1861
AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI VIGEVANO N° 5 DEL 20.09.1988
Arte e Stile
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Arte e Stile
2011
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LOMELLO
MARZO
2011 -
N. 3 - MENSILE INDIPENDENTE D’INFORMAZIONE E OPINIONE
Remo Danovi
Le tristi vicende del nostro
paese lasciano un senso
profondo di smarrimento, non
solo per i fatti quotidiani che si
registrano, quanto soprattutto
per l’indifferenza che sembra
accompagnarli.
Non vi è infatti una reazione
comune nella pubblica opinione, non vi è una coscienza collettiva che si ribella, non vi sono momenti di aggregazione in
nome del senso dello Stato e
del senso del dovere: vi sono
soltanto tifoserie, che distribuiscono consensi e dissensi in
pari grado, con strepiti tendenti
alla sopraffazione, senza capacità di dialogo.
Non va bene! Non va bene perchè i fatti che toccano la cosa
pubblica sono i fatti di tutti e la
politica dovrebbe realizzare gli
interessi collettivi e non solo
La forza dell’etica
quelli di una parte, riconoscendo il primato della legge e del
diritto. Invece, in virtù anche
di una legge elettorale che tutti
hanno voluto (e quindi tutti ne
sono responsabili), gli eletti
sono scelti sostanzialmente dai
partiti e amministrano e governano per soddisfare l’interesse
dei partiti stessi, ai quali rendono conto, poiché da questi
dipende la loro ri-elezione.
Onde il corto circuito è innescato, e il popolo è espropriato
dal potere di nomina e quindi
parteggia ma non sceglie!
Così, se si guardano con occhio distaccato, e senza riserve
preconcette, i fatti di ogni giorno, non si può negare che assistiamo a una serie di eventi che
nel loro insieme (e nello scambio delle accuse reciproche)
danno una immagine pesantemente negativa del nostro paese: vi è infatti a una sequela di
atti che rivelano l’abuso del
potere, la corruzione della pubblica amministrazione, la denigrazione delle istituzioni, lo
sperpero del denaro pubblico,
l’illiceità e immoralità ostentata, il costante conflitto di interesse, la vita lussuriosa con
l’evasione fiscale, il rifiuto del
processo, la menzogna diffusa,
la faziosità della comunicazione, l’indifferenza per il (mancato) lavoro degli altri, la compravendita di tutto.
Penso proprio ai nostri governanti a cui sono ascrivibili
gran parte dei mali denunciati
e le responsabilità per la mancanza di offerta di un modello
positivo di riferimento; e poi
ancora, in generale, penso ai
politici che rimangono sempre
imperturbati malgrado le inefficienze e gli scandali di cui
sono protagonisti; alla criminalità organizzata, che occupa
spazi vitali della economia; al
grande tenore o al grande sportivo che evadono le tasse e
continuano a partecipare agli
show televisivi, con noncuranza rispetto alla sensibilità degli
altri; al critico d’arte che si caratterizza per la rissa linguistica in ogni occasione; al direttore sportivo che corrompe gli
arbitri e viene invitato dalle
università a tenere lezioni di
comportamento; ai contribuenti di alcune Regioni che dichiarano guadagni del 50 per cento
inferiori al totale della spesa
collettiva che è registrata in
quel territorio. Penso, per contrasto, al politico americano
che è stato invitato alle dimissioni per aver partecipato, in
occasione di una visita di Stato
in Asia, a una battuta di caccia
a un muflone, una specie in via
di estinzione. Penso alle leggi
ferree negli Stati Uniti che
proibiscono ai politici di ricevere doni e non ammettono
menzogne né grandi né piccole
(si ricordi il caso Nixon); e chi
non risponde alle richieste del
Tribunale è processato immediatamente per disprezzo verso
la Corte (Contempt of Court).
Questo è dunque il degrado in
cui siamo caduti, ed è questa
conseguentemente la grande
questione morale del nostro
paese, sulla quale dobbiamo
interrogarci per cercare di ristabilire i principi e i valori
violati.
E poiché le leggi non sembrano sufficienti, né vi sono sanzioni immediate che potrebbero costituire un deterrente, occorre riscoprire l’etica, l’ultima
panacea che possiamo invocare. L’etica è, infatti, nella sua
applicazione, la lealtà, la cor-
Italiani bunga bunga
LOMELLO
23° ANNO
rettezza, la solidarietà, il rispetto dei principi, dei valori,
dei meriti; il rispetto degli altri; tutto ciò che in pratica
manca nel mondo di oggi, ove
- come abbiamo visto - prevalgono l’ipocrisia, l’immoralità,
l’illiceità, la cura esasperata
dei propri interessi, la mistificazione e la menzogna.
Dovremmo quindi dare forza
ai principi etici, pretendendo il
rispetto di questi principi, valorizzando l’idea che “l’etica è
il diritto degli altri”, cioè il diritto dei soggetti comunque lesi dalle altrui violazioni che
meritano attenzione e protezione. Solo in nome di questa etica, pubblica e privata, ma anche semplicemente senza aggettivi, possiamo invocare una
sollevazione
dell’opinione
pubblica e quindi la riprovazione della collettività: un biasimo che dovrebbe concretamente attuarsi con la privazione, ad esempio, del consenso
pubblico a chi abbia eticamente demeritato.
L’etica è tutto questo, è la cura
di cui abbiamo bisogno, e l’etica vince se noi ne riconosciamo l’esistenza.
Anna Maria Invernizzi
La filosofia di vita del Grande Fratello e dellʼIsola dei Famosi propongono ogni giorno
a ragazzi che non sanno più cosʼè bene e male, modelli di vita che esulano da ogni moralità
Da sempre allʼestero, la parola
Italia è sinonimo di “O sole
mio”, “Volare” piuttosto che della pizza, degli spaghetti o dei
tortellini : unʼimmagine bonaria,
casalinga. Oggi i nostri ragazzi
sono apostrofati come “Italiani
bunga bunga” quindi dediti a
sollazzi, divertimenti, sfrenatezze, frutto del disgustoso clima
morale che stiamo vivendo.
Il berlusconismo, la filosofia di
vita del Grande Fratello e
dellʼIsola dei Famosi propongono ogni giorno a ragazzi che
non sanno più cosʼè bene e male, modelli di vita che esulano
da ogni moralità e creano in noi,
spettatori impotenti, un profondo disagio. Siamo stati testimoni poco tempo fa di quanto è
avvenuto ad Afragola, nel Na-
poletano. Davanti al cantiere
dove sʼinnalzerà il Palazzo della
Polizia, ragazzini di poco più di
dieci anni hanno giurato che il
commissariato non sorgerà perché i poliziotti, loro stessi, con
le loro mani, li faranno fuori ad
uno ad uno. Una notizia che fa
rabbrividire e che disturba enormemente i nostri animi. Si usano i minori perché impunibili, si
trasformano in criminali bambini
innocenti, si inculca già nellʼinfanzia lʼodio e la vendetta. In
unʼItalia senza valori, senza sogni, dilaga sempre più lo
sconforto: da qui il desiderio e
la necessità di una rinascita. Ne
hanno dato un esempio il milione di donne che il 13 Febbraio
hanno sfilato nelle piazze dʼItalia per ridare dignità allʼimmagi-
ne del loro corpo usato come
oggetto, come merce da sfruttare e poi buttare. Viene spontanea una domanda: sapranno gli
attori della nostra vita politica
così tanto impegnati in denunce, processi e altre quisquilie
giornaliere dare un aiuto ai nostri giovani per scrollarsi di dosso questo indegno epiteto e ridare dignità alla loro immagine?
ELETTRODOMESTICI-LISTE NOZZE
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MARZO 2011
MARZO 2011
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Amministrative di Mede
Lista civica
di centro-destra
Una lista politica per le Provinciali, mentre per le consultazioni che riguardano
Mede, una lista civica di
centro-destra.
Queste sono le proposte di
Simone Annibale Ferraris in
vista della chiamata alle urne della prossima primavera.
Cosa si propone la sua lista civica?
“Eʼ una lista che ha già ricevuto lʼappoggio politico di
tutta la destra ma che guarderà anche al centro. Ciò è
apparso inevitabile visto
che tutti gli altri otto componenti della lista sono medesi senza tessere di partito.
Però penso anche ai tanti
cittadini delusi, a coloro i
quali non votano perchè
stanchi di essere presi in giro e soprattutto mi rivolgo ai
delusi del PDL e della Lega,
i quali non voteranno nè per
la lista “post-comunista” del
candidato Donato, nè per la
lista del candfidato Daglio,
da sempre schierato con il
centro-sinistra.
Quali proposte programmatiche?
Vogliamo partire dalle piccole cose come la cura del
verde pubblico, la manutenzione delle strade, la costruzione di una pista ciclabile
in grado di collegare la zona
commerciale e viale Unione
Sovietica con il resto della
città.
Riteniamo necessario che
Mede resti il fulcro della Lomellina.
Altri punti del programma?
Particolare attenzione alla
disoccupazione, lʼimmigrazione massiccia e la sicurezza.
Proprio la sicurezza è il pilastro portante del nostro pro-
gramma.
Nessuno degli altrti candidati su questo tema è credibile. Certo ora tutti parleranno e faranno promesse ma
la realtà è che solo io, in
questi quindici anni, ho
combattuto per la tranquillità e la sicurezza degli italiani e se in talune circostanze ho alzato i toni della
polemica, lʼho fatto solo per
attirare lʼattenzione su un
problema vero di cui nessuno si è mai realmente occuopato.
Quale futuro può avere Mede?
Con poco più di 7000 residenti ci sono 1000 stranieri
regolari, altri 300 clandestini; questo problema va risolto con la sinergia delle
forse dellʼordine e un messaggio chiaro: via i delinquenti e i clandestini.
Qualcunʼaltro vuole fare tor-
nare i mediatori culturali,
spalancare le porte della
città e chiudere gli occhi.”
Ferraris Simone Annibale
Judo amisaniano
Cala il sipario sullʼ International Trophy di Judo alla sua ventitreesima
edizione organizzata dal Judo Vittorio Veneto Nel Pala Zoppa Arena di
Conegliano. Hanno fatto tappa il circuito Master Italia, con la partecipazione di 120 atleti ed il Trofeo Italia con 460 esordienti B, ma sugli otto
tatami della Zoppa Arena si sono confrontati anche 217 esordienti A,
212 cadetti, 288 juniores e 274 senior, per un totale di 1.571 atleti suddivisi 682 il sabato e 889 la domenica, per una vera e propria maratona
di judo. Gli atleti del Judo Amisaniano “ Ugo Fantelli” si sono misurati
nella categoria Cadetti. Alessandro Romagnoli esce di scena al 1° incontro, mentre la Greta Barisio si aggiudica un meritato bronzo a pari
merito con la Campionessa Italiana Federica Tau, oro per la Pierucci e
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MARZO 2011
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L’angolo della vita cristiana
Educare alla libertà: i dieci comandamenti
Cari amici, credo proprio che se gli
uomini di domani non saranno ispirati da una concezione di vita ricca
di valori individuali, comunitari e
sociali, ciò che ci attende è il caos.
I cristiani, insieme con gli altri e più
degli altri, sono chiamati a dare il
loro contributo alla preparazione
dei tempi nuovi e alla risoluzione
dei nuovi problemi. La comprensione giusta, calibrata e attualizzata
dei dieci comandamenti darà certamente basi sicure e nuovo slancio
alla costruzione di un futuro degno
dellʼuomo.
Il decalogo (che significa le dieci
parole) non è lʼunico testo per fondare tutto il sistema della morale
cristiana. Esiste il grande comandamento dellʼamore, esiste la cosiddetta regola dʼoro che tutti conosciamo in edizione negativa (non
fare agli altri quello che non vorresti che gli altri facciano a te) e che
il vangelo riporta in forma positiva
("tutto quanto volete che gli uomini
facciano a voi, anche voi fatelo a
loro: questa infatti è la legge e i
profeti" (Mt 7,12).
Per un costume di vita cristiano il
discorso della montagna (Mt 5-7)
che abbiamo ascoltato in queste
ultime Domeniche, è tanto importante quanto i dieci comandamenti.
Così pure il discorso di Gesù sul
giudizio universale, in cui egli si
identifica con i poveri e indica
nellʼamore per essi il criterio di giudizio, rientra in questo contesto (Mt
25,31-46).
I dieci comandamenti però costituiscono un testo importantissimo
per tutta lʼumanità. Nella Bibbia il
testo ci viene presentato due volte
- e con notevoli differenze - in Esodo 20,1-17 e Deuteronomio 5,1-22.
È una specie di programma per
aiutare il popolo di Dio a non perdere nuovamente la libertà dopo la
liberazione dalla schiavitù dellʼEgitto e a non ricadere in nuove forme
di asservimento. Il Dio liberatore
chiama i liberati a collaborare alla
salvaguardia della loro libertà: non
basta accogliere la libertà come un
dono; bisogna custodirla con vigilanza e costanza. Il decalogo è
espressione della sollecitudine di
Dio, il quale vuole che Israele non
perda la libertà donatagli.
I dieci comandamenti costituiscono
la parte fondamentale di tutta la
legge: sono la base della vita degli
uomini tra di loro e della vita del
singolo e della comunità davanti a
Dio.
Per comprendere i comandamenti
nel modo giusto è necessario considerarli nel contesto di ciò che la
Bibbia ci dice circa il rapporto di
Dio con gli uomini e nella luce dei
suoi progetti nei loro confronti. Solo dopo risulterà chiaro il contenuto
dei singoli comandamenti. Vi anticipo la conclusione.
Essi hanno unicamente questo
scopo: espandere, dilatare oltre
ogni confine la libertà donata da
Dio al singolo e alla comunità.Dio è
libero e vuole che lʼuomo, fatto a
sua immagine, partecipi a questa
libertà: in questo lʼuomo trova il
proprio sviluppo e la pienezza di vita per sé e per gli altri. Quindi facciamo giustizia nei confronti di Dio:
Egli non guarda con diffidenza alla
libertà dellʼuomo e non si preoccupa di imporre nuove catene con
una fitta rete di leggi. Se così fosse, Dio non avrebbe creato lʼuomo
libero o lo avrebbe privato della libertà dopo i primi abusi e inconvenienti. No! Dio non guarda con sospetto la libertà dellʼuomo, non teme la concorrenza dellʼuomo: al
contrario, come ogni padre, desidera che il figlio cresca nella libertà
responsabile.
In questo primo articolo consideriamo, allora, i dieci comandamenti
come un complesso unitario.
Il decalogo comincia con una frase
dʼimportanza decisiva per la comprensione di tutto il testo: Io sono il
Signore tuo Dio, che ti ho fatto
uscire dal paese dʼEgitto, dalla
condizione di schiavitù (Es 20,1; Dt
5,6). Le singole direttive che seguono sono una conseguenza
dellʼazione liberatrice di Dio.
In altre parole, Dio dice al suo popolo: Io ti ho liberato dalla schiavitù; ora ti do dieci regole per restare libero e non ricadere in schiavitù: ti do i Dieci Comandamenti, ti
do le dieci leggi della libertà.
Dopo che Dio ha liberato il suo popolo, questo deve comportarsi in
maniera rispondente allʼazione divina e non perdere o rovinare di
nuovo con la propria incoerenza la
libertà donatagli da Dio.
Lʼuomo non è schiavo di Dio e
quindi tanto meno può essere
schiavo di un altro uomo o delle
cose o delle leggi. Nel nostro caso
diciamo subito: Dio non vuole lʼuomo schiavo dei comandamenti, ma
libero, innamorato e riconoscente
per il dono dei comandamenti. Di
fronte a queste leggi lʼuomo credente deve percepire in maniera
molto intensa e con profonda gratitudine la gratuità dellʼazione divina
e sentirsi spinto ad agire in maniera simile a Dio, a comportarsi come si comporta Dio. Lʼosservanza
gioiosa dei dieci comandamenti
non nasce da fredde riflessioni razionali, ma da impulsi molto più
profondi: scaturisce dallʼesperienza
dellʼamore di Dio per lʼuomo, dal
sentirsi amati infinitamente da Lui.
Lʼosservanza diventa così frutto ed
espressione di gratitudine. Lʼagire
dellʼuomo così ispirato si trova liberato dallʼangoscia del dovere e
dallʼaridità e dalla noia di un adempimento puramente esteriore di doveri, e assume un tono di festosità
e di gioia. Lʼuomo non si comporta
più da schiavo ma da figlio perché
ha compreso che lʼadesione a Dio
è la sorgente straripante di ogni
gioia piena e duratura.
Non vogliamo che queste parole
appaiano entusiasmi puerili di chi
ancora non conosce la vita e le inclinazioni dellʼuomo al male. Lʼosservanza dei comandamenti non
scaturisce immediatamente. Dapprima i comandamenti non vengono accolti con entusiasmo spontaneo come se ci venisse fatto un
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gioia, soprattutto se quanto ci richiedono i comandamenti non
coincide con le nostre inclinazioni
e i nostri interessi immediati. Lʼuomo, in forza delle sue disposizioni
naturali tende a contraddire le norme che gli vengono imposte e a
resistere. Solo se lʼuomo percepisce che i comandamenti sono un
dono prezioso di Dio e ne sperimenta i risultati entusiasmanti che
derivano dalla loro osservanza,
esprimerà la propria gratitudine a
Dio con un comportamento corrispondente, convinto e gioioso.
Lʼosservanza dei comandamenti è
un atto di amore a Dio che ci ama.
Tutto quello che non è fatto per
amore non è osservanza vera, è
non osservanza, è peccato. Lʼosservanza dei comandamenti è la
nostra collaborazione con lʼazione
liberante di Dio: diamo una mano a
Dio che ci libera, gli permettiamo,
con i fatti, di liberarci dal male.
Il fine del decalogo, lo scopo che
Dio si propone dando i dieci comandamenti agli uomini è uno solo: la libertà; vuole che gli uomini
siano liberi.
Dice il Concilio Vaticano II: Mai come oggi gli uomini hanno avuto un
senso così acuto della libertà e intanto sorgono nuove forme di
schiavitù sociale e psichica (GS 4).
Che cosʼè la libertà? Ce lo chiediamo perché esiste una concezione
deleteria della libertà, che in ultima
analisi produce lʼopposto di quello
che persegue e propaganda. E nel
mondo dʼoggi va diffondendosi una
libertà distruttiva e irresponsabile,
capace di scuotere le fondamenta
della società umana.
Dio è libero e vuole che lʼuomo,
sua immagine, partecipi alla sua libertà. Lʼuomo, immagine di Dio,
deve poter vivere nella libertà di
Dio. Il Dio della Bibbia non vuole
che la libertà sia coartata da altri
uomini o dalle forze del male e del
peccato: lʼuomo per essere uomo
deve essere libero. Il decalogo si
riferisce a quelle forme sbagliate di
comportamento che mettono a repentaglio la libertà dellʼuomo: le
smaschera e le combatte.
Molti continuano a pensare, sbagliando, che la libertà dellʼuno
ostacoli e impedisca la libertà
dellʼaltro. Invece bisogna affermare
con forza che la libertà intesa nel
senso della Bibbia, si realizza solo
nella comunicazione: nella comunicazione dellʼuomo con Dio e nella
comunicazione degli uomini tra di
loro.
La libertà di Dio non è libertà di
scelta tra il bene e il male (Dio non
è tentato dal male) bensì libertà in
ordine a un amore infinito. Dio è
colui che è libero nel suo amore e
ama nella sua libertà. Gli uomini
devono partecipare a questa libertà divina che non è arbitrio: la libertà donata loro da Dio è la libertà di amare, la libertà di cooperare a ciò che Dio ha cominciato e
sta portando a termine con la sua
azione liberatrice.
La libertà così intesa non si attua
solo nella comunicazione con Dio,
ma anche nella comunicazione degli uomini tra loro. Libertà significa
sovranità di fronte a tutte le ossessioni che incatenano la volontà, di
fronte allʼossessione dellʼattività,
della mancanza di riguardo, dellʼin-
Don Mauro Bertoglio
capsulamento nel proprio io. Dobbiamo combattere una concezione
sbagliata, secondo la quale la libertà e lʼautonomia sarebbero inconciliabili con lʼamore del prossimo o addirittura con lʼobbedienza.
Bisogna anzi affermare il contrario:
noi amiamo tanto quanto siamo liberi; noi obbediamo (nel senso vero del termine) tanto quanto siamo
liberi. Lʼaltruista è lʼuomo libero da
tutti i condizionamenti e per questo
può amare con tutto se stesso.
Lʼegoista, al contrario, è schiavo di
sé e imprigionato dalle sue cose, e
di conseguenza incapace di amare.
Voi capite allora che la trasgressione dei comandamenti è peccato
perché il peccato è allontanamento
dallo spirito liberatore di Dio e
quindi una caduta nella mancanza
di libertà. Secondo lʼinsegnamento
della Bibbia il regno del peccato è
un regno di crescente mancanza di
libertà. Lʼabuso di libertà non rende
più liberi, ma lede la libertà e lʼuomo che ne abusa.
Il testo del decalogo comincia
sempre con il ricordo dellʼazione liberante e redentrice compiuta da
Dio in occasione dellʼuscita
dallʼEgitto: Io sono il Signore, Dio
tuo, che ti ho fatto uscire dal paese
dʼEgitto, dalla condizione di schiavitù (Es 20,2; Dt 5,6). Solo unitamente alla liberazione dellʼEsodo il
decalogo acquista il suo vero senso e solo in questo contesto si capisce che i comandamenti non sono propriamente delle leggi o dei
comandi di un Dio autoritario e tirannico, bensì istruzioni di vita. Se
si lascia da parte il preambolo, si
priva letteralmente il decalogo del
suo significato più alto e del suo
fondamento. Purtroppo, questo
preambolo, così decisivo per la
comprensione di tutto il decalogo
venne trascurato per secoli, cosa
che diede origine a una morale legalistica, che sottolineava esclusivamente le esigenze imposte da
Dio agli uomini.
Era quindi inevitabile che uomini
sempre più numerosi prendessero
sempre più le distanze da una simile morale legalistica. Occorre
dunque restituire al decalogo il peso e il senso che gli attribuisce la
parola di Dio: è una legge dʼamore,
è una legge di liberazione e di libertà.
Il tema principale di tutti e dieci i
comandamenti può essere definito
così: essi invitano i credenti a cooperare con lʼazione liberatrice che
Dio ha cominciato, affinché tutti gli
uomini, immagine di Dio, vedano
riconosciuti i loro diritti e possano
vivere liberi.
I dieci comandamenti indicano i
punti più importanti, in cui la libertà
donata da Dio risulta particolarmente vulnerabile.
I credenti, dunque, non devono solo rispettare il diritto, la libertà e lo
sviluppo degli altri, ma ricercarli attivamente. Il decalogo è il libretto
di istruzione per lʼuso relativo al
comportamento in questo mondo.
Bisogna leggerlo e attenersi a
quanto dice se non vogliamo rovinare o distruggere noi stessi, gli altri e lʼambiente in cui viviamo.
Nella misura in cui gli uomini osservano i comandamenti di Dio essi diventano immagine di Dio.
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La psicologa
L’ansia
Dottoressa
Monica Capisani
psicoterapeuta**
L'ansia, la cui etimologia latina richiama concetti quali il
sentirsi soffocare, stretti, è
connotata da varie sensazioni
per lo più spiacevoli fra cui il
timore, la paura, l'apprensione, la preoccupazione, la
sensazione che le cose possano sfuggire di mano, il bisogno di trovare una soluzione immediata.
Tuttavia l'ansia è un'emozione naturale e universale ed è
generata da un meccanismo
psicologico di risposta allo
stress, il quale svolge la funzione di anticipare la percezione di un eventuale pericolo
prima ancora che questo ultimo sia chiaramente sopraggiunto, mettendo in moto specifiche risposte psico-fisiche
che spingono da un lato all'esplorazione per identificare il
pericolo ed affrontarlo nella
maniera più adeguata e, dall'altro, allʼevitamento e alla
eventuale fuga.
L'ansia, quindi, come risposta
Cose
dell’altro
mondo
IL TROGLODITA
ad uno stress, ha la funzione
di proteggerci dalle minacce
esterne preparandoci all'azione e contemporaneamente
motivandoci
all'interazione
con il mondo circostante.
Lo stress è inevitabile e perfino funzionale alla vita, senza
stress lʼindividuo andrebbe incontro perfino a seri pericoli
per il fisico e la mente, lʼ ansia ci consente, ad esempio,
di impegnarci nei compiti che
svolgiamo quotidianamente,
in particolar modo in quelle
attività che non eseguiamo
con interesse ma che dobbiamo portare a termine: studiare per un esame poco interessante diverrebbe pressoché impossibile se non vi fosse una spinta sottostante di
ansia da prestazione e anche
un'azione
apparentemente
banale come quella di uscire
di casa in tempo per prendere l'autobus o il treno fallirebbe miseramente se fosse
esente da ansia.
Questi tipi di ansia sono costruttivi, risultano funzionali
alla nostra sopravvivenza,
fungono da intermediario tra il
mondo esterno e il nostro
mondo psichico interno, rendendoci capaci di far fronte ai
problemi della vita e di adoperarci per migliorare il nostro
adattamento all'ambiente, sono fattori di crescita e sviluppo della personalità che forniscono stimoli e motivazione
all'accrescimento.
Quando lʼansia invece è vissuta con una intensità eccessiva ci si addentra nelle sue
forme patologiche.
Lʼansia patologica ha un effetto disorganizzante, non si
riesce quasi a tollerarla. Eʼ
uno stato di profondo malessere caratterizzato da una
sintomatologia somatica e da
una percezione della realtà
collegata alla sensazione di
incapacità e di inadeguatezza
delle proprie risorse rispetto a
ciò che ci si accinge a vivere
Marcus Geografus, cavernicolo di grandi studi
sia giovanili che di età adulta, mi dice che sul
nostro pianeta – che dice lui essere rotondo e
di nome Terra – esiste in una qualche parte dei
continenti uno Stato di nome Swaziland. Non
so dove sia né mi interessa saperlo, mentre al
contrario mi ha incuriosito ciò che quel Sovrano , di monarchia assoluta, ha decretato ed imposto: tutte le donne sino all’età di anni ventiquattro devono, per legge, rimanere vergini,
pena pesanti sanzioni. Per la verità, mi dice
Marcus c’è una ragione ben precisa sull’emanazione di quella legge. Quel Paese è letteralmente impestato dall’aids; la malattia colpisce
circa il 40% della popolazione, la percentuale
più alta nel mondo, un vero flagello ! Quindi il
in un dato momento.
Sotto il profilo fisiologico lo
stress sembra già interferire
con il sistema neuro-endocrino, neurovegetativo, immunitario etc., si sono riscontrate
(collegate proprio allo stress
eccessivo)
problematiche
patogene a carico del sistema cardiovascolare, del sistema gastro-intestinale, dellʼ
apparato
respiratorio
e
dellʼapparato cutaneo.
Eʼ è opportuno quindi consultare sempre il proprio medico
per poi iniziare ad affrontare
lo stress e lʼansia anche dal
punto di vista psicologico.
Può portare ad maggior benessere comprendere che
questi stati psico-emotivi, solitamente connotati dal disagio e considerati “negativi,
hanno una loro ragione di essere
Essi testimoniano che qualcosa non va, che può esistere in noi una paura profonda
da elaborare, ma è veramen-
Re dello Swaziland è stato per la bisogna mosso da una ragione ben precisa. Anche voi contemporanei avreste una ragione ben precisa per
imporre, con forza e vigore, una legge che per
fortuna non riguarda l’aids ma il pcnm. E che
sarà mai questo pcnm ? Non è – tranquilli –
una malattia ma è una sciagura che colpisce i
vostri politici parlamentari, si perchè – pcnm
– vuol dire: politici che non mollano. Sono lì
da decenni, c’erano quando c’era mia padre, o
forse mio nonno e lì saranno anche quando
mio figlio sarà grande. Fissi, immobili, granitici, indistruttibili. Allora bisogna ritornare al
ragionamento del Re dello Swaziland e fare
una legge che quando un politico parlamentare
ha compiuto sessant’anni torna a casa a goder-
te quel “qualcosa che non
va” che ci può portare ad un
maggiore benessere.
Se, in genere, le soluzioni dei
problemi sono sicuramente il
prodotto di una preoccupazione, lʼansia non deve paralizzare, deve permettere di
affrontare le preoccupazioni
esistenziali.
A seconda delle situazioni individuali, può quindi essere
adatto per migliorare la situazione un sostegno psicologico, una psicoterapia o tecniche specifiche di rilassamento come il training autogeno.
Occuparsi della propria ansia eccessiva è importante
per se stessi, perché ha il fine di ristabilire lʼ equilibrio
psico-fisico della persona,
persona che (se sta bene)
può rispondere da sola in
modo corretto e adattivo e
non patologico allo stress,
ma che (se non sta bene)
percepisce queste brutte sensazioni della ”ansia patologica” e ne ha paura: è questo
il momento di affrontare
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si un meritato riposo e pensione. Anche questo
della “ casta “ politica è un flagello, forse
neanche tanto meno pericoloso dell’aids. Nella
mia piccola testolina ricordo che alle ultime
elezioni non venne candidato il vostro politico
Ciriaco De Mita: sembrava una disgrazia, il
mondo parlamentare sembrava che senza di lui
si fermasse, cadesse, naufragasse. La principale motivazione era che ci si privava di una
grossa esperienza politica. Siccome di queste
“esemplari” esperienze , tutti noi, né abbiamo
piene le sfere, ben vengano gli editti dei vari re
dello Swaziland. A sessant’anni a casa, e guai,
come per le donne swazi, a chi sgarra.
No la notizia…non ci piace: cose dell’altro
mondo !
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6
I progetti de “il Mulino” sbocciano con la primavera
Iscrizione a Coldiretti e alle Acli, convegni, vendita diretta dei prodotti agricoli, borse lavoro
Fare rete per sviluppare nuove
amicizie e per crescere insieme,
favorendo la piena partecipazione
dei ragazzi alla vita della società e
della comunità lomellina. E’
l’obiettivo della comunità “il Mulino” di Suardi, che con l’avvento
ormai prossimo della primavera si
prepara a “sbocciare” con nuovi
progetti, di pari passo con la crescita umana e professionale dei
giovani ospiti. Fondata grazie a un
lascito del cantante lirico Luigi
Ottolini, la comunità guidata dal
parroco don Anselmo Cattaneo
accoglie minori momentaneamente separati dalle famiglie, aiutandoli a concludere gli studi e a trovare un lavoro grazie a laboratori
di cucina, agricoltura, officina
meccanica, informatica.
La comunità può contare su due
punti di forza: l’orto biologico con
certificazione “BioAgricert” e il
salone polivalente ricavato dalla
stalla della tenuta agricola, dove
vengono proposti eventi culturali
e gastronomici, serate a tema alla
riscoperta di antichi sapori e piatti
tradizionali rivisitati.
E proprio il salone – questa la prima novità - in seguito alla recente
iscrizione del Mulino ai circoli
Acli, permetterà anche ai soci del-
le Associazioni cattoliche dei lavoratori di organizzare incontri,
pranzi o cene di lavoro, convegni,
seminari di studio, corsi di formazione. Con le Acli, a fine marzo, il
Mulino parteciperà all’evento
“Fa’ la cosa giusta”, un progetto
che si propone di diffondere sul
territorio nazionale le buone pratiche di consumo e produzione, di
trasmettere i valori
dell’economia solidale e di valorizzare le specificità e le eccellenze del territorio.
Seconda novità,
l’iscrizione
a
Coldiretti, che
permetterà alla
comunità di partecipare ad eventi
riguardanti
l’agricoltura biologica,
proponendo al pubblico ortaggi belli,
freschi e sani,
coltivati con una
programmazione
rispettosa del ritmo
delle stagioni. In programma anche il potenziamento della vendita
diretta dei prodotti ai Gas, i Grup-
pi di acquisto solidale, e sempre in
collaborazione con la Coldiretti, la
partecipazione ai mercati di
“Campagna amica” in cui gli agricoltori vendono direttamente ai
consumatori i propri prodotti. Avviata anche una collaborazione col
Gal Lomellina srl, che permetterà
di sviluppare e potenziare la vocazione agricola con un laboratorio
di trasformazione di prodotti orticoli. In collaborazione con il Centro servizi formativi di Pavia, la
comunità ha inoltre in programma
il progetto “L’albero maestro”,
che fornirà 5 borse lavoro ad altrettanti ragazzi in fase di recupero sociale, permettendogli di lavorare per tre mesi in un’azienda.
Il progetto ha una duplice finalità:
verificare le abilità lavorative dei
ragazzi e monitorare la tenuta nel
tempo del ritmo lavorativo, il rispetto degli orari di lavoro e la relazione con il datore
di lavoro e i colleghi. “Da questo risulta chiara
l’impronta che
abbiamo deciso
di dare al nostro
“essere e fare
comunità”.
–
spiega Fiorentina Gallotti, tra i
responsabili
della comunità Vogliamo che i
ragazzi riacquistino prima di
tutto il rispetto
di se stessi e la
capacità di sviluppare buone
relazioni, così da
avere solide basi su cui costruire il
loro futuro. In quest’ottica diventano nostri interlocutori privilegia-
ti realtà territoriali, associazioni,
gruppi di persone e singoli cittadini che abbiano come denominatore comune il rispetto della persona, della vita e della natura. La comunità non è un luogo statico,
sempre uguale a se stesso ma, proprio perché comunità è vissuta,
abitata da persone che interagiscono fra di loro e con il mondo
esterno. Ci sono i ragazzi che realizzano il proprio percorso vivendo la quotidianità chi a scuola, chi
al lavoro e poi tutti insieme nei
momenti comunitari, dove ognuno
si ritrova e si relaziona con gli altri. Ci siamo noi adulti che, con
ruoli diversificati, ci facciamo carico del cammino di ognuno, accompagnandolo nella fase di rielaborazione del vissuto personale,
nel recupero della propria dignità,
fino a portarlo ad essere parte attiva e positiva della collettività,
cioè persona pienamente integrata. Ecco dunque che in questo periodo la comunità, come la primavera appunto, si accinge a sbocciare mettendo in campo nuovi e
buoni progetti che vedano i ragazzi protagonisti e che stimolino
l’interesse della collettività”.
Davide Zardo
Impronte gioiose
“Impronte gioiose” è il titolo della mostra
di ritratti e autoritratti eseguiti dagli utenti
del Centro Psico Sociale di Mede.
La “sala verde” del castello Sangiuliani
ha accolto, lo scorso 26 febbraio, un
pubblico numeroso e attento che ha seguito gli interventi del Prof. Fausto Petrella, psichiatra e già ordinario di psi-
chiatria presso lʼUniversità di Pavia e di
Franca Stefanetti, insegnante e pittrice.
Sono inoltre intervenuti gli operatori e
responsabili dellʼequipe del CPS Vigevano Lomellina-Polo di Mede.
Hanno concluso i lavori il sindaco di Mede Giorgio Guardamagna e lʼassessore
alle politiche sociali Guido Bertassi.
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Il tempo che passa ed il suo futuro:
unico o diverso per ognuno di noi?
La questione della durata nel tempo di qualsiasi movimento, spostamento, avvenimento in atto,
viene normalmente risposta con
una prima stima dei minuti o ore
necessarie, se non mesi, o multipli
di anni. È ancora questa la regola
oppure il terzo millennio ci porta
ad una più complessa valutazione
di stima del tempo che trascorre?
Per esempio: una copia viaggia in
auto, mentre una persona guida,
l'altra sonnecchia di fianco. Risveglatasi quest'ultima chiede al guidatore "quanto ho dormito?" Risposta "150 chilometri", strano?
Non proprio. La questione della
durata viene associata e risposta
con il dato della distanza, cioè
spazio per tempo; del tutto comprensibile? Cioè la risposta è efficace?
Applicando a questa semplice scenetta le consuete categorie di misurazione temporale è plausibile
chiedersi come è possibile che il
dato della distanza dia esaurientemente risposta del tempo trascorso. È veramente possibile che nella unità sintetica della mente umana, l'uno possa sostituire l'altro? E
come questa sostituzione possa
darsi sebbene il passare del tempo, la immodificabilità del succedersi degli avvenimenti verificatisi ed il trapassare nello spazio,
siano due condizioni completamente diverse della nostra vita?
Si, qualcosa è nascosto in questo
dilemma.
Volendo cercare di capire, ci si
trova davanti ad almeno due spiegazioni, o se si vuole due analisi
che ci forniscono i neurologhi oggi. In vista della mobilità rasante
cui si sottopone molta parte della
popolazione nel mondo, molti sono oggi ormai convinti che l'utilizzo dello spazio per tempo risulti più una malattia della percezione del tempo che non una maggiore attenzione allo spazio. Una ma-
lattia che nei secoli precedenti
non esisteva?
In verità, per tutto il periodo del
"moderno", cioè dalla fine del diciottesimo secolo a circa il 1960,
il tempo significò l'arcano portatore di felicità e di progresso sul
quale, così ottimisti come si era,
ci si poteva semplicemente fidare:
il domani avrebbe sanato ogni
male, ogni piaga, comportando
con sè tutto il sapere e la tecnica
necessaria. Fino a quasi alla fine
del ventesimo secolo questa emfasi sul tempo permane; nel 1958 la
Expo mondiale a Bruxelles presenta l'atomo (Atomium) come
simbolo per la nuova era, quella
della energia atomomica, mentre i
Filosofi, detto in estrema sintesi,
ci comunicavano da vari decenni:
"Noi siamo alla frontiera tra due
mondi, cosa facciamo, ogni nostra
attività è solo preparazione ad un
grande futuro che noi non conosciamo e non possiamo quasi immaginare". Ma già verso la fine
del secolo sfumavano le loro convinzioni affermando: "L'autorità
del nuovo è l'autorità dell'inevitabile storico" (c. d. Teoria estetica)
ed anche: "I passati esemplari
sbiadiscono ed il presente è il luogo dove si compenetrano continuità di tradizione ed innovazione" (tesi questa della c. d. Contemporaneità della Noncontemporaneità).
Alla fine del tempo moderno si
manifesta quindi una radicale modifica di mentalità in relazione al
nuovo divenire, mentalità creatasi
attraverso due guerre mondiali,
crisi economiche rasanti, catastrofe ambientali ed epidemie di memoria biblica. Decade per sempre
la fiducia nel futuro? Comunque
diventa più che certo come sia venuta a mancare la comprensione
per l'equivalenza tra razionalità e
futuro. E quanti criticarono la
grande sintesi sociologica di Karl
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Marx, che davanti alle crescenti
miserie per parti delle popolazioni
dei Paesi industriali, richiedeva a
gran voce una decisa svolta verso
la democrazia a base sociale che
rendesse più umani i ritmi di vita,
non seppero che rispondere, troppo spesso, che anche se è vero che
così non si possa andare avanti,
ciò non vuol dire che necessariamente debba diventare meglio.
Parole gravissime.
Ma cosa succede con la condivisione di una concezione del tempo
che non accetta più di ricomporre
in una unità futuro e miglioramento? Risposte, tra le più autorevoli,
parlano di un presente stagnante
di un "nunc stans", dell'attimo statico, o del presente compiuto che
mette in fila uno accanto all'altro
l'adesso con l'adesso. Seppure non
ancora sceso a permeare la lingua
di tutti i giorni, si fa avanti sempre
più nella cultura della comunicazione il concetto di "tempo vero":
nulla ha più una durata, tutto succede contemporaneamente sia in
E-mail sia in televisione digitale o
in Videochats. Tutto ovunque
istantaneamente. Ovunque, appunto, la sostituzione del tempo
con lo spazio?
Per forza si manifestano nuove
comprensioni dell'essere ed agire
umano. Il grande filosofo francese
Jean Baudrillard prova a formulare con le seguenti parole la sintesi
del capovolgimento in atto: "Credo che tutto sia già successo.
Il futuro è già arrivato, tutto è già
arrivato, tutto è già qui. Anche se
gli avvenimenti si verificano, sap-
piamo che essi corrono nel vuoto".
I brividi che queste parole causano, se accompagnano rifiuto, se
non scherno di chi legge, sono legittimi; sono anche tuttavia il rifiuto di una reazione prudenziale,
visto che le tecniche che imporrebbero la dominanza della categoria spaziale su quella temporale, sono tutte già esistenti e se ne
aspettano flussi ancora più complessi (per es.: misurazioni satellitari del pianeta di enormi portate e
conseguenze sulla via civile). Se
si decide di rifiutare che la percezione dello spazio sia talmente
dominante da poter sostituire
quella del tempo, bisogna anche
essere almeno parzialmente convinti che il tempo reale sia ancora
dotato di una buona carica empatica postiva: il futuro sarà buono,
favorevole, risanante etc. Ad
ognuno l’ardua sentenza! Tuttavia
così soli nel fare nostra o no un simile convincimento (che poi influenzerebbe il nostro comportamento e stati d'animo) in verità
non siamo. Basterebbe ripensare
ai contenuti della Dottrina Sociale
della Chiesa, Dottrina che esiste
da secoli e che da ultimo è stata
presentata in una sintesi eccezzionale in forma di un trattato storico.
Contemporaneamente
potrebbe
anche essere di buona utilità
informarsi sui risultati degli studi
neurologici più attuali: esiste una
percezione soggettiva del tempo
ed è certo che questa ha ben poco
in comune con il ticchettio dei secondi nell'orologio. Studi prolungatesi per decenni in alcuni centri
medici, portano alla constatazione
che l'essere umano non dispone di
un organo sensoriale per misurare
il tempo fisiologico. Può invece
misurare la durata degli avvenimenti, la distanza temporale tra di
loro, percepirne la conseguità e te-
Per te le proposte taglio
più seducenti
nere tutto in memoria.
Tuttavia queste capacità cronometriche variano non poco con l'età
della persona e sono fenomeno
composto da più componenti fisiologiche e psicologiche. A fronte del tempo fisico vissuto da
ognungo, sta il tempo percipito
come proprio ambiente (interrelazione con lo spazio del circondario). In grande sintesi sembrano
proprio esistere alcune certezze
neorologiche. Per l'individuo giovane spesso agitato ( più di 16 respiri al minuto) ne consegue una
percezione del tempo più in estensione di quanto non si verifichi
realmente. Sopratutto, laddove
molti nuovi avvenimenti si susseguano ad alta velocità, l'intervallo
tra di essi viene percepito come
breve, se non troppo breve. Il susseguirsi di avvenimenti ripetitivi,
rutinieri o di aspettativa, vengono
pecepiti invece come lunghi e penosi.
Nella memoria, molti anni dopo,
con l’età matura, si installa allora
il c. d. "paradosso temporale" cioè
momenti e fasi tranquilli del passato vengono ripensati, nel paragone con le fasi di forte attività,
come brevi, e ciò perchè in quelle
gli avvenimenti da elaborare furono ben pochi. Mentre i giovani
devono elaborare nuovi fatti ed
impressioni, per le persone anziane, il ridursi degli avvenimenti
nuovi o sconosciuti produce una
relativa linearità di corsa, di "volo" del tempo.
Potrebbe aiutare a rendere meno
penosa questa percezione l'accentuare la attenzione sullo spazio,
sul nostro spazio fisico, così strapazzato, così appiatito da maltrattamenti vari? Non riducendosi
però all'attenzione solo del microspazio (casa e dintorni) bensì anche al mesospazio (circondario)
che attende da tempo tanta nostra
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”No, sono più che altro alterato...”
” Come mai? hai litigato con tua moglie?”
” Lasa sta la mè dona...ca l’è na santa...”
”Su questo non c’è dubbio, ti sopporta da quarant’anni”
”Parliamo di cose serie. Ti sembra possibile che con tutti i problemi
che abbiano, problemi anche seri, siamo immersi in un bunga bunga
eterno...non se ne può più!” Basta con sta Ruby!!!!”
”Hai proprio ragione Tino, ma la colpa è anche della televisione e dei
giornali, se la smettessero di dirci dove va, cosa fa, con chi mangia.
Sono i media a dare fama a questi squallidi personaggi”.
”Persino i telegiornali che dovrebbero darci notizie un poco più serie,
che fanno? Ci informano che la Ruby Rubacuori è andata a Vienna al
ballo delle debuttanti. E chi se ne frega!!!!”
”Certo che se ai giovani diamo come punto di riferimento questi personaggi: la Ruby, il Corona, il Lele Mora, l’Emilio Fede, le Isole dei
Famosi, i grandi fratelli, i Silvio Bunga Bunga, significa che non
siamo messi bene”.
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Frascarolo
Un prete per due parrocchie
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Questo mese ho il piacere di
ospitare don Carlo Brivio che
ringrazio della disponibilità di
aver risposto ad alcune domande che permetteranno ai
suoi “parrocchiani” di conoscerlo un poʼ meglio
Dove è nato e cresciuto?
Quali studi ha fatto?
Il mio paese natale è Cornate
dʼAdda a pochi chilometri da
Vimercate , nellʼodierna provincia di Monza-Brianza , dove
venivo alla luce nel ʻlontanoʼ
1975. Dopo le scuole medie ho
frequentato il liceo scientifico
“A. Banfi” di Vimercate diplomandomi con buoni voti nel
1995 , in seguito sono entrato
nel Seminario Arcivescovile di
Milano dove ho studiato per un
anno trasferendomi poi a Vigevano per concludere gli studi
presso il Seminario Vescovile
di Vigevano dove sono stato
ordinato sacerdote nel 2001.
Nel 2006 mi sono iscritto al
corso di laurea triennale di
Scienze dei Beni Culturali con
indirizzo
archivistico-librario
presso lʼUniversità di Pavia.
Quando ha avuto la vocazione? Che tipo di percorso formativo ha intrapreso?
Fin dalla tenerissima età ho
sentito in me il desiderio di diventare sacerdote , affascinato
dalla figura del prete che offre
il Divin Sacrificio. Una vocazione coltivata nella preghiera, nel
servizio allʼaltare come chierichetto e man mano che crescevo anche un poʼ come sacrestano. Se non ero a casa
ero in chiesa. Questa chiamata
si è concretizzata quando sono
entrato in seminario dopo la
maturità. Oltre il normale percorso di studi previsto , ho prestato servizio al sabato e domenica per due anni presso la
Parrocchia della Cattedrale di
Vigevano; inoltre per un anno
ho vissuto unʼintensa esperienza di catechesi presso la casa
circondariale di Vigevano (fraz
Piccolini) ivi celebrando anche
la S. Messa. Successivamente
ho “frequentato” due anni la
Parrocchia di Gesù Divin Lavoratore sempre a Vigevano
mentre durante lʼanno di diaco-
nato quella di S. Lorenzo di
Mortara dove poi sono rimasto
come vice-parroco.
Non devʼessere facile dividersi tra Frascarolo e Torre
Beretti, quali problematiche
ha trovato? Quali obiettivi si
prefigge?
Avere più di una Parrocchia
non è certamente lʼideale, specie in occasione delle festività
Natalizie e Pasquali , dove
lʼimpegno viene raddoppiato
obbligandomi ad incastrare gli
orari per le varie celebrazioni.
Per il resto il mio sforzo è di ottimizzare le risorse unificando
le attività come ad esempio per
il catechismo. La mia priorità è
sicuramente la Liturgia: in particolare la celebrazione della
Santa Messa, che è il momento dellʼadorazione di Dio.
Ascoltando gli interventi del
Santo Padre , Benedetto XVI,
a riguardo e cercando di seguire le sue indicazioni tento di
evidenziare la sacralità delle
azioni liturgiche: “Non si va in
chiesa per noi, ma per Dio!!”.
Lì Lo si incontra e quindi Lo si
adora, come appunto hanno
fatto i Magi quando hanno trovato il Bambino Gesù. Proprio
seguendo lʼesempio del Pontefice ho messo la croce al centro dellʼaltare in maniera che
siamo veramente “rivolti al Signore”. Inoltre mi sto impegnando a valorizzare il canto
proprio della Chiesa , ossia il
canto gregoriano. Grazie anche al -Motu Proprio Summorum Pontificum- si è reintrodotta la celebrazione tradizionale
della S. Messa per riscoprire
questo immenso tesoro di Grazia della S. Messa di sempre.
In fondo lʼobiettivo è rimettere
Dio al centro della vita, perché
siamo stati creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in
questa vita, e per goderLo poi
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MARZO 2011
10
S
A
R
T
I
R
A
N
A
l’Unità d’Italia
Emanuela Tiozzo
Lunedì 28 febbraio il primo
consiglio comunale dell'anno si aprirà con le solenni
note dell'”Inno d'Italia” seguito dal “Va pensiero” di
Verdi eseguiti presso la
Sala del consiglio dalla corale “Padre Francesco
Pianzola” .
“Questa amministrazione dice il sindaco Ernesto
Prevedoni Gorone” - intende prendere una chiara
posizione di totale vicinanza ai temi cari all'Unità d'Italia, in adesione ai festeggiamenti del suo terzo giubileo.
E questa è un'occasione
per sottolineare questo
aspetto di valenza politica
ed aprire degnamente i festeggiamenti di una ricorrenza importante per tutti
noi italiani e ringrazio la
corale di Sartirana per
aver accettato l'invito a
cantare questi due inni
tanto significativi nella Sede del consiglio comunale”.
L'amministrazione ci comunica anche i 5 punti salienti del programma del
150° elaborato in collaborazione con la civica biblioteca “Francesco Moro” e
l'associazione
“Brunoldi
Ceci”.
•Il 10 marzo verrà presentato il libro “Garibaldi ed il
garibaldinismo
pavese”
scritto da Fabio Zucca e
Gianfranco De Paoli entrambi docenti presso l'università di Pavia. All'evento
saranno presenti i ragazzi
delle scuole di Sartirana
ed il corpo docenti per i
quali Zucca aveva già tenuto una lezione -conferenza sul Risorgimento italiano.
•Il 25 aprile verrà inaugurata nella Sala consiliare la
mostra “ La Lomellina e il
Risorgimento: storia di invasioni e requisizioni”, rassegna antologica ed iconografica realizzata dagli
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della nuova macelleria
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Abbiamo provvisoriamente
cambiato sede
ma non abbiamo cambiato
l’ ottima qualità
dei nostri prodotti
alunni della scuola primaria “Padre Francesco Pianzola” in collaborazione con
la dottoressa Emilia Mangiarotti, curatrice dell'Archivio Storico Comunale.
•Il 21 e 22 maggio ci sarà
la seconda edizione di “Riso e rose in lomellina” che
per Sartirana si tradurrà in
una mostra di opere di pittori lomellini il cui tema
sarà legato al Risorgimento, sotto la supervisione di
Giuseppe Castelli e di
Franco Fasulo. Il titolo
sarà “Italia: identità artistiche - identità nazionale”.
•Il 17 luglio, in occasione
della festa patronale, come
di consueto, nella splendida cornice di piazza Castello, si terrà un importante concerto. Quest'anno si
esibirà il “Coro Vallongina”
con orchestra composto
da una cinquantina di elementi, diretti da don Roberto Scotti.
•Il 5 ottobre, anniversario
della nascita del beato
Francesco Pianzola, ci
sarà la presentazione del
nuovo libro “I personaggi
che hanno dato il nome alle vie del mio paese: Sartirana lomellina”, promosso
dall'amministrazione
comunale, che ha come singolare “io narrante” la Principessa Maria Ernestina di
Ratibor. E' un'opera realizzata “a più mani”, soprattutto dagli alunni della
scuola media “Pietro Marziani”, con la collaborazione di Emilia Mangiarotti e
la supervisione del sindaco
Ernesto Prevedoni Gorone.
In occasione della
presentazione del libro
verrà anche realizzato un
speciale annullo postale
legato al terzo giubileo e
all'unità d'Italia.
Tante occasioni per ribadire che Sartirana vive il presente, guarda al futuro ma
non dimentica il passato.
MARZO 2011
Questo nostro turbolento Paese
Mario Cigallino
Come ben noto, si festeggiano
questʼanno
i
150
anni
dellʼUnità dʼItalia, raggiunta dopo un lungo e sanguinoso percorso nel 1861. Vista lʼimportanza di questa ricorrenza, è
stata prevista una fitta rete di
festeggiamenti in tutta la penisola nel corso del 2011, nelle
grandi città così come in molti
piccoli paesi. E nella nostra
turbolenta Nazione siamo riusciti anche a litigare sui festeggiamenti, in particolare sullʼopportunità
di
istituire
per
questʼanno un giorno di festa il
17 marzo. Questo fatto non
sorprende, vista la conflittualità
permanente in cui siamo
sprofondati e il rifiuto sistematico delle iniziative proposte dagli altri. Certo sarebbe stato
bello se almeno in questa situazione ci fosse stata unʼunità
di intenti, anche per dimostrare
che siamo un popolo. Ma è
proprio questo il punto: lʼItalia
e un Paese unito? Non ne sa-
rei così sicuro, considerando
alcune situazioni. Penso alla
presenza delle minoranze linguistiche e dei loro territori,
che non si sentono troppo italiani e sono tenuti “tranquilli”
solo allargando i cordoni della
borsa; mi chiedo fino a che
punto questo sia giusto, e se
davvero dopo lʼultima guerra le
scelte fatte sono state azzeccate. Penso poi alla presenza
di un partito, la Lega, che riscuote grande consenso nel
Nord Italia, e pare interessato
prevalentemente a questa parte del territorio nazionale. Anzi,
più volte nel corso della sua
storia ha manifestato propositi
di secessione, anche se ha
sempre accettato di partecipare alle istituzioni nazionali,
tantʼè che attualmente è uno
dei partiti che compongono la
maggioranza di governo. Infine, penso alle persone, che
non sono più quelle di prima:
sono diventate più individualiste, meno disposte a dedicare
il loro tempo ad associazioni o
iniziative di interesse pubblico,
meno animate dalla passione
politica, forse per le troppe delusioni subite. Trovo incomprensibile che al giorno dʼoggi
tante persone vogliano dividere il Paese, dopo tutta la fatica
fatta per unirlo, e ritengo giusto
istituire questo giorno di festa:
anche se lʼItalia di oggi è quella che è, diversa da quella che
vorremmo, qui si tratta di ricordare e festeggiare tutti quegli
uomini che si erano prodigati
per quellʼimpresa che sembrava impossibile, con una dedizione e un entusiasmo impensabili al giorno dʼoggi. Mi riferisco sia ai grandi personaggi
del Risorgimento, Cavour,
DʼAzeglio, Mazzini, Garibaldi,
Cattaneo, sia ai tanti soldati e
volontari che hanno dato la vita combattendo contro le potenze straniere che ci opprimevano. Esemplare in questo
senso è stato lʼintervento di
Roberto Benigni al recente Festival di Sanremo; in poco meno di unʼora col suo stile coinvolgente ha toccato i punti fondamentali di quel periodo, ha
esaltato i grandi personaggi citati prima ed ha analizzato e
spiegato lʼinno di Mameli. Eʼ
riuscito a commuovere molti,
riproponendo una realtà che
dopo tanto tempo si tende a dimenticare o a ridimensionare,
anche se è stato il momento
più glorioso del nostro Paese.
Le iniziative previste sono numerose in tutta Italia, alcune si
sono già svolte nel 2010, que-
ste le più importanti. Nella primavera dellʼanno scorso è stata riqualificata lʼarea di Quarto
– Genova, con restauro del
monumento dei 1000 e notevoli migliorie. A Torino, nel
2010, si è tenuta una mostra
11
su Camillo Benso Conte di Cavour. Il 4 novembre scorso, la
festa delle forze armate a Roma è stata dedicata a questo
evento. Il 7 gennaio 2011 cʼè
stata unʼimportante celebrazio(continua a pagina 24)
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MARZO 2011
12
Produttori lomellini e buyers francesi si sono incontrati all’Hotel Negresco
grazie alla missione organizzata dalla Camera di Commercio di Pavia
A Nizza brillano i gioielli di Mede
Il prestigioso hotel Negresco
di Nizza ha ospitato, lunedì 28
febbraio, un workshop ed incontro d’affari tra i produttori
di gioielli della Lomellina e i
buyers del Midi della Francia.
All’evento organizzato dalla
Camera di Commercio di Pavia tramite l’azienda speciale
“Paviasviluppo”, dalla Camera di Commercio di Nizza e
dal Centro Servizi Orafo di
Mede, hanno preso parte otto
aziende lomelline.
Ad ammirare i gioielli lomellini è arrivata gradita la visita
del console italiano a Nizza
Luciano Barillaro.
Si tratta della prima missione
commerciale alla quale hanno
aderito un numero significativo di produttori ed i risultati
non sono mancati. Durante
l’intera giornata hanno fatto
visita ai gioiellieri lomellini,
12 buyers provenienti da Nizza ma anche da Marsiglia e da
Aix en Provence. Altri importanti grossisti non hanno potuto intervenire direttamente
ma, tramite la Camera di
tarci in modo efficace su un
mercato estero con un numero
significativo di produttori. La
collaborazione con la Camera
di Commercio di Nizza è stata
esemplare e l’accoglienza
davvero sorprendente. Siamo
pronti ad ospitare la delegazione francese, un occasione
per far conoscere, insieme ai
gioielli, anche le molte eccellenze della Lomellina”.
Il Centro Servizi Orafo di Mede raggruppa 110 aziende, di
cui 11 produttori finali mentre
le altre sono specializzate in
singoli fasi della lavorazione
orafa.
Il presidente della Camera di Commercio di Pavia Giacomo de Ghislanzoni, il Console italiano
a Nizza Luciano Barillaro e il presidente del C.S.O. di Mede Claudio Gazzola
Commercio di Nizza, hanno
chiesto di organizzare una
missione in Lomellina per far
visita direttamente ai produttori e alle loro aziende.
“Insieme alla straordinaria
accoglienza e alla perfetta organizzazione delle due Camere di Commercio che ringra-
zio – spiega il presidente del
Centro Servizi Orafo di Mede
Claudio Gazzola – proprio la
richiesta di organizzare a breve una visita in Lomellina per
continuare ed ampliare i contatti, ritengo sia l’aspetto da
rimarcare”
Soddisfazione per i risultati e
le prospettive della missione a
Nizza vengono manifestati dal
presidente della Camera di
Commercio di Pavia, Giacomo de Ghislanzoni Cardoli.
“Il gioco di squadra iniziato
l’anno scorso con “Gioielli a
corte” ci ha finalmente consentito – dichiara – di presen-
Aziende partecipanti
al workshop:
Francesco Casorati (Mede)
Antilope (Mede)
Flores (Breme)
Elite Gioielli (Mede)
Luciano Cesellato (Mede)
Cigolini Gioielli (Gambarana)
Domus Aurea (Mede)
Polello & C. (Mede)
MARZO 2011
13
Diamoci una mossa!
Il 17 marzo sarà giorno di festa per celebrare l’anniversario dei 150 anni dall’unità
d’Italia.
Fortunatamente, pur tra qualche polemica, è stata presa la
decisione di considerare tale
giorno festivo, dato il significato dell’avvenimento. Sarà
anche un modo per ricordare
chi ha contribuito, anche con
la vita, a realizzare questa
unità ed è auspicabile che
nelle scuole l’argomento venga trattato per dar modo agli
studenti, dai più giovani a
quelli più grandi, di approfondire un momento fondamentale della nostra storia.
Non è il caso di rivangare le
differenze tra regioni o tra
nord e sud, oggetto di tante
battute spiritose e di barzel-
Mara Perego
lette. Soffermiamoci a pensare che gente come Mazzini,
Garibaldi e tanti altri hanno
sacrificato sé stessi perché
convinti profondamente che
l’Italia doveva essere un unico Stato.
Sono persone che non l’hanno fatto per arricchirsi o per
crogiolarsi tra gli onori.
Quanto hanno da imparare da
loro i nostri politicanti di oggi! Dove sono finiti gli ideali
che avevano come scopo il
bene della Patria? Scorrendo
i giornali o guardando la tv in
questo periodo, viene la nausea.
Sembra che il popolo italiano
sia composto da escort, da
papponi, da beceri approfittatori, mentre in realtà fortunatamente la maggioranza è
composta da persone per bene che lavorano seriamente e
basano la propria esistenza su
valori solidi e immutati.
Allora diamoci una mossa e
riscopriamo ancora il valore
di essere un popolo unito e
capace, non solo quando il
tricolore sventola durante le
manifestazioni sportive, ma
ogni giorno, perché solo così
sarà possibile risalire la china
e riconquistare il rispetto di
sé stessi e del mondo intero.
Carnevale Dornese
La Pro loco dornese guidata da Stefano Nicrosini in collaborazione con
il Comune ed associazioni dornesi, ha realizzato domenica 28 febbraio
la caratteristica parata dei carri allegorici per le vie del paese seguendo
il classico tragitto con partenza dalla scuola elementare di via Curti alle
14,30 ed arrivo, dopo il passaggio in piazza Moro, presso la centrale
piazza Bonacossa. Questʼanno il tema è stato, tra gli altri anche quello
della ricorrenza del cento cinquantenario dellʼUnità dʼItalia e “Re Fäsulei” classica maschera dornese (impersonato da Stefano Nicrosini)
viaggiava con la propria consorte su un carro in cui campeggiava la
scritta (1861-2011). Da segnalare anche il pregevole carro della “Confraternita della porchetta” del presidente Massimiliano Balzi in cui è stato ricostruito un villaggio dei puffi, cartoni animati che fecero un grande
successo negli anni Ottanta. Poi tante mascherine colorate che hanno
seguito il corteo. Come da tradizione quindi spazio al caratteristico discorso di “Re Fäsulei” dal balcone di palazzo Bonacossa. Il monarca di
Dorno per un giorno tutti gli anni torna a visitare i suoi “sudditi”. Poi in
piazza anche tanto divertimento dedicato ai più piccini. In prima linea
come sempre il gruppo Alpini che ha realizzato fiumi di cioccolata calda
e frittelle a volontà ed il Gruppo della protezione civile dornese che è
stato di prezioso supporto.
M.D.
Mensile indipendente
d’informazione e opinione
autorizzazione
Tribunale di Vigevano n. 5
del 20/09/1988
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Edito da: EdiLom s.a.s.
Edizioni Editoriali Lomelline
di Ottonelli Mauro & C.
Via Cesare Arrigo 25- Mede
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Olimpia Roncaroli Informatizzazione :
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Recapito e trasporto
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Fotografi
Alex Morandi Leonetto Strambi - Gigi Strocco
Hanno collaborato
a questo numero:
Angelo Bendotti-Giuliano Bertaia
Don Mauro Bertoglio
Emilio Bombardieri
Giampiero Ceriana
Don Francesco Cervio
Mario Cigallino- Luigi Delbò Mauro Depaoli
Peppino Fizzotti-Roberta Gemelli
Gian B. Leva - Cesare Panza
Mara Perego- Ernesto Pollini
Donatella Prina - Silvia Rabossi
Simone Restelli - Flavio Romano
Rodrigue Serafini-Paolo Soldati
Sarah Vecchio - M.Chiara Villa
Davide Zardo
LA COLLABORAZIONE
Eʼ A TITOLO GRATUITO
Responsabili diffusione:
Franco Valisi - Anna Maria Gatti
Stampa :
Edizioni Tipografia Commerciale s.r.l.
- C.so Roma, 200 - Cilavegna -
Indirizzo e-mail :
[email protected]
tiratura MARZO 2011: 9958
Periodico associato allʼUSPI
MARZO 2011
14
Franco Berzero si ricandida
Personaggi da ricordare
Il dottor Ge
Anche a Breme, in vista delle prossime consultazioni
amministrative di primavera,
si stanno scoprendo le carte.
Franco Berzero, sindaco
uscente, ha confermato la
sua ricandidatura per amministrare Breme per il prossimo quinquennio.
Sarà confermato- ha dichiarato Berzero- tutto il Gruppo
“Per Breme” lista civica che
mi ha supportato in questi
cinque anni.
La Giunta sarà completata
con gli assessori attuali:
avv. Abbate GianLuca (vicesindaco),Bocca Spagnolo
Carlo ( Assessore alla cultura, demanio, agricoltura)
Un incontro dedicato ai genitori
Un interessante incontro avverrà il prossimo 21 marzo alle ore 21 presso la Sala conferenze di via Dante a Mede.
Lʼevento è proposto dal Circolo didattico
di Mede in collaborazione con la Parrocchia. Si tratta di un incontro formativo per i genitori dal titolo” Io corro, tu
corri, egli corre...: lʼiperattività nei bam-
Sannazzaro
dé Burgondi
Via Vittorio Veneto 27/29
bini di oggi”.
Sarà presente il Prof. Pietro Lombardo,
noto psicopedagogista, autore di numerose pubblicazioni e conduttore della
trasmissione radiofonica “ Educhiamo i
nostri figli”.
Eʼ altresì direttore del Centro Studi Evolutivi di Verona.
Vi sono personaggi che una comunità ricorda sempre con
piacere: è il caso del dott. Dante Ge che sino al 1972 è stato medico condotto a Mede, dove era giunto, giovane sanitario, nel 1937.
“Il medico è il testimone più diretto della nostra vicenda
umana - scriveva Cesare Panza in occasione del ritiro a vita privata del dottor Ge - partecipe delle nostre sofferenze e
delle nostre gioie. Ed il dottor Ge è stato in mezzo a noi
per quansi quarant’anni al completo servizio dei nostri
ammalati ai quali ha dato non soltanto le sue conoscenze
scientifiche ma soprattutto il suo cuore di uomo. Una vita
intera spesa per i sofferenti ai quali si è donato senza risparmio di energie e per i quali oltre che medico è stato
amico e confidente”.
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LORO PRIMA CASA E’ ANCORA
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FEBBRAIO 2011
16
Pagina a cura di Cesare Panza
Auguroni Adalgisa!
Ancora un compleanno ultracentenario alla residenza sanitario-assistenziale di Mede.
Nella festa di compleanno per
gli ospiti della RSA nati in febbraio, animata dal complesso
“Gli Angeli di Max”, il posto
dʼonore è stato per Adalgisa
Salone, che ha raggiunto lʼinvidiabile traguardo dei 101 anni.
Nata a Mede il 3 febbraio
1910, durante la prima guerra
mondiale, mentre ancora frequentava la scuola elementare, per essere di aiuto alla madre (padre e fratelli erano in
guerra), Adalgisa ha fatto da
baby sitter a due bimbi, poco
più piccoli di lei, di una facoltosa famiglia medese.
A scuola era molto brava e le
maestre ( le sorelle Sormani)
avrebbero voluto che prose-
guisse gli studi, ma le limitate
possibilità della famiglia la costrinsero a trovare un lavoro.
Eccola allora “filandiera” in una
delle filande medesi. A 19 anni
lʼincontro con il futuro marito
Gianni (Giovanni) Bertassi, carabiniere di leva in congedo
che, dopo il servizio militare,
ogni giorno da Sartirana veniva a Mede a lavorare.
Con intraprendenza e grandi
sacrifici decidono lʼacquisto di
una “camionetta” e il marito comincerà lʼattività di corriere
Mede-Milano.
Adalgisa lascia la filanda e aiuterà il marito nel lavoro che
avrà notevoli sviluppi e li impegnerà tutta la vita, fino alla
pensione.
Non hanno avuto figli, ma
lʼamore per i bambini li ha portati ad averne molti intorno.
Rimasta sola, da undici anni è
ospite della casa di riposo di
piazza Marconi.
Mille euro per la Parrocchia
Il Comune di Mede ha stanziato una somma di oltre
mille euro (per la precisione
1.103,14 euro) a favore
della parrocchia dei S.S.
Marziano e Martino. Il contributo è stato deliberato
dalla giunta comunale, relatore il sindaco Giorgio Guardamagna, in esecuzione di
una legge regionale del
2005 che prevede che almeno lʼ8% delle somme riscosse annualmente per
oneri di urbanizzazione se-
Il parroco don Mauro
condaria venga destinato al
finanziamento di edifici di
culto e di attrezzature destinate a servizi religiosi.
Per lʼanno 2010 lʼ8% di
quanto riscosso dal Comune di Mede a titolo di oneri
di urbanizzazione secondaria (13.789,27 euro) è stato
pari a 1.103,14 euro, somma che è stata dirottata alla
parrocchia guidata da don
Mauro Bertoglio.
Oltre che dalla parrocchia
beneficiata, richiesta di ac-
cesso al finanziamento era
stata presentata anche dalla parrocchia dei santi Giovanni Battista e Cataldo della frazione di Tortorolo.
Istanza che è rimasta inevasa. Lo stanziamento sarà
utilizzato dal consiglio amministrativo della parrocchia
di via Dante per finanziare
lavori di ricorsa al tetto della
chiesa di Santa Maria degli
Angeli di piazza Marconi
(spesa preventivata: 3.750
euro).
Arte in Lomellina
Spazio alla sezione “Arte
nel mondo” nel primo incontro di marzo allʼuniversità
del tempo libero di Mede.
La dottoressa Cristina Balduzzi ha parlato della pieve
di Velezzo, importante testimonianza storico-artistica
della diffusione del cristianesimo in Lomellina. Studiosa di storia dellʼarte medioevale, la dottoressa Balduzzi ha portato a termine
unʼaccurata e documentata
ricerca sul battistero e sulla
chiesa parrocchiale di Velezzo, edifici annoverati dagli esperti tra i più significativi e rappresentativi monumenti della Lomellina.
Ricerca di recente pubblicata nei “Quaderni della Lomellina”, pregevole collana
edita
dallʼAssociazione
“Amici del Museo in Lomellina” onlus di Frascarolo.
Promuovere benessere
Appuntamento conclusivo giovedì 7 aprile, ore
21, al centro pastorale di
via Dante del corso sulle
“vecchie e nuove dipendenze” organizzato a Mede da Cat (Centro alcolisti in trattamento), Agesci
(Associazione Scout) e
dallʼoratorio Don Bosco
col patrocinio dellʼassessorato comunale ai servizi sociali.
In programma un incontro sul tema “ Educare alle abilità di vita: percorsi
per promuovere benessere”.
Con relatori due esperti
della comunità residenziale Cascina Contina di
Rosate (MI): la dottoressa Anna Fanetti, psicologa-psicoterapeuta e il
dottor Giovanni Gaiera,
medico infettologo.
Il tuo bar...la tua piazza
Little Bar
di Denise e Susy
IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA 20 A MEDE
Happy hour
Aperitivi
Caffetteria
Panini
MARZO 2011
17
I racconti di Davide Zardo
Notte blu
Di notte cʼera sempre qualcuno
che gridava; e per la maggior parte delle volte si trattava di una
donna. Piuttosto disturbata, stando a quel che si diceva. Mentalmente. Urlava sempre “Aiutooo...
Aiutooo...” trascinando quella “o”
finale come per paura che potesse finire, e con essa la vita. Ci fu
una notte, poi, in cui nessuno la
sentì gridare. Il mattino seguente,
Demetrio venne a sapere che era
morta. Non era riuscita a gridare il
suo richiamo e nessuno si era accorto di lei.
Il soprabito attendeva, appeso ad
un gancio nell'oscurità del1'armadietto.
Demetrio si trovava ricoverato in
ospedale per una sciocchezza:
questo, almeno, era quello che gli
avevano detto per rassicurarlo.
Ma nessuno era ancora stato in
grado di spiegargli di cosa si trattasse esattamente. Confortato segretamente dal fatto che gli stessi
medici - con tutta la loro scienza non fossero in grado di svelare
quell'enigma che lui si portava
dentro, Demetrio poteva osservare tutto ciò che gli accadeva intorno con un sempre più intenso
senso di distacco; era come se lì
in ospedale ci fosse stato un altro
al posto suo.
La prima volta che vennero a prelevargli il sangue, si ritrovò a contemplare con morboso interesse il
liquido scuro che veniva aspirato
nella siringa, come se si trattasse
di qualcosa che non stava accadendo a lui; nonostante non fosse
mai stato particolarmente curioso
dei fatti altrui, in quel momento si
sentiva benevolmente interessato
alla sorte del titolare di quel sangue. Fu allora che cominciò seriamente a pensare a se stesso come ad un altro.
Almeno fisicamente, era vero: dopo tre giorni aveva perso almeno
un paio di chili. E, senza preoccuparsi di radersi, si stava lasciando
crescere la barba. Inoltre, subito
dopo aver saputo che quella povera donna era morta soffocata,
Demetrio si accorse di un certo indolenzimento alle braccia.
Sebbene non avesse molto appetito, dovette riconoscere che lì non
si mangiava affatto male. Per essere cibo da ospedale, anzi, era
piuttosto raffinato: lʼarrosto ara
morbido, e si sciog1ieva in bocca;
in quanto alla pasta, poi, non era
mai scotta.
Solo una volta gli parve che il
purè fosse un poʼ più verdastro
del dovuto. Verso le cinque dava-
no il tè; la sera, dopo mangiato, la
camomilla. Al mattino, tè di nuovo.
Il soprabito attendeva, appeso ad
un gancio nell'oscurità dell’armadietto. Era grigio, spiegazzato,
e sul bavero aveva una piccola
chiazza scura.
Demetrio cominciò a pensare che
nella camomilla ci fosse del medicinale, dopo che una notte si svegliò da un sonno profondo. Stava
bene, ma gli avevano appena fatto qualcosa al braccio destro: una
flebo, forse. Ed erano in due; due
infermiere. O un'infermiera e un
dottore. Erano due, comunque: ne
era quasi sicuro. Si alzò per andare in bagno. Sì, stava bene; si
sentiva solo lievemente sudato,
ma con un senso di freschezza.
Era bagnato leggermente su tutta
la pelle. Una volta sotto le luci attenuate del corridoio, si accorse di
barcollare; si sentiva leggero e
tutto ondeggiava intorno a lui.
Quando passò davanti agli specchi nel bagno, restò incerto per un
momento.
Era blu. Era dimagrito ancora, e la
barba era cresciuta. E il suo volto
aveva una sfumatura azzurrognola. Poteva essere lʼeffetto delle luci soffuse; ma erano gialle. Poteva essere il chiarore della notte;
ma era una notte senza luna.
Tornò in camera, riflettendo sul
fatto che prima di addormentarsi
non gli era stata applicata nessuna flebo. Come mai, allora, era
così sicuro che gliene avessero
appena tolta una?
Il giorno dopo si risvegliò convinto
di essersi sognato tutto; non quel
suo strano colorito notturno, però.
Anche se adesso era sparito, lui
se lo ricordava bene. A differenza
di quello - qualunque cosa fosse che gli avevano fatto al braccio.
Non era più tanto sicuro che gli
fosse accaduto davvero.
Doveva essere qualcosa che le
infermiere mettevano nella camomilla: aveva sempre quello strano
sapore, come di medicinale.
Entrambi i suoi compagni di stanza si erano fatti rifornire di zucchero dai familiari in visita; lui invece si era sempre dimenticato di
dirlo a Luisa, e si vergognava di
chiederlo alle infermiere.
Così aveva rimediato sciogliendo
nel tè e nella camomilla delle caramelle fondenti che Luisa gli aveva portato lʼunica volta che era
stata a trovarlo.
Da quella strana notte, però, Demetrio smise di prendere la camomilla prima di addormentarsi. Fu
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Davide Zardo
probabilmente questo a impedirgli
di prendere sonno facilmente per
diverse notti, soprattutto da quando i1 vecchio della stanza accanto
cominciò a rantolare. Lʼavevano
operato alla gola, e lo si poteva
sentire lamentarsi con una specie
di latrato sordo, di giorno, sullo
sfondo insieme agli altri rumori.
Di notte, invece, si sentiva soltanto lui.
Dopo una settimana i medici non
avevano ancora scoperto niente.
A Demetrio mancava un poʼ i1 vino, e forse era per questo che
aveva iniziato a bere molta acqua:
almeno un paio di litri al giorno. Fu
sollevato nel constatare che i sintomi di una crisi d'astinenza erano
quanto mai lontani. Luisa era
sempre stata convinta che lui non
avrebbe mai resistito, lontano
dallʼalcool. Dovunque ci fosse una
bacheca per gli avvisi, lungo i corridoi, non mancava mai un volantino di qualche associazione per
lʼassistenza agli alcolisti: Luisa ne
sarebbe stata fiera.
Il letto era abbastanza comodo.
Dal quarto giorno gli avevano
cambiato il lenzuolo superiore che
aveva tre o quattro buchi vicini e
in bella vista, probabile omaggio
di qualche tarma. Ma non erano
certo i buchi che gli impedivano di
dormire. Ascoltando i1 povero disgraziato che si lamentava nella
notte, Demetrio cominciò a riprendere in seria considerazione la camomilla.
L'infermiera che gli aveva prelevato il sangue la prima volta, non
sorrideva mai. Demetrio cercava
di non incrociarne mai lo sguardo,
perché sapeva che era freddo;
con la coda dellʼocchio, però, riusciva spesso a vedere che lei lo
osservava ogni volta che si trovava nei paraggi. Una mattina lei lo
accompagnò di sotto, per fare una
radiografia. Faceva freddo nella
sala raggi, e cʼera uno strano marchingegno simile a un piano inclinabile, con chiusure metalliche all'altezza di mani e piedi. Lui sentì,
d'un tratto, che l'infermiera avrebbe voluto legarlo a quel tavolo.
Per fargli qualcosa. Prima, però,
avrebbero dovuto drogarlo. E for-
se era proprio ciò che gli avevano
fatto quella famosa notte in blu.
Erano in due, lo ricordava bene.
Due, per poterlo spostare dal letto
e adagiarlo su uno di quei lettini a
rotelle - ne aveva visti diversi, nei
corridoi - che servivano a trasportare i pazienti in sala operatoria.
Se gli avessero detto che faceva
così freddo, giù in sala raggi, Demetrio si sarebbe portato dietro il
soprabito. Ma forse era stato meglio così. Non doveva far capire a
nessuno il suo segreto: i1 soprabito era un marchio. Loro avevano il
camice, lui il soprabito. Come una
spia, un agente segreto.
Il soprabito attendeva, appeso ad
un gancio nell'oscurità dell'armadietto. Era grigio, spiegazzato, e
sul bavero aveva una piccola
chiazza scura. Ma era comodo,
caldo: era il suo mantello della
notte.
Non ci furono altre notti blu: Demetrio controllò più volte nello
specchio, in tutti gli specchi, tutte
le notti. Ogni volta si riscoprì pallido, a volte giallastro; ma mai più
blu. Era la prova - da quando aveva smesso di berla - che nella camomilla c'era qualcosa di strano.
Non rimpiangeva quella sua scelta, quel rifiuto; solo, gli sarebbe
piaciuto finalmente dormire. Ma se
si fosse fermato anche solo unʼaltra notte - ormai ne era certo - il
vecchio nella stanza accanto
avrebbe finito per sempre dl rantolare, e lui si sarebbe svegliato con
le braccia indolenzite, come per
aver premuto con le mani contro
qualcosa che si dibatteva sotto a
un cuscino. Non avevano ancora
scoperto nulla. Non ancora.
Quellʼultima notte, il soprabito lo
attendeva nellʼoscurità dellʼarmadietto metallico: era comodo, caldo, con le fibbiette sulle spalle e
sui polsini. Si poteva rialzare il bavero per ripararsi dal freddo, e le
tasche erano capienti. Ce n'erano
due anche allʼinterno, una per lato, allʼaltezza del petto.
Quando se lo sentì finalmente
pendere dalle spalle, deciso e
squadrato, Demetrio ebbe lʼassoluta certezza che nessuno - mai
nessuno, quella notte - l'avrebbe
fermato. Gli altri dormivano. Sulla
soglia della camera, Demetrio si
voltò a guardarli un'altra volta prima di uscire. Sulle scale, un passo dopo lʼaltro, scese verso il
mondo di fuori; infilò le mani nelle
tasche del soprabito e arrivato di
fronte alla porta a vetri la aprì premendovi una spalla contro, leggermente. La portineria era deserta. Nel blu della notte Demetrio intravide uno scorcio della città che
lo aspettava: la piazzetta illuminata in un angolo da un lampione, la
sagoma scura e slanciata di un
campanile sul fondo.
Dentro una tasca, le dita gli si
chiusero intorno a un pacchetto di
sigarette. Ne prese una, la annusò; si ricordò ad un tratto di non
aver mai fumato. Il fumatore era
quell'altro.
Attraversò la strada, raggiungendo il marciapiede sullʼaltro lato, e
sʼincamminò verso la piazzetta in
fondo allʼisolato. Anche le scarpe
erano comode; nere, morbide, e
con una silenziosa suola di gomma. Sullʼacciottolato i suoi passi
erano come quelli di un gatto: un
gatto solitario.
Di tanto in tanto, mentre camminava, Demetrio gettava unʼocchiata allʼimponente edificio dallʼaltra
parte della strada. Addio, addio,
finché non arrivò in fondo allʼisolato, e svoltando nella via laterale lo
vide scomparire con la coda
dellʼocchio, velocemente.
Sentiva una fitta lieve, ora; appariva a tratti, svanendo così velocemente - anche lei - da non lasciargli il tempo di localizzarla: era il
fianco sinistro? Il cuore, forse, più
sopra.
Era così lieve, così dolce. E loro
non lʼavevano scoperta. Respirò.
Continuando a camminare, si
sbottonò il colletto della camicia.
Non avrebbero mai scoperto il suo
segreto: se lʼera portato via, nascosto dentro.
Al primo cestino di rifiuti che trovò
sullʼangolo, vi buttò dentro il pacchetto delle sigarette.
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MARZO 2011
18
il Risorgimento
è passato anche da Mede
Il prossimo 17 marzo è
stato dichiarato festa nazionale per celebrare i 150
anni dellʼUnità dʼItalia. Il 17
marzo 1861 fu, infatti, proclamato il Regno dʼItalia
con Torino capitale e con
re Vittorio Emanuele II e
questa data è stata simbolicamente scelta come nascita dellʼUnità dʼItalia anche se alcuni territori furono annessi in epoche successive.
Alla proclamazione del Regno dʼItalia si era giunti attraverso un percorso iniziato con le Guerre dʼIndipendenza e terminato con
la Spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi.Questo periodo storico è
noto come “Il Risorgimento”. Anche Mede è stata
toccata dai fatti del Risorgimento. Consultando gli
archivi storici comunali risulta che fu invasa dalle
truppe austriache guidate
dal maresciallo Gyulai e la
popolazione dovette subire
saccheggi e abusi di ogni
genere.
Lʼoccupazione
ebbe inizio il 1° maggio
1859 quando uno squadrone di Usseri Cavalleria,
facente parte di queste
truppe, entrò in Mede e
impose alla cittadinanza la
consegna di enormi quantità di viveri, prese il sindaco Gaspare Massazza e lo
portò al Quartier Generale
Austriaco dove fu trattenuto, praticamente prigioniero, per alcuni giorni per
trattare
le
condizioni
dellʼoccupazione. nGli Usseri stanziarono a Mede
sino al 4 maggio, seguirono poi di volta in volta le
Brigate o Reggimenti Lictenstein, Sigismondo, Sassonia, Filippovich, ed altri
nomi non identificati. Lʼoccupazione durò trentatré
giorni fino al 2 giugno, data in cui il paese fu
finalmente evacuato. Il numero
dei soldati austriaci fu di gran
lunga superiore al
numero degli abitanti. Si calcola
che stanziarono
in paese circa
settemila soldati
tra cui due generali e centocinquanta
ufficiali
equipaggiati con
oltre seicento cavalli. Ogni casa,
stalla, portico e
fienile furono occupati dagli invasori:
in
parte
messi a disposizione dal Municipio e in parte occupati con la forza
e la prepotenza. Furono consumati grandi quantitativi di cibo, di fieno, legna e di altri generi che
andarono a intaccare le
già scarse scorte della popolazione. Inoltre, cavalli,
buoi e veicoli di ogni sorta
di proprietà degli abitanti
vennero utilizzati dai militari per viaggi e trasporti
anche di lunga percorrenza e durata. Alla fine alcuni cavalli e carri non furono
più recuperati e non tutti i
danni arrecati furono risar-
citi. Al sindaco Gaspare
Massazza che non poté
fare di più alle prese con
un nemico feroce e minaccioso, non restò altro da
fare che scusarsi con la
popolazione. In definitiva
Mede fu uno dei paesi che
subì più danni rispetto ad
altre comunità della Lomellina. Mede può anche
vantare di aver dato i natali ad un illustre personaggio strettamente legato a
quel periodo storico. Si
tratta di Giuseppe Sormani, medico e patriota.
Nato a Mede il 19 agosto
1844, studia a Pavia e si
laurea a pieni voti in Medicina e Chirurgia presso la
Regia Università nel giugno 1866. Si arruola subito
come volontario medico
per la guerra contro lʼAustria (terza guerra dʼindipendenza).
Nel 1870 fa parte del corpo dellʼesercito di Raffaele
Cadorna ed entra in Roma
con i feriti attraverso la
breccia di Porta Pia e nel
1872 gli viene
conferita la “Medaglia dei Benemeriti della Liberazione di Roma”.
Il suo nome risulta anche iscritto
negli Album-Tabelle della Torre
Storica di San
Martino
della
Battaglia
“per
aver preso parte
come
Tenente
medico del 62°
Reggimento
Fanteria
alle
Campagne per
lʼIndipendenza
Italiana negli anni 1866-1870”.
Nel 1873 presta
la sua opera al
Lazzaretto dei malati di colera a Verona
e nel 1877 il Ministero
dellʼAgricoltura Industria e
Commercio lo incarica di
una Statistica delle cause
di morte nel regno dʼItalia.
Nel 1876 lascia la carriera
militare e si dedica totalmente alla carriera scientifica. Nel 1878 ottiene la libera docenza di Igiene e
nel 1879 vince il primo
concorso in Italia a Professore di Igiene, cattedra
che da questo momento
presso lʼUniversità di Pa-
Giampiero Ceriana
via viene dissociata dalla
Medicina Legale. Fu quindi
il primo cattedratico di igiene in Italia. Nel 1880 inizia
lʼallestimento del laboratorio sperimentale di Igiene
di Pavia. Fu tra i primi ricercatori a credere alla
profilassi come prevenzione delle malattie infettive
come la tubercolosi e il colera. Dal 1894 al 1899 fu
preside della facoltà medica dellʼUniversità di Pavia.
Sotto il porticato dellʼedificio centrale dellʼUniversità
di Pavia è stata posta una
lapide a ricordo del suo
impegno che durò fino al
1919 quando andò in pensione per raggiunti limiti
dʼetà. Durante la prima
Guerra Mondiale assunse
la direzione dellʼospedale
di Pavia col grado di Colonnello medico. Lasciò diverse pubblicazioni medico/scientifiche alcune delle
quali sono tuttora consultate. Ne cito alcune:
Studi sperimentali sulla
profilassi della tubercolosi
(1883-1885)
Eziologia e profilassi del
colera (1885)
Si spense a Pavia nel
1923. Per onorarne la memoria, Mede gli ha dedicato un viale.
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nella foto:
Giuseppe Sormani
MARZO 2011
Esponiamolo senza timore!
19
Può essere una goliardata definire “Roma ladrona” ma non è ammissibile
governare mantenendo una offensiva considerazione
del Tricolore quale bandiera di tutti
Il 150° anniversario della
Unità dʼItalia ha generato
una tal mole di polemiche
che nulla ha portato ad
una seria programmazione
di eventi degni dellʼavvenimento. Partendo dallʼultimo atto riguardo al 17
marzo festivo esso è stato
lʼepilogo di penose sceneggiate pubbliche cha
hanno messo a confronto i
fautori del festivo e del lavorativo per mero interesse economico e non di sostanza.
Oppure sono stati posti in
evidenza decisi interventi
politici contro la necessità
di festeggiare una Unità
che di fatto è comunque
un poʼ problematica.
Tutto si è tradotto nella ennesima brutta figura mondiale dellʼItalia che, a volte,
sembra in balia di sprovveduti dilettanti e non di capaci governanti.
La domanda che sorge
spontanea è : ma non potevano discuterne prima
allʼinterno dei loro apparati
e poi uscire pubblicamente
con la decisione finale?
Né la politica contraria né
gli organi economici hanno
ragione nel merito delle loro osservazioni .
Il vero “punto” della que-
stione è che non serve affatto un giorno di festa in
più quando non esiste, ad
iniziare dalla scuola, la giusta educazione culturale
verso lʼUnità intesa come
insieme di conquiste, diritti,
doveri per una visione comune della Patria da nord
a sud.
Non fosse altro per il rispetto dovuto a tutti coloro
che per lʼItalia sono morti
nelle diverse epoche. Il
giorno di festa non finalizzato allo scopo per cui è
stato proclamato, ovvero
accrescere lo spirito di appartenenza alla Nazione,
non ha nessuna utilità se
non nel fare qualche gita
supplementare. Forse non
poteva essere diversamente visto che il concetto
di Nazione sta miseramente soccombendo senza appelli ad una multiculturalità
di dubbio significato che di
fatto disgrega ogni spirito
unitario.
Successivamente , preso
atto della proclamazione
ufficiale della festa, nessun
amministratore pubblico ha
il diritto di decidere se celebrarla o meno perché è
diventata un obbligo di legge su tutto il territorio nazionale anche nella provin-
Giuliano Bertaia
cia autonoma di Bolzano il
cui Presidente ha giurato
fedeltà alla Repubblica o
almeno ai miliardi di euro
che la tanto odiata Patria
gli mette a disposizione: si
dimetta e dica ciò che vuole. Dalla parte opposta è
ora che il popolo reagisca
alla criminalità e si senta
partecipe del proprio destino nella fedeltà allʼItalia e
non alle famiglie assassine. Non è ammissibile permettere che si creino continuamente tante Italie diverse ed occorrono interventi, di chi governa, evidenti e molto decisi anche
contro chi , ricoprendo incarichi pubblici, rifiuta di rimarcare la propria appartenenza ad una unica Nazione.
Può essere una goliardata
definire “Roma ladrona”
ma non è ammissibile governare mantenendo una
offensiva considerazione
del Tricolore quale bandiera di tutti. Realtà e mentalità diverse ci sono oltre
ogni ragionevole dubbio,
frutto della storia, delle
convenienze , della paura;
a maggior ragione bisogna
dare un senso al 17 marzo. Il Regno dʼItalia è stato
proclamato nel 1861 con
capitale Torino ed il tricolore quale simbolo di riscossa nei momenti peggiori
esiste dal gennaio 1797 .
Tra il 1866 ed il 1870 con
lʼannessione del Veneto e
dello Stato Pontificio si è
realizzata lʼUnità geografica completata dopo la prima guerra mondiale con il
Trentino, lʼAlto Adige e
lʼIstria poi persa dopo la
seconda guerra mondiale.
La prima guerra mondiale
ha registrato la morte di
circa 1.240.000 Italiani
che insieme hanno vinto il
tentativo di invasione della
Patria anche se successivamente il sistema è andato in crisi favorendo la nascita del Fascismo nel
1922.
La proclamazione dellʼImpero dopo la conquista
della colonie nel 1936 , la
seconda guerra mondiale
con i suoi voltafaccia , la
resistenza , la liberazione,
la resa dei conti in sospeso fra la varie parti sono
aspetti che riguardano comunque, nel bene e nel
male lʼUnità della penisola.
Il boom economico sviluppato a diverse velocità tra
nord e sud ha contribuito
forse a raffreddare la convinzione di essere uniti e
questo divario, che esiste
ancora adesso, non può
essere senzʼaltro sanato
se già si viaggia in modo
non uniforme nel considerare gli aspetti unitari del
popolo Italiano. I richiami
pressanti del Presidente
della Repubblica sembrano cadere nel vuoto ma
non sono appelli di un
buon padre bonario ma di
colui che ha il compito di
“sorvegliare” che tutto il sistema funzioni al meglio
anche se i suoi poteri di
fronte alla deviante ottusità
di troppi sono poca cosa.
La nostra bandiera ha un
significato per ogni colore:
bianco fede alla idee, verde rifioritura della speranza, rosso passione e sangue dei martiri.(Carducci
1897).
Esponiamolo dunque senza timore e vergogna per
dare una mano allʼItalia
unita con la speranza che
lo diventi sempre di più e
che rimanga tale senza
soccombere al reale pericolo della perdita di troppi
valori.
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Cibo & Salute
“L’attività fisica e l’alimentazione
sono entrambi comportamenti
specifici e reciprocamente interattivi..” (FAO/WHO) 2003) in grado
di promuovere la salute dell’individuo. L'incremento della spesa energetica dovuto all'attività sportiva
dipende dalle caratteristiche fisiche
dell'individuo, dall'età, dal sesso,
dalla durata e intensità dell'esercizio fisico e dalle condizioni ambientali in cui viene svolto. L'alimentazione nello sportivo non
deve discostarsi da quella indicata
per la popolazione generale. Suddividere la razione alimentare in 3
pasti principali e 2 spuntini consente di non assumere pasti troppo
abbondanti e quindi lenta digestione e di evitare che insorgano fasi
ipoglicemiche. Assumere sempre
la prima colazione che, se nutrizionalmente
corretta,
contribuisce a mantenere la sazietà
nelle ore successive, regolarizzando l'apporto calorico dell'intera
giornata ed esercitando un generale
effetto protettivo sulla salute.
A causa delle aumentate perdite
idriche dovute alla sudorazione, lo
sportivo deve bere molto non solo
ai pasti, ma anche nell'arco dell'intera giornata e durante l'esercizio
fisico, qualora questo sia protratto
nel tempo e svolto in condizioni
climatiche che favoriscono la
disidratazione (temperatura ed
umidità relativa elevate). Da privilegiare l'acqua naturale e, specie al
temine di un'attività prolungata,
anche bevande con soluzioni gluco-saline
o
latte
scremato.
Quest'ultimo una fonte naturale di
sali minerali quali calcio, magnesio, potassio, che sono fondamentali per mantenere l’equilibrio
idrosalino e l'eccitabilità nervosa e
muscolare, contribuendo al ripristino dell'acqua e dei minerali persi
con la sudorazione eccessiva.
Affinché i processi digestivi non
interferiscano con l'attività fisica, è
consigliabile scegliere cibi semplici e facilmente digeribili e comunque non iniziare l'allenamento
prima che siano trascorse almeno 3
ore dell'ultimo pasto principale.
L'attesa può essere ridotta a 2 ore
se il pasto è stato leggero e costituito in prevalenza da carboidrati
Dott.ssa Maria Chiara Villa
Biologa Nutrizionista
Specialista in Scienza
dell'Alimentazione
e-mail: [email protected]
Attività
fisica
e
alimentazione
complessi (pasta o riso con condimento leggero, verdure cotte frutta).
La dieta mediterranea è riconosciuta come quella meglio rispondente
alle necessità degli sportivi, perché:
• predilige carboidrati complessi
per coprire il fabbisogno di carboidrati
• fa largo uso di legumi e di carni
bianche, ottime fonti di proteine a
basso contenuto lipidico
•
revede l’assunzione di
frutta e verdura fresche (sono raccomandate 5 porzioni al giorno),
che apportano acqua, minerali, vitamine e fibre.
Alimentazione e attività fisica nel
bambino e nell'adolescente
I bambini e gli adolescenti
richiedono un adeguato apporto
calorico che assicuri la normale
crescita, sviluppo e maturazione.
Se praticano regolarmente uno
sport, avranno la necessità di bilanciare l'apporto calorico in relazione
all'aumentato dispendio energetico
all'attività fisica. La distribuzione
dei macronutrienti (carboidrati,
proteine e grassi) in bambini ado-
lescenti impegnati in attività non
agonistica non si discosta da quella
consigliata alla popolazione generale; certamente l'attività fisica
determina un aumento del fabbisogno di energia che tuttavia,
nella maggior parte dei casi, non
richiede un grande aumento dell'apporto calorico rispetto raccomandato dei LARN per le diverse
fasce di età. Solo nel caso di allenamenti quotidiani particolarmente intensi e prolungati (oltre le
2 ore), peraltro sconsigliati in età
infantile, può rendesi necessario
aumentare l'introito energetico e
proteico; basterà comunque aumentare la quantità di alimenti assunti durante assunti durante la
giornata, scegliendo quelli che assicurano una buona qualità nutrizionale. E' importante, piuttosto,
distribuire la razione energetica
giornaliera in 5 pasti, tenendo in
considerazione gli orari dell'allenamento e/o della gara e privilegiando alimenti facilmente digeribili; la
colazione non va mai saltata e deve
sempre includere latte o yogurt,
fonti di calcio e di proteine nobili,
prodotti da forno e/o cereali e frutta. Nel caso l'impegno sportivo
avvenga dopo il pranzo (comunque
almeno 2 ore dopo), sarà opportuno aumentare la quota calorica di
spuntino e merenda e ridurre quella
del pranzo (25%), limitandola ad
un piatto di pasta o riso, condito
con sugo leggero, olio e parmigiano e accompagnato da verdura
cotta e frutta; se lo sport viene
praticato dopo la merenda, questa
sarà composta da carboidrati complessi e semplici (pane, fette biscottate,
cereali,
biscotti
secchi,marmellata,
marmellata,
miele). Prima, durante e dopo l'allenamento è fondamentale bere acqua (bevande gluco saline in caso
di attività intense e protratte oltre i
90 minuti) anche se non si ha sete,
per evitare la disidratazione e
garantire la termoregolazione. La
merenda dopo l'allenamento privilegerà frutta, latte, yogurt alla frutta, pane e marmellata, cereali, biscotti, per fornire all'organismo acqua, carboidrati proteine, vitamine
e sali minerali. (Fonte: Alta Qualità della Vita 2010)
Un carabiniere sul ghiaccio all'alba, con sega e canna da
pesca. Trova il punto ideale, si
mette in ginocchio e comincia
a segare il ghiaccio quando
sente una voce tonante provenire da tutto intorno: "Non cʼè
pesce qui...". Spaventato, il carabiniere si guarda intorno ma
non vede nessuno. E ricomincia a segare.
Di nuovo: "Non cʼè pesce qui!
". Ancora, si ferma e si gira,
ma non vede nessuno. E riprende. "*Non* *C'è'* *Pesce*
*Qui*!!!". Si interrompe un'altra
volta, cerca meglio, ma non
trova anima viva. Quindi continua nel suo intento. "Cavolo!
Ma sei sordo?!?
Ti ho detto che non ci sono pesci qui!!!!".
"Insomma, ma chi parla?!?".
"Il guardiano della pista di pattinaggio”.
***
Londra in una fredda mattina
d'autunno. Nella sala di lettura
della residenza di Sir John,
sulla riva destra del Tamigi
Jeeves, l'impeccabile maggiordomo, ha portato a Sir John il
Times, ed ora quest'ultimo e'
immerso nella lettura del giornale. Alle dieci in punto la vecchia pendola batte i rintocchi
del Big Ben, e le porte della
sala vengono aperte da Jeeves, il quale dice a Sir John:
"Sir John, il Tamigi sta rompendo gli argini a causa delle recenti piogge". Senza alzare gli
occhi dal giornale, Sir John dice: "Grazie Jeeves, puoi andare".
Alle undici in punto la pendola
batte di nuovo i suoi rintocchi,
e le porte della sala vengono di
nuovo aperte da Jeeves, che
dice a Sir John: "Sir John, il
Tamigi e' straripato, e la popolazione fugge". Ancora senza
alzare gli occhi dal giornale, Sir
John dice a Jeeves: "Grazie
Jeeves, puoi andare". Alle undici e 47 le porte della sala
vengono spalancate da Jeeves, il quale si fa da parte e,
con voce leggermente alterata,
annuncia: "Sir John, il Tamigi!”
***
Un neopadre e' nella sala d'attesa del reparto maternita' che
aspetta fremente. Arriva una
infermiera tutta sorridente che
porta in braccio due bei gemellini. L'uomo li guarda un po' in
silenzio poi fa: "OK! Prendo
questo a destra
***
Durante una violenta discussione con i genitori un adolescente si scatena contro le restrizioni impostegli. "Voglio divertirmi, voglio avventura, soldi
e donne! - grida - A casa tutto
questo mi è negato, quindi me
ne vado, e non cercate di fermarmi!". Detto questo, il ragazzo si avvia verso la porta, ma il
padre lo insegue. "Ti ho detto
di non cercare di fermarmi!". "E
chi vuole fermarti? Se aspetti
un minuto, vengo con te!"
***
Marito e moglie hanno sei figli.
Il marito è così fiero che comincia a chiamare la moglie
"madre dei sei".
La moglie è infastidita, ma non
dice niente al marito. Una sera
devono uscire per una cena
con amici. Giunti ad un certo
orario il marito che vuol tornare
a casa chiama la moglie e le
dice: "Dai andiamo "madre dei
6". E la moglie: "Prendo il cappotto e arrivo, "padre dei 4"!!!"
***
"Papà sono uscita col mio ragazzo, ha detto che ho una
bella carrozzeria e due belle
sospensioni".
Il papà: "Di' al tuo ragazzo che
se alza il cofano e tocca il motore gli rompo la marmitta".
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MARZO 2011
La festa di Mina
Mina abita in una bella casa
verso il centro del paese; dai finestroni del suo salotto è possibile vedere parte del Castello
e, un poʼ più in là, il campanile
della Chiesa Parrocchiale.
Ci siamo incontrate per caso,
abbiamo parlato delle nostre
vite e scoperto di avere diverse
cose in comune.
Ci separano cento anni, forse
qualcuno in più, forse qualcuno
in meno ma siamo diventate
amiche e abbiamo deciso di
raccontarci.
Per questo ora la sto aspettando, sbirciando dalle tende di
questa stanza arredata con gusto e semplicità ;
Il fuoco acceso nel camino,
due comode poltrone foderate
in velluto, uno scrittoio nellʼangolo più luminoso,
un bel mobile a cassettoni su
cui poggiano ritratti color seppia, una libreria bellissima, di
quelle che mi hanno fatto sognare fin da bambina.
Una donna minuta vestita di
scuro mi dice che la signorina
Begnamina arriverà subito e mi
porge un minuscolo bicchiere
in vetro colorato di quello che
scoprirò poi essere rosolio. “La
Signorina Begnamina”, penso
sorridendo, che mi ha pregato
di chiamarla Mina, in nome
della nostra nuova amicizia.
Il fruscio del lungo abito di Mina e il suo benvenuto mi distolgono dai miei pensieri. “Non mi
sembra vero che tra cento anni, finalmente, le donne potranno indossare pantaloni senza
essere giudicate poco serie” mi
dice stringendomi le mani e
guardandomi di traverso.
Mina fa lʼinsegnante, è una
donna molto stimata in paese
proprio per la sua professione,
non ha accettato di sposare un
uomo benestante, rozzo e poco avvenente, che non avrebbe mai amato, ma si è gettata
anima e corpo nel suo lavoro,
tra la cultura , i libri, i suoi ragazzi.
Quando le ho raccontato che
oggi le donne hanno le stesse
possibilità degli uomini di sen-
(continua da pagina 11)
parata militare, la mostra
“le Battaglie del Risorgimento”, il concerto allʼAltare della Patria) sarà dedicata allʼUnità dʼItalia.
A San Martino verrà completato prima dellʼestate il
restauro della storica torre
che ricorda quella sanguinosa battaglia e rappresenta un simbolo del Risorgimento.
A Caprera si terrà a luglio
un concerto dellʼorchestra
nazionale della RAI in
onore di Garibaldi, e il
mese successivo a Comacchio verrà ricordata
Anita Garibaldi. A Pisa
ne a Reggio Emilia, città
che per prima ha adottato
il tricolore. Il 16 e 17 marzo si riunirà il Parlamento
in seduta comune per salutare il Paese e ricordare
lʼanniversario, con discorso del Presidente della
Repubblica, e ci saranno
importanti concerti. Verrà
anche inaugurato il rinnovato Parco degli Eroi al
Gianicolo. In Liguria sono
previste celebrazioni Mazziniane a fine maggio. Il 2
giugno, a Roma, la Festa
della Repubblica (con la
tirsi realizzate nella vita non si
stupisce, anzi, mi fa capire che
è sempre stata convinta che
un giorno tutto questo sarebbe
accaduto.
Mi chiede di me, della mia vita,
del mio lavoro, dei miei sogni,
del mio quotidiano.
Le racconto di quanto sia stato
difficile negli anni, per le donne, conquistare ciò che ora
sembra naturale, il poter esprimere le proprie scelte, dentro e
fuori la famiglia, non dover giustificare le proprie azioni se
non a se stesse e alla propria
coscienza, avere oggi la libertà
di esprimersi e sentirsi orgogliose di fare ciò che si fa e dei
traguardi raggiunti.
Abbiamo modo di parlare an-
che di quanto sta accadendo
oggi nel nostro Paese, tra
scandali, ruberie, intercettazioni, cene, accuse vere o false….Pensavo che avrei scandalizzato questa bella signora
dai capelli raccolti e lʼabito castigato, ma lʼunica reazione è
stata una grande risata.
“Il mondo non è dunque cambiato poi tanto”…..mi suggerisce tornando seria.
“Credo che quelle donne che
tanto hanno lottato per arrivare
alla libertà di cui si gode oggi
negli anni duemila, non fossero
tanto diverse da me o da te, a
cui hanno insegnato il rispetto
per se stesse o per gli altri”.
Allora, mentre ascoltavo avvolta dal calore del camino, ho
pensato a quanto una persona, uomo o donna che sia, abbia, in un paese come il nostro,
le potenzialità per condurre
una vita il più possibile dignitosa, seguendo le proprie ispirazioni, facendo valere i propri
talenti, realizzandosi nella famiglia o nel lavoro, nella vita
pubblica o in quella privata, assecondando le proprie inclinazioni, con semplicità, caparbietà e orgoglio.
Non cʼè bisogno di manifestare, di gridare allo scandalo, di
condannare a tutti i costi da
una parte o dallʼaltra.
La vita vera è quella di tutti i
giorni, tutto il resto non ci riguarda.
Allʼimprovviso la voce di Mina
si allontana, vedo davvero un
ritratto color seppia sul vecchio
mobile a cassettoni che era
della nonna, niente camino,
nessun finestrone che dà sulla
piazza; Mina era la mia bis,
una piccola grande signora di
fine ottocento orgogliosa di essere contadina.
Rimane solo la pagina aperta
di un settimanale che parla e
riparla dei nostri scandali italiani; realtà e fantasia mi hanno
giocato un brutto scherzo, e
poi, oggi, è la festa della donna, quella vera, ed è anche la
festa di Mina.
verrà ristrutturata la Domus Mazziniana, mentre
a Teano il 26 ottobre si ricorderà lʼincontro tra il Re
Vittorio Emanuele II e Garibaldi. La città più attiva
nelle
celebrazioni
è
senzʼaltro Torino.
Si è da poco conclusa
una mostra a Palazzo
Reale dedicata al “Re Galantuomo”, relativa agli
anni che hanno preceduto
lʼUnità dʼItalia, che ho visitato con piacere. Una
nuova mostra, dal titolo
“Fare gli Italiani, 150 anni
di storia nazionale” è da
poco aperta e lo sarà fino
a novembre.
Da poco sono stati riaperti, dopo un periodo di manutenzione, due luoghi
storici del Piemonte: la
Reggia di Venaria (presso
la quale si terrà la mostra
“La bella Italia”, in cui le
opere esposte saranno
raggruppate in base alla
città di provenienza) e il
Museo del Risorgimento a
Palazzo Carignano, a Torino, con un nuovo percorso espositivo.
Eʼ sempre un piacere ripensare alle grandi personalità che hanno fatto
lʼItalia, ognuno di loro ha
messo a disposizione le
sue capacità e una passione infinita.
A mio giudizio i due più
decisivi per la realizzazione dellʼimpresa sono stati
il Conte Cavour e “il mito”
Giuseppe Garibaldi.
Pensando al futuro, ritengo che la vera sfida non
sia quella di dividere il
Paese, ma quella di affrontare con decisione i
tanti problemi dellʼItalia,
per renderla uno stato più
efficiente e per ritrovare
lʼorgoglio di essere italiani.
Mario Cigallino
Roberta Gemelli
Gruppo alpini di Mede:
rinnovato il direttivo
MARZO 2011
Carnevale Bremese
25
Il capogruppo Renato Rota
Eʼ stato recentemente rinnovato il Direttivo del Gruppo Alpini di Mede “Gen. M.O. Franco Magnani”.
Dopo la relazione morale del capogruppo uscente
dott. Renato Rota e la relazione finanziaria di Franco
Valisi si è proceduto alla votazione per il rinnovo delle
cariche sociali.
Questi i risultati:
Capo Gruppo: Dott. Renato Rota
Vice Capo Gruppo: Mario Negri
Segretario: Franco Valisi
Tesoriere: Alberto Michelini
Consiglieri: Pietro Battocchio, Gianni Belluzzo, Giuseppe Bertaia, Giancarlo Brocchieri, Carlo Daglio,
Giuseppe Pellarolo, Fabrizio Zaccone.
Domenica 27 febbraio, si è
svolta la prima uscita dei
carri allegorici Bremesi, nonostante il tempo inclemente buon riscontro di pubblico
sia a Breme che a Candia.
Apprezzamento al Comitato
Carnevale e alla Polisportiva da parte degli spettatori
che anche per il 2011 hanno contribuito ad allietare
grandi e piccini.
Sfida allʼ ultimo ballo tra le
ballerine “nostrane” che
hanno ballato su musica
western e le “cipolline Brasiliane” che, forse ha causa
del freddo hanno perso la
sfida ai punti, arbitro al di
“sopra” delle parti : Giò
Berlusca .
Per i più piccini assalto al
fortino che ha realizzato il
pienone, molto simpatici la
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27
curiosità
Quando il ciclismo era povero
Agli inizi dellʼera fascista il
ciclismo italiano vantava tre
veri campioni: Alfredo Binda, Ottavio Bottecchia e
Costante Girardengo.
Nato vicino a Vittorio Veneto, di aspetto non simpatico, la bocca troppo grande
nel volto ossuto e i denti
sporgenti, Bottecchia era
poverissimo e nelle foto
che documentano la sua
breve carriera appare sempre in una tenuta miserabile, coi pantaloncini laceri e
un lembo di mutanda sfilacciata che spunta sulla coscia. Bruno Roghi lo incontrà alla Milano-Sanremo del
1923: “ Era un povero diavolo. Cʼera da convenirne
badando al suo vestito civile, sbrindellato e liso. Recava a tracolla una bisaccia, cʼera dentro pane e formaggio, se li era portati dal
paese, le vivande ghiotte
del “rifornimento” le avrebbe riportate a casa intatte
perchè i suoi mangiasssero
un poʼ meglio del solito.
Sceso di bicicletta pareva
spaesato, sperduto”.
Nel 1923 Bottecchia era
solo una promessa un poʼ
troppo in là con lʼetà.
Nel 1924 e nel 1925 vince
con distacchi multichilometrici il Tour de France; i
francesi, osannandolo, lo
ribattezzarono Botescià. Il
direttore della “Gazzetta
dello Sport”, Emilio Colombo, lanciò in suo favore una
colletta nazionale con o
slogan: “Tutti una lira”.
Al campione arrivarono di
colpo più di 60.000 lire. Ex
combattente, decorato con
medaglia di bronzo al valore durante la Grande Guerra, Bottecchia era cocciutamente antifascista, forse
lʼunico campione popolare
che avesse rifiutato pubblicamente lʼiscrizione al partito e mai indossato la camocia nera.
A metà giornata del 15 giugno 1927 il suo corpo con il
cranio fratturato fu trasportato a spalle, da chi lʼaveva
trovato, nellʼosteria del
paese di Peonis, in Carnia.
Non riprese conoscenza.
Per i carabinieri fu assassinio, ma un fonogramma da
Roma ingiunse di sospendere le indagini e decretò
“incidente”.
Ad infiammare gli appas-
Alfredo Binda
Ottavio Bottecchia
Costante Girardengo
Learco Guerra
Gino Bartali
Fausto Coppi
sionati del ciclismo rimasero
Girardengo e Binda finchè
dalla palude dello “sport povero” emersero Learco
Guerra,
stucchevolmente
definito “la locomotiva umana”, quindi Gino Bartali e infine, alla vigilia della guerra,
Fausto Coppi.
Sport povero, perchè?
Certo, sgolarsi a incitare Girardendo, Binda, Guerra,
Bottecchia per quel poco
che fu possibile e Bartali,
non costava nulla tranne
una passeggiata lungo le
strade della corsa, meglio
se in montagna. Lʼorigine
dei campioni era bassa e
cʼera una ragione precisa:
per allenarsi molto, farsi i
muscoli, conoscere la propria capacità polmonare e
iscriversi a una società di
dilettanti (ogni cittadina ne
aveva più dʼuna) occorreva
svolgere un lavoro quotidiano che contemplasse lʼuso
continuo della bicicletta, posibilmente di proprietà del
datore di lavoro, non del dipendente che non poteva
permettersela.
I giganti del ciclismo furono
così ex garzoni di fornaio,
fattorini, portalettere, o anche figli di contadini che,
per andare a scuola, arrancavano su strade pessime,
con molte salite, per decine
di chilometri al giorno.
Pedalare al mattino e alla
sera per raggiungere la fabbrica e lʼufficio, come facevano operai e impiegati,
non bastava.
Lʼimmensa popolarità del ciclismo, non inferiore e in
certe occasioni superiore a
quella del calcio, nasceva
dallʼuso del mezzo comune
a tutte le classi, veniva alimentata dai campioni emersi dal basso e stimolava la
sterile imitazione di giovanotti che mai avrebbero partecipato a una vera gara e
tuttavia si esibivano nei pomeriggi della bella stagione
sulla biciletta da corsa, camuffati da corridori. Costoro, poveri non lo erano di sicuro. La bicicletta da corsa
era un lusso che oggi si può
paragonare ad unʼauto.
I garzoni destinati al Giro
dʼItalia e al Tour de France
debuttavano su bici da corsa prestate loro dalla società sportiva o da qualche
industria locale (le sponsorizzazioni esistevano già),
ma soltanto dopo essersi allenati cavalcando quotidianamente, sotto sole, neve e
pioggia, ferrivecchi ingombranti, appesantiti dalle ceste portapacchi davanti al
manubrio e dietro la sella.
I ragazzi con la bici da corsa erano invece i pavoni
dello sport povero: di solito
studenti liceali che si lanciavano in volate tra di loro con
più rischio che successo.
E a ben guardare, anche le
loro biciclette talvolta rivelavano il trucco.
Di lontano parevano da corsa, da vicino mostravano i
segni della manipolazione,
pur se ingegnosa: spesso di
veramente sportivo, cʼera
soltanto il manubrio con le
corna ad ariete voltate allʼingiù. Per il resto erano biciclette normali, private del
catarifrangente e del carter,
ridipinte, con i cerchioni arrugginiti ritoccati con la porporina, una polvere color argento da sciogliersi nellʼacquaragia. Al manubrio erano stati applicati i due cestelli per le bottiglie dellʼacqua, come facevano i corridori veri.
Il camuffamento era ancora
più visibile nella tenuta del
corridore da pomeriggio.
Calzoni corti o alla zuava di
stoffa borghese, scarpe di
tela con la suola di gomma,
una maglia e, particolare
determinante allʼesibizione,
una o addirittura due vecchie camere dʼaria portate
a tracolla.
La sostituzione del manubrio con quello da corsa
non era unʼoperazione
semplice. Le biciclette normali avevano freni a bacchetta rigidi; i manubri da
corsa erano già compatibili
con quelli flessibili, a cavo;
occorreva quindi il lavoro di
un meccanico e la trasformazione era irreversibile.
Così i giovani meno benestanti escogitarono un trucco ancora più smaccato: rivoltavano allʼingiù il manubrio normale privandolo
delle manopole di bachelite
per sostituirle con del nastro isolante rosso; via il
campanello, via il fanale, la
posizione del ciclista assomigliava abbastanza a
quella del corridore in volata, ma lʼequilibrio diventava
del tutto precario e frenare
era quasi impossibile.
I ragazzi più piccoli, che
riuscivano a mettere le mani su una bicicletta, tentavano invece una trasformazione più fantasiosa e avveniristica: facevano in modo che la bici, andando,
emetesse il rumore di un
modesto motore a scoppio.
Con una molletta per stendere la biancheria pinzavano alla forcella una cartolina infilata tra i raggi ed
ogni raggio, girando, provocava un borbottio plausibilmente simile a quello di un
motorino.
(da “Mille lire al mese”
di Gian Franco Venè)
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MARZO 2011
28
Mediterraneo: una vera polveriera
Mauro Depaoli
Un periodo decisamente di
profonda crisi nel Mediterraneo e che avrà profonde ripercussioni in chiave futura anche per il nostro paese. E questo risvolto forse non è completamente chiaro a molti italiani. Come noto, dopo Tunisia, Egitto e Iran, la protesta è
arrivata in Libia. 223 le vittime
finora accertate mentre crescono le rivolte. Mentre la Cnn
dice che è impossibile colle-
garsi con il paese il ministro
degli esteri italiano Frattini auspica di “Avviare un processo
di riconciliazione nazionale pacifico”. Mentre, dunque, il Paese è sullʼorlo della guerra civile, ci si chiede quale sarà la
sorte di Gheddafi, che non ha
la minima intenzione di lasciare il potere. Suo figlio ha dichiarato che “non è un leader
come Ben Ali o Mubarak” e
che è sostenuto dallʼesercito.
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In un discorso trasmesso recentemente dalla televisione di
stato, Saif al Islam Gheddafi
diceva che le forze di sicurezza hanno commesso errori nel
loro intervento contro la folla di
manifestanti, perché “non sono state addestrate a questo
genere di operazioni”, ma
smentiva che fossero state uccise oltre 200 persone a Bengasi nella violenta repressione
delle proteste Nel frattempo,
continuano gli sbarchi in Italia.
Si aggirano sui 200 i migranti
sbarcati a Lampedusa nellʼultimo periodo. L'emergenza,
dunque, non si ferma e la situazione diventa allarmante.
Gli ultimi eventi in Libia dopo
l'inizio delle proteste senza
precedenti contro il regime del
colonnello Gheddafi, al potere
da oltre 40 anni, insieme alle
precedenti rivolte violente prima in Tunisia e poi in Egitto
stanno avendo ripercussioni
non indifferenti sullʼeconomia
italiana, colpendo soprattutto il
settore delle aziende e delle
esportazioni. Gheddafi ha parlato al Paese; il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si
è riunito per decidere l'embargo sulla vendita di armi e il divieto di viaggiare negli Stati
membri dell'Onu per 16 persone, tra cui il colonnello, i suoi
otto figli e altre persone legate
al regime, nonché il congelamento dei beni finanziari del
colonnello, di quattro suoi dei
figli e di un'altra persone vicina
al regime. Gheddafi potrà,
inoltre, essere processato dal
tribunale penale internazionale. Il rais dal canto suo, continua ad incitare la rivolta e a incoraggiare i suoi sostenitori e
continua a dire “Resto nel mio
Paese. La rivolta è colpa degli
stranieri e di Al Qaeda”. L'approvazione della risoluzione
1970 dellʼOnu dà la possibilità
a tutti i Paesi di congelare i beni del rais, dalla Svizzera alla
Gran Bretagna al Canada,
mentre in Italia prevede che il
proprio export nel 2011 registrerà un calo di circa otto miliardi a causa delle crisi che
arrivano da Algeria, Egitto, Tunisia e Libia. La Borsa ha risentito delle intese strette con
Tripoli e il via libera che l'Onu
ha dato per congelare i beni di
Gheddafi rischia di compromettere ancora di più questa
situazione. Massima allerta
per società italiane come Unicredit, Eni, Finmeccanica e Juventus che vedono Tripoli tra i
propri soci.
La speranza è che, approfittando di una situazione di crisi
generale, questi paesi non caschino dalla padella nella brace con il sopravvento di fanatismi religiosi di matrice islamica che possono solo danneggiare un processo di maggiore
democratizzazione.
MARZO 2011
Mede amarcord: vita da bar
29
Bar Roma: era l’anno 1970
Bar San Martino
foto di gruppo in attesa della finalissima Italia- Brasile
Anno 2000: il “mitico” Bar San Martino, nella centralisima Piazza
della Repubblica, chiude i battenti.
Foto ricordo degli affezionati clienti che fra quelle mura hanno trascorso momenti di svago.
nella foto del Bar Roma riconosciamo:
1Albino Passi
2Renzo Temporin
3Giuseppe Chiodi
4Assunta Salone
5Marino Bettoni
6Erminio Nipoti
DITTA LGD di Lerma Giovanni
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Franco Zorzoli
Pierino Berti
Giuseppe Bruschetti
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MARZO 2011
30
Era il mese di marzo
Luigi Delbò
cio del 1911 è di 29 corse
disputate, 22 vittorie, 5 secondi posti, un quarto posto ed un ritiro per incidente. Nel 1912 il passaggio
del “Gira” al professionismo
venne
deciso
dallʼUnione Velocipedistica
Italiana, in occasione di un
congresso svoltosi a Cremona. Lʼindustriale Alessandro Mino lo ingaggiò
con stipendio e materiale,
intuendo un investimento
su un corridore di grande
prospettiva. Il suo debutto
al Giro dʼItalia avvenne nel
1913: vince la tappa BariCampobasso di 256 chilometri ed alla fine è sesto
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dopo aver aiutato il compagno di squadra Oriani.
LʼItalia ciclistica parla di
nuovo idolo e per lui si
sprecano delle iperboli per
definirlo: Filippo Tommaso
Marinetti, padre del Futurismo abbina il suo cognome al concetto di velocità;
Gabriele DʼAnnunzio lo ribattezza “il principe Costante delle ruote” ed Emilio Colombo direttore della
Gazzetta dello Sport lo definisce “Il campionissimo”.
Nel 1913 Girandengo ventenne presta il servizio di
leva a Verona. Chiede una
licenza, gli venne negata,
scappa dalla caserma e va
ad Alessandria dove si
corre il campionato italiano
e si aggiudica il titolo battendo in volata Lauro Bordin. Torna in caserma raggiante ma viene punito con
15 giorni di cella di rigore.
Nel 1914 “lʼomino di Novi”
come viene anche soprannominato vince il suo secondo titolo italiano e andrà avanti in maglia tricolore sino al 1925; un record
mai battuto. Nello stesso
anno partecipa al Tour de
France ma si ritira in seguito ad una caduta. Scoppia la grande guerra e Girardengo viene mobilitato
come bersagliere. Però
può continuare a correre e
alla Milano- Sanremo è primo con 7 minuti di vantaggio. Viene però squalificato
perché a Porto Maurizio
attraversa la città accorciando il percorso. Nel
1917 batte però il record
italiano dellʼora, percorrendo 41,032 chilometri ed il
record resisterà sino al
1926. Pedalando oltre
58mila chilometri accumula qualcosa come 500.000
euro di oggi. Nella sua carriera professionistica dal
1913 al 1936 figurano ben
105 vittorie tra cui 6 Milano- Sanremo, 3 Giri di
Lombardia, 5 Giri dellʼEmilia, 2 Giri dʼItalia e conquistò 9 volte il titolo di campione dʼItalia. Campione
anche di biliardo e tiro a
volo Girardengo chiuse in
bellezza la sua carriera
creando per se e per i propri figli una piccola fabbrica di biciclette. Si spense
nella sua Novi Ligure il 9
gennaio 1978.
Abbigliamento elegante e sportivo
Moda giovane
cambiato diverse occupazioni giunge a lavorare per
1 lira al giorno dallʼarmaiolo “Cavanna” di Novi Ligure. E fu lì che gli entrò nel
sangue il microbo del tiro a
volo, specialità che gli consentirà di indossare la casacca della nazionale. Ma
Girardengo era un irrequieto e cambia lavoro ancora una volta: lascia Novi
Ligure e trova lavoro a Tortona presso le officine “Alfa”. Per arrivare al lavoro
deve farsi 38 chilometri al
giorno in bicicletta e così si
convince che deve diventare un corridore ciclista.
Acquista quindi la prima bicicletta da corsa, che gli
costa 160 lire: 90 subito e
70 in sette rate. Disputa le
prime corse nel 1909 e nel
1910: Cavanna che diventerà suo massaggiatore è
uno dei suoi avversari. A
18 anni Girardengo scopre
di essere velocista: vince
infatti 13 corse e i premi a
chilometro aumentano da
30 centesimi a 1 lira, sino
ad arrivare a 2 lire. Il bilan-
Jenseria
Costante Girardengo, uno
dei primi grandi campioni
del nostro ciclismo, nacque alla cascina “Scarasu”
a tre chilometri da Novi Ligure il 19 marzo 1893. Eʼ
in quinto di sette figli di
Carlo e Gaetana Fascioli.
Alla nascita del figlio i genitori decisero di trasferirsi
a Bettole Scrivia, dove
aprirono una rivendita di
Sali e tabacchi con annessa osteria. Da ragazzo Girardengo frequentò con
poca voglia le scuole elementari fino alla sesta.
Quando gli chiedevano cosa pensasse della scuola,
rispondeva che aveva lʼimpressione di prendere una
purga al giorno. Il ragazzo
venne più volte sorpreso a
scuola mentre leggeva sulla Gazzetta dello Sport le
imprese di Rossignoli,
Gerbi, Brusoni e Cuniolo.
Alla grammatica ed alla
matematica preferiva fantasticare sulle imprese dei
campioni
del
pedale
dellʼepoca, tanto che la bici
diventa presto lʼoggetto
delle sue aspirazioni. Aiuta
di malavoglia i genitori
nellʼosteria e vuole a tutti i
costi diventare un campione del ciclismo. Dopo aver
POLO MANICA LUNGA - CAMICIE E MAGLIE-
Te l e r i e M a t e r a s s i Ta p p e t i P e r s i a n i
MARZO 2011
A n d ro p a u s a
IL PARERE
del Dottore
a cura della Dott.ssa
Sarah Vecchio
medico chirurgo
specialista in
tossicologia medica
La domanda decisiva è se lʼandropausa esiste o no. Infatti se
la menopausa nella vita di una
donna è uno spartiacque ineludibile e ben riconoscibile, in
campo maschile la questione è
parecchio più fumosa e c'è chi
mette tuttora in dubbio l'esistenza di una vera e propria
"andropausa". Con l'avanzare
dell'età sia gli uomini che le
donne manifestano sintomi legati a una ridotta produzione di
ormoni sessuali. Tali cambiamenti sono inevitabili e hanno
conseguenze diverse da individuo a individuo: vi sono pazienti che presentano solo sintomi modesti mentre altri pos-
IL PARERE
dell’Avvocato
a cura dellʼavvocato
Simone Restelli
In caso di furto il proprietario
del veicolo deve presentare immediatamente una denuncia alla
Polizia o ai Carabinieri del luogo di residenza
(i quali
la
inoltreranno d’ufficio agli organi competenti) o depositarla
direttamente presso la Procura
della Repubblica del luogo
dove è avvenuto il furto. La denuncia deve indicare luogo,
tempi e modalità con cui è
avvenuto il fatto e il numero di
targa del veicolo e specificare
anche eventuali documenti
31
sono accusare, almeno sul piano psicologico, delle difficoltà
più importanti. Il calo di produzione degli ormoni sessuali va
tuttavia sempre considerato come un processo naturale e non
una malattia.
Nelle donne il processo è piuttosto rapido e solitamente avviene attorno ai 50 anni nell'arco di alcuni mesi o di qualche
anno. La produzione ovarica di
estrogeni, gli ormoni sessuali
femminili, si riduce nettamente.
Si determinano quindi dapprima
delle alterazioni della normale
ciclicità mestruale fino alla successiva completa scomparsa
dei cicli. Ogni uomo invece, in
teoria, è fertile fino alla morte,
per cui non si verifica alcuna
"pausa" nella sua capacità riproduttiva, come invece avviene nella donna. Negli uomini il
calo della produzione di ormoni
sessuali è molto più graduale e
può determinarsi nellʼarco di decine di anni. Si verificano progressivamente modificazioni a
livello fisico e mentale ma il loro
insorgere è molto sfumato e
non sempre viene rilevato.
Quindi i termini "menopausa
maschile" o andropausa appaiono impropri: si preferisce
parlare di sindrome da carenza
di androgeni nel maschio di età
avanzata. A partire dai 40 anni i
testicoli cominciano infatti a produrre sempre meno testosterone, con un calo di circa l'1 per
cento ogni anno: intorno ai 50
anni, e ancor di più a 60 anni e
oltre, la quantità in circolo
dellʼormone può essere talvolta
talmente bassa da provocare i
sintomi di un vero e proprio climaterio in versione maschile.
Non c'è però un'età fissa in cui
questo accade, né tutti per forza manifestano qualche disturbo. Gli androgeni sono gli ormoni sessuali maschili. La loro
azione non è limitata alla funzione riproduttiva del maschio,
ma giocano anche, in entrambi i
sessi, un importante ruolo sulla
crescita dei tessuti (muscoli,
adipe, cute) e sulle funzioni cerebrali. Nell'uomo, dopo la pubertà, la maggior parte degli androgeni è prodotta dai testicoli,
principalmente sotto forma di
testosterone.
Altri androgeni, prodotti nella
corteccia surrenale, nella cute e
nel fegato, sono il deidroepiandrosterone (DHEA), lʼandrostenedione e il diidrotestosterone
(DHT).
Superati i 40 anni, la produzione di testosterone, il principale
ormone sessuale maschile, subisce un calo graduale ma progressivo. Anche la secrezione
di ormone della crescita, dei fattori di crescita insulino-simili,
dellʼormone
paratiroideo
e
dellʼormone melanocito-stimolante si riduce sino a risultare
pressoché assente in età senile. L'effetto di queste variazioni
non è ancora del tutto compreso.
I sintomi della carenza di androgeni nel maschio di età avanzata sono numerosi ma non specifici. La diagnosi può risultare, a
volte, difficile. Frequentemente i
disturbi riguardano il sistema
cardiocircolatorio, con vampate
di calore e rossore al viso e sudorazione profusa; lʼumore e la
funzione cognitiva, con irritabilità, nervosismo, insonnia, sensazione di malessere generale,
carenza di energia e di motivazione, scarsa concentrazione,
deficit della memoria a breve
termine, depressione, diminuzione dell'autostima, insicurezza; la sfera sessuale, con riduzione del desiderio e dellʼattività
sessuale, erezioni modeste o
assenti, calo della potenza dell'eiaculazione, riduzione del volume dellʼeiaculato. Si rilevano,
inoltre: perdita di forza muscolare, sensazione di spossatezza,
diminuzione della massa muscolare, perdita di capelli e di
peli, obesità addominale. Altri
effetti metabolici della carenza
di androgeni sono rappresentati
da riduzione del colesterolo
buono, il colesterolo HDL, e aumento del colesterolo LDL con
conseguente aumento del rischio di patologie cardiovascolari; aumento relativo dell'adipe,
imputabile alla perdita della
massa muscolare piuttosto che
ad un incremento ponderale;
osteoporosi con aumentato rischio di fratture.
Non esiste un test specifico per
la diagnosi di sindrome da carenza di androgeni del maschio
in età avanzata. Il riscontro di
bassi livelli di testosterone nel
sangue non è sufficiente per
definire la sindrome.
Mentre sono numerose le evidenze a favore dellʼimpiego di
estrogeni nelle donne in menopausa, le conoscenze relative
alla sindrome da carenza di androgeni nei maschi di età avanzata e alla utilità di un eventuale
trattamento ormonale sostitutivo
sono
ancora
relativamente
scarse. Il numero degli studi clinici sinora effettuati è piuttosto
esiguo e i risultati contradditori.
Le indicazioni fornite necessitano, pertanto, di ulteriori conferme. A differenza della menopausa, la sindrome da carenza
di androgeni nel maschio di età
avanzata non è un fenomeno
obbligato nel tempo. Lʼapparato
riproduttivo maschile invecchia
progressivamente,
analogamente agli altri sistemi dellʼorganismo. La velocità e lʼentità di
tale decadimento è proporzionale allo stato di salute del singolo individuo. Pertanto, è da
evitare il ricorso ad una specifica terapia sostitutiva. Eʼ invece
opportuno ripristinare lo stato di
salute generale: in tal caso anche la funzione sessuale sarà
suscettibile di miglioramento.
Cosa fare in caso di furto di un veicolo
all’interno dell’auto come per
esempio il certificato di proprietà e la carta di circolazione.
La denuncia è necessaria e indispensabile per porsi al riparo da
eventuali danni che il veicolo
potrebbe cagionare a terzi, conseguenti per esempio a un incidente stradale o perché utilizzato
per commettere un furto o
qualche altro reato ma, attenzione, non è sufficiente per
evitare di pagare il bollo.
Ed infatti forse non tutti sanno
che per sospendere l’obbligo di
pagamento del bollo è necessario richiedere la registrazione
della perdita di possesso al Pubblico Registro Automobilistico.
In altre parole per poter
sospendere legittimamente l’obbligo di pagamento della tassa
automobilistica (il c.d. bollo) occorre recarsi al PRA (l’Ufficio di
Pavia si trova in Via Gobetti 11)
con una copia della denuncia e
richiedere la “annotazione di
perdita di possesso”.
Se il proprietario è in possesso
del certificato di proprietà, l’annotazione potrà essere effettuata
sul retro del certificato medesimo mentre se, come accade
spesso, il certificato si trovava
sul veicolo al momento del furto, è necessario ottenere il rilas-
cio di un nuovo certificato di
proprietà aggiornato con la
perdita di possesso.
Se ci si attiva direttamente per
l’espletamento di tutti i vari
adempienti presso l’ufficio
provinciale del PRA i costi sono
determinati e stabiliti dalla normativa vigente e sono pari ad €
7.44 per emolumenti ACI ed €
29.24 per imposta di bollo per
registrazione al PRA (che sale
ad € 43,86 se è necessario rifare
il certificato di proprietà). Se invece ci si rivolge a una delegazione dell'Automobile Club
o a una qualsiasi agenzia
pratiche auto occorre aggiungere
la tariffa del servizio di intermediazione che è libera e varia da
agenzia ad agenzia.
E’ bene evidenziare sul punto
che in tal caso la legge prevede
anche il diritto al rimborso della
tassa automobilistica per i mesi
di mancato godimento del veicolo (purché l'evento non si sia
verificato nell'ultimo mese di
validità del bollo) o, in alternativa, la compensazione dell'importo versato in eccedenza con
quanto dovuto a titolo di tassa di
proprietà di un altro veicolo
nuovo o usato, se acquistato entro il quadrimestre successivo al
mese in cui si è verificato l'even-
to. In caso di furto, è poi necessario avvisare la propria compagnia di Assicurazione - a prescindere da un’eventuale polizza
furto incendio - che di norma
pretende una copia della denuncia di furto, il certificato di proprietà con l’annotazione della
perdita di possesso e le chiavi
del veicolo.
Per completezza di esposizione
aggiungo che in caso di ritrovamento del veicolo bisogna
richiedere entro quaranta giorni
l’annotazione del “rientro in
possesso” allegando il certificato
di proprietà, il verbale di ritrovamento e di riconsegna del veicolo e una dichiarazione sostitutiva
di atto di notorietà con indicata
la causa del rientro in possesso.
Mi permetto da ultimo di evidenziare ancora una volta che
l’obbligo di pagamento della
tassa automobilistica (il bollo)
cessa solo a seguito di annotazione al PRA dell’avvenuta
perdita di possesso. Perdita di
possesso che può essere dovuta
a furto ma anche a situazioni diverse come per esempio un
provvedimento
dell’autorità
giudiziaria o della pubblica amministrazione (sequestro, confisca, fermo amministrativo o pignoramento del veicolo).
Logica conseguenza è che la
cessazione dell’obbligo del
pagamento del bollo si ha solo
con riferimento ai periodi di imposta successivi a quello in cui
viene effettuata la suddetta annotazione, non avendo la
medesima di norma effetto
retroattivo.
Annotata la perdita di possesso
si potrà comunque tentare di
richiedere l’annullamento di
eventuali sanzioni per i bolli
scaduti e non pagati ma anche
per eventuali contravvenzioni o
multe comminate al veicolo in
data successiva alla denuncia di
furto, evidenziando come detta
denuncia comporti in ogni caso
una data certa a far tempo dalla
quale non si era più nel possesso del bene.
Le lettere ed i quesiti
vanno inviati a :
Simone Restelli
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MARZO 2011
33
LO SPAZIO DEI LETTORI
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di Milano
Sono giunte in redazione lettere che, in varie forme,
esprimono solidarietà nei miei confronti.
Tuttavia non troveranno pubblicazione in quanto non
intendo alimentare ulteriormente una polemica che ha
assunto toni, soprattutto personali, sopra le righe.
Comunque, grazie di cuore a tutti.
Mauro Ottonelli
Euro 50,00 in memoria di Angela Maggi Marchese da parte
di Francesca e Silvia
Avevo 14 anni compiuti da poco e
da soli dieci giorni avevo conseguito il diploma di terza media
quando sono entrata a far parte
della squadra dello Studio Tecnico Ing. Allegri. Con un’emozione
indescrivibile ero riuscita ad avere
il lavoro che avrei voluto fare “da
grande”...l’impiegata.
Dopo un mese di prova regolarmente retribuitomi (sebbele sia
convionta che quei soldi non li
avevo guadagnati), mi veniva detto di portare i documenti necessari per regolarizzare la mia posizione lavorativa. Era il 1982 e per
una ragazzina com’ero io, tutto
quello che stava accadendo era
semplicemente
meraviglioso.
Avere l’opportunità di imparare
quello studio tecinco ha sicuramente imparato bene. La manualità del disegno tecnico, la stesura
di progetti, i cantieri: quando ci
penso, il profumo di quel lavoro
lo sento ancora. Quello era il posto dove non si dava nulla per
scontato e io sono cresciuta così,
combattiva perchè ho capito che
non sempre “il vino migliore è
quello che ti danno da bere nella
prima osteria”, ma serve confrontarsi, cercando di lottare per ottenere sempre il meglio. Ed ora che
viene tolta quella targa, chiusa
quella porta per una più che meritata pensione, voglio dire “Grazie
Ingegnere”, grazie per tutto ciò
che mi ha insegnato.
Luisa
Grazie ingegner Allegri!
affiancata da ottimi colleghi uniti
da una collaborazione molto seria
e l’importanza di essere “guidati”
da un uomo che, nonostante potesse sembrare burbero e difficile
da sopportare, aveva le doti per
far combaciare alla perfezione tutti i tasselli di questo lavoro, mi ha
fatto crescere con dei seri principi
lavorativi, dove il lavoro non era
solo “quel lavoro” ma “il mio lavoro. Tra le stanza di quell’ufficio
si sono susseguiti rimproveri, ordini, momenti di nervosismo ma
anche di soddisfazione per ciò che
era stato fatto, sebbene il “Capo”
non abbia mai detto grazie: ma
noi avevamo imparato a conoscerlo...era fatto così. Sono sicura che
chi ha imparato a camminare in
Offresi orto
gratuitamente
Offro gratuitamente in Mede
piccolo appezzamento di terreno adibito a orto.
Telefonare, se interessati al
numero 336-393030
I familiari di Maurizio Ornati
ringraziano commossi per la
partecipazione al loro dolore.
Lo ricorderanno con una San-
ta Messa il giorno 13 marzo alle ore 15 presso la chiesa
dellʼOspedale Sam Martino di
Mede
Maurizio Ornati
Bordoni e Sacchi
campioni lomellini
Mede:
dall’opposizione alla vera alternativa
La campagna elettorale per il
rinnovo del Consiglio Comunale
sta ormai entrando nel vivo.
Altri hanno dato fuoco alle polveri: noi preferiamo ragionare
con pacatezza sui limiti e le insufficienze dellʼattuale maggioranza di centro – destra, preparando con impegno e scrupolo
un programma di alternativa.
Lʼobiettivo è quello di partire dalla positiva esperienza dellʼattuale Gruppo Consiliare di opposizione, per coinvolgere tutte le
realtà e le voci critiche sui risultati della Giunta Guardamagna.
Il candidato Sindaco è stato
scelto con metodo democratico
ed innovativo: le Primarie, svoltesi il 28 novembre u.s..
Lʼesito ha rappresentato una
netta vittoria di Maurizio Donato,
apprezzato Sindaco per 15 anni.
Attorno alla sua figura si sta ora
organizzando la lista e preparando il programma.
Sono in corso utili incontri di approfondimento sulle varie tematiche, avendo come obiettivi:
* che i cittadini siano artefici nelle scelte strategiche della citta;
* che la città riprenda fiducia, rilanciando i comparti economici
portanti, quali lʼartigianato ed il
commercio;
* che i cittadini non perdano i
servizi territoriali, quali ospedale,
agenzia entrate, INPS, Giudice
di Pace, servizi sanitari di zo-
na…;
* che il Teatro Besostri acquisisca autonomia finanziaria, anche aprendosi ai privati;
* che i cittadini vivano sicuri in
una Mede amica e solidale e
non siano vittime dei soliti slogan;
* che il futuro della città sia il futuro dei giovani;
* che le famiglie medesi siano
accompagnate nel loro percorso
di crescita sociale ed educativa;
* che il centro storico torni ad
essere “il cuore” della citta.
La lista, che verrà presentata,
costituisce la vera e reale alternativa alla deludente gestione
della Giunta Guardamagna.
I suoi punti di forza sono:
- un candidato Sindaco autorevole nella persona di Maurizio
Donato;
- un patrimonio di voti e consensi;
- un patrimonio di esperienza e
credibilità, rappresentato dalle
battaglie e dalle iniziative dellʼattuale Gruppo Consiliare di opposizione che in questi dieci anni
(anche quando altri erano attratti
dal “tanto fumo e poco arrosto”
della Giunta di centrodestra) non
ha esitato ad avanzare allʼoccorrenza pesanti critiche, ad evidenziare errori, a stigmatizzare
sprechi e spese inutili od eccessive, a raccogliere ed interpretare le lamentele dei nostri cittadi-
ni, a presentare interpellanze e
chiedere convocazioni di Commissioni e di Consigli Comunali
su tutti gli argomenti di attualità
(urbanistica – lavori pubblici –
ambiente – viabilità – sicurezza
– servizi sociali – cultura – Teatro Besostri – gestione del bilancio), ad avanzare proposte alternative;
- un programma per realizzare il
buon governo delle “piccole cose” che aumentano la qualità
della vita dei nostri cittadini, per
rimettere al centro dei progetti
amministrativi la persona ed i
suoi diritti, per ricostruire un senso di comunità.
Ci sono dunque tutte le premesse e le condizioni per vincere!
Gruppo Consiliare “LʼUnione per Mede”
Comune di Mede
La Pro Loco di Ottobiano in
collaborazione con Sisterʼs
Bar hanno organizzato il 1°
Campionato Lomellino di
Scopa dʼassi, gioco delle carte diffusissimo nel nostro territorio. Lʼiniziativa ha visto la
partecipazione di decine di
coppie provenienti da diverse
località Lomelline le quali si
sono contese lʼambito primato di campioni zonali di scopa
dʼassi.
La gara – campionato ha utilizzato i regolamenti nazionali
del gioco al fine di evitare localismi interpretativi dello
stesso.
Dopo un mese di agguerrite
sfide sono risultati vincitori la
coppia di Scaldasole composta dai signori Bordoni Pietro
e Sacchi Carluccio al quali va
lʼambito attestato di Campioni Lomellini di sopa dʼassi.
Al secondo posto la coppia
Rosso Pasquale e Cantarini
Ulisse di San Giorgio lomellina ed al terzo la coppia di
Garlasco con i signori Lazzaroni Luigi e Vagnato Marco. Solo al quarto posto la
coppia Ottobianese dei signori Bonazza Sandro e Fondrini Carlo.
MARZO 2011
34
LO SPAZIO DEI LETTORI
Siamo aperti a tutti
Caro Direttore,
le chiedo cortesemente ospitalità, per poter rispondere" all'articolo apparso in prima pagina nel
mese di febbraio sul Tam Tam,
a firma di Rodrigue Serafini.
Al suo editorialista, solitamente
corretto, mi permetto di ricordare
che la mia lista è civica, ed è
aperta a tutti (al riguardo, chiunque lo voglia, può contattarmi
per contribuire alla stesura del
programma e anche per candidarsi).
Sulle qualità personali dei miei
avversari: Sig. Donato e Sig. Daglio, non discuto nemmeno, essendo loro, come ho già affermato, persone di grande valore
ed esperienza, però lo ribadisco
con forza, se davvero esiste in
città questo malcontento diffuso,
perchè mai un elettore del PDL
e della LEGA seppur deluso dovrebbe votare per liste di centrosinistra e cambiare radicalmente
schieramento? Questa ipotesi è
assurda, meglio ripiegare su di
me, la mia coerenza e le mie
battaglie dovrebbero essere delle garanzie sulla mia affidabilità.
E' ovvio, non sono certo il favorito, ma non per questo devo essere dimenticato, grazie al cielo
siamo in democrazia e saranno
solo gli elettori a premiare o punire alleanze e programmi, loro
sceglieranno il Sindaco, così come saranno le preferenze a de-
cretare l'elezione dei Consiglieri
Comunali, ed è giusto informare
i lettori del Tam Tam della mia
presenza e dei miei progetti, anche perchè ad ogni campagna
elettorale, puntualmente arrivano le solite promesse, poi destinate a rimanere disattese.
Dunque inutile illudere i medesi
facendo loro proposte faraoniche, il patto di stabilità non consente di prendere in giro la gente, anche perchè le menzogne
durerebbero davvero lo spazio
della campagna elettorale. Io
posso promettere poche cose:
onestà, impegno e dedizione,
quello che mi spinge da quasi
vent'anni a battermi per Mede
sono le mie idee che spero di
poter mettere al servizio dei concittadini con l'impegno di ascoltavi e condividere con voi ogni
scelta; sapete bene quale sono
le mie priorità:
LA SICUREZZA: la situazione è
tragica, i furti e le rapine ormai
colpiscono tutti noi, la Provincia
di Pavia è la terza per numero di
furti in proporzione al numero di
abitanti, ma a noi va pure peggio
perchè la zona più colpita è proprio quella di Mede e della Lomellina occidentale e mentre le
nostre case vengono svaligiate, i
nostri vigili urbani fanno una valanga di imboscate con l'autovelox per svuotarci anche le tasche, ma in cinque anni li avete
mai visti a pattugliare le strade di
notte, calano le tenebre e noi
siamo costretti a barricarci nelle
nostre case; tutto ciò deve finire!!
L'IMMIGRAZIONE: in città c'e'
una comunità, nella comunità, gli
immigrati regolari sfiorano il 15%
della popolazione, basta, i medesi in termine di accoglienza
hanno già dato troppo.
I CLANDESTINI: 200-300 o forse di più....tutti sanno dove sono
ma nessuno li cerca, sembra
una barzelletta ma è la triste
realtà. L'accoglienza è doverosa, ma spalancare le porte è
sbagliato, si deve agire subito.
Non è tutto... Si deve pensare al
LAVORO: il settore orafo, un
tempo fiore all'occhiello della nostra città, è crollato sotto la tragedia della globalizzazione, questa situazione e quella analoga
che ha colpito l'edilizia ha gettato nello sconforto e nella difficoltà centinaia persone, occorre
attivarsi, aiutare e sostenere
concretamente questi settori. LA
FAMIGLIA: è il fulcro della società, tutti noi lo sappiamo, eppure cosa si fa per aiutarla e sostenerla? Poco o nulla fino ad
ora è stato fatto, cosa propongo:
l'assistenza domiciliare efficace
per gli anziani, il ricovero degli
indigenti, la concessione di contributi, l'assegnazione di generi
alimentari a chi non c'e' la fa più;
e badate bene, che questi aiuti
devono essere assegnati anche
a noi italiani, anzi soprattutto a
noi italiani, perchè ci sono due
povertà, quella degli stranieri,
ostentata e sbandierata che genera solo arroganza e pretese
da chi è arrivato in città magari
da due giorni ne poi c'e' quella
degli italiani, vissuta con dignità
e pudore, per questo taciuta e
così dimenticata dalle istituzioni.
LA CURA DELLA CITTA': le strade sono piene di buche, il verde
è in uno stato di totale abbandono, la discarica vicino al cimitero
fa pena.. Hanno riempito la città
di telecamere per bloccare i furti,
cosa assolutamente inutile, era
davvero così difficile piazzarne
una dove serviva davvero? Sarebbe stato un magnifico deterrente per quei “galantuomini”
che a tutte le ore notturne, trovandola chiusa hanno scaricato
televisori, frigoriferi, letti, materassi, calcinacci a pochi passi di
distanza dal cimitero stesso.
LE OPERE PUBBLICHE: i soldi
mancano, ma si deve creare un
centro per i giovani, quale? Le
ex scuole di Parzano, bloccare
subito la vendita all'asta di questo immobile, ristrutturarlo e
metterlo a disposizione per ogni
evento che possa mantenere viva la comunità. Una pista ciclabile che consenta di collegare la
zona commerciale, la piscina
che in qualche modo deve riaprire al centro città
LA PIAZZA: dobbiamo riprendercela, proprio così, deve tornare
ad essere Piazza Repubblica,
ora tutti la chiamano Piazza Tirana, basta è casa nostra, dobbiamo viverla, come: con le manifestazioni, con i mercatini, gli
stand, la presenza di associazioni, lo sport, ogni iniziativa è buona, il degrado colpisce i luoghi
isolati e abbandonati, quando
ero bambino conoscevo persone
che alla domenica venivano da
Sannazzaro o da Mortara, per
passeggiare nel nostro meraviglioso centro, ora con i negozi
chiusi e decine e decine di stranieri a presidiarla è diventata
davvero uno spettacolo desolante LA TOPONOMASTICA: lo so,
lo so, con tutti i problemi sembra
uno scherzo, ma concedetemi
una battuta, sono stufo di abitare
in Viale Unione Sovietica, la via
più lunga della città porta ancora
questo nome! E poi Via Resistenza, Via Lenin, Via Togliatti
eccetera eccetera...Eravamo conosciuti come la Stalingrado della Lomellina, ma anche in questi
ultimi anni le cose sono migliorate di poco.
Certo di trovare in lei una persona leale la ringrazio anticipatamente per lo spazio concessomi.
Ferraris Simone Annibale
Lista Civica di Centro Destra
150° dell’Unità: spostiamo l’accento
LʼItalia è un Paese notoriamente
anomalo nel panorama delle nazioni occidentali europee.
Le Alpi, poste a guardia dei confini
settentrionali, hanno nei secoli
però creato anche una barriera
allʼingresso di movimenti e di correnti di pensiero provenienti dal
resto del continente.
Non è certo una fortuna che la rivoluzione protestante, con i suoi
risvolti di sangue, ma anche con la
sua enorme spinta innovativa si
sia bloccata al Nord delle Alpi.
La stessa borghesia che in tutta
Europa ha rappresentato nei secoli la spinta evolutiva da noi raramente si è contraddistinta per lʼimpulso verso “il nuovo”.
Il povero Montanelli, il più grande
UOMO - DONNA
ACCESSORI
giornalista del XX secolo, proprio
nellʼanomalia della borghesia italiana credeva di avere individuato
uno dei grandi “gap” che separa la
penisola dallʼEuropa.
La Borghesia è corsa nelle braccia
del fascismo, quando questo imperava, poi si è avvicinata alla sinistra dilagante negli anni ʼ70 e
poi si è fatta ammaliare dalle sirene di Berlusconi.
Logicamente Montanelli (uomo di
Destra), per aver detto, scritto e
perorato la causa di un Paese liberale e dalla morale ben conservata ne ha sempre pagato le conseguenze : prima espulso dallʼordine dei giornalisti e nel 1944 arrestato sotto il fascismo, poi negli
anni ʼ70 fatto oggetto di 7 proiettili
da parte delle Brigate Rosse e nel
1994 cacciato dal “suo” Giornale
dallʼuomo di Arcore.
Del resto Montanelli ha sempre visto con enorme sospetto tutto ciò
che era “maggioranza” e “potere”.
Purtroppo lʼItalia, viceversa, è una
patria dove la maggioranza va
sempre di moda, dove si salta, per
lʼappunto, sempre sul carro dei
vincitori e dove si corre con estremo coraggio sempre a difesa del
più forte.
Abbiamo sempre avuto lʼistinto di
allietare il potente di turno o almeno di non contrariare il pensiero
dominante spesso con lʼunico
obiettivo di trarne un interesse
personale o di gruppo.
Le recenti impressionanti vicende
che riguardano B., non devono
stupire più di tanto.
A fronte del potente in difficoltà,
tutti si stringono attorno al prìncipe, si cambiano schieramenti nottetempo, si invoca la protezione
della legge e delle Istituzioni, dimenticandosi (beata ignoranza o
malafede) che la legge è stata fatta per proteggere i più deboli dai
più forti, i quali, appunto perché
dotati di potere (e soldi), ne hanno
molto meno bisogno.
Fa tristezza assistere a persone e
strutture che assecondano i voleri
del prìncipe e fa tristezza vedere
tutto ciò nel XXI secolo, in un Paese che, dicono, sia la settima o ottava potenza del mondo.
Ma del resto è da sempre che in
Italia, patria dei Comuni prima e
delle Signorie dopo, vanno molto
più di moda i prìncipi che non i
princìpi.
Difficile che con tale mentalità,
orientata da secoli al servizio del
più forte e del più potente, si possa sperare di “superare” le Alpi e
avvicinarsi ai paesi più evoluti.
Ecco, in vista del 150° anniversario dellʼUnità dʼItalia e del conseguente diluvio di retorica ingiustificata, quando non addirittura insopportabile, che ci sta piombando addosso, cerchiamo di capitalizzare al meglio questo compleanno provando a spostare lʼaccento dai prìncipi ai princìpi.
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MARZO 2011
35
LO SPAZIO DEI LETTORI
Pro Loco di Pieve del Cairo
Anche questʼanno il gruppo Proloco di Pieve del Cairo è già in fermento per i preparativi della 6°
edizione della grande festa di primavera che si terrà in cascina La
Pellegrina ex strada statale 211.
Inizieremo il sabato sera, 30 aprile, con la pizzata allietata dalla
musica per poi continuare, domenica primo maggio, per tutto il
giorno. Come ormai consolidato si
terranno mostre di pittura, scultura, gara di pesca per i ragazzi,
stand gastronomici, santa messa,
mercato degli hobbisty, antiquariato, attrazioni per bambini ed, alle
Lauree
12.30, i nostri risotti ed altre cose
gustose per poi proseguire con
musica balli e lotteria dai ricchi
premi e tante altre sorprese per
tutti. Vi aspettiamo numerosi come ogni anno. Vestitevi comodi e
venite a gustarvi una bella giornata in compagnia dei vostri amici.
Per chi ama gli animali e...per chi non li ama
Sono Ginetta una cagnolina di taglia piccola, ho pelo lungo di svariate sfumature e ho una codina che
sembra un grosso ventaglio. Voglio
lanciare un appello importante a
persone senza un minimo scrupolo
che ci mettono in mezzo ad una
strada, per cui prego Tam Tam di
pubblicare questa triste storia toccata pure a me.
Due anni fa durante questo periodo
invernale sono stata trovata in mezzo alla via principale di Suardi; ho
l’abitudine di stare sempre buttata
per terra con la pancia all’insù: mica mi rendevo conto che le macchine potevano investirmi. Sono stata
fortunata, due signori mi hanno notata e uno di loro mi ha subito presa
in braccio con modi affettuosi e mi
ha portato nella sua casa in attesa
che qualcuno mi venisse a prendere.
In un piccolo paese le notizie si di-
vulgano in fretta, ha pensato chi mi
ha raccolto: “sicuramente sarà scappata da qualche porta lasciata aperta...” E invece no, nessun manifestino è stato appeso per cercarmi, nessuno ha chiesto di me!Pertanto sono
stata adottata, da chi mi ha trovata,
con grande affetto, sebbene nella
loro casa regnasse già un piccolo
principino di circa 8 anni di nome
Uilly che, intelligente com’è, ha capito subito la situazione e mi ha accolta pure lui benissimo.
Io e Uilly andiamo molto d’accordo
e siamo sempre insieme, dividiamo
allo stesso modo tutte le coccole e i
premi.
Per chi mi ha accolta in casa sono
stata e sono sempre un grosso regalo inaspettato e, affettuosa come sono, ho trovato proprio le persone
giuste che danno a me e Uilly tutto
il bene del mondo.
A me è andata bene, ma quanti cagnolini vagano per la strada al freddo e con la pancia vuota?
Chi mi ha adottata dice che siamo
le loro gioie.
Pertanto non abbandonateci, vi daremo tanta felicità.
***
Ora aggiungiamo anche noi della
famiglia due righe. Ci sembra doveroso tenere presente che condividono con noi gioie e tristezze e c’è chi
è stato persino in grado di salvare la
vita al suo padrone come è successo
in questi giorni ad un signore che
ha raccontato in televisione la sua
storisa a lieto fine e che ha affermato:” Sono vivo grazie al mio cane, il
mio cane è un eroe”
Ci raccomandiamo, non abbandonateli mai!!!
Angela Tosini e Giancarlo Rossi
Suardi
Lo scorso 15 dicembre la medese Ambra Borso ha conseguito la Laurea in Scienze e
Tecnologie per la Natura percorso in Scienze Naturali
presso lʼUniversità degli Studi
di Pavia. Ha discusso la Tesi:
Valutazioni della flora vascolare nelle risaie in Provincia di
Pavia. Relatore Dott.sa Maura
Brusoni.
Lo scorso 18 febbraio Giulia
Veronese ha conseguito la
laurea di Tecnico del restauro
con la votazione di 110 e lode
presso lʼaccademia Santa
Giulia di Brescia.
La mamma e i familiari rinnovano a Giulia le loro congratulazioni e augurano una brillante e lunga carriera!
AIDO Mede:
assemblea annuale
Lʼassemblea annuale dei soci AIDO si terrà il giorno
15 marzo p.v. alle ore 21.00, presso la sede del Gruppo Alpini di Mede in Via Invernizzi 28.
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MARZO 2011
36
LO SPAZIO DEI LETTORI
Mario
Brunoldi
29.04.1927 - 09.12.2010
Eʼ ritonato alla casa del padre.
Ne danno il triste annuncio il
figlio Flavio cpon Maddalerma, le sorelle ed i parenti tutti.
Giovanna
Secondi
06.03.2008 - 06.03.2011
Dopo tre anni dalla tua dipartita, il ricordo è sempre vivo.
Il figlio Flavio con Maddalerna
ei parenti tutti.
Piero
Deodato
Gabriele
Galeotti
Paolo
Saracino
Nel 4° anniversario della sua
scomparsa lo ricordano con
immenso affetto e ne rinnovano la memoria a quanto lʼhanno conosciuto e stimato, la
moglie Anna, i figli Chiara,
Alessandro e mamma Rina.
Nel 10° anniversario dalla tua
scomparsa ti ricordiamo sempre con immenso affetto, sei
sempre nel nostro cuore e ne
rinnoviamo il ricordo a quanti
ti hanno conosciuto.
La tua famiglia: mamma,
papà, Daniela e Alessandro.
Sarai sempre nei nostri cuori
e di tutti quelli che ti hanno voluto bene.
I tuoi familiari
***
Domenica 23 marzo, alle ore
11,15, presso la Parrocchia di
Frascarolo si terrà una Santa
Messa
ta, ricoprono presidenze delle
società partecipate e da ultimo
anche nella Fondazione Istituzioni Riunite. Certo, anche noi
abbiamo qualche problemino,
come ad esempio le voci in libertà che cantano fuori dal coro, non aiutando certo il partito
ad essere più forte.
Vorremmo però evidenziare
come nel momento in cui Lorenzo Demartini, che ricordiamo, è stato prima assessore
Provinciale e poi Consigliere
Regionale (primo medese in
assoluto) accetta di mettersi a
disposizione della coalizione
per rivestire il ruolo di Sindaco,
il PDL gli ha riconosciuto il diritto di ricoprire questo ruolo
senza ombra di dubbio: è lʼuomo più forte che la coalizione
può esprimere e noi saremo
ben lieti di correre con Lui e
per Lui; nel contempo invitiamo i nostri Elettori di centro
destra e moderati a sostenere
la ns. coalizione che si presenta a questo appuntamento
elettorale con nuove forze per
amministrare la ns. città sfruttando lʼesperienza lasciata in
eredità
dallʼamministrazione
uscente
Delusione
Delusione. Ecco cosa abbiamo
provato leggendo i resoconti
giornalistici della presentazione del candidato a sindaco di
Mede dott. Daglio.
Delusi perché eravamo curiosi
di sapere come avrebbe fatto
Daglio a definirsi “civico” , dopo avere ricoperto, per decenni, ruoli e ottenuto incarichi e
candidatura alle elezioni provinciali del 2006, prima con la
Democrazia Cristiana e poi
con il Centro Sinistra.
Delusi perché eravamo curiosi
di sapere chi avesse accettato
di aderire alla “lista dellʼOdio”,
poiché questa lista non nasce
dal desiderio di fare qualcosa
di buono per Mede, ma
dallʼodio che qualcuno ha riversato nei confronti dellʼattuale amministrazione e dei suoi
componenti.
Delusi poiché ci aspettavamo
una proposta programmatica
rivoluzionaria, ma su questo
fronte siamo ancora nella nebbia.
Non volendo o non potendo
dare queste risposte, il dott.
Daglio non trova niente di meglio che guardare in casa dʼaltri, e lancia al PDL medese
lʼepiteto di “comprimari”, perché dopo dieci anni di Sindaco
leghista non è in grado di
esprimere un sindaco pidiellino.
Ora, a parte che se comprimari
siamo, siamo almeno “comprimari di lusso” poiché da dieci
anni Forza Italia prima e il PDL
dopo esprimono il vicesindaco,
hanno la maggioranza in Giun-
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SUL SITO:
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Classe 1983 Lomello
La classe 1983 di Lomello si
unisce al dolore della famiglia
della nostra amica Barbara per
la dolorosa perdita ddel caro
papà.
Mara
Pivaro
Luigi
Tagliabue
I giorni passano, le stagioni si
susseguono, ma lʼamore e
lʼamicizia che tu ci hai donato
non si dissolveranno mai.
Stefano e una tua cara amica
Nel terzo anniversario della
scomparsa, la redazione de” Il
Tam Tam” ricorda la figura
umana e professionale di Luigi Tagliabue conservando il ricordo di un ottimo rapporto di
lavoro e di amicizia.
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MARZO 2011
37
LO SPAZIO DEI LETTORI
Note sul federalismo
Nel complimentarmi per quanto pubblicato lo scorso mese sul periodico
relativamente alla questione “Federalismo” vorrei poter contribuire al dibattito:
La Legge Delega 42/2009 sul Federalismo Fiscale e relativi decreti attuativi non ha trovato in parlamento
molti oppositori però …
Siamo di fronte ad un “Porcellum” tributario il cui unico scopo è quello di
aumentare le tasse ai cittadini:
Tassa di soggiorno; Tassa di scopo
sulle opere pubbliche; Sblocco addizionale Irpef.
Alcune premesse:
•se le imposte previste nel decreto
non riguardano il cittadino residente
viene violato il PRINCIPIO CARDINE
che sancisce il legame indissolubile
tra Amministratore ed Amministrato;
•lʼintroduzione dellʼIMU e lʼimposta di
scopo non sono altro che due TASSE
PATRIMONIALI;
Il problema vero è che il governo,
avendo tolto fondi ai comuni senza
tener conto di quelli “virtuosi” sta tentando di porre una pezza ai tagli li-
neari effettuati. Con una battuta “non
è una partita di giro, è una presa in
giro!”
Prima di procedere allʼattuazione del
Federalismo Fiscale era indispensabile:
•ridisegnare il sistema istituzionale;
•stabilire le competenze dei vari livelli
di governo in modo da chiarire “chi fa
che cosa”;
Occorre:
•ridisegnare lʼassetto statale;
•ridurre il numero dei parlamentari;
•abolire le province;
•accorpare comuni (degli 8 mila comuni presenti oggi sul territorio circa
6 mila hanno meno di 5.000 abitanti,
come si può pensare di trovare regole comuni per municipi con 34 abitanti
e municipi con milioni di abitanti?)
Non vi tedierò oltre su quanto previsto in materia fiscale a partire dal
2011 riguardante la “Devoluzione ai
Comuni in materia di Fiscalità Immobiliare” (non si conoscono i dati e
quindi non è certa la presenza di risorse per la costituzione del Fondo
Sperimentale di Equilibrio), mi vorrei
Professionalità al San Martino
Di recente sono stata ricoverata per un lungo periodo presso l’Ospedale San Martino
di Mede. Volevo cogliere quest’occasione
per ringraziare tutto il personale specialmente quello medico e infermieristico del
reparto Chirurgia e sala operatoria per la
grande professionalità e disponibilità che
hanno avuto nei miei confronti.
Un grazie di cuore alle signore addette alle
pulizie che al mattino, con molta discrezione e con un sorriso mi chiedevano “come
stai?”. Grazie di cuore a te Milvia.
A fine dicembre 2010 si è conclusa la
mia attività lavorativa svolta negli ultimi
dodici anni presso la ditta Agest di
Mezzana Bigli. Nel lasciare lʼazienda
sono stato festeggiato da colleghi, dirigenti e titolari con dimostrazione di
amicizia, riconoscenza e stima.
Rivolgo pertanto a tutti loro la più sincera e commossa gratitudine.
Conserverò sicuramente il bel ricordo
di questi anni di lavoro e di tutte le persone con le quali ho collaborato.
Con riconoscenza
Romilda Vally Ruzza
sere istituita dal 2014 con deliberazione del Consiglio Comunale, sostituirà i seguenti tributi:
•Tosap o Cosap;
•Imposta Comunale sulla Pubblicità;
•Diritti sulle Pubbliche Affissioni;
•Canone per lʼautorizzazione allʼinstallazione di mezzi pubblicitari;
•Addizionale per lʼintegrazione dei bilanci degli enti comunali di assistenza;
Sarà inevitabile lʼaumento della pressione fiscale per Commercianti ed Artigiani!
Quanto sopra ad avvalorare la tesi
che Federalismo Fiscale non è sinonimo di Meno tasse o di tasse che rimangono sul territorio in quanto il sistema fiscale continuerà ad essere
centralizzato.
Grato per lʼattenzione saluto cordialmente.
Giampaolo Cerri
Lomello Pv
La Rosa per lʼItalia Verso il partito
della Nazione
Cell. 335 8103609
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Sergio Zanellato
Rossanigo della Lomellina
ritroviamoci!!!
E’ dal marzo 1987 che ogni anno i Rossanigo della Lomellina si ritrovano in lieto
convivio.
Le ricerche genealogiche portano intorno
al 1650 a Frascarolo per diffondersi in altre località della Lomellina. Le origini, in
linea consequenziale diretta sino al 1838,
derivano da registri parrocchiali e solo con
la generazione successiva sono stati annotati anche i rami collaterali fino ai giorni
nostri.
Le prime scritte con il cognome Orsanigus
sono databili intorno al 1640-1690 formato
da una parola composita e la cui etimologia è ipotizzabile in uno storpiamento latino identificante una caratteristica e/o pro-
però soffermare sulla “Cedolare Secca sugli Affitti” che non prevede alcuna misura di agevolazione per le famiglie con figli ed andrà a sostituire:
•imposta sul reddito delle persone fisiche e relative addizionali;
•imposta di registro e di bollo sul contratto di locazione;
•imposte di registro e di bollo su risoluzioni o proroghe del contratto di locazione.
Eʼ un provvedimento iniquo che non
serve a riequilibrare la tassazione in
quanto il metodo impositivo passa da
progressivo a proporzionale e quindi
premia i redditi alti a scapito di quelli
più bassi! I Comuni potranno sbloccare le addizionali IRPEF arrivando ad
un tetto del 0,4% ma la proporzionalità e la non progressività di questa
addizionale colpisce ancora una volta
i redditi più bassi!
Sorvolo sulle Imposte di Scopo e
sullʼImposta Municipale Primaria
(IMU 7,6% sarà più alta della vecchia
ICI)
Mi soffermo e chiudo sullʼImposta
Municipale Secondaria che potrà es-
fessione evolutosi con la lingua volgare,
nell’attuale.
I documenti di battesimi e morti riportano
anche le attività e pertanto è stato mantenuto l’aratro stilizzato come simbolo accompahnato dal motto “rubri ex humo flores” che sembra ben si attagli al cognome.
Il prossimo convegno è fissato in una domenica da definire tra maggio e giugno
prossimi.
Si invitano tutti i Rossanigo ed omonimi a
partecipare in quanto la parentela è importante ma non ha alcun significato se non
c’è senso di appartenenza ed amicizia.
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Marzo 2011