Paola Elisabetta Cerioli
Le regole
Congregazione della Sacra Famiglia
a cura del Seminario Sacra Famiglia
Bergamo 2001
Paola Elisabetta Cerioli
OPERA OMNIA
Regole. Lettere. Biografie
1 | Le regole
pagine 444
© 2002 | Congregazione Sacra Famiglia
via dell’Incoronata 1, Martinengo
Bergamo
[Nota del Redattore]
Il testo de “Le Regole” è stato
completato con il “Direttorio dell’Istituo
delle Suore della Sacra Famiglia di
Bergamo” del 1906, il quale, pur non
essendo stato scritto e ordinato dalla
Fondatrice propone fedelmente i suoi
testi normativi secondo un ordine
normativo.
Il testo de “Le Regole” è stato
suddiviso in versetti per facilitare la
lettura e lo studio. Ogni versetto è
segnato in apice, corsivo, sottolineato
[1]. Tutti gli altri numeri di suddivisione
sono della Fondatrice.
Tutto ciò che all’interno del testo si
trova in parentesi quadra [ - ] è opera
del Redattore.
Regole
2
opera omnia
CAPITOLO I
Idea generale del fine e scopo che questa
Congregazione o Famiglia si propone
1a.
Considerando che vi sono già molti Istituti per ricovero di
Fanciulle povare ed abbandonate le quali si allevano per [attraverso]
Maestre di Scuola, e donne di servizio, ma la maggior parte non
trovando d'impiegarsi perché in molto numero, o mancanti d'abilità
sono costrette a vivere sul solo mestiere dell'ago in giornata
scarsissimo in conseguenza ritornando alle loro Famiglie la maggior
parte di Contadini, non allevate pei Campi, anzi allevate ad una vita
comoda e civile diventano più di peso che di sollievo ai Parenti; 2in
condizione pure difficilissima a Maritarsi per gli stessi motivi in
conseguenza di ciò si trovano in molto pericolo da deviare dal
sentiero nel quale con molta cura furono allevate, come si vede pur
troppo con molte esperienze; 3perciò uno dei fini che questa
Congregazione si proporebbe sarebbe di raccogliere povare Orfane, o
abbandonate miserabili, che oltre il leggere, e scrivere inniziassero a
tutte le arti di buone, e brave contadine, cioè lavorare la terra, filare la
seta, il lino, tessere, tingere ecce ecce insomma tutto quello che può
essere necessario onde ben regolare, dirigere e condure una famiglia di
Contadini.
4b. Questa Congregazione, o Famiglia Cristiana che tale
potrebbe anche essere chiamata terebbe pure nella Casa, scuola di
carità per tutte le Fanciulle che bramassero intervenirvi e anzi sarebbe
pure altro ogetto principale che si assumessero l'insegnanza generale
della Gioventù Femminile nei Villaggi, e Campagne. 5Le Città e Paesi
considerevoli sono in abbondanza forniti di stabilimenti,
Congregazioni, e Istituti i cui membri si prestano, e si dedicano oltre
l'istruzione religiosa a tutte le altre opere di carità che il loro zelo sà
Regole
3
opera omnia
scorgere, mentre invece i Villagi, e Campagne sono intieramente
sforniti di questi benefici fondati sulla Carità Cristiana di maniera che
l'educazione civile, e religiosa vi è quasi intieramente ignorata. 6Vi
sono Contadine già mature che oltre non sanno leggere, vivono nella
più crassa ignoranza [...]1, e si maritano senza conoscere, e sapere i
doveri che seco porta il matrimonio, e tale allevano la propria prole,
motivo per cui nelle Campagne più che nelle Città si vedono
Fanciulle di poca età già piene di malizia.
7Questa Famiglia adunque si proporebbe di diffondere
esclusivamente i suoi benefici sopra questa Classe della Società più
abbandonate, ed ignorante. 8La Congregazione sullo spiri:to di S:t
Francesco di Sales, formerebbe dei soggetti onde mettere in
esecuzione questa santa opera, i suoi membri si diffonderebbero
come Angeli per le Campagne consacrandosi all'educazione delle
Fanciulle nelle Scuole nei Villagi, e Campagne dove sarebbero
ricercate alla visita degli infermi, alle riunioni festive, il loro aspetto
di modestia, la loro aria di contento in mezzo ad una vita di sacrificio,
il loro amore e carità per i povari, potrebbe portare in questa Classe
della Società s'inora si trascurata quella riforma e cambiamento che
non appartiene se non [alla] Religione Cristiana. 9I membri
componenti questa Famiglia, o Congregazione sarebbero divisi in
Suore, e Coadiutrici, cosi portando la sua natura, e l'insegnanza
abbracciata civile, e agraria.
Come si potrebbe mettere in esecuzione il secondo scopo e fine di
questa Congregazione, sè Dio col tempo volesse fornire di buoni, e
bravi soggetti.
10La
Superiora prenderà in affitto nelle Comuni dove verrà
ricercata l'opera de' suoi membri una piccola Casa o appartamento sè
la Comune non fosse in grado di somministrarla gratis composta
d'una cucina, d'una stanza da Letto e d'una Scuola, nelle comuni dove
vi fosse manifature, o lavori si agiungerebbe altra stanza onde occuparvi
tutte le giovani che col loro lavoro si guadagnassero il vito cosi
potrebbero senza levare a queste i loro mezzi di sussistenza per
intervenire alla Scuola istruirle nel mentre lavorano, così oltre che
guadagnerebbero nel lato istruzione, lavorerebbero di più e meglio
sotto gli occhi delle Suore. 11Sarebbe desiderabile che i luoghi dove
1
Testo corrotto
Regole
4
opera omnia
vanno le Sorelle pei loro ministeri non fossero si lontano che
impedisce alle medesime il ritornare a Casa la sera, però il sabbato
immancabilmente vi si devono ritrovare, onde rendere minutamente
conto alla Superiora della loro condotta, di quanto hanno fatto, detto,
ed operato, di quanto hanno veduto, e sentito, ecc. vi sarà poi una
regola a parte per quelle che devono stare qualche tempo fuori di
Casa.
12La Superiora destinerà le Sorelle che deve mandare per le
Scuole, cosi pure quelle che manderà la Domenica a far preparare le
Fanciulle ai Sacramenti, alla visita delle Inferme, e alle ricreazioni
festive. 13La Superiora visiterà tutte le Scuole, e lavorieri ogni mese
onde vedere come fanno le Maestre, l'andamento ed il profitto delle
Fanciulle, le animerà tutte a diportarsi sempre lodevolmente,
distribuirà qualche regalo alle più savie, e diligenti, provederà alle più
povare di Libri, e farà altre carità adatate alle circostanze, ma però
sempre secondo le entrate della casa.
Regole
5
opera omnia
Regole
6
opera omnia
CAPITOLO II
Impianto
1Il
Signore nei decreti della Sua ammirabile, e divina
Providenza ha riunita questa piccola società di Donne, destinandola a
portare, come una volta destinava i nostri primi Padri, e dietro a
questi i Patriarchi, e persino gl'illustri antenati di Gesù Cristo, a
coltivare, e lavorare la terra nella mira di far rinascere, e prosperare di
nuovo l'amore ed il gusto a quest'arte sì bella, nobile, e dilettevole; ed
ora per nostra disgrazia avvilita, e disprezzata a motivo dei costumi,
e delle massime del mondo corrotte, e false. 2Per questo fine Iddio
consegnò pure e affidò alla nostra piccola società l'educazione, e
l'avvenire delle povare Figlie di S:t Giuseppe onde queste allevate ed
istruite ad un'arte sì ricca, e feconda di tanti vantaggi come è l'arte di
coltivare i campi, educate nella semplicità ed innocenza, con
massime, e sentimenti conformi alla loro professione, possano poi,
secondando i disegni di Dio, spargersi un giorno pel mondo qual
semente caduta dal Cielo e restituire con l'amore alla fatica, ed il
gusto alla vita campestre l'innocenza de' costumi, la semplicità nelle
maniere, la buona fede delle parole, l'abbondanza, e la pace nelle
Famiglie e così arrivare a quell'unica felicità campestre da tutte sì
decantata; ma chè gli uomini sono si lungi dal possedere; la quale ci
conduca poi e ci guidi facilmente a quell'altra perenne, ed inalterabile
su nel Cielo.
3Le Suore della Sacra Famiglia, chè di questo bel titolo vanno
fregiate le componenti la novella società, le presenti, e tutte quelle chè
Dio ne' Suoi alti disegni avrà destinate, e chiamerà con vocazione
speciale a parte di questa si alta missione, di qualunque stato o
condizione esse sieno, ricche o povare, nobili o plebee, formeranno
Regole
7
opera omnia
una sola classe, od ordine di Sorelle, Animate da un medesimo spirito,
strette le une e le altre coi vincoli della pace, e della carità. Quanto
dolce e quanto cara non dovrà essere a' loro cuori questa unità che le
lega più strettamente coi legami della fratellanza e d'un amore
scambievole!
4Aventi un sol cuore ed un'anima sola, tenendosi onorate della
grande missione alla quale sono state elette e chiamate da Dio, le
Suore della Santa Famiglia dovranno tutte indistintamente andare
alla Campagna. La Campagna offerisce a tutte di che impiegarsi
secondo la forza, la capacità, e i talenti di ciascheduna. 5La mano
d'opera, l'istruzione, la sorveglianza, la custodia, ecc, ecc, ecco
altrettanti impieghi, e ministeri differenti che tolgono il pretesto a
quelle giovani che per la loro nascita, ed educazione credono che non
sia per loro la novella istituzione. 6La vita d'una Cristiana, ma molto
più d'una Religiosa, esser deve una vita d'annegazione, e di sacrificio;
l'Uomo Dio, ce ne diede l'esempio, ecco il nostro esemplare, ecco il
nostro modello! 7Quando Iddio chiama per una missione dà pure la
forza, i talenti, la capacità di sostenerla, di adempierla.
Guai a chi si tirasse indietro sotto vani pretesti! guai a chi per
superbia sdegnasse uffici e lavori bassi e vili, e la compagnia di
Sorelle spregevoli a' loro occhi, ma grandi a quelli di Dio! 8Quale
spettacolo edificante non davano una volta agli occhi del mondo i
primi discepoli d'un S. Benedetto, e d'un S: Bernardo, quando
spogliati de' loro ricchi patrimoni, de' loro gradi, delle loro dignità,
delle loro assise, e cariche, con l'arma, e la divisa dell'umiltà,
dissodavano terreni coltivavano la terra e portavano al mondo che gli
spregiava, i beni che nessuno certamente non può negare? 9Le Suore
dunque della Sacra Famiglia, animate da sì nobili esempi, non
ricuseranno fatica, o cura onde cooperare per quanto sta in loro a'
disegni di Dio. 10A questo scopo si terrà nell'Istituto una Scuola
d'agraria ad istruzione delle Suore, perché possano poi istruire le
Orfane a loro affidate, e altre Giovani, o Fanciulle che desiderassero
pure approfittarsi delle loro cognizioni.
11Dovendo le Suore della Sacra Famiglia condurre una vita
d'occupazione, e di fatica, non avranno nè coro, acetuata la Casa del
Noviziato, nè digiuni più di quelli prescritti da S.a Chiesa, mezz'ora
di meditazione e la S:a Messa la mattina; la visita al mezzogiorno, la
meditazione ed il Rosario la sera; ecco le nostre pratiche cotidiane di
Religione. 12Annegazione continua della volontà, e lavoro continuo:
ecco le nostre penitenze. 13Vi sarà discreta tavola, discreto riposo,
abito uniforme, e adattato a' nostri ministeri, e tutte porteranno il
Regole
8
opera omnia
semplice e modesto titolo di Suore, eccettuate le Sorelle de' quattro
Voti, che saranno chiamate Madri: e per tutte e con tutte poi si avrà la
stessa premura, gli stessi riguardi e la stessa cura per la loro salute e
conservazione sì spirituale che temporale. 14In questa società vi
saranno due anni di noviziato, oltre i sei mesi che si dimora in casa in
abito da secolare, dopo i quali si faranno i voti semplici e privati in
mano della Superiora, obbligandosi esse [le Sorelle] verso l'Istituto,
ma non l'Istituto verso di loro, e dopo 5 cinque anni faranno i voti
solenni e perpetui in mano dell'ordinario. 15Quelle Sorelle nelle quali
la Superiora, oltre le qualità necessarie per essere buone ed edificanti
Religiose, scoprirà talenti e abilità speciali per riuscire pure nel
maneggio degli affari, alla direzione dei registri e al governo
dell'Istituto e dell'intiera Società, aggiungeranno ai tre voti soliti di
Povertà, Castità ed Ubbidienza un altro voto particolare cioè di
cercare sempre e in tutte le loro operazioni la maggior gloria di Dio
ed il bene e vantaggio dell'Istituto medesimo.
16Ma siccome in questa società le Religiose sono considerate
tutte uguali, così per la scelta delle Sorelle de' 4 Voti non si avrà
riguardo a chi nel mondo fu ricca, o povara, a chi sortì natali illustri o
vili, la sola virtù, i soli meriti reali, la sola capacità dovranno servire
di base all'elezione, ed attirarsi quindi la stima, l'amore, il rispetto e la
dipendenza delle consorelle, quand'anche l'eletta fosse una
Contadina.
17Le Sole Sorelle di 4 quattro Voti potranno occupare il posto di
Superiore, Segretaria, Direttrice, Economa, Assistente, Consigliera e
Maestra delle Novizie e solo in caso di necessità potranno le Sorelle di
tre voti, dopo che li avranno pronunciato solenni e perpetui, farne le
veci per qualche tempo.
18La Superiora potrà abbreviare d'un anno il Noviziato, così
pure, potendo assicurarsi de' soggetti, e scorgendovi più di tutto
dirittura e sodezza di testa, potrà anche abbreviare di 2 due anni
l'epoca destinata a' voti solenni, e perpetui. Le Sorelle però non
potranno mai importunare la Superiora d'abbreviare loro il
Noviziato, d'anticipare i voti solenni, e molto meno poi instare per
essere ammesse ai 4 quattro Voti poiché, venendo abilitate con questi
alle cariche più rilevanti della società, e Le esporebbero a grandi
obblighi e doveri dei quali dovranno poi rendere gran conto a Dio.
Regole
9
opera omnia
Regole
10
opera omnia
CAPITOLO III
Prime regole dell’Istituto delle suore della Sacra
Famiglia
2
1L'Istituto
delle Suore della Sacra Famiglia attualmente
approvato dall'ordinario, essendo si può dire ancora nascente, e per
conseguenza non ancora tutte determinate le opere di carità alle quali
si deve dedicare, non stabilite le regole, e il governo formalmente,
2tuttavia questa società vive perfetta vita comune, osservando le
regole qui avanti espresse sotto la direzione e guida d'una Superiora
come in via di prova aspettando chè le circostanze, il tempo, i
soggetti, ma più di tutto la volontà di Dio, senza la quale a nulla
giovarebbe le nostre prevenzioni voglia finalmente stabilirla
prendendo posto con le altre Comunità Religiose in quest'arca mistica
della Santa Madre Chiesa.
Fine principale che quest'Istituto si propone
3Questo
Istituto fondato a beneficio, e vantaggio della Classe
Contadina specialmente povera, dovrà prestarsi in conseguenza con
tutti suoi mezzi, cure, e sostanza a favore di questa società, amarla, e
prediligerla, come Gesù Cristo l'amò a preferenza delle altre. Quindi
le sue fondazioni saranno fatte nei Villaggi, e piccoli Paeselli
ond'essere più a contato con la povera gente di Campagna e spargere
in essa i suoi benefici.
2
[Di questo testo esiste anche un'altra versione in brutta copia con il titolo di “Regole
per le Novizie”. Si trascrive solo la seconda versione considerata la bella copia della
precedente]
Regole
11
opera omnia
Opere di carità per ora intraprese
4I.
Ricovero di Fanciulle Orfane, od abbandonate Contadine, e
povare gratis.
II. Scuola cotidiana di Fanciulle, ed adulte sè vogliono
intervenirvi gratis.
III. Ricreazioni festive dopo le Fonzioni Parrocchiali.
IV. Esercizi spirituali gratis alle povare.
5Per un fine poi particolare dell'Istituto si potrà dare gli Esercizi
anche a persone civili, e polite. Questo è l'unico servizio chè si può
rendere a quest'altra Classe della società.
Voti ed ordini di Sorelle
6Dopo
tre anni di Noviziato compreso quello chè stanno nella
Casa in abito Secolare, pronuncieranno i tre Voti semplici di povertà,
castità, ed obbedienza in mano della Superiora durevoli d'anno in
anno, pel corso de' quattro anno. 7Dopo gli pronuncieranno perpetui
aggiungendo il 4 Voto, di cercare sempre la maggior gloria di Dio e
l'avvanzamento dell'Istituto tanto nello spirito come nelle opere
intrapresei quelle Sorelle solamente, chè dalla Superiora saranno
credute per virtù, per abilità ingegno, e drittura di testa abile alla
direzione dell'Istituto.
8N.B. Tanto però le Sorelle de' 3 Voti, come quelle dei 4 saranno
tutte obbligate ordinandolo la Superiora d'andare in Campagna, anzi
nè dovranno dar spesso l'esempio, onde mantenere in vigore
nell'Istituto l'arte Agraria.
9Vi sarà un solo ordine di Sorelle. però non avranno voce attiva,
chè le sole Sorelle di 4 Voti, come queste sole potranno occupare le
prime cariche della Società.
10Coll'andar del tempo le nostre Figlie di S:t Giuseppe chè non
si potrà mandare fuori dell'Istituto, si potrà servirsene per le Case per
mandar fuori a far proviste, ecc, per portinaie ecc, e formeranno nella
Casa un altro corpo chiamato delle Figlie Anziane di S: Giuseppe.
Regole
12
opera omnia
Protetori dell'Istituto
11La Sacra Famiglia, L'addolorata, S: Giuseppe, S: Gio:3
evangelista, S: Giobatta 4, S: Anna, S: Gioacchino S: Pietro, S: Paolo, e
tutti gli Apostoli, S: Maria Madalena, S: Francesco di Sales, S: Teresa,
S: Giovanna Francesca, S: Alfonso de' Liguori, Gli Angeli Custodi, ed
i S:ti Patriarchi. S: Francesco d'Assisi, e S: Filippo Neri, S: Gio: della
Croce5. S: Isidoro contadino.
Confessioni e Comunioni ordinarie
12Si
confessa ogni otto giorni, e tutte dal Confessore della Casa
ordinario, e si comunica tutte le Domeniche, e Feste dell'anno i
Mercoledì, e Venerdì, più i giorni dei Santi protetori dell'Istituto.
Orazioni
di Meditazione la mattina, e mezza la Sera. La S:t
Messa. La Visita al SS: Sacramento prima del Pranzo, e dopo la
Ricreazione. Rosario, e visita la Sera, più le due piccole visite dopo i
Pasti.
14N:B. Chi fosse impedita dai propri lavori, od impieghi dal fare
la meditazione la sera specialmente sè in campagna, e non si potesse
senza sconcerto cambiarle, la faranno al proprio posto alla meglio, e
raccogliendosi più dell'usato: senza però trascurare il lavoro, o
l'impiego chè ha alla mano. Chi non fosse da tanto per meditare in
questo modo reciterà sotta voce delle orazioni vocali.
13Mezz'ora
Lezione Spirituale
15Sempre
a pranzo, e Cena, e due volte al giorno in lavoriero
quando questo lo permette.
3
S. Giovanni.
4
S. Giovanni Battista.
5
S. Giovanni della Croce.
Regole
13
opera omnia
Digiuni
16Non
si praticano digiuni, eccetuati quelli della S: Chiesa, la
Vigilia di Natale, di S:t Giuseppe, e del suo Patrocinio,
dell'Addolorata, e dello Sposalizio.
[Altre regole]
17I.
Si osserverà una perfetta Comunità, nè le Religiose
potranno avere la benche minima proprietà. Consegneranno in mano
della Superiora quello che potessero aver portato entrando
nell'Istituto, senza conservare sullo stesso alcuna pretesta a meno chè
abbandonassero l'Istituto, o fossero licenziate.
18II. Benche non vi sia Clausura pure nessuna Sorella potrà
uscire di Casa senz'ordine, e licenza della Superiora.
19IV. Non si dovrà ritenersi la benche minima cosa venisse
regalata da parenti, ed altri sia in parlatorio, sia nelle scuole dalle
Fanciulle, ma si consegnerà tutto nelle mani della Superiora, o di chi
fà per Lei: come non si dovrà senza licenza della medesima farsi tra le
Sorelle il benche minimo regaluccio, sia di Libri, immagini, ecc, ecc.
20V. Non si potrà parlare con parenti, e nessun altro chè venisse
a ritrovarci senza aver prima licenza dalla Superiora, come non si
dovrà fermarsi a discorere con nessuno di quelli chè per accidente
s'incontrasse d'estranno per la Casa, o venisse per gli Uffici tranne chè
per convenienza e brevemente venendo a caso interogate.
21V. Non si potrà mandar fuori di Casa, nè ricevere sè mai ci
venisse consegnato Lettere, viglietti, ricordi nè cose spirituali senza
espressa licenza della Superiora sia poi a Fanciulle chè vengono nelle
Scuole, o ricreazioni, sia alle Orfane, sia ad altri.
22VI. Non si dovrà raccontarsi l'un l'altra quanto si ha veduto,
fatto, o sentito si in parlatorio, come nelle Scuole e negli Uffici, tranne
chè fossero cose edificanti, e sempre con licenza della Superiora.
23VII. Si dovrà osservare ezatamente, e pontualmente le Regole, e
gli orari stabiliti e trovandosi qualche volta impedite da motivi giusti,
e plausibili si dovrà non dimeno chiederne sempre licenza alla
Superiora per esserne ezentuate.
24VIII. Rimarcandosi le Sorelle qualche diffetto o mancanza sia
nelle Regole, sia nell'adempimento de' propri doveri, sia in altro
dovranno vicendevolmente avvertirsi, secondo i gradi, e l'età; in
Regole
14
opera omnia
modo speciale di quelli chè più si oppongono allo spirito dell'Istituto,
ma con somma carità, e dolcezza. A caso poi chè i diffetti, e mancanze
delle Sorelle fossero rilevanti e dassero mal esempio senza chè la
Superiora lo sappia si dovrà avvertirla acciò vi ponga rimedio; ma
mai parlarne con le consorelle, come tra esse farsi stupore, e
raccontarsi quanto di disgustoso si ebbe con questa, o con quella.
25IX. Non si mangerà fuori di pasto senza necessità, e questo
sempre con licenza.
26X. Dovranno le Sorelle star sempre nette assettate e pulite si
nei propri indumenti come composte nella persona, così ogni Sorella
dovrà custodire oltre i propri indumenti, quelli del proprio ufficio ed
ufficina guardando di non romperli, perderli, o dissiparli per incuria,
o negligenza.
27XI. Ogni volta chè si cometterà dalle Sorelle qualche mancanza
alle Regole, o guasterà, o manderà a male alcunche della comunità,
dirà sua colpa in ginocchio alla Superiora, in pubblico, o in privato
come la Sorella giudicherà più opportuno al proprio spirituale
profitto. Sè la colpa si comette poi sotto gli occhi, e alla presenza della
Superiora dirà subito sua colpa ad esercizio d'umiltà. Si chiedono
pure in ginocchio le licenze, e le dispense chè non riguardano il
disimpegno del proprio ufficio.
28XII. Tutti gli Uffici dovranno avere le loro Capi d'Ufficio, alle
quali le ufficiate dovranno ubbidire e stare sottomesse. Le Capi
d'Ufficio d'ovranno sorvegliare sè le Officine sono tenute assettate, e in
bel ordine, e sè le adette ivi impiegate adempiono ezatamente i loro
doveri, sè stanno alle regole, ed ordini ricevuti specialmente in quello
che riguarda il metodo delle Scuole, e dell'educazione, il fine, e lo
scopo speciale dell'Istituto, e dovranno ogni otto, o quindeci giorni
raguagliarne la Superiora.
29XIII. Vi sarà silenzio in tutta la Casa, tranne in tempo di
ricreazione nel solo luogo dovè riunita la comunità e, rare volte in
refettorio.[Trovandosi] però [riunite] le Sorelle [nella Sala] di Lavoro,
la Superiora, dispensera ad esse il silenzio un ora la mattina, il dopo
pranzo, e nelle lunghe sere d'inverno. Si dovrà non dimeno parlare
somessamente, ad uso di sollievo, e non di ricreazione, e sempre di
cose utili, e di comune edificazione. Le Sorelle chè sono obbligate a
trattenersi nelle loro Ufficine nel tempo della ricreazione potranno
parlare ma con voce assai moderata. Fuori dell'Uffina nessuna può
parlare, essendo prescritto silenzio in tutta la Casa senza eccezione.
Dovendo parlare per necessità nelle Offine o in altri luoghi si
dirà a voce bassa e in meno parole chè sia possibile: Non fatte mai
Regole
15
opera omnia
rumore come chè sia: il silenzio si rompe anche col ridere, col far segni
o strepiti, e ciò molte volte disturba più che il parlare.
30XIIII. In Campagna poi sorvegliando, e lavorando con le
Figlie di S. Giuseppe vi sarà sempre silenzio in tutti tempi senza
eccezione eccetuate quelle parole necessarie al disimpegno de' propri
doveri, e ad istruzione delle Orfane. Anzi ritrovandosi a caso in luogo
non cinto di muri, e facile ad essere vedute questo succederà
facilmente in principio di Fondazione non potranno senza una
speciale licenza della Superiora parlare, salutare rispondere a chi per
accidente le si avvicinasse, come sè fossero statue chè nè vedono, nè
odono, nè ascoltano, e questo senza eccessione di persone uomini,
donne, sacerdoti, ricchi, e poveri. Questa Regola è necessaria più di
quello chè si crede.
31XV. Non si potrà fare lavorare terreni d'altri alle nostre Figlie,
sia poi a masserizia, sia a lucro, sia in affitto. Questo è necessario, per
essere le Religiose più libere nella loro maniera di coltivazione, più
sciolte nei loro impegni, e per essere le Religiose più disimpegnate
dal trattare con gli esterni dovendo non ostante i loro impieghi
mantenere quel riservo si necessario a persone chè sono a Dio
consacrate.
32XVI. Incontrandosi le Sorelle per la Casa la minore abbasserà
il Capo, e cederà il posto alla maggiore la quale le dirà a bassa voce
“Sia lodato G. C. 6 e anderà avanti senza far complimenti. Nessuna
entri nella Cela dell'altra senza vero bisogno: dovendo entrare dia un
segno, e aspetti chè la Sorella abbia risposto. Deo grazias. Portando il
bisogno di soffermarsi, la porta stia socchiusa: detto quanto vi è duopo
vi ritirate.
33XVII. Non si dovrà lasciar passare i quindeci giorni senza
informare la Superiora di quello chè passa nel suo interno, de' suoi
gusti, ripugnanze, inclinazioni e come adempie a propri doveri, uffici
ed impieghi, e ciò con brevità, verità e semplicità.
34Entrando le Sorelle in lavoriero, nelle Scuole, in Campagna e
nelle proprie Ufficine s'inginocchierà, e si farà a Dio un offerta di se
medesima, e della fatica a cui si è per dedicarsi, onde poter attendere
al travaglio con raccoglimento, con ezatessa e con tranquilla
sollecitudine.
35Non si vadi per la Casa oziando, ne si fermi a discorere
innutilmente con questa, o con quella, si ricordi chè il tempo è
prezioso, e Dio cè lo ha dato onde impiegarlo a sua gloria ed ha nostro
6
Gesù Cristo.
Regole
16
opera omnia
profitto, e un giorno sene dovrà rendergliene conto come d'ogni
parola oziosa.
Regole
17
opera omnia
Regole
18
opera omnia
CAPITOLO IV
Piano, forma di governo e regole esenziali delle
Suore della Sacra Famiglia
Questo Libro ricopiato7
Fine chè questo Istituto si propone ed opere intraprese
[Fine]
1Da
coregersi, e cambiarsi come parerà a Monsignor Vescovo.
Questo Istituto ha per fine proprio, e speciale di dedicarsi
esclusivamente ha beneficio, e vantaggio della Classe Contadina
specialmente e col educazione agraria nella quale dovranno istruire le
loro Figlie far rinascere, amare, e prosperare di nuovo l'Arte Agraria
si pratica, che teorica.
Opere intraprese
2I.
Mantenimento, e ricovero di Giovani Orfane Contadine
povare, educandole esclusivamente all'Arte Agraria
II. Scuola cotidiana di Fanciulle, e Giovani estere
III. Ricreazioni festive, dopo le Fonzioni Parochiali
IV. Esercizi spirituali per contadine, e povare
V. Ospizio per Signore che alettate dalla semplicità delle nostre
Case bramassero venirvi a passar qualche giorno, o per riordinare le
7
Scritto sulla copertina.
Regole
19
opera omnia
proprie Coscienze facendovi da sole gli Esercizi spirituali, o per
qualche altro giusto, o plausibile motivo vi cercasero allogio, e ricovero
per qualche giorno. 3Per tutte queste opere possibilmente non si potrà
esigere mercede alcuna, altro chè quella chè venisse offerta di propria
volonta da qualche benefatore.
Piano dell'Istituto e Regole fondamentali
4N:B:
Converà prima di stabilire questa Regola Fondamentale
delli Ordine di Sorelle, provare prima come ci riescano le Figlie
Anziane, e sè fosse meglio considerarle proprio anch'esse come
Sorelle Converse, o Mandatarie, e come tali dopo un tempo
determinato fare loro pronunciare i Voti semplici durevoli sino chè
rimangono nell'Istituto, e avere con noi la stessa tavola, ricreazione
ecc, ecc. eccetuato chè rimangano in Abito secolare, perché devono
spesso sortire per le incombenze della Casa ecc. trovando chè questo ci
riesce meglio, come con l'esperienza si vedrà, allora si potrebbe delle
altre Religiose fare un solo Ordine di Sorelle, e a caso chè sè lo
trovasse proprio necessario nel Signore, si potrebbe distinguere anche
queste, ma col solo 4 Voto senza darle altre denominazioni, però
come dico il tempo, e la prova deciderà.
Ordini di Sorelle
5I.
Questa società è composta di due ordini di Sorelle, da
cambiare essendo facile col tempo che le Sorelle del 1 ordine,
s'allontanano d'all'agraria, o sdegnano d'andarvi e introducano nuova
educazione, le Sorelle del primo ordine occuperanno tutti gl'impieghi
maggiori dell'Istituto, queste oltre i tre voti di povertà, castità ed
Ubbidienza vi aggiungeranno il quarto di cercar sempre in tutte le
loro operazioni la maggior gloria di Dio, e queste sono le sole chè
hanno voce attiva, e passiva nella società.
6II. Le Sorelle di secondo ordine si presteranno in aiuto delle
prime, e perciò si chiameranno Coadiutrici. Queste potranno in
mancanza delle prime fare le loro veci, ma sempre in via provisoria.
Desse non pronuncieranno in quarto Voto.
7III. Le Sorelle accettate, e promosse alla Vestizione, e hai primi
voti in qualità di Coadiutrici potranno essere promosse al primo
grado sè in esse risultassero doti, e meriti distinti. Fatti però i voti
Regole
20
opera omnia
perpetui come Sorelle Coadiutrici non potranno più essere avanzate
al primo ordine per qual si sia motivo.
8IV. Le Sorelle pure accettate, e promosse alla vestizione, e ai
primi voti nell'ordine delle Sorelle maggiori, sè non presentassero in
seguito quel complesso di meriti, e di qualità si necessario per il buon
governo, e direzione della Casa, e dell'Istituto verranno invece
ammesse nell'ordine delle Sorelle Coadiutrici
9V. Sebbene distinte in due ordini le Religiose di quest'Istituto
sono tutte Sorelle, e vivono perfetta vita comune: comune l'orazione,
la mensa, la Ricreazione, il Lavoriero. Congiunte frà di loro, e
collegate quali membri di un istesso corpo, e tutte animate dallo stesso
spirito, cooperanti allo stesso scopo, tutte parteciperanno al merito
delle opere dell'Istituto, e Iddio dividerà sopra tutte il suo premio in
Cielo. Le Sorelle tanto del primo, come del secondo ordine
porteranno il medesimo Abito di Lana misto caffè, e ruggine,
grembiule nero col rialzo davanti, velo nero in capo chè formi anche
cuffia collarino bianco al collo, con croce di Legno.
10Quelle Sorelle chè occupano i principali impieghi della
Società, la nomina dei quali stà alla Madre generale si
avvicenderanno alla vigilanza in tutti gl'Uffici, e adunanze comuni.
Forma di Governo
11I.
La Società sarà governata da una Superiora Generale.
Questa sotto l'ispezione, ed ubbidienza del Sommo Pontefice, degli
Ordinari, e di tutti legitimi Superiori, e la sua carica, e autorità durerà
in vita.
12II. Si stabilirà un Capitolo chè rappresenti la Società, e si dice
Generale. Questo Capitolo sarà composto oltre della Madre Generale,
e delle sue Assistenti, di 12 Consigliere, e si dovrà adunare
possibilmente nella Casa Madre tutti gli anni per trattare gl'affari
della Società, e conservare in vigore, ed aumento lo spirito, e le opere
dell'Istituto.
13III. Si darà alla Superiora Generale 3 Assistenti le quali
dovranno servirle d'ajuto, e di consiglio: essa nè sceglierà una per fare
nel bisogno le sue veci, e tutte insieme formano il Capitolo privato
della Generale. Sè le danno inoltre una Cancelliera e una Economa
generale.
14IV. Tanto la nomina della Madre Generale, come quelle delle
sue Assistenti, della Cancelliera, e dell'Economa generale, e la loro
Regole
21
opera omnia
deposizione sè mai venisse necessaria, spettano al Capitolo Generale
della Società.
15V. Ciascuna Casa avrà una Superiora locale, un Assistente alla
medesima, una Diretrice per la scienza Agraria, un altra per le Scuole
estere, e private, una Cancelliera, un economa e due consigliere, le
quali saranno tutte nominate dalle Sorelle di primo ordine, si avranno
in oltre una Portinaia, una Guardarobiera, una Sacrestana, una
infermiera, una celleraja chè si potranno scegliere frà le Sorelle
Coadiutrici. Una sola Religiosa potrà coprire più impieghi, però in
ogni Casa si dovrà tenere quel numero di Religiose chè basti al
disimpegno delle opere stabilite, e chè sono necessarie per sostenere il
buon ordine nella Casa, e la Regolare osservanza, il progresso
nell'agricoltura, le altre opere abbracciate, giusta lo spirito, e le
pratiche dell'Istituto.
16VI. Spetta alla Generale la nomina della Superiora locale, della
Maestra delle Novizie, dell'Assistente, della Diretrice delle Scuole, e
dell'Agraria, della Cancelliera, dell'Economa, e delle Consigliere.
17VII. La nomina delle Superiori dovrà farsi con la debita
dipendenza dall'Ordinario: per la nomina degli altri uffici dovrà la
Generale sentir parere del suo Consiglio, e della Superiora locale a cui
l'ufficiata deve essere sottomessa. Le Superiori Locali nominano le
altre Ufficiate d'inteligenza colle loro Consigliere.
18VIII Le Superiori locali durano tre anni nel loro ufficio, sè non
pare altrimenti alla Generale d'accordo coll'ordinario. tutte le altre
Ufficiali finché stima bene la Superiora chè le ha elette.
19IX La Superiora pregherà il Vescovo Diocesano a destinare il
Confessore ordinario, e a suoi tempi secondo le circostanze anche lo
straordinario, i quali sieno secondo lo spirito dell'Istituto. L'ordinario
durerà nell'impiego tre anni. Nè l'uno nè l'altro poi non s'ingeriranno
nel governo della Casa, nè vi avranno alcuna autorità.
20X. Un Cappellano viene incaricato della Messa quotidiana, e
delle altre funzioni ordinarie.
Regole principali
21I.
In massima questo Istituto non potrà accetar fondazioni
nella Città, essendo le sue opere ed i suoi vantagi esclusivamente
adetti a beneficio della Classe Contadina, come anche accettar
fondazioni dove unito alla Casa non vi sia un Orto, o qualche poco
tereno per impiegare le proprie Figlie, secondo i fini chè l'Istituto si
Regole
22
opera omnia
propone non dovendo noi tener casa possibilmente senza
Orfanotrofio, nè Orfanotrofio senza fondo d'occupare le nostre Figlie,
eccetuata la Casa del Noviziato.
22II. Non si potrà fare lavorare terreni d'altri alle nostre Figlie,
sia poi a Masserizia, sia in affitto, sia a lucro o ha giornata ecc, ecc.
fuorichè il nostro proprio, semprechè anche questo sia o chiuso nel
recinto del Monastero, o immediatamente unito al medesimo, e
questo per essere più libere nella loro maniera di coltivazione, ed a
scanso di infiniti altri disordini chè coltivando terreni d'altri
potrebbero succedere, perché quantunque queste Religiose obbligate
dai loro doveri a condure le proprie Figlie in Campagna, devono
conservare, e mantenere per quanto è possibile quella riservatezza,
stima, e riguardi si necessari pel buon ordine, il rispetto di persone a
Dio consacrate, Onde mantenere sempre più animata, e fiorente l'Arte
Agraria nelle nostre Case, e presso le nostre Figlie. In conseguenza
non si terrà per ogni Casa dell'Istituto chè quel numero di Fanciulle
chè si potranno impiegare secondo lo scopo, e le regole dell'Istituto
chè non si potrebbe diversamente conservare.
23IV: Non si potrà tener possibilmente per ogni Casa
dell'Istituto chè più di 33 Orfane, e 12 Religiose eccetuata la Casa del
Noviziato la quale sarebbe desiderabile chè fosse sempre numerosa
onde aver all'uopo Religiose formate per rimpiazzare quelle chè
occoressero mandare per altre fondazioni, come anche quelle chè
morissero ed infermassero, però questa regola potrà essere variata in
caso di necessità, ma con cautela, e prudenza, e sempre in via
provvisoria. In generale sè volete chè le vostre Case si mantengono
sempre nell'ordine, nella regolare osservanza, e nel primiero spirito
non tenete per ogni Casa chè quel numero di Religiose necessario pel
disimpegno degli uffici propri, e ministeri dell'Istituto, cosi pure quel
numero di Orfane chè potete impiegare, ed occupare secondo la loro
condizione, e Regola dell'Istituto.
24V. Non si dovrà accettare nei nostri Orfanatrofi, sè non
Contadine povare, e miserabili, oppure tali dà essere allevate, nè
mandarle fuori dello Stabilimento senza loro spontanea volontà,
dovendo essere queste Religiose vere madri delle proprie Figlie: sè
però qualche motivo rendesse necessaria questa misura si dovrà
espore il caso alla Generale ed aspettate il suo assenso.
25VI. Quelle Orfane chè non inclinassero nè al Matrimonio, nè ha
ritornare alle proprie Famiglie, nè andare al servigio d'altre, nè andar
Religiosa, poiché le nostre Figlie devono essere libere nella scelta del
loro stato, e vocazione; cosi queste giunte ad un età conveniente
Regole
23
opera omnia
formeranno una Compagnia a parte in questo Istituto, e si
chiameranno Figlie maggiori, od anziane di S:t Giuseppe. Queste
divise per le Case si potrà servirsene con utile, e vantaggio per i
servigi esterni della Casa, e per altre incombenze fuori dell'Istituto,
per esempio fare le proviste portar le ambasciate, visitar inferme ecc.
ecc.
26VII. In generale per massima non si dovrà pretendere
mercede alcuna per tutte le opere di carità dà questo Istituto
abbracciate, perciò a seconda delle maggiori, o minori entrate della
Casa si dovrà accrescerle, o diminuirle: si accetterà però quanto
venisse offerto per altrui liberalità, con grato animo, e riconoscente.
Della accettazione dei Sogetti e dei Voti
27II.
Si desidera chè le Novizie non abbiano meno di quatordici
anni, ne più di ventisei: sane, e robuste: di un esteriore composto, ne
deturpato da diffetti ributanti sopratutto d'indole ingenua, docile,
aperta; civili nel tratto, rette di giudizio, di spirito sodo, chè abbiano
in fine una ferma risoluzione di abbandonarsi al voler di Dio,
rimettendosi senza riserva alla volontà della Superiora circa la
destinazione dei luoghi, e degli impieghi.
28III. Come Sorelle di primo ordine non si ammettono sè non
quelle chè offrono il complesso delle qualità necessarie al fine, e scopo
dell'Istituto. Oltre la purezza, e la forza dello spirito per santificare sè
stesse, devono essere abili all'Istruzione, o almeno alla direzione degli
uffici della Casa: di buon disernimento, e giudizio, da saper governare
sè, e consigliare altrui: d'animo ben fatto, e cosi composto dalla virtù,
chè possono meritarsi la stima e l'amore delle Compagne, delle
allieve, e delle estere.
29N:B. Trovo molto ripugnanza a fare due ordini di Sorelle, e mi
sembra migliore, ed anzi abbraccierei di farne un solo, pel timore chè
col tempo il primo ordine ricusase d'andare in Campagna con le
Figlie, basse della nostra fondazione, e quindi venisse ad estinguersi
l'amore all'Agricoltura. Quindi io sarei invece d'aviso di distinguere le
Sorelle abili per la direzizione col 4 Voto, e tenere le Figlie anziane chè
di necessità ci rimaranno in Casa per far sortire per proviste ecc, ecc,
ambasciate servigi ecc.
30IV. Le Sorelle di secondo ordine si vogliono umili, e docili:
industri per i lavorieri di Campagna, forti; d'un carattere aperto, e
Regole
24
opera omnia
semplice, abili pure per altri lavorieri, come incanar seta, tessere,
Sarte ecc e possibilmente anche ad un poco d'istruzione
31V. Le Figlie di S:t Giuseppe chè desiderassero entrare in
Religione, bisognerà prima provarle sè la loro Vocazione viene da
Dio, o pure d'altri fini umani, cosa facilissima, e nella quale senza
saperlo potrebbero restare esse stesse ingannate; perciò conviene, ed è
necessarissimo non aver premura di metterle nel Noviziato, potendo
far molto bene anche in campagnia, e frà le loro compagne: bisogna chè
abbiano un carattere sincero, aperto, e amorevole verso tutte le Loro
Maestre, chè sieno umili, ma nello stesso tempo, inteligenti, attive, ed
attente ai propri doveri, chè sieno d'un esterno polito, ben composto,
modesto, e di garbate maniere, in oltre d'una virtù soda, e senza
pregiudizi, di condotta intemerata, e chè abbiano infine gran amore, e
stima per l'Istituto, e le sue opere, nelle quali, e per le quali sono state
istruite, ed educate.
32VI. Quantunque nelle Religiose di questo Istituto vi sia si
variata condizione di ricche, e povare, nobili, e Contadine, pure
animate tutte dà uno stesso spirito, e cooperanti ad un medesimo
scopo dovranno tutte comandandolo la Superiora essere disposte
d'andar in Campagna, tale essendo il fine principale della nostra
Istituzione; la Campagna offerisce a tutte di chè impiegarsi, secondo le
forze, la capacità, i talenti di ciascheduna, la mano d'opera,
l'istruzione, la sorveglianza, la custodia ecc, ecc ecco tanti uffici,
impieghi, e ministeri differenti onde poter impiegarsi, e giovar tutte a
quest'arte chè formava un tempo lo studio degli Uomini, e la
compiacenza di Dio. Che tutte dunque l'amano, e lo desiderano, e
quest'impiego sia considerato nella Casa come il più grande, ed
onorifico.
33VII. Le Religiose di quest'Istituto stando in Campagna, o per
caso esposte ad essere vedute osserveranno silenzio più grande chè sè
fossero in Chiesa, e nelle loro Celle, eccetuato sempre le parole
necessarie per l'istruzione delle proprie figlie, queste pure dovranno
in Campagna e molto più poi sè fossero esposte al pubblico, osservare
stretto silenzio, eccetuati i pochi intervali di riposo chè prenderanno
intorno alla loro Maestra, però modestamente e ha voce bassa. non
dovranno in conseguenza guardare a chi passa, nè ha chi per sorte gli
si avvicina, e nè meno contracambiare a saluti sia poi con la voce, con
gli atti e con gli sguardi, a chi chè sia o le si avvicinasse. Chè la loro
stessa persona sia composta, polita e modesta, ricordandosi chè sono
Religiose e quanto poco basterebbe per toglier loro la stima, e il
Regole
25
opera omnia
rispetto chè devono conservare per la gloria di Dio, e il bene del
Istituto.
34Questa regola adotata per esperienza è tanto necessaria chè và
del pari con l'avanzamento, e stima dell'Istituto, perciò non sarà mai
abbastanza raccomandata. Richiamare quanto si disse sù questo
proposito in altro libretto.
35VIII. Tutte le Novizie entrando in Casa dovranno essere
istruite teoricamente nell'arte Agraria, non però cosi degli altri studi, o
scienze nelle quali verranno solamente applicate ed istruite quelle
novizie chè la Superiora crederà bene poter esser giovevogli allo spirito
delle medesime, ed ha vantaggio dell'Istituto.
36IX Non si avrà una dote stabilita per quelle chè desiderassero
entrare nell'Istituto. Ma questa sarà mano mano fissata dalla
Superiora Generale a ciascheduna Novizia secondo i meriti, le finanze
ed i mezzi delle Famiglie delle medesime. Si guarderà però chè tutte
paghino almeno il Noviziato, e portino con sé i mobili necessari ed
più una piccola summa per le spese della Vestizione. Però è
desiderabile chè la Superiora sia piùtosto andante in ciò che riguarda
l'interesse
37X. Qualora i soggetti chè chiedono d'entrare nell'Istituto si
vedono propria nel Signore adatate per la Società, vengano ammessi
nel Noviziato: vi dimorano ivi in abito secolare sei mesi o secondo
crede bene la Generale. Indi, previa l'esplorazione e permissione del
Vescovo del luogo, veste l'Abito Religioso, ma senza Croce, e corona,
e propriamente incomincia il Noviziato il quale dura due anni.
38XI. Passati i due anni di Noviziato sè la Novizia è ferma nella
risoluzione di consacrarsi a Dio, e la Generale, o chi fà per Lei la trovi
idonea, e chiamata da Dio, si sottopone all'esame del Vescovo, e col
consenso di lui viene ammessa a pronunciare i voti semplici di
povertà, castità e ubbidienza. questi voti cessano dà sè, cessando la
giovane di convivere nell'Istituto. Li pronuncia in Chiesa alla
presenza della Comunità, e nelle mani della Superiora locale, e
prende la Croce, e la Corona. Questi Voti si rinovano d'anno in anno
pel corso di cinque anni, dopo i quali sè la Generale giudica la
Religiosa matura per la professione, si prega Monsignor Vescovo a
recarsi per l'esame; e da Lui approvata la vocazione, viene ammessa
agli ultimi voti perpetui, e solubili soltanto dal Som:8 Pontefice. Le
Sorelle di primo ordine aggiungeranno ai tre voti della Religione il
8
Sommo.
Regole
26
opera omnia
quarto di cercar sempre in tutte le loro operazioni la maggior gloria
di Dio, e queste solo occuperanno i primi posti della Società
39XII. Non essendo i Voti perpetui necessari in quest'Istituto,
non si potrà importunare la Generale per la pronuncia dei medesimi.
Perciò la Generale dovrà guardar bene a non essere troppo
indulgente e coriva a concederlo, e permetterlo alle sue Religiose,
essendo assai meglio in caso dubbio chè venga differito, ed anchè mai
permesso a qualchè d'una chè lo merita piùtosto chè mettersi al pericolo
di concederlo a chi non avesse quella stabilità doti, meriti, e qualità
necessarie per il buon governo di sè, e dell'Istituto.
40XIII. Solamente le Religiose chè avranno pronunciato i Voti
perpetui e si chiameranno Professe, potranno aver voce attiva e
passiva nella Società, ma non potranno occupare il Posto di Generale,
Superiora, Economa, Diretrice, Maestra delle Novizie, e Consigliere sè
non quelle chè ai Voti perpetui vi avranno agiunto il quarto voto.
41XIIII. A caso chè qualche Novizia entrando nella Società fosse
avanzata d'età, e la Generale vi scoprisse molta sagacità, e sodezza di
mente potrà in tal caso abbreviarle il Noviziato, e la pronuncia dei
Voti.
42XV. Dopo chè la Novizia sarà Vestita dell'Abito Religioso si
potrà impiegarla sè si crede nella Casa medesima del Noviziato, ma
non si potrà esporla al pubblico sè non pronunciati i primi Voti. In
caso di bisogno si potrà pure adoperarle per le Scuole si private chè
estere nelle proprie Case, ma sempre assieme ad una Religiosa
43XVI. Non si potrà licenziare un soggetto dall'Istituto senza la
permissione della Generale. Sè la novizia poi avesse pronunciati i
primi Voti, la Generale dovrà sentir prima il parere del suo consiglio.
44XVII. Tutte possono essere rimandate prima d'aver emessi gli
ultimi Voti, ma solo per ragioni gravi, e proporzionate. Quindi ci
vorrà di più per chi sarà più avanzata nella Società, o maggior danno
fosse per soffrire dall'espulzione. In generale i motivi per licenziare
sono. Sè si scoprisse alcuno di quei diffetti pei quali non si sarebbe
ricevuta a principio, e da' Lei fossero stati taciuti: sè andasse soggetta
ad infermità, molto più poi sè queste fossero attaccaticcie; sè fosse
taciturna ed inclinata alla melanconia, intrattabile di testa, travagliata
dà scrupoli provenienti dà ostinazioni nel proprio giudizio: sè
spiegasse un carattere pigro, indolente, vile; sè sdegnasse d'applicarsi
all'Agricoltura, sè avesse poca stima delle Regole sè fosse indiferente, e
mettesse in non cale, gli avisi, e le corezioni ecc ecc
45XVIII. Quantunque si spera nel Signore non abbia dà
succedere mai, pure è possibile il caso chè anche le Professe sieno
Regole
27
opera omnia
dall'Istituto licenziate, nel qual caso la generale dovrà ricore al Sommo
Pontefice per essere autorizzata a licenziare l'indegna dall'Istituto.
Essendo il caso terribile si dovrà aspettare chè la necessità
imperiosamente lo costringa.
Regole
28
opera omnia
CAPITOLO V
1856 Memorie riguardanti la mia nuova famiglia
Viva Gesù Giuseppe e Maria
1856
Memorie
11
Novembre 1856 - In questo giorno abbiamo incominciato il
nuovo orario, e metodo di vita datici da Monsignor Vescovo Pietro
Luigi Speranza per uso della mia Famiglia, ora composta di tre
Compagne una delle quali pure incerta di rimanervi e di 14 Orfane.
23. Novembre 1856 - entrate in Casa altre due Compagne una di
Seriate la quale era qui d'un Mese a prova in qualità di Maestra, e
l'altra di Arsen - la prima Adelaide Carsana, e l'altra Maria Passera
31. Dicembre 1856. Messo in attività qualche poche regole
approvate da Monsig. Vescovo.
[1857]
48.
Gennaio 1857. Entrata altra compagna della Comune di
Ardesio per nome Catterina Filisetti, in qualità di Mezzadra, e
Contadina.
518. Gennaio 1857. Con permissione di Monsignor Vescovo
abbiamo incominciato i SS: Esercizi che durarono la parte di dodici
giorni, ce' gli diede il Rev:do Sig D. Bartolomeo Tommasi, e siamo
restate molto soddisfatte, questi esercizi furono dati solamente per le
mie Compagne, e mè in tutte 6 ed escuse le orfane le quali ora sono 16.
Regole
29
opera omnia
625.
Dicembre 1856. Fatto il voto perpetuo di Castità, con
licenza del mio Confessore.
78. Febbraio Settuagesima e giorno di S. Girolamo Miani 1857.
Fatti gli altri due voti di povertà ed Ubbidienza a Monsignor
Vescovo, col suo consenso.
824. detto - Ricevuta altra compagna di Seriate Leonilde
Valsecchi.
913. Aprile. Dati i primi Esercizi a Giovani estere in numero di
28, venivano la mattina, e ritornavano alle loro case la sera, la Casa
dava loro gratis il Pranzo: fecero pure gli Esercizi le Figlie di S:
Giuseppe. Chi gli diede fù il Rev:° Sacerdote D. Bartolomeo Tomasi
10Li 9 ottobre 1857. Dati secondi esercizi a Giovani Estere in
Numero di 28, frà queste vi fù due Signore. Gli Esercizi durano la
parte di 6 giorni, il Predicatore fù il Sig. D: Rinaldo Ropi di Arcene,
Professore in Seminario.
11Li 4 Novembre 1857. Partita una Compagna Catterina Filisetti
la quale era qui in qualità di Sorella Mezzadra Contadina, e nè venne
un altra pure Contadina d'Albano la quale non si fermò nell'istituto
che giorni 6, non potendosi assueffare alle nostre Regole e sè nè ritornò
a Casa sua.
12Li 7 Dicembre 1857 - Venne a Comonte Monsignor Vescovo e
ci benedì gli Abiti uniformi Veli, e Cuffia i quali Abiti vennero da noi
indossati il giorno dopo giorno dell'Immacolatta Concessione e abbiamo
preso il nome di Suore della Sacra Famiglia con approvazione di
Monsignor Vescovo. Gesù Maria, Giuseppe non m'abbandonate.
13Li 25 Dbre 9 1857. Dati Secondi Esercizi dal R: S: D: Antonio
Tassis, i quali terminarono col 1 dell' nuovo anno 1858.
1858
14Li
23 Gennajo. Preso il nome di Suor Paola Elisabetta e messa
la Croce di legno al Collo.
1519. Marzo. Entrata in Casa la Compagna Maria Zappella,
tessadra e Contadina
168. Luglio. Messo il nuovo Abito uniforme monachale.
1718. Ottobre. Incominciati i SS: Esercizi alle Giovani povare
estere, dati dal Rev: Sig Conte Marco Passi.
1821. Novem: 10 Giorno della Mad: 11
9
Dicembre.
Regole
30
opera omnia
1913.
di Luglio. Ricevuta una nuova compagna di Bariano
Franchetti nob: 12 Maria.
[1859]
2023.
Gennajo. 1859. In questo giorno hanno fatto i Voti annuali
di Povertà, Castità, ed Ubb: 13 le mie Compagne in numero di 6
2131 detto. Ricevuta una Novizia di Zanica Santina Tiraboschi.
2219 Marzo. Stato il Vescovo a Comonte, e ha benedetto gli
Abiti della Sig Franchetti, e di Zappella Maria le quali si sono poi
vestite la sera
23Col giorno 26 Settem: 14 si diede principio agli Esercizi
Spirituali per le sole Monache e Figlie di S: Giuseppe, chi gli diede fu
il Rev: Sig Canonico Valsecchi Rettore del Collegio
2415. Ottobre. In questo giorno entrò in Noviziato due delle
nostre Figlie di St. Giuseppe. Angela Ceroni, e Elisabetta Lonni le
quali poi sortirono pochi mesi dopo.
2523. Dicembre. 1859. In questo giorno entrò in Noviziato la
Giovane Sig. Giuseppina Rossi di Bergamo.
[1860]
2625
Marzo 1860. In questo giorno abbiamo incominciato gli
Esercizi per le Estere le quali furono 36. Il Predicatore fù il Prevosto di
S:t Paolo in Argon D. Stefano Gasparini.
2729 Marzo 1860. In questo giorno mancò a vivi la Novizia
Maria Franchetti, nella propria Famiglia a Bariano, dove vi era andata
d'un mese con la lusinga che l'aria nativa le avesse da ritornare la
salute.
28L'Inverno del 1859-60 fù memorabile per le molte mortalità, e
malattie nelle Figlie di S:t Giuseppe poiché dal Novembre 1859 sino
alla mettà d'Aprile del 60 nè morirono 5 ed erano in numero di 31. Si
10
Novembre.
11
Madonna.
12
Nobile.
13
Ubbidienza.
14
Settembre.
Regole
31
opera omnia
attribui la cagione di queste morti per aver abitato ancora fresca di
suolo e di muraglie la nostra nuova Chiesetta.
2919 Settembre 1860. In questo giorno abbiamo incominciato gli
Esercizi le esercitanti erano 35 e 24 di queste sono state in Convento
anche a dormire, il Predi:15 Il Prevosto del Carmine Locatelli.
[1862]
30Il
25 Aprile 1862. Si andò ad aprire una nuova Casa alla
Campagna sul territorio cremonese. Chi ci condusse fù il Sig
Canonico Valsechi. Vi andarono in principio tre Religiose, e 4 Figlie.
Il giorno del Patrocinio di S. Giu: 16 si pensò della compra di S.
M: 17 e si scrisse la prima lettera riguardante quest'affare
Il giorno _____ si stabili il contratto di S. Maria col Sig Achile
Viola, chi fece, trattò, e chiuse il contratto per noi fu il Sig Antonio
Piccinelli ed il Sig Pietro Scotti.
31Il giorno 22 di Ottobre 1862 Vi fù unione in S. Maria per
trattare delle concessioni che il Rev. Sig Prevosto, coi fabbriceri
accorderebbero alle Monache, e si scrisse una Promemoria.
32Il giorno 30 ottobre, secondo giorno del Settenario ricevemmo
la notizia da M: V: 18 di Cremona che venne in persona a Villa Cam: 19
a comunicarcela che aveva stabilito la Cappellania a S. M: 20 per
comodo delle Religiose.
[1863]
3314
Aprile 1863 Giorno d'apertura nella Casa di S. Maria in
Soncino. In questo giorno ci celebrò Messa Monsignor Antonio
Novasconi Vescovo di Cremona. Prima Superiora di questa casa suor
Rosa Masoni. Coll'apertura di questa casa si chiusce quella di Villa
Campagna.
15
Predicatore.
16
Giuseppe.
17
Maria.
18
Monsignor Vescovo.
19
Campagna.
20
Santa Maria.
Regole
32
opera omnia
Novembre 1863. Apertura della Casa dei Figli di S.t
Giuseppe a Villa Campagna con quattro Fratelli, uno dei quali
Sacerdote, ed un Figliuolo.
344
Parte Ia
Dell'Istituto in generale
Capo I°
Fine dell'Istituto e opere di carità che si propone
11°
“Siccome vi sono molte dimore nella Casa del Padre Celeste,
così vi sono molte Famiglie, impieghi ed uffici differenti, fra questi vi
sono le Congregazioni e Comunità Religiose, che hanno ciascuna il
loro impiego, ed i loro uffici differenti e particolari conforme al fine
speciale per il quale Esse sono state istituite: 2perché quantunque
tutte le Religioni abbiano un fine unico e generale, il quale è di servire
a Dio, e di glorificarlo con la pratica de' consigli Evangelici:
nondimeno ciascheduna, se ne prefigge uno che le è proprio, e
speciale secondo il disegno particolare per il quale è stata fondata ed
istituita. 3Tale è la Congregazione od Istituto delle Suore della Sacra
Famiglia, che, oltre il fine, come si disse generale, che le è comune con
tutte le altre Comunità Religiose, che sono nella Chiesa di servire ed
onorare Dio con l'osservanza esatta dei santi voti di Povertà, Castità,
ed obbedienza e con una imitazione perfetta di tutte le virtù di nostro
Signore e della sua SS. Madre, 4ha un fine propio speciale, quello cioè
d'applicarsi con tutti i mezzi e sforzi convenienti, e per quanto le è
possibile anche con le sostanze a vantaggio e servizio della classe
povera, specialmente dei contadini essendo per questo che l'Istituto
delle Suore della Sacra Famiglia è stato fondato dalla misericordia
infinita di Dio e dalla sua ammirabile e Divina Provvidenza.”
52. A conseguimento del loro fine speciale dovranno le Suore
della Sacra Famiglia applicarsi per primo loro principale dovere
all'educazione delle povere figlie della campagna, aprendo ricoveri
nelle loro case alle più povere, ed abbandonate tra esse,
mantenendone del proprio, a misura dei loro mezzi e delle loro
sostanze; istruendole oltre a' sani principi di morale e di Religione,
nell'arte agraria di lavorare e coltivare le terre, e in tutte quelle arti e
mestieri, che si addicono, e sono necessari ad una giovane contadina,
6perché possa diventare un giorno buona madre di famiglia, e portare
fra la gente di campagna, con la riforma de' costumi, e coll'amore
Regole
33
opera omnia
all'arte agraria, quei benefici e vantaggi, che il Signore ne' suoi eterni
decreti si aveva proposto creando quest'Istituto.
73. Oltre l'educazione delle povere Figlie di S.t Giuseppe, che
cosi verranno chiamate le ricoverate in quest'Istituto, si dovrà tenere
scuola di carità per tutte quelle altre contadine fanciulle od adulte,
che vorranno approfittarsi, adottando sempre i metodi, l'istruzione e
perfino i lavori alla lor classe e condizione appropriati. Le ricreazioni
festive, dopo le funzioni parrocchiali, e gli Esercizi Spirituali di S.t
Ignazio, per le povere Figlie di campagna, saranno altri argomenti
essenziali alla carità delle Suore della Sacra Famiglia
84. L'Istituto potrà occuparsi ancora col consenso de' propri
Superiori, a tutte quelle altre opere di carità, e di beneficienza verso la
classe contadina, che dai bisogni dei tempi, e dei paesi dove si
apriranno le Case, fossero richiesti, e che l'idoneità dei soggetti
all'opere richieste permettesse all'Istituto di assumere, come sarebbe
l'istruzione della Dottrina Cristiana nelle Parrocchie, la visita a
domicilio agl'infermi ecc, ecc. Sempre però, che non si abbia per
questo, da trascurare il fine principale cioè, i ricoveri e l'educazione
delle Figlie di S. Giuseppe.
95°. Perché l'Istituto col restringersi alle sole opere di carità in
servizio dei poveri contadini, non si renda affatto sconosciuto, e quasi
estraneo alle classi civili della Società, essendo anzi necessario al suo
Governo, utilissimo al disimpegno de' più importanti offici,
desiderabile all'altrui edificazione che da queste classi a preferenza
sieno tolte le Suore della Sacra Famiglia, per questo motivo agli
Esercizi Spirituali che si danno alle povare una o due volte all'anno
gratuitamente, si potranno ammettere contro una conveniente
retribuzione anche persone civili per vedere se mai il Signore ne
chiamasse qualcuna, che non isdegnando le nostre occupazioni, e
disprezzando ogni riguardo umano, volesse per amore di Dio e de'
poveri contadini, far parte pur essa di questa Società. 10Si potrà anche
tenere per lo stesso motivo nelle nostre Case un Ospizio per qualche
Signora che allettata dalla nostra semplicità, venisse a cercarvi la
solitudine in Dio facendo privatamente gli Esercizi Spirituali od
anche se per qualche giusto e plausibile motivo, vi dimandasse per
qualche breve tempo un ricovero, od un asilo. Questi sono gli unici e
soli servigi che, stante il fine particolare sovraesposto si potranno
rendere alle classi civili della società.
Regole
34
opera omnia
Capo II°
Suore della Sacra Famiglia in generale
Voti, Ordini di Sorelle
111
L'Istituto delle Suore della Sacra Famiglia, per meglio
conseguire il fine proposto e perpetuarsi nella sua integrità ed
origine, ha trovato necessario, stabilire una Congregazione Religiosa
di donne sotto il nome di Suore della Sacra Famiglia, cui affidare le
opere di carità da esso abbracciate. Queste Religiose conducono le
povere orfanelle alla campagna, le sorvegliano, le istruiscono, non
isdegnando all'uopo, lavorare con esse per loro esempio, ed
edificazione senza altra mercede, o vista d'interesse, che di sacrificarsi
per amor del Signore, a vantaggio e beneficio dei poveri contadini,
mirando cosi, ad accrescere, per quanto è da loro, stima ed amore
all'arte agraria. 12Quindi dovendo l'Istituto pel fine e per la natura
della sua fondazione, e per le opere intraprese, esporsi quasi di
continuo al pubblico, associandosi abitualmente alla vita dei
contadini, in tutte le occupazioni della famiglia e della campagna,
non formi un Ordine Monastico o Claustrale. 13Nondimeno è un
Istituto regolare, e gli individui che lo compongono devono osservare
una vita comune ed esemplarmente religiosa, tanto più perfetta,
quanto più grande ed esteso è il bene che si propone, e quanto più
frequenti sono le occasioni che le espongono alla pubblica vista.
142 Le suore della Sacra Famiglia, ai tre voti di povertà, castità
ed ubbidienza, nei quali consiste propriamente lo stato Religioso,
aggiungono il quarto d'impegnarsi per la maggior gloria di Dio e
secondo lo Spirito di quest'Istituto, nelle opere di carità dal medesimo
abbracciate in servizio ed a vantaggio dei poveri contadini. 15Finito il
Noviziato che d'ordinario dura tre anni pronunciano i primi tre voti
solamente obbligandovisi di anno in anno, per il corso di qualche anni
dopo i quali, giudicate idonee e sicure dalla Superiora, esaminate ed
approvate da Mons. Vescovo, li pronunciano perpetui e solubili
soltanto dal Sommo Pontefice, aggiungendovi nello stesso tempo e
nello stesso modo il quarto voto di impiegarsi come si disse a
vantaggio dei poveri contadini.
163. Nessuna Sorella può avere voce attiva o passiva nella
Società, nè occupare le prime cariche, se non ha pronunciato i voti
perpetui.
174°. Tutte le professe dopo gli ultimi voti formano un solo
ordine di Sorelle non essendovi tra di loro in faccia alla Religione
alcun titolo, alcuna distinzione, che faccia le une maggiori delli altre.
Regole
35
opera omnia
Ciò è pur conforme all'indole semplice ed umile delle nostre Case che
tendono a rappresentare il tipo di una buona e laboriosa famiglia di
Campagna. 18Inoltre la molteplicità e diversità delle nostre
occupazioni, se dimanda varietà di talenti e di disposizioni, esige
molto più che sia tolto tutto quello che potrebbe anche solo
raffreddare quell'amore scambievole, quella confidenza quella
egguaglianza che devono essere tra Sorelle e Sorelle della stessa
famiglia, le quali dividono gli stessi sentimenti, gli stessi interessi
nell'umile professione della vita agraria, fondamento e scopo della
nostra Istituzione.
Capo III°
Forma di Governo21
Forma di Governo
191 Tutte le Case fondate, e quelle che si fonderanno in seguito
formano una sola Società, e dipendono tutte da una Superiora
Generale e sotto l'ubbidienza del Sommo Pontefice, degli Ordinari e
di tutti i legittimi Superiori le governa immediatamente per se e
immediatamente per mezzo di Assistenti o di Superiori locali sicché
ne risulti un sol cuore ed un'anima sola. La sua carica dura in vita.
202°. Alla Superiora Generale si danno quattro Assistenti perché
la giovino di ajuto e di consiglio. Essa ne scegli una per fare al bisogno
le sue veci, e tutte insieme formano il suo Capitolo privato. Innoltre
dovrà avere una Cancelliera ed un'Economa Generale.
213°. Un Capitolo rappresenta tutta la Società e si dice Capitolo
generale. Questo, oltre la Generale, e le sue Assistenti è composto di
dodici Consigliere; si aduna di cinque, in cinque anni possibilmente
nella Casa Madre, per trattare degli affari della Società, per
mantenere e promuovere lo Spirito della sua Istituzione, e più
particolarmente per sorvegliare che non devii giammai dal suo primo
principalissimo fine di dedicarsi esclusivamente alla Classe povera
massime dei Contadini, al ricovero delle Orfane e all'arte Agraria
secondo queste Costituzioni.
224° La nomina della Generale, quella delle Sue Assistenti, della
Cancelliera, Economa e la loro deposizione se mai venisse necessaria
spetta al Capitolo Generale della Società.
21
“NB. Va riformato e rifuso colla Nuova Forma di Governo”. Questa frase è stata
aggiunta sotto il titolo dal vescovo Mons. Luigi Speranza.
Regole
36
opera omnia
235
Ciascuna Casa ha una Superiora locale, un'Assistente, una
Direttrice delle Scuole, e d'Agraria, una Cancelliera, un'Economa, una
Celleraria, una Sagrestana, una Infermiera e due Consigliere: nelle
Case del Noviziato, una Maestra delle Novizie.
246. Una sola Religiosa potrà coprire più impieghi, tuttavia si
procurerà di tenere in ogni Casa, quel numero di Religiose, che sarà
richiesto dal buon ordine, della regolare osservanza, dal progresso
dell'agricoltura, e dalle opere abbracciate, giusta lo spirito e le
pratiche dell'Istituto.
257 La generale nomina le Superiori locali con la debita
dipendenza dell'ordinario, come pure la Maestra delle Novizie, le
Assistenti, le Prefette, le Cancelliere, le Econome e Consigliere e
Maestre delle singole Case, sentito il parere del suo Consiglio, e delle
Superiori locali a cui le ufficiate devono essere sottomesse.
268 Le Superiori locali nominano le altre ufficiate secondarie
della lor Casa, d'intelligenza, colle loro Consigliere. La Sup.ra G.le22
poi ha la libertà di poter nel caso cambiarle quando paresse bene a
Lei.
279. Le Superiori locali durano ordinariamente tre anni nel loro
ufficio, se non pare diversamente alla Generale d'accordo
coll'Ordinario: tutte le altre ufficiate finché stima bene la Superiora
che le ha elette.
2810. La Superiora pregherà il Vescovo Diocesano a destinare il
Confessore ordinario, e a' suoi tempi secondo le circostanze, anche lo
straordinario, i quali sieno secondo lo spirito dell'Istituto. L'ordinario
durerà nell'impiego tre anni. Nè l'uno, nè l'altro poi s'ingeriranno nel
governo della Casa, nè vi avranno alcuna autorità
2911 Un Cappellano viene incaricato della Messa quotidiana e
delle altre funzioni ordinarie. Se i Fondatori delle Case non avessero
disposto per la Cappellania quotidiana, si prega Mons. Vescovo a
provvedere di guisa che la S. Messa non possa mai mancare, e nei
giorni festivi sieno possibilmente due.
3012. Si stabilirà un Padre Spirituale che ajuti la Superiora
Generale a mantenere il buon ordine e la disciplina nella Casa. Il
Padre Spirituale dovrà essere proposto dalla Generale ed approvato
dal Vescovo, il quale all'uopo lo investirà delle facoltà necessarie,
come suo rappresentante nei rapporti di dipendenza che l'Istituto ha
coll'ordinario
22
Superiora Generale.
Regole
37
opera omnia
Capo IV
Amministrazione dei beni
311
La Società può possedere capitali, e fondi stabili, ma le
singole Case non possono possedere. Queste non sono proprietarie
nemmeno di ciò che viene loro accordato in uso essendo tutto della
Società.
322 L'amministrazione di tutti i beni della Società è in mano
della Generale. A questa amministrazione ella accudisce per mezzo
dell'Economa generale residente presso di Lei, e tutte le Case
rassegnano ogni anno all'amministrazione generale, il bilancio
dell'entrata e dell'uscita, e gli avanzi restano a disposizione della
medesima Generale Amministrazione
333 Tutte le Direttrici d'Aggraria delle singole Case dovranno
ogni anno dare un esatto ragguaglio ed informazione di quanto
ricavano sui fondi lavorati dalle Figlie di S. Giuseppe, secondo il
perticato e la qualità delle terre: così pure della maniera tenuta di
coltivazione; delle scoperte invenzioni, riuscite usi e nuovi generi da
esse coltivati ed introdotti.
344 La Generale non può alienare beni immobili, nè consumare
una sostanza considerevole, nè aggravare di debiti la Società senza
l'approvazione del Capitolo Generale. In tal caso ne deve interrogare i
singoli membri, e conservare le loro risposte originali per giustificare
il suo operato. Si dovrà inoltre impetrare il necessario beneplacito
della S. Sede.
355 Le Superiori locali possono provvedere per l'ordinario
andamento delle loro Case, e per le piccole riparazioni; ma non
incontrare alcuna spesa straordinaria senza il consenso della
Generale. Questa poi deve avvertire che le Case nè abbondino, nè
manchino del conveniente
366 Venendo fatto alla Società dei lasciti o donazioni, spetta alla
Generale l'accettarli col consenso delle Assistenti. Se hanno annessi
condizioni gravose e contrarie alle Regole ed al fine dell'Istituto li
rifiuterà. Se le condizioni non disconvengono, accetterà il lascito o la
donazione ed adempirà fedelmente l'intenzione del donatore.
377 Quanto sopravvanza al bisogno e ad una scorta onde supplire
al bisogno di spese straordinarie, di fabbriche, riparazioni, carestie,
ecc. ecc., dovrà essere impiegato in opere pie dall'Istituto abbracciate,
e che secondo le circostanze si vedono migliori nel Signore. Ma si
dovrà avere più particolarmente in vista l'avvanzamento dell'arte
Agraria ed il ricovero delle Orfane.
Regole
38
opera omnia
Capo quinto
Massime e regole fondamentali
381
Tutte le opere di beneficenza e di carità abbracciate e
d'abbracciarsi dall'Istituto dovranno essere fatte gratis possibilmente
tutte: sempre poi ed assolutamente i ricoveri delle Orfane,
diminuendole od accrescendole a seconda delle entrate. Tuttavia sarà
accettato sempre con grato animo e riconoscente quanto venisse
dall'altrui carità regalato ed offerto.
392 Quantunque egualmente povere, non si accetteranno nei
nostri Orfanotrofi altre fanciulle che non siano nate contadine e tali
da poter avere comune con loro l'educazione, e ciò per impedire che
sia introdotta nelle nostre Case qualunque altra occupazione, o lavoro
che si discosti dal sistema di educazione puramente agricola,
abbracciato per le nostre povere Figlie di Campagna e per cui si
raffreddi in esse l'amore a quel genere di vita che loro più conviene.
403 Non si apriranno Case, nè si dovranno fare fondazioni nelle
Città o grosse borgate, ma solo fuori di esse nelle Campagne, nei
Villaggi o piccoli Paesi per essere più vicine alle povere genti di
campagna, e spandere tra esse i beneficii della nostra Istituzione.
414 Le nostre figlie non saranno condotte e sorvegliate ai lavori
della Campagna se non dalle Suore della Sacra Famiglia. Quindi tutte
le Religiose di questo Istituto, dovranno istruirsi nella scienza
Agraria, sì teorica che pratica, secondo i propri talenti, forza e abilità;
come non dovranno trascurare cura ed attenzione, onde istillare e
conservare nelle proprie allieve, l'amore e la stima per quest'arte sì
facilmente abbandonata anche dagli stessi agricoltori per darsi ad
altre arti o mestieri meno utili e necessari. 42Nessuna ricca, o povera,
nobile o plebea, potrà mai ricusarvisi, offerendo la Campagna a tutte di
che impiegarsi secondo la capacità di ciascheduna. La mano d'opera
molteplice e varia, la sorveglianza, l'istruzione, ecc. ecc., sono
altrettanti uffici e ministeri, che tolgono il pretesto a quelle Religiose,
le quali per la loro nascita, delicatezza ed educazione, potessero
credere di essere dispensate da questo nostro importante e principale
dovere.
435 Non si faranno lavorare terreni d'altri alle nostre Figlie, sia a
masserizia, sia a lucro, sia a giornata, ecc. Questo è indispensabile,
dovendo essere accompagnate e sorvegliate sul lavoro dalle stesse
Religiose, le quali altrimenti non sarebbero libere nella loro maniera
di coltivazione, ma imbarazzate nelle loro occupazioni, e ciò che più
importa, costrette a trattare troppo di frequente cogli esterni a scapito
Regole
39
opera omnia
di quel riserbo sì necessario a persone a Dio consacrate e con pericolo
d'infiniti altri disordini che lavorando terreni d'altri potrebbero
facilmente succedere.
446 Ogni Casa dell'Istituto dovrà avere Orfanotrofio per le
povere Figlie di San Giuseppe, nè si potranno fare fondazioni, senza
questa condizione, e se non vi sarà unito alla Casa un orto oltre quella
quantità di terreno di nostra proprietà, bastante onde impiegare le
nostre Figlie secondo il sistema di educazione dalla nostra regola
abbracciata
457 Le Religiose di quest'Istituto, trovandosi alla Campagna
colle Figlie di S. Giuseppe, osserveranno il più stretto silenzio, ad
eccezione di quanto è necessario per istruir le medesime e per ben
adempiere ai propri doveri. Ritrovandosi poi le Sorelle, esposte
all'altrui vista, sia in Campagna, o sia per le strade andando è per le
loro opere di carità, non potranno senza una speciale licenza del
Superiora parlar per via, rispondere o salutare, come se fossero statue
che non vedono, non odono, non ascoltano, e questo senza eccesione di
persona ricche o povere, uomini o donne, Sacerdoti o secolari. Questa
Regola è tanto necessaria, che credo vadi del pari, con la
conservazione dell'Istituto.
468 Sarà speciale dovere d'ogni Sorella di mettere tutta la sua
premura, nell'annegazione in tutto, e per tutto, della propria volontà e
nell'avere verso la propria Superiora, qualunque ella si sia, una
rispettosa e figliale fiducia e confidenza aprendole il proprio cuore e
raccontandole i propri gusti, le proprie ripugnanze, e le proprie
inclinazioni, abbandonandosi in Lei, come un fanciullo nella propria
madre, persuasa che la guiderà con sicurezza per quella via nella
quale il Signore la chiamata, la sosterrà se debole, la consegnerà se
incerta, e sarà infine il suo appoggio il suo lume, ed il canale per cui
le trascorre lo spirito dell'Istituto, essendone essa la depositaria.
479 Dovendo le Religiose di questa Società per le opere
abbracciate dall'Istituto, essere molto esposte, e quasi sempre a
contatto con persone del mondo, dovranno mettere tutta la propria
attenzione e premura possibile, onde abituarsi ad un continuo e
costante raccoglimento. 48Raccoglimento esterno con l'abito della
persona composta e modesta; raccoglimento interno, considerando
spesso a chi servono, per chi faticano, per chi operano, ed avendo
nella mente e nel cuore i tre divini modelli Gesù, Giuseppe e Maria
dei quali si chiaman Sorelle per ricoppiare in se le virtù più proprie e
particolari, che più convengono al nostro stato, onde dopo averli
Regole
40
opera omnia
onorati in vita con una condotta pura ed irreprensibile, possiamo
goderli nella Patria Celeste.
4910 Quantunque in questa Società non vi sia voto di clausura,
pure nessuna Sorella potrà uscire di Casa senz'ordine e licenza della
Superiora.
5011 In quest'Istituto si dovrà osservare una perfetta comunità,
nè le Religiose potranno avere la benché minima proprietà.
Incominciando l'Aspirante il Noviziato consegnerà in mano della
Superiora quello che potesse aver portato, senza conservare sullo
stesso alcuna pretesa, a meno che abbandonasse l'Istituto o fosse
licenziata. 51Non potrà pure ritenersi la benché minima cosa che le
venisse regalata da parenti od altri sia in parlatorio sia nelle scuole
dalle fanciulle, ecc.: ma dovrà consegnare tutto nelle mani della
Superiora o di chi fa per Lei. Per lo stesso motivo non si potrà senza
licenza della medesima farsi tra le Sorelle il benché minimo
regaluccio di libri, di immagini, ecc., e ciò per allontanar dalla casa
qualunque anche solo apparenza di proprietà, come anche qualunque
principio d'affezione od amicizie particolari.
5212 In ogni casa dell'Istituto non si potrà tenere che il solo
numero di Religiose necessario al buon andamento della casa avuto
riguardo al numero delle Orfane ricoverate e alla maggiore o minore
estensione delle opere di carità chè si saranno abbracciate
conformemente alla natura dell'Istituto e ai bisogni speciali dei paesi
e a seconda dei mezzi ed anche tenuto conto di quei casi fortuiti ma
ordinari che esigono in ogni comunità almeno una Religiosa
disponibile onde l'andamento regolare della Casa non sia mai
interrotto e alterato a danno della buona disciplina nè le Suore
sopracarricate a pregiudizio della sanità e dello spirito religioso.
53Nelle case Madri poi si dovrà tener sempre come in deposito un
buon numero di Religiose sia per le nuovi Fondazioni sia per
mandarle in ajuto di questa o quella casa che nè abbisognasse
specialmente per qualche circostanze straordinarie. Propagandosi in
seguito come si spera con la grazia di Dio questo Istituto vi dovrà
essere in ogni Provincia una simile casa che sarà detta la Casa Madre
della Provincia dove saranno mandate pure tutte le Sorelle che per
malattia od altro si rendessero inabile ad ogni ufficio.
5413. Non vi dovrà mai essere nelle singole case un soverchio
deposito d'abiti, e di masserizie di qualsiesi genere. Tutto ciò che
sovrabbonda al bisogno degli individui e al ordinario regolare
andamento della comunità dovrà raccogliersi in una o più case a ciò
destinate dove sè nè farà come un arsenale ossia un deposito generale
Regole
41
opera omnia
da dove le altre Case saranno provvedute all'occorenza di quanto fà
pel loro bisogno. Ciò servirà ad allontanare dalle Religiose anche
l'idea dell'abbondanza e della agiatezza e a conservarle in quello
spirito di povertà e di privazione che tanto giova a tenerle distaccate
dal mondo e dai propri comodi perché si consacrano con più amore
in compagnia dei povari agli umili ministeri e alle opere volgari del
loro Istituto.
Parte seconda
Delle Suore della Sacra Famiglia in particolare
Capo I°23
Accettazione dei Soggetti - Vestizione, primi ed ultimi Voti
551°
Una delle cose più importanti su cui è basata la prosperità e
si può dire la conservazione dell'Istituto è la buona scelta delle
Novizie. Questa grazia si dovrà tutti i giorni dimandar di cuore a Dio
il quale ci esaudirà se spogliandoci d'ogni varietà d'ogni interesse e di
tutti gli umani riguardi non avremo di mira che la pura gloria di Dio
ed il vero ben dell'Istituto, nel fine che si è proposto, e nelle opere da
lui intraprese.
562 Prima di accettare una Novizia, si prenderanno le necessarie
informazioni, perché sebbene via sia un lungo Noviziato, nondimeno
è sempre bene informarsi prima della Famiglia della Postulante, del
carattere dell'indole, e della salute della medesima, come pure de'
suoi meriti ed abilità per vedere in che possa essere impiegata
utilmente nel nostro Istituto, o se mai avesse a restare un soggetto
inutile nella Casa del Signore occupando un posto che meglio sarebbe
riservato per un'altra
573 Entrando la Novizia nella Casa non verrà subito ammessa
alle pratiche e Regole del Noviziato, ma conviverà prima qualche
breve tempo nella Comunità come ospite e come tale sarà trattata.
Questo servirà a tenere sollevato in quei primi giorni l'animo della
Giovane naturalmente travagliato e commosso pel distacco dai
parenti, dal mondo, e dalle antiche abitudini, e a noi tornerà
23
Sul testo è scritto "II°" ma sembra che il secondo numero "I" sia cancellato da un
trattino.
Regole
42
opera omnia
opportuno a conoscere e vedere se siamo state ingannate nelle
informazioni assunte.
584. La facoltà d'accettare le petenti e di ammetterle al Noviziato
ed ai voti risiede nella Madre Generale della Società, la quale può
delegarla a quelle tra le sue Religiose, che crederà migliore a
quest'uopo.
595 In questa Società si potranno accettare anche le vedove, però
con molti riguardi e solo dopo ch'esse saranno affatto libere e sciolte
da tutti gli impegni che potessero avere nel mondo, nè possono essere
disturbate in seguito, dall'applicarsi totalmente, come si conviene al
Servizio di Dio ed alle pratiche dell'Istituto.
606 Le Petenti vogliono essere d'onorata famiglia, nate da
legittimo matrimonio, esenti da difetti ributtanti, e non devono avere
meno di quindici anni nè più di ventisei. Tuttavia sarà permesso alla
Madre Generale, quando lo vede meglio nel Signore, e lo giudica
opportuno per l'Istituto, e sicuro per la Postulante, prenderla anche di
maggior o minor età.
617 Ammessa come ospite nella Casa alla prima prova, si anderà
mano, mano, esaminandola nella Vocazione: qual'è lo spirito che la
guida a fare di sè e delle cose sue sacrificio al Signore: se ha retto
giudizio, e sodo: se ha carattere sincero, e mente aperta e svegliata: se
ha robusto temperamento e ferma salute, cosi richiedendolo la natura
delle nostre occupazioni: se ama il lavoro, la fatica e l'agricoltura: se
ha stima della nostra professione, e dei nostri uffici: se è pronta a
sacrificare per amor di Dio e de' poveri, i suoi gusti, le sue
ripugnanze, e se stessa.
628 Trovata idonea pel nostro Istituto dopo sei mesi più o meno,
come crederà meglio la Madre Generale e previa l'esplorazione e
permissione del Vescovo del luogo, veste l'abito Religioso e mette il
velo bianco ed incomincia propriamente il Noviziato, il quale dura
due anni.
639. Durante il Noviziato la si esercita nella pratica delle virtù, e
più specialmente dell'umiltà e semplicità che devono essere le virtù
caratteristiche d'una Suora della Sacra Famiglia; oltre quelle che
devono legarla alla vita Religiosa: povertà, castità ed ubbidienza.
Mano, mano si anderà purgando il di lei cuore da ogni attacco alle
cose del mondo, a se stessa, alle sue soddisfazioni anche spirituali,
abituandola ad aspirare puramente all'unione con Dio, unico e
infinitamente capace, di formare la sua felicità. 64Verrà pure in questo
tempo istruita nei diversi modi di orazione e più specialmente come
meditare con facilità e profitto la vita e gli esempi di Gesù Cristo,
Regole
43
opera omnia
dovendo una Suora della Sacra Famiglia rendersi famigliare questa
specie di meditazione, per poter poi uniformarsi in tutta la sua
condotta a quei divini modelli, che secondo la sua vocazione si è
proposto di imitare più da vicino Gesù, Giuseppe e Maria. 65Da
ultimo, scopo e fine di tutti gli esercizi e di tutte le pratiche del
Noviziato, dovrà essere quella vita di fede, d'annegazione e di
sacrificio, tanto necessaria acciò le molte, e svariate occupazioni nelle
quali in seguito verrà ammessa la Novizia, non la distraggano
dall'operare per Dio conforme il proprio stato, e dar buon esempio
alle compagne, alle allieve, ed agli esterni, col suo raccoglimento,
colla sua modestia, e con tutte le virtù che si addicono ad una Suora
della Sacra Famiglia. Come poi si devono praticamente esercitare le
Novizie è indicato in apposito regolamento.
6610 Dopo due anni di Noviziato, se la Novizia è ferma, nella
risoluzione di consacrarsi a Dio nel nostro Istituto, e la Generale o chi
fa per Lei, la trova proprio chiamata da Dio, si sottopone all'esame
del Vescovo, e col consenso di Lui, viene ammessa ai tre voti semplici
di povertà, castità ed ubbidienza, duraturi per un anno e che si
rinnovellano di anno in anno per il corso dei cinque anni. Li
pronuncia in mano della Superiora Locale, in presenza della
Comunità: muta il velo bianco in nero e prende il Rosario e la croce.
6711 Dopo cinque anni di rinnovazione de' voti, se la Generale
giudica la Religiosa sicura nella vocazione, e matura per la
professione, la sottomette di nuovo all'esame del Vescovo, e da Lui
approvata, ripete allora in mano della Superiora Locale e alla
presenza della Comunità, gli stessi voti di Povertà, di Castità ed
Ubbidienza, ma perpetui e solubili soltanto dal Romano Pontefice, e
vi aggiunge anche nello stesso modo il quarto voto d'impiegarsi per
la maggior gloria di Dio e secondo lo spirito di quest'Istituto nelle
opere di carità dal medesimo abbracciate in servizio ed a vantaggio
dei poveri contadini.
6812. Alla Vestizione come alla prima ed ultima Professine, si
faranno precedere i SS. Esercizi.
6913. La Novizia finché non ha pronunziato i primi voti non
potrà essere adoperata che nell'interno della Casa del Noviziato
piuttosto a prova della di Lei umiltà, carità ed ubbidienza, che per
altro e sempre esclusi quei ministeri che la metterebbero al contatto
cogli esterni. Quindi non potrà avere ufficii nelle scuole, nella
Sacrestia, nella foresteria alla porta, ecc. 70Fatta la prima Professione
potrà occupare tutti i posti in tutte le Case, meno le prime Cariche
riservate sempre alle Professe di quattro voti, le sole che hanno voce
Regole
44
opera omnia
nel Capitolo Generale e rappresentino veramente la Società. Per
prime cariche s'intendono gli uffici di Superiora Locale, di Maestra
delle Novizie, di Assistente alla Superiora Generale, di Economa
Generale, di Cancelliera Generale, di Direttrice Generale di Agraria,
di Consigliera Capitolare.
7114. Se la Novizia fosse avanzata in età, matura pure di senno,
e di giudizio, e fosse ben penetrata dello Spirito e delle Massime
dell'Istituto, la Madre Generale sempre dietro l'esame e
l'approvazione del Vescovo, potrà ridurre ad un solo anno il
Noviziato, ed anticipare di tre anni la pronuncia dei voti perpetui. Si
dovrà però andare con molta prudenza in questi casi, per non correre
il pericolo d'ingannarsi, o essere ingannate.
72Nelle molteplici cure dell'Istituto e nelle diverse occupazioni
della Famiglia e delle compagne e specialmente per le incombenze
fuor di casa potranno le Suore della Sacra Famiglia associarsi fra esse
alcune giovani di carattere sodo e di provata virtù scelte
preferibilmente dalle Figlie di S. Giuseppe che però saranno chiamate
Figlie Anziane di S. Giuseppe. Queste non entreranno a far parte
dell'Ordine delle Suore vestiranno tuttavia abito uniforme e modesto;
avranno un regolamento particolare di vita e potranno anche
pronunciare da sei mesi in sei mesi i voti semplici nelle mani della
Superiora Locale. Per ovviare poi al pericolo che le Religiose contro lo
spirito del loro Istituto e della loro vocazione si sotragono poco a poco
agli esercizi più ignobili e più laboriosi odiando le opere di fatica e
l'agricoltura istituita dall'Altissimo24 si prescrive che in ogni casa non
si possa tenere più di due o tre Figlie Anziane secondo lo stretto
bisogno.
Parte II
Dote e corredo
731.
Qunatunque in questa società sia assai desiderabile che le
Novizie portino tutte una discreta dote dovendosi a misura della
maggiore o minore entrata delle Case crescere o diminuire le opere di
beneficienza che vogliono essere fatte gratis possibilmente tutte
sempre poi ed assolutamente i Ricoveri per le povare Figlie di
Campagna, non di meno la sola mancanza di dote non potrà mai
24
Siracide 7,15.
Regole
45
opera omnia
essere motivo sufficente per ricusare un soggetto qualora sè lo veda
proprio per la nostra società.
742. Quindi non vi sarà dote stabilita per chi desiderasse entrare
in questo Istituto, ma la Superiora o chi fà per Lei dovrà fissarla
secondo i meriti, e l'abilità, e le finanze delle concorenti prima che
queste entrino nella Casa, e la dote rimarà in mano a parenti, dietro
deposito, o cauzione sino all'atto della Vestizione.
753. Durante la prova passeranno tutte un convenuto alla Casa
per le spese di mantenimento.
764. Il corredo sarà lo stesso per tutte e dovrà passarsi per
intiero all'Istituto all'epoca della vestizione. Anche in questo la
Superiora potrà fare quelle eccessioni che credesse conveniente ed
opportune, dovendosi sempre aver di mira che la moderazione, i
riguardi e l'onestà anche in questo articolo devono essere virtù non
ultime d'una suora della Sacra Famiglia.
775. Abbandonando la Novizia l'Istituto pel qual sia motivo la
somma che costituiva la dote detratte secondo il caso le spese per il
mantenimento ed altre che fossero occorse.
786. Gli effetti costituenti il corredo vengono peritati, e quindi
passano all'uso della comunità, ma uscendo la Giovane dall'Istituto si
restituiscono due terzi del valore nel primo anno del Noviziato, la
metà nel secondo, e dopo emessi i primi voti null'affatto si restituisce.
797 Gli abiti personali da secolare, sono custoditi e serbati dalla
giardarobiera sino all'ultima Professione, dopo la quale solamente
passano alla Communità, che se ne serve, o per arredi di Chiese, o per
vestire le proprie figlie di St Giuseppe.
Capo III°
Licenziamento
801
Non lasciatevi rincrescere a licenziare un soggetto ogni
qualvolta non lo trovate opportuno od abile. Il Noviziato è per
questo, e la compassione in tal caso, sarebbe di grave danno alla
Società.
812 Oltre i motivi di salute, di mancanza di giudizio e di
vocazione, pei quali potete e dovete licenziare un soggetto, altri
motivi del pari gravi ed importanti, devono risolvervi a questo passo,
se volete che l'Istituto, con la grazia del Signore, si mantenga sempre
fermo nel fine proposto, e nelle opere abbracciate e conservi il suo
spirito, quindi se vedete che la Novizia tiene a vile le opere
Regole
46
opera omnia
dell'Istituto, sprezza l'arte agraria come retaggio dei poveri e
degl'ignoranti, e va screditandola fra le sue compagne, nonostante le
vostre ammonizioni e rimostranze in contrario: se non è disposta,
comandandolo l'ubbidienza, di condurre in campagna le nostre
Figlie, nè di abbandonarsi alla discrezione della Superiora, circa tutto
quello che le verrà comandato da fare: se fra le sue Sorelle cerca solo
la compagnia delle più civili, e schiva la compagnia di quelle che
sono nate da genitori contadini o di bassa condizione, e non ama le
nostre figlie perché povere contadinelle: se è affezionata ad una vita
comoda, e si mostra in tutto non curante o negligente per abitudine:
se la vedete inclinata alla melanconia, scrupolosa ed ostinata nel
proprio giudizio, o d'un carattere chiuso e poco sincero perché vana,
leggera e volubile per natura: se di tale ignoranza da non poter essere
istruita, ne impiegata in alcun posto od ufficio della società, avete
altrettanti motivi per licenziarla.
823. Non fate eccezioni per umani riguardi, o per motivi
d'interesse o di nascita, i quali motivi non debbono tampoco entrare
nelle vostre deliberazioni. Operate rettamente e con spirito di fede e
di libertà, e il vostro Istituto, con la grazia del Signore fiorirà sempre
di buoni soggetti, i quali insieme con lo spirito dell'Istituto,
conserveranno l'amore e la stima alle opere da esso abbracciate;
imperocché essendo queste contrarie al nostro amor proprio, è troppo
grave il pericolo che, con l'andare del tempo, noj ci allontaniamo dalla
nostra primiera istituzione, quando non si stia ben avvertite nella
scielta delle Novizie.
834 Il rimandare i soggetti quando non sono pel nostro Istituto,
spetta alla Madre Generale. Essa poi deve sentir prima il suo privato
consiglio, e dipendere dall'Ordinario, se si tratta si una giovane già
ammessa ai primi voti, e dovrà ricorrere al Sommo Pontefice, previo
il consenso di tutti i membri, del Capitolo Generale, nel caso, che Dio
non voglia, si trattasse d'una Professa con voti perpetui. Prima di
questi tutte possono essere rimandate per ragioni gravi e
proporzionate; dopo di essi si dovrà aspettare l'impero della
necessità.
845. Se alcuna dopo i primi voti venisse licenziata, per qualche
motivo particolare, cessando questo potrà essere riammessa, se la
Generale col suo consiglio, lo crederà opportuno. Se esce di sua
elezione, si osservi seco lei ogni riguardo di carità, ma cercando di
rientrare non si conceda facilmente. Tuttavia quando si possa
assicurare, che ciò non fu per leggerezza, nè per volubilità, ma per
forte tentazione, allora la Madre Generale, col consenso del suo
Regole
47
opera omnia
Consiglio, potrà ancora riaccettarla, e molto più se la Giovane avesse
tali doti da poter molto servire ai bisogni della Società.
856. In Società e nella Casa, non si dicano parole in aggravio
delle espulse; si dica invece che più di una volta il Signore vuole la
disposizione dell'animo e l'offerta del cuore, ma non l'esterno
Sacrificio che è sempre da lodarsi chiunque è pronto a lasciare ad
ogni costo un genere di vita cui non è chiamata dal Signore.
Capo IV
Pratiche di Pietà e di Religione
861.
Perché le opere della vita attiva adottate dall'Istituto, si
conservino pure nel loro essere, a vantaggio dei poveri, e producano
frutti in abbondanza, è necessario che sieno animate dallo spirito di
preghiera, di pietà e di religione, sicché, unendosi nelle Suore della
Sacra Famiglia, la vita di Marta con quella di Maddalena, le faccia
operare per Iddio, e sempre più progredire con alacre impegno nella
via intrapresa, disprezzando i rispetti umani, e quant'altro potrebbe
introdursi nelle loro opere a scapito dello spirito e dei principali
doveri. L'Istituto fornisce a sufficenza i mezzi, i quali, secondo lo scopo
e la forma delle opere da noi adottate, conducono meglio a mantenere
ed accrescere lo spirito della nostra vocazione.
872. Ogni giorno da tutte si assiste alla Santa Messa e si fa in
comune l'Esercizio del Cristiano, mezz'ora di Meditazione mattina e
sera; la visita al SS. Sacramento, una avanti pranzo coll'esame di
coscienza, l'altra subito terminata la ricreazione del dopo pranzo,
nelle quali si recitano dalle Sorelle a voce alta delle preghiere vocali,
segnatamente le Litanie e le allegresse di S. Giuseppe. La piccola
visita dopo i pasti, la recita del Rosario avanti cena. 88Dopo,
l'Esercizio del Cristiano, e l'esame di coscienza della sera, la Superiora
propone alle Religiose, i punti della Meditazione per la mattina,
affinché le Sorelle li svolgano nella mente, svegliandosi la notte, o
vestendosi la mattina, e vi si preparino per cavarne quel frutto e
quell'emenda, che a ciascheduna è più necessario. Andando a
coricarsi recitano sottovoce il Deprofundis pei fedeli defunti. La
lezione spirituale si fa da tutte insieme una volta al giorno; sempre
poi alle mense.
893. Siccome la prima e principale pratica di pietà e di religione
dopo il Sacrificio della S.ta Messa, sono i SS. Sacramenti della
Confessione e della Comunione cosi tutte le Suore sono obbligate per
Regole
48
opera omnia
regola di accostarsi al Tribunale di Penitenza una vota alla settimana;
e la Domenica, il Mercoledì ed il Venerdì, alla SS. Comunione, oltre
poi le altre feste di precetto e nei giorni de' Protettori dell'Istituto, cioè
S. Giuseppe, St. Gio:25 Evangelista, St. Giobatta26, St. Anna, St.
Gioachino, St. Pietro, St. Paolo e tutti gli Apostoli, S. Maria
Maddalena, S. Francesco di Sales, S. Teresa, S. Giovanna Francesca, S.
Alfonso de' Liguori, i SS. Patriarchi, S. Francesco d'Assisi, e S. Filippo
Neri, S. Gio:27 della Croce, S. Isidoro, S. Ignazio di Lojola, S. Girolamo
Miani, St. Vincenzo de' Pauli, S. Giuseppe Calasanzio.
904 Tutti i mesi le Sorelle scielgono un giorno per il ritiro della
buona morte. Quantunque la vita d'una religiosa esser debba una
continua preparazione alla morte, nondimeno è necessario che di
tempo in tempo vi si applichi più di proposito, facendo un esame più
serio sugli obblighi del proprio stato, e specialmente su quelli che
riguardano la professione religiosa, sull'adempimento de' propri
impieghi, sull'annegazione della propria volontà, sul buon esempio da
darsi alle compagne, alle allieve ed alle esteri, ecc. In tale giorno deve
considerare il motivo delle sue cadute e negligenze, per toglierne la
causa ed applicarvi il rimedio; deve rianimarsi a toglier il [...]28 col
pensiero della morte, e del conto terribile che un giorno dovrà
rendere a Dio d'ogni sua azione, non che delle grazie e benefici
ricevuti, e più specialmente della vocazione religiosa; e quindi
incominciare di nuovo con più lena, vigore e forza la sua vita cotidiana
negli obblighi, impieghi ed uffici, nei quali Dio e l'ubbidienza
l'avranno collocata.
915. Questo giorno di ritiro, non dovrà portare alcuno
scompiglio nella casa, nè sospensione d'officine, o d'impieghi, o
ministeri. La Superiora, provvederà in maniera, e per le Sorelle e per
la Casa, onde tutto vadi con lo stesso ordine, regolarità e disciplina,
non dovendosi distinguere quel giorno dagli altri se non per un
maggior silenzio, attenzione e raccoglimento, e qualche esercizio di
pietà, che non interrompe l'andamento ordinario della casa.
926 Tutti gli anni si daranno otto giorni d'Esercizi Spirituali, ed
allora le Sorelle si ritireranno affatto d'ogni ufficio ed occupazione,
per attendere alla rinnovazione del loro spirito, pensando unicamente
a Dio, all'anima ed all'eternità. In una Casa più adattata allo scopo, si
25
Giovanni.
26
Giovanni Battista.
27
Giovanni.
28
male.
Regole
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opera omnia
uniranno le Sorelle delle Case più vicine, e questo servirà pure assai
per unire vieppiù le Sorelle col legame di un stesso spirito e di una
affezione più stretta e più santa, nel che sta l'avvanzamento e la
perfezione dell'Istituto.
937. In tutte le Chiese della Società, colla debita licenza, si
conserva costantemente il SS. Sacramento, e vi si dà la Benedizione
del Venerabile, ordinariamente due volte al mese e nella Quaresima
due volte la settimana e tutti i giorni nella novena di Natale, nei SS.
Esercizi ed altri giorni di feste solenni e di particolare divozione.
Capo V°
Del Confessore
941
Sia la Superiora ben attenta sulla scelta del Confessore
ordinario della Casa. Se i Santi e i Maestri di spirito, hanno tanto
raccomandato questa massima a tutti, quanto più non sarà necessario
raccomandarla ad una Comunità religiosa, avendo spesse volte anche
i Confessori più santi poca cognizione dello spirito e degli usi dei
conventi; Essi applicando il più delle volte alle religiose ciò che
sogliono praticare colle secolari credono che sia per essi dovere di
formare lo spirito delle Suore, cercando di metterle sulla via che
battono Eglino stessi, la quale quantunque santa, non potrebbe portar
vantaggio ma disordine in una Comunità animata da uno spirito
diverso. Però le Superiore tengano bene a memoria questa massima,
siano molto guardinghe e prudenti sulla scelta del Confessore, perché
quantunque tocchi all'ordinario Diocesano di assegnarlo, pure la
Superiora può e deve all'uopo informare, e raccomandare, sapendo
quanto dalla scelta del Confessore, dipende la buona o cattiva riuscita
delle Sorelle, e la conservazione stessa dello spirito, e delle Regole
dell'Istituto.
952 Uno solo sia il Confessore per tutta la Casa, al quale tutte si
confessino nel giorno stabilito, e tre o quattro volte all'anno, sarà
dovere della Superiora pregare Mons. Vescovo, acciò le conceda il
Confessore straordinario, al quale parimenti tutte le Sorelle dovranno
confessarsi o almeno presentarsi per sentire i suoi consigli, e ricevere
la Benedizione.
963 Se la Superiora vede la necessità di informare il Confessore
delle Regole e della Spirito dell'Istituto, lo faccia in quella miglior
maniera e prudenza, che crederà del caso. Gioverà poi moltissimo
dare a leggere al medesimo i Doveri delle Figli del Sacro Cuore, ma
Regole
50
opera omnia
provando in lui contrarietà ed opposizione a queste massime, ne
avverta la Superiora Generale, la quale ne informerà il Vescovo che,
spero in Dio, ne vorrà destinare un altro.
Capo VI
Lavoro
971
Questo Istituto consacrandosi, come si disse, per suo fine
speciale in servizio della gente di Campagna ed all'educazione delle
povere Figlie dei contadini, con lo scopo di formarle buone madri di
famiglia, conservandole pur sempre nella condizione della loro
Classe ed origine, considera il lavoro della terra, si pratico, che
teorico, come il principale per le Religiose di questa Società, dovendo
esse stesse, istruire, e condurre in campagna le proprie figlie ed
assisterle e coadiuvarle. 98La campagna offerisce a tutte di che
impiegarsi secondo la forza e la capacità di ciascheduna, sia colla
mano d'opera, sia colla sorveglianza, sia coll'istruzione, per potersi
impiegar tutte a vantaggio di quest'arte, e togliere così la mala
prevenzione ed il pregiudizio in chi, sentendo nominarsi il lavoro
della terra, credesse per questo solo motivo non essere fatta per se la
nostra Istituzione, e concepisse per essa avversione e fors'anche
disprezzo. 99Non è l'arte, od il mestiere, che c'innalza od abbassa, ma
l'intenzione più o men retta, con la quale si opera, ed il fine più o men
santo e benefico che si è proposto. E qual fine, qual'intenzione più
nobile della nostra, di consacrarsi per amor del Signore all'agricoltura
a solo fine di istruire in essa con miglior vantaggio le nostre figlie
della campagna, e così far loro amar maggiormente la condizione
nella quale sono nate ed allevate? Abbiate dunque per quest'arte tutta
la stima, e vi consacrate ad essa con alacrità ed impegno, e formare
uno studio particolare di tutto ciò, che può contribuire a maggior
perfezionamento dell'arte medesima, ed alle migliori maniere di
coltivazione. “Non odiare le opere di fatica, nel'agricoltura istituita
dall'Altissimo” Eccles. 7. 16
1002. Oltre il lavoro di Campagna, che non dura sempre, nè
occupa tutta la Comunità, si deve procurare di rendersi abili in altri
lavori più propri delle contadine dovendo noi metter mano a tutti
questi per istruire le Fanciulle, con loro pro e per vantaggio
dell'Istituto, ricordandoci che col nostro lavoro possiamo cooperare
alla gloria di Dio, mettendoci in istato di poter accoglier e mantenere
un numero sempre maggiore di povere contadinelle orfane ed
Regole
51
opera omnia
abbandonate. “La mano oziosa produce mendicità, la mano attiva
accumula ricchezze”. Prov. 10, 4.5.
1013. Lavorate di cuore, e con gusto come chi lavora pel Signore
e non per gli uomini e come si addice ad una Suora della Sacra
Famiglia. Giuseppe lavorava e col suo lavoro doveva mantenere la
casta sua Sposa, ed il Bambino Gesù: la Vergine stessa lavorava
indefessa per la sua santa Famigliuola, e il buon Gesù a seconda che
cresceva in età ajutava il suo Padre putativo nel suo faticoso lavoro.
Regole
52
opera omnia
CAPITOLO VI
Ricordi e regole alle Suore della Sacra Famiglia
1 Per
Dio, con Dio, e in Dio.
1. Sorelle Carissime, non addossatevi, nè impegnatevi in molte
facende, ed impieghi anche chè nè foste ricercate, e vi sembrassero di
gloria di Dio, molto meno poi quelle chè fossero estranee alla vostra
primiera istituzione. 2Ricordatevi chè è molto difficile anche alle
stesse persone le più sante il distinguere se un'opera è di Dio, o nò,
molte volte vi succederà chè per volervi impiegare in tutto quello chè
vi si rappresenta di gloria di Dio, e di bene del prossimo, trascurarete
l'ogetto principale l'ogetto unico per il quale il Signore ha voluto
istituire questa novella Fondazione la quale è tutta tutta dedicata e
consacrata a vantaggio, ed utile della Classe Contadina mediante
educazione Religiosa, civile, ed agraria dei membri di questa, e tutto
quello che anche insensibilmente vi distogliesse dall'applicarvi con
tutte le vostre forze, abilità, e sostanze da questo fine, credetelo mie
Carissime, non viene certamente da Dio, questo io vorrei poterlo
scolpire nel cuore, e nella mente a tutte quelle che Dio avrà destinate
per questa Società, o Congregazione. 3Quante belle opere da Dio
stesso incominciate, e che certamente avrebbe benedette, e santificate
per aver poscia trascurato i loro principali doveri volendo impiegarsi
in altri impieghi, e ministeri estranei alla loro fondazione, e scopo
principale, sono cadute intieramente, ovvero arrenate ne' loro principi,
e primi progressi! 4Chè Dio preservi sempre questa società da tale
disgrazia! Non crediate però mie Carissime che questo pericolo sia
impossibile anchè in questa Società, nè presumete di potervene
guardare con tutta sicurezza con le sole vostre forze, nò, nò l'opera,
l'impiego, l'incombenza, chè da voi, o d'altri vi sarà progettata, sarà
Regole
53
opera omnia
alle volte coperta con tanta apparenza di zelo, d'utilità, di vantagio per
Dio, ed il prossimo, chè vi sembrerà consiglio più santo l'adotarla, chè
il respingerla molto più poi sè vi sembrasse chè poco poco si distacca
dalla vostra prima istituzione, ed origine: 5Guai poi, guai sè vi vedeste
in queste novelle opere ingrandimento, prosperità, alla Casa, ed
Istituto, o allora, o allora si chè sarebbe maggior pericolo poiché alla
vista di tanti vantaggi non si crederebbe più in dovere di stare cosi
legate alla primiera istituzione... Misere sè lo faceste! l'Istituto
ingrandirebbe e vero ma credarete poi voi chè Dio lo benedirà
ancora... credarete poi voi chè quell'augusta Famiglia chè vi diede il
nome vi guarderà ancora con occhio begnigno, e clemente, credarete
voi chè il gran St. Giuseppe chè in modo si particolare ci protege, ed è
Padre delle nostre povare Orfane vorrà ancora porgere sue preghiere,
e farsi nostro avvocato presso il Trono dell'Altissimo Iddio! 6nò, nò,
mie Carissime non v'illudete, chè cosa importa a noi che il nostro
Istituto arrichisca di mezzi, di credito, e di soggetti quando lo fosse
con questi danni, e con questi pericoli, chè importa a noi il non essere
conosciute, ed essere povare, disprezzate, neghette quando facciamo la
volontà di Dio, adempiendo semplicemente, e soavemente quanto ne'
suoi alti decreti ideò, ed istitui. 7Preghiamolo sempre mie Cariss: 29
preghiamolo sempre il Signore, il quale è buono, e misericordioso,
acciò ci faccia la grazia di resistere a tutte le illusioni del nostro fino
amor proprio, e della nostra superbia, ci dia lume di scorgere il diritto
sentiero per il quale il Signore ci vuole salve, ci dia amore, stima,
rispetto, e direi quasi venerazione verso la nostra primiera istituzione
onde mantenerla, e conservarla si pura, si bella, si intiera, si semplice,
e si innocente come Dio ne' primi tempi l'avea creata per tutte, a
benedizione, prosperità, e felicità dell'Uomo.
82. Arti: 30 Il vostro primo impiego dunque Sorelle Cariss: 31 il
vostro primo dovere si è raccogliere Fanciulle povare Contadine,
come in altri luoghi si disse più volte, e raccoglierne tante quanto le
vostre finanze lo comporteranno, dovendole voi mantenere istruire
ecc, ecc, in casi di bisogno, e di molta necessità fatte anche dei sacrifici
per accrescere il numero sempre però chè voi pure siate in numero
sufficiente per poterle sorvegliare, ed istruire, perché sè vedeste chè
per mancanza di soggetti, ma soggetti abili per questo non poteste
adempire esatamente, e santamente / ricordatevi, esattamente, e
29
Carissime.
30
Articolo.
31
Carissime.
Regole
54
opera omnia
santamente / a vostri doveri, allora S: C: 32 restringetevi, e ricusatevi
senza scrupoli, e senza compasione, perché le opere di Dio, per essere
benedette, devono essere fatte bene, intiere, e perfette: 9è meglio a
mio parere chè si abbandoni un'anima all'incertezza del pericolo chè
espore l'onore dell'Istituto e della Casa del Signore chè vi deve stare a
cuore più, e al di sopra di tutte le cose. 10Sè poi per mancanza di
mezzi pecuniari potete fare dei sacrifici chè vorrei nè faceste molti per
cosi meglio rassomigliarvi all'augusta Famiglia della quale portate il
nome, ed essere a parte qualche volta alle strettezze del Figlio
dell'Uomo, fattelo pure, però anche questo con prudenza, e
discrezione non dovendo voi pretendere de' miracoli chè sarebbe
presunzione, e tentare la Divina Providenza la quale però vedete non
mancherà mai sè voi operarete con buon fine, e retta intenzione.
113. Art: 33 Ben adempiuto a questo dovere primo ed esenziale, sè
vedete chè potete fare qualche cosa di più per gloria di Dio, cercate
d'istruire nella Religione, e nel lavoro altre Fanciulle estere aprendo
Scuole pubbliche di Carità nelle vostre Case, ma ricordatevi chè Dio vi
consegnò la Classe Contadina, e le vostre fatiche, e le vostre cure
sieno tutte per queste, e per queste pure anche le Ricreazioni festive.
Come dovete diportarvi, e disimpegnare quello, e questo impiegho lo
trovarete in altro scritto.
124. Arti: 34 Gli Esercizi spirituali per povare Contadine sieno
potendo terza vostra occupazione. L'assistenza le Domeniche nelle
Parocchie, e la visita agli infermi, io non oso ancora consigliarvelo nè
proporvelo, vi regolarete in questo secondo le circostanze, i soggetti, i
bisogni, ed il consiglio dell'Ordinario, solamente tenete bene
impresso chè dovete prestarvi esclusivamente per la Classe
Contadina, del qual fine non vi potete allontanare senza rivolgervi
contro i decreti della Providenza chè non benedirà mai le vostre fatiche,
fuori di questa sfera, ed a queste condizioni.
135. Arti:35 Vi parlai in altro luogo chè potendo sarebbe ben fatto
chè aveste vicino alle vostre Case, o Monasteri un Ospizio, questo vi
servirebbe, e per alloggio delle Esercitanti, e per albergo di qualche
Signora chè allettata dalla semplicità, e solitudine delle vostre Case,
volesse venire a fare gli Esercizi, o anche sè per qualche altro
plausibile e giusto motivo vi cercascasse alloggio, e ricovero per
32
Sorelle Carissime.
33
Articolo.
34
Idem.
35
Idem.
Regole
55
opera omnia
qualche giorni, questi sono gli unichi servigi chè voi potreste rendere a
quest'altra Classe Signorile, stando però sempre agli articoli, e regole
come in altro scritto è espresso.
Dei soggetti
146.
Arti: 36 Quantunque il nostro Istituto sia espressamente
dedicato alla Classe Contadina, specialmente povera, e per questo
motivo sempre a contato coi medesimi come le nostre occupazioni
quasi ad Essi somiglianti, pure Sorelle Carissime frà i membri di
questa Società sarebbe desiderabile soggetti di condizione a questa
superiore, ciò portarebbe due grandi vantaggi, il primo elegendo esse il
nostro Istituto, e consacrandosi perciò a fatiche, ed occupazioni umili,
e spregievoli per amor di Dio, darebbero al mondo ed alla Casa
maggior edificazione d'un altra nata già Contadina e in conseguenza
abituata a questa maniera di vivere, questi esempi servirebbero a fare
maggiormente stimare ed apprezzare quest'arte, e condizione, chè
viene da molte scelta di loro spontanea volontà, e per vocazione, ed
amore. 15Servirebbe innoltre a mantenere in questa società quella
proprietà, civiltà, e maniere polite, nobili, ed affabili che tanto piace,
ed abbelisce pur anche la vita perfetta, innestandola in questa maniera
con molti vantaggi alla rozzezza e semplicità Contadina. 16Però non
fatte mai brighe, e impegni per aver questi, nè quei soggetti, sè in tutto
vi dovete abbandonare alla Providenza in questo poi più chè mai, in
questo sul quale bassa tutto l'edificio, ed è la pietra fondamentale
dell'Istituto! Dio sè fosse bisogno anche d'un miracolo, a luogo, e
tempo vè gli manderà, è sè voi non entrarete con viste politiche, ed
umane, Egli vé le manderà secondo il suo cuore. 17Quello poi chè
dovete procurare con tutte le vostre forze si è, chè entrando come si
disse chè sarebbe ben fatto nelle vostre Case soggetti di condizione,
non entri con essi anchè distinzione, riguardi, partiti... a danno della
carità, ed ha crolo dell'edificio “Una casa divisa in partite sarà presto
distrutta”37 dicce Gesù Cristo, imprimetelo ben in mente. 18Sorelle
Cariss: 38 potessi dipingervi coi più vivi colori il danno che questo vi
porterebbe, e la facilità grandissima chè vi è chè questo s'insinui ne'
vostri membri cosi, vedete, a poco, a poco, ed imprincipio direi quasi a
36
Idem.
37
cf Vangelo.
38
Carissime.
Regole
56
opera omnia
vostra insaputa, perciò siate attente, e sollecite contra questo nemico,
e senza grave motivo non disimpegnate mai nessune, e ricche, e
povare, e nobili, e plebee dai comuni doveri delle Regole, e
costumanze dell'Istituto, e tutte sieno pronte, e preparate agli
impieghi più vili, e faticosi. 19Seguendo i nostri principi il lavoro
della terra, e quant'altro ad essa si riferisce sia nelle nostre Case, da
tutte, tutte riguardato come il lavoro più nobile, e caro, e come tale
più apprezzato, e stimato, guardate con una santa invidia quelle dalla
Superiora a ciò destinate, e lo desiderate, e lo cercate voi pure, là
niente v'impedirà di slanciare il vostro cuore, i vostri sguardi, i vostri
desideri, verso quel Ente supremo chè riempie tutto lo spazio chè vi
circonda, o quante volte potrete ivi replicare col gran Sant Bernardo
“Quanto mi sembra vile la terra, sè contemplo il Cielo, e aditandolo
pure alle vostre Figlie potreste dire con gioja “Ecco la nostra Patria! sè
corisponderemo a suoi disegni” Qui tutto è bello, tutto è grande tutto è
innocente. 20Recitate spesso in cuor vostro, e unitevi con gli Angeli,
chè vi circondano, e dei quali è ripiena l'aria il Laudate ecc, il
Benedicite ecc. e sè la Superiora vè nè dà licenza recitategli a bassa
voce assieme le vostre Figlie. Ma ritorniamo al nostro proposito.
21Chè tutte dunque entrando in questa Casa depongono la propria
abilità sè nè hanno i loro meriti, i loro talenti, i loro averi a piedi della
Superiora, come si fà d'un ornamento, e non gli riprendono, e non gli
usano, chè quando, dove, come, ed a Lei piacerà. 22Chè nessune
parlano de' proprii Parenti, molto più sè fossero ricchi, nè di ciò chè le
riguarda, tranne chè fosse di propria mortificazione, ma anche questo
con cautela, ed ha luogo, e tempo. 23Sè dovete amare, ed onorare, la
vostra vita povera, e campestre guardatevi bene dal rimproverare si
tra voi, chè con altre, alle vostre Compagne, e Figlie la loro origine
vile, e bassa, la loro nascita, la loro condizione, nè quanto faccievano,
ed operavano prima d'essere in questo santo luogo raccolte, ed
accettate. 24Questo è indegno non solamente d'una persona Religiosa,
ma anche d'una persona ben educata: Chè colpa hanno queste povare
Figlie della loro nascita? d'altronde altri attribuireste forse a delitto, e
disonore l'aver sortito natali povari, e l'essere sè occore state anche
mendicanti? e non vedete chè andareste in contradizione con i vostri
principi, e con le massime del Vangelo che sono quelle abbracciate
più particolarmente da questo Istituto dal momento chè si è assunta la
santa missione di far amare, stimare ed apprezzare la condizione
povera, e perciò deve farlo prima tra suoi membri. 25Sè mai dunque
qualche d'una chè Dio nol voglia vi avesse da mancare corra tosto ad
accusarsene alla propria Superiora, e accetti ed eseguisca volentieri
Regole
57
opera omnia
quanto di più umiliante, e rincrescevole, le potesse dare a riparazione
di questo fallo. 26Sè d'una Religiosa di condizione si esige tanta
umiltà, annegazione, ed abbassamento di doversi per sino
dimenticare la loro nascita, ed origine, quelle cresciute in altra più
bassa, e rozza, le ammirano e le stimano, e il loro esempio serva di
confusione sè mai avessero coraggio di considerarsi qualche cosa di
più perché indossando l'abito Religioso si vedono meglio vestite di
quello erano prima e serva questo di stimolo a maggiormente
abbassarsi ed ha servir Dio con maggiore premura, ed amore, e
riconoscendo il loro nulla dicono con gran umiltà “Signore sè tanto
fanno quelle chè vi hanno sacrificato tutto, sina la stima, e l'onore al
quale erano destinate nel mondo mettendolo con gli altri doni sotto i
loro piedi, chè cosa mai devo far io, chè oltre niente di tutto questo ho
lasciato, trovo qui il necessario di ogni cosa?” E cosi Sorelle Carissime
sè andarete abbassandovi, e le une, e le altre, la carità, la pace, la
concordia regnerà sempre nelle vostre Case, la gioia risiederà sulle
vostre fronti e provarete quello l'Ecclesi:39 quanto è dolce a Fratelli
convivere assieme40.
Della riverenza, dipendenza e confidenza nella superiora
27Abbiate
nella vostra Superiora, qualunque ella si sia quella
confidenza chè può avere una Figlia alla più tenera delle Madri, e
quella riverenza, e rispetto come ad una rappresentante di Dio
medesimo. Chè dopo Dio essa sia la depositaria de' vostri pensieri, la
consigliera de' vostri dubbi, l'appoggio delle vostre debolezze, la
guida de' vostri passi, il conforto nelle vostre tentazioni, il vostro
Medico, il vostro ajuto il vostro tutto. Chè niente abbiate per Lei di
nascosto e inaprirle il vostro animo, e il vostro cuore fatte in maniera
che vi possa conoscere, e comprendere con quella chiarezza e
naturalezza come si vede la propria immagine in un terso specchio.
28Sè cosi farete avrete sempre la pace, e la tranquillità di coscienza, la
concordia e l'unione nell'Istituto, e il buon ordine, il buon governo, e
la buona direzione regnerà nelle vostre opere uffici, ed impieghi.
Perciò in quello chè riguarda la confidenza nella Superiora state
intieramente a quello chè si dice sù questo proposito nei doveri delle
Figlie del Sacro Cuore, come dovete stare col medesimo spirito
39
Ecclesiaste.
40
Sal 133,1.
Regole
58
opera omnia
riguardo a tutto quello chè in esso si dice, e si pratica colla
Confessione, e col Confessore, chè sarà bene col tempo trascriverlo, e
unirlo alle nostre Regole, onde onde leggerlo spesso, e praticarlo
sempre. 29Ma guardate bene chè Demonio nemico capitale, della pace,
e concordia dei Monasteri tenterà con tutte le sue forze di mettere
impedimento in questa stretta unione chè vi deve essere delle
Religiose con la Superiora, sa bene il maligno, che questa confidenza,
e l'ostacolo più forte a suoi maligni disegni, e che la discordia peste, e
distruzione dei Monasteri con questa forte barriera non vi potrebbe
penetrare perciò chè farà il Demonio? tenterà di mettere nella mente o
d'una, o d'un altra Religiosa una certa ripugnanza per questa Regola
chè sotto il velo, e il titolo di “ho vergogna... non posso... non ho
questa confidenza, sè fosse un altra... non ho niente... non è
necessario... non sono buona a spiegare ecc. ecc” coprono la loro poca
mortificazione, il loro amor proprio, e la loro superbia, cosi
secondando senza volerlo le trame e l'insidie del Demonio tenteranno
sè possono distrugere il Cardine principale sul quale s'impianta, e
s'aggira tutto il buon ordine, e si basa il governo, e direi pur anche
l'avanzamento, e la prosperità dell'Istituto. 30Guai dunque a quella
Sorella, guai sè non tentasse di superare con tutte le sue forze, dal bel
principio chè nascono, quest'arte soprafine del nemico infernale, guai
sè conservasse secrete benché minimi per la propria Superiora, io le
direi, e le consiglierei cosi “sè non siete da tanto e disposta di farvi
non solamente conoscere, e conoscere come vi vede Dio medesimo,
ma di lasciarvi di più guidare, dirigere, e manegiare come un
fanciullino dalla medesima qualunque ella si sia, buona, o cattiva,
santa, o no' dolce, o sgarbata clemente, o severa, ecc, ecc partitevi in
nome di Dio da questa Casa, e lasciate il posto ad un altra, chè voi non
siete certamente chiamata per quest'Istituto” 31e cosi mie Cariss: 41
vorrei chè facessero tutte quelle chè ho per la voce attiva chè hanno in
Capitolo, o per le cariche chè occupano è in loro potere di ritenere, o
licenziare i soggetti. Per rendervi facile, e mantenervi in questa
intima, e stetta unione, e confidenza nella vostra Superiora fa duopo
amarla, e amarla di cuore. 32Per voi, per la vostra quiete, pel vostro
riposo, pel buon ordine della Casa, per l'osservanza delle Regole, e
Costituzioni essa sorveglia, essa fatica, essa pensa, e mentre voi vè nè
state in pace, e riposo essa porta tutto il peso, e la responsabilità di
tutte le opere dell'Istituto avanti Dio, e avanti gli Uomini, e vi par
poco? 33Siatele dunque affezzionate, e riconoscenti, e non ammaregiatela
41
Carissime.
Regole
59
opera omnia
con le vostre ostinazioni, e caprici. Raccomandatela tutti giorni al
Signore, ditele chè la illumini, e le dia il vero spirito, e lo zelo chè
animava la Santa Famiglia di Nazareth, acciò lo comunichi, e lo
trasfondi nelle sue Figlie, senza riguardi, senza distinzione, e senza
pregiudizi. 34Chiudete un occhio sulle sue imperfezioni, e diffetti,
quando questi non sieno a danno, e pregiudizio della disciplina, ed
onor di Dio, e dell'Istituto, nel qual caso come si dirà in avanti / chè
spero però nel Signore non succederà mai / nè dovete, nè potete
compatirla, del resto per altri diffetti chè derivano dal temperamento
abbiatelo anzi a caro chè avrete cosi motivo d'avanzarvi
maggiormente in virtù, esercitarvi nella mortificazione, e stare più in
guardia sopra voi stesse, cosa chè facilmente non fareste con un altra
di tempra buona, e indulgente. 35Molti credano, e s'immaginano
perché una persona viene innalzata ad un posto elevato, molto più
poi se questa persona fosse Religiosa, credono dicco chè abbia pure
d'andare esente d'ogni piccolo diffettuccio, e perfezione, ma mio Dio, il
posto ci toglie forze, e ci leva la nostra corotta natura? Chi a questo
mondo, vestiti di questa misera carne può vantarsi d'esserne esente?
nessuno, nemeno i Santi io credo; la sola Vergine Maria lo fù, perché
concetta senza peccato, perché destinata ad essere Madre del Figlio di
Dio. 36Non abbiate dunque voi si strane idee, compatitela, ed amatela
maggiormente persuadendovi chè pure le sue stesse imperfezioni si
volgeranno a vostro profitto, e vantaggio, sè avrete guardato nella
scelta la sola gloria di Dio, e dopo il suo braccio per condurvi, e
dirigervi sicure, e tranquille pel sentiero sul quale Iddio via ha
chiamate, e vi vuol salve. Il vostro amore però Sorelle Cariss: 42 verso
la vostra Superiora guardate bene chè non sia disgiunto dalla stima, e
rispetto che deve avere ad una rappresentante di Dio medesimo,
l'amare senza stima, e rispetto, non sarebbe amore, ed il Signore vè nè
guardi sempre, perciò procurate anche esternamente d'usare verso la
medesima tutti quelli atti di rispetto, di stima, e di venerazione chè
esige la sua carica, perché noi siamo cosi materiali, chè l'interno sè non
è ajutato dall'esterno, e dal apparente a poco, e nulla giova; 37perciò
nella Casa la Superiora abbia ed occupi sempre il primo posto, non vi
sia lecito sedervi alla sua presenza senza sua licenza, incontrandola
abbassate il capo, e vi fermate, entrando Essa nelle officine, o in
qualunque altro luogo della Casa, dove voi vi trovate alzatevi, e state
in piedi sino ad un suo cenno, discorendo, e trattenendovi seco Lei
foss'anche in ricreazione, non dimenticatevi mai chè vi è superiore, e
42
Idem.
Regole
60
opera omnia
fattelo modestamente, e con tutti quei riguardi e belle maniere che si
usa tra persone ben nate, e distinte, non alzate mai la voce in sua
presenza, e meno poi siate ardite d'altercare con Essa. 38Accusandovi
presso Lei di qualchè fallo, ovvero chiedendole licenze, o dovendole
fare qualchè osservazioni, o rimarchi fattelo sempre in ginocchio.
Credetelo mie Carissime chè questi esterni segni di rispetto verso al
vostra Superiora vi gioveranno assai tanto per accrescimento di
stima, come pell'adempimento più perfetto delle Regole, pel buon
ordine, la concordia, e la disciplina, perciò siate attente e non vi fatte
lecito trascurarlo benché sia in piccola cosa. 39Guai poi a quelle
Superiore sè per falsa modestia, e vana umiltà prescindescero, e
trascurassero che le sue Figlie rendessero loro questi esterni segni di
stima d'osequio, e rispetto, guai sè nè accorgerebbero presto a lor
danno, e quel chè peggio a scapito del buon ordine, e della regolare
disciplina, perciò nessuna Superiora potrà assolutamente
dispensarsene. Esse sono obbligate a sostenere l'onore, ed il decoro
attaccato al loro posto pel bene dell'Istituto, e la maggior gloria di Dio
per poter poi trasmetterlo terminata la lor carica con quel lustro, e
splendore come quando nè sono state investite.
Come si ha da diportarsi colle Novizie
Del Noviziato
40Abbiate
nella Casa un luogo separato affatto si dalle Religiose
come dalle Figlie di S. Giuseppe, il quale serva pel Noviziato, sè col
tempo l'Istituto ingrandisce e potesse aver molte Case, destinatene
una a questo solo uso, e mandatevi alla direzione d'essa quelle
Religiose di costumi più santi, d'ingegnio, e di mente perspicace, di
disinvoltura, stabilità, e fermezza non comune, chè vi vogliono, e
sono necessarie al disimpegno di si grande, e importante missione.
41Ricordatevi S: Cariss: 43 chè il noviziato è come il Vivaio nel quale si
coltivano preziose piante seminate dalla mano stessa onnipotente di
Dio, ed a voi date da custodire, far crescere44, e fiorire, onde poi
trappiantarle a suo tempo nelle vostre case, acciò il loro frutto porti
abbondanza di bene, e la loro vista ricreando l'anima di buoni
desideri, faccia lodare, e benedire il Signore chè manda sulla terra si
eletti frutti a benedizione, utile, e vantagio delle sue creature.
43
Sorelle Carissime.
44
cf Gen 2,8-9.15
Regole
61
opera omnia
42Guardate
dunque impegno e dovere chè nè avete, e quanto gran
conto render dovrete a quel Padrone, il quale sè buono, e
misericordioso sarà pur giusto, e terribile con chi trascurerà
d'adempiere con tutte le forze ad uno scopo si importante, per
vantagio del quale vi ha dato in mano Egli stesso gl'istrumenti, ed i
mezzi. 43Io vorrei il Noviziato rigoroso, e severo, non lasciatevi mai
prendere dal timore chè questo abbia da ritirare, e raffreddare le
vostre Novizie nella loro vocazione, mettendole fors'anche al punto
d'abbandonare l'Istituto, lasciate pure chè ciò succeda, e sè nè vadano
credete chè ciò non succederà anche alle sole non verramente chiamate,
ma quelle chè avranno una vera vocazione, la vita d'annegazione, e di
sacrificio chè quivi sono costrette a condure, lungi dal intimorirle, o
venirle a noja, le rassoderà viemeglio nei loro generosi propositi, cosi
perfezionando queste allontanerete dal Noviziato quelle che non vi
potrebbero dare che fiori apparenti, e frutti guasti con danno, e
pericolo delle altre. 44Il Noviziato è come il cruggiuolo nel quale si
prova il Religioso, e succede di Lui come dell'oro, il quale sè è vero, e
fino nel crugiuolo diventa più bello e lucente, lasciando ivi tutta la
lega, ma sè fosse falso vi perde l'apparente, e diventa nero. Ma non
fatte, e pretendete tutto in una volta, nè crediate di far perfette le
vostre Novizie in poco tempo, spogliandole de' loro diffetti, vizi, e
massime cosi alla leggere, in poco tempo, e con quella facilità come si
fà d'una statua. 45Nò Sorelle Cariss: 45 ci vuol tempo, orazione,
pazienza, perseveranza, e fermezza. Cercate di ben conoscere l'indole,
l'inclinazione, e la natura delle vostre giovani, per saperle poi
applicare quei rimedi, e quelle medicine sieno amare, o dolci ad ogni
una più adatate acciò riesca loro di giovamento, e le risani, e non abbia
invece come succede spesso nelle malattie del corpo per un rimedio
mal applicato mettere a pericolo in un con la vocazione la loro eterna
salute. 46Perciò Superiore mie cariss: 46 andate ben caute nella scelta
delle Maestre delle Novizie, ci vuol pratica, esperienza, acume,
vigilanza fermezza, e le trovarete sè di cuore vi raccomandarete al
Signore. 47Appena una giovane accettata entra in Casa come Novizia
non assogettatela subito sui primi giorni alle Regole, e alle prove del
Noviziato, ciò le stringerebbe il cuore a danno della pace, e
soddisfazione chè certamente allora deve provare entrando nello stato
da Lei desiderato. 48Sapiate compatire alle comuni miserie Essa
abbandona la Patria, la Famiglia la libertà e forse i genitori, ed i
45
Carissime.
46
Idem.
Regole
62
opera omnia
comodi, e per quanto sia provista di virtù e generosità, questo distacco
unito alla diversità totale di fisionomie abitudini, e al raccoglimento,
e silenzio chè trova in Monastero non le può sui primi giorni chè
recarle un vuoto... una solitudine... una melanconia senza chè vi si
agiunga ad accrescerle le pratiche del Noviziato, perciò per sette, o
dieci giorni lasciatele una certa libertà di sè stessa, chè vadi sè crede
girovagando per la Casa e per gl'uffici, purché non porti distrazione,
e disturbi, e sempre assieme ad una savia Novizia che le assegnarete
per compagnia, e la quale non dovrà mai in questo tempo lasciarla
sola. 49Guardate bene che trovi tutti posti, e le Ufficine della Casa in
gran ordine, e disciplina, e le impiegate in esse venendo dalla
medesima interrogate rispondano brevemente e a bassa voce facciendo
in maniera ch'essa vi scopra, vi veda, e vi conosca che le Regole,
l'ordine, e il buon governo vi regnano nella Casa in pieno vigore,
credete che questo sarà il migliore elogio, e la maggior stima chè
possiate far prendere e concepire pel vostro Istituto. 50Sè la Novizia
fosse di condizione, e in conseguenza allevata comodamente, e
nell'abbondanza distinguetela sè vi pare nei primi giorni anche il
Reffetorio dandole qualche cosa di più delle altre; compatite insomma,
e usate sempre qualche attenzione verso quelle di maggior
condizione, queste hanno abbandonato di più, e fatto maggiori
sacrifici d'un altra chè assueffatta già poveramente trova nella Casa più
di ciò che ha abbandonato, però queste distinzioni, e questi riguardi
ricordatevi solamente sui primi giorni, avanti chè entrano in
Noviziato i quali si devono considerare giorni d'eccezione. 51Vedrete
chè questo sistema di non ammettere subito entrata in Casa la petente
al Noviziato vi riuscirà bene, perché se la Novizia ha buona volontà si
stancherà ben presto di trovarsi sola senza regola, ed occupazione in
una casa, ove tutti affatticano, si regono, e muovano al cenno
dell'Ubbidienza, perciò vi chiederà con istanza d'essere ella pure
ammessa alla sua destinazione, allora sè credarete bene ammetterla
anche più presto al Noviziato fattelo pure, ma però vedete non
concedete questa che come una grazia, perché in generale i giorni
chiamati d'eccezione non devono essere meno di sette, o dieci, pei
soggetti poi nei quali vi scopriste sino dai primi giorni qualche
malattia, vizi, o diffetti reali, e pel vostro Istituto dannosi, o anche vi
lasciassero solamente incerte di ritenerle, o nò, allongate d'altri sette, o
dieci giorni il tempo d'eccezione onde poi poterle rimandare avanti
d'entrare in Noviziato, sè veniste a questa risoluzione. 52Per le Figlie
di St. Giuseppe, chè già voi conoscete, e vi potete senza timore
compromettere, queste passano addirittura al Noviziato, sè mai Dio
Regole
63
opera omnia
desse come io spero a qualche d'una d'esse la vocazione Religiosa chè
voi credeste vera, e reale, ed avessero pur anche le qualità necessarie
per essere accettate. 53Esercitate a tutta possa le vostre Novizie nella
mortificazione specialmente delle loro passioni nell'annegazione della
loro volontà scontrariando i loro gusti, i loro desideri, le loro
inclinazioni, sina nelle cose lecite, e lodevoli, nell'abbiezione, e bassa
stima di loro stesse, impiegando le più schifiltose, e quelle che vedete
chè si stimano qualche cosa di più delle altre, negli uffici più bassi,
vili, e faticosi della casa, come sarebbe lavar le stoviglie, ajutare nella
cucina, lavare, e tener netta la Casa dalle immondizie ecc, ecc, e ciò
sino a tanto che le vedete morte affatto al loro amor proprio, alla loro
superbia, e ad ogni qualunque sorta di riguardi, e rispetti umani.
54Fatte loro prima di tutto, conoscere come l'ubbidienza, è la chiave
della perfezione, chè ubbidiscono prontamente ad ogni cenno, ad ogni
volere non solamente delle loro Maestre, ma anche della più inferiore
della casa sè questo da loro si richiedesse fattele ben penetrare la
necessità, l'importanza, e direi anche la felicità, e i beni chè si trovano
attaccati all'Ubbidienza, questa è l'accorciatoja per giungere più
brevemente alla santità, quest'è la chiave del buon ordine, e della
prosperità de' Monasteri. 55Assueffatele all'amor del lavoro di
qualunque sorta poi esso sia faticoso, o nò d'occupazione, o di
distrazione, necessario, o innutile, nobile, o vile, non importa lo dà
l'ubbidienza, e ciò sia per esse motivo abbastanza sufficiente onde
imprenderlo con alacrità, e diligenza, perciò vi riuscirà assai bene per
ridurle a questo stato di vera e santa indiferenza, e spogliarle del loro
proprio giudizio, gusti, o inclinazioni che le facciate fare, e disfare
spesso le stesse opere, lo stesso lavoro anche chè fosse fatto bene,
molto più poi sè vedeste chè nè avessero della compiacenza, come
anche sul punto chè fossero per terminare qualche bel lavoro, farglielo
dismettere e darlo a terminare ad un altra, e chè questa sola abbia poi
da portarne tutta la lode, e il merito. 56Ma ciò mie Cariss: 47 con tanta
naturalezza, e disinvoltura da vostra parte chè sembri proprio chè
siate costrette a fare, ordinare, ed agire cosi, per bisogno, necessità, e
per vera loro mancanza di meriti, d'abilità, e di cognizione. 57Coi
castighi siate parche; ciò farà loro miglior effetto e nè avranno più
timore, ma risparmiatene quande nè vedete vera necessità. Dopo che le
avrete corrette due, o tre volte, e chè non vedete un emenda allora
adoperate il castigo, ciò servirà d'esempio anche alle altre. 58Colle
negligenti poi, e non curanti non perdonate, con queste sè non terrete
47
Idem.
Regole
64
opera omnia
man franca non farete mai niente, compatite più tosto una, che senza
volerlo, o anche in un impito improvisto e subitaneo comette un grosso
fallo, e mancanza chè quelle di questa sorta.59 Non concedete poi con
facilità, anzi vi direi siate assai ritenute nel concedere penitenze, e
mortificazioni volontarie alle vostre Novizie, anche chè nè veniste da
esse ricercate, e molto più poi con quelle che nè sono smaniose, in una
proficiente, e di poca virtù / non sò sè dicco giusto / ciò mi sembra chè
servirebbe a sguazzo della superbia ed ha pascolo dell'amor proprio.
60Le mortificazioni, e le penitenze chè devono fare, dittele e
d'abbassare il proprio giudizio, compatirsi vicendevolmente, far
volentieri quello che vien loro comandato: essere usate, ed attente a
loro studi, impieghi, ed occupazioni. 61Non coltivate certe
pettegolezze chè trovano male, e hanno scrupolo in tutto,
disprezzatele, e dittele francamente chè sè non si cambiano questo
Istituto non è per esse: cosi pure a certe smorfiosette, chè si credano, e
vorebbero sui primi giorni del Noviziato essere di già mezze sante, e
perciò s'inquietano, e turbano perché nell'orazione non hanno il
fervore chè desiderano, nè nelle occupazioni il continuo
raccoglimento, nè tutte quelle virtù insomma chè hanno sentito, e letto
nelle vite de' santi: ditte a queste chè pensano poco a sè, ch'esse non
son sante anzi lontane le mille miglia dall'arrivarvi, chè si umiliano, e
stiano tranquille nelle mani di Dio in quel luogo, e maniera chè la
divina volontà le vuole e le mette senza voler ascendere a quella
perfezione della quale non nè hanno i meriti. 62Fatte abbo Fatte abborire
poi a tutte le singolarità specialmente nelle cose spirituali, fatte loro
amare la vita semplice e comune come la più sicura, e la più scevraa
di pericoli. Ditte loro chè noi Suore della Sacra Famiglia dobbiamo
uniformarsi a nostri tre Divini modelli i quali condussero in apparenza
appresso gli Uomini la vita la più semplice, e comune, chè dobbiamo
com'essi cercare di diventar grandi avanti gli occhi di Dio, ma solo
nel sacrificio, e nell'abbiezione. 63Non fatte loro leggere opere
ascetiche, tranne L'imitazione di Cristo, il Combattimento Spirituale
del P. Scupoli, e il Liguori, come anche lo spirito delle Figlie del Sacro
Cuore, specialmente dove parla delle virtù, e del Sacramento della
Confessione, e essendo simile a questo il nostro spirito. 64Cosi pure
non fatte loro leggere certe vite straordinarie de' Sante, più
d'ammirarsi chè d'immitarsi, esse non devono invidiare i doni
straordinari che Dio concedette a certe anime elette, nè il loro
sensibile amor di Dio, ma bensi il disprezzo di loro stesse, e del loro
giudizio contentandosi di stare a piedi della Croce, e raccogliervi i
modesti fiori d'umiltà, e di pazienza senza por le mani a più alti, e
Regole
65
opera omnia
rigogliosi. 65Fatte loro amare il silenzio, nella solitudine Dio parla al
cuore questo è il primo gradino senza del quale non si può giungere
alla perfezione. Una giovane ciarliera non diventerà mai santa, anzi
nemeno buona religiosa, sè nel noviziato non impareranno a tacersi,
non lo sperate mai dopo, già nè avete l'esperienza. 66Il silenzio, è
Figlio del Raccoglimento, e il raccoglimento è l'arma, e la sicurezza
d'una Religiosa, guardate dunque necessità grandissima che vi di
questo, specialmente a noi si di frequente esposte ed a contatto con le
persone del mondo, perciò il silenzio sia sempre, e continuamente di
regola tra voi. 67Guardate chè non abbiano smania di prodursi, di
dire, e di fare, soffocate questo sul bel principio, poiché potrebbe
divenir sorgente d'infiniti errori, che trovano invece piacere a vivere
nascoste, e ritirate quando però l'ubbidienza non lo comandi, 68chè si
amano vicendevolmente tra loro, e si compatiscono, come Dio ama, e
compatisce noi sue Figlie, e sue creature. 69Una poi delle cose più
esenziali, che dovete far bene penetrare nello spirito delle Novizie si è
l'assueffarle ad aprirvi interamente il loro cuore, raccontarvi le loro
inclinazioni, quello chè pensano chè desiderano, e chè passa nelle loro
anime, e ciò con tanta chiarezza, e verità come l'occhio vede l'esterno
questa è una delle Regole principali dell'Istituto è sulla quale gira
tutta la buona, e la cattiva riuscita di questo, e de' suoi individui,
perciò procurate chè tutta nè conoscano l'importanza, chè l'amano, e vi
si uniformano oltre la necessità grandissima chè vi è di questo per
dirigere e formare lo spirito, vi è pur l'altra non meno importante di
supplire cioè al bisogno chè sente l'anima in certi momenti o
d'angustie, e di gioia, o di timore d'aprirsi, e confidarsi con
qualch'uno, e sè non lò fa con la propria Maestra, o Superiora,
bisognerà chè di necessità lo faccia con un amica, col Confessore, e Dio
nol voglia sè lo potesse anche con qualche estraneo impedite tutto ciò
con grande premura, onde schivare grossi disordini chè naturalmente
da ciò succederebbe. 70Perciò guardate abilità grandissima chè deve
avere una Maestra delle Novizie. Essa deve sapersi concigliare stima, e
rispetto in un con amore, e confidenza, deve dar coraggio ed animare
le timide, essere sostenuta, e concisa con le sfacciate, sciolta, e non
curante, con le scrupose, e pettegole, severa, e allerta con le furbe, e
dissimulate, chè Dio però tenga sempre quest'ultime lontane da
questa casa. 71Non concedete mai alle vostre Novizie nè conferenze a
voce, nè in scritto col Confessore, col Parroco, o con qualunque altro
Sacerdote che le avesse nel mondo conosciute, e sè qualche d'uno
ignoro di questa nostra Regola lasciasse foss'anche di cosa indiferente
ritenete presso voi la Lettera, e fatte non ne giunga ad esse notizia
Regole
66
opera omnia
alcuna: lo stesso metodo, e la stessa Regola usate pure riguardo ad
altre Lettere, e notizie chè potesse lor pervenire da Parenti ed Amici,
tranne qualche caso urgente, e di necessità, e qualchè rara notizia de'
propri Genitori. 72Sè tanto rigore dovete tenere con i carteggi, e le
notizie, quanto poi nè dovete usare con le persone chè verranno per
vederle, e visitarle, i soli Genitori, e chi fà per essi possono vedere le
proprie Figlie, sempre però chè anchè questo sia di raro, e la Novizia
accompagnata. 73Vedrete mie Carissime il vantaggio chè nè derivera da
questa loro quasi totale separazione del mondo, saranno più contente
più libere, più raccolte, e più allegre, perché infine le persone del
mondo non vengono a Monasteri che per raccontare le loro croci, i
loro Negozi, i lor dispiaceri, e partendo lasciano la Religiosa mal
contenta, ed afflitta trovare dosi innabilitata a giovargli, e molte altre
poi vi vengono per curiosità, o per censurare questo, e quello chè
hanno veduto, e sentito. 74Non mandate le vostre Novizie più spesso
degli otto giorni a Confessarsi, con le più scrupolose, e le smaniose di
questo Sacramento sarà ben fatto qualchè volta differirglielo quindeci
giorni, ma solamente rara volta e con prudenza, e mai per sistema:
con tutte poi abbiate cura di far spesso cambiare Confessore. 75Le
comunioni della Regola non sono che tre per ogni settimana, con le
Novizie però appena entrate nell'Istituto mandatele solamente ogni
otto giorni, in generale questo riuscirà loro quasi tutte gravoso, e
stenteranno ad uniformarvi il proprio giudizio, ma ciò servirà a voi
per conoscere la loro docilità, e virtù. 76Non concedete poi facilmente
comunioni più spesso di quelle chè sono di Regola, e quando Iddio vè
lo ispirasse, e lo trovaste vantagioso, sospendetene senza scrupolo
qualche d'una anche di queste per penitenza, o castigo. 77Nel primo
anno del Noviziato la Novizia porterà il proprio Abito secolare di
qualunque sorta, taglio, o colore ci si sia purché sia modesto, decente,
e polito: assueffatele ad una polizia particolare, sè a tutte è necessaria la
polizia, a noi specialmente chè dovendo innalzare l'opere dell'Istituto,
è pur necessario contribuirvi pur anche con l'esterno, polito, netto,
composto. 78Chè camminano diritte, e senza affettazione, chè
discorono, ed espongono i propri sentimenti con una modesta
semplicità, è naturalezza, chè devono essere in noi caratteristiche.
79Chè sieno affali, e cortesi, ma non disgiunti da quella certa modestia,
e ritenutezza si necessaria ad una Religiosa. 80Credete mie Cariss: 48 chè
dobbiamo ajutare l'altrui stima, e rispetto, con la nostra educazione
civile, coltura, e maniere dolci, e polite perché il mondo è cosi fatto chè
48
Idem.
Regole
67
opera omnia
sè si avesse d'unire all'arte agricola chè professiamo le maniere rozze,
e incivili dei contadini saressimo presto sprezzate con danno grave
dello scopo principale dell'Istituto il quale è di far stimare, ed amare
quest'arte, unendola alla civiltà, ed educazione cittadina. 81Perciò lo
Studio della gramatica, l'aritmetica, e la calligrafia sia soggetto delle
vostre premure e dell'applicazione delle vostre Novizie, oltre lo
studio della Scienza Naturale necessaria a sapersi essendo questa
fondamento dell'arte Agraria. Quanto più una Religiosa sarà istruita
gioverà all'Istituto, e darà maggior edificazione al mondo chè crede
l'arte agraria, e il lavoro delle terre solo appanagio degli idioti, e degli
ignoranti. 82La storia sacra antica è pure indispensabile chè bene
apprendono, dove meglio volete voi trovare i modelli della buona
fede, del trattar semplice, e virtuoso, dei costumi incorotti chè volete
con l'amor all'agraria far rivivere, sè non in quelli Uomini giusti, e
santi chè si meritarono in si alto grado la protezione, e il favore di Dio
di farsi chiamare il Dio d'Abramo, d'Isacco, e di Giacobbe. 83Per
assueffare le vostre Novizie a ben esprimersi, ed esporre con chiarezza
e francamente i propri pensieri, fatte loro spiegare le Lezioni chè
odono sia in scuola, sia in Refettorio, chè vi facciano sopra i propri
comenti, le proprie osservazioni, ciò servirà per tenerle attente e
raccolte, ma sopra tutto poi fatte loro spiegare la Dottrina Cristiana, e
gli Evangeli, ciò è necessarissimo dovendo poi esse a lor tempo
spiegarlo agli altri, reprimete però le smaniose dal dire, come le più
prolisse del spiegare, questo oltre chè sente di vanità, può essere
anche causa di incorrere in errori, e spropositi, perché non vi
allontanate dalle dimande e risposte del Catechismo come dai
semplici argomenti degli Evangeli, poiché noi donne non siamo
teologhe, e potressimo facilmente errare, con danno grave e pericolo di
mettere in noi, e in altri principi falsi, e idee storte, perciò chè sieno
brevi, e semplici, due dotti credetemelo mai abbastanza
raccomandate. 84Le Novizie avranno il proprio Orario, e le proprie
Regole, come la loro ricreazione, e la loro sala di lavoro, e studio,
separato dalle Religiose. 85La Colazione, il pranzo, e la cena avranno
solamente in comune con queste, ma la Novizia non potrà trattenersi
a discorrere con le Religiose, sè non di cose strettamente necessarie
come dovrà usare con esse tutte que' riguardi, e convenienze che si
deve al loro grado. 86Dividete, e suddividete tutte le ore del giorno
con qualche diversa occupazione, ciò servirà a farle parere più breve
il tempo e ha non mai annojarsi per esempio la mattina abbiano
Lezione di Gramatica Aritmetica, e calligrafia, al mezzo giorno la
visita in Chiesa e l'esame particolare, il dopo pranzo la Dottrina
Regole
68
opera omnia
Cristiana, la Storia Sacra, e lo studio teorico agrario, oltre il lavoro chè
deve pure occupare buona parte della giornata. 87La lezione
spirituale due volte al giorno nel tempo del lavoro e due Meditazioni,
una la mattina, e l'altra la sera ciascuna d'una mezz'ora. 88Il silenzio
come si disse sarà sempre di Regola però trovandosi le Novizie unite
nella sala di lavoro, la Maestra le concederà qualche tempo per
discore, onde non concentrarsi ne' propri pensieri poiché essendo noi
donne di troppo immaginativa ciò potrebbe forse pregiudicarle, però
per la Casa, per le Officine, corritoj, dopo l'esercizio della sera,
s'indoppo la colazione della mattina, e nel tempo degli studi
qualunque non sia mai lecito dispensarle, anzi lo facciano osservino
rigorosamente. 89Le Novizie non si dovranno mai lasciar sole,
essendo impedita la Maestra, vi stia l'assistente specialmente poi nelle
ricreazioni, questo tempo di sollievo credetemelo è il più acconcio ed
adattato per conoscere il carattere, l'indole, le inclinazioni, e per sino i
vizi, e le virtù delle vostre Novizie, perciò guardate dall'interromper
loro ogni parola, ogni atto, ogni motto chè non vi sembrasce al primo
aspetto lodevole / sempre però chè non fosse qualche cosa di
scandalo, e di mala edificazione / lasciatele ridere, correre, giocare, e
sollasarsi come vogliono, sempre però nei limiti della modestia, questo
oltre vi servirà di lume, e cognizione per conoscerle, gioverà assai a
conservarle sane, e buon umore: esse sono giovani, e il tenerle sempre
occupate e in suggezzione le pregiudicarebbe, però sarebbe bene
impiegarle qualche volta in cose dove abbiano da stare in piedi, e far
moto, come sarebbe ajutare alla Cuciniera, alla Lavandaja ecc, ecc.
90Così pure sè vedete chè lo merita, e si diportano bene, ma più
specialmente per premio al silenzio, concedetele, una volta al mese,
chè sò io quando vi parerà, una ricreazione straordinaria, qualche
merenda, qualche divertimento ecc, ecc L'arco dicce St. Giovanni non
deve sempre star teso, e la monotonia uccide la gioventù. 91Non
esponete la Novizia prima dei due anni di Noviziato agli occhi del
pubblico, altro che qualchè rara volta sè vi sembrasse bene, o per via di
prova, o per mortificarle, o anche per motivi di salute, 92il terzo anno
del Noviziato poi sarà bene chè incominciate a condurle, e nelle
Scuole, e in Campagna, ciò servirà ad esse di pratica per apprendere i
metodi, e le regole, ed a voi per conoscere qual è quel impiego, quel
ufficio nel quale la Novizia spiega più attitudine, ed abilità. 93Nel
secondo anno del noviziato impiegatele invece nel guardaroba, nel
tener registro la biancheria, in assetto gli utensili di Casa, impiegatele
nell'infermeria, insegnatele a preparar le bibite, e le medicine per le
ammalatte, nella cucina, ecc, ecc e in tutte quelli altri impieghi utili, e
Regole
69
opera omnia
necessari per saper poi accudire con utile, e bene, in quel posto chè l'
Ubbidienza crederà poi loro d'assegnare per vantaggio dell'Istituto.
94Il primo anno poi del Noviziato, non sia impiegato altro, altro chè
nel formarle lo spirito, perciò non occupatele in impieghi, o uffici di
stagioni qualunque, altro chè in caso di grande necessità, e quanto è
necessario per conservarle in salute. Essendo le Novizie, molte, e
disimpegnate sarà bene farle recitare il piccolo Ufficio della Madonna
in Coro, come si costuma negli altri Monasteri, essendo invece poche
supplite con qualche visita di più al SS: Sacramento per il quale
dovete loro ispirare una divozione particolare. 95La Sacra Famiglia
del Dio fatto Uomo deve essere pure oggetto della lor tenerezza, ed
amore questa devono spesso visitare è in Betteleme, e in Nazarett, in
Egitto, per cercare d'uniformare a que' santi personaggi i loro gusti, i
lor desideri, le loro inclinazioni, la loro vita, chè mie cariss: 49 deve
andare più di frequente a visitarli, a trattenersi seco loro, a prestarli
ogmagi, adorazioni, ringraziamenti, sè non noi che le siamo cosi strette,
e legate col titolo chè portiamo. A questa scuola non ci potrà impedire
dall'accostarsi la nostra indegnità, poiché qui vi è l'umiltà medesima,
la nostra ignoranza dall'apprendere poiché qui le virtù sono facili,
dall'amare la nostra freddezza, e insensibilità poiché questo è il
mistero d'amore, andiamoci dunque con premura, e assiduita, e
fermiamoci con profitto. E qui, vedete, e qui sè le vostre Novizie vi
fermeranno dimora, dove conosceranno il prezzo de' sacrifici, il
merito dell'ubbidienza, la bellezza della virtù, la felicità e la sicurezza
della vita nascosta, e qui infine dove si alleveranno veri modelli di
grandi originali. 96La divozione pure alla Beata Vergine Addolorata
abbiano in stima particolare, e come potrà la Madonna negarci il suo
aiuto, e la sua protezione, chiesta pe' suoi dolori, ed i suoi patimenti.
Qual conforto non è per noi questo titolo di Regina de' Martiri chè
richiamandoci alla memoria le sue sofferenze, e le sue pene, ci anima
a soffrire le nostre con più coraggio, e rassegnazione. 97La divozione
pure a S. Giuseppe al quale la casa è consacrata, e l'Istituto deve la
sua fondazione, avvocato potente presso il Signore, e nel quale
dobbiamo mettere la nostra fiduccia, e tutta la nostra confidenza, come
a Padre, consigliero, e special protetore; ai santi Apostoli
particolarmente il Discepolo Vergine, a St. Gio: 50 Battista, e poi a
98tutte que santi chè furono secondo la carne consanguinei alla Sacra
49
Idem.
50
Giovanni.
Regole
70
opera omnia
Famiglia, e quelli altri ch'ebbero la sorte di vivere in quel tempo, e di
trattare con la medesima con famigliarità, e confidenza.
Agiunte
99[...]
e tutte quelle Sorelle che Dio ne' suoi alti disegni avrà
destinate, e chiamerà a parte con vocazione speciale in questa
corporazione Religiosa di di qualunque stato, o condizione si sieno,
ricche o povare, nobili o plebee dovranno tutte essere disposte
d'andar in Campagna. La Campagna offerisce [...]
100[...]
e la compiacenza di Dio. Non sarà però escluso dalle
Sorelle l'applicarsi con tutto l'impegno, e la premura anche
nell'Istruzione Religiosa, e civile, onde disimpegnare con lode, e
profitto anche gli altri Uffici, ministeri, ed obblighi chè la Casa, ed
Istituto si è assunta di fare.
101[...]
Quantunque però in questa società vi abbia dà essere un
sol ordine di Sorelle, e tutte in modo speciale dedicarsi all'Agricoltura
essendo questo il fine della sua Istituzione, tuttavia vi saranno quelle
Sorelle più particolarmente adette ai lavori di Campagna, come per
esempio quelle chè dalla loro nascita, condizione, e forza vi sono di
già avvezze, ed abituate, altre in vece più civili, e delicate potranno
meglio riuscire, ed essere di maggior vantaggio impiegate in altri
uffici, ed impieghi, come il nostro istituto cè nè offre si molti e variati.
Tutte però le Sorelle entrando in questa Comunità devono essere
preparate, e disposte a fare e sostenere quanto dalla Superiora verrà
loro affidato, e comandato. Esse consacrandosi al Signore rinunciano
alla propria volontà, ai propri gusti, alle proprie inclinazioni, e non
sarà mai buon membro quella Sorella che mostrasse ripugnanza, e
contrarietà a quanto le venisse richiesto, e comandato. Per quanto
però possa essere varia, e differente la condizione, i talenti, l'abilità, e
le forze delle Sorelle tutte però possono essere utili, e necessarie,
come lo è al nostro corpo l'occhio, il piede, la mano, membri tra loro
di diversi, onde l'opera di Dio fiorisca più bella, intiera e compita alla
sua maggior gloria, ed ha vantaggio del prossimo. [...] Animate
dunque di sani principi, e d'un medesimo spirito [...]
Regole
71
opera omnia
Regole
72
opera omnia
CAPITOLO VII
Una parola alle superiori
Come adempiere ai propri doveri51
Una parola alle Superiore
11.
“Portate gli uni i pesi degli altri e seguirete la legge di
Cristo” Queste parole di S. Giovanni, e quest'altre di Gesù Cristo
“Chi vuol venir con me, prenda la sua croce ogni dì e mi segua”53
dette a tutti gli uomini, sono particolarmente dirette voi, Superiore
mie carissime; a voi che avete la direzione ed il governo della Casa ed
Istituto; a voi che oltre alla vostra croce, dovete portare quelle delle
Religiose a voi affidate; a voi, che dovete guidarle e condurle pel
sentiero della perfezione più coll'esempio che con le parole, più con le
opere che coi consigli, più colla pazienza che con l'autorità. 2Armatevi
dunque di forza, di coraggio, di generosità e di fermezza, se non
volete restare sotto il peso aggravate ed oppresse. Se il posto di
Superiora è grave, guardatevi però che la vostra fantasia non lo
accresca con vani timori ed inquietudini. Che cosa è che vi spaventa?
Forse lo stretto conto che un giorno dovrete rendere a Dio?
Certamente che questo fa fremere considerandovi sole con le vostre
poche forze; ma il Signore non ha promesso d'ajutare chi in Lui
spera? Riposatevi adunque in Lui, seguite docilmente le sue norme, i
52
51
[Di questo testo esiste anche un'altra versione in brutta copia. Si trascrive solo la
seconda, considerata la bella copia della precedente]
52
Gal 6,2
53
Mt 16,24; Mc 8,34; Lc 9,23; Gv 12,26; Mt 10,38; Lc 14,27
Regole
73
opera omnia
suoi esempi i suoi lumi e le sue ispirazioni, e promettetevi tutto dal
suo amore e dalla sua tenerezza. Dio vi affidò la sua Casa, e la sue
Spose, e le sue Figlie e come tali abbiatene tutta la cura e la premura;
3ma non prendete quel fare in maniera d'importanza e di sussiego che
allontana invece d'affezionare gli animi; raffredda e toglie la
confidenza e vi guardate pure da quell'aria di sfacendate che è tanto
indecoroso al vostro carattere; ma procurate che il vostro esterno sia
sì composto, le vostre maniere sì modeste, le vostre parole sì misurate
che abbiate da far conoscere che se sapete governar gli altri, sapete
pure governar voi stesse; 4e occupate il vostro posto con
quell'amabile e semplice dignità della quale Gesù Cristo ce ne diede
esempio nel tempo della sua vita mortale e che dovrebbe essere il
modello non solo delle Superiore, ma di tutte le Suore della Sacra
Famiglia.
52.
Osservanza delle Regole
Siate severe sino allo scrupolo sulla esatta osservanza delle
Regole e costumanze dell'Istituto, base esenzialissima d'ogni regolare
disciplina. Guardate che le Sorelle non manchino senza grave motivo
dal Coro, dalle ricreazioni, dalle scuole, ecc. che osservano il silenzio
custode della regolare disciplina; che non vadino al riposo più tardi
delle altre, nè alcuna si alzi prima dell'ora comune senza licenza,
massimamente poi con quelle che vi inclinassero: 6quindi sia vostra
grande premura di darne voi stessa per prima l'esempio, e se non
siete impedita da qualche importante dovere o motivo, siate sempre
le prime che accorre all'Oratorio, all'Ufficio, all'impiego, al riposo, alla
ricreazione; che osserva il silenzio e che sta intieramente al vitto
comune. 7Se alle vostre Religiose potete e dovete, in caso di necessità,
concedere qualche licenza con voi dovete essere più ritenute e non
dispensarvene se non quando il bisogno potrebbe cagionare un male
maggiore e reale.
83.
Far rispettare il proprio grado.
Se non dovete, nè potete permettervi, senza grande necessità,
nessuna distinzione nel cibo, nella stanza, nell'abito, ecc. ecc. abbiate
invece grande premura di conservare in pieno vigore, tutte le
dimostrazioni d'onore e rispetto dovuto al vostro grado, essendo
questo necessario per mantenere il buon ordine, la disciplina e la
regolare osservanza nell'Istituto; quindi non dispensate nessuna
Religiosa dall'obbligo e dovere di rendervelo. Questi esterni segni
d'onore e rispetto che vi si tributano non dovete considerarli fatti a
Regole
74
opera omnia
voi ed a' vostri meriti che certamente meno d'altre ne sarete degna,
ma fatti al grado che occupate, come rappresentante di Dio, quindi vi
umiliate avanti a Lui e dimandategli la grazia che come siete distinta
pel posto, lo possiate pur esser pei meriti, per gli esempi e per le
virtù.
94.
Prudenza nell'operare con le Religiose e con gli esterni.
Fra le virtù la più necessaria ad una Superiora è certamente la
prudenza; perciò quando scoprite dei difetti e dei disordini nelle
vostre Religiose e nella Casa, oppure che vi vengano questi riferiti
d'altre persone, sieno poi Religiose o secolari, di qualunque materia
poi si sia, e riguardo alla condotta od altro, non allarmatevi nè
prendete, come si dice, su' due piedi, una determinazione qualunque
in proposito, anche che vi sembrasse buona, ma esaminate bene
prima tra voi con gran pace e calma quanto avete creduto, o che vi si
ha riferito, indi avanti a Dio spogliandovi d'ogni vostra inclinazione,
e nuda d'ogni vostra volontà e desiderio, decidete e risolvete quanto
in proposito vi sembrerà più utile e buono, dietro le vostre regole, per
Iddio, le vostre Figlie, il vostro Istituto. Lo stesso metodo tenete pure
circa a quanto vedeste, o vi riferissero di bene avanti di prendere una
rissoluzione in proposito. 10Credete, mie carissime che parlo per
esperienza difficilmente una risoluzione ed un rimedio applicato,
come si dice, a precipizio, giova a sanarci, ma quasi sempre viene
seguito da dispiacere e pentimento. Tenete dunque questo metodo, se
volete godere pace e tranquillità di coscienza. Se il Signore poi, per i
suoi giusti ed imperscrutabili giudizi, permettesse nondimeno che
cometteste qualche fallo ed errore, voi però sarete tranquille, avendo
usate tutte le precauzioni necessarie per ben operare, ed essendo stata
la vostra intenzione buona, retta e santa. A chi teme il Signore nulla
avverrà di male, ma nella tentazione Iddio lo conserverà, e lo libererà
dai mali. Eccle: 33. 1. 11A coloro che amano il Signore, tutte le cose
tornano a loro vantaggio Rom: 8.54 Vorrei che tutte poteste dire alla
fine della vostra carica “Non ho mai operato per capriccio, nè per
precipitazione.
125.
Non alterarsi per trovar oppositori alle nostre Regole.
Venendovi fatti rimarchi sulle vostre Regole, e sulle opere
dell'Istituto abbracciate e già approvate con superiore autorizzazione,
non inquietatevi, nè fatevi vedere irritate; ma ascoltate con pazienza e
54
Rm 8,28: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.
Regole
75
opera omnia
rispondete con tranquillità, dovendo voi sempre credere che la loro
intenzione sia buona, ma non crediate di volergli persuadere il
contrario, e far loro penetrare le vostre massime ed opinioni,
entrereste facilmente in inutili alterchi, con vostro danno e perdita di
tempo, ma sappiatevi disimpegnare con sciolta e modesta franchezza,
che senza disgustarli rispettino le vostre intenzioni e partano, se non
contenti, almeno soddisfatti dalle vostre maniere ferme sì, ma
obbliganti e pulite. 13Non allarmatevi nè lasciatevi avvilire di quanto
vi può succedere in Casa o fuori sì con le Sorelle che con gli estranei,
nè prendete le cose con importanza e in grande; pace, pace, state
quiete e lasciate passare l'oscuro prodotto dal turbine, dopo vedrete
più chiaro che alla luce dei lampi, e forse quello che vi sembrava sì
brutto non sarà poi tale alla chiara luce del giorno. Quante
inquietudini, quanti dispiaceri, quante notti insonni avreste
risparmiato a voi ed agli altri se avreste, come si dice, dato luogo al
tempo. 14... Volete andar sicure che il vostro lavoro e le vostre
occupazioni sono grate a Dio e da Lui benedette non ne vi cercate nè
mettetevi affezione a nessuna tranne a quelle che vi darà
l'ubbidienza.
156.
Guardarsi dall'affezioni particolari
Guardatevi dal simpatizzare, come si dice, con questa o con
quella delle vostre Religiose; ciò è più facile di quel che si crede,
trovandosi sempre nelle Comunità qualche carattere più amabile
dell'altro; quindi state allerta ed a guardia del vostro cuore se non
volete comettere distinzione, con quantunque piccolissima pure
darebbe nell'occhio alla Comunità, la quale vede meglio di voi i vostri
difetti; e quantunque per un certo riguardo e rispetto della carica che
occupate non ve lo dimostrano, non lascieranno per questo
dall'internamente condannarvi. Procurate invece di trattenervi più
spesso, e d'essere più cortese con quelle che hanno un carattere più
difficile e diverso dal vostro, a preferenza di quelle che sentite
maggior inclinazione. 16Il sacrificio e l'annegazione che dovete
inculcare alle vostre Religiose, deve essere il vostro pane di ciascun
giorno per mantenere l'armonia, la pace e la concordia nella vostra
Famiglia. Val più un tozzo di pane secco con la pace che una casa
piena di vittime con la discordia Prov: 17. 1. 17Io credo che una delle
tentazioni più ordinarie con la quale il demonio tenta le Religiose sia
questa di far credere che la Superiora ami e stimi maggiormente
questa e quella a preferenza di sè, e da ciò ne nasce l'invidia, la
malinconia, il mal umore, le mormorazioni, se non ispiegate almeno
Regole
76
opera omnia
internamente, ed il demonio poi, raggiratore instancabile, fa
succedere la negligenza nei propri uffici, la distrazione nelle opere di
pietà e di religione, e perfino l'indebolimento ed il malessere di
salute, che prodotto da cause morali diventa incurabile ed intesichizze.
Per togliere ogni occasione a tanto male schivate anche di parlare
delle vostre Religiose, con le vostre Religiose, sia poi con lode,
biasimo, od altro, senza grande motivo e necessità. Credete che la
nostra comune miseria è sì grande, che poco, poco, basta a risvegliare
sentimenti di mal umore, invidie, rancori sì dannose in una
Comunità. Lasciate ad esse di lodare chi lo merita; questo sarà senza
pericolo e gelosie, e servirà maggiormente di stimolo comune al bene
operare.
187.
Non usare parzialità nel distribuire gl'impieghi.
Non siate ligie nel distribuire gl'impieghi consultandovi sempre
prima col Signore, spoglie d'ogni vostra inclinazione, indi al ben
essere e vantaggio dell'Istituto. Guardate sè il carattere, la tempra,
l'abilità e la salute di quella Sorella riuscirà bene al disimpegno di
questo o quell'ufficio, molto più poi se si trattasse d'impieghi
rilevanti; direttrice ecc. ecc. consultate le vostre consigliere e
raccomandatevi di cuore alla Sacra Famiglia della quale portate il
nome, e ditele con rispettosa confidenza, che v'illumini, poiché dalla
buona o cattiva riuscita di queste, dipende pure l'onore delle loro
Sorelle e della loro Casa, indi decidetevi senza scrupoli, riguardi o
timori. Guardate che alle volte vi potrà succedere che la nomina di
qualche Sorella ad un impiego, sia poi tosto seguita da pentimento...
19non contristatevi per questo, e non abbiate timore quando voi
avrete usate tutte quelle precauzioni che dissi di sopra questo
pentimento viene certo dal demonio; però guardate dal lasciarlo
scorgere, e meno poi palesarlo con chi che sia, credendo di trovar
lume o sollievo con questa o con quella delle vostre Religiose: siate
tranquilla e confidate e vedrete che la calma ritornerà ben tosto, ed il
Signore, del quale avrete guardato alla gloria, giustificherà la vostra
scelta e se fosse necessario d'un miracolo per questo, lo farà avendo
data la sua parola che chi opera rettamnte non sarà ingannato.
208.
Trovarsi sempre nelle comuni ricreazioni.
Procurate di trovarvi sempre nelle comuni ricreazioni, e non ve
ne esentate se non in caso di grande necessità, e allora vi stia
l'assistente. Impedite in queste adunanze, le piccole mormorazioni,
biasimi e maldicenze. Proibite a quelle Religiose che hanno d'ufficio
Regole
77
opera omnia
di stare nelle scuole, sieno pubbliche o private, di raccontare i difetti o
falli delle Fanciulle; quello che intesero da questo o da quello nel loro
impiego, se non fosse cosa di comune edificazione, ma sempre con
licenza prima della Superiora. I loro discorsi si versino invece su
quanto può animare lo scopo e l'amore all'Istituto. Guardate che non
si trattengano a due, a due, a discorrere a parte, essendo le amicizie
particolari la peste de' Monasteri: è questo un difetto altrettanto
comune, come dannosissimo allo spirito e avanzamento della
perfezione Religiosa. Tenete occhio a tutto, e guardate pure che non si
tocchino per le mani, che non stiano sedute incomposte, che non
parlino tra esse a bassa voce in maniera di non essere udite, ecc. ecc.
Del resto lasciate chè stiano allegre e si sollevano nel Signore, voi pure
procurate di dividere con esse la loro gioja ed allegria, facendovi
vedere liete e contente, di maniera che la vostra presenza abbia da
portare tra esse, il piacere, la pace, e la consolazione.
219.
Non giudicar tutte sante.
Non credete e giuducate le vostre Religiose tutte sante e
perfette, desideratelo invece, e ne pregate per questo il Signore, ma
non pretendetelo, almeno da tutte; quindi siate attente e vigilanti sui
diportamenti di ciascheduna, ricordandovi che ne siete a Dio
responsabile ed un giorno ve ne sarà chiesto stretto conto, ma
compatite certi difettucci ed imperfezioni che non derivano da mal
animo e non portano scandalo, mal esempio e scompiglio qualunque
nella Casa e società: / parlo delle Professe / questo servirà
egreggiamente a tenervi in esercizio di pazienza, e Voi e le Consorelle;
quindi non le amate e stimate meno delle altre. Gesù Cristo esente
d'ogni difetto, e perfettissimo, compativa e tollerava quelli de' suoi
Apostoli e per questo non istette dal sollevarli alla più alta dignità
della Chiesa. Seguite il suo esempio ricordandovi che non siamo
Angeli, e che solo in Cielo vestite d'incorruttibile, troveremo quella
purezza e perfezione che qui in terra ci è solo permesso di desiderare
senza mai poter raggiungere. 22Fate amare alle vostre Figlie e direi
fino prediliggere i poveri e la povertà con tutti i suoi seguaci che sono
disprezzi, umiliazioni, fame, freddo, stanchezza, ecc. ecc. Dite loro
per animarle che Dio sino quando dall'eternità, formò l'idea di
quest'Istituto, non a caso gl'impose il titolo d'Istituto della Sacra
Famiglia, ma per ricordarci di que' divini Modelli i quali nacquero,
vissero e morirono da poveri, ebbero parenti ed amici poveri, e coi
poveri divisero il pane, il sollievo e la fatica; e per questa Classe Gesù
fece i suoi più grandi e strepitosi miracoli. A voi pure il Signore
Regole
78
opera omnia
consegnò la classe povera, volendo che ad esempio del suo Divin
Figliuolo non isdegnaste la loro compagnia, ma anzi li istruiste, li
sollevaste e tutte per essi impiegaste le vostre forze e le vostre
sostanze. 23E voi ricuserete seguire i Suoi esempi, le sue chiamate?
Ricordatevi, mie Carissime, che non vi può essere un Istituto più
facile del nostro a tralignare dalla sua primitiva istituzione, perché
fondato sull'umiltà, e sull'abbassamento, cose tanto contrarie e
ripugnanti, alle nostre naturali inclinazioni. Perciò state in guardia e
non fate distinzione d'impieghi per le più nobili, le ricche, le letterate,
se non volete cadere in questo pericolo, ma tutte mano, mano, si
avvicendino negli uffici più bassi, vili, e faticosi, o con la man d'opera,
o con la sorveglianza o con l'istruzione, secondo la loro forza e
capacità. Voi Superiore siete le sentinelle, che dall'alto delle vette
spiano le entrate della città, per vedere tutti i passi e le mosse del
inimico e dell'allarmi, e mettersi sulle difese appena che questo osasse
avvicinarsi.
2410.
Procurare l'unione e la carità reciproca.
Procurate che le vostre Figlie si amino tra Esse, con un amore
scambievole e leale, che sieno pronte a farsi vicendevolmente piacere,
anche con loro scomodo e sacrificio; che sieno cortesi, affabili,
sommesse e dipendenti l'una a l'altra, senza invidie, senza gelosie e
senza rancori. Per mantenere quest'unione ed amore vicendevole,
procurate che le vostre Figlie si trovino spesso tra loro unite,
specialmente nelle comuni ricreazioni: fate cambiare alternativamente
quelle che pe' loro uffici ed impieghi, non vi potessero mai assistervi
e non trascurate nulla acciò la carità viva e regni nell'Istituto come
deve regnare viva e scambievole per tutta l'eternità nel Paradiso.
Carità virtù poco conosciuta nel mondo anche tra persone spirituali.
Fate ben comprendere alle vostre Religiose la necessità di questa virtù
specialmente nelle Comunità, perché siccome tutti gl'individui hanno
diverse le fisionomie, dice un Autore, cosi sono diversi i
temperamenti, le inclinazioni i caratteri: quindi vedete la necessità
della Carità per avvicinare tra essi spiriti sì variati e diversi. Carità
virtù Divina: Legame de' cuori. 25La Carità è quella che alimenta le
opere di misericordia, unendo gl'individui d'una Comunità in santa
unione per amar Dio, e per amor suo prestarsi a vicenda in aiuto de'
prossimi. Per mezzo della Carità l'uomo ama e si unisce a Dio e in lui
e per lui ama il suo prossimo come se stesso. Ma abbiate premura di
far conoscere alle vostre Figlie in che consiste la vera Carità
insegnataci da Gesù Cristo, essendovi la carità falsa, la quale coperta
Regole
79
opera omnia
col mantello della prima ci inganna molte volte facendoci prender
l'apparenza per la realtà con nostro pericolo e danno. Si crederà una
di carità perché portando dalla natura un carattere sensibile, sente
compassione ad ogni piccolo male del prossimo, ma non sa poi
compatire un piccolo difetto nè tollerare la benché minima
contrarietà; 26un'altra invece saprà compatire le compagne, ma
solamente quando sente nell'animo una disposizione alla pace e
tranquillità, prodotta spesso da qualche propria soddisfazione e
contento; altra perché al più piccolo bisogno che sente nella Sorella
corre dalla Superiora ad impetrare questa o quella licenza per coprire
ed avere poi un appoggio alle proprie pretenzioni e delicatezze; altra
compatirà e scuserà i difetti del prossimo, ma solamente per un certo
spirito di contradizione; altra ancora per una simpatia naturale; ecc.
ecc. Niente di tutto questo, dite loro, è la vera carità insegnataci da
Gesù Cristo con l'esempio e con le opere “Se la vostra carità non è
maggiore di quella degli Scribi e Farisei non entrete nel Regno de'
Cieli”55. 27La carità, dice S. Paolo, è paziente, dolce, benigna, senza
invidia, senza gelosie, senza inquietudine: essa crede tutto, spera
tutto, sopporta tutto56. La vostra carità sarà vera e reale, se da chi
ricevete un torto o un'offesa contraccambierete con una cortesia e con
un sorriso; se cercherete la compagnia di quelle verso le quali sentite
nell'animo contraggenio e antipatia onde poterla vincere e distruggere;
se sacrificherete i vostri gusti e inclinazioni a' desideri delle vostre
compagne, anche più sante e giuste, senza badare se quelle lo
meritano o no; se sono maggiori o minori / sempre che non
apportino impedimento alla Regola e pregiudizio alle costumanze e
costituzioni /. 28La carità vera è quando s'inclina a giudicare e
condannare piuttosto se che altri. Quando si gode in proprio cuore
della lode ed avanzamento altrui, non provando invidia di sorta, e
sentendola si procura con atti contrari di soffocarla e reprimerla.
Quando non si biasima i fatti o detti altrui nè se li ascolta dagli altri di
maniera che si possa dir di tutto come si diceva di S. Teresa, che dove
vi era essa tutti aveano sicure le spalle. La carità è quella che alimenta
le opere di misericordia, e rende dolci le stesse pene e gli stessi
sacrifici. Questa è la vera carità; qui è dove praticandola vi formarete
forti e robuste nella scuola della perfezione. O carità virtù dolce, virtù
preziosa, virtù divina, legame de' cuori, felicità di' Monastero. 29Beata
quella Casa, quell'Istituto, dove l'amore regna vivo e durevole. Il
55
Mt 5,20: “Se la vostra giustizia...”.
56
cf 1Cor 13,4.7____
Regole
80
opera omnia
Signore farà in essa la sua dimora; resisterà ferma agli urti e alle
violenze de' maligni se mai volessero scuoterla; sarà di rabbia a'
demonii che non vi potranno far dimora, e di gaudio e compiacenza
agli Angeli del Cielo. Non guardate a sacrifici a ripugnanze, a geni, a
contrarietà onde mantener sempre viva tra voi la carità. I vostri stessi
interessi ve lo impongono, il vostro stesso carattere ve ne dà il
dovere.
3011.
Visitare spesso le scuole e le Ufficine.
Visitate frequentemente le scuole, per vedere coi vostri propri
occhi come le Fanciulle approffittano di questo prezioso vantaggio
dell'istruzione, se le Religiose ivi addette disimpegnano con abilità ed
attitudine il loro posto e dovere; sè stanno all'orario, sè tengono i
metodi ed i sistemi approvati ed in vigore nell'Istituto, o se, ne
introducono de' nuovi senza vostra saputa e permissione; se fanno
osservare esattamente fra le scolare la disciplina, o se fanno tra esse
delle distinzioni, ecc. ecc. 31Andate spesso alla Cucina ed alla
Dispensa per osservare se le ufficiate osservano l'economia, se
custodiscono in buon essere e sotto chiave le vettovaglie e gli attrezzi
a loro affidati; se sono polite, vigilanti ed attente a' bisogni delle loro
Sorelle acciò nulla manchi del necessario, nè abbondi più del bisogno;
se osservano con rigore gli ordini della Superiora o di chi fa per essa,
ecc. ecc. Guardate se la Vestiaria e la Guardarobiera danno a luogo e
tempo gl'indumenti necessari a ciascheduna Religiosa; se nella scelta
della biancheria, e degli abiti fa distinzione, con questa o con quella...
se accomodano ed rappezzano le loro robe, per tempo acciò non
manchino, volendole in un bisogno adoperare e servisene fuori di
tempo.
32Le
Inferme
Visitate tutti i giorni se il potete le Inferme, animandole alla
pazienza, alla rassegnazione, alla confidenza in Dio; compatitele ne'
loro mancamenti, e tollerate in pace le loro imperfezioni (che non
dovete però lasciare di correggere quando saranno guarite acciò si
emendino per un'altra volta), e procurate ad esse tutti i sollievi che
sono compatibili con le loro malattie, e con le nostre Regole e
Costituzioni. Guardate se l'Infermiera fa il suo dovere e se sorveglia
le addette al suo Ufficio, se usa carità ed attenzione con le ammalate,
se le tiene nette e pulite, se ubbidisce alle prescrizioni del medico con
attenzione ed esattezza, e se tiene tutti gli oggetti addetti
all'Infermeria in assetto ed al loro luogo. Vigilate spesso le Celle, per
Regole
81
opera omnia
vedere se le Sorelle le tengono nette e polite, sè rifanno tutti i giorni i
letti, ecc. ecc. se hanno cassettine od altro con chiave senza
un'apposita licenza della Superiora; se vi tengono libri, carte,
galanterie loro proprie, come anche quadretti, immagini ed
indumenti superiori alla più stretta povertà.
33La
Chiesa
Oggetto pure principale delle vostre attenzioni e delle vostre
visite sia la Sacristia e la Chiesa; questa è la Casa di Dio, guardate
dunque quale deve essere la vostra premura acciò sia ben tenuta e
custodita, e se non lo è dalle sue Figlie e dalle sue Spose da chi lo
sarà? Quindi esigete nettezza e polizia estrema. Che nulla manchi
nelle Funzioni, acciò sieno fatte con divozione e decoro. Che tengano
netti e lucidi i sacri Vasi; ben accomodati, in assetto, e sotto chiave i
Paramenti e le biancherie; pulite le Lampane ed i candellieri, come pure
i banchi ed il Pavimento. Che conservino con cura la cera arsa, onde
cambiarla con la nuova. Che chiudano ed aprano a luogo e tempo la
porta esterna e le finestre. Raccomandate alla Sacrestana gran rispetto
e venerazione per un luogo si, santo stando e girando in Chiesa pel
suo Ufficio. Che si guardi dalle parole inutili e dal fare molto strepito,
ecc. Replicate ad Essa che ha un impiego d'Angelo, il maggiore della
Casa essendo addetta al servizio dell'Abitazione in terra del Figlio di
Dio fatto Uomo, quindi lo accudisca come gli Angeli ed i Santi
disimpegnano i propri nel cielo.
3412.
Carità verso il prossimo
Siate caritatevoli più che potete e non esigete, generalmente
parlando, dalle vostre opere di carità in favore de' prossimi
possibilmente mercede alcuna, molto più essendo il vostro Istituto,
quasi esclusivamente addetto e fondato a vantaggio de' poveri: chi ha
misericordia del povaro da ad interesse al Signore; ed Egli gliene
renderà il contraccambio. Prov: 19. 17. Accettate però con grato animo
e riconoscente, quanto d'altrui carità vi sarà dato, per impiegar anche
questo in favor de' medesimi. La vostra carità sia come quella di Gesù
Cristo, e si estenda ad ogni sorta di persone estranee e forestiere. Chi
è inchinevole a compassione sarà benedetto perché del suo pane fa
parte ai poveri. Prov. 22. 9 Ma più di tutto poi hanno da sentire gli
effetti della vostra carità i paesi dove avete le Case. Se vi sono poveri
infermi senza mezzi di sussitenza e povere fanciulle che intervengano
alla vostra scuola e non avessero di che nutrirsi, date ad essi in nome
di Gesù Cristo pane d'alimentarsi. “Aveva fame, e voi mi avete dato
Regole
82
opera omnia
da mangiare; aveva sete, e voi mi avete dato da bere”57. Chi chiude le
sue orecchie alle strida del povero, striderà anch'egli senza essere
esaudito. [Prov] 21. 13.
3513.
Far fiorir sempre l'arte Agraria nell'Istituto.
Non trascurate per quanto spetta a voi ed alla vostra autorità di
far fiorire, per quanto il potete, nelle vostre Case e fra le vostre
Religiose e Figlie, grandissimo amore per la vita, l'occupazione e
l'arte Agraria, base sulla quale, si può dire è stata fondata questa
nostra istituzione. Non odiare le opere di fatica ne' l'Agricoltura
istituita dall'Altissimo. Ecclesiastico 7. 1658. Parlate frequentemente
con Esse di quest'arte, de' suoi vantaggi de' suoi benefici. Alternate
vicendevolmente le Religiose nell'impiego di condurre al lavoro in
Campagna le proprie Figlie, non risparmiando le più nobili e di civile
condizione (semprechè non pregiudichi realmente alla loro salute), per
il ben grande ch'Esse possono portare a quest'arte col loro esempio,
avendo l'esempio maggior forza delle parole. 36Ma se volete che
l'amore a quest'arte, duri e si propaghi anche fuori delle vostre mura,
come deve essere il vostro scopo, fatela stimare con la vostra condotta
soda, santa irreprensibile; l'amore senza la stima illanguidisce e
muore ma con questa si conserva e si accresce. Ditemi, perché l'arte
Agraria era anticamente non solamente ai tempi dei Patriarchi, ma
anche a' tempi dei romani si onorata? per la stima e divozione che
meritavansi quelli che a quest'arte si dedicavano; e infatti vediamo
nelle storie la stima che facevano que' popoli degli Agricoltori
eleggendoli per fino a dettar leggi e a reggere lo Stato, e questi furono
certamente i tempi più facili e di maggior prosperità pei Romani.
Vedete dunque, mie Carissime, non è l'arte o il mestiere che abbassa
l'uomo; ma l'uomo che abbassa o innalza il mestiere o l'arte, secondo
l'intenzione più o meno nobile per la quale l'abbraccia; e la maniera
nel compierla ed eseguirlo. 37Tenete questo ben impresso, ricordatevi
che uno de' mezzi per voi più necessario a mantenervi nella pubblica
stima è la cura del silenzio stando e lavorando in Campagna, con le
vostre Figlie, molto più poi se foste in luogo esposto all'altrui vista,
perciò esigetelo grande e rigoroso; ma unito al silenzio, vi sia
compagna la compostezza del portamento e la modestia degli occhi;
quindi nè guardino, nè salutino con atti o cenni chi vedano o potesse
parlare per caso a loro vicino; e queste senz'eccezione di sorta,
57
Mt 25,35ss.
58
La citazione esatta è di Siracide 7,15.
Regole
83
opera omnia
conoscenti o no, povero o ricco, Ecclesiastico o secolare, uomo o
donna, ecc. ecc. altrimenti il silenzio sarebbe ridicolo e di nessun
effetto. Sarebbe assai desiderabile che tutte le Case delle Religiose
della Sacra Famiglia potessero avere quelle poche terre che possono
far lavorare alle proprie Figlie, non solamente unite alla Casa, ma
ancora cinte di mura per non esporre le Religiose che devono
accompagnare le Figlie agli occhi del pubblico. 38Le Figlie pure di S.
Giuseppe, quantunque non Religiose devono affermare possibilmente
con lo stesso rigore delle medesime il silenzio e la modestia in
Campagna se mai fossero in luogo vedute, eccettuato sempre le
parole necessarie per la coltivazione con la Maestra che le guida.
Quanto questa Regola sia necessaria, e direi anche indispensabile per
mantenere e conservare l'Istituto nella pubblica opinione, come per
l'avanzamento dello spirito e perfezione Religiosa de' suoi membri,
senza la quale l'Abito ed il nome non sarebbe che apparenza, cio non
ve lo posso abbastanza esprimere: vi basti che l'esperienza stessa sino
dal principio ce lo ha fatto abbracciare da comune accordo e
consentimento. Sappiate dunque mantenerlo in tutto rigore; e guai a
quella Superiora che mitigasse o facesse qualche eccezione in
proposito, come non ne castigasse la più piccola trasgressione: vorrei
che fosse subito dimessa dalla sua carica per esempio e Regola delle
altre. 39Ricordatevi, mie Carissime, che sino a tanto che manterrete in
vigore il silenzio in Campagna e fuori del Monastero succedendo di
andarvi, l'Istituto fiorirà, farà del bene assai con l'aiuto del Signore, ed
i suoi membri verranno rispettati ed onorati; non ostante i loro
impieghi, agli occhi del mondo vili e disprezzati; ma se toglierete il
silenzio l'Istituto cadrà, tenetelo per certo, il che però sara meglio assai
piuttosto che vederlo esposto ad una infinità di disordini che da
questo necessariamente succederebbe Sorvegliate perciò con vigilanza,
se osservano in Campagna le Regole prescritte ma più di tutto il
silenzio, la modestia, la compostezza, si necessari molto più se fossero
in luogo che potessero essere vedute. 40La Superiora è il canale dal
quale deve trasfondere ed alimentare lo spirito e le opere dell'Istituto
abbracciate; molto più poi, quelle che ne sono state la base ed il
principio. State allerta su questo articolo poiché essendo contrario alla
nostra inclinazione ed amor proprio si andrà insensibilmente
raffreddando se voi non lo terrete sempre animato con parlarne
spesso con stima ed interesse, molto più nelle vostre ricreazioni e
raccomandando alle Maestre che lo facciano esse pure con le loro
Figlie.
Regole
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4114.
Mantenere nella Casa e nelle Religiose lo spirito di
raccoglimento
Procurate che nelle vostre Case tutto spiri divozione e
raccoglimento, giovando questo assai, a matenerlo nelle Sorelle; come
voi stesse, lo potrete facilmente vedere. Guardate che non si faccia
strepito con gli usci, col camminare, col discorrere forte per la
porteria, per le celle, e sui corritoj, e sia vostra premura collocare in
queste e in quelle, qualche quadri di divozione, specialmente della
Sacra Famiglia ed altri che in iscritto ricordano i nostri obblighi, la
carità e la mortificazione Religiosa. Voi poi, Superiore mie carissime,
che per la vostra carica, avete mille occasioni da distrarvi, state allerta
e vigilanti sopra voi stesse, per non pregiudicare coll'esempio le
vostre Figlie. 42Rinunciate alla smania di certe facenduzze e brighe
che tanto dissipano e che potreste senza pericolo e timore affidare ad
un'altra. Procurate pure di disimpegnarvi dal parlatorio, quando
vedete che la vostra presenza non è necessaria, ma essendo costretta
andarvi per necessità non vi trattenete più del bisogno se non per
motivo di carità: Se cosi farete, risparmierete molto tempo a vostro
profitto; avrete lo spirito più raccolto, e potrete sorvegliare con
maggior attenzione i diportamenti delle vostre Religiose, ed attendere
di più al vostro spirito e disimpegno della vostra carica.
43
Scegliere una Religiosa che osservi i vostri andamenti.
Scegliete una Religiosa di vostra confidenza, e fornita di molta
virtù, la quale vi noti e vi rimarchi i difetti che comettete, sia nella
carica, sia nelle Regole, sia nelle osservanze, sia in altro; ed a vostra
richiesta sia pronta a palesarveli con rispetto semplicità, e schiettezza.
La riprenzione fatta al saggio ed all'orecchio docile, è un orecchino
d'oro, con una perla rilucente. Prov. 25. 12 Questo mezzo, vi gioverà
assai, per essere maggiormente sopra voi stessa; perché la nostra
comune miseria è sì grande che abbiamo bisogno di tutti i mezzi, di
tutte le industrie, per condurci come si conviene. Non guardate
dunque se questi mezzi sono umilianti, o no, basta che vi ottengano
lo scopo che desiderate. Ascolta i consigli ed accetta la correzione
onde tu sii saggio nell'ultima età. Provv. 19. 20
4415.
Guardarsi dall'ozio.
Guardatevi dall'ozio e dall'ozio pure guardate le vostre Figlie.
Se voi vorrete fare il vostro dovere, non avrete tempo da perdere,
però state sull'avviso, molto più dovendo in tutto essere d'esempio
alle vostre Consorelle. Portate con voi qualche piccolo lavoro che non
Regole
85
opera omnia
sia però di troppa occupazione per trattenervi quando siete obbligate
a stare in lunghe conversazioni, molto più poi se con persone di
confidenza. La mano oziosa produce mendicità, la mano attiva
accumula ricchezze. Prov. 10. 4. 5. 45Santa Teresa trattando
fondazioni ed affari d'importanza si tratteneva con la cannocchia.
Sapeste come sta male una Religiosa con le mani in mano, o che vadi
per ozio girovagando per la Casa senza far nulla molto più in un
Istituto come il nostro, dove vi sono tante occupazioni, e le sorelle
devono lavorare con fatica e molto. Siate pure attente acciò tutte
abbiano i loro uffici ed occupazioni a luogo e tempo, onde non
succeda confusione nè perdita di tempo; e vigilate acciò sieno accuditi
con diligenza ed impegno. Se dopo aver avvisato una Religiosa due o
tre volte, della sua vita inerte ed inoperosa, la trovate ancora oziosa,
girovagando per la Casa non sapendo che fare, mandatela o in Chiesa
o a Letto secondo poi le contrarie inclinazioni della colpevole acciò
preghi o si riposi per quelle poverette che faticano.
4616.
Relazioni esterne
Non concedete alle vostre Religiose, se non rare volte da
scrivere ai parenti, amici e conoscenti; ciò dissipa sempre e ci fa
perdere un tempo, che potrebbe essere meglio impiegato. Lasciate
che i morti seppelliscano i loro morti59: dice Gesù Cristo nel suo
Evangelio. Le lettere sieno tutte lette prima da voi e da voi sigillate.
Invigilate con attenzione, onde non venga mai consegnato alle vostre
Religiose alcuno scritto senza vostra saputa e permissione. Non
permettete se non poco, raro, e non a tutte di scrivere e mandar fuori
dal Monastero, se ne sono richieste, regolamenti di vita, ricordi, ecc:
questa è cosa difficile e non è pane per tutti, e credete che alle volte,
non è sempre desiderio di far bene e di eseguire ciò che vi si chiede,
l'intenzione di chi ve li dimanda, ma molte volte curiosità, leggerezza
ecc. 47quindi regolatevi con grande prudenza e circospezione. Non
permettete che le medesime facciano regalucci a chi che sia, senza
vostra licenza, fosse anche d'una semplice imagine, d'un abitino, d una
crocetta, ecc., ecc. Sono le piccole privazioni ed i sacrifici minuti, dove
si prova e si acquistano le virtù, specialmente le esenziali de' nostri
voti. Le grandi occasioni di mortificarsi oltre che sono rare sono più
facili ad ingannarci, e potrebbe essere superbia, od amor proprio quel
che ci spinge alla sua pratica. Quindi le esercitate si in questi che in
altri piccoli atti giornalieri, e non abbiate timore di mancare di carità,
59
Mt 8,22; Lc 9,60.
Regole
86
opera omnia
essendo questi necessarissimi, tanto pel loro profitto spirituale,
quanto pel buon andamento della stessa Comunità dell'Istituto.
4817.
Impedire le singolarità
Impedite le singolarità e l'affettazione in tutto specialmente poi
nelle pratiche di pietà e di religione. Che non stiano in Chiesa curve e
come si dice col capo torto; ma ritte, modeste e senza coprirsi con le
mani la faccia; guardate che non facciano sospiri nè pronuncino le
orazioni in modo da disturbare le altre. Tenete orecchio nelle orazioni
vocali e comuni, specialmente poi se sono in Chiesa dove possono
essere udite, che non alzino troppo la voce, ma tengano tutte uno
stesso metodo naturale ed unissone guardando che non si introduca
cantilene ed altri versi per farsi ridicole. Leggete quanto si dice in
proposito nei doveri delle Figlie del S. Cuore e non ve ne allontanate
se non con timore. Se in tutti gli uffici vi deve esser grand'ordine, in
Chiesa poi abbiate la premura che l'ordine vi sia meraviglioso.
49Scielta
delle letture
Non permettete poi a tutte, letture di vite straordinarie, ne
quelle che s'allontanano dal vostro Spirito, e neppure libri ascetici e di
meditazioni troppo alti e sottili; ma usino invece libri comuni e
conosciuti; per esempio: il Liguori, il Da Ponte, il Padre Scupoli, il
Rodrigues ed altri simili. Non vi sia regola per giudicare una
Religiosa più santa delle altre, perché la vedete più smaniosa della
Chiesa, dei Sacramenti, della meditazione; v'ingannereste facilmente;
stimate invece più e senza timore d'errare, quella Sorella che più
lavora ed a fatica senza guardar alle altre che sopporta con pace e
illarità i difetti delle Compagne e pensa sempre bene di loro, che non
chiede e desidera che quello che vuole e comanda la Superiora;
questa vedete è la vera divozione, che edifica e fa santi senza
lambicarsi il cervello e struggersi di desiderio di voler fare questa o
quell'altra cosa che ci distingua e ci ritarda fors'anche de' nostri
doveri. 50Dite loro spesso che la vera virtù e santità deve prender
radice su questi solidi fondamenti, altrimenti fabbricheranno su
mobile arena. Che sprezzino e non badino a questa e quella debolezza
inerente alla nostra miseria, ma che s'affatichino invece a togliere dal
proprio cuore sino l'ultima radice della superbia e dell'amor proprio
in noi si profondo e radicato; che amino di star nascoste e ritirate; che
sieno contente tanto se la Superiora le destina allo studio o crede bene
lasciarle nell'ignoranza; se le mette in iscuola od in Campagna per un
giorno o per tutta la vita; se la maggiore dovesse dipendere dalla
Regole
87
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minore; se di questa si ascolta i consigli e dell'altra se li disprezza; se
all'una si anticipa la Vestizione ed i Voti e all'altra no; se a questa si fa
portar gli abiti sdrusciti e rappezzati dell'altra; se questa deve
ubbidire e quella comandare; questa al riposo e quella alla fatica; se
per l'istessa opera questa viene lodata e quella rimproverata; ecc. ecc.
51E tutto questo sopportarlo non solamente con pazienza, umiltà e
rassegnazione, ma con ilarità, bel garbo e scioltezza, che sono
l'ornamento della virtù, cercando di persuadersi e di credere con
verità, che chi comanda parla per bocca di Dio, fa sempre bene, vede
e sa meglio di noi quello che ci spetta e ci conviene. O se le nostre
Religiose si applicassero con tutto l'impegno e con tutto il loro potere
a sì sode e sì reali virtù beata voi! beate esse! beata la vostra Casa!
quanta pace vi si godrebbe, quanta gloria vi si renderebbe a Dio, e
quan benedizioni si tirerebbero e su d'esse, e sulle loro opere e
sull'Istituto.
5219.
Tener da conto l'entrate della Casa
Tenete da conto le sostanze le entrate della Casa ed Istituto
perché non son vostre, ma di Dio e di S. Giuseppe e voi come
depositarie e custodi ne dovrete rendere conto a Dio, come un agente
o Fattore lo rende a suo padrone. Nella Casa nulla vadi a male; ma
tutto sia messo a profitto: quantunque nulla abbia da mancare del
necessario, non vi sia però abbondanza, perché allora non sarebbe
casa de' poveri. Se qualche volta il Signore permettesse che mancasse
il necessario lo dovreste sopportare con pace, onde pagare un tributo
alla povertà della quale ne abbiamo fatto voto. Non tenete scorta di
abiti ed altri indumenti per le vostre Religiose poiché sarebbe
superfluità ed abbondanza. Nella Casa tutto spiri povertà ma unito a
somma nettezza. Negli Ospizi, nelle Scuole estere, nei parlatori
fuggite il lusso e l'innutile ma vi sia il puro necessario, e questo
semplice, ma netto e polito. 53Guardate vedete che è assai facile
trascorrere in questo perché se non si ha il vero spirito quante cose
sembrano necessarie ed invece non lo sono che al nostro amor
proprio. Se dovete essere povere e trattarvi da povere, guardatevi
però dall'idea d'accumulare ricchezze e risparmiare per arricchire
l'Istituto. Che il Ciel vi guardi. Entrando nell'Istituto le ricchezze vi
entrerebbero pure le sue compagne che sono l'ozio, le distinzioni e
quindi la rilassatezza e non curanza dei voti e delle Regole. Con gli
avanzi fate elemosina e impiegateli in opere di carità come porta il
vostro Istituto; come vi raccomando non mandate mai via un povero
dalla vostra porta, senza fargli la carità. Se ne vengono molti date
Regole
88
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poco; se vi sembra che non ne abbiano bisogno, date solamente un po'
di pane, o un frutto, o una piccola moneta, ma non ricusatela. I
conventi dovrebbero essere l'immagine di Dio, il quale non ostante i
nostri demeriti / e quanti! / non lascia di beneficarci. Cosi pure
quando potete far servizi, senza danno delle vostre Regole, fateli
volentieri e accondiscendete per amor di Dio. 54Un'altra cosa vi
raccomando. Molte si credono perché hanno il voto di povertà e
mangiano la roba dell'Istituto che sia lecito nei negozi e nelle compere
e vendite che fanno, d'essere tanto esigenti e cosi tirate che disgustano
e mettono nausea e stizza con chiunque trattano od hanno a che fare
con esse. No, mie Carissime, questo non è povertà, ma spitorcieria,
avarizia, e oserei dire anche ingiustizia e mancanza di carità. 55Nei
negozi procurate l'interesse della Casa e dell'Istituto, che questo è
dovere, ma non cercate ne esigete più del giusto e ragionevole, anzi
siate piuttosto indulgente, e senza tradire i vostri interessi, mettetevi
al posto del compratore quando vendete ed al luogo del venditore
quando comperate, come dice S. Francesco Di Sales, per sempre più
essere giuste ed eque e non vogliate sacrificare sentimenti nobili e
generosi, che se onorano le persone secolari, molto più convengono e
si addicono a chi con la vita sacrificò a Dio i propri mezzi e le proprie
sostanze. Riguardo anche alle doti delle Novizie non siate tanto
esigenti e regolatevi sempre secondo i soggetti ed i mezzi particolari
delle medesime e secondo il più o minor utile che può portar
all'Istituto ed alla Casa e non intavolate liti per esigere quanto dalle
medesime vi è stato promesso, se mai i parenti ve lo negassero come
dice S. Francesco di Sales.
56Ma voi direte noi dobbiamo essere accorte e guardare di
risparmiare e far mezzi, non per noi, ma per i nostri Orfanatrofi e per
altre opere di misericordia: Illusione, mie Carissime, illusione! La
prima opera di carità e di misericordia è, per quanto si può,
mantenere la pace con tutti; e non disgustar questo e quello per
accrescere le nostre opere di misericordia. Fede, mie Cariss: 60, e
confidenza in Dio; vedrete che il Signore non vi mancherà mai, se vi
abbandonerete alla sua Divina Provvidenza. Non può Egli forse
fecondare i vostri grani ed aumentare il vostro danaro? La mano di
Dio si è forse accorciata? Siete Sue Figlie, siete Sue Spose e volete che
vi dimentichi? Può una Madre scordarsi del suo figlio?61...
57Nell'accettazione dei soggetti spogliatevi d'ogni vista umana e
60
Carissime.
61
Is 49,15.
Regole
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d'ogni riguardo. Che le ricchezze, la nobilità, i talenti, come la povertà
e la bassa nascita non sieno motivi puramente necessari per accettare
o ricusare un soggetto. Il carattere l'indole, l'inclinazione, come
l'abilità ed i bisogni della Casa e dell'Istituto sieno quelli che vi
determinano, se volete che il Signore vi mandi poi buoni ed ottimi
operai. Per amor di Dio non lasciatevi cogliere dalla brama, nè fate
impegni per aver in Casa certi gran soggetti distinti per ricchezze e
nobilità. S. Teresa, mi pare, istruita da questo, raccomandava sempre
alle sue Religiose di andar molto caute nell'accettazione di soggetti di
gran distinzione. Non perché questi non sarebbero carissimi e
potrebbero fare gran bene nella nostra società, ma perché è difficile
che riescano e si assoggettino a Regole che comandano la povertà, il
distacco, la sommessione intiera e perfetta alla volontà dei superiori;
l'annegazione dei propri gusti ed inclinazioni. ecc. ecc. 58Quindi
abbandonatevi alla Provvidenza e lasciate che operi Essa. Ricordatevi
de' nostri primi principi di Fondazione. Chi lo creò? Il Signore. Chi lo
sostenne? La sua Provvidenza. Chi mandò questi e quei soggetti,
senza che noi ve li sapessimo nè vi entrassimo? ancor la Sua
Provvidenza e la Sua bontà. Ed ora volete far voi? Le vostre
prevenzioni vorranno andare avanti alle viste ed alla Volontà del
Signore? No, mie Cariss:62, che il Ciel vi guardi. Ne' vostri bisogni
ricorrete con confidenza ed interponete presso Dio l'intercessione di
Maria e del nostro santo Padre S. Giuseppe, che non abbandoneranno
un'opera da essi incominciata e sino a quest'ora conservata. Voi dal
canto vostro, mantenete e conservate sempre con tutti i possibili
sforzi quest'opera nella sua primiera origine e fondazione
specialmente i [...]
59Guardate spesso oltre i registri interni delle spese, e delle
entrate della casa quelli del Fattore, ed altri dipendenti sè ne avete:
informatevi se' accudiscono con impegno ed interesse agli affari
dell'Istituto “Dove vi sono molte mani far uso delle chiavi, e tutte le
cose che darai contale e pesale; e scrivi a libro quel che dai, e quel che
ricevi” Ecclesiastico 42. 7
6020. Sè dovete essere accorta, ed avveduta, onde non si dissipi
nè vadi a male la roba e gli interessi dell'Istituto guardate però nei
negozi, e nelle compere di essere giusta e di non esigere nè voler dare
men del valore. I giornalieri, gli artisti, e quant'altri vi serite pei
bisogni della vostra casa pagateli onestamente onde abbiano da restar
contenti, e di voi e della loro mercede. “Il giusto ha a cuore la causa
62
Idem.
Regole
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de' povari; e l'empio non sè nè informa”63. State dunque sul giusto
mezzo, e non sacrificate l'onore della Religione per pochi risparmi chè
nè aricchiscono, nè possono impoverirvi.
6121.
Pulizzia
Assueffatte le vostre Religiose ad una polizzia grande, questo
articolo è assai necessario nel nostro Istituto, dovendo noi molte volte
essere impiegate in uffici e ministeri che ci espongono all'altrui vista:
daltronde la pulizzia e la civiltà del tratto ajuta assai la compostezza, la
modestia ed il raccoglimento anche negli Esteri e fra le stesse
Religiose. L'abito quantunque rappezzato ed ordinario come porta la
nostra regola e la più stretta povertà, guardate che sia sempre netto,
accomodato e ben composto: risvegliando l'abito sudicio e mal
accomodato, nausea e disprezzo. 62Che ognuna si abitui pure a tenere
gli attrezzi della propria ufficina con la stessa pulizzia, ordine e
nettezza; onde si conservino maggiormente, ed averli sempre a luogo
e tempo che si vuole servirsene ed adoperare. Che si trattino tra Esse
con maniere proprie e civili; che non alterchino nè si contraddicano
con ostinazione; nè alzino di troppo la voce; nè ridano
smoderatamente. “Il fatuo se ride alza la voce, ma l'uomo senzato
appena sorride senza rumore. Eccles. 21. 22
Da ciò comprenderete la necessità di ritrovarvi sempre nelle
comuni ricreazioni essendo quello il luogo dovè più facile
abbandonarsi a maggior libertà e confidenza.
6322. Frà le vostre Regole una che dovete mantenere
principalmente in vigore si è le conferenze con la Superiora. Quanto
questo è facile a cadere in disuso, altre tanto è importante il
mantenerla in vigore onde conservare lo spirito nella Comunità. Non
vi sia affari od impegni che v'impediscono dall'ascoltare le vostre
Religiose, nè che le vostre Religiose si credono potersi esentare.
Guardate l'importanza di questa pratica, e come si deve eseguire sui
doveri delle Figlie del Sacro Cuore: Legetelo spesso, e fattelo pur
leggere alle vostre Figlie acciò possano uniformarsi in proposito
avendolo noi abbracciato assieme ad altre Regole pei molti vantaggi
che arreca pel governo delle Sorelle della Casa e dell'Istituto. 64Non
guardate dunque a fatica ed industria onde le vos 64 Figlie vi aprono
con sincerità i loro cuori, voi possiate applicare que' rimedi che la
vostra esperienza, e l'indole di ciascheduna vi parà proprio od
63
Prov. 29,7.
64
vostre.
Regole
91
opera omnia
opportuno per guidarle sul sentiero della pace, e della concordia e
della semplicità e le vostre opere sieno ben adempiute a gloria di Dio,
ed a vantaggio del prossimo.
6522. Un altra Regola non meno importante di questa che dovete
procurare di mantenere nella Casa si è la brevità sul Confessionale.
Ma essendo questa cosa delicata, dovete usare tutta la prudenza, ed i
riguardi possibili. Ricordatevi però che non vi è cosa tanto difficile
che non si possa far eseguire col tempo, la pazienza e la persuasione.
Più di tutto poi vi ajuterà l'esperienza pratica che i vantaggi di questa
Regola porta nella Comunità, e nella condotta di ciascuna Sorella.
Fatte leggere ai Confessori quanto si dice in proposito sui doveri delle
Figlie del Sacro Cuore, e trovando in essi o nelle Sorelle qualche
opposizione di sentimento avvertite la Superiora Generale, onde vi
apporti quei rimedi o vi dia que' consigli che crederà al caso oportuni.
Osservate allo scrupolo quanto si pratica e si insegna, in sì insegna in
quelli riguardo alla confessione ed al Confessore, come alla
confidenza e conferenza colla Superiora. 66Sebbene il nostro Istituto
sia fondato per fini e scopi diversi da quello del Sacro Cuore,
nonostante il nostro spirito è ad esso conforme, avendolo noi
abbracciato per regola e con Superiore approvazione sino dal
principio della nostra Istituzione Leggetelo dunque spesso e fatelo
leggere in Comunità alle Religiose, e guardatevi dal crederlo troppo
rigoroso e sottile e di farvi lecito la più piccola eccessione ed
indulgenza; come vi raccomando assai di non raffreddare o scemare
le conferenze che siete tenuta concedere alle vostre Figlie, per godere
la vostra pace e non essere disturbata, guai a voi! 67Il vostro posto,
come dissi in principio è un posto d'annegazione e sacrificio, e dal
momento che siete Superiora, non siete più vostra ma delle vostre
Religiose, tenetelo sempre impresso, e guardatevi per un comodo ed
una leggiera soddisfazione di trasgredire e mancare ad un dovere e ad
una Regola sì esenziale e necessaria, che vi procurerebbe rimorsi e
timori al punto della vostra morte. “Chi non prende la sua Croce e mi
segue, non è degno di me”65 Cosi G. C.66 E in un altro luogo -Entra per
la porta stretta; la porta della perdizione è larga e molti camminano
per quella-67
68Nell'accettazione dei soggetti spogliatevi d'ogni vista umana,
d'ogni riguardo e non siate corriva nell'accettare il soggetto alla prima
65
Lc 14,27.
66
Gesù Cristo.
67
Mt 7,13.
Regole
92
opera omnia
proposta che vi si fa, ma state alla larga, e rispondete sempre con
mezzi termini, vedremo; le saprò dire qualche cosa; ecc. ecc. Così
avrete il tempo d'informarvi e riflettervi, perché sebbene vi sia il
Noviziato, nonostante è sempre bene e prudenza il cercar di
conoscerle prima, per non restar dappoi imbarazzate, eccettuato però
i soggetti che già conoscete. Nelle informazioni state poco coi
Religiosi e meno coi parrochi; questi conoscono poco noi donne: però
vi può essere qualche eccessione: ma in generale accerterete meglio a
stare in questo coi secolari e specialmente con noi donne che meglio ci
conosciamo... che questo resti tra noi. 69Non siate facili ad anticipare
la Vestizione, e meno poi i voti alle vostre Novizie più presto di
quello che prescrive la Regola. E' meglio che differiate qualche tempo
di più a chi lo merita, che andare a pericolo d'abbreviarlo a chi non lo
merita, per vostra troppa indulgenza, mentre alle prime non
servirebbe che d'accrescimento di perfezione, ed alle seconde di
condanna. Raccomandatevi prima molto bene a Dio, e sentite anche
in proposito il parere di qualche Religiosa di spirito sodo; indi
risolvete quello che in conseguenza trovate meglio alla gloria di Dio e
pel vantaggio dell'Istituto. Se per pronunciare i voti semplici dovete
andar cauta, guardate poi per pronunciar quelli durevoli e perpetui!
La Regola prescrive con questi di non poterli fare prima di 5 anni.
Cosi pure non vorrei che foste troppo indulgente, e vi lasciaste troppo
rincrescere a licenziare un soggetto, specialmente se fosse ancor
prima della Vestizione. 70Ricordatevi che questo è un difetto che può
cagionarvi danni gravissimi e direi anche incalcolabili. Quando i
difetti che scoprite nelle Novizie derivano da vivacità naturale, da
leggerezza e irriflessione giovanile abbiate pazienza e sopportate, che
col tempo si faranno buoni; ma con certi soggetti negligenti e
noncuranti per natura, attaccate alla propria opinione, liberatevi
senza timore poiché difficilmente potranno cambiarsi. Cosi pure certo
altre smorfiosette per natura, affettate, che per quanto si faccia e se le
umiliino, si credono sempre d'essere brave e perfette, essendo
continuamente perse in loro stesso. Cosi pure vi vorrei assai
guardinghe trattandosi di salute; perciò se scorgete complessioni
delicate, che non possono assueffarsi al nostro vitto comune ed alle
nostre Regole, rimandatele, rimandatele; cosi se vi scopriste qualche
vizi o difetti naturali, prima non rimarcati o palesati, ecc. ecc. Pochi
soggetti, ma questi buoni e sani almeno per quanto si può. Non
abbiate scrupolo, e non crediate di mancare di carità, perché
licenziando un soggetto non vi trovate un motivo.
Regole
93
opera omnia
7123.
Parlate poco, specialmente del vostro Istituto, cercando di
far conoscere i suoi meriti, e i suoi vantaggi. Lasciate a Dio, e alle
vostre opere la cura di farlo, e credete che la smania di parlarne viene
quasi sempre da vanità, ed amor proprio. Venendo interrogata
rispondete con modestia, semplicità, e brevità e sempre giusto, bene,
ed a proposito “Le parole sono la pittura dell'anima, e la fan
conoscere qual Ella si è” Il Savio.
Non dimandate niente per pura curiosità. Chi custodisce la sua
bocca e la sua lingua custodisce l'anima sua dagli affanni 21.23 Prov:
Dai vostri diffetti compatite quelli degli altri specialmente delle
persone secolari ricordandovi ch'Esse non hanni i lumi, e le grazie che
avete voi, e non vi fatte lecito alcun biasimo, o mormorazione in
proposito. “Hai tù udita una parola contra del tuo prossimo? fà ch'ella
muoja dentro di tè” 19.20 Eccle:
72Non raccontate a tutte le vostre Religiose quello che ditte, o
fatte, sè non a quelle che sapete che vi possono giovare dandovi
consigli giusti e disinteressati. Occultate i vostri pensieri, e siate
secreta quando le circostanze lo richiedono, ma non vi fatte mai lecito
alcuna bugia, ricordandovi della schiettezza, e semplicità della nostra
Istituzione, e non vi servite che di un naturalo silenzio. Abbiate una
grande confidenza in Dio, nella Beatissima Vergine, e in Sant
Giuseppe, non vi avvilite nei vostri diffetti, tenetevi umile
internamente, abbiate timore di produrvi senza necessità, Dio
benedirà il vostro governo ed aggradirà le vostre fatiche e vi
concederà quella pace interna che sempre si prova nel ben operare
[Appunti sparsi per la stesura delle regole?]68
73[...]
particolare dovere all'educazione delle Figlie di
Campagna aprendo ricoveri nelle loro Case alle più povere tra esse
ed abbandonate, per quanto lo permetteranno i propri mezzi, e
sostanze; educandole a sani principi di morale, e di religione,
istruendole ed impiegandole nell'arte agraria di lavorare e coltivare la
terra, ed a tutte quelle altre arti, e mestieri chè si adicono, e
convengono ad una giovane contadina, onde divenendo un giorno
ottime Madri di Famiglia possano portare nella Loro Classe con la
riforma de' costumi, e l'amore all'arte agraria quei benefici e vantaggi
chè il Signore ne' suoi eterni decreti si aveva proposto creando
68
Nostra titolazione.
Regole
94
opera omnia
quest'Istituto. 74Oltre il ricovero delle povare Figlie di St: Giuseppe
chè tali verranno chiamate le ricoverate in quest'Istituto, si dovrà
tener scuola di Carità per tutte quelle altre Fanciulle, od adulte chè ne'
voranno approfittarsi, adatando sempre i metodi, l'istruzione, ed i
lavori alla loro Classe, e condizione. Le ricreazioni festive doppo le
fonzioni parrocchiali, e gli esercizi spirituali per le povare Figlie di
Campagna, considerando però, sarà altro scopo delle Loro cure, ed
attenzioni. Quest'Istituto potrà ancora occuparsi, col consenso de'
Superiori legitemi a tutte quelle altre opere di carità e beneficenza
verso la Classe Agricola chè i bisogni de' paesi dove apriranno le
Case, ed i soggetti idonei alle opere richieste permetterà alla Società
d'applicarsi, come sarebbe, L'istruzione della Dottrina Cristiana alla
Parochia; la visita a domicilio agli Infermi ecc, ec, ec,
75[...]
nella orazione Religiosa.
[L'Isti]tuto69 delle Suore della Sacra [Fa]miglia non forma una
Religio[ne] [u]so monastica Claustrale dovendo [pe]r il fine; e natura
della sua fonda[zi]one, ed opere intraprese esporsi [q]uasi
continuamente al pubblico non di meno è un Istituto regolare e
gl'individui che lo compongono devono osservare una vita comune
ed esemplarmente Religiosa richiedendo la natura dell'Istituto de'
suoi membri virtù, e perfezione superiore a Religiose claustrali tanto
maggiore quanto maggiore sono le opere che le espongono alla
pubblica [...]. / Voti / ora consistendo principalmente i mezzi
principali della perfezione nei tre Voti di povertà, castità ed
obbedienza le Religiose di questo Istituto gli pronuncieranno semplici,
dopo tre anni di Noviziato, e durevoli d'anno, in anno pel corso di
quattro anni, dopo i quali quelle dalla Superiora credute capaci, e
sicure gli pronuncieranno perpetui e solubili soltanto dal Sommo
Pontefice.
76Per
meglio conseguire il fine che L' 70 si propone, e per
perpetuare provedere alle ca71 si è trovato necessario fondare un
Istituto di R:72 a cui affidare le opere di carità proposte anche col
doppio fine, che non percependo mercede i suoi membri, può
69
Le parti di parola tra parentesi quadra sono nostre aggiunte a completamento del
testo corrotto.
70
Possibile parola: Istituto.
71
Case.
72
Religiose.
Regole
95
opera omnia
l'Istituto accogliere maggior quantità di F.73 Quantunque però Istituto
R:74 [...]
77L'Isti:75
delle S. D. S. F.76 per meglio conseguire e perpetuare il
fine proposto, nella sua integrità, ed origine si è trovato necessario
fondare un Ist. R:77 a cui affidare le opere di carità addossa- [testo
corrotto] con doppio fine 1 di far maggiormente amare l'arte agraria,
accompagnandosi esse stesse alle Orfane, nei Lavori delle terre,
istruendole, e lavorandovi pure all'uopo per esempio delle medesime
78|
ordini di Sorelle |
In questa società non vi sarà chè un sol ordine di Sorelle, ciò è
necessario perché le occupazioni dell'Istituto richiedendo varietà di
talenti e sogetti è necessario togliere qualunque apparenza che potesse
anche solo raffreddare quell'amore scambievole, quell'unione, e
quell'egualianza chè vi deve essere tra Sorelle chè dividono gli stessi
sentimenti, e gli stessi interessi principalmente riguardo all'arte
Agraria fondamento della loro istituzione però nessuna potrà avere
voce attiva, e passiva nella società sè non quando avrà pronunciato il
quarto voto, 79Siccome però in questa diversità di sogetti non tutti
potranno avere que' talenti necessari per la direzione degli impieghi e
dell'Istituto, cosi quelle Sorelle nelle quali la Superiora scoprirà
talento, e merito per questo pronuncieranno all'epoca dei voti solenni
un altro voto cioè di cercar sempre la maggior gloria di Dio e
l'avanzamento dell'Istituto si nello spirito, come nelle opere
abbracciate, e queste Sorelle sole potranno inseguito occupare le prime
cariche, e la direzione degli impieghi, e dell'Istituto. Tutte le Religiose
di quest'Istituto ricche, o povare nobili, o plebee dovranno tutte
essere disposte d'andare in Campagna avendole Iddio consacrate allo
studio ed alla agricoltura: la campagna offerisce a tutte di chè
impiegarsi secondo la forza, la capacità, e i talenti di ciascheduna, la
mano d'opera, l'istruzione, la sorveglianza, la custodia ecc, ecc ecco
tanti uffici, impieghi, e ministeri differenti per poter tutte dedicarsi e
consacrarsi a quest'arte che formava già un tempo lo studio degli
uomini, e la compiacenza di Dio.
73
Figlie.
74
Religioso.
75
Istituto.
76
Suore Della Sacra Famiglia.
77
Istituto Religioso.
Regole
96
opera omnia
80|
Governo |
Il Governo sarà immediatamente in mano della Superiora,
questa governerà l'Istituto con carità prudenza, e zelo, e sarà
nominata dal Voto generale delle Sorelle de' 4 [quattro] Voti.
81|
Pratiche comuni di pietà, è di Religione |
In questa società dovendo lavorare, e condure una vita
singolarmente attiva, non vi sarà obbligo d'ufficio tranne le
Domeniche e tutti gli altri giorni Festivi cosi pure dovendo
conservarsi sane, e robuste non vi saranno penitenze corporali, nè
digiuni più di quelli comandati dalla S: Chiesa, tranne la vigilia di S:
Giuseppe, dello Sposalizio e dell'Addolorata. Quest'opere di
penitenza, e di mortificazione saranno invece compensate dalle
Religiose di quest'Istituto con un'annegazione continua della propria
volontà, mortificazione interna de' propri senzi, e delle proprie
passioni, ed una dipendenza intiera ed assoluta verso la Superiora.
82Vi sarà discreta tavola, e comune, discreto riposo, abito uniforme, e
grave per mantenere il rispetto chè forze le nostre occupazioni potrebbe
impedire, lo stesso titolo modesto per tutte di Suore. Mezz'ora di
meditazione la mattina, e mezza la sera, la Lezione spirituale una
volta al giorno oltre quella della mensa, la S: Messa, La vizita al SS:
Sacramento, e l'esame particolare al mezzo giorno, il Rosario, e
l'esame generale la sera, oltre a qualche poche orazioni vocali comuni.
La confessione ogni otto giorni, la comunione tre volte la settimana, il
ritiro dell'apparechio della morte tutti mesi, e gli esercizi spirituali
annui d'otto giorni con ogni sospenzione di lavori ecco i mezzi
necessari per santificar noi stesse, e le nostre opere.
83Memorie
da dimandare78 - Dell'esposizioni del Venerabile
quante volte si ha da metterlo per regola. Del accomodare indumenti
d'Uerno nelle scuole.
Del Padre Spirituale: [...]
84[Nota
sulla carità]79 - Non guardate a sacrifici, a ripugnanze, a
geni, a contrarietà onde manter sempre viva tra voi la carità. Carità
78
Fogliettino a sé stante.
Regole
97
opera omnia
virtù divina, legame de' cuori, felicità de' Monasteri. I vostri stessi
interessi ve' lo impongono, il vostro stesso carattere ve' nè danno il
dovere.
[Appunti sparsi per la stesura delle regole?]80
85[...]
- rogazioni chè vi potessero fare, molto più poi sè
riguardasse le vostre regole, e costumanze. Non lasciatevi lusingare
dalle lodi, e meno poi affettate ostentazione in loro presenza... Mio
Dio! quanto sarebbe indegno in una Religiosa, anchè un sol semplice
pensiero, atto, o parola chè non fosse più che puro, e perfetto!..
ricordatevi sempre, sempre chè servite ad un Padrone geloso,
scruttatore delle menti, penetrattore de' cuori, e chè darà a ciascheduno
il premio secondo le opere loro. Fatte in somma, parlate, agite, operate
di maniera chè si possa dire di voi, chè siete l'Angelo della terra in
spoglie mortali, e veri esemplari della Sacra Famiglia.
86Articolo
IV. Dovranno le Suore della Sacra Famiglia nelle
Domeniche altre Feste aprire la porta a tutte quelle Giovani, e
Fanciulle chè dopo le Funzioni Parocchiali vorranno venire nelle loro
Case per trattenergli in giuochi, ed altri divertimenti innocenti, prima
però chè ritornano alle loro case dovrà una Monacha a ciò destinata
dalla Superiora, o vero, la Superiora medesima congregarle o in una
Cappelletta, a ciò destinata, o in Chiesa onde far loro una breve, e
semplice istruzione chè versi particolarmente sui loro doveri,
sull'amor reciproco chè hanno d'avere le une con le altre
sull'Ubbidienza, sull'annegazione, sul rispetto a Genitori, e Superiori,
ma con poche parole, e molto sentimento, disponetele alle Feste
principali dell'anno, raccomandatele la divozione alla Madonna, e chè
le sue Novene sieno fatte sempre bene, guardandosi maggiormente
dai peccati, e chiudete queste piccole, e innocenti unioni con qualchè
canto, lodi spirituali, o Litanie alla Madonna. 87Inculcate poi molto il
rispetto alle Chiese, e ai Sacerdotti, dittele che questi sono Ministri di
Dio, e unte del Signore, e come tali meritano tutto il nostro rispetto,
divozione, ed amore, e la Chiesa è la Casa del Signore, la sua
79
80
Nostra titolazione. Fogliettino con nota amministrativa, poi cancellata per
appuntare il pensiero sulla carità; la nota diceva: “1861. 18 Febbrajo - Telajo N. I.
Tela spigata per coperte B.a 48 - terminata -”.
Nostra titolazione.
Regole
98
opera omnia
abitazione, il suo Tabernacolo qui sulla terra, chè gli Angeli stessi,
creature di noi più nobili, e inteligenti si coprano per più rispetto con
le Ali la faccia dittegli insomma tutto quello chè può loro ispirare la
più alta venerazione per un luogo si santo! Licenziatele poi, ad un ora
conveniente, onde non abbiano a trovarsi sulla strada venendo la
sera.
88Articolo
V. Tutti gli anni la Casa dovrà dare varie mute
d'Esercizi Spirituali a vantaggio anche questi di Contadine, e povare,
è ciò senza nessuna mercede sia pel vito, alloggio, od altro, sè la
ristrettezza delle finanze, ed entrate della Casa non permettesse darne
varie mute, nè diano, una, due ecc, ecc ma lo facciano gratis sè poi di
loro spontanea volontà qualche contadina benestante, e comoda
volesse contribuire, e regalare qualche cosa lo accettano per utile, e
vantaggio d'un altra più povera.
Si guardi poi sempre di scegliere per Predicatore sacerdotte
adatatto, onde cavare quel frutto, e vantaggio più desiderabile alla
maggior gloria di Dio, chè deve star sempre come bandiera in
principio d'ogni nostra azione.
89Esercizi
per Signore.
Sè poi foste cercate, e pregate da qualche Signora, che allettate
dalla solitudine, e semplicità delle vostre Case bramassero fare i S:
Esercizi, secondatele, ma procurate, e mettete studio onde scegliere
per Oratore persona dotta, ed adattata alla loro capacità, sapere, e
condizione. Trattatele, e servitele con semplicità, e polizzia grande,
non chiedete nulla per vostra mercede, e sè vogliono com'é naturale
contribuire qualche cosa, accettatelo, e dittele gentilmente chè giacche
lo vogliano l'impiegherete in vantaggi spirituali di qualche povera
Figlia accettandone in maggior numero nella prima muta d'Esercizi
chè darete, e il Signore le sarà buon grado di cotesta carità. 90Chè
questi Esercizi per Signore sè gli dia in Primavera o Autuno, e nelle
Ore chè restano di libertà tra le Meditazioni, sè lo chiedono lasciatele
libero il passeggio per le vostre Campagne, ma principalmente la
sera, questa vedete, e la campagna hanno una attrattiva ammirabile
di tirare, ed aprire il nostro cuore alla comprensione, e all'amore: ma
esigete silenzio sè il Signore ha da farsi sentire al loro cuore, e non
parlano chè con Dio, e con Voi. Chè la vostra compagnia, e la
semplicità delle vostre parole, e discorsi, le allettano, e le facciano
apprezzare, ed invidiare la vostra vita tranquilla, e beata. Parlatele
della brevità della vita, del disinganno del mondo.. non atteritele, ma
Regole
99
opera omnia
allargatele il cuore alla bontà, e misericordia di Dio parlatele del
Paradiso di quel beato soggiorno... della gioja, e piaceri innocenti chè
si godrà in quella Celeste Sionne, e quanto a loro pure, e facile
l'arrivarvi, basta chè il vogliono... chè impieghino le loro sostanze in
far del bene... del disprezzo delle Ricchezze come queste sono a loro
state concedute da Dio, solamente accio si ajutano, e soccorano i poveri,
e con questo mezzo guadagnarsi il Paradiso, della diversità grande
chè vi è tra i beni del mondo, e quelli del Cielo, come quelli sono
incapaci di contentarci, essendo il nostro cuore vuoto per altri beni...
91parlatele, ma con delicatezza e prudenza dei loro doveri verso i loro
Figli verso i Geni:81 verso i Domestici, come un qualche giorno nè
dovranno rendere stretto conto a Dio... sè potete e vedete che le vostre
parole sieno a loro grate toccate ma con riguardo sopra la
conversazione, l'agio, il rispetto umano, e quanti beni, e quanto
potrebbero fare con vincere certi riguardi,... del buon esempio ecc.
ecc. Ma non tutto in una volta sapete, sè con persone di bassa
condizione dovete usare prudenza con queste S C82 dovete come si
suol dire camminare sul vetro, guardate bene prima dal suggerire,
che nè siate da esse ricercate, da dire poco alla volta, con molta
prudenza, riguardi,... del merito grande del buon esempio, dei loro
doveri verso i dipendenti, i domestici alla lor cura, e custodia
affidati... e quando saranno ritornate alle loro Famiglie, chiedetele per
mercede chè si vogliano ricordare qualche volta delle poche sere
passate assieme le povare Suore della Sacra Famiglia.
[Appunti sparsi sulla superiora]83
921.
La Superiora deve essere lo specchio della Casa, e la Regola
viva delle Religiose. Si guardi dunque quanto importi nominare a
questo posto soggetto che abbia virtù sode, e stima comune. La
Superiora deve essere di carattere franco, e disinvolto, d'indole soave
ma di poche parole, raccolta, modesta, tranquila ma nello stesso
tempo attiva ed operosa, ma modesta raccolta, ferma e rissolta.
932. La S:84 deve sempre in tutte le sue operazioni aver in mira la
gloria di Dio, l'avvanzamento dell'istituto non nominando che soggetti
81
Genitori.
82
Sorelle Carissime.
83
Nostra titolazione.
84
Superiora.
Regole
100
opera omnia
atti al posto devono coprire [che la Regola sia osservata, idonei al
posto]. Si guardi nella nomina delle Ufficiate che tocca a Lei dai vani
riguardi, e dalle affezzioni ma abbia sempre in mira la maggior gloria
di Dio [testo sovrapposto].
943. Per quanto abbia stima, ed opinione delle Ufficiate visiti
spesso le Uffi:85 e la gloria di Dio, l'osservanza delle Regole e scopo
dell'Istituto onde non venga alterato, il profitto delle Reli:86 e il
vantaggio della Casa
94Abbia
a cuore, e tenga sempre viva fra le Sorelle la conferenza
quindi tutti i giorni stia in ascolto acciò sè. Come vera Madre sappia
affezionarsi l'animo delle sue, coltivi le conferenze, e guardi bene che
non vadino in disuso essendo necessario che conosca l'animo,
l'inclinazione e il cuore, onde reggerle, ed illuminarle, faccia coraggio,
ed ajuti le timide, usi dolcezza con tutte, e sappia compatire.
[Appunti sparsi]87
96Quantunque
in questa Comunità, non vi sia distinzione
d'Abito, e di trattamento trà le Sorelle pure non dovete tutte applicare
agli studi, perché sebbene si desiderà, ed è necessario chè la Religiosa
sia istruita non ostante? l'applicazione in generale agli studi di tutte le
Sorelle sarebbe dannosissimo. In generale le nate Contadine, e le
artiste lasciatele nella loro ignoranza, anche chè sieno già un poco
istruite, questo pregiudicherebbe assai al loro spirito, chè dovete avere
in mira più chè i vantaggi, e l'utile dell'istituto, eccetuato però sempre
qualche eccezzione sè mai nè trovaste alcuna alla quale i studi non la
facesse credere qualche cosa di più.
97[...]
sè sono belli, e sè onorano i secolari, molto più se belli e
desiderabili in chi a Dio con si [a riguardo di lettere, biglietti, ricordi
delle Religiose].
85
Ufficine.
86
Religiose.
87
Nostra titolazione.
Regole
101
opera omnia
[Appunti sparsi]88
98Nessun
Istituto è più esposto del vostro a tralignare, e
discostarsi dalla sua primiera istituzione, essendo basato sull'umilta
quindi state all'erta, e guardatevi dal principale nostro, e comune
nemico l'amor proprio, chè insensibilmente vi potrebbe con le sue
insinuazioni, corodere i fondamenti, quindi crolarne l'edificio.
99Chè
S: Giu:89 vi stia alla vedeta, e respinga il nemico, appena,
appena osasse di lasciarsi vedere.
100quali
sono il M: R: S: e M: N:90 chè dopo Dio furono l'anima il
principio e il progresso di questa società
poiché nessun Istituto è più esposto del vostro al pericolo
d'allontanarsi dal fine principale della sua fondazione.
88
Nostra titolazione.
89
Giuseppe.
90
Abbreviazioni di difficile decifrazione.
Regole
102
opera omnia
CAPITOLO VIII
Dell’amore al lavoro
1Dopo
la caduta di Adamo Dio ci condannò al lavoro, e la stessa
Famiglia del Figlio di Dio fatto uomo non ne venne esente. Giuseppe
lavorava, e col suo lavoro doveva mantenere la casta sua Sposa, ed il
Bambino Gesù; la Vergine stessa, lavorava indefessa per la sua Santa
Famigliuola; ed il buon Gesù a seconda che cresceva in età, ajutava il
suo Padre putativo nel suo faticoso lavoro. Quando la fatica vi stanca,
o la qualità del lavoro vi avvilisce, questi ammirabili esempi vi
servano di stimolo a progredire con coraggio nella via intrapresa, che
avete abbracciata la quale a vita e salute vi guida. 2Non fate
distinzione di lavoro, quello che vi dà l'ubbidienza vi sia carissimo,
ma se lo poteste fare, scegliete quello che è più contrario alle vostre
inclinazioni, e più umilia il vostro amor proprio, a preferenza di
quello che vi piace e vi aggradisce. “Lavorate di cuore, e con gusto,
come chi lavora pel Signore e non per gli uomini... Eccle: [...].
3Non
è un lavoro di merito quel lavoro che fate sì male, senza
amore, senza cura e senz'attenzione; nè quell'altro fatto con tanta
pigrizia, senza lena, e fuori di tempo. Vi siete fatte povere per
elezione, qual vergogna dunque per voi se voleste poi riposarvi, e
vivere alle spalle dell'Istituto con danno delle vostre Figlie. Fra tutti i
lavori della Casa considerate quello dell'agricoltura come il
principale, e come tale, abbiate per esso tutta l'affezione, e cercate e
desiderate d'esservi impiegate. Non vi ritiri da questo, nè la fatica, nè
il rispetto umano, nè quant'altro vi può suggerire la vostra
delicatezza e il vostro amor proprio. 4Il Signore ajuta la buona
volontà, e dà a tutte quella forza e quell'attitudine agl'impieghi e
ministeri pei quali ci ha chiamate, e lo darà a voi pure se glielo
chiederete con fede nella sua parola, e glielo dimanderete con l'opera
Regole
103
opera omnia
e coll'orazione. Si stancava al lavoro un buon Religioso, forze non
avvezzo a tanto nella propria Famiglia ed appoggiandosi al muro
sonnecchiava; ma un buon Fratello che gli stava vicino, dolcemente
svegliandolo pareva gli dicesse - Fratello riposerai nella Casa di
nostro Padre.- Sì, Sorelle carissime, nella Casa di nostro Padre, ci
ristoreremo dalle fatiche del giorno per Lui sostenute, e là ci verrà
data la nostra ricompensa. 5Oltre il lavoro di Campagna, cercate di
rendervi abili in altri lavori per utile dell'Istituto, e per supplire più
che potete al vostro proprio sostentamento, ma guardate bene di non
illudervi cercando di voler istruirvi in quello che non dovete e la
Superiora crede bene lasciarvi ignorare. Tenete per certo che allora il
Signore non ajuta la buona volontà, perché contraria all'ubbidienza,
ed ottenuta con raggiri ed importune istanze.
6Questo
vi succederà spesso riguardo agli studi, che in
quest'Istituto non a tutte sono permessi. Il demonio, avvocato
fecondo del nostro amor proprio, vi farà credere effetto
d'interessamento, e di zelo di giovare all'Istituto, quella brama che
sentite, ond'essere istruite, nel leggere, e nello scrivere quando invece
non è che vanità, ed invidia, perché alle vostre compagne si lo
insegna, e si cerca d'abilitarle per gli studi, e voi no; e fors'anche è un
secreto desiderio, che se poteste riuscire nel leggere e nello scrivere,
sareste poi messe in seguito nella scuola, con pascolo del vostro amor
proprio; ed anche per essere forse esentuata dai lavori di campagna e
d'altre occupazioni faticose, e basse, che vi pesano e vi avviliscono,
quantunque nata contadina o poco più, e che ora cercate nascondere,
per vergogna che si conosca. Quindi istanze sopra istanze alla
Superiora, per voler imparare a scrivere, e mal umori, lamentele, e
forse peggio, perché la medesima, che ben vi conosce, e sà che
potrebbe essere di danno al vostro profitto spirituale, crede bene di
negarvelo e lasciarvi nell'ignoranza. 7Credete che è così: il nostro
amor proprio è tanto ingegnoso, che alle volte ci fa comparir bianco il
nero, e nero il bianco, e con tanta maestria, che non una sol volta, ne
restiamo noi stesse ingannate. Una regola però quasi certa, per sapere
se il vostro desiderio d'istruirvi in questo od in quello viene da Dio,
guardate se quanto desiderate d'apprendere vi abbassa ed è al di
sotto della vostra condizione, che se invece v'innalza ed è superiore
alla vostra nascita, tenete per certo che vi sarà quasi sempre sotto
radice di vanità, profonde sì ma che non vi sfuggiranno, se ben vi
esaminerete avanti a Dio, con occhio attento e desideroso del vostro
profitto spirituale.
Regole
104
opera omnia
CAPITOLO IX
Dei viaggi
1I
viaggi, mie carissime, vi saranno sorgente di molta
dissipazione, e noja, in conseguenza dovendo voi per la natura del
vostro Istituto farne molti guardate al pericolo che vi esporeste, e al
cattivo esempio che potreste arrecare e alle Case ove siete aviate, e alle
persone con le quali viaggiate, sè non metterete ogni cura ogni studio
di conservare più chè potete il vostro spirito in Dio pel quale, e col
quale voi siete partite, voi viaggiate, e voi arriverete per suo amore,
per sua gloria e per suo servizio.
2I viaggi non vi togliano il vostro carattere, nè vi disimpegnano
dai vostri doveri, anzi quanto le occasioni sono maggiori, maggiore è
pure il dovere di sorveglianza e di attenzione sul vostro spirito, e sul
vostro cuore. Dice…
3quindi potendo siete sempre obbligate alle vostre Regole.
Procurate dunque per quanto vi sarà possibile d'uniformarvi
all'orario comune, e fatte con lo spirito le vostre vizite al SS:
Sacramento unendovi con le vostre Sorelle chè in quel momento
pregano nelle loro Chiese. Fatte come diceva S. Catterina, un tempio
nel vostro cuore; e supplisca la vostra Fede alla mancanza dei mezzi.
Rallegrate, e sollevate a quando, a quando il vostro spirito, con la
vista, e l'amenità del viaggio, e godete delle meraviglie di Dio nelle
sue opere, dicendo con Davide “I celi narrano le glorie di Dio, e le
opere delle sue mani annunciano il firmamento [Sal 19,2].
4Ammirate la sua magnificenza negli oggetti che mano mano si
presentano alla vostra vista, e la velocità con la quale scorrono, e si
succedano vi faccia rissovenire della brevità con la quale passano pure
i giorni di nostra vita, e come tutti gli Uomini corrono a gran passi
Regole
105
opera omnia
verso l'eternità. Sfugite più che potete ogni pensiero, ogni oggetto chè
svegli in voi desideri di mondo, di grandezza, e di libertà. Ringraziate
invece in cuor vostro il Signore, e molto, che vi tolse dalla Babilonia
del secolo per tirarvi a vivere una vita quieta, e tranquilla nella sua
santa casa.
52. All'aviso chè la vostra Superiora vi dà di dover partire per
questo o quel luogo, e ricevuta la sua benedizione andate in Cappella
a raccomandarvi al Signore onde vi accompagni in quel viaggio come
accompagnò la Santa Famiglia di Nazarett per le strade d'Egitto, e per
le contrade di Geru 91 e partite liete, e tranquille abbandonate con
confidenza nelle braccia della Divina Providenza che ordinò a Suor [...]
64. Partendo non pensate al vostro equipaggio, nè ai luoghi
dove dovete fermarvi sè mai il viaggio fosse lungo. La Superiora vi
fornirà del necessario, come crede, darà i suoi ordini a quella tra voi
chè destinerà a rappresentarla, perché non abbiate nè da soffrire, nè
da imbarazarvi. L'altra, o le altre sè sono più d'una non pensano che
ad ubbidire, e a custodire l'equipaggio chi viene incombensata. 75. Chè
nessuna si faccia lecito di portar via della Casa, cosa qualunque senza
licenza, foss'anche un semplice libro. Arrivate al luogo ove siete
mandate non vi fermate alla porteria, nè ha discorere con chi incontrate
ma andate dritto dritto alla Cela della Superiora, e inginocchiandovi, e
ricevuta la sua benedizione vi consegnarete tra le sue mani, quindi
andate a ringraziare il Signore dell'assistenza che vi ha usata nel corso
del viaggio dimandandoli perdono dei mancamenti chè mai aveste in
esso potuto comettere. 8Nel tempo della comune ricreazione la
Superiora presenterà le arrivate alla Comunità, e lascierà che le Sorelle
si rallegrano tutte, e si congratulano a vicenda nel Signore. Procurano
le arrivate potendo di mettersi subito alle Regole come le altre Sorelle,
onde non cagionare disturbi, incomodi o dissipazione alle Case ove
giungono. Si ricordano poi tutte dell'obbligo vicendevole che hanno
del buon esempio quindi le arrivate lo diano alle Sorelle che trovano,
queste a quelle che arrivano, e il tutto anderà con ordine maraviglioso.
Questa è la vera carità, e in questa maniera si manterà il raccoglimento
e lo spirito nelle Sorelle non ostante la moltiplicità, e la varietà delle
loro opere, e l'Istituto si conserverà sempre con la grazia del Signore,
il quale benedirà le nostre opere, coronandole di felice successo.
9Facendo lunghi viaggi e dovendo fermarvi per necessità in qualche
Paese, o città a riposo, e per sovvenire a vostri bisogni, qualora foste
state invitate spontaneamente da Famiglie buone, e timorate di Dio,
91
Gerusalemme.
Regole
106
opera omnia
preferitele sempre a pubblici Alberghi. Ringraziate Dio, ed i vostri
ospiti della carità che vi usano, e dopo adempito con Essi a doveri di
civiltà, e di convenienza cercate da ritirarvi. Intervenite però alla
reffezione di Famiglia sè i vostri ospiti vi pregano, e lo desiderano.
Mangiate con moderazione, e siate parche specialmente col vino.
Parlate poco, bene, e senza affettazione. Siate composte, non parlate
con enfasi, e con esagerazione, e sempre e con voce sommessa. Non
date importanza a quel bene, ed utile che arreca il vostro Istituto, e
parlate degli altri sè nè vengono a proposito con molta stima, e non
entrate in discorsi dove potete imbarazarvi. Ritiratevi poi presto
perché in massima una Religiosa non stà mai bene ed è sempre in
pericolo in società per quanto questa sia buona e santa.
Non si parli per via con chi chè sia.
Regole
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opera omnia
Regole
108
opera omnia
CAPITOLO X
Itinerario
Intinerario
1Antifna.
In viam pacis.
Cant. Benedictus Dominus/Deus Israel, * quia visitavit et/ fecit
redemptionem plebis sue.
Et erèxit cornu salutis nobis, */ in domo David pùeri sui.
Sicut locùtus est per os Sanctòrum, */ qui a saecula sunt,/
prophetarum eiùs.
Salùtem ex inimìcis nostris, */ et de manu òmnium qui/
odèrunt nos.
Ad faciéndam misericòrdiam/ cum pàtribus nostris, * et
memoràri/ testaménti sui sancti.
Jusjuràndum quod juravit/ datùrum se nobis: ut sine timòre de
manu/ inimicòrum nostròrum liberàti, */ serviamus illi.
In sanctitate et justitia/ còram ipso, * omnibus dièbus/ nostris.
Et tu puer, prophèta Altissimi/ vocàberis: * praeìbis/ enim ante
fàciem Domini,/ parare vias eius.
Ad dandam scientiam/ salutis plebi eius,* in remissionem/
peccatòrum eòrum.
Per viscera misericordia/ Dei nostri, * in quibus visitàvit/ nos
oriens ex alto:
Illuminare his qui in tenebris/ et in umbra mortis/ sedent, * ad
dirigèndos pedes/ nostras in viam pacis.
Gloria patri ecc.
Regole
109
opera omnia
Antifna In viam pacis et/ prosperitàtis dirigat nos/ omnipotens
et misericors Dominus/: et Angelus Raphael/ comitetur nobiscum in
via. ut cum pace, salute, et gaudio revertamur ad pròpria.
Kyrie eleison. Christe eleison./ Kyrie eleison. Pater, secreto.
V Et ne nos indùcas in tentationem.
R Sed libera nos a malo.
V Salvos fac servos tuos.
R Deus meus, sperantes in te.
V Mitte nobis, Domine, auxilium/ de sancto.
R Et te Sion tuère nos
V Esto nobis, Domine, turris/ fortitudinis.
R A faciae inimìci.
V Nihil proficiat inimicus in/ nobis.
R Et filius iniquitatis non/ oppònat nocère nobis.
V Benedictus Dominus die/ quotidie.
R Prosperam iter fàciat nobis/ Deus salutarium nostrorum.
V Vias tuas, domine, demònstra/ mihi.
R Et sèmitas tuas èdoce/ nos.
V Utinam dirigantur viae/ nostre.
R Ad custodiendas justificationes/ tuas.
V Erunt prova in dirècta.
R Et àspera in vias planas.
V Angelis suis Deus mandavit/ de te.
R Ut custòdiant te in omnibus/ viis tuis.
V Domine exaudi orationem/ meam.
R Et clamor meus ad te/ veniat.
Orèmus.
2Dues, qui Filios Israel per/ maris mèdium sieco vestigio/ ire
fecisti: quique tribus Magis/ iter ad te, stella duce, pandisti:/ tribue
nobis, quesumus,/ iter pròsperum, tempùsque/ tranquillum, ut
Angelo tuo/ sancto còmite, ad eum, quo/ pèrgimus locum, ac
demum/ ad aetèrnae salùtis portum/ pervenire felìciter valeamus.
3Deus, qui Abraham/ pùerum tuum de Ur Chaldaeorum/
eductum per omnes/ sue peregrinationis vias illaesum/ custodisti:
quaesumus,/ ut nos fàmulas tuos custodire/ dignèris: esto nobis,
Domine,/ in procinctu suffràgium,/ in via solatium, in aestu/
umbràculum, in plùvia et/ frigore tegumentum in lassitudine/
vehioulum, in adversitate/ presidium, in lubrico/ baculus, in
naufragio portus:/ ut te duce, quo tendimus/ pròspere perveniamus,
et/ demum incòlumes ad proprià / redeàmus.
Regole
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opera omnia
4Adèsto
quesumus, Domine,/ supplicationibus nostris, et/ viam
famulorum tuorum in/ salutis tue presperitate dispòne:/ ut inter
omnes vie et/ vite ujus varietàtes, tuo/ semper protegàmur auxilio.
5Presta, quesumus, omnipotens/ Deus, ut familia tua/ per viam
salùtis incèdat, et/ beati joànnis praecursòris/ ortamenta sectando, ad
eum/ quem praedixit, secùra pervèniat,/ Dominum nostrum Jèsum
Christum Filium tuum: Qui tecum vivit et/ regnat in unitate
Spiritus/ Sancti, Deus, per òmnia/ secula saeculorum.
R Amen
V Procedàmus in pace.
R In nòmine Dòmini. Amen.
5Agnus Dei, Filius Patris./ Qui tollis peccata mundi/ miserere
nobis. Qui tollis peccata/ mundi, sùscipe deprecationem/ nostram.
Qui sedes/ ad dèsteram Patris, miserère/ nobis. Quòniam tu / solus
sanctus, Tu solus/ Dominus, Tu solus altissimus,/ Jesu Christe. Cum
Sancto/ Spiritu in gloria Dei. Amen
A.M.G.D.92
92
Ad Maiorem Gloriam Dei.
Regole
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Regole
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112
opera omnia
CAPITOLO XI
[Regole e consigli per la vita quotidiana
della comunità]
11.
Silenzio sempre per la Casa, e per gli Uffici, tranne quanto è
necessario al disimpegno delle nostre occupazioni, qualche poco nella
Sala comune di lavoro, e nel tempo della ricreazione dovè radunata la
Comunità. Silenzio poi rigoroso dopo l'esercizio della sera s'indoppo
la colazione della mattina.
22. Non sarà permesso sortire di Casa tranne che per necessità,
o qualche caso urgente però sempre o comandato, o chiesto.
33. Non sarà permesso di parlare con nessuno di quelli che
vengono in Casa, tranne per rispondere qualche parola di
convenienza venendo interogate
44. Non dare, nè accettare mai niente, tanto dalle consorelle,
come dagli estranai, e Parenti senza licenza, fosse anche poca cosa da
mangiare.
55. Non mangiare fuori di pasto, tranne che per necessità, e
questo sempre con licenza.
66. Non nominare la propria Famiglia, nè quanto si faceva, ed
operava in essa, onde condannare quello che si fà ed opera in questa,
ma a caso che si avesse qualche motivo di lamento, o di disgusto,
confidarlo a chi dirigge, ma mai alle compagne.
77. Non sarà lecito, non dirò il mormorare che in questa nostra
piccola Comunità spero non sarà mai per succedere, ma nemmeno
raccontarsi l'un l'altra i piccoli diffetti, o mancamenti che si vedrà nelle
Compagne, sia per ignoranza, sia per negligenza od altro sè non alla
Superiora.
88. Non ascoltare mai niente nè dalle Compagne e meno poi di
quelli di fuora, alcun discorso che ci proibissero di far sapere alla
Regole
113
opera omnia
Superiora, o che noi stesse s'arosissimo di raccontare sè mai poi ci
cadessimo, ch'io spero non ci succederà mai, non differiamo un
momento l'andarcene ad accusare per quanto rincrescimento,
dispiacere, o vergogna nè avessimo a provare.
99. Vedendo nella Casa qualche disordine, mal contento,
bisogno, o necessità, onde mantenere, e accrescere viepiù in questa
piccola Famiglia l'ordine l'armonia, l'esatezza alle Regole, ecc, acciò
cresca a maggior gloria di Dio, e per i fini propostici si dovrà
manifestarlo con tutta sincerità, ed umiltà alla Superiora la quale farà
quello che avanti a Dio crederà meglio. Ma mai alle Compagne.
Come abbiamo da trattare con gli estranei
10Quando
saremo chiamate, e visitate da Parenti, amiche, o
pure saremo mandate nelle Scuole, o con le Raggazze che vengono le
Feste procuriamo di stare più raccolte che ci sarà possibile tenendo
sempre la mente in Dio, e Dio nel cuore. Stiamo composte nella
persona, modeste nelli atti, nei gesti, nelle parole, e sino nel tono della
nostra voce. Non dimandiamo mai niente per pura curiosità, e non
eccitiamo mai nessuno a venirci a ritrovare. Dalla nostra bocca non
sorta mai discorsi innutili, ed oziosi, indegni della vita e del carattere
che professiamo. 11Ascoltiamo tutto con pazienza, e carità, ma
parliamo poco, bene, e a proposito; diamo pochi consigli ed
avvertimenti, ma giusti e reti. Che sulle nostre fronti si veda sempre
la pace, la tranquillità ed una dolce ed edificante allegria. Siamo
cortesi, civili, affabili, ma guardiamoci bene dalla famigliarità,
amicizie particolari, e intrinsichezze. Amiamo tutte, nel Signore,
perché tutte sua immagine, e redente col suo sangue, ma non nè
distinguiamo alcuna, sè non fosse le più miserabili, le più ignoranti, e
le più spregevoli Schivate con destrezza, e disinvoltura certi discorsi
che non potendo nè giovare, nè dar consigli fossero capaci di mettere
sospetti, o turbamento nelle vostre coscienze. 12Non impromettiamo
mai niente, che non possiamo poi mantenere, ricordandoci che
abbiamo niente, e non siamo padroni di niente. Insomma parliamo,
ascoltiamo, ed operiamo in maniera di lasciare edificati tutti coloro
che ci hanno vedute e parlato con noi. Quando poi quelli che ci
visitano sono partiti, e sono finite le Scuole, e le Ricreazioni estere
portiamoci per qualche minuto in Chiesa onde esaminarci avanti a
Dio come ci siamo condotte, e corriamo subito con confidenza ed
umiltà a palesarlo alla Superiora per quanto rincrescimento, e
Regole
114
opera omnia
ripugnanza ne sentissimo. 13Un mezzo poi facile, e sicuro per
conoscere, e sapere sè nelle Compagnie siamo state sopra noi stesse, e
raccolte, secondo mè è questo. Se dopo, si troviamo ancora cosi
tranquille, e contente come quando ci siamo andate, o pure sè ci
ritiriamo distratte e inquiete, perché questo certamente è un segno
che la nostra coscienza ci averte che non siamo state esate nei nostri
regolamenti e doveri.
Come abbiamo da diportarsi con le nostre Orfane
14Sorelle
Cariss:93 avendoci il Signore nella sua grande
misericordia affidate queste povere Orfane onde allevarle
cristianamente per la sua gloria, e suo servizio, investiamoci prima di
tutto degli obblighi, e doveri grandi che questo incarico ci impone.
Ricordiamoci che siamo responsabili a Dio, ed agli Uomi della loro
riuscita ed educazione, e non badiamo a sforzi fatiche, e sacrifici onde
adempierlo esattamente. 15Armiamoci di gran carità, pazienza, e
prudenza e procuriamo che ci ubbidiscono per amore, che ci rispettano
per la stima che ha loro ispira, i nostri esempi, e la nostra condotta e
che facciono, e intraprendono qualunque cosa per persuazione; ma mai,
mai per timore necessità, o suggessione. Prendiamo parte
possibilmente alle loro ricreazioni, e ai loro divertimenti, onde
guadegnarsi i loro cuori, e la loro confidenza. 16In somma amiamole
queste povare Figlie, e siamole in luogo di Padre, Madre, Fratelli che
Dio loro ha tolti, per metter noi in loro luogo. Facciamole amare i loro
doveri, odiare il vizio, rispettar la virtù, per puro amor del Signore, il
quale deve essere sempre il principio, il mezzo, ed il fine d'ogni lor
detto, fatto, ed operato. Guardiamoci bene e siamo molto sollecite
acciò non entri in quei teneri cuori diffetti, o vizi la conseguenza dei
quali potesse metterle a pericolo di cattiva riuscita, di discordia, e di
pregiudizio nelle Famiglie che anderanno, e quel chè è peggio d'un fine
infelice. 17Che quelle di noi che sono più adette alla loro educazione, e
sorveglianza, vegliano giorno, e notte alla loro custodia, che stiano
molto attente, e procurano di veder tutto, ma nello stesso tempo che
sappiano dissimular molto, e castigar poco, procurano di farle capire
più che si può con la ragione il loro male, i loro errori, onde da loro
stesse nè concepiscono, dolore, e rincrescimento. 18Assueffattele ad
ubbidirvi al primo cenno, e non permettete mai replica sul ubbidienza,
93
Carissime.
Regole
115
opera omnia
o in questa mie carissime esigete sommo rigore, perché questo è il
perno sul quale gira tutta l'educazione, ma guardate poi bene quello
che comandate. Non vi fatte vedere mai, nè in colera, nè alterate, nè di
mal umore. In certi momenti d'impazienza, sapiatevi moderar, onde
non darle cattivo esempio, correggete con forza sè occore, ma non
oltrepassate a rinfacciarle nè la loro nascita, nè il pane che mangiono...
nò, nò questo sarebbe indegno di noi. Fattele concepire molto amore
all'avoro, e alla fatica, ma dattele esempio voi con farvi mai vedere in
ozio. 19In somma fornitele di tutte quelle virtù e qualità, che oltre
essere care a Dio, possono anche essere utili, care, e vantaggiose nelle
Famiglie che anderanno. Non abbiate scrupolo alle volte a pensar
male, o a sospettare delle Fanciulle, non credete così alla leggera tutto
quello che vi diranno, ma però non vi fatte conoscere diffidente,
Perdonate tutto è volentieri, quando si accusano, o confessano con
sincerita i loro falli, e i loro errori, ma siate severa, e rigorosa sè le
trovate in menzogna, o fattele odiare più che potete la bugia, il
Proverbio dice, chi è bugiardo, è anche ladro. Secondo mè non vè vizio
più di questo che in noi prenda si profonda radice, di maniera che
invecchiato difficilmente si possa estirpare che questo, o conosciuto
delle persone che accertavano delle cose non vere con una franchezza
ammirabile, che mi faceva credere che lo faccessero più per abitudine
che per malizia. 20Un altra cosa vi raccomando di stare molto attente,
sui piccoli furti, perché i grandi non gli voglio nè meno sospettare. Ma
qui vedete convien guardar bene di non essere noi la causa di questo,
perché è facilissimo, non mandate mai le Raggazze in luoghi dove vi
sia qualche cosa che ecciti la gola, tenete sottochiave tutto quello che
può tentarle, e non mandatele mai in cucina sole, fattele conoscere
come è brutto questo vizio, che le fà rassomigliare alle Bestie, ma sè
vogliamo, Sorelle Carisse:94 che le nostre parole e le nostre cure
sortano quel effetto che desideriamo, avvaloriamole con la preghiera,
preghiamo il Signore che benedica, e secondi le nostre intenzioni, e
nel mentre che dobiamo diffidare di noi stesse, speriamo tutto da Lui
al quale sia onore, e gloria.
94
Idem.
Regole
116
opera omnia
CAPITOLO XII
Come abbiamo a trattare coi parenti ed amiche
Della relazione, ed amici e coi parenti, ed a95
1Non
abbiate amicizie particolari con chi chè sia amate tutti
indistintamente, perché tutti sono immagigini di Dio, e redenti col suo
preziosissimo sangue. Però non vi si proibisce di amare e di
distinguere tra questi i Parenti, ma fattelo in maniera che la loro
memoria, e l'affezzione che loro portate non abbiano a distrare il vostro
spirito, nè ha togliere la pace e la tranquillità dell'anima vostra.
Scrivete loro sè vi piace e sè la superiora ve nè da licenza nelle
occasioni più grandi, come pel primo dell'anno le solenità principali
della Chiesa, ma fuori di queste circostanze non siate voi mai le prime
a scrivere ad essi: rispondete però sempre alle loro Lettere qualora nè
abbiate la permissione perché la Religione non vi deve fare nè
rustiche nè incivili, nè impolite. 2Colle amiche siate ancora più
riservate, con queste eccettuata qualche rara eccessione, limitatevi alle
sole risposte, quando ve ne sia necessità, ma fattele brevi, e bene. Se
avete poca abilità, e talento per estendere una lettera, scusatevi
dicendo che non rispondete perché non siete abili, ovvero
estendetene alla meglio una copia, e fattela coreggere, poi copiatela
pulitamente, e mettetevi il vostro nome e cognome senza agiungervi
delle affettazioni per farvi ridicole, e mandatele in nome di Dio. Non
dite poi mai niente di quello che riguarda la Casa, le Regole, le Sorelle
le Figlie e meno poi del vostro interno con chi chè sia: questi sono
segreti che non dovete sapere che voi e la vostra Superiora.
95
Amiche.
Regole
117
opera omnia
3Guardatevi
pure dalla smania di voler dare molti suggerimenti,
consigli, metodi di vita, ecc, ecc, anche che nè foste ricercate,
ricordatevi chè è assai difficile il saperli dare a luogo, a tempo, e
secondo le persone, e le circostanze, questo non è pane per tutte, e di
tutte, essendo difficile ad adatarli ad una persona di molta esperienza,
e virtù. Questo è un gran diffetto chè si trova per lo più nei principianti
che si mettono a servir Dio, questi perché il Signore fà loro qualche
grazia e comunica qualche favore, si credono già perfette, ed indovere
di consigliare, e dirigere chiunque a lor si rivolge, e pigliano questo
per zelo delle anime e amor del prossimo ma invece potrebbe
benissimo essere tentazione, ed astuzia del Demonio, che sotto il velo
di zelo per la gloria di Dio, cerca fomentare in noi la superbia, e la
vanagloria, essendo il suo veleno tanto sutile che penetra in noi anche
senza nostra saputa, in conseguenza dobbiamo stare contra questo
nemico molto guardinghe, schivando con premura e diligenza tutto
quello che lo potrebbe far nascere e suscitare. 4Siate dunque prudenti
in tutto e quello che ditte fatte, e particolarmente (poi quando
scrivete)96. Ricordatevi del proverbio, che le parole volano, ma lo
scritto rimane. Sè sapeste quanto poco ci vuole a mettere in ridicolo la
Religione, e suoi membri, non nè siate voi mai la causa, in generale
abbracciate la massima di parlar poco e di scriver meno meno, cosi vi
trovarete sempre più contente, e avrete più tempo d'attendere a vostri
doveri.
96
Questa frase è stata cancellata dalla Fondatrice. L'abbiamo riportata tra parentesi
per completarla nel suo significato.
Regole
118
opera omnia
CAPITOLO XIII
Della Carità fratterna
1Amerai
Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con
tutto il tuo spirito, e con tutte le tue forze, ed il prossimo come te
stesso97. Così Gesù Cristo nel suo Evangelio. Ed in altro luogo diceva a
suoi Apostoli, e in quelli a tutti noi.
Amatevi l'un altro com'io ho amato voi98.
2Ma non state a credere che la carità consista solamente in far
cose grandi, trascurando cosi i piccoli atti di questa virtù che sono si
necessari, e si frequenti specialmente nelle comunità Religiose che nè
formano si può dire la felicità, come formano la pace, e la concordia
delle Famiglie. Per mezzo della Carità l'Uomo ama e si unisce a Dio e
in Lui e per Lui ama il suo prossimo come sè stesso. 3Ma abbiate cura
d'acquistare la vera carità insegnataci da Gesù Cristo, essendovi una
falsa carità che vestita del manto della prima vi farà prendere il genio,
le inclinazioni, e per fino le stesse passioni per effetti di carità. mentre
non sono propriamente parlando, che illuzioni del nostro amor
proprio per sedurci ed ingannarci; cosi viviamo quiete, e tranquille
senza metter mano all'opera onde distruger questa, ed acquistar l'altra,
la sola meritoria perché basata sull'annegazione e sul sacrificio. 4Si
crederà una di carità perché portando dalla natura un carattere
sensibile, sente compasione ad ogni più piccolo male del prossimo, ma
non sà poi compatire la benché minima contrarietà; un altra invece
saprà compatire le Sorelle, ma solamente quando sente nell'animo
97
98
Lc 10,27; cfr. Mt 22,37-39; Mc 12,31-33.
Gv 15,12.
Regole
119
opera omnia
una disposizione alla pace, e tranquillità, prodotta spesso da qualche
propria soddisfazazione, e contento. Altra perché al più piccolo bisogno
che sente, o vede nelle Sorelle corre dalla Superiora ad impetrare
questa, o quella licenza, per coprire ed avere poi un appoggio alle
proprie pretenzioni, e delicatezza. Altra compatirà, e scusera i diffetti
della Sorella, ma solamente per un certo spirito di contradizione; altra
ancora per una simpatia naturale, ecc. ecc. 5Niente di tutto questo è la
vera carità insegnataci da Gesù Cristo con l'esempio e con l'opere. “Sè
la vostra carità non è maggiore di quella de' Scribi e Farisei non
entrarete nel regno de' Cieli”99. La carità, dicce St. Paolo, è paziente,
dolce, begnina; senza invidia, senza gelosie, senza inquietudini, essa
crede tutto, opera tutto, soporta tutto100. La vostra carità sarà vera, e
reale se da chi riceverete un torto, o un offesa, contracambiarete con una
cortesia, o con un sorriso: 6Sè cercarete la compagnia di quelle verso
le quali sentite nell'animo controgenio, e antipatia, onde poterla
vincere, e superare; Se sacrificarete i vostri gusti, e inclinazioni, a
quelli delle vostre compagne per mantenere tra esse la pace, e la
concordia; senza badare sè quelle lo meritano o nò. sè sono maggiori,
o minori, (ben inteso che non apportano impedimento alla Regola, e
pregiudizio alle contumanze, e costituzioni) 7La carità vera è quando
si inclina a giudicare, e condanare sè piutosto che gli altri. Quando si
gode in proprio cuore della lode ed avvanzamento altrui, non
provando invidia di sorte, o sentindola si procura con atti contrari di
vincerla, e soffocarla. Quando non si biasima i fatti, o detti altrui, e
non sè gli ascolta dagli altri di maniera che si possa dire come si
diceva di S. Teresa che dove vi era Essa, tutte avevano sicure le spalle.
Sè una Sorella per ignoranza, o per inavertenza entra nè vostri diritti
quante querelle, quante lagnanze... Sè un altra credendo di far bene osa
darvi questo, o quel suggerimento, con qual arroganza, e
risentimento non le rispondete.
8Non vedete che questa non è carità,? E' forze quella che voi
insegnate alle vostre Figlie, e quella che voi meditate tutti i giorni
nella Vita di Gesù Cristo? Nò certamente. E' vorrete voi dunque
promettere e insegnare quello che smentite continuamente coi fatti?
Non lasciatevi accecare dalle vostre passioni, e non guardate a
sacrifici, a ripugnanze a geni, a contrarietà per mantenerla sempre
viva tra voi, non ve' sia sacrificio che possa disimpegnarvi dal
99
Mt 5,20.
100
1 Cor 13,4-7.
Regole
120
opera omnia
praticarla, i vostri stessi interessi ve' lo impongono, il vostro stesso
carattere vè nè dà il dovere.
8Estirpate quei piccoli risentimenti... quelle mormorazioni, o
biasimi altrui, quel giudicare sinistramente... moderate quella
sensibilità naturale, raddizzate quell'intenzione, moderate quel
affezzione, distrugete quella superbia che vuol mai essere contradetta,
togliete quell'antipatia... e voi avrete la vera carità, la carità
insegnataci, e comandataci da G. C.101 la sola che può esservi
meritoria, e che vi farà conoscere per vere Suore della Sacra Famiglia.
9Ho carità virtù preziosa, virtù divina, legame de' cuori, felicità de'
Monasteri. Beata quella casa, quell'Istituto dove l'amore regna
scambievole vivo, e durevole! Il Signore vi farà in Essa la sua dimora,
resisterà ferma alli urti, e alle violenze dei cattivi sè mai volessero
scuoterla, sarà di rabbia ai Demoni che non vi potranno in Essa far
dimora e di gaudio, e compiacenza agli Angeli sù del Cielo.
101
Gesù Cristo.
Regole
121
opera omnia
Regole
122
opera omnia
CAPITOLO XIV
Visita a Betlem, Nazaret
Visita a Betlem, Nazzaret. Ricopiato102
Visita I
A Betlem
1Eccoci
a Betlem! O felice Betlem! Qui Sorelle entriamo
rispettosamente in quest'umile Grotta soggiorno dell'Uomo Dio. Non
temete, qui tutti hanno libero l'accesso. Qual bontà. Prostriamoci in
silenzio in un angolo di questo luogo, e miriamo con rispetto questi
tre Personaggi del Cielo, e con la luce di quel abbagliante spendore che
per ogni parte illumina la cara Capanna, meditiamo attentamente
quant'Essi qui fanno, qui diccono, qui succede... perché da questi
primi esempi devono formare il loro spirito le Suore Della Sacra
Famiglia. 2Povertà, ecco quanto da prima colpisce i nostri sguardi.
Povertà, di luogo, povertà di Abiti, povertà di personaggi che primi
vengono a vedere, a riconoscere, ad adorare il nato Re! Povera
abitazione! ecco nude pareti, porte aperte, aria frizzante, paglia
ruvida, pavimento freddo. Ecco la vera povertà. Ecco i primi esempi,
le prime lezioni pratiche di questa virtù, ecco la povertà reale. O
povertà quanto sei grande; quanto sei onorata ora che ti scelse per
compagna un Dio Bambino! Chi oserà di tè lamentarsi. Pari
all'Abitazione sono i suoi primi adoratori. Gli vedete, povari, e
semplici Pastori. Egli che con un cenno potea chiamare alla sua culla
tutti i Rè della terra volle i povari perché la povertà ha per compagni i
102
Scritto sulla copertina del quaderno.
Regole
123
opera omnia
povari, gode, e si compiace della compagnia de' povari. 3Cosi Gesù
riceve i Pastori, gli accoglie con bontà, sorride ai loro rustici e semplici
modi, gli colma delle sue benedizioni, e lungi dall'arrossirne fà
plocramare per tutto il mondo questa sua prima chiamata. Quanto
sono diversi, i nostri giudizi, le nostre prevenzioni da quelle di Dio.
Dio padrone del tutto scelse a suo Figlio per abitazione una Capanna,
per coperte povari panni per primi adoratori semplici Pastori. Ecco il
valore, ecco l'importanza, ecco la stima ch'Egli faceva delle
grandezze! 4Vedete come pure Maria, e Giuseppe sorridono a Pastori,
nè si vergognano, nè desiderano personaggi più grandi. E con questo
esempio potremo noi vergognarci di parenti poveri, d'esser nate
povere. Semplicità, pace, libertà, bassa stima, non curanza del mondo
ecco pure le dotti del vero povero povero, ecco la poverta reale.
Seguaci della povertà, e sue compagne sono le sofferenze e le
umiliazioni, e qui le contemplate in abbondanza in questi tre
personaggi divini. 5Senza servitù, senza ripari pel freddo, senza
panni per coprirsi, senza fuoco per riscaldarsi, senza alcun comodo
necessario, eppur son contenti! Comodità della vita, servitù, delizie
della terra nascondetevi. Stima delle creature, onori concetti, brama
di prodursi, compagnia de' grandi, nobiltà di natali, venite, vedete, e
considerate. Egli è un Dio. 6O esempi ammirabili, o stupende lezioni
a chi vorrà approfittarsi. Povertà, privazioni, umiliazioni tollerate per
amore, e per amor sostenute. Si per amore Gesù soffre, Soffre per
amore del suo Eterno Divin Padre, del quale stà a cuore la gloria, e
per amor nostro chè lo meritiamo si poco. Per amore di chi l'ama ma
di chi pur non l'ama, di chi lo disprezza, di chi l'offende. O carità! Per
amor qui tutti chiama. Per amor qui tutti invita. 7O preghiamo Gesù
preghiamo Maria Madre sua purissima, preghiamo Giuseppe che la
carità ci possa legare noi pure d'uno stesso amore, d'uno stesso spirito
per amar con Essi la povertà, le sofferenze e le umiliazioni per amor
di Iddio, che [...]
Visita seconda: Nazarette
8Siamo
a Nazarette, entriamo pian piano in quest'umile abitazione per
non disturbarvi i suoi abitatori. Chi son Essi? I più augusti
personaggi del Cielo. Innoltriamo... Che silenzio, che pace qui si
respira... Dove sono? Eccoli. 9Maria qui seduta. Essa lavora, lavora
per la sua Santa Famiglia. Sorelle stupite, ed ammirate. La Madre
d'un Dio.. la vedete Ella prepara ed allestisce il cibo, lava le stoviglie,
Regole
124
opera omnia
tien netta, e scopa la casa. Qual maesta in tanta umiltà, qual polizzia in
tanta poverta, qual ordine in tanta miseria, e perché. Perché Maria è
raccolta, non parla, perché opera con tranquillità con amore e pel suo
Dio. Bassi uffici quanto siete grandi, quanto siete invidiabili,
santificati e prima di noi occupati dalla grande Regina del Ciel.
Smania di prodursi, desideri d'alti impieghi, d'indipendenza quanto
divenite ignobili a questo paragone e popremo noi desiderarvi.
10Vedete Giuseppe come guarda la casta sua Sposa, la pura la dolce
Maria. Il sudore bagna l'augusta sua fronte, la fatica lo aggrava, nulla
meno Egli lavora, lavora sempre è felice e ringrazia in cuor suo il
Signore di poter con i suoi stenti, e con le sue fatiche sostenere ed
allimentare quei cari pegni, deglizia degli Angeli, sua gioja, suo amore,
sua consolazione. Fortunato Giuseppe! quanto ben corrispondeste a si
alta missione... E noi come corispondiamo alla nostra chiamata. 11A
suoi piedi Gesù, o il buon Gesù fatto piccolo per nostro amore. Egli
scherza, e si trastula coi pezzetti di legno che cadono dalle mani del
suo Padre putativo: gli va raccogliendo, gli unisce... per farchè? Delle
Croci. Quali pensieri passano nella mente di Gesù? Pensa alla sua
passione... Lo mirate... Egli ci ha vedute e ce ne offre, perché vuole
che lo seguitiamo... Egli ne da pure in copia alla Santa sua Madre che
le riceve con bontà, e con amore. 12Le ricuseremo noi dunque dopo
che le accettò Maria, e dopo che abbiam scelto d'esserle Suore, e
seguirlo si da vicino... Ma vedete come Maria e Gesù obbediscono a
Giuseppe. Essi non guardano alla lor dignita ed alla lor maggioranza
sopra Giuseppe. Giuseppe è stato lor dato da Dio, e questo basta. Egli
è ubbidito, onorato, servito. Qual esempio, intendete e ricopiate..
13Terza
103
visita. Al Calvario103
La terza visita è annunciata all'inizio del foglio ma non è stata scritta.
Regole
125
opera omnia
Regole
126
opera omnia
CAPITOLO XV
[Appunti sparsi per la vita di pietà della comunità]
1SSi:
Sacramenti. Confessarsi ogni otto giorni, e comunicarsi la
Domenica, il Mercoldi e Venerdi, le Solenità di Nostro Signore e di
Maria SSa: il giorno del So: protettore del Mese, dell'anno, e il giorno
di So: Giuseppe
2La Domenica. Ufficio, ma non intiero, e la Via Crucis.
3Orazione.
4La St. Messa, mezz'ora di meditazione la mattina e potendo
mezz'ora la sera, il S. Rosario, e la visita in Chiesa al mezzo giorno.
5Esame di Coscienza. Particolare avanti il pranzo, e generale la sera.
6Lezione Spirituale. Una volta al giorno in lavoriero, e potendo due, e
sempre alla mensa
Regole
127
opera omnia
Regole
128
opera omnia
CAPITOLO XVI
Confessione
1Non
perdete tempo sul Confessionale, e credete che non è
necessario per ben confessarsi, impiegarvi molto tempo; Quest'é un
inganno dannosissimo poi in una Comunità, dove l'esempio trova
facilmente imitatrici, ed in special modo in cose Spirituali. Leggete
quanto si dice su questo proposito, nei Doveri delle Figlie del Sacro
Cuore, ed uniformatevi nella pratica, senza timore d'errare, molto più
che in quest'Istituto, come in quello il Confessore non ha nessuna
ingerenza nella Casa, nè nella direzione delle sorelle che non sia
assolutamente necessaria per la confessione104. 2Voi stesse potrete
vedere e forse molte avranno provato per esperienza, che quasi
sempre quelle che stanno a lungo105 sul Confessionale non sono mai
quiete perchè volendo troppo dire s'inviluppano come l'uccello nella
rete, e per sortirne, dicono cosi all'impensata quanto vien loro in
mente; dopo pensano a quanto han detto, e lor rincresce, ed aspettano
un'altra volta per dir più chiaro quanto si ha ancor detto, e cosi via,
via senza mai riuscire a mettersi in pace, facendo come l'acqua che
con più si mescola, diventa torbida. Queste le vedete quasi sempre
melanconiche piene di scrupoli, e mentre si perdono nei loro pensieri,
e riflessioni, le altre si avvanzano nella perfezione, perchè avendo
l'animo tranquillo, il loro spirito è più sciolto nel pensare a Dio, sono
più allegre, più pronte a sacrifici, più attente a' loro doveri, e più
raccolte nelle loro pratiche di pietà.
104
Questa ultima riga è stata aggiunta da Mons. Speranza.
105
Idem.
Regole
129
opera omnia
3Vi
è di più che le prolisse sul Confessionale (se trovano poi
esca col Confessore), perdono la confidenza nella propria Superiora,
che in quest'Istituto deve esser grandissima, e cosi mancano ad una
Regola esenzialissima, sulla quale, si può dire, per la sua utilità, si
aggira tutta la buona, o cattiva riuscita dell'Istituto medesimo. Ecco il
frutto, ecco il vantaggio, che si cava dalle confessioni abitualmente
lunghe. Molte saranno brevi nell'accusa, ma poi credono che sia
necessario dire al Confessore tutti i buoni desideri e propositi che in
un momento di fervore passaggiero vengono loro alla mente, ed il
confessore se è poco esperto della stabilità, e fermezza femminile,
invece di spezzarli e non dar loro retta, prende stima della penitente,
e senza saperlo ajuta la di Lei vanità coll'animarla a chi sa quanti
sacrifici, e propositi gli vengono raccontati che durano poi a dir molto
sino a che sortono di Chiesa, ed invece di portar seco ferma
rissoluzione d'emendarsi delle proprie colpe e difetti, si compiaciono
di belle fantasie che gonfiano l'amor proprio, perchè non si verificano
quasi mai. 4Bisognerebbe che succedesse a queste come successe ad
una persona che mi raccontò ella stessa. Questa volendo una volta
confessarsi a questo modo, perchè sentiva nel cuore, più del solito
desiderio d'amare il Signore, andò sul confessionale, e dopo l'accusa
delle proprie colpe disse - Padre voglio proprio far bene, e sopportare
con pazienza tutte le persecuzioni... - Il Confessore che era semplice
quanto mai dire si può, e conosceva la penitente, non la lasciò
terminare ma soggiunse sorpreso. - Persecuzioni, Figlia mia,
persecuzioni, ma io ho sempre sentito a parlar bene di voi...
persecuzioni... ma chi è che vi perseguita? ditemi - La penitente allora
che aveva parlato cosi in un momento di fervore, parve si risvegliasse
d'un sogno, persecuzioni non ne aveva, nè poteva prevederne, non
sapeva cosa rispondere, finalmente in qualche maniera, tutta
mortificata arrivò a cavarsela, e Mai più, disse, mai più racconterò al
Confessore di simili fantasie. 5Ma non sempre si trovano di questi
Confessori, e di penitenti sì facili ad emendarsi. Non imbrogliatevi
dunque sul Confessionale, se volete ben confessarvi, e goder sempre
quella pace, e tranquillità d'animo che tanto giova allo Spirito, e
giacché il Signore ha rendute dolci, facili, e piane le vie della salute,
non rendiamole noi malagevoli coi nostri scrupoli, vane idee, e falze
fantasie. 6Mettete invece tutta la vostra premura, nel fare un buon
apparecchio, ed accostatevi al Sacro Tribunale con quello spirito di
fede, che fa veder Dio nel Confessore. Quando il Confessore parla
non andate a pensare, se vi siete confessate di tutto, ed a cercare se
mai trovate ancor qualche cosa da dirgli, ma ascoltate con umiltà le
Regole
130
opera omnia
sue parole e le conservate in cuor vostro, non parlandone con chi si
sia, tranne alla vostra Superiora se fossero cose che mettessero in
imbarazzo, o agitazione la vostra coscienza, ovvero infermassero
come che sia i vostri doveri. Fate la vostra penitenza con divozione, e
sortite di Chiesa penetrate di riconoscenza verso Dio, che ci diede un
mezzo sì facile per cancellare le nostre colpe, e piene d'una ferma
risoluzione di volervi emendare per l'avvenire.
Regole
131
opera omnia
Regole
132
opera omnia
CAPITOLO XVII
[Preparazione alla confessione]
1In
nomine Patris ecc ecc
Eccoci radunate, mie care Figlie, in questo santo luogo, dicco
santo perchè la Chiesa è la Casa di Dio... stiamoci dunque con
divozione... e perchè siamo qui radunate per prepararci onde ricevere
degnamente, e con le dovute disposizioni il Sacramento della
Penitenza, o come dicciamo noi per ben confessarsi, il quale
Sacramento ben ricevuto, vedete, cancella tutti nostri peccati... ho il
gran bene, ho la gran grazia che ci fece il Signore nell'istituire questo
Sacramento, mediante il quale noi ritorniamo nella grazia di Dio,
nella sua amicizia, e la nostra anima... poiché voi già sapete che noi
abbiamo il corpo e l'anima, e questa è creata a immagine di Dio, ed è
immortale, cioè vivrà sempre, sempre, anche quando quando questo
corpo sarà morto, e sepelito... la nost'anima d'unque per mezzo della
Confessione, diventerà bella, bianca come la neve, e allora più
rimorsi, più paure, più inquietudini... ho che piacere, mie cariss: 106 ho
che gusto... 2Or sù dunque incominciamo col pregare il Signore chè ci
ajuti e ci assista... ma con divozione vedete... cosi come tante
Angiolette... perchè il Signore vuole che lo preghiamo bene... e questa
volta abbiamo propria da confessarsi bene... guardate le mani giunte...
non guardiamo attorno... e state attente a quello ch'io vi dirò...
Facciamoci un altra volta il segno della Santa Croce. In nomine Patris
ecc ecc. “Supremo Signore del Cielo, e della terra, non scacciate dalla
vostra presenza, questa povera, e miserabile peccatrice, che a voi si
presenta, e profondamente vi adora. 3Confesso fesso chè i miei peccati
106
carissime.
Regole
133
opera omnia
mi rendono indegna di stare alla vostra presenza.. ma voi avete detto
chè non rigetterete un cuore contritto, ed umiliate, ed il mio è penetrato
dal dolore d'avervi potuto dispiacere, non guardate dunque, e
considerate le mie colpe, guardate invece i meriti di Gesù Cristo
vostro divin figliuolo e fattemi misericordia. Si, ho Signore, io la spero
questa misericordia, perchè la dimando a Voi per i meriti, il sangue, e
per il nome del mio Salvatore Gesù Cristo, per intercessione di Maria
sempre Vergine, nostra Madre dolcissima, e per i nostri Santi
Avvocati, e protettori. Vergine Addolorata, St. Giuseppe, Angelo mio
Custode, Sante tutte del Paradiso, a voi raccomando, e consegno
questa mia supplica, presentatela Voi al trono del Signore acciò
ottenga la grazia di riportare da questa Confessione tutti quelli ajuti, e
quelle grazie per il quale il Signore l'ha istituita ed ordinata.
4Spirito Santo, sorgente di luce, e di verità vieni in mé onde
illuminarmi a conoscere i miei peccati, mostratemeli cosi chiari, e
distinti, come gli conoscerò al punto della mia morte, fattemi vedere
tutto il male che ho fatto, il numero delle mie infedeltà, fattemi
concepire quel orrore, e quel dolore ch'esse si meritano onde mettermi
in stato di riceverne misericordia, e perdono. Cosi spero. Cosi sia. Ora
recitiamo 5 Gloria alle piaghe di Gesù Crocifisso... tre Ave alla SSt:
Vergine.. Un Pater a tutti Santi... e un Angele Dei all'Angelo nostro
Custode. Adesso faremo l'esamo, perchè dopo l'orazione con la quale
si dimanda l'ajuto di Dio, vi è l'esame... già sapete chè cosa è l'esame.. è
una diligente ricerca di tutti nostri peccati comessi dopo l'ultima
Confessione ben fatta... dicco ben fatta perchè sè l'ultima volta chè vi
siete confessate non vi siete confessate bene... per esempio, o non
avete fatto l'esame, o avete tacciuto qualche peccato per vergogna, o
apposta chè sò io... avete il dovere, e l'obbligo di confessarvi ancora di
quelli... Attente dunque attente, chè io per ajutarvi cosi un poco, vi
suggerirò qualche cosa...
5Fattevi prima venire alla memoria quanto tempo è che non vi
siete confessate... perchè prima di tutto dopo che vi sarete fatta il
Segno della Croce con divozione, convien dire quanto tempo è chè
non vi confessate.. per esempio un Mese.. due.. quindici giorni.., lo
saprete voi.. e in tutto questo tempo quanti peccati mortali, e veniali
avete comessi, perchè quantunque per confessarsi bene, e rendere
valida la Confessione, basta confessarsi dei soli peccati mortali, però è
meglio confessarsi anche dei veniali, come dicce la Dottrina, onde
metterci maggiormente in grazia di Dio, e andare più sicuri, perchè
alle volte è anche difficile che noi sapiamo, distinguere sè un peccato
sia mortale, o veniale, cosi è meglio confessarsi di tutti quelli che la
Regole
134
opera omnia
nostra coscienza ci metterà alla memoria... state attente dunque che
incomincio... 6Sè non avete dette le vostre Orazioni la mattina, e la
sera, o pure le avete dette malamente, mezzo adormentate... perchè
vedete è dovere sacrosanto questo appena svegliate, e prima d'andare
a dormire di parlare con la preghiera al Signore e Lui il nostro buon
Padre chè ci dà tutto... Sè avete tralasciato una qualche Domenica, o
Festa di andare ad udire la Sa: Messa apposta per vostra colpa e
quante volte l'avete fatto, perchè questo è precetto della Sa: Chiesa è
sarebbe peccato mortale, e dei peccati mortali conviene dirne il
numero lo sapete... Sè non siete andate ancora le Domeniche, e le altre
Feste a sentire la Dottrina Cristiana, e le altre funzioni della Chiesa
apposta, perchè anche la Dottrina vedete è necessaria, ed è dovere
quando appena si può andare a sentirla: la fanno apposta... Sè siete
state in Chiesa male, cioè sè avete parlato, giocato, state in positure
indecenti, insomma come sè foste state in Piazza, o nelle case vostre...
la Chiesa vedete è santa perchè è la Casa di Dio, e dove vi è realmente
come Dio e come Uomo, e davanti a Dio gli Angeli stessi si coprono
con le ali per riverenza, e rispetto... Pensate sè avete dette delle parole
brutte, bestemie come alle volte nè sentite tante, e dei vostri di Casa, e
dei vicini... Ho fanno un gran male vedete a farsi sentire, e Voi in vece
d'impararle, e star lì a sentirle dovreste chiudervi le orecchie... nomi
cosi Santi come quelli di Dio e di Maria dirgli per rabbia, per bestemia..
7Mio Dio, chè orrore... Sè avete fatte e dette buggie con le quali portar
danno al prossimo... per esempio, sè voi aveste fatto qualche male, o
una qualche azione cattiva, e chè dopo per vergogna, o per timore del
castigo, aveste dato la colpa a vostri Fratelli, Sorelle, o compagne, e
che loro poi fossero stati puniti e castigati... Sè avete anche per
invidia, o per vendetta e collera inventate apposta delle falsità contro
di essi... e quante volte, perchè questo è peccato mortale vedete, e dei
peccati mortali conviene dirne il numero già lo sapete... Mio Dio, voi
volete cosi bene a noi, ci beneficate tanto, tanto, e noi siamo cosi
cattive, e facciamo cosi male al prossimo... Sè avete rubato a vostri di
Casa, e ai vicini perchè allora sarebbe peccato maggiore... sè avete
rubato, dicco, roba, o dannari, tanto, o poco, questo peccato vedete
diventa più grande, o più piccolo a seconda della quantità, o qualità
della roba rubata, perciò ricordatevi chè bisogna distinguere, e dirne il
numero, questo è comandamento di Dio già lo sapete 8“Settimo non
rubare... Sè avete risposto a vostri Genitori, è sè non gli avete a chi vi
tien luogo per essi, sè gli avete detto parole cattive, insolenti,
disubidito, augurato loro del male... ricordatevi vedete ch'essi vi
tengono luogo di Dio qui sulla terra, e voi gli dovete amore,
Regole
135
opera omnia
riverenza, e rispetto, anche chè fossero cattivi, e non lo meritassero, vè
lo dice Dio stesso nè suoi Comandamenti.. 9“Quarto onora il Padre, e
la Madre acciò tù viva lungamente qui sulla terra107 è col Signore non
si scerza vedete.. pensate anche sè quando avete loro risposto,
disubidito, od altro vi era presente qualche vostro Fratello, o Sorella
più piccoli, o qualche compagna minore, perchè allora avreste dato
anche cattivo esempio, scandalo, sapete nè cosa dicce il Signore nel
suo Evangelio “Guai a colui chè dà scandolo...108 Sè avete messe le mani
adosso per gioco, e per scherzo a Raggazzi, anche che fossero stati
vostri Fratelli.. ho una Fanciulla vedete deve sempre stare riservata
non dar tanta confidenza e libertà... sè avete avuto, e tenuto apposta
pensieri brutti, contrari alla modestia, e alla Sa. purità.. sè tanto
tempo, o poco sè nel vestirvi, e spogliarvi vi siete fatta vedere da
Fratelli od altri, sè avete anche guardato i vostri Genitori, od altri
quando ciò faccievano... ricordatevi vedete che il Signore ama é stà con
le Fanciulle modeste, pure.. e la Maddona, o la Maddona non starebbe
mai, mai con Raggazze chè non hanno modestia... con Raggazze
sfacciate... Il vostro buon Angelo Custode vi fuggirebbe.. 10Ho
povarette noi, povarette noi senza la Maddona, e il nostro buon
Angelo... sè siete andate assieme con compagne cattive chè vi
dicevano, e raccontavano delle cose cattive, brutte, vi suggerivano, e
consigliavano di far male... o fuggitele, mie cariss: 109 queste compagne
fuggitele come fuggireste il Demonio, sè vogliono loro andare
all'Inferno, vadano, ma noi in Paradiso, o in Paradiso noi per sempre,
sempre... 11Adesso pensate sè avete ancora qualche altro peccato...
qualche altra cosa ch'io non vi ho suggerito... Avete finito? Adesso
faremo il dolore, ed il proponimento perchè la Confessione senza il
dolore, e proponimento non vale niente guardate dunque come sono
necessari di farli bene questi due Atti. Incominciaremo col dolore. 12Il
dolore è un grandissimo dispiacere, e rincrescimento d'aver offeso il
Signore con tanti peccati... metteteli tutti sotto gli occhi questi vostri
peccati che avete fatte.. tutti come ora gli avete richiamati alla
memoria per confessarli... guardate nè quanti peccati avete fatti, non
ostante chè siate si piccole! è chè cosa avete mai fatto? vi siete chiuse le
porte del Paradiso, perduto la grazia di Dio, di sue Figlie siete
divenute figlie del Demonio, è come tali l'inferno stà aperto per
inghiotirvi... è già vi sareste a quest'ora sè il Signore vi faceva morire
107
Dt 5,16; cf Es 20,12.
108
Mt 18,6; Mc 9,42.
109
Idem.
Regole
136
opera omnia
subito dopo un peccato mortale, e avanti di poterlo confessare..
perchè per andare all'inferno basta vedete basta un solo!.. 13Mio Dio,
ed io nè feci tanti... povera me.. Ecco dunque chè cosa mi sono
guadagnata a dare ascolto al Demonio.. alle sue tentazioni quando mi
dicceva, Rispondi e non dare ascolto a tuoi Genitori, a tuoi Superiori...
Non é necessario che vadi alla Messa, alla Dottrina, non ci và neanche
il tale.. Và con quella compagna cattiva è niente... E' niente mi diceva
pure il Demonio, quel maligno, è niente mi diceva chè rubi
quell'oggetto, quella cosa che ti piace... ho ci vuol altro.. è niente fare
quel brutto discorso... raccontare quel scandolo... Niente che ti facci
vedere a vestirti, e spogliarti in presenza de' tuoi Fratelli, e d'altri, fà
cosi anche quella donna.. quell'uomo... Niente nè, niente, povare
Ragazze, niente, è intanto il demonio vi tirava a poco, a poco
all'Inferno... All'Inferno, mio Dio, all'Inferno, in quella prigione tutta
di fiamme, e di fuoco, con la compagnia de' dannati... è pazienza fosse
per qualche tempo, ma nò, per sempre, sempre, sempre nel fuoco a
brucciare, a spasimare di fame, e di sete, e morir mai, e patir sempre, e
tutto questo per mia colpa, perchè ho proprio voluto essere cattiva...
14Il Signore mi aveva creata per Lui, per conoscerlo, amarlo, e servirlo
in questa vita, e poi andarlo a goder per sempre in Paradiso, lo sentito
tante volte nella Dottrina, ma io nò, ho voluto proprio offenderlo
questo buon Signore, chè per fare che lo amassi si facceva chiamare
nostro Padre, il più buono, il più santo, il più misericordioso, chè mi
ha voluto tanto bene, chè mi ha amato tanto.. chè per mè ha voluto
farsi Uomo, patire, morire... essere flagellato, crocifisso, coronato di
spine.. inchiodato sù due legni in Croce per mè... Eccolo, mie
carissime, eccolo.. miratelo, vedetelo... immaginatevi chè a
ciascheduna di voi dicca 15“Guarda Figlia mia, guarda chè cosa ho
fatto per te... per tè sono sù questa Croce, per té ho patito tante è si
grandi cose, e tù con i tuoi peccati mi hai contraccambiato con
calcarmi i chiodi nelle mani, e nei piedi, tù mi hai confitta sempre più
questa corona di spine nel capo... tù hai ferito il mio cuore guarda...
tù... ma è tanto, e tanto l'amore che porto a tè che sono pronto a
perdonarti ancor questa volta.. ad abbracciarti.. a riconoscerti ancor
per mia figlia.. basta chè ti penti di cuore, che mi prometti qui a piedi
di questa Croce, a vista di questo sangue di non offendermi mai più,
mai più... 16Mie caris: 110 e non sarete penetrate, tocche da queste
parole, e da tanto amore? siete pentite... siete veramente rissolute di
non offenderlo, e non peccare mai più... ebbene facciamone l'atto,
110
Idem.
Regole
137
opera omnia
facciamone la promessa... attente, guardiamo questo Signor
Crocifisso: 17“Mio Dio, mio Creatore mio Padre, mio Benefattore
amoroso, eccomi prostratta a vostri SS. piedi, dolente, e pentita, ma
pentita di cuore d'avervi offeso con tanti e si grandi peccati... si
giovane o Signora, si fanciulla e già si gran peccatrice... ho
perdonatemi, mio Dio, perdonatemi... questa volta vi prometto non
farò come le altre volte, questa volta non vi offenderò mai più vè lo
prometto, è sarò ferma, forte, costante... sempre però Signore
appoggiata alla vostra grazia, non da mè sola povera, e miserabile...
questa grazia dunque voglio, questa implora... e con questa di nuovo
propongo peccati mai più... più disubidienze: più bugie dalla mia
bocca, più con quella compagna cattiva, più sù quell'occasione, più
quei brutti discorsi... più insomma quello chè ho fatto, più, e mai più.
Anzi Signore, oso promettervelo, col vostro ajuto, chè sè sino a
quest'ora mi sono fatta vedere cattiva, sè ho dato cattivo esempio, ora
mi faro veder buona, savia, modesta... e in Chiesa particolarmente, ho
in Chiesa nella vostra Casa qui in terra, starò “sempre con rispetto, e
divozione, cosi come faccio adesso, acciò voi mi diate forza, mi
sostenete, e mi benediciate, la quale benedizione vi chiedo pur ora,
onde mi dia lena, e coraggio d'espore e dire con sincerità, e chiarezza i
miei peccati al Confessore che voi stesso ci avete dato, e costituito per
questo vostro giudice, e ministro”.
18Adesso, Figlie cariss: 111 andarete ad una, ad una sul
Confessionale, continuate a star raccolte vedete, e poi ricordatevi che
la Confessione deve essere umile, cioè dovete espore i vostri peccati lo
stesso come farebbe un reo, un colpevole davanti al Giudice... Deve
essere sincera cioè non dovete scusarvi, ma dire sinceramente nè più,
nè meno di quello che avete fatto.. e deve essere anche intiera, cioè
accusarvi di tutti vostri peccati mortali comessi, dirne il numero, e le
circostanze come sapete... ma ricordatevi vedete chè non ostante
questo la Confessione deve essere breve, non andate sul confessionale
a raccontarvi delle storie.. 19“ma ho fatto questo poi perchè mè lo
hanno suggerito” ho fatto quest'altro in grazia di qui.. di lì.. ho! ojbò,
ojbò i vostri peccati puramente, i vostri peccati è non quelli degli
altri... Si dicce cosi vedete... ho disubidito a miei Genitori, o Superiori...
sono andata in collera.. ho detto parole cattive cinque, o sei volte
secondo... senza dire “ma perchè la mia Sorella, i miei di Casa non mi
vogliono bene, mi fanno dei torti... ed io poi ho fatto cosi... ho sentito
quel discorso, sono andata con quella compagna, ma perchè qui..
111
Idem.
Regole
138
opera omnia
perchè lì..” ho mai, mai. Dovete dire sono andata con una compagna
cattiva, che mi dava, o teneva cattivi discorsi... ho sentito apposta a
raccontare un discorso scandaloso:” Senza storie, mie cariss: 112 senza
storie. Avete capito? fatte bene, fatte bene vi prego... perchè vedete
questa Confessione voglio che la facciate bene.. ho! deve essere la più
bella della vostra vita... intanto che aspettate, sedetevi un poco, ma
state composte, e raccolte... Non dimenticatevi vedete, non dimentivi
quando siete sul Confessionale d'immaginarvi d'essere d'avanti non
ad un Uomo, ma a Gesù Cristo medesimo, aprite il vostro cuore con
tutta sincerità, e confidenza, non abbiate vergogna mi raccomando,
guai, guai sè per vergogna taceste un peccato che fosse mortale in
Confessione, fareste un sacrilegio! Mio Dio! chè orrore. Che il Signore,
e la Beatiss: 113 Vergine ve' nè guardi sempre. 20Il Confessore,
riccordatevi vedete, il confessore è come una statua, nè può dire, e
nemeno può ricordarsi di niente dopo chè voi siete confessate,
guardate dunque se vi conviene! e quando vi dà l'assoluzione state
attente, e immaginatevi chè il Sangue che gronda dalle piaghe del
Salvatore lavi l'anima vostra, la purifichi, la mondi.. ho voi beate! voi
beate!.. state attente anche a quello chè vi dirà, onde eseguirlo, e
metterlo in pratica... Appena venite via dal Confessionale, ringraziate
in cuor vostro il Signore, e poi inginocchiatevi lì in terra e fatte la
penitenza chè vi avrà data chè questa poi è la quinta cosa esenziale chè
ci vuole per ben Confessarsi... dopo poi vi farò fare il
Ringraziamento.
“Quanto vi sono obb: 114 ecc, ecc,.
21Adesso andate a Casa, raccolte e contente, ricordatevi frà il
giorno di questa grazia per ringraziare il Signore, e la sua SS. Madre,
e guardate, mie cariss: 115 guardatevi bene da ritornare poi ad essere
cattive, a peccare, e offendere di nuovo il vostro buon Dio, chè si
benigno, e misericordioso, vi ha accolte questa mattina, perdonato, ed
abbracciato... guardatevi bene!.. rinovate anche questa sera quando
andate a letto chè siete lì dà voi, i vostri proponimenti,
particolarmente il buon esempio... anchè dimani quando vi risvegliate
ricordatevi... e poi, sempre lo dove fare, ci vuol tanto poco... 22Ma sè
volete poi essere, e mantenervi sempre savie, e lontane dai peccati...
112
Idem.
113
Beatissima.
114
obbligata [?].
115
carissime.
Regole
139
opera omnia
sapete chè cosa dovete fare... vogliate bene alla Madonna, ho la
Madonna, mie carisse: 116 vè là farà proprio la grazia... bacciate spesso, e
stringete al petto la sua Medaglia chè portate al collo, ma con amore
ed affetto, e non dimenticatevi mai, mai dal recitarle almeno tre Ave
Maria in ginocchio la mattina, e la sera... potete fare più poco...
vedrete poi, mie cariss: 117 cosa farà questa nostra dolcissima Madre, si
bella, si pura, si Santa... e anche per suo amore siate modeste,..
modeste per piacere a Maria... e Maria vi coprirà col suo splendido
manto, vi considererà come sue Figlie, e come tali poi un giorno, un
giorno verrà a prendervi per condurvi in Paradiso, dove poi la
vedrete coi vostri occhi questa tenera Madre, le parlerete, e
l'abbraccierete per sempre sempre. Cosi sia.
116
Idem.
117
Idem.
Regole
140
opera omnia
CAPITOLO XVIII
[Testi eucologici]
Benefizii di Dio
1Ecco
o Dio nostro che ci chiamate a partecipare del massimo
dei benefizii vostri, ed alla più grande dimostrazione che potevate
dare del vostro amore per noi misere Creature vostre. Voi creaste i
nostri Progenitori simili a Voi col vostro soffio immortale; voi li
abbelliste delle più belle qualità della mente e del cuore; Voi loro
confidaste un assoluto impero sulle cose e sugli animali; Voi li
poneste nel Paradiso Terreste, luogo ricolmo d'ogni sorta di delizie;
Voi infine lasciando loro un'assoluta libertà non voleste che
l'adempimento di un lieve comando.
Essi presto dimenticarono tutti questi vostri immensi benefizii e
spinti dal desio di un più sublime stato disubbidiscono al solo
comando che loro faceste.
La vostra Giustizia li avrebbe dovuti annientare, ma voi o
Signore non ascoltaste che l'immensa vostra misericordia, e nel
mentre che un giusto castigo loro infligeste, prometeste insieme un
Redentore che dall'eterna morte li levasse.
E Voi Divin Figliuolo veniste a redimerci e per noi discendeste
dal trono celeste nel seno d'una Vergine, Figlia d'Adamo, dal Cielo
vostra reggia in un orrida spelonca, e da Dio vi faceste Uomo e voleste
non solo essere soggetto a tutte le privazioni della povertà, ma ancora
voleste patire e morire in Croce come un malfattore. Che potevate
fare di più per obbligarci al vostro amore?
Regole
141
opera omnia
Non vi è bastato patire e morire per noi; avete voluto istituire
questo S. Sacramento e farvi cibo nostro per donarvi tutto a noi e
unirvi a creature vili ed indegne come noi siamo.
Atto di Fede
nostro Dio, noi vi vediamo e vi riconosciamo in questo SSt:
Sacramento sotto le umili sembianze di pane, colle quali vi piacque
coprire i vostri splendori per adattarvi alla debolezza nostra.
O Dio nascosto e velato, noi vi adoriamo quale Signore e
Redentore nostro, ed ammiriamo i grandi prodigi della vostra
potenza, della vostra sapienza, per favorire si misere Creature quali
noi siamo, e crediamo fermamente che ricevendo quell'Ostia
consacrata riceveremo il corpo, il sangue e l'anima del nostro Gesù,
perchè cosi ci insegna la Chiesa a cui l'avete rivelato. Ed oh! avessimo
noi i santi sentimenti degni della vostra reale presenza; l'innocenza
del cuore, ed un ardente amore.
2Si,
Atto di Amore
3O
amore! O amore! Immenso, infinito dovrebbe eccitarsi in noi
misere creature, l'amore per Gesù Cristo al solo pensiero di questo
SSo. Sacramento, molto più ora che siamo per riceverlo e per unirci a
Lui fonte eterna di verace amore.
O amore! O amore! Noi vi amiamo Padre nostro che siete ne'
Cieli, vero ed unico amante dell'anime nostre, fiaccola inestinguibile
di paterno amore. Si noi vi amiamo, o Creatore, Padre, Redentore,
sommo ed unico nostro bene, per gli innumerevoli e immensi vostri
benefici che non cessate anche tuttogiorno dal prodigarci non ostante le
nostre continuate ingratitudini.
Si noi vi amiamo con tutto il nostro cuore, con tutta l'anima
nostra, con tutta la mente nostra, sopra ogni cosa, più di noi stessi; ed
oh potessimo essere più simili a voi per avere un amore quale a Voi si
deve.
Voi Angeli e Santi del Cielo, Custodi nostri, Maria Santissima
madre nostra supplite alla nostra piccolezza ed insufficenza ed
otteneteci un cuore simile al vostro onde d'ora in avanti ardiamo
anche noi dell'amor di Gesù, e di un amore quale a lui si conviene.
Regole
142
opera omnia
Atto di Contrizione
4Ma
o Dio della Maestà e della gloria e chi siamo noi e quali
meriti abbiamo che vi degnate di avere per noi tanto di bontà e di
misericordia? Ahimé! Non altro siamo che miserabili vermi della
terra, sconoscenti dei vostri benefici per le nostre numerose
disubbidienze ai vostri anche più miti comandi, e per gli oltraggi ed
offese che non tralasciamo tuttavia dal ripetere contro la vostra
Divina Maestà.
Alla vista di tutte queste iniquità non che ricevere voi
dovressimo ritirarsi vergognosi, ed umiliati e scongiurando dal nostro
capo i castighi della vostra tremenda giustizia contro gli irriverenti è
presentuosi dovressimo gridare: allontanatevi da noi, o Signore, perchè
siamo peccatori. Ma la vostra bontà è tanto superiore alla nostra
indegnità che troppo gran torto faressimo a voi ritirandoci diffidenti e
a noi danno immenso ne deriverebbe; perchè dove potremo aver
salute fuori di voi?
Verremo dunque a voi in ispirito di umiltà e di confidenza; e
dal confronto di tanta vostra bontà oh quanto più detestabili ci stanno
innanzi i nostri peccati avendo si grandemente offeso chi tanto ci ama
e solo è degno d'infinito amore.
Noi ce nè pentiamo, o caro Dio, e siamo risoluti di non più
offendervi e rinunziamo a tutti quelli oggetti indegni che hanno
distolto il nostro cuore da voi. E sebbene abbiamo già lavata, come
speriamo l'anima nostra nel Sacramento della Penitenza, lavateci voi
ancora con grazia più abbondante e rinnovate nel nostro spirito
quella bella innocenza che ci metta poi in istato di ricevervi più
santamente e di amarvi più fervorosamente e costantemente sino alla
morte, come promettiamo di fare.
E voi Maria Santissima, nostra Signora, nostra Avvocata, e
madre nostra, presentateci voi al vostro divin Figlio, copriteci con la
vostra protezione e coi meriti vostri, raccomandateci al vostro Gesù.
Atto di Speranza
5O
Gesù! Noi speriamo nella vostra infinita bontà, noi
confidiamo nel vostro Divino amore che ci avrete accordato il vostro
perdono e la vostra santa grazia. Voi conoscete le nostre infermità, le
nostre debolezze e i nostri travagli e quindi noi speriamo che avrete
Regole
143
opera omnia
provveduto a tutto ed impiegherete tutta la pienezza della vostra
grazia, a guarirci, a mondarci ad arrichirci, e santificarci.
Si, o caro Gesù, speranza nostra, voi accenderete nel nostro
povaro cuore la bella fiamma del vostro amore e la santa fiducia di
accostarci a Voi possessori della vostra paterna predilezione.
E' perciò pieni di fiducia nella vostra bonta infinita e nelle vostre
infallibili promesse, noi veniamo a voi.
Atto di Desiderio
6Ora
che noi abbiamo questa santa fiducia di essere nella vostra
grazia e di essere a voi graditi ardiamo e aneliamo viepiù di accostarci
a Voi certi di non essere da voi rigettati, da Voi o Gesù che vi
compiacete di tenerci come figlie, e di amarci come tali, da Voi che ci
insegnaste a chiamarvi Padre nostro.
Che più tardate, o Gesù, che più tardate ad entrare in noi; o
Pane degli Angeli, o manna di Paradiso, vita nostra venite una volta a
nudrirci delle vostre immacolate carni, a riempirci del vostro spirito, a
farci tutte vostre.
Il nostro cuore sospira a voi solo e vorressimo ricevervi con quel
amore, con quella fede, con quelle disposizioni colle quali vi ha nel
suo seno ricevuto Maria Santissima. Quindi tutti i suoi meriti, quelli
dei Beati e dei Santi, anzi i vostri stessi o Dio, o Gesù vi offeriamo per
supplire in qualche modo alla nostra indegnità.
Maria Madre nostra ecco che noi già ci accostiamo a ricevere il
vostro Figlio. Noi voressimo avere il vostro cuore ed il vostro amore,
ma giacchè tanto non possiamo, dateci questa mattina il vostro Gesù
come lo deste a Pastori ed ai Magi. Noi dalle vostre purissime mani
intendiamo di riceverlo, ditegli che noi siamo vostre serve e divote, e
cosi egli ci guarderà con occhio più amoroso, e più strettamente ci
abbraccerà ora che viene.
Dopo la Comunione
Atto di Fede
7Che
felicità è la nostra. Noi possediamo Gesù e Gesù possiede
noi. Noi siamo in Gesù e Gesù è in noi. Oh bontà infinita d'un Dio, oh
Regole
144
opera omnia
amor senza limiti! Un Dio chè si è unito a noi e si è fatto tutto nostro
per l'amore immenso che ci porta!
Siate il ben venuto, o nostro amato Redentore nella povera
anima nostra. Ma oh! quanto ci confondiamo, confrontando la vostra
infinita maestà colla nostra totale indegnità. E come avete potuto
venire in noi, in anime più schifose di quella stalla in cui nasceste, più
obbrobriose di quella Croce sù cui moriste, giacchè furono tante volte
l'asilo delle passioni e l'abitazioni dei Demoni.
Ah noi ci confondiamo, o Signore e ci vergogniamo considerando
questo eccesso della vostra degnazione per noi indegne di tutto, e
quindi che possiamo noi fare alla vostra presenza sè non umiliarci nel
più profondo della nostra miseria ed indegnità, e presentarvi le
adorazioni e gli omaggi che vi sono renduti dagli Angeli, e dai Santi i
Cielo, e confessare con loro che voi siete il solo Santo il solo Signore, il
solo Altissimo sopra tutte le cose, cui solo si deve onore, gloria,
salute, e benedizione per tutti secoli.
Atto di Ringraziato 118
8Signor
nostro noi vi ringraziamo di questo gran favore che ci
faceste, entrando questa mattina ad abitare nell'anima nostra; e voi o
potenze interne dell'anima nostra risvegliatevi a riconoscere ed
adorare come meglio sapete e potete il Signor vostro che si trova fra
voi, nè cessate mai di benedire il suo santo nome.
Ma quali ringraziamenti potremo farvi noi miserabili creature,
che sieno degni di un Dio si buono e si amoroso verso di noi, e che è
giunto persino a donarci tutto sè stesso? Che cosa vi rendaremo noi in
ricambio di tanto favore?
Noi o Dio buono non possiamo fare altro che invitare a seco noi
lodarvi e ringraziarvi gli Angeli e gli eletti del Cielo e della terra e
tutte le creature dell'universo intero; ed anche voi Maria SSa: Madre
nostra ripetete per noi quei fervidi atti d'amore e di ringraziamento
che facevate al vostro Gesù nella Stalla di Betleme nella casetta di
Nazarette sul monte Calvario, e tutte quelle volte che lo riceveste nelle
vostre SS: Communioni
118
Ringraziamento.
Regole
145
opera omnia
Atto di Amore
9Ma
perchè o Signore nostro non abbiamo noi in questo felice
momento un cuore tutto fervore e simile al vostro per amarvi e
trattenervi degnamente. Deh potessimo, o Signore ardere come una
fiamma per voi! deh potessimo col presente ardore cancellare tutte le
passate ingratitudini amarvi quanto vi abbiamo offeso e quanto voi
meritate.
Angeli, Santi e cittadini tutti del Cielo e della terra, qua venite a
far corte al vostro Re, ed a noi ancora ottenete sentimenti degni di lui.
O fuoco divino illuminatore degli animi, eccitatore degli affetti,
fortificatore della volontà, fateci sentire gli effetti della vostra venuta
dentro di noi. Colla vostra luce illuminateci, colla vostra virtù
purificateci, colla vostra onnipotenza confortateci, affinchè possiamo,
senza stancarci camminare nella via della vostra gloria e
giustificazioni. E chi potrà allora staccarci da voi? Ci perseguiti pure
tutto il mondo, ci accada pure qualunque disgrazia, che nè l'esilio, nè
la miseria nè la prigione, nè l'infamia, nè la morte potranno mai
menomamente staccarci da voi oggetto del nostro più vivo affetto;
poichè noi vi amiamo qual luce degli occhi nostri, qual giubilo del
cuor nostro, qual sostegno, qual vita, qual sommo ed unico nostro
bene e desideriamo d'amarvi con tutta l'anima nostra e con tutte le
forze nostre per tutta l'eternità.
Noi vi amiamo e voremmo in questo momento coll'ardore
dell'amor nostro amarvi per tutto quel tempo che non vi abbiamo
amato; vorremmo almeno avere un cuore tutto amore per voi sicchè
tutto si occupasse di voi solo e più non amasse le creature che per
piacere a voi.
Noi quindi rinunziamo eternamente a tutto quello che vi
dispiace, e ci protestiamo prontissimi a qualunque sacrificio per
secondare la vostra santissima volontà e per attestarvi il nostro
amore.
Questo bisogna scriverlo nel cuore e suggellarlo con la
perseveranza.
Regole
146
opera omnia
Atto di Offerta
10Onde
poi rendere inviolabile sino alla morte queste sante
risoluzioni noi ci dedichiamo e ci consacriamo intieramente a voi. Voi
vi donaste tutto...119
a noi ed è quindi più che giusto, e un dovere che noi ci doniamo
tutti a voi e niente per noi riteniamo.
Prendetevi, o Signore, tutta la nostra volontà, il nostro intelletto,
la memoria e la libertà nostra; ciò che noi abbiamo o possediamo voi
cel donaste; quindi tutto vi restituiamo, tutto consegnamo al governo
della vostra sapiente volontà; e se ci donarete il vostro solo amore
colla vostra grazia, abbastanza saremo ricchi e felici. Fate o Signore in
noi è disponete di noi come più vi aggrada acciochè noi da oggi in
avanti siamo tutte vostre e viviamo unicamente per seguire i vostri
santissimi precetti, i vostri sapientissimi consigli, i vostri dolcissimi
desideri, il vostro maggior gusto.
Accettate o Maestà infinita queste nostre misere offerte e
beneditele e premiatele coll'abbondanza della vostra grazia e questo
Sacramento stesso nè sia come il sigillo che lo renda inviolabile per
sempre. Maria SSa: voi le cui preghiere tornano sempre gradite, le cui
intercessioni sono sempre efficaci, presentate voi con le vostre mani
alla SSa: Trinità questa povara offerta, voi fatte in modo che la accetti
e ci doni la grazia di esserle fedeli sino alla morte.
Atto di domanda
11Ma
cosa ci darete ora o Signore che ci siamo offerti e
consacrati a voi? O qual cosa diremo piutosto, voi sarete per negarci
ora che ci avete dato tutto voi stesso? Si divin Redentore, compite
tutti disegni di misericordia per cui dal sublime trono della vostra
gloria vi siete degnato di scendere a si misero albergo, ed accordateci
tutto quello di cui ci vedete bisognose.
Eccoci a' vostri piedi piene di fiducia nella vostra bontà delle
povare cieche, illuminatele; eccovi delle lebbrose della più cattiva
lebbra di cattivi affetti, mondatele; eccovi delle inferme cariche delle
più dolorose malattie, risanatele; eccovi delle miserabili peccatrici
santificatele.
119
Dopo i puntini di sospensione la riga rimane vuota.
Regole
147
opera omnia
Togliete da noi tutti gli affetti terreni, e legateci totalmente al
vostro santo amore. Dateci pazienza e rassegnazione nelle infermità
nella povertà e in tutte le cose contrarie al nostro amor proprio.
Dateci il vostro santo amore con una fedeltà inalterabile al
vostro santo servizio, ed un dolore continuo de nostri peccati.
(Ognuna cerchi ora delle grazie particolari secondo il bisogno che nè
sente)
Noi non meritiamo tanto, ma lo meritate voi o nostro Gesù,
dacche non isdegnaste di venire dentro di noi; noi ve lo domandiamo
per i meriti vostri e della vostra SSa: Madre, e per l'amore che portate
al vostro Eterno Padre
Eterno Padre, Gesù Cristo medesimo vostro figlio ci ha detto: Vi
assicuro che qualunque cosa dimanderete al Padre in mio nome Ei ve
la darà.
Per amor dunque di questo Figlio che noi teniamo nel nostro
petto esauditeci voi e donateci quello che noi vi domandiamo.
O Gesù buono abbiate ancora pietà di tanti infedeli e peccatori e
convertiteli, di tanti giusti che vi servono si freddamente e
infervorateli. Concedete agli innocenti la perseveranza, ai tentati che
resistano, ai penitenti che non tornino nelle loro colpe; ai vostri servi
che vi amino sempre. Ricordatevi di tanti poveri, ammalati ed afflitti
e di tutto il genere umano, ed in particolare vi raccomandiamo i
nostri genitori e parenti, i nostri benefattori, istitutrici, e maestre; e
illuminatele voi, onde ci possono sempre più bene insegnare a
servirvi.
Santificate la vostra Chiesa e tutti suoi ministri; principalmente
il Sommo Pontefice che ne è la pietra fondamentale, il nostro
Vescovo, il nostro Parroco, il nostro Direttore e tutti quelli che hanno
cura di noi, e tutti gli allievi del Santuario.
Noi vi raccomandiamo ancora la nostra Patria e tutti li Principi
Cristiani, benedite quella, e proteggete questi da ogni insidia, e
particolarmente il nostro Sovrano, la sua casa e i nostri Magistrati.
Estendete la vostra misericordia fin giù nel Purgatorio,
soccorendo quelle anime sante e principalmente quelle che più ci
avvicinano o per parentela, o per gratitudine, a suffragio delle quali
noi vi offeriamo quanto di bene è stato fatto e si farà da noi, e da tutti
in ogni tempo e in ogni luogo.
Volgete ancora, a Signore uno sguardo all'anima nostra che
rimettiamo intieramente nelle vostre mani, accrescete in essa la fede,
la speranza e la carità, e degnatevi infine di benedirla, e sia sempre
benedetta.
Regole
148
opera omnia
Viva Gesù Maria Giuseppe
A St: Giuseppe
gran Santo, glorioso St: Giuseppe per i gradi insigni dei quali
foste privilegiato qui in terra a preferenza di tutti gli altri Santi, noi
umilmente a vostri piedi prostrate vi preghiamo d'accetarci ora e
sempre per vostre Figlie, e come tali voi protegeteci nei pericoli,
diffendeteci nelle tentazioni, preservateci dal peccato, e fatteci crescere
nella virtù: Illuminate e rischiara le nostre menti, ci fatte umili, pure,
pazienti docili ubbidienti, e non permettete mai che alcuna delle
vostre Figlie in questa Casa istruita ed allevata abbia da offendere il
nostro Signore Gesù; nell'ora poi della nostra morte voi venite in
nostro ajuto, e ricordandovi che siamo vostre Figlie, diffendeteci dagli
assalti del Demonio, e conduceteci voi stesso al Paradiso dove vi
lodaremo per tutti secoli: Noi vi chiediamo queste grazie pel Cuore
SS°: di Maria vostra degna Sposa e pell'adorabile Cuore di Gesù suo
divin Figliuolo.
12O
Regole
149
opera omnia
Regole
150
opera omnia
CAPITOLO XIX
Della diretrice d’agraria
1La
Diretrice generale d'Agraria dopo la Superiora generale
l'Economa, e la Maestra delle Novizie deve essere la prima carica
dell'Istituto, essendo l'agraria il primo e principal Ramo
d'insegnamento che si dà nelle nostre Case alle Figlie di S. Giuseppe
onde conservarle nella loro classe e condizione
2La Diretrice d'agraria deve essere di mente svegliata, e di
capacità non comune. Di carattere franco, disinvolto, superiore ad
ogni riguardo o rispetto umano, e ben istrutta in questa scienza si
vasta, e si' ricca onde poter poi ricavare dalle terre con la minor spesa
possibile i' maggiori prodotti più utili insieme, e più durevoli.
3Maestra d'agraria. - La Maestra d'Agraria dovrà pure essere
d'abilità, e disinvolta, essa dirigerà i lavori di Campagna della
propria casa, sotto la dipendenza e gli ordini della Diretrice, e terrà
registro delle spese, e ricavi fatti sui fondi ad essa affidati chè
consegnerà tutti gli anni alla Diretrice d'Agraria. Invigilerà sul profitto
chè in questa scienza fanno si teorica, chè pratica le Figlie di St.
Giuseppe, come sè osservano le proprie regole in Campagna, e vi
stanno con quella polizzia, compostezza, e modestia chè si conviene a
Giovani savie, ed educate.
4La Giardiniera. - La Giardiniera, avrà cura dell'orto, e giardino,
studierà con impegno la coltivazione dei legumi, ed erbagi, acciò la
Casa sia sempre ben provista per utile, e comodo della cuciniera. La
giardinierà dovrà pur saper qualche cosa di Botanica onde conoscere, e
coltivare le virtù delle erbe, e dei fiori, e delle radici, onde essere poi
adoperate per medicamenti, con utile, e vantagio della casa come
anche per tingere ed altri usi che in seguito si potrà conoscere ed
Regole
151
opera omnia
adotare. Avrà pure premura di mantener sempre fiori in ogni stagione
per ornamento e servizio della nostra Chiesa, e capella come anche per
ricreazione e diletto si delle [Suore e non]120.
5Prefetta di polizzia rustica. -La prefetta di polizzia dell'Abitato
rustico avrà cura della polizzia delle Corti, portici, Solai, e Stala,
invigilerà in quest'ultimi sè si chiudono ed aprono a tempo debito le
finestre, sè le biade si custodiscono. Essa terà pur dà conto in luoghi
appropositi, ed adatati quanto per servizio della cuoca, e della tavola si
custodisce come sarebbe frutti, legumi, ceci ecc, ecc.
120
Testo corrotto.
Regole
152
opera omnia
CAPITOLO XX
Della cura delle inferme, ultima malattia,
suffragi, viaggi
Cura delle inferme, suffragi
11.
Se l'infermità è una delle croci più sensibili che ci possa
mandare il Signore, agli occhi della fede è un mezzo potente per
scontare i debiti incontrati con la Divina giustizia, è un ajuto
grandissimo per distacare il nostro cuore dalla terra con farci sovenire
della morte in maniera più sensibile di quel che si faccia godendo
salute. Beate le Sorelle che sapranno approfittarsi di questo tempo di
prova a propria salute, ed a propria santificazione.
22. Perchè lo spirito non resti oppresso, od abbattuto sotto
l'afflizione del corpo la Religione da buona Madre stabilirà una, o più
case, secondo la maggior o minor estensione dell'Istituto dove
raccogliere quelle Religiose che per malattie cronache o lunghe, per
vecchiezza, ed altre infermità si rendessero inabili agl'impieghi
dell'Istituto, e bisognose d'assistenza e di riposo.
3Queste case scelte fra le più comode che avrà l'Istituto e che
meglio si prestano all'uopo in buona e salubre situazione, quieta e
tutt'atte al riposo, veranno chiamate Case della Speranza. Nella stessa
casa si dovrà tenere un ricovero delle Figlie di S. Giuseppe, le quali
potranno essere alle inferme d'assistenza ed aiuto e anche secondo i
casi servire loro a qualche sollievo e di onesta occupazione.
Regole
153
opera omnia
Ultima malattia, funerale suffragi particolari e generali
41.
L'ultima malattia non deve abbattere, nè sgomentare una
Suora della Sacra Famiglia la quale già morta pe' suoi voti al mondo,
e alle sue lusinghe, e vivendo d'una vita di pura fede, dev'essere
preparata a sentire la voce del celeste suo Sposo che la chiami con
Esso Lui alle nozze.
52. La Superiora informata del prossimo pericolo dell'inferma,
l'avertirà dolcemente d'accendere la lampada che lo Sposo già viene, e
da quel punto più non l'abbandonerà. Procurerà che l'inferma sia
munita per tempo di tutti soccorsi della nostra SS: Religione, e non
trascurerà alcun conforto, o alcun ajuto necessario a sollievo dello
spirito, e del corpo onde abbia a sentire meno le angustie della morte
e faccia con maggior fiducia il gran passaggio alla eternità.
63. Entrando in agonia procuri che il Sacerdote stia sempre
presente, e da quel punto non l'abbandoni più. Si darà un segno
perché le Sorelle si raccolgano in Chiesa, o in Capella per
raccomandare la moriente alla Sacra divina Famiglia pregando Gesù,
Giuseppe e Maria che l'assistano in quel punto estremo sicchè
mediante i meriti infiniti di Gesù Cristo sia introdotta nella Patria de'
Santi.
74. Dandosi il segno della morte tutte della casa si
raccoglieranno di nuovo in Chiesa, dove la Superiora, o chi fà per Lei
dirà ad alta voce il De profundis per la trapassata, ed una parte de
Rosario col Miserere, indi farà alle Religiose alcuni semplici e brevi
riflessi ricordando loro di qual pericolo sia non essere in punto di
morte l'aver condotto in Religione una vita tiepida, e di quanta
soddisfazione all'opposto riuscirà la vita osservante e veramente
Religiosa. Quelle cose che nella defunta potranno servire a comune
edificazione, saranno raccontate modestamente a stimolo ed esempio
delle suore e delle Figlie di S. Giuseppe.
Viaggi
81.
I viaggi sono sorgenti di dissipazione e di noja, e dovendo
noi per la natura del nostro Istituto viaggiare assai, ci esporremo a
molti pericoli se non avremo premura di tenere il nostro spirito
raccolto ed unito a Dio, pel quale, e col quale si viaggia a sua gloria e
suo servizio.
Regole
154
opera omnia
92.
All'avviso della Superiora di dover partire per questo o quel
luogo, e ricevuta la sua benedizione, si vada in Cappella per
raccomandarsi al Signore, che ci accompagni nel nostro viaggio, come
accompagnò la Santa Famiglia di Nazaret per le strade d'Egitto e poi
senza frapporre indugio si parta con allegrezza e tranquillità
abbandonandosi con fiducia nella Divina Provvidenza.
103. Viaggiando si procuri, di servirsi meno che sarà possibile di
mezzi di trasporto pubblici, come vagoni, diligenze, ecc. ecc. però se
la necessità costringe, vi si stia senza timore, e raccolte senza
affettazione, ravvivando la fede in Dio che ordinò a' suoi Angeli di
custodirci. «Il Signore ha commessa di te la cura ai suoi Angeli, ed
eglino in tutte le vie tue saran tuoi custodi.121
114. Non si pensi al proprio equipaggio, nè a' luoghi dove si ha
da fermare e passare la notte, se il viaggio sarà lungo. La Superiora da
buona madre fornirà del necessario le sue Figlie e darà i suoi ordini a
quelle che destinerà a rappresentarla nel viaggio non dovendo mai
presumere di viaggiar sole: l'altra, o le altre, se sono più d'una, non
pensino chè ubbidire e custodire l'equipaggio che sarà ad esse
consegnato.
125. Nessuna si farà lecito di portar via dalla Casa, cosa
qualunque senza licenza foss'anche un semplice libro.
136. Si procuri per quanto sarà possibile, viaggiando, di fare con
lo spirito frequenti visite al SS. Sacramento unendosi con le Sorelle,
che in quel momento pregano nelle loro chiesette e sfugga più che
sarà possibile ogni pensiero, ogni oggetto, atto a svegliare desideri di
mondo, di grandezza e di libertà. Si ringrazi invece il Signore, e
molto, che ci tolse dalla Babilonia del secolo per tirarci a vivere una
vita quieta e tranquilla nella sua santa casa.
147. Sè il viaggio fosse lungo, e costrette quindi a fermarsi, e
passar la notte fuori delle nostre Case, si scielgano Alberghi poco
frequentati. Sè poi fossero invitate da buone ed oneste famiglie
accettino con riconoscenza la loro ospitalità giacchè il Signore la
procura alle sue serve, ma soddisfatto ai primi doveri di cortesia, e di
civiltà cerchino un luogo da potersi appostare ed ivi raccolto lo
spirito riposino nella quiete dalla dissipazione, e dalla stanchezza del
viaggio.
158. Trovandosi in compagnia d'altri parlino poco e bene, non
entrino negli altrui discorsi e molto meno se si parlasse di politica,
non facciano pompa di sapere, la scienza d'una Religiosa è il saper di
121
Sl 91,11: «Il Signore darà ordine ai sui angeli di custodirti in tutti i tuoi passi».
Regole
155
opera omnia
dover esser umile, mortificata, crocefissa. Non parlino del nostro
Istituto e venendo interrogate intorno al medesimo rispondano con
modestia e semplicità senza esaltare il bene e le opere che in esso si
fanno.
169. Arrivate alla casa destinata aspettino alla Porteria la
Superiora o chi fa per Lei, e dopo essersi consegnate nelle sue mani
mostrando l'ubbidienza avuta e ricevuta la sua benedizione vadano a
ringraziare il Signore, dimandandogli perdono dei mancamenti
commessi nel viaggio.
1710. Nel tempo della comune ricreazione, la Superiora
presenterà le nuove arrivate alla Comunità e lascierà che le Sorelle si
rallegrino e si congratulino con loro nel Signore.
[Appunto sparso]122
18Nella
visita del dopo pranzo aggiungervi le Offerte per le SS:
anime purganti.
122
Nostra titolazione; l'annotazione sottostante è riportata su un foglio diverso dai
precedenti.
Regole
156
opera omnia
CAPITOLO XXI
Anno di prova
123
1Non
si potrebbe dare per ora una forma di Governo a questa
Casa non essendovi soggetti sufficenti d'altronde quest'anno servendo
di prova si potrebbe conoscere ed abbracciare quel sistema, quelle
regole, e quelle pratiche che si conoscessero meglio alla gloria di Dio,
alla nostra santificazione, alla salute delle anime, e al buon
inviamento della Casa. Però essendo necessario per l'opera di già
incominciata, per i pochi soggetti che vi sono in Casa, e per quelli che
potessero venire una specie di sistema, o regolamento, cosi la Casa
verebbe condotta cosi. 2I membri vivranno tutti vita comune, avranno
comune la tavola, la ricreazione, l'abito, quantunque per quest'anno
non uniforme; permettersi più all'impegno d'adempiere i propri
doveri, e per conoscere lo spirito di ciascheduna si farà i tre voti di
mese, in mese in mano della Superiora, e la Superiora in mano di...
questa governarebbe la Casa con pace, prudenza, e zelo, provedendo con
particolar diligenza a tutti bisogni della Casa, e Sorelle procurando
più che può d'uniformarsi nello spirito alle Costituzioni di S.
Francesco di Sales, e tutte le sere assieme le Sorelle nè leggerà qualche
parte onde cercare d'uniformare sù quello il proprio spirito. Da queste
Costituzioni poi si caveranno più estesamente le nostre regole se Dio,
dopo l'anno vorrà che continui. 3I Letti saranno d'un sol materasso
senza pagliariccio, l'abito a tutte oscuro, senza ornato, e distinzione. Si
alzeranno d'inverno alle 6 e dopo mezz'ora anderanno in Chiesa per
123
Sembra un appunto - promemoria, «sistema o regolamento», in vista dell'inizio
della sua opera; è collocabile presumibilmente intorno ai mesi di ottobrenovembre del 1856.
Regole
157
opera omnia
l'esercizio, la Meditazione e la S. Messa alle 7, e mezza anderanno alla
Colazione e alle 8 ciascheduna nei loro uffici sino le 12, alle 12 la
visita al SS: Sacramento, e poi Pranzo, e ricreazione sino le 2 che di
nuovo anderanno nei loro uffici sino all'imbrunire poi mezz'ora di
meditazione in Chiesa, Rosario, ed esercizio, indi riunione comune
nella Sala di lavoro dove si farà la Lezione spirituale, alle 8, e mezza
Cena, e alle 9 e mezza riposo.
Invece dell'Ufficio, i cinque salmi del nome di Maria, ad alta
voce.
Regole
158
opera omnia
CAPITOLO XXII
Alle novizie della vita religiosa
124
Della Vita Religiosa
1Molti
e direi la maggior parte fanno consistere la vita
Religiosa, in una vita comoda, quieta, e tranquilla, i Monasteri luoghi
d'ozzio, dove senza fatica, e pensieri, si mangia, e si beve in santa
allegria, e pace, senza altri obblighi chè di fare la propria volontà,
tener da conto la propria salute, far qualche Orazione quando, e come
ci piace, trattenerci quando si può in conversazione con le persone del
mondo, sentire ancora ciò che vi passa, o si fa' in esso, riservandosi
solamente il diritto di giudicare, e consigliare come ci porta e inclina
il nostro zelo, e ci dà qualche diritto il nostro abito, per formarsi poi
quel concetto, e quella stima di santità come lusinga il nostro amor
proprio, e così poi andare al Paradiso come si dicce in Carozza. Ho la
bella vita, diccono i mondani la bella strada chè è mai la vita Religiosa
per andare dritto, dritto al Cielo, senza fatica, senza guai. Ho! felici i
Religiosi! Paradiso in terra, paradiso in Cielo. Nel mondo si tribula, si
stenta, si patisce, e in Convento allegria, abbondanza, pace. Nel
mondo si può perdersi, in monastero si salva. 2Povari sciochi, povari
ciechi, cosi mal giudicando la vita Religiosa, ma ciò chè fa più sorpresa
si è chè persone anche buone, e di merito la credano, e la giudicano
cosi, e con queste idee, e con queste massime, tante, e tante entrano in
Convento, e trovando tutto all'opposto di quanto credevano, e
giudicavano ritornano nel mondo spargendo al di fuori lamenti,
124
[Di questo testo esiste anche un'altra versione con correzioni. Si riporta la seconda,
considerata la bella copia della precedente]
Regole
159
opera omnia
critiche, e lagnanze, onde coprire la loro poca mortificazione, e il loro
inganno. 3Novizie mie Carissime, non sieno conformi a questi i vostri
giudizi, e non v'inganiamo in una cosa di tanta importanza, il
Convento non è luogo di pace, e di felicità chè per quelli chè sono
risolute di morire a lor stesse, ed alle loro inclinazioni, per seguire
Gesù Cristo con la Croce sulla strada del Calvario, e del Sacrificio.
4Vita Monastica, o Religiosa vuol dire vita d'annegazione, e di
Sacrificio, vuol dire spogliamento del nostro amor proprio, dei nostri
gusti, delle nostre inclinazioni, della nostra volontà, vuol dire in una
parola una morte lenta, e continua delle nostre passioni, inclinazioni,
e desideri anche più leciti, e santi; acciò purificate di tutto quello chè
la natura ha di vizioso, e di corotto, e di proprio, viviamo per quanto
si può di solo spirito, conducendo qui in terra una vita d'angelo in
anticipazione di quella che godremo sù in Cielo per tutti secoli de'
secoli. 5Ma, mie carissime, il dirlo si fa' presto, e la massima piace a
tutti, sè l'esalta, e sè la loda, ma il difficile è il seguirla, poiché in
questa impresa non ci vuole una virtù fiaca, nè una volontà debole;
ma un cuore grande, ed una volontà ferma e perseverante, perché
questo non è lavoro d'un giorno nè d'un mese, nè d'un anno, ma di
tutta la vita, e non sarà questa ben spesa, ed impiegata consacrandola
a vincersi noi stesse e perfezionarci onde piacere a quel Dio chè ci
scelse per sue Spose, e come tali noi ci coronerà, sè non monde, e
purificate. 6Ma mie carissime, non vi abvilite e non credete questo
stato superiore alle vostre forze. Tutt'altro uno stato chè abbracciato
con ferma risoluzione non sia più di questo facile a praticarsi, vedesi
ad ogni passo spianare le difficoltà, che s'incontrano, a rendere mano,
mano dolci i sacrifici, care le privazioni e donare all'anima quella vera
pace, tranquillità e contentezza. 7La perfezione, dice un Autore, che
Dio propose al mondo per consiglio a voi è un obbligo, eravate libere
dal entrare in Religione, dice lo stesso Autore, ma dal momento chè di
vostra libera volontà avete scelto questo stato non siete più libere
dall'obbligo dall'arrivarvi con tutte le forze di cui siete capaci. Ma per
giungere alla perfezione convien far acquisto delle sode virtù,
conoscerne l'importanza, e l'eccelenza, come pure la differenza delle
virtù superficiali, ed apparenti dalle vere, e reali che devono in
specialtà essere apprese ed esercitate dalle persone Religiose. 8La
virtù vera è sempre accompagnata dal sacrificio, quanto una cosa più
ci costa più ci è cara, La virtù senza sacrificio è la virtù più
particolarmente esercitata dalle persone del mondo a preferenza
dell'altra che dovrebbe essere quella dei Religiosi, da Dio con grazia
speciale chiamati alla perfezione. Il sacrificio è quello che rende bella
Regole
160
opera omnia
la virtù, la rende dolce, e soave al nostro cuore, bella, e risplendente
agli occhi di Dio e degli uomini. 9Dobbiamo amar Dio, questo è il più
grande dei Comandamenti, per amar Dio dunque conviene schivare
tutte le colpe mortali, e non amar altri più di Lui. Questo deve essere
esercitato da tutti chè vogliono vivere cristianamente, altrimenti non
si salva, ma basterebbe questo ad una Religiosa? nò assolutamente nò,
poiché una Religiosa deve di più schivare per quanto le è possibile
ogni più leggiera colpa, ogni diffetto ed ogni imperfezione volontaria
per piacergli, e dargli gusto. 10Dopo Dio tutte dobbiamo amare il
prossimo, soccorerlo ne' suoi bisogni, non offenderlo, nè vogliergli
male, una persona Religiosa deve di più amare con un amor cordiale
chi le è contraria per natura, o per ripugnanza, cercando la
compagnia più di queste chè di quelle procurando di più per quanto
le è possibile di servirle, ed onorarle onde vincersi, e superarsi. Tutti
sono obbligati ad adempiere bene i propri doveri, e gli obblighi del
proprio stato sè vogliono salvarsi ma noi dobbiamo di più adempirli
con quell'esatezza e con quella perfezione con la quale eseguiscono i
propri gli Angeli del Cielo, cioè sotto gli occhi di Dio, per Iddio, e con
Dio. 11Chè vi dirò poi Novizie Carissime dell'annegazione intiera, e
continua della vostra volontà e spogliamento del vostro amor
proprio, poiché senza del quale non arriverete mai ad acquistare
quella perfezione alla quale siete dalla vostra vocazione chiamate, ed
è sì necessario chè sè aveste il dono della contemplazione dei più gran
Santi, ma vi riteneste solamente in parte una bricciola di vostra
volontà fabbrichereste sull'arena, poiché il vero spirito Religioso non
è fondato chè sopra queste basi, e su questi principi. Il mondo non lo
comprende ed è per questo chè vive in errore riguardo all'idea, e
giudizio chè forma della vita chè si conduce nei Monasteri, e in fatti sè
vi levate questo averebbero ragione perchè tutto il sacrificio stà
nell'annegazione propria, e l'annegazion propria, e quel lento martirio e
morte con la quale S. Bernardo, ed altri Santi chiamano la vita
Religiosa.125
12Mio Dio direte voi, ma è possibile vivere in questa maniera.
possibilissimo con la grazia del Signore: non vogliate crederlo un peso
gravoso, poiché la Libertà è quella de' F: di D:126 «Il mio giogo è soave
il mio peso è leggiero 127; e non solamente possibile, ma chi lo pratica vi
125
Da questo punto in avanti il testo è stato cancellato dall'autrice, per riprendere con
«possibilissimo», parola che si riferisce alla parte cancellata da noi non riportata.
126
Figli di Dio.
127
Mt 11,30.
Regole
161
opera omnia
prova una pace, una quieta, una contentezza chè è un antigusto di
quella del P:128. In fatti la libertà del cuore, l'esenzionne da tutte le cure
della vita, le secrete impressioni della grazia sono i frutti di questa
vita tutta celeste che riempiendo l'anima d'una gioia tutta pura, vale
cento volte di più di quanto abbiamo lascito, e avremo potuto
possedere.
13S:129 per arrivarvi con facilità. Ma sè volete arrivare a questo
stato, guardate, e procurate di ben impiantarvi sul principio,
altrimenti ho non vi riuscirete, o vi riuscirete imperfettamente con
vostro gran danno, e quello della Comunità. Perché vedete come
quando si vuol imprendere una fabbrica o un lavoro qualunque di
conseguenza convien guardare di ben incominciarlo dà prima,
diversamente, il lavoro non riuscirà mai perfetto, come non bisogna
rappezzare o fabbricar sul vecchio, farà sempre mal vedere, e sarà
poco solido, e durevore, perché quel fatto sarà mai simile al nuovo, per
quanto procuriate d'uniformarvi, cosi entrando in R:130 distrugete, e
lasciate fuora il vostro spirito, mettete i fondamenti sullo spirito chè ivi
trovate, così fabbricherete bene; solido e durevole. 14Entratevi come
B:131 e come b:132 vi lasciate trattare, conoscere, manegiare, e come
bambina ascoltate e mettete in pratica quanto vi si dice, come
bambine non vi fatte lecito rimarcare, nè ricusare quanto vedete, nè
quanto vi si dà. Come bambina piegatevi ed assueffatevi agli altri
caratteri, agli altri gusti, alle altre inclinazioni, e come bambina infine
amate ubbidite, e rispettate i Superiori, dai quali ricevete lumi, ed
istruzioni solide per condurvi sulla reta via della perfezione.
Procurare s'in dal principio d'aver grade stima e rispetto per le Regole
dell'Istituto, anche le più semplici e minute, perché diceva un Santo
Uomo in Religione non vè niente di piccolo tutto è grande, bello, e
santo sè avrete stima le rispettarete, e le osservarete con primura, ed
esatezza. 15Le Regole sono i legami della Religione, tolte queste la
Religione è un altro piccolo mondo, anzi meglio di quello lasciato
poiché qui non manca niente, e si ha tutto. Guardate vedete, quando
entrate in noviziato, ancor piena di desideri vivi, e caldi di far bene,
di servire il Signore, di sacrificarvi a Lui, e la sua gloria, in somma da
128
Paradiso.
129
[?].
130
Religione.
131
Bambine.
132
Idem.
Regole
162
opera omnia
diventar vera Reli:133 dimandatevi come voreste essere dice Rodrigues,
da qui a qualche anno quando sarete professa? ebbene, come voreste
essere allora, diventatelo ora chè siete in Noviziato perché come
uscirete da quello sarete tutta la vita poiché la Croce, la Corona, i voti
che formano la [...]134
Cercar sempre gli Uffici più vili della casa, ed aver caro chè tutte
sieno meglio trattate e superiori di noi.
Dei Voti
16Le
Suore della S: Famiglia faranno due anni di Noviziato, uno
in abito secolare, e l'altro vestite ma senza croce, e Coronna, dopo i
quali pronuncieranno i Voti semplici di Povertà, Castità ed Ubbidienza
in mano della Superiora, o d'una sua rappresentante durevoli d'anno
in anno, e vi agiungeranno il 4 Voto quelle dalla Superiora a ciò
destinate. Dopo sette anni di rinovazioni di Voti, le Sorelle tutte
volendolo potranno fare i Voti solenni, e perpetui in mano del
Vescovo, ma sempre credendolo, e permettendolo la Superiora.
17Non si potrà avere nella Casa, o Istituto carica rilevante cioè
di Superiora, Maestra delle Novizie Direttrice, Assistente ecc, ecc sè
non si avrà fatto i Voti solenni, e perpetui, si potrà però in caso di
necessità farne per qualche tempo le veci. La Superiora potrà
abbreviare d'un anno il Noviziato cioè ridure a sei mesi il primo anno,
e a sei il secondo, cosi pure potendo assicurarsi de' soggetti, e
scorgendovi più di tutto drittura, e sodessa di testa, potrà anche
abbreviare da due anni l'epoca destinata a Voti solenni, e perpetui,
riducendoli a 5 anni in cambio di sette.
18Le Sorelle tutte non potranno mai importunare la Superiora
d'abreviar loro il Noviziato, d'anticipare i Voti solenni, ma più di tutto
di metterle a 4 Voti poiché abilitandole con questo alle cariche più
rilevanti della Società, le esporebbe a grandi obblighi, e doveri, dei
quali nè dovranno rendere grande conto a Dio.
133
Religiosa.
134
Il testo qui si interrompe per continuare con le due righe successive slegate al
contesto.
Regole
163
opera omnia
[Appunti sul «Quarto Voto»]135
19[...]
sè non in maggior abbiezione del più grande, e potente, e
secondariamente per adatarsi alle inclinazioni, sentimenti, e pensare
moderno, onde questo istituto possa essere beneviso da tutti, e crescere
poi, e fiorire a gloria di Dio, ed ha utile, e vantaggio di tutte le Classi
della Società che compongono questa grande Famiglia Umana.
20Le Sorelle dunque della Sacra Famiglia entrando in questa
Società dovranno occuparsi più di tutto nello studio dell'Agricoltura,
chè ha questo effetto si terrà nella Casa una Scuola agricola, acciò
possano poi essere in stato d'istruire e guidare, e le Giovanette che
mantengono, ed allevano nell'Istituto, e tutte quelle altre chè vorranno
istruirsi, tenendo per ciò aperte ad ore stabilite le loro Case a
pubblico, e comune vantaggio. Non escludendo pero l'altra Istruzione
necessaria, cioè Religione, lavori femminile, leggere e scrivere.
21Quantunque però in questo Istituto per i fini suespressi non vi
possa essere tra le Sorelle nessuna distinzione di gradi, di titoli, e di
condizione, non ostante considerando chè per il Governo, e direzione
della Società, od Istituto, si pel temporale, come pel spirituale, ci
vuole non ordinario ingegno, perspicaccia; e abilità, difficile a trovarsi
in tutte, e volendo togliere il pericolo chè sia nominata alla direzione
di questa novella Famiglia, chi forse per mancanza di doti, e
cognizioni potesse lasciarla cadere o fargli perdere di quella stima si
necessaria nella comune opinione, cosi quelle Sorelle che entrando
nella Società saranno dalla Superiora credute abile al disimpegno, e
guida dell'Istituto non chè dalle altre Sorelle, aggiungeranno agli altri
tre Voti comuni di Povertà, Castità, ed Ubbidienza un quarto Voto,
chè sarà di cercar sempre in tutte le loro operazioni la maggior gloria
di Dio, e la prosperità dell'Istituto, e perciò saranno chiamate Sorelle
di 4 Voti. 22Queste sole potranno occupare nella Casa il Posto di
Superiora, Maestra delle Novizie, Diretrice ecc, ecc potranno però in
caso di necessità farsi rappresentare dalle altre Sorelle, ma mai queste
essere nominate in loro vece. Tutte le Sorelle però, onde mantenere
l'eguaglianza si necessaria in tutte le Comunità, particolarmente in
questa, che sperò fiorirà un giorno grande, e maestosa a comune
vantagio, porteranno tutte eguale l'Abito, e avranno comune la tavola,
il vito e la ricreazione, lo stesso titolo modesto, e semplice di Suore
eccetuata la Superiora, e la Maestra delle Novizie, chè porteranno
135
Nostra titolazione; questi appunti che sembrano la continuazione di un altro
scritto non risultano in continuità con il testo precedente.
Regole
164
opera omnia
quello di Madre nel tempo della loro carica, lo stesso trattamento, e la
stessa cura della loro salute si spirituale, che temporale perché in
questa Società, si le riche, che le povare, le nobili che le plebee, devono
vivere con eguale concordia, amore, e frattelanza gloriandosi
santamente, non de' loro Parenti, ma della Compagnia delle lor
povare Sorella, e della dignità alla quale sono state da Dio chiamate
venendo in questo Istituto.
Regole
165
opera omnia
Regole
166
opera omnia
CAPITOLO XXIII
Formule per la professione
Formola dei Voti chè pronunciano le Suore della Sacra
Famiglia, coretto ed aprovato da Monsignor Vescovo Pietro
Luigi Speranza
1Io
N:N:. per unirmi sempre più strettamente alla Sacra
Famiglia del Figliuolo di Dio fatto Uomo Gesù Cristo, Signor nostro, e
per mettermi maggiormente all'impegno di servire a Sua Divina
Maestà ed imitare le virtù chè risplendettero nelle Auguste Persone
della Santa Famiglia, ed a mè sono più necessarie, qui prostratta alla
presenza della SS:a Trinità, e alla presenza di Gesù, di Maria SS: di S:
Giuseppe e del mio Angelo Custode, per la pura gloria di Dio, faccio
Voto di Povertà, Castità, ed Ubbidienza per un anno giuste le Regole
e pratiche di questo Istituto, riconosciuto dal Vescovo.
2Gesù, Maria, e Giuseppe a voi consegno questo mio sacrificio;
beneditelo, e presentatelo al Trono di Dio, impetrandomi la grazia di
adempirlo perfettamente. Amen, così voglio, così spero, così sia.
Formola per la consegna della Croce, e della Corona
3Dopo
la pronuncia della formola dei Voti fatta dalla Novizia la
Superiora consegna alla medesima la Croce dicendole queste parole:
Questa Croce vi ricordi sempre gl'impegni che avete contratti col
vostro Sposo Gesù Cristo. Chè questa Croce vi si stampi nel cuore e vi
faccia generosa, e forte a seguir Lui tutti giorni di vostra vita nella
pratica dell'annegazione della vostra volontà.
Regole
167
opera omnia
4Indi
dà alla medesima la Corona dicendole, Questa Corona vi
ricordi pure che la preghiera continua e perseverante è la gran arma
di vostra difesa: essa vi otterrà dal Cielo la forza di combatere contra i
nemici di vostra salute, e vi aprirà la porta, che introduce nel
soggiorno de' Santi. Che Gesù, Maria, e Giuseppe vi accettino nel
numero delle Sorelle coi Voti.
Regole
168
opera omnia
CAPITOLO XXIV
Prime idee intorno alle Figlie di S. Giuseppe
136
Idee riguardo alle mie Figlie, al nome delle medesime, e a
quello dell'Istituto sè il Signore vorrà che si formi
1Se
col tempo Dio volesse benedir questa Casa, e nè suoi alti
disegni formare di questa Famiglia un Istituto, la mia intenzione, e
desiderio sarebbe che venisse chiamato Istituto delle Religiose della
Sacra Famiglia col titolo di Suore della Sacra Famiglia, e le Orfane da
esse allevate, ed educate col titolo di Figlie di St: Giuseppe, ciò io ho
promesso al Signore, sempre però con l'approvazione di Monsignor
Vescovo, al giudizio, e all'esperienza del quale intieramente, e
volentieri mi sottometto. Gesù, Maria, e Giuseppe questa santa, e
divina Famiglia unisce la Vita istruttiva di Gesù, quella nascosta di
Maria, e la artistica di Giuseppe. Tale deve essere la nostra come
all'idea, fine, e scopo che questo Istituto si proporrebbe, secondo
quello che si legge in altro mio scritto.
2I. Non saranno accettate nelle Figlie di St: Giuseppe / che tali
per ora chiamaremo / sè non Orfane del tutto o prive del Padre o della
Madre, ma povere, miserabili ed abbandonate, e sempre della
Condizione di Contadine e tali da poter essere allevate in questa
condizione perché essendo destinate le Figlie di St: Giuseppe a
portare un giorno buon esempio, ed una riforma in questa Classe
136
Esiste anche una brutta copia di questo testo. Si riporta solo la seconda versione
considerata la bella copia. Gli appunti di questo fascicolo intitolato «Prime
idee...» sono assemblati in ragione del contenuto; la loro stesura risale
presumibilmente all'anno 1857 oppure 1958.
Regole
169
opera omnia
della Società si, trascurata con questo fine vengono raccolte e educate
dalle Religiose di questo Istituto.
3II. Non saranno accettate nello stabilimento sè non Fanciulle
dell'età di 9, a 12 anni. Si eccetua sempre qualche caso urgente, nel
quale la Superiora potrà riceverle anche prima dei 9 anni, e dopo i 12
4III. Sempre eccettuato qualche caso raro, non si potrà nè
mandarle fuori dello Stabilimento, nè collocarle in nessun stato, sè
non giunte all'età dei dieciotto anni, ai ventidue secondo la capacità, e
lo sviluppo di ciascuna Figlia.
5IV. Se nelle Figlie di St: Giuseppe ci fosse qualche giovane che
desiderasse rimanere nella Casa, come Religiosa, o per qualche altro
ministero necessario allo Stabilimento supposto che abbia le doti, e le
qualità necessarie si dovrà accettarla anche a preferenza d'un estranea
che portasse dotte. Questa preferenza è dovuta ad una Figlia di St:
Giuseppe, e come membro della nostra Famiglia, e perché educata
secondo il nostro spirito.
6V. A quelle Figlie che non avessero nè merito, nè inclinazione a
rimanere nell'istituto, oppure non avessero capacità per essere
ammesse tra le Suore, e cercassero di ritornare alla propria Famiglia,
e con i loro Parenti, la Superiora fornirà il corredo necessario, ed
adattato alla loro condizione / conforme quello che si dirà più avanti
/ Il tutto dovrà essere nuovo, e forte, ma ordinario, e proprio alla loro
condizione di Contadine si, nel taglio, come nel colore, e sarà molto
utile e necessario che sia fatto nell'Istituto per man d'opera delle
nostre Orfane. La Superiora darà inoltre alla giovane che sorte in
danari sonanti dalle Ause.137 7Lire 80 alle 200 secondo i meriti, e l'utile
che ciascuna avrà portato alla Casa, e avuto riguardo agli anni chè
sarà stata nello stabilimento. Questa somma però sarà consegnata
solamente un mese circa dopo sortita la giovane, perché in questo
frattempo la stessa impari a conoscere la Famiglia in cui è andata,
veda comé considerata acquisti un poco di pratica, ed esperienza, e
non sia troppo facile a dissiparla e a concederla al primo che la
richiede, d'altronde, anche la Superiora avrà tempo d'informarsi
come viene trattata la sua Figlia, come si diporta, ecc, ecc potrà
meglio conoscere quello che sia a farsi e a chi convenga consegnare
quei dannari perché sieno sicuri e per quanto si può conservarli.
8VI. Quelle Figlie che non avessero nè Famiglia, nè Parenti che
le cercassero, nè le volessero, si procurerà di collocarle in qualità di
Domestiche presso qualche buona, ed onesta Famiglia. Ma qui ci
137
Austriache.
Regole
170
opera omnia
vuole tutta la premura e l'abilità della Superiora per trovar loro Case
e Famiglie adatte. Si raccomandi al Direttore a Parrochi ed a chi
troverà più opportuno: non faccia mai impegni per metterle nelle
Case dei ricchi, o con Signori. Fuori della loro sfera le nostre Figlie
non farebbero buona riuscita, e d'altronde in mezzo ai ricchi sono
sempre maggiori le occasioni di perdersi. Si guardi bene per la
premura di sgravarsi di qualche soggetto di metterle cosi alla leggera
e con facilità nella prima Famiglia che le si presenterà, e chiederà.
Uno dei maggiori impegni della Superiora deve esser questo di ben
collocarle, ma più per l'anima che per il corpo; altrimenti pazientate;
tenetele in Casa che il Signore provvederà. 9E' meglio che l'Istituto
diventi povaro e chè in caso di necessità si privi anche del necessario
per mantenerle, che metterle non dirò sul pericolo di perdersi, ma
anche nella probabile incertezza che si abbiano a non ben diportarsi.
Ricordatevi che dalla buona, o cattiva riuscita d'un individuo dipende
l'onore di tutte le Figlie di St: Giuseppe, e quello della Casa, che
allevandole abbiamo fatto mettà dell'opera, e che il compimento di
tutto è di scieliere bene lo stato, e la Famiglia a cui affidarle dal che
dipende specialmente la loro eterna salute. A che ci giovarebbero, tante
cure, ed attenzioni onde educarle, se avessero a perdersi per nostra
colpa, e negligenza. Ricordatevi che lo scopo dell'Istituto è quello di
provvedere non tanto alla lor sorte presente, come alla futura, e guai,
guai a quella Superiora che per vantaggio della Casa, o per ricevere
qualche altro soggetto non fosse scrupolosa sopra questo articolo!
Attirarebbe sopra di Lei, e sopra l'Istituto, la collera di Dio.
10Ricordatevi sempre che le nostre Orfane portano il nome di Figlie di
St: Giuseppe, e questo gran Santo un giorno vi chiederà conto delle
sue Figlie, abbiatene dunque tutta la cura e a costo d'andar
mendicando tenetele, piutosto che mal collocarle. Trovando poi luogo
acconcio e persone sicure cui affidarle, darete anche ad esse il loro
mobile sempre della stessa qualità, e quantità della qui unita nota,
eccetuato, il letto, e i danari, perché si ha da credere che andando a
servire non sia lor necessario nè l'uno nè l'altro. Però teneteli presso
di voi sino a che vi parà utile, e necessità di somministrarli.
11VII. Vi può essere nelle Figlie di St. Giuseppe qualche d'una
che inclini al Matrimonio. Non contrastate alla sua vocazione,
potrebbe riuscire eccellente, ed ottima Madre di Famiglia, e col suo
esempio portare grandi vantaggi a questa condizione di persone. La
Superiora come buona Madre procurerà di cercarle un conveniente
partito, e ciò non le sarà difficile poiché per i Ministeri dell'Istituto le
toccherà molto a trattare con persone estere. A questi dunque sieno
Regole
171
opera omnia
persone timorate di Dio e prudenti, raccomandatevi, cosi pure
consigliatevi col Confessore, e Direttore: ma non scordatevi mai che le
nostre Orfane sono Contadine, e tali elevate; maritatele con
Contadini. Abbiate molto riguardo di non collocarle con soggetti al
disopra della loro condizione difficilmente farebbero buona riuscita, e
ne', avrebbe pregiudizio la loro salute essendo assuefatte all'aria
libera dei Campi, e d'altronde esse sono destinate a portare una
riforma con la loro condotta nella Classe agricola della Società,
essendo questo il fine prefisso dell'Istituto, cui dovete sempre aver
presente. 12Guardate anche che il partito che si presenta sia d'onorata
Famiglia, sano, e non di sproporzionata età. Darete a queste lo stesso
corredo delle altre, aggiungendo pure al Letto conveniente un
Materasso di Lana. La giovane non sortirà prima delle nozze, e queste
saranno fatte possibilmente nella Chiesetta di Casa ad insaputa delle
altre Fanciulle. Anche a queste sarà bene di regola ordinaria non
consegnare subito i danari, eccetto sempre qualche caso che ridondi
in vantaggio della Figlia e come crederà meglio la Superiora.
13VIII. Sortite poi, e collocate sia in Matrimonio, sia in altro
stato le nostre Orfane, quando vengono a ritrovarvi, accoglietele con
quel amore, e tenerezza con cui una Madre accoglierebbe una sua
Figlia, fate in maniera che vi aprano i loro cuori, vi confidono i loro
segreti, i loro affanni, i loro dispiaceri... / che Dio però li tenga da
loro sempre sempre lontani. / Ma al bisogno fate che trovano sempre
conforti, e consigli nel seno della Famiglia dove furono educate. Date
lor da mangiare, e se fosse un caso di molta necessità, tenetele anche
in Casa per un giorno o due, o poco più, secondo le circostanze, e
come parerà meglio alla Superioria, ma sempre separate dalle altre
Figlie.
14IX. Sè l'Istituto potrà fare delle Carità, o in roba, o in altro,
preferite sempre le vostre Figlie sè nè avessero bisogno: Insomma per
quanto posso ve' lo raccomando tanto tanto; che tutte le Figlie di St.
Giuseppe abbiano posto nel vostro cuore, come spero chè un giorno lo
avranno in Paradiso.
15X. Guardate bene prima di accogliere qualche Fanciulla nello
stabilimento che sia sana, senza diffetti di corpo, e di discreto talento /
meno qualche caso urgente, e di somma necessità, che allora sarà
sempre grande carità accoglierla. / Ma sè mai dopo ricevuta
v'accorgeste d'essere stata ingannata, o da voi stesse, o d'altri, oppure
sè per qualche accidente la diventasse infermiccia, o d'aggravio
all'Istituto tolto il caso dello scandalo o di pericolo reale nelle altre,
pazienza, l'avete ricevuta, e in casa basta cosi. Guardatevi bene dal
Regole
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opera omnia
farne lamento con chi chè sia, o di cercare di sgravarvene col metterle
in qualche altro stabilimento. Tenetele in santa pace, ve' l'ha mandata
Dio, vogliatele bene, e molto, a preferenza delle altre: dite non
dobbiamo amare le Croci? ebbene questa ve' l'ha mandata Iddio,
tenetela dunque cara, carissima. Gesù, Maria, Giuseppe ve' nè
saranno grati.
16XI. Fra tutte quelle che concoreranno per essere ammesse nello
stabilimento tra le Figlie di St: Giuseppe, preferite quelle del Paese e
comune di Seriate sempre però chè abbiano i requisiti per esserere
ammesse, cioè miserabili, Orfane, o prive del Padre, o della Madre,
abbandonate d'altri, o trascurate ecc, ecc ed atte ad essere educate per
i mestieri di Campagna, poi prendete tutte quelle che Dio vi manderà,
di qualunque Paese, Provincia, o Nazione si fossero. Vi
raccomanderei poi, sè volete farmi piacere, d'aver presente il Paese di
Soncino, ch'io vi sarò estremamente grata.
Viva Gesù, Maria Giuseppe!
Regole
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Regole
174
opera omnia
CAPITOLO XXV
Istruzioni e memorie per le figlie di S. Giuseppe
Ricopiato.
Istruzioni, Regole ed Avvisi per le Figlie di St. Giuseppe
1Figlie
Cariss: 138 avendovi il Signore nella sua grande bontà e
misericordia collocate in questa Casa, sotto il bel titolo di Figlie di St:
Giuseppe e la protezione di questo insigne Santo, abbiate grande
premura, e mettete tutto l'impegno onde corispondere alla grazia che il
Signore vi ha fatta a preferenza di tante altre vostre compagne
abbandonate alla miseria, e all'ignoranza. 2Ricordatevi che un giorno
ne dovete rendere stretto conto a Dio dei mezzi avuti onde istruirvi, e
santificarvi, e questo momento arriverà presto presto. La gioventù
come la vecchiaja è soggetta alla morte, nè avete veduta la prova nella
vostra compagna passata a miglior vita quando meno sè lo aspettava.
Ebbene quello che è successo a lei perché non può succedere a voi?
mettetevi dunque all'impegno e ditte: Il Signore mi ha collocata in
questa Casa perché vuole che diventi buona, brava, savia, religiosa;
insomma una vera Figlia di St: Giuseppe, come porto il nome,
dunque voglio applicarmi con tutto l'impegno ad istruirmi in quello
che mi sarà insegnato, ad assogettare intieramente la mia volontà, non
solamente ai miei superiori, che certamente hanno più pratica, più
lume, e più esperienza di mè, ma anche in tutto quello che potrò alle
mie compagne per spirito di carità, di unione e di concordia. 3Felice
mè sè col mio esempio potessi essere di stimolo alle mie consorelle nel
138
Carissime.
Regole
175
opera omnia
ben fare, come al contrario che conto strettissimo e rigoroso ne dovrò
un giorno rendere a Dio sè non m'approfitto di tanti, e tanti mezzi che
il Signore mi ha dati onde poter allevarmi una giovane savia, brava,
modesta e poter cosi esser felice in questo mondo con una coscienza
tranquilla e sicura, e poi felice nell'altro con una beatitudine eterna
per la quale sono stata creata che le più grandi, e le più anziane si
ricordano dunque dell'obbligo stretto che hanno d'essere di stimolo, e
d'esempio alle piccole, ed ultime venute, non vi fate mai lecito il
benché minimo lamento, osservazione, rimarco, o scerzo sù tutto
quello che concerne il vostro sistema di vita, il vostro metodo, le
vostre regole, amatele, stimatele, apprezzatele come datevele da Dio,
necessarie per la vostra buona riuscita, educazione e per mantenere,
prosperare, e conservare l'istituto. 4Sè mai qualche d'una di voi in un
momento di mal umore si facesse lecito, ed incoresse in questo fallo,
Figlie Carissime, dimandate subito perdono a Dio, e alle vostre
compagne sè per disgrazia aveste avuto l'imprudenza di farvi sentire,
riparate con una osservanza più rigorosa ed attenta, allo scandalo che
avete dato.
5O siate rigorose, e fattevi molto scrupolo sù questo articolo, le
Regole, e la docilità nella regolare osservanza, sono necessarie in una
Comunità come l'aria che si respira, quanti Istituti sono andati a
soquadro, e in iscompiglio per essersi fatta lecita qualche leggera
trasgressione, che andò poi aumentando per la colpevole
condiscendenza e non curanza de' Superiori. Per carità Figlie
Carissime, che non succeda cosi di questo ancor nascente Istituto,
formato per una grazia speciale di Dio, e di sua ammirabile
Providenza. Che questo glorioso Santo vi stia a guardia Lui stesso, dia
docilità alle sue Figlie, zelo alle Maestre, acciò possa conservarsi, e
crescere a suo onore, e a maggior gloria di Dio, autore e fine d'ogni
nostro operare.
6Come Sorelle, e tutte Figlie di St: Giuseppe che avete comune
la nascita, la condizione, l'educazione, amatevi tutte con gran carità,
non abbiate che un sol cuore, un sol gusto, un solo volere, cosi godrete
la pace chè è il dono più prezioso dello Spirito Santo, questa è la
maggior ricchezza che il Signore vi possa concedere sopra la terra,
quella che lasciò a' suoi Discepoli prima di salire al Cielo, quella
infine che vi è lecito, e dovete ricercare a Dio con tutte le vostre forze.
7Abbiate dunque tutta la premura chè niente la possa rompere, e
disturbare, che questi brutti nomi di rabbie colere e mormorazioni
sieno nomi incogniti alle Figlie di St: Giuseppe, e chè mai mai sortano
dalle vostre bocche, ma sè per vostra debolezza, e fragil natura
Regole
176
opera omnia
succedesse tra voi qualche piccolo alterco, risentimento, o chè
inavertintamente vi offendeste, Figlie carissime non vi fermate sopra
un momento quando ve' nè accorgete, e guardate che il Demonio non
abbia il vanto d'avervi fatta passar sopra una notte, foste l'offesa, o la
colpevole correte subito a farvi scusa, ed abbracciarvi. 8Questo tesoro
è cosi prezioso che conviene acquistarlo, e mantenerlo a qualunque
prezzo, la prima che cerca la conciliazione sarà sempre la più docile,
la più saggia, non state a badare chi a ragione, o chi ha torto, fattelo
per il Signore, e basta; staressimo fresche sè Iddio volesse guardare cosi
al minuto con noi, pensate mò quante volte, e quante voi l'offendete
questo buon Padre, pensate in un sol giorno quante, e quante volte! e
per cose da nulla! non ostante tralascia per questo d'amarvi, e
protegervi; vi ritira forse la sua grazia, nò, tutt'altro, è sempre il primo
a cercarvi... basta solo che vi mostriate pentite che subito vi stende le
braccia, e vi perdona... ho il buon Padre, Figlie mie, o il buon Padre
che abbiamo! non contristiamolo, almeno avvertitamente, e non
badiamo a puntigli, e sacrifici per farle piacere.
9Figlie Carissime, ringraziate, e ringraziate di cuore il Signore
che vi ha fatte nascere povare, e Contadine, ed abbiate caro, carissimo
che tali, pure siate allevate, ed istruite, ho! non invidiate le Ricche, e
Signore, se sapeste sotto quelli Abiti splendidi che forse vi fanno
invidia, quanti dispiaceri, quante cure, quanti disgusti vi covano, e in
mezzo a quelli ozzi, e a quel far nulla, quanti tedi, quante noje!
Quante che cambiarebbero la loro condizione i loro agi che le espone a
tante agitazioni, e pericoli d'anima e di corpo, con la vostra tranquilla,
e facile condizione, ed umile stato, 10e poi quelle parole di Gesù
Cristo nel suo Evangelio «Guai a voi o ricchi, che avete quaggiù la
vostra allegrezza»139... e quelle altre ancor più spaventevole «E' più
facile che un Camello passi per il bucco d'un ago, di quello siasi che un
ricco si salvi»140. Ditemi non è abbastanza onde farvi allontanare
dall'animo qualunque sentimento di invidia. Ma disprezzate ancor
tutto questo una cosa sola vi basti a farvi apprezzare, amare, e
stimare la vostra condizione, questo è l'esempio di Gesù Cristo. Egli
scelsce di nascer povaro, visse coi povari, amò sempre i poveri coi
quali fu largo de' suoi miracoli, e delle sue istruzioni, a chi fece
annunciare la sua nascita sè non a poveri Contadini! chi scelsce a
spargere la sua Dottrina pel mondo, sè non povari Pescatori! 11vedete
dunque, Figlie mie, sè non avete da rallegrarvene? In questa
139
Lc 6,24.
140
Lc 18,25.
Regole
177
opera omnia
condizione è vero vi toccherà a lavorare, e lavorar molto, non ve' lo
dissimulo, ma sarete sempre contente, allegre, sane, e robuste, il
lavoro non è fatica, quando sè lo fà per persuasione, volentieri, e con
amore, e voi altre, mie Carissime, siete destinate, sè non opponete
ostacoli con la vostra cattiva condotta a disegni di Dio, siete destinate
a portare un giorno una riforma ed un esempio in questa Classe della
Società dalla quale siete sortite, vedete a chè Dio vi ha destinate! ho la
nobile impresa per la quale siete chiamate. 12Felici voi che aveste si
bella sorte! mettetevi dunque con tutto l'impegno sù questo sentiero
che vi si traccierà apprezzatene tutta la forza, e tutto il valore, e il
Signore che premia la buona volontà e che non lascia cadere nessuna
fatica fatta per Lui, benedirà i vostri sforzi, coronerà le vostre fatiche,
vi sarà d'appoggio, d'ajuto, di sollievo, di guida, nella carriera chè ora
incominciate, e sarà infine la vostra ricompensa per tutti secoli de'
secoli. Cosi sia.
13Vi alzerete la mattina da fatto sempre a buon ora, eccettuata la
stagione invernale che vi alzarete alle 6 negli altri tempi non vi si può
fissare un ora precisa, poiché dovendo andare a lavorare in
Campagna la maggior parte vi toccherà alzarvi sull'alba, almeno nei
maggiori lavori, alla sera poi anticiparete il riposo, poiché invece
d'andare a coricarvi alle dieci e mezzo come l'inverno vi andarete alle
9, ovvero nove e mezza. Quando dunque l'assistente vi chiamerà,
alzatevi subito prontamente, e senza rincrescimento. Ho il piacere che
si prova a respirare l'aria pura della mattina! l'ebrezza dell'aurora!
come il nostro cuore si porta più naturalmente a Dio, essendo la
nostra mente ancor libera da tutti pensieri, ed occupazioni del giorno
che vengono poscia a distrarla. 14Oh, approfittatevi, care Figlie di
questo bel momento, guardate il Cielo, ed ivi innalzate i vostri
pensieri e i vostri affetti al Creatore di questo vasto universo, aprite il
vostro cuore all'amore, e alla gratitudine verso quel Ente supremo che
creò tante e si stupende meraviglie, e tutte per beneficio, e diletto
dell'Uomo. Consacratevi tutte a Lui, alla sua gloria, al suo servizio,
tutto vi sia di stimolo ad amarlo tutto, sino gli uccelli che cantano nel
loro linguaggio le lodi di Dio, vi eccitano ad amarlo, sè altri pensieri
in quel momento vengono a distrarvi, Figlie Carisse: 141 è un furto che
fatte al Creatore: 15Recitate dunque con molta attenzione le Orazioni
che vi farà dire la Maestra tutte inginocchiate a piedi de' vostri Letti,
state pure attente, attentissime a quel punto di massima che la
medesima vi suggerirà, onde richiamarlo alla mente nel corso della
141
Carissime.
Regole
178
opera omnia
giornata, nei vostri lavori, ed occupazioni; che questo sia come un
fiore che vi si dona il mattino onde odorarlo fra la giornata, cosi vi
assueffarete a star raccolte, e ha guardarvi maggiormente dai peccati.
Prima di recitare l'esercizio del cristiano compite la pulizia personale,
la polizzia vi si addicce si a voi come ad una Signora, e questa
quantunque sembra una cosa da nulla, e pare non necessaria di
raccomandarvi, pure è una cosa interesantissima e che entra per una
parte esenziale nella vostra educazione, sè sarete pulite nella persona
sarete pulite anche in casa con le vostre robe, e in tutto quello che
maneggiate, questo è un Articolo che vi raccomando assai assai
essendo necessarissimo si per la salute, come per l'economia, per la
salute perché la sporcizia è mal sana e intisichizze. 16Quante Fanciulle
nel fior della vita si vedono pallide, e abbruzite, non tanto per miseria
quanto per colpa delle loro Madri che le lasciano languire in mezzo al
sudiciume, e ho muoiono poi ancor giovani, o ciò che è ancor peggio
conducono i loro giorni in continua infermità. Giova poi all'economia
perché le robe nette e ben custodite durano, e si conservano di più.
Vedete dunque, mie carisse: come starebbe male una Figlia di St:
Giuseppe allevata per fini si nobili, scarmigliata, col fazzoletto sù
d'una spalla, il grembiule d'una parte, la veste rota, le mani, e la faccia
sporche, che questo non succeda mai tra voi, vorrei che la Maestra
che vi sorveglia castigasse severamente la prima che fosse trovata in
questa maniera. 17Guardate che non tutte vi alzate alla stessa ora, per
esempio le piccole, queste hanno bisogno di più riposo, d'altronde
non andando in Campagna sarebbe innutile farle alzare si presto, non
nè abbiate invidia verrà il loro tempo anche per esse. Compita la
polizzia, e dette le Orazioni, scendete con la Maestra per andare al
lavoro; in dormitorio fatte tutte le vostre facende in silenzio, e piano,
per non disturbare chi dorme, prima però da sortire in Campagna
andate per qualche minuto a salutare Gesù Sacramentato, giacché
avete la fortuna d'averlo nella vostra Chiesetta di Casa, offeritegli ma
col cuore voi stesse, ed unite i vostri lavori, e le vostre fatiche con
quelle della sua vita mortale, indi pregatelo che le benedicca, e
benedicca voi pure, faccendovi grazia di non offenderlo almen
gravemente nel corso della giornata. Ricordatevi che non avete da
tenere che breve tempo tra l'alzarvi, pulirvi, e far la visita: leste, leste,
Figliuole care vi voglio vedere, la sveltezza, e la sollecitudine è
sempre compagna dell'abbondanza mentre invece la miseria, è
sempre accompagnata dalla pigrizia, e negligenza. A tutte stà bene ed
è necessaria la disinvoltura, ma molto più a voi, Figliole care, che
avete bisogno di guadagnarvi il vitto con le vostre braccia.
Regole
179
opera omnia
18Alle
sette ore precise, in qualunque stagione ritornarete a casa
per la colazione, e per udire la Sa: Messa. Questa è l'azione, e la
Divozione più soda, più grande più eccellente che vi sia nel
Cristianesimo, assistetevi nella positura più umile e rispettosa,
eccitate nei vostri cuori quei sentimenti d'amore, di riconoscenza, di
contrizione, di Fede ecc che provereste sè assistesse in persona al
sacrificio della Croce sul Calvario. Questo é quel stupendo, e solo
sacrificio col quale possiamo soddisfare gl'immensi debiti che l'Uomo
ha con Dio, approfittiamo di questa si incomprensibile bontà, e non nè
lasciamo cadere il frutto con la nostra poca divozione, e negligenza.
State dunque molto raccolte e unite a Dio, alla Comunione del
Sacerdote abbiate voi pure gran desiderio di riceverlo almeno
spiritualmente. 19Fatte gli atti d'amore, d'umiltà, d'offerta che siete
solita a fare quando vi comunicate realmente, ma brevi, con
sentimento, ed affettuosi; pregate per voi, e consacratevi tutta tutta
alla sua gloria al suo servizio. Pregate per la S: Chiesa, i peccatori, i
defunti, e per tutti quelli che v'interessano, ma sopra tutto pregate
con fede e confidenza questa è una gran chiave con la quale potrete
ottener molto. Bramerei poi, Figliuole carissime, ed anzi ve' lo lascio
per ricordo, in Chiesa state sempre in ginocchio, se foste anche
Regine, ed Imperatrici, questa è la sola positura che nella casa di Dio
nè se addicce, voi altre poi a motivo della vita attiva che dovete
condure, potrete star poco in Chiesa, onde molto più statevi in
quest'umile positura, non solamente adesso vedete, ma propriamente
anche quando sarete sortite, e nel mondo, ho per carità, non abbiate
riguardi quando si tratta si far veder al pubblico che conoscete quanto
Dio dev'essere onorato, e rispettato, che sapete mantenere le vostre
pratiche, le vostre usanze anche ad onta dei loro scherzi, e dei loro
motteggi, oh il bel esempio che darete, oh la bella edificazione! Figlie
mie promettetemi che per rispetti umani non tralascerete mai, mai
niente, di quello che qui con tante premure, e fatiche si vi ha
insegnato.
20Dopo la Sta. Messa, e la Colazione ritornarete allegramente in
Campagna, dicco allegramente perché vorrei che andaste al lavoro con
quel gusto, e piacere col quale andate alla ricreazione, e alla Mensa,
perché in questa maniera proverete mettà fatica nel travaglio e
lavorerete di più è meglio, mentre in vece sè andarete come si suol dire
sforzate, nè portarete tutto il peso, e lavorerete più poco, e male.
21Andate tutte unite, e non una avanti e l'altra indietro, appena
sortite di Casa mettetevi in silenzio, e non parlate sè non con la
Maestra di cose che riguarda la vostra occupazione, e qualche altro
Regole
180
opera omnia
momento che alla medesima sembrasse bene concedervi, ma sempre
sommessamente, ed a bassa voce; lavorando in luogo aperto, e per
conseguenza esposte più chè in casa ad esser vedute, vedete quanto
male stareste sè vi sentissero ridere cantare schiamazzare come tante
altre contadine senza principi, ed educazione, oh il concetto che
formareste! o il brutto sentire che fareste, che questo non succeda mai
tra voi, mie care Figlie. 22Prestate cieca obbedienza ed attenzione a
quello che vi dirà, e farà far la Maestra, non rispondete a chi chè sia
avesse coraggio d'entrare con voi in discorso, non guardate a nessuno
che passa, tenete gli occhi a quello che fatte, e abbiate somma
modestia, raccoglimento, e compostezza, onde servir d'esempio a
quanti vi vedono, beate voi se tirasse qualchuna a seguirvi, o il premio
che godareste sù in cielo, come per lo contrario sè il vostro esempio
fosse di stimolo agli altri al mal fare meglio sarebbe stato per voi non
essere venute in questa casa, perché doppiamente nè dovreste rendere
stretto conto a Dio, il quale vi chiederà a misura dei mezzi che vi ha
dati. Abbiate dunque a cuore l'onor di Dio, il vostro decoro, l'onor
della casa dove siete mantenute allevate, ed educate, abbiate a cuore
il bel titolo che portate di Figlie di St: Giuseppe e non lo disonorate
mai, mai con la vostra condotta. 23Ricordatevi che basta un sol atto,
un solo sguardo, una sola parola per far perdere l'onore a tutte, il
mondo, Figlie mie è un giudice severo quando si tratta di giudicare le
azioni d'una corporazione, o anche solo Istituto sotto la sorveglianza
religiosa, e quello che alle altre nel mondo parebbe niente, in voi si
attribuirebbe a delitto, e non bisogna per questo dargli motivo di
mormorazione. Non lasciatevi lusingare alle volte col dire, o adesso cè
nessuno, adesso non ci vedono, nò, nò, mie carissime, quello è il
demonio chè vi tenta perché gli rincresce che facciate bene, e diate cosi
buon esempio, e vi eccita in cuore bel bello, prima la voglia di
discorere, poi vi levarebbe il raccoglimento, poi vi renderebbe pesante
la sorveglianza... o il maligno, il maligno... non gli credete, e non gli
date mai il vanto d'esservi lasciate vincere.
24Vi gioverà poi molto, e per il raccoglimento, e per le
tentazioni del nemico, l'uso frequente delle giaculatorie, il
richiamarvi l'un l'altra la presenza di Dio, la meditazione della
mattina, e l'offrirvi spesso spesso a Dio assieme le vostre fatiche.
25Mi diceva, una mia confidente, che quando vedeva la
Compagna, e i Contadini occupati a lavorare nei campi, le correva il
pensiero al tempo dei nostri primi Padri, le pareva di vedere Adamo
il primo che incominciò a dissodare la terra, Abele occupato nel suo
gregge, Abramo, Giacobbe, ecc, ecc Rut che assieme a Noemi
Regole
181
opera omnia
raccoglieva le spighe abbandonate dai mietitori di Boaz, e tanti altri, le
richiamava la vita errante dei Patriarchi il dormire sotto le tende a
Ciel scoperto come costumavano. 26Questi pensieri, mi dicceva,
innalzava la sua mente, e allargava il suo cuore verso Dio, li faccevano
amare stimare, e direi quasi invidiare la condizione di Contadini, e
quel non aver dimora, ed abitazione fissa e stabile, richiamandole che
siamo viaggiatori, e pellegrini in questo mondo. L'ajutava a distaccare
ognor più il suo cuore dalle cose della terra. Figlie mie, fattevi ancor
voi famigliari questi rifflessi, nelle ore di ricreazione, le Domeniche,
leggette spesso la storia Sacra, il Vecchio Testamento, questa deve
essere la vostra lettura, e il vostro Libro, vi trovarete molti bei esempi
utili, ed istrutivi, vedrete che gli Uomini sino che s'occuparono
dell'agricoltura vivevano di più, e conservavano la loro innocenza, e i
loro semplici costumi; e i disordini e le passioni non entrarono nel
mondo sè non quando l'Uomo incominciò ad abbandonare
l'occupazione per la quale il Signore gli aveva creati.
27A mezzo giorno in punto al tocco della Campana che vi darà il
segno, venite a Casa tutte unite e in silenzio, deponete i vostri arnesi,
i vostri ferri al luogo a ciò destinato, e non lasciatene uno quà, uno là
per non farvi perdere il tempo a ricercarli quando gli andarete a
ripigliare, e poi lavatevi subito le mani per sedervi a tavola, vedete
quanto male stareste sè veniste a tavola con le mani imbrattate di
terra, e sporche, questo farebbe schiffo alle vostre compagne, e male
alla sanità. Sedetevi tutte con bel ordine al posto assegnatevi, ma
prima ritte in piedi fattevi il segno della S. Croce con attenzione, e
divozione, e recitate la breve offerta, e benedizione che vi farà dire la
Maestra, come pure alla fine del Pranzo il Ringraziamento.
28Ricordatevi, vedete, che voglio la conserviate sempre questa
pratica, sempre, anche quando sarete sortite. Ditemi, chi è che ci dà il
nutrimento? Il Signore. Dunque non è di giusto che conoscendolo lo
ringraziamo? Quelli che non lo fanno, o non vi riflettono, o sono
ingrati. In tutte le maniere però fanno conoscere d'aver poca
religione. 29Mangiate in santa pace, allegria, e quiete, ma con polizzia
e bel garbo. Che alla vostra tavola vi si scorga la proprietà, la
nettezza, e l'ordine, non mangiate, ne troppo in fretta, ne lentamente,
e nè più del vostro bisogno, sarebbe indegno d'una creatura
ragionevole se dopo il pranzo si trovasse incomodata per aver troppo
mangiato. Mangiate, e state in maniera a tavola, che secondo il
pensiero d'un Sto: Vescovo, gli Angeli non avessero d'arrossire, sè
trasformati in Uomini venissero a conversare con voi. 30Non vi fatte
lecito il benché minimo lagno nè sulla quantità, nè sulla qualità delle
Regole
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opera omnia
vivande vi fareste conoscere per ghiotte, se ciò faceste, e questo è il
più brutto vizio che si possa dare in una giovane, e oltre che trascina
in infinito d'altri mali ma fareste un intorto manifesto alla
Provvidenza di Dio, che vi sostiene, e vi dà con abbondanza, e senza
pensiero quello che tante vostre pari convien che procurano con
stenti, e sudori.
31Dopo pranzo, sè non vi sarà nella casa lavori pressanti che
richiedono la vostra man d'opera, farete un poco di ricreazione. Ho
qui in Casa, mie Carissime, nelle ore di ricreazione, e di sollievo
lontane dagli occhi del pubblico, giocate pure, saltate, cantate, fatte
quello che più vi agrada, sempre però nei limiti della modestia, e
discrezione s'intende, che qui vi è permesso, meno però il mettervi le
mani adosso perché questo è impolito, ed incivile. 32Ricordatevi che nel
giuoco si conosce il carattere; siate leali, sincere, e compiacenti,
scegliete sempre i giuochi che piacciono più alle Compagne, e
assueffattevi a sacrificare in tutto, e per tutto il vostro gusto, il vostro
piacere, la vostra volontà. Quante volte, Figlie mie, sè ritornarete nel
mondo vi toccherà a soffrire, e rinegarvi, e in cose dure, ed importanti,
altro che in queste piccolezze e allora sè vi sarete assueffatte da piccole
a mortificarvi, e piegare la vostra volontà sarete felici voi, e formarete
la contentezza, e la felicità degli altri, altrimenti, io non ve' lo
dissimulo avrete guerra continua nelle Famiglie che andarete,
inquietudini, rimorsi e poi... e poi al rendiconto della morte.
33Coraggio dunque, mie carissime, il Signore per nostro mezzo vi
insegna la maniera onde poter essere possibilmente felici anche in
questo mondo, a voi tocca poi l'approfittarne, credetemi fà più timore
ed apprensione il nome di sacrificio, rinegazione ecc, che la cosa in
realtà, assueffattevi ora che siete piccole che vi costerà poco.
34Guardate, la mortificazione, (perché sacrificio, rinegazione,
mortificazione è lo stesso,) la mortificazione dunque fa quel effetto e ci
è necessaria per la salute spirituale, come la medicina per la salute del
corpo, quando il Medico vi ordina una medicina, sè voi la prendete
con docilità, e con la semplice persuasione che vi può far bene, e
guarire, senza andare a fantasticare sè vi piacerà, o nò, voi la bevete
con tranquilla indiferenza, e quasi quasi non v'accorgete della sua
amarezza, ma sè per lo contrario quando appena vi si presenta il
bicchiere incominciate a dire che è cattiva, e vi mettete in timore ed
apprensione diccendo che vi urta, e non potette inghiotirla, vi mette il
vomito in realtà e cosi finite col esservi amareggiata la bocca,
disgustato lo stomaco, senza aver portato nessun rimedio al vostro
male. Ecco cosa fa l'immaginazione. Coraggio ci vuol dunque, animo
Regole
183
opera omnia
grande, e buona volontà. Con questo si vince tutto, si può tutto, senza
difficoltà, o fatica, sempre però, vedete, con l'ajuto, e la grazia del
Signore che dobbiamo sempre invocare in tutti nostri bisogni con
fede, e confidenza.
35Dopo la ricreazione andarete o di nuovo in Campagna, o nei
vostri uffici per la Casa, perché i vostri impieghi essendo vari, e molti
varieranno secondo i tempi, e le stagioni. Guardate che si procurerà
di trovare sempre qualche intervagli di tempo o la mattina, o la sera
onde farvi leggere, scrivere, darvi una qualche cognizione
d'aritmetica, ma quello che più importa e preme sarà l'istruzione
della Dottrina Cristiana, perché questa è la scienza delle scienze.
Abbiate premura d'istruirvi, e d'imparar bene giacché il Signore vi ha
fatto la grazia di darvi il comodo, ed i mezzi. Durante l'istruzione sè
non intendete, fatte le vostre dimande, esponete con sincerità i vostri
dubbi, ascoltate con docilità, e procurate d'intendere bene ciò che vi si
spiega, non parlate tutte in una volta, e nemmeno fatte delle dimande
fuori di proposito per farvi credere che nè sapete più delle altre,
questa è superbia che stà molto male in tutte, ma molto più in quelle
della vostra condizione, inoltre sareste il ridicolo delle vostre
compagne, e il ridicolo della società sè mai per vostra disgrazia aveste
da sortire con questo diffetto.
36Alla sera prima di cena, dirette il Sto: Rosario in comune. O la
bella Pratica! o la bella divozione! questa non lasciatela mai, sè siete
capaci meditate i Misteri, sè nò recitate con rifflessione il Pater, e l'Ave
Maria. Già questa divozione è in uso in tutte le Famiglie Cristiane, ma
se mai, Figlie carissime, aveste la disgrazia di capitarne in qualche
d'una che o non l'avessero, o la credessero divozione innutile, non
tralasciatela voi, sè non potrete dirlo in ginocchio, dittelo senza
interrompere i vostri doveri, nei vostri lavori, nelle vostre
occupazioni. 37Maria SSa: vi sarà grata, vi protegerà nei pericoli sè per
disgrazia aveste da incorrervi, sarà il vostro ajuto, il vostro appoggio,
la vostra speranza, la vostra consolazione. Distinguete con culto
speciale le sue Feste, fattele precedere, sè potete / ma sè vorrete lo
potrette sempre / d'una Novena, ma non fattela consistere in molte
orazioni vocali, nò, no, mie Carissime, tre sole Ave Maria ma con
sentimento, e di cuore basta, cercate invece per piacere a Maria, di
santificare tutte le vostre azioni, anche le più ordinarie, facendole più
che potete alla presenza di Dio, e unicamen per piacere al Signore, il
quale è il solo, che vi ha da giudicare, cercate in queste Novene a
correggere i vostri diffetti in particolare quello che più vi domina,
quello il quale è sempre la sorgente dei maggiori nostri falli che
Regole
184
opera omnia
comettiamo; come per esempio l'amor proprio, la maldicenza, la
vanità, l'impazienza, ecc ecc. 38Per quanto vi pajono leggeri questi
falli, bisogna prendere la ferma risoluzione di schivarli, e di vegliare
continuamente sopra noi stesse per piacere, onorare, e renderci care a
Maria. Ecco dunque, come avete da disporvi alle sue Feste. Sè in tutte
le Novene di Maria arrivaste per la sua gloria, e con la sua assistenza
estirparvi da dosso, un vizio, o diffetti in poco tempo arrivereste a
diventar sante, fatte dunque tutto quello che potete dal canto vostro
per onorare, e servire Maria e lasciate a Lei la cura della vostra salute.
O la gran Madre che abbiamo, Figlie mie, o la gran Madre! nessuno
che pose in Lei la sua speranza andò perduto. Ma voi poi in
particolare mie Carissime, avete un dovere di più d'amarla, e una
speranza d'esse da Lei guardate in particolare con occhio di
predilezione, e quest'è il titolo che portate di Figlie di St. Giuseppe,
guardate che posto aveva St. Giuseppe nel cuor di Maria, e vedete sè
Maria vi ha da guardare con indiferenza, anzi per voi questo titolo vi
ha da servire per ottenere da Lei ogni grazia, col ramentarcelo con
fede, umiltà e confidenza.
39Dopo la cena, ed un poco di ricreazione, secondo le stagioni, o
che andarete a Letto, o che andarete nella sala Comune di lavoro, a
lavorare sino le dieci ore, questo è forse l'unico tempo fra la giornata
che potrete trovarvi tutte assieme, a motivo delle vostre molte, e
variate occupazioni, abbiate dunque caro, carissimo di vedervi tutte
unite, ma portatevi, e sapiatevi mantenere, tutte quelle qualità che
rendono care, e dilettevoli queste riunioni di famiglia ch'io preferisco
a tutti divertimenti del mondo. Non fatte impegni, nè cercate mai di
sedervi vicina più a l'una, che a l'altra, sè la Maestra non vi destina il
posto prendete quello che v'imbattete, almeno chè non vogliate
mortificarvi col mettervi vicina a quella, verso la quale sentite più
ripugnanza. Si vi concederà qualche tempo per discorrere, ma farete
pure una mezz'ora di silenzio, per assuefarvi a saper tacere senza
pena, e senza fatica, cosi potrete in questo frattempo raccogliere i
vostri pensieri, la vostra immaginazione, le vostre idee, si facili in noi
donne particolarmente, a dissiparsi quando si troviamo in
compagnia, e discoriamo... vi potrete richiamare la presenza di Dio con
qualche buon pensiero, i vostri proponimenti, il punto di meditazione
ecc, che cosa avete fatto per Iddio il quel giorno ecc in somma ascoltare
quello che il vostro buon Angelo vi dirà, e ispirerà, perché ricordatevi
che il Signore non parla che nel silenzio, e nella solitudine. 40Quando
discorete poi, fattelo, ma con moderazione, parlate chiaro, ma con
modestia, e sentimento, sarà poi ben fatto che vi raccontiate ora l'una,
Regole
185
opera omnia
ora l'altra qualche esempio, o qualche fatto storico, per assueffarvi ad
espore con chiarezza, e precisione i vostri sentimenti, ma siate brevi, e
fattelo bene onde non annoiare la compagnia. Sè siete più d'una che
vuol discorere cedete sempre alla compagna. Figlie mie, sè potessi
imprimervela nel cuore questa reciproca compiacenza, mi sembra che
vi avrei levata la sorgente di ogni rancore, d'ogni dissenzione, d'ogni
disunione e messe sulla strada certa di godere una santa pace, ed
allegria in questo breve tempo del nostro pellegrinaggio sul Mondo.
41Siete giovani, in quel età si facile a ricevere qualunque impressione,
ed abitudine! basta sol chè lo vogliate... ho come sarete allora ricercate,
e care nelle Famiglie che andarete, vi sarete considerate come
l'Angelo della pace, dell'unione, e della concordia. Credo poi innutile
raccomandarvi che sieno affatto sbandite dalle vostre ricreazioni, e
dai vostri discorsi, ogni parola, gesto, fatto che avesse anche solo
l'apparenza di mormorazione, di biasimo, o di ridicolo verso chi che
sia, questo è un vizio che si rappresenta da' sè stesso sotto un aspetto
tanto brutto, incivile, e contrario alla carità, che da' sè stesso si fà
odiare, e ributtare da persone civili, educate e cristiane. 42A dieci ore,
nella stagione invernale andarete a coricarvi, d'Estate poi vi andarete
alle nove ore, sè almeno a chi vi dirigge non credesse più ben fatto
mandarvi più presto. Quando dunque sentite il segno per ritirarvi,
mettetevi tutte in silenzio, deponete, ed assettate con garbo, e quiete, i
vostri lavori, ed in silenzio recatevi al Dormitorio. Inginocchiatevi
tutte ai piedi de' vostri Letti, come fatte la mattina onde recitare le
Orazioni della sera. L'Orazione non manchi mai d'essere la vostra
prima occupazione subito svegliate, e la vostra ultima operazione
avanti il sonno in tutti i giorni della vostra vita. Un Santo Padre disse
«che il sonno è la figura della nostra morte, e il risvegliarsi quello
della nostra risurezione. L'ultima parola dunque dell'Uomo
moribondo è di raccomandare la sua anima a Dio, e la prima
dell'Uomo risuscitato sarà di adorarlo. 43Ecco il metodo che
dovrebbero tenere tutte Cristiani. Qual Diritto Egli poi abbia alla
nostra adorazione, e ringraziamento, Figlie Carissime, è innutile che
vè lo dicca, chi vi ha nudritte, custodite, preservate da pericoli, sè non il
Signore? vedete dunque qual obbligo abbiamo di riconoscenza. Io
non temo di voi altre mie carissime sino che rimarete in questo
Istituto, ma sè mai, aveste da ritornare nel mondo, che non vi succeda
mai di coricarvi la sera senza aver prima adempiuto a questo sacro
dovere. 44Cambiate pur casa, occupazione, sistema, stato ma non i
vostri sentimenti, i vostri affetti, il vostro amore, la vostra gratitudine,
verso questo Dio di bontà, che vi ha create, redente, conservate, che vi
Regole
186
opera omnia
ama tanto, che vuol farsi chiamare vostro Padre, vostro amico, vostro
Fratello, vostro Sposo, che vuol essere nostro consolatore nel breve
pellegrinaggio di questa vita, e la nostra pace, e beatitudine per tutta
l'eternità. Figlie Carissime non sentite il vostro cuore ad aprirvi di
tenerezza, alla rimembranza di tanta bontà e di tante e si grandi
benefici? pregatelo sempre sempre che vi gli tenga impressi nella
mente, e scolpiti nel cuore, acciò nè le passioni, nè il demonio
v'acciechi in maniera di farvi dimenticare, ed allontanare da Lui.
45Alle orazioni della sera vi aggiungerete l'esame di coscienza
fattelo con diligenza, ed attenzione, nottate bene i diffetti nei quali siete
cadute più spesso nel corso della giornata e assolvete generosamente
d'emendarvene nel giorno veniente, procurate sempre di trovare del
miglioramento nella vostra condotta, e mai mai del scapito. Ho come
sarete contente la sera sè avrete riportata anche solamente una sola
vittoria sopra le vostre passioni, non vè niente che eguali la
soddisfazione e la contentezza d'una buona coscienza, questa è più
preferibile a tutte le gioje del mondo. 46Dice il Savio «Sè voi sarete
fedele a Dio nel giorno, dormirete senza timore la notte: la passerete
felicemente; il vostro sonno sarà perfetto, perché sarà comune al
corpo e all'anima». Sarà assai ben fatto, ed utile che le Raggazze più
grandi facciono un mese per ciascheduna a fare recitare le orazioni, si
quelle della mattina, come della sera, e le altre l'accompagneranno a
voce bassa, questa suggerirà pure l'esame. 47Dimandate perdono a
Dio, di tutte le vostre colpe, recitando l'atto di contrizione, ma fattelo
con sentimento, e di cuore. Non vorrei una Figlia di St. Giuseppe
fredda, e insensibile. Tenete le mani giunte, e state con attenzione e
raccoglimento, ricordatevi che potete morire nella notte, non sareste
nè le prime nè le ultime che si coricano sane, e robuste la sera, e la
mattina furono trovate morte. Spogliatevi con somma modestia, e
ditte col cuore «Signore spogliatemi voi pure dei miei diffetti in
particolare... e qui ditte quello che più stentate ad emendarvene, ed è
cagione d'altre mancanze, e poi ditte un Deprofundis per i vostri
parenti defunti. E alla mattina mentre vi vestite ditte «Signore
vestitemi voi pure di tutte le virtù in particolare... e qui ditte la virtù
che vi manca, e desiderate. Indi bacciate il Crocifisso, che dovete
sempre tenere appeso al collo, e mettetevi a letto in quella positura
che avreste cara, vi trovassero se aveste da morire in quella notte.
48Ricordatevi che il vostro buon Angelo veglia ogni notte al vostro
guanciale, e Iddio pure vi si trova che non abbiano mai motivo
d'allontanarsene! Svegliandovi, dittegli qualche parola che venga dal
cuore, e che Lui stesso non mancherà d'ispirarvi, e sè avete la fortuna
Regole
187
opera omnia
di fare la mattina la Sta. Comunione fatte qualche atto di desiderio,
ma breve e fervente e ripigliate il vostro sonno nelle braccia di Gesù,
Maria, Giuseppe, ai quali vi lascio, vi affido, e vi raccomando.
Continuazione
49Voi
vedete, Figlie mie, come la vostra nascita condizione, ed
educazione stessa vi destinano e vi dedicano all'Agricoltura. Voi
considerandone tutti vantaggi che vi procura nella vita presente, e la
più probabile certezza di mettere al sicuro la vostra salute eterna, nè
dovete ringraziare Iddio di cuore, e cercare tutti mezzi di conservare
accrescere, e mantenere sempre in voi vivo l'amore, e la gratitudine.
Beate, e felici voi che sè non siete più che insensibili, e fredde, la
Campagna vi offrirà, e presenterà sempre motivi d'ammirazione e di
riconoscenza. Per mantenere dunque, e conservare sempre più viva
in Voi questa memoria, che tutto vi viene da Dio, creatore, e
conservatore di tante si belle, e variate cose, e tutto lo riconosciamo
come effetto della sua bontà, e liberalità, vi gioverà assai seguire, e
immitare l'esempio de' nostri antichi Padri, offerendo le primizie d'ogni
raccolto all'Altar del Signore. 50Non verrà il fuoco dal Cielo, come
una volta che consumando i vostri doni vi facciono certe, e sicure del
suo agradimento: ma questo fuoco lo provarete ne' vostri cuori, sè
l'offerta sarà fatta con fede, amore, e gratitudine. Nei tempi poi più
avanti, credo ai tempi dei Rè, quando il fuoco non veniva più dal cielo
a consumare le vittime, le offerte erano divise tra i sacerdotti, ed il
popolo, la vostra dunque Figlie Cariss: 142 la dividarete tra Dio
faccendole offrire qualche sacrificio e ringraziamento, a benedizione, a
prosperità dell'Istituto, tra i povari riconoscendoli sua immagine, e
per ornamento della vostra Chiesa dimora di Gesù Sacramentato.
51Quest'usanza che dietro il vostro esempio si perpetuerà nella Casa,
vi porterà due vantaggi, terrà sempre viva nei cuori delle Figlie di St.
Giuseppe la memoria che tutto viene dalle mani benefiche del
Signore, e vi risveglierà a gratitudine, e riconoscenza verso
l'ammirabile sua providenza che con tante, e si continui miracoli pensa
per la conservazione dell'Uomo, come per quello del più piccolo
animale.
142
Idem.
Regole
188
opera omnia
CAPITOLO XXVI
Meditazioni per le Figlie di S. Giuseppe
Ricopiato.
Piccole Meditazioni, o Riflessioni per le Figlie di S. G:
1. Della Creazione
1Perché
il Signore ci ha create? forse per acquistare ricchezze, forse
per divertirsi mangiare, bevere...? nò, nò, il Signore ci ha create per un
fine molto più nobile, più grande: ci ha create per conoscerlo, amarlo
e servirlo, nel corso di questa nostra breve vita. Ma conosciamo poi
noi, che cosa vuol dire conoscere il Signore, amarlo, e servirlo?
Conoscerlo vuol dire che sapiamo, e crediamo che Dio è un puro
spirito, eterno, immenso, perfettissimo, che riconosciamo la sua
potenza nella creazione, e conservazione di questo vasto universo, la
sua sapienza nella bellezza de' Cieli, nella vaghezza della terra,
nell'ordine ammirabile, e governo degli Uomini, e degli animali... la
sua bontà nella Redenzione, nell'Istituzione del SS: Sacramento. 2La
sua bontà nel perdonare le nostre continue mancanze, nel compatire
alle nostre debolezze, nel tollerare le nostre ingratitudini... Capite
adesso che cosa vuol dire conoscere il Signore?.. ebbene da questa
conoscenza che cosa ne segue? Che cosa abbiamo da ricavare? Qui
viene in conseguenza che lo dobbiamo amare questo Signore, cosi
grande, cosi potente, cosi benefico, cosi buono, e amarlo vuol dire non
dargli avvertitamente nessun dispiacere; non mai offenderlo, dargli il
primo luogo nel nostro cuore... e poi per suo amore amare il nostro
prossimo come noi stesse, perché sono sua immagine, e redente col
Regole
189
opera omnia
suo preziosissimo sangue, e lo dobbiamo amare il nostro prossimo
non ostante i loro diffetti, le loro imperfezioni perché il Signore ama
noi pure e ci ha donate tante si belle cose senza alcun nostro merito,
anzi piene di demeriti... e poi bisogna anche servirlo il Signore, e
servirlo nel nostro prossimo, facendogli piacere in quello che
possiamo, ajutandolo, soccorrendolo, consigliandolo, compatendolo...
3Ecco mie Cariss: 143 il fine nobilissimo per il quale Iddio vi ha create.
Pensatevi qualche volta quest'oggi, per esempio quando lavorate sia
in Casa, sia in Campagna, perché vedete non è necessario per pensare
al Signore che noi andiamo in Chiesa, o mai, facendo qualunque
azione lo possiamo fare, anche mangiando, discorendo, giocando... e la
mente, ed il cuore che devono pregare, e parlare con Dio... ricordatevi
dunque, e fatte passare cosi tra voi altre, il Signore mi ha creata per
conoscerlo, amarlo ecc, ecc ho poi fatto cosi s'inadesso? Lo faccio al
presente? e qui pentitevi se non avete fatto come si doveva, e
promettete di fare meglio in avanti... cosi vedete prenderete
l'abitudine di ricordarvi spesso del Signore, vedrete poi, mie cariss: 144
quando sarete più grandi i vantaggi che questo vi procurerà... Che il
Signore ci benedicca, e ci custodisca. 4Maria SSa. nostro Padre S.
Giuseppe fatte che la parola di Dio prenda radice nel nostro cuore, e
faccia frutti di vita eterna. Amen. Giaculatoria della giornata: Signore
fatte che conosca voi per amarvi, e me per disprezzarmi.
2. Ancora della Creazione
Signore, mie Carisse: 145 non si è contentato di crearci per
conoscerlo, amarlo, e servirlo in questa vita... nò, nò... và molto più
innanzi la sua bontà. Il Signore ci promette pure sè adempiremo bene
questo dovere un premio eterno nell'altra vita, cioè alla nostra morte,
e questo premio, è il Paradiso, che vuol dire una felicità perenne dove
contempleremo Dio a faccia scoperta... dove godremo la compagnia
di Maria SS: di St. Giuseppe, degli Angeli, dei Santi... che fine
nobilissimo... che generosità nel Signore... prometterci la sua stessa
dimora... Ho non vi sentite aprire il cuore ad amore, tenerezza, gioja
ad una promessa si grande; si splendida? E noi dal canto nostro non
faremo tutto il possibile per meritarcelo questo premo, per arrivarvi ad
5Il
143
Carissime.
144
carissime.
145
Carissime.
Regole
190
opera omnia
un fine cosi felice? I mezzi stanno in nostra mano, a noi tocca il
meritarcelo. 6Amare, e servire il Signore, ecco la strada... Beate voi,
che avendovi il Signore, nella sua ammirabile Providenza collocate in
questa Casa, vi ha pure messe sulla strada regia che conduce al Cielo,
e questa strada è l'ubbidienza. Ringraziate in cuor vostro il Signore
del doppio beneficio, e questa sia la vostra occupazione suprema più
nel corso della giornata. Guardate pure spesso il Cielo, e ditte quello
sarà il mio soggiorno, la mia Patria, la mia abitazione per tutta tutta
l'eternità. Questo pensiero vi suggerirà, e dirà quello che dovete fare
per arrivarvi. Chè il Signore ci benedica, e ci custodisca. Maria SS:
nostro Padre S. Giu. 146 fatte che la parola di Dio prenda radice nel
nostro cuore, e faccia frutti di vita eterna Amen. Giaculatoria. Nostro
Padre S. Giu. 147 fatte che arriviamo al Paradiso, sulla strada del quale
il Signore ci ha collocate.
3. Dei peccati
7Dopo
aver considerato il fine nobilissimo per il quale il Signore ci ha
create, e il premio immenso che ci ha promesso, sembrarebbe
impossibile che l'uomo creatura si nobile, e favorita da Dio, dotata di
tante e si grandi prerogative, fornita di tanti doni di natura, e di
grazia potesse rivoltarsi contra il suo Creatore, il suo Benefatore, il suo
Padre, e mettendo in dimenticanza tanti benefici, ardisce offenderlo,
insultarlo, disprezzarlo... ho non ci fà orrore, mie carisse: 148 non ci fà
orrore questa ingratitudine dell'Uomo... sembra impossibile non è
vero chè si possa giungere a tanto eccesso? e pure è cosi tutte le volte
che trasgrediamo i suoi Comandamenti, e precetti, tutte le volte che
disprezziamo la voce, ed i consigli de' superiori, tutte le volte che
offendiamo il prossimo ecce ecc, noi si rivoltiamo verso Iddio, verso
quello che oltre ci ha dato tutto quello che la natura ci presenta di
bello, di vago, di grande, di perfetto, non sapendo più che darci ci
diede il suo stesso Figliuolo nell'Eucarestia per nostro cibo e
nutrimento, e conforto... 8O mie carisse: 149 noi pure, a nostra
confusione, e vergogna, noi pure più delle altre amate, e favorite
ossiamo offenderlo, contristarlo, affligerlo con le nostre disubidienze,
146
Giuseppe.
147
Idem.
148
carissime.
149
Idem.
Regole
191
opera omnia
invidie, caprici, negligenze a nostri doveri... Ma Signore che avete
dato all'Uomo dignità si grande, perché poi dargli tanta debolezza da
non poter resistere al demonio, alle passioni... perché queste due
contraposte di somma grandezza, e somma miseria? Perché, mie
carississ: 150? perché il Signore vuole che lo meritiamo il Paradiso, e che
sia il prezzo dei nostri sforzi, delle nostre fatiche, vuole che la nostra
vita sia guerra e tentazione continua perché poi vincendo, e
rimanendo vittoriosi ci meritiamo il premio promesso. 9Non
mettaremo dunque tutto il nostro coraggio, e la nostra forza per
arrivarvi a questo Porto beato preparato a chi avrà combatuto? ma più
di tutto per amore, per riconoscenza, per gratitudine? o si, si che noi
lo vogliamo, e lo vogliamo di cuore. Preghiamo dunque il Signore che
ci ajuti, e benedica e avvalori le nostre rissoluzioni perché senza di Lui,
voi lo sapete noi non possiamo niente, e perché le nostre promesse
non si riducano a sole parole, quest'oggi metteremo tutta l'attenzione
e la premura onde non offenderlo nemeno leggermente
particolarmente con quel diffetto che cadiamo più spesso (per
esempio... disubidienze, invidia, negligenze ecce) Chè il Signore Ci
benedica, e ci custodisca. Maria SS: nostro Padre S. G. 151 fatte che ecc,
ecc sempre come qui adietro. Giaculatoria Signore preservatemi
dall'ingratitudine.
4. Della Disubidienza
10Uno
dei primi, e maggiori peccati con i quali si offende la Maestà di
Dio, sapete qual è. La Disubidienza. Questo è il primo peccato che fece
l'uomo appena messo sul mondo, e questo è quello con il quale più
spesso si offende Dio, e dal quale poi derivano tutti gli altri nostri
mancamenti e peccati. Voi stesse converete meco chè ho ragione. Sè
tutte avessimo d'ubbidire alla voce ed ai consigli de' Superiori i quali
ci sono stati dati da Dio per nostro bene, guida e direzione noi non ci
renderessimo si spesso colpevoli verso la Maestà di Dio, non
offenderessimo si spesso il suo divin Cuore. 11Questa virtù ci è tanto
necessaria che Gesù Cristo medesimo nel tempo della sua vita
mortale cè nè fece precetto, e cè nè diede l'esempio. L'obbedienza ci è
tanto necessario, che senza questa noi non ci possiamo salvare, e senza
questa non saremo, e non potremo mai essere felici nè meno a questo
150
carissime.
151
Giuseppe.
Regole
192
opera omnia
mondo. L'Ubbidienza è la virtù più cara a Dio, il sacrificio a Lui più
accetto, quella che porta la tranquillità e la pace all'anima, la
concordia nelle Famiglie l'unione in tutti stati. 12Mie Carisse: 152
esaminiamoci come s'inora abbiamo trattata questa virtù... e d'ora
inavanti formiamone quel concetto, e quella stima ch'ella si merita.
Che questa sia la nostra virtù prediletta, formiamone la rissoluzione
quest'oggi... Chè ciascuna studi d'esser d'esempio, e di stimolo alle
Altre... ho la bella garra, che questa sarebbe quanto bene, quanto
vantaggio a questa Casa quanto sè nè compiacerebbe il Protettore, il
Padre di questo Istituto il glorioso St. Giuseppe. 13Preghiamolo
spesso per la sommissione, e l'ubbidienza che sempre gli prestò Gesù, e
Maria, che cé l'imprima nel cuore, e nella mente in maniera chè mai
più deviamo da questa luce, da questo mezzo sicuro per arrivare
certamente a salute. Incominciamo dunque quest'oggi... subito... e qui
proponete, ma siate fedeli, rissolute, franche d'essere ubbidienti, ma
d'una ubbidienza, pronta, e generosa. Chè il Signore ci benedica, e ci
custodisca. Maria SS: nostro Padre St. Giuseppe fatte ecc ecc.
Giaculatoria Gesù, voi siete stato ubbidiente sino alla morte, e alla
morte di Croce, e io ricuserò d'ubbidire.
5. La Bugia
14Ieri
avete veduto come la Disubidienza è la radice e la sorgente di
molti peccati, quest'oggi vedremo come anche la Bugia offende e
contrista grandemente il Signore, e come degrada l'Uomo, creatura si
nobile, si eccelente, si ragionevole, facendolo simile al Demonio, che
sapete, viene chiamato il Padre della menzogna. Questo peccato
dispiace tanto alla Maestà Divina che lo proibisce perfino
espressamente nei suoi comandamenti «Non dire il falso». Qui non vè
distinzione vedete da cosa grave a leggera, di piccola a grande, chi fà
bugia dicce il falso, chi dicce il falso fà bugia questo è chiaro. 15La
Bugia è vizio si brutto, e vile che l'uomo stesso odia tanto il bugiardo
che lo disprezza, e lo schiva. Il Bugiardo è anche ladro, lo dicce il
proverbio, e lo prova l'esperienza. Una persona abituata a mentire è
ben difficile che sè nè possa emendare perché questo vizio ha di più
sopra gli altri vizi che si innesta in noi di maniera chè si fà senza
accorgersene. Guardatevi bene dal cadervi una volta, una bugia non è
mai sola, mai, mai... perché per nasconder questa conviene farne due,
152
Carissime.
Regole
193
opera omnia
o tre. Meno poi vi lasciate trascinare a questo per il timore del castigo,
scrivete nel vostro cuore «piutosto morire che mentire». 16Sia sempre
la verità nelle vostre parole, questa sia la vostra bandiera, questa il
vostro scudo. Sè potessimo sapere quanto male e quanto può
apportare una bugia, certamente nè concepiressimo tutto quell'orrore
ch'ella si merita. Il Demonio si serve di una bugia per far cadere, ed
ingannare. Eva là nel Paradiso Terrestre, e ha forza di menzogne il
Demonio continua a far cadere i deboli e gli incauti nelle sue reti, il
suo impero è basato, e susiste sù questo; vedete dunque a chi vi
rassomiglierebbe, e vi farebbe figlie questo vizio... e quanti rimorsi vi
provocherebbe per il punto della vostra morte. Incominciate dunque
la vostra carriera, giacché il Signore nella sua grande misericordia vé
nè dà i mezzi col far guerra a questo vizio... e qui pensate se mai vi
foste di già incorse qualche volta... e questa sia l'ultima. 17Una delle
più belle lodi che deve freggiare una Figlia di St. Giuseppe deve essere
la sincerità, prendete questo glorioso Santo a testimonio delle vostre
promesse, e sempre, ma massimamente in quest'oggi raccomandatevi
a Lui acciò imprima bene nella mente e nel cuore quando abbassa, ed
accerbisce una menzogna. Che il Signore ci benedica e ci custodisca
Maria SS. ecc, ecc, ecc.
6. L'invidia
18Cajno
poteva, come suo Fratello Abele essere la consolazione, e il
conforto dei suoi genitori, che scacciati dal Paradiso terrestre,
trascinavano i loro giorni nei travagli, e nelle fatiche, conseguenza del
loro peccato di Disubbidienza. Cajno per non avere soffocato nel suo
cuore i primi germi, i primi stimoli dell'invidia... Cajno si lascia
trasportare al più orribile, al più abbominevole de' delitti, ad uccidere il
proprio Fratello, e cosi diventa l'Uomo il più miserabile, ed il più
disgraziato del mondo. Vedete a chè strascina questo vizio quando
non si ha abbastanza virtù e forza per soffocarlo nel suo principio.
L'Invidia entra a poco a poco nel nostro cuore e impadronita chè sè nè
sia ci rende ingiusti, sospettosi, maldicenti: un Uomo invidioso è
sempre tristo, non ha mai pace, perché tutto quello chè vede di bello,
di buono, di lodevole nè suoi simili l'amareggia e lo attrista. 19O la
vita infelice che è questa mie Cariss: 153 per quanto amate Gesù, per
quanto amate Maria guardatevi dall'invidia come d'un morbo
153
Idem.
Regole
194
opera omnia
pestilenziale, e maligno, o guardatevi per quanto vi stà a cuore
l'interesse della vostr'anima, l'invidia sè avesse dà penetrare nè vostri
teneri cuori, vi toglierebbe tutta la bellezza, tutta la pace, tutta la
felicità e vi soffocherebbe i più bei germogli di tutte le virtù, il
candore, la purezza, la gioia... 20Ho mie Cariss: 154 che questo vizio non
venga mai a intorbidare la serenità dé vostre vitte, impromettetelo a
questo Dio di bontà, e di misericordia, che versa le sue grazie e i suoi
benefici tanto sui buoni che sui cattivi, e in quest'oggi mie cariss: 155
pel bel nome che portate, sè aveste avuto, o se mai aveste (che Dio nol
voglia) qualche poco d'invidia con qualche d'uno fattelo essere oggi
l'oggetto delle vostre attenzioni compiacenze ed amore, e questo
fattelo pure tutti giorni del vivere vostro, acciò il Signore vi dicca un
giorno... Fin chè hai combattuto, e vinto vieni nel gaudio del tuo
Signore. Che il Signore ci benedicca e ci ecc ecc.
7. La morte
21Una
delle conseguenze funeste che apportò il peccato d'Adamo sul
mondo è stata pure la morte, sè adamo resisteva al nemico, e non
disobediva a Dio suo creatore, e suo generoso benefattore l'uomo dopo
essere stato un determinato tempo nel Paradiso Terrestre senza
macchia, senza dolori senza affanni, senza rincrescimento sarebbe
passato mediante un dolce sonno, alla celeste Patria, e allora quale
felicità... ma adamo peccò e tutti i suoi discendenti sogiacquero come lui
alla morte. La morte dunque come castigo al peccato doveva essere
terribile, e in tutte le sue circostanze; e tale è un effetto mie cariss: 156
noi nè, giudicaremo come la Fede e l'esperanza tutti giorni cel
rappresentano. 22La morte è incerta vuol dire che non sapiamo nè
l'anno, nè il Mese, nè il giorno nè l'ora che succederà la nostra,
morremo giovani, o vecchi? di malattia, o di morte improvisa? ne
succedono tante alla giornata! morremo di notte o di giorno? a letto o
in piedi? in questo Istituto o fuori?... La morte è terribile perché
deciderà delle due sorti che deve a noi toccare o di eterna felicità o
d'eterno tormento... ho questo fa carissime, e il corpo resterà senza
senso, senza vita soggetto alla corruzione... 23Ma noi fermiamoci per
paura, e raccapriccia perché una volta spirate per noi non cé più
154
Idem.
155
carissime.
156
Idem.
Regole
195
opera omnia
scampo, quel luogo che allora ci toccherà quello sarà in eterno il
nostro posto... in eterno... capite bene che cosa vuol dire in eterno...
sempre... e questa morte deve venire certamente... ed io morrò, come
gli altri... ma quando... Dio lo sà... quando forse meno ci penserò... e
dove questa mi condurrà in Paradiso, o al Inferno... questo il Signore
l'ha messo in mia mano... tocca a me dunque prepararmi il luogo
dove vorrò che la morte mi conduca. 24Il Signore buon Padre, e
misericordioso mi collocò in un luogo, dove più agevolmente possa
salvarmi, ed io sarò si pazza di non approfittarne... Si Signore, con la
vostra grazia col vostro aiuto farò in maniera, vivrò in maniera che la
morte quando vorrà non mi attristi, nè mi spaventi, ma mi infondi
invece nel cuore quella dolce calma, e quella santa tranquillità, è pace
conseguenza, e premio d'una santa, irreprensibile vita. 25Per renderci
più agevole quel terribile passo, quest'oggi penseremo qual è quel
peccato, quel vizio, o quel difetto che ci renderebbe difficile un buon
apparecchio alla morte, e con rissoluzione forte, e decisa lo estirparemo
dal nostro cuore, dicendo con santa confidenza al Signore. Signore vé
lo prometto, vé lo prometto perché voglio assolutamente morire della
morte de giusti nelle vostre SS. braccia, con Maria e Giuseppe in
Compagnia. Questa sarà pure la Giaculatoria di tutta la giornata. Chè
il Signore ci benedica ecc ecc..
8. Miserie del Corpo estinto
26La
morte separa l'anima dal Corpo, questa come avete jeri veduto
anderà in quel posto, in quel luogo dove noi durante la nostra buona,
o cattiva vita l'avremo collocata, e per sempre... questo è articolo di
fede, e da qui non si scampa... e il Corpo mie Carissime, e il Corpo
resterà senza senso, senza vita soggetto alla corruzione... Ma noi
fermiamoci per un momento questa mattina a considerare le miserie
di questo corpo verso il quale si ha tanta premura... si accarezza si
custodisce si contenta si sovente, e molte volte forse si ardise anche di
preferire a Dio a l'anima immortale a l'anima si eccelente... 27Vedetelo
dunque freddo cadavere, pallido, contraffatto chè agli astanti fà
raccapriccio, ed orrore... vedetelo dopo poco tempo fatto già pascolo
di vermi, puzzolenti... consumarsi a poco a poco... dividersi,
sciogliersi... seccarsi in fine e rimanere un sol pugno di polvere che il
vento disperde... Mio Dio questo corpo verso il quale ebbi forse tanta
ambizione, e col quale mi compiaqui, perché mi sembrava si bello!...
Signore fatte chè resti sempre impressa nella mia mente le miserie nelle
Regole
196
opera omnia
quali si ridurà un giorno questo povero corpo, acciò nè m'attacchi, nè
m'affezzioni ad esso ma lo tenga soggetto allo spirito, serva a questo e
quando o Signore costretta dalla necessità e dal bisogno converrà
pure che lo contempli, e lo sostenga questo Corpo onde conservarlo e
mantenerlo come voi me lo comandate, essendo anche questo un
vostro dono, sia col nutrimento, sia col riposo deh fatte chè dia a
queste azioni in sè stesse vili, e indifferenti un'intenzione nobile, e
degna, facendola per vostra gloria, e per essere sempre più in istato
d'amarvi, e servirvi. 28Quante azioni mie Cariss: 157 restano senza
merito e senza frutto per non aver premura di nobilitarle col offrire a
Dio, nostro Padre, nostro Creatore che fatte con retto fine procurarebbe
tanti meriti. Ricordatevi di questo, ricordatevi della eccelenza dell'
vostr' anima, e ricordatevi delle miserie del Corpo estinto, e quando
lavorate la terra considerate, e ditte «spesso il mio corpo è stato
formato di questa stessa matteria, e quando la mia anima immortale,
si dividerà con la morte questo corpo ritornerà ancora alla sua
origine». 29O, mie Cariss: 158 vi assicuro chè sè ciò dirette con
sentimento vi gioverà assai onde togliervi dal cuore ogni ambizione, e
ogni compiacenza per esso, e forse forse vi potrà far diventare sante,
perché il Signore vuole, vedete, che lo diventiamo, dicendo nell' suo
Evangelo «Siate Santi com'io sono Santo»159. Giacu. 160 della giornata
Signore fatte che le miserie nelle quali si ridurrà questo Corpo mi resti
sempre impresse nella mente tutto il tempo della mia vita. Che il
Signore ci benedica ecc ecc.
3o9.
Giudizio particolare161
157
Carissime.
158
Idem.
159
Lv 11,44-45; 19,2.
160
Giaculatoria.
161
Questo paragrafo è annunciato, ma non è stato sviluppato.
Regole
197
opera omnia
Regole
198
opera omnia
CAPITOLO XXVII
[Feste di famiglia e premiazioni]
Premi annuali
1Per
mantenere sempre piu viva ed animato nella Casa e tra le
Figlie, i Figli di St. Giuseppe l'amore, pel lavoro e più per
d'Agricoltura tutti li anni nelle Case dell'Istituto si distribuira dei premi
a quelli, e quelle che maggiormente si distinsero con la loro attività
zelo, attenzione, e premura nei lavori della Casa, specialmente
dell'agricoltura. Fra questi premi vi sarà una medaglia da darsi a
quello e quella in particolare che più degli altri si distinse
nell'Agricoltura e che portera poi in seguito appesa con nastro
all'Abito. Essendo poi l'Autuno la stagione più amena, e ridente
dell'anno e nello stesso a tempo anche la più disimpegnata da lavori
campestri cosi si sceglierà un giorno del mese di Settembre per questa
funzione e questo giorno sara pur quello scelto da tutte le Case
dell'Istituto e verra chiamato il giorno dei premi.
2Quantunque questa sia una Festa tutta di Famiglia nulla meno
si procurerà di darle tutta quella solennità possibile per
maggiormente animare i Figli, e le Figlie di S: Giuseppe all'amore del
lavoro specialmente dell'Agraria, e così possa essa mantenersi nella
Casa sempre viva secondo il fine della nostra Istituzione.
Festa dei premi
3Siccome
tutto viene da Dio, il quale da vita a tutte le cose, così
si incomincierà la giornata dal' offrire al Signore il Santo Sacrificio della
Regole
199
opera omnia
Messa per le grazie, e benefici impartiti all'Istituto ed ha suoi membri
alla quale vi assistera i Figliuoli, e le Figliuole / coi loro Abiti di Festa.
Riuniti poi alla presenza dei Fratelli, e delle Suore / ciascheduno
nelle loro Case / in una stanza a questo fine preparata, il Superiore /
o la Superiora / farà un picol discorso ai medesimi sui benefici, e
grazie da Dio concesse alla Casa ed Istituto; sui vantaggi, ed utile
dell'Agricoltura pel la moralità, la sanita, ed il comercio, sui ricavi più
o meno abbondanti di quell'anno aggiungendo quant'altro credera
meglio per animare i Figliuoli / le Figliuole / ad applicarsi a
quest'arte si utile, ed innocente che gli salva da tanti pericoli indi si
verra alla distribuzione dei premi riservando per ultimo il premio
della Medaglia che sara sempre una sola e per quello che in modo più
particolare degli altri si distinse nell'Agricoltura. 4La nomina a questo
premio verra seguita da canti di festa, e di letizia con l'inno di S.
Giuseppe mentre il Superiore stesso attacchera all'abito del premiato
la medaglia, che porterà poi sempre in seguito vestendosi in
uniforme. Il premiato con la Medaglia avrà pel corso dell'anno il cosi
detto Ufficio d'Abele che sara quello di raccogliere le primizie di tutti
frutti della campagna e presentarli all'Altar del Signore nel piccolo
oratorio intern «onora il Signore con le tue facoltà e da a Lui le [...]162 di
tutti i frutti tuoi, e i tuoi granai si empieranno [...] mar tu puoi, e i tuoi
strettoi ridonderanno di [...]163»164.
5Si terminerà la festa col Canto del Tedeum e la Benedizione del
Venerabile la sera nella Chiesa dell'Isti. 165.
162
primizie [?].
163
vino [?].
164
Prov 3,9-10.
165
Istituto.
Regole
200
opera omnia
CAPITOLO XXVIII
Le serate invernali
Istruzioni alle Maestre
1S.
C. 166, tenete lontano dalle vostre Figlie, per quanto vi è
possibile l'ozio, la noja, e il tedio, e siccome le Serate invernali sè non
sono ben regolate, e miste con l'occupazione, e il sollievo sono
veramente lunghe, e nojose, cosi io vi metto qui in breve ed alla
meglio un metodo se vorete seguirlo, e maniera facile acciò le
medesime vi trovano in queste Serate Invernali, si care, e piacevoli
per l'utile che se ne può ricavare, un sollievo al loro spirito, un
istruzione, e coltura alle loro menti, un divertimento al loro corpo,
chè allontanandole poi dal pensare troppo a sè stesse, cosa
nocevolissima per chi vive in un Istituto e lavorando quindi con più
lena, e alacrità, diano gloria a Dio per il quale, e nel quale dobbiamo
vivere, ed operare in questa vita, e nella futura per tutti secoli de'
Secoli. Così sia.
2Ma mie Cariss: 167 io non intendo che seguiate alla lettera
quanto vi dirò qui in appresso nè chè sempre dicciate alle vostre Figlie
le medesime cose perché qui le trovate scritte nò, nò, cadreste d'una
noja in un altra maggiore; io qui vi metto un esempio, un metodo,
una maniera... ed eccetuata la Dottrina, ed i conti mentali che questi
sono di tutte le Sere, del resto variate secondo vi dettano le
circostanze, i bisogni delle vostre Figlie, e le ispirazioni che vi può
dare il Signore perché in un tempo vi è bisogno d'una cosa, in un
166
Sorelle Carissime.
167
Carissime.
Regole
201
opera omnia
altro d'un altra, e cosi via discorendo, basta che la nostra mira sia quella
di tenerle sempre istruite, ed occupate piacevolmente, allegramente, e
santamente. Povare Figlie, esse hanno in Voi una Madre, e sareste
crudele sè non le amaste, una Maestra è sarete colpevole sè non le
istruiste, una amica e sarete indegna sè non le apriste il cuore all'amore,
e alla confidenza.
3Ma per amore, mie Cariss. 168 io non intendo quel amore
puramente naturale chè solo ha in vista il ben essere, e la prosperità
del corpo non pensando, ed occupandosi chi ha molto, e ben nutrirle
a danno d'innumerevoli vizi, a farle poltrire nell'ozio, e nell'accidia
per non molestare la loro pigrizia, e infingardagine, sorgente d'ogni
miseria, nel ben vestirle, e al di sopra della loro condizione
fomentando così la loro superbia, e nel tollerare, e secondare le loro
voglie, e caprici con danno reale della loro vera felicità e salute. 4Mie
Carissi 169 questo amore non è l'amore chè deve ardere nel cuore delle
Suore di questo Istituto, nè quello che St. Giuseppe pretende
consegnandovi mano, mano le sue Figlie. Il vostro amore deve
attingere ad una sorgente più pura, deve avere una mira più alta, e
più spirituale, dovete senza negligentare il corpo formare lo spirito
delle vostre Figlie sulle Massime del Vangelo, il loro cuore, sul
modello di quello di Gesù, perciò sè le amate d'avero, vi strugete in
Esse, tagliate, e riformate quanto vi si oppone in contrario, non
trascurando mezzi, fatiche, e sacrifici per giungere al vostro scopo.
5Incomincio. Appena dunque le vostre Figlie si sono sedute
dovete procurare di raccogliere con santa soavità le loro menti con
qualche buon pensiero, e sentimento, essendo ancora dissipate dalla
ricreazione, per esempio «eccoci qui raccolte anche questa sera,
quanto siamo obbligate al Signore! eccoci qui tutte sane, ben proviste
del necessario, e perfino di tutti comodi... Il Signore pensa
continuamente a noi... ci ascolta, ci vede, ci ama, e gusterà certamente
di veder qui unite in santa pace, e concordia tutte le sue Figlie, non è
vero? ho chè felicità, o chè gioia vivere, ed operare sotto gli occhi del
Signore! 6Raccogliamoci un poco, mie Carissime e prima
d'incominciare i nostri dilettevoli trattenimenti e facciamo a suo
amore, e gloria un poco di silenzio, questo servirà a raccoglierci, ed a
rendere al Signore un piccolo tributo di lode e di riconoscenza, non è
questo mie cariss. 170 un dovere, per non dire un obbligo? non
168
Idem.
169
Idem.
170
carissime.
Regole
202
opera omnia
lasciamocelo dunque rincrescere e frattempo ripasseremo nei nostri
cuori i benefici dei quali questo buon Padre ci ha colmate,
specialmente in quest'oggi... sè sapeste, quanti! quanti! poiché noi non
possiamo sapere, nè comprendere vedete le grazie, ed i benefici
occulti del Signore, lo sapremo poi un giorno.../ e qui incominciate
con una mezz'ora di silenzio / nel qual tempo voi potrete far leggere
sommessamente qualche Figlia, perché noi non possiamo perdere un
momento di tempo per loro istruzione, e coltura, dovendo la giornata
quasi sempre essere impiegate in lavori d'esercizi manuali fuori della
Scuola. 7Altra sera potrete incominciare cosi «Oggi che è Mercoldì,
mie Cariss. 171 voglio che diamo principio alla nostra serata sotto gli
auspici della Sacra Famiglia... sapete nè cosa vuol dire auspici... sotto
la protezione della Sacra Famiglia perciò in questo poco silenzio chè
ora faremo penseremo ai travagli che sostenne per nostro amore
questa augusta Famiglia: povertà, strettezze, incomodi, freddo... 8Mio
Dio chi potrà comprendergli! sè il Signore mò, o la Madonna, o St:
Giuseppe avesse chiamata qualche d'una di noi, allora a servirla, chè
onore nè! chè grazia, chè attenzione per nostra parte avressimo usata!
chè occhiate nè al Bambino, a Maria a S: Giuseppe! Ebbene serviamoli,
e contempliamoli con lo spirito in questo poco silenzio chè faremo a
loro onore e gloria» Altre volte direte loro «Oggi è Venerdì, e
ritiriamoci in questa mezz'ora nel Sacro Cuore di Gesù, in quella
fornace d'amore acciò riscaldi, ed accenda pure i nostri cuori d'amor
puro e generoso... sapete cosa vuol dire amor generoso? provate per
Lui a tutti i sacrifici, senza rincrescimento, e senza incertezza.. voglio,
e non voglio... nè chè facciamo cosi tante volte? vogliamo bene al
Signore ma mi rincresce molto a tacere quella parola... ad ubbidire
senza replica... ad assogettarmi a quella fatica, a perdonare quella
compagna... nè chè fate cosi? farò, farò, ma però quando, comoda e
piace a noi non è vero? nò, nò cuor grande, cuor generoso, cosi deve
avere il cuore una Figlia di St Giuseppe; 9Andiamo dunque silenzio.
Altra volta potrete dir loro cosi «Oggi, essendo Sabato, facciamo il
silenzio ad onore della gran Vergine Maria, di questa nostra cara
Madre, ho, questo non ci deve rincrescere certamente, dar gloria a
Maria! pensare alla Madonna! ho, certamente nò. Quante grazie non ci
fece mai questa Madre di misericordia! e quante cé nè farà ancora.
Maria è il nostro rifugio sè l'ameremo! ne' pericoli, il nostro sostegno
nelle tentazioni, la nostra speranza nell'avvenire... ho quanto siamo
obbligate al Signore d'averci data Maria per Madre, ho amiamola
171
Carissime.
Regole
203
opera omnia
sempre, sempre questa tenera Madre, e tutte tutte andiamo a gara per
amarla, onorarla e servirla di più... pensiamo dunque a lei in questa
mezz'ora, alle sue virtù che dobbiamo cercare di conoscerle, per poter
poi immitarle, specialmente vedete nella sua modestia, semplicità,
umiltà.
10Altra volta potrete dirle «O questa sera ricordiamoci del
nostro gran Padre, il glorioso St: Giuseppe, hò come si deve rallegrare
nel veder qui unite tutte le sue Figlie, poiché è stato proprio Lui
sapete, solo Lui che ha ideata, e formata questa Casa, questo Istituto...
ho! non possiamo neanche dubitarne, non vedete voi forse la sua
protezione e la sua assistenza nelle grazie, e benefici che
continuamente ci prodiga; chè direi quasi sorprendenti, e miracolosi. e
sè noi corisponderemo alle sue grazie, ed intenzioni vedrete chè questo
piccolo Istituto ingrandirà tanto, tanto... 11Guardate, noi siamo come
la prima semente chè St: Giuseppe ha gettata in questo Giardinetto da
Lui stesso creato, sè la semente fiorirà, e porterà i frutti ch'Esso
desidera, la raccoglierà e la spargerà poi in altri Giardini, e in altre
terre per tutto il mondo alla maggior gloria di Dio, ed ha benedizione
dell'Uomo... ho la gran fortuna la nostra, la gran grazia d'averci scelte
per sue Figlie, e Figlie primogenite!... ma nello stesso tempo vedete i
gran doveri, i grand'obblighi chè questi titoli ci impongono... vi par
poco dipendere, il maggior o minor accrescimento dell'Istituto, dalla
nostra riuscita, dai nostri diportamenti... ma coraggio mie cariss: 172
confidiamo in Dio, confidiamo in Maria, confidiamo in St: Giuseppe,
e / e dicciamo con santa confidenza «si ci arriverò, lo spero, lo
desidero, lo voglio, il Signore vedete non è mai sordo ad una ferma, e
generosa risoluzione, quando mira la sua gloria e il suo beneplacito...
adesso incomincio il solito silenzio ecc, ecc.
12Altre volte per far maggiormente comprendere alle vostre
Figlie la grazia grande d'essere collocate in quest'Istituto, mostrate
loro i pericoli dai quali per pura bontà di Dio sono state ritirate...
come «indovinate mò che cosa pensava in questo momento?
indovinate pensava, dove sareste tutte in quest'ora, in questo istante sè
Dio, la sua Madre SS. e il nostro Padre S. Giuseppe non fossero venuti
a prendervi una per una nelle vostre terre, nei vostri Paesi... per
condurvi, e collocarvi in quest'Istituto? dove sareste in quest'ora ditelo
voi medesime? ho! forse nella miseria, trascurate, neglette,... e forse,
forse anche in pericolo del male,... ho se poteste vedere le vostre
compagne che lasciaste nel mondo, e non ebbero, povarete, come voi
172
carissime.
Regole
204
opera omnia
la stessa sorte, sè poteste vedere l'ignoranza e dell'anima e del corpo
nella quale sono allevate, i pericoli, le occasioni alle quali sono
esposte per guadagnarsi dà chè vivere, e dà che coprirsi! senza un
amica fedele, che le suggerisca e le conforti a sopportar con merito le
loro privazioni, i loro travagli... anzi sempre esposte a cattivi discorsi,
e scandalosi,... eccitate al male, dagli esempi continui chè hanno sotto
gli occhi, e fors'anche dall'istigazione di qualche Demonio, o dalla
pretesa necessità della loro miseria... 13Voi mie Carissime, non potete
credere chè nel mondo vi siano tanti pericoli! non è vero? confesso chè
forse vè nè sarà qualche d'una chè arriverà à sfugire da tante miserie,
però, credete a mè poche, poche vedete... sapete quelle chè sono più
delle altre fortunate, sono quelle chè nacquero contadine, lontane
dalle città, e dai Paesi, in qualche villagio sconosciuto del mondo, del
resto... basta ricordatevi sempre di non lasciar passar giorno senza
ringraziare il Signore di questo beneficio d'avervi collocate in
quest'Istituto, e sè alle volte vi succede qualche piccolo disgusto, o con
le compagne, o pel lavoro faticoso, o per altro, ecc, ecc perché già è
impossibile vedete Figlie mie, sinaché si ritroviamo sul Mondo che
non proviamo alle volte qualche piccolo contrattempo, o dispiacere,
non sapete chè questa terra, è chiamata, è un luogo d'esiglio, ed una
valle di lagrime? è voreste voi andarne esenti, per fino nelle Corti, e nei
Palazzi dorati vi è il suo amaro, e chè amaro! il vostro sapete è un
niente in confronto, ma qualunque sia la cosa chè vi possa succedere
pensate ai pericoli del Mondo, alle grazie ricevute, e tutto vi sembrerà
dolce, tutto buono, tutto bello».
14Altre volte... ma io vi dicco qui il pensiero voi poi sviluppatelo
alla vostra maniera, come volete, e come vi dettano la necessità, e i
bisogni delle vostre Figlie, poiché è sempre là dove bisogna battere,
ma però sempre con santa semplicità, nostro distintivo caratteristico,
dolcezza buon umore, intendete buon umore, non in tuono di Predica,
ma con quella libertà, scioltezza, e maniera persuasiva, che penetra
senza tristezza, persuade, ma con verità, rimarca ma senza offendere,
e si ascolta senza noja. 15Continuo, altre volte incominciate la serata
sotto gli auspici delle S: Anime del Purgatorio, e potrete dire «Oggi
essendo Lunedì, che generalmente si costuma consacrare alle Se:
Anime del Purgatorio, offeriamole noi pure la nostra serata... ma non
voglio per questo che stiano melanconiche vedete! ho, mai mai, lungi
sempre dalle nostre sere, dai nostri circoli la melanconia, la
melanconia dice S. Filippo neri non ha mai fatto alcun santo; e la
melanconia non ha dà entrare in quest'Istituto, quando si fà, ed opera
bene, si ha sempre di stare allegre, e molto più chè si rallegreranno, ed
Regole
205
opera omnia
avranno suffraggio anche quelle sante anime di questa serata a loro
onore offerta! certamente tutto quello che facciamo con intenzione di
dar gloria, e piacere a Dio è tutto meritorio, sia chè mangiate sia chè
beviate dice St: Paolo fatte tutto per gloria di Dio173: 16Noi dunque
offriremo a Dio, ed a suffraggio delle Sante Anime del Purgatorio il
nostro silenzio, il nostro lavoro, le nostre istruzioni, i nostri discorsi, e
persino la nostra allegria, vedete che vantaggi? Io m'immagino / non
sò sè sbaglio / chè i nostri Defunti / parlo di quelli chè sono in un
luogo di salvazione / ci vedono, pregano per noi, e si rallegrano del
nostro bene, Ora quasi tutte abbiamo là chi il Padre, chi la Madre, e
m'immagino chè vedendoci qui fuori dai pericoli del mondo, e sulla
strada quasi certa della salute proveranno quella consolazione, o
almeno quel sollievo che si può provare in quel luogo d'espiazione e
dirà con gioia quel Padre, o quella Madre «Sono stato io chè pregai la
Madonna SSt: St: Giuseppe, acciò mia Figlia fosse qui collocata, e l'ho
ottenuto! 17E sè potessero povareti farvi sentire le loro voci vi
direbbero «Vedi Figlia mia sino dopo morta ho pensato a te, alla tua
felicità e tu ti ricordi? e tu cosa fai per me? Vedete dunque i doveri
grandissimi che abbiamo verso le anime del Purgatorio siamone
sempre divotissime mie Carissime, e non ci rincresca l'offrire questa
sera a loro suffragio, questo poco silenzio, e quant'altro in questo
tempo faremo, pensando quanto quelle soffrono, e quanto per nostra
sorte possiamo fare per sollevarle.
18Un'altra sera potrete loro dire «E il nostro Angelo Custode
mie Carissime dove lo lasciamo, non faremo una serata a suo
beneficio? Certamente chè nè abbiamo tutto il dovere. L'Angelo
Custode, che vuol dire Angelo Guardiano ci è stato dato dalla Divina
Providenza sino dal momento della nostra nascita, onde fare con noi
l'Ufficio d'un tenero, ed affezzionato Amico. Esso dunque ci guida, e
preserva dai pericoli, ci tien lontane le tentazioni, e le cadute, fà
sentire al nostro cuore la sua voce soave in quell'ispirazione al bene,
in quell'eccitamento ad una buona, e generosa azione, come fà
provare ripugnanza ed orrore al male, rimorso, e pentimento dopo la
colpa. 19Esso fà di più ancora, accoglie le nostre preghiere, e le porta,
e presenta al Trono di Dio, tiene registro, come si dice del bene chè
facciamo, onde presentarlo poi un giorno al Gran Giudice, e non ci
lascia, ed abbandona sè non dopo d'averci condotte, e restituite nel
seno di Dio. Mie Cariss: 174 si ricordiamo noi con riconoscenza degli
173
1Cor 10,31.
174
Carissime.
Regole
206
opera omnia
Uffici del nostro buon Angelo? ho le diamo noi forse alle volte
coruccio, e dispiacere? Deh! guardiamoci sè mai lo fosse, da tanta
ingratitudine; l'ingratitudine degrada l'Uomo, ed è indegna d'un cuor
ben nato. Inavvenire mie Cariss: 175 ricordiamoci con più premura, ed
attenzione del nostro buon Angelo, ed incominciamo da questo
momento ad offerirle la presente serata, pensando nella mezz'ora di
questo silenzio agli obblighi che con Esso abbiamo, alle nostre
dimenticanze passate, e ai mezzi di ripararle nell'avvenire.
20Incominciata dunque la vostra serata con questa mezz'ora di
silenzio, nella quale le vostre Figlie si raccoglieranno, e saranno
quindi più atte a ricevere le vostre istruzioni, principiate dalla
Dottrina Cristiana e trattenetevi in Essa per un'altra mezz'ora nulla
più; tenete in mano il vostro Catechismo, fattele le vostre istruzioni
piane e semplici, interrogando or l'una, or l'altra della vostre Figlie sù
quanto loro spiegato, e non cercate d'andar avanti, acciò non si
dimenticano i principi, e le cose più esenziali a sapersi. 21Fatte loro
concepire grande amore, e stima per la Dottrina Cristiana, la quale ci
istruisce dei nostri doveri, e delle cose esenziali per la nostra eterna
salute. Dopo l'Istruzione lasciatele libero il campo dal dire quello che
loro più piace, ma insegnatele ha non parlar tutte in una volta, a non
parlar molto alto, e con strepito, acciò possiate intendere quant'Esse
diccono; che non si cambiano di posto, e non si alzano senza necessità,
come pure insegnate loro a non interompersi il discorso, poiché ciò è
impaolito, e da indizio di superbia, o almeno almeno
d'immortificazione ed ingnoranza. 22Tenete lontano da loro discorsi sino
la più piccola ombra di mormorazione e di biasimo, essendo questo
uno dei diffetti predominante e specialmente nel basso volgo: dite loro
il male che può cagione la mormorazione, e quanto è ha noi facile
l'ingannarsi in questo proposito, imprimete loro nella mente quelle
parole di Gesù Cristo «Non vogliate condannare, e non sarete
condannati, non vogliate giudicare, e non sarete giudicati»176 Chè
pensino a sè, chè badino a sè, chè troveremo dà chè fare molto senza
pensare agli altri. Dopo questo libero discorso, chè abbreviarete, o
allungherete secondo vi parà meglio, introducete l'istruzione Agraria,
e l'Aritmetica mentale due scienze utili, e necessarie ma adatatele alla
loro condizione, e capacità altrimenti non fareste che confonderle, e
annojarle. 23Tanto con l'Aritmetica, come con l'Agraria potrete
utilmente divertire le vostre Figlie essendo queste scienze assai
175
Idem.
176
Mt 7,1; Lc 6,37.
Regole
207
opera omnia
variate, e dilettevoli, come utili, e necessarie anche per una
Contadinuccia, poiché con l'Aritmetica mentale impareranno senza
bisogno di penna a Sommare, moltiplicare, sottrare, e dividere,
intendo sempre cose facili, e piane, come vi può essere il bisogno in
una Famiglia di Contadini per le quali le nostre Figlie sono destinate.
24Potrete dunque dividere l'aritmetica in tante Lezioni, e servirvene
d'una per sera, o anche d'una per più sere secondo poi il maggior, o
minor bisogno delle medesime, ed il Loro profitto. Per prima Lezione
fatte loro bene imparare a recitare i numeri, con sveltezza, e chiarezza
dall'uno, sino al cento, poi a due a due, poi a tre, a quattro ecc sino ai
cinquanta, indi incominciate da capo ma ritrocedendo per esempio
invece d'uno, due tre ecc, incominciate 100, 99, 98, 97 ecc e cosi sino al
primo, e questo breve, e facile esercizio può servirvi per una sera, ed
anche più Altra volta insegnatele il numero, la decina la centinaja, il
milliaja, e le caselle dell'abacco. Altra volta quanti soldi ci vogliono a
fare una Lira, quanti danari a fare un soldo, il valore d'una Lira Aus:
177
, quello d'un Fiorino, e cosi delle altre monete in corso. 25Altra volta
incominciate con la summa dicendo, queste o altre simili cose, io spesi
quest'oggi 150 Lire in Tela, 6O in Lino, e 25 in Cottone, chè cosa spesi
in monete? Ho scosso Lire 15.10 soldi per polami, 12 lire e 5 soldi per
Buttero, e 8 lire e 4 soldi per Latte chè cosa spesi in tutto? e cosi andate
avanti dalle somme più facili alle più difficili. Quindi passate alla
Moltiplica, e Sotrazione per esempio, compero Ba:178 12 Cottonina per
farne un Abito, e spendo 10 soldi al Braccio, quanto mi costa
quest'abito? Quattro Braccia di Panno a tre, Lire e mezza al Braccio
quanto importa? Sei Lire di buttero a Lire 8 e cinque soldi quanto
importa? Cento Uovi a un soldo e mezzo l'uno quante lire danno? E'
centocinquanta a due soldi e mezzo? Altra volta. 26Ora facciamo
raguaglio dell'entrata ed uscita di questo mese; potrete anche
agiungervi è non crediate fatica inutile questa nò, nò sè sapeste quante
Case, e quante famiglie sono andate al disotto per non aver mai conto
di ciò chè spendevano, e vedere sè l'uscita superava l'entrata, perché sè
io per esem. 179 o voi avessimo 100 Lire all'anno da spendere invece nè
spendessimo 110, o 120 capite anche voi chè bisogna in poco tempo
sbilanciarsi, vendere, e cosi andar bel bello alla malora... ho ragione
dunque di raccomandarvi questo studio? 27E' necessario, vedete mie
177
Austriaca.
178
Braccia.
179
esempio.
Regole
208
opera omnia
Carissi: 180, star bene informate di quanto si spende, e di quanto si
guadana in una Famiglia per sapersi poi regolare acciò la spesa non
superi l'entrata con danno grave, e forse irreparabile della Famiglia,
Ebbene facciamo il raguaglio dell'entrata ed uscita di questo Mese, chè
dopo poi la faremo di tutto l'anno. Incominciamo dalle spese
maggiori, le quali hanno sempre d'essere le prime. 28In Carni Lire 50;
in Pane L.181 60, Agli Lire 30 in Libri, e Carte 6 lire, e in piccole spese
Lire 5.10 soldi. Siete state attente? a quanto dunque assende questa
uscita in monte? a Lire 151.10 saldi. Va bene: ora tenetelo in mente
intanto chè facciamo il conto dell'entrata. Per incanatura di Seta
guadagnai Lire 25. Per fattura di Tele lire 15. Per Ovi, e frutte vendute
Lire 12... non mi sovengo d'altra entrata in questo mese,... ebbene, a
quanto questa arriva in monete?... a Lire 52. Adesso richiamatevi
l'uscita che abbiamo fatto ascendere a Lire 151.10, e sapiatemi dire
quanto questa supera di più l'entrata.. di Lire 99.10. Và bene. Vedete
ora chè non è poi tanto difficile questo studio. 29E cosi Maestre mie
Cariss: 182 andate facendole quei rifflessi che più credete meglio adatati
alla loro condizione, acciò le vostre Figlie possono riuscire brave, ed
accorte Madri di Famiglia cosa esenzialissima e chè dovete sempre aver
in mira, sè volete corispondere ai disegni chè ebbe il Signore quando
formò quest'Istituto. 30In altra sera insegnatele il valore del Peso, e
della Lira in quante parti questa si divide, delle Lire piccole, o Lirette,
di quant'oncie è composta, quante Lirette ci vogliono a formare una
Lira grossa e quante a formare il Peso. Quindi fattele fare dei piccoli
conti analoghi, chè sempre succedono, e ci vogliono in un casa per
esem:183 ho venduto 5 Pesi e 15 Lirette di Lino a Lire 18 chè cosa
importa. Ho comperato del Caffè o Zuccaro 4 Lirette, e 8 Oncie, e lo
pagai una Lira e 2 Soldi la Liretta cosa spesi? Di un Carra di Legna
grossa spesi Lire 48, chè cosa mi viene a costare al Peso? Compero
delle Fascine a 5 Soldi l'una, quanto mi verrebbe a costare un carro?
Ho incanata della Seta Lirette 18 a Soldi 15, quanto ho guadegnato?
Ho fatto filare un Peso, e Lire 6 di Lino a 30 Soldi la Lira, chè cosa
spesi?. Altra sera. Ho un debito di Lire aus 184 50 e vorrei sapere con
quanti Fiorini potrei pagargo. Uno guadagna al giorno 12 Soldi,
quanto guadagna al mese? e all'anno? 20 Fiorini quante Lire fanno? e
180
Carissime.
181
Lire.
182
Carissime.
183
esempio.
184
austriache.
Regole
209
opera omnia
10 Napoleoncini? e 15 Lire Aus: 185? ecc, ecc. E cosi via, via andarete
esercitando la memoria delle vostre Figlie in questi Esercizi si utili, e
necessari, ad apprendesi e pei quali ci vuole più pratica, chè studio, e
talento. 31Solamente tenete una Regola, e dividete con ordine la
vostra Aritmetica in tante Lezioni, come vi parà più utile, e conviniente
per le vostre Figlie, non guardando quello che scrivo, poiché io chè mi
ajuti cosi con esempi per esprimere, non potendo fare diversamente,
ma voi col tempo sarà bene chè estendiate in un Libro appositamente
il vostro sistema chè sarà quello chè con la pratica trovarete in seguito
più semplice, e giovevole. 32Dopo il tempo determinato per
l'Aritmetica, tacetevi, e lasciate alle vostre Figlie la libertà di discorere
ancora, e di ragionare sù questa come su altra materia, sè vogliono e
rispondete soltanto venendo interogate: voi intanto ascoltando, e
guardando con naturalezza a quello che esse dicono e fanno
continuate con apparente attenzione il vostro lavoro; Ma Torno a
raccomandarvi mie Cariss: 186 assueffatele a parlare una alla volta, e
senza chiazzo, e dissipamento, perché altro è ricreazione, altro è
conversazione, e sollievo, diversamente addio istruzione udiranno
d'un orechia, e sortirà dall'altro, addio divertimento, addio tutto, le
vostre serate non saranno più chè un ergastolo, dove perdarete il
tempo, la voce, e le vostre fatiche.
33Quando poi vedrete che le vostre Figlie passano a intavolare
discorso sciochi, e chè non vi garbano, destramente introducetene dei
migliori, e mettetele spesso nei discorsi, e ragionamenti della Sacra
Scrittura. Ho potessi farvi prendere amore a questi Libri si belli!
Ditemi dove volete trovare istruzioni più utili, e storie più belle, e
dilettevoli? Ivi senza bisogno d'altri socorsi trovarete stupendi esempi
di fedeltà, e confidenza in Dio, d'ubbidienza, e rispetto a maggiori, di
fortezza d'animo nelle avversità, di pazienza nelle tribulazioni, di
moderazione nella prosperità, d'onoratezza nei cimenti di
temperanza nelle grandezze, di magaminità coi nemici, di costanza
nelle prove, d'amore al lavoro, e alla faticha e cosi via, via; 34Ha questa
Scuola le vostre Figlie attingeranno quella purità, ed innocenza di
costumi, quella semplicità di tratto, e di maniere chè in progresso di
tempo diffonderanno poi pel mondo, ma in specieltà nella loro Classe,
e Condizione per la quale sono destinate. La Vita pure di Cristo, gli
Evangeli, gli esempi di Santi, le Storie, le apparizioni e le origini di
Santuari oltre chè divertiranno assaissimo le vostre Figlie, faranno nel
185
Austriache.
186
Carissime.
Regole
210
opera omnia
loro spirito ottima impressione, poiché essendo la maggior parte
d'esse, per non dire tutte in una ignoranza perfetta quando entrano in
questo Istituto, in conseguenza saranno più facili, e più docile di
ricevere quell'impressione chè voi vorrete darle; 35Guardate dunque
impegno, ed elacrita chè dovete avere. si tratta nientemeno di dare alle
vostre / direi sè non corro in sproposito / Figlie una seconda
creazione. S. C. 187 Vedete importanza della vostra missione?, Deh!
possiate conoscerla e rilevarne tutta l'importanza, onde adempierla,
con generosita, con amore e con costanza. Sarà poi molto ben fatto chè
di tratto in tratto vi faceste ripettere dalle medesime le cose chè voi
loro raccontate, questo servirà mirabilmente a tenerle attente,
imparare ad esprimersi bene, e con chiarezza. 36Vi ho detto sino da
principio chè l'Agraria deve essere altro argomento delle vostre
Istruzioni, e trattenimenti serali. L'Agraria parte esenzialissima
dell'educazione delle vostre Figlie, loro lavoro ed occupazione
speciale, in conseguenza vostro studio, e vostra premura per istruirle
praticamente, e teoricamente acciò le medesime quando lavorano
conoscono il metodo ed il motivo della tale o tal altra operazione chè
eseguiscono in Campagna, le regole di coltivazione, le diversità dei
terreni, le qualità delle terre, e la maniera di conoscerle ecc, onde
poter poi adatare alle terre i prodotti ed introdurne de' migliori, più
grandi, e durevoli, con minor spesa, e fatica poiche, dice un Autore,
non sono nè le spalle robuste, nè le braccia forti quelle chè migliorano
l'agricoltura, ma l'ingegno di chi vede oltre il suo solco, il pensare, il
ragionare, ed acquistare quei lumi chè si ricevono dagli altrui viaggi, e
dalli esempi d'altri paesi. 37Vedrete mie Carissime di qual
giovamento, ed utilità sarà l'Istruzione Agraria per le vostre Figlie,
lavoreranno con maggior gusto ed impegno, perché altro è lavorare
come si dice materialmente a fatica come le Bestie, altro è lavorare
ragionando, e conoscendone i motivi, e i vantaggi con ciò terete
sempre la mente delle vostre Figlie sia chè lavorano, o nò occupate in
questa scienza si vasta, e si dilettevole onde trovare, ed introdure
miglioramenti e vantaggi con gran utile proprio chè sociale. 38Sarà
anchè ben fatto chè permettiate alle vostre Figlie chè facciano a lungo e
tempo degli esperimenti pratici sui terreni ch'esse stesse coltivano,
anchè che non nè vedeste un utile, ed una sicurezza di riuscita, ciò
servirà a sempre più affezzionarle a quest'arte, e ad impratichirle per
l'avvenire, poiché l'esperienza è una grande maestra, e consigliera per
istruirci con utile e profitto. 39Vi raccomando mie Carissime, e vi
187
Sorelle Carissime.
Regole
211
opera omnia
raccomando assai chè le vostre Lezioni in quest'arte, e generalmente
in tutte sieno piane, semplici, ed adatate alla loro capacità, e
condizione, perché la troppa Istruzione potrebbe facilmente
risvegliare nelle vostre Figlie presunzione, e superbia con ridicolo
della gente, e danno grave della loro condizione, nel qual caso sarèbbe
meglio chè le aveste umili ed ignoranti, chè istruite, e superbe, quindi
state sull'avviso, e siate guardinghe non lasciandovi voi pure
trascinare dalla smania del sapere oltre i limiti del dovere, e della
convenienza. 40semplicità, mie Cariss: 188, semplicità, sè dovete essere
semplici nei costumi, e nelle maniere, lo dovete pur essere nelle
vostre scuole, e nelle vostre Istruzioni, il Signore creando
quest'Istituto per la classe Condadina ebbe in mirra di stabilire di
nuovo questa si bella, ed eccelente virtù, state dunque sull'avviso, e
non vogliate per far pompa di sapere, e per smania di dire sacrificare
un punto si esenziale della vostra Istituzione, e non stancatevi mai di
ripeterlo raccomandarlo alle vostre Figlie; Vorrei che la semplicità
fosse la divisa d'Una Suora della Sacra Fa 189 e di tutte le sue Figlie, chè
questa risplendesse nelle loro maniere, nei loro tratte, nelle loro
parole, che brillasse persino sulle loro fronti per farla quindi amare ed
apprezzare da tutte gli Uomini, che St: Giuseppe lo faccia... ma
torniamo al nostro proposito. 41Istruendo le vostre Figlie nell'agraria
non trascurate occazione alcuna di fare conoscere come la Providenza
divina concore per primo a tutte le formazioni degli oggetti si visibili,
che invisibili, al crescere, e alla conservazione de' prodotti, poiché
senza questa tutta la scienza dell'Uomo a nulla giovarebbe che però
dobbiamo riconoscerla, ed adorarla; chè dobbiamo innoltre servirci dei
mezzi chè questa stessa Providenza ci somministra, impiegandovi con
alacrità il nostro lavoro, e le nostre fatiche, onde cavare dalle terre il
necessario nutrimento, perché Dio cosi lo vuole. 42Dite loro come la
natura tutta è una stupenda scuola di perfezione i di cui esempi sono
anmirabile, e le Lezioni continue Come le erbe conservono sempre non
ostante le vicende delle stagioni le loro virtù prodigiose, e particolari,
le piante crescendo, e formandosi docilmente sotto la mano che le
governa, le terre rendendo con pontualità quant'esse ricevono, e senza
far altre enumerazioni come tutto in questo vasto regno della natura
serve al fine pel quale è stato ordinato, e creato da Dio, qual
rimprovero pel l'Uomo creatura più delle altre amata, e privilegiata!
43E cosi mie Carissime cercate di risvegliare ne' loro cuori sentimenti
188
Carissime.
189
Famiglia.
Regole
212
opera omnia
di gratitudine, e d'amore verso il Signore che le porti a servirlo poi
con generosità, annegazione, e sacrifici negli incontri critici chè forse il
Demonio, la natura, e il nostro amor proprio le potrebbe nella loro
carriera far nascere e suscitare; Sè dopo il tempo stabilito per
l'Istruzione Agraria, vi resta ancora allora del tempo del riposo
lasciatele continuare a discorere, e ridere in santa pace concordia, ed
allegria, e chiudete quindi le vostre beate serate con qualche
preghiera vocale analoga, e relativa al protettore della serata, indi
vadano tutte al riposo nel maggior silenzio possibile recitando ad alta
voce nell'ascendere le scale un Deprofundis per le Religiose, e Figlie
defunte, e per le prime che le seguiranno in Paradiso, e dopo detto il
breve esercizio del Cristiano al piccolo Altare del Dormitorio si
riposano sicure, contente, e tranquille nelle braccia carissime di Gesù,
Giuseppe, e Maria. 44Lo stesso metodo tenete pure le Domeniche e le
altre Feste, eccetuato chè invece dell'Istruzione Agraria, e
dell'Aritmetica interrogate le vostre Figlie sulla Dottrina, e
nell'Evangelio a quali avranno assistito, semprechè siate siete contente
della loro condotta e per tenere anche le Domeniche dall'ozio lontano
dalle vostre Figlie occupatele, oltre lo studio della Dottrina a qualche
altra cosa utile, e necessaria; per esem: 190 a fare filacci, bambini, [...]191
ecc Permettetele pure qualche partita al gioco della Tombola, a
qualche altri giochi di memoria, o di pronuncia ecc, che non
impediscono di star in circolo, e con ordine, e le condurete al riposo
mezz'ora prima degli altri giorni.
45Eccovi mie Carissime, i vostri trattamenti, e quelli delle vostre
Figlie, nelle lunghe serate invernali, io non vè gli impongo, nè vi dò
l'obbligo, ma trovatali dietro la pratica, e l'esperienza utili, e giovevoli
servitevene a vostro e a loro profitto. In quest'Istituto dove quasi tutto
il giorno è occupate in opere manuali, e di distrazioni, bisogna di
necessità approfittarsi di tutti momenti liberi onde coltivare lo spirito
delle vostre F 192; e le serate invernali sono le più proprie, sapiatevene
dunque prevalere mettendovi all'impegno con lena, ed amore
ricordandovi che la Scuola è la Cattedra della pazienza, e il luogo
dell'annegazione, e del sacrificio: ma vi conforta quanto disse G. C. 193
190
esempio.
191
pazienza.
192
Figlie.
193
Gesù Cristo.
Regole
213
opera omnia
nel suo Evangelio «Quello che fatte per l'ultimo di questi piccoli, lo
terro come fatto a mè 194.
194
Mt 25,40.
Regole
214
opera omnia
CAPITOLO XXIX
[Consigli per il collocamento delle Orfane]
Cap: 3195 Collocamento delle Orfane
11
Non vi sarà un età stabilita per mandare fuori dallo
Stabilimento, e collocare in alcun stato una Fanciulla dipendendo
molto questo dalle circostanze, dalla capacità, dallo sviluppo, dalle
forze, e dall'inclinazione stessa delle Fanciulle medesime; però si
dovrà guardare, e si procurerà chè ciò non succeda prima chè abbiano
compiti almeno i dieciotto anni, e si abbia una probabile sicurezza di
buona riuscita; dipendendo molto di questo, l'onore, ed il
collocamento di tutte le altre Figlie di St: Giuseppe.
22 Non si dovrà sforzare una Figlia di S. Giuseppe quando si
diporta bene a sortire dallo Stabilimento contra la propria volontà, nè
obbligarla a sciegliere uno stato pel quale non sentisse nè inclinazione,
nè volontà. Lasciate chè il Signore, e S. Giuseppe le ispirano quello che
credono meglio pel loro bene, e la salute delle loro anime. Però voi da
buone Madri e con la conoscenza che avete dell'indole, e inclinazione
delle vostre Figlie, le dovete dare quei consigli, e suggerimenti che la
vostra esperienza ed età potrà mai ad esse far conoscere e suggerire
33 La maggior parte inclineranno al Matrimonio; non
contrastate alla loro vocazione: potrebbero riuscire eccellenti ed
ottime Madri di Famiglia e col loro esempio, portare grandi vantaggi
alla loro Classe e condizione. Questo deve essere il fine che dovete
avere nell'educarle. La Superiora dunque, come buona Madre,
195
Capitolo; si inizia con il capitolo 3 senza essere in grado di collocarlo con i
precedenti (ipotetici) due capitoli.
Regole
215
opera omnia
procurerà di cercarle un conveniente partito, e ciò non le sarà difficile,
poiché per i Ministeri dell'Istituto le toccherà molto a trattare con
persone esteri. 4A queste dunque ove sieno persone timorate di Dio e
prudenti raccomandatevi: così pure coi Parrochi: ma non scordatevi
mai che le nostre Orfane sono contadine e tale elevate. Maritatele con
Contadini. Abbiate molto riguardo di non collocarli con soggetti al di
sopra della loro condizione; difficilmente farebbero buona riuscita e
avrebbe pregiudizio la loro salute, essendo assuefatte all'aria libera
dei campi. D'altronde esse sono destinate a portare una riforma, con
la loro condotta nella Classe Agricola della Società, essendo questo il
fine prefisso dell'Istituto, cui dovete sempre aver presente. Guardate
anche, che il partito che si presenta, sia d'onorata Famiglia, sano e
non di sproporzionata età.
54 Se nelle Figlie di S. Giuseppe vi fosse qualche giovane che
desiderasse rimanere nella Casa, come Religiosa, o per qualche altro
ministero necessario allo Stabilimento, supposto che abbia le doti e le
qualità necessarie, si dovrà accettarla anche a preferenza
d'un'estranea, che portasse dote. Questa preferenza, è dovuta ad una
Figlia di S. Giuseppe; e come membro della nostra Famiglia, e perché
educata secondo il nostro spirito.
65 A quelle Figlie che non avessero, nè merito, nè inclinazione a
rimanere nell'Istituto, nè si volessero, nè si potessero collocare in
Matrimonio e desiderassero invece ritornare alla propria Casa o
andar al servizio in qualche famiglia come domestica, la Superiora
guarderà di poter trovar loro Case e Famiglie adattate, onde ben
collocarle. Si raccomanderà ai Parrochi ed a chi troverà più
opportuno. Non si faccia mai impegni per metterle nelle Case dei
ricchi o con Signore. 7Fuori della loro sfera, le nostre Figlie non
farebbero buona riuscita, e daltrone in mezzo ai ricchi, sono sempre
maggiori le occasioni di perdersi: Si guardi bene per la premura di
sgravarsi di qualche soggetto, di metterle cosi alla leggiera e con
facilità, nella prima Famiglia che le si presenterà e chiederà. Uno dei
maggiori impegni della Superiora, deve essere questo, di ben
collocarle, secondo la propria vocazione, ma più per l'anima che per il
corpo; altrimenti pazientate e tenetele in casa finche il Signore vi
provvederà.
86 E' meglio che l'Istituto diventi povero, e che in caso di
necessità, si privi anche del necessario per mantenerle, che metterle,
non dirò sul pericolo di perdersi, ma anche nella probabile incertezza,
che si abbiano a non ben diportarsi. Ricordatevi che dalla buona o
cattiva riuscita d'un individuo, dipende l'onore di tutte le Figlie di S.
Regole
216
opera omnia
Giuseppe e quello della Casa: che allevandole abbiamo fatto metà
dell'opera, e che il compimento di tutto, è di scegliere bene lo Stato e
la Famiglia a cui affidarle; dal che dipende specialmente la loro eterna
salute. A che ci gioverebbero tante cure ed attenzioni onde educarle,
se avessero a perdersi per nostra colpa e negligenza? 9Ricordatevi che
lo scopo dell'Istituto, è quello di provvedere non tanto alla lor sorte
presente, come alla futura, e guai, guai a quella Superiora, che per
vantaggio della Casa, o per ricevere qualche altro soggetto, non fosse
scrupolosa sopra questo articolo! Attirerebbe sopra di lei e sopra
l'Istituto, la collera di Dio. Ricordatevi sempre, che le nostre orfane
portano il nome di Figlie di S. Giuseppe, e questo gran santo un
giorno, vi chiederà conto delle sue figlie, abbiatene dunque tutta la
cura, e a costo d'andar mendicando, tenetele piuttosto che mal
collocarle.
107 Quelle Figlie di S. Giuseppe, che restassero in Casa, per
volontà della Superiora o per utile dell'Istituto, prenderanno il titolo
di Figlie Anziane. Queste addosseranno un'uniforme variata dalle
altre, e potranno servire con utile e profitto nelle Case dell'Istituto; o
come portinaje, come inservienti, come spenditrici, ecc. a seconda poi
della loro capacità e abilità. Esse potranno pur fare, se vogliono, i voti
semplici, giunte ad un età conveniente sè la Superiora lo crederà,
sempre però fino a che rimangono nell'Istituto.
118 Sia vostra premura di fornire a tutte le Figlie di S. Giuseppe,
che sortono dall'Istituto, sia poi in uno stato che nell'altro, il mobile
personale, adattato alla loro Classe e condizione; e questo,
possibilmente nuovo, forte, acciò abbia loro da fare bella e lunga
durata. Io non oso aggiunger di più, lasciando libero alla Superiora,
se può e se crede, accrescere il corredo, di qualche danari o altro
regalo, dipendendo molto questo, dal numero delle Figlie, che
entrano e sortono dall'Istituto, dalle maggiori o minori entrate della
Casa, e dai bisogni più o meno grandi delle Fanciulle, ch'io non posso
nell'avvenire, conoscere e prevedere.
129 Sortite poi e collocate, sia in Matrimonio, sia in altro Stato, le
nostre Orfane, quando vengono a ritrovarvi accoglietele con
quell'amore e tenerezza, con cui una Madre, accoglierebbe sua figlia,
fate in maniera che vi aprano i loro cuori, vi confidino i loro segreti, i
loro affanni, i loro dispiaceri... (che Dio però li tenga da loro sempre
lontani). Ma al bisogno fate che trovino sempre, conforti e consigli,
nel seno della Famiglia dove furono educate. Date loro da mangiare,
se ne hanno da bisogno: e se fosse un caso di molta necessità, tenetele
anche in Casa, per un giorno, o due, o poco più... secondo le
Regole
217
opera omnia
circostanze, e come parrà meglio alla Superiora, ma sempre separate
dalle altre Figlie.
13Se l'Istituto potrà fare delle carità, o in roba, o in altro,
preferite sempre le vostre Figlie, se ne avessero bisogno. Insomma,
per quanto posso ve le raccomando tanto, tanto, che tutte le Figlie di
S. Giuseppe abbiano posto nel vostro cuore, come spero che un
giorno lo avranno in Paradiso.
1410 Guardate bene prima di accogliere qualche Fanciulla nello
Stabilimento, che sia sana, senza difetti di corpo e discreto talento,
(meno qualche caso urgente e di somma necessità, che allora sarà
sempre grande carità accoglierla). Ma se mai dopo ricevuta
v'accorgeste d'essere state ingannate, o da voi stesse, o da altri,
oppure se per qualche accidente la diventasse infermiccia o
d'aggravio all'Istituto, tolto il caso dello scandalo e di pericolo reale
nelle altre, pazienza, l'avete ricevuta, è in Casa, basta cosi. Guardatevi
bene dal farne lamento con chi che sia e di cercare di sgravarvene col
metterle in qualche altro stabilimento sempre chè vi stesse volentieri.
Tenetele in santa pace, ve la mandata Dio, vogliatele bene, e molto, a
preferenza delle altre: dite, non dobbiamo amare le Croci? Ebbene
questa ve l'ha data Iddio, tenetela dunque cara, carissima. Gesù,
Maria Giuseppe ve ne saranno grati.
15Fra tutte quelle che concorreranna per essere ammesse nello
Stabilimento tra le Figlie di S. Giuseppe preferite sempre quelle del
Paese e comune dove avrete le Case sempre però che abbiano i
requisiti per essere accettate, indi prendete tutte quelle che Dio vi
manderà, di qualunque Paese, Provincia, o Nazione si fossero. Tutti
sono nostri prossimi ed immagine di Dio e tutti hanno diritto alla
nostra carità.
Regole
218
opera omnia
CAPITOLO XXX
Memoria ad una figlia di S. Giusppe la vigilia di
sua partenza per andare a servizio
196
1Non
oderis laboriosa opera et rusticationem creatam ab Altissimo.
197
e
Eccl . 7.16
Non odiava le opere di fatica, nè l'agricoltura istituita
dall'altissimo. Trad. 198 Martini199
21
Dio ti benedica Figlia mia e la sua benedizione ti voglia
accompagnare nella nuova dimora che nella sua provvidenza ti ha
preparata. Là saranno tutti forestieri per te e tu forestiera per essi.
Troverai diversi usi, diverse mansioni a cui dovrai adattarti forse
inesperta, diverse persone con cui dovrai trattare, affatto nuova;
quindi i primi giorni saran giorni per te di tristezza, di confusione,
d'isolamento; ma tutto passa, Figlia mia; nostra natura muta presto
sue tendenze, sue affezioni, e si accomoda presto a tutto. Quello che
importa è di non porre piede in fallo e di metterti sopra un sistema da
poter praticare quel che con tanta fatica ti venne insegnato e
suggerito.
32 Partendo da questa Casa, tu porti teco delle care memorie, io
v'aggiungo questa lettera, e te la consegno io stessa. Vedrai in essa la
strada, che devi battere; i tuoi nuovi doveri e la maniera di compierli.
Questo dono che ti faccio, io lo credo il più utile a te in questo
momento e nelle tue circostanze. Leggila dunque spesso, e metti in
196
[Di questo testo esiste anche una brutta copia. Si riporta solo la seconda versione,
considerata la bella copia della precedente].
197
Ecclesiaste.
198
Traduzione.
199
Questa citazione è aggiunta probabilmente dallo Speranza sulla copertina.
Regole
219
opera omnia
pratica i miei suggerimenti, che spero con la grazia del Signore, e la
protezione del nostro gran Padre e protettore S. Giuseppe, ti
gioveranno a meglio corrispondere al fine, pel quale Iddio,
preferendoti a tante altre figliuole, ti diede la seconda vita, quando un
dì ti accolse nel nostro Istituto.
43 Prima di tutto ricordati che da tuoi primi passi nel mondo tu
verrai dal mondo giudicata, ed il giudizio che ne farà da principio ti
resterà per tutta la vita.
54 Riconosci ne' tuoi Padroni la persona stessa di Dio: essi ti
pagano e ti mantengono, hanno quindi tutto il diritto d'essere da te
amati, ubbiditi e rispettati. Essi sono i tuoi Superiori, sia loro fedele e
sottomessa. Un sol caso ti è però lecito di non prestar ad essi
obbedienza, ed è quando avessero a comandarti cose contrarie alla
santa Legge di Dio e della Chiesa. Fuori di questo caso la tua
obbedienza dev'essere pronta e intiera.
65 Nella Casa dove entri troverai facilmente trattamento
migliore di quello dell'Istituto che lasci, avrai fors'anche abbondanza
e squisitezza di cibi. Per carità non approfittartene: guarda che la gola
ingannò molti e fece dimenticare le più belle promesse. Mio Dio,
guarda dal farne la prova. Poco più, poco meno, tieni il sistema nel
quale fosti allevata o almeno ne usa con riguardo e con moderazione.
Dio mi vede. Questo pensiero ti faccia sempre temere paura.
76 Il mondo, mia cara, non è il tuo Istituto; qui ogni detto, ogni
atto, ogni parola, è semplice, modesta, esemplare. Forse potresti avere
la fortuna di trovar altrettanto nella casa dove vai, (che S. Giuseppe te
ne faccia la grazia), ma nel mondo sarà difficile. E quand'anche fosse
tale la Famiglia dove entri, tali non potrebbero essere tutti
gl'individui che la compongono; non tutti quelli che la frequentano;
Inoltre quella sicurezza che potresti avere in Casa, non potresti averla
al di fuori. E a te toccherà facilmente l'andar fuori per provviste; forse
sarai accompagnata, ma più spesso andrai sola. Mia Figlia temi, temi,
di qualunque ti si avvicina, fosse anche una donna, se prima non la
conosci ben bene. Si potrebbe attentare alla tua onestà con parole di
lodi, lusinghiere ed insinuanti, colle quali si cela spesso il Serpente
che tiene il veleno sotto la lingua.
87 Qualunque atto un po' famigliare, sia poi in Casa o fuori di
casa, ti faccia paura, e guardati dal sorridere ad un discorso, ad una
parola, che detta per ischerzo, sia maliziosa o poco modesta. Il tuo
ridere verrebbe interpretato una mezza approvazione, guardatene.
Tu non hai esperienza: per carità non farne la prova a costo della tua
felicità e del tuo onore. Quante migliori di te sono cadute per non
Regole
220
opera omnia
aver badato a piccolissimi principi e ora piangono amaramente e
senza rimedio. Non lasciarti lusingare dalla tua vanità, e non credere
al tuo amor proprio. Tutto passa, la vita è incerta; ricordati che se ti
danni nessuno ti salverà.
98 Andando per le strade cammina con sollecitudine, guarda a
te e bada a nessuno. La miglior lode che ti si possa fare è il sentirti
dire che sei mal creata: cosi fossero tutte. Una volta che conoscano la
tua fermezza, nessuno più ti molesterà, sarai lasciata quieta e vivrai
sicura.
109 Non far amicizie con chisessia; questo non è necessario; parla
poco, attendi a te e non cercar di sapere i fatti altrui.
1110 Se mai i tuoi Padroni ti mettessero a parte dei loro
interessi, o ne avessi cognizione comechessia, guarda di non riportare a
questo o quell'individuo della Famiglia, ciò che prevedi possa recar
dispiacere o disunione. Oh potessi farti vedere i danni e le
conseguenze funeste d'una lingua susurratrice! Povera te, non avresti
più pace. Sii l'Angelo della concordia e mai il Demonio della
disunione.
1211 Sta lontana dall'ozio, e ti vedano, o non ti vedano i tuoi
Padroni, lavora, che sei obbligata; il lavoro ti salverà da molti pericoli.
1312 Non far differenza da lavoro a lavoro; metti mano a tutti,
che tutti per te devono essere eguali. Non schivare le opere di fatica,
nè quelle che ti sembrassero vili; ricordati che sei nata povera, e
povera fosti allevata nelle occupazioni dei poveri. D'altronde l'azione
è sempre nobile quando si fa per Iddio, e per obbedire a' proprii
Superiori; Bada sopratutto di fare bene, a luogo e tempo e con
esattezza le tue azioni qualunque esse sieno.
1413 Procura di non meritarti il rimprovero de' tuoi Padroni,
ma, perchè siamo tutti figliuoli di Adamo e soggetti ad errare, e
facilmente mancherai qualche volta, accetta allora la correzione con
umiltà, chiedi scusa dei tuoi falli e promettine l'emenda. Non sii cosi
sciocca e superba, che dopo d'aver errato, cerchi scusarti, o resti
offesa della correzione. A chi odia la correzione, sarà abbreviata la
vita: dice lo Spirito Santo (Eccles. 19.5).
1514 Nella Casa dove vai, non potrai certamente adempiere ed
eseguire tutte le pratiche di pietà e di religione, che costumavi in
quest'Istituto, quantunque sieno poche. Non inquietarti. Offerisci al
Signore, appena svegliata le primizie de' tuoi pensieri, pregandolo
che ti assista, acciò non l'offenda in quel giorno, ed offeriscigli con te,
tutte le azioni della giornata.
Regole
221
opera omnia
1615
Vestita, e prima d'uscire di stanza, inginocchiati e recita
con divozione l'esercizio del cristiano. Non potendo andare a Messa,
tralascia senza rammarico: sentendo l'invito delle campane, mandavi
il tuo buon Angelo accompagnandolo col desiderio e recitando col
cuore qualche giaculatoria e formando nella mente qualche divoto
pensiero. Spero che nella Casa ove vai, vi sarà la bella usanza di
recitare in comune il santo Rosario la sera: recitalo con compostezza e
con divozione, meditandone possibilmente i misteri.
1716 La sera, essendo pure impedita dal far la visita al SS.
Sacramento non tralasciare, per quanto sia grande la tua stanchezza,
di recitare prima di coricarti il tuo esercizio della sera, e prima di
addormentarti le tre Avemaria alla Madonna colla bella giaculatoria.
Nel bel ecc.
1817 Non potendo in istanza, non dimenticarti dal recitare i sette
Pater a S. Giuseppe fra la giornata, attendendo alle tue occupazioni.
Egli aggradira meglio quella tua premura che se stessi prostesa a terra
nella tua stanza o ginocchioni in qualche Chiesa. Cosi ti ricorderai
dell'Angelus Domini ecc. a tempi assegnati e delle frequenti
giaculatorie che nessuno potrà impedirti dal praticare.
1918 Sarebbe cosa assai desiderabile che i tuoi Padroni ti
lasciassero accostare ai SS. Sacramenti ogni otto giorni. Questa bella
pratica ridonderebbe pure in loro vantaggio perchè servirebbe a
mantenerti savia, ma non essendoti concesso, fa' d'ottenere con i tuoi
buoni diportamenti che ti lascino accostarvi almeno ogni quindici
giorni e le feste principali. Bada che i tuoi Padroni non abbiano da
soffrire, per diffetto del tuo servizio, alzati più a buon'ora e non
fermarti in chiesa più del tempo necessario a ricevere con divozione i
SS. Sacramenti. Ti servano le tue fatiche del giorno prima offerte a
Dio, di preparazione a ben accostarti a questi Sacramenti, e le fatiche
del giorno dopo, di ringraziamento.
2019 Non dimenticarti, ti stiano a cuore le Novene della
Madonna, nostra cara Madre, alla quale, dopo Dio dobbiamo tutto,
ed alla quale sono appoggiate tutte le nostre speranze. Qualche
Avemaria, qualche giaculatoria di più, e più di tutto la mortificazione
delle tue passioni, e specialmente di quelle che vedi ti impediscono
dall'attendere alla perfezione de' tuoi doveri e tutto quello che da te si
cerca. Ti gioverà poi assai l'astenerti in quei santi tempi, dalle frutta,
dal vino ecc.
2120 Anche l'Avvento e la Quaresima siano tempi per te di
maggior raccoglimento e divozione e di penitenza. Iddio abborrisce
Regole
222
opera omnia
non solo il peccato, ma ogni ombra di male e la [...]200 dei peccati
commessi e l'indifferenza ai [...].201 Ricordati che tutto passa, la vita è
incerta e breve, nessuno ti salverà se non te stessa.
2221 Conserva infine nel tuo cuore la memoria della tua
educazione, delle cure che ti furono prodigate, delle grazie che hai
ricevute. Leggi spesso questa mia lettera, e metti in pratica i miei
suggerimenti.
Die 22 Julii 1866
admittitur
+ Petrus Al. Sp.202
200
consapevolezza [?].
201
Testo corrotto.
202
Aloisius Speranza.
Regole
223
opera omnia
Regole
224
opera omnia
CAPITOLO XXXI
Ricreazioni festive
1Le
ricreazioni festive dopo le Fonzioni Parrocchiali sono un esca
favorevole per ritirare la gioventù dalle piazze, dai pericoli, dalle
occasioni, riunendole invece in un luogo acconcio dove unito ad lecito
divertimento necessario al sollievo del corpo, poter essere sorvegliate,
e trovare anche all'uopo sagi consigli, ed utili suggerimenti.
2Non nè trascurate dunque l'esecuzione quando il potete fare
senza pericolo, e danno dei vostri principali doveri.
3Che le Sale, e locali destinate a quest'uso sieno possibilmente
separate da quelli delle Religiose e delle Figlie di S.Giuseppe, onde sì
queste che quelle non abbiano per nessun titolo a passare per que'
luoghi nelle ore che sono riunite le Ricreazioni. Non si apra prima che
non sieno terminate le Funzioni Parrocchiali onde le Giovani non le
trascurano, e si abbia cura di licenziarle ad un ora conveniente a
comodo delle più lontane. In queste Ricreazioni vi potrete fare un
gran bene, ma guardi bene la Superiora di non destinarvi che
Religiose, di molta prudenza, morte al mondo, e che sappiano unire
ad un'indole dolce, e piacevole, un carattere fermo accorto, ed
avveduto. Chè non sieno meno di due, ed una sempre dipendente
dell'altra.
4Sarebbe desiderabile che le Religiose dalla Superiora destinate
nelle ricreazioni festive fossero forestieri, e non conosciute ne'
dintorni per togliere cosi il disordine che forze potrebbe succedere di
essere a preferenza d'altre contorniate da conoscenti, ed amiche, a
pericolo di distinzioni, ed a danno della sorveglianza, e de' propri
doveri. A mano, mano che le Giovani, e Fanciulle arrivano salutatele
con modesto ed allegro saluto, e scambiata qualche amichevole,
Regole
225
opera omnia
parola animatele a qualche gioco che sapete ad Esse gradito; sempre
però che sieno in uso nella Casa ed aprovati dalla Superiora; e senza
sua licenza non si potrà mai introdurne de' nuovi. 5Le vostre giovani
venendo la maggior parte da luoghi lontani ameranno meglio i giochi
che le obbligano a stare sedute, quindi preferite la tombola, ed altri
giochi che nello stesso tempo che li ricreano gli sieno istrutivi, e
siccome il giuoco per più divertirci convien interessarlo, cosi non
permettete mai che questo si faccia con dannari benché minimi, ma
bensi con immaginette, abitini, carte intagliate ecc ecc ed altre cose
simili, anzi sarà bene invogliarle a fare Esse stesse di queste cosarelle,
per poter poi avere un occupazione nelle proprie case nelle ore di Ozio,
o quando non possono venire al Convento. Giocate voi pure con Esse
sè fà di bisogno perché lo dice Gesù Cristo «Fattevi piccolo, co'
piccoli». 6Sè però questa occupazione non v'impedisce la sorveglianza
che deve essere grandissima, e la compostezza, e gravità Religiosa
che esige il vostro carattere. Guardate che non s'introduccano per la
Casa, e non s'allontanano dal luogo destinato a loro ricreazione; che
non stiano incantonate a due, a due, e di poter vedere, e sentire tutto
quello che diccono, e fanno; ma ciò con tanta scioltezza, e disinvoltura
che non abbiano da dubitare di essere sorvegliate, e guardate a vista.
Esse vengono per divertirsi, guai sè sapessero d'essere sorvegliate.
7Non rimarcate dunque, nè vi prenda pensiero o fastidio di
correggere ogni parola, ogni atto ogni diffettuccio che in Esse
scorgeste: le allontanereste insensibilmente dalla Casa, o le
assueffareste a fingere, e mentire. Sè vedete qualche cosa che non vadi
bene, e possa anche essere di mal esempio e di scandalo alle altre,
corregetele o in pubblico, o in privato come vi sembra meglio / poiché
allora avete dovere / e come Iddio vi sugerirà, ma con molta carità, e
maniera persuadente da fare capire alla colpevole il proprio fallo ed
indurla al pentimento, ed all'emenda del proprio errore. 8A caso, che
Dio nol voglia, la colpevole dopo più volte essere stata corretta
persistesse nelle stesse mancanze ridendosi de' vostri suggerimenti,
con scandalo delle Compagne avvisatene la Superiora la quale sè
crede le ricusera l'entrata nelle nostre ricreazione, pronta però a
riceverla nuovamente qualora la si sappia pentita, ed emendata.
A meno che non vediate disordini, non siate facili a far rimarchi
sulli abiti, o sulle capigliature delle vostre Giovani, e dalla maniera
d'abiliarsi non giudicate il carattere, l'indole, o la maggior, o minor
bonta delle medesime, sapete quanto l'esterno è facile ad ingannarci,
non parlatene poi mai voi per leggerezza, o vanità femminile,
essendo ciò indegno in una Religiosa.
Regole
226
opera omnia
Nel tempo del gioco, se viene a proposito sappiate introdurre
qualche rifflesso che richiami al loro pensiero la bontà di Dio, la
consolazione che si prova nella pace della coscienza, quanto esse
devono essere più contente il trovarsi qui fuora dai pericoli. Dei
vantaggi che hanno nella loro condizione, della brevità della vita,
della nobiltà dell'anima nostra ecc ma non ha maniera d'Istruzione,
ma cosi alla sfugita un rifflesso qui, un altro là caduti a proposito brevi,
semplici, naturali. Non mettete alla tortura il cervello per voler dire,
questo, e quello sè il Signore non vè lo ispira, e ve' detto, poiche le cose
sforzate non riescano, o riescano difficilmente, supplite invece con
qualche Giaculatoria che di queste nè dovete far molte. Procurate che
le vostre Giovani in queste ricreazioni prendono pure amore al canto,
questo è un piacevole divertimento che abbraccieranno con gusto,
insegnate ad Esse qualche cansoncina spirituale che tratti delle lodi di
Maria SS: ovvero degl'inni della Chiesa / giacché altre canzoni
profane restano espressamente proibite nelle nostre Case / e
distribuite fra Esse qualche Libriccini, o qualche copia dove ve' nè sia
raccolta, cosi imparandole a memoria le canteranno poi nelle loro
abitazioni, e nelle loro officine a proprio sollievo, e divertimento. Sè
dovete mie carissime in queste ricreazioni, e con le vostre giovani
essere tolleranti allegre, e compiacenti, dovete però essere ferme,
costanti nel ricusare, e nel tacere quello che le vostre Regole, o la
Superiora vi proibisce. Le Giovani che frequenteranno le vostre
Ricreazioni essendo la maggior parte Contadine, e mal allevate
vedendovi si cordiali, e si buone crederanno di fare di Voi quello
ch'Esse vogliono, quindi vi chiederanno anche con esigenza di andare
in questo, o quel luogo della Casa ad Esse proibito, di vedere e di
chiamare questa, o quella Religiosa, o questa, o quella delle nostre
Figlie, di giocare a questo, o quel gioco dalle nostre Case proibito,
quindi abbiate franchezza e rissoluzione. Guardate da non lasciarvi a
forza d'istanze indure qualche volta a cedere alle loro dimande che vi
sia proibito di secondare, diventareste presto zimbello de' loro caprici,
a disonore del vostro carattere, ed ha danno de' vostri doveri.
12Procurate di sapervi conciliare amore, e stima, confidenza, e
rispetto. Siate sempre polite, e composte, non mettete le mani adosso, e
dolcemente, e con bel garbo sapiate schivare i loro troppo liberi
abbracciamenti, parlate bene, e con senno, a proposito, e
modestamente. Non fatte poi mai dimande innutili, e di pura
curiosità. Amate tutte le vostre Giovani, ma non nè distinguete
nessuna, per non ispirare gelosie, invidie, malumori, e non separatevi
dalle altre per andar sole con una a discorere, sè non fosse per
Regole
227
opera omnia
necessità, e aveste chi sorveglia le altre. Sè in voce vi è lecito, ed anzi
lodevole il dare ad Esse qualche suggerimento, o consiglio secondo i
loro particolari bisogni, in iscritto poi sia in Lettera in Vigliette, od
altro vi è espressamente proibito senza licenza della vostra Superiora.
13Vi è pure proibito il dare, o ricevere oltre i scritti regalucci
qualunque senza sua speciale licenza. Chiudete le vostre Ricreazioni
ad un ora conveniente onde non abbiano a trovarsi sulla strada
venendo la sera, prima però di licenziarle una Religiosa ovvero la
Superiora medesima le congregarà tutte in una Capelleta a ciò destinata
onde far ad Esse una breve, e semplice istruzione che versi
sull'adempimento esato de' propri doveri, sull'Ubbidienza, e rispetto a
propri Superiori, sulla modestia e bella virtù della purità, e l'amor
scambievole che devono portarsi gli uni, e gli altri. Sè vi sono
Solennità o Novene animatele a farle bene suggerendo ad Esse
qualche piccola pratica in apparechio adatata sempre ai loro impegni e
condizione. Specialmente raccomandate ad Esse la Divozione a Maria
SS: e abbiate cura di farle agregare o all'Abitino del Carmine, o a
quello dell'Immacolata Concessione, e chiudete con canto delle Litanie
ovvero una sua Lode spirituale.
Regole
228
opera omnia
CAPITOLO XXXII
Parte V. Scuola delle esterne
Da ricopiare la prima volta.203
Scuole esterne
1Le
Scuole di Carità vi offrano un campo vastissimo per far del
bene, e del bene assai, e quando lo potete fare non nè trascurate
l'esecuzione essendo pure quest'opera di carità dopo i ricoveri, o
orfanatrofi per le povare Figlie altro vostro dovere ed occupazione
che dovete adempiere con zelo premura ed attenzione. A seconda
dunque dei luoghi più o meno abitati dove avrete le Case, e della
maggior o minor comodità dei locali, vi adatarete una o più Sale a
quest'uso per meglio accomodarvi l'istruzione, ed il lavoro, alle
grandi, ed alle piccole delle vostre scolare. In queste Scuole tutto sia
semplice, possibilmente ariegiato, e la nettezza, e la pulizia vi regnano
perfettamente. 2Qualche Quadro di nostra Signora, di St: Giuseppe, o
altri di divozione, un Crocifisso, l'acqua benedetta all'ingresso, ecco le
lisciature, e gli ornamenti. Qualche detti, od iscrizioni sparse quà, o
colà per le pareti gioverà gioverà pure assai per ricordare ad Esse
mano, mano chè nè abbisognano la virtù, o il vizio chè viene a
proposito d'imparare, o d'emendarsi. Il nome di Scuole di Carità vi
dicce abbastanza a chi dovete applicare le vostre fatiche, e purché
sieno povere accetate tutte quelle chè desiderassero intervenirvi, siano
poi Fanciulle, Giovani, od Adulti semprechè non disturbano la Scuola
203
Questo titolo si trova sulla copertina del quaderno. Non sappiamo a quale raccolta
appartenga questa «Parte V».
Regole
229
opera omnia
le une per la poca età, e per altri motivi le grandi. 3Adatato alla
capacità, è condizione delle vostre scolari sia pure l'insegnanza, e
l'istruzione tanto in lavori manuali femminili, che negli studi. Dà qui
comprenderete la necessità di non ricevere nelle vostre scuole
Fanciulle di condizione civili per non risvegliare invidie, e desideri di
maggior istruzione nelle altre a danno di quanto è più necessario ad
esse di sapere, ed ha pericolo d'introduzioni d'abusi. 4Io sarei di
avviso di sbandire assolutamente dalle nostre Scuole lo scrivere,
perché mi sembra chè volendo insegnare a scrivere ad una Contadina
si getti il tempo si prezioso, e si scarso delle Scuole innutilmente,
prima perché è ha questa Classe assolutamente innutile, e secondo
perché è difficile chè l'apprendono, e vi riescano discretamente bene, e
per la loro dissipazione, e ignoranza ed anche perché non possono
venire con regolarità alla Scuola costrette dalla Lor condizione a
fermarsi molte volte a casa specialmente nei maggiori lavori di
Campagna, e dei Bigati, e così interompendono l'esercizio perdono in
un tempo, quel poco chè avevano acquistato nell'altro, di maniera chè
la fatica della Scolare, e della Maestra non servirebbe chè di esca alla
vanità, ed ha scapito di più esenziali istruzioni. Però io non oso
proibirvelo, e regolatevi secondo i luoghi, i tempi, i bisogni, e le
circostanze.
5N:B:
Riguardo a quest'articolo, per adatarsi ormai all'uso
generale di tutte le Scuole d'insegnare a scrivere, e all'istanze che
fanno quasi tutte le scolari di volerlo imparare, cosi ora si adottò la
massima di farlo noi pure. Però si raccomando assai di stare
nell'insegnanza necessaria per la classe povera, e non darle idee
superiori alla loro condizione, ma fare appena quando noi
costumiamo con le nostre orfane.204
6Sia
invece vostra somma premura d'insegnare ad Esse a ben
leggere, pronunciando distintamente le parole, con chiarezza attempo,
ed attenzione di maniera che possono intendere ciò chè leggano, e
saperlo spiegare venendo interogate. Servitevi per comune Lettura
della Dottrina Cristiana, chè sarà bene nè imparono anche le cose più
esenziali a sapersi a memoria, e della Storia Sacra, ossia Del vecchio, e
nuovo Testamento, e fattegliela qualche volta spiegare ma con
semplicità, e naturalezza. Nell'aritmetica mentale è pur bene chè
204
Questo paragrafo «NB» è scritto dalla Fondatrice sul retro del testo. Lo abbiamo
riportato qui, in quanto nel manoscritto si trova un asterisco in questo punto.
Regole
230
opera omnia
vengano istruiti le vostre scolari quindi dopo averli insegnato a contare
uno, due, tre ecc. esercitatele a fare a memoria delle piccole somme,
moltipliche, divizioni, con disinvoltura, e facilità, ma sempre in
argomenti adatati alla Loro povera Classe, e giornalmente pratici.
7Terei pure in queste Scuole una piccola, e semplice istruzione agraria
ciò servirà ad esserne di sollievo, e di cognizione onde con maggior
utile impiegare le proprie fatiche. Ecco a mio credere l'istruzione
adatata, e sufficientemente abbastanza per questa Classe il di più a
mio parere non servirebbe che ha distacarle insensibilmente da quella
Sfera nella quale Dio Le ha collocate, e nella quale noi si siamo
prefisse di tenerle, e conservarle. Chè tutti avicinandosi a voi sieno
penetrati dei vostri sentimenti d'amore, di stima, e di benevolenza
verso la Classe agricola in apparenza spregevole agli occhi degli
Uomini, ma cara a quelli di Dio, sè saprà unire le virtù ai vantaggi chè
questa porta nel Mondo.
8Trattando con Contadine troverete particolarmente nei primi
principi della vostra Istituzione grande ignoranza, rozzezza incuria
dissipazione cagionata la maggior parte da mancanza, e trascuratezza
d'educazione: non avvilitevi, anzi ciò v'infonda più coraggio,
vedendo il bisogno e la necessità chè questa Classe venisse ajutata,
soretta, avantagiata. Dio scelse voi, corispondete a suoi misericordiosi
disegni, e non dubitate chè verete dalla sua mano benefica assistite,
illuminate, protette, Dio non manca, è l'Uomo chè negandoli la
confidenza, come a Padre comune, e mettendola nelle proprie forze,
scuote, e rovescia i più bei disegni della sua Providenza. Chè questo
intorto non Le venga mai fatto da chi a Lui si è consacrata, e stretta
coi vincoli più sacrosanti. 9Mano, mano chè le Fanciulle entrano nella
Scuola, prendono l'acqua Santa facendosi il segno della Croce,
salutano rispetosamente la Maestra indi vadino in silenzio al proprio
posto dove in ginocchio reciteranno un Ave Maria, con queste parole
chè dovranno imparare a memoria «Signore vi offro questo lavoro in
unione a meriti di Gesù, de' fatte, o Signore chè sempre ogni mia
azione per voi incominci, e per voi compisca a maggior gloria di Dio.
Quando poi le vostre Allieve saranno tutte riunite fattele recitare in
ginocchio avanti a qualche immagine l'esercizio del Cristiano della
mattina, e il dopo pranzo prima chè sortano dalla Scuola quello della
sera, come il metodo chè si costuma tra noi. 10Sortendo le fanciulle
dalla Scuola prenderanno di nuovo l'acqua Santa facendosi il segno
della Croce, e diranno Gesù, Giuseppe, e Maria benedite dal Ciel
l'anima mia. Nelle ore di Scuola esigete silenzio rigoroso, onde tutte
vi possono intendere, ed essere istruite. Sè la Scuola è molto lunga
Regole
231
opera omnia
perché converà chè vi adatiate alla lontananza degli Abitati dove avete
Scuole e farne molte volte una sola, allora dividetela con qualche
tempo di sollievo acciò voi, ed Esse possiate, come si dicce respirare.
Guardate di studiare bene, l'indole, il carattere, e l'inclinazione delle
vostre Scolare per sapervi al bisogno adatare que' rimedi, e maniere ad
ognuna di Loro più adatato, e cosi formarle alla virtù, alla grazia, e
all'amor verso Dio, ed il prossimo, e riuscire anch'esse poi un giorno
buone, ed ottime Madri di Famiglia. 11Assueffattele tutte ad ubbidirvi
al primo cenno, e senza replica, e non lasciatevi smuovere facilmente
ad ogni preghiera, e promessa. Sapiate farvi amare e ispirate ad Esse
confidenza, ma guardate di non farvi perdere il rispetto, dovendo voi
sostenere il vostro grado, pel bene dell'Istituto. Abbiate occhio, ed
attenzione a tutto, ed a tutte, ma sapiate dissimulare assai, castigate
poco, ma sè lo fatte fattelo senza riguardi, e senza eccessione: chè rare
volte siate costrette ad alzare la voce, onde coreggere e sgridare, ma
quando lo fatte fattelo con forza e con grande ragione. 12Assueffatte poi
le vostre Scolari, ad una grande polizia, questo articolo è assai
importante, generando la sporcizia, l'inedia, la povertà, e per fino le
malattie. Perché tante povere Fanciulle nel momento chè dovrebbero
crescere rigogliose, e vispe, le vedete palide, e ingialite? per la sporcizia
nella quale sono tenute de' propri Genitori. Vedete dunque
l'importanza chè sino da piccine le vostre Figlie prendono amore alla
polizia, e imparono a tenersi monde, e nette sì nella persona, che negli
Abiti, come pure composte, e modeste nel portamento, negli atti, e
nelle parole. 13Ho quanti beni potete fare nelle Scuole, ma per
riuscirvi bisogna farla con amore, e questo amore bisogna attingerlo
dall'alto, con l'annegazione, e col sacrificio. Sbandite dalle vostre Scuole
sè lo potete senza disgustare nessuno quei lavori, che conoscete nè
utili, nè necessari alla condizione delle vostre Scolari, e fattele invece
amare il lavoro ad esse utile, e necessario, accostumatele a
rappezzarsi i propri Abiti, e non abbiate scrupolo a insegnarle pure a
rappezzare quelli de' loro Padri, e Fratelli. 14Nel lavoro troveranno le
vostre Figlie un'argine al vizio, ed alla miseria. In somma fatte in
maniera d'alevarle in guisa chè abbiano d'essere di giovamento alle
proprie Famiglie, e queste abbiano da lodare, e ringraziare il Signore
di avere nella sua ammirabile Providenza creata a loro vantagio questa
novella Istituzione. Insegnate di buon ora alle vostre Fanciulle a
conoscere, amare, e servire il Signore, questo ottenuto il resto verrà
da sè, e agevolmente, ma guardate di non annojarle con istruzioni
troppo frequenti, e maggiori alla loro capacità, e talenti. 15Semplicità,
semplicità in tutto mie carissime, poche massime, ma sode, e reali,
Regole
232
opera omnia
pochi discorsi ma chiari, e brevi. Vedete come faceva Gesù Cristo per
adatarsi a gente rozza, e ignorante si serviva di parabole, che di legieri
si stampa nella mente d'ognuno; ebbene seguite il suo esempio, sè
volete ancor voi portar frutti consistenti e durevoli. Chè amano
dunque Dio più, e al di sopra di tutte le cose, ed anche di sè stesse, ma
questo amore si accenda in esse per riconoscenza di tante, e si
immensi benefici, chè il Signore ha loro fatti, e fà continuamente, e
dipingetele questi doni, e questi benefici con immagini si vive e
penetranti che Le induca a detestare il peccato, a morire più tosto chè
offenderlo, e per lo stesso motivo sentono poi le offese chè si fanno al
Signore con molto dolore, come sè fatte fosse a loro stesse. 16Dalla
bontà di Dio, e dalla sua misericordia servitevi a darle stima grande
del perdono delle offese, ad amarsi reciprocamente l'una l'altra, non
ostante i loro diffetti, le loro avversioni ed antipatie, e assueffattele ad
abbracciarsi reciprocamente quando si offendono, e domandarsi
reciprocamente perdono. Dio, ditte loro, ricusa forze il sole, la rugiada,
la pioggia al Campo del cattivo?205 Dio rigetta dal suo cospetto, e
ricusa i suoi lumi, e le sue ispirazioni al cuor del medesimo? Ovvero
scaccia noi dalla sua presenza quando lo offendiamo? Vincete, e
rompete tutte le loro piccole avversioni, assueffatele all'annegazione
della loro volontà, si necessaria alla pace, e armonia delle Famiglie, a
farsi reciprocamente piacere, a dir bene, e pensar bene di tutte.
17«Non vogliate giudicare, e non sarete giudicati»206. Fatte odiare ad
esse la mensogna, si facile nella loro età, e castigate con vigore chi
trovate in buggia. Ditte loro, chè, chi è bugiardo è anche Ladro. Chè la
prima bugia stata fatta nel mondo, lo fù dal Demonio. Che il Demonio
è chiamato il padre della bugia, perché stà in piedi, e mantiene il suo
regno a forza di bugie, Insomma ditte loro tutto ciò chè sappete per
istilare ad Esse orrore e abborimento a questo vizio. Pari a questo, è
l'invidia si facile nella loro età. Per l'invidia si comisce in terra il più
abbominevole di tutti delitti. L'invidia fà l'uomo ingiusto, cattivo, e
infelice, perché non ha mai pace. Essa ha radice dalla nostra superbia,
e portò, e porta tuttora nel mondo si tristi conseguenze. 18Non
dimenticatevi del rispetto dovuto a Genitori, non ostante i loro
demeriti, e come sono obbligate per dover di giustizia ad ubbidirli,
rispettarli, amarli, e servirli come rappresentanti di Dio, come tenenti
il loro luogo qui in terra. «Quarto onora il Padre, e la Madre accioché
205
Mt 5,45; Lc 6,35.
206
Lc 6,37; Mt 7,1: «Non condannate».
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233
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tu viva lungamente sopra la terra»207. Onde le loro azioni qualunque,
sieno fatte possibilmente bene, e sieno meritorie assueffattele ad
offerirle a Dio, cosi con un semplice sguardo, o al Cielo o al Crocifisso,
o con un Ave Maria, come pure le loro fatiche, privazioni, sudori. Mio
Dio! quanti meriti si perde per mancanza di offerta, e di retta
intenzione! Ma tutto soavemente, brevemente e semplicemente. Mie
Carissime, e la divozione alla Madonna? questa ispirategliela grande.
19Ditte Loro chè Maria SS: è nostra vera Madre, nostra protetrice, e
nostra avvocata presso al Signore. Dopo Iddio Maria SS: deve essere
l'ogetto de' nostri più cari affetti, delle nostre premure, delle nostre
attenzioni. Insegnate ad Esse di buon ora a distinguere il sabbato a suo
onore con qualche piccola mortificazione, o sacrificio adatato alla loro
età, a prepararsi alle sue Feste col essere più savie, più attente a loro
doveri, più buone, più mortificate. Chè amano di cantare le Sue lodi,
con brevi e semplici cansoncine, perché poi si costumano, e si abituano
a cantarle anche altrove per loro sollievo invece di tante altre frivole,
e scioche che sentano nel mondo, e imparano con tanta facilità. 20Fatte
uso di esempi, specialmente onde inculcare la Divozione alla SS:
Vergine, e scegliete i più propri ed adatati onde ottenere ciò chè voi
loro raccomandate. Sè sapeste quanta impressione fanno gli esempi
sull'animo della gioventù, e quanta fede, e confidenza risvegliano ne'
loro cuori. Quante hanno cambiata vita, e sono divenute Angeli per
un esempio! Raccontate pure ad Esse i belli esempi, e le belle storie
del nuovo, ed antico Testamento. 21Quante istruzioni pratiche non
troveranno le vostre scolare in Tobia, in Giuseppe, in Giacobbe, in
Mosè in Giudita, Ester, Rachele ecc, ecc e quanto influirà sulla loro
condotta e per far ad esse amare, e stimare la propria condizione.
Nella Vita poi di Gesù Cristo, gli esempi della Maddalena, la Fede del
Centurione, la confidenza della cananea, i miracoli della Vedova di
Nain, della risurezione di Lazzaro, quello delle turbe satolate, della
tempesta sedata, della pesca miracolosa, ecc, ecc ecco chè vasto campo
vi si presenta d'instruire le vostre fanciulle, e insegnarle l'abbandono
nella providenza e l'amore a Gesù Cristo chè per noi volle condure
trentatre anni di vita qui sulla terra stentata povera, umile, e faticosa,
per sanare le nostre piaghe, guarire i nostri mali, e darci nello stesso
tempo sublimi esempi di bontà, di pazienza, d'annegazione, e di
sacrificio. 22Animatele dunque a soportare esse pure con pazienza le
loro fatiche, la loro povertà e le privazioni inerenti al loro stato, con
animo forte e generoso, memore chè il Regno del Cielo s'acquista con
207
Dt 5,16.
Regole
234
opera omnia
forza e sarà dato a sol combatente. Fra le divozioni inculcate ad Esse
specialmente quella che devono avere verso il Loro Angelo custode, e
come l'ufficio di questo Angelo, dateci da Dio al nostro nascere, è
quello di custodirci, preservarci dal male e farci conoscere, e guidarci
al bene. Dalla presenza poi continua del nostro Angelo fatte ad Esse
concepire grande stima delle nostre anime, e qual modestia e
riservatezza dobbiamo avere coi nostri corpi, colle nostre parole, coi
nostri atti onde non offendere, quelli occhi purissimi, chè sempre ci
vedono, e di giorno, e di notte, e sole ed accompagnate. 23L'altra
divozione, è verso St: Giuseppe sposo castissimo della SS: Vergine,
del quale sarà bene chè teniate nelle vostre scuole la sua effigie,
essendo questo il principale protettore del vostro Istituto. Assueffatte
le vostre Scolare a recitare bene, con rispetto, ed attenzione le loro
orazioni, e fatte chè imparano a memoria l'offerta e l'esercizio della
mattina, e della sera onde poter poi abituarsi a recitarli nelle loro
proprie Famiglie, ma brevi, e semplici onde non vengano poi
tralasciate quando hanno molti impegni, e lavori. Sarebbe pur bene
chè imparassero a memoria i Salmi, egli Inni chè canta più spesso la
Chiesa come il Miserere, il Magnificat, Lo Stabat, il Veni Creator, il
Pangelingua, il Quem terra ecc, ecc quindi ora uno, ora l'altro fatteglili
recitare in Scuola tutte assieme ad alta voce parola per parola, ma
bene, e senza spropositi. 24Non insegnando nelle vostre Scuole lo
scrivere risparmiarete molto tempo chè potrete impiegare in altre cose
assai più utili a questa Classe, e necessari. Inculcate pure
grandemente il rispetto a Sacerdoti come ministri, e rappresentanti di
Dio, specialmente al Sommo Pontefice, capo della Chiesa, ed ai
Vescovi; il rispetto alle Chiese, case di Dio, qui sulla terra, risvegliate
nelle loro menti una grande, e viva fede della presenza reale di Gesù
Cristo nel Sacramento, come gli Angeli stessi tremano, e si coprono
per rispetto, e riverenza con le loro ali la faccia, quanto dunque è
indegno, e ributante chè creature si vili come noi siamo stiano avanti a
Dio in positure improprie, discorendo, guardando attorno, e forz'anche
ridendo. 25Ricordate loro che due sol volte Gesù Cristo nella sua vita
si legge chè dasse di mano a flagelli, e s'adirasse, quando vide la casa
di suo Padre profanata, e vi scacciò i profanatori. Sorelle carissime,
quanto bene potete fare nelle Scuole! quanti meriti acquistarvi presso
al Signore chè disse nel suo Evangelio «tutto quello chè farete per
l'ultimo de' miei minimi lo terrò come fatto a mè »208. 26Queste sono
pianticelle tenere chè voi potete allevare, e coltivare come vorrete,
208
Mt 25,40.
Regole
235
opera omnia
trovarete bensi un terreno incolto, ma non ingrato, chè con pochi
sudori corisponderà frutti abbondanti, basta solo chè abbiate maniera,
non vi stanchiate, e sapiate coltivarlo. Perciò fare raccomandatevi a
Dio, chè v'illumini, e vi dia quella virtù, meriti, e qualità necessarie
onde lavorare con profitto in questa vigna del Signore, e poter un
giorno aver parte al premio promesso per lodarlo, e benedirlo per
tutti secoli, de' secoli. Amen.
Dote d'una Maestra
27I.
Una grande modestia, e polizia nel tratto, nelle parole,
nell'Abito, e nel portamento.
28II. Un parlare discretto, ma bene, e con disinvoltura.
29III. Un esata osservanza delle Regole, e metodi delle Scuole.
30IV. Un raccoglimento interno con Dio che le faccia accedere
con diligenza, tranquillità, e pace a propri doveri.
31V. Una discreta abilita nel lavoro, e nei studi, molta
conoscenza, e pratica delle Fanciulle, una pazienza a tutta prova.
32IV. Una grande semplicità, e fedeltà nel raccontare tutto alla
propria Superiora.
Regole
236
opera omnia
CAPITOLO XXXIII
Esercizi per le esterne
209
1Tutti
gli anni la Casa avendo mezzi, locali, e soggetti adatati
dovrà dare qualche muta d'Esercizi Spirituali anche questi a favore di
povere, specialmente Contadine. Per un fine poi speciale e particolare
del Istituto si potrà pure accetare persone di altra Classe, e condizione
ma queste dovranno contribuire qualche cosa per loro mantenimento,
non essendo giusto che persone agiate abbiano parte al vantagio de'
poveri, però anche queste pagheranno poco per allontanarsi meno chè
si può dal principio adotato di fare tutte le nostre opere di carità
possibilmente gratis; e questa spero che sarà sempre la sola opera di
carità che per questo motivo l'Istituto percepirà qualche cosa.
2Abbiate per massima di non accetare molte esercitande per volta, con
poche farete più profitto perché le potrette sorvegliare di più, ed
attendere, e prestarvi maggiormente ai loro bisogni, d'altronde voi
pure sarete più tranquille più in pace, e più raccolte. Non lasciatevi
lusingare col pretesto che la spesa è la stessa, il Predicatore pure, nò,
nò mie carissime non guardate a questo chè la minima vista
d'interesse, e di risparmio non entri nel bene che fatte, ma chè il
maggior profitto delle anime, e la maggior gloria di Dio abbiano
sempre di stare come bandiera in principio d'ogni vostra impresa.
3Scegliete sempre per Predicatore un Santo Sacerdote, e bravo, ma chè
nello stesso tempo sappia adatarsi alla capacità delle ascoltatrici,
perché, sebbene l'esito e la buona riuscita dipenda tutta da Dio nulla
209
Di questo testo esiste anche una brutta copia. Si riporta solo la seconda versione,
considerata la bella copia della precedente.
Regole
237
opera omnia
di meno siamo obbligate da nostra parte a mettere tutta l'attenzione, e
la premura onde questa riesca secondo i suoi desideri.
4Il trattamento sia discretto, ad ognuna la sua parte con
abbondanza, ma non con profusione, e mangiano con sasietà ai pasti
destinati, ma chè nessuna si faccia lecito di riserbarsi, e portarsi via
dalle mense la benché minima cosa, onde mangiarla in altri tempi.
5La Superiora la sera della vigilia dei Santi Esercizi radunerà le
sue Religiose, e farà ad esse una breve esortazione, raccomandandole
un raddopiamento di fervore, e di raccoglimento, e di pregare, e
pregare assai onde gli Esercizi vengano fatti con utile, e profitto: di
osservare più esattamente le regole, specialmente il silenzio, e la
mortificazione, e chè tutto quello che in questi santi giorni faranno sia
pel fine chè il Signore venga in questi Esercizi meglio servito, amato,
ed onorato sì da noi, che dalle nostre esercitanti a gloria di Dio ed a
benedizione della casa, e dell'Istituto medesimo. Indi assegnerà alle
Sorelle il posto, l'impiego, e l'ufficio, che dovranno occupare nel
tempo degli Esercizi, sia in cucina, sia con le esercitanti, sia in altro,
onde tutto vada con ordine, quiete, e raccoglimento.
6Le Sorelle non dovranno, nè scusarsi, nè lamentarsi, nè
lasciarsi rincrescere, e molto meno ricusare qualunque posto, od
impiego venisse loro addossato. Tutte lavorano nella vigna del
Signore e tutte sono a parte dei medesimi meriti chè importa dunque
o un luogo, o l'altro, anzi il più basso è sempre il migliore perché ci
salva dalla vanità, e dalla vana gloria. La Superiora provvederà, e
preparerà per tempo quanto mai potesse occorrere nel tempo degli
Esercizi, sia in comestibili, letti ecc, ecc onde nulla manchi per il
servizio della Casa, e pel trattamento del Predicatore, e delle
Esercitanti medesime. Procurerà pure per quanto le sarà possibile di
disimpegnarsi in questo tempo di qualunque impegno, o pensiero chè
fosse estraneo ai S. Esercizi onde meglio attendere, e sorvegliare
perché questi vengano fatti con frutto, decoro, e profitto. 7Sorelle
Carissime, incominciate questi Esercizi con un cuore grande verso il
Signore pronte a sacrificarvi perché venga Egli servito, ed onorato. Sè
in tutti tempi dovete aver sotto gli occhi l'esempio dell'Uomo Dio, in
questa occasione principalmente dovete più chè mai procurare di non
perderlo di vista. Accogliete queste povere Giovani che vengono per
fare gli Esercizi, con quella carità amorevolezza, e cordialità con la
quale Gesù Cristo accoglieva la Madonna, i peccatori... Esse vengono
da lontano, la maggior parte non vi conoscono. Abbandonano i
parenti, la libertà, e vengono a chiudersi per sette, o otto giorni in un
Convento, ed ivi dover stare alla Regola, molto in Chiesa, fare
Regole
238
opera omnia
silenzio... 8Mio Dio! e vi par poco per queste povari giovani, assueffatte
la maggior parte a vivere nel loro capriccio, sempre in continuo moto,
e dissipazione... vi pare poco il sacrificio ch'Esse fanno, e puramente
pel desiderio di venire ad ascoltare la parola di Dio, e purificare le
loro anime... Vi confesso la verità chè questo grandemente mi edifica,
e nello stesso tempo mi confondono, e mi mortificano, sè paragono la
loro ignoranza la loro mancanza di lumi, di cognizione, e d'istruzioni,
con i mezzi, le occasioni, e le altre grazie grandi chè il Signore a noi
forni per salvarci, e santificarci. Ho Sorelle Carissime, se vi riffletteremo
troveremo certo di che umiliarci, ed arrosire. Chè sarebbe poi sè Dio
avesse prodigato ad Esse quanto diede, e fece per noi... con quanto
più amore, e maggior gratitudine lo avrebbero contraccambiato, e con
quanta fedeltà servito, ed onorato.
9Ricevete dunque, come vi dissi, e radunate tutte le vostre
Esercitanti, nel luogo a ciò destinato, la Superiora, o chi nè fà le veci,
con materna, e premurosa amorevolezza spiegherà ad Esse chè cosa
vogliono dire i S: Esercizi, e la grazia grande chè il Signore a loro fà
chiamandole in questa Casa per questo motivo, come voglio esser
fatti per riportarne vantaggio, e salute. Le animerà quindi a soportare
con pazienza, e in spirito di penitenza le privazioni, i tedi, i sacrifici
di questi pochi giorni, ad allontanare dalle loro menti qualunque
pensiero chè non sia relativo al profitto delle loro anime, ad osservare
il silenzio, mezzo indispensabile per mantenersi raccolte, e come il
Signore poi le compenserà con tanta più abbondanza di pace,
tranquillità, e gioia interna chè si prova sempre, quando si fà bene e si
dà volentieri a Dio. 10Indi le condurà, cosi quietamente davanti ad
un'immagine di Maria SS: chè dovrà essere per questo fine disposta, e
preparata, e la pregherà a nome di tutte di voler essere la protetrice di
questi Santi Esercizi, la custodia, l'avocata d'ogniuna presso il suo
Divin Figliuolo, e reciterà tre Ave Maria ad Memorare indi senz'altro
intervalo che le possa distrare le condurà in Chiesa per la prima Predica
ossia Introduzione. Si procurerà che l'orario sia diviso, e suddiviso
più che si può per non lasciar lunghi intervagli a scanso di
dissipazione, e di noja. 11Il Rosario si dirà passeggiando, o pel
giardino, o pei corritoj, secondo i tempi, e le Stagioni. Tutti giorni
prima chè vadino al riposo la Religiosa a ciò destinata le condurà
davanti a quell'immagine della Beata Vergine che hanno scelta a
protetrice degli Esercizi e farà ad Esse cantare le Litanie, quindi le
ecciterà a rendere conto in cuor loro a questa Madre di Misericordia
del profitto che ognu fece di quel giorno degli esercizi, e pregandola
nuovamente della sua valevole protezione anche pel giorno venturo,
Regole
239
opera omnia
ma breve, breve per non annojarle, indi anderanno a riposo. 12Non
dimenticatevi nell'orario di mettere una visita apposita al glorioso S.
Giuseppe Sposo castissimo della Beata Vergine Maria, ed inculcare
alle vostre Esercitanti grande divozione verso questo santo Patriarca.
Guardate che le Esercitanti, nei brevi spazi dei tempi liberi osservano
rigoroso silenzio, e specialmente vi raccomando i primi giorni, sè
inseguito vedete poi chè questo le pesa troppo, e si adormentano, o non
fa ad esse buon effetto, richiamate e spiegate loro, ma
sommessamente, con quiete e semplicità l'ultima Predica udita, o sè
credete più utile, e necessario quando il Predicatore parlarne,
istruitele sulla maniera, e modo di ben confessarsi, e comunicarsi, ma
non allontanatevi dal metodo, e dalle istruzioni chè mano, mano le
terrà sull'argomento il Predicatore. 13Sè vedete poi chè il discorere le
dissipa, fanno strepito, e confusione alzandosi dai loro posti, e
volendo tutte parlare, ed in una volta, richiamate nuovamente il
silenzio. Sulla fine poi degli Esercizi, cioè sulli ultimi giorni raccontate
pure ad Esse qualche esempio, chè farà buon effetto, ma ricordatevi di
scegliere sempre quelli più adatati alla circostanza, ed istrutivi per la
loro condotta, e profitto. 14Abbiate occhi attenti sopra le vostre
Giovani, guardate che non si trattengano a due, a due a discorere in
secreto, che più d'una non s'allontani dalla riunione comune. Chè non
facciano comedie per ridere, e scherzare, e sè mai ve' nè fosse
qualch'una chè servize di scandalo, di dissipazione, o mal esempio alle
altre avvisatene tosto la Superiora, la quale farà, o vi dirà quello chè
nella sua sagezza, e prudenza crederà meglio, e conveniente nel
Signore. Sè qualche Esercitante avesse qualche cosa d'importante, e di
segreto da comunicarvi avvisatene prima la Superiora la quale vi
fisserà il tempo d'ascoltarla, o manderà un altra Religiosa come
meglio crederà. 15Non fatte distinzione di persone, nè di condizione,
ma i soli bisogni spirituali delle loro anime attirano più, o meno la
vostra sollecitudine. Tenete da conto il tempo e sappiatevi liberare
con disinvoltura, e carità a certe d'une che terebbero lì tutto il giorno a
raccontarvi cose innuti, e da nulla, ma tenete l'occhio a quelle che
sapete più bisogne, le quali sono anche quasi sempre le più chiuse, e
difficili a manifestarsi. 16L' ultimo giorno dei S. Esercizi fattelo con
maggior impegno, e molta solenità. In questo le vostre Esercitanti
devono raccogliere i frutti de' Santi Esercizi, ed accostarsi a ricevere
quel Cibo celeste che deve ad Esse dar forza, e vigore di resistere al
Demonio, e suoi artifizi, e il coraggio, la fermezza, e la perseveranza
di mettere in esecuzione quanti in questi santi giorni avranno
proposto di buono, e di utile per la loro condotta, e vita avvenire. Chè
Regole
240
opera omnia
in questa occasione la vostra Chiesetta sia abelita in maniera d'ispirare
divozione, e accendere nel cuore amore, e rispetto verso Dio, e la sua
dimora. 17Nel tempo della Comunione, come anche prima, e dopo
fatte cantare alle vostre Orfane qualche laudi spirituali in luogo
nascosto, e non veduto dalle Esercitanti, ma bene, bene; a mè sembra
chè questo possa riuscire assai bene per accrescere in esse sempre più
la divozione, e il fervore. Terminata la chiusa degli Esercizi con la
benedizione, ed il baccio del Crocifisso date ancora alle vostre Giovani
l'ultima refezione, che sarà quella del congedo: qui lasciatele discorere,
e rallegrarsi nel Signore chè nè hanno tutto il motivo, sono ritornate
nella grazia e amicizia di Dio sentono quella gioja, e quella pace soave
che seco porta una coscienza tranquilla, e la persuasione d'aver bene
operato, e fatta una buona azione. 18Dopo la refezione, la Superiora
le condurà tutte a ringraziare la Madonna davanti a quella sua
immagine che hanno scelto per protetrice degli Esercizi; le ecciterà che
in cuor loro raccomandino ogn'una, e consegnano alla Vergine Maria i
propri proponimenti, e le fatte rissoluzioni, e vorrei chè consigliaste
loro che questi sieno pochi, ma fermi e stabili, e che versano
specialmente sui diffetti predominanti, massime sè servissero, e
fossero di male edificazione, e d'esempio alle compagne: chè preghino
la Madonna che loro continui il suo valido appoggio, e materna
benevolenza. 19Indi come al principio degli Esercizi le farete recitare
tre Ave Maria col Memorare / Ricordatevi / e le Litanie, poscia
congedatele, regalando ad ognuna, o un immagine, o una medaglietta
ecc che serva ad Esse di memoria pe' SS: Esercizi. Abbiate premura sè
mai vi fosse qualche Esercitante non iscritta all'abitino del Carmine,
ovvero a quella della Immacolata di farle ascrivere, onde abbiano
anch'esse da sortire dalla Casa con questo distintivo, chè le facciano
conoscere per Figlie di Maria.
Orazione
20Da
recitarsi dalle Esercitanti prima d'incominciare i S:
Esercizi.
O Vergine Immacolata, e Santa, eccomi prostratta a vostri SS:
piedi per implorare il vostro ajuto, il vostro soccorso, e la vostra
assistenza in questi giorni da mè consacrati alla rifforma della mia vita.
Voi chè essendo Madre di misericordia, mi avete certamente
impetrata dal vostro Divin Figlio questa grazia di ritirarmi in questo
luogo a Voi e al vostro Sposo Giuseppe consacrato, per pensare
Regole
241
opera omnia
unicamente alla mia eterna salvezza, pentirmi de' miei peccati,
mondar la mia anima, e incominciare una nuova vita tutta conforme a
vostri santi insegnamenti. Voi dunque, o Maria, siatemi protetrice, e
guida in questi santi giorni degli Esercizi, onde gli possa fare con quel
utile, e vantaggio spirituale, come Voi cara Madre lo volete, e lo
desiderate da mé. Voi illuminate la mia mente per conoscere, e ben
intendere quanto mi sarà predicato. Voi movete il mio cuore alla
comprensione, al pentimento, al dolore.
21Voi ispiratemi risoluzioni, e proponimenti fermi, e costanti,
onde non mi smarrisca poi mai dalla via intrapresa che a Dio, ed a
Voi mi conduca.
Fate in somma, o Maria, chè questi santi giorni sieno i giorni più
belli della mia vita, chè sempre come tali mé li ricordi, e al punto della
mia morte mi sieno di conforto, e di consolazione pensando che
questi sono stati la causa della mia eterna salvezza. Cosi desidero, cosi
spero, cosi voglio, cosi sia210.
Esercizi per Signore
22Sè
qualche Signora alettata dalla Solitudine e semplicità delle
vostre Case vi cercasse di venirvi a fare i S. Esercizi, e ne aveste in
discreto numero acconsentitevi, ma procurate, mettete tutto lo studio
per scegliere ad Esse un Predicatore, dotto, santo, prudente, adatato
alla loro capacità, sapere, e condizione. Trattatele, e servitele con tutti
quei riguardi, e attenzioni che richiede il loro grado, e la loro
condizione, ma vi escludete assolutamente il lusso, e la delicatezza, e
che in lor luogo vi risplenda invece gran polizzia, e semplicità. Non
portate loro il Caffè a Letto, altro che fossero ammalatte.
23Non esigete nè chiedete nulla per loro mantenimento
rimettendovi alla loro discrezione, e generosità. Sè però questo
cagionasse imbarazzo nelle vostre Esercitanti ovvero disordine, e
danno per le altre vostre opere di carità in favore de' povere, la
Superiora stabilirà quel compenso chè crederà necessario, onde queste
non offrono danno, nè cagioni imbarazzo alle vostre concorenti. Sè poi
qualche Signora spinta da generosità d'animo volesse darvi di più,
accetatelo con riconoscenza ringraziando in cuor vostro il Signore
della fattevi offerta e impiegandola poi, o ad ornamento della vostra
Chiesa, o a favore di qualche povera esercitante, o per altre carità
210
Questa orazione è riportata anche sullo stesso manoscritto alle pagine 42-44.
Regole
242
opera omnia
come crederà bene la Superiora. 24Riguardo poi al metodo degli
esercizi, tenete quello che usate con le altre Esercitante sè almeno la
Superiora non credesse meglio nel Signore di fare qualche variazioni
per maggior profitto delle medesime, ma fatte tutto con maggior
riguardi, delicatezza, e prudenza. Con queste oltre le Lezioni delle
mense aggiungetene ancora una, o due altre o in Chiesa, o meglio
davanti l'immagine della Madonna. Se le povare, e Contadine dovete
tenerle unite, queste invece dovete consigliarle a stare più chè
possono ritirate nelle loro stanze specialmente dopo le Meditazioni,
onde il Signore parli al cuor loro, e vi faccia germogliare la semente
ivi caduta. 25Dopo il Pranzo, ed anche la Sera, quando il tempo lo
permette, e la Superiora lo giudica a proposito lasciatele passeggiare
pel vostro giardino. La sera all'aria aperta, e con la vista della
Campagna ha una attrativa ammirabile per tirare, ed aprire il nostro
cuore alla comprensione ed all'amore, ma raccomandate ad Esse
silenzio, sè il Signore ha da far sentire la sua voce al loro cuore, e non
parlano che a Dio, ed a voi. Che la vostra compagnia, e la semplicità
dei vostri discorsi, e delle vostre parole le allettano, e le facciono
apprezzare, ed invidiare la vostra vita tranquilla, e beata. 26Parlate
loro della brevità della vita, del disinganno del mondo... Del
disprezzo degli onori, e delle Richezze, come queste sono state loro
concedute da Dio, a ciò sè nè servano per guadagnarsi il Paradiso,
impiegandole bene, e in ajuto de' poverelli... Fatte loro conoscere la
diversità grande che vi è tra i beni del mondo, e quelli del Cielo, come
quelli del mondo sono incapaci di contentarci, essendo il nostro cuore
creato per altri beni maggiori. Questi, sono gli argomenti più adatati
alla loro condizione. Non atteritele con timori, ma cercate sempre
d'allargare il loro cuore alla bontà, e misericordia di Dio. Parlatele
pure del Paradiso, di quel beato soggiorno, della gioja pura, e dei
piaceri innocenti che si godrà in quella Celeste Sionne, e quanto a lor
pure, è facile l'arrivarvi, basta chè il vogliono... 27Sè potete, e vedete
che le vostre parole siano a lor grate, e vi mostrano confidenza e
fiducia, parlatele, ma con somma prudenza, e delicatezza dei loro
doveri specialmente verso i Genitori, i Figlioli, i Domestici... come
questi specialmente sono ad Esse affidati, e un giorno nè dovranno
rendere stretto conto a Dio... Toccate ancora ma con riguardo, sopra
le conversazioni, l'ozio, il rispetto umano, e quanti beni, e quanti
meriti potrebbero farsi col vincere questo, e col buon esempio. Ma
ricordatevi, non tutto in una volta, nè tutto con tutte. 28Sè con persone
di bassa condizione dovete andar caute, e usare prudenza con queste
poi, Sorelle Carissime, dovete andare come si suol dire camminando
Regole
243
opera omnia
sul vetro. Guardatevi dalla smania del dire, e dal suggerire, poiché
distrugereste in luogo di edificare, pregate invece il Signore che
comunichi a quest'anime una sol stilla del suo santo amore che da
questo scosse, e illuminate, si renderano capaci di grandi, e generose
imprese. 29Non parlate mai le prime, nè andate con raggiri a cercare
discorsi fuori di proposito, meno poi fatte dimande innutili, e curiose
anche che lo fosse per buon fine, ed a buona intenzione. Semplicità, e
naturalezza ecco il vostro spirito, e da questo mai dipartitevi.
Predicate col buon esempio che farete migliore, e più durevole frutto.
Le parole passano presto, ma l'impressione della vostra condotta
difficilmente si scancellerà dalla loro memoria. Procurate dunque di
lasciarla buona. Fattevi vedere modeste, raccolte, attente, e nello
stesso tempo illari, polite è piaccevoli. Chè il vostro stesso silenzio vi
mostri la gioja, e la contentezza dell'anima vostra. Fatte in somma
conoscere quanto è verace per prova quello che dice Gesù Cristo, che
il suo peso è leggero, e il suo giogo, e soave211.
Esercizi privati
30Considerando
che è difficile riunire un discreto numero di
Signore per fare regolarmente i S. Esercizi, d'altronde per non privare
di questo di vantagio quelle che lo desiderassero sarei d'avviso di
seguire noi pure la pratica, e l'usanza di qualche altro Istituto
Religioso che accolgono nelle loro Case, o Monasteri in qualunque
tempo quelle persone che desiderano fare da sè i Santi Esercizi.
Quest'opera sembra più necessaria e più utile al prossimo, come
meglio adatata pel nostro Istituto. Quante Signore vi sono chè per non
potersi disimpegnare dalle proprie Famiglie all'epoca stabilita degli
Esercizi o per non mettersi in soggezione con altre, o per altre infinite
ragioni, e riguardi che il Demonio, e il vostro amor proprio sà cosi
bene presentare o suggerire, si privano di si gran beneficio, con
pregiudizio delle loro anime mentre potrebbero quando il vogliono, e
quando il Signore da loro il desiderio quivi ritirarsi, per attendere
all'affare unico, ed importante della propria loro santificazione, e
salute. 31Ammessa, ed abbracciata quest'opera la Superiora accoglierà
con carità, ed amore quelle Signore che si presentassero per
approfittarsi di questo vantaggio. Le condurà prima nella loro
chiesetta, indi nel luogo a ciò destinato, il quale sebbene unito al
211
Mt 11,30.
Regole
244
opera omnia
Monastero, formerà però un corpo separato, chè si chiamerà ospizio,
onde non sieno nè vedute, nè disturbate le Religiose. Si dovrà avere
molta cura per dispore a quest'uso le stanze a ciò destinate con molta
polizzia e semplicità, e chè disponga pur l'animo al ritiro, ed al
raccoglimento. Per il trattamento e metodo degli Esercizi potrebbe
stare a quanto si disse qui sopra parlando d'Esercizi di Signore. 32La
Superiora sceglierà una Religiosa alla quale affiderà il servizio, e la
cura dell'ospite esercitante, ma procuri che questa sia polita,
prudente, come di maniera dolce, ed insinuante, ricordandosi che dal
credito che si formerà di questa, sarà pure l'opinione, il concetto che
si prenderà di tutte le rimanenti. Nel tempo che dimorano nel
Monastero, consigliatele e fatte in maniera che non vi ricevano nè
visite, nè Lettere, nè abbiano relazione di sorta chè non sia più chè
necessaria, il solo Confessore, o qualche altro Sacerdote chè voi
credete più adatato al loro profitto spirituale abbia accesso o presso le
vostre ospiti esercitanti. 33Fornite le medesime di buoni Libri, sè mai
non nè avessero portato seco, che faccia loro conoscere la grazia
grande che hanno ricevuta di venire a chiudersi in questo ritiro, le
illuminano a conoscere il loro stato, e che secondando la grazia
abbracciano poi una novella vita, conforme alle massime del santo
Vangelo. Non lasciate girare le vostre ospiti sole, ed a loro bell'agio
per il Monastero, rappresentate loro con polizzia chè ciò è proibito
dalle vostre Regole, conducetele però sè lo desiderassero, a vederlo in
vostra comgnia, sè la Superiora lo crede bene, come anche sè Le pare
potrà pure permetterle che intervengono il primo, e l'ultimo giorno
che rimangono in Casa alla vostra ricreazione, ma guardate che
questa sia piacevole, ed edificante acciò rimangano sempre con buon
concetto, e stima di voi. 34Guardate di non dire a persona quanto vi si
dà, o regala d'ognuna pel proprio mantenimento, parlatene poco
anche tra voi, e meno poi fatte confronti, ne meraviglie tra quella che
diede una, con quello che diede l'altra, questo è prodotto da un cuore
piccolo, e interessato, che mentre vorrebbe nulla pretende con
indiscrezione. Lungi da noi si bassi pensieri. Quello chè dal nulla fé
sorgere questa casa Quello saprà pure mantenerla, e conservarla.
Cercate da prima il Regno di Dio, e la sua giustizia e tutte le altre cose
vi saranno date per sopra più212.
212
Mt 6,33; 6,11.
Regole
245
opera omnia
Regole
246
opera omnia
CAPITOLO XXXIV
Scartafaci dei figli di S. Giuseppe
Scartafaci dei Figli di S. Giuseppe
1La
novità dell'Istituzione, la qualità delle opere abbracciate la
vita attiva e la sorveglianza e l'educazione della gioventù deve dare
maggior bene, e vigore ai primi Fratelli di questa nascente
Congregazione per mettersi con tutto l'impegno di cui son capaci in
questa sant'opera nella quale a preferenza di tanti altri sono stati da
D. 213 scelti e chiamati.
213
Dio.
Regole
247
opera omnia
Regole
248
opera omnia
CAPITOLO XXXV
I figli di S. Giuseppe
1Da
meditarsi prima bene avanti a Dio, avendo dal bel
principio, trovato forti intoppi per l'unione di quest'Istituto di
Sacerdoti, e Secolari che si ha dovuto al momento ritirare i primi,
lasciando soli i secondi, per l'amministrazione, direzione, e
educazione de' Figli; però il tempo, le circostanze, e il tutto assieme
farà conoscere ciò che si avrà inseguito da stabilire 214.
Memorie riguardanti i Figli di S:t Giuseppe sè Dio nella sua grande
misericordia permetterà chè sieno fondati.
29.
Luglio 1860. Avviamento per la prima prova chè si dovrà dar
principio col giorno di S:t Giuseppe 19 Marzo 1861.
214
Intorno al progetto della fondazione maschile su «i Figli si S. Giuseppe», la
Fondatrice ha lasciato un manoscritto intitolato «Memorie riguardanti i Figli di S.
Giuseppe...».
In un secondo tempo Ella ha segnato sulla copertina del quadernetto in questione:
«Da meditarsi prima bene avanti a Dio...».
Sul retro della stessa copertina annotava: «d'Inverno Levata. Ore 5.1/2 e dopo la
polizzia e Esercizio e medita[zione] 6. l'assetto un Ora d'Orazione S. Messa. 7.
indi la S. M:[essa] e poi colazione, lavoro si cambieranno a vicenda tra la
custodia dei Figli e la sorveglianza ai dipendenti.
La sera [...]»
In tempi successivi, nel predisporre una copia delle «Memorie sui Figli di S.
Giuseppe», una persona ignota vi aggiungeva il capitolo intitolato: «Prime idee e
primo indirizzo dei Fratelli della S. Famiglia, cominciato nel 1863» e al termine
riportava il paragrafo scritto dalla Fondatrice sulla copertina del suo quaderno
annotando:
«N.B. Si è riportato questo punto perché fu scritto dalla Ben. Fond. solo dopo che fece
esperienza dell'istituto maschile».
Regole
249
opera omnia
Personali per l'avviamento
31.
Un Direttore Ecclesiastico chè nei primi principi /per
risparmi di soggetti/ dovrà far Scuola di Calligrafia, Aritmetica,
lettura, e istruzione Religiosa a fanciulli raccolti, e serva inoltre per
cartegi, registri, e quant'altro è necessario pel buon andamento della
Casa, e dei Figli medesimi.
42. Un Fattore, o meglio sarebbe chiamarlo Direttore d'Agraria,
il quale dirige i lavori di campagni, stando in compagnia de' Fanciulli
questo però bisogna anche chè oltre l'istruzione verbale Agraria lavori
assieme a Fanciulli per dare coll'esempio pratico maggior amore, e
lena ai propri Figli
53. Un Economo chè servi alla sorveglianza interna della Casa,
dispensa, e cucina, e chè si avvicenda pure anche al Fattore nei lavori
di Campagna.
Avvanzamento
6Premesso
chè questi principi progrediscono felicemente come
non nè dubito, e crescendo le entrate, i soggetti, ed i benefattori si
formerà dà questi primi, e piccoli semi un formale Istituto chè sarà poi
la fonte e la sorgente d'innumerevoli altri chè si spargeranno pel
mondo alla maggior gloria di Dio, ed ha vantagio, e felicità dell'Uomo
perchè basato sulla semplicità, sull'occupazione e sull'innocenza.
Corpo dell'Istituto
7I
Padri della Sacra Famiglia, e da questo nome prenderà il suo
l'Istituto chiamandosi Istituto, o Stabilimento, Della S:a Famiglia.
8Questa
nuova corporazione Religiosa, sarà formata di due
ordini, cioè di Padri, e coaudiutori i questi quali 215 a distinzione de'
padri saranno verranno 216 chiamati Fratelli della Sacra Famiglia loro
custodia, ed ispezione dai Padri affidata la direzione217 la coltivazione,
215
Parola sovrapposta. Non c'è nessuna cancellatura da parte dell'Autrice.
216
Idem.
217
Idem.
Regole
250
opera omnia
agraria dei fondi lavorati dai Figli di S:t Giuseppe chè tali saranno
chiamati gli Orfani, accettati e mantenuti in quest'Istituto Reli
Regole Fondamentali de' Padri
9Di
dedicarsi con tutte le loro forze, mezzi, e sostanze, a
beneficio particolarmente della Classe povera, e contadina, e
mantenendo del proprio nelle loro Case quel numero di Fanciulli che
permetteranno le entrate, ed educandoli nell'Arte Agraria, come
Iddio consacrava a quest'Arte tutti gli Uomini, sè la superbia, e
l'ambizione non opponeva ostacoli a suoi ammirabili disegni.
10Oltre poi il ricovero de' Figli di S: Giuseppe i Padri dovranno
impiegarsi, possibilmente sempre a gratis per le Missioni nelle
Campagne, per gl'infermi, per le Confessioni, e per l'Istruzione
Religiosa si in Casa chè fuori, e ha quant'altre opere di carità Loro
credessero utili, e necessarie, sempre però sotto la dipendenza
dell'Ordinario, e dei rispettivi Parochi.
Dei Fratelli Laici, o Coaudiutori
11Questi
faranno i tre Voti soliti de' Religiosi, nelle mani de'
Padri, durevoli sino chè rimangono nell'Istituto, e dovranno esser
disposti a lavorare in Campagna assieme, e per esempio de' Figli di
S:t Giuseppe, come pure applicarsi a tutte quelle altre Arte, e Mestieri,
chè dai Padri fossero introdotti nell'Istituto a vantaggio degli Orfani, e
dell'Istituto medesimo.
Governo della Casa
12Il
governo sarà tutto in mano de' Padri, frà questi sè nè
sceglierà uno il quale avrà il titolo di Superior generale e governerà
tutte le case...
I Padri poi rappresenteranno l'Istituto, e saranno responsabili
della buona, o cattiva riuscita di tutti gl'individui di essa, come delle
Opere intraprese. Essi manegieranno le entrate, e farranno nella Casa,
ed Istituto quant'Essi crederanno meglio alla maggior gloria di Dio,
sempre però, secondo la propria istituzione, e l'approvazione
dell'ordinario.
Regole
251
opera omnia
Degli Orfani, o Figli di St: G 218
13Gli
Orfani saranno più particolarmente affidati alla custodia,
e compagnia de' Fratelli Laici, però i soli Padri sono responsabili
avanti a Dio, ed agli Uomini della loro educazione, riuscita, e
diportamenti, perciò non dovranno mai perderli di vista sia in Casa,
chè in Campagna, di notte, o di giorno, sani, od ammalati. Il loro
governo sarà dolce, affabile, paziente... Gesù Cristo sarà il loro
esemplare, la sua Dottrina, ed i suoi precetti, la loro regola. La
persuasione, l'amore, la stima il rispetto pe' Padri dovrà essere pei
Figli lo stimolo de' loro buoni diportamenti la fine del loro travaglio,
e il motivo della loro buona condotta. 14Non si dovrà mai
rimproverare a Figli per corregergli de' loro errori la loro nascita vile,
la lor condizione, la lor povertà, e il pane chè mangiono mio Dio! è non
era tale quella del vostro Unigenito fatto Uomo! e non sono sempre
stati i poveri l'oggetto delle vostre premure, e delle vostre attenzioni!
E' forse più grande avanti a Voi, il Figlio del Nobile, chè del
Contadino? O fatte Voi distinzione di privilegi tra questo, e quello?
Nò, sono le virtù, i meriti, i talenti ben applicati chè innalza l'Uomo, e
lo rende grande, e lo distingue agli occhi dell'Altissimo. Con queste
massime dell'Evangelio i Padri, ed i Fratelli tratteranno i Figli con
amore civiltà, con maniera, e con garbo cosi allevati si potrà distrugere
quella muraglia di divisione che esiste trà l'alta, e la bassa condizione
eretta in grazia di falsi principi, e di più cattiva educazione.
Lavoro ed impieghi de' Figli di S:t Giuseppe
lavoro principale, anzi direi unico de' Figli di S:t Giuseppe
dal quale nessuno potrà mai esentuarsi sarà il lavoro delle terre ma
perchè questo lavoro sia dai medesimi amato a preferenza di tutti gli
altri converà rappresentar loro l'utilità e la stima chè una volta si aveva
di quest'Arte, e il merito, e i vantaggi chè potrà derivar loro sè col
proprio esempio, e condotta sapranno restituire a quest'Arte quel
lustro, e splendore, chè i vizi, l'ozio, e la superbia con si gran danno le
hanno tolti. Quindi il lavoro sia accompagnato con l'istruzione,
l'istruzione con la pratica, la pratica con l'esperienza. Cosi lavoreranno
senza stancarsi, l'ameranno senza disprezzo, e la stimeranno come si
conviene.
15Il
218
Giuseppe.
Regole
252
opera omnia
16Ajutate
l'Agraria ed abbelitela con altre dotti. Una virtù sola
non è mai compita cosi, l'Agraria da sola sarà sempre presto
dimenticata, quindi applicate i Figli di S:t Giuseppe ad altre scienze e
mestieri chè sieno compatibili sempre col fine principale della loro
istituzione.
17Perciò insegnate loro a ben leggere, e senza spropositi, ha
scrivere, e senza errori, ha far conti e con franchezza. Date loro
qualche nozione di Bottanica, Chimica Zoologia fondamenti della
scienza Agraria; oltrechè questa varietà di studi tenendo la loro mente
continuamente occupata impedirà altri pensieri ed inutili desideri, sì
facile ad introdursi e fermarsi nella mente di gioventù assuefatta
all'ozio ed alla libertà, servirà anche a far loro maggiormente amare e
stimare quest'Arte, perciò fatene loro qualche piccola istruzione 219.
18Uno de' nemici Capitali della Gioventù, e l'ozio, perciò si
dovrà procurare con tutta la forza di chiuder l'adito a questo nemico
tra i Figli di S:t Giuseppe. A questo fine si terrà sempre aperte nella
Casa Ufficine di Fabbro, Falegnami, Calzolaj, e Tessitori, queste
Officine oltre serviranno ad impiegare que' Fanciulli chè per malattia,
o debolezza di costruzione solo spiegata o conosciuta dopo essere stati
accettati nello stabilimento, non potranno lavorare nei campi si potrà
poi impiegarli tutti, nelle giornate, e nei tempi chè non potranno
andare in Campagna, come l'Inverno, le giornate piovose, e nelle ore
del maggior caldo d'estate.
19N:B.
Non si dovrà ricevere nello stabilimento chè Fanciulli
d'una sol condizione, cioè quelli soli allevati all'agraria, o chè a
quest'Arte possono, e vogliono dedicarsi, diversamente non si
arriverà mai a fare un bravo Agricoltore, ne farle amare quest'arte.
219
Quest'ultimo paragrafo è riportato nella pagina a fronte e scritto verosimilmente
da altra mano. Nel testo dell'Autrice, barrato con una linea trasversale e con
alcune correzioni di sua mano, si legge invece come segue:
«Date loro qualchè studio di Botanica, Chimica, e Zoologia fondamenti della Scienza
Agraria e chè giovera mirabilmente ad amarla ed ha farle amare quest'Arte,
perciò datene loro qualche piccola istruzione oltre chè questa varietà di studi,
tenendo la loro mente continuamente occupata impedirà altri pensieri, ed
innutili desideri si facili a fermarsi ed introdursi nella mente e nei cuori di
Gioventù assueffatta all'ozio, e alla libertà. perciò datene Loro qualchè idea
poiché queste scienze sono il fon [...]».
Regole
253
opera omnia
Sorveglianza de' medesimi
20Attenta,
e rigorosa ma senza chè lo sapiano, e ne' meno lo
sospettano, mai soli ma senza chè sè nè accorgano, ascoltar tutto ma
senza essere veduti, regola esatta,[...]
Vito, ed Abito degli Orfani
21Vito
sano ma non delicato, abbondante ma senza scialaquo per
esempio la mattina possono mangiare asciuto almeno l'Estate, io
introdurei il Pane misto, a preferenza della polenta, la quale non darei
agli Orfani che al pranzo, con una pittanza chè cambierei tutti giorni, e
darei Manzo due volte per settimana, Salame altre due volte; e [...]
22Io introdurei per gli Orfani il Pane misto per la colazione, la
merenda, e la Cena, eccetuate le Domeniche, e Feste chè gli serverei con
pan bianco. La polenta al solo pranzo con una pietanza chè cambierei
tutti giorni, alternando Manzo, Salame, e Verdure ed Uovi, la
Minestra alla sola Cena. L'Abito lo vorrei nè troppo civile, nè troppo
povero, farei portare per la Campagna, e Casa un Ablus, di Tela
d'estate, e di Lana d'Inverno, con cintura di corame, e per quando
sortano il peches. Per Letto il solo pagliaricco chiuso, guanciale,
Lenzuoli, Coperta Lana, e coperta sopra uniforme fondo di Letto di
ferro. La polizzia grandissima, si il personale degli Orfani, come per
tutta la Casa, i mobili, non il di più, ma il necessario.
23Dirà forse qualche d'uno chè l'Abito, il Vito, e il complesso
della Casa non è adatato per Contadini; rispondo per esperienze fatte
chè questa nuova maniera d'allevare i Contadini servirà mirabilmente
a restituire a quest'arte, quell'amore, stima, e rispetto, chè le maniere
improprie, il sucidume, l'indiferenza ad ogni proprietà dei nostri
Contadini presenti gli ha tolta, con vantaggio per parte della sanità, e
direi anche della economia, poichè la polizzia, e la nettezza conserva
mirabilmente ogni cosa, e il desiderio di certi comodi, induce ad
essere economi per poi procurarseli.
Regole
254
opera omnia
24Lavoro
degli Orfani, quando saranno impediti di Lavorare in
Campagna
Coltivazione dei Fiori.
Fare il Lino, batterlo, e spinarlo.
Sgarsare la Lana, ed i struzzi.
Fare Cappelli di Paglia
Scoppe, e scoppini.
Fare sedie, ed impagliarle, come tutti mobili di proprio uso. Sè
avessero da Fabbricare possono fare da manuale.
Tessitori.
Fabbri. Sarti. Muratori.
Falegname.
Tingere.
Fare Corone, Legar Libri, fare delle Reti.
25Da
dispore quest'Inverno
I Letti, e l'Abito personale intiero, e la biancheria necessaria alla
Casa.
Regole
255
opera omnia
Regole
256
opera omnia
Direttorio dell’Istituto
delle Suore della
Sacra Famiglia di
Bergamo
1906
Regole
257
opera omnia
Regole
258
opera omnia
PREFAZIONE
Siccome le Costituzioni dell'Istituto nostro per essere presentate
alla S. Sede Apostolica, onde impetrarne da S. S. Leone XIII, di S. m220.
l'approvazione, dovettero per ben tre volte subire una notevole
restrizione, e fu necessario limitarsi a presentare i soli capitoli che
formano la base dell'Istituzione, ed anche questi appena toccati, si è
trovato necessario formare un volume a parte il quale contenga tutto
ciò che la Ben. Madre Fondatrice, di santa memoria, scriveva mentre
andava creando l'Istituto e concepivane lo spirito.
Il restringere nel piccolo volume delle Costituzioni tutte le di
Lei sante intenzioni e le sagge istruzioni, avvisi e consigli di cui ogni
capitolo ne era arricchito era cosa ben difficile, anzi impossibile: ed è
purtroppo giusto e doveroso d'altronde, il tener conto di ogni sillaba
di quei venerati documenti, scritti da sì santa persona, scortata dal
lume dello Spirito Santo.
Scritti, dico, tanto encomiati dagli Ill.mi e Veneratissimi Vescovi
Mons. Speranza e Mons. Valsecchi pure di S. m. e di quelli che in
seguito successero a reggere l'Istituto. Scritti che dobbiamo
riguardare come l'eredità più preziosa della Benedetta nostra Madre
Fondatrice, come testamento comprovante l'ultima sua volontà, come
altrettanti guardiani dell'Istituto.221
Leggiamoli con attenzione, inchiniamo la mente ed il cuore a
questi precetti e a queste massime che sono l'espressione dello spirito
dell'Istituto. Se ne gusteremo la squisitezza, ci sentiremo dolcemente
affluire nell'animo un sentimento di gaudio che ci inebrierà. In queste
pagine alberga per noi la pace, la calma, il riposo, la dolcezza, la
220
Santa memoria
221
Per le correzioni e cambiamenti fatti alle Costituzioni quando furono esaminate
per l'approvazione definitiva nel mese di Giugno 1902 si sono rese necessarie
poche e lievi modificazioni ad alcune delle istruzioni della veneranda Fondatrice,
che costituiscono quasi per intero questo Direttorio. Inoltre a completare il
Direttorio si sono aggiunte alcune nuove istruzioni le quali sono interamente
conformi sia allo spirito della stessa Serva di Dio che alle Costituzioni approvate
dalla S. S.
Regole
259
opera omnia
gioia; tutto insomma che può renderci veramente felici nella presente
vita e assicurarci la beata eternità. Che se ci allontanassimo dalla
strada segnataci da questi documenti, mancando nello spirito del
nostro Istituto, accadrebbe a noi quello che al pesce cavato dalle
acque: ei langue e muore.
Questi documenti non ci parlano solamente di quanto fa per
noi, ma altresì di ciò che alla salute altrui può importare, ed in modo
particolare per quella delle orfanelle quivi raccolte, scopo principale
di questa religiosa Istituzione. In essi abbiamo ogni cosa; perciò
teniamoli teneramente cari in cuore, ed osserviamoli in modo che,
quelle che dopo di noi entreranno nell'Istituto, possano dire,
leggendo il libro, che già ne avevano in noi veduto le copie vive.
Valga ad infiammarci di accesissimo zelo l'eccellenza della
nostra vocazione. Essa è pur bella, perché rappresenta la vita nascosta
di Gesù a Nazaret; e sebbene sia questa, agli occhi degli uomini,
oscura ed abbietta, pure agli occhi di Dio è tanto più cara quanto più
ci assomiglia alla triade sacrosanta Gesù, Maria e Giuseppe, raccolta e
laboriosa nella piccola casa di Nazaret. Pure, perderebbe del suo
pregio e del suo merito la nostra vocazione, se non ci attenessimo con
fedeltà ai precetti e ai consigli che la Ben. nostra M. Fondatrice ci
lasciò scritti. Sono questi i cardini, sui quali la nostra vocazione
s'aggira; né può aver movimento ove da questi non sia sostenuta; e
dandoci la Ben. Madre questi precetti ed ammaestramenti, intese
fornirci un mezzo sicuro e un aiuto efficace per giungere alla
perfezione. Infatti i documenti ch'Ella scrisse per noi, valsero già di
guida e d'aiuto a lei medesima per giungere a quell'altissima
perfezione a cui, da Dio tirata, si elevò.
Voglia Iddio, che questi documenti ispirati dalla Divina
Sapienza alla Fondatrice di quest'umile Istituto, non rimangano
lettera morta in questo piccolo volume; ma sieno profondamente
stampati nello spirito e nel cuore delle Suore della S. Famiglia, per
modo da esprimere in loro stesse il carattere umile, nascosto e
laborioso di Gesù nei trent'anni di sua vita nascosta, in compagnia di
Maria SS. e di S. Giuseppe a cui l'Istituto è dedicato e consacrato.
Beate le Suore della S. Famiglia che vivranno conformi alla loro
altissima vocazione! Chiamate un giorno nei tabernacoli del paradiso,
faranno bella corona e gioconda compagnia alla loro Madre
Fondatrice; e con essa lei godranno Dio a piena sazietà pei secoli
eterni. Laus Deo!
Regole
260
opera omnia
PROEMIO
Idea dell’Istituto
Come vi sono molte dimore nella Casa del Padre Celeste, così vi
sono nella Chiesa molte famiglie, con impieghi ed uffici differenti;
perché quelle opere necessarie a compiersi nella Chiesa a gloria di
Dio ed al maggior bene spirituale ed anche temporale degli uomini e
che per la molteplicità e varietà loro non possono tutte da tutti essere
abbracciate e compite, vengono divise fra i singoli Istituti, secondoché
ciascheduno viene dallo Spirito e dalla vocazione di Dio destinato a
questo od a quell'ufficio particolare. Da questo Spirito che, essendo
uno in sé, distribuisce però a ciascuno secondo che a Lui piace, nasce
la varietà mirabile degli Istituti ed Ordini Religiosi che, eguali tutti
nell'unico fine di servire a Dio, si distinguono poi fra di loro in tante
varietà di fini particolari, ai quali tende ciascheduno di essi.
Fra questi Istituti occupa il suo posto nella casa del Signore, che
è la Chiesa, anche questo intitolato delle Suore della S. Famiglia, il
quale insieme al fine comune, necessario ad ogni Società Religiosa, di
procacciare cioè la gloria di Dio e la santificazione de’propri membri,
ha di mira un suo fine speciale ch'è di dedicarsi con tutti i mezzi e
sforzi convenienti, anche col sacrificio delle proprie sostanze, al
servizio della classe povera dei contadini, adoperandosi alla retta
educazione delle povere giovani e fanciulle della campagna, aprendo
ricovero nelle proprie case alle più povere ed abbandonate,
mantenendole del proprio a misura dei mezzi e delle sostanze, di cui
può disporre, istruendole (oltrechè nei sani principi della religione e
della morale e nei primi rudimenti del leggere e dello scrivere)
nell’arte agraria, del lavorare e coltivare la terra e in tutte quelle
faccende che si addicono ad una giovane contadina perché possa
diventare un giorno buona madre di famiglia e portare fra la gente di
campagna colle sue cognizioni, coll'opera sua e col suo esempio,
Regole
261
opera omnia
l'amore al lavoro e massime all'arte agraria, insieme all'amore ed alla
pratica della Religione e dei Santi precetti di Dio.
Essendo condizione essenziale della vita e della prosperità di
un Istituto religioso il tenersi fedele al suo scopo speciale per quale
l'ha suscitato la Divina Provvidenza, (poiché Dio suol concedere le
sue grazie proporzionatamente al fine al quale destina le sue
creature) dovrassi questo Istituto tenersi sempre ed esclusivamente al
suo scopo definito nelle Costituzioni non allontanandosi mai da
questo fine, fosse pure per l'idea e la speranza d'un bene maggiore. Dio non vuole tutto il bene da tutti, ma vuole che ognuno viva secondo la
vocazione nella quale fu chiamato e faccia quel bene al quale Egli lo destina.
Affinché poi l'Istituto non degeneri mai dal fine predetto di dedicarsi
esclusivamente al bene della classe dei contadini, dovranno
osservarsi inviolabilmente le norme prescritte nelle Costituzioni,
Parte Ia Capo. I°, Articolo. 5°, cioè:
a) Ordinariamente non si apriranno mai case, né si faranno
fondazioni nelle città o nelle grosse borgate industriali, ma solo nei
luoghi dove la popolazione si dedica di preferenza ai lavori della
campagna.
b) Ogni casa dovrà avere un orfanatrofio per le fanciulle, e non
si accetteranno fondazioni senza questa condizione.
c) Ad ogni casa dovrà essere unita tanta quantità di terreno da
bastare per impiegarvi le orfane, secondo il sistema di educazione
dell'Istituto.
d) Non si faranno mai lavorare alle orfane terreni di altrui
proprietà per nessun titolo, né a qualsiasi condizione.
e) Quantunque egualmente povere, non si accetteranno negli
orfanatrofi fanciulle che non siano nate contadine o che almeno non
siano tali da poter avere comune l'educazione colle contadine.
f) Le Suore stesse della S. Famiglia, di qualunque condizione
esse siano, dovranno essere disposte tutte egualmente a prestare
l'opera loro nell’ammaestrare, invigilare e dirigere le fanciulle in ogni
cosa e specialmente negli umili lavori della campagna, dando loro in
ciò esempio di annegazione e di sacrificio.
Essendo questo Istituto tutto di carità, le opere di beneficenza
da esso abbracciate dovranno possibilmente tutte e sempre compiersi
gratuitamente. Gratuito poi sempre ed assolutamente dovrà essere il
ricovero delle orfane; il numero delle quali dovrà crescersi o
diminuirsi a misura delle entrate dell'Istituto. Sarà poi accettato
sempre con animo riconoscente quanto venisse dall'altrui carità
offerto e regalato. Si accetterà pure a titolo di elemosina quanto verrà
Regole
262
opera omnia
offerto dai Comuni o dalle Congregazioni di beneficenza, per
l'ammissione di qualche orfana nell'Istituto oltre il numero che le
finanze del medesimo può mantenere.
L'Istituto delle Suore della S. Famiglia coerentemente al suo
scopo non forma, né può formare un ordine claustrale, dovendo le
Suore per la natura stessa dell'Istituto e per le opere da esso
abbracciate, associarsi abitualmente alla vita dei contadini in tutte le
occupazioni della famiglia e della campagna. Esso però è un vero
Istituto religioso, lodato ed encomiato da S. S. Leone XIII di santa
memoria con Decreto del 22 Settembre 1896 ed approvato con
Decreto dell’8 dicembre 1901. Questo Istituto ha pure Costituzioni
sue proprie, approvate definitivamente da SS. Leone XIII con Decreto
I7 giugno dell'anno 1902. Le Suore che ad esso appartengono,
dovranno ben persuadersi che la mortificazione di se stesse, l'amore
alla pratica della virtù e alla regolare osservanza, sono per esse tanto
più necessarie, quanto più sono esposte, e quanto più grande ed
esteso è il bene che si propongono, e alta innanzi a Dio nella sua
umiltà è l'opera di carità alla quale si dedicano. Come il lievito che
fermenta tutta la massa di farina, alla quale vien mescolato (Mt 13,33), così
esse dovranno procurarsi quel corredo di virtù e quel vero spirito di
carità, che le possa trasformare e rendere degni strumenti della
Divina Misericordia per l'educazione delle povere contadine e
insieme oggetto di edificazione a tutti quelli che le avvicineranno.
L'umiltà, la semplicità, la povertà, l'amore al lavoro ad
imitazione della S. Famiglia di Nazaret formeranno lo Spirito proprio
di questo Istituto, e le Suore che lo compongono si studieranno
assiduamente di modellarsi su quella vita di tanto raccoglimento
interiore, di tanto nascondimento, di tanta e sì umile fatica, che da
Gesù, Maria e Giuseppe, si conduceva in quella casa beata.
La fedeltà allo spirito ed allo scopo proprio dell'Istituto e
l'attenta e diligente osservanza delle Costituzioni, saranno i mezzi coi
quali le Suore della Sacra Famiglia potranno procurarsi per sé la pace
e l'allegrezza del cuore e diventare anche per altri nelle mani di Dio
strumenti di misericordia e di grazia, Pax super illos, et misericordia
super Israel (Galati.6,19).
Oltre il ricovero gratuito nelle case dell'Istituto delle fanciulle
orfane di padre o di madre, figlie di genitori contadini le quali
verranno chiamate Figlie di S. Giuseppe, l'Istituto imprende anche
varie opere, cioè:
Regole
263
opera omnia
I - Scuole di carità per le fanciulle ed anche per le adulte della
classe stessa dei contadini. Anche in queste scuole si adotteranno i
metodi, le istruzioni ed i lavori appropriati alla loro condizione.
II - Le ricreazioni nelle case dell'Istituto i giorni di festa dopo le
funzioni parrocchiali per le fanciulle e le giovani.
III - Gli Esercizi spirituali di S. Ignazio per le povere figlie della
campagna.
Agli Esercizi spirituali che si danno una o più volte all'anno per
le suddette giovani, potranno accettarsi, con una conveniente
retribuzione, anche giovani di condizione civile, affinché sia data loro
occasione di conoscere l'Istituto e di beneficarlo, ed anche di ascoltare
la voce di Dio, se mai le chiamasse al servizio delle povere contadine.
Si potrà anche tenere allo stesso scopo nelle nostre case un Ospizio
per qualche signora, che, allettata dalla nostra semplicità, venisse a
cercarvi per qualche tempo la solitudine in Dio, sia per fare gli
Esercizi spirituali privatamente, sia anche per trovarsi per breve
tempo ricovero ed asilo; mai però nella parte riservata alle Suore.
Questi. sono gli unici servigi, che, per il fine tutto particolare
sopradetto, il nostro Istituto potrà rendere alle classi civili della
Società.
L'Istituto potrà ancora occuparsi straordinariamente di tutte
quelle altre opere di carità e di beneficenza verso la classe dei
contadini, che dai bisogni dei tempi e dei paesi dove si apriranno le
case fossero richieste, e che la capacità dei soggetti, dei quali può
disporre l'Istituto, rendesse possibile di assumere, come p.e.
l'istruzione della Dottrina Cristiana nelle parrocchie, ecc.
Dovrà sempre però badarsi che l'attendere a queste opere, non
conduca a trascurare il fine speciale dell'Istituto che è il ricovero e
l'educazione delle Figlie di S. Giuseppe, perché trascurando questo
primo scopo per cui fu creato l’Istituto, il Signore non benedirebbe le
sue fatiche.
Regole
264
opera omnia
PARTE I
Istruzioni alle religiose per mantenersi nello spirito
della loro vocazione
CAPO I – Istruzioni alle religiose per mantenersi nello spirito della
loro vocazione
Non impegnatevi in molte faccende ed impieghi, anche se ne
foste ricercate e vi sembrassero di gloria di Dio, molto meno poi in
quelle che fossero estranee alla vostra primiera Istituzione.
Ricordatevi che è cosa molto difficile, anche per le persone più
sante, il distinguere se un'opera è di Dio o no, poiché succederà, che
per volervi impiegare in tutto quello che vi si rappresenta di gloria di
Dio, e a bene del prossimo, trascurerete il fine principale, il fine unico
per il quale il Signore ha voluto questo Istituto, il quale è tutto
dedicato e consecrato a vantaggio della classe contadina,
specialmente povera; mediante l'educazione religiosa, civile ed
agricola dei membri di questa: e tutto quello che, anche
insensibilmente, vi distogliesse dall'applicarvi con tutte le vostre
forze, abilità e sostanze da questo fine, credetelo, mie carissime, non
viene certamente da Dio.
Questo io vorrei poterlo scolpire nel cuore e nella mente a tutti
quelli che Dio avrà destinati a reggere questa Società, perché nessun
Istituto è più esposto a tralignare e discostarsi dalla sua primiera
origine, quanto il vostro, essendo basato sull'umiltà: quindi state
all'erta e guardatevi dai rispetti umani e dall'amor proprio, nostri
capitali nemici, che insensibilmente con le loro insinuazioni vi
potrebbero corrodere i. fondamenti e far poi un giorno crollare
l’edificio.
Regole
265
opera omnia
Quante belle opere incominciate e che certamente avrebbe Dio
benedette e santificate, sono cadute interamente, ovvero arenate nei
loro principi per impiegarsi in altri uffici e ministeri estranei al loro
scopo ed alla loro fondazione! Che Dio preservi sempre questa
Società da tale disgrazia!
Non crediate però, mie carissime, essere impossibile questo
pericolo, né presumete di potervene guardare con sicurezza e con le
sole vostre forze; no, no: l'opera che da voi. o da altri vi sarà
progettata, sarà alle volte coperta con tanta apparenza di zelo, di
vantaggio, di gloria di Dio e di salute pel prossimo, che vi sembrerà
consiglio più santo l'adottarla. che il respingerla: molto più poi se vi
sembrasse poco discostare dalla vostra prima Istituzione ed origine.
Guai poi, guai se scorgeste in queste novelle opere ingrandimento e
prosperità alla casa ed all'Istituto! oh! allora sì che sarebbe maggiore il
pericolo! Alla vista di tanti vantaggi, non si crederebbe più in dovere
di stare così legate alla primiera Istituzione! Misere, se mai il faceste!
l'Istituto ingrandirebbe sì; ma credereste voi che Dio lo benedirebbe
ancora? Credereste che quell'Augusta Famiglia che vi diede il nome,
vi guarderebbe ancora con occhio benigno e clemente? Credereste che
il gran S. Giuseppe, che in modo particolare vi protegge, ed è padre
delle vostre povere orfane, vorrebbe ancora porgere sue preghiere e
farsi vostro Avvocato presso il trono dell'Altissimo? No, no, mie
carissime, non v’illudete in cosa sì grande! Che importa a noi che il
nostro Istituto arricchisca di mezzi, di credito, e di soggetti, con questi
danni e con questi pericoli? Che importa a noi il non essere
conosciute ed essere povere e non curate quando facciamo la volontà
di Dio? Preghiamolo dunque, mie carissime, preghiamolo sempre il
Signore, il quale è buono e misericordioso, perché ci faccia la grazia di
resistere a tutte le illusioni del nostro fino amor proprio e del nostro
orgoglio e ci dia lume di scorgere il diritto sentiero per il quale ci vuol
salve. Ci dia amore, stima, rispetto e, direi quasi, venerazione per la
nostra Istituzione, onde mantenerla e conservarla sì pura, sì bella, si
integra, sì semplice e sì innocente come è stata creata ed istituita a
benedizione, prosperità e felicità della classe contadina. Vostro primo
dovere dunque, sorelle carissime, sia raccogliere fanciulle povere
contadine, come dissi, parlando dell'idea dell'Istituto; e raccoglierne
tante quanto le vostre finanze lo permettono, dovendole voi istruire,
educare e mantenere del proprio. In caso di bisogno e di molta
necessità fate anche dei sacrifici per accrescerne il numero, sempre
però che siate in numero sufficiente di poterle sorvegliare ed istruire;
perché se vedeste che per mancanza di soggetti abili per questo, non
Regole
266
opera omnia
poteste adempire esattamente e santamente (ricordatevi esattamente e
santamente) ai vostri doveri, allora Sorelle carissime, restringetevi e
ricusatevi senza scrupoli e senza compassione perché le opere di Dio
per essere benedette, devono esser fatte perfettamente bene. Vi
raccomando poi, mie carissime, di badar bene prima d'accettare una
fanciulla nelle vostre Case, che sia veramente contadina, perché molti
per facilitarne l'entrata diranno e sosterranno che sono contadine ed
atte a lavorare la terra perché povere e miserabili; ma in effetto
saranno povere sì, ma non contadine e non atte a lavorare la
campagna, e in questo caso sarebbero di danno reale all'Istituto:
sconcerterebbero lo scopo del medesimo e financo l’educazione delle
nostre figlie.
Credetelo, che ho provato per esperienza e veduto, che figlie
d'artisti e cittadine, allevate sotto il medesimo tetto con le contadine,
le une e le altre, egualmente povere, non riuscirono né brave
contadine, né brave artigiane. Per quanto si faccia è impossibile che si
guardino di buon occhio e si amino: bisognerebbe cambiar loro il
cuore, le inclinazioni e la natura. Il lavoro, l’educazione e persino
l'abito e il nutrimento delle artigiane, è troppo diverso per non
ispirare invidia e gelosia in una contadinuccia. La fatica, gli incomodi
della stagione, il dormir breve che sono cose inseparabili dalla
condizione agricola e che ora dalle nostre figlie si sopportano, non
solamente volentieri, ma con amore e diletto, se esse vengono a
contatto con altre fanciulle che, povere al pari di loro, conducono
nondimeno una vita più comoda e meno faticosa, vedranno sotto
altro aspetto anche le loro privazioni ed i loro sacrifici, di maniera che
quello che da prima formava il loro piacere e la loro delizia, diventerà
soverchio e troppo pesante e perderanno a poco a poco la pace e
l’amore alla loro condizione. Così, mie carissime, verreste
insensibilmente, se non a distruggere, certo a sconvolgere
un'Istituzione, che per misericordia di Dio è stata fondata,
unicamente per la classe contadina, che, senza dubbio avrebbe Egli
prosperato colla sua benedizione. Non lasciatevi lusingare se vi
dicono essere necessario, anche per bene dell'Istituto medesimo, che
vi sia qualche fanciulla più istruita delle altre per potervene poi
servire ad istruire altre fanciulle, oppure per allogarle come maestre
altrove: no, no, mie carissime; le nostre Figlie verranno istruite
sufficientemente dalle stesse Religiose sì nello studio che nel lavoro,
secondo la loro condizione ed anche in tutti quei mestieri inerenti al
loro stato ed alla loro condizione. Nel caso poi che qualcuna
ammalasse e divenisse inabile all'agricoltura, allora a questa potrete
Regole
267
opera omnia
dare qualche cognizione di più; ma poco poco, perché il di più
servirebbe facilmente a distoglierle dall’amore alla propria
condizione; ed io desidererei la condizione agricola portata ad uno
stato perfetto, come lo era ai tempi dei nostri primi Padri. Che il
Signore lo faccia, come io lo desidero!
Ben adempito a questo principale dovere, se vedete poter fare
qualche cosa di più per gloria di Dio, cercate d'istruire nella religione
e nel lavoro altre fanciulle esterne, aprendo scuole private di carità
nelle vostre case; ma ricordatevi che Dio vi consegnò la classe
contadina; e le vostre fatiche e le vostre cure sieno tutte per questa, e
per questa pure anche le ricreazioni festive.
Però essendo voi in paesi e villaggi, ove non vi sieno altri
Istituti religiosi che vi tengano scuole e ricreazioni festive, e foste
pregate a lasciar intervenire nelle vostre, anche fanciulle d’altra
condizione, la Superiora generale, se lo crede bene nel Signore, lo
permetta; ma ricordatevi sempre precariamente e in via d’eccezione.
Gli Esercizi Spirituali per le contadine siano, potendo, altra
vostra occupazione. Considerando però, che restringendo le nostre
opere alla sola classe contadina, sarebbe difficile l’avere in questa
Società soggetti civili e di abilità, necessari in questo Istituto per
servirsene nelle scuole, per la direzione della casa, per la coltura dello
spirito delle nostre allieve e per altri ministeri, così si darà fra l'anno,
per questo motivo, qualche muta di Esercizi spirituali anche alla
classe civile, come si disse parlando dell’idea dell’Istituto.
CAPO II - Dei Soggetti
Quantunque il nostro Istituto sia espressamente dedicato alla
classe contadina, specialmente povera, e per questo motivo sempre a
contatto coi membri di essa e con essi quasi comuni e somiglianti
sieno le nostre occupazioni, pure sarebbe desiderabile vi fossero nella
nostra Società, come vi dissi, soggetti di condizione superiore.
Questi. porterebbero due grandi vantaggi: il primo, che,
eleggendo essi il nostro Istituto e consacrandosi perciò a fatiche e ad
occupazioni umili per amor di Dio, darebbero al mondo ed alla Casa
maggiore edificazione di altre, che, nate già contadine, sono per
conseguenza abituate a tali occupazioni.
Inoltre servirebbero a mantenere in questa Società quella
proprietà e civili maniere pulite, dolci, ed affabili che tanto piacciono
ed abbelliscono pur anche la vita perfetta: innestandola in questa
Regole
268
opera omnia
maniera con molti vantaggi, alla rozzezza e rusticità contadina. Però
non fate mai brighe ed impegni per avere questi e quei soggetti.
Se in tutto vi dovete abbandonare alla provvidenza, in questo
poi più ancora, perché qui si basa tutto l'edificio ed è la pietra
fondamentale dell'Istituto; Dio a luogo e tempo ve li manderà; e se
non entrerete a sturbare i suoi disegni con delle. viste umane, ve li
manderà senza dubbio e secondo il suo cuore. Quello poi che dovete
procurare con tutte le vostre forze si è che, entrando nella vostra
Società soggetti di elevata condizione, non vi abbiano ad entrare con
essi distinzioni, riguardi, partiti... a danno della carità ed a pericolo di
crollo per l'edificio. Una casa divisa in partiti, sarà presto distrutta,
imprimetevelo bene alla mente. Oh potessi, Sorelle carissime,
dipingervi coi più vivi colori, il danno che questo male vi
cagionerebbe, e la facilità grandissima che possa insinuarsi nei vostri
membri così a poco a poco, ed in principio anche a vostra insaputa!
Quindi siate vigilanti e sollecite onde respingere questo nemico; e
senza grave motivo, non disimpegnate mai nessuna, né ricca, né
povera, né nobile, né plebea, dai comuni doveri e dalle Costituzioni
dell'Istituto. Che tutte, entrando in questa casa, depongano la loro
abilità, se ne vanno fornite, i loro meriti, i loro talenti, i loro averi ai
piedi della Superiora, come si fa di un oggetto; e non li riprendano e
non ne facciano uso che quando, dove e come a Lei piacerà. Che
nessuna parli dei propri parenti, né di ciò che le riguardava nel
mondo; tanto più se fossero ricche; e badate di non rimproverarvi tra
voi, e neppure rimproverare alle vostre Figlie l'origine povera, oscura
e contadina in cui sono nate, in quanto facevano ed operavano prima
di essere ricoverate in questo santo luogo. Questo è indegno, non
solamente d'una persona religiosa, ma anche d'una persona ben
educata. Che colpa hanno queste povere figlie della loro nascita?
D'altronde, attribuireste forse a delitto e a disonore l'aver sortito
natali poveri e l'essere state fors'anche mendicanti? E non vedete che
andreste in contraddizione con le massime del Vangelo, che sono
quelle abbracciate in modo particolare da questo Istituto, dal
momento che si è assunto la santa missione di far amare, stimare ed
apprezzare la condizione povera? Se amerete e se apprezzerete la
vostra vocazione, amerete ed apprezzerete pure anche queste povere
orfanelle: e più vi abbasserete e vi umilierete tra di voi, più vive
regneranno in voi la carità, la pace, la concordia; la gioia risiederà
sulle vostre fronti, e proverete in fatto quello che dice l’Ecclesiaste:
Quanto è dolce a’ Fratelli il convivere insieme!
Regole
269
opera omnia
CAPO III - Dei Voti
Sorelle carissime, abbiate in gran pregio i vostri voti.
Non li considerate un peso, ma dolci legami che vi stringono
allo Sposo vostro, e vi tengono a lui indissolubilmente unite.
Essi vi aiutano a servirlo con maggior purezza e libertà di
spirito e ad osservare con maggior perfezione la santa legge di Dio.
Le azioni eseguite con voto, recano a Dio maggior gloria, gli
sono più gradite e vengono arricchite di doppio merito e coronate di
duplice corona. Esultate dunque sotto il soave giogo dei voti e
tenetevi ben care quelle auree catene che vi stringono allo Sposo
vostro.
§ I - Del voto e della virtù di povertà
Come consta pure dalle Costituzioni, col voto di povertà la
religiosa rinunzia al diritto di disporre lecitamente di qualunque cosa
temporale senza licenza dei legittimi superiori.
Fatto che abbiate questo voto, voi non potete disporre di nulla,
ma in tutto dipendete dalla Superiora; quindi in virtù di questo voto,
voi non potete né avere, né possedere, né dare, né ricevere, né
imprestare, né ricevere ad imprestito cosa alcuna né dalle Sorelle, né
dalle orfane, né dagli esterni, né dai parenti, per ritenerla, usarne o
disporne senza licenza della Superiora, fosse pur anche la più
semplice cosa, sia di vestiario, sia di cosa commestibile, sia di
galanteria o di divozione ecc. e perfino di una semplice immagine.
Vi si permette di ricevere quanto vi venisse regalato ed offerto,
(tranne che la Superiora per qualche giusto motivo ve lo proibisse);
ma dovete dappoi consegnare il tutto nelle mani della medesima,
senza conservare su ciò che vi viene regalato nessuna pretesa, e
disposte anzi a venirne private del tutto, se alla Superiora paresse
bene.
Il cibo, il vestito ed il mobiglio siano sempre secondo la povertà,
rimanendo bandito quanto può sembrare superfluo.
Le celle devono spirare grande povertà e pulizia. Un letto, una
sedia, l'occorrente per la pulizia personale, l'acqua benedetta, un
crocifisso, un quadro o due bastano al bisogno vostro ed alla vostra
divozione. Vi si permette pure un mobile da riporre i pochi
indumenti festivi; ma non vi è permesso chiuderlo a chiave.
Così pure alle ufficiali che sono tenute a custodire sotto chiave
ciò che spetta la loro officina, come l'Economa, la Guardarobiera, la
Regole
270
opera omnia
Maestra delle orfane e delle esterne, corre l'obbligo di consegnare
tosto le chiavi dell'officina, armadi, cassetti, ecc. ad ogni inchiesta
della Superiora, la quale procurerà di farlo più di frequente che sia
possibile riconsegnandogliele di nuovo dopo fatta la rivista
all'officina.
A tempo debito riceverete ciascuna dall'ufficiata gli indumenti
di vostro uso, non ponete mente se vi aggradano o no, ma
contentatevi di che vi si porge, persuase che le cose più vili sono
quelle che più vi convengono. Se moveste dispute sugli abiti esterni
del corpo, vi mostrerete ben povere degli abiti interni dell’anima.
Non vi si proibisce però il presentare alla Superiora i vostri bisogni
speciali qualora la necessità lo richiegga.
Degli indumenti che ricevete ad uso, dovete averne gran cura
come di cosa non vostra. Eseguite per tempo le piccole riparazioni
agli abiti che indossate; e, se lo potete, fatele di vostra mano e non li
portate laceri, né sudici. La povertà non vieta che vi teniate nell'abito
pulite perché essa non è punto nemica della pulizia.
Passando da una casa ad un'altra, avvertite di non portar con
voi cosa alcuna oltre il prescritto al Capo VII, parlando dei viaggi.
Se lo faceste di soppiatto senza saputa della Superiora,
pecchereste contro la virtù e contro il voto di povertà.
Portando la necessità di trasportare qualche oggetto di vostro
uso, oltre il concesso, ovvero qualche libro o manoscritto, od oggetto
qualsiasi di divozione, presentateli alla Superiora, chiedendole il
permesso di poterli ritenere; però non siate facili a chiedere l'uso di
certe cose non necessarie, né utili; siate persuase che allora soltanto, si
esercita perfetta povertà, quando si patisce qualche necessità; e che
quanto sarà più rigoroso il vostro spogliamento, avrete diritto
maggiore all'eredità dei figliuoli di Dio, e vi renderete vieppiù
somiglianti allo Sposo vostro, spogliato di tutto e confitto in sulla
croce.
Nessuna sorella che abbia emesso i voti si riterrà dispensata o
potrà per eccezione dispensarsi da queste regole generali di povertà,
per quanto fosse stata nel secolo ricca o di nobile famiglia: pensino
queste che non sono entrate nell'Istituto per godervi agi e comodità,
ma per seguirvi Gesù Cristo povero e gustare gli effetti della santa
povertà.
E quelle che al secolo furono oscure e povere, non pretendano
avere nell'Istituto ciò che giammai avrebbero potuto sperare nelle
ristrettezze della loro famiglia.
Regole
271
opera omnia
La povertà può estendersi anche a fare economia del tempo.
Quindi badate bene a non perderne nemmeno un briciolo
inutilmente. Il tempo è tesoro; l'ozio è il padre dei vizi.
Per massima dovete sempre servirvi da voi stesse, e non vi è
lecito nemmeno farvi servire dalle figlie di S. Giuseppe, eccettuato il
caso d'impotenza, riconosciuta dalla Superiora, dovendo anche in ciò
imitare il vostro Sposo che disse esser venuto al mondo per servire e non
per essere servito. Attendete a rendere pratico il sacrificio che fareste al
Signore coll'abbracciare la povertà, ricordando il detto di S. Teresa: «
povertà e comodità non combinano insieme».
Ciascuna ufficiata abbia occhio a tutti gli attrezzi della sua
officina perché nulla si guasti, nulla si perda, nulla vada a male e
nulla sia sprecato.
L'economa, a cui spetta occuparsi delle spese occorrenti per la
casa, procuri combinare la buona qualità dei generi con l'economia,
avendo riguardo alla carità verso le sorelle e alla povertà religiosa.
Nella distribuzione di vettovaglie o d'altro, miri e procacci l'economia
per ispirito e amore di povertà; e sia larga del pari nel provvedere ove
la carità richiede provvedimenti.
Consistendo la perfezione della povertà più che nello stato
esteriore di povertà, nel distacco interiore d'ogni cosa terrena, dovete
fare vostro studio di attendere a questo interno spogliamento, non
chiamandovi paghe fino a che non potete dire con piena libertà di
spirito col Salmista: Qual cosa avvi per me nel cielo? O che voglio io sulla
terra? Il Dio del mio cuore e mia porzione nella eternità (Sl 172).
La docilità e prontezza a spogliarvi di ogni cosa al cenno
dell'obbedienza, a cangiar veste, mobiglio, cella, casa, ufficio, saranno
il segno e la misura di questo interiore distacco del cuore e di questa
perfetta povertà di spirito.
A vostra confusione quando mai sentite nel cuore attacco alla
roba e alle vostre comodità, per eccitarvi ad amare e praticare nel suo
più alto grado la povertà, vi gioverà una accurata meditazione della
povertà, dei disagi, stenti e delle strettezze della S. Famiglia nella
stalla di Betlem, in Egitto e in Nazaret.
§-II.-Del voto e della virtù della castità
Il voto di castità, obbliga la religiosa a fuggire quanto può
offendere questa bellissima virtù ed a rinunciare a qualunque piacere
od affetto carnale, onde rendersi simile agli Angeli e degna del
gloriosissimo nome di Sposa del Signore.
Regole
272
opera omnia
Essendo la custodia dei sentimenti la guardia più sicura della
castità, dovete osservare la più perfetta modestia tanto negli sguardi,
nel portamento e nelle parole, non mettendovi le mani addosso, né
usando simili famigliarità; non potete mai discorrere in secreto tra di
voi; dovete insomma schivare tutto quello che ha idea di amicizia
particolare e troppa familiarità.
Anche colle orfane e ragazze di scuola e della ricreazione
festiva, schivate e fate schivare ogni famigliarità soverchia di tratto;
non permettete che vi bacino o vi abbraccino Non passeggiate con
esse a braccetto, ma tenetevi sempre composte nella vostra persona.
In modo particolare poi guardatevi dalle genialità che la vostra
natura o carattere vi potessero ispirare verso le giovani o ragazze:
molto meno siate di quelle che coltivano e prediligono solo quelle
orfane, o fanciulle, o giovani che hanno un bel carattere o doti
particolari e schivano quanto possono le ignoranti, le rozze, le
sgarbate. Diportandovi in tal modo non assomigliereste mai a Gesù il
quale amava di preferenza i poveri e gli idioti.
Camminate con religiosa gravità, non dimenate le braccia, né
lasciatele andar penzoloni.
Sedendo, tenetevi in quella positura che esigono la modestia e
la civiltà. Non interessatevi delle novelle del giorno, non fate delle
domande curiose e inutili e non ascoltate discorsi sconvenienti al
vostro stato. Specialmente poi trattando con uomini, pel disimpegno
delle vostre incombenze, vi si raccomanda sommamente di evitare
ogni famigliarità di tratto. Parlate con bei modi, ma nello stesso
tempo con serietà. Parlando non avvicinatevi di troppo; serbate un
modesto contegno; ed il vostro esterno palesi l'interna purezza del
vostro cuore. Questo medesimo contegno lo dovete serbare anche coi
vostri parenti.
Anche nei lavori di campagna mantenetevi sempre
decentemente composte
Osservate esattamente quanto viene prescritto dalle
Costituzioni circa l'introdurre persone estranee in casa, e le stesse
cautele usatele pure pel Confessore ed il medico. Anche nell’amore
della bella virtù della castità studiatevi di modellarvi su quella Santa
Famiglia di Nazaret dove la castità ricevette le sue più belle corone.
§ III.- Del voto e della virtù dell'obbedienza
L'essenza della vita religiosa sta principalmente nell'obbedienza
per la quale la religiosa sottomettendosi per amore di Dio alle
Regole
273
opera omnia
costituzioni ed alla dipendenza in tutto dai superiori, offre a Dio
stesso in olocausto quanto ha di più pregevole, la sua libertà. Per la
virtù di obbedienza, la religiosa si obbliga ad osservare esattamente le
Costituzioni e i doveri della propria religiosa Istituzione, a
conformarsi in tutto agli orari, agli usi ed ai metodi della comunità, a
sottomettersi a tutte le disposizioni della Superiora e a lasciarsi da
essa governare nel cangiar casa, nell'accettare o dimettere uffici e nel
modo di disimpegnarli e in tutte le azioni della vita esteriore.
Ciascuna sorella è tenuta ad obbedire non solo alla Generale ed
alla Superiora, ma anche a tutte quelle Suore alle quali per ragioni del
suo ufficio è sottomessa.
Nessuna Suora potrà uscire di casa senza licenza della
Superiora e senza una compagna destinata dalla Superiora
medesima. Trovandosi fuori di casa non si recherà in altri luoghi pei
quali non ha ottenuto licenza, meno qualche caso in cui la licenza
della Superiora prudentemente possa supporsi. Succedendo tale
necessità, la Suora, appena ritornata a casa, darà subito schietta
relazione dell'operato alla Superiora.
Nessuna potrà mandar fuori di casa lettere, biglietti, ricordi,
ecc. senza licenza della Superiora, e nemmeno leggerli, né ritenerli se
le venissero consegnati, senza averli prima presentati alla medesima.
Saranno però libere le corrispondenze concesse dalle
Costituzioni all'articolo 65.
Non si accordano licenze o dispense generali o per tempo
illimitato. Le necessarie per qualche bisogno proprio abituale si
rinnovano colla Superiora pubblicamente nel Capitolo d'ogni
domenica dopo l'accusa delle colpe.
Non rinnovando tale domanda al tempo prefisso, le licenze
rimangono sospese fino a che si rinnovino nel Capitolo seguente; e
ciò fino a che corre il bisogno.
Quando il bisogno sia precario, se ne chiederà la licenza volta
per volta alla Superiora.
Abbisognando alla Superiora locale licenze o dispense abituali
dipenderà dalla Generale rinnovando la domanda in iscritto almeno
ogni semestre.
Trovandosi una sorella in cura del medico, spetta alla Superiora
accordarle tutte quelle licenze che tornano opportune allo stato in cui
si trova; e ciò fino a che corre evidente il bisogno: così pure farà per
quelle che per vecchiaia o malattie croniche hanno bisogno di speciali
riguardi. In tali casi, darà all'infermiera, cui spetta averne cura, tutti
quegli ordini che la prudenza e la carità esigeranno.
Regole
274
opera omnia
Rimane sospesa ogni licenza, se ne avesse, a quella sorella che
passasse ad altra casa. In caso di bisogno rinnovi la domanda alla
Superiora della casa ove è mandata.
Nessuna, all'infuori della Superiora o di chi la rappresenta in
caso di assenza o di grave malattia, può concedere alle sorelle licenze
o dispense di qualsiasi sorta; e molto meno potranno esse dispensarsi
da sé.
Perché l'obbedienza sia perfetta ed abbia il merito di un intero
olocausto, si studieranno le Religiose di sottomettere all'obbedienza
stessa non solo l'atto esterno e la volontà; ma anco l'intelletto ed il
giudizio. Perciò si guarderanno dal voler sindacare e giudicare le
disposizioni dell'obbedienza, dall'esaminare la condotta che le
Superiore tengono colle altre sorelle, nel qual esame ha gran parte
l'amor proprio e ne sogliono poi venire invidie, gelosie, malumori e
simili bassezze.
Viene poi assolutamente vietato dall'obbedienza alle sorelle,
che sgraziatamente fossero dominate da simili passioni, il comunicare
alle altre i propri dispiaceri ed i propri sentimenti contrari alle
disposizioni dell'obbedienza; così pure cambiando casa si guardino
bene dal far confronti, sia sul diportamento della Superiora e delle
sorelle di una casa con quelle dell'altra, sia sul vitto ecc.; e molto più
poi è vietato loro il parlare di ciò con le altre.
Trovando una sorella d'essere incorsa in simili mancanze,
ricordi l'obbligo ed il dovere di chiamarsene in colpa alla Superiora in
ginocchio in pubblico od in privato come crederà più opportuno al
proprio spirituale profitto.
Accetteranno docilmente le correzioni e si sottometteranno
all'obbedienza anche nelle cose più dure ed umilianti e contrarie al
proprio genio, avendo occhio agli esempi del Figliuol di Dio
sottomesso e obbediente a Maria SS. ed a S. Giuseppe negli umili
uffici nella casa di Nazaret; ed obbediente al suo Eterno Padre fino alla
morte e morte di croce (Filipp.2,8).
CAPO IV - Pratiche e norme particolari per le Suore della Sacra
Famiglia.
In tre punti si possono compendiare gli esercizi quotidiani, anzi
continui della vita delle Suore della Sacra Famiglia: Mortificazione silenzio – lavoro -.
Regole
275
opera omnia
La mortificazione delle passioni che purifica il cuore e lo rende
capace di levarsi alla cognizione ed all'amor di Dio: il silenzio che
raccoglie lo spirito alla vita interiore ed all'unione con Dio stesso: il
lavoro che forma l'occupazione ordinaria della vita delle Suore della
Sacra Famiglia, vita di povere, in mezzo ai poveri, e tutto a beneficio
dei poveri.
§ I - Mortificazione
Non isperi di diventar buona religiosa, quella che non è
mortificata. L'abito religioso, dice il libro dell'Imitazione (lib.I.capo.I7)
non serve a nulla; ma quel che giova si è il cangiamento della vita e la
mortificazione totale delle passioni. La vita attiva che si conduce in
questa Società, non permise, che si assegnassero, oltre quelli assegnati
della Chiesa, altri digiuni che questi:
1 | La vigilia della festa della S. Famiglia.
2 | La vigilia del Patrocinio di S. Giuseppe.
3 | La vigilia della festa dell'Addolorata, che si celebra la terza
domenica di settembre: essendo queste le feste principali dell'Istituto.
Per lo stesso motivo non si assegnarono penitenze
straordinarie. L'annegazione della volontà nella quale debbono
esercitarsi le religiose di questo Istituto e la vita laboriosa che
conducono, possono tener luogo d'altre penitenze corporali col
vantaggio di tener così più lontano il pericolo della vanità e dell'amor
proprio.
Non si potranno fare penitenze o mortificazioni di sorta esterne
e pubbliche senza licenza della Superiora.
Le sieno sospette quelle suggerite dal proprio carattere o dalla
inclinazione naturale. Chiesta la licenza alla Superiora, quando
questa non credesse di concederla, si acquieti affatto, ricordandosi
che l'obbedienza vale più del sacrificio222.
Non si potrà mangiare fuori dei pasti ordinari. Trovando
qualche cibo nocivo alla propria salute, lo renderà noto con umiltà
alla Superiora senza pretenderne un altro. Quando però una sorella
ne sentisse necessità, non aspetti di essere prevenuta, ma esponga con
semplicità il suo bisogno alla Superiora, che lo prenderà nella debita
considerazione. Schiverà in questo proposito la soverchia delicatezza
222
Colla licenza però del Confessore potrà fare quelle mortificazioni e penitenze
occulte che lo stesso confessore troverà convenienti o utili.
Regole
276
opera omnia
che moltiplica i bisogni e quella ritrosia schifiltosa a domandare, che
lascia anche patire il corpo piuttosto che offendere l'amor proprio.
Ogni volta che una sorella commetterà qualche mancanza alle
Costituzioni od ai propri uffici, o quando mandasse a male o
guastasse alcuna cosa della Comunità, e commettendo una mancanza
esterna e pubblica contro qualche virtù e specialmente contro la carità
se ne chiamerà in colpa in ginocchio alla Superiora chiedendone la
penitenza. Se la mancanza si commette sotto gli occhi ed alla
presenza della Superiora si dirà subito, la colpa in ginocchio ad
esercizio di umiltà, promettendo in avvenire maggior premura ed
attenzione.
Quando una sorella arrivasse tardi ad una pratica comune,
prima di andare al posto si porterà davanti alla Superiora, o a chi
presiede, e in ginocchio le chiederà il permesso di andare al posto. Se
la tardanza di una sorella fosse preventivamente intesa colla
Superiora, arrivata farà il debito atto di rispetto a chi presiede e si
porterà direttamente al suo posto.
Si chiedono pure in ginocchio le licenze e le dispense che
riguardano la propria persona od un bisogno proprio particolare.
Essendo una sorella impedita dall'intervenire ad una pratica
religiosa all'ora comune, pel disimpegno dei propri doveri, di
sorveglianza alle fanciulle ecc. domanderà alla Superiora licenza di
rimetterla ad altro tempo, ed ottenutala continuerà a farla, secondo
l'ordine prescrittole dalla Superiora; non potrà però mai ometterla
senza licenza.
Una volta la settimana in ogni casa in un luogo a ciò destinato,
si terrà il Capitolo delle colpe. Scopo precipuo di questo Capitolo sarà
di tener vivo lo spirito dell'Istituto in tutte le Suore e di procurare
l'emenda delle difettose, nonchè l'osservanza perfetta delle
Costituzioni. Il Capitolo è presieduto dalla Superiora o da chi ne fa le
veci. V'interverrà tutta la Comunità. In questo Capitolo dopo le
generali istruzioni della Superiora, le Suore faranno l'accusa delle
colpe esterne commesse contro le Costituzioni, contro qualche virtù
esterna e pubblica o contro l'esatto adempimento dei propri doveri
ecc.
Questa pratica gioverà molto a mantenere nelle sorelle lo spirito
di umiltà. La miseria e l'ignominia è per chi fugge la disciplina; chi dà retta
a colui che lo corregge ne avrà gloria. (Prov. 13,18).
Si ami e si prediliga la vita comune e nessuna se ne allontani se
non per gravi motivi.
Regole
277
opera omnia
Un'anima semplice ed umile troverà sempre nelle pratiche
comuni e nell'osservanza delle sue Costituzioni di che mortificarsi,
vincersi e santificarsi.
Non si muovano lamenti intorno a ciò che ordina l’obbedienza,
né a ciò che ripugna alla natura o che si presenta come più basso o
più duro. Anzi quello che più esige sacrificio più si ami, si tollerino i
difetti delle sorelle, si adempia con piena esattezza il proprio dovere e
in tutto questo, che è punto caratteristico della Suora della Sacra
Famiglia, si avranno grandi mezzi di quotidiano profitto spirituale.
Si prediligano le piccole mortificazioni e si procuri di non
lasciar passar giorno senza offrirne qualcheduna al Signore, non
lasciando sfuggire le occasioni che cer tamente si presenteranno.
Si ricordi che la mortificazione è necessaria allo spirito non
meno che il cibo al corpo, perché il nostro spirito, più che col cibo il
corpo, si sostenta, si rende forte e cresce nella sua vita in Dio
mediante la morficazione.
§ II - Silenzio
Se il silenzio in tutte le Comunità religiose è il mezzo necessario
a mantenere l'ordine e la disciplina e a coltivare il raccoglimento
interiore dello spirito, esso è particolarmente necessario alle Suore
della S. Famiglia. Le opere che esse imprendono (e specialmente
quella della coltura dei campi, dell'allevamento dei bachi e simili),
apportano per se stesse molte distrazioni e grande divagamento, e lo
spirito interiore difficilmente si conserva nel tumulto delle faccende
manuali, se il silenzio non vi sta a guardia.
Si farà silenzio ordinario in tutta la casa e sempre, eccettuato il
tempo delle ricreazioni dopo il pranzo e dopo la cena; e si parlerà
liberamente quando la Superiora darà espresso permesso di parlare
in qualche giorno straordinario a giudizio della medesima e talvolta
anche in refettorio, cioè nelle maggiori solennità o in altre liete
occorrenze, nelle quali dispenserà dalla lettura che ordinariamente
deve farsi in tutti i pasti. Si farà rigoroso silenzio in tutto il tempo che
decorre dalla recita dell'esercizio della sera fino dopo la colazione
della mattina seguente.
In campagna poi in modo particolare, le Suore lavorando e
sorvegliando le figlie di S. Giuseppe parleranno sempre sottovoce,
quando occorre parlare pel disimpegno del proprio ufficio e per
istruzione delle orfane. Senza una speciale licenza, non potranno
parlare con persone estranee che fossero ammesse, per qualunque
Regole
278
opera omnia
causa, nei terreni da loro coltivati; tolto il caso di grave necessità, che
ne daranno poi relazione alla Superiora appena arrivate a casa.
Impediranno anche alle orfane che parlino con chicchessia; ed
anche da esse esigeranno in campagna un moderato silenzio,
specialmente in certi tempi loro determinati.
Nessuna si fermerà a discorrere cogli estranei che per accidente
incontrasse per la casa o venissero per gli uffici, tranne che per
convenienza e brevemente, venendo interrogate. Nel medesimo
modo si comporterà incontrando a caso i proprii parenti o chicchessia
che venisse a trovarla, fino a che la Superiora non le dia licenza di
trattenersi seco.
Le sorelle obbligate nel tempo della ricreazione comune a
trattenersi nelle officine o nei propri impieghi non potranno parlare
fuorchè per necessità ed a bassa voce: si badi inoltre di non accrescere
il rumore ed il divagamento portato dalle occupazioni coll'alzar la
voce più del bisogno, col ridere e con altri rumori sconvenevoli ed
impuliti.
Il fatuo se ride alza la voce; l'uomo sensato appena sorride senza
rumore. (Eccles. 21,24).
Nessuna vada per la casa oziando, né si fermi a discorrere
inutilmente con questa o con quella, ricordandosi che il tempo è
prezioso e lo dobbiamo impiegare a gloria di Dio, e che Egli un
giorno ci domanderà conto anche di una parola oziosa.
Incontrandosi le Sorelle per casa, la minore abbasserà il capo e
cederà il passo alla maggiore e con voce intelligibile le darà il
religioso saluto: Sia lodato Gesù Cristo: e rispondendo la maggiore:
Sempre sia lodato, si proseguirà senza far complimenti. Nessuna entri
nella cella dell'altra senza vero bisogno. Dovendo entrare per
necessità, dia un segno ed aspetti che la sorella abbia risposto: Sia
lodato Gesù Cristo. Portando il bisogno di soffermarsi, la porta stia
semichiusa; detto quanto è d'uopo si ritiri, senza fermarsi in
chiacchiere soverchie.
Si parli sempre con modestia, guardandosi ciascuna dal parlare
di se stessa. Nessuna abbia a male se la Superiora la corregge,
trovando nel suo parlare cose vane o superflue. Chi custodisce la sua
lingua, custodisce l'anima sua dagli affanni. (Prov 21,2).
In ricreazione non si potranno intavolare discorsi ed argomenti
estranei, né introdurre nuovi giuochi senza espressa licenza. Si potrà
anche cantare quando occorra. di apprendere qualche cosa per chiesa,
o per le giovani dell'Oratorio festivo.
Regole
279
opera omnia
Le sorelle non si domanderanno l'una l'altra delle proprie
famiglie, dei loro mezzi, donde vengono, né chi sia venuto a visitarle,
né cosa abbiano udito o detto in parlatorio, né di quanto fosse
successo o avessero udito nelle scuole, negli opifici ecc. tranne che si
trattasse di cose edificanti, sempre però con licenza della Superiora.
Molto meno si parlerà di Confessori o di cose dette o udite in
confessione. Chi vuol morire al mondo, non deve alimentare la
curiosità con cose vane od inutili.
Intanto che fatica il corpo, l'anima compia i suoi doveri con Dio,
si trattenga con Lui, gli offra le sue fatiche, le sue privazioni ed otterrà
grandi beni per sé e per le opere sue. La fedeltà nell’osservare il
silenzio è gran mezzo a conservare la pace del cuore e il
raccoglimento interiore, e fa che non si dissipi lo spirito quando per
necessità si deve parlare.
§ III – Lavoro
Le Suore della S. Famiglia dovranno amare grandemente il
lavoro, come un dovere impostoci da Dio in pena del peccato e come
un mezzo necessario per tener lontani la noia, le tentazioni, i cattivi
pensieri, indivisibili compagni dell'ozio.
Lo dovranno amare anche come un dovere speciale della loro
professione, ricordando come la casa di Nazaret fosse casa non di
ozio, ma di lavoro, gareggiando fra di loro Gesù, Maria, e Giuseppe
nell'attività e nella fatica.
Ricordino altresì le Suore della Sacra Famiglia, che sono povere
e che per esse il lavoro è una necessità, e che dal loro impegno nel
lavoro dipende principalmente il sostentarsi o meno dell'Istituto, e il
maggiore o minor numero di povere orfanelle che potrà accogliere ed
educare.
Amino con particolare predilezione il lavoro della campagna,
scopo particolare dell'Istituto, al quale tutte, secondo la loro capacità
e le loro forze potranno dedicarsi o coll'opera o coll'istruzione, o colla
sorvegIianza.
Considerino il lavoro della campagna come l'arte e
l'occupazione più nobile e dilettevole, e come tale sia apprezzata ed
amata.
Ricordino che non è il lavoro che degrada l'uomo, sibbene l'ozio
ed il vizio: e che non è l'arte o il mestiere quel che. innalza od abbassa,
ma l'intenzione più o meno retta colla quale si opera e il fine più o
meno santo e benefico che si propone.
Regole
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opera omnia
Oltre al lavoro della campagna che non dura sempre, né occupa
tutta la comunità, le Suore della Sacra Famiglia procureranno di
rendersi abili anche in altri lavori più propri delle contadine per
istruire le orfane pel loro profitto, procurando così ad esse un mezzo
di sostentamento in futuro, mentre recheranno anche all’Istituto
stesso non lieve vantaggio. La mano oziosa produce mendicità: la mano
attiva accumula ricchezze (Prov.10,45).
Lavorate di cuore e con gusto, come chi lavora per Dio e non
per gli uomini e come si addice ad una Suora della S. Famiglia. S.
Giuseppe lavorava e col suo lavoro manteneva la casta sua Sposa ed
il Bambino Gesù. La Vergine stessa lavorava indefessa per la sua
Santa famigliuola, ed il Bambino a seconda che cresceva in età,
aiutava il suo Padre putativo nel faticoso lavoro.
Entrando le Sorelle in lavorìo, nelle scuole o in campagna,
prima di mettersi al lavoro s'inginocchieranno e faranno a Dio una
offerta di se medesime e della fatica, alla quale sono per dedicarsi,
onde poter attendere al lavoro con raccoglimento, con esattezza e con
tranquilla sollecitudine.
Ritornando dalla campagna, chiuderanno il lavoro coll'Agimus
tibi gratias.
CAPO V - Della dipendenza,
Superiora.
riverenza e confidenza verso la
Abbiate nella vostra Superiora, qualunque essa sia, quella
dipendenza, quella confidenza e quell'affetto che può avere una figlia
verso la più tenera delle madri: ed abbiate in pari tempo quella
riverenza e quel rispetto che si addice ad una rappresentante di Dio
medesimo.
Abbiate alta stima della vostra Superiora, obbeditele e siate a lei
unitissime di mente e di cuore.
Non intraprendete nulla, fuori dell'ordinario senza suo
consiglio. Sia ella la consigliera, la guida dei vostri passi. Lasciatevi
da lei maneggiare e guidare come un fanciullino, sicure che vi
guiderà sulla via retta del cielo. Non fate distinzioni tra una e l'altra
delle Superiore: a tutte, ed a ciascuna in particolare, dovete la
medesima obbedienza, dipendenza e riverenza, sia essa buona o
cattiva, dolce o sgarbata, clemente o severa.
Per mantenere poi questa stretta unione colla vostra Superiora,
fa d'uopo amarla ed amarla di cuore.
Regole
281
opera omnia
Ella sorveglia, ella fatica, ella opera, ella pensa; e mentre voi ve
ne state in pace e in riposo, essa porta tutto il peso e la responsabilità
di tutte le opere dell’Istituto, avanti a Dio ed avanti agli uomini: e vi
par poco, sorelle carissime?
Siatele dunque affezionate e riconoscenti; e non amareggiatela
con le vostre ostinazioni, capricci e cattiva.condotta. Raccomandatela
invece tutti i giorni al Signore perché la illumini e la investa di quello
spirito e zelo che animava la Sacra Famiglia di Nazaret, acciò li
comunichi e li trasfonda di poi nelle sue figlie a loro spirituale
vantaggio e profitto.
Chiudete un occhio sulle sue imperfezioni e difetti, quando
questi però non siano a danno e a pregiudizio della disciplina; essi vi
saranno anzi motivo di avanzarvi maggiormente in virtù e di
esercitarvi nella mortificazione.
Molti credono e s'immaginano, che quando una persona viene
innalzata ad un posto elevato, molto più poi se Religiosa, abbia ad
andar esente d'ogni difetto e d’ogni imperfezione: ma, mio Dio! il
posto ci toglie forse o cambia la nostra natura corrotta? Chi, a questo
mondo, vestita di questa misera carne, può vantarsi d'andarne
esente? Nessuno; nemmeno i santi, io credo; la sola Vergine Maria lo
fu, perché concetta senza peccato, perché destinata ad essere la Madre
di Dio. Non abbiate voi dunque sì strane idee; compatitela ed amatela
maggiormente la vostra Superiora, persuadendovi che anche le sue
stesse imperfezioni si volgeranno a vostro profitto e vantaggio, se
guarderete in lei l'immagine di Dio ed il suo braccio per condurvi e
dirigervi sicure e tranquille pel sentiero sul quale lo stesso Dio vi ha
chiamate e vi vuol salve. Che il vostro amore, dunque, Sorelle
carissime, verso la vostra Superiora non sia mai disgiunto dalla stima
e dal rispetto. L'amore senza la stima ed il rispetto non può durare:
sia quindi vostra premura d'usare verso di lei tutti quegli esterni atti,
di rispetto, di stima e di venerazione che esige il suo posto e la sua
carica, perché noi siamo così materiali che l’interno, se non è aiutato
dall'esterna apparenza, poco o nulla giova.
La Superiora perciò, nella casa, abbia ed occupi sempre il primo
posto: non vi fate lecito sedervi alla sua presenza senza il suo
permesso; incontrandola abbassate il capo e fermatevi cedendole il
passo, entrando essa nelle officine o in qualunque altro luogo della
casa dove vi trovate, alzatevi e state in piedi fino ad un suo cenno:
discorrendo e trattenendovi con lei, foss’anche in ricreazione, non
dimenticatevi che vi è superiora e usatele infine tutti quei riguardi e
bei modi che si usano tra persone ben nate e distinte. Non alzate mai
Regole
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opera omnia
la voce in sua presenza, e meno poi siate ardite di contendere con lei.
Credetelo, mie carissime, che questi esterni segni di rispetto verso la
vostra Superiora vi gioveranno assai, sì per accrescimento di stima
come pel buon ordine, concordia e disciplina nella casa. Guai poi a
quella Superiora che per falsa modestia e vana umiltà prescindesse, o
soltanto trascurasse che le sue figlie le rendessero questi esterni segni
di stima, d'ossequio e di rispetto che la sua carica esige! Guai! se ne
accorgerebbe ben presto a suo danno; e quel che è peggio, ne
ridonderebbe scapito al buon ordine ed alla regolare disciplina
dell'Istituto.
Ricordino dunque tutte le Superiore l'obbligo gravissimo che
hanno di sostenere l'onore ed il decoro dovuto al loro posto, per poter
poi trasmetterlo, terminato il tempo della loro carica, con quel lustro e
splendore come lo era quando ne furono investite.
CAPOVI - Delle relazioni ed amicizie coi parenti e
conoscenti.
Non abbiate amicizie particolari con chicchessia; amate tutti
indistintamente perché tutti sono immagini di Dio e redenti col suo
preziosissimo sangue. Non vi si proibisce però di amare di preferenza
i parenti: ma amateli in modo che la loro memoria e l'affezione che
loro portate, non abbiano a distrarre il vostro spirito, né a togliere la
pace e la tranquillità dell'anima vostra. Scrivete loro se vi piace e se la
Superiora ve ne dà licenza, per Natale e per Pasqua; ma fuori di
queste ricorrenze, non siate mai voi le prime a scrivere loro:
rispondete però sempre alle loro lettere qualora ne abbiate la
permissione, perché la vita religiosa non vi deve fare né rustiche, né
incivili. Colle amiche siate ancora più riservate; con queste, eccettuato
qualche raro caso, limitatevi alle sole risposte, ma fatele brevi e bene.
Se avete poca abilità e talento per istendere una lettera, scusatevi
dicendo che non rispondete perché non siete atta. Scrivendo non dite
mai niente di quello che passa in casa o che alla casa appartiene;
meno poi del vostro interno, con chicchessia.
Guardatevi pure dalla smania di voler dare molti suggerimenti,
consigli, metodi di vita, ecc. anche se ne foste richieste; ricordatevi
che è assai difficile il saperli dare a luogo e a tempo, ed adatti alle
persone ed alle circostanze; questo non è pane per tutti, essendo cosa
ardua anche per una persona di molta esperienza e virtù.
Regole
283
opera omnia
Questo è un difetto che si trova per lo più nei principianti nel
servizio di Dio, perché siccome a questi il Signore comunica qualche
favore, si credono già perfetti, ed in dovere di consigliare e dirigere
chiunque a loro si rivolge, e pigliano questo per zelo delle anime e
amor del prossimo e invece potrebbe essere benissimo tentazione e
astuzia del demonio, che sotto aspetto di zelo della gloria di Dio,
cerca di fomentare la superbia e la vanagloria; essendo il suo veleno
tanto sottile che penetra senza accorgersene. Siate dunque prudenti in
tutto e sempre, tanto nel parlare, e più ancora nello scrivere. Se
sapeste quanto poco ci vuole, a mettere in ridicolo l'Istituto e i suoi
membri! non siatene mai voi la causa. In generale abbracciate la
massima di parlar poco e di scriver meno, così vi troverete sempre
più contente e avrete più tempo d'attendere ai vostri doveri.
CAPOVII - Dei viaggi
I viaggi sono sorgente di dissipazione e di noia; e dovendo voi
per la natura del vostro Istituto viaggiare assai, vi esporrete a molti
pericoli se non avrete molta premura di tenere il vostro spirito molto
raccolto e unito a Dio.
All'avviso della Superiora di dover partire per questo o quel
luogo, ricevuta la sua benedizione, andate in Cappella per
raccomandarvi al Signore che vi accompagni nel vostro viaggio, come
accompagnò la Santa Famiglia di Nazaret per le strade di Egitto; e poi
senza frapporre indugio, partite con allegrezza e tranquillità,
abbandonandovi con fiducia nella divina Provvidenza.
Andando da una casa all'altra, non vi è lecito portar via cosa
qualunque senza licenza della Superiora, fosse anche un semplice
libro stampato o manoscritto. Vi si permette soltanto il trasporto degli
indumenti personali estivi ed invernali.
Uscendo di casa osservate puntualmente le norme stabilite nelle
Costituzioni, ParteI. Capo VII.
Viaggiando a piedi avvertite di dare edificazione.
Camminate con religiosa gravità, mani composte, occhi
modesti, ma senza affettazione.
Veda il mondo in voi delle creature che non vivono che per
Iddio e per la carità. Il vostro abito presenti povertà, ma insieme
decoro e pulitezza. Schivate possibilmente le strade molto frequentate
ed anche le troppo remote. Viaggiando in ferrovia o vetture
pubbliche, tenetevi sempre vicine alla compagna.
Regole
284
opera omnia
Se vi toccasse alloggiare in casa altrui, non vi fate lecito girare
fuori della stanza assegnatavi; la mattina della partenza ripiegate le
lenzuola e le coperte, lasciando la stanza in bell'ordine.
Arrivate alla casa destinata, presentatevi alla Superiora, o a chi
fa per lei; e dopo esservi consegnate e mostrato l'obbedienza avuta, e
ricevuta la benedizione, portatevi alla Cappella a rendere al Signore i
dovuti ringraziamenti e a domandargli perdono dei mancamenti
commessi nel viaggio; indi, se non ricevete nessuna incombenza
trattenetevi nella sala comune di lavoro. Incontrandovi con qualche
sorella vi si permette un affettuoso, ma modesto saluto senza fermarsi
in chiacchiere inutili. Quando andate da una casa ad un'altra
dell'Istituto badate bene a non riferire delle altre case che quanto può
edificare e scusatevi con bel garbo da quelle sorelle che cercassero di
sapere oltre il conveniente.
CAPO VIII - Soccorsi spirituali e corporali alle sorelle inferme.
Quei meriti che nel tempo della sanità si acquistano faticando
per la gloria di Dio, si acquistano nel tempo della malattia patendo
per amor suo. L'Istituto che porge alle sorelle sane i mezzi di faticare
e meritare, deve aiutarle ancora a sopportare con serenità la malattia
ed ad incontrare santamente la morte.
Le sorelle inferme poi si ricordino che tempo preziosissimo è
quello della malattia, poiché non vi ha cosa più santa del portare la
croce insieme con Gesù; che l'infermità è un mezzo potente per
iscontare i debiti contratti colla divina giustizia, ed è un aiuto
grandissimo per distaccare il nostro cuore dalla terra, facendoci
sovvenire della morte in modo più sensibile di quello che si faccia
quando godiamo salute.
Perché lo spirito non resti abbattuto ed oppresso sotto
l'afflizione del corpo, la Generale destinerà una casa, come è indicato
nelle Costituzioni, che sarà chiamata «Casa della speranza» dove di
preferenza si raccoglieranno le Suore che, per vecchiaia ed infermità,
sono inabili in tutto od in parte agli uffici dell'Istituto. La casa dovrà
essere in un luogo salubre e quieto, molto ben fornita di quanto può
occorrere al buon trattamento delle Suore che hanno diritto a speciali
riguardi. Vi si terrà un numero conveniente di orfane per servire di
qualche occupazione alle inferme. È però proibito far servire le orfane
al letto delle religiose.
Regole
285
opera omnia
Anche in ciascuna casa, alcune delle più salubri camere si
terranno riservate per le inferme.
Alle suore inferme si useranno tutte quelle cure che dalla carità
e pietà sono richieste. La Superiora le abbia particolarmente a cuore;
le visiti spesso personalmente, confortandole con amore; le accontenti
pure in quanto può e non si stanchi mai di prestar loro i servigi e i
conforti ai quali hanno diritto. Badi che le infermiere adempiano
alloro ufficio con grande carità e colla massima diligenza.
Le inferme mostrino riconoscenza a chi le assiste. Obbediscano
alle prescrizioni del Medico, della Superiora e dell'infermiera.
Possono pure esporre i loro desideri e le loro ripugnanze, ma con
tutta sommessione e senza dimenticare la loro condizione di povere
volontarie di Gesù Cristo. Ricevano con riconoscenza e senza pretese
la carità loro usata dall'Istituto. Badino che nel tempo della malattia il
demonio raddoppia i suoi sforzi per perderci. Stiano ben preparate,
mirino il cielo, contemplino la corona che le attende, e sopportino con
pace, rassegnazione e pazienza le loro infermità. Il combattimento è
per finire; gli Angeli con Maria SS. con S. Giuseppe e tutti i santi le
guardano e le aspettano.
Se la malattia si fa grave e pericolosa, la Superiora avverta per
tempo dolcemente l'inferma del pericolo nel quale si trova e da quel
punto faccia che l'infermiera non l'abbandoni più.
Procuri che le sieno amministrati per tempo i SS. Sacramenti e
non manchi loro alcuno dei tanti conforti che la S. Chiesa con cura
materna ha riservato con tanta abbondanza ai moribondi.
Procuri ancora che sia servita ed assistita con tutte le cure
necessarie a sollievo del corpo e a conforto dello spirito. L'inferma poi
non si smarrisca all'annunzio del pericolo nel quale si trova. Morta
già al mondo e vissuta di pura fede, ravvisi nella morte il dolce
momento nel quale lo Sposo celeste la chiamerà alle nozze eterne.
Veda di tener bene ardente ed accesa la lampada per potergli
uscire degnamente incontro.
Sarà cura della Superiora il notificare per tempo e coi debiti
riguardi alla comunità l'aggravarsi della malattia e il pericolo nel
quale l'inferma si trova, come pure la morte avvenuta, evitando
anche, in simili casi, ogni scompiglio ed agitazione nella Casa e
conservando quella tranquillità che si conviene a religiose che sanno
benissimo che non è questa la nostra patria; e che la vita loro non è
altro che una preparazione alla morte.
Quando l'inferma entra nell'agonia procuri che il Sacerdote le
stia sempre a fianco e le sorelle si raccolgano in chiesa a
Regole
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opera omnia
raccomandare la moribonda alla S. Famiglia, pregandola che l'assista
in quel punto estremo, affinché per i meriti infiniti di Gesù Cristo
passi dalle fatiche dell'esilio alla pace della patria dei santi.
Avvenuta la morte, se ne dia il segno, e tutte della casa si
raccolgano di nuovo in chiesa. La Superiora, o chi fa per lei, reciti ad
alta voce il De Profundis ed il Miserere, indi si faccia alcuni brevi
riflessi sulla caducità della vita, sul grande pericolo in cui si trova in
morte una religiosa vissuta tepidamente e sui grandi conforti che
arreca in quell'ora l'aver generosamente lavorato e patito per il
Signore. Racconti pure modestamente quelle cose che nella vita della
defunta possano servire a comune edificazione, a stimolo e ad
esempio delle sorelle e delle Figlie di S. Giuseppe. Reciti infine una
terza parte del Rosario col Miserere.
La Superiora della casa ove la Suora muore, manderà
istantaneamente la partecipazione di morte alla casa Madre ed a tutte
le case dell'Istituto, onde le sieno applicate al più presto possibile i
dovuti suffragi.
Le esequie, ed i suffragi da farsi alle defunte sono indicati nelle
Costituzioni (Parte I CapoIX).
CAPO IX - Del noviziato
§.I.-Regolamento per le Novizie
Abbiate in una casa più opportuna un luogo affatto separato sì
dalle Religiose come dalle Figlie di S. Giuseppe, il quale serva pel
Noviziato. Se col tempo l'Istituto ingrandisca assai ed avesse molte
Case, destinatene anche due o tre a questo scopo e mandate alla
direzione di esse quelle religiose di costumi più santi, d'ingegno e di
mente più perspicaci, di disinvoltura, stabilità e fermezza non
comune, che sono necessarie al disimpegno di sì grande ed
importante missione. Ricordatevi che il Noviziato è come un vivaio
nel quale si coltivano preziose piante, seminate dalla mano stessa di
Dio, e date a voi da custodire, far crescere e fiorire, per essere poi
trapiantate a suo tempo nelle vostre Case, onde coi loro frutti portino
abbondanza di beni, e la loro vista ricreando l'anima di buoni
desideri, facciano lodare e benedire il Signore che mandò sulla terra sì
elette piante a benedizione e vantaggio delle sue creature. Guardate
dunque impegno e dovere che ne avete, e quanto gran conto ne
dovrete rendere a quel Padrone il quale, se è buono e misericordioso,
Regole
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opera omnia
è pur giusto e terribile con chi trascura di tendere con tutte le sue
forze ad uno scopo sì importante, pel vantaggio del quale vi dà in
mano Egli stesso gli strumenti ed i mezzi.
Io vorrei il Noviziato rigoroso e severo: non lasciatevi mai
prendere dal timore che ciò abbia da ritirare e raffreddare le vostre
Novizie nella loro vocazione, mettendole fors'anche al pericolo
d’abbandonare l'Istituto.
Lasciate pure che ciò succeda e se ne vadano: credete che questo
non succederà che alle sole non veramente chiamate. Per quelle che
avranno una vera vocazione, la vita d’annegazione e di sacrificio che
quivi saranno costrette a condurre, lungi dall'intimorirle ed annoiarle,
servirà a rassodarle viemmeglio nei loro generosi propositi.
Perfezionando queste, allontanerete dal Noviziato quelle che
non vi potrebbero dare che fiori apparenti e frutti guasti, con danno e
pericolo delle altre.
Il Noviziato è come un crogiuolo nel quale si prova il Religioso,
succedendo di lui come dell'oro, il quale se è vero e fino, nel
crogiuolo diventa più bello e lucente e perde ivi tutta la lega; ma se è
falso vi lascia l’apparente splendore. Non fate però, né pretendete
tutto in una volta, né crediate di far perfette le vostre Novizie e
spogliarle dei loro difetti, vizi e pregiudizi così, alla leggiera, e in
poco tempo, come si farebbe con una statua che si vuol perfezionare.
No, Sorelle carissime, ci vuol tempo, orazione, pazienza,
perseveranza e fermezza. Cercate dapprima di ben conoscere l'indole,
l'inclinazione e la natura delle vostre giovani, per saper poi applicare
quei rimedi e quelle medicine ad ognuna di esse più adatte, sieno poi
dolci od amare, acciò riescano loro di giovamento e le risani; e non
abbiano invece, come succede nelle malattie del corpo, per un
rimedio mal applicato, mettere a pericolo in un colla vocazione la loro
salute eterna. Perciò, Superiore mie carissime, andate ben caute nella
scelta delle Maestre delle Novizie, ci vuole pratica, esperienza,
acume, vigilanza e fermezza; e tutto troverete, se di cuore vi
raccomanderete al Signore.
Appena una giovane entra in Casa come Novizia, non
assoggettatela subito nei primi giorni alle regole ed alle prove del
Noviziato; ciò le stringerebbe il cuore, a danno della pace e
soddisfazione che certamente allora deve provare entrando nello
stato da lei desiderato. Sappiate compatire alle nostre comuni miserie.
Essa abbandona la famiglia, la libertà e forse i comodi e gli agi della
vita, la patria, i genitori e per quanto sia provvista di virtù e di
generosità, questo distacco unito alla diversità totale di fisionomie,
Regole
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abitudini, ed il raccoglimento e silenzio che trova nell'Istituto, non le
può sui primi giorni che arrecarle un vuoto... una solitudine... una
malinconia senza che vi s'aggiunga ad accrescerle le pratiche del
Noviziato. Perciò per sette. o otto giorni lasciatele una certa libertà di
se stessa; che vada pure, se crede, girovagando per la casa e per gli
uffici, purché non porti disturbo e distrazioni, e sempre assieme ad
una savia Novizia che ad essa assegnerete per compagna e che mai
dovrà abbandonarla e lasciarla sola.
Guardate bene che trovi tutti i posti e le officine della Casa in
grande ordine e disciplina; e le Suore impiegate in esse, essendo dalla
medesima interrogate, rispondano brevemente ed a bassa voce, di
maniera che vi scopra, vi veda e vi conosca che le Costituzioni,
l’ordine ed il buon governo sono nella casa in pieno vigore.
Credete che questo è il migliore elogio e la maggiore stima che
possiate far prendere e concepire pel vostro Istituto. Se la Novizia
fosse di condizione civile e in conseguenza allevata comodamente e
nell'abbondanza, distinguetela, se vi pare, nei primi giorni, in
refettorio dandole qualche cosa di più delle altre. Compatite insomma
ed usate sempre qualche attenzione verso quelle di più distinta
condizione. Queste hanno abbondonato di più, e fatto maggiori
sacrifici di un'altra che abituata già poveramente, trova nella Casa più
di ciò che ha abbandonato; però queste distinzioni e questi riguardi,
ricordatevi, solamente nei primi giorni, i quali si devono considerare
giorni di eccezione. Questo sistema, di non ammettere al Noviziato la
petente appena entrata in Casa vedrete che vi riuscirà assai bene,
perché se la Novizia ha buona volontà, si stancherà presto di trovarsi
sola, senza regola ed occupazione in una casa dove tutte faticano, si
reggono e muovono al cenno dell'obbedienza, perciò vi chiederà con
istanza d'essere essa pure ammessa alla sua destinazione; allora, se
credete bene, potrete ammetterla anche prima: però, non concedete
questo che come una grazia, perché in generale i giorni chiamati
d'eccezione non devono essere meno di otto o dieci. Pei soggetti poi
nei quali scopriste sino dai primi giorni qualche malattia, vizi o difetti
reali e al vostro Istituto dannosi, od anche vi lasciasse incerta
solamente di tenerla, allora no, anzi allungate di qualche altro giorno
il tempo d'eccezione, per poterle poi rimandare, prima che entrino in
Noviziato, se mai veniste a questa risoluzione. Le Figlie di S.
Giuseppe, che già voi conoscete e vi potete senza timore
compromettere, passano addirittura al Noviziato, se mai Dio desse a
qualcuna la vocazione religiosa ed avesse insieme le qualità
necessarie per essere accettata, poiché diversamente non si potrebbe
Regole
289
opera omnia
riceverla. Esercitate a tutta prova le vostre Novizie nella
mortificazione, specialmente delle passioni, nell'annegazione della
loro volontà, contrariando i loro gusti, i loro desideri, le inclinazioni
sino nelle cose lecite e lodevoli, nell'abbiezione e bassa stima di loro
stesse, impiegando le più schifiltose e quelle che vedete si stimano
qualche cosa di più delle altre negli uffici più bassi, vili e faticosi della
Casa, come sarebbe lavar le stoviglie, aiutare nella cucina, lavare e
tener netta la Casa dalle immondizie ecc. ecc, e ciò sino a tanto che le
vedete morte affatto al loro amor proprio, alla loro superbia e ad ogni
sorta di riguardi e rispetti umani. La vita d'una cristiana, e molto più
d'una religiosa, deve essere una vita d'annegazione e di sacrificio;
l'Uomo-Dio ce ne diede l’esempio; ecco il modello che dovete loro
proporre! Abituatele all'amore del lavoro di qualunque sorta esso sia,
faticoso o no, d'occupazione o distrazione, necessario od inutile,
nobile o vile, non importa; lo dà l'obbedienza e ciò sia per esse motivo
abbastanza sufficiente, onde imprenderlo con alacrità e diligenza;
perciò vi riuscirà assai bene, per ridurle a questo stato d'indifferenza
e spogliarle dei loro proprio giudizio, dei propri gusti ed inclinazioni,
che facciate loro fare e disfare spesse volte le stesse opere e lo stesso
lavoro, anche che fosse fatto bene; molto, più poi se vedeste che ne
avessero la compiacenza; come anche nel punto di terminare qualche
bell'opera, farla compire ad un’altra e che questa sola ne porti in
seguito tutta la lode ed il merito. Ma ciò, mie carissime, con tanta
naturalezza e disinvoltura da vostra parte, che sembri proprio che
siate costrette a fare, ordinare ed agire così per bisogno, necessità e
dar loro vera mancanza di meriti, d'abilità e di cognizione. Fra tutti i
lavori dei quali è bene che sieno istruite le vostre Novizie, quello
dell'agricoltura dovrà sempre avere la preferenza, essendo questo il
cardine principale della nostra Istituzione. Quindi alternatele
vicendevolmente a lavorare nel giardino della Casa, onde abituarle in
questa sorta d'occupazione, dovendo in seguito, fatte Religiose, esser
disposte ad andare in campagna con le nostre Figlie. Guardate di non
fare distinzione tra le nobili e le plebee, le ricche e le povere, ma che
tutte secondo le loro forze, delicatezza e capacità naturali
s'impieghino in questi esercizi manuali della terra. Dite loro per
animarle a vincere le ripugnanze dell'amor proprio, e quel certo
rossore che forse proveranno le nobili e le civili in quest'impieghi: che
non è l'arte ed il mestiere che avvilisce ed abbassa l'uomo, ma il fine
non buono: che un'azione per sé nobile ma fatta per vanità è men
nobile che. quella di lavorare colle proprie mani la terra; che Dio,
quando chiama ad una missione, dà pure la forza, la capacità ed i
Regole
290
opera omnia
talenti di sostenerla e di adempierla, e guai a chi si tirasse indietro per
superbia e vanità! Così lo sentivano i prirni compagni d'un S.
Benedetto e di un S. Bernardo, quando spogliati de’loro ricchi
patrimoni, dei loro gradi, dignità e cariche, con l’arma e la divisa
dell'umiltà, dissodavano terreni, coltivavano la terra e portavano al
mondo che li dispregiava i vantaggi che nessuno certamente può
negare. Non trascurate dunque fatica e cura, per quanto sta in voi,
onde far amare alle vostre Novizie quest'arte sì bella, sì semplice e sì
ricca di tanti vantaggi. Lo studio poi dell'agricoltura le animerà ed
aiuterà assai alla pratica, per la varietà e curiosità delle cose di cui va
ricca la natura. Che adempiano bene e con esattezza ai loro piccoli
uffici, alle loro incombenze, ed alle loro pratiche di pietà e di
religione. Che sieno esatte ed abbraccino la vita Religiosa, sino dal bel
principio, con impegno, alacrità, cuor grande e generoso.
Che la svogliatezza, la non curanza e l'indifferenza non entrino,
per amor di Dio, nel vostro Noviziato; questo è un tarlo che corrode e
consuma il bello di una opera, e non vi lascia che il puro scheletro.
Non trascurate dunque fatica per ucciderlo sul bel principio; prima
che prenda piede. Se coi castighi dovete andar parche, non
risparmiatene quando ne vedete la necessità, specialmente con quelle
di questa sorta. Qui se non terrete man franca, non farete mai niente;
con questi caratteri ci vuole risoluzione; compatite piuttosto una che
senza volerlo ed anche per impeto improvviso e subitaneo
d'impazienza e di collera commette grosso fallo o mancanza, che
un'altra di carattere indifferente. Non concedete facilmente penitenze
e mortificazioni esterne volontarie alle vostre Novizie, anche che ne
veniste dalle stesse ricercate, molto più poi a chi ne andasse
smaniosa; in una principiante e di poca virtù ciò servirebbe
d'aumento di superbia e di pascolo dell'amor proprio. Dite loro, che
le mortificazioni e penitenze che devono fare, sono d'abbassare il
proprio giudizio, far volentieri quello che vien loro comandato,
compatirsi vicendevolrnente malgrado i difetti e le imperfezioni,
piegarsi ed adattarsi a tutti i caratteri, per quanto sieno dal nostro
diversi; amarsi insomma in Gesù Cristo, come Dio ama e compatisce
noi, sue figlie e sue creature. Non coltivate certe pettegole che trovano
male ed hanno scrupolo di tutto e in tutto; disprezzatele e dite loro
francamente che se non si cambiano, quest'Istituto non è per loro.
Così pure a certe smorfiosette che si credono e vorrebbero nei primi
giorni del Noviziato essere mezzo sante e perciò s’inquietano e
turbano perché nell'orazione non hanno il fervore che desiderano, né
quelle virtù insomma che hanno sentito e letto nelle.vite dei Santi:
Regole
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opera omnia
dite a queste che pensino poco a sé, ch'esse non sono sante, anzi
lontane, lontanissime dall'arrivarvi; che si umilino e stiano tranquille
nelle mani di Dio in quel luogo e modo che la divina volontà le vuole
e le mette, senza voler ascendere a quella perfezione della quale non
hanno il merito Fate abborrire poi a tutte le singolarità, specialmente
nelle cose spirituali, fate loro amare la vita semplice e comune come
la più sicura e la più scevra di pericoli. Dite loro che noi, Suore della
Sacra Famiglia, dobbiamo uniformarci ai nostri tre Divini Modelli, i
quali condussero, in apparenza, appresso agli uomini la vita più
semplice e comune: che dobbiamo come Essi cercare di diventar
grandi agli occhi di Dio, ma nel sacrificio e nell'abbiezione. Che
parlino poco, ricordandosi che la maggior parte de’nostri
mancamenti e difetti provengono dalla lingua; che non abbiano
smania di prodursi, essendo ciò vanità e leggerezza; che trovino anzi
piacere a vivere nascoste e ritirate, quando però l'obbedienza non
esiga diversamente. Che vivano di una vita di fede e non operino che
per Dio, ed a Dio solo dirigano ogni loro pensiero ed ogni loro
operazione, perché essendo egli nostro Padrone, ha tutto il diritto
all'amore nostro. Che vedano e considerino nei prossimi l'immagine
di Dio, che tien fatto a sé quello che si fa a’minini tra essi. Fra il
prossimo amino sempre il più povero, il più abbietto, essendo quello
il più spregiato dal mondo, ed amino le nostre Figlie, benché povere
contadinuccie: sappiano che il nascer grandi è sorte e non virtù; e
molte volte, sotto ruvide spoglie, vi sono cuori più grandi e generosi,
che sotto le vesti più ricche e pompose.
Non permettete alle vostre Novizie carteggio con chicchessia,
eccettuato coi genitori ed i più stretti parenti, ed anche a quelli
rarissime volte. Sappiano esse che entrando nell'Istituto bisogna
separarsi non solamente col corpo, ma anche con lo spirito dagli
affetti della carne, altrimenti il loro sacrificio non sarebbe gradito a
Dio, il quale vuole il nostro cuore tutto intiero e non diviso con le
creature: devono però ricordarsene appresso il Signore; ma con pace e
tranquillità abbandonandoli con tutta fiducia nelle braccia della
Divina misericordia. Potrà il Signore non esaudire le preghiere ed i
voti. di colei, che per essere tutta sua gli sacrificò le sue più care e
giuste affezioni? Se volete però che questo distacco dai parenti si
effettui, tenetele lontane più che potete dal parlatorio; e almeno pel
primo anno dopo entrate, vorrei non vedessero che i soli più stretti
parenti, ed anche questi rarissime volte
Assuefate le vostre Novizie ad una particolare pulizia nella
persona e nell'abito; che camminino diritte e senza affettazione, che
Regole
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opera omnia
parlino ed espongano i propri sentimenti con naturalezza e
semplicità, che sieno affabili e cortesi colle compagne, rispettose con
tutte e massime verso chi è superiore ad esse. Le Novizie non
potranno trattenersi a discorrere con le professe, fuorchè con
l'officiata a cui sono date per aiuto nell'officina e per le sole cose
concernenti all'ufficio.
La maestra delle Novizie non le lascerà mai sole: essendo essa
impedita, vi sia l'Assistente, specialmente nelle ricreazioni. La
ricreazione è il tempo più acconcio per conoscere il carattere, l'indole,
le inclinazioni e perfino i vizi e le virtù delle Novizie: e però non
interrompete subito ad esse ogni parola, ogni motto, ogni atto che
non vi sembrasse buono, per non togliere loro la libertà e la
confidenza (sempre però che non fosse di scandalo): lasciatele ridere,
giuocare e sollazzarsi, ben inteso, sempre nei limiti della modestia
religiosa. Questo, oltre che gioverà per tenerle sane e di buon umore,
vi servirà anche, come dissi, per conoscere e scoprire. i loro caratteri
ed inclinazioni, per applicarvi poi a tempo e luogo quei rimedi ad
esse più opportuni.
Cosa importantissima, e che immensamente vi raccomando, si è
che le vostre Novizie sieno schiette e sincere, scevre da ogni raggiro e
doppiezza.
Quella Novizia che trascura l'obbedienza e gli ordini ricevuti, o
che trasgredisce qualche articolo delle Costituzioni, o che commette
qualche mancanza esterna contro qualche virtù e con tutta facilità
dissimula e nasconde la mancanza agli occhi della propria maestra
tenete per certo che, o non ha vocazione, o è vicina a perderla. Non le
credete se mostra devozione e pietà e se vi chiede pur anco di fare
qualche mortificazione esterna La prima mortificazione che deve
abbracciare una Novizia ed una Suora della Sacra Famiglia è quella
voluta dai propri doveri e dalle proprie Costituzioni. Se chiude in sé
tanta superbia che pel timore di un rimprovero tradisce il proprio
dovere e la propria coscienza, celando e dissimulando la propria
colpa, certamente è illusione del demonio e finta la sua divozione.
Guardate dunque, impegno grandissimo che deve avere la
maestra per iscoprire e conoscere il carattere e l'indole di ciascheduna
delle sue Novizie Domandi a Dio un occhio sagace per non errare.
Essa deve puranco sapersi conciliare stima e rispetto e insieme amore
e confidenza: deve dar coraggio ed animare le timide; essere
sostenuta e concisa con le ardite sciolta e non curante con le pettegole;
scrupolosa, penetrante e vigilante con le furbe e le dissimulate; (che
Dio però tenga sempre quest'ultime lontane dalle nostre case!).
Regole
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opera omnia
E se mai tra le vostre Novizie ne scorgeste qualcuna di questa
tempra, e che ammonita non si corregga, allontanatela subito dalla
Casa prima che infetti le altre: queste d'ordinario sono le più dure di
testa e le più ostinate che non si arrendono né alle ammonizioni, né ai
castighi; pretendono sempre d'aver ragione; e non potendo ottenere
d'ingannare la propria maestra, cercano fra le compagne un appoggio
alla propria malizia susurrando all'orecchio loro con danno
incalcolabile, ciò che l'amor proprio e l'astuzia del demonio
rappresenta loro giusto e ragionevole, suscitando così l'animo loro
alla mormorazione. State all'erta, per carità! ed appena scorgete essere
una Novizia infetta da tale vizio, consideratela come un lupo fra il
gregge; e se fosse anche ricca, brava, scienziata, o come che sia, non
indugiate ad allontanarla dalla Casa, chè questo Istituto non fa per
lei.
Non abbiate difficoltà di licenziare un soggetto qualora lo
vedete incapace d'abbracciare quei sacrifici che costituiscono la vita
religiosa.
Motivi di licenziamento per le Novizie sono: mancanza di buon
giudizio e di segni di vocazione religiosa; disistima dell'agricoltura e
delle opere dell'Istituto; difetto di docilità e di umiltà per obbedire
prontamente e ciecamente; difetto di attività laboriosa; inclinazione
alla malinconia; scrupoli uniti ad ostinazione nel proprio giudizio;
ignoranza ed incapacità tali che il soggetto non possa rendere
all'Istituto alcun servizio, e sopratutto se è di carattere doppio, finto e
dissimulato.
Nel deliberare nei casi di licenziamento, non entrino riguardi
meramente umani, di sangue, o d'interesse; ma si proceda con
rettissima intenzione per la gloria di Dio e pel bene dell'Istituto.
§.-Avvertenze che riguardano il tempo del noviziato
Il Noviziato, il quale comincia per le Novizie dal momento che
vestono l'abito religioso, deve essere rigorosissimo.
Come all'articolo ventesimo delle Costituzioni, le Novizie del
primo anno di noviziato dovranno essere occupate nell'acquisto delle
virtù e della religiosa perfezione e nell'emenda dei difetti; e perciò
non possono essere adibite a nessun ufficio che possa impedire la loro
formazione religiosa. Potranno solo prestare aiuto, per un'ora circa la
mattina, ed un'ora il dopo pranzo a qualche ufficio; ma che sieno
totalmente divise e dalle Professe e dalle orfane, colle quali è loro
proibito anche di parlare.
Regole
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opera omnia
Quelle del secondo anno possono servire come professe e
possono essere di aiuto alle maestre tanto delle orfane che della
scuola esterna, ed in un bisogno, possono anche uscire in campagna
alla sorveglianza delle orfane; ma nella sola casa del noviziato e senza
trascurare nessuna pratica propria delle Novizie.
Verificandosi la assoluta necessità che una Novizia del secondo
anno debba essere traslocata in altra Casa, non si farà ciò che col voto
unanime del Consiglio generale. In tal caso la novizia sarà richiamata
al noviziato un mese prima della professione.
Il noviziato deve essere fatto con tutta la regolarità e senza mai
uscire e pernottare fuori della casa stessa di noviziato per nessun
motivo, nel primo anno. Terminati i due anni di noviziato, la Novizia,
se il Consiglio Generale la dichiara degna di essere ammessa ai voti
temporanei, si sottoporrà all’esame Canonico dell'Ordinario e si
preparerà alla pronuncia di questi voti che emetterà in mano alla
Superiora Generale o di una Sua Delegata il giorno stesso che la
novizia avrà compiuto il suo noviziato: e dopo cinque anni
consecutivi di voti temporanei, se viene dalla Superiora Generale e
dal Consiglio Generale dichiarata idonea di essere ammessa alla
pronuncia dei voti perpetui, nel giorno stesso che scadono i cinque
anni di voti temporanei li pronuncierà perpetui; e se invece del
Consiglio Generale fosse riprovata, dovrà subito da quel punto essere
dimessa dall'Istituto.
Trattandosi della vestizione di una Novizia, si potrà differire di
alcuni giorni, se si vuole, per aspettare l’Ordinario che perciò sarà
invitato; non così trattandosi della professione. Se l'Ordinario non
può trattenersi presente il giorno prefisso per la funzione, quando la
Suora che deve professare abbia fatto col medesimo l'esame, potrà
invitarsi qualunque sacerdote per la funzione.
§.III.-Istruzione alle Novizie su ciò che riguarda la vita Religiosa
Molti, e direi la maggior parte degli uomini, non conoscendo le
cose dello spirito e giudicandone secondo la carne, credono la vita
Religiosa una vita comoda, del tutto quieta e tranquilla; le case
religiose luoghi d'ozio, ove senza fatica e senza pensieri si mangia e si
beve in santa pace, curando meglio la salute del corpo; i Religiosi,
gente che vive a seconda del proprio genio, senz’altro obbligo che di
praticare qualche orazione od esercizio devoto, liberi del resto di
trattenersi colle persone secolari per informarsi da loro di ciò che
passa e si fa nel mondo, e di giudicare e di consigliare come porta ed
Regole
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inclina il loro zelo, e secondo il diritto che hanno o s'immaginano
d'avere acquistato col loro abito, formandosi in tal modo quel
concetto e quella stima di santità che più lusinga, e che deve portarli
in Paradiso a loro bell'agio e, come suol dirsi, in carrozza. Oh la bella
vita che è mai questa per andar dritto, dritto al Cielo!
Nel mondo, stenti, tribolazioni, patimenti; in convento,
abbondanza, pace, consolazioni. Nel mondo mille pericoli di perdersi,
in convento sicurezza, facilità di salvarsi. Così i mondani. Poveri
ciechi, poveri illusi che non conoscono e interpretano così male la vita
Religiosa! Ma ciò che è da stupirsi e da compiangersi di più, si è che
anche persone che si credono spirituali e che aspirano alla perfezione,
spesso non giudicano diversamente. Quante giovani entrando in
convento con simili idee e trovando tutt'altro da quello che
cercavano, ritornano al secolo spargendo al di fuori mormorazioni,
critiche e lamenti per coprire il loro inganno, e lo spirito loro poco
mortificato! Novizie mie carissime, non v'ingannate in cosa di tanta
importanza. Il convento è luogo di pace e di felicità, ma per quelle tra
di voi che sono risolute di morire a se stesse ed alle proprie
inclinazioni, per seguire Gesù Cristo con la croce, sulla strada del
Calvario e del sacrificio. Vita Religiosa vuol dire: vita d'annegazione e
di sacrificio; vuol dire spogliamento di sé, rinuncia ai propri gusti,
alle proprie inclinazioni. alla propria volontà; vuol dire in una parola
morte lenta e continua delle nostre passioni, con sacrificio di tutti i
desideri anche più leciti e santi, acciò purificate da tutto quello che la
natura ha di vizioso, di corrotto e di proprio, viviamo, per quanto ci è
dato, di solo spirito e di puro amor di Dio.
Ma, mie carissime, il dirlo costa poco, e la massima piace a tutti,
la si esalta, la si loda; ma il difficile è il seguirla poiché in questa
impresa, non ci vuole una virtù fiacca, né una volontà debole, ma un
cuor grande, ed una volontà ferma e perseverante, perché questo non
è lavoro di un giorno, né d'un mese, né d'un anno, ma di tutta la vita;
e non sarà questa bene spesa ed impiegata se non consacrandola a
vincere noi stesse e perfezionanrci, onde piacere a quel Dio che ci
scelse a sue Spose, e come tali non ci coronerà se non monde e
purificate. Ma, mie carissime, non vi avvilite, e non credete questo
stato superiore alle vostre e forze. Tutt'altro; non vi è stato che,
abbracciato con ferma risoluzione, non sia più di questo facile a
praticarsi; vedesi ad ogni passo spianare le difficoltà che si incontrano
e rendere mano mano dolci i sacrifici, care le privazioni, ed acquista
infine l'anima vera pace, tranquillità e contentezza. La perfezione,
dice un autore, che Dio propose al mondo per consiglio, per voi è
Regole
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opera omnia
obbligo: eravate libere dall'entrare in Religione, dice lo stesso autore,
ma dal momento che di vostra libera volontà avete scelto questo stato
non siete più dispensate dal dovere di arrivarvi con tutte le forze di
cui siete capaci. Ma per giungere alla perfezione, conviene far
acquisto delle sode virtù, conoscerne l'importanza e l'eccellenza,
come pure la differenza delle virtù superficiali ed apparenti, dalle
vere e reali che devono specialmente essere apprese ed esercitate
dalle persone Religiose. La vera virtù è sempre accompagnata dal
sacrificio; quanto più una cosa ci costa, più ci è cara.
La virtù senza sacrificio è la virtù più particolarmente esercitata
dalle persone del mondo a preferenza dell'altra che dovrebbe essere
quella dei Religiosi, da Dio con grazia speciale chiamati alla
perfezione. Il sacrificio è quello che rende bella la virtù, la rende dolce
e soave al nostro cuore, bella e risplendente agli occhi di Dio e degli
uomini. Mio Dio! perché non ho talento, onde poter descrivere come
si deve praticare questa sì bella virtù, come Voi me la fate conoscere?
Ma Signore, illuminate Voi chi leggerà questo scritto, e supplite con la
vostra grazia alla mia pochezza ed insufficienza! Tutti dobbiamo
amar Dio, questo è il più grande dei comandamenti; per amor di Dio
dunque, conviene schivare tutte le colpe mortali, e non amar altri più
di Lui. Questo deve essere esercitato da tutti che vogliono vivere
cristianamente, altrimenti non si possono salvare; ma basta questo ad
una Religiosa?
No, assolutamente no, perché una Religiosa deve di più
schivare, per quanto le è possibile, ogni più leggera colpa, ogni
difetto, ogni imperfezione volontaria per piacergli e dargli gusto.
Dopo Dio, tutti dobbiamo amare il prossimo, soccorrerlo ne’suoi
bisogni, non offenderlo, né volergli male. Una persona Religiosa deve
di più amare con un amor cordiale chi le è contrario per natura e per
ripugnanza, cercando più la compagnia di queste che di altre più
simpatiche, e procurando anche per quanto è possibile, di servirle ed
onorarle, onde vincersi. Tutti sono obbligati ad adempiere bene i
proprii doveri e gli obblighi del proprio stato se vogliono salvarsi; ma
noi dobbiamo di più adempierli con quell'esattezza e perfezione con
la quale eseguiscono i propri gli Angeli del Cielo, cioè sotto gli occhi
di Dio, per Dio e con Dio. Che vi dirò poi, Novizie carissime.
Dell'annegazione intiera e continua della vostra volontà e
spogliamento del vostro amor proprio, senza del quale non arriveret
mai ad acquistare quella perfezione alla quale siete dalla vostra
vocazione chiamate; ed è sì necessario, che se aveste, il dono della
contemplazione dei più gran santi, ma vi riteneste solamente in parte
Regole
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opera omnia
una bricciola di vostra volontà, fabbrichereste sull'arena, poiché il
vostro spirito religioso non è fondato che sopra queste basi, e su
questi principi? Una persona del mondo ascolterà volentieri un
consiglio, un avvertimento ed anche una correzione di un'amica,
d'una confidente; la Religiosa invece deve averlo a caro anche da una
inferiore per grado e per merito, e mostrarne alla stessa il suo
aggradimento. Il mondo non lo comprende, ed è per questo che vive
in errore riguardo all'idea e al giudizio che forma della vita religiosa,
ed infatti se vi levate questo, il mondo avrebbe ragione, perché tutto il
sacrificio sta nell'annegazione propria, e l'annegazione propria è quel
lento martirio e morte, con la quale S. Bernardo ed altri Santi
chiamano la vita Religiosa; ma questo sacrificio, mie carissime,
essendo fatto per Dio, Dio lo vuole sincero,intiero e perfetto: sincero
coll’esser tale nell’interno come apparisce al di fuori, intiero col non
istancarsi a metà. Non è dunque essere obbedienti, il domandare
cento volte al giorno le medesime cose; questo lo fa anche una
sciocca; ma nell'obbedire con scioltezza, con ilarità, bene, con
prontezza nelle cose ripugnanti alla natura, all'inclinazione ed amor
proprio. Una persona del mondo per godere la pace deve sopportare
con pazienza le contrarietà ed i dispiaceri che mano mano
s'incontrano e che succedono; una Religiosa deve di più, per amor del
Signore, sopportare che venga a torto od a ragione accusata, corretta,
avvilita, sprezzata; amando a preferenza e facendo bene a quelle che
glielo procurarono. Le persone del mondo possono lecitamente
prendersi qualche sollievo e divertirsi; una Religiosa non può, né
pretenderlo, né desiderarlo, quando l’obbedienza non lo permette.
Una persona del mondo può, per quanto sia povera, usare e disporre
liberamente di qualche cosa, una Religiosa invece che abbia il vero
spirito della santa povertà non solo non può, ma non deve considerar
suo nemmeno l'abito che porta, né il letto, né un libro, né
un'immagine, e deve essere pronta a lasciarsene spogliare quando e
da chi vuole la Superiora. Vedete dunque differenza grandissima! ma
qui non è tutto, persino i nostri pensieri ed i nostri desideri siamo
tenute di procurare che siano conformi a quelli della Superiora e di
chi ci regge. Mio Dio, direte voi, ma è possibile poter vivere in questa
maniera?
Possibilissimo con la grazia del Signore: non credetelo un peso
gravoso, perché la vera libertà è quella dei figli di Dio. ‘Il mio giogo è
soave, il mio peso è leggero’. Non solamente è possibile, ma chi lo
pratica, prova una pace, una quiete, una contentezza che è un
antigusto di quella del Paradiso.
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Infatti la libertà del cuore, l'esenzione da tutte le cure della vita,
le secrete impressioni della grazia, sono i frutti di questa vita tutta
celeste che riempiendo l’anima d'una gioia tutta pura, vale cento
volte più di quanto abbiamo lasciato e avremmo potuto possedere.
Figlie mie carissime, per arrivarvi con facilità, entrando
nell'Istituto, consideratevi come bandite dal mondo, e come tali non
abbiate per esso alcun pensiero, né alcun desiderio e non vi fate lecito
né di domandare, né di sapere quanto in esso si fa, si pratica e si dice.
Dei vostri parenti ed amici non ricordatevene che appresso il Signore,
essendo voi morte ad essi, ed essi morti a voi.
Ma se volete arrivare a questo stato, guardate e procurate di
ben fondarvi sul principio, altrimenti o non vi riuscirete o vi
riuscirete imperfettamente, con gran danno vostro e della Comunità.
Perché, vedete, siccome quando si vuol imprendere una fabbrica od
un lavoro qualunque di conseguenza, convien badare di ben
incominciarlo dapprima, diversamente il lavoro non riuscirà mai
perfetto; ed anche non bisogna rappezzare o fabbricare sul vecchio,
perché farebbe brutta vista e sarebbe poco solido e durevole, perché
quel vecchio non sarebbe mai simile al nuovo, per quanto si
procurasse d'informarvelo; così entrando voi nell’Istituto distruggete
e lasciate fuori il vostro spirito, mettete i fondamenti sullo spirito che
ivi trovate, e fabbricate bene, solido e durevole. Entrate come
bambine, e come bambine, lasciatevi trattare, conoscere, maneggiare;
come bambine ascoltate e mettete in pratica quanto vi si dice; come
bambine non vi fate lecito rimarcare quanto vedete, né ricusare
quanto vi si dà; come bambine piegatevi ed abituatevi agli altri
caratteri, agli altri gusti, alle altre inclinazioni; e come bambine infine
amate, obbedite e rispettate i Superiori dai quali ricevete lumi ed
istruzioni solide per condurvi sulla retta via della perfezione.
Procurate sin da principio d'avere grande stima e rispetto per le
Costituzioni dell'Istituto, anche le più semplici e minute, perché
diceva un santo uomo: In religione non vi è niente di piccolo; tutto è
grande, bello e santo: se ne avrete stima, le rispetterete e le
osserverete con premura ed esattezza. Le Costituzioni sono i legami
dell'Istituto; tolte queste, esso è un altro piccolo mondo anzi migliore
di quello lasciato, perché qui non manca niente e si ha tutto. Badate
bene, vedete, quando entrate in Noviziato ancor piene di desideri vivi
e caldi di far bene, di servire il Signore, di sacrificarvi per la sua
gloria, insomma, di diventar vera religiosa; dimandate sovente a voi
stesse come vorreste essere da qui a qualche anno quando sarete
professe. Ebbene, come vorreste essere allora, diventatelo intanto che
Regole
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siete in Noviziato, perché come uscirete da quello, sarete per tutta la
vita, poiché non sono né il vestito, né la croce, né la corona, né i voti
che formano la vera Religiosa, ma bensì la virtù e lo spirito religioso,
e come attignerlo, è necessario abbiate colla vostra maestra grande
schiettezza, sincerità e confìdenza. Essa è il canale per cui vi deriverà
lo spirito giusto della vostra vocazione. Non le tenete celato nulla di
ciò che riguarda la vita esterna della Religiosa; cioè il come adempite
gli ordini ricevuti, siano generali che particolari, essendo l'obbedienza
il fondamento della vita religiosa; come osservate le Costituzioni ed i
particolari vostri doveri espressi nella presente istruzione; come
disimpegnate l'ufficio impostovi; come osservate il silenzio, ecc. Se
nutrite antipatie o simpatie verso qualche sorella od orfana: se
trascorrete ad offendere la carità od altra virtù con qualche atto
esterno.
Mancando in queste cose chiamatevene tosto in colpa alla
Maestra e non aspettate che essa sappia le vostre mancanze per altra
via piuttostochè dalla vostra sincerità. Essa, mediante la vostra
schiettezza, sincerità e docilità, v'indirizzerà ad acquistare lo spirito
proprio della vostra vocazione. Essa vi farà conoscere in che consista
la vita religiosa, vi esporrà gli obblighi che seco porta e vi indicherà i
mezzi per acquistare la perfezione, nonchè gli ostacoli che vi si
oppongono.
Cosa importantissima per acquistare lo spirito religioso e per
avanzare nella virtù è l'avvezzarsi fin da principio al silenzio ed al
raccoglimento. Una giovane ciarliera non diverrà mai buona e
mortificata religiosa; non sarà che religiosa di abito e di apparenza;
guardate dunque quant'è necessario che vi accostumiate per tempo al
silenzio. Siate rigorosissime ad osservarlo nei tempi prescritti dalle
Costituzioni: e quando ritrovandovi riunite nella sala da lavoro la
Maestra vi concederà parlare per un'ora la mattina ed un'ora il dopo
pranzo, guardate che i vostri discorsi cadano sempre su cose buone
ed utili; ed il vostro parlare sia sempre modesto; non parlate mai di
voi, né in bene, né in male; né parlate in modo da offendere la carità.
Parlate sempre con modi civili e garbati.
Avvezzatevi a ben esprimervi e ad esporre con chiarezza e
disinvoltura i vostri pensieri; per ciò fare vi gioverà assai spiegare alla
vostra volta la dottrina cristiana, come pure spiegare il Vangelo che
udite in chiesa nella domenica e la lezione spirituale che si fa in
iscuola ed in refettorio.
Un'altra cosa non meno importante per conservarvi nello
spirito della vostra vocazione si è l'amore al lavoro. Dopo la caduta di
Regole
300
opera omnia
Adamo Dio ci condannò ad esso, la stessa famiglia del Figliuol di Dio
non ne andò esente. Quando la fatica vi opprime, o la qualità del
lavoro vi avvilisce, specchiatevi in questi tre Divini Personaggi, Gesù,
Maria e Giuseppe. Questi vi saranno di stimolo a progredire con
coraggio. Non fate distinzione di lavoro; quello che vi dà
l'obbedienza vi sia carissimo, anzi se lo potete fare, scegliete quello
che è più contrario alle vostre inclinazioni e che più umilia il vostro
amor proprio, a preferenza di quello che vi piace e vi aggrada.
Lavorate di cuore e con gusto come chi lavora pel Signore e non per
gli uomini. Non è lavoro meritorio quello che fate sì male,
senz'amore, senza premura, e senza attenzione; né quel lavoro fatto
con tanta pigrizia, senza lena e fuori di tempo. Vi siete fatte povere
per elezione, qual vergogna dunque per voi se voleste poi riposarvi e
vivere alle spalle dell'Istituto con danno delle povere orfane! Fra tutti
i lavori della Casa, considerate quello dell’agricoltura come il
principale; e come tale, abbiate per esso tutta la stima e l'affezione;
cercate e desiderate d'esservi voi pure impiegate: non vi ritiri da
questa né la fatica, né il rispetto umano né quanto altro vi può
suggerire la vostra delicatezza od il vostro amor proprio. Il Signore
aiuta la buona volontà e dà a tutte quella forza e attitudine necessaria
agli impieghi e ministeri pei quali ci ha chiamate, e la darà a voi pure
se gliela chiederete con fede nella sua promessa.
Si stancava un giorno al lavoro un buon religioso, forse non
avvezzo a ciò nel secolo, ed appoggiandosi al muro sonnecchiava; ma
un buon fratello che gli stava vicino, dolcemente svegliandolo, gli
dicea: Fratello, riposerai nella casa del nostro Padre. Sì, figlie
carissime, nella casa del nostro Padre celeste ci ristoreremo delle
fatiche per Lui sostenute e riceveremo in ricompensa il cento per uno
di tutto ciò che avremo fatto per amor suo.
CAPO X - Di alcune virtù proprie del nostro Istituto
§.I.-Della carità fraterna
“Amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con
tutto il tuo spirito e con tutte le tue forze, ed il prossimo come te
stesso”. Così Gesù Cristo nel suo Vangelo. Ed in altro luogo diceva
a’suoi Apostoli, ed in essi a tutti noi: “Amatevi l'un l'altro come io ho
amato voi”.
Regole
301
opera omnia
Ma non crediate però che la carità consista solamente in far cose
grandi, trascurando così i piccoli atti di questa virtù che sono sì
necessari e sì frequenti, specialmente nelle Comunità religiose, che ne
formano, si può dire, la felicità, come formano la pace e la concordia
delle famiglie.
Per mezzo della carità, l'uomo ama e si unisce a Dio; e in Lui e
per Lui ama il suo prossimo come se stesso. Ma abbiate cura di
acquistare la vera carità insegnataci da Gesù Cristo, essendovi una
falsa carità che, vestita del manto della vera, vi farà prendere il genio,
le inclinazioni e perfino le stesse passioni per effetti di carità, mentre
non sono, propriamente parlando, che illusioni del nostro amor
proprio per sedurci ed. ingannarci; così viviamo quiete e tranquille
senza metter mano all'opera onde distruggere questa ed acquistare
l'altra, la sola meritoria, perché basata sull'annegazione e sul
sacrificio. Si crederà una di carità perché portando dalla natura un
carattere sensibile, sente compassione d'ogni più piccolo male del
prossimo, ma non sa poi compatire la benché minima contrarietà;
un'altra invece saprà compatire le Sorelle, ma solamente quando
sente nell'animo una disposizione alla pace e tranquillità, prodotta
spesso da qualche propria soddisfazione e contento.
Altra perché al più piccolo bisogno che sente o vede nelle
Sorelle, corre dalla Superiora ad impetrare questa o quella licenza,
per avere poi un appoggio alle proprie pretensioni ed alla propria
delicatezza. Altra compatirà e scuserà i difetti della Sorella, ma
solamente per un certo spirito di contraddizione; altra ancora per una
simpatia naturale ecc. ecc.
Niente di tutto questo è la vera carità, insegnataci da Gesù
Cristo con l'esempio e con le opere.
“Se la vostra carità non è maggiore di quella degli Scribi e dei
Farisei, non entrerete nel regno dei Cieli”, così Gesù Cristo ancora nel
suo Vangelo. E S. Paolo dice che “la carità è paziente, dolce, benigna,
senza invidie, senza gelosie, senza inquietudini; essa tutto crede, tutto
spera, tutto sopporta”.
La vostra carità sarà vera e reale se da chi riceverete un torto,
risponderete con una cortesia o con un sorriso. Se cercherete la
compagnia di quelle Sorelle verso le quali sentite nell’animo
controgenio ed antipatia, onde potervi vincere e superarvi. Se
sacrificherete i vostri gusti e le vostre inclinazioni a quelli delle vostre
compagne, per mantenere tra esse la pace e la concordia, senza
badare se esse lo meritano o no, se sono maggiori o minori, (ben
Regole
302
opera omnia
inteso che non apportino impedimento alle Costituzioni e pregiudizio
alle costumanze e ai particolari doveri).
La carità vera è quando s'inclina a giudicare e condannare sé,
piuttosto che gli altri. Quando si gode nel proprio cuore della lode e
preminenza altrui, non provando invidia di sorta, o sentendola, si
procura con atti contrari di vincerla e soffocarla. Quando non si
biasimano i fatti o detti altrui e non si ascolta biasimare da altri, di
maniera che si possa dire di noi, come si diceva di S. Teresa, che
“dove era lei, tutti avevano sicure le spalle”. Se una vostra Sorella per
ignoranza o per inavvertenza entra nei vostri diritti, quante querele,
quante lagnanze!... Se un'altra, credendo di far bene, osa darvi questo
o quel suggerimento, con quale arroganza e risentimento non le
rispondete?.. Non vedete che questa non è carità? È forse questa che
voi insegnate alle vostre Figlie? Quella che voi meditate tutti i giorni
nella vita di Gesù Cristo? No, certamente: e vorrete voi dunque
insegnare quello che poi smentite continuamente coi fatti?.
Non lasciatevi accecare dalle vostre passioni, e non guardate a
sacrifici, a ripugnanze, a geni, a contrarietà: per mantenerla sempre
viva tra di voi, non vi sia sacrificio che possa disimpegnarvi dal
praticarla; i vostri stessi interessi ve l'impongono, il vostro stesso
carattere ve ne dà il dovere.
Estirpate quei piccoli risentimenti, quelle mormorazioni o
biasimi, quel giudicare sinistramente; moderate quell'affezione e
quella sensibilità naturale, rettificate quell'intenzione, distruggete
quella superbia che non vuol mai essere contraddetta, togliete
quell'antipatia... e voi avrete la vera carità, la carità insegnataci e
comandataci da Gesù Cristo, la sola che può esservi meritoria e che vi
farà conoscere per vere Suore della Sacra Famiglia.
O carità, virtù preziosa, virtù divina, legame dei cuori, felicità
delle case religiose! Beata quella casa, beato quell'Istituto ove l'amore
regna scambievole, vivo e durevole!... Il Signore farà in esso la sua
dimora resisterà fermo agli urti ed alle violenze dei cattivi, se mai
volessero scuoterlo, sarà di rabbia ai demoni che non potranno in
esso far dimora, e di gaudio e compiacenza agli Angeli del Cielo.
Guardatevi dunque dal proferire parola in aggravio delle vostre
Sorelle: parlatene poco e quel poco sempre in bene, né sopportate che
altre in vostra presenza osino farne mormorazione.
Rimarcandovi tra di voi qualche difetto, avvertitevi
vicendevolmente, secondo il grado e l'età, ma con somma carità e
dolcezza: quella poi che riceve l'avvertimento sia grata alla carità che
le si usa e con bel modo ringrazi la sua correttrice.
Regole
303
opera omnia
§ II - Dovere del buon esempio
Il nostro Istituto, singolarizzandosi dagli altri per le opere e
ministeri intrapresi, sarà spesso esposto a critiche, a rimarchi ed a
disapprovazioni; ma noi, Sorelle carissime, appoggiate non nel solo
nostro giudizio che certamente sarebbe stato fallace, ma
nell'approvazione di persone rette e sante che abbiamo consultato,
quali furono specialmente gl'Illmi e Rmi Vescovi Mons. Luigi Speranza,
ed Alessandro Valsecchi, che dopo Dio furono l'anima, il principio ed
il progresso di questa Società, lasciamo dire, ed operiamo
francamente, senza accorgerci delle dicerie del mondo. Se mai in
vostra presenza si disapprovassero le vostre Costituzioni e si cercasse
persuadervi di qualche cosa a queste contraria, per carità, Sorelle
carissime, non vi lasciate illudere. In questa diversità d'opinioni,
ricordatevi che siete maggiormente in dovere di farvi stimare con la
vostra condotta irreprensibile e santa, dovendo per le opere
intraprese essere molto esposte agli sguardi del mondo. Ricordatevi
degli obblighi grandi che vi siete assunte entrando in questo Istituto:
siete Religiose consacrate al Signore, deh! non disonorate questo
santo ed augusto titolo, questa dignità eminente. Dovendo andare per
le vostre opere di carità, per le strade ed in campagna sia per
lavorare, sia per sorvegliare le orfane, statevi con quel raccoglimento
e con quella modestia come se foste in coro o nella vostra cella.
Ricordatevi che se le vostre opere ed occupazioni vi espongono agli
sguardi degli uomini, queste non vi tolgono però il vostro carattere:
siete Religiose e la vita della Religiosa deve essere vita nascosta,
ritirata, solitaria e tali dovete essere voi pure in campagna ed in
pubblico, con più obblighi e maggiori doveri, ma però sempre con
più merito e maggiore edificazione. Guai a voi, Sorelle carissime, se
questo bel titolo del quale andate fregiate, fosse disonorato dalla
vostra condotta, non corrispondendo con tutte le vostre forze ai
doveri, agl'impegni, agli obblighi che esso v'impone: guai poi a quella
Sorella la cui condotta non esemplare desse il benché minimo motivo,
non direi di scandalo, ma di mal esempio soltanto, al mondo, alle
allieve ed alle compagne! Che questa sia subito esclusa dal nostro
Istituto; le sia tolto questo bel titolo di Religiosa che porta con tanta
negligenza e trascuranza; ritorni al secolo dove potrà ancora salvarsi,
ma non stia in questo sacro asilo ove sono maggiori i doveri e per
questo ci vuole virtù ferma e soda, ed ove essendo maggiori le grazie,
maggiore sarà il conto che se ne dovrà rendere a Dio, il quale
chiederà a ciascuno a misura di quello che ha dato.
Regole
304
opera omnia
A chi molto diede, molto esigerà. Signore, distruggete,
annientate, disperdete questo novello Istituto, questa novella
Istituzione, se mai col tempo, una sola Religiosa avesse l'ardire di
violare le sue Costituzioni e disonorare l'Istituto! Signore, io ve ne
prego per le vostre santissime piaghe e pei dolori di Maria
Santissima. Così sia.
§ III - Modelli della nostra condotta
Quale sarà, o Sorelle carissime, il fondamento e la base di
questo novello edificio, onde possa crescere e fiorire alla maggior
gloria di Dio, a salute delle nostre anime ed a vantaggio dei prossimi?
Il titolo che abbiamo assunto ce ne fornisce abbondantemente i
disegni ed i materiali, se noi con attenzione particolare ne studieremo
i modelli nei tre santi Personaggi, dei quali è formata questa Augusta
e Divina Famiglia, della quale ci chiamiamo Sorelle. Sì, mie carissime,
da questa noi dobbiamo formarci lo spirito, i sentimenti,
l'inclinazione ed il cuore.
Consideriamoli spesso nella loro povera casetta di Nazaret ed
imitiamo il loro raccoglimento, il loro assiduo lavoro, la loro povertà:
i nostri occhi si aggirino e si fermino ora su Maria per ricopiare in noi
la sua modestia, il suo raccoglimento, la sua compostezza: ora su
Giuseppe per ammirare la sua tranquillità, la sua prudenza, il suo
abbandono e la sua confidenza in Dio: su Gesù poi, oh sì, su Gesù!... e
ci si presenterà la sua mansuetudine, la sua dolcezza, la sua umiltà: in
tutti poi una bontà, una affabilità, una cert’aria di Paradiso che
incanta e che innamora!… Oh che grandi lezioni, che grandi cose, che
grandi esempi possiamo cavare da questa Augusta Famiglia, da
questi grandi Personaggi! Non leviamo mai gli occhi, la mente ed il
cuore dalla loro presenza. In tutti gl'incontri, in tutti gli avvenimenti
sì prosperi che avversi, la loro vita, la loro condizione comune e
povera, le loro occupazioni, le loro fatiche, ci forniranno abbondante
materia d'esempi e d'istruzione. Seguiamoli e dimoriamo spesso ora
nella grotta di Betlemme, ora per le montagne della Giudea, per le
strade d'Egitto e per quelle di Gerusalemme, ora con Gesù nell'orto
degli olivi, e ovunque per incoraggiarci ai patimenti, alle prove,
all'annegazione e ai sacrifici, se mai fossimo sì deboli da lasciarci
abbattere ed intimorire al loro aspetto; ora sul Calvario in compagnia
di Maria Vergine Addolorata per imparare come si soffra e si deve
soffrire quando veramente si ama Dio. Viviamo infine della vita di
questi tre Personaggi; ricopiamo in noi stesse i loro sentimenti,
Regole
305
opera omnia
entriamo nelle loro disposizioni, seguiamo le loro inclinazioni,
amiamo ciò che essi amarono, odiamo ciò che essi odiarono, non
rallegriamoci che di ciò onde essi si rallegrarono; mostriamo infine,
per quanto alla nostra debole e corrotta natura ci sarà possibile, che
siamo vere Sorelle della Sacra Famiglia.
§ IV - Desideri del Cielo
Che questa piccola Società dunque, viva tutta pel Cielo. Il
Paradiso sia l'oggetto principale delle nostre speranze, dei nostri
desideri: che, quantunque in mezzo al mondo e sempre a contatto
delle persone del mondo, tra queste e noi vi sia un muro di divisione
sì alto, che mai mai vi abbiano da penetrare i loro sentimenti e le loro
massime. Questo muro di divisione l'abbiamo da edificare noi stesse
a poco a poco, con la grazia del Signore morire interamente a tutto
quello che sa di mondo, a’suoi gusti, alle sue inclinazioni, a’suoi
piaceri; e non intente ed occupate in altro che a perfezionarci e a
santificarci coi desideri del Cielo, con la mortificazione continua delle
nostre passioni, con l'abnegazione indefessa della nostra volontà, col
sacrificarci infine in tutto e per tutto per dar gloria a Dio, per piacergli
e fare la sua Santissima Volontà: per poter poi sperare la sua
protezione sopra di noi, sopra l'Istituto e sopra le nostre opere, per
ottenere la gloria ed il riposo in Paradiso nostra patria, nostra
ricompensa, per tutti i secoli dei secoli.
CAPO XI - Brevi riflessi sugli esempi di Gesù Cristo per
uniformarvi la nostra condotta
Saremo care a Gesù in proporzione che crescerà in noi l'amore
di Dio e che cercheremo d'uniformare, per quanto sarà possibile, i
nostri sentimenti, i nostri desideri, le nostre inclinazioni a quelle di
Gesù. E qui riflettiamo qual era l'amore di Gesù Cristo per il suo
Divin Padre, l'interesse e la premura perché Esso venisse onorato e
glorificato. Per quanto possiamo, procuriamo d'imitarlo col fare tutto
il possibile perché Dio venga conosciuto, amato e servito sì da noi che
dalle nostre Figlie e ragazze di scuola e preghiamo sempre per la
conversione dei peccatori e degli eretici: preghiamo per la Santa
Chiesa, per il Papa, per i Ministri di Dio, acciò servano e s'impieghino
tutti per la sua gloria e pel suo servizio.
Regole
306
opera omnia
Gesù ardeva d'amore per gli uomini; la sua Incarnazione, la sua
vita mortale, la sua passione e morte, l'Istituzione ammirabile del S. S.
Sacramento ce ne danno una prova certa... Imitiamolo coll'amare noi
pure il prossimo come noi stesse, col servirlo, col compatirlo ne’suoi
difetti e nelle sue debolezze e coll'essere pronte a sacrificar perfino la
nostra vita per quella del prossimo.
Gesù era dolce ed umile di cuore, ce lo dice Egli stesso...
imitiamolo col considerarci le ultime della Casa e delle compagne,
collo stare volentieri coi poveri, colle persone che ci sono moleste, col
desiderare che le altre siano esaltate e noi dimenticate ed avvilite, per
puro amore e brama d'imitarlo e piacergli.
Gesù è stato obbediente sino alla morte e morte di Croce!... Oh!
qui mettiamo tutto l'impegno e tutta la premura per imparare da lui
come si deve obbedire, poiché ne abbiamo anche il voto: che la nostra
obbedienza dunque sia pronta, senza permetterci, né internamente,
né esternamente, alcuna obbiezione; obbediamo allegramente ed
esattamente. Riflettiamo alle opere, alle azioni di Gesù e cerchiamo in
tutto e per tutto d'uniformarvici... non solo nelle sue azioni più
grandi, ma principalmente nelle più minute, comuni ed ordinarie.
Abbiamo sempre sotto gli occhi questo Divino esemplare, la sua
modestia, la sua bontà, la sua dolcezza, la sua affabilità, la sua
compostezza, la sua pietà, il suo candore.
Andiamo da Maria per trovare Gesù; da Giuseppe per trovare
Maria; Gesù, Maria, Giuseppe nostra Famiglia, nostri modelli, nostri
protettori nel dorso di questa breve vita; nostro aiuto e conforto nel
punto della morte; nostra pace e nostro gaudio per tutta l'eternità.
Visita a Betlemme
Eccoci a Betlemme! Oh, felice Betlemme! Entriamo
rispettosamente in quest'umile grotta, soggiorno dell'uomo Dio. Non
temete; qui tutti hanno libero l'accesso.
Qual bontà! Prostriamoci in silenzio in un angolo di questa
spelonca e miriamo con rispetto questi tre personaggi del Cielo, e
colla luce di quell'abbagliante splendore che illumina per ogni parte
la cara capanna, meditiamo attentamente quanto quivi succede,
quant'Essi dicono e fanno... perché da questi primi esempi devono
formare il loro spirito le Suore della Sacra Famiglia. Povertà: di luogo,
povertà di abiti, povertà nelle persone che prime vengono a vedere,
riconoscere, adorare il nato Re.
Regole
307
opera omnia
Povera abitazione!... ecco nude pareti, porte aperte, aria
frizzante, paglia ruvida, pavimento freddo. Ecco la vera povertà, ecco
i primi esempi, le prime lezioni pratiche di questa virtù, ecco la
povertà reale. O povertà, quanto sei grande! quanto sei onorata ora
che ti scelse per compagna un Dio Bambino. Chi oserà di te
lamentarsi?
Pari all'abitazione sono i suoi primi adoratori, cioè poveri e
semplici pastori.
Egli che con un cenno potea chiamare alla sua culla tutti i re
della terra, volle i poveri, perché la povertà ha per compagni i poveri,
gode e si compiace della compagnia dei poveri. Così Gesù riceve i
pastori, li accoglie con bontà, sorride ai loro rustici e semplici modi, li
colma delle sue benedizioni e, lungi dall'arrossirsene, fa proclamare
per tutto il mondo questa sua prima chiamata. Quanto sono diversi i
nostri giudizi, le nostre prevenzioni da quelle di Dio!
Dio, padrone del tutto scelse per abitazione a suo Figlio una
povera capanna, per coltri poveri panni, per primi adoratori semplici
Pastori! Ecco il valore, ecco l'importanza, ecco la stima che Egli faceva
delle grandezze!
Vedete come pure Maria e Giuseppe sorridono ai Pastori, né si
vergognano, né desiderano personaggi più grandi; e potremo noi
vergognarci di parenti poveri?... di essere nate povere?.. Semplicità,
pace, libertà, bassa stima, noncuranza del mondo, ecco pure le doti
del povero!... Ecco la povertà reale!... Seguaci della povertà e sue
compagne, sono le sofferenze e le umiliazioni; e qui le contemplate in
abbondanza in questi tre personaggi.
Senza servitù, senza ripari pel freddo, senza panni per coprirsi,
senza fuoco per riscaldarsi, senz'alcuna comodità necessaria, eppure
sono contenti. Comodità della vita, servitù, delizie della terra,
nascondetevi!...
Stima delle creature, onori, brama di prodursi, compagnia dei
grandi, nobiltà di natali, venite; vedete, e considerate!.. Egli è un
Dio... Oh, esempi ammirabili!
Povertà, privazioni umiliazioni, tollerate per amore.
Sì, Gesù soffre per amore del suo Eterno Divin Padre, del quale
gli sta a cuore la gloria, e per amor nostro che lo meritiamo sì poco.
Soffre per amore di chi l'ama, ma pur anche di chi non l'ama, di chi lo
disprezza e l'offende. Oh carità! Per amore qui tutti chiama, per
amore qui tutti invita. Oh! preghiamo Gesù, preghiamo Maria, madre
sua purissima perché la carità ci possa legare noi pure d'uno stesso
Regole
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amore, per amare con Essi la povertà, le sofferenze e le umiliazioni
per amor di Dio.
Visita a Nazaret
Siamo a Nazaret! Entriamo pian piano in quest'umile abitazione
per non disturbarvi i suoi abitatori. Chi sono Essi? I più augusti
personaggi del Cielo. Inoltriamoci... Che silenzio, che pace qui si
respira!... Dove sono?... Eccoli: Maria sta seduta: Essa lavora; lavora
per la Santa Famiglia. Sorelle, stupite ed ammirate; La Madre d'un
Dio!... la vedete? Essa prepara ed allestisce il cibo, lava le stoviglie,
scopa e tien netta la casa. Qual maestà in tanta umiltà!... Qual pulizia
in tanta povertà!.. Qual ordine in tanta miseria!... Perché? perché
Maria è raccolta, non parla, opera con tranquillità e con amore pel suo
Dio. Bassi uffici, quanto siete grandi, quanto siete invidiabili,
santificati e prima di noi esercitati dalla grande Regina del Cielo!...
Smania di prodursi, desideri d'alti impieghi, d'indipendenza, quando
divenite ignobili a questo confronto! E potremo noi bramarvi?...
Vedete Giuseppe come guarda la casta sua sposa Maria... Il
sudore bagna l'augusta sua fronte, la fatica lo aggrava, nullameno egli
lavora sempre. È felice e ringrazia in cuor suo il Signore di poter
co’suoi stenti e con le sue fatiche sostentare quei cari pegni, delizia
degli angeli, sua gioia, suo amore, sua consolazione.
Fortunato Giuseppe! quanto bene corrispondeste a sì alta
missione! E noi, come corrispondiamo alla chiamata del Signore?...
Miriamo a’suoi piedi Gesù.. oh il buon Gesù fatto piccolo per nostro
amore! Egli si trastulla coi pezzetti di legno che cadono dalle mani del
suo Padre putativo; li va raccogliendo, li unisce; per far che? delle
croci... Quali pensieri passano nella mente di Gesù? Pensa alla sua
passione... Miratelo!... Egli ci ha vedute e ce ne offre perché vuole che
lo seguitiamo...
Egli ne dà pure in copia alla sua Santa Madre, che le riceve con
allegrezza e con amore. Le ricuseremo noi dunque, dopo che le
accettò Maria Santissima e dopo che abbiamo scelto di essere Sorelle e
di seguirlo da vicino?...
Ma vedete come Maria e Gesù obbediscono a Giuseppe!
Essi non guardano alla loro dignità ed alla loro maggioranza
sopra di Lui: Giuseppe è stato dato loro da Dio e questo basta. Egli è
obbedito, onorato, servito.
Qual esempio!... Intendete, meditate e ricopiate!...
Regole
309
opera omnia
Regole
310
opera omnia
PARTE II
Delle cariche e degli Uffici particolari
CAPO I - Superiora Generale
La Superiora Generale rappresenta e governa l'intiera Società e
per essa tutte le case e le persone dell'Istituto in qualunque luogo
sieno, le quali non formano che un sol corpo ed una sola famiglia. La
Generale deve essere per tutte le Suore come la sorgente perenne
dello spirito proprio ed originario dell'Istituto, ed è suo primo dovere
il saperlo conservare in vigore in tutte le case, in tutte le persone,in
tutte le opere, pensando che di tutto ciò dovrà rendere stretto conto a
Dio
Essa deve essere di carattere fermo e prudente, disinvolta e
dotata di talento e di abilità pel maneggio degli affari, per conoscere e
ben adempire i propri gravissimi doveri, di spirito retto, ornata di
sode virtù e di esemplare condotta, fermamente persuasa e
fortemente amante dello spirito dell'Istituto che deve mantenere e
propagare, amante dei poveri e delle orfanelle, al bene ed al servizio
delle quali, essa è destinata insieme con tutto il suo Istituto
Sarà cura speciale della Superiora Generale, il formare buone
Superiore, per poi destinarle e ben adattarle alle diverse Case.
Abbia grande premura del Noviziato che è il vivaio dell'Istituto.
Badi bene di qual sorte sia la semente che vi si coltiva e come la si
coltivi. Abbia occhio sagace per conoscere le Novizie; non si lasci
adescare dalle esteriori mostre di fervore sensibile; ma badi più che
tutto al giusto criterio, alla sincerità, alla stabilità nei propositi,
all'amore dell’umiltà e della fatica, ed allo spirito di vera
mortificazione.
Regole
311
opera omnia
Nelle visite alle case ascolti con pazienza tutte le religiose,
muovendo con materna carità il loro cuore alla confidenza. Animi le
timide, aiuti le deboli, sia di conforto alle afflitte: visiti le ammalate, le
consoli e le animi a stare attaccate alla croce.
Visiti con gran diligenza gli orfanatrofi ed ascolti quelle
figliuole che volessero conferire con lei; mostri anche ad esse cuor di
madre, raccomandi loro l'obbedienza ed il lavoro specialmente della
campagna; le raccomandi alle religiose e ricordi bene e sempre, che
questa è l'opera prima,per la quale fu fondato il nostro Istituto. Oltre
le visite alle case, tenga colle sue figlie frequenti corrispondenze in
scritto.
Badi che nelle case si conservi costantemente in vigore lo spirito
primitivo di povertà, di umiltà, di semplicità e di pace: che le
costituzioni si osservino con iscrupolosa esattezza, non si introducano
abusi per quanto piccoli e le opere dell'Istituto siano sempre dedicate
al bene dei poveri contadini.
Sappia con mano forte e prudente mettere rimedio dove ne
trova la necessità. Svelga il male appena si palesa, prima che metta
radice, onde non si propaghi.
Tenga in gran conto l'arte agraria e per promuovere ed
interessare sempre più le religiose nell’amore e nel gusto della
medesima (sì facile a cadere in oblio) s'informi, nelle visite che fa alle
case, dei vantaggi e progressi che ciascuna avesse fatto in quest'arte e
lodi quelle religiose e premi quelle tra le Figlie di S. Giuseppe, che in
essa si distinsero.Non risparmi spese, se vedesse l'utile, per sempre
più arricchire ed avvantag giare quest'arte.
Sia ben persuasa dell’importanza del suo ufficio, poiché ella è
l’anima della Società.Dio gliene addossò il carico ed a Lui dovrà
rendere conto della sua amministrazione. Preghi e confidi
grandemente in Dio che è sempre pronto colla sua grazia a soccorrere
chi destina ad un ufficio importante.
Le Sorelle poi l’appoggino e l’aiutino sempre colla loro dolcilità
e colle loro orazioni.
Le attribuzioni della Generale sono esposte nelle Costituzioni
dell’Istituto (Parte. II. Capo.6. e 7).
CAPO II - Delle Assistenti Generali
Le Assistenti Generali hanno dovere di assistere ed aiutare la
Superiora Generale, di darle consiglio quando ne sieno richieste nel
Regole
312
opera omnia
governo e nell'amministrazione dell'Istituto; di proporre quanto
credono utile allo stesso e di dare il voto decisivo negli affari di
maggiore importanza. La Superiora Generale però si serve di
ciascheduna di esse, secondo le varie circostanze, nel disimpegno del
suo ufficio.
Le Assistenti sieno dotate di buon criterio, ben penetrate dello
spirito dell'Istituto e zelanti di mantenerlo in vigore; sieno per virtù e
per la regolare osservanza, esemplari alle sorelle, come le precedono
nel grado e nell'uffici. Sieno un cuor solo colla Generale, aiutandola
sinceramente e di cuore col consiglio e coll'opera. Interrogate,
espongano candidamente e senza alcun umano riguardo il loro
parere in quello che reputano più giusto innanzi a Dio, non
pretendendo poi che il loro parere sia sempre seguito. Diano esempio
alle Sorelle di stima sincera e di perfetta sommessione alla Superiora
Generale. La Generale sceglie una delle sue Assistenti che le faccia da
ammonitrice, avvisandola liberamente dei difetti nei quali cadesse,
sia nella sua condotta privata, che nel governo della Società.
La Superiora Generale colle quattro Assistenti formano il
Consiglio generale.
Le norme riguardanti la elezione delle Assistenti, la
convocazione del Consiglio e le attribuzioni del medesimo, sono
esposte nelle Costituzioni (parte.II.Capo.4.6.7).
L'Assistente Generale che è stata primamente eletta, è la Vicaria
della Superiora Generale.
Essa ne deve fare le veci quando la stessa Superiora Generale si
trovasse assente dalla Casa Generalizia o fosse impedita dal compiere
il suo ufficio o lasciasse questo vacante per morte, deposizione o
dimissione.
La Vicaria è tenuta a vegliare sulla salute della Superiora
Generale, affinché non avendo essa chi le comandi, non si logori la
salute con fatiche soverchie, con penitenze o col mancarsi dei debiti
riguardi.
Le Assistenti Generali, possibilmente, devono risiedere tutte
colla Superiora Generale nella Casa Generalizia, e tutte e singole
devono essere chiamate al Consiglio quando avrà luogo.
Alle Assistenti Generali non possono darsi altri uffici che siano
loro d'impedimento a compiere bene quello di Assistenti.
Sono tenute a serbare il secreto intorno agli affari dell'Istituto a
loro confidati, sia nel Consiglio che fuori di esso. Mancandovi,
dovranno essere seriamente riprese; e se in ciò ricadranno più volte,
dovranno essere punite nella misura che esigerà la loro colpa.
Regole
313
opera omnia
CAPO III - Della Segretaria Generale
La Segretaria Generale dovrà essere religiosa di sperimentata
probità, atta a tenere sotto il più assoluto secreto le cose che le
vengono affidate, dotata di capacità, destrezza e diligenza per potere
ben adempiere il proprio ufficio.
Alla Segretaria Generale è affidato l'archivio dell'Istituto nel
quale si dovranno riporre e conservare tutti i documenti e tutti i libri
relativi alla storia, agli atti ed all'amministrazione dell'Istituto.
È suo ufficio altresì, quando ne riceve incarico, di scrivere e
mandare lettere e fare comunicazioni in nome della Superiora
Generale o del Consiglio, relativamente agli affari dell'Istituto.
Terrà nota del giorno d'ingresso delle Postulanti nell'Istituto; e
all'entrare delle medesime è suo dovere far loro fare una
dichiarazione in iscritto, che uscendo dall'Istituto, non avranno
diritto, per qualsiasi titolo, ad alcuna ricompensa per servigi resi allo
stesso.
Terrà nota esatta dell'epoca della vestizione e della professione,
dei voti temporanei e perpetui di ciascuna Suora; e registrerà gli atti
della professione, firmati dalle nuove professe, dalla Superiora e dalla
maestra delle Novizie; oppure dalla Superiora e dalla prima
Assistente locale, se i voti perpetui si emettono fuori della Casa del
Noviziato.
Redigerà gli atti di morte delle sorelle, indicandone in succinto
le virtù ed i doni onde furono illustrate dalla Divina misericordia; e
ciò per eccitamento e modello di tutte le altre. Se una Novizia o
sorella esce dall'Istituto, ne terrà nota, indicando se uscì
spontaneamente o rimandata.
Terrà pure il catalogo sempre ben ordinato di tutti gl'individui
della Società, indicando le Case ove sono. Terrà pure registro
generale delle orfane che entrano nell'Istituto, ed uscendo indicherà
se sono state ritirate dai parenti, o se collocate a servizio, dirà la casa
ove entrano ecc. nonchè la condotta da esse tenuta nell'Istituto. Alla
Segretaria Generale appartiene pure redigere fedelmente, in un libro
a ciò destinato, tutti gli atti consigliari sottoscritti da lei e dal
Consiglio.
Terrà pure memoria di tutti gli affari pei quali bisogna ricorrere
alla Sacra Congregazione ed all'Ordinario; sarà puntuale nel
rinnovare a tempo debito, e da chi s'aspetta, la domanda delle licenze
e delle facoltà accordate per tempi limitati.
Regole
314
opera omnia
Terrà l'archivio generale della Società ordinato e custodito
gelosamente. In esso conserverà pure in buon ordine lo stato
finanziario dell'Istituto in generale ed i risultati di ogni anno, tanto
agricoli, che riceverà dalla Direttrice Generale d'agraria, quanto i
bilanci dell'entrata e dell'uscita di ciascuna casa, che riceverà
dall'Economa generale alla fine d'ogni anno.
Aprendosi nuove Case, la Segretaria Generale compilerà la
storia della fondazione tenendo nota dei fatti più notevoli ecc; così
pure succedendo il caso di soppressione ne accennerà il motivo e
tutto ciò che allo stesso ha relazione.
Terrà pure nota in apposito registro di tutti i fatti più notevoli
che avverranno nell'Istituto.
Senza espresso permesso della Superiora Generale o del
Consiglio Generale, non comunicherà a chicchessia alcun documento
esistente nell'archivio dell'Istituto.
Venendo ricercata nel caso di necessità, rilasci una copia, ma
non mai l'originale.
La Segretaria Generale, potendo, disimpegnerà pure nella Casa
ove risiede, tutto ciò che spetta alle segretarie locali.
Nel caso che le venisse data una sottosegretaria, questa opererà
dipendentemente dalla Segretaria Generale.
CAPO IV - Dell'Economa Generale
I beni mobili e immobili di tutto l'Istituto, sono amministrati
dall’Economa Generale sotto la dipendenza della Superiora Generale
e del suo Consiglio. Essa d'accordo colla Superiora Generale e col suo
Consiglio s'occuperà di tutti i contratti di compere, vendite,locazioni
ecc.
Terrà custodita sotto tre chiavi la cassa della Società, ove
saranno pure custoditi i titoli di proprietà, le azioni, le cartelle ed i
valori d'ogni genere, nonchè il denaro che non è necessario alle spese
ordinarie e quotidiane, colle cautele volute dalle Costituzioni Parte
II.Capo.10.Articolo 190. In essa cassa terrà un libro nel quale noterà
accuratamente quanto da essa viene estratto o in essa riposto.
Nell'archivio generale avrà un mobile riservato a sé, dove
custodirà i documenti delle sorelle fino a compita riscossione della
loro pensione e dote, e quando la ri scossione è compita, il documento
passa alla Segretaria Generale perché lo conservi per precauzione. In
Regole
315
opera omnia
detto mobile custodirà pure i registri di credito di ogni genere e dei
debiti, nonchè quelli di entrata ed uscita giornaliera.
Al termine di ciascun semestre l'Economa Generale renderà
conto alla Superiora Generale dell'amministrazione, esibendone i
libri, i quali saranno esaminati e sottoscritti dalla medesima Generale
e dal Consiglio, come, è indicato nelle Costituzioni, Articolo 192. Alla
fine d'ogni semestre riceverà i rendiconti annuali di ciascuna Casa
dell'Istituto e ne compilerà il registro generale che consegnerà poi alla
Segretaria Generale perché sia conservato nell'Archivio.
L'Economa poco prima di terminare il suo sessennio preparerà
un rendiconto generale dell'amministrazione dei beni comuni nel
tempo del suo officio e del governo della Superiora Generale. Il
rendiconto sarà riveduto ed approvato secondo le norme volute dalle
Costituzioni, articolo 193.
Nella Casa Generalizia si sceglierà un locale per tenervi il
guardaroba generale di riserbo, di cui avrà cura l'Economa Generale e
lo terrà custodito gelosamente sotto chiave. In esso si custodiranno le
biancherie e le cose che sopravanzano alle Sorelle, alla sacrestia,
infermeria, foresteria ecc.: e il mobiglio di ogni genere che per
accidente nella casa si trovasse di soprappiù del bisogno. Mano mano
che si presenta il bisogno, sia per una casa che per l'altra dell'Istituto,
l'Economa approfitterà degli oggetti del guardaroba di riserbo.
Quando una Novizia, fatti i primi voti, entra a far parte colle
Professe, l'Economa Generale riceve dalla maestra delle Novizie il
corredo e mobiglio portati dalla stessa entrando nell'Istituto col
rispettivo inventario, sottoscritto dalla nuova Professa; e assegnato
alla guardaroba il necessario per la Suora, custodisce il di più nel
guardaroba di riserbo fino all’epoca della professione perpetua e
dopo questa solamente passano al l'uso della Comunità. Servendosi
di qualche capo d'indumento per qualsiasi circostanza, prima
dell'epoca prefissa, questo dovrà essere peritato, conservandone di
poi la memoria unita all'inventario per norma dell'avvenire,
succedendo il caso che la Sorella abbandoni l'Istituto.
All'Economa Generale appartiene anche tener memoria in
iscritto delle convenzioni fatte per l'accettazione di ogni postulante e
conservare il documento degli atti ecc. di ciascuna, fino a compita
riscossione di dote; indi lo passa alla Segretaria Generale perché lo
conservi coi documenti: così pure farà trattandosi di compere,
vendite, ecc.
L’Economa Generale bilancierà quanto possa occorrere di
generi o di denaro per tutto l'anno a quelle Case che non possedono a
Regole
316
opera omnia
sufficienza di beni stabili, tenuto calcolo delle entrate loro per lavori
ecc. e sotto la dipendenza della Superiora Generale e del Consiglio
darà ad esse quel tanto che si giudica possa loro occorrere per tutto
l'anno.
Nell'amministrazione deve essere imparziale per tutte le Case.
Rivedrà pure l'Economa colla Superiora Generale il rendiconto
generale dei prodotti vegetali ed animali che la Direttrice Generale
d'agraria avrà preparato, onde vedere i risultati e la rendita più o
meno abbondante dei terreni di ogni Casa e calcolare di quanto potrà
disporre per le Case che deve soccorrere, ecc.
Occorrendo nelle Case dell'Istituto, nuove fabbriche o restauri
straordinari di qualche entità, dopo l'approvazione del Consiglio,
tocca all'Economa Generale portarsi sul luogo per dare gli ordini
relativi.
L'Economa Generale provvederà a tutte le Case dell'Istituto la
stoffa pei vestiti delle Sorelle acciò sia mantenuto uniforme e non si
alteri il costume adottato nel principio di fondazione. Terrà pure
occhio che possibilmente sieno uniformi di qualità in tutte le Case i
tibet pei grembiali e pei veli e il panno pei mantelli avendo sempre di
mira la povertà religiosa. Occorrendo, spedirà loro i campioni. Il
panno pei mantelli, sia leggiero acciò possa servire per ogni stagione.
Nella Casa Generalizia, l'Economa Generale, potendo accudirà
anche alle funzioni di economa locale. Venendole data una Sorella in
aiuto, questa dipenderà in tutto da lei.
CAPO V - Della Direttrice Generale d'agraria
La Direttrice Generale d'agraria si elegge dal Consiglio
Generale fra le Suore che hanno avuto una speciale istruzione
nell'agricoltura e che in questa si giudica peritissima.
Alla Direttrice Generale d'agraria appartiene la cura di tutti i
terreni di proprietà dell'Istituto. Essa sarà sempre consultata dalla
Superiora Generale e dal suo Consiglio quando si tratterà di acquisti
o di proposte di migliorie di fondi, o d'imprendere nuove ed
importanti colture negli stessi: così pure vedendone ella stessa il
bisogno, sarà sollecita fare alla Superiora Generale quelle proposte
che crederà opportune pel progresso dell'agricoltura.
La Direttrice Generale d'agraria dovrà essere di talento ed
intraprendente, di mente svegliata ed attiva, di carattere franco e
superiore ad ogni umano rispetto, amante dell'agricoltura e
Regole
317
opera omnia
peritissima dell'arte in modo che sappia far eseguire a tempo e luogo
i lavori dei campi come si pratica dai più esperti agricoltori.
Alla stessa, quando vi è la necessità, dovranno ricorrere per
istruzione e consiglio le Superiore e le Direttrici d'agraria locali, nelle
cose che si riferiscono all'agricoltura; e nella casa ove essa risiede è
suo dovere oltre il condurre all'uopo, e ben istruire le Figlie di S.
Giuseppe nei lavori pratici di campagna, dare ad esse istruzioni di
teoria perché possano conoscere le qualità delle terre, l'influenza dei
climi e degli elementi sopra la vegetazione; i vantaggi generali e
particolari che arreca l'agricoltura, per la ricchezza, pel commercio,
nonchè per il bene morale e fisico. A questo fine la Direttrice d'agraria
deve essere ben istruita in questa scienza sì vasta e nulla trascurare
per renderla fammigliare, onde dietro i suoi insegnamenti, le Figlie di
S. Giuseppe ne cavino doppio vantaggio, quello cioè d'unire alla
pratica quei lumi e quelle cognizioni necessarie per lavorar meglio,
con maggiori e migliori risultati.
È pur suo dovere tener registro di ogni cosa che riguarda
l'agricoltura, della qualità e quantità delle terre che si coltivano, tanto
nella casa ove risiede, quanto nelle singole case dell'Istituto. Tenga
nota esatta dei prodotti e di quanto si spendere per migliorie ed
attrezzi necessari pel buon andamento e progresso dell'arte
medesima.
Alla fine di ogni anno riceverà dalle Direttrici d'agraria delle
singole Case il rendiconto dei prodotti vegetali ed animali dei loro
fondi, e ne compilerà un resoconto generale che presenterà poi alla
Superiora Generale ed al suo Consiglio. Manderà pure copia di
questo prospetto a tutte le Case figliali, aggiungendovi, dall'Economa
Generale, il guadagno fatto nelle singole case per lavori manuali,
scuole, setifici, ecc. acciò sia letto publicamente alla comunità nel
giorno dei premi a stimolo reciproco di attività nelle sorelle.
La Direttrice d'agraria è tenuta ad usare somma cura nel
lavorare la terra, non lasciandone un solo palmo incolto; e ad usare
tutti quei metodi di coltivazione che l’esperienza avrà trovati migliori
per trarre dalla inesauribile fecondità della terra quel miglior frutto
che la bontà e provvidenza del Padre Celeste ha disposto che produca
a nutrimento de’suoi poverelli.
Nelle visite che farà di quando in quando alle terre annesse alle
Case dell'Istituto, osserverà se il metodo di coltivazione che ciascuna
Direttrice d'agraria adotta sia conveniente; se trascura di coltivare
anche il più piccolo pezzetto di terreno; e darà ad esse quelle
Regole
318
opera omnia
istruzioni che trova necessarie relative all'agricoltura; e le direttrici
terranno conto delle istruzioni ricevute.
La Direttrice Generale d'agraria, come pure le Direttrici e le
maestre d'agraria locali, dovranno essere raccolte e tranquille,
animate da spirito di vita interiore onde la varietà della campagna e
la molteplicità dei lavori non le dissipino né le facciano dimentiche di
quella gravità e modestia religiosa che sono sì necessarie in questo
Istituto per evitare i pericoli e per conservare la stima delle Sorelle e il
rispetto degli estranei, così facile a perdere per la natura e qualità
delle opere dell'Istituto.
Dovrà la Direttrice Generale d'agraria essere animata dallo
spirito di fede e scorgere la mano di Dio e la sua provvidenza nelle
opere della creazione, così da poterlo trasmettere alle figlie ed
avvezzarle a sollevare sovente il loro cuore a Dio, ricordando loro che
nulla possono le speculazioni e a nulla valgono le fatiche dell'uono, se
Dio non concorre colla sua grazia e misericordia.
Tanto la Direttrice Generale d'agraria quanto le Direttrici
d'agraria locali stieno bene in guardia che non vadano in
dimenticanza gli usi e le regole abbracciate per ciò che riguarda
l'agricoltura. Osserveranno perciò e faranno osservare esattamente il
seguente:
Regolamento per il tempo del lavoro del campi
a) Non si lasceranno mai uscire al lavoro dei campi od alla
custodia del bestiame le orfane da sole senza la sorveglianza di una
Religiosa.
b) Per qualsisi motivo e per quanto urgenti sieno i lavori di
campagna non vi si recheranno mai le orfane la mattina, prima che
abbiano adempito ai doveri del cristiano e fatta debitamente la
pulizia personale.
c) Per massima non si condurranno più di nove figlie insieme in
campagna. Se il lavoro urge e non si può differire, sottentrerà altra
maestra con altre figliuole e si formeranno due compagnie.
d) Le maestre d'agraria riceveranno dalla rispettiva maestra
delle orfane le figliuole destinate per la campagna al momento di
recarvisi; e dovranno riconsegnargliele quando le riconducono in
casa, dopo essersi ben lavate e ripulite e dopo aver messo gli attrezzi
con ordine al luogo assegnato.
Regole
319
opera omnia
e) Prima di uscire al lavoro le figliuole colla maestra diranno la
giaculatoria: S. Giuseppe accompagnate le vostre figlie; e faranno il segno
della S. Croce.
Arrivate al luogo del lavoro s'inginocchieranno e reciteranno
un'Ave Maria coll'offerta: Signore io vi offro questa azione ecc. Finito il
lavoro e radunate le figlie per avviarsi a casa, reciteranno tutte
insieme l'Agimus in ringraziamento; ed entrando in casa diranno: S.
Giuseppe accogliete le vostre figlie.
f) Non permetteranno le maestre d'agraria che le figlie escano al
lavoro senza zoccoli nei piedi e senza cappello di paglia in testa
lavorando in estate sotto il sole, o senza fazzoletto piccolo che le
difenda dall'aria.
Avranno insomma cura grandissima perché la salute delle
orfane non venga in alcun modo alterata, ma che all'aria pura e libera
dei campi cresca e rinvigorisca.
g) Esigeranno scrupolosamente dalle orfane anche nel tempo
dei lavori, nei giorni più caldi, la più grande modestia nel portamento
e negli abiti.
h) Quando si sappia che nelle terre limitrofe ed esposte si
trovino uomini a lavorare, si avrà cura di tener lontane le orfane in
modo che non vengano in alcun modo molestate.
i) Le Suore impediranno che le orfane parlino con persone
estranee, ammesse, per qualunque causa, nei terreni da loro coltivati.
Esigeranno anche moderato silenzio da loro, specialmente la mattina
fino alle ore dieci, e dalle due dopo il pranzo fino alle quattro; nei
quali tempi procureranno di recitare di tanto in tanto qualche
giaculatoria.
l) Le maestre d'agraria accompagnando al lavoro le Figlie di S.
Giuseppe si guarderanno bene dal portar seco qualsiasi lavoro
manuale; ma si adopreranno invece, per quanto il permettono le loro
forze, nell'ammaestrare, invigilare e dirigere le figlie stesse nei vari
lavori della campagna, precederle all'uopo ed aiutarle, dando loro
con ciò esempio di annegazione e di sacrificio.
m) Non si tratterranno in campagna oltre l'ora stibiliti
dall'orario, senza il permesso della Superiora la quale non lo
concederà che nei pressanti bisogni.
Regole
320
opera omnia
CAPO VI -Delle Superiore locali
Ogni casa sarà governata da una Superiora locale aiutata da
due Assistenti.
La Superiora dovrà essere di esemplare condotta, amante
dell'Istituto e delle sue opere e ben investita del suo spirito; di
carattere fermo e prudente, attiva ed avveduta e insieme tranquilla e
raccolta, di belle maniere e di poche parole, amante dell'ordine ed
affezionata all'arte agricola, scopo principale di questa Istituzione.
Tocca alla Superiora, con intesa delle due Assistenti, distribuire
gli uffici domestici, fra i quali i principali sono quelli di Economa
locale, di Maestra delle orfane, di Direttrice d'agraria, d'Infermiera, di
Sagrestana, di Portinaia e di Guardarobiera.
La Superiora nominando le Sorelle pei suddetti uffici, badi di
non lasciarsi dominare da nessuna prevenzione o riguardo; ma
guardi solamente a Dio ed al bene della Casa.
Sebbene ogni Religiosa sia responsabile di tutto ciò che
appartiene al proprio ufficio, nondimeno la Superiora ne è
principalmente garante in faccia a Dio, alla Madre Generale ed alla
Società.
È stretto dovere della Superiora promuovere e mantenere
l'osservanza delle Costituzioni, l'unione e la concordia degli animi, la
pratica delle virtù e della religiosa perfezione. Corregga le Suore
colpevoli e coi mezzi suggeriti dalla carità di Gesù Cristo ne procuri
l'emenda.
Osservi e faccia osservare gli orari approvati dalla Superiora
Generale sia che riguardino gli atti comuni delle Suore, sia che si
riferiscano alle varie occupazioni delle orfane.
Badi sopratutto che sieno scrupolosamente osservate le pratiche
religiose, esposte nelle costituzioni, articolo.67.Capo.IV.
Possibilmente faccia che le Sorelle intervengano alla chiesa colla
Comunità e all'ora comune; meno le più strettamente impedite per i
propri uffici, alle quali assegnerà altro tempo per adempirle.
Assegni a ciascheduna Suora buoni e sodi libri di meditazione
ed inculchi loro lo spirito di raccoglimento interiore e il grande
esercizio della presenza di Dio.
La chiesa ed il coro sieno l'oggetto principale della sua
attenzione. Faccia che ivi tutto sia atto ad ispirare alle Sorelle rispetto
e divozione al luogo santo.
Regole
321
opera omnia
A tempo debito chieda al Reverendissimo Ordinario il
Confessore tanto ordinario che straordinario, come si dice
nell'articolo 79.delle Costituzioni.
Nei casi particolari la Superiora può dispensare una Suora
dall'osservanza di qualche articolo di Costituzione; ma badi che,
cessatone il vero bisogno, si ritorni al prescritto.
Visiti spesso le officine, le scuole e tutte le opere annesse alla
Casa. Osservi se ogni officiale disimpegna il suo ufficio secondo le
norme stabilite per ogni officina; se omettono o se cambiano qualche
cosa del prescritto senza sua saputa. Vigili in modo particolare la
cucina, osservi se vi è pulizia, se le vivande sieno ben cotte e ben
condizionate e se apprestate con proprietà e in sufficiente quantità; e
corregga severamente quelle econome e quelle cuciniere che fossero
in ciò trascurate. Osservi che l'Economa sia imparziale nella
distribuzione delle vivande e non faccia distinzione con alcuna senza
suo permesso.
Tocca alla Superiora poi aver cura di dare gli ordini relativi e
che crederà necessari per le sorelle infermiccie o di soverchio
affaticate ecc. Quando la Superiora sia impedita e non possa di
presenza visitare le officine, ne incarichi la sua Vicaria; ed in
mancanza di questa si serva della seconda Assistente, ma non si
trascuri un punto di tanta importanza; perché se le singole ufficiali
disimpegneranno regolarmente e con ordine il proprio ufficio, la Casa
pure sarà ben regolata ed ordinata.
Tenga pur occhio che nessuna Sorella entri nell'ufficio dell'altra
senza il di Lei permesso; e che nemmeno si faccia lecito dare degli
ordini, criticare o disapprovare l'operato altrui, sia in pubblico, sia in
privato. Questo sarà un mezzo efficace per conservare nelle Sorelle
l'armonia e la carità. Scorgendo però una sorella qualche disordine,
ne avvisi la Superiora stessa, che, se lo crederà opportuno, vi metterà
il necessario rimedio.
S'adoperi efficacemente perché le orfane accolte nell'Istituto
crescano timorate di Dio e vengano dalle Suore istruite con premura
in ogni materia e in ogni lavoro adatti alla loro condizione, acciò
divengano capaci di guadagnarsi il pane, cosicchè possano vivere in
appresso una vita veramente cristiana ed onorata.
Non trascuri di rivedere al fine di ogni mese con le sue
Assistenti il libro dell'entrata e dell'uscita della Casa, che riceverà
dall'Economa; e se lo troveranno regolare e corrispondente a quanto
si ha nella cassa lo approveranno colla loro firma; così pure farà coi
Regole
322
opera omnia
loro rendiconti semestrali ed annuali prima di spedirli alla
Casamadre.
Vada cauta nel permettere alle Sorelle austerità e penitenze;
esiga piuttosto da esse puntuale osservanza delle Costituzioni, ed
esatto adempimento dei propri particolari doveri anche a costo di
qualunque loro sacrificio.
Procuri più che può di mantenere la carità nelle Sorelle. Non
mostri d'aver confidenza e propensione per una, piuttosto che per
l'altra; sappia deludere quelle Sorelle che nel tempo della ricreazione
comune vorrebbero trattenerla in discorsi privati.
Nelle cose più rilevanti consulti la Superiora Generale, cui
altresi darà sovente relazione dell'andamento della Casa e delle sue
opere.
Non si singolarizzi possibilmente per nulla. Stia pienamente
alla vita comune. Sia ella lo specchio della Casa e la regola viva delle
religiose.
Abbisognandole licenze o dispense abituali, dipenderà dalla
Superiora Generale.
Essendo molti, gravosi e per sé assai delicati i doveri che la
Superiora si assume abbracciando tale carica, torneranno utilissime
alcune istruzioni ed alcuni avvertimenti i quali Le serviranno
efficacemente di regola e di guida per ben governare e ben dirigere la
Comunità; perciò possibilmente tutti i giorni li riveda. e ne legga
alcuni articoli. Essi sono i seguenti e portano il titolo di:
Una parola alle Superiore
a) Portate gli uni i pesi degli altri e seguirete la legge di Gesù Cristo:
‘Chi vuol venire con me, prenda la sua croce e mi segua’, dette a tutti gli
uomini, sono particolarmente dette a voi, Superiore mie carissime, a
voi, che avete la direzione ed il governo della Casa e dell'Istituto; a
voi, che oltre alla vostra croce dovete portare quella delle Religiose a
voi affidate, le quali dovete guidare e condurre pel sentiero della
perfezione più con l'esempio che con le parole, più con le opere che
coi consigli, più con la pazienza che con l'autorità. Armatevi dunque
di forza, di coraggio, di generosità e di fermezza, se non volete
rimanere sotto il peso aggravate ed oppresse.
Se il posto di Superiora è grave, guardatevi però che la vostra
fantasia non lo accresca con vani timori ed inquietudini. Che cosa è
che vi spaventa? Forse lo stretto conto che un giorno dovrete rendere
a Dio? Certamente che questo fa temere, considerandovi sole, con le
Regole
323
opera omnia
vostre poche forze; ma il Signore non ha promesso di aiutare chi in
Lui spera? Riposatevi adunque in Lui. Seguite docilmente le sue
orme, i suoi esempi, i suoi lumi e le sue ispirazioni e promettetevi
tutto dal suo amore e dalla sua tenerezza. Dio vi affidò la sua casa, le
sue spose e le sue Figlie; e come tali abbiatene tutta la cura e tutta la
premura; ma non prendete quel fare d'importanza e di sussiego che
allontana, invece d'affezionare, gli animi; raffredda e toglie la
confidenza; e vi guardate pure da quell'aria di sfaccendate che è tanto
indecorosa al vostro carattere;ma procurate che il vostro esterno sia sì
composto, le vostre maniere sì modeste, le vostre parole sì misurate,
che abbiate a far conoscere che se sapete governare gli altri, sapete
pure governare voi stesse.
Occupate il vostro posto con quell'amabile e semplice dignità
della quale Gesù ce ne diede esempio nel tempo della sua vita
mortale, e che dovrebbe essere il modello non solo delle Superiore,
ma di tutte le Suore della Sacra Famiglia.
b) Siate severe sino allo scrupolo sull'esatta osservanza delle
Costituzioni e delle costumanze dell'Istituto, base essenzialissima
d'ogni regolare disciplina.
Guardate che le Sorelle non manchino, senza grave motivo, al
coro, alle ricreazioni, alle officine ecc. Che osservino il silenzio,
custode della regolare disciplina; che non vadano al riposo più tardi
delle altre, né alcuna si alzi prima dell'ora comune senza licenza.
Quindi sia vostra premura di darne voi stesse esempio; e se non
siete impedita da qualche importante dovere siate sempre la prima
che si porta in chiesa, all'officio, all'impiego, alla ricreazione; che
osserva il silenzio e che sta intieramente al vitto comune. Se alle
vostre Religiose potete e dovete, in caso di necessità, concedere
qualche licenza, con voi dovete essere più ritenute e non
dispensarvene se non quando il bisogno potrebbe cagionare un male
maggiore e reale.
c) Se non dovete, né potete permettervi senza grande necessità,
nessuna distinzione nel cibo, nella stanza, nell'abito ecc. abbiate
invece grande premura di conservare in pieno vigore tutte le
dimostrazioni di rispetto dovuto al vostro grado, essendo questo
necessario per mantenere il buon ordine, la disciplina e la regolare
osservanza nell’Istituto. Questi esterni segni di rispetto che vi si
tributano, non dovete considerarli fatti a voi ed ai vostri meriti, che
certamente meno delle altre ne sarete degna; ma fatti al grado che
occupate come rappresentante di Dio; quindi umiliatevi davanti a Lui
Regole
324
opera omnia
e domandategli la grazia che, come siete distinta pel posto, lo possiate
pur essere pei meriti, per gli esempi e per le virtù.
d) Fra le virtù, la più necessaria ad una Superiora, è certamente
la prudenza. Perciò quando scoprite dei difetti e dei disordini nelle
vostre Religiose e nella Casa, oppure che vi vengano questi riferiti da
altre persone, sieno poi religiose o secolari, non allarmatevi, né
prendete, come si dice, su due piedi, una determinazione qualunque
in proposito, anche che vi sembrasse buona; ma esaminate bene
prima tra voi con gran pace e calma quanto avete veduto, o vi venne
riferito; indi avanti a Dio, spogliandovi d'ogni vostra inclinazione e
nuda d'ogni vostra volontà e desiderio, decidete quanto in proposito
vi sembrerà più utile e buono conforme alle vostre Costituzioni per
l'onore di Dio e del vostro Istituto. Lo stesso metodo tenete pure circa
a quanto vedeste o vi si riferisse di bene, avanti di prendere una
risoluzione in proposito. Credete, mie carissime, che parlo per
esperienza, difficilmente una risoluzione, od un rimedio applicato,
come si dice, a precipizio, giova a sanare; ma quasi sempre viene
seguito da dispiacere e pentimento.
Tenete dunque questo metodo se volete godere pace e
tranquillità di coscienza. Se il Signore poi pei suoi giusti meriti ed
imperscrutabili giudizi permettesse nondimeno che commetteste
qualche fallo od errore, voi però sarete tranquille, avendo usate tutte
le precauzioni necessarie per ben operare ed essendo stata la vostra
intenzione buona, retta e santa. Vorrei che tutte poteste dire al
termine della vostra carica: Non ho mai operato per capriccio, né con
precipitazione.
e) Venendovi fatti rimarchi sulle vostre Costituzioni o sulle
opere abbracciate dall'Istituto e già approvate dalla S. Sede, non
inquietatevi, né fatevi vedere irritate; ma ascoltate con tranquillità,
dovendo. voi sempre credere che la loro intenzione sia buona; ma
non crediate di voler loro persuadere il contrario e far loro penetrare
le vostre massime e le vostre opinioni : entrereste facilmente in inutili
alterchi con vostro danno e perdita di tempo; ma sappiatevi
disimpegnare con sciolta e modesta franchezza, però con belle
maniere obbliganti e pulite.
Non allarmatevi, né lasciatevi avvilire per ciò che vi può
succedere in casa o fuori, sì con le sorelle che con gli estranei, né
prendete le cose con importanza e in grande. Pace, pace, state quiete e
lasciate passare l'oscuro, prodotto dal turbine; dopo vedrete più
chiaro che alla luce dei lampi; e forse quello che vi sembrava sì brutto,
non sarà poi tale alla chiara luce del giorno. Quante inquietudini,
Regole
325
opera omnia
quanti dispiaceri, quante notti insonni risparmierete a voi ed agli altri
se avrete, come si dice, dato luogo al tempo.
f) Guardatevi dal simpatizzare, come si dice, con questa o con
quella delle vostre Religiose; ciò è più facile di quello che si crede,
trovandosi sempre nelle Comunità qualche carattere più amabile di
un altro. Quindi state all'erta ed a guardia sul vostro cuore se non
volete commettere distinzioni che, quantunque piccolissime, pure
darebbero nell'occhio alla Comunità, la quale vede meglio di voi i
vostri difetti, e quantunque per un certo riguardo non ve lo
dimostrino, non lasceranno per questo dal condannarvi internamente.
Procurate invece di trattenervi più spesso e di essere più cortese con
quelle che hanno un carattere più difficile e diverso dal vostro, a
preferenza di quelle per cui sentite maggior inclinazione.
Il sacrificio e l'abnegazione che dovete inculcare alle vostre
Religiose, deve essere il vostro pane quotidiano, per mantenere
l'armonia, la pace e la concordia nella vostra famiglia. Vale più un
tozzo di pane secco con la pace, che una Casa piena di vittime con la
discordia (Prov.17-1). Io credo che una delle tentazioni più ordinarie
con la quale il demonio tenta le Religiose, sia questa: di far credere
che la Superiora ami e stimi maggiormente questa o quella a
preferenza di sé; e da ciò ne nasce l'invidia, la malinconia, il mal
umore, le mormorazioni, se non aperte, almeno interne; ed il
demonio poi, raggiratore instancabile, fa succedere la negligenza nei
propri uffici, la distrazione nelle opere di pietà e di religione, e
perfino l'indebolimento ed il malessere di salute, che prodotto da
cause morali diventa incurabile ed intisichisce. Per togliere ogni
occasione a tanto male, schivate anche di parlare delle vostre
Religiose in presenza delle altre, sia con lode che con biasimo, senza
grande motivo. Credete, che la nostra comune miseria è sì grande,
che poco basta a risvegliare sentimenti di malumore, invidie e rancori
sì dannosi in una Comunità. Lasciate ad esse di lodare chi lo merita;
questo sarà senza pericolo e senza gelosia, e servirà maggiormente di
stimolo comune al bene operare.
g) Nell'assegnare gl'impieghi alle vostre Religiose, spogliatevi
affatto di ogni vostra inclinazione e consultate sempre il Signore,
avendo di mira il benessere e vantaggio dell'Istituto. Guardate se il
carattere, l'abilità e la salute di quella Sorella si confacciano al
disimpegno di questo o di quell’ufficio, molto più se si trattasse di
uffici rilevanti. Consultate le vostre Assistenti, raccomandatevi di
cuore alla Sacra Famiglia della quale portate il nome di Sorella, e
ditele con rispettosa confidenza che vi illumini, poiché dalla buona o
Regole
326
opera omnia
cattiva riuscita di questa scelta, dipende l'onore delle Sorelle e della
Casa; indi decidetevi senza scrupoli, riguardi o timori.
Guardate che alle volte vi potrà succedere che la nomina di
qualche Sorella ad un impiego, sia poi tosto seguita da pentimento.
Non contristatevi per questo e non abbiate timore. Quando voi avete
usate tutte quelle precauzioni che dissi di sopra, questo pentimento
viene certo dal demonio: però guardate dal lasciarlo scorgere, e meno
poi, palesarlo a chicchessia, credendo di trovare lume o sollievo da
questa o da quella delle vostre Religiose. State tranquille e confidate,
e vedrete che il Signore giustificherà la vostra scelta.
h) Procurate di trovarvi sempre presente alle ricreazioni; e non
ve ne esentate se non per gravi motivi; e allora vi stia possibilmente la
prima Assistente. Impedite in queste adunanze ogni sorta di
mormorazioni, biasimi e maldicenze. Proibite alle maestre di
raccontare i difetti o i fatti delle scolare, di parlare di ciò che intesero
da questa o da quella in iscuola, o da qualunque altra persona in
parlatorio o nelle ricreazioni festive ecc. Guardate che non si
trattengano due a due a discorrere a parte, essendo le amicizie
particolari la peste delle case religiose ed un ostacolo allo spirito ed
alla perfezione religiosa. Del resto lasciate che stiano allegre e si
sollevino nel Signore; e voi pure procurate di dividere con esse
l'allegria, facendovi vedere liete e contente di modo che la vostra
presenza rechi loro piacere e consolazione.
i) Siate attente e vigilanti sul diportamento delle vostre
Religiose. Ricordatevi che ne siete a Dio responsabile ed un giorno ve
ne sarà chiesto stretto conto, ma compatite certi difettucci ed
imperfezioni che non derivano da mal animo e non portano scandalo,
ma esempio e scompiglio nella Casa: questo servirà a tenervi in
esercizio di pazienza. Gesù Cristo, esente d'ogni difetto e
perfettissimo, compativa e tollerava i difetti de’suoi Apostoli; e per
questo non istette dal sollevarli al più alta dignità della Chiesa.
Seguite il suo esempio ricordandovi che non siamo Angeli e che solo
in Cielo troveremo quella purezza e perfezione che qui in terra ci è
solo permesso di desiderare, senza mai poter raggiungere. Fate amare
alle vostre Figlie, e direi fino prediligere i poveri e la povertà con tutti
i suoi effetti che sono: disprezzi, umiliazioni, fame, freddo,
stanchezza, ecc. Dite loro per animarle, che l'Istituto s'intitola dalla
sacra Famiglia perché abbiamo a ricordarci di quei tre Divini Modelli
i quali nacquero, vissero e morirono da poveri: ebbero parenti ed
amici poveri; e coi poveri divisero il pane, il sollievo e la fatica; e per
questa classe Gesù fece i suoi più grandi e strepitosi miracoli. A voi
Regole
327
opera omnia
pure il Signore consegnò la classe povera, e vuole che ad esempio del
Suo Divin Figliuolo non isdegnate la loro compagnia; ma anzi
impieghiate per essa le vostre forze e le vostre sostanze. E voi
ricuserete seguire i suoi esempi e le sue chiamate? Ricordatevi, mie
carissime, che non vi può essere un Ististuto più facile del nostro a
tralignare dalla sua primiera Istituzione, perché fondato sull'umiltà e
sull'abbassamento, cose tanto contrarie e ripugnanti alle nostre
naturali inclinazioni; perciò state in guardia e non fate distinzioni
d'impieghi per le più nobili, le più ricche, le più letterate, se non
volete cadere in questo pericolo; ma tutte mano mano si avvicendino
negli uffici più bassi, vili e faticosi, o con la mano d'opera, o con la
sorveglianza, o con l'istruzione, secondo le loro forze e capacità.
Non trascurate per quanto spetta a voi ed alla vostra autorità di
far fiorire, per quanto il potete, nelle vostre Case e fra le vostre
Religiose e figlie, grandissimo amore per l'arte agraria, base sulla
quale è stata fondata questa nostra Istituzione. ’Non odiare le opere
di fatica, né l'agricoltura istituita dall'Altissimo’. Eccl.7.16. Parlate
frequentemente con esse di quest'arte, de’suoi vantaggi, de’suoi
benefici. Alternate vicendevolmente le Religiose nell'impiego di
condurre al lavoro in campagna le proprie figlie, non risparmiando le
più nobili e di civile condizione sempre che non pregiudichi
realmente alla loro salute per il bene grande che esse possono portare
a quest'arte col loro esempio, avendo questo maggior forza che le
parole. Ma se volete che l'amore a quest'arte duri e si propaghi anche
fuori delle vostre mura, come deve essere il vostro scopo, fatela
stimare con la vostra condotta soda, santa, irreprensibile. L'amore
senza la stima illanguidisce e muore; ma con questa si conserva e
cresce. Ditemi, perché l'arte agraria era anticamente, non solo ai
tempi dei Patriarchi, ma anche ai tempi dei Romani sì onorata? per la
stima che meritavansi quelli che a quest'arte si dedicavano. E infatti
vediamo nelle storie la stima che facevano quei popoli degli
agricoltori, eleggendoli perfino a legislatori e a reggenti dello Stato; e
questi furono i tempi più felici e di maggior prosperità pei Romani.
Vedete dunque, mie carissime, non è l'arte o il mestiere che abbassa
l'uomo; ma l'uomo che abbassa od innalza il mestiere o l'arte, secondo
l'intenzione più o meno nobile con la quale l'abbraccia, ed il modo col
quale lo compie ed eseguisce. Ricordatevi e tenete bene impresso, che
uno dei mezzi più necessari a mantenervi nella pubblica stima è
l'osservanza del silenzio, lavorando in campagna con le vostre figlie,
molto più poi se foste in luogo esposto alla altrui vista. Sarebbe assai
desiderabile che tutte le Case delle Religiose della S. Famiglia
Regole
328
opera omnia
potessero avere quella parte di terra da far lavorare alle Figlie, non
solo unita alla Casa, ma anche cinta di mura per non esporre le
Religiose, che devono accompagnare le Figlie, agli occhi del pubblico.
Le figlie pure di S. Giuseppe, quantunque non Religiose, devono
osservare, con lo stesso rigore delle medesime, il silenzio e la
modestia in campagna, eccettuate sempre le parole necessarie per la
coltivazione con la maestra che le guida.
Quanto questa regola sia necessaria, e direi anche
indispensabile per mantenere e conservare l'Istituto nella pubblica
opinione, come per l'avanzamento dello spirito e della perfezione
religiosa dei suoi membri, senza la quale l’abito e il nome non
sarebbero che apparenza, io non ve lo posso abbastanza esprimere: vi
basti che l'esperienza stessa sino dal principio di fondazione, ce lo ha
fatto abbracciare di comune accordo e consentimento. Sappiate
dunque mantenerlo in tutto rigore: e guai a quella Superiora che
mitigasse e facesse qualche eccezione in proposito, come se non ne
castigasse la più piccola trasgressione; vorrei che fosse subito dimessa
dalla sua carica per esempio e regola delle altre. Ricordatevi, mie
carissime, che sino a tanto che manterrete in vigore il silenzio in
campagna, e fuori della Casa succedendo di andarvi, l'Istituto fiorirà,
farà del bene assai con l'aiuto del Signore, ed i suoi membri verranno
rispettati ed onorati nonostante i loro impieghi, agli occhi del mondo
vili e disprezzati; ma se toglierete il silenzio, l'Istituto cadrà, tenetelo
per certo, il che però sarà meglio assai, piuttosto che vederlo esposto
ad una infinità di disordini, che da ciò necessariamente
succederebbero. Sorvegliate perciò con vigilanza se si osservano in
campagna le regole prescritte. La Superiora è il canale dal quale si
deve trasfondere ed alimentare lo spirito e le opere dall'Istituto
abbracciate, molto più poi quelle che sono la base dell'Istituto. State
all'erta su questo articolo poiché essendo contrario al nostro amor
proprio, si andrà insensibilmente raffreddando se voi non lo terrete
sempre animato con parlarne spesso con stima ed interesse.
m) Procurate che nelle vostre Case tutto spiri divozione e
raccoglimento, giovando questo assai a mantenerlo nelle Sorelle. Voi
poi, Superiore mie carissime, siate vigilanti sopra voi stesse per non
pregiudicare coll'esempio le vostre figlie. Rinunciate alla smania di
certe faccenduzze e brighe che tanto dissipano e che potreste senza
pericolo e timore affidare ad un'altra. Procurate pure di
disimpegnarvi dal parlatorio quando vedete che la vostra presenza
non è necessaria. Se così farete, avrete lo spirito più raccolto e potrete
Regole
329
opera omnia
sorvegliare con maggior attenzione i diportamenti delle vostre
Religiose ed attendere di più al disimpegno della vostra carica.
n) Guardatevi dall'ozio, e dall'ozio pure guardate le vostre
Figlie. La mano oziosa produce mendicità, la mano attiva accumula
ricchezze (Prov. X, 4, 5). S. Teresa trattando fondazioni ed affari
d'importanza, si tratteneva con la conocchia. Sapeste come sta male
una Religiosa con le mani in mano o che vada oziosa girovagando per
la casa, molto più in un Istituto come il nostro, dove vi Sono tante
occupazioni e le Sorelle devono lavorare molto e con fatica! Se dopo
d'aver avvisata una religiosa due o tre volte della sua inoperosità e
vita inerte, non si emenda e continua girovagando per la Casa senza
far nulla, mandatela in chiesa o a letto secondo le contrarie
inclinazioni della colpevole, acciò preghi o si riposi per quelle
poverette che faticano.
o) Impedite la singolarità e l'affettazione in tutto, specialmente
poi nelle pratiche di pietà e di religione: che non stieno in chiesa
curve, né col capo torto, ma ritte, modeste e senza affettazione e senza
coprirsi colle mani la faccia, che non sospirino, né pronuncino le
orazioni in modo da recar disturbo alle altre. Non permettete a tutte
letture di vite straordinarie, né quelle che si allontanano dal nostro
spirito e neppure libri ascetici e di meditazioni troppo alte e sublimi,
ma usino invece libri comuni e conosciuti; p.e. il Liguori, il Da Ponte,
il Padre Scupoli, il Rodriguez ed altri simili.
Non vi sia regola per giudicare una Religiosa più santa delle
altre perché la vedete più smaniosa della Chiesa, dei Sacramenti,
della meditazione. V'ingannereste facilmente: stimate invece più, e
senza, timore d'errare, quella Sorella che più lavora e s'affatica senza
guardare alle altre; che sopporta con pace e ilarità i difetti delle
compagne e pensa sempre bene di loro; che non chiede e non
desidera se non quello che vuole e comanda la Superiora. Questa,
vedete, è la vera divozione che edifica e fa santi senza lambiccarsi il
cervello e struggersi di desiderio di voler fare questa o quell'altra cosa
che ci distingue e ci ritarda fors'anche dai nostri doveri. Dite loro
spesso che la vera virtù e santità deve prender radice da questi solidi
fondamenti, altrimenti fabbricheranno su mobile arena. Che
sprezzino e non badino a questa o a quella debolezza inerente alla
nostra miseria; ma che s'affatichino invece a togliere dal proprio
cuore, sino l'ultima radice della superbia e dell'amor proprio in noi sì
profondo e radicato: che amino di star nascoste e ritirate; che sieno
contente, tanto se la Superiora le destina allo studio o se crede bene
lasciarle nell'ignoranza, se le mette in iscuola o in campagna, se la
Regole
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opera omnia
maggiore dovesse dipendere dalla minore; se di questa si ascoltano i
consigli e dell'altra si disprezzano; se questa deve ubbidire e quella
comandare; questa al riposo e quella alla fatica; se per la stessa opera
questa viene lodata e quella rimproverata, ecc.; e tutto questo
sopportarlo non solamente con pazienza, umiltà e rassegnazione; ma
con ilarità, bel garbo e scioltezza che sono l'ornamento della virtù,
cercando di persuadersi e di credere con verità, che chi comanda
parla per bocca di Dio, vede e sa meglio di noi, quello che ci spetta e
ci conviene. Oh se le vostre Religiose si applicassero con tutto
l'impegno e con tutto il loro potere a sì sode e reali virtù! Beata voi!
beate esse! beata la vostra Casa! quanta pace vi si godrebbe! quanta
gloria si renderebbe a Dio, e quante benedizioni tirerebbero su di
esse, sulle loro opere e sull'Istituto! Abbiate grande confidenza in Dio,
nella Beatissima Vergine, in S. Giuseppe. Non vi avvilite né vostri
difetti; tenetevi umili internamente; abbiate timore di produrvi senza
necessità; Dio benedirà il vostro governo ed aggradirà le vostre
fatiche e vi concederà quella pace interna che sempre si prova nel ben
operare.
CAPO VII - Della Maestra delle Novizie
La Maestra delle Novizie sia in primo luogo ben penetrata
dell'importanza del suo ufficio. Diffidi di sé e confidi nel soccorso
divino che non fallisce a chi è in bisogno e di cuore lo chiama.
Al peso che l'obbedienza le impone, Dio vuole che vi si
sottometta, ed è sempre disposto ad aiutarla.
Preghi costantemente e si accinga con alacrità a formare a Gesù
Cristo delle vere Spose, di spirito buono e retto e delle buone operaie
nella sua vigna.
Sia la Maestra delle Novizie di esemplare condotta, di ottimo
spirito, di fino accorgimento e capace di formare le Novizie ad una
soda pietà. Amantissima del proprio Istituto, deve adoperarsi perché
le Novizie ne acquistino lo spirito e divengano atte a farlo vieppiù
prosperare colla santità della loro vita e coll'ardore del loro zelo nelle
sue opere, alla maggior gloria di Dio.
Sia nemica delle parzialità, non facile a credere ad ogni spirito,
ma capace di provare gli spiriti se sono da Dio (S. Ioan.IV,I),
ricordandosi che la virtù è tanto più soda quanto meno appare, e che
non vi ha prova migliore di virtù, che l'umiltà, la docilità, la pazienza
e lo spirito di sacrificio.
Regole
331
opera omnia
In queste virtù si studi di educare ed esercitare le Novizie, non
pretendendo da esse che sieno sante e lo diventino ad un tratto, ma
sibbene che della santità e del servire Iddio facciano gran conto: che
sieno sincere ed aperte, non perdonando mai la benché mimima
finzione, né lo sprezzo o l'abituale e volontaria trascuranza del
benché minimo dovere.
Compatisca i difetti, massime quelli che provengono da vivacità
di carattere, studiandosi di aiutarle ad emendarsene.
Procuri che tra le Novizie regni l'allegria dei giusti e che si
abituino a considerare la vita religiosa com e il giogo soave e il peso
leggero del Signore che reca la pace all'anima. (Matt.XI.3O); ne bandisca
perciò quanto le è possibile la malinconia ed apra il loro cuore ad una
dolce fiducia nella bontà di Dio.
Abitui le Novizie ad operare per Dio solo e le istruisca nella
meditazione delle eterne verità, facendo che amino questo esercizio,
senza del quale la vita religiosa non è che apparenza.
Si studi di sradicare dalla loro mente e dal loro cuore ogni idea
ed affetto di mondo, d'attacco alla roba, alle comodità, alle
soddisfazioni proprie e all'affetto altresì troppo vivo ai parenti; le
quali cose le disturberebbero nei loro doveri e le allontanerebbero da
Dio.
Nel guidare le Novizie si attenga fedelmente al regolamento ed
alle Istruzioni esposte pe r le medesime in questo volume. Gliele legga
e spieghi frequentemente.Faccia che s'imbevano di sana dottrina, di
spirito giusto, di virtù maschia, reale e non apparente. Le formi
aperte e sincere, sciolte ed allegre, pronte, avvedute ed attive. Ricordi
che la Società ha bisogno di Sorelle operose, assai più che di statue
divote.
Abbia cura di educarle continuamente, prendendo occasione
dalle piccole cose che succedono frequentemente intorno ad esse.
Non lasci di correggere quanto in esse si vede di difettoso: si ricordi
che i piccoli mancamenti sorpassati, divengono notabili e grandi; né
v'è piccol male che non si debba stimar grande se resta e dura per
tutta la vita.
Non potendo le Novizie venir occupate nelle opere dell'Istituto
che nell'interno della casa del Noviziato, e nel solo secondo anno, sia
premura della maestra istruirle bene in questo frattempo in tenere in
registro ed in assetto le biancherie, gl'indumenti ed altro della Casa,
in servire le ammalate e nel preparare loro le bibite e le medicine e in
tutti quegli altri impieghi necessari a sapersi nella nostra Società pel
buon ordine ed economia della Casa stessa.
Regole
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Cosa poi importantissima si è che le Novizie si abituino a
compire ogni cosa con la più esatta perfezione; che dappertutto ove
esse mettono mano vi sia ordine, precisione, pulizia; perciò la
Maestra o l’Assistente sia sempre presente quando le Novizie
disimpegnano le proprie incombenze, per insegnar loro il modo di
compierle perfettamente; essendochè la perfezione di queste azioni
fatte con retta intenzione, tiene luogo d'altre penitenze corporali
necessarie per la mortificazione delle passioni e per l'abnegazione
della propria volontà.
Badi pure che le Novizie si tengano nella persona sempre nette,
assettate, pulite e ben composte.
Tengano gli occhi modesti, ma senza affettazione; camminando
tengano le mani composte sul petto e camminino con agilità e insieme
con gravità.
Le corregga dei loro modi incivili e sgarbati che tanto
sconvengono alla vita religiosa; e faccia che si trattino sempre con
dolcezza e bei modi. Ispiri alle Novizie una somma riverenza ed un
cordiale affetto verso la Generale e verso tutte le Sorelle
indistintamente.
Incontrandosi con esse si soffermino rispettose, cedendo loro il
passo, mentre con voce intelligibile daranno loro il religioso saluto:
Sia lodato Gesù Cristo.
Dovendo parlare con esse usino tutto il rispetto possibile.
La Maestra delle Novizie registrerà in apposito libro il giorno
d’entrata di ciascuna postulante e conserverà esattamente memoria
del corredo portato da ognuna, marcando ogni capo col numero che
le assegnerà. All'epoca dei voti perpetui di una Novizia presenterà
all'Economa Generale il corredo col rispettivo inventario, perché ne
disponga come le è indicato nel suo ufficio.
CAPO VIII - Delle Assistenti locali
Ad ogni Superiora locale saranno assegnate dalla Superiora
Generale due Assistenti, le quali devono consigliarla ed aiutarla pel
buon governo, della Casa.
Le Assistenti si mostrino sempre sommamente rispettose verso
la Superiora, né lascino mai travedere il minimo risentimento. Sieno a
lei unitissime di mente e di cuore e procurino efficacemente
affezionarle gli animi di tutte le Sorelle e di ispirar verso loro la
Regole
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opera omnia
medesima confidenza e rispetto. Badino di non lasciarsi sfuggire
parole di biasimo contro la Superiora e il suo operato.
Custodiscano sotto rigoroso silenzio, quanto venisse loro
confidato dalla Superiora, riguardante la Casa e i membri che la
compongono.
La prima di queste Assistenti sarà la Vicaria della Superiora, è
ne farà le veci quando questa fosse assente od impedita dall'esercitare
il suo ufficio. Essa nella Casa ove risiede occuperà il primo posto
dopo la Superiora.
La Vicaria è tenuta a prestar aiuto alla Superiora nel
disimpegno della sua carica e nei molteplici suoi doveri. Essa
l'impiega or in una, or in altra opera secondo le diverse occorrenze e
circostanze affinché la Casa cammini sempre con regolarità e non
rimanga imperfetto nessun ufficio per qualsiasi motivo.
Tocca alla Vicaria procurare che siano eseguiti appuntino gli
ordini della Superiora; e non farà nella Casa alcuna innovazione,
anche se la credesse necessaria, senza prima aver chiesto il consenso
della Superiora. Badi pure a non dissoggettare le ufficiali dalle loro
rispettive capo d'ufficio.
La Vicaria può disimpegnare nella Casa qualsiasi ufficio tranne
quello di Economa e di Segretaria.
Spetta ad essa la cura della foresteria e tener da conto e in buon
assetto tutto l'occorrente per l'ospizio dei forestieri, sia per le stanze,
come per la tavola ecc. Pel servizio dei forastieri potrà anche, nel caso,
farsi aiutare dalla portinaia.
Spetta altresì alla Vicaria il verificare ogni sera se le porte
esterne della Casa sono chiuse a dovere e se le chiavi di dette porte vi
siano tutte nella cella della Superiora prima dell'esercizio della sera.
Le seconda Assistente occuperà il secondo posto dopo la
Superiora ed avrà altresì l'ufficio di Segretaria locale.
Come Segretaria è suo ufficio scriver lettere quando ne viene
incaricata, e tener cura dell'archivio della Casa, nel quale dovrà
riporre e conservare tutti i documenti e tutte le memorie relative alla
Casa stessa.
Tenga tutto ben ordinato onde nulla si smarrisca, ed ogni
documento all'uopo sia pronto.
Venendo ricercata di qualche documento o scrittura ne rilasci
una copia, ma non mai l'originale. Conservi le lettere che hanno
relazione alla Casa per norma dell'avvenire.
Regole
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opera omnia
Tenga memoria delle cose notabili che si avverano nella casa o
che alla Casa abbiano relazione, precisandone le circostanze e l'epoca
con esattezza.
Ricevendo di nuovo in Casa qualche orfanella è dovere della
Segretaria locale partecipare direttamente alla Segretaria Generale
copia dell'attestato di nascita, segnando il giorno dell'entrata
nell'Istituto e da chi venne raccomandata o collocata. Uscendo ne
darà nuovamente relazione alla medesima, indicandole da chi venne
ritirata; o se posta a servizio, indicherà la famiglia presso cui venne
collocata, il giorno della partenza ecc.
In ogni Casa, la Segretaria locale tenga un apposito libro su cui
registrare l'atto della professione dei voti temporanei e dei voti
perpetui, caso avvenisse a qualche Sorella di emetterli fuori della casa
del noviziato. L'atto della professione dovrà essere firmato dalla
nuova professa, dalla Superiora locale e dalla sua Vicaria. Sarà poi
dovere della Segretaria avvertire quanto prima la Segretaria Generale
delle professioni fatte indicandole in pari tempo il giorno preciso per
chè ne tenga registro nell'Archivio generale.
Tocca alla Segretaria prestare aiuto alle Sorelle illetterate che
bramassero scrivere lettere alla Superiora Generale o ad altri,
osservando però in ciò quanto è prescritto nell'articolo 65. delle
Costituzioni. Sarà pure d'aiuto a quelle Sorelle che per ragione del
loro ufficio sono tenute a tenere registro di qualche cosa od a
rilasciare ricevute, biglietti ecc. quando le ufficiali non fossero capaci
di eseguire da se stesse quanto si conviene.
Tenga ordinata la tabella degli uffici delle Religiose che di
quando in quando, con intesa della Superiora, rinnoverà.
Se nella Casa non vi fosse la maestra patentata per la scuola
delle esterne e delle orfane, la Segretaria terrà sotto la sua direzione sì
l'una che l'altra. Provvederà alle orfane libri, penne e quant'altro è
necessario; e farà che nella scuola vi regni ordine e disciplina. Osservi
che di queste nessuna manchi alla scuola, sia di studio che di lavoro,
nei tempi prescritti secondo l'orario.
Tenga conto della libreria e dei libri che si leggono in lavorio ed
in refettorio come di quelli che si usano in chiesa: li faccia tenere in
buono stato, netti, coperti e ben custoditi.
Tenga pure nota di quelli prestati ed a chi, e della restituzione
fatta; ma non riceva, né dia alcun libro al di fuori, senza licenza della
Superiora.
Regole
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Tenga ben provveduti di carta e di penne i cartolai e bene in
ordine i calamai nella foresteria, nella cella della Superiora e dove
occorrono.
Tenga pure ordinate le tabelle per qualsiasi circostanza, tanto
per la chiesa che fuori il catalogo delle Consorelle defunte, dei
benefattori ecc. per ricordarli nella ricorrenza del loro anniversario.
La Segretaria potrà all'uopo disimpegnare nella Casa qualsiasi
altro ufficio, eccettuato quello di Economa.
CAPO IX - Dell’Economa locale
I beni particolari di ciascuna Casa sono ammini strati
dall'Economa locale, con dipendenza della Superiora locale e del suo
consiglio.
L'Economa dev'essere avveduta ed esperta nei negozi,
disinvolta nel trattarli, grave e manierosa nel conservare, di guisa che
ognuno ne abbia edificazione. Miri e procacci l'economia per spirito e
amore di povertà; e sia larga nel provvedere ove la carità richiede
provvedimento. Vada d'intelligenza colla Superiora, da Lei dipenda
in ogni cosa e le sia obbedientissima.
È ufficio dell'Economa di sorvegliare alla conservazione dei
beni mobili ed immobili all’uso della casa concessi, di riscuotere le
entrate, le elemosine ecc. di rilasciare le ricevute che segna col proprio
nome, di tenere la cassa come è indicata nelle Costituzioni e fare le
provvigioni di qualsiasi genere per uso della casa, sempre però dopo
averne prima chiesto il consenso della Superiora, anche se si trattasse
di cose appartenenti alla Superiora stessa. Caso la medesima fosse
assente di casa, l'Economa ricordi il dovere di consultare l'Assistente
prima di fare dette provvigioni. A lei faranno ricapito le singole
ufficiali per le provviste occorenti pel loro ufficio, tranne che queste
venissero fatte dalle maestre di scuola pubblica per conto del comune
o delle scolare.
Verifichi sempre la qualità, il peso e la misura delle provvigioni
fatte, badando sieno ben custodite, e che per incuria non abbiano a
guastarsi.
Nelle provvigioni procuri sempre combinare la buona qualità
dei generi e l’economia, avendo riguardo alla carità verso le sorelle e
alla povertà religiosa.
Tenga il registro dell'entrata e dell'uscita della casa ed all'ultimo
giorno d'ogni mese presenti il libro alla Superiora ed al suo consiglio
Regole
336
opera omnia
perché sia da esse riveduto e sottoscritto; così pure farà col riassunto
seme strale ed annuale che manderà alla Superiora Generale. Col
rendiconto annuale manderà alla Superiora Generale per la cassa
comune il terzo netto del sopravanzo risultante dal bilancio annuale.
All'ultimo giorno del mese, possibilmente faccia il saldo dei
conti, perché i creditori sieno presto soddisfatti e la casa rimanga
netta di debiti. Conservi le ricevute e le polizze di qualche entità a
norma dell'avvenire.
Vegli alla conservazione del fabbricato, e sia pronta alle piccole
riparazioni, che non curate dan luogo a gravi danni e talvolta
irreparabili. Tenga pur occhio ai mobili di casa ed agli utensili che
non vadano in deperimento. A lei spetta mandar fuori di casa
qualsiasi oggetto per le riparazioni dovute, sempre però col consenso
immediato della Superiora, tenendo nota d'ogni capo, per verificarli
quando li riceve.
È cura dell'Economa il custodire il granaio e la cantina ed in
genere tutti i commestibli per uso della Comunità. Se il granaio
contenesse molto grano per la cui custodia occorressero cure speciali,
l'Economa si servirà della maestra d'agraria per ciò che trova
necessario.
Conservi nei debiti luoghi e sotto chiave tutti i raccolti di frutta,
legumi, uova, latte, ecc., che riceverà dalle singole ufficiali per
dispensarli a tempo opportuno.
Tenga occhio che non vadano a male, e specialmente i cereali li
rimuova di quando in quando a seconda del bisogno, acciò non
soffrano deperimento. Custodisca i sacchi dei grani, li tenga ben
aggiustati e sempre pronti all'occorrenza. Tenga l'inventario d'ogni
oggetto aderente al granaio, alla cantina ecc. Alla fine d'anno, al
prospetto annuale dell'entrata e dell'uscita, che è tenuta presentare
alla Superiora Generale, aggiunga anche il carico e lo scarico annuo
dei grani e del vino da lei amministrati annunciando la restanza
attiva sì dal primo giorno come dall'ultimo dell'anno corrente.
Quello che sovrabbonda al consueto bisogno della Casa è a
disposizione dell'Economa Generale, la quale darà in proposito
quegli ordini relativi che crederà opportuni in proporzione dei mezzi
finanziari di ogni Casa.
Le Econome particolari abbisognando di cose aderenti al loro
ufficio, devono ricorrere immediatamente all'Economa Generale.
Anche in tutte le Case figliali si sceglierà un locale per tenervi il
guardaroba di riserbo: in esso si custodiranno le biancherie, le coperte
ecc., che sopravanzano all'assegnato per le sorelle, orfane, per
Regole
337
opera omnia
l'infermeria e per la foresteria ecc., ed il mobilio d'ogni genere che per
accidente si trovasse nella casa a soprappiù del bisogno. Di questo
guardaroba ne avrà cura l'Economa: come pure alla medesima
appartiene tener cura dei letti, materassi, guanciali, coperte, ecc., non
consegnati alla guardarobiera. Tenga il tutto sotto chiave, ed abbia
gran cura di conservare in buono stato qualsiasi oggetto. Terrà
l'inventario di tutti i mobili di casa, biancheria, coperte ecc., notando
a chi sono affidati, quelli che servono in questa e quella officina,
dandone copia all'ufficiala la quale scadendo dall'ufficio dovrà
riconsegnargliela di nuovo riscontrando se nulla manchi di ciò che le
venne affidato. L'Economa poi terrà sotto sua custodia tutti gli oggetti
di qualsiasi genere non assegnati alle singole ufficiali.
Logorandosi qualche oggetto in qualsiasi officina, ogni ufficiala
sia sollecita consegnarlo all'Economa perché lo faccia aggiustare onde
evitare spese maggiori dovendo di poi acquistarne dei nuovi.
All'Economa tocca pure in generale l'azienda della cucina. Se la
comunità fosse numerosa ed avesse bisogno di una cuciniera per
aiuto, le verrà data, ma sempre però sotto la sua direzione.
Rimangono pure sotto la sua direzione le impegnate alla
fabbricazione del pane, della pasta, del burro, cacio ecc., Somministri
ad ognuna l'occorrente e dia loro gli ordini relativi secondo il
bisogno.
Alla cuciniera somministri ogni giorno l'occorrente per le
vivande delle sorelle. La sera le consegni tutto ciò che occorre per la
mattina perché ogni cosa sia in ordine per tempo, e le cuciniere
procedano con esattezza e con tranquillità.
Il trattamento corra preciso in tutte le case, cioè: Brodo, latte o
frutta a colazione. Minestra e due pietanze a pranzo con pane e vino;
frutta possibilmente alla domenica ed al giovedì ed anche tutti i
giorni se di queste ve ne fosse in abbondanza. Minestra o zuppa e una
pietanza la sera, con pane e vino. La verdura cotta o cruda che sia,
terrà luogo di mezza pietanza.
Per la distribuzione della verdura si farà uso d'insalatiera che se
ne porrà una per tavola. Faccia pur mettere in tavola un piatto netto
per riporvi gli avanzi netti.
Nei giorni di digiuno non si moltiplicano le pietanze. Sia vigile
e premurosa l’Economa perché le vivande siano ben cotte, ben
condite, apprestate calde e con molta proprietà e in sufficiente
quantità.
A lei spetta la distribuzione delle vivande alle sorelle. Non
faccia distinzioni di porzione a chicchessia, tranne il caso di bisogno
Regole
338
opera omnia
che le verrà indicato dalla Superiora. In pari bisogno si provveda
egualmente per tutte; badi però in generale che la qualità delle
vivande sia di tal natura che possa confarsi a tutta la comunità senza
pregiudizio della salute. Abbia gran cura che le sorelle inferme sieno
ben trattate, ed eseguisca esattamente quanto l'infermiera le verrà
ordinando.
Avverta l'Economa che nessuna, tranne in qualche caso
l'infermiera, prepari o cucini qualche cosa per sé, o per alcuna in
particolare; e nemmeno essa stessa o la cuciniera apprestino cosa
alcuna a qualche sorella di proprio arbitrio. Serva però sempre con
carità quelle sorelle che ne la richiedono col permesso della
Superiora, ed anche l'infermiera se lo richiede per le ammalate o per
le sorelle indisposte. In massima però non permetta che si trattengano
in cucina a reficiarsi; appresti loro ciò che occorre sempre nel
refettorio comune.
Faccia che nessuna sorella entri in cucina che non sia addetta
all'ufficio; e che nessuna addetta per aiuto si trattenga in chiacchiere
né faccia del chiasso come che sia. È sommamente raccomandato alla
cuciniera somma pulizia nel preparare e nel cucinare le vivande, e di
tener pulitissimi gli utensili di cucina, le stoviglie, le pentole, lucidi i
tavoli e tutto che vi è in dispensa e nel lavandino. Nel tempo della
prima tavola, in ogni pasto, prepari l'acqua calda pel lavandino, ed
ogni venerdì prepari la lisciva colla quale si lavino più diligentemente
tutti gli utensili di cucina, dispensa ecc.
Si raccomanda alla medesima somma economia di legna, di
lumi ecc., che nulla si sprechi, né si rompa, e che niente vada a male
per incuria o negligenza.
D'inverno al sabato, dopo l'esercizio della sera, porti l'acqua
calda alle celle delle sorelle; così pure porti lo scaldaletto caldo la sera
a quelle sorelle che per età o per infermità ne avessero bisogno, di cui
le darà ordine la Superiora; e di giorno porti il fuoco dove le religiose
lavorano; e ciò per evitare che le sorelle si radunino in cucina per
riscaldarsi.
CAPO X - Della Maestra delle orfane
L'ufficio di Maestra delle orfane è il più importante ed insieme
il più delicato, perché generalmente, dopo Dio, dipende in gran parte
dalle maestre la buona o cattiva riuscita di una fanciulla. Convien
dunque che le maestre sieno dotate di criterio, di prudenza e di
Regole
339
opera omnia
avvedutezza ed insieme che sappiano mantenere nell’orfanotrofio
ordine e disciplina; cose non mai abbastanza raccomandate. Uno dei
mezzi per ottenere ciò e per facilitare l'istruzione delle Figlie di S.
Giuseppe, è destinare, possibilmente, nelle varie Case dell'Istituto, le
varie età delle fanciulle divise dai sei ai dodici anni: dai dodici ai
quindici e dai quindici in avanti; acciò le prime approfittino dello
studio e del lavoro secondo le norme prescritte dai regolamenti
scolastici per i tre corsi elementari delle scuole rurali; e le altre
ricevano più di proposito quelle cognizioni proprie di vita casalinga,
alla loro condizione appropriate, non trascurando pur anco lo studio
conveniente al loro stato, ed il lavoro manuale. Se le orfane raccolte in
una Casa oltrepassano il numero di venti, alla maestra verrà data
un'aiutante che l'aiuti nella sorveglianza delle fanciulle, tanto di
giorno che di notte e verrà detta seconda maestra.
Alla prima maestra spetta, in generale, la cura dell'educazione e
dell'istruzione delle orfane che vengono raccolte nella Casa e vegliare
su quanto riguarda il benessere presente ed il futuro tanto spirituale
che temporale.
La seconda maestra verrà dalla prima impiegata, or in una, or
in altra opera, a seconda della necessità, e questa opererà sempre
dipendentemente da lei. Sia perciò impegno della prima maestra
istruirla praticamente circa il modo di disimpegnare il suo ufficio
secondo il sistema di educazione adottato dall'Istituto.
Si guardi però bene dal farsi vedere, od udire dalle alunne, a
correggerla o parlarle sgarbatamente. La istruisca con carità e la tratti
sempre con modi civili e graziati ed usi con lei tutte quelle belle
maniere solite usarsi da persone bennate ed educate; e faccia che
anche dalle fanciulle venga amata e rispettata. Non manchi però di
ripetere alle sue aiutanti, specialmente se sono giovani, che se
bramano di essere dalle fanciulle rispettate, le rispettino; e in pratica
non usino con esse modi e parole di soverchio confidenziali.
La prima maestra dipenderà in tutto dalla Superiora e Le
renderà conto di frequente dell'andamento dell'orfanotrofio. Sia
specchio di esattezza nell'osservare e far osservare alle sue aiutanti ed
alle alunne l'apposito regolamento e gli orari prescritti per le Figlie di
S. Giuseppe. Lo legga e lo faccia pur leggere sovente anche ad esse
onde tutte vi si conformino perfettamente. Sostenga con vigore la
disciplina. Esiga dalle fanciulle un'obbedienza pronta ed il più grande
rispetto verso qualsiasi Religiosa, che parlino e rispondano ad esse
con modi umili e riverenti; ed incontrandole per la Casa si soffermino
Regole
340
opera omnia
al loro passaggio dicendo loro abbassando il capo: Sia lodato Gesù
Cristo.
Sarà bene che di quando in quando, ella stessa sopraggiunga
nelle varie officine, ove sono raccolte le figliuole per accertarsi se
sieno dalle maestre ben sorvegliate e se le figliuole fanno il loro
dovere; se obbediscono e se rispettano le maestre ecc. Sia inesorabile
con quelle figliuole insubordinate che non obbediscono e non
rispettano le Religiose, fossero anche Novizie; non risparmi loro
castighi, se abbisognano anche severi. Ricordi che l'insubordinazione
da una parte e la debolezza dall'altra formano la piaga.
Si adoperi con zelo perché tra le figlie vi regni armonia e carità:
che si rispettino e si amino a vicenda.
Non permetta però mai una domestichezza che ecceda.
Sia vigile e attenta nel destinare il posto alle figliuole, massime
in dormitorio: non metta mai vicine quelle che hanno tra di loro
amicizie particolari. S'industri a tener l’animo delle fanciulle sempre
allegro e sollevato perché ne hanno bisogno e per lo sviluppo del
corpo e dello spirito; ma non ceda a tutte le loro voglie.
Non permetta in esse un operare capriccioso e leggero, ed in
questo non le assecondi mai; invece procuri di formare in loro un
carattere sodo ed eguale a se stesso: ciò è importantissimo. Corregga
pure la leggerezza e smania di parlare, abituale nelle fanciulle, ma
che col tempo ridonda in male. Per evitare nelle ragazze certi
malumori conviene che la maestra sia imparziale tanto nel correggere
e nel castigare, quanto nel premiare. In tutto sia mossa dalla ragione e
dal dovere, per non suscitare nell'animo delle fanciulle invidie,
gelosie, rancori ecc. Sorvegli in tutto che riguarda il benessere loro;
non le abbandoni per nessun motivo a se stesse; ma le tenga sempre
d'occhio e sorvegliate, senza però opprimerle. Impedisca che tengano
discorsi in segreto due a due: e che si allontanino dalle altre,
specialmente la sera non permetta che escano dalla stanza di
ricreazione, nemmeno in estate, quando sia sera inoltrata e faccia che
non manchino mai i lumi occorrenti.
Essendo la Religione scopo essenzialissimo e principale
dell'educazione, sia primo dovere della maestra istruire le figliuole
nella Dottrina Cristiana, almeno per una mezz'ora tutti i giorni; e
farne loro altresì gustare e praticare le massime. Nelle istruzioni abbia
mira di presentar sempre i doveri di religione come un giogo soave e
un peso leggero, che provato si trova facile, e consolante. Faccia pur
comprendere ad esse la bellezza della virtù e specialmente della
modestia e della riservatezza, eccitandole a praticarle. Nel tempo
Regole
341
opera omnia
quaresimale faccia che l'istruzione religiosa versi sulla confessione,
cioè sulle disposizioni necessarie per ricevere con frutto questo SS.
Sacramento e quella della SS. Eucaristia. Le fanciulle che vengono
ammesse alla prima comunione, siano da lei stessa istruite e disposte,
eccitandole a partecipare con frutto: così pure disporrà quelle che
avessero a ricevere il Sacramento della Cresima. Un secondo dovere
di religione si è quello di istruire le fanciulle sul modo di meditare le
eterne verità e le massime della fede. Ogni mattina legga loro i punti
da meditare, sviluppandoli in quel modo che giudicherà più utile.
Sosterrà pure la pia pratica del ritiro mensile per le fanciulle che
hanno compiuti i dieci anni di età, e di quando in quando farà che
approfittino di un corso di esercizi spirituali.
Si persuada, la maestra, che non deve mai perdere di vista il
bene morale delle sue Figlie, e perciò di qualsiasi circostanza deve
trarre argomento d'istruzione, o col tacere, o col parlare, o col fare, e
col dissimulare, come vedrà meglio dinanzi a Dio. Lo spirito vivace
delle giovanette sempre crescente, deve trovare nella maestra un
pascolo per crescere rettamente. Persuada le fanciulle che tutto è
nulla ciò che non è Dio, e tutto è vanità ciò che non serve all'eternità.
Procuri tutto che concerne per risvegliare la fede e la presenza di Dio
nelle sue figlie in ogni luogo; ma più particolarmente in chiesa.
Quando vi si devono recare, faccia che tutte sieno pronte al segno che
ve le chiama: le disponga in fila due a due e procedano senza far
cicalio o rumore sul limitare della chiesa: che vi entrino in silenzio e
penetrate da viva fede.
Stia attenta che le preghiere che recitano le fanciulle in chiesa
sieno recitate con voce sommessa, unisona, divota e adagio. Tenga
vicino a sé quella ragazza che ha l'incombenza delle orazioni per
istruirla e correggerla ove errasse.
Quando le fanciulle dovranno accostarsi al SS. Sacramento
dell'Eucaristia indosseranno sempre per rispetto abiti da festa. Così
pure nell'Esposizione del SS. Sacramento, nell'accompagnarlo alle
inferme e nell'accostarsi alla confessione indosseranno abiti puliti,
calze e pianelle nei piedi per rispetto e riverenza.
Ogni orfana che entra di nuovo in casa, tocca alla prima
maestra accoglierla e condurla innanzi al SS. Sacramento e metterla
sotto la protezione di S. Giuseppe: indi farà che le venga subito fatta
la solita pulizia; cioè per prima si pettinerà diligentemente, di poi le si
farà un bagno intiero, caldo o meno secondo la stagione; e ciò corre
per tutte, sudicie o nette che sieno, avvertendo di non rivestirle dopo
degli abiti di cui si sono spogliate, finché questi non sieno lavati e
Regole
342
opera omnia
ripuliti. Le orfane appena entrate in Casa, non saranno subito
ammesse in consorzio delle altre nelle varie officine; ma per un
intiero mese staranno sempre in iscuola sotto la custodia della
maestra. Le tenga sempre sott'occhio, le tratti con amorevolezza e le
istruisca più delle altre, specialmente circa la modestia nel parlare, nel
trattare e nel modo di comportarsi in ogni circo stanza. Suggerisca
loro qualche buona massima, specialmente in materia di religione ecc.
Staranno pure in iscuola per un intiero mese quelle orfane che
dovessero uscire dall'Istituto, onde far loro apprendere più
diligentemente il lavoro manuale, il modo di contenersi colle persone,
la modestia nel trattare, nel parlare ecc.; e darà loro tutti quegli altri
suggerimenti che nella sua saggezza crederà del caso.
A questo scopo la scuola dovrà sempre essere aperta e starvi di
continuo una maestra.
Se in una Casa, colle figliuole maggiori, vi fosse qualche
fanciulla al di sotto dei dodici anni di età, queste saranno tenute in
iscuola tutta la mattina per lo studio e per il lavoro, secondo l'orario
prescritto per le fanciulle di tale età. In questo caso, con segni alle più
grandi e di buona condotta, alcune delle piccole perché ne abbiano,
sotto la sua vigilanza, solerte cura, allo scopo d'avviarle, senza che
esse se ne accorgano, a disimpegnare tutti gli uffici domestici dei
quali si deve occupare una madre di famiglia della loro condizione
essendo questo lo stato ordinariamente disegnato dalla Provvidenza
alle fanciulle.
Sia poi la maestra molto vigile sul modo loro di operare. A
quando a quando interroghi e le grandi e le piccole per assicurarsi
che la Casa cammini bene.
Le giovani educatrici pensino a tener in assetto il corredo delle
loro piccole. Abbiano cura della loro sanità, le assistano nei loro uffici,
nel loro lavoro, nelle loro pratiche di pietà e coadiuvino ove possono
al loro avanzamento nella virtù. Conviene però che la maestra dia
loro i lumi necessari e quei suggerimenti che all'uopo vede essere
convenienti. Alla maestra viene anche raccomandato l'ordine e la
pulizia nell'abitato delle orfane: che tutto si trovi a posto e ben
custodito; e nulla si perda, si guasti o si consumi per incuria o
negligenza.
La maestra assumendo l'ufficio riceverà dall'Economa un dato
numero di letti con biancheria e coperte occorrenti per ogni stagione
ad uso delle orfane; e tutto l'occorrente per la pulizia in dormitorio,
per la scuola, cucina e infermeria delle figlie. Di tutto che le verrà
consegnato ne custodirà l'inventario. Sappia di esserne responsabile;
Regole
343
opera omnia
logorandosi qualche capo di biancheria o altro a lei affidato, lo mostri
all'Economa acciò gliene venga sostituito un altro. Tenga il
guardaroba sempre ben in assetto e sotto chiave.
Sia esatta nel far mutare alle figlie la biancheria e gl’indumenti
nei tempi prescritti dal loro regola mento.
Più volte in estate faccia lavare le figlie con bagno intiero.
Conservi il costume di far pettinare le figliuole tra di loro i mercoledì
ed i sabati di ciascuna settimana; ed essa, o per mezzo della seconda
maestra, non manchi di pettinarne per turno due al giorno, al meno
quelle di piccola e mezzana età.
Il sabato e la vigilia delle feste, dopo l'esercizio della sera, le
faccia lavar bene con acqua calda o meno secondo la stagione. Osservi
che nel far ciò si usi la più grande modestia, e tenga le grandi
separate dalle piccole. Dal segno del riposo la sera, comincia per le
figlie il silenzio rigoroso che non può essere interrotto che da qualche
giaculatoria di desiderio in apparecchio alla S. Comunione, quando si
devono comuni care la mattina. Questo silenzio rigoroso dura fin
dopo la colazione del mattino seguente. Il silenzio ordinario
prescritto per le medesime nelle varie officine ove si trovano, è dalle
ore otto alle dieci e dalle ore quattordici alle sedici.
Nelle altre ore potranno parlare, ma però sommessamente. La
maestra prima di coricarsi la sera badi che sieno ben chiuse le
finestre, che non manchi l'acqua da bere, occorrendola notte: chiuda
gli antiporti con chiave che terrà presso di sé e legga i punti della
meditazione che intende svolgere alle orfane la mattina.
La mattina al segno della sveglia, sì la prima che la seconda
maestra sieno di già vestite, osservando che le figlie si alzino con
prontezza e si comportino in tutto come richiede il loro Regolamento.
Conviene perciò che tanto la prima maestra che la seconda rileggano
sovente il detto Regolamento acciò non vadano in dimenticanza gli
usi abbracciati fin dal principio di fondazione. Studino bene tutte le
istruzioni riservate alle figlie sul modo di contenersi in dormitorio, in
iscuola, al lavoro e in ricreazione ecc., e tutto che riguarda le pratiche
di pietà.
Per quanto concerne il modo di educare le Figlie di S. Giuseppe,
le verrà suggerito nell'apposita istruzione posta al Cap. 2°,Parte.III. di
questo volume.
Si faccia stretto dovere di rileggerla frequentemente per non
errare in un punto di tanta importanza qual’è quello di accudire
rettamente e saviamente alla doppia sua missione di maestra e di
Regole
344
opera omnia
madre, allevando ed educando quelle figliuole, al bene delle quali è
destinato l'Istituto.
CAPO XI - Della Direttrice locale d'agraria
In ogni casa vi sarà una Direttrice particolare d'agraria. Questa
avrà sotto di sé una o più sotto direttrici, secondo il bisogno, chiamate
col nome di maestre d'agraria.
E’dovere della Direttrice d'agraria, oltre il condurre, al bisogno,
le Figlie di S. Giuseppe alla campagna ed istruirle praticamente, dare
ad esse istruzioni di teoria perché possano conoscere la qualità delle
terre, l'influenza dei climi e degli elementi sopra la vegetazione; i
vantaggi generali e particolari che arreca l'agricoltura per la
ricchezza, pel commercio, non che per il bene morale e fisico. A
questo fine la Direttrice d'agraria deve essere ben istruita in questa
scienza sì vasta e nulla deve trascurare per rendersela famigliare,
onde mediante i suoi insegnamenti le Figlie di S. Giuseppe ne cavino
il doppio vantaggio, quello cioè d'unire alla pratica quei lumi e quelle
cognizioni necessarie per lavorar meglio e con maggiori e migliori
risultati.
Procuri che le figliuole trovino per tutto l'anno da lavorare in
campagna, attendendo anche a tempo debito a raccogliere le foglie, a
pulire gli acquedotti, a preparare le terre pei letami, a scopare i
sentieri e a fare anche qualche abbellimento che gusti e rallegri.
Non permetta che le figliuole in campagna scelgano da se stesse
il posto, ma ella stessa lo assegni loro, avendo di mira di non
accoppiare due figliuole che avessero tra di loro amicizia particolare.
Venendo cambiata in campagna per qualche motivo, dia alla
supplente gli ordini che vede necessari, onde la sua assenza non porti
pregiudizio alla moralità delle figliuole, né al lavoro.
La Direttrice d'agraria tenga nota di tutti gli attrezzi agricoli.
Procuri un luogo adatto e chiuso per riporveli. Li faccia tener sempre
puliti ed accomodati con ordine e li custodisca gelosamente sotto
chiave onde evitare che si smarriscano o si consumino per
trascuranza.
La Direttrice d'agraria tenga nota esatta dei pr dotti annui
agricoli, tanto vegetali che animali, ricavati dai fondi appartenenti
alla Casa; ed alla fine d'anno ne compili il prospetto da presentare
alla Direttrice generale d'agraria.
Regole
345
opera omnia
Onde animare sempre più nella Casa e tra le Figlie di S.
Giuseppe l'amore all'arte agraria, tenga nota di quelle che più si
distinguono in quest'arte onde presentarle alla Superiora perché si
regoli per la distribuzione dei premi da farsi, secondo i regolamenti,
ogni anno nella festa di S. Teresa.
Viene immensamente raccomandato alla Direttrice d'agraria di
osservare e far osservare puntualmente ed esattamente alle orfane il
Regolamento per il tempo del lavoro nei campi, posto in questo volume.
Relativi all'agricoltura sono pure gli uffici di orticoltrice,
floricoltrice e di governatrice degli animali.
L'orticoltrice ha per ufficio la cura dell'orto della Casa. Essa deve
essere ben istruita e pratica in simile materia acciò sappia ben
coltivare il terreno secondo le migliori norme d'orticoltura. Badi di
trar profitto da ogni pezzo di terreno e non ne lasci un solo palmo
incolto. Tenga perfettamente pulite le aiuole dalle erbe nocive e i
viottoli dell'orto. Rimetta e semini secondo le stagioni, mano mano
che raccoglie, acciò non manchino mai, secondo i tempi, gli erbaggi, i
legumi ed i frutti occorrenti alla Casa. Tutti i giorni, secondo gli
ordini che riceverà dall'Economa o dalla cuciniera, consegnerà in
cucina la verdura per la Comunità. Guardi che nessuna vada a
svellere od a raccogliere qualche cosa senza sua permissione, che non
dovrà mai dare senza un caso di necessità.
Tenga cura degli alberi fruttiferi e col consenso della Superiora
li faccia rimettere od aggiungere se mancano; ed al giungere della
primavera faccia che sieno tutti per tempo accomodati e puliti dagli
insetti onde si conservino e diano frutti migliori ed in maggior
quantità: stia attenta che questi non vadano a male, ma li raccolga
mano mano che maturano e li consegni all'Economa perché sieno con
ordine distribuiti e goduti dalla Comunità. Di quelli che si possono
conservare per l’inverno ne serbi più che può; diversamente la
Superiora penserà a farli vendere, onde né si perdano, né marciscano
senza vantaggio d'alcuno223..
Alla floricoltrice spetta la coltivazione delle erbe odorose e dei
fiori di varie qualità per ornamento della Chiesa e per ricreazioni e
diletto delle Sorelle. Perciò procuri di fornirsi di cognizioni di
botanica e di sapere di ciascuna pianta il nome; di saperla coltivare, di
223
L’orticoltrice non creda inutile lo studio in materia d’orticoltura.
Come l’agricoltrice, ha pur essa necessità grandissima d’istruirsi in questa
scienza sì vasta, sì utile, sì necessaria, se vuol ricavare abbondante frutto dal
terreno che coltiva.
Regole
346
opera omnia
conoscere le virtù delle erbe, dei fiori e delle radici, onde usarne in
vantaggio della Casa e dell'Istituto.
Lungo i viottoli dell'orto la floricoltrice educherà adatte
pianticelle di fiori, quando non portino pregiudizio agli ortaggi ed
alle viti. Tutti quei pezzi di terreno non adatti alle coltivazioni degli
ortaggi, li ordinerà in varie e svariate forme di aiuole nelle quali vi
coltiverà ordinatamente ogni sorta di fiori. Coltiverà pure erbe
aromatiche, specialmente quelle che servono per uso della cucina.
Anche la coltivazione degli agrumi sarà un bell'ornamento al
giardino e potranno questi essere utilissimi alla Casa. Studi la
coltivazione di ogni pianta, ed abbia cura di riparare dal gelo le
piante ed i fiori delicati.
Appartiene pure alla floricoltrice l'indirizzare le orfane nella
coltivazione dei fiori e insegnar loro il nome, le proprietà, gli usi, la
coltivazione e la propagazione d'ogni fiore. Tenga sempre puliti i
viottoli ed i sentieri del giardino, nette le aiuole da erbe nocive acciò il
giardino presenti sempre quell'ordine e quella pulitezza che
abbelliscono ogni cosa e che dovrebbero andar del pari alla
cognizione dell'arte agraria.
La governatrice degli animali domestici. Scopo principale
dell'Istituto e di migliorare l'agricoltura; ed uno dei mezzi per
giungere a questo scopo ed arricchirne i prodotti si è:
1. L'allevamento del bestiame da stalla che è di somma
importanza, sia per formare dagli escrementi buoni concimi, sia per
gli altri prodotti che forniscono, sia per il lavoro che fanno ecc.
2. La coltura dei gallinacei, dei conigli ecc che sono di tanta
utilità alla Casa per la carne e per le uova che ci somministrano, non
che per il concime ottimo che ci procurano.
3 La coltura delle api, dei bachi da seta ecc., cose tutte che
hanno relazione intima e diretta coll'agricoltura.
L'attendere a queste funzioni è incarico della governatrice degli
animali domestici. Necessita quindi che la medesima sia ben istruita
in materia di zoologia, la quale insegna il modo di ben governare gli
animali ed il modo di migliorare ed educare le loro razze.
Importa moltissimo inoltre che la sorvegliante ami
grandemente la pulizia, articolo tanto necessario per il decoro della
Casa ed anche per utilità degli animali stessi. Mantenga
primieramente sempre asciutto e pulito il pavimento della stalla. Le
pareti pure dovranno essere tenute con cura, libere dalle ragnatele. La
porta e le finestre sieno aperte in maniera da potersi cambiare l'aria
senza che le correnti di essa offendano il bestiame. Mantenga la stalla
Regole
347
opera omnia
calda nell'inverno e fresca nell'estate. La greppia degli animali si
ripulisca ogni giorno. La lettiera sia soffice, pulita e asciutta, e perciò
cambi frequentemente lo strame. Faccia tener sempre puliti gli zoccoli
degli animali, li stregghi frequentemente nelle diverse parti del corpo
perché sieno sempre puliti e rimangano sani. Non distribuisca agli
animali foraggi umidi che potrebbero cagionar loro qualche malattia.
La razione sia proporzionata al grado di sviluppo degli animali, ed
appena terminato il pasto, essi dovranno essere abbeverati con acqua
non tanto fresca, ma pulita.
Somma pulizia tenga pure nel pollaio ed in ogni luogo ove
alleva degli animali di qualsiasi specie. Avrà cura inoltre in generale
della pulizia di tutte le parti dell'abitato rustico.
Il fienile ove si conservano tutti i foraggi che debbono servire di
nutrimento al bestiame, ed il portico ove si conservano le stramaglie,
sono pure assegnati alla di lei cura; così pure è sua ispezione il
preparare buoni ed abbondanti concimi per i terreni da coltivarsi.
L'allevamento del bestiame e la preparazione dei buoni concimi
richiedono pure uno studio particolare.
Non manchi quindi di fornirsi di giuste idee con uno studio
assiduo in proposito.
Sia sempre presente alle orfane quando mungono il latte delle
giovenche, per accertarsi della pulizia: questo, dopo averlo pesato e
registrata la quantità, lo consegnerà alla cuciniera per uso della
Comunità. Se questo fosse molto abbondante, col di più ne formerà
burro, cacio, ricotta ecc., per la quale avrà un ambiente apposito e
chiuso a chiave.
Tenga nota del pollame perché non si perda e tutte le sere lo
verifichi. S'industri perché non manchino mai le uova per uso della
Comunità. Queste le consegni ogni giorno all'Economa; ed a sua
richiesta, le consegnerà pure qualsiasi altro animale, tenendo esatto
conto, sì del numero delle uova che del peso dei gallinacei o d'altri
animali per darne alla fine d'anno conto alla Direttrice locale
d'agraria, perché le serva di norma per la preparazione del prospetto
annuale agricolo che è tenuta presentare alla Direttrice Generale
d'agraria. Presenti pure nota ogni anno dei (quadrupedi venduti o
comperati ecc., ed il guadagno fatto.
Regole
348
opera omnia
CAPO XII - Dell’infermiera
L'infermiera tanto delle Suore che delle orfane, eserciterà il suo
ufficio di carità colla massima diligenza e in conformità di quanto è
prescritto al Capo IX della Ia Parte delle Costituzioni
Eseguirà con scrupolosa esattezza tutte le prescrizioni dei
medici, ed avrà un libro in cui tali prescrizioni saranno notate
acciocchè non sieno dimenticate. Per tale motivo non mancherà mai
d'essere presente alle visite del medico. Conserverà in un armadio
tutte le medicine più frequentemente ordinate e ne terrà la chiave.
Per piccole indisposizioni, specialmente alle giovani, non
ricorra facilmente alla farmacia, imperocchè l'uso frequente delle
medicine, quantunque semplici, vizia e sconcerta lo stomaco e,
specialmente nelle giovani, può essere nocivo. Alle smaniose di
medicine consigli dolcemente la dieta, persuadendole che di questa
avranno vantaggio più che dei rimedi troppo frequenti.
L'infermiera assumendo l'ufficio, riceverà dall'Economa della
Casa il piccolo mobilio spettante all'infermeria col rispettivo
inventario Sappia di esserne responsabile e che cessando dall'ufficio
deve render ragione di tutto che le è stato consegnato; usi perciò
molta accuratezza nel custodire ogni cosa, onde nulla si perda e nulla
si sciupi per negligenza.
È sommamente raccomandato all'infermiera di assistere e
servire con premura, con dolcezza e carità le ammalate, badando che
loro nulla manchi di quello che è necessario e conveniente ai loro
bisogni, sì spirituali che temporali.
Appena sente il richiamo che indica l'entrata del medico in casa,
sia pronta ad accompagnarlo in compagnia di un'altra Sorella. Non
lasci mai il medico solo con le inferme neppure un sol momento.
Tenga l’infermeria squisitamente pulita ed assettata; i letti ben
composti, la biancheria nettissima; ed abbia pronto tutto ciò che possa
occorrere per qualunque circostanza; come pure il catino con acqua
pulita, sapone e salvietta nettissima occorrendo al medico di lavarsi le
mani.
Per aiuto all’infermiera può servire anche una Novizia.
Per la preparazione delle vivande alle inferme, l'infermiera
potrà servirsi anche della cuciniera dandole i relativi ordini sul da
farsi, ma trattandosi di malattie di conseguenza, sarà bene ch'ella
stessa vi attenda, e sia sua premura perché sieno eseguiti gli ordini
del medico anche in quanto alla preparazione del cibo.
Regole
349
opera omnia
In generale alle inferme si prestino le vivande mezz'ora circa
prima dell'orario della Comunità, avvertendo che le vivande sieno
ben cotte e sempre calde, prestate con somma pulitezza per non
aumentare alle inferme la nausea che naturalmente hanno al cibo.
Quando l'infermiera prevede che per le ammalate deve portarsi
di notte in cucina o alla farmacia, ne chiederà il permesso alla
Superiora una volta per sempre, cioè fino a che dura il bisogno delle
inferme.
Portandosi il SS. Sacramento alle inferme sia cura
dell'infermiera disporre a tutta decenza il piccolo altare con tutto ciò
che abbisogna, cioè il rituale, il vaso dell'acqua per la purificazione e
l'acqua benedetta coll'aspersorio, così pure dovendosi amministrare
loro l'Estrema Unzione prepari sopra un piatto ben pulito un po’di
farina di melicone, due fettine di limone, acqua per lavarsi le mani,
cotta e stola violacea.
Aggravandosi la malattia di una Sorella è obbligo
dell'Infermiera di non abbandonarla sola per nessun motivo: in
mancanza di lei vi stia la sotto infermiera.
Avvenuto il decesso è suo dovere compiere verso l’estinta tutte
quelle opere di misericordia richieste dalla cristiana carità. Sia poi sua
cura speciale fare una generale pulizia alla stanza d’infermeria e a
tutto ciò che servì all’inferma, ed un’apposita lisciva e disinfezione a
tutti gli oggetti di biancheria e di colore tanto del letto che personali
appartenenti alla medesima; riordinarli, aggiustarli e metterli
ordinatamente negli armadi dell'infermeria, occiocchè all'occorrenza
si abbiano pronti.
Prenda le precauzioni dovute circa agli oggetti che avessero
servito a malattie contagiose. S'informi dal medico se basta la
disinfezione o se bisogna distruggerli.
CAPO XIII - Della Sagrestana
La Sagrestana entrando nell’ufficio, verrà, da chi si deve,
autorizzata a toccare i vasi e i pannolini sacri.
Assumendo l'ufficio riceverà dall'Economa della Casa,
l'inventario di tutti i sacri arredi ed altri oggetti spettanti alla chiesa,
alla sacristia ed alla cappella.
Sia suo impegno conservare ogni cosa in bell’ordine. Nel
maneggiare e nel riporre gli arredi sacri usi ogni riguardo, perché
essendo essi per sé delicati e preziosi, per poco si trasandino soffrono
Regole
350
opera omnia
guasto e ne viene rilevante danno. Logorandosi qualche oggetto di
guisa che al santo uso fosse inconveniente, ricorra all'Economa perché
gliene sostituisca un altro, o lo cancelli, ma non si arbitri ella stessa a
distruggere cosa alcuna.
Badi inoltre che nulla si perda e nulla si sciupi per negligenza.
La Sagrestana manterrà nella chiesa o cappella, l’ordine, la
pulizia ed il decoro che si convengono alla Casa di Dio.
Se nella chiesa o cappella si conserva il SS. Sacramento, avrà
cura la Sagrestana che innanzi ad esso vi arda sempre, giorno e notte,
una lampada alimentata da olio di oliva.
Tutti i sabati e nelle vigilie delle feste solenni di Maria SS. si
accenderà la lampada nella cappella della Madonna: il mercoledì poi
d'ogni settimana ed il giorno 19 d'ogni mese l'accenderà alla Sacra
Famiglia od al simulacro di S. Giuseppe ove quella non vi sia.
Ornerà l'altare secondo gli usi nelle varie feste e solennità
dell'anno per le funzioni pratiche religiose solite a farsi. In ciò, come
in tutto, sia mossa da vera e soda devozione, non da leggerezza o
vanità.
Nell'occasione di sacre funzioni prepari diligentemente nella
chiesa e nella sacristia quanto è indicato nel cerimoniale secondo le
rubriche della Chiesa. Che tutto sia ben disposto e pronto prima che
vi entrino i Sacerdoti e gl'inservienti e non si occupi di nessun ufficio
in chiesa, mentre questa sarà aperta al pubblico e nemmeno si
tratterrà col Rev. Cappellano se non per le parole di convenienza
venendo interrogata.
Venendo favorita della Messa di qualificati Ecclesiastici, serbi
con ciascuno tutta la convenienza, proporzionando il parato al grado
della persona. In massima non dovrebbe prestare a nessun Sacerdote
le biancherie da un altro usate, o almeno procuri di presentarle stirate
e assettate in modo da non far provare ripugnanza a chi le deve
usare. L'amitto ed il purificatoio sieno però sempre pulitissimi e di
bucato ogni volta che il celebrante si cambia.
Prima di toccare i vasi e i pannilini sacri si lavi diligentemente
le mani; così pure le lavi sempre prima di toccare le ostie e le particole
che deve preparare per la consacrazione. Badi anche di levar bene a
queste ogni frammento acciò non cada quando sono conn sacrate.
Non tocchi mai i vasi sacri a mani nude, ma si serva di un pannolino.
Tenga il Catalogo delle Reliquie che vengono esposte alla
pubblica venerazione; dei pii legati e delle messe da celebrarsi; la
tabella indicante le indulgenze proprie dell'Istituto, i giorni in cui
Regole
351
opera omnia
deve aver luogo la benedizione col Venerabile, l'orario prescritto per
le sacre funzioni ecc.
Portandosi il SS. Sacramento alle inferme, stia attenta che si
proceda con ordine. La croce sarà portata da una religiosa professa;
l'ombrello verrà portato dalla Sagrestana la quale risponderà anche
alle orazioni del Sacerdote, e le torcie verranno portate da quattro
novizie (nella Casa di noviziato) e nelle altre Case, da quattro Figlie
Si raccomanda immensamente alla Sagrestana ed in generale a
tutte le sue aiutanti la più grande riverenza e divozione al luogo
santo. Badi che nel passare davanti al SS. Sacramento facciano sempre
profonda riverenza; che non entrino in chiesa cogli zoccoli e che non
parlino a voce alta nemmeno in sacristia. Che compiano le loro
faccende con la massima agilità e senza strepito.
Le preci spettano indistintamente alla Sagrestana, ed in
mancanza di essa, alla vice Sagrestana, tranne l'annuncio dei punti
della meditazione per la mattina che si leggono dopo l'esercizio della
sera, che spettano alla Superiora
Badi però bene la Superiora che la destinata a recitare le
orazioni in Comunità, abbia bella e chiara pronuncia, voce
intelligibile e divota, in modo di conciliare anche nelle Sorelle
devozione e raccoglimento. Badi ancora che la meditazione comune
sia letta con sentimento e con ponderazione; perciò essa avrà libertà
di assegnare all’uopo tale missione, e a quella tra le Sorelle, che
crederà più adatta.
La Sagrestana intuona il Confiteor quando le sorelle si devono
comunicare, ma con voce spedita per non far aspettare il sacerdote;
così pure apre e chiude il finestrello del comunicatoio.
Ogni mattina prima che la Comunità si raduni in chiesa,
discenda per vedere se tutto è in ordine, socchiuse le finestre, pronto
il libro per la meditazione, ecc.
Nel giorno destinato al ritiro mensile ne esponga l'avviso
coll'orario, e a suo tempo prepari i libri occorrenti.
Tocca alla Sagrestana indicare alla Superiora le comunioni di
costituzioni e di costume, le novene da farsi in comune, le preghiere
prescritte oltre le ordinarie, i suffragi, le indulgenze, ecc.
Il primo giorno dell'anno faccia estrarre a sorte alle Sorelle :
l'immagine di un santo o di una santa a protettore, colla virtù da
praticarsi nel corso dell’anno, come pure i misteri del S. Rosario colla
pratica da osservarsi. La prima domenica d'ogni mese farà estrarre
ancora a sorte uno dei nove uffici del Sacro Cuore ed a Pentecoste
uno dei sette doni dello Spirito Santo col frutto da praticarsi. Nel
Regole
352
opera omnia
corso dei mesi del Sacro Cuore di Gesù, di Maria SS., di S. Giuseppe e
nelle principali novene esponga in coro il quadro rappresentante il
mistero o il Santo che si onora. Anche in ciò sia mossa da viva fede e
da soda divozione, nel preparare l’altare per risvegliare anche nella
Comunità la pietà ed il fervore. Il mese di maggio esponga ogni dì al
limitare della chiesa il cartello indicante l'ossequio da praticarsi e la
giaculatoria da ripetersi fra il giorno.
È incarico della Sagrestana dare il segno col campanello, di tutti
gli atti della Comunità secondo l'orario. Badi di essere esatta e pronta
nel suo ufficio per non portare disordine nella Comunità. Sappia che
il buon ordine della Casa dipende in gran parte dall'esattezza con cui
ogni cosa si fa a suo tempo: sia perciò nel suo dovere scrupolosa.
Vegli che l’orario sia esattamente osservato anche dal Rev.
Cappellano.
E della Sacrestana fare il piccolo bucato della biancheria della
chiesa. riordinarla, farvi le dovute riparazioni, stirarla, ecc., al bisogno
potrà anche farsi aiutare da altre, ma la responsabilità rimane tutta
sopra di lei. Ricordi che la biancheria della chiesa, durante il bucato
sia separata da quella della comunità. Faccia dapprima la nota d'ogni
capo, indi la riscontri perché nulla si smarrisca.
La Sagrestana ponga mente al Cerimoniale riguardante le
pratiche di pietà che si praticano in comune posto in fine di questo
volume e ne procuri l'osservanza con esattezza.
Una Sorella professa, destinata dalla Superiora, sarà la Maestra
del coro. All’uopo potrà essere anche la Sagrestana stessa. Conviene
però che detta Maestra sia atta a mantenervi divotamente l'ordine e la
regolarità.
Alla Maestra del coro appartiene vigilare attentamente che
tanto le Suore che le figlie di S. Giuseppe entrino e sortano dalla
chiesa col dovuto ordine, colla dovuta riverenza e colla massima
agilità. Che la stessa agilità osservino pure nel sedersi e
nell'inginocchiarsi e massime nell'accostarsi a ricevere la SS.
Comunione.
È pure incarico suo sorvegliare che venga osservato tanto dalle
sorelle quanto dalle orfane il Cerimoniale riguardante le pratiche di
pietà che si fanno in comune ed il modo di compierle, posto
nell'ultima parte di questo volume.
Ponga orecchio, che le preghiere che si recitano in comune sieno
recitate con voce non troppo alta, unisona e divota. Che il canto pure
sia moderato e divoto. Vegli che per ogni circostanza, o straordinaria
Regole
353
opera omnia
funzione abbiano tutte in pronto i libri occorrenti, sia per rispondere
alle preci, sia per il canto degli Inni sacri, strofette ecc.
Farà cantare le litanie a più voci nelle solennità di Maria SS. ed
in altre feste di maggior divozione.
Non permetta innovazioni nel canto senza averne prima
avvisata la Superiora e sia certa che il canto riesca bene ed ecciti a
divozione.
CAPO XIV - Della Portinaia
La portinaia terrà le chiavi della porta e non le affiderà mai ad
altre che non fossero destinate dalla Superiora a sostituirla nel caso di
assenza, o fosse in altre cose occupata.
La portinaia deve presentare in se stessa un saggio del buon
ordine della casa e della religiosa gravità. Sia distinta per carità e
pazienza, per prudenza e modestia. Le sue parole, i suoi modi sieno
mansueti e dolci, gravi e dignitosi: si presenti a tutti un vero specchio
delle religiose virtù.
Sia pronta al primo segno del campanello e non avvenga mai di
far suonare due volte. Con buona grazia ascolti, serva e sbrighi con
disinvoltura chi ha bisogno dell’opera sua. Ricordi che generalmente i
secolari lamentano il lungo aspettare alla porteria; si guardi perciò
dal darne motivo.
Prima di aprire la porta guardi chi è, e domandi in grazia del
loro nome per darne avviso alla Superiora. Conosciuta la persona, se
è civile e ragguardevole la introduca subito nella sala di ricevimento,
pregandola accomodarsi frattanto che l'annuncia alla Superiora. Se
chi si presenta fosse artista od in qualche modo aderente all’Istituto e
conosciuta, le apra la porta e la trattenga nella porteria. Se invece chi
si presenta fosse persona affatto sconosciuta, domandi chi sia e cosa
desideri, e non le apra la porta finché non l'abbia annunciata alla
Superiora. Distingua i sacerdoti secolari o regolari con dimostranze di
venerazione, quali si addicono al loro carattere.
A chi si presenta non faccia interrogazioni che non sieno
necessarie: se alcuni volessero trattenerla in novellette curiose e
inutili, risponda con garbo non aver tempo per compiacerli: serbi
però sempre in ogni incontro le dovute convenienze.
Non parli in Casa di ciò che vede o sente alla porteria, né dica
parola agli esterni di quello che succede nella Casa.
Regole
354
opera omnia
Chiamerà coi segni convenzionali la Superiora e le Suore che
devono portarsi al parlatorio; e non ammetterà nell'interno della Casa
se non quelle persone le quali per ragioni d’ufficio o di lavori
debbono entrarvi, osservando in ciò l’articolo 101 delle Costituzioni,
il quale richiede l'accompagnamento di due Suore, dando prima
segno della loro presenza affinché le Suore che sono per la Casa si
ritirino. Neppure le donne introdurrà nella parte riservata senza
buone ragioni a giudizio della Superiora.
Se qualcuno domandasse delle Religiose o delle figlie di S.
Giuseppe ne dia direttamente avviso alla Superiora, e non le chiami
se non dietro licenza ottenuta dalla Superiora stessa come all’articolo
103 delle Costituzioni; la quale pure, se crederà bene, assegnerà loro
una ascoltatrice.
Se poi dalla medesima ricevesse ordine di licenziare la persona
senza chiamarla, si guardi bene dal far parola alla medesima di chi sia
venuta a visitarla.
Le lettere, i plichi od altro indirizzate alle Religiose li consegni
indistintamente, senza leggerli, alla Superiora. Le è anche proibito di
rendere consapevoli le Suore delle lettere ed oggetti giunti al loro
indirizzo.
Si guardi inoltre dal portare saluti o ambasciate, senza licenza
della Superiora, né riceva dalle Sorelle lettere o biglietti da spedire
senza di lei ordine; ed avverta bene di non prestarsi giammai a
qualunque corrispondenza in secreto.
Custodisca accuratamente le porte d'ingresso. Le chiavi, di
giorno, le tenga presso di sé: e la sera le ponga con quelle delle altre
porte esterne della Casa nella cella della Superiora, ove andrà a
riprenderle la mattina.
Si apre la porta poco dopo il suono della levata; nel verno
alquanto più tardi; la sera si chiudono tutti gl'ingressi della Casa
all'Ave Maria. Dopo un'ora di notte non si aprono più le porte
d’ingresso alla Casa; ed occorrendo per circostanze straordinarie si
apra colle precauzioni; prescritte dalle Costituzioni, cioè sempre
presenti due o tre Suore.
La portinaia ha dovere di prestarsi perché gl'ingressi alla
porteria e la sala di ricevimento presentino la più grande pulitezza;
essendo ciò voluto dalle convenienze.
Occorrendo di dover prestare qualche cosa a chi si presenta, sia
sua premura il farlo sollecitamente, con tutta la pulizia, con decoro e
buona creanza. La portinaia avrà all'uopo un'aiutante, come alla
Superiora parrà convenire.
Regole
355
opera omnia
Alla porteria parli poco e sempre a voce bassa: non permetta
alle Sorelle farvi dimora senza vero bisogno; e dovendovisi alcun
poco trattenere, non si faccia cicalìo o rumore.
CAPO XV - Della Guardarobiera
La Guardarobiera deve essere di buon cuore, giudiziosa,
imparziale, amante dell'ordine, e deve saper combinare un generoso
provvedimento ai bisogni delle Sorelle, colle obbligazioni della
povertà religiosa.
Assumendo l'ufficio riceverà dall'Economa la consegna
coll'inventario di tutti gli oggetti di biancheria e di vestiario spettanti
al suo ufficio, come pure coltroni, coperte d'inverno, materassi,
guanciali ecc., occorrenti per fornire le celle delle Religiose; tenuto
calcolo di un dato numero di quelle che vengono nella Casa stessa
lungo l’anno per qualsiasi motivo. Se nella Casa si tengono Esercizi
per le esterne, la guardarobiera oltre il sopra detto, riceverà
dall'Economa tutto l’occorrente per mobiliare le celle delle
esercitande e tutto ciò verrà da lei custodito in armadi e stanze sotto
chiave, acciò nulla si guasti né si perda.
Quando qualche cosa le sembra inservibile, la mostri
all'Economa perché sia cancellata dall'inventario o sostituita.
Per evitare la confusione ed il disordine, segni col numero
distintivo il mobilio personale di ciascuna Sorella. Il ripostiglio
destinato al mobilio di esse vien diviso in cancelli, e ciascuno di
questi sarà segnato con la cifra corrispondente al mobilio che
custodisce.
Nella Casa di Noviziato, la Maestra delle Novizie tiene cura di
tutto il mobilio, biancheria, vestiario ecc. di ogni Novizia fino
all'epoca dei primi voti, dopo i quali la Maestra consegnerà alla
Guardarobiera il personale d'uso della Novizia che entra a far parte
colla Comunità, riserbandosi di consegnare tutto il rimanente col
rispettivo inventario all'Economa Generale.
Giungendo in altra Casa qualche Sorella, è dovere della
guardarobiera prepararle la stanza in ordine fornita di tutto ciò che
occorre: biancheria netta pel letto e per il personale secondo la
stagione; l'occorrente per la pulizia, lume pronto ecc. Tenga perciò
lungo l’anno alcune celle pronte per le Religiose, custodite sotto
chiave, fornite del necessario per ogni eventualità. Si tenga poi
sempre in ogni Casa riservato un letto per la Superiora Generale.
Regole
356
opera omnia
La Casa sia provveduta di biancheria a sufficienza; ma di
qualità ordinaria, come si addice a poverelle; però di lunga durata,
essendo ciò stesso voluto dalla povertà: così pure tutto ciò che serve
per il personale delle Religiose sia di roba discreta ma non di qualità
troppa fina.
La Guardarobiera procuri per quanto può di provvedere ai
bisogni delle Sorelle, perché non ne nascano mormorazioni. Provveda
cordialmente secondo il bisogno di ciascheduna; accorgendosi però
che qualche Sorella fosse nelle esigenze indiscreta, ne avverta la
Superiora.
Della biancheria e degli oggetti di vestiario, ecc., che rimangono
sotto la sua custodia, ne abbia la cura che si compete alla porzione dei
poveri di Gesù Cristo. Ricordi il dovere che la povertà le impose di
non risparmiare studio e fatica per conservare più a lungo la roba
della Comunità. Non giudichi disdicevoli i rammendi e i rattoppi
all'abito religioso: appunto perché religioso gli si competono i segni
della santa povertà.
Il sabato la Guardarobiera distribuisca nelle celle delle Religiose
le biancherie od altro che abbisogna; e al lunedì le Sorelle avranno già
disposte le biancherie sudicie fuori della cella, perché essa le abbia
pronte. Somministrerà alla cuciniera le biancherie pulite per la cucina
e per il lavandino ed alla Refettoriera i mantili e mantiletti per la
tavola delle Religiose, ma prima richiamerà tutti i capi della
biancheria lorda.
Al mutarsi delle stagioni abbia pronti e ben disposti gli abiti
occorrenti: prima di riporre nel guardaroba nel rispettivo numero i
dimessi, li pulisca e raccomodi di guisa che abbisognando al
momento possano servire. In queste riparazioni sia sollecita,
imperciocchè gl'indumenti, specialmente di lana, per poco si
trasandino, soffrono deperimento. Osservi la Guardarobiera che nelle
celle delle Religiose siavi nulla che abbondi, ma solo il necessario per
ognuna di esse, come è indicato in questo volume, parlando del voto
e virtù di povertà.
Le suppellettili d'uso personale che sono nella cella non si
possono, trasportare, tranne il materasso, il guanciale e le lenzuola.
Vigili perciò la Guardarobiera, che queste suppellettili, sieno tenute
da tutte le Sorelle tanto pulite che possano passare ad altra
indistintamente.
Perché sia mantenuta possibilmente l’uniformità del nostro
vestiario in tutto l'Istituto, l'Economa Generale manderà a tutte le
Case la stoffa pei vestiti delle Sorelle ed all'uopo anche i campioni del
Regole
357
opera omnia
tibet pei veli e del panno pei mantelli; e le Superiore e le Econome
locali nel provvedere tali cose, si daranno premura di uniformarsi il
più possibile ai campioni ricevuti.
La Guardarobiera sia esattissima pure sulla forma di tutto che
costituisce l'abito religioso acciò non si distacchi un punto dal
prescritto nelle Costituzioni.
Al capo 2° della parte Ia di dette Costituzioni è indicata la
forma di ogni capo di vestito: procuri di uniformarsi
esattissimamente. Il mantello sia di panno leggero che corra per ogni
stagione. Osservi che questo non sia troppo lungo: esso deve
presentare una lunghezza da essere alzato da terra centimetri venti.
Nei piedi si costumano le scarpe in occasione di viaggio e
nell'accostarsi alla SS. Comunione. In casa si usano le pianelle. Nelle
officine e nell'accudire alle più ordinarie faccende si fa uso degli
zoccoli. Dopo la prima professione le Religiose useranno sempre
calze nere. Sarà dovere della Guardarobiera avvertire le Sorelle che
vede lasciarsi sdruscire e rompere gli abiti. Procurerà loro le
manichette acciò non rompano quelle dell'abito.
La Guardarobiera concerti colla Superiora di sostituire alle
Sorelle il vestiario nuovo allo sdruscito. Essa stessa lo presenti alla
Superiora per assicurarsi del vero bisogno, essendo assai facile in
questo punto ledere la santa povertà, operando con ispirito di vanità.
Più volte fra l'anno ordinerà il bucato perché le biancherie non
abbiano, dal sudiciume, a patire detrimento. Noterà distintamente i
capi che dà per lavarsi, e alla riconsegna ne farà riscontro. Mentre si
fa il bucato vi stia vigilante la Guardarobiera, per impedire ogni
disordine e procurare tutta l'economia nell'uso del sapone, della
legna, ecc. Finito il bucato è suo dovere far rimettere ordinatamente
ogni cosa a suo posto e badare che le caldaie e i tinelli sieno
pulitissimi ed accomodati in modo che non soffrano deperimento.
Badi pure a non portare nel lavandaio roba di colore finché non
sia finito il bucato della biancheria.
La Guardarobiera è tenuta a cambiare le biancherie alle Sorelle
secondo la norma qui sotto esposta; e non potrà da questa scostarsi
senza una speciale licenza della Superiora.
Da 6 in 6 mesi si cambiano le coperte bianche del letto e le
tende. Ogni mese, un lenzuolo e la federa.
Ogni 15 giorni, la salvietta, il fazzoletto, le cuffie e la camicia
nella stagione invernale.
Regole
358
opera omnia
Ogni 8 giorni la camicia in estate cominciando dal l° maggio
sino al l° novembre; e i colletti. Ogni otto giorni, i mantili e i
mantiletti in refettorio.
Due volte la settimana, grembialetta, manichetti e l’asciugatoio
per la cucina.
Gli oggetti di vestiario esteriori si cambiano a norma del
bisogno di ciascuna Sorella.
Tocca alla Guardarobiera ricevere lavori di commissione e
distribuirli ordinatamente alle varie Sorelle dipendentemente dalla
Superiora. Procurerà che i lavori sieno eseguiti con prestezza e
perfezione per non disgustare i committenti.
CAPO XVI - Ordine e denominazione delle Sorelle
Nell'Istituto della Sacra Famiglia, come dalle Costituzioni, vi è
una sola classe di Suore le quali tutte godono gli stessi diritti e sono
soggette agli stessi doveri ed alla stessa disciplina. Esse seguono
l'ordine indicato dalle Costituzioni stesse. Per le denominazioni da
farsi alle Suore dell'Istituto della Sacra Famiglia, si seguono le
consuetudini che in riguardo a questo punto tengono ordinariamente
tutte le Congregazioni religiose approvate dalla Sacra Congregazione
dei VV. e RR. cioè:
I. La Madre Generale verrà distinta dalle altre Madri con il
titolo di Reverenda Madre e quindi dovrà sempre così chiamarsi ogni
qualvolta Le si deve rivolgere la parola.
II. Segue la prima Assistente Generale chiamata col titolo di
Madre Vicaria.
III. Vengono dipoi le altre tre Assistenti Generali chiamate col
proprio nome preceduto dal titolo di Madre.
IV. Segue la Segretaria Generale chiamata col titolo di Madre
Segretaria.
V. Le Superiore locali, chiamate Madre Superiora.
VI. La Maestra delle Novizie chiamata Madre Maestra.
La prima delle due Assistenti nelle Case figliali verrà chiamata
col titolo di Assistente. Le altre si chiameranno tutte indistintamente
Suore.
Quelle Suore che hanno avuto nell’Istituto cariche generali,
conserveranno sempre, anche cessando dalla carica, il titolo di Madre.
Regole
359
opera omnia
Regole
360
opera omnia
PARTE III
Delle Figlie di S. Giuseppe
CAPO I - Accettazione delle orfane
Non saranno accettate tra le Figlie di S. Giuseppe se non
fanciulle orfane del tutto, o prive del padre o della madre; ma povere
ed abbandonate; sempre della condizione di contadine e tali da poter
essere allevate in questa condizione: perché essendo destinate le
Figlie di S. Giuseppe; a portare un giorno buon esempio ed una
riforma in questa classe della Società sì trascurata, a questo fine
vengono raccolte ed educate dalle Religiose di questo Istituto. Non vi
sarà un'età stabilita per ammettere una fanciulla nel nostro Istituto,
dovendo la carità adattarsi sempre ai bisogni ed alle circostanze: però
possibilmente non si accetteranno prima che abbiano compiuti
almeno i nove anni né dopo i tredici o quattordici, poiché prima,
occuperebbero inutilmente e senza profitto il posto di un'altra, che in
maggior età ha naturalmente più bisogno di educazione e di
sorveglianza: né dopo i quattordici anni, poiché prendendo noi
fanciulle povere ed abbandonate, è facile che in questa età siano state
esposte con loro danno a cattivi esempi e cattivi discorsi; quindi
potrebbero facilmente portare tra le nostre Figlie il pericolo ed il
disordine, con grave danno della Casa e dell'Istituto che vi deve stare
a cuore più di tutte le cose. Che S. Giuseppe adunque vi faccia in
questi casi molto guardinghe ed oculate, per l'onore e la salvezza
delle sue Figlie. Guardatevi bene prima d'accogliere qualche fanciulla
che sia sana, senza difetti di corpo, e di discreto talento, essendo lo
scopo di questo Istituto di allevarle all'arte agraria e giunte ad un’età
conveniente poterle collocare, e portare altrove i vantaggi
dell’educazione ricevuta. Si eccettua però sempre qualche caso
Regole
361
opera omnia
urgente e di somma necessità che allora sarà sempre grande carità
accoglierle: ma se mai dopo ricevute vi accorgeste d'essere state
ingannate da voi stesse o da altri, oppure se per qualsivoglia motivo
od accidente, alcuna diventasse in fermiccia o d'aggravio all'Istituto,
tolto il caso dello scandalo o pericolo reale delle altre, pazienza!
L'avete ricevuta in Casa, basta così: guardatevi bene dal farne
lamento con chicchessia, o di cercare di sgravarvene col metterla in
qualche altro stabilimento: tenetela in santa pace: ve l'ha mandata
Iddio, vogliatele bene e molto preferenza delle altre. Dite: non
dobbiamo amare a le croci? ebbene questa ve l'ha mandata Iddio.
Tenetela dunque, cara, carissima, Gesù, Maria, Giuseppe ve ne
saranno grati. Fra tutte quelle che concorreranno per essere ammesse
in questo Istituto tra le Figlie di S. Giuseppe, preferite sempre quelle
dei paesi in cui avete le Case; sempre però che abbiano, come si disse
più sopra, i requisiti per essere ammesse, cioè: miserabili, orfane, o
prive del padre o della madre; abbandonate da altri o trascurate ecc.;
contadine, o atte ad essere educate per i mestieri della campagna: poi
prendete tutte quelle che Dio vi manderà di qualunque paese,
provincia o nazione si fossero. Tutte sono nostro prossimo ed
immagine di Dio, e tutte hanno diritto alla nostra carità.
CAPO II - Maniera di educare le orfane
L'educazione delle Figlie di S. Giuseppe, deve essere per una
Suora della Sacra Famiglia l'impegno più grande e più importante,
quello al quale deve attendere con più zelo, con più amore, essendo
esso il fine più proprio e speciale della loro Istituzione. Ma se volete
che questo fine si compia così perfetto e così puro come Dio e S.
Giuseppe lo vogliono da voi, amatelo questo fine, abbiate stima di
questa Istituzione, e così amerete anche le vostre Figlie quantunque
povere contadine. Ob! amatele queste care Figlie, amatele a
preferenza di quelle di maggior condizione; queste sono più
necessitose, più care al Signore che ve le consegnò, in queste
risplendono la sua bontà, la sua misericordia. La stima e l'amore,
vedete, sono tanto necessarie in un’opera che oserei dire vanno del
pari col suo progresso, e servono di misura per compirlo
perfettamente. Dopo questi principi fondamentali la vigilanza, mie
carissime, sia la virtù principale che presieda la vostra maniera tutta
propria e particolare di educazione. Vegliate giorno e notte, in casa e
fuori, quando son sole ed accompagnate, al lavoro ed in ricreazione,
Regole
362
opera omnia
in Chiesa e fuori, siate insomma il loro secondo Angelo Custode,
abbiatele sempre sotto i vostri occhi. Nel vostro esame particolare, in
quello generale della sera, questo sia uno dei punti sui quali dovete
interrogare la vostra coscienza. Guai a voi se andaste in ciò indolenti
e se il disordine, il malcontento, l'insubordinazione, entrassero per
questo tra le vostre Figlie! Che il Signore ne preservi tutte! Non
guardiamo a sacrifici; i sacrifici fatti pel Signore sono leggeri e non
hanno prezzo. Non fidiamoci della bontà, dell'innocenza, delle buone
qualità naturali delle nostre Figlie. Sono vasi fragili facili a rompersi;
sono piante novelle, facili a piegarsi; sono infine tesori di Dio, a noi
consegnati da custodire, da conservare, da far crescere e fiorire.
Quanto adunque deve essere grande la vostra vigilanza e
quanto assidua, voi lo vedete, e ben ne potete comprendere i vantaggi
e la necessità. Ma guardate che la vostra vigilanza non sia una
vigilanza che opprime, che rende schiavi, e che toglie quella libertà
innocente di parlare, di esprimersi e di svilupparsi, sì dannosa alla
natura e che rende diffidenti, sospettosi, inquieti ecc. Oh che il Ciel vi
guardi! Cadreste da un fallo in altro peggiore. La vostra vigilanza,
mie carissime, deve essere soave, quieta, caritatevole; deve essere
quella del nostro buon Angelo.
Vedete come fa Egli? Segue sempre i nostri passi e non ci
annoia; ascolta i nostri discorsi, vede le nostre operazioni, ma senza
che lo sappiamo; ci avvisa, ma con dolcezza, ci rimprovera se occorre,
ma con quella quiete, tranquillità e maniera che fa conoscere l'errore,
senza averne a male e senza irritarci. Ecco il vostro modello. Frutto
della vigilanza sarà, mie carissime, il tener sempre l'animo delle
vostre Figlie distaccato dal mondo e dalle sue massime perniciose e
conservarle in quella semplicità, innocenza e gaiezza sì proprie della
loro età e condizione.
Vostro primo dovere e base d'ogni educazione, sia aprire la
mente ed il cuore delle vostre allieve a conoscere, amare e servire il
Signore, Iddio e Padre nostro, come tutti ne abbiamo l'obbligo ed il
dovere, ma con una religione senza pregiudizi, soda e sincera. Fate
che il loro esempio sia edificante, sciolto il loro tratto, esemplare la
condotta. Tenete ben in mente che Iddio altro vuole da voi ed altro
dalle vostre Figlie. La vostra idea non deve essere di formare delle
Religiose; ma delle brave, care, virtuose ed ottime madri di famiglia;
dunque istillate loro virtù per questo, cioè virtù semplice e soda.
Aborriscano il peccato, perché offesa di Dio, e siano risolte e pronte a
morire piuttosto che offenderlo; ma non temano, né si sbigottiscano
ad ogni apparenza di male. Sulle loro fronti innocenti spiri la
Regole
363
opera omnia
modestia ed il candore; ma insieme siano franche e pronte senza
sfacciataggine, tengano gli occhi bassi ma con naturalezza e
senz'affettazione; schivino, e meno poi lo facciano apposta, di trovarsi
sole o come che sia a contatto con persone di sesso diverso; ma
trovandovisi senza loro volontà, vi stieno con sicurezza e senza
timore, procurando solo di abbreviare il discorso, ma senza inciviltà e
sgarbo, poiché la civiltà e le buone maniere devono pure essere
materia non ultima delle vostre attenzioni. Amino con passione le
pratiche di pietà e si mostrino esatte nel compirle, ma nello stesso
tempo sieno pur pronte a lasciarle quando la necessità o l’obbedienza
lo esigono e suggeriscono altrimenti. Soprattutto è importante e
necessario che abbiano bassa opinione di sé e nessuna stima. Guai a
quella Casa, a quella famiglia dove entra una donna che si crede di
essere qualche cosa e si reputa necessaria. La pace, la concordia e
l'armonia se ne partono appena una tal donna vi pone il piede.
Voi dunque, Sorelle carissime, inculcate loro frequentemente
che la vera virtù ed amor di Dio, consistono nella propria
annegazione, nell’adempimento dei propri doveri, nel sacrificarsi, se
ne fa bisogno, per mantenere la concordia e l’armonia nella famiglia.
Apprendete loro che la vera felicità consiste nella pace dell’anima,
nella tranquillità della coscienza, e che queste non si possono ottenere
che coll’adempimento dei propri doveri verso Dio e verso il
prossimo.
Sollevatele ed attaccatele soavemente a Dio, rappresentandolo
loro buono, santo, misericordioso, liberale e non stringete loro il
cuore, non impoverite l'intelletto, predicandolo ad ogni momento
severo, terribile, sempre pronto a punire e castigare per ogni piccolo
mancamento. Io vorrei che le Suore della Sacra Famiglia e quindi le
Figlie di S. Giuseppe, amassero, temessero, servissero e riverissero
Dio, puramente per amore, per riconoscenza, per gratitudine, perché
ci è Padre, Creatore, Benefattore; non mai, mai per semplice timore
servile. Chi opera per amore, opera generosamente; e tali devono
essere e così operare le Figlie di S. Giuseppe. Esse devono pure amare
grandemente il loro stato: epperò parlate loro spesso dei beni
dell'agricoltura e della felicità della loro condizione, insegnando loro
che è molto più facile il salvarsi da povere contadine che altrimenti.
Che Gesù Cristo medesimo nel nascere povero, e vivere da povero,
amò con predilezione i poveri e promise ad essi il Regno dei Cieli: che
qui sulla terra mostrò parti colar tenerezza ai bambini,. come quelli
che rappresentano l’innocenza e la semplicità della vita primitiva; che
preferì il soggiorno della campagna a quello della città, che dava
Regole
364
opera omnia
quasi sempre le sue istruzioni o sedendo sui monti, o passeggiando
pei campi, o nelle valli; che in questi luoghi prendeva dai gigli del
campo, dal grano di senape, dagli alberi infruttuosi, dal frumento,
dalla zizzania, dalla vigna e dal vignaiuolo, dalla greggia e dai
pastori, e persino dagli uccelli dell'aria, le più vaghe immagini e le
più belle parabole a dichiarare la sua Celeste Dottrina; ed a farci
ammirare ed amare la sua Divina Provvidenza che fa nascere da poco
e minuto seme il nutrimento a tutte le sue creature. E voi, mie
carissime Sorelle, imitate Gesù Cristo e prendendo argomento da tutti
gli oggetti della natura che cadono sotto gli occhi, parlate alle vostre
Figlie di questa Provvidenza; della fecondità della terra che per
volere di Dio produce incessantemente tanta varietà di fiori i più
vaghi, e tanta squisitezza di frutta d'ogni sapore il più soave; del
seme consegnato ai solchi che, morendo sotterra prima del risorgere e
germogliare, porta l'immagine della vita, della morte e della
risurezione dell'uomo; dello sviluppo delle piante, soggiorno gradito
a tutti gli uccelli dell'aria, utile e caro agli animali ed agli uomini
stessi che vi trovano all'uopo schermo ed ombrello contro i raggi
cocenti del sole; frescura, riposo ed aria più respirabile e pura fra il
giorno. Ricordate loro che Abramo e gli antichi Patriarchi, all'ombra
delle piante ospitavano ed ascoltavano gli Angeli, pellegrinanti sotto
umane forme.
Ma perché l'animo delle vostre Figlie, sempre gaio e sorridente
nell'innocenza della prima età, gode soprattutto dello spettacolo e del
profumo dei fiori di che s'abbella la campagna, e li va cercando sotto
le siepi e lunghesso i sentieri più solitari, io vorrei che ne educaste
d'ogni maniera nel domestico recinto, e che nelle ore di ozio, per dare
un sollievo utile e conforme alla condizione delle vostre allieve,
apprendeste loro il nome, la proprietà, gli usi e la coltura d'ogni fiore,
ammaestrandole insieme come l'avvenenza e la vita dell’uomo siano
simili al fiore che oggi spunta, ed è reciso e calpestato all'indomani. E
vorrei ancora che nelle religiose solennità fra l'anno, e più
particolarmente nelle feste dell'Istituto, la nostra chiesa fosse ridente
ed elegante di fiori educati e colti dalle nostre allieve, che ne
avrebbero una innocente compiacenza, perché alle Figlie di S.
Giuseppe il più prezioso guiderdone deve essere il faticare per il loro
Padre e per la Madonna. Insomma discorrete alla meglio come vi
detta la vostra fede e il vostro amore, di tutta la creazione; dei meriti
che racchiudono le fonti delle acque e di tante ricchezze nel loro seno;
degli uccelli che fanno lor nido con sì squisito artificio e delle loro
trasmigrazioni con sì mirabile istinto; delle api che hanno regina e
Regole
365
opera omnia
statuti cui obbediscono ordinatamente e si fabbricano loro alveari ed
il miele con magistero il più stupendo; degli animali che si prestano
così docili e mansueti ad ogni servizio dell'uomo sia che corrano
aggiogati ad una carrozza, sia che trascinino ansando l'aratro ed il
carro, sia che forniscano le loro pelli per vestimento e le loro carni per
cibo. Da terra sollevatele al cielo, imperocchè chi meglio gusterà quel
sublime spettacolo, colui che sta sepolto fra le mura e le contrade
della città, o voi che siete destinate dalla Provvidenza a passare la vita
nella campagna sotto il più largo padiglione del cielo? Sollevatevi al
Cielo e contemplando gli astri scintillanti nell'immensità di quegli
spazi, dite alle vostre Figlie che Dio solo può numerare la moltitudine
delle stelle; che lanciò da principio i pianeti nelle loro orbite, e
corrono tuttavia con impeto a compiere con simmetria il loro corso
intorno al sole e che il sole è centro e luce di tutti questi pianeti, che la
luna segue fedelmente la terra, perché Dio ha voluto così. E le fasi
luminari, gli eclissi del sole e della luna, le gocce della rugiada, le
piogge, i venti, le saette, i tuoni, le tempeste, le stagioni, la notte, il
giorno, quali idee, quai pensieri non vi somministreranno per
ammirare e magnificare la sapienza, la potenza, la bontà di Dio! Oh!
mie Figlie carissime, non terminerei più quando entro in questo vasto
campo della creazione! Il cuore mi si dilata e commove!
Quanto non sembrano piccoli, indegni e spregevoli tutti gli altri
gusti e piaceri che il mondo apprezza ed ama!...
Oh potessi instillare a voi tutte, quello ch'io ne provo!...
Che il Signore ve lo comunichi, come io lo prego per la vostra
felicità e per quella delle mie Figlie. O Signore, Signor nostro, quanto
è ammirabile il nome tuo in tutta la terra!
Ma poiché generalmente, dopo Dio, dipende molto dalle
maestre la buona o cattiva riuscita d'una fanciulla, così permettetemi,
mie carissime, che prima di chiudere questo mio piccolo metodo o
maniera d'educare le vostre orfane, mi rivolga ancora a voi per
raccomandarvi di nuovo quanto so e posso, di schivare più che
potrete tutto quello che potesse mettere in capo alle medesime,
massime e maniere opposte alla loro educazione e genere di vita che
dovranno in seguito condurre nel mondo, basando su questo, tutto il
rimanente della loro educazione secondo il fine da noi proposto.
Quindi vorrei che voi pure, Sorelle mie carissime, non prendeste nella
scuola un fare d'importanza e di sussiego, né maniere studiate;
ricordandovi che altro è l'educazione d'una cittadina, altro quella
d'una povera contadina.
Regole
366
opera omnia
Se sapeste quanto poco ci vuole a dare ad esse idee e desideri
superiori alla propria condizione! Che S. Giuseppe ve ne tenga
l'esperienza sempre lontana! perché allora invece di corrispondere al
fine proposto diventerebbero la rovina della famiglia ed il ridicolo del
paese. Semplicità, mie care, semplicità; istruendo le nostre Figlie nel
leggere, nello scrivere e nell’aritmetica, come è necessario che diate a
loro pure qualche cognizione, non vi date importanza, come se aveste
ad insegnar loro gli studi; ma che sappiano invece che imparano a
leggere per istruirsi poi nella Dottrina Cristiana, scienza delle scienze
e chiave del Paradiso; per disporsi da se stesse ad accostarsi ai SS.
Sacramenti e imparare delle belle orazioni e così divenire utili a sé, ed
anche un qualche giorno alle povere Figlie dei loro paesi.
Vedete come dovete fare?...Anche quando le istruite nello
scrivere e far conti, dite che lo fate, onde all'occorrenza sappiano poi
fare il loro nome, e tenersi a memoria, se abbisogna, di ciò che
spendono e comprano, e cose simili. Un'altra cosa pure voglio dirvi,
ed è questa; che non applichiate indistintamente a tutte le vostre figlie
la stessa medicina per guarirle dei loro difetti, perché con una
riuscirete meglio colla dolcezza, con l'altra invece ci vorrà la forza,
questa si persuaderà con la ragione, quella con le minacce, con questa
il timore, con l'altra il castigo, ecc. Siate dunque buoni medici, cercate
di studiare il loro carattere, e non vogliate per un rimedio male
applicato, rovinare la salute d'una vostra figlia.
Sia vostra premura d'insegnare loro la nettezza sì degli abiti e
della persona come dei luoghi che abitano e delle cose che mangiano:
articolo questo sì trascurato fra i contadini eppure sì necessario; per
cui i medici attestano che tante malattie sono causate dalla sporcizia.
Che le vostre figlie dunque abbiano a portare tra essi anche
questo vantaggio: che tutto sia in esse semplicità, unita a somma
nettezza. Che questa sia la prima che si scorga entrando nelle vostre
Case, inspiri quell'edificazione e devozione che si prova quando si
entra in un luogo ove si vede regnare l'ordine in tutte le sue parti.
Eccovi, mie care, fra le molte cose, quelle che mi sembravano
più necessarie qui in ristretto di raccomandarvi. Che il Signore e S.
Giuseppe benedicano le vostre cure e le vostre fatiche, e v'ispirino
quel metodo proprio e particolare onde raggiungere il fine ch'ebbero
in mira nel volere quest'Istituto, concedendovi il premio promesso a
chi fa le opere di Dio, bene, intiere e perfette.
Regole
367
opera omnia
CAPO III - Collocamento delle orfane
Non vi sarà un'età stabilita per mandar fuori dall'Istituto e
collocare in alcuno stato una fanciulla, dipendendo molto questo
dalle circostanze, dalla capacità, dallo sviluppo delle forze e
dall'inclinazione stessa delle fanciulle medesime, però si dovrà
guardare e si procurerà che ciò non succeda prima che abbiano
compiuti i diciotto anni, e si abbia una probabile sicurezza di buona
riuscita, dipendendo assai da questo, l'onore ed il collocamento di
tutte le altre Figlie di S. Giuseppe.
Non si dovrà forzare una Figlia di S. Giuseppe, quando si
diporti bene, a sortire dall'Istituto contro la propria volontà, né
obbligarla a scegliere uno stato pel quale non sentisse inclinazione.
Lasciate che il Signore e S. Giuseppe le ispirino quello che credono
meglio pel loro bene e per la salute delle loro anime. Però voi, da
buone madri, e con la conoscenza che avete dell'indole e inclinazione
delle vostre Figlie, dovete loro dare quei consigli e suggerimenti che
la vostra esperienza ed età potranno ad esse far conoscere e suggerire.
La maggior parte inclinerà al matrimonio; non contradite alla
loro vocazione: potrebbero riuscire eccellenti madri di famiglia e col
loro esempio portare grandi vantaggi alla loro condizione. Questo
deve essere il fine che dovete avere nell'educarle. La Superiora
adunque, come buona madre, procurerà di far trovare loro un
conveniente partito, e ciò non le sarà difficile, poiché per i ministeri
dell'Istituto le toccherà molto trattate con persone esterne; a queste
dunque, purché sieno persone timorate di Dio e prudenti,
raccomandatevi, così pure ai Parroci; ma non dimenticate mai che le
nostre orfane sono contadine e come tali allevate. Procurate, per
quanto è da voi, che si mari tino con contadini: abbiate molto
riguardo di non collocarle con soggetti al di sopra della loro
condizione; difficilmente farebbero buona riuscita, con pregiudizio
anche della loro sanità, essendo assuefatte all’aria libera dei campi.
D'altronde esse sono destinate a portare una riforma, con la loro
condotta, nella Classe agricola, essendo questo il fine prefisso
dall'Istituto, cui dovete aver sempre presente. Guardate anche, che il
partito che si presenta, sia di onorata e cristiana famiglia, sano e di
non sproporzionata età.
Se nelle Figlie di S. Giuseppe vi fosse qualche giovane che
desiderasse rimanere nella Casa, come Religiosa, o per qualche altro
ministero necessario all'Istituto, supposto che abbia le doti e le qualità
necessarie, si dovrà accettarla anche a preferenza d'una estranea che
Regole
368
opera omnia
portasse dote. Questa preferenza è dovuta ad una Figlia di S.
Giuseppe, e come membro della nostra Famiglia, e perché educata
secondo il nostro spirito.
A quelle Figlie che non avessero né merito né inclinazione a
rimanere nell’Istituto, né si volessero, né si potessero collocare in
matrimonio e desiderassero invece ritornare alla propria casa, o
allogarsi come domestiche in qualche famiglia, la Superiora procurerà
di trovar loro case e famiglie adatte onde ben collocarle: si
raccomanderà all'uopo ai Parroci od a chi troverà più opportuno.
Non si faccia mai pratica per metterle in case dei ricchi o con signore
troppo fuori della loro sfera: le nostre Figlie non farebbero buona
riuscita e d'altronde in mezzo ai ricchi, son sempre maggiori i pericoli
di perdersi.
Si guardi bene per la premura di sbarazzarsi di qualche Figlia,
di metterla così alla leggiera e con facilità nella prima famiglia che si
presentasse a cercarla: uno dei maggiori impegni della Superiora,
deve essere quello di ben allogarle secondo la propria vocazione, ma
più per l'anima che per il corpo; altrimenti pazientate e tenetele in
Casa finché il Signore provvederà. È meglio che l'Istituto diventi
povero e che in caso di necessità si privi anche del necessario per
mantenerle, che metterle, non dirò nel pericolo di perdersi, ma anche
nell'incertezza soltanto che non s'abbiano a diportar bene. Ricordatevi
che dalla buona o cattiva riuscita di una, dipende l'onore di tutte le
Figlie di S. Giuseppe e quello della Casa: che allevandole abbiamo
fatto metà dell'opera e che il compimento di tutto è di scegliere bene
lo stato loro, o la famiglia a cui affidarle, dal che dipende
specialmente la loro eterna salute. A che ci gioverebbero tante cure ed
attenzioni onde educarle, se avessero poi a perdersi per nostra colpa?
Ricordatevi che lo scopo dell'Istituto, è quello di provvedere non
tanto alla lor sorte presente, come alla futura; e guai a quella
Superiora che per vantaggio della Casa, o per ricevere qualche altro
soggetto non fosse scrupolosa sopra questo articolo! Attirerebbe
sopra di lei e sopra l'Istituto la collera di Dio. Ricordatevi sempre che
le nostre orfane portano il nome di Figlie di S. Giuseppe e questo gran
Santo un giorno vi chiederà conto delle sue Figlie : abbiatene dunque
tutta la cura, e a costo d'andar mendicando, tenetele, piuttosto che
mal collocarle.
Sia vostra premura di fornire a tutte le Figlie di S. Giuseppe che
sortono dall'Istituto, sia poi in uno stato che nell'altro, il corredo
personale adatto alla loro classe e condizione; e questo possibilmente
sia nuovo e forte, acciò abbia loro a fare lunga durata. Io non oso
Regole
369
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aggiungere di più, lasciando libero alla Superiora, se può e se crede,
accrescere il corredo di qualche cosa in danaro od altro regalo,
dipendendo questo dal numero delle Figlie che entrano e sortono
dall'Istituto, dalle maggiori o minori entrate della Casa, e dei bisogni
più o meno grandi delle fanciulle ch'io non posso ora conoscere e
prevedere.
Sortite che sieno le nostre Figlie, e collocate, sia in matrimonio,
sia in altro modo, esse quando vengono a ritrovarvi, accoglietele con
quell'amore e tenerezza con cui una madre accoglierebbe una sua
figlia: fate in maniera che vi aprano i loro cuori, vi confidino i loro
segreti, i loro affanni, i loro dispiaceri (che Dio però li tenga da loro
sempre lontani); ma al bisogno fate che trovino sempre conforti e
consigli nel seno della famiglia ove furono educate. Date loro da
mangiare se ne hanno bisogno: ed in caso di molta necessità, tenetele
anche in casa per un giorno o due o poco più, secondo le circostanze e
come parrà meglio alla Superiora, ma sempre separate dalle altre
Figlie.
Se l'Istituto potrà fare delle carità, o in roba, o in altro, preferite
sempre le vostre Figlie se ne avessero bisogno. Insomma, per quanto
posso ve le raccomando tanto; che tutte le Figlie di S. Giuseppe
abbiano posto nel vostro cuore, come spero che un giorno lo avranno
in Paradiso.
CAPO IV - Premi annuali
Per mantenere sempre più vivo ed animato nella Casa e tra le
Figlie di S. Giuseppe l'amore al lavoro e più particolarmente
all'agricoltura, tutti gli anni, nelle Case dell'Istituto, si distribuiranno
dei premi a quelle tra le Figlie che maggiormente si saranno distinte
con la loro attività, zelo, attenzione e premura nei lavori della Casa e
specialmente della campagna. Fra questi premi vi sarà una medaglia
da darsi a quella in particolare che più delle altre si sarà distinta
nell’agricoltura; medaglia che porterà poi in seguito appesa al collo
con un nastro. Essendo l'autunno pei contadini come la fine dell'anno
e la stagione più desiderata e nello stesso tempo anche la più
disimpegnata dai lavori campestri, così si sceglierà il giorno di S.
Teresa (15 ottobre) per questa funzione; e questo giorno sarà pur
quello scelto da tutte le Case dell'Istituto e verrà chiamato il Giorno dei
Premi.
Regole
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opera omnia
Quantunque questa sia una festa di famiglia, nulla meno si
procurerà di darle tutta la solennità possibile per maggiormente
animare le Figlie di S. Giuseppe all’amor del lavoro, specialmente
all’agricoltura e così possa mantenersi sempre vivo nella Casa,
secondo il fine della nostra Istituzione.
Festa dei Premi.
Siccome tutto viene da Dio il quale dà vita ed incremento a tutte
le cose, così s'incomincerà la giornata dall'offrire al Signore il S.
Sacrificio della Messa, ringraziandolo delle grazie e benefici impartiti
all'Istituto ed ai suoi membri, alla quale assisteranno le figliuole coi
loro abiti di parata e si accosteranno alla SS. Comunione. Riunite poi
tutte le Suore e le Figlie di S. Giuseppe in una stanza, all'uopo
preparata, la Superiora farà un breve discorso sui benefici e grazie da
Dio concesse alla Casa ed all'Istituto, sui vantaggi che l'agricoltura
apporta alla moralità, alla salute, al commercio; e sui ricavi più o
meno abbondanti di quell'anno; aggiungendo quant'altro crederà
meglio per animare le Figliuole ad applicarsi a quest'arte sì utile che
le salva da tanti pericoli. Indi si verrà alla distribuzione dei premi,
riservando per ultimo il premio della medaglia che sarà sempre una
sola e riservata per quella Figlia che in modo più particolare si sarà
distinta dalle altre nell'agricoltura. La nomina a questo premio verrà
seguita da canti di festa e di letizia, con l'inno di S. Giuseppe, mentre
la Superiora appenderà al collo della premiata la medaglia che
porterà poi sempre in seguito quando vestirà l'uniforme.
La fanciulla premiata con la medaglia avrà poi nel corso
dell'anno veniente il così detto Ufficio d'Abele, che sarà quello di
raccogliere le primizie di tutti i frutti della campagna, e presentarli
all'altare del Signore nel piccolo oratorio interno. «Onora il Signore
colle tue facoltà, dà a lui le primizie di tutti i frutti tuoi, e i tuoi granai
si empiranno quanto bramar tu puoi; ed i tuoi strettoi ridonderanno
di vino» (PROV. 3 9 10). Si terminerà la festa la sera col canto del Te
Deum e colla benedizione del Venerabile nella Chiesa dell'Istituto.
Nell'occasione che le Religiose e le Figlie di S. Giuseppe sono
riunite per questa funzione, finito, come si disse, il breve discorso sui
benefici da Dio ricevuti e l'esortazione per ciò che spetta il futuro,
prima di venire alla distribuzione della medaglia come primo premio,
la Superiora o le maestre interrogheranno le figliuole:
1. Sulla dottrina cristiana, scienza delle scienze, per vedere il
loro profitto in questa materia tanto necessaria.
Regole
371
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II. Sulle nozioni di teoria che accompagnano lo studio pratico di
agricoltura.
III. Verranno esaminate nella lettura e nell'aritmetica; e ciò per
vedere il profitto più o meno delle figliuole e la premura delle
maestre nell'istruirle.
Indi si procederà alla distribuzione dei premi, aggiungendo al
premio della medaglia, un secondo premio per chi si sarà distinta
nello studio specialmente di religione; ed un terzo a chi si sarà
distinta nel lavoro di mano, semprechè vi sia unita la buona condotta.
CAPO V - Serate Invernali delle Figlie di S. Giuseppe.
Istruzioni alle Maestre
Sorelle carissime, tenete lontano dalle vostre Figlie per quanto
vi è possibile l'ozio, la noia ed il tedio, e siccome le serate invernali se
non sono ben regolate, e miste con l'occupazione ed il sollievo, sono
veramente lunghe e noiose, così io vi metto qui in breve ed alla
meglio, se vorrete seguirlo, un metodo ed una maniera facile perché
le medesime trovino, in queste serate invernali, sì care e piacevoli per
l'utile che se ne può ricavare, un sollievo al loro spirito, un'istruzione
e cultura alle loro menti, un divertimento al loro corpo che
allontanandole poi dal pensar troppo a se stesse, cosa nocevolissima
per chi vive in un Istituto, e lavorando quindi con più lena e alacrità
diano gloria a Dio, per il quale dobbiamo vivere ed operare in questa
vita e nella futura per tutti i secoli, dei secoli; così sia.
Ma, mie carissime, io non intendo che seguiate alla lettera
quanto qui in appresso vi dirò, né che sempre diciate alle vostre Figlie
le medesime cose, perché qui le trovate scritte; no, no, cadreste d'una
in altra noia ed anzi maggiore: io qui vi propongo un metodo, una
maniera, un esempio... ed eccettuata la dottrina cristiana, l’istruzione
agraria ed i conti mentali, che questi sono di tutte le sere, del resto
variate secondo vi dettano le circostanze, i bisogni delle vostre Figlie,
e le inspirazioni che vi può dare il Signore: perché in un tempo vi è
bisogno d'una cosa, in un altro d'un'altra e così via discorrendo: basta
che la vostra mira sia quella di tenerle sempre istruite ed occupate
piacevolmente, allegramente e santamente. Povere Figlie! Esse hanno
in voi delle madri, e sareste crudeli se non le istruiste; delle amiche e
sareste indegne se non apriste loro il cuore all'amore ed alla
confidenza. Mi spiego. Per amore, mie carissime, io non intendo
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quell'amore puramente naturale, che ha solo in vista il benessere e la
prosperità del corpo, non pensando e non occupandosi che a ben
nutrirle e molto a danno e pericolo di innumerabili vizi; a farle
poltrire nell'ozio e nell'accidia per non molestare la pigrizia e
l'infingardaggine, sorgente di ogni miseria; nel ben vestirle ed al
disopra della loro condizione, fomentando così la loro superbia; nel
tollerare e secondare le loro voglie e capricci con danno reale della
loro vera felicità e salute. No, mie carissime, quest'amore non è quello
che deve ardere nel cuore delle Suore della Sacra Famiglia, né quello
che S. Giuseppe pretese consegnandovi le sue Figlie. Il vostro amore
deve attingere ad una sorgente più pura; deve avere una mira più alta
e più spirituale; dovete, senza negligentare il corpo, formare lo spirito
delle vostre Figlie sulle massime del Vangelo; il loro cuore sul
modello di quello di Gesù. Perciò se le amate davvero, distruggete in
esse, togliete, riformate quanto vi si oppone in contrario, non
trascurando mezzi, fatiche e sacrifici per giungere allo scopo.
Incomincio. Appena dunque le vostre Figlie si sono sedute,
dovete procurare di raccogliere con santa soavità le loro menti con
qualche buon pensiero e riflesso, essendo ancora dissipate dalla
ricreazione; per esempio: eccoci qui raccolte anche questa sera;
quanto siamo obbligate al Signore! Eccoci qui tutte sane, ben
provviste del necessario e perfino di tutti i comodi… Il Signore pensa
continuamente a noi… ci ascolta, ci vede, ama e gusterà certamente di
vedere qui unite in santa pace e concordia tutte le sue Figlie, non è
vero? Oh! che felicità e che gioia vivere ed operare sotto gli occhi del
Signore! Raccogliamoci un poco, mie carissime, e prima
d'incominciare i nostri dilettevoli trattenimenti, facciano a suo onore
e gloria un poco di silenzio: questo servirà a raccoglierci ed a rendere
al Signore un piccolo tributo di lode e di riconoscenza: non è questo,
mie care, un dovere, anzi un obbligo? Non lasciamoci dunque
rincrescere e frattanto ripasseremo nei nostri cuori i benefici dei quali
questo buon Padre ci ha ricolmate, specialmente in quest'oggi… se
sapeste quanti!... poiché noi non possiamo sapere, né comprendere,
vedete, le grazie ed i benefici occulti del Signore; lo sapremo poi un
giorno... E qui incominciate con una mezz'ora di silenzio, nel qual
tempo voi potrete far leggere, sommessamente però, a qualche Figlia,
perché noi non possiamo perdere neanche un minuto di tempo, senza
impiegarlo per loro istruzione e coltura, dovendo la giornata quasi
sempre essere impiegata in lavori d'esercizi manuali fuori della
scuola.
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Altra volta potete incominciare la serata sotto gli auspici delle
Sante Anime del Purgatorio, e potrete dire: Oggi essendo lunedì, che
generalmente si costuma consacrarlo alle anime sante del Purgatorio:
offriamo loro noi pure la nostra serata… Ma non voglio per questo
che stiamo malinconiche, vedete! mai, mai: lungi sempre dalle nostre
serate, dalla nostra scuola la malinconia. La malinconia, dice S.
Filippo Neri, non ha mai fatto alcun santo, ed essa non ha da entrare
in quest’Istituto, Quando si fa e si opera bene, si ha sempre da stare
allegre, e molto più che si rallegreranno ed avranno suffragio anche
quelle Sante Anime. Certamente tutto quello che facciamo con
intenzione di dar gloria a Dio, è tutto meritorio «Sia che mangiate, sia
che beviate, dice San Paolo, fate tutto per gloria di Dio». Noi dunque
offriamo a Dio ed a suffragio delle Anime del Purgatorio, il nostro
silenzio, il nostro lavoro, le nostre istruzioni, i nostri discorsi e perfino
la nostra allegria: vedete che vantaggi? Io m’immagino (non so se
sbaglio) che i nostri defunti, s’intende quel li che sono in luogo di
salvazione, ci vedano, preghino per noi, e si rallegrino del nostro
bene. Ora tutte abbiam là alcuno, chi il padre, chi la madre, e
m’immagino che vedendoci qui fuori dai pericoli del mondo, e sul la
strada quasi certa della salute, proveranno quella consolazione od
almeno quel sollievo che si può trovare in quel luogo d’espiazione e
diranno con gioia: Sono stata io che pregai la Madonna e S. Giuseppe
perché mia figlia fosse qui collocata, e l’ho ottenuto. E se potessero,
poverette, farvi sentir la loro voce, vi direbbero: Vedin figlia mia. fin
dopo la morte ho pensato alla tua felicità: e tu ti ricordi? Che cosa fai
per me? Vedete dunque i grandi doveri che abbiamo verso le anime
purganti siamone sempre devote, mie care, e non c. incresca offrire a
loro suffragio questo poco silenzio e quant’altro in questo tempo
faremo, pensando quanto soffrono e quanto per nostra parte
possiamo fare per suffragarle. Un’altra sera potrete loro dire: E il
nostro Angelo Custode, mie carissime, dove lo lasciamo? Non faremo
noi una serata a suo onore? Certamente che ne abbiamo tutto il
dovere. L’Angelo Custode, che vuol dire Angelo guardiano, ci è stato
dato dalla Divina Provvidenza, sin dal momento della nostra nascita,
onde fare con noi l’ufficio d’un tenero ed affezionato amico. Esso
dunque ci guida e preserva dai pericoli, ci tien lontane le tentazioni e
le cadute, fa sentire al nostro cuore la sua voce soave con
quell’ispirazione al bene, con quell’eccitamento ad una buona e
generosa azione; ci fa provare ripugnanza ed errore al male, rimorso
e pentimento dopo la colpa. Esso fa di più ancora: accoglie le nostre
preghiere e le presenta al trono di Dio. Tiene registro, come si dice,
Regole
374
opera omnia
del bene che facciamo onde presentarlo poi un giorno al gran giudice,
e non ci lascia, né ci abbandona se non dopo averci condotte e
restituite al seno di Dio. Mie carissime, ci ricordiamo noi con
riconoscenza degli uffici del nostro buon Angelo? O gli diamo forse
dispiacere e cruccio? Deh! guardiamoci, se mai lo fosse, da tanta
ingratitudine. L’ingratitudine degrada l’uomo ed è indegna d’un
cuore bennato. In avvenire, mie carissime, ricordiamoci con più
premura ed attenzione del nostro buon Angelo, ed incominciamo da
(questo momento ad offrirgli la presente serata, pensando nella
mezz’ora del silenzio agli obblighi che con Lui abbiamo, alle
dimenticanze passate, ed ai mezzi di ripararle nell’avvenire.
Un’altra sera potrete incominciare così: Oggi che è mercoledì,
mie carissime, voglio che diamo principio alla nostra serata sotto gli
auspici della S. Famiglia. Sapete che cosa vuol dire auspici? n n n
Sotto la protezione della S. Famiglia, perciò in questo poco silenzio
che ora faremo, penseremo ai travagli che sostenne per nostro amore
questa Augusta Famiglia: povertà, strettezze, incomodi, freddo n. n
Mio Dio, chi potrà comprenderli? Se il Signore, o la Madonna, o S.
Giuseppe avessero chiamato qualcuna di noi allora a servirli, che
onore neh! che grazia! Che attenzione da parte nostra avremmo
usata! Che occhiate al Bambino, a Maria, a Giuseppe! Ebbene
serviamoli e contempliamoli in ispirito, in questo silenzio che faremo
a loro onore e gloria.
Così un’altra sera potrete dire: Questa sera ci ricorderemo del
nostro gran Padre, il glorioso S. Giuseppe. Oh! come esso si deve
rallegrare nel vedere qui unite tutte le sue Figlie! poiché è stato
proprio Lui, sapete, solo Lui, che ha ideata e formata questa Casa,
quest'Istituto, non possiamo nemmeno dubitarne. Non vedete voi
forse la sua protezione e la sua assistenza nelle grazie e benefici che
continuamente ci prodiga, direi quasi, sorprendenti e miracolosi? E se
noi corrisponderemo alle grazie ed intenzioni, vedrete che questo
piccolo Istituto ingrandirà tanto, tanto!… Noi siamo come la prima
semente che S. Giuseppe ha gettato in questo giardinetto da lui stesso
creato; se la semente germoglierà e porterà i frutti che esso desidera,
la raccoglierà e la spargerà poi in altri giardini ed in altre terre, per
tutto il mondo, alla maggior gloria di Dio, ed a bene dizione
dell’uomo …’Oh gran fortuna la nostra! la gran grazia d’avervi scelte
per sue Figlie, e Figlie primogenite!... Ma nello stesso tempo, vedete, i
gran doveri e i grand’obblighi che questi titoli c’impongono!… Vi par
poco, dipendere il maggiore o minor accrescimento dell’Istituto dalla
nostra riuscita, dai nostri diportamenti? Ma coraggio, mie carissime,
Regole
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opera omnia
confidiamo in Dio, Maria, in S. Giuseppe e diciamo con santa
confidenza: Sì, ci arriveremo, lo desideriamo, lo speriamo, lo
vogliamo. Il Signore, vedete, non è mai sordo ad una ferma e
generosa risoluzione, quando questa mira alla sua gloria ed al suo
beneplacito o no. Adesso incominciamo il solito silenzio ecc ecc.
Altre volte direte loro: Oggi è venerdì, ritiriamoci in questa
mezz’ora nel Sacro Cuore di Gesù, in quella fornace d’amore, acciò
riscaldi ed accenda pure i nostri cuori d’amor puro e generoso. Sapete
che cosa vuol dire amor generoso? Pronte per Lui a tutti i sacrifici,
senza rincrescimento e senza incertezza non voglio e non voglio…
Neh, che facciamo così tante volte? Voglio bene al Signore, ma mi
rincresce molto a tacere quella parola… ad obbedire senza replica…
ad assoggettarmi a quella fatica… a perdonare a quella compagna…
neh, che fate così...? Farò, farò, ma quando e come piace a noi; non è
vero? No, no, cuor grande, cuor generoso: così deve essere il cuore
d’una Figlia di S. Giuseppe Andiamo dunque, silenzio.
Altra volta, potrete dir loro così: Essendo oggi sabato facciamo
il silenzio ad onore della gran Vergine Maria, nostra cara Madre.
Questo non ci deve rincrescere certamente! dar gloria a Maria!
pensare alla Madonna! certamente non Quante grazie non ci fece mai
questa Madre di misericordia, e quante ce ne farà ancora se
l’ameremo. Maria è il nostro rifugio nei pericoli, il nostro sostegno
nelle tentazioni, la nostra speranza nell’avvenire… Oh quanto siamo
obbligate al Signore d’averci data Maria per Madre! Amiamola
sempre questa tenera Madre, e tutte andiamo a gara per amarla,
onorarla e servirla ognor più non Pensiamo dunque a Lei in questa
mezz’ora, alle sue virtù che dobbiamo cercar di conoscere per
imitarle, specialmente la sua modestia, semplicità, umiltà.
Altre volte per far maggiormente comprendere alle vostre Figlie
la grazia grande d’essere collocate in questo Istituto, mostrate ad esse
i pericoli dai quali per pura bontà di Dio sono state ritirate, con dir
loro così: Indovinate un po’ che cosa stava pensando fino in questo
momento? Indovinate… Pensava, dove sareste voi tutte a quest'ora,
in questo istante, se Dio, la sua SS. Madre ed il nostro Padre S.
Giuseppe, non fossero venuti a prendervi una per una nelle vostre
terre nei vostri paesi, per condurvi e collocarvi in questo Istituto
Dove sareste a quest’ora? Ditelo voi medesime. Oh! forse nella
miseria, trascurate, neglette… e forse, fors'anche in pericolo del
male… Oh! se poteste vedere le vostre compagne che lasciaste nel
mondo e non ebbero, come voi, la stessa sorte! Se poteste vedere
l’ignoranza dell’anima e del corpo nella quale sono allevate; i pericoli,
Regole
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opera omnia
le occasioni alle quali sono esposte per guadagnarsi di che vivere e di
che coprirsi, senza un’amica fedele che le suggerisca e le conforti a
sopportare con merito le loro privazioni, i lor travagli!… anzi sempre
esposte a’cattivi discorsi e scandali, eccitate al male dai mali esempi
che continuamente hanno sotto gli occhi, e fors’anche dall’istigazione
di qualche demonio. o dalla pretesa necessità della loro miseria'…
Voi, mie carissime, non potete credere che nel mondo vi sieno tanti
pericoli, non è vero? Confesso, che forse ve ne sarà qualcuna che
arriverà a sfuggire da tante miserie: però, credete a me, sono poche,
poche... Sapete quali sono le più fortunate? Quelle che nacquero
contadine, lontane dalle città e dai paesi, in qualche villaggio,
sconosciute dal mondo; del resto… Basta; ricordatevi sempre di non
lasciar passar giorno senza ringraziare il Signore del beneficio
d’avervi collocate in questo Istituto n n e se alle volte vi succede
qualche piccolo disgusto, o con le compagne, o pel lavoro faticoso, o
per altro, perché già è impossibile, figlie mie, fino a che ci troviamo
nel mondo, che non proviamo di qualche piccolo con trattempo o
dispiacere: non sapete che questa terra è chiamata luogo d’esilio ed
una valle di lacrime? e vorreste voi andarne esenti? Perfino nelle corti
e nei palazzi dorati v’è il suo amaro, e che amaro!!! Il vostro è un
niente in confronto: ebbene, qualunque sia la cosa che vi possa
succedere, pensate ai pericoli del mondo, alle grazie ricevute e tutto
vi sembrerà dolce, tutto buono, tutto bello.
Io qui vi ho espresso i miei pensieri, voi poi sviluppateli alla
vostra maniera come volete e come vi dettano la necessità ed i bisogni
delle vostre Figlie, perché è sempre qui, dove bisogna battere, ma
però con santa semplicità, nostro distintivo, dolcezza, buon umore,
intendete? Buon umore, non in tuono di predica, ma con quella libera
scioltezza e maniera persuadente che penetra senza tristezza;
persuade, ma con verità, rimarca senza offendere. e si ascolta senza
noia.
Dopo la mezz’ora di silenzio, nella quale le vostre Figlie si
saranno raccolte e quindi più atte a ricevere le vostre istruzioni,
principiate dalla Dottrina Cristiana e trattenetevi in essa per un. altra
mezz’ora e nulla più Tenete in mano il vostro Catechismo e fate
l’istruzione piana, semplice, interrogando or l’una or l’altra delle
vostre Figlie su quanto loro spiegate, e non cercate di andar avanti
acciò non dimentichino i principi e le cose più essenziali a sapersi.
Fate loro concepire gran de amore e stima per la Dottrina Cristiana la
quale c’istruisce dei doveri nostri, e delle cose necessarie per la nostra
eterna salute. Dopo l’istruzione lasciate alle vostre Figlie libertà di
Regole
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opera omnia
dirvi quello che a lor piace, ma insegnate loro a non parlare tutte in
una volta o troppo forte e con strepito, perché possiate intendere
quant’esse dicono. Badate che non si cambino di posto e non si alzino
senza necessità: così pure che non interrompano il discorso alle
compagne, poiché ciò è impulito e dà indizio di superbia od almeno
d’immortificazione e d’ignoranza. Tenete lontano dai loro discorsi
anche la più piccola ombra di mormorazione e di biasimo, essendo
questo uno dei difetti predominanti special mente nel basso volgo:
dite loro il male che può ca gionare la mormorazione e quanto è facile
l’ingannarsi. Imprimete loro bene nella mente quelle parole di Gesù
Cristo: “Non vogliate condannare e non sarete con dannati non
vogliate giudicane e non sarete giudicati”. Che pensino a se stesse e
troveranno di che fare senza pensare agli altri.
Dopo questo tempo di libertà, che, abbreverete o allungherete
secondo vi parrà meglio, introducete l’istruzione agraria e l’aritmetica
mentale, due scienze utili e necessarie, ma adattatele alla lor
condizione e capacità, altrimenti non fareste che confonderle ed
annoiarle. Tanto con l’aritmetica che con l’agraria potrete util mente
divertire le vostre Figlie, essendo queste scienze assai variate e
dilettevoli. quanto utili e necessarie anche per una contadinuccia,
poiché con l’aritmetica mentale impareranno senza bisogno di penna
a sommare, moltiplicare, sottrarre e dividere, intendo sempre cose
facili e piane, come può abbisognare in una famiglia di contadini, per
le quali le nostre Figlie sono destinate. Potete dunque dividere
l’aritmetica in tante lezioni e servirvene d’una per sera. o d’una per
più sere secondo il maggior bisogno delle medesime, il loro numero
ed il loro profitto.
Dopo il tempo determinato per l’aritmetica tacetevi e lasciate
alle vostre Figlie la libertà che discorrano ancora e ragionino su
questa come su altri argomenti e rispondete soltanto venendo
interrogate: voi intanto ascoltate e guardate con naturalezza a quanto
dicono e fanno, continuando con apparente attenzione il vostro
lavoro.
Torno a raccomandarvi, mie carissime, di abituarle a parlare
una alla volta senza chiasso e dissipamento, perché altro è
ricreazione, altro è conversazione e sollievo diversamente, addio
istruzioni. Udiranno da un orecchio per lasciar uscire dall’altro addio
divertimemto, addio tutto; le vostre serate non saranno più che una
Babele, ove perderete il tempo, la voce e le vostre fatiche. Quando
vedete che le vostre Figlie passano ad intavolar discorsi sciocchi e che
non vi piacciono, destramente introducetene dei migliori, mettetele
Regole
378
opera omnia
spesso su i discorsi e ragionamenti della Sacra Scrittura. Oh! potessi
farvi prendere amore a questi libri sì belli e dilettevoli! Ivi senza
bisogno d’altro soccorso, trovereste stupendi esempi di fedeltà e
confidenza in Dio, d’obbedienza e rispetto ai maggiori, di fortezza
d’animo nelle avversità, di pazienza nelle tribolazioni, di
moderazione nelle prosperità, d’onoratezza nei cimenti, di
temperanza nelle grandezze, di magnanimità coi nemici, di costanza
nelle prove. d’amore al lavoro ed alla fatica, e così via via. A questa
scuola le vostre figlie attingeranno quella purità ed innocenza di
costumi, quella semplicità di tratto e di maniere che in progresso di
tempo spero diffonderanno poi pel mondo, ma in ispecialità nella
loro classe e condizione per la quale sono destinate.
La vita pure di Gesù Cristo, il Vangelo, gli esempi dei Santi, le
apparizioni, le storie e le origini dei Santuari, oltre che divertiranno
assaissimo le vostre Figlie, faranno in esse ottima impressione; poiché
essendola maggior parte di esse, per non dir tutte, in una ignoranza
perfetta quando entrano in questo Istituto, per conseguenza saranno
più facili e più docili a ricevere quell’impressione che voi vorrete dar
loro. Guardate dunque l’impegno e l’alacrità che dovete avere! Si
tratta nientemeno di dare alle vostre Figlie. direi (se non incorro in
errore) una seconda creazione, e più eccellente della prima! Guardate
quanto è grande la vostra missione! Deh! possiate conoscerla e
rilevarne tutta l’importanza, onde adempierla con generosità, con
amo re e con costanza. Sarà poi molto ben fatto. che di tratto in tratto,
vi facciate ripetere dalle medesime, le cose da voi raccontate: ciò
servirà mirabilmente a tenerle attente ad imparare e ad esprimersi
con chiarezza.
Vi ho detto fin da principio che l’agraria dev’essere altro
argomento delle vostre istruzioni e dei vostri trattenimenti serali.
L'agraria, è parte essenzialissima del l’educazione delle vostre Figlie,
loro lavoro ed occupazione speciale e particolare; in conseguenza sia
vostro studio e vostra premura istruirle praticamente e teoricamente,
acciò le medesime quando lavorano, conoscano il motivo della tale e
tal altra operazione che eseguiscono in campagna, le regole di
coltivazione, le diversità dei terreni e le qualità delle terre, la maniera
di conoscerle, ecc; onde poter poi adattare alle terre i prodotti ed
introdurne di migliori, più grandi e durevoli con minore spesa e
fatica, poiché dice un autore: Non sono né le spalle robuste, né le
braccia forti quelle che migliorano l’agricoltura, ma l’ingegno di chi
vede oltre il suo solco, il pensare, il ragionare, ed acquistare quei lumi
che si ricevono dagli altrui viaggi e dagli esempi d’altri paesi.
Regole
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opera omnia
Vedete, mie carissime, di qual giovamento ed utilità sarà
l'istruzione agraria per le vostre Figlie? Lavoreranno con maggior
gusto ed impegno, perché altro è lavorare, come si dice,
materialmente come le bestie, altro è lavorare ragionando e
conoscendone i motivi ed i vantaggi. Con ciò terrete sempre le menti
delle vostre Figlie, sia che lavorino o no, occupate in questa scienza sl
vasta e sl dilettevole, onde trovare ed introdurre miglioramenti e
vantaggi, con grande utile proprio. Sarà poi molto ben fatto, che
permettiate alle vostre Figlie che facciano a luogo e tempo degli
esperimenti pratici sui terreni ch’esse stesse coltivano, anche che voi
non ne vedeste un utile ed una sicurezza di riuscita; ciò servirà a
sempre più affezionarle al lavoro e ad impratichirle per l’avvenire,
poiché l’esperienza è una grande maestra e consigliera, per istruire
con utile e profitto.
Vi raccomando poi, mie carissime, e vi raccomando assai, che le
vostre lezioni in quest’arte e generalmente in tutte, siano piane,
semplici, ed adattate alla loro capacità e condizione, poiché qualche
cosa di più, potrebbe facilmente risvegliare in esse orgoglio e
superbia con ridicolo della gente e danno grave della loro condizione,
nel qual caso sarebbe meglio che le aveste ignoranti ed umili, che
istruite e superbe. Quindi state sull’avviso e siate guardinghe, non
lasciandovi voi pure trascinare dalla smania di sapere oltre i limiti del
dovere e della convenienza. Semplicità, mie carissime, semplicità: se
dovete esser semplici nei costumi e nelle maniere, lo dovete essere
anche nelle vostre scuole e nelle vostre istruzioni. II Signore creando
quest’Istituto per la classe contadina, ebbe in mira principalmente di
far rifiorire questa sì bella ed eccellente virtù. State dunque
sull’avviso, e non vogliate, per far pompa di sapere e per smania di
dire, sacrificare un punto sì essenziale della vostra Istituzione, e non
stancatevi mai di ripeterlo e di raccomandarlo alle vostre Figlie.
Vorrei che la semplicità fosse la divisa d’una Suora della S. Famiglia,
e di tutte le sue Figlie; che la semplicità risplendesse nelle loro
maniere, nei loro tratti, nelle loro parole e brillasse persino sulle loro
fronti per farla quindi amare ed apprezzare da tutti gli uomini. Che S.
Giuseppe lo faccia…
Ma, torniamo al nostro proposito. Istruendo le vostre Figlie
nell’agraria, non trascurate occasione alcuna di far loro conoscere
come la Provvidenza Divina concorre per prima a tutte le formazioni
degli oggetti sì visibili che invisibili, al crescere ed alla conservazione
dei prodotti, poiché senza questa, tutta la scienza dell’uomo a nulla
gioverebbe, che però dobbiamo riconoscerla ed adorarla; che
Regole
380
opera omnia
dobbiamo inoltre servirci dei mezzi che questa stessa Provvidenza ci
somministra, ed impiegarvi con alacrità il nostro lavoro, e le nostre
fatiche, onde cavare dalle terre il necessario nutrimento, perché Dio
così lo vuole. Dite loro come la natura tutta è una stupenda scuola di
perfezione, i di cui esempi sono ammira bili e le lezioni continue
Come le erbe conservano sempre, nonostante le vicende delle
stagioni, le loro virtù prodigiose e particolari; le piante crescono e si
formano docilmente sotto la mano che le governa; le terre rendono
con puntualità quant’esse ricevono; e senza fare altre enumerazioni,
come tutto in questo vasto regno della natura serve al fine pel quale è
stato creato ed ordinato da Dio. Qual rimprovero per l’uomo,
creatura più delle altre amata e privilegiata! E così, mie carissime,
cercate di risvegliare nei loro cuori sentimenti di gratitudine e
d’amore verso il Signore, che le por tino a servirlo con generosità,
annegazione e sacrificio negli incontri critici, che forse il demonio, la
natura e l’amor proprio, potrebbe nella lor vita far nascere e suscitare.
E voi poi, mie carissime, i vostri desideri e le vostre speranze che
quest’Istituto si accresca e si diffonda, siano sempre vive, affinché il
Signore venga maggiormente lodato e benedetto in questo ed in altri
benedetti asili, sacri alla sua Santa Famiglia.
Se dopo il tempo stabilito per l’istruzione agraria, ve ne resta
ancora all’ora del riposo, lasciatele pure, (se siete contente della loro
condotta) discorrere e ridere in santa pace, concordia ed allegria e
chiudete quindi le vostre liete serate con la recita di sette Pater, Ave e
Gloria ai dolori di Maria SS. Addolorata; indi andate tutte a riposo col
maggior silenzio possibile, recitando ad alta voce nell’ascendere le
scale un De profundis per le Religiose e le Figlie defunte e special
mente per le prime che entreranno in Paradiso. Dopo recitato il breve
esercizio del Cristiano al piccolo altare del dormitorio, si riposino in
pace, sicure, contente e tranquille nelle braccia carissime di Gesù,
Giuseppe e Maria..
Lo stesso metodo tenete pure le Domeniche e le altre feste,
eccettuato che invece dell’istruzione agraria e dell’aritmetica,
interrogherete le vostre Figlie sulla Dottrina e sull’Evangelo ai quali
avranno assistito. E perché anche le Domeniche non stiano in ozio,
occupatele o a studiare qualche cosa utile e necessaria, od a fare
bambini, scapolari, ecc. Permettete loro pure qualche partita al gioco
della tombola, stando però sedute ciascuna al proprio posto, ed
interessate il loro giuoco con qualche piccolo regalo, onde renderlo
più piacevole e saporito: andrete quindi al riposo mezz’ora prima
delle altre sere, chiudendo la serata colla recita del cantico: Benedictus.
Regole
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opera omnia
Eccovi, mie carissime, i vostri trattenimenti e quelli delle vostre
Figlie nelle lunghe serate invernali. Io non ve l’impongo, né ve ne do
l’obbligo; ma bensì ve li propongo, trovandoli, dietro la pratica e la
poca esperienza fatta sinora, molto utili e necessario.
Noi dobbiamo impiegare a profitto d’istruzione tutto quel
tempo che ci può avanzare dai molti e continui lavori che l’arte
agraria e l’educazione agricola da noi abbracciata per le nostre Figlie
non impediscono d’avere e di procurarci in altri tempi ed in altre
stagioni, come hanno gli altri Istituti: d’altronde questi studi ci
vogliono e sono necessari, tanto per l’utile proprio come per
dirozzare lo spirito delle nostre Figlie ed innalzare le loro menti al
disopra del lavoro materiale e faticoso della campagna, proprio dei
soli bruti.
Mettetevi dunque all’impegno e fatelo per dovere e per amore;
ricordandovi che la scuola è la cattedra della pazienza ed il luogo
dell’annegazione e del sacrificio. Dite spesso a voi stesse: Perché sono
in questa scuola? Uopo Dio, per le mie Figlie. Questo scolpitelo bene
nella mente, onde poter sacrificare con generosità, quanto i vostri
gusti e le vostre inclinazioni potessero sospendere od introdurre a
loro danno. Cercate sempre in ogni cosa, con l’adempimento dei
vostri doveri, la pura gloria di Dio, il bene, l’avanzamento, la felicità e
il profitto delle vostre Figlie, confortandovi con quello che dice Gesù
Cristo nel suo Vangelo: “Quello che farete per l’ultimo de’ miei
piccoli, Io terrò fatto a me”.
CAPO VI. Istruzioni, Regole ed Avvisi per le Figlie di S. Giuseppe
Figlie carissime, avendovi il Signore nella sua grande bontà e
misericordia collocate in questa Casa, sotto il bel titolo di Figlie di S.
Giuseppe e sotto la protezione pure di questo gran Santo, abbiate
grande premura e mettete tutto l’impegno onde corrispondere alla
grazia che il Signore vi ha fatta a preferenza di tante altre vostre
compagne abbandonate alla miseria ed all’ignoranza. Ricordatevi che
un giorno dovrete rendere stretto conto a Dio dei mezzi avuti per
istruirvi e santificarvi e questo momento arriverà presto presto; la
gioventù come la vecchiaia è soggetta alla morte; ne avete vedute le
prove nelle vostre Compagne passate a miglior vita quando meno se
l’aspettavano; ebbene, quello che è successo a loro, perché non può
succedere a voi? Mettetevi dunque all’impegno e dite: Il Signore mi
ha collocata in questa Casa perché vuole che diventi buona, brava,
Regole
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savia, religiosa, insomma una vera Figlia di S. Giuseppe, come porto
il nome, dunque voglio applicarmi con tutto l’impegno ad istruirmi
in quello che mi verrà insegnato, ad assoggettare intieramente la mia
volontà; non solamente ai miei superiori, che certamente hanno più
pratica, più lume e più esperienza di me; ma anche in tutto quello che
potrò, alle mie compagne per ispirito di carità, d’unione e di
concordia. Felice me, se col mio esempio potessi essere di stimolo alle
mie consorelle nel ben fare, come al contrario, che conto strettissimo e
rigoroso ne dovrò dare un giorno a Dio se non m’approfitto di tanti e
tanti mezzi che il Signore mi ha dati, onde allevarmi una giovine
savia, brava, modesta e poter così esser felice in questa vita con una
coscienza tranquilla e sicura e poi felice nell'altra con una beatitudine
eterna per la quale sono stata creata! Che le più grandi si ricordino
dunque dello stretto obbligo che hanno d’essere di stimolo e
d’esempio alle piccole ed ultime venute; non vi fate mai lecito il
benché minimo lamento, osservazione, rimarco o scherzo su tutto
quello che concerne il vostro sistema di vita, il vostro metodo, le
vostre regole: amatele anzi, apprezzatele come datevi da Dio,
necessarie per la vostra buona riuscita, educazione e per mantenere,
prosperare e conservare l’Istituto. Se mai qualcuna di voi in un
momento di malumore si facesse lecito ed incorresse in questo fallo,
Figlie carissime, dimandatene subito perdono a Dio ed alle vostre
compagne, se per disgrazia aveste avuto l’imprudenza di farvi
sentire, e riparate con una osservanza più rigorosa ed attenta allo
scandalo dato. Oh! siate rigorose, e fatevi molto scrupolo su questo
articolo; le regole e la docilità nella regolare osservanza sono
necessarie in una Comunità come l’aria che si respira. Quanti Istituti
sono andati a soqquadro ed in iscompiglio per essersi fatta lecita
qualche leggera trasgressione che andò poi aumentando per la
colpevole condiscendenza e noncuranza dei Superiori! Per carità,
Figlie carissime, che non succeda così di questo nostro Istituto,
formato per grazia speciale di Dio e della sua ammirabile
Provvidenza. Che S. Giuseppe vi stia a guardia lui stesso, ed ottenga
docilità alle sue Figlie, zelo alle maestre acciò possa conservarsi e
crescere a suo onore, a maggior gloria di Dio, autore e fine d’ogni
nostro operare.
Come sorelle, e tutte Figlie di S. Giuseppe amatevi con gran
carità, non abbiate che un sol cuore, un sol gusto, un solo volere; così
godrete la pace che è il dono più prezioso dello Spirito Santo; questa è
la maggior ricchezza che il Signore vi possa concedere sopra la terra,
quella che lasciò ai suoi discepoli prima di salire al Cielo, quella
Regole
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infine che dovete cercare a Dio con tutte le vostre forze. Abbiate
dunque tutta la premura che niente la possa romperne o disturbare;
che questi brutti nomi di rabbia, collera sieno nomi incogniti alle Figlie
di S. Giuseppe, ma se per debolezza e fragilità succedesse tra voi
qualche piccolo alterco, risentimento o inavvertitamente vi
offendeste, Figlie carissime, non vi fermate sopra un momento
quando ve ne accorgete, e guardate che il demonio non abbia il vanto
d’avervi fatta passar sopra una notte; foste l’offesa o la colpevole
correte subito a farvi scusa ed abbracciarvi. Questo tesoro della pace è
così prezioso, che conviene acquistarlo e mantenerlo a qualunque
prezzo; la prima che cerca la conciliazione sarà sempre la più docile,
la più saggia, non state a badare chi ha ragione, o chi ha tonto; fatelo
per il Signore e basta. Staremmo bene, se Iddio volesse guardare così
per minuto con noi! Pensate mo; quante volte voi l’offendete questo
buon Dio; pensate in un sol giorno quante e quante volte! e per cose
da nulla! Contuttociò, tralascia Egli di amarvi e proteggervi? Vi ritira
forse la grazia? No, tutt’altro; è sempre il primo a cercarvi.... basta
solo che vi mostriate pentite che subito vi stende le braccia e vi
perdona. Oh, il buon Padre! Figlie mie, oh, il buon Padre che abbiamo
non contristatelo almeno avvertitamente, e non badate ai sacrifici per
fargli piacere.
Ringraziate di cuore il Signore che vi ha fatte nascere povere
contadine, ed abbiate caro carissimo che tali pure siate allevate ed
istruite. Oh! non invidiate le ricche e le signore! Se sapeste sotto
quegli abiti splendidi che forse vi fanno invidia, quanti dispiaceri,
(quante cure, quanti disgusti vi covano!) e in mezzo a quegli ozi, a
quel far nulla, quanti tedi, quante noie! Quante donne cambierebbero
la loro condizione e i loro agi che le espongono a tante agitazioni e
pericoli di anima e di corpo, con il vostro tranquillo e umile stato! E
poi le parole di Gesù Cristo nel suo Vangelo: “Guai a voi o ricchi, che
avete quaggiù la vostra allegrezza…” e quelle altre ancora più
spaventose: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un
ago, di quello che un ricco si salvi”, ditemi non sono abbastanza per
farvi allontanare dall’animo qualunque sentimento d’invidia? Ma
disprezzato tutto questo, una cosa sola vi basti a farvi amare,
apprezzare e stimare la vostra condizione, l’esempio di Gesù Cristo.
Egli scelse di nascere povero, visse coi poveri, amò sempre i poveri
coi quali fu largo dei suoi miracoli e delle sue istruzioni. A chi fece
annunciare per primi la sua nascita, se non a poveri contadini? Chi
scelse a spargere la sua Dottrina pel mondo, se non poveri pescatori?
Vedete dunque, Figlie mie, se non avete da rallegrarvene! In questa
Regole
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opera omnia
condizione, è vero, vi toccherà lavorare e lavorar molto, non ve lo
dissimulo; ma sarete sempre contente, allegre, sane e robuste; il
lavoro non è fatica quando si fa con persuasione volentieri e con
amore, e voi, mie carissime, siete destinate, se non apponete ostacoli
con la vostra cattiva condotta, a portare un giorno una riforma ed un
esempio in questa classe della Società dalla quale siete sortite. Vedete
a che Dio vi ha destinate? Oh la nobile impresa per la quale siete
chiamate! Felici voi che avete sì bella sorte! Mettetevi dunque con
tutto l’impegno sul sentiero che vi si traccierà; apprezzatene tutta la
forza e tutto il valore, ed il Signore che premia la buona volontà e che
non lascia cadere nessuna fatica fatta per Lui, benedirà infine i vostri
sforzi, coronerà le vostre fatiche, vi sarà d’appoggio, d’aiuto, di
sollievo, di guida nella carriera che ora incominciate e sarà infine la
vostra ricompensa per tutti i secoli de’ secoli. Così sia.
Vi alzerete la mattina da letto sempre a buon’ora, eccettuata la
stagione invernale che vi alzerete alle sei: negli altri tempi non vi si
può fissare un’ora precisa, poiché dovendo andare a lavorare in
campagna, la maggior parte vi toccherà alzarvi all’alba, almeno nel
forte dei lavori; alla sera poi anticiperete il riposo, poiché invece
d’andare a coricarvi alle dieci come nell’inverno, vi andrete alle nove
ovvero alle nove e mezzo. Quando dunque la maestra vi chiamerà,
alzatevi prontamente, e senza rincrescimento. Oh, il piacere che si
prova a respirare l’aria pura della mattina! l’ebbrezza dell’aurora!
come il nostro cuore si porta più naturalmente a Dio, essendo la
nostra mente ancor libera da tutti i pensieri ed occupazioni del giorno
che vengon poscia a distrarla! Oh! approfittatevi, care Figlie, di
questo bel momento; guardate il Cielo ed innalzate i vostri pensieri
ed i vostri affetti al Creatore di questo vasto universo; aprite il vostro
cuore all’amore ed alla gratitudine verso quell’Ente supremo che creò
tante e sì stupende meraviglie e tutte a beneficio e diletto dell’uomo.
Consacratevi tutte a Lui, alla sua gloria, al suo servizio; tutto vi sia di
stimolo ad amarlo, tutto, sino gli uccelli che cantano nel loro
linguaggio le lodi di Dio vi eccitino ad amarlo; se altri pensieri in quel
momento vengono a distrarvi, Figlie carissime, è un furto che fate al
Creatore.
Recitate con molta attenzione le orazioni che vi farà dire la
maestra; state anche attente al punto di massima che la medesima vi
suggerirà, onde richiamarlo alla mente nel corso della giornata nei
nostri lavori ed occupazioni; che questo sia come un fiore che vi si
dona al mattino onde odorarlo fra la giornata, così vi avvezzerete a
star raccolte ed a guardarvi dai peccati con più attenzione. Terminate
Regole
385
opera omnia
le orazioni rifate il letto, indi lavatevi e pettinatevi, tenetevi molto
assettate e nette; la pulizia si addice a voi come ad una signora, e
questa, benché sembri una cosa da nulla e non necessaria di
raccomandarvi, pure è una cosa interessantissima e che entra per una
parte essenziale nella vostra educazione. Se sarete pulite nella
persona, sarete pulite anche in casa, nelle vostre robe, ed in tutto.
Questo è un articolo che vi raccomando assai, essendo necessarissimo
sì per la salute, come per l’economia: per la salute, perché la sporcizia
intisichisce. Quante fanciulle nel fior della vita si vedono pallide,
ingiallite, non tanto per miseria, quanto per colpa delle loro madri
che le lasciano languire nel sudiciume, e, o muoiono poi ancora
giovani, o ciò, che è peggio, conducono i loro giorni in continua
infermità! La pulizia poi giova all’economia perché le robe nette e ben
custodite, durano e si conservano di più. Come starebbe male una
Figlia di S. Giuseppe allevata per fini sì non bili, scarmigliata e mal in
arnese, colla veste rotta, le mani e la faccia sporche! Che questo non
succeda mai tra voi; vorrei che la maestra che vi sorveglia casti gasse
severamente la prima che fosse trovata cosi in disordine.
Non tutte vi alzerete alla stessa ora, le piccole hanno bisogno di
maggior riposo, d’altronde non andando in campagna sarebbe inutile
farle alzare sì presto; ma non ne abbiate invidia, verrà il tempo anche
per loro. Compita la pulizia e dette le orazioni, scendete con la
maestra per andare al lavoro. In dormitorio fate tutte le vostre
faccende in silenzio e piano per non disturbare chi dorme; prima però
di sortire in campagna, andate a salutare per qualche minuto Gesù
Sacramentato, giacché avete la fortuna d’averlo nella vostra chiesetta
di Casa; offritegli, ma col cuore, voi stesse ed unite i vostri lavori e le
vostre fatiche con quelle della sua vita mortale; indi pregatelo che le
benedica, e benedica voi pure, pregandolo della grazia di non
offenderlo almeno gravemente nel corso della giornata. Ricordatevi
che non avete da impiegare che breve tempo, tra l’alzarvi, pulirvi e
far la visita: leste, leste, Figliuole care, vi voglio vedere o la sveltezza
e la sollecitudine sono sempre compagne del l’abbondanza, mentre
invece la miseria è sempre accompagnata dalla pigrizia e negligenza.
A tutte sta bene ed è necessaria la disinvoltura, ma molto più a voi,
Figlie carissime, che avete bisogno di guadagnarvi il vitto con le
vostre braccia.
All’ora stabilita, ritornerete a casa dalla campagna per udire la
S. Messa. Questa è l’azione e la divozione più soda, più grande, più
eccellente che vi sia nel cristianesimo; assistetevi nella positura più
umile e rispettosa; eccitate nei vostri cuori quei sentimenti d’amore,
Regole
386
opera omnia
di riconoscenza, di contrizione, di fede che provereste se assisteste in
persona al Sacrificio della Croce sul Calvario. Questo è lo stupendo e
solo sacrificio col quale possiamo soddisfare gli immensi debiti che
abbiamo con Dio: approfittiamo di questa sì incomprensibile bontà e
non ne lasciamo cadere il frutto con la nostra poca divozione e
negligenza. State dunque molto raccolte e unite a Dio alla comunione
del Sacerdote abbiate voi pure gran desiderio di riceverlo almeno
spiritualmente: fate gli atti d'amore, d'umiltà, d'offerta che siete solite
fare quando vi comunicate realmente; a brevi, con sentimento ed
affetto; pregate per voi e consacratevi tutte alla sua gloria, al suo
servizio; pregate per la Santa Chiesa, pei peccatori, pei defunti e per
tutti quelli che v’interessano; ma sopratutto pregate con fede e
confidenza, questa è una gran chiave cori la quale potrete ottener
molto.
Dopo la Messa e la colazione, ritornerete allegra mente in
campagna: dico allegramente perché vorrei che andaste al lavoro con
quel gusto e piacere col quale andate alla ricreazione ed alla mensa; in
questo modo proverete metà fatica nel travaglio e lavorerete meglio e
di più; mentre invece se andrete forzatamente, ne porterete tutto il
peso e lavorerete meno e male. Andate tutte unite, e non una avanti e
l’altra indietro. Appena sortite di casa, mettetevi in silenzio e
dovendo parlare per cose necessarie e aderenti al vostro lavoro,
parlate sempre a bassa voce; perché lavorando in luogo aperto e per
conseguenza esposte più che in casa ad essere vedute, capite quanto
starebbe male se vi sentissero ridere, cantare, schiamazzare come
tante altre contadine senza principi, senza educazione. Oh, il brutto
effetto che fareste e che cattivo concetto si formerebbe di voi! Che
questo non succeda mai, mie care Figlie. Prestate cieca obbedienza ed
attenzione a quello che vi dirà e farà fare la Maestra, non rispondete a
chi volesse entrare con voi in discorso, non guardate a nessuno che
passa, tenete gli occhi a quello che fate; ed abbiate somma modestia
raccogliemento e compostezza onde servir di esempio a quanti vi
vedono. Beate voi, se attiraste qualcuna a seguirvi! Oh, il premio che
godreste su in Cielo! Come, per lo contrario, se il vostro cattivo
esempio fosse di stimolo al mal fare, meglio sarebbe stato per voi non
esser venute in questa Casa, perché doppiamente ne dovreste rendere
stretto conto con Dio, il quale vi chiederà a misura dei mezzi che vi
ha dati. Abbiate dunque a cuore l’onor di Dio, il vostro decoro, l’onor
della Casa ove siete mantenute ed allevate; abbiate a cuore il titolo
che portate di Figlie di S. Giuseppe e non lo disonorate mai con la
vostra condotta. Ricordatevi, che basta un solo atto, un solo sguardo
Regole
387
opera omnia
una sola parola per far perdere l’onore a tutte. Il mondo, Figlie mie, è
un giudice severo quando si tratta di giudicare le azioni di una
corporazione, od anche d’un Istituto sotto la sorveglianza religiosa, e
quello che nelle fanciulle del mondo parrebbe niente in voi si
attribuirebbe a delitto, e non bisogna perciò dargli motivo di
mormorazione. Non lasciatevi lusingare col dire: “Adesso non c’è
nessuno; qui non ci vedono...” No, no, mie carissime, quello è il
demonio che vi tenta, perché gli spiace che facciate bene e diate buon
esempio; epperciò vi eccita in cuore bel bello, prima la voglia di
discorrere, poi vi leverebbe il raccoglimento, poi vi renderebbe
pesante la sorveglianza… Oh! il maligno, il maligno!… non gli
credete, e non dategli mai vanto d’esservi lasciate vincere una sol
volta. Vi gioverà poi molto e per mantenere il raccoglimento e per
vincere le tentazioni del nemico, l’uso frequente delle giaculatorie; il
richiamarvi l’una l’altra la presenza di Dio, la meditazione della
mattina e l’offrire frequentemente a Dio le vostre fatiche.
Mi diceva una mia confidente che quando vedeva la campagna
ed i contadini occupati a lavorare nei campi, le correva il pensiero al
tempo dei nostri primi Padri; le pareva di vedere Adamo, il primo
che incominciò a dissodare la terra; Abele occupato col suo gregge,
Abramo, Giacobbe ecc. ecc; Ruth che con Noemi raccoglieva le
spighe, abbandonate dai mietitori di Booz, e tant’altri le richiamavano
la vita errante dei Patriarchi, il dormire sotto le tende ed a cielo
scoperto, come costumavano. Questi pensieri, mi diceva, innalzavano
la sua mente ed allargavano il suo cuore verso Dio, le facevano
amare, stimare e, direi quasi, invidiare da condizione dei contadini.
Quel non aver dimora fissa e stabile, le ricordava che siamo
viaggiatori e pellegrini in questo mondo, e l’aiutava a distaccare
ognor più il suo cuore dalle cose della terra. Figlie mie, fatevi ancor
voi famigliari questi riflessi. Nelle ore di ricreazione e nelle
domeniche, leggete spesso la Storia Sacra e il vecchio Testamento.
Questo deve essere la vostra lettura ed i vostri libri più cari; vi
troverete molti esempi utili ed istruttivi. Vedrete che gli uomini sino a
che s’occuparono dell’agricoltura camparono di più, e conservarono
la loro innocenza ed i loro semplici costumi; ed i disordini e le
passioni non entrarono nel mondo, se non quando l’uomo incominciò
ad abbandonare l’occupazione per la quale il Signore l’avea creato.
Alle dieci ore in estate, ed a mezzogiorno nelle altre stagioni,
verrete a casa tutte unite ed in silenzio; deporrete i vostri arnesi, i
vostri ferri, al luogo a ciò destinato, non lasciandone uno qua, uno là
per non perdere il tempo a cercarli quando li andrete a ripigliare; e
Regole
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poi lavatevi subito le mani per sedervi a tavola se d’inverno, e per
andare nella scuola se d’estate. Mettendovi a tavola, ponetevi con
bell’ordine al posto assegnatovi, però prima ritte in piedi, fatevi il
segno della S. Croce con attenzione e divozione, recitate la breve
preghiera di benedizione c alla fine del pranzo quella di
ringraziamento. Ricordatevi, che voglio la conserviate sempre questa
bella pratica, anche quando sarete sortite dal Convento. Ditemi, chi è
che ci dà il nutrimento? Il Signore. Dunque non è giusto che conoscendolo lo ringraziamo? Quelli che non lo fanno, o non vi
riflettono, o sono ingrati: e in tutti i modi fanno conoscere d’aver poca
religione.
Mangiate in santa pace, allegria e quiete, ma con pulizia e bel
garbo. Che alla vostra tavola scorgansi la proprietà, la nettezza e
l’ordine. Non mangiate troppo in fretta, né lentamente, né più del
bisogno; sarebbe indegno d’una creatura ragionevole, se dopo il
pranzo vi trovaste incomodate per aver troppo mangiato. Mangiate, e
state in maniera a tavola che, secondo il pensiero d’un S. Vescovo, gli
Angioli non avessero ad arrossire, se trasformati in uomini, venissero
a conversare con voi. Non vi fate lecito il benché minimo lagno, né
sulla quantità, né sulla qualità delle vivande; vi fareste conoscere
ghiotte, se ciò faceste, e questo della ghiottoneria è il più brutto vizio
che vi possa essere in una giovane, e che trascina ad un’infinità di
mali. Fareste un torto manifesto alla Provvidenza di Dio che vi
sostiene e vi dà con abbondanza e senza pensiero quello che tante
vostre pari conviene che si procurino con stenti e sudori.
Dopo pranzo, se non vi saranno nella Casa lavori pressanti che
richiedano la vostra mano d’opera, farete un poco di ricreazione. Oh!
qui in Casa, mie carissime, nelle ore di ricreazione e di sollievo,
lontane dagli occhi del pubblico, giocate pure, saltate, cantate, fate
quello che più vi aggrada, sempre però nei limiti della modestia e
discrezione, che qui vi è permesso; non mettetevi però le mani
addosso, perché è impulito ed incivile. Ricordatevi che nel giuoco si
conosce il carattere siate leali, sincere e compiacenti: scegliete sempre
i giuochi che piacciono alle vostre compagne, ed avvezzatevi a
sacrificare in tutto e per tutto il vostro gusto, il vostro piacere, la
vostra volontà. Quante volte, Figlie mie, se ritornerete nel mondo, vi
toccherà soffrire e rinnegarvi in cose dure ed importanti, altro che in
piccolezze! ed allora se vi sarete abituate da giovani a mortificarvi ed
a piegare la vostra volontà, sarete felici voi, e formerete la
contentezza e la felicità degli altri; altrimenti, io non ve lo dissimulo,
Regole
389
opera omnia
avrete guerra continua nelle famiglie in cui andrete, inquietudini,
rimorsi... e poi al rendiconto della morte?...
Coraggio dunque, mie care, il Signore per nostro mezzo
v’insegna la maniera per poter essere possibilmente felici anche in
questo mondo; a voi poi tocca l’approfittarne Credetemi, fa più
timore il nome di sacrificio, rinnegazione, ecc., che la cosa in realtà:
abituatevi ora che siete piccole che vi costerà meno. Guardate: la
mortificazione perché sacrificio, rinnegazione, mortificazione è lo
stesso), la mortificazione ci è necessaria per la salute spirituale e fa
l’effetto che fa la medicina per la salute del corpo. Quando il medico
vi ordina una medicina, se voi la prendete con docilità e con la
semplice persuasione che vi faccia bene e vi possa far guarire, senza
pensare se vi piacerà o meno, voi la prendete con tranquilla
indifferenza e quasi quasi non v’accorgete della sua amarezza; ma se
per lo contrario quando vi si presenta il bicchiere incominciate a dire
che è cattiva, e vi mettete in timore ed apprensione di non poter
inghiottirla e che vi sconvolga, vi mette il vomito in realtà e così finite
coll’amareggiarvi la bocca, disgustarlo stomaco, senza portare nessun
rimedio al vostro male. Ecco che cosa fa l’immaginazione. Coraggio ci
vuole: animo grande e buona volontà; con questo si vince tutto, si
può tutto senza difficoltà o fatica, sempre però coll’aiuto e colla
grazia del Signore che dobbiamo invocare in tutti i nostri bisogni con
fede e confidenza.
Dopo la ricreazione andrete o in iscuola, o di nuovo in
campagna o nei vostri uffici per la Casa, a seconda dei tempi e delle
stagioni. Però in ogni stagione si procurerà sempre d’impiegare
qualche po’ di tempo nel l’istruirvi a leggere, a scrivere, a far conti
ecco ma quello che più importa e preme, è l’istruzione religiosa,
perché questa né la scienza delle scienze. Abbiate premura d’istruirvi
e d’imparar bene, giacché il Signore vi fa la grazia e ve ne dà il tempo
e i mezzi. Durante l’istruzione se non intendete, fate le vostre
domande, esponete con sincerità i vostri dubbi, ascoltate con docilità
e procurate d’intender bene ciò che vi si spiega; non parlate tutte in
una volta e nemmeno fate delle domande fuori di proposito per farvi
credere sapienti più delle altre; questa è superbia che sta molto male
in tutti ma molto più nella vostra condizione; inoltre sareste il ridicolo
delle vostre compagne e della Società, se mai per vostra disgrazia
aveste a sortire con questo difetto.
Alla sera prima della cena o dopo, direte il Santo Rosario in
comune. Oh, la bella pratica, la bella divozione! non lasciatela mai: se
siete capaci, meditate i misteri, se no, recitate con riflessione il Pater e
Regole
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opera omnia
l’Ave Maria. Già questa divozione è in uso in tutte le famiglie
cristiane, ma se mai, Figlie carissime, aveste la disgrazia di capitare in
qualcuna che, o non l’avesse, o la credesse divozione inutile, voi non
la tralasciate; se non potete recitarlo in ginocchio, recitatelo senza
interrompere i vostri doveri, nei vostri lavori, nelle vostre
occupazioni. Maria SS. vi sarà grata, vi proteggerà nei pericoli, se per
disgrazia aveste ad incorrervi; sarà il vostro aiuto, il vostro appoggio,
la vostra speranza, la vostra consolazione.
Distinguete con culto speciale le sue feste, fatele precedere
sempre d’una novena; ma non fatela consistere in molte orazioni
vocali, no, no, mie carissime, tre sole Ave Maria, ma con sentimento e
di cuore, bastano; cercate invece, per piacere a Maria, di santificare
tutte le vostre azioni anche le più ordinarie, facendole più che potete,
alla presenza di Dio ed unicamente per piacere a Lui, il quale è il solo
che vi ha da giudicare. Cercate in queste novene di correggere i vostri
difetti, in particolare quello che più vi predomina, e che è sempre la
sorgente dei maggiori vostri falli, come per esempio: l’amor proprio,
la maldicenza, la vanità, l’impazienza ecc. Per quanto vi paiano
leggeri questi falli, bisogna prendere la ferma risoluzione di schivarli
e di vegliare continuamente sopra voi stesse per piacere, onorare e
rendervi care a Maria. Ecco dunque come avete da disporvi alle sue
feste. Se in tutte le novene di Maria, arrivaste a sua gloria e con la sua
assistenza ad estirpare dal vostro cuore un vi zio o difetto, in poco
tempo arrivereste a divenir sante. Fate dunque quanto potete per
onorare e servire Va ria, e lasciate poi a lei la cura della vostra salute.
Oh la gran Madre che abbiamo in Maria! Nessuno che pose in lei la
sua speranza andò perduto. Ma voi poi particolarmente, mie care,
avete un dovere di più d’amarla ed una maggiore speranza d’esser da
lei guardate specialmente con occhio di predilezione, è questo il titolo
che portate di Figlie di S. Giuseppe: sapete, che posto aveva S.
Giuseppe nel Cuor di Maria! Figuratevi se Maria vi ha da guardare
con indifferenza: anzi per voi questo titolo deve servire per ottenere
da. lei ogni grazia, rammentandoglielo con fede umiltà e confidenza.
Dopo la cena ed un poco di ricreazione, secondo le stagioni, o
andrete a letto, o nella sala comune di lavoro a lavorare fino alle dieci
ore. Questo è forse l’unico tempo fra la giornata che potrete trovarvi
tutte unite a motivo delle vostre molteplici e variate occupazioni:
siavi dunque caro carissimo, di vedervi tutte assieme e procurate di
acquistarvi tutte quelle virtù che rendono care e dilettevoli queste
riunioni di fami glia ch’io preferisco a tutti i divertimenti del mondo
Regole
391
opera omnia
Comincierete la vostra serata con una mezz’ora di silenzio,
come già vi dissi, onde abituarvi a saper tacere senza fatica e pena; e
così potrete in questo frattempo raccogliere i vostri pensieri, la vostra
immaginazione, le vostre idee, sì facili i. noi donne specialmente, a
dissiparsi quando ci troviamo i compagnia e che discorriamo; potrete
richiamarvi qualche buon pensiero, la presenza di Dio, il punto di
meditazione, che cosa avete fatto per Dio in quel giorno ecc.,
insomma ascoltare quello che il vostro buon Angelo vi dirà ed
ispirerà, perché ricordatevi che il Signore non parla che nel silenzio e
nella solitudine. Quando discorrete, fatelo con moderazione, parlate
chiaro, ma con modestia e prudenza. Sarà poi ben fatto che vi
raccontiate reciproca mente qualch’esempio o fatto storico, onde
avezzarvi ad esporre con chiarezza e precisione i vostri senti menti,
ma siate brevi e narrate bene, per non annoiare la compagnia. Se siete
più d’una che vuol discorrere cedete sempre alla compagna. Figlie
mie, se potessi imprimervi nel cuore la necessità di questa reciproca
compiacenza, sembrami che v’avrei tolta la sorgente d’ogni rancore,
d’ogni dissensione e disunione, e poste sulla strada sicura per godere
una santa pace ed allegria in questo breve tempo del nostro
pellegrinaggio nel mondo. Siete giovani, nell’età sì facile a ricevere
qualunque impressione ed abitudine, basta sol che il vogliate. Oh!
come sarete allora ricercate e care nelle famiglie ove andrete, sarete
considerate come l’Angelo della pace, dell’unione e della concordia.
Credo poi inutile raccomandarvi, che siano affatto sbandite dalle
vostre ricreazioni e dai vostri discorsi ogni parola, gesto o fatto che
avesse anche solo l’apparenza di mormorazione, di biasimo o di
scherzo verso chicchessia; questo è un vizio che si presenta da se
stesso sotto un aspetto sì brutto, incivile e contrario alla carità, che
farsi odiare e ributtare dalle persone civili, educate e cristiane.
A dieci ore, nella stagione invernale, andrete a con ricarvi,
d’estate poi v’andrete alle nove, se almeno chi vi dirige no. credesse
meglio mandarvi prima. Quando dunque sentite il segnale di
ritirarvi, mettetevi tutte in silenzio, deponete ed assettate con quiete e
bene i vostri lavori ed in silenzio recatevi in dormitorio: quivi
inginocchiatevi tutte davanti al vostro piccolo al tare, come la
mattina, per recitare le orazioni della sera. L’orazione no. manchi mai
d’essere la vostra prima occupazione subito svegliate e la vostra
ultima operazione avanti il sonno, in tutti i giorni di vostra vita. Un
Santo Padre diceva: che il sonno è la figura della morte, ed il
risvegliarsi, quella della nostra risurrezione: l’ultima parola dunque
dell’uomo moribondo è di raccomandare la sua anima a Dio, e la
Regole
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opera omnia
prima dell’uomo risuscitato sarà di adorarlo e ringraziarlo. Ecco il
metodo che dovrebbero tenere tutti i cristiani. Qual diritto Egli poi
abbia alle nostre adorazioni e ringraziamenti, Figlie carissime, è
inutile che ve lo dica. Chi vi ha nutrite, custodite, preservate da
pericoli se no. il Signore? Vedete dunque l’obbligo che avete di
riconoscenza. Io no, temo di voi, mie carissime, sino a che rimanete in
questo Istituto; ma quando sarete nel mondo, che no. vi succeda mai
di coricarvi la sera senza aver prima adempiuto a questo sacro
dovere! Cambiate pur casa, occupazioni, sistema, stato; ma no, i
vostri sentimenti, i vostri affetti, il vostro amore, la vostra gratitudine
verso questo Dio di bontà che vi ha create; redente, conservate, che vi
ama tanto, che vuol farsi chiamare vostro Padre, vostro amico, vostro
fratello, vostro Sposo; che vuol essere nostro consolatore nel breve
pellegrinaggio di questa vita e la nostra pace e beatitudine per tutta
l’eternità. Figlie carissime, no. sentite il vostro cuore aprirsi alla
tenerezza alla rimembranza di tanta bontà, di tanti e sì grandi
benefici? Pregatelo sempre, sempre, che ve li tenga impressi nella
mente e scolpiti nel cuore, affinché né le passioni, né il demonio
v’acciechino in modo di farvi dimenticare ed allontanare da lui.
Alle orazioni della sera aggiungerete l’esame di coscienza; ma
fatelo con diligenza ed attenzione, notate bene i difetti nei quali siete
cadute più spesso nel corso della giornata; e risolvete generosamente
d’emendarvene nel giorno seguente: procurate sempre di trovare del
miglioramento nella vostra condotta, e mai, mai dello scapito. Oh!
come sarete contente la sera se avrete riportata anche una sola vittoria
sopra le vostre passioni: no v’è niente che uguagli la soddisfazione e
la contentezza d’una buona coscienza; questa è preferibile a tutte le
gioie del mondo. Dice il Savio: «Se voi sarete fedele a Dio nel giorno,
dormirete senza timore la notte; la passerete felicemente, il vostro
sonno sarà perfetto, perché sarà comune al corpo ed all’anima».
Sarà assai ben fatto ed utile che le ragazze più grandi facciano
un mese per ciascuna nel recitare le orazioni della mattina e della
sera, le altre accompagnandola a voce bassa. Domandate perdono a
Dio, di tutte le mancanze commesse, recitando l’atto di contrizione,
ma con sentimento e di cuore. No. Vorrei una Figlia di S. Giuseppe
fredda ed insensibile. Tenete le mani giunte e state con attenzione e
raccoglimento: ricordatevi che potete morire nella notte; no. sareste
né la prima né l’ultima che si coricarono sane e robuste la sera, e la
mattina furono trovate morte. Spogliatevi con somma modestia, e
dite col cuore: Signore, spogliatemi voi pure de’ miei difetti, in
particolare… e qui nominate quello di cui v'è più difficile l'emenda,
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ed è cagione d'altre mancanze: poi recitate un De profundis pei vostri
parenti defunti. Anche la mattina vestendovi, dite: Signore, vestitemi
di tutte le virtù, in particolare… nominate quella che vi manca e che
desiderate di acquistare. Prima d’andare a letto baciate il Crocifisso
che dovete sempre tenere appeso al collo, e coricatevi in quella
positura che desiderereste vi trovassero, se aveste a morire in quella
notte. Ricordatevi che il vostro buon Angelo, veglia ogni notte al
vostro capezzale, e Dio pure vi si trova: che non abbiano mai motivo
d’allontanarsene! Svegliandovi la notte, dite loro qualche parola che
venga dal cuore e che l’Angelo non mancherà d’ispirarvi; e se avete la
fortuna di fare la mattina la S. Comunione, fate qualche atto di
desiderio, ma breve e fervente e ripigliate il vostro sonno nelle braccia
di Gesù, Maria, Giuseppe, ai quali vi lascio, v’affido e vi raccomando.
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PARTE IV
Opere secondarie di carità abbracciate
dall’Istituto
CAPO I -Scuole Esterne
Le scuole di carità vi offrono un campo vastissinmo per far del
bene e del bene assai, e quando lo potete fare, non ne tralasciate
l’esecuzione, essendo pure quest’opera di carità, dopo gli Orfanotrofi
per le povere Figlie, altro vostro dovere ed occupazione che dovete
adempiere con zelo, premura ed attenzione. A seconda dunque dei
luoghi più o meno abitati ove avrete le case, e dalla maggiore o minor
comodità dei locali, vi adatterete una o più sale a quest’uso, per
meglio impartire l’istruzione e far apprendere il lavoro alle grandi ed
alle piccole delle vostre scolare. Le scuole sieno arieggiate, e la
nettezza e la pulizia vi regnino perfettamente. Qualche quadro di
Nostra Signora, di S. Giuseppe, o altri di divozione, un Crocifisso,
l’acqua santa all’ingresso, ne saranno gli ornamenti. Alcuni detti sacri
appesi qua e là alle pareti, gioveranno assai per ricordare alle scolare
mano mano che ne abbisognano, la virtù od il vizio che viene a
proposito d’imparare o d’emendarsi.
Il nome di scuole di carità vi dice abbastanza a chi dovete
applicare le vostre fatiche, e purché sieno povere, accettate tutte
quelle che desiderassero intervenirvi; siano poi fanciulle, giovanette
od adulte, sempre che non disturbino la scuola, le une perché troppo
piccole, e per altri motivi le grandi. Adattate alla capacità e
condizione delle vostre scolare l’insegnamento e l’istruzione tanto nei
lavori femminili che negli studi. Da qui comprenderete la necessità di
non ricevere nelle vostre scuole fanciulle di condizione civile, per non
risvegliare invidie e desideri di maggior istruzione nelle altre, a
Regole
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opera omnia
danno di quanto è più necessario ad esse di sapere ed a pericolo
d’introdurre degli abusi. Io sarei d’avviso di bandire assolutamente
dalle vostre scuole lo scrivere, ma stante le leggi attuali che esigono
un discreto studio anche nell’infima classe della Società, converrà che
vi adattiate a quanto esse prescrivono per le scuole rurali, ma non di
più perché questo non servirebbe che a distaccarle insensibilmente da
quella sfera nella quale Dio le ha collocate e che noi ci siamo prefisse
di tenerle e conservarle.
Che tutti, avvicinandosi a voi, sieno penetrati dei vostri
sentimenti d’amore, di stima e di benevolenza verso la classe agricola
in apparenza spregevole agli occhi degli uomini, ma cara a quelli di
Dio, se saprà unire le virtù ai vantaggi che questa porta nel mondo.
Trattando con contadine troverete, specialmente nei primi
principi della vostra Istituzione, grande ignoranza, rozzezza, incuria,
dissipazione, cagionate la maggior parte da mancanza e trascuratezza
d’educazione: non avvilitevi, anzi ciò v’infonda più coraggio,
vedendo il bisogno e la necessità che questa classe venga aiutata,
sorretta, nobilitata. Dio scelse voi, corrispondete a’ suoi
misericordiosi disegni, e non dubitate che verrete dalla sua mano
benefica assistite, illuminate, pro tette. Dio non manca; è l’uomo che
negandogli la confidenza come a Padre comune e mettendola nelle
proprie forze, scuote e rovescia i più bei disegni della sua
Provvidenza. Che questo torto non Gli venga mai fatto da voi, a Lui
consacrate e strette coi vincoli più sacrosanti.
Nella scuola esigete silenzio rigoroso onde tutte, se le ore di
scuola sono molte, vi possano intendere ed essere istruite, perché
converrà che vi adattiate alla lontananza degli abitati ove avete le
scuole e farne una sola, allora frammezzatela con qualche tempo di
sollievo, perché le scolare e voi, possiate, come si dice, respirare.
Guardate di conoscere bene l’indole, il carattere e l’inclinazione delle
vostre allieve, per sapere al bisogno applicare quei rimedi ad ognuna
più adatti e così formarle alla virtù, alla grazia ed all’amore verso Dio
e verso il prossimo e riuscire poi un giorno buone ed ottime madri di
famiglia. Avvezzatele ad obbedirvi al primo cenno e senza replica, e
non lasciatevi smuovere facilmente da ogni preghiera e promessa.
Sappiate farvi amare ed ispirate loro confidenza, ma guardate che
non vi manchino di rispetto, dovendo voi sostenere il vostro grado
pel bene dell’Istituto. Abbiate occhio ed attenzione a tutto ed a tutte,
ma sappiate dissimulare assai; castigate poco, ma se lo fate, fatelo
senza riguardi e senza eccezioni. Che rare volte siate costrette ad
alzare la voce onde correggere e sgridare, ma quando lo fate sia con
Regole
396
opera omnia
forza e con ragione. Abituate poi le vostre scolare ad una grande
pulizia; quest'articolo è assai importante, generando la sporcizia,
l’inedia, la povertà e perfino le malattie. Perché tante povere fanciulle
nel tempo che dovrebbero crescere rigogliose e vispe, le vedete
pallide ed ingiallite? Per la sporcizia nella quale sono tenute dai
propri genitori! Vedete dunque che fin da piccine le vostre figlie
prendano amore alla pulizia ed imparino a tenersi nette tanto nella
persona come negli abiti, così pure composte e modeste nel
portamento, negli atti e nelle parole. Oh, quanto bene potete fare
nella scuola! ma per riuscirvi bisogna farla con amore, e questo amore
bi sogna attingerlo dall’alto con l’annegazione e col sacrificio.
Sbandite dalle vostre scuole, se lo potete senza disgustar
nessuno, quei lavori che conoscete non adatti alla condizione delle
vostre scolare, e fate loro invece amare il lavoro ad esse utile e
necessario: accostuma tele a rappezzare i propri abiti ed insegnate
loro pure ad aggiustare quelli dei loro padri e fratelli Nel lavoro esse
troveranno un argine al vizio ed alla miseria. Insomma allevatele in
modo che abbiano ad essere di giovamento alle proprie famiglie e
queste lodino e ringrazino il Signore d’avere nella sua ammirabile
Provvidenza creata a loro vantaggio questa novella Istituzione.
Insegnate per tempo alle vostre fanciulle a conoscere, amare e
servire il Signore; questo ottenuto, il resto verrà da sé ed
agevolmente, ma guardate di non annoiarle con istruzioni troppo
frequenti e superiori alla loro capacità e talenti. Semplicità, semplicità
in tutto, mie carissime; poche massime, ma sode e reali, pochi
discorsi, ma chiari e brevi. Vedete come faceva Gesù Cristo per
adattarsi a gente rozza ed ignorante? Si serviva di parabole che
facilmente si stampano nella mente d’ognuno; ebbene, seguite il suo
esempio se volete ancor voi portar frutti consistenti e durevoli. Che
amino Dio al disopra di tutte le cose ed anche di se stesse, ma questo
amore si accenda in loro per riconoscenza di tanti e sì immensi
benefici che loro ha fatti e fa continuamente; dipingete loro questi
doni e questi benefici con immagini sì vive e penetranti che le induca
a detestare il peccato, a morire piuttosto che offendere Dio e per lo
stesso motivo sentano le offese che gli si fanno con molto dolore come
fossero fatte a loro stesse. Nell’istruzione parlate loro spesso della
bontà e misericordia di Dio, per far acquistare grande stima del
perdono delle offese ed insegnate loro ad amarsi reciprocamente
l’una l’altra nonostante i difetti, le avversioni ed antipatie, ed
abituatele quando si offendono a chiedersi perdono ed abbracciarsi
reciprocamente. Dite loro: Dio ricusa forse il sole, la rugiada, la
Regole
397
opera omnia
pioggia, al campo del cattivo? Dio rigetta dal suo cospetto e nega
forse i suoi lumi e le sue ispirazioni al medesimo? ovvero, scaccia noi
dalla sua presenza quando lo offendiamo?
Vincete e rompete tutte le loro piccole avversioni, abituatele
all’annegazione della loro volontà, sì necessaria alla pace ed armonia
delle famiglie; a farsi reciprocamente piacere, a dir bene e pensar
bene di tutti. “Non vogliate giudicare e non sarete giudicate”. Fate
loro odiare la menzogna sì facile nella loro età, e castigate con rigore
chi trovate in bugia. Dite loro che il bugiardo è anche ladro, che la
prima bugia fu fatta dal demonio; per cui è chiamato il padre della
menzogna e sostiene il suo regno a forza di bugie: in somma dite loro
tutto ciò che sapete per istillare ad esse orrore ed aborrimento a
questo vizio. Pari a questo è anche l’invidia. Per questo vizio si
commise, abominevole di tutti i delitti: l’invidia in terra il più fa
l’uomo ingiusto, cattivo ed infelice, perché non ha mai pace: essa ha
radice dalla nostra superbia e portò e porta tuttora nel mondo
tristissime conseguenze.
Non dimenticatevi di raccomandare il rispetto dovuto ai
genitori (anche se avessero dei demeriti), e l’obbligo che hanno per
dovere di giustizia d’obbedirli, rispettarli amarli e servirli come
rappresentanti di Dio e tenenti il suo luogo qui in terra. “Onora il
padre e la madre acciò tu viva lungamente sopra la terra”.
Perché poi le loro azioni sieno fatte possibilmente bene e
riescano meritorie, abituatele ad offrirle a Dio anche con un semplice
sguardo o al Cielo od al Crocifisso; o con un’Ave Maria, od una
giaculatoria; come pure le loro fatiche, privazioni e sudori. Mio Dio,
quanti meriti si perdono per mancanza di offerta e di retta intenzione!
Ma fate tutto ciò soavemente, brevemente e semplicemente. E la
divozione
alla
Madonna, mie
carissime?.
Inculcategliela
grandemente. Dite loro che Maria SS. è nostra vera Madre, nostra
protettrice e nostra Avvocata presso il Signore. Dopo Dio, Maria SS.
deve essere l’oggetto de’ nostri più cari affetti, premure ed attenzioni:
insegnate ad esse a distinguere il sabato a suo onore con qualche
mortificazione o piccolo sacrificio adatto alla loro età, a prepararsi
alle sue feste coll’essere più savie, più attente ai loro doveri e più
mortificate. Che amino di cantar le sue lodi con brevi e semplici
canzoncine, perché si abituino a cantarle anche altrove per loro
sollievo, invece di tante frivole e sciocche canzoni che sentono nel
mondo, ed imparano con tanta facilità. Fate uso di esempi
specialmente, per inculcare la divozione alla SS. Vergine e scegliete i
più propri ed adatti, onde ottenere ciò che loro raccomandate. Se
Regole
398
opera omnia
sapeste quanta impressione fanno gli esempi nell’animo della
gioventù e quanta fede e confidenza risvegliano nei loro cuori!
Quante hanno cambiato vita e sono divenuti angeli per un esempio
udito!
Raccontate pure ad esse i bei fatti della Storia del nuovo ed
antico Testamento: quante istruzioni pratiche non troveranno le
vostre scolare in Tobia, Giu. seppe, Giacobbe, Mosé, Giuditta, Ester,
Rachele, ecc. ecc., e quanto influirà sulla loro condotta, per fare ad
esse amare e stimare nella propria condizione! La vita di Gesù Cristo,
gli esempi della Maddalena, la fede del Centurione, la confidenza
della Cananea, il miracolo della vedova di Naim, quello della
risurrezione di Lazzaro, delle turbe satollate, della tempesta sedata,
della pesca miracolosa ecc. ecc. Ecco un vasto campo per istruire le
vostre fanciulle ed insegnar loro l’abbandono nella Provvidenza e
l’amore a Gesù Cristo che per noi volle condurre trentatrè anni di vita
qui sulla terra, stentata, povera, umile e faticosa, per sanare le nostre
piaghe, guarire i nostri mali e darci nello stesso tempo sublimi esempi
di bontà, di pazienza, d’annegazione e di sacrificio. Animatele
dunque a sopportare esse pure con pazienza le loro fatiche, la loro
povertà e le privazioni inerenti al loro stato con animo forte e
generoso, memore che il regno de’ Cieli s’acquista con violenza, e
sarà dato ai soli combattenti.
Fra le divozioni inculcate alle vostre scolare specialmente quella
dell’Angelo Custode e fate loro comprendere come l’ufficio di questo
Spirito celeste datoci da Dio al nostro nascere sia quello di custodirci,
preservarci dal male, farci conoscere il bene ed aiutarci ad eseguirlo.
Dalla continua presenza poi del nostro Angelo, cavate motivo di far
ad esse concepire grande stima delle nostre anime e qual modestia e
riservatezza dobbiamo avere nelle nostre parole, nei nostri atti, onde
non offendere quegli occhi purissimi, che vedono, di giorno e di
notte, sole ed sempre ci accompagnate. Cosi pure raccomandate la
divozione a S. Giuseppe, sposo castissimo della V ergine, del quale
sarà bene tenere nelle vostre scuole l’immagine, essendo questo il
principal Protettore dell’Istituto.
Abituate le vostre scolare a recitar bene, con rispetto, divozione
ed attenzione le loro orazioni e fate che imparino a memoria l’offerta
e l’esercizio della mattina e della sera onde poi s’abituino a recitarli
nelle proprie famiglie, ma brevi e semplici affinché non vengano poi
tralasciati quando avranno molti impegni e lavorio Sarebbe pur bene
che imparassero a memoria i Salmi e gli Inni che canta più di
frequente la Chiesa, come il Miserere, il Magnificat, lo Stabat Mater, il
Regole
399
opera omnia
Veni Creator, il Pange lingua, il Quem terra, ecc. ecc. quindi, or l’uno, or
l’altro, fateglieli recitare in iscuola tutte insieme, ad alta voce, parola
per parola, ma bene e senza spropositi.
Raccomandate pure grandemente il rispetto ai Sacerdoti come
ministri e rappresentanti di Dio e specialmente al Sommo Pontefice
Capo della Chiesa, ed ai Vescovi: il rispetto alla chiesa, casa di Dio
qui sulla terra; risvegliate nelle lor menti una grande e viva fede nella
presenza reale di Gesù Cristo nel SS. Sacramento; dite loro come gli
Angeli stessi tremono e si coprono per rispetto e riverenza con le loro
ali la faccia; e quanto sia indegno e ributtante per creature vili, come
noi siamo, stare avanti a Dio in positure improprie, di scorrendo,
guardando in giro, e fors’anche ridendo! Ricordate loro che una sola
volta Gesù Cristo nella sua vita mortale diede mano ai flagelli e
s’adirò e fu quando vide la casa di suo Padre profanata e che ne
scacciò i profanatori.
Quanto bene potete fare nelle scuole, sorelle carissime, e quanti
meriti acquistarvi presso il Signore che disse nel suo Vangelo: “Tutto
quello che farete per l’ultimo de’ miei lo terrò come fatto a me”.
Queste povere fanciulle sono pianticelle tenere che voi potete allevare
e coltivare come vorrete: troverete bensì un terreno incolto, ma non
ingrato, che con pochi sudori vi darà frutti abbondanti, basta solo che
abbiate maniera, non vi stanchiate e sappiate coltivarlo. Per ciò fare
raccomandatevi a Dio che v’illumini e vi dia quelle virtù e qualità
necessarie, onde lavorare con profitto in questa vigna del Signore e
poter un giorno aver parte al premio promesso, per così lodarlo e
benedirlo per tutti i secoli de’ secoli. Amen.
Doti d’una maestra
Le doti d’una maestra devono essere:
l° Una grande modestia e urbanità nel tratto, nelle parole e nel
portamento.
2° Un parlare discreto, ma prudente e disinvolto.
3° L’esattezza nell’osservanza dei regolamenti, e la conoscenza
dei metodi delle scuole.
4° Il raccoglimento interno con Dio, che la faccia accudire con
diligenza, tranquillità e pace ai propri doveri.
5° Una. discreta abilità nel lavoro e negli studi, molta
conoscenza e pratica delle fanciulle, una pazienza a tutta prova.
6° Una grande semplicità e fedeltà nel raccontare tutto alla
propria Superiora.
Regole
400
opera omnia
CAPO II - Ricreazioni festive
Le ricreazioni festive, dopo le funzioni parrocchiali, sono
un’esca favorevole per ritirare le giovani dalle piazze, dai pericoli,
dalle occasioni, riunendole invece in un luogo acconcio dove, unito
ad un lecito diverti mento necessario al sollievo del corpo, possano
essere sorvegliate, e trovare anche all’uopo saggi consigli ed utili
suggerimenti. Non ne trascurate dunque l’esecuzione quando il
potete fare senza pericolo e danno dei vostri principali doveri…
Che le sale e locali destinate a quest’uso, sieno possibilmente
separati da quelle delle Religiose e delle Figlie di S. Giuseppe, onde sì
queste che quelle non abbiano per nessun motivo a passare per quei
luoghi, nelle ore in cui sono munite le ricreazioni. Non si apra prima
che siano terminate le funzioni parrocchiali onde le giovani non le
trascurino: e si abbia cura di licenziarle ad un’ora conveniente a
comodo delle più lontane.
In queste ricreazioni potrete fare del gran bene, ma abbia
somma cura la Superiora di non destinarvi che Religiose di molta
prudenza, morte al mondo, e che sappiano unire ad un’indole dolce e
piacevole un carattere fermo, accorto ed avveduto. Che non siano
meno di due, ed una sempre dipendente dall’altra. Sarebbe
desiderabile che le Religiose dalla Superiora destinate nelle
ricreazioni festive fossero forestiere e non conosciute nei dintorni, per
togliere così il disordine che forse potrebbe succedere, d’essere a
preferenza d’altre attorniate da conoscenti ed amiche, a pericolo di
distinzioni, ed a danno della sorveglianza e dei propri doveri.
Mano mano che le giovani e le Fanciulle giungono, salutatele
con modesto ed allegro saluto e scambiata qualche amichevole parola
animatele a qualche giuoco che sapete ad esse gradito, sempre però
che siano in uso nella Casa ed approvati dalla Superiora, e senza sua
licenza non se ne potrà mai introdurre dei nuovi. Le vostre giovani,
venendo la maggior parte da luoghi lontani, ameranno forse meglio
giuochi che le obbligano a star sedute, epperò preferite la tombola od
altri trattenimenti e giuochi che oltre il divertirle siano anche
d’istruzione: e siccome poi il giuoco, perché diverta, conviene
interessarlo, non permettete mai che questo si faccia con danari,
benché minimi, ma bensì con immaginette, abitini ecc. ecc. anzi sarà
bene invogliarle a fare anch’esse di queste coserelle, per così avere un
occupazione nelle proprie case nelle ore d’ozio, o quando non
possono venire al Convento.
Regole
401
opera omnia
Giuocate voi pure con loro se fa bisogno, perché lo dice Gesù
Cristo: “Fatevi piccolo coi piccoli”. purché però questa occupazione
non v’impedisca la sorveglianza che dev’essere grandissima, e sia
compatibile con la compostezza e gravità religiosa che esige il vostro
carattere.
Guardate che non s’introducano per la Casa, e non si
allontanino dal luogo destinato a loro ricreazione, che non stiano
rincantucciate a due a due; in somma procurate di poter vedere tutto
quello che fanno e sentire ciò che dicono, ma con tanta scioltezza e
disinvoltura che non abbiano ad accorgersi d’essere sorvegliate. Esse
vengono per divertirsi, guai se sapessero d’essere osservate! Non
rimarcate dunque, né vi prendete pensiero di correggere ogni parola,
ogni atto, ogni difettuccio che in esse scorgeste; le allontanereste
insensibilmente dalla Casa, o le abituereste a fingere e mentire. Se
vedete qualche cosa che non vada, e sia di mal esempio e di scandalo
alle altre, correggete o in pubblico o in privato, come vi sembra
meglio, (perché allora ne avete dovere), e come Iddio vi suggerirà, ma
con molta carità e dolcezza; ma in modo da Far capire alla colpevole
il proprio fallo, indurla al pentimento, ed all’emenda del proprio
errore; Nel caso poi, che Dio nol voglia, la colpevole dopo corretta più
volte persistesse nella medesime mancanze, ridendosi dei vostri
suggerimenti, avvisatene la Superiora, la quale, se crede, le ricuserà
l’entrata nelle ricreazioni, pronta però a riceverla nuovamente
(qualora ella sia pentita ed emendata. A meno che non vediate
disordini, non siate facili a far rimarchi sugli abiti e sulle capigliature
delle, e dalla loro maniera d’abbigliarsi non vostre giovani o
giudicate il loro carattere, l’indole o la maggiore o minor bontà delle
medesime; sapete quanto dall’esterno è facile ad ingannarci! Voi poi
non parlatene mai per leggerezza o vanità femminile, essendo ciò
indegno in una Religiosa. Nel tempo del giuoco, se viene a proposito,
sappiate introdurre qualche riflesso che richiami al loro pensiero la
bontà di Dio, la consolazione che si prova nella pace della coscienza,
quanto esse devono essere contente di trovarsi qui fuori d'ogni
pericolo, dei vantaggi che hanno nella loro condizione, della brevità
della vita, della nobiltà dell’anima nostra, ecc. ecc. ma non a modo
d’istruzione, ma così alla sfuggita, un riflesso qui, un altro là caduti a
proposito, brevi, semplici, naturali. Non mettete a tortura il cervello,
per voler dire una cosa o l’altra se il Signore non ve l’ispira, perché le
cose studiate o non riescono o riescono difficilmente; supplite invece
con qualche giaculatoria, che di queste ne dovete dire molte.
Procurate che le vostre giovani in queste ricreazioni prendano amore
Regole
402
opera omnia
al canto, questo è un piacevole divertimento che abbracceranno con
gusto… insegnate loro qualche canzoncina spirituale che tratti delle
lodi di Maria SS. ovvero degli inni della Chiesa (giacché altre canzoni
profane restano espressamente proibite nelle nostre Case)’distribuite
fra loro qualche libricino o qualche copia dove ve ne siano raccolte,
così imparandole a memoria le canteranno poi nelle loro case ed
officine a proprio sollievo e divertimento.
Se dovete, mie carissime, in queste loro ricreazioni e con le
vostre giovani essere tolleranti, allegre e compiacenti, dovete però
essere ferme e costanti nel tacere e ricusare quello che le vostre
Costituzioni e la vostra Superiora vi proibiscono. Le giovani che
frequenteranno le vostre ricreazioni, essendo la maggior parte conta
dine e male allevate, vedendovi sì cordiali e buone, crederanno far di.
voi quello che vogliono epperò vi chiederanno, anche con esigenza,
d’andare in questo o quel luogo della Casa ad esse proibito, di vedere
e di chiamare questa o quella Religiosa, questa o quella delle nostre
Figlie, di giuocare a questo o quel giuoco nelle nostre Case proibito,
quindi abbiate franchezza e risoluzione. Guardate di non lasciarvi, a
forza di istanze, indurre qualche volta cedere alle domande che vi è
proibito di secondare, diventereste presto zimbello dei loro capricci, a
disonore del vostro carattere, ed a danno dei loro doveri. Procurate di
sapervi conciliare amore e stima, confidenza e rispetto.
Siate sempre pulite e composte, non mettete le mani addosso, e,
dolcemente e con bel garbo, schivate i loro troppo liberi
abbracciamenti: parlate bene e con senno, a proposito e
modestamente. Non fate mai domande inutili e di pura curiosità.
Amate tutte le vostre giovani, ma non ne distinguete nessuna, per
non ispirare gelosie, invidie, malumori, e non separatevi dalle altre
per andar sole con una a discorrere, se non fosse per necessità ed
aveste chi sorveglia le altre.
Se vi è lecito, ed anche lodevole, dare ad esse qualche
suggerimento o consiglio a voce, secondo i loro particolari bisogni, in
iscritto poi vi è espressa mente proibito, senza licenza della Superiora:
e così proibito anche ritenere o pure senza sua licenza vi e dare altrui
scritti o regali di qualunque natura essi siano.
Chiudete le vostre ricreazioni ad un’ora conveniente, onde le
giovani non abbiano a trovarsi sulla strada sopraggiungendo la sera;
prima però di licenziarle, una Religiosa, ovvero la Superiora
medesima, le radunerà tutte in una Cappelletta a ciò destinata onde
fare ad esse una breve e semplice istruzione, che versi
sull’adempimento esatto dei propri doveri, sull’obbedienza e rispetto
Regole
403
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ai Superiori, sulla bella virtù della purità e modestia, sull’amore
scambievole che devono portarsi gli uni e gli altri. Se vi sono
solennità o novene, animatele a far bene, suggerendo ad esse qualche
piccola pratica in apparecchio, adatta sempre ai loro impegni e
condizione. Specialmente raccomandate loro la divozione a Maria SS.
e abbiate cura di farle ascrivere all’abitino del Carmine, od a quello
dell’Immacolata Concezione. Chiudete poi la ricreazione col canto
delle Litanie della Madonna, o con qualche sua lode spirituale.
CAPO III – Esercizi spirituali
§ I Esercizi Spirituali per le Esterne
Tutti gli anni, avendo la Casa mezzi, locali e soggetti adatti, si
dovrà darne qualche muta d’esercizi spirituali, anche questi a favore
di povere, specialmente contadine. Esse contribuiranno qualche cosa
pel loro mantenimento, ma poco, per allontanarsi meno che si può
dal principio adottato di fare tutte le nostre opere di carità
possibilmente gratis. Se qualche giovane desiderasse fare gli Esercizi e
non ne avesse i mezzi, l'Istituto, vedendone il vero bisogno, non le
negherà l'entrata, avendo essa diritto alla nostra carità.
Si potranno pure accettare persone d'altra classe e condizione,
ma queste dovranno contribuire qualche cosa di più, non essendo
giusto che persone agiate, abbiano parte al vantaggio dei poveri; ma
questa sarà sempre la sola opera per cui l’Istituto percepirà qualche
cosa. Abbiate per massima di non accettare molte esercitande per
volta, con poche farete più profitto, poiché le potrete sorvegliare
maggiormente e prestarvi ai loro bisogni, d’altronde voi pure sarete
più tranquille, più in pace e più raccolte. Non lasciatevi lusingare col
pretesto che la spesa è la stessa, il predicatore pure; no, no, mie
carissime, non guardate a questo: che la minima vista d’interesse e di
risparmio non entri mai nel bene che fate, ma il maggior profitto delle
anime, e la maggior gloria di Dio abbiano sempre da stare come
bandiera in principio d’ogni vostra impresa.
Domandate sempre per predicatore al Vescovo un santo
Sacerdote, e bravo, ma nello stesso tempo che sappia adattarsi alla
capacità delle ascoltatrici, perché, sebbene l’esito e la buona riuscita
dipenda tutto da Dio, nulla meno siamo obbligate per nostra parte a
mettere tutta l’attenzione e la premura onde questa riesca secondo i
suoi desideri.
Regole
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opera omnia
Il trattamento sia discreto; date ad ognuna la sua parte con
abbondanza, ma non con profusione, e mangino a sazietà ai pasti
destinati, ma che nessuna si faccia lecito di riserbarsi e portarsi via
dalle mense la benché minima cosa, per mangiarla in altro tempo.
La sera della vigilia dei S. Esercizi, la Superiora radunerà le sue
Religiose e farà ad esse una breve esortazione raccomandando loro
un raddoppiamento di fervore e di raccoglimento, e di pregare e
pregare assai onde gli Esercizi vengano fatti con utile e pro fitto delle
anime; di osservare più esattamente le costituzioni, specialmente il
silenzio e la mortificazione, e che tutto quello che in questi santi
giorni faranno, sia pel fine che il Signore venga in questi Santi
Esercizi meglio servito, amato ed onorato sì da noi che dalle nostre
esercitande, a gloria sua, a benedizione della Casa e dell'Istituto
medesimo. Indi assegnerà alle Sorelle il posto, l’impiego e l’ufficio
che dovranno occupare nel tempo degli Esercizi, sia in cucina, sia con
le esercitande, sia in altro, onde tutto vada bene, con ordine, quiete e
raccoglimento. Le Sorelle non dovranno né scusarsi, né lamentarsi, né
lasciarsi rincrescere e molto meno poi ricusare qualunque posto od
impiego venisse loro addossato. Tutte lavorano nella vigna del
Signore e tutte sono a parte dei medesimi meriti; che importa dunque
un impiego o l’altro? anzi il più basso è sempre il migliore perché ci
salva dalla vanità e dalla vanagloria.
La Superiora provvederà e farà preparare per tempo quanto
mai potesse occorrere nel tempo degli Esercizi; commestibili, letti,
ecc. ecc. ’onde nulla manchi per il servizio della Casa e pel
trattamento del Predicatore e delle esercitande medesime. Procurerà
pure, per quanto le sarà possibile, di disimpegnarsi in questo tempo
da qualunque impegno o pensiero che fosse estraneo ai S. Esercizi,
onde meglio attendere e sorvegliare perché vengano fatti con decoro
e profitto, Sorelle carissime, incominciate questi Esercizi con cuor
grande verso il Signore, pronte a sacrificarvi perché venga servito ed
onorato Se in tutti i tempi dovete avere sotto gli occhi l’esempio
dell’Uomo Dio, in quest’occasione principalmente dovete n più che
mai pro curare di non perderlo di vista.
Accogliete queste giovani che vengono a fare gli Esercizi, con
quella carità, amorevolezza e cordialità con la quale Gesù Cristo
accoglieva la Maddalena, i peccatori Esse vengono da lontano, la
maggior parte non si conoscono; abbandonarono i parenti la libertà, e
vennero a chiudersi per sei o sette giorni in Convento; ed ivi stare alla
Regola, molto in Chiesa, in silenzio. Mio Dio! vi par poco per queste
povere giovani abituate la maggior parte a vivere a loro capriccio,
Regole
405
opera omnia
sempre in continuo moto e dissipazione?… Vi par poco il sacrificio
ch'esse fanno, e puramente pel desiderio di ascoltare la parola di Dio,
e purificare le venire loro anime?… Vi confesso la verità, che questo
grandemente mi edifica, e nello stesso tempo mi confonde e mi
mortifica, se paragono la loro ignoranza, la loro mancanza di lumi, di
cognizioni e d’istruzioni con i mezzi, le occasioni e le grazie grandi
che il Signore ci fornì per salvarci e santificarci! Oh! Sorelle carissime,
se vi rifletteremo, troveremo certo di che umiliarci ed arrossire. Che
sarebbe se Dio avesse prodigato a queste povere giovani quanto
diede e fece per noi?… Con quanto più d’amore e di gratitudine lo
avrebbero contraccambiato, e con quanta fedeltà servito ed onorato.
Ricevute dunque, come vi dissi, e radunate le vostre esercitande
nel luogo a ciò destinato, la Superiora, o chi ne fa le veci, con materna
e premurosa amore volezza, spiegherà loro che cosa siano i S. Esercizi
e la grazia grande che il Signore fa loro chiamandole in questa Casa
per questo motivo, come devono essere fatti per riportarne vantaggio
e salute. Le animerà quindi a sopportare con pazienza ed in ispirito di
penitenza le privazioni, le noie, i sacrifici di questi pochi giorni, ad
allontanare dalle loro menti qualunque pensiero che non sia relativo
al profitto delle loro anime; ad osservare il silenzio, mezzo
indispensabile per mantenersi raccolte; e come il Signore poi le
compenserà con altrettanta pace, tranquillità e gioia interna, che si
prova quando si fa bene e si dà volentieri a Dio. Indi le condurrà così
quietamente davanti ad una immagine di Maria SS. ’che dovrà essere
per questo fine disposta e preparata e la pregherà a nome di tutte, di
voler essere la protettrice di questi S. Esercizi, la custode, l’avvocata
d’ognuna presso il Suo Divin Figliuolo, e reciterà tre Ave Maria
coll’orazione apposita posta in fine di questo capitolo, poi senz’altro
intervallo che le possa distrarre, le condurrà in Chiesa per la prima
predica, ossia introduzione.
Si procurerà che l’orario sia diviso e suddiviso più che si può,
per non lasciare lunghi intervalli a scanso di dissipazione e di noia. Il
Rosario si dirà passeggiando o pel giardino o pei corridoi, secondo i
tempi e le stagioni, e si canteranno le Litanie davanti ad un’immagine
di Maria Vergine e tutte le sere davanti alla medesima si farà loro
recitare la Coroncina dell’Addolorata. Non dimenticatevi nell’orario
di mettere una visita apposita al glorioso S. Giuseppe Sposo
castissimo di Maria ed inculcare alle vostre esercitande grande
divozione a questo Santo Patriarca.
Procurate che le esercitande, nei brevi spazi di tempo libero,
osservino rigoroso silenzio, specialmente nei primi giorni, se in
Regole
406
opera omnia
seguito poi vedete che pesa loro troppo, e, o si addormentano, o non
fa loro buon effetto, richiamate e spiegate loro, ma sommessamente,
con quiete e semplicità, l’ultima predica udita (o, se credete più utile e
necessario, quando il Predicatore incomincia a parlarne), istruitele sul
modo di ben confessarsi e comunicarsi, ma non allontanatevi dal
metodo e dalle istruzioni che di mano in mano terrà loro
sull’argomento il predicatore.
Sulla fine poi degli Esercizi, cioè negli ultimi, raccontate pure
ad esse qualche esempio, che farà buon effetto, ma scegliete sempre
quelli più adatti alla circostanza, ed istruttivi per la loro condotta e
pel loro profitto. Abbiate occhi attenti sopra le vostre giovani,
guardate che non si trattengano a due a due a discorrere in segreto,
che più d’una non s’allontani dalla riunione comune, che non
facciano commedie per ridere e scherzare, e se mai ve ne fosse alcuna
che servisse di dissipazione, o di mal esempio alle altre, avvisatene
tosto la Superiora, la quale farà o vi dirà quello che nella sua saggezza
e prudenza crederà meglio e conveniente nel Signore.
Se qualche esercitanda avesse qualche cosa d’importante e di
segreto da comunicarvi, avvisatene pure la Superiora la quale, o vi
fisserà il tempo d’ascoltarla, o manderà un’altra Religiosa, come
meglio crederà. Non fate distinzione di persone, né di condizione, ma
n i soli bisogni spirituali delle loro anime attirino più o meno le vostre
sollecitudini. Temete d’acconto il tempo e sappiatevi liberare con
carità e disinvoltura da certune, che vi terrebbero occupate tutto il.
giorno a raccontar cose inutili e da nulla; ma tenete d’occhio in vece
quelle che sapete più bisognose, che sono anche quasi le più chiuse e
difficili a manifestarsi.
L'ultimo giorno poi applicatevi con maggior impegno: in questo
le vostre esercitande devono raccogliere i frutti dei S. Esercizi ed
accostarsi a ricevere quel Cibo Celeste che deve loro dar forza e
vigore per resistere a demonio ed ai suoi artifizi, ed il coraggio, la
fermezza e la perseveranza di mettere in esecuzione quanto in questi
santi giorni si saranno proposte di buono e di utile per la loro
condotta e vita avvenire. Che in questa occasione la vostra chiesuola
sia abbellita in maniera da ispirar divozione, ed accendere nel cuore
amore e rispetto verso Dio e la sua dimora. Nel tempo della
Comunione, così anche prima e dopo, fate cantare dalle vostre Orfane
qualche lode spirituale, in luogo nascosto e non vedute dalle
esercitande, ma bene’questo, sembrami, potrà riuscire assai bene per
accrescere in esse sempre più la devozione e il fervore.
Regole
407
opera omnia
Terminata la chiusa degli Esercizi con la benedizione ed il bacio
del Crocifisso, la Superiora le condurrà tutte a ringraziare la
Madonna innanzi all’immagine che hanno scelta per protettrice degli
Esercizi: le ecciterà a raccomandarsi e consegnare alla V ergine Maria
i propri proponimenti e le risoluzioni fatte; e vorrei che consigliaste
loro che questi sieno pochi, ma fermi e stabili e che versino
specialmente sui difetti predominanti, massime poi se fossero di
scandalo alle compagne o ad altri: che preghino la Madonna di
continuar loro il suo valido appoggio e la sua materna benevolenza.
Indi come al principio degli Esercizi fate loro recitare tre Ave col
Memerare e le Litanie; poscia congedatele dopo aver loro data
l’ultima refezione. Regalate ad ognuna, o un’immagine e medaglia,
od altro, che serva ad esse di memoria dei S. Esercizi. Se mai vi
fossero esercitande non ascritte al Carmine, od all’Immacolata,
abbiate premura di farle ascrivere, onde abbiano anch’esse a sortire
dalla Casa con un distintivo, che le faccia conoscere per Figlie di
Maria.
§ 2 Esercizi Spirituali per Signore
Se qualche signora, allettata dalla solitudine e semplicità delle
vostre Case, cercasse di venire a fare i S. Esercizi, e ne aveste un
discreto numero, acconsentitevi, ma procurate e mettete tutto lo
studio per avere un Predicatore dotto, santo, prudente, adattato alla
loro capacità, sapere e condizione. Trattatele e servitele con tutti quei
riguardi ed attenzioni che richiede il loro grado e la loro condizione,
ma escludete assolutamente il lusso e la delicatezza, e in loro luogo vi
risplenda invece gran pulizia e semplicità. Non portate loro il caffè a
letto, eccetto il caso che fossero ammalate. Non esigete né chiedete
nulla pel loro mantenimento, rimettendovi alla loro discrezione e
generosità. Se però questo cagionasse imbarazzo alle vostre
esercitande, ovvero disordine e danno per le altre vostre opere di
carità in favore di povere, la Superiora stabilirà quel compenso che
crederà necessario, onde queste non soffrano danno, né cagionino
imbarazzo alle vostre concorrenti. Se poi qualche signora, mossa da
generosità d’animo, volesse darvi di più, accettatelo con
riconoscenza, ringraziando in cuor vostro il Signore dell'offerta
fattavi, impiegandola poi ad ornamento della n vostra Chiesa, od a
favore di qualche povera esercitanda o per opera di carità, come
crederà bene la Superiora.
Regole
408
opera omnia
Riguardo poi al metodo degli Esercizi, tenete quello che usate
con le altre esercitande, se almeno la Superiora non credesse meglio
nel Signore fare qualche innovazione per maggior profitto delle
medesime; ma fate tutto con maggiori riguardi, delicatezza e
prudenza. Con queste, oltre le lezioni delle mense, aggiungetene
ancora una o due altre, in Chiesa, o meglio davanti all'immagine della
Madonna.
Se le povere e contadine dovete tenerle unite, queste invece
dovete consigliarle a stare più che possono ritirate nelle loro stanze,
specialmente dopo le Meditazioni, onde il Signore parli loro al cuore,
e vi faccia germogliare la semente ivi caduta. Dopo il pranzo ed anche
la sera, quando il tempo lo permette, e la Superiora lo giudichi a
proposito, lasciatele passeggiare in giardino. La sera, all’aria aperta e
con la vista della campagna, ha un’attrattiva ammirabile per portare
ed aprire il nostro cuore alla compunzione ed all’amore ma
raccomandate loro il silenzio, se il Signore ha da far sentire le sua
voce nel loro interno e non parlino che a Dio ed a voi. Che la vostra
compagnia e la semplicità dei vostri discorsi le allettino, e faccian loro
apprezzare ed invidiare la vostra vita tranquilla e beata. Parlate loro
della brevità della vita, del disinganno del mondo, del disprezzo
degli onori e delle ricchezze, come queste sono state loro concesse da
Dio acciò se ne servano per guadagnarsi il Paradiso impiegandole
bene ed in aiuto dei poverelli. Fate loro conoscere la diversità grande
che vi è tra i beni del mondo e quelli del Cielo; come quelli del mondo
sono incapaci d’accontentare il nostro cuore, essendo creato per altri
beni maggiori. Questi sono gli argomenti più adatti alla loro
condizione. Non atterritele con timori, ma cercate sempre d. allargare
il loro cuore alla bontà e misericordia di Dio Parlate loro del Paradiso,
di quel beato soggiorno, della gioia pura e dei piaceri inno centi che si
godranno in (quella Celeste Sionne, e quanto a lor pure è facile
l’arrivarvi, basta che il voglia non Se potete, e vedete che le vostre
parole sono a loro gradite e vi mostrano confidenza e fiducia, parlate
loro, ma con somma prudenza e delicatezza, dei loro do veri,
specialmente verso i genitori, i figliuoli, i domestici, come questi
specialmente sono ad esse affidati, e un giorno ne dovranno rendere
stretto conto a Dio. Toccate ancora, ma con riguardo, sopra le
conversazioni, l’ozio, il rispetto umano e quanti beni, e quanti meriti
potrebbero farsi col vincere questo, e col dar buon esempio: ma
badate, non tutto in una volta, né tutto con tutte. Se con persone di
bassa condizione dovete andar caute e usare prudenza, con queste
poi, Sorelle L carissime, dovete andare, come si suol dire, con pie’ di
Regole
409
opera omnia
piombo. Guardatevi dalla smania del dire e del suggerire, poiché
distruggereste in luogo di edificare: pregate invece il Signore che
comunichi a queste anime una sola stilla del suo santo amore, che da
(questo scosse ed illuminate si renderanno capaci di grandi e
generose imprese.
Non parlate. mai le prime, né andate con raggiri a cercare
discorsi fuori n di proposito, meno poi fate domande inutili e curiose,
anche lo fosse per fine buono e retta intenzione. Semplicità e
naturalezza, ecco il vostro spirito, e da questo non dipartitevi mai.
Predicate col buon esempio, che farete migliore e più du revole frutto:
le parole passano presto, ma l° impressione della vostra condotta,
difficilmente si cancellerà dalla loro memoria. Procurate dunque di
lasciarla buona : fatevi vedere modeste, raccolte, attente e nel
medesimo tempo ilari, pulite, piacevoli. Che il vostro stesso silenzio
dimostri la gioia e la contentezza del l’anima vostra. Fate insomma
conoscere, quanto è verace per prova, quello che dice Gesù Cristo,
che il suo peso è leggero, e il suo giogo è soave.
§ 3 Esercizi spirituali privati
Considerando che è difficile riunire un discreto numero di
signore per fare regolarmente i S. Esercizi, e d’altronde per non
privare di questo vantaggio quelle che lo desiderassero, sarei
d’avviso di seguire noi pure la pratica e l’usanza di qualche altro
Istituto religioso, che accolgono nelle loro Case o Monasteri, in
qualunque tempo, quelle persone che desiderano fare da sé i S.
Esercizi. Quest’opera sembra più necessaria e più utile al prossimo e
meglio adatta pel nostro Istituto. Quante signore vi sono, che non
potendo disimpegnarsi dalle proprie famiglie all’epoca stabilita degli
Esercizi, o per non mettersi in soggezione con altre, o per altre infinite
ragioni e riguardi, che il demonio e l’amor proprio san così ben
presentare e suggerire, si privano delle loro anime di sì gran beneficio
con pregiudizio mentre potrebbero, quando il vogliano, e quando il
Signore dà loro il desiderio, quivi ritirarsi per attendere all’affare
unico ed importante della propria lor santificazione e salute!
Ammessa ed abbracciata quest’opera, la Superiora accoglierà
con carità ed amore quelle signore che si presentassero per
approfittare di questo vantaggio. Le condurrà prima nella chiesetta,
indi nel luogo a loro destinato, il quale. sebbene unito ala casa. sarà
però separato da essa e si chiamerà ospizio, onde non sieno né
vedute, né disturbate le Religiose. Si dovrà avere molta cura per
Regole
410
opera omnia
disporre a quest’uso, le stanze a ciò destinate, con molta pulizia e
semplicità tai, che invitino l’animo al ritiro ed al raccoglimento.
Per il trattamento e metodo degli Esercizi, potrete stare a
quanto si disse negli Esercizi spirituali per Signore. La Superiora
sceglierà una Religiosa, alla quale affiderà il servizio e la cura delle
Ospiti esercitande, ma badi che questa sia pulita, prudente e di
maniere dolci ed insinuanti, ricordandosi che dal concetto che si
formerà di questa, sarà pure il credito e l’opinione che si prenderà
delle altre tutte. Nel tempo che le ospiti dimoreranno nella Casa,
consigliatele e fate in modo che non ricevano visite, lettere, né
abbiano relazioni di sorta che non sieno più che necessarie; il solo
Confessore o qualche altro Sacerdote che voi credete più adatto al
loro profitto spirituale, abbiano accesso presso di loro. Fornitele di
buoni libri, se mai non ne avessero portato seco, la lettura dei quali
faccia loro conoscere la grazia grande che hanno ricevuta nel venire a
chiudersi in questo ritiro, le illuminino a conoscere il loro stato, e che,
secondando la grazia, abbraccino poi una novella vita, conforme alle
massime del Santo Vangelo.
Non lasciatele girovagare sole ed a loro piacimento per a Casa,
rappresentate loro con bel garbo che ciò è proibito; però se lo
desiderassero, conducetele in vostra compagnia se la Superiora lo
crederà bene come anche con licenza della medesima, potrete loro
permettere che intervengano, il primo e l’ultimo giorno che saranno
in Monastero, alla vostra ricreazione; ma badate che questa sia
piacevole ed edificante, perché rimangano sempre con buon concetto
e stima di voi. Guardatevi di non palesare quanto vi venne dato o
regalato da queste signore pel proprio mantenimento; parlatene poco
anche tra di voi, e meno poi fate con fronti o meraviglie su quello che
diede l’una o l’altra; questo è prodotto da un cuore piccolo e
interessato, che mentre vorrebbe nulla, pretende con indiscrezione.
Lungi da noi sì bassi pensieri! Quello che dal nulla fe’ sorgere
quest’Istituzione, saprà pure mantenerla e conservarla. “Cercate
dapprima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte le altre cose vi
saranno date per soprappiù“.
ORAZIONE - da recitarsi dalle Esercitande
prima d’incominciare i S. Esercizi
Vergine Immacolata e Santa, eccomi prostrata ai vostri
santissimi piedi per implorare il vostro aiuto, il vostro soccorso e la
vostra assistenza in questi giorni da me consacrati alla riforma della
Regole
411
opera omnia
mia vita. Voi che essendo Madre di misericordia, mi avete certamente
impetrato dal vostro Divin Figlio questa grazia di ritirarmi in questo
luogo a Voi ed al vostro Sposo S. Giuseppe consacrato, per pensare
unicamente alla mia eterna salute, pentirmi de’ miei peccati, mondar
la mia anima ed incominciare una nuova vita tutta conforme ai vostri
santi insegnamenti, siatemi protettrice e guida in questi santi giorni
degli Esercizi, onde li possa fare n spirituale, come Voi, cara con
quell’utile e vantaggio Madre, lo volete e lo desiderate da me. Voi
illuminate la mia mente, per conoscere e ben intendere quanto mi
sarà predicato. Voi muovete il mio cuore alla compunzione, al
pentimento, al doloreo Voi ispiratemi risoluzione e proponimenti
fermi e costanti, onde non mi smarrisca poi mai dalla vita intrapresa
che a Dio ed a Voi mi conduce. Fate insomma, o Maria, che questi
santi giorni, sieno i più belli della mia vita, che sempre come tali li
ricordi, ed al punto della mia morte, mi sieno di conforto e di
consolazione pensando che questi saranno stati la causa della mia
eterna salvezza. Così desidero, così spero, così voglio, così sia.
Regole
412
opera omnia
APPENDICE AL DIRETTORIO
DELL’ISTITUTO DELLE SUORE DELLA
SACRA FAMIGLIA
I - Le pratiche religiose
Oltre le pratiche religiose esposte al capo 4 parte l. delle
Costituzioni, si osserveranno come di costume, non però di Regola, le
pratiche qui sotto indicate:
Mese di Gennaio. Nel mese di Gennaio è stabilita la rinnovazione
dei S. Voti Religiosi nella festa della S. Famiglia. La funzione si fa
come segue: si recitano dapprima cinque Gloria Patri al SS.
Sacramento, tre Pater, Ave e Gloria alla Sacra Famiglia e canto del Veni
Creator indi segue la rinnovazione dei Santi Voti cominciando dalla
Superiora, poscia le Sorelle per ordine, inginocchiate innanzi
all’altare. Finita la rinnovazione di ciascuna si recita ancora un Pater,
Ave e Gloria alla S. Famiglia in ringraziamento, un Gloria ai santi
Protettori dell’Istituto, un Angele Dei all’Angelo Custode, un Pater,
Ave e Gloria secondo l’intenzione del Sommo Pontefice per l’acquisto
dell’indulgenza plenaria ed un De profundis per le Suore ed i
Superiori defunti dell’Istituto.
Mese di Marzo. Nel mese di Marzo alla sera si fan dal Rev.
Cappellano funzione con discorsino ad onore di S. Giuseppe e
benedizione colla S. Reliquia, previo il canto del Te Ioseph.
Mese di Maggio. In questo mese si fa funzione come nel mese di
Marzo ad onore di Maria ss. con discorsino e benedizione della S.
Reliquia.
Regole
413
opera omnia
Mese di Giugno. Si distingue pure questo mese col canto del Cor
arca tutte le mattine nel tempo della S. Messa, e colla recita di
apposita orazioncina, oltre la Coroncina del S. Cuor di Gesù nei
giorni della novena, si canta poi una strofetta analoga tutte le sere n
dopo il S. Rosario.
Mese di Ottobre. Tutte le mattine nel tempo della S. Messa, si
recita ma terza parte del S. Rosario coll’orazione: A Te beato Giuseppe,
ecco se ne recita pure un’altra terza parte in privato lungo il giorno, e
l’ultima parte viene recitata in chiesa alla sera dal Rev. Cappellano,
con la benedizione della Reliquia di Maria SS. e possibilmente con
discorsino analogo.
Mese di Novembre. Il giorno della Commemorazione dei fedeli
defunti si recita l’intiero Ufficio dei morti in suffragio di tutti i fedeli
defunti; e fra l’ottava si recitano, come è prescritto nelle Costituzioni,
tre altri uffici da morto con la celebrazione della S. Messa; uno per le
orfane, uno per le Consorelle e il terzo pei benefattori dell’Istituto
defunti.
Nella sola Casa Madre, gli ultimi due uffici si fanno solenni con
Messa cantata. Si fa poi in esercizio della Via Crucis in suffragio di
tutte le Consorelle defunte, tutti i giorni dell’ottava dei morti. Tutto il
mese di Novenbre si recita ogni mattina, nel tempo della S. Messa,
una terza parte del S. Rosario a suffragio dei fedeli defunti in
generale.
Mese di Dicembre. Nel giorno 24 Dicembre, anniversario della
Benedetta Fondatrice, oltre la Comunione solita per tutte le
Consorelle defunte, da farsi in tutte le Case, nella Casa-Madre Madre
si celebra un ufficio solenne in suffragio della Fondatrice stessa; nelle
Case figliali invece si recita l’ufficio dei morti, e si fa l’esercizio della
Via Crucis.
Per la Solennità del S. Natale si apparecchia un divoto presepio,
che rappresenti il mistero della nascita di N. S. davanti al quale si fa
mezz’ora di meditazione la sera della vigilia, chiudendola col canto di
una canzoncina analoga.
Dal giorno di Natale sino all’Epifania si fa una piccola visita al
presepio tutte le sere, recitando nove Gloria Patri a Gesù Bambino, tre
Ave a Maria Immacolata, un Gloria a S. Giuseppe, uno ai Santi Pastori,
ed uno ai Santi Magi, col canto di una strofetta relativa al Mistero,
Regole
414
opera omnia
chiudendo la visita colla giaculatoria: Con Giuseppe e Maria Madre
pudica, il Bambino Gesù ci benedica.
II - Esercizi divoti da praticarsi fra l’anno
Nel giovedì grasso e nell’ultimo giorno di carne vale si fa
l'esercizio della Via Crucis aggiungendo una preghiera di riparazione
al Sacro Cuore di Gesù. Cominciando dal primo giorno di Quaresima
si fa l’esercizio della Via Crucis tutte le sere, eccettuato il Sabato
Santo, e si canta la strofetta: O fieri flagelli...
Il Giovedi Santo. Visita alle sette chiese colle orazioni analoghe, e
canto dello Stabat Mater invece delle litanie. Per la celebrazione della
S. Messa in detto giorno, le Superiore dovranno fame domanda ogni
anno alla Ven. Curia.
Il Venerdì Santo. Dopo la meditazione della mattina si recitano le
orazioni delle cinque piaghe di Nostro S. G. C. con cinque Pater ed
Ave. Di poi cinque Credo colle orazioni di S. Pio V e bacio del
Crocifisso. Alla sera predica sulla passione e morte di Nostro S. G. C.
e benedizione colla Reliquia della S. Croce. Invece del S. Rosario si
recita il coroncino dei trentatré Pater, Credo e salmo Miserere...
Il Sabato Santo. La mattina dopo la meditazione si recitano le
orazioni a Gesù sepolto: e al suono delle campane si canta in Chiesa il
Regina coeli e si recitano cinque Pater, Ave e Gloria colle orazioni alle
Piaghe di Gesù risorto.
Giorni delle Rogazioni. Nei tre giorni che precedono la festa
dell’Ascensione di Nostro Signore, si recitano nel tempo della S.
Messa le Litanie dei Santi colle annesse preci; così pure si fa nel
giorno di S. Marco Evangelista.
Ogni mese. La prima domenica d’ogni mese si fa il santo ritiro in
apparecchio alla buona morte, seguendo le pratiche più innanzi
espresse.
Il primo venerdì d’ogni mese nel tempo della Santa Messa si
canta il Cor arca, e si recita l’atto di consacrazione al Sacro Cuor di
Gesù.
Il giorno 19 si canta l’Inno Te Ioseph e si recita l’atto di dedica a
S. Giuseppe aggiungendo tre Pater, Ave e Gloria pei bisogni spirituali
dell’Istituto ecc.
Ogni settimana. Tutte le domeniche s’interviene alla spiegazione
del Vangelo la mattina, e alla Dottrina al dopo pranzo e si recitano le
orazioni prescritte come al libro delle preghiere, e si fa l’esercizio
della Via Crucis. Ricorrendo pure fra la settimana qualche festa di
Regole
415
opera omnia
precetto si assisterà egualmente alla spiegazione del Vangelo ed alla
Dottrina Cristiana. eccetto le feste di Pasqua, Pentecoste, il S. Natale
ed il Corpus Domini; e il titolare dell’Istituto, cioè la festa della S.
Famiglia, ed il giorno di S. Giuseppe, nelle quali feste invece della
Dottrina si canta il vespro della solennità corrente, e si recita qualche
preghiera analoga.
Ogni giorno. Oltre alle pratiche quotidiane stabilite dalle
Costituzioni si recita ogni mattina nel tempo della S. Messa l’orazione
alla So Famiglia (O Gesù amorosissimo... ) un Pater, Ave e Gloria col
Ut Ecclesiam ed un De profundis per le defunte Suore e Superiori
dell’Istituto.
Alla terza parte del S. Rosario che si recita in comune la sera, si
aggiungerà infine la Salve Regina.. L’Oremus pro pontifice nostro ecc...
quindi le Litanie cantate, l’Angelus Domini, un Pater, Ave e Gloria a S.
Rocco - il Miserere e l’orazione Sacramentato mio Dio, ecc.
III - Pratiche pel Ritiro mensile
La sera della vigilia si fa precedere nella meditazione in
preparazione al Ritiro.
La mattina seguente, all'ora solita delle altre feste, si fa la
meditazione sul V angelo come al solito.
Alle ore 9. Intervento alla spiegazione del Vangelo. e caso non
vi fosse, si fa mezz’ora di lezione spirituale.
Alle ore 9'/2. Riflessione in cella.
Alle ore 10 ½ o Rinnovazione dei proponimenti.
Alle ore 10 Meditazione sopra qualche Massima Eterna ed
esame particolare.
Alle ore 11 ½. Visita coll’aggiunta delle suppliche per la buona
morte. Un Pater, Ave e Gloria secondo l’intenzione del Sommo
Pontefice per l’acquisto dell’indulgenza plenaria ed un Pater ed Ave
per la prima fra le Consorelle che dovrà morire.
Dopo il pranzo di detto giorno si recita l’ufficio dei morti per le
Consorelle defunte, in cambio dell’ufficio della B. V ergine,
omettendo pure l’esercizio della Via Crucis.
IV - Giorni della benedizione del SS. Sacramento.
La benedizione del SS. Sacramento ordinariamente ha luogo:
I - La seconda e la quarta domenica d’ogni mese.
Regole
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opera omnia
II - Tutte le domeniche e tutti i mercoledì di quaresima.
III - Tutti i giorni della novena del S. Natale e della Sacra
Famiglia ed anche in dette Solennità.
IV -. Tutti i giorni degli Esercizi spirituali delle Religiose e delle
giovani esterne.
V - La festa della Circoncisione di Gesù.
VI - La festa dell’Epifania.
VII - La domenica di Pasqua.
VIII - La festa dell’Ascensione di Nostro Signore.
IX - La prima festa di Pentecoste.
X - La festa del Corpus Dominio
XI - Il giorno del Sacro Cuor di Gesù.
XII - Il giorno del Santo Perdono d’Assisi.
XIII - La festa dell’Istituto (15 Ottobre) col canto del Te Deum in
ringraziamento dei benefici impartiti durante l’anno all’Istituto.
XIV - La festa d’Ognissanti
[XV – Ogni primo vnerdì del mese]
V - Novene e pratiche nelle medesime
Solennità
Giorni in cui si
celebrano le feste
Come si devono
eseguire le novene
1. La festa
dell’Epifania
6 gennaio
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
2. Sposalizio
di Maria Vergine
23 gennaio
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
3. Purificazione
di Maria
2 febbraio
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
4. S. Giuseppe Sposo
di Maria
19 marzo
Si fa dal Rev. Cappel.
con bened. colla Rel.
5. Annunciazione
di Maria
25 marzo
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
6. Beata Vergine
del Buon Consiglio
26 aprile
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
7. Sacro Cuor
di Maria
1 giugno
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
8. Visitazione
2 luglio
di Maria aS.Elisabetta
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
9. Beata Vergine
del Carmine
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
16 luglio
Regole
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opera omnia
10. S. Anna madre
di Maria
26 luglio
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
11. Assunzione
di Maria Vergine
15 agosto
Si fa dal Rev. Cappel.
con bened. colla Rel.
12. Natività
di Maria Vergine
8 settembre
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
13. Ognissanti
1 novembre
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
14. Presentazione
di Maria Vergine
21 novembre
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
15. Immacolata
Concezione
8 dicembre
Si fa dal Rev. Cappel.
con bened. colla Rel.
16. Santissimo Natale
25 dicembre
Si fa solenne con
bened. del Venerabile
17. Festa
della S. Famiglia
la 3a Domenica dopo
l’Epifania
Si fa solenne con
bened. del Venerabile
18. Patrocinio
di S. Giuseppe
la 3a Domenica dopo
Pasqua
Si fa dalla Com. in
chiesa col canto: Te
Joseph.
19. Ascensione
di Nostro Signore
il giovedì della 5a
settim. dopo Pasqua
Si fa dalla Comunità
durante la S. Messa
20. Pentecoste
dieci giorni dopo
l’Ascensione
Si fa come
contando
il
Creator
21. Sacro Cuor
di Gesù
il 1° venerdì dopo
l’ott. del Corpus Dom.
Si fa come sopra
contando il Cor arca
22. Beata Vergine
Addolorata
la 3a Domenica di
settembre
Si fa dalla Comunità
la mattina colla recita
dei
VII.
dolori
dell’Addol. e canto
dello Stabat Mater
Regole
418
opera omnia
sopra
Veni
VI. Comunioni di Costituzione.
Tutte le domeniche e feste di precetto, il mercoledì ed il venerdì
di ogni settimana. Tutte le feste di Maria SS. sotto qualunque titolo,
anche non di precetto. Le solennità dei santi patroni dell’Istituto che
sono:
I singoli Apostoli.
S. Francesco di Sales
giorno
29 gennaio.
S. Girolamo Miani
8 febbraio.
S. Giuseppe Sposo di Maria
19 marzo.
S. Isidoro agricola
15 maggio.
S. Filippo Neri
26 maggio.
S. Giovanni Battista
24 giugno.
S. Vincenzo de’ Paoli
19 luglio
S. Maria Maddalena penitente
22 luglio
S. Anna madre di Maria V
26 luglio
S. Ignazio di Lojola
31 luglio
S. Alfonso M. de’ Liguori
2 agosto
S. Gioachino padre di M. V
19 agosto
S. Giovanna Franc. di Chantal
21 agosto
S. Giuseppe Calasanzio
1 settembre
I Santi Angeli Custodi
2 ottobre
S. Francesco d'Assisi
4 ottobre
S. Teresa di Gesù
15 ottobre
S. Giovanni della Croce
24 novembre
VII - Altre Comunioni
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
Il giovedì grasso.
L'ultimo giorno di carnevale.
Il giovedì santo in cui si fa la S. Pasqua.
La festa dell'Invenzione della S. Croce - 3 maggio
Anniversario della morte di Mons. Valsecchi primo Superiore
dell’Istituto -6 maggio
Anniversario della morte di Mons. Vescovo Speranza
cooperatore nella fondazione dell'Istituto e Superiore -4 giugno
Il giorno di So LuigI Gonzaga - 21 giugno
S. Pietro in Vincoli - 1 agosto
Esaltazione di S. Croce - 14 settembre
La festa dell’Istituto - 15 ottobre
Regole
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11. La commemorazione dei fedeli defunti - 2 novembre.
12. La traslazione della S. Casa di Loreto - 10 dicembre
13. Nel giorno della vestizione ed alla pronuncia dei voti semplici
e perpetui delle Sorelle.
14. La festa del Santo protettore della Parrocchia ove si tengono le
Case o d’altro Santo che si solennizza pubblicanmente in detta
Parrocchia.
VIII - Modo di compiere le pratiche di pietà.
In chiesa si stia colla maggior compostezza sì sedute che in
ginocchio e diritte nella persona. Non si sospiri, né sii faccia altri moti
in modo da recar disturbo. Non si entri in chiesa se non ben pulite e
assettate nelle persona, e non si faccia lecito né per caldo né per
nessun altro motivo, la più piccola scompostezza o inciviltà. Non si
entri mai in chiesa coi zoccoli, né coi manichetti; e non si tengano i
piedi fuori delle pianelle.
Nell’entrare ed uscire di chiesa accompagnatevi due a due e
fate la genuflessione piegando il ginocchio destro fino in terra e
chinando il capo. Non sortite odi chiesa fuori dell’ora prefissa, né
prima che la Superiora ne dia il segno. Occorrendo il bisogno di
sortire, chiedetene il permesso alla Superiora o a chi ne presiede.
In chiesa e in qualunque altra formale adunanza, le Sorelle non
potranno cambiarsi arbitrariamente di posto; ma tutte dovranno
attenersi a quello che si compete al loro grado. Si permette però
riunirsi nella meditazione della sera e in qualche altra circostanza per
risparmio di lumi. Per un quarto d’ora subito dopo la meditazione si
dovrà osservare più rigorosamente il silenzio.
La Superiora dà il segno per incominciare le orazioni, come per
terminarle, e per sortir di chiesa ecc. e in sua assenza l. Assistente o
chi presiede.
Accadendo di far rumore in chiesa o di sbagliare in modo da
recar disturbo o dissipazione alla Comunità, s’inginocchia in terra al
proprio posto fino a che la Superiora non fa il segno di levarsi.
La meditazione la mattina si farà: Nelle domeniche sul Vangelo
corrente; nelle solennità principali, sul Mistero che si solennizza; e
nella festa di qualche Santo protettore sulla di lui vita e virtù. Negli
altri giorni si mediterà ordinariamente la vita di Nostro Signor Gesù
Cristo. Per la meditazione della sera, ciascuna Sorella avrà un libro
Regole
420
opera omnia
destinatole dalla Superiora, e non potranno le Sorelle cambiarselo e
neppure portar fuori dalla chiesa nessun libro della Comunità.
Al Sanctus della S. Messa fin dopo l’Elevazione, tutte
comporranno le mani e abbasseranno la testa in atto di adorazione: la
inchineranno poi sempre nel pronunciare: SS. Trinità, SS. Sacramento,
Preziosissimo Sangue, i Santissimi nomi di Gesù, di Maria e di S.
Giuseppe ed al Gloria Patri.
Le comunioni generali da farsi, verranno avvisate dalla
Superiora, e in sua assenza da chi presiede, la sera precedente, dopo
proposti i punti della meditazione per la mattina seguente e queste si
faranno da tutte le Religiose nel tempo della S. Messa. Quando invece
la Comunione fosse particolare ad alcuna, la si farà prima della S.
Messa.
Se per qualche motivo, la S. Messa si dovesse ritardare d’un
quarto d’ora, la SS. Comunione si farà dalla Comunità prima, per non
alterare l’orario.
Ogni giorno si farà mezz’ora di lezione spirituale in lavorio
premettendovi l’Actiones nostras ecc. Nel primo quarto d’ora si
leggerà l’esercizio di perfezione del Rodriguez od altro libro ascetico
e nel secondo quarto si leggerà la vita di qualche santo. Si tralascia la
lezione quando si abbia avuto qualche predica o istruzione.
Il giorno stabilito per la confessione è possibilmente giovedì.
Nell’accostarsi tanto alla confessione come alla SS. Comunione
precedono ordinariamente le Postulanti, poi le Novizie e le Professe
per ordine.
Il ringraziamento della confessione e della SS. Comunione si fa
in ginocchio in terra. S’inginocchia pure in terra quando è esposto il
Venerabile.
Nell’accostarsi alla confessione, nell’Esposizione del Venerabile
e nell’accompagnarlo alle inferme, s’indossa dalle Sorelle il grembiule
nero, ed anche il mantello e le scarpe accostandosi alla SS.
Comunione.
Regole
421
opera omnia
IX. Orari giornalieri da osservarsi in ogni stagione dell'anno.
Dal I Maggio alla metà di Agosto
Giorni feriali
ore
Giorni festivi
ore
Prima sveglia
4½
Prima sveglia
5
Levata comune
5
Esercizio del cristiano indi
½ ora di Meditazione e S.
Messa
Levata comune
5½
Colazione
7
Lavoro in silenzio nelle
proprie officine
5½
Esercizio del cristiano
indi ½ ora di Meditazione
e S. Messa
Colazione
7½
6
7½
Omelia, indi Capitolo
Visita al SS. Sacramento 11 ½
conforme al libro delle
orazioni
con
esame
particolare
Officio
Vergine
Pranzo, indi ricreazione
Visita al SS. Sacramento 11 ½
con esame particolare
12
della
9
Beata 10 ½
Visita al SS. Sacramento 14
secondo le Costituzioni
Pranzo, indi ricreazione
Lezione spirituale
15
Dottrina Cristiana, poi 14
visita al SS. Sacramento
secondo la Regola e
lezione spirituale quando
non si abbia assistito alla
dottrina
Merenda
16 ½
Merenda
16 ½
Meditazione
18
Meditazione
18
Cena, indi recita del santo 20
Rosario
S. Rosario
19 ½
Esercizio
riposo
Cena
20
della
sera
e 21 ½
Esercizio
riposo
Regole
422
della
opera omnia
sera
12
e 21 ½
Dalla metà d’Agosto al I Novembre e dalle metà di Marzo al I Maggio
Giorni feriali
Ore
Giorni festivi
Ore
Prima sveglia
5
Prima sveglia
5½
Levata comune
5½
Levata comune
6
Esercizio del Cristiano
indi ½ ora di Meditazione
e S. Messa
6
Esercizio e Meditazione
6½
Colazione
7½
S. Messa
7¼
Lavoro in silenzio nelle
proprie officine
8
Colazione
8
Visita al SS. Sacramento
conforme al libro delle
orazioni con esame
particolare
11 ½
Omelia indi Capitolo
9
Pranzo, indi ricreazione
12
Officio della B. Vergine
10 ½
Visita secondo le Costit.
14
Visita a G. Sacram.
11 ½
Lezione spirituale
15
Pranzo, indi ricreazione
12
Recita del S. Rosario indi
½ ora di meditazione
Cena
sul
tramonto
20
Esercizio della sera e
riposo
Dottrina Cristiana, poscia 14
visita al SS. Sacramento
secondo le Costituzioni e
lezione spirituale se non
si è assistito alla Dottrina
Recita del S. Rosario indi
meditazione
21 ½
sul
tramonto
Cena e ricreazione
19 ½
Esercizio delle sera e
riposo
21 ½
N.B. – Si incomincia a fare la Meditazione alle ore 6 il giorno I
di Aprile e si termina quando vi sia tempo sufficiente per farla
dopo il S. Rosario.
Regole
423
opera omnia
Dal I Novembre alla metà Marzo
Giorni feriali
Ore
Giorni festivi
Ore
Prima sveglia
5½
Prima sveglia
5½
Levata comune
6
Levata comune
6
Esercizio del Cristiano
indi ½ ora di Meditazione
e S. Messa
6½
Esercizio del cristiano
6½
indi ½ ora di Meditazione
e S. Messa
Colazione
8
Colazione
8
Lavoro in silenzio nelle
proprie officine
8½
Spiegazione del Vangelo
indi Capitolo
9
Visita al G. S. con esame
particolare
11 ½
Officio della B. Vergine
10 ½
Pranzo, indi ricreazione
12
Visita a G. S. con esame
particolare
11 ½
Visita secondo le
Costituzioni
14
Pranzo, indi ricreazione
12
Lezione spirituale
15
Dottrina Cristiana, indi
visita al SS. Sacramento
14
Recita del S. Rosario indi
½ ora di Medit.
tramonto
Recita del S. Rosario indi
meditazione
Cena
20
Cena
20
Esercizio della sera e
riposo
21 ½
Esercizio delle sera e
riposo
21 ½
sul
Regole
424
opera omnia
sul
tramonto
X - Segni per chiamare le religiose
Superiora Generale
Una suonata lunga
! lunga
Ia assistente o Vicaria
Generale
Tre tocchi una
suonata
▲▲▲!
2a Assist. Generale
Due suonate
!!
3a Assist. Generale
Tre suonate
!!!
4a Assist. Generale
Quattro suonate
!!!!
Segretaria Gener.
Tre suonate e tre
tocchi
!!!▲▲▲
Economa Gener.
Tre tocchi e tre
suonate
▲▲▲!!!
Direttrice Generale
d’agraria
Quattro tocchi e
quattro suonate
▲▲▲▲!!!!
Superiora locale
Tre tocchi e due
suonate
▲▲▲!!
Maest. delle novizie
Quattro suon. e
quattro tocchi
!!!!▲▲▲▲
1a Assistente locale
Due suonate e tre
tocchi
!!▲▲▲
2a Assist. o segretaria
locale
Tre suonate e tre
tocchi
!!!▲▲▲
Economa locale
Tre tocchi e tre
suonate
▲▲▲!!!
Dirett. locale e
d’agraria
Quattro tocchi e
quattro suonate
▲▲▲▲!!!!
Maest. delle orfane
Cinque suonate
!!!!!
Infermiera
Tre tocchi, due
suonate, tre tocchi
▲▲▲!!▲▲▲
Sagrestana
Cinque suonate e
cinque tocchi
!!!!!▲▲▲▲▲
Portinaia
Una suonata
!
Guardarobiera
Cinque tocchi e
cinque suonate
▲▲▲▲▲!!!!!
Ia maestra delle scuole Tre tocchi, tre
esterne
suonate, tre tocchi
▲▲▲!!!▲▲▲
Confessore e
confessioni
Dieci tocchi replicati
▲▲▲▲▲▲▲▲▲
▲
Medico
Tre tocchi, due
suonate, tre tocchi
▲▲▲!!▲▲▲
Regole
425
opera omnia
Ritro
Dieci tocchi
▲▲▲▲▲▲▲▲▲
▲
Capitolo
Cinque suonate,
cinque tocchi, una
suonata lunga
!!!!!▲▲▲▲▲! lunga
Richiamo di tutta la
Comunità
Cinque tocchi e una
suonata lunga
▲▲▲▲▲! lunga
XI. Istruzione sul modo di contenersi nella propria cella
Al tocco del campanello che dà il segno della levata, rizzatevi
prontamente e indossata la sottana, mettetevi in ginocchio per
adorare la Divina Maestà. Recitate tre Ave Maria consacrando il
vostro cuore a Maria SS. con la giaculatoria: A voi dono il mio cuore,
Madre del mio Gesù. Madre d’amore, indi tre Gloria Patri alla Sacra
Famiglia, mettendovi pel corso della giornata sotto la Sua validissima
protezione. Se avete a comunicarvi, rinnovate in cuor vostro atti di
fede, di desiderio ecc. ecc.
Indossando e spogliando l’abito religioso, il velo ecc. baciateli
divotamente. Nel vestirvi e nello spogliarvi usate la maggior
modestia che sia possibile. Di notte non uscite di cella se non
convenientemente vestite e compitamente se di giorno.
La cella sia finita di rassettare al segno di recarsi in chiesa.
Quelle poi che avessero ordine di uscire dalla cella dopo un quarto
d’ora per qualsiasi incombenza, ne termineranno la pulizia prima del
segno del silenzio.
Nel rifare il letto rivoltate il materasso, scuotete il guanciale,
badate che le lenzuola, le federe e le coperte siano sempre ben diritte.
Di giorno la sopracoperta si stenda sopra tutto il letto di modo da
coprire anche il guanciale.
Procurate di compiere le vostre faccenduole in cella senza
strepito per non rompere il rigoroso silenzio comandato dalle
Costituzioni. Togliete, se vi fossero, macchie e lordure dalle pareti e
spolverate il piccolo mobilio, ed almeno una volta al mese fate una
maggior pulizia nella vostra cella; acciò sia sempre netta e assettata.
Non fate fori nelle pareti, né introducete chiodi per nessun
motivo. Non gettate immondizie dalle finestre e non le abbandonate
negli angoli delle celle né sui corridoi. Non gettate troppa acqua per
terra essendo l’umidità nociva alla salute.
Regole
426
opera omnia
Aprite e chiudete le finestre a tempo debito; nell’inverno
chiudetele sull’imbrunire per impedire che l’umidità penetri nella
cella; e nell’estate riparatele dagli ardori del sole. Badate a chiudere le
finestre quando comincia a soffiar vento, perché non si guastino né si
rompano. Di notte poi stiano sempre chiuse, almeno le gelosie.
Il materasso, il guanciale e le coperte sieno da tutte tenuti
pulitissimi. Siano pulitissimi l’asciugatoio, il catino ed i pettini. Tutto
insomma nella vostra cella spiri amore alla santa povertà ed insieme
massima pulitezza e buon ordine, cose che tanto servono alla comune
edificazione.
Osservate scrupolosamente la regola di tenervi pulite nella
persona, e perciò ogni sera spazzolate il velo, la cuffia e la sopraveste.
Nel deporre biancheria lorda od altro, fate il vostro fardello e
ponetelo fuori della cella la mattina del lunedì prima di uscire.
È permesso tener in cella il mantello, il grembiule nero, il velo.
la cuffia della festa e le scarpe.
Non è permesso tener in cella oggetti spettanti alla propria
officina od ai propri impieghi, questi si tengono nelle stanze a ciò
destinate.
Badate a ripigliare prontamente le maglie delle calze e ad
aggiustare le piccole sdrusciture degli indumenti che indossate,
perché non crescano, e ciò per non ledere la santa povertà a cui siamo
tenute. Quindi la mezz’ora della lezione del dopo pranzo si dovrà
impiegare, occorrendo, per queste riparazioni, riservandosi però di
fare in cella quelle che richiedono maggior libertà e tempo, sempre
colla debita licenza; inoltre, occorrendo, sarà anche permesso
trattenersi per questo scopo quattro o cinque minuti la sera dopo l.
ora prefissa del riposo. Per queste piccole riparazioni si potrà tenere
in cella un po’ di refe che si domanderà alla guardarobiera.
La sera dopo l’esercizio ritiratevi ognuna prontamente nella
vostra cella; recitate in ginocchio tre Ave e tre Gloria alla Sacra
Famiglia, come la mattina, quindi spogliatevi speditamente piegando
e riponendo ben ordinati i vostri indumenti.
Un quarto d'ora dopo l'esercizio, ognuna deve essere a letto e
deve avere spento il lume. Adagiatevi in letto composte e riposatevi
in pace, sotto gli auspici della Sacra Famiglia.
Dormendo più d’una nella medesima stanza, avrete le tende,
oltre a ciò usate per rispetto della compagna il lume basso e non
aprite le finestre se non dopo esservi convenientemente vestite. Non
entrate in nessuna stanza prima che ne diate il segno.
Regole
427
opera omnia
Per nessun motivo, dopo l’esercizio della sera, si può andare
per le casa; così pure la mattina prima del segno di discendere, senza
averne avuto particolare permissione della madre Superiora.
Prevedendo di doversi alzare per qualche motivo, prima della
sveglia, o la notte, se ne chiederà la sera la dovuta licenza alla madre
Superiora.
XII - Istruzione sul modo di contenersi nel lavorio comune
In ogni stagione, mezz’ora dopo la colazione, al segno del
campanello, tutte le sorelle si riuniranno. nella sala comune di lavoro,
ove la Superiora o chi fa per essa, reciterà l’Ave Maria coll’offerta:
Signore vi offro ecc. Le sorelle che devono recarsi nelle officine si
presenteranno alla Superiora chiedendole di recar visi, ricevendo
all’uopo dalla stessa gli ordini relativi. Quelle che non hanno nessuna
incombenza rimarrà non nella sala di lavoro. Così pure si farà dopo la
visita del dopo pranzo.
In lavorio prendete ognuna il vostro posto col dovuto ordine
come nelle altre comuni adunanze e mettetevi in silenzio come
prescrivono le Costituzioni. Se doveste uscire per qualche motivo
chiedetene prima licenza a chi presiede. Arrivando tardi alla lezione
spirituale che si fa in lavorio, portatevi alla Superiora, o chi presiede
chiedendone in ginocchio il permesso di andare al posto.
Aggiustando gl’indumenti sia di biancheria, che di sopravesti,
guardate che sieno ben rappezzati; questi rammendi ben fatti sono gli
ornamenti più belli del l’abito religioso, ma disdicono alla dignità ed
al rispetto dovuto a quell’abito, se sono male eseguiti. State però
attente a non ledere la santa povertà, coll’essere troppo corrive nello
scartare. In una religiosa nulla deve vedersi che non presenti povertà
ed insieme decenza, pulizia, compostezza, che esprimono l’intera
purezza e aggiustatezza dell’anima.
Al segno d’uscire dal lavorio, ognuna ripigli il proprio lavoro e
lo riponga al debito posto con la sedia, raccolga da terra le pezzuole,
sicché la stanza del lavoro presenti sempre l’aspetto dell’ordine e
della pulizia.
Nella camera del lavoro non tenete molta roba d'aggiustare, ma
solo quella che potete aggiustare in un giorno.
Quelle sorelle che hanno l’ufficio di scopare la stanza di lavoro,
raccolgano da terra le pezzuole se ve ne fossero e osservino se vi
fossero cose da riparare dalla polvere ecc.
Regole
428
opera omnia
XIII - Istruzione sul modo di contenersi nelle refezioni comuni
Le sorelle sieno pronte a recarsi al refettorio al segno che ve le
chiama e non vi si entri se non ben pulite ed assettate. Non è lecito
entrarvi coi zoccoli né coi manichetti, tranne che a merenda
L'ordine dei posti in refettorio è quello seguito in ogni formale
adunanza, stabilito nelle Costituzioni Parte I Capo II. Andate ognuna
al posto che vi si compete e fatta in comune la solita preghiera,
sedete, seduta che sia la Superiora o chi presiede.
Alla prima mensa interviene tutta la comunità, meno le sorelle
legittimamente impedite.
Tanto le novizie che le professe devono essere sempre presenti
sì alla benedizione che al ringraziamento d’ogni pasto.
Dopo la benedizione della mensa si ascolti il punto di lezione
che precede la refezione e si abbottonino in pari tempo le maniche
dell’abito religioso.
Arrivando una sorella tardi al refettorio, cioè dopo cominciata
la benedizione, guardi a non entrarvi fino a che la Superiora abbia
dato il segno di spiegare il tovagliuolo.
Quelle che servono alle mense se ne stiano quiete all’ingresso
del refettorio fino a detto segno. A questo segno entrano pure le
postulanti: prendono l’acqua benedetta e, fatto Un segno di rispetto
alla Superiora o a chi presiede, vanno direttamente al proprio posto e
recitano l’Actiones nostras prima di sedere; e le sorelle arrivate tardi
per propria colpa si porteranno nelle avanti alla Superiora o a chi
presiede e in ginocchio le chiederanno il permesso d'andare al posto.
Le colpe si accusano subito dopo la benedizione della mensa, in
mezzo al refettorio e rivolte alla Superiora. Perché il dire la propria
colpa, serva allo scopo di umiliare, si deve dire con voce intelligibile e
chiara. Durante le accuse o altri atti d’umiliazione, ognuna resti
composta a speciale raccoglimento. Se qualche sorella pratica verso di
voi qualche atto d’umiliazione, ricevetelo con pari umiltà, guardando
dal mostrar ritrosia.
In refettorio vi si raccomanda di tener sempre gli occhi bassi e
non li andate girando di qua in là nemmeno col pretesto di vedere i
bisogni delle sorelle; lasciatene la cura a chi s'aspetta.
La refettoriera, dopo dato il segno di spiegare la salvietta, faccia
un giro in refettorio per vedere se nulla manchi.
Nello spiegare la salvietta e disponendo le posate, vi si
raccomanda assai di non far rumore per non disturbare la lezione;
così pure nel pulirle e riporle.
Regole
429
opera omnia
Durante la refezione un angolo della salvietta lo si stenda sulla
mensa avanti a sé; e si tenga l’altro fermato avanti al mento.
Mangiando abbiate cura di serbare la modestia, la temperanza,
la pulizia. State diritte nella persona portando il boccone alla bocca,
alzate il braccio e inclinate alquanto la testa: non abbandonatevi coi
gomiti sulla tavola.
Se succede qualche sbaglio o svista, guardatevi dal ridere, dal
far segni, dal correggere gli altrui falli; lasciatene la cura a chi
s’aspetta. Prendete la porzione che vi si porge e non osservate quella
delle altre. Mangiate senza avidità e nemmeno con troppa lentezza.
Astenetevi da quei cibi che sapete pregiudicevoli alla vostra
salute, sebbene graditi al vostro gusto.
Non addentate il pane, le frutta, né altre vivande; portate alla
bocca quel tanto solo che potete prendere in un boccone, così pure
mangiando la minestra od altro col cucchiaio, non portate alla bocca
che quello che potete assorbire in una volta. Mangiando non sbattete
le labbra e non fate rumore assorbendo il brodo. Se non potete col
coltello spolpare le ossa, prendetele leggermente con due dita.
Non bevete mentre avete il boccone in bocca, bevendo non
alzate troppo la testa e non bevete con avidità, ma poco per volta,
fosse anche acqua.
Guardatevi dal gettare in terra cosa che sia, dal versar brodo,
acqua od altro per nessun motivo. Se nelle vivande trovaste cose
schifose, riponetele in un lato del vostro piattello, e se fa d’uopo
copritele con un pezzetto di pane od altro.
Per pulire la posata servitevi del mantiletto e non della
salvietta.
Nessuna si permetta d’intascare o riporre nel cassetto, per sé o
per gli altri, di quanto viene imbandito, eccetto qualche cosa in certe
circostanze, chiedendone però prima il dovuto permesso alla Madre
Superiora: del resto, quanto avanza si lasci in tavola.
Non tenete il coltello né la forchetta inutilmente in mano: non
trastullatevi con essi né col mantile ecc. mentre aspettate; ma statevi
con le mani composte e appoggiate sulla tavola.
Venendo qualche volta dispensate dal silenzio non vi
abbandonate ad una eccessiva loquacità. Non parlate mentre avete il
boccone in bocca.
Nessuna si permetta trattenersi a tavola dopo le altre, né la
Superiora lo conceda senza conosciuto bisogno. Chi presiede però
alle mense, lasci il tempo conveniente per ciascheduna, cioè lo spazio
di mezz’ora.
Regole
430
opera omnia
Quando la Superiora finita la mensa dà il segno di ripiegare la
salvietta, ripiegatela e mettetela nel vostro cassetto; e quando dà il
segno di alzarsi, alzatevi, ma con agilità, mentre la lettrice dice: Tu
autem Domine miserere nobis. Rispondete tutte con voce moderata e
con divoto contegno alle preci di ringraziamento.
Quando qualcuna abbia commesso qualche sbaglio nel tempo
della mensa, o fatto del rumore in modo di aver disturbata la lezione,
reciterà in ginocchio la preghiera di ringraziamento.
Uscite dal refettorio con ordine e in silenzio, non dovendovisi
mai trattenere in chiacchiere per nessun motivo. Le parole di
necessità in refettorio si dicano a voce bassa e nel tempo poi della
mensa si osservi sempre rigoroso silenzio.
In alcune solennità o liete ricorrenze, la Superiora dispenserà la
comunità dalla lettura, ed allora si potrà parlare, ma ciò s’intende solo
per la prima tavola, non per la seconda. È permesso pure parlare alla
piccola refezione della merenda che si dispensa dal I Maggio fino alla
commemorazione dei fedeli defunti, due novembre, meno il sabato
ma anche qui s’intende solo per la refezione comune: quando questa
fosse particolare per alcune, esse sono tenute ad osservare il silenzio.
Finita la prima mensa si dà il segno per la seconda, alla quale
intervengono le sorelle impedite dall’intervenire colla comunità.
La Superiora destina una delle maggiori a presiedere alla
seconda mensa, perché tutto vada colla stessa regolarità che alla
prima, non dovendovi essere altra diversità che l’omissione della
lettura e delle accuse.
Le destinate alla seconda mensa sieno pronte al refettorio al
segno che ve le chiama; vi entrino pulite ed assettate; facciano la loro
preghiera nell’atto che la fa quella che presiede, siedano quand’ella
siede, spieghino e ripieghino la salvietta quando lo fa pure chi
presiede e si diportino come se fossero alla mensa della comunità. La
sorvegliante alla seconda mensa ammonisca caritatevolmente quelle
che arrivassero tardi e non si contenessero nel debito modo: se le sue
ammonizioni non producessero emenda ne avvisi la Superiora.
Alla seconda mensa, come alla merenda ed alla colazione, si
recita solo l'Actiones nostras nel benedire e l'Agimus in ringraziamento
da chi presiede e de altre con voce intelligibile rispondono: Amen. Le
benedizioni per la mensa comune, sono indicate sul libro delle
preghiere per le Suore della S. Famiglia.
Nessuna, senza espressa licenza della Superiora, che la darà
quasi mai, si rechi al refettorio per una terza mensa a scanso di molti
inconvenienti.
Regole
431
opera omnia
Le Superiore accorderanno qualche volta fra l’anno
straordinarie ricreazioni e refezioni alle sorelle, mai però nelle feste di
più devota solennità come nei giorni di Pasqua, di Pentecoste, di
Natale e nelle principali novene.
Schivate di parlare di cibi e di mostrare quali più vi piacciono e
quali meno di fare osservazioni se sieno o no ben cucinati, tranne che
colla Superiora, se trovaste opportuno avvisarla di qualche cosa pel
meglio. Cambiando casa non fate confronti sul trattamento.
Non usandosi nell’Istituto per amore della santa povertà,
tovaglie sulle mensa, dovranno le tavole del refettorio essere di noce
o d’altro simile legno che si possa lucidare; e saranno tenute sempre
con somma pulitezza. Gli utensili pure del refettorio siano sempre
pulitissimi. In ogni tavola si ponga sempre un piatto su cui riporvi gli
avanzi netti. Si costumino bottiglie per l’acqua e pel vino. In refettorio
si terrà il secchiello con acqua fresca e la tazza per bere lungo il
giorno oc correndo.
Nel tempo delle mense si terranno gli usci del refettorio chiusi a
chiave e sui vetri delle finestre che non hanno le mezze gelosie, si
dovranno mettere le tende.
XIV - Istruzione sul modo di contenersi nelle ricreazioni comuni.
Dopo pranzo le sorelle si lasceranno occupate negli uffici tre
quarti d'ora, ed un'ora il venerdì, do vendo in tal giorno far maggior
pulizia alle stoviglie, alle pentole, alla cucina ed al refettorio.
All’ora stabilita nessuna sorella si potrà esentare dalla
ricreazione comune, tranne quelle che in quell’Ora avessero l’obbligo
di sorveglianza delle figlie; del resto la Superiora non concederà a
nessuna l’assentarsene senza giusto motivo. Quelle che non hanno
nessuna incombenza vi si recheranno subito dopo il pranzo.
Pel disimpegno degli uffici la sera si lascerà mezz’ora; quindi
andranno nella comune ricreazione che dura fino alle ore 21 e 30.
Nelle ricreazioni la comunità stia riunita in un solo luogo. Le
Sorelle a cui la Superiora permettesse ritirarsi o per indisposizioni, o
per qualunque altro motivo, non potranno discorrere senza speciale
licenza.
Nelle ricreazioni, se non passeggiaste o giocaste, portate con voi
qualche piccolo lavoro, che senza occuparvi vi difenda dall’ozio.
In ricreazione dovete sollevarvi, che a questo scopo vi è
accordata; ma non dovete abbandonarvi ad una eccessiva allegria od
Regole
432
opera omnia
a smoderato riso, né allontanarvi da quella compostezza propria del
vostro stato.
Non trascorrete in fanciullaggini che sarebbero fuor di stagione,
non altercate tra di voi, non ostinatevi, ma cedete tosto a chi vi
contrasta non lasciate travedere indizio d’impazienza, doppiezza, o
di altra sregolata passione. Non alzate troppo la voce, non dite senza
proprietà e senza riflessione parlate di cose che possano interessare le
compagne e non obbligatele ad ascoltare solo ciò che piace ed
interessa a voi. Non mettete a scherzo od in canzone chicchessia in
guisa d’offendere o disturbare la carità, schivate altresì ogni motto o
segno, che indichino sprezzo. Date bando a discorsi di cose leggere e
curiose e parlate di quelle che sono proprie a Religiose e che servono
a scambievole edificazione.
Le Sorelle minori si guardino dai modi troppo confidenziali con
le Sorelle maggiori, e queste edifichino le giovani Religiose.
Non si parli mai di confessori, confessioni, conferenze o
d’avvisi dati a voi in particolare.
Non dite cosa alcuna che per accidente sia a voi nota e
conosceste desiderata secreta dalla Superiora, o che a Lei e non a voi
spettasse manifestare.
Non siate poi mai di quelle Sorelle imprudenti, e immortificate
che non sanno frenar la smania di tutto sapere, di tutto dire; queste
tali non sarebbero mai Religiose di vita interiore, ed apporterebbero
danni incalcolabili alla comunità.
Riuscirebbero poi di mala edificazione quelle Sorelle che nelle
ricreazioni se ne stessero taciturne e fosche, quasi scandalizzandosi
della giovialità delle compagne; che non vi prendessero parte, ovvero
la prendessero di mala voglia. Tutte queste cose nascono da egoismo
che non si sa sacrificare al piacere altrui, da immortificazione e, non
rare volte, da capriccio o da cervello balzano.
Le Sorelle che durante la ricreazione fossero destinate alla
sorveglianza delle Figlie, mentre attenta mente le sorvegliano,
procurino rendere alle loro affidate, grata e gustosa la loro
compagnia, ed insieme le edifichino con la loro compostezza, e con
l’aggiustatezza di un parlare e di un contegno veramente religioso.
Regole
433
opera omnia
XV - Istruzione sul modo di comportarsi con i Superiori e con le
Sorelle
Quelle tra voi che ebbero il vantaggio di ricevere una civile
educazione, devono non solo saper compatire le altre che ne furono
prive; ma usar loro la carità d’avvertirle delle mancanze nelle quali
incorrono senza lor colpa; e queste approfittino degli avvisi che loro
si danno, onde se la religiosa vocazione vi ha rese tutte sorelle in
Gesù Cristo, anche sotto questo rapporto di religiosa civiltà, siavi tra
voi uniformità perfetta.
Presentandovi a qualche Vescovo od altro Superiore
Ecclesiastico di primo ordine, dovete inginocchiarvi e baciargli
l’anello con tutto il rispetto, ma senza prendergli la mano; e se la ritira
non In andate cercando.
Trattenetevi davanti a Lui col maggior rispetto possibile, mani
composte, occhi dimessi, non una dietro le spalle dell’altra, ed alle
interrogazioni rispondete con quei modi civili che richiede la sua
autorità.
Parlando con persone a voi superiori alzatevi, se siete sedute, e
non fissate loro gli occhi in faccia, che sarebbe mancanza di rispetto e
di civiltà.
Entrando la Superiora Generale, un’Assistente od officiala
Generale, oppure la Superiora locale, alzatevi tosto né vi rimettete a
sedere finché esse non sieno sedute o partite, od abbiano fatto segno
di sedere.
Presente la Superiora Generale od un’officiala Generale non vi
alzate né al sopravvenire né al partire della Superiora locale.
Non vi ponete mai al posto né sulla sedia della Superiora
Generale o locale.
Camminando a lato delle medesime o delle Sorelle a voi
maggiori, tenetevi sempre con rispetto lasciando la destra.
Quando la Superiora Generale o locale parlano, tenetevi in
riverente attenzione; se veniste da Esse corrette, alzatevi ed in umile
atteggiamento che dice d’avere sbagliato, ricevete la correzione; e non
vi partite dalla loro presenza finché non venite dalle medesime
licenziate. Non siate però mai tanto ardite di replicare a quanto Esse
dicono, di opporvi menomamente a quanto vi ordinano, di scusarvi
se vi ammoniscono o correggono; di addurre pretesti per sottrarvi
alle loro ordinazioni. Tuttavia ricevendo da loro qualche ordine, e
credeste avanti a Dio fare delle osservazioni, si facciano, ma con tutta
Regole
434
opera omnia
sommessione. Dopo ciò, se le medesime non concedono o non
revocano espressamente l’ordine, si eseguisca esattamente.
In presenza dei Superiori non date mai ordini in modo
autorevole, né correggete alcuna sorella; ma esprimete con ritegno ciò
che vi occorre ordinare o correggere.
Le colpe che si commettono sotto gli occhi della Generale o di
un’Assistente Generale si accusano subito alle stesse in ginocchio
anche presente la Superiora locale; e se non sono presenti, si accusano
alla stessa Superiora, ancorché la Generale o le Assistenti Generali
fossero in casa. Le licenze e le dispense si domandano sempre alla
Superiora locale anche presenti le suddette Generali, ricordandosi di
domandare sempre in ginocchio quelle che riguardano il proprio
personale.
Le benedizioni spettano alla Supuriora Generale, se si trova
presente: non presente si chiedono alla Superiora locale; così pure la
benedizione della mensa tocca, come sopra, alla Generale; pel
rimanente si ricorra in tutto alla Superiora locale, la quale nelle
riunioni comuni darà anche il segno per incominciare come per
terminare ogni pratica secondo l’orario, meno che fosse presente la
Generale.
Entrando più tardi in una comune adunanza fate un segno di
rispetto, così pure dovendo uscire, se per vostra colpa entraste tardi,
inginocchiatevi davanti alla Madre Superiora e in sua assenza a chi
presiede, chiedendo licenza di andare al posto.
Quando vi occorre trattenervi a parlare con qualche sorella, non
fermatevi nei luoghi ove è prescritto particolarmente il silenzio, ma
ritiratevi in qualche stanza più vicina.
Uscendo dalle stanze, guardatevi dal lasciare sbattere gli usci,
ma accompagnateli sempre con la mano.
Non sputate in terra, e guardatevi dall’abitudine di sputare
sovente; e in caso di bisogno servitevi del fazzoletto.
Internamente poi stimate tutte le sorelle come superiori a voi in
merito ed in virtù, e nell’esterno por tate loro quell’onore e quella
riverenza che lo stato di Sposa di Gesù Cristo domanda.
Le giovani specialmente siano sempre le prime, ad accorrere in
aiuto delle maggiori, a risparmiar loro faticosi incomodi,
particolarmente in ciò che riguarda i loro importanti uffici.
Le capo ufficio abbiano in voi delle figlie docili e mortificate,
che più volentieri vogliono essere aggravate loro per sollevar esse.
Non manifestate i mancamenti delle sorelle ad altre che alla
Regole
435
opera omnia
Superiora; chi n in ciò mancasse sia dalla Superiora severamente
punita.
Toccando a voi una correzione od un avviso dalla Superiora,
non andate indagando chi ne l’abbia avvisata : piuttosto pensate ad
approfittarne ed emendarvene.
Essendovi stata affidata un’incombenza qualunque, e
sopravvenendovi impedimento a disimpegnarla, avvisatene in tempo
la Superiora o la capo ufficio acciò vi provveggano.
Regole
436
opera omnia
INDICE
Le regole 1
Capitolo I ________________________________________________ 3
Idea generale del fine e scopo che questa Congregazione o
Famiglia si propone_________________________________ 3
Come si potrebbe mettere in esecuzione il secondo scopo e fine
di questa Congregazione, sè Dio col tempo volesse
fornire di buoni, e bravi soggetti. ___________________ 4
Capitolo II _______________________________________________ 7
Impianto _______________________________________________ 7
Capitolo III______________________________________________ 11
Prime regole dell’Istituto delle suore della Sacra Famiglia ____ 11
Capitolo IV______________________________________________ 19
Piano, forma di governo e regole esenziali delle Suore della Sacra
Famiglia__________________________________________ 19
Fine chè questo Istituto si propone ed opere intraprese _____ 19
Capitolo V ______________________________________________ 29
Regole
437
opera omnia
1856 Memorie riguardanti la mia nuova famiglia____________ 29
Viva Gesù Giuseppe e Maria ___________________________ 29
Parte Ia ______________________________________________ 33
Dell'Istituto in generale ________________________________ 33
Parte seconda ________________________________________ 42
Delle Suore della Sacra Famiglia in particolare ____________ 42
Capitolo VI______________________________________________ 53
Ricordi e regole alle Suore della Sacra Famiglia _____________ 53
Capitolo VII _____________________________________________ 73
Una parola alle superiori _________________________________ 73
Come adempiere ai propri doveri _______________________ 73
Capitolo VIII ___________________________________________ 103
Dell’amore al lavoro ___________________________________ 103
Capitolo IX _____________________________________________ 105
Capitolo IX _____________________________________________ 105
Dei viaggi ____________________________________________ 105
Capitolo X _____________________________________________ 109
Itinerario _____________________________________________ 109
Capitolo XI _____________________________________________ 113
[Regole e consigli per la vita quotidiana __________________ 113
della comunità]________________________________________ 113
Capitolo XII ____________________________________________ 117
Come abbiamo a trattare coi parenti ed amiche ____________ 117
Capitolo XIII ___________________________________________ 119
Della Carità fratterna ___________________________________ 119
Capitolo XIV ___________________________________________ 123
Visita a Betlem, Nazaret ________________________________ 123
Visita a Betlem, Nazzaret. Ricopiato_____________________ 123
Capitolo XV ____________________________________________ 127
Regole
438
opera omnia
[Appunti sparsi per la vita di pietà della comunità]_________ 127
Capitolo XVI ___________________________________________ 129
Confessione___________________________________________ 129
Capitolo XVII___________________________________________ 133
[Preparazione alla confessione] __________________________ 133
Capitolo XVIII __________________________________________ 141
[Testi eucologici] ______________________________________ 141
Dopo la Comunione__________________________________ 144
Capitolo XIX ___________________________________________ 151
Della diretrice d’agraria _________________________________ 151
Capitolo XX ____________________________________________ 153
Della cura delle inferme, ultima malattia, _________________ 153
suffragi, viaggi ________________________________________ 153
Capitolo XXI ___________________________________________ 157
Anno di prova ________________________________________ 157
Capitolo XXII ___________________________________________ 159
Alle novizie della vita religiosa __________________________ 159
Capitolo XXIII __________________________________________ 167
Formule per la professione ______________________________ 167
Capitolo XXIV __________________________________________ 169
Prime idee intorno alle Figlie di S. Giuseppe_______________ 169
Capitolo XXV___________________________________________ 175
Istruzioni e memorie per le figlie di S. Giuseppe ___________ 175
Capitolo XXVI __________________________________________ 189
Meditazioni per le Figlie di S. Giuseppe___________________ 189
Piccole Meditazioni, o Riflessioni per le Figlie di S. G:_____ 189
Capitolo XXVII _________________________________________ 199
[Feste di famiglia e premiazioni] _________________________ 199
Regole
439
opera omnia
Capitolo XXVIII_________________________________________ 201
Le serate invernali _____________________________________ 201
Capitolo XXIX __________________________________________ 215
[Consigli per il collocamento delle Orfane] ________________ 215
Capitolo XXX ___________________________________________ 219
Memoria ad una figlia di S. Giusppe la vigilia di sua partenza per
andare a servizio _________________________________ 219
Capitolo XXXI __________________________________________ 225
Ricreazioni festive _____________________________________ 225
Capitolo XXXII _________________________________________ 229
Parte V. Scuola delle esterne ____________________________ 229
Capitolo XXXIII _________________________________________ 237
Esercizi per le esterne __________________________________ 237
Capitolo XXXIV_________________________________________ 247
Scartafaci dei figli di S. Giuseppe ________________________ 247
Capitolo XXXV _________________________________________ 249
I figli di S. Giuseppe ___________________________________ 249
Memorie riguardanti i Figli di S:t Giuseppe sè Dio nella sua
grande misericordia permetterà chè sieno fondati. ___ 249
Direttorio dell’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di Bergamo
257
PREFAZIONE __________________________________________ 259
proemio _______________________________________________ 261
Idea dell’Istituto _______________________________________ 261
Parte I _________________________________________________ 265
Istruzioni alle religiose per mantenersi nello spirito della loro
vocazione _______________________________________ 265
Regole
440
opera omnia
CAPO I – Istruzioni alle religiose per mantenersi nello spirito
della loro vocazione_____________________________ 265
CAPO II - Dei Soggetti _______________________________ 268
CAPO III - Dei Voti __________________________________ 270
CAPOIV - Pratiche e norme particolari per le Suore della Sacra
Famiglia. ______________________________________ 275
CAPO V - Della dipendenza, riverenza e confidenza verso la
Superiora. _____________________________________ 281
CAPOVI - Delle relazioni ed amicizie coi parenti e conoscenti.
______________________________________________ 283
CAPOVII - Dei viaggi ________________________________ 284
CAPO VIII - Soccorsi spirituali e corporali alle sorelle inferme.
______________________________________________ 285
CAPO IX - Del noviziato______________________________ 287
CAPO X - Di alcune virtù proprie del nostro Istituto______ 301
CAPO XI - Brevi riflessi sugli esempi di Gesù Cristo per
uniformarvi la nostra condotta ___________________ 306
Parte II ________________________________________________ 311
Delle cariche e degli Uffici particolari_____________________ 311
CAPO I - Superiora Generale __________________________ 311
CAPO II - Delle Assistenti Generali ____________________ 312
CAPO III - Della Segretaria Generale ___________________ 314
CAPO IV - Dell'Economa Generale _____________________ 315
CAPO V - Della Direttrice Generale d'agraria ____________ 317
CAPO VI -Delle Superiore locali _______________________ 321
CAPO VII - Della Maestra delle Novizie ________________ 331
CAPO VIII - Delle Assistenti locali _____________________ 333
CAPO IX - Dell’Economa locale________________________ 336
CAPO X - Della Maestra delle orfane ___________________ 339
CAPO XI - Della Direttrice locale d'agraria ______________ 345
CAPO XII - Dell’infermiera ___________________________ 349
CAPO XIII - Della Sagrestana _________________________ 350
Regole
441
opera omnia
CAPO XIV - Della Portinaia ___________________________ 354
CAPO XV - Della Guardarobiera_______________________ 356
CAPO XVI - Ordine e denominazione delle Sorelle _______ 359
Parte III________________________________________________ 361
Delle Figlie di S. Giuseppe ______________________________ 361
CAPO I - Accettazione delle orfane_____________________ 361
CAPO II - Maniera di educare le orfane _________________ 362
CAPO III - Collocamento delle orfane __________________ 368
CAPO IV - Premi annuali _____________________________ 370
CAPO V - Serate Invernali delle Figlie di S. Giuseppe. ____ 372
CAPO VI. Istruzioni, Regole ed Avvisi per le Figlie di S.
Giuseppe ______________________________________ 382
Parte IV________________________________________________ 395
Opere secondarie di carità abbracciate dall’Istituto _________ 395
CAPO I -Scuole Esterne_______________________________ 395
CAPO II - Ricreazioni festive __________________________ 401
CAPO III – Esercizi spirituali __________________________ 404
Appendice al Direttorio dell’Istituto delle Suore della Sacra
Famiglia __________________________________________ 413
I - Le pratiche religiose _______________________________ 413
II - Esercizi divoti da praticarsi fra l’anno _______________ 415
III - Pratiche pel Ritiro mensile ________________________ 416
IV - Giorni della benedizione del SS. Sacramento. ________ 416
V - Novene e pratiche nelle medesime __________________ 417
VI. Comunioni di Costituzione. ________________________ 419
VII - Altre Comunioni ________________________________ 419
VIII - Modo di compiere le pratiche di pietà._____________ 420
IX. Orari giornalieri da osservarsi in ogni stagione dell'anno.
______________________________________________ 422
X - Segni per chiamare le religiose______________________ 425
XI. Istruzione sul modo di contenersi nella propria cella __ 426
Regole
442
opera omnia
XII - Istruzione sul modo di contenersi nel lavorio comune 428
XIII - Istruzione sul modo di contenersi nelle refezioni comuni
______________________________________________ 429
XIV - Istruzione sul modo di contenersi nelle ricreazioni
comuni. _______________________________________ 432
XV - Istruzione sul modo di comportarsi con i Superiori e con
le Sorelle ______________________________________ 434
Indice _________________________________________________ 437
Regole
443
opera omnia
Scarica

scritti fondanti