Conco-S. Giorgio Perlena. Guardando più in là, al campionato che scatterà il 21 settembre, nei giorni scorsi sono stati resi noti i calendari ufficiali e le nostre formazioni debutteranno tutte sul terreno di casa. In prima categoria, nel girone “C”, il Canove ospiterà il Breganze; mentre in seconda categoria l’Asiago, neopromosso ed inserito nel girone “E”, se la vedrà con il Cosfara. Infine, nel girone “F”, il Lusiana Conco riceverà la matricola G.S.R.L. Vallonara. V O L L E Y Palazzetto dello Sport di Roana protagonista nel weekend di fine agosto con l’attesa “Notturna di Volley” organizzata dalla P.G.S. Pallavolo Cesuna. La manifestazione, prima del genere in Altopiano, ha visto impegnate le 10 squadre iscritte dalle 20 di sabato 30 agosto a circa le 13 della domenica successiva in una continua sfida accompagnata da un’interminabile veglia. Ad avere la meglio, rispettando così i favori del pronostico, una rappresentativa di Lugo Vicentino che, oltre ad essere abituata a partecipare ad eventi simili, vanta un organico di tutto rispetto potendo attingere atleti dalle limitrofe società di federazione. La formula che prevedeva 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 25 PALLAVOLO ALL NIGHT LONG A Roana la prima notturna di pallavolo con la partecipazione di 10 squadre Successo meritato della manifestazione per la soddisfazione degli organizzatori la partecipazione di squadre miste, femmine/maschi, con preliminare girone all’italiana prima degli scontri ad eliminazione diretta dai quarti di finale e lo svolgimento di un unico set a tempo determinato, ha fatto affluire al palazzetto più di 100 atleti. Successo meritato della manifestazione che rende sollievo all’impegno degli organizzatori, Annalisa Scapin e Fabio Munari in testa, che hanno colto con entusiasmo la sfida lanciata da Cristian Canesso, a cui va dato il merito di aver saputo magistralmente coordinare l’evento. L’organizzazione impeccabile trova il pieno consenso anche dal Presidente della società, Maurizio Magnabosco, che sottolinea: “È anche grazie al significativo ruolo dei volontari che la Pallavolo Cesuna riesce a d a re q u e l l e r i s p o s t e che atleti ed appassionati del settore richiedono continuamente. Ovviamente è necessario l’impegno di tutti per poter esprimere al meglio la vivacità che il movimento pallavolistico dimostra di avere in Altopiano. La grande partecipazione alla manifestazione non solo è beneaugurante per l’imminente inizio della stagione sportiva ma ci offre lo stimolo per ripresentare ciclicamente l’evento.” La società esterna un ringraziamento particolare agli sponsor che hanno contri- buito alla buona riuscita della manifestazion e : Caseificio Pennar, Scapin Funghi, La BaitinaRoana, Pasticceria Carli, Salumificio San Domenico, Rifugio Kubelek e Rigoni di Asiago. CORSA IN MONTAGNA Fabris regina alla Pedescalandorotzo Marta Fabris vince la prima edizione della Pedescalandorotzo, gara di corsa in montagna con partenza dal fondovalle dell’Astico con arrivo a Rotzo. La longilinea atleta di casa, fondista d’inverno con lo Sci Club 2A, ha affrontato il percorso col piglio giusto. Senza mai mollare il comando delle operazioni è riuscita a vincere in solitudine staccando di 35" una tenace Paola Fedeli atleta molto esperta in questo tipo di competizioni. Sul “sentiero delle Banchette”, prende il via da Pedescala ed è un tracciato storico, fa prevalere la sua attuale buona condizione e la freschezza atletica di cui dispone e già messa in mostra, con gli sci a rotelle, lo scorso luglio durante la BostelRoll. A completare il podio è Sandra De Luca. In campo maschile, il “crono” finale lo conferma, a darsi battaglia sono due fra i maggiori protagonisti berici nell’ambito della corsa in montagna: Dens Grasselli (Gsa Vicenza) e Stefano Masetto (Running Team Zanè). Alla resa dei conti è l’agile podista di Santorso a firmare per primo l’albo d’oro mentre un altro “noto” della specialità, Lucio Spanevello (Gsa Vicenza), il migliore fra gli “over 40”, si sistema con loro sul podio più alto. Roberto Poletto (Gsa Vicenza) tiene invece a bada il fondista asiaghese Sergio Rigoni primo quindi fra gli altopianesi in gara. Il temporale notturno ha regalato ai partenti una giornata-doc per impegnarsi a fondo lungo l’antica via di commerci fra la valle dell’Astico e la parte occidentale dell’Altopiano, percorso ripristinato in occasione della gara, ma con l’obiettivo di renderlo permanente per chi vorrà apprezzarne le sue molteplici caratteristiche ben superiori al pur importante aspetto agonistico potendosi considerare un terreno di allenamento ed, al tempo stesso, adatto a piacevoli passeggiate dove, grazie alla nuo- va tabellazione, chi transita può apprendere importanti informazioni di carattere storico-ambientalistico e culturale. “Non ci aspettavamo certo una partecipazione così elevata - commenta Massimo Pretto componente dello staff organizzativo – per quest’esordio si puntava, al limite, sulle centocinquanta presenze invece al via erano in duecento ed oltre più una settantina di appassionati del nordic – walking ammessi pure loro alla manifestazione. Per noi un successo del quale far tesoro anche per migliorarci negli anni a venire. Molti inoltre i complimenti ricevuti dal percorso”. R.A. Marta Fabris Classifica maschile assoluta: km 8,4 - dislivello mt 600 - 1°Denis Grasselli (Gsa Vicenza) in 39’23", 2° Stefano Masetto (Running Team Zané) a 22", 3°Lucio Spanevello (Gsa Vicenza) a 1’11", 4° Roberto Poletto (Gsa Vicenza) a 1’20", 5° Sergio Rigoni (Us Asiago Sci) a 2’01". Classifica assoluta femminile: km 8,4 - dislivello mt 600- 1° Marta Fabris (Gsa Asiago) in 47’05", 2° Paola Fedeli (Atletica Malo) a 35", 3° Sandra De Luca a 3’43". 8 l’Altopiano Sabato 6 settembre 2008 www.giornalealtopiano.it 26 GRAZIE CONTADINI… …e se non tagliassero più l’erba? Immagini come queste evocano nella mente di ogni persona pensieri di bellezza e soddisfazione interiore. Salendo dal costo, appena passato Canove, ti senti invaso da un senso di benessere, ti senti abbracciato dalla natura che in un solo istante nel farsi contemplare riesce a farti dimenticare stress e monotonia e ti restituisce il sorriso. Forse la prima cosa che si fa in riva ad un prato che offre questa vista è spalancare le braccia e respirare a pieni polmoni l’aria pulita che odora di erba, di fieno che secca al sole, di mille fiori che rinfrescano le nostre narici e nutrono la nostra mente di armonia, di equilibrio, di sensazioni che ci rievocano la giovinezza. Ci riportano al tempo in cui vedere i colori di mille fiori e le affascinanti geometrie del fieno in raela pronto per essere portato in tesa non era una rara esclusiva di quei pochi che ancora oggi persistono nel vivere secondo questo poetico ciclo naturale di vita, bensì era cosa comune a tutti. era il pane che in Lì, nel prato, in un’altra forma, da tagliare o tagliato dai colpi di una falce o più tardi di una moderna “BCS”, c’era il pane quotidiano. Il fieno era una cosa che trascendeva il sacro, senza la quale non si poteva, mangiare, o avere latte per la famiglia, for- maggio, burro e vitelli nelle stalle da allevare e nutrire d’inverno. Il cibo usciva dalle stalle che contenevano in se l’armonia del filò, tempo per socializzare, ma pure per produrre manufatti di paglia (cordela), dai cappelli alle borse, che alimentavano un economia di sussistenza, ma di vita vera, sana, sincera, di armonica dipendenza da una natura che poteva essere tanto generosa in un anno quanto crudele da farti “tribolare” un anno dopo per il troppo secco che non faceva crescere el fen o l’arsiva… Quante corse per un temporale improvviso e quante preghiere nei prati per cercare di salvare almeno in marele quel fieno che, se bagnato, poi avrebbe fatto la muffa e le vacche non lo avrebbero mangiato…e se non mangia la vacca non fa latte e se la vacca non fa latte…bhè lo abbiamo già detto, non si mangiava… Cos’è rimasto oggi di tutto questo? Quali significati si celano dietro ad un filo d’erba tagliato che non vede più i denti di legno del rastelo, ma solo gli uncini d’acciaio di rapidi voltafieno e di potenti rotopresse? Le vacche oggi mangiano ancora il fieno? O quelle enormi supposte, detti silos, fuori da stalle con centinaia di vacche stipate all’interno, riescono da soli a nutrire le mandrie e quindi a farci avere il latte, il formaggio, il burro ecc…? Viene da chiederselo perché oggi le cose che un tempo trascendevano il sacro, sono considerate quasi un optional, e visti gli ettari di terra che ogni anno rimangono incolti, mi chiedo dove andremo a finire… in questi tempi moderni, forse il prato è stato sostituito dal banco frigo di un enorme centro commerciale? Può essere, visto che spesso e volentieri questi mostri di cemento sorgono dove prima c’erano i prati. O forse ci siamo talmente tanto evoluti che abbiamo smesso di fare il faticoso lavoro del contadino per comprare al negozio quello che potevamo farci da soli? Èh gia, è vero, forse parlo troppo da malinconico, e forse non mi rendo conto che oggi essere contadini non significa più una stalla con 2, massimo 3 vacche, che ti danno da mangiare e nulla più…oggi per fare il contadino bisogna essere dottori in economia… e non sto scherzando! Pensate solamente a cosa costa un trattore o costruire una stalla a norme UE…per non parlare dei contributi europei: oggi per fare ciò che l’uomo per millenni ha fatto gratuitamente bisogna passare per fiumi di inchiostro e mille scrivanie di uffici di ogni genere. Direte che o sono un matto o un nostalgico, per la serie si stava meglio quando si stava peggio…so anch’io che il mondo è moderno, che le cose si evolvono apparentemente in meglio, che la globalizzazione…la cultura…lo status economico… e tutti i bla bla bla che volete, ma vedete, non riesco a non chiedermi una cosa: e se i contadini non tagliassero più l’erba? O forse meglio, se non tagliassimo più l’erba…? Immaginate un prato che arriva al 20 di giugno pieno di fieno… una volta sarebbe stato un dono di Dio. Immaginate se oggi non servisse più per mangiare e venisse lasciato li; già ai primi di luglio sarebbe semplicemente brutto da vedere…e verso la fine di luglio, primi di agosto quando inizia ad essere alto il secondo taglio, che succe- I turisti chiedono fontane per bere e…wc! Egregio Direttore, se lo ricordate, l’anno scorso, di questi tempi, feci al vostro quindicinale delle osservazioni su come viene tenuto l’ambiente turistico di Asiago, essendo io stesso un turista in loco. Dicevo 4 cose in buona sostanza: che c’era bisogno di illuminazione notturna in quel vasto parcheggio a ridosso del corso 4 Novembre; che era necessario asfaltare tutta la strada che percorre la Barental, e Granezza fino al monte Corno, per evitare aria malsana e silicosi ai numerosi vacanzieri della zona; che era necessario mettere in zona qualche cartello in più per dirigere la gente senza alcun dubbio verso certi posti; che sarebbe stata una buona idea sistemare, come era un tempo, delle fontanelle in certi paesi perché i villeggianti e vacanzieri potessero dissetarsi senza essere costretti a entrare in un bar! Delle 4 cose ho visto che solo una è stata realizzata, ma anche se solo questa, il piacere che ho provato è grande: cioè l’illuminazione del grande parcheggio sul retro di via 4 Novembre! E ora, sempre nella speranza che l’Illuminata e Spettabile Reggenza dei 7 Comuni si decida a fare le cose che ho dette ci sono altre cose che voglio farvi notare e che altri ambienti turistici hanno già fatto ( come in Friuli o AltoAdige), perché fanno parte della mentalità turistica. Passeggiando nel grande parco sul retro della vecchia stazione ho notato che qui non c’è una fontanella ove dissetarsi. Eppure qui i villeggianti sono molti, ci vengono volentieri, ci sono molte panchine, l’aria è ottima. Ma perché per bere dobbiamo essere costretti ad andare al bar? Manca qui forse l’acqua come in certi posti del Sud? Inoltre mancano i WC. Cioè ci sono, ma sono chiusi a sola disposizione degli avventurosi che vogliono cimentarsi nell’acro-park. Ho visto che in centro, in Municipio, l’unico WC disponibile…. non è più disponibile perché rotte le scale e sbarrato l’accesso. Ma, dico, anche qui, se uno ha bisogno, deve andare per forza al bar? O far la pipì per strada se i bar sono chiusi? Ma come si fa a lasciare un grosso centro turistico come Asiago in queste condizioni? Passando ad altro, sento dal giornale che si intende riportare a nuova attività l’ex cen- tro elioterapico di Mezzaselva. Secondo me sarebbe ottima cosa se fosse trasformato in centro studi e terapia delle malattie dell’apparato respiratorio. Mia moglie che soffre di broncopatia ostruttiva quassù si trova bene, non usa tutte le medicine per l’asma e anche si sente bene per i reumi e dolori articolari. Io mi sento anche bene e credo perciò che valga la pena di usare quella imponente struttura per tale fine. Perché i malanni respiratori sono in aumento, le medicine relative sono dei palliativi e i sanatori servono sempre. Per quest’anno mi fermo qui. Arrivederci al prossimo anno! Sergio Callegari - Trieste [email protected] derebbe? Credo non abbiate difficoltà ad immaginarlo. Ora immaginatevi tutto l ’ A l t o p i a n o così…immaginate di vedere la foto sopra come ve l’ho appena descritta, vi fermereste ancora a spalancare le braccia e respirare a pieni polmoni? E pensate a tutti i bei turisti che sostanzialmente raggiungono i nostri monti per il verde, se invece di trovare verde trovassero fieno secco non tagliato… riuscite ad immaginarlo? Minimo minimo ci dovrebbe essere un battaglione di “contadini mercenari” pagati dai comuni per tagliare l’erba altrimenti credo che le bellezze architettoniche altopianesi da sole difficilmente richiamerebbero tanti turisti, non credo che un pic-nic sotto un monumento sarebbe allettante quanto uno in un bellissimo prato tagliato e verde di erba nuova. Non credete? Forse vi sarò parso drastico, forse fantascientifico, forse d’altri tempi, ma io preferisco definirmi un romantico realista, consapevole che le nostre più grandi ricchezze sono le cose semplici che ci sono state tramandate dai nostri veci e che rischiano di estinguersi a vantaggio di un modo di vivere che non tiene conto di noi e dei nostri monti. Sono convinto che il lavoro che oggi purtroppo troppo pochi ancora fanno con amore devozione e sacrificio, il dignitoso e splendido lavoro del CONTADINO, sia troppo bistrattato e visto troppo come un’occupazione di serie B e non parlo solo a livello politico, dove la categoria è molto frequentemente dimenticata, ma specialmente a livello sociale e morale dove mai e poi mai un contadino verrà più considerato di un perito, di un tecnico o un ingegnere. Forse tutti tendiamo a dimenticare che essere qui oggi e poter contemplare le bellezze del nostro Altipiano, non è frutto del caso ma è, oltre che primariamente un dono di Dio, anche il frutto del sudore dei “ nostri “ contadini che lavorano i campi e li fanno rigenerare per lasciar godere tutti di quel verde che la nostra stupenda terra sa dare. Permettetemi di dir loro un immenso grazie a braccia spalancate, un grazie con quell’aria che profuma di fieno e mille fiori... C.M. FATEVI GLI AUGURI CON IL GIORNALE Nonostante più di mezzo secolo lontano dalla sua terra natia Firmino Rigoni di Camporovere ha voluto salutare il suo altopiano con una foto del 50° di matrimonio con Mary Goigan sposata a Weribee vicino a Melbourne, in Australia. Anche nel giorno festoso trascorsa con amici e famiglia il ricordo di “casa” è stato sempre presente. 8 Sabato 6 settembre 2008 l’Altopiano Da sabato 6 a venerdì 19 settembre Il Sole ai primi di settembre sorge alle 5.45 e tramonta alle 18.35 Sabato 6 settembre. S. Zaccaria. Il 6 settembre è il 250° giorno dell’anno, mancano 116 giorni alla fine del 2008 Domenica 7. S. Regina. Primo quarto di Luna alle ore 15.06 Lunedì 8. S. Natività B.V.M. Martedì 9 . SS. Severiano e Gorgonio Mercoledì 10. S. Nicola da T. Giovedì 11. SS. Proto e Giacinto. Venerdì 12. S. Silvino – ss. Nome di Maria Sabato 13. SS. Giovanni C. e Maurilio Domenica 14. Esaltazione S. Croce Lunedì 15. B.V.M. Addolorata. Luna piena alle ore 10.15 Martedì 16. SS. Cornelio e Cipriano Mercoledì 17. SS. Roberto e Stimmate di S. Francesco. Giovedì 18. SS. Giuseppe da C. e Sofia Venerdì 19. S. Gennaro vescovo Eventi di questo periodo: domenica 7 settembre si festeggia la giornata europea dedicata alla cultura ebraica. Anche quest’anno (il 7 Elul nel calendario ebraico) la Giornata Europea della Cultura Ebraica sarà celebrata in 27 Paesi europei, essa vuole offrire al grande pubblico l’opportunità di scoprire o riscoprire il patrimonio storico e culturale ebraico, aprendo sinagoghe e musei, offrendo degustazioni gastronomiche, organizzando mostre, convegni, dibattiti, e sopratutto eventi musicali. “Musica e Parole” – il fil rouge della Giornata - sarà l’occasione per ascoltare le melodie e i canti, approfondire le tradizioni, conoscere gli eventi che hanno caratterizzato la storia ebraica e gli stili musicali che hanno accompagnato il popolo ebraico nella sua storia. Attraversando l’Europa e il Mediterraneo, la cultura ebraica si è confrontata con popoli e tradizioni diverse, creando così tra gli altri, quei generi musicali conosciuti oggi come musica klezmer, sefardita, sinagogale, yiddish e chassidica. La manifestazione, accolta nelle precedenti edizioni con crescente consenso - circa 50mila le presenze registrate lo scorso anno in Italia - è promossa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Milano e Mantova faranno da capofila alle manifestazioni. 58 le località che partecipano in Italia: da Casale Monferrato a Santa Maria del Cedro, da Verona a Vicenza, da Firenze a Livorno, da Trani a Venezia, ogni sito con le sue caratteristiche, le sue storie da raccontare, le sue melodie. Mostre, convegni, spettacoli, conferen- Dalle ore 8.45 di sabato 6 alle ore 8.45 di sabato 13 settembre ASIAGO- Farmacia Zuccato del dr. Adelchi Zuccato, Viale Matteotti Dalle ore 8.45 di sabato 13 alle ore 8.45 di sabato 20 settembre CANOVE – Farmacia del dr. Leonardo Bosio, Via Roma, 33/a CONCO – Farmacia della dr.ssa Monica Federici, Piazza S. Marco, 23 Domenica 7 settembre ASIAGO: IP, Via Rendola, 54 Domenica 14 settembre GALLIO: OMV, Via Camona, 1/b Il Giornale pubblica le Vostre lettere! Inviatele a: Giornale dell’Altopiano e-mail: [email protected] Per favorire il lavoro della redazione sarebbe preferibile riceverle via posta elettronica. E’ comunque possibile inviarle all’indirizzo: Piazzetta delle Poste n.3 36012 Asiago Si ricorda che, per poter essere pubblicate, le lettere devono riportare sempre firma e indirizzo e numero di telefono del mittente. La redazione si riserva anche eventualmente di ridurre, modificare o non accettare eventuali testi di cattivo gusto. ze, assaggi di sapori ebraici, ma soprattutto concerti nei programmi delle località che partecipano all’avventura a porte aperte. Il 7 settembre 1998 è la data ufficiale della nascita di “Google”. Compie 10 anni il più famoso motore di ricerca per Internet che non si limita a catalogare il World Wide Web, ma si occupa anche di immagini, foto, newsgroup, notizie, mappe, video, oltre a mantenere una copia cache di tutte le pagine che conosce. Con un indice che comprende più di otto miliardi di pagine Web, è riconosciuto come il più grande e affidabile tra i motori mondiali, occupandosi attraverso il suo sito di oltre il 70% di tutte le ricerche effettuate sulla rete. Larry Page e Sergey Brin, allora studenti dell’Università di Stanford, dopo aver sviluppato la teoria secondo cui un motore di ricerca basato sull’analisi matematica delle relazioni tra siti web avrebbe prodotto risultati migliori rispetto alle tecniche empiriche usate precedentemente, fondarono l’azienda il 7 settembre 1998. Convinti che le pagine citate con un maggior numero di link fossero le più importanti e meritevoli (Teoria delle Reti), decisero di approfondire la loro teoria all’interno dei loro studi e posero le basi per il loro Google. Non si sbagliavano! www.giornalealtopiano.it 27 rotonda realizzata con una larga cornice in argento e provvista di un manico, sono conservate nel Duomo di Napoli. Una è riempita di 3/4, mentre l’altra più alta è semivuota poiché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo III di Borbone che lo portò con sé in Spagna. Tre volte l’anno i fedeli accorrono per assistere al “miracolo della liquefazione del sangue. La teoria di alcuni ricercatori italiani avanza l’ipotesi secondo cui all’origine del cosiddetto “miracolo di san Gennaro” vi sia il fenomeno noto come tissotropia, la proprietà di alcuni materiali (detti appunto tissotropici) di diventare più fluidi se sottoposti a una sollecitazione meccanica, come piccole scosse o vibrazioni, e di tornare allo stato precedente se lasciati indisturbati (un esempio di questa proprietà è la salsa ketchup, che si può mostrare in uno stato quasi solido fino a quando delle scosse non la fanno diventare d’un tratto molto più liquida). È sensato formulare l’ipotesi tissotropica poiché, durante la cerimonia che precede lo scioglimento del sangue di San Gennaro, il sacerdote agita e muove l’ampolla tenendola con le mani. Due proverbi due A tallele un an ekele machent an ebenle (trad: una vallicella e un poggio fanno una pianura). Der trage esel itzet net mule piarn. (trad: Il pigro asino non mangia pere vizze). San Gennaro Un Santo per volta: 19 settembre, San Gennaro. Negli Atti Vaticani si narrano molti episodi mitici legati al vescovo. I più conosciuti narrano di lui e dei suoi compagni che si sarebbero recati a Nola dove avrebbero incontrato il perfido giudice Timoteo il quale, avendo sorpreso Gennaro mentre faceva proselitismo, lo avrebbe imprigionato e torturato. Ma poiché le tremende torture inflittegli non sortivano effetto, lo avrebbe infine gettato in una fornace ardente; una volta riaperta la fornace, non solo il santo vi uscì illeso e senza che neppure le sue vesti fossero state minimamente intaccate dal fuoco, ma le fiamme investirono i pagani venuti ad assistere al supplizio. Caduto malato e nonostante che fosse guarito da Gennaro, Timoteo non mostrò alcuna gratitudine ma lo fece condurre all’anfiteatro di Pozzuoli affinché fosse sbranato dalle fiere. Secondo la leggenda, il sangue di San Gennaro si sarebbe liquefatto per la prima volta ai tempi di Costantino, quando il vescovo San Severo (secondo altri fu il vescovo Cosimo) trasferì le spoglie del Santo dall’Agro Marciano, dove era stato sepolto, a Napoli. Durante il tragitto avrebbe incontrato la nutrice Eusebia con le ampolline del sangue: alla presenza della testa, il sangue nelle ampolle si sarebbe sciolto. Oggi le due ampolle, fissate all’interno di una piccola teca ARIETE Urano è nel vostro segno, provocando situazioni impreviste, soprattutto in amore. Dagli incontri fatali, agli sviluppi inattesi, nel lavoro sarà meglio esaminare i fatti con la massima disponibilità, senza prendere impegni immediati. La vita di relazione attraversa un periodo difficile e non sono esclusi momenti di tensione. TORO Con Nettuno nel segno, la porta delle illusioni è spalancata, quindi evitate di varcare la soglia con troppo entusiasmo. Gli amori collaudati acquisteranno maggiore spessore. Se invece parliamo di un incontro recente, c’è il rischio che finisca per rivelarsi meno affascinante di quel che può sembrare a prima vista. Ma anche le relazioni effimere hanno il loro lato bello, sappiate coglierlo. GEMELLI Siete sostenuti da Giove che è opposto a Mercurio, vuol dire che sarete in grado di sostenere con successo un confronto con chi vi contraddice senza avere reali argomenti contro di voi. In amore non prendete sul serio i capricci del partner che, specie se Cancro, è un po’ lunatico. Se è il caso, prendete le distanze da un rapporto difficile. CANCRO L’ottimismo è la carta vincente su cui puntare per una vacanza non solo divertente, ma anche costruttiva, specie sul piano fisico, che va curato con maggiore attenzione del solito, soprattutto se siete affaticati dal ritmo frenetico del lavoro. L’amore farà la parte del leone se nel rapporto saprete dimostrare più affetto. LEONE Il periodo è bollente, e non sul piano climatico: non vi mancheranno le occasioni per misurarvi con le vostre capacità di accendere il desiderio in chi vi interessa. Amore e sesso trasformeranno le vostre settimane in un indimenticabile periodo all’insegna della passione. Sta a voi vivere con signorile misura le occasioni eccitanti offerte dalle stelle. VERGINE Vi aspetta un periodo sereno e ricco di gradevoli sorprese. Non dovrete neppure fare lo sforzo di organizzarlo, perché il destino ve lo offrirà su un piatto d’argento. In amore potrebbe esserci un matrimonio in vista, o la comparsa della persona giusta. Se invece vi sta a cuore il lavoro, non avete che da scegliere, tra le tante opportunità, quella più sicura. BILANCIA L’atmosfera intorno a voi sta cambiando, e i mutamenti impongono un nuovo e più realistico approccio a lavoro, affetti e denaro. Fate particolare attenzione ai sentimenti: stanno risentendo della severità che da tempo influenza il vostro giudizio, solitamente così equilibrato. Dite invece di no a una proposta che proprio non vi convince. SCORPIONE Potete contare su Venere, che vi rende più simpatici e affabili, offrendovi quel successo che meritate e che inseguite da tempo. Nell’amore siete avvantaggiati da una perfetta forma fisica, che vi fa sentire più sicuri e quindi più generosi. Progettate una gita costosa tenendo conto dei desideri e dei gusti del vostro partner. SAGITTARIO Sole e Mercurio nel vostro segno migliorano le vostre capacità di comunicare e la vostra abilità nella gestione finanziaria, dove potrete permettervi un lusso insolito, quello di fare di testa vostra, anche in contrasto con le opinioni di un partner che, specie se Capricorno, è un po’ autoritario. Ascoltatelo quindi, ma senza esagerare. CAPRICORNO Finalmente potrete godervi una ben meritata vacanza, tornando a quella leggerezza cui Saturno e Marte vi avevano costretti a rinunciare. Come se non bastasse, riuscirete anche a cogliere i frutti di ciò che, con la vostra vivace intelligenza, avete seminato negli ultimi tre anni. Sarà meglio però non sollecitare il destino che ne sa più di voi. ACQUARIO Siete tra Scilla e Cariddi, cioè tormentati da Saturno (la rinuncia) e Marte (la battaglia): I nuovi compiti che vi hanno investito, comunque, vi stimoleranno a fare un deciso passo avanti, anche se a un prezzo non irrilevante. Non potete più tirarvi indietro, dunque convincetevi del fatto che sarete in grado di far fronte al destino, con disinvolta abilità. PESCI Periodo molto sereno: vi aspettano momenti felici, anche se non del tutto tranquilli. Le giornate saranno infatti ricche di novità inaspettate, sia in amore che in divertimenti. Sono inoltre possibili miglioramenti nel lavoro, che potrebbero realizzarsi anche in vostra assenza. Non avete che da attendere le novità, confidando nel futuro. Inchino dell'avvocato Pascqualinwww.giornalealtopiano.it alla premiazione di Lucio Topatigh 8 l’Altopiano Sabato 6 settembre 2008 28 Tutti gli atleti Gianesini Giulia Una grande festa per i campioni di Gallio Un sentito riconoscimento a tutti i paesani che, in vari anni e in varie discipline, sono riusciti a raggiungere dei meriti sportivi, ottenendo titoli prestigiosi che hanno portato a parlare di Gallio in Italia, in Europa e nel Mondo. Questo il significato della Festa dello Sport svoltasi a Gallio sabato 23 agosto e organizzata dalla locale Pro Loco. Un evento un po’ sfortunato visto che l’inclemenza del tempo non ha consentito lo svolgersi dell’intero programma, ma sicuramente carico di sentimenti ed emozioni. La festa si è aperta con alcune prove dimostrative di ski roll, pattinaggio e calcio alle quali hanno partecipato molti giovani atleti altopianesi. Dopo l’interruzione momentanea, dovuta alla pioggia, sul palco in Piazza Italia, si è proceduto con la premiazione. Gli atleti, chi a piedi, chi trasportato sulla troika guidata dal Buscari – Nereo Gianesini, sono arrivati fino ai piedi del palco, e ad uno ad uno sono stati premiati mentre per ciascuno venivano letti la motivazione del premio e il curriculum vitae. Sul palco a premiare gli sportivi c’erano il delegato FISI e vice presidente della scuola sci Gallio Aronne Schivo, Gianni Rossi assessore allo Sport del comune di Gallio e l’avvocato Claudio Carlo Schivo Pasqualin procuratore sportivo. Grande l’emozione nel vedere tutti questi atleti sul palco. “Le loro espressioni di commozione (qualche lacrima c’è stata) per un semplice gesto di riconoscimento – dice Carlo Schivo - ci hanno dato una grossa carica e motivazione nel proseguire nel nostro impegno”. Non poteva mancare la serie di foto di rito e, per finire, i fratelli Sambugaro hanno voluto donare allo Sci Club Gallio una scultura realizzata, ovviamente, con la motosega, che rappresenta perfettamente il trampolino con la contropendenza d’atterraggio. Il premio fuori pro- gramma è stato ritirato dai vice presidenti Mario Schivo, Domenico Munari e Roberto Lunardi. Per concludere non poteva mancare il discorso del presidente Schivo Carlo “Ilo”. E per suggellare in bellezza una serata che sembrava non volersi concludere mai tutti gli sportivi si spostati dal palco al bar “Commercio” per un brindisi in compagnia. Gli atleti premiati: Meinhart “J.D.” Urbani (ippica); Giorgio e Michele Sambugaro (penthatlon del boscaiolo); Eder Baù (calcio); Alberto Pertile (ski roll); Attilio Antonio Baù (sci nordico); Gianesini Giulia (sci alpino); per il salto speciale e combinata nordica, Massimo Frison “Puma”, Roberto Frison “Boby”, Michele Sambugaro, Fabio Sambugaro, Stefano Lunardi, Morgan Finco, Nicola Rossi, Giuliano Frison “Giogi”, Enrico Fattori, Sandro Munari “Ciandri”, Fabio Munari “Bevi”, Massimiliano Baù, Andrew Lunardi “10 mt”, Michael Lunardi, Daniele Munari “Strachela”, Sandro Sambugaro, Virginio Lunardi, Ivan Lunardi; Elvio Finco “Scampitt”, Lucio Plebs e Giancarlo Gloder (pattinaggio velocità); Matteo Segafredo, Luigi Finco “Gigi Tele” e Lucio Topatigh “Falco” (Hockey su ghiaccio).