Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale
Periodico
del centro maria bolognesi
attore della causa
di canonizzazione
della serva di dio
maria bolognesi
anno XX n. 4
ottobre - novembre - dicembre 2011
internet: www.mariabolognesi.itE-mail: [email protected]
In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente che si impegna a pagare la tassa dovuta.
Il S. Natale comincia da qui!
Editoriale
Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede...
PREDICHIAMO BENE
E RAZZOLIAMO… MEGLIO!
...ma non ha le opere? (Gc 2,14)
Mentre ci accingiamo a preparare queste pagine affin-
Si tratta di Elisabetta, una vera credente, giusta davanti a
ché il nostro trimestrale giunga puntale nelle vostre mani, il Dio, ma sterile e perciò, agli occhi degli uomini, priva della
calendario segna la prima settimana di novembre.
benedizione divina. Ella vive nella fede la sua condizione
Eppure, nei negozi, le decorazioni natalizie hanno già umanamente difficile; è donna che attende la realizzazione
fatto la loro sgargiante apparizione; probabilmente i “resti” delle promesse di Dio; per questo è capace di riconoscere la
del Natale scorso, dei quali è cambiato solo il prezzo: ine- visita, lasciandosi guidare dallo Spirito alla comprensione
vitabilmente quanto inspiegabilmente lievitato.
profonda degli eventi.
Ho come l’impressione che ogni anno queste “epifanie
Elisabetta è donna capace di attenzione: sa leggere nel
commerciali” compaiano con crescente
sussulto di gioia del suo bambino l’ananticipo.
nuncio della presenza del Messia, trovanChe bello sarebbe se tutta questa
dosi ad essere, al tempo stesso, la prima
“voglia” di Natale si potesse tradurre in
destinataria della parola profetica di suo
attesa trepidante per la nascita di Gesù!
figlio e la sua portavoce.
Invece resta solo marketing e la nostra
Elisabetta è donna che scruta con
società sembra allontanarsi sempre di più
amore le Scritture per trovarvi il senso
da Dio, rifiutando deliberatamente le sue
della storia, sua e di Israele, cosicché al
grazie.
sopraggiungere di Maria le sue parole di
Eppure, anche quest’anno – come
benedizione sgorgano naturalmente dal
negli ultimi duemilaundici anni – ci
suo cuore.
viene offerta l’opportunità di convertire
Donna umile e grata, Elisabetta,
il nostro cuore da fredda mangiatoia
davanti all’immensa grandezza dell’opera
inospitale a culla calda in cui accogliere
di Dio nella propria vita, vede la propria
Gesù.
“piccolezza” e, pur non sentendosi degna
Come diceva Tagore, «ogni bimbo
di tanta grazia, l’accoglie con stupore
che nasce è un segno che Dio non è stane gioia. Vede trasformarsi radicalmente
co degli uomini», perciò l’annuncio della
la sua condizione di sterile, incapace di
Visitazione” di Mariotto Albertinelli, futuro, in quella di madre di colui che
nascita di quel bambino è da duemila “La
1503, Galleria degli Uffizi, Firenze
anni la “buona novella” di un nuovo iniGesù definirà “più grande tra i nati di
zio possibile, al di là di tutte le nostre stanchezze e di ogni donna”. E si scopre ancor più oggetto di benevolenza divinostra rinuncia a sperare e ad amare.
na quando Maria – la madre del suo Signore – entra nella
L’attuale crisi economica può venire in nostro soccorso sua casa spandendo il profumo dell’amore di Dio.
“spingendoci” a constatare in maniera pratica che l’unico
La madre del Battista ci invita ad essere continuamente
dono a cui dobbiamo aspirare è l’amore di Dio.
in uno stato di “visitazione”, per ringraziare il Signore di
Un dono che il Padre “impacchetta” per ogni uomo, quanto ha compiuto nell’altro e in noi stessi.
indipendentemente dai suoi meriti.
Se la nostra vita sembra condannata alla sterilità, in Dio
A noi non resta che l’impegno di “indossare” quell’amo- dobbiamo riporre ogni speranza, lasciamo che il Suo amore
re e di testimoniarlo a 360° gradi in tutti gli ambiti della faccia sussultare la nostra anima. Così saremo pronti a cornostra vita; indossarlo non come una “seconda pelle” ma rere per annunciare ad altri la Buona Novella.
come una “nuova pelle”.
La fede senza le opere: un corpo senza spirito
Elisabetta, donna capace di attenzione
È proprio Giovanni Battista, il figlio di Elisabetta, che
Il Vangelo di Luca (1, 39-45) ci presenta una figura che ci offre lo spunto per il passo successivo:
può – anzi, deve! – aiutarci a “convertire” la nostra atte«Fate dunque frutti degni della conversione e non
sa sterile in un momento di feconda e totale accoglienza cominciate a dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per
dell’amore di Dio.
padre!» (Lc 3,8).
2
Finestre Aperte
Sì, è vero, però non basta la tradizione e neppure una
fede di facciata, bisogna effettuare un passaggio: “mi pento
quindi mi ricredo”, prima la penitenza, con l’esame dei
propri errori e, poi, la speranza, una nuova ripartenza.
La conversione più vera è quella che non ci porta solo
ad ascoltare e ad acconsentire, il cristiano è colui che ha il
coraggio di uscire dalle proprie abitudini, di abbandonare
una fede stanca, di non essere prigioniero di riti formali,
di gesti meccanici e abituali; non basta fare solo buoni
propositi, è necessario lasciarsi raggiungere dalla Parola
del Signore; accogliere Gesù nel Natale significa essere
attenti a chi ci sta accanto tutti i giorni. Il Signore, infatti, si
manifesta spesso nelle persone che ci sono vicine quotidianamente e chiedono il nostro affetto e la nostra attenzione.
Egli non se ne sta chiuso in Paradiso, Egli è in mezzo a noi,
e invocando la sua Grazia possiamo riconoscerlo.
La conversione deve essere effettiva: è necessario “fare
frutti di conversione”, essa non può limitarsi al livello
intellettuale; dobbiamo operare affinché i frutti delle nostre
azioni siano visibili. Dobbiamo accogliere l’altro, essere
disponibili, gentili, generosi. Questo impegno particolare
in preparazione alle feste natalizie, non deve però restare
fine a se stesso, cioè, io non posso occuparmi di aiutare
un povero solo perchè è Natale, una volta l’anno, per tranquillizzare la coscienza! La chiamata alla conversione deve
raggiungerci più profondamente.
È proprio la carenza di “fatti” in armonia con il nostro
“Credo” che stanno debilitando la nostra fede.
Non possiamo essere testimoni attendibili se ci comportiamo agli antipodi di ciò che “predichiamo”: «Come il
corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le
opere è morta». (Gc 2,26)
Immaginiamo che disastro se i Magi dopo essersi prostrati davanti a Lui in adorazione e aver fatto un sogno
premonitore fossero tornati da Erode per portargli notizie
di quel Bambino!
Proprio attraverso le nostre azioni quotidiane siamo
testimoni e divulgatori dell’epifania del Signore.
so m m a r io
Editoriale
Predichiamo bene
e razzoliamo... meglio............................... pag. 2
Il Diario
A Gesù Bambino...................................... »
4
L’arcobaleno di Maria Bolognesi............. »
5
“Non esiste che una sola infelicità:
quella di non essere santi”........................ »
7
Sulle ali della Poesia
Una poesia per un angelo......................... » 10
Missâo Belém
Un pomeriggio speciale
con Padre Gianpietro ............................... » 12
La meta del pellegrino
In ricordo di Padre Emilio ....................... » 14
Briciole di saggezza
Briciole di saggezza e di sapienza . ......... » 15
Oltre lo spazio e il tempo
Silvia e don Pier Maria Ferrari . .............. » 16
Il volto di Maria Bolognesi
Una “laureata” alla scuola di Dio............. » 17
La ricorrenza del 2 novembre . ................ » 18
I nostri auguri........................................... » 19
Il francobollo della Carità ...................... » 19
Novità sotto l’albero per Edizioni MB . .. » 19
Appuntamenti ............................................ » 20
Gesù, il nostro tutto
Israele ha atteso e invocato il Messia eppure quando
nasce non c’è posto per Lui.
È tutto occupato, come dice la poesia di Guido Gozzano: «Tutto l’albergo ho pieno di cavalieri e dame…»! Allora non è stato accolto, e oggi? I nostri cuori sono liberi per
credere alla sua chiamata, che ci invita a diventare discepoli, per vivere con lui e come lui? Se il nostro ‘ego’ occupa
tutto lo spazio interiore del nostro cuore, neppure oggi c’è
posto per Lui, né dentro di noi, né fuori di noi!
Illuminante la lettera di Giacomo (1, 22-24):
«Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non
soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perchè se uno
ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a
un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era».
continua a pag. 4
Finestre Aperte
In ossequio al decreto di Urbano
VIII, si dichiara di non voler attribuire
a quanto di straordinario è narrato
in questo giornale altra fede se non
umana e di non voler prevenire il
giudizio definitivo della Chiesa, al
quale la Redazione intende sottomettere in tutto il suo.
Il Consiglio Direttivo
del Centro ringrazia per le offerte
pervenute per la Causa
e le opere di Maria.
Per offerte:
Conto Corrente Postale 26145458
finestre aperte
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Direttore Responsabile:
Mons. Daniele Peretto
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Vicedirettore:
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Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92
del 30/07/1992
Stampa:
Papergraf S.p.A.
Piazzola sul Brenta (Pd)
3
continua da pag. 3
Il Diario
Proviamo a contemplare Gesù nella mangiatoia con gli
occhi di sant’Ignazio: «Guardare e considerare per quale
motivo il Signore venga a nascere in somma povertà e
come, dopo tante sofferenze di fame, sete, caldo e freddo,
insulti e oltraggi, vada a morire sulla croce; e tutto questo
per me» (Esercizi Spirituali, n. 116).
L’Incarnazione e la Redenzione, il Natale e la Pasqua
sono collegati. Accogliere Gesù Bambino, è accogliere il
Redentore crocifisso e risorto. Entrare nella luce del Natale, significa abbandonare le tenebre del peccato ed entrare
nella vita nuova.
È Natale! La gioia bussa alla nostra porta. Gesù si
autoinvita, come quel giorno che disse ad un uomo appollaiato sul proprio egoismo: «Zaccheo, scendi presto, perché
oggi devo venire a casa tua!».
Facciamo posto al Signore che viene, riconosciamolo
nella Parola, nell’Eucaristia, nel povero, nei piccoli, nei
fratelli, nei figli, nella moglie, nel marito,… in ognuno
che bussa alla porta del nostro cuore. E riceviamolo con la
stessa gioia con cui lo attendeva e lo accoglieva la Serva
di Dio Maria Bolognesi. Ci accorgeremo che solo Lui ci è
veramente necessario.
Aveva ragione Bertolt Brecht – sì, proprio l’ateo drammaturgo tedesco – quando scriveva i versi del suo “Natale
dei poveri”: «Oggi siamo seduti, alla vigilia / di Natale noi,
gente misera, / in una gelida stanzetta, / il vento corre di
fuori, / il vento entra. / Vieni, buon Signore Gesù, da noi, /
volgi lo sguardo: / perché Tu ci sei davvero necessario».
Ludovica Mazzuccato
Curiosità
La Visitazione
Celebrata dai frati minori fin dal 1263, l’istituzione di tale
festa è dovuta all’Ordine Francescano.
Fu poi Papa Urbano VI ad estendere la festa a tutta la
Chiesa latina nel 1389, mentre il sinodo di Basilea, nella
sessione del 10 luglio 1441, confermò la festività della
Visitazione, dapprima non accettata dagli Stati che parteggiavano per l’antipapa. In accordo con quanto descritto dal
Vangelo secondo Luca, in cui si narra che Maria rimase da
Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista, e presumendo un’attesa di altri otto giorni per il rito dell’imposizione del nome, la festa veniva originariamente celebrata
il 2 luglio, cioè al termine della visita di Maria. Tuttavia
il calendario liturgico ha successivamente abbandonato la
data tradizionale, fissando la festività all’ultimo giorno di
maggio, cioè al termine del mese mariano.
Rimane ancora traccia dell’antica data del 2 luglio in cui
si celebrava la festa della visitazione della Madonna a
Siena dove ancora oggi si corre il Palio il giorno 2 luglio
in onore della Visitazione di Maria Santissima o Madonna
di Provenzano.
4
A Gesù Bambino
Maria Bolognesi amava “onorare” Gesù Bambino in questo modo: Gli stava accanto, Gli parlava, Gli cantava qualche
bella nenia o canzoncina, e poi Gli presentava l’immancabile
“letterina” traboccante d’amore.
Pubblichiamo alcuni stralci di quella datata Natale 1966.
“A Gesù Bambino
Tu sei il mio grande tesoro, tutto d’amore. Eccomi qui un
po’ con Te, per gustare le tue bellezze; vorrei dirti tante cose,
caro Gesù, ma sai che sono piccola e tanto indegna. Quello
che desidero da Te è di volerti amare sempre più e chiedo solo
di amare tutti, amici e nemici, con il più profondo del mio
cuore. Desidero di prodigarmi per i bisognosi, cioè ammalati
e poveri, senza dire di no a nessuno.
Se a Te piace che abbia salute, Ti ringrazio, ma se vuoi
vedermi anche sofferente, tutto è nulla, quello che conta è di
cercare Te in ogni passo del giorno, in ogni gioia e in ogni mio
affanno. Oh Gesù, mio unico amore, sai che ho una famiglia
che mi sta a cuore, non chiedo ricchezze, non chiedo doppio
pane, chiedo solo la pace dei nostri cuori, perché allora Ti
saprò dare tanto e questo è il più grande desiderio che vive
nel mio cuore. […]
Oh Gesù, come vorrei amarti per tutti; ma sono un piccolo
cencio indegno, vieni a riscaldarti nel mio cuore, è tutto tuo
Gesù, e Ti riscalderò anche per quei cuori duri e indegni. Il mio
presepio l’ho lavorato con tanto amore, ed ogni qualvolta che
mi trovai qui a piantar chiodi, a segare tavole, a disporre ogni
casetta, nel mio cuore sentivo una gioia grande, sto lavorando
per il Redentore di tutto il mondo e a Lui e a Sua Mamma chiedo
ogni grazia necessaria per ogni anima di tutto l’universo. Vedi
Gesù, ho le unghie tutte nere per le “smartellate”, ad ogni colpo
sbagliato sentivo una
ferita nel cuore; quante
volte “smartelliamo” il
cuore di Gesù senza mai
rimpiangerLo, siamo
veramente degli stolti.
Eccomi qui, Gesù piccino, unico tesorino, sono
tua per sempre.
Attraverso
ogni
sacrificio, vado in cerca
del più grande tesoro di
tutto l’universo.
Benedici tutti, tutti
Gesù Bambino, quelli
vicini e lontani”.
Finestre Aperte
Ma
Sc
Inaugurata la mostra permanente in via Giovanni Tasso, 49 – Rovigo
L’ARCOBALENO DI MARIA BOLOGNESI
Una leggenda di origine celtica
narra che raggiungendo la fine dell’arcobaleno si possa trovare una pignatta
piena d’oro.
Le tante persone che, nel pomeriggio di sabato 1° ottobre, si sono recate
a Rovigo, in Via Giovanni Tasso n. 49,
possono affermare che, effettivamente, seguire i colori dell’arcobaleno
conduca a scoprire un tesoro speciale:
i quadri di Maria Bolognesi!
Infatti, presso il Centro Maria Bolognesi, è stata inaugurata la mostra permanente delle opere pittoriche della
Serva di Dio.
«Tra queste pareti, che così calorosamente ci accolgono, la Serva di Dio
ha trascorso gli ultimi nove anni della
sua vita terrena. Credo che questo
dato sia fondamentale per immergerci
nello spirito di questa inaugurazione.
Infatti, attraverso questa mostra permanente dei dipinti di Maria Bolognesi, non si ha la velleità di esibire il
talento artistico della stessa Serva di
Dio, ma più semplicemente – seguendo il suo radioso esempio di umiltà
– si desidera mostrare a tutti che dove
c’è fede, malgrado tutto, c’è anche
gioia», ha esordito Ludovica Mazzuccato, vicedirettore del trimestrale
“Finestre Aperte”.
La Mazzuccato ha ricordato che
era il 1968 quando Maria decise,
improvvisamente e tra il grande stupore di Zoe Mantovani, di cominciare
a dipingere.
Sorridente, uscì si casa e vi rientrò
dopo aver comperato una tela, dei
colori ad olio e un pennello.
Ricorda la nipotina Licia, all’epoca una scolaretta di 8/9 anni:
“Il suo primo lavoro fu uno stormo
di uccellini variopinti: quel quadro è,
fra i tanti, il mio preferito, perché l’ho
visto nascere e realizzarsi sotto i miei
occhi e il mio stupore. Mi dicevo infatti: come può dipingere così bene se
non ha mai preso in mano un pennello
in vita sua? L’ammiravo, mi stupivo
e imparavo da lei ad usare pennelli,
colori e fantasia”.
Dalla viva voce di Zoe Mantovani
si apprende che per cavalletto Maria
seppe servirsi dell’unica scopa presente in casa.
Al primo quadro, presto ultimato,
seguì poco dopo il secondo e, via via,
tanti e tanti altri: quasi quattrocento.
I quadri di Maria, molte volte regalati, come forma di riconoscenza verso
chi l’aiutava nel suo apostolato, furono quasi sempre ceduti per risanare,
con il ricavato, situazioni economiche
Il pubblico nella sala del Centro Maria Bolognesi
aria porta i doni ai bambini della
cuola materna di Crespino (RO)
Finestre Aperte
Mons. Peretto benedice
la soffitta ristrutturata
difficili e varie emergenze del vivere
quotidiano di persone in difficoltà,
in un periodo di vita di Maria in cui
i gravi problemi di salute non le permettevano di essere attiva come avrebbe desiderato.
La sera del 29 gennaio 1980 la
Serva di Dio rimase alzata fino a tardi
per terminare un quadro: il giorno
dopo, il 30, il suo cuore provato smise
di battere.
«Per la prima volta la Casa di Maria
ospita una manifestazione culturale
a carattere pittorico: sicuramente tale
manifestazione si contraddistingue da
tanti altri eventi simili: infatti, l’artista, ovvero la pittrice che vogliamo
farvi conoscere, è Maria Bolognesi,
la Serva di Dio che la Chiesa Romana
si appresta a dichiarare venerabile»
ha sottolineato la prof.ssa Giuseppina Giacomini, Presidente del Centro
Maria Bolognesi.
Presente anche Mons. Daniele
Peretto, che ha salutato il pubblico
con l’augurio che i quadri di Maria
esposti nella soffitta di Via Giovanni
Tasso, 49 siano sempre più valorizzati
e apprezzati.
L’intervento finale, prima del taglio
del nastro, è stato affidato all’artista
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“Un tesoro in soffitta”
La mostra permanente “Un tesoro
in soffitta” sta facendo i suoi primi
passi, ma può annoverare già un visitatore molto speciale: il Primo Cittadino
di Rovigo, il Dott. Bruno Piva – nella
foto con la Prof.ssa Giuseppina Giacomini – venerdì 7 ottobre 2011, si è
recato in Via Giovanni Tasso, 49 per
ammirare i quadri di Maria Bolognesi.
Invitiamo la cittadinanza a concordare presso i recapiti del Centro – tel.
e fax. 0425.27931 – un appuntamento
per visitare questo “tesoro”: la fede è
l’unico “pentolone” che ci può rendere realmente “ricchi”!
I visitatori ammirano
i disegni preparatori di Maria
Venerino Tosini, amico del Centro
Maria Bolognesi, oltre che autore di
un bellissimo ritratto della Serva di
Dio donato al Centro stesso.
«Che cosa è la pittura di Maria?
Nello stendere i colori, peraltro oserei
dire in modo quasi fanciullesco, un
desiderio di comunicazione, soprattutto di amore.
La poesia che ne scaturisce è dolce,
le immagini dei bambini, degli uccelli,
dei mille fiori, fanno di ogni tela un
emblema di vita pacifica e beata. Cosa
che certamente non lo è stata la sua.
I ricordi indelebili, lasciati da
Maria, ci danno una opportunità: credere nel bene per sconfiggere il male.
In ogni sua opera qualsiasi colore ha
la sua importanza, lei li usa tutti senza
eccezione.
Il piacere di ogni soggetto prevale
su qualsiasi considerazione.
Ecco che, l’arte di pochi, può essere di tutti» ha spiegato l’artista Tosini,
nativo di Bosaro proprio come Maria.
Lo stesso Tosini ha concluso consigliando al pubblico di soffermarsi
ad osservare i tanti piccoli particolari
presenti in ogni quadro della Serva di
Dio.
Così a gruppi di 6-7 persone, i presenti sono saliti in soffitta dove Mons.
Peretto ha impartito la benedizione in
quanto ambiente restaurato.
Facile leggere lo stupore nel volto
dei visitatori, che si sono intrattenuti
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fino a tardo pomeriggio, allietati da un
piccolo momento conviviale.
Tra gli intervenuti: il dott. Luciano
Finotti di Adria, che nel corso del
2010 ha offerto la sua esperienza per
fare in modo che l’iter della Causa
della Serva di Dio - dopo una sosta
durata qualche mese - potesse procedere senza intoppi; i poeti Fiorenza
Bonfili di Milano e Bruno Tiberio di
Concadirame (RO), appartenenti ai
vincitori dell’iniziativa “Una poesia
per il quadro 2011” che aveva per
tema proprio un’opera di Maria Bolognesi.
Santa Teresa di Lisieux
– di cui la Chiesa fa memoria proprio il 1° ottobre
– scrisse: «Basta uno spillo raccolto per terra con
amore per salvare un’anima».
Non c’è dubbio che
Maria ci abbia messo tutto
il suo amore nel dipingere
queste tele.
L’augurio, dunque, non
può essere che questo: i
colori di questa mostra ci
aiutino ad abbandonare
ogni malizia e ogni ipocrisia, per ritornare a bramare,
come bambini appena nati,
il puro latte spirituale, per
crescere con esso verso la
salvezza.
Centro Maria Bolognesi
(da la Settimana, N. 39
del 16 ottobre 2011)
Chi fosse interessato
a visitare la mostra permanente
della Serva di Dio
e, nel periodo natalizio,
il suo presepe
può contattare il cell.
340.6162504
Il Sindaco di Rovigo
con la Presidente del Centro
Finestre Aperte
Celebrato l’87° anniversario della nascita di Maria Bolognesi
“Non esiste che una sola infelicità:
quella di non essere santi”
Il Cardinale Carlo Caffarra a Bosaro (RO)
Venerdì 21 ottobre – sotto un cielo
pettinato dai venti autunnali e riscaldato da un sole particolarmente splendente – si è celebrato, a Bosaro, l’87°
Anniversario della nascita di Maria
Bolognesi.
Un momento indimenticabile per i
molti che hanno avuto modo di parteciparvi, infatti la presenza di S. Em. il
Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo
Cosmopolita di Bologna, ha fatto sentire tutti membra vive di Cristo.
In Comune con le Autorità
e la Cittadinanza
La giornata ha avuto inizio, nella
prima mattinata, con l’arrivo del Cardinale Caffarra presso il Comune di
Bosaro dove lo attendevano il Sindaco
Remo Randolo, il Parroco don Camillo Magarotto e altre Autorità, tra cui le
Forze dell’Ordine.
L’incontro, particolarmente toccante, è poi continuato nella Sala Consiliare alla presenza della cittadinanza
e di un gruppo di alunni della Scuola
Primaria del luogo.
Qui il Primo Cittadino ha dato il
Nella sala consiliare del Comune di Bosaro: da destra don Camillo Magarotto, il Card. Carlo
Caffarra, il Sindaco Remo Randolo e il vice direttore di “Finestre Aperte” Ludovica Mazzuccato
suo benvenuto al Cardinale svelando
quel “filo rosso” che da sessant’anni
unisce la Comunità Bosarese a quella
di Bologna.
Un’amicizia fraterna nata in occasione dell’alluvione del Polesine del
1951, di cui proprio quest’anno ricorre il 60° anniversario.
Allora il paese, quasi completa-
L’arrivo del Card. Carlo Caffarra nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire
Finestre Aperte
mente distrutto, fu ricostruito tramite
il contributo determinante della Città
e della Chiesa di Bologna.
A testimonianza di questo sodalizio, ricordiamo che la piazza principale di Bosaro è intitolata alla Madonna
di S. Luca – la cui immagine è presente anche sulla facciata del Municipio
– e che le due vie confluenti nella
stessa piazza sono intitolate al Cardinale Giacomo Lercaro e al Sindaco
Giuseppe Dozza.
Un altro “filo rosso”, non meno
importante – come ha sottolineato
il Cardinale Caffarra – lega Bosaro
all’Arcivescovo stesso che, invitato
da don Magarotto a celebrare la S.
Messa in ricordo di Maria Bolognesi,
ha avuto modo di conoscerne la vita
straordinaria: vita che già profuma di
santità solo per il nascondimento con
cui la Serva di Dio ha coltivato i doni
straordinari ricevuti dal Signore.
Il Cardinale ha messo anche in
evidenza come Maria Bolognesi sia
un tesoro per tutta la comunità di
Bosaro.
7
Celebrato l’87° anniversario della nascita di Maria Bolognesi
Nella chiesa di
S. Sebastiano Martire
La seconda parte della mattinata ha
preso vita nella chiesa di Bosaro,
gremita di fedeli, dove il Cardinale
ha presieduto l’Eucaristia, affiancato
da S.E. Mons. Alfredo Magarotto, da
Mons. Claudio Gatti, Vicario della
nostra Diocesi e da numerosi altri
sacerdoti, tra cui due provenienti dal
Brasile.
Una liturgia solenne, che ha commosso l’assemblea, composta anche da
un folto gruppo di amici del Centro
Maria Bolognesi provenienti da Pellestrina (VE), da Dello (BS), da Oderzo
(TV) e dalla provincia di Ferrara.
Di straordinario impatto sui presenti
l’omelia del Cardinale che, da grande
teologo e comunicatore, è riuscito a
smitizzare il luogo comune per cui la
santità è sinonimo di mestizia.
«Cari fratelli e sorelle, sono lieto nel
Signore potendo celebrare con voi la
Santa Eucaristia.
Ci legano infatti ricordi di fraterna
condivisione di momenti assai drammatici e dolorosi. Condivisione voluta e guidata dal Cardinale Giacomo
Lercaro di v. m., ed in lui da tutta la
Chiesa di Dio in Bologna.
Popolo nobile come siete e provato
da secoli di fatiche e di dignitosa
povertà, avete voluto che anche la
vostra città fosse segnata dal ricordo
di quella condivisione. Vi sono grato
per l’invito fattomi a venire fra voi,
per mantenerlo vivo.
Un momento della celebrazione
Ma a questi motivi di letizia nel Signore oggi se ne aggiunge uno particolare: il dono che ci fa attraverso l’apostolo Paolo di una parola stupenda
ascoltata nella prima lettura. Essa
infatti ci rivela l’atto redentivo di
Cristo in tutto il suo splendore”» ha
esordito il Cardinale.
«In primo luogo l’Apostolo si rifà ad
una esperienza che ciascuno di noi
vive quotidianamente. La narra semplicemente nel modo seguente: “io
non compio il bene che voglio, ma il
male che non voglio”. Se vogliamo
essere sinceri con noi stessi, dobbiamo riconoscerlo. Quante volte ci
capita di vedere colla nostra ragione
ciò che è bene, ciò che è giusto. E
Il saluto tra il card. Carlo Caffarra e Zoe Mantovani
8
poi facciamo il contrario: neghiamo
colla scelta della nostra libertà ciò
che abbiamo riconosciuto colla nostra
retta ragione. Ascoltiamo ancora San
Paolo: “io trovo dunque in me questa
legge: quando voglio fare il bene, il
male è accanto a me”.
Questa intima scissione, vera e propria
spaccatura della nostra persona, è il
nostro male più profondo. Esso infatti
sfregia la nostra persona e ne deturpa
la dignità. L’Apostolo infatti esclama:
“sono uno sventurato! Chi mi libererà
da questo corpo di morte?”. È il grido
di chi si sente schiavo della peggiore
schiavitù, quella di non riuscire a fare
il bene; è il grido di chi invoca chi lo
liberi da questa incapacità.
Questo grido non è caduto nel vuoto:
“siano rese grazie a Dio per mezzo
di Gesù Cristo nostro Signore”. La
risposta di Dio al nostro grido di liberazione è Gesù. Egli colla sua grazia
libera la nostra libertà dalla incapacità di fare il bene», ha proseguito S.
Eminenza.
«Cari amici, fino a quali profondità
giunge l’atto redentivo di Cristo? La
Sacra Scrittura usa immagini molto
forti per farci comprendere la potenza della grazia di Cristo. Essa parla
di una nuova creazione: la grazia di
Cristo ci ricostruisce dalla radice e
diventiamo creature nuove. La Scrittura dice che la grazia di Cristo ci
ri-genera; è una vita nuova che rifluiFinestre Aperte
Il Cardinale Carlo Caffarra a Bosaro (RO)
sce in noi. La Tradizione cristiana ha
riassunto tutto questo con una sola
parola: santità.
Che cosa è la santità? È il trionfo
pieno della grazia redentiva di Cristo in una persona umana. Il santo è
colui che si è lasciato plasmare così
docilmente dalla grazia di Cristo, che
Questi vive nel santo. Il santo vive in
Cristo e Cristo vive in lui», ha sottolineato il Cardinale.
La “piccola” Maria Bolognesi,
“grande” agli occhi di Dio
«Cari amici, non vogliamo in nessuna
maniera precedere il giudizio della
Chiesa. Ma ciò non impedisce di fare
memoria in questo momento della
Serva di Dio Maria Bolognesi.
In Maria possiamo verificare la parola
detta dall’Apostolo. La grazia di Cristo regnò sovrana in questa creatura,
portandola al contempo ad un’unione
sempre più profonda col suo Signore e
ad un totale nascondimento. La santità cristiana non è esclusiva di luoghi o
condizioni sociali. Ed anche in questo
essa contesta il mondo che identifica
l’essere con l’apparire, la grandezza
di una persona con la misura con cui
è socialmente stimata.
Il Signore per l’intercessione della
Serva di Dio ci ottenga la vera sapienza del cuore, facendoci capire che non
esiste che una sola infelicità: quella di
non essere santi», ha concluso l’Arcivescovo di Bologna.
Nel recepire la straordinaria verità
presente nelle parole conclusive del
Cardinale, pensiamo che nella mente
di molti sia ri-apparso il sorriso della
Serva di Dio: quel sorriso che le partiva dagli occhi sempre luminosi anche
se pieni di lacrime nascoste; quel
sorriso contagioso e pieno di fiducia
anche nei momenti più drammatici,
come quelli dell’alluvione sopra menzionata; quel sorriso trasparente che
può aiutarci ad alimentare in noi la
certezza che l’unica nostra felicità è
nel Signore.
Ludovica Mazzuccato
(da la Settimana, N. 41
del 30 ottobre 2011)
Il Cardinale in preghiera davanti al tumulo di Maria Bolognesi
L’ALLUVIONE DEL 1951 vissuta Da MARIA
Leggendo la biografia della Serva di Dio ci imbattiamo nell’alluvione del 1951,
provocata dal fiume Po.
Maria, sempre previdente, prima che il grande fiume rompa gli argini, predispone un piano di salvataggio per la propria famiglia e quella dei Piva. Non
solo, si occupa anche degli animali: mette in salvo le galline dei genitori e poi
consiglia il sig. Ferdinando Piva di fare altrettanto con i propri animali da cortile
e con il maiale.
In paese, a S. Cassiano, in quella giornata del 14 novembre, la gente ride nel
vedere questo continuo correre di Maria, non capisce il suo affanno e pertanto
non può accettare il saggio consiglio di mettere in salvo le loro “cose”.
Maria aveva ragione! Il Po rompe gli argini il 14 novembre 1951!
Durante i giorni dolorosi e tristi della disastrosa alluvione, la giovane è sempre
“in cammino” per tenere sotto controllo la situazione: le figlie dei Piva sono
ospiti a Rovigo in casa Guerrato, poi a Tencarola presso la famiglia Trovarelli;
la mamma, il fratello Antonio e il piccolo Marino sono partiti per Bologna, lei
sarà sempre “su e giù da Ro ferrarese e Crespino”, perché in data 21 novembre
il sig. Ferdinando ha deciso di trovare riparo per gli altri componenti la sua
famiglia in casa di parenti della provincia di Ferrara.
In questo sofferto periodo, l’unico conforto per lei è la bella lettera di Mons.
Barbieri, che leggerà più volte e le sarà utile come meditazione. Scrive Maria:
“quella lettera mi ha ravvivata un po’”.
Durante il mese di dicembre farà due viaggi tra Ro e Crespino servendosi di una
barca: l’accompagna il signor Ferdinando.
La giovane osserva per poi scrivere nel suo Diario: “La casa è a posto, sotto
acqua non abbiamo nulla, in corte ci saranno quattro metri d’acqua, la corte è
bassa. Quanto dolore! Nel vedere questa vallata d’acqua, viene da piangere”.
Anche in questa circostanza Maria comprende che la sciagura è un fatto naturale e che Dio non si dimentica dei suo figli, tanto che la stessa potrà parlare al
signor Ferdinando in questi termini:
“Gesù manda sempre la provvidenza, non temere Ferdinando... anche gli uccelli
vivono. Gesù pensa Lui a dare la stagione favorevole. Vedrai che l’acqua non
ha danneggiato come l’uomo vede. Si farà raccolto come sempre, il pane per
quest’anno no, ma verranno altri raccolti e con il guadagno, salterà fuori anche
il pane. Non si deve mai disperare”.
Finestre Aperte
9
Rubrica a cura di Ludovica Mazzuccato
una poesia PER un angelo
Le poesie premiate
G
li “angeli” non potevano certamente mancare di ispirare i nostri poeti! Sempre un centinaio le poesie, giunte in Redazione,
munite di ali e aureola. Tutti meriterebbero di essere pubblicate perché raccontano qualcosa di estremamente intimo e personale; un
valore aggiunto che fa passare in secondo piano lo stile poetico. Abbiamo semplicemente scelto le dieci che più ci hanno colpito.
Va osservato che il 90% degli autori partecipanti sono donne. Ad ognuno la libertà di trarre la sua conclusione di fronte a questo dato.
POSSENTE ESERCITO DI ANGELI
Il mio Angelo
INCONTRARE GLI ANGELI
Maria Cristina Biasoli
di Molinella (BO)
Mariarosa Cera
di Vicenza
Anna Maria Lavarini
di Verona
Come moltitudine di sogni,
di silenziosi respiri
gli angeli si somigliano tra loro.
In un grigio color cenere
con i cuori di porpora e d’oro
soffiano caldi raggi sulla vita.
Possente esercito di increate forme
lanciano bombe d’amore
dal loro palcoscenico
danzando silenziosamente per noi.
Increspano le acque della nostra esistenza
con soavi canti,
incendiano arcane girandole
per lenire fresche ferite.
Angeli dai corpi riflessi nei nostri occhi
come groviglio meravigliosamente vitale
obbediscono alla legge del mistero.
Sei tu il mio Angelo
Marco, bimbo diletto!
Per vederli e sentirli,
ho aperto le porte del cuore
ho lavato gli occhi,
con la rugiada del mattino,
con innocenza di bimbo e con fede di vecchio
ho ascoltato il sussurro dell’anima,
e l’ho sentito vicino a guidare i miei passi
nella strada convulsa,
e lungo i sentieri sassosi della vita,
il mio angelo custode.
Una poesia originale e ben struttura che
racconta di un esercito che lancia “bombe
d’amore”.
Sei volato in cielo
di primo mattino
mentre l’aurora
baciava la terra
ancora assonnata.
La rugiada imperlava
di gocce tintinnanti
timidi fili d’erba,
petali socchiusi,
ultimi fiori dell’estate.
Sei passato leggero
piuma portata dal vento
favilla di tenero amore,
Angelo volato fra angeli
nella gioia Eterna.
Fra le mie braccia,
bramose d’amore,
mai ti ho cullato
né ho baciato
i tuoi riccioli d’oro.
Silvia Gambarelli
di Milano (Gruppo Mille Volti)
Le tue piccole ali,
forti di luce divina,
ti hanno portato via
e fra il coro degli angeli
canti la gloria di Dio.
Bello
luminoso
quando incontra la luna …
Struggenti, ma ebbri di fede, questi versi
sono una carezza a tutti quei piccoli angeli
volati in cielo troppo presto.
L’ANGELO
Al tramonto caldo del sole
diventa più amorevole
apre i celesti suoi occhi,
quasi fa capire
d’aver bisogno di me!
Questi versi, brevi ma intensi, hanno il
pregio di mettere in evidenza il rapporto di
dipendenza tra l’angelo e il suo “assistito”.
10
In ogni momento del giorno,
puoi incontrare gli Angeli
…col camice bianco,
…con la penna nera,
…con la croce sul petto,
… con la fiamma sul berretto,
presenti sempre, dove c’è dolore
distruzione e disperazione
con ali d’amore asciugano il pianto, la paura.
Angelo custode: le mani sicure di un nonno,
…la tenerezza di una madre,
…l’amore di una sposa,
…il vagito di un bimbo appena nato,
…la fiducia di un amico,
…il sorriso di uno sconosciuto.
Apriamo le porte del cuore,
e doniamo accoglienza e amore,
come fanno…gli angeli del Signore.
Una poesia che si ispira ad angeli terreni.
Persone silenziose che sono pronte ad aiutare amorevolmente il loro prossimo.
“UNA POESIA PER un sorriso”
Inviateci entro il 16 febbraio 2012, le poesie ispirate alla parola SORRISO – pensieri, emozioni, speranze, ricordi, ecc. legati al “sorriso” – che non superino i 30 versi, in un’unica copia,
corredata delle proprie generalità e dell’autorizzazione al trattamento dei dati personali.
Per spedire le opere (per posta, per fax o per e-mail in file .doc), per richiedere Finestre Aperte
e ricevere informazioni, rivolgersi a:
Centro Maria Bolognesi - Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo
Telefax: 0425.27931 - e-mail [email protected] - www.mariabolognesi.it
Finestre Aperte
Sulle ali della Poesia
Se chiedessi …di te
ANGELI
L’Angelo custode
Anna Palermo
di Modena
Sergio Zanoccoli
di Isola della Scala (VR)
Margherita Bellò
di San Nazario (VI)
Se chiedessi al cielo
mi direbbe di te
favole di colori
Sterminati campi
Di grano e girasoli.
Il dolore …
improvviso sibilo di freccia
nella quiete del bosco del mio vivere…
Come animale ferito
sono caduto,
ho urlato il mio male
con il cuore stretto da spine.
Il dolore mi ha mostrato
la mia anima…
La mia pena
è ciò che sono
povero, debole, sperduto…
Le mie mani tese
al cielo in cerca d’aiuto…
Angeli…
Angeli sono venuti a me;
non hanno ali, piume o vesti candide…
hanno volti, occhi, mani, voci
nomi,
Angeli hanno sofferto con me
elevato preghiere a Dio;
m’hanno sorretto,
hanno alleviato la mia ferita.
Angeli
mi hanno regalato
nuova pace nel dolore
e la speranza nel domani.
Un Angelo ce l’hai anche tu
dato a te dal Buon Gesù,
Lui ti sta ancora vicino
quando posi la testa sul cuscino.
Se chiedessi al mare
Mi direbbe di te
Cascate fresche e
Limpide e soli
Di rugiada.
Ma io l’ho chiesto a Dio
Mi ha parlato di un angelo
Che vola intorno a me
E non mi lascia mai.
(dedicata alla mia cara mamma
che mi ha lasciata il 21 dicembre 2009
per volare in cielo).
Il dolore trova nella fede l’unica consolazione. Questo è il messaggio che la poesia
decanta con tanta maestria.
ANGELI
Alfredo Pergiaccante
di Cassano Ionio (CS)
Amo gli Angeli della notte,
quelli
che asciugano le lacrime
con mani di luce,
quelli
che proteggono le nostre insicurezze
con piume taglienti,
quelli
che per un sorriso aprono il cuore
e ci fanno riposare.
Schiavi della libertà,
leggère ombre controluce,
spigoli di vita in angoli bui…
sono tutto quello che desidero avere,
sono tutto quello che mi rimane!...
Una poesia onirica e profumata di belle
immagini. Leggendo questi versi sembra
quasi di sentire il vibrare di angeliche che
sfiorano le nostre ciglia.
Una poesia che riesce a descrivere la sofferenza umana svelando nella “presenza”
degli angeli la speranza a cui ogni cuore
anela.
Se ti senti spaventato
digli: “Son qua disorientato”.
Di Lui ti puoi fidare,
sicuramente sa consigliare
e donarti la sua celeste ispirazione
nella tua intricata confusione.
Quanti Angeli disoccupati,
perché ce li siamo dimenticati?
Loro ci aspettano impazienti
per dipanare i nostri turbamenti:
diamo allora a tutti l’opportunità di lavorare,
non facciamoli a lungo aspettare.
Loro saranno tutti contenti,
noi più sereni ed intraprendenti!!!
Una ballata armoniosa e appassionata che
si intaglia come un fumetto nella mente
del lettore.
ANGELO MIO
Daniela Sias
di Porto Ceresio (VA)
Preghiera
Angelo Gallo
di Roma
Angelo,
mio custode,
da nostro Signore incaricato
fin da quando sono nato,
non abbandonarmi mai:
verso il prossimo sempre aperta
lascia la mia mano,
fa’ che io riesca a guardare lontano,
modera il tono delle mie parole
dammi un sorriso caldo come il sole,
frena i miei istinti e fammi ragionare
fa’ che io sia sempre onesto e proteggimi
dal male.
Una invocazione poetica, accorata e intimistica, che ci ricorda l’importanza di
pregare il nostro angelo custode.
Sul sonno del mio bambino
teneramente vegli,
le ali tue sottili
ripieghi ai suoi risvegli.
Il capo tuo dorato
poggia sul suo bel viso,
candide le tue vesti
sfiorano il suo sorriso.
Cresce il mio bimbo cresce
sempre con te al suo fianco
corre verso la vita
e quando si sente stanco
riposa nel lettino
e attento ai suoi bisogni
nelle tue bianche mani
costudisci i suoi sogni.
Leggendo questa poesia tornano alla mente
quei “santini” che raffigurano un angioletto che veglia sulla culla di un bambino.
Sapori antichi, valori inalienabili.
La rubrica continua con una segnalazione speciale a pag. 13
Finestre Aperte
11
Missâo Belém chiama Maria Bolognesi Un pomeriggio speciale
con Padre Gianpietro
Nel pomeriggio di martedì 13 settembre
2011, Padre Gianpietro Carraro, fondatore della Missione Belém, ha fatto visita
al Centro Maria Bolognesi, accompagnato da mamma Rosa, dalla sorella Maria
Chiara e da due missionari operanti in
Italia, a Lamezia Terme.
Gioiosamente accolti dai componenti il
Consiglio Direttivo e da Mons. Daniele Peretto Vice Postulatore della Causa
della Serva di Dio Maria Bolognesi,
hanno preso posto nella grande e luminosa sala delle riunioni, alle cui pareti sono
appesi una trentina di quadri dipinti dalla
Serva di Dio.
Padre Gianpietro ha preso subito la parola: “Per me è una gioia essere qui, nella
giornata in cui celebrerò la S. messa nel
Tempio cittadino de La Rotonda! Come
si fa a non passare per il Centro Maria
Bolognesi, quando c’è una profonda sintonia tra ciò che è stata la vita di Maria
e la nostra? Questa è l’unica visita che
sto facendo dopo un mese e mezzo di
soggiorno in Italia!
Ho sempre amato la storia di Maria e
tempo addietro ho pubblicato alcuni
aspetti della sua vicenda terrena nel
nostro Diario Spirituale, che è uno strumento interno alla Missione Belém: questo Diario, che arriva nelle mani di
settemila persone qui in Italia, sostiene
anche la nostra vita.
Sono fortemente convinto che Maria è
stata molto vicina ai poveri: la sua esperienza è simile alla nostra perché anche
noi siamo poveri e viviamo in mezzo ai
poveri. Abbiamo scelto, infatti, di vivere sulla strada, di non avere nulla nel
senso più ampio del termine, così quando incontriamo un povero, chiediamo
che sia lui a fare l’elemosina a noi.
Sappiamo bene che Maria ha vissuto
un’infanzia poverissima, che la sua storia è semplicemente identica a quella di
tanti bambini di strada del Brasile per
cui è molto facile identificarsi con il suo
vissuto. Fin dall’inizio sono e siamo stati
colpiti da questa persona semplice ed
umile, ci siamo sentiti profondamente
identificati, quasi che Maria ci fosse
venuta incontro”.
12
Il sodalizio tra la Missione Belém
e il Centro Maria Bolognesi
Il colloquio è andato avanti cercando
di “tirare un po’ le somme” per quanto
riguarda la collaborazione tra il Centro
Maria Bolognesi e la Missione Belém.
P. Carraro ha, quindi, spiegato:
“Noi crediamo che Maria sia molto vicino allo spirito della Missione Belém per
la sua semplicità, per la sua piccolezza,
per tutto quello che ha vissuto come una
piccola del Vangelo.
Come non ricordare allora il Vangelo di
Matteo, in cui Gesù afferma: «Io ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose
ai sapienti e agli intelligenti e le hai
rivelate ai piccoli».
Maria Bolognesi è stata sempre piccola
in tutti i sensi.
Sono immerso nel vissuto di Maria, la
mia comunione con lei è stata molto
semplice e molto spontanea; è stata per
me una grande gioia vedere ciò che il
Signore ha operato in lei: succede la
stessa cosa con la nostra Missione!
Anche noi sperimentiamo quello che
Maria ha vissuto… Attualmente la nostra
missione consta di cento case, dove
vivono le persone più disparate, che
provengono da un passato di carcere, di
droga… che si convertono, che incontrano Dio, che cominciano a pregare,
a fare due ore di adorazione al giorno:
non sempre è possibile partecipare alla
Messa in Brasile.
Anche queste persone hanno iniziato a
conoscere Maria Bolognesi; gli stessi missionari la conoscono bene, dal
momento che per il ritiro spirituale del
2011, a San Giovanni Rotondo, ho preparato una lettera di quattordici fogli
parlando non solo del Matrimonio mistico di Gesù con Padre Pio, ma anche di
quello di Gesù con Maria Bolognesi.
Il matrimonio mistico con Gesù Crocifisso è una grande sofferenza!
A San Giovanni Rotondo, durante il ritiro spirituale mi è stata riportata questa
frase di San Pio: «
Sono triste perché tutti quanti vengono
qui a chiedere miracoli, guarigioni, ma
nessuno chiede di soffrire!».
È bene far conoscere ai consacrati
l’esperienza mistica di Maria Bolognesi:
il suo matrimonio con Gesù Crocifisso è
molto chiaro: c’è, infatti, un’ampia serie
di scritti, di eventi e fatti meravigliosi,
conosciuti anche dalle persone incontrate a San Giovanni Rotondo.
Quale gioia per me sentire che la spiritualità di Maria Bolognesi è passata, sta
passando e, attraverso i suoi scritti, è
giunta fino a noi.
Io la ricordo con piacere”.
Missâo Belém: tra obbiettivi
e nuove emergenze
Alla richiesta dei presenti di sapere quali
obiettivi ha la Missione, il missionario:
“Obbiettivi non ce ne sono proprio! –
poi, dopo una brevissima pausa, aggiunge – La missione va avanti comunque:
sono convinto che la fondatrice della
Missione Belém è la Madonna. Basti
pensare solo alle case che sono sorte
in Brasile a partire dal 2005. All’inizio
del mese di ottobre di quell’anno le case
erano solo tre, ora sono diventate cento
ed in esse trovano riparo mille quattrocento persone.
Un momento dell’incontro
Finestre Aperte
di Luigi Ambrosini
Non sono io che ho aperto e apro le case:
la casa si apre da sola perché le cose
avvengono! A volte, neppure io so che è
nata una nuova casa! Lo so quando un
sacerdote mi chiama e mi informa che
nella sua parrocchia è nata una casa
della Missione Belém”.
A questo punto Padre Gianpietro ha
raccontato di una casa sorta per opera di
una persona da loro recuperata; rientrato
nella sua terra, ha comperato un pullman,
ha raccolto diverse persone e poi ha chiamato i missionari.
E Padre Gianpietro, aggiungendo: “Questa casa cammina, ci sono quaranta
persone.
Anche qui in Italia è stata aperta una
casa; all’inizio vicino a Padova, ma con
tanta difficoltà per mancanza di missionari; adesso è operativa la casa sorta
a Lamezia Terme; stiamo camminando,
abbiamo il desiderio di crescere, nel
senso di poter raggiungere altre persone,
quelle che il Signore vorrà mettere sul
nostro cammino.
Padre Gianpietro ha poi coinvolto i presenti narrando dell’esperienza che i suoi
missionari stanno portando avanti ad
Haiti e l’antefatto che ha spinto Padre
Gianpietro ad affrontare un’esperienza di
tale portata e dimensione.
Lo ha fatto, su invito del Cardinale di
san Paolo, in occasione della santa messa
del mese di maggio 2010, quando Sua
Eminenza ha ricevuto i voti dei nuovi
missionari.
Pensiamo sia doveroso riportare questa
frase del missionario: “Arrivando, nel
progettare la prima casa, abbiamo avuto
subito – attraverso le parole di una
bambina – la conferma di essere nella
volontà di Dio.
Dopo questa casetta, ne sono sorte altre
perché il progetto ne prevede ben trentaquattro. Attualmente le case agibili sono
sette. Si prevede di ospitare, dopo i primi
sessantadue bambini altri 60; non solo
loro, ma anche le loro mamme perché
tanti bambini hanno 1 o 2 anni: la mortalità in questi casi è altissima per cui le
mamme possono dare forza ai loro figli
allattandoli.
Ogni giorno 200 persone hanno la possibilità di mangiare e trovano un nuovo
senso alla vita.
Se vi chiedete da dove provengono queste offerte, noi non siamo in grado di
rispondere, ragion per cui aggiungo: i
progetti sono fatti dal Signore; è sempre
Lui davanti a noi!”.
L’Eucarestia al centro della missione
Il dialogo con Padre Gianpietro prosegue,
con una particolare attenzione all’Eucarestia e all’Adorazione Eucaristica.
Il missionario, ripercorrendo le tappe del
suo apostolato in terra di missione (Belo
Horizonte – San Paolo – Cracolandia),
ci dice che solo attraverso le veglie
eucaristiche si riescono a superare le più
grosse difficoltà, comprese quelle inerenti la delinquenza, i crimini più aberranti,
come l’omicidio, le sparatorie per strada,
lo spaccio della droga …
“Dopo un anno e mezzo di missione, in
una parrocchia del Brasile, attraverso
le veglie di preghiera – dalle 10 di sera
alle 5 del mattino – e i ritiri spirituali gli
omicidi sono finiti. Lo stesso risultato è
stato raggiunto anche per una seconda
parrocchia, dove si verificavano due ed
anche tre omicidi alla settimana.
Confortante per noi questo messaggio
della polizia locale: «Dopo che voi siete
lì, noi non abbiamo più lavoro – ha
aggiunto Padre Gianpietro – Ora stiamo
lottando per la delinquenza presente a
Cracolandia, una zona impenetrabile,
con una alta percentuale di persone che
si drogano”.
Padre Carraro ha così svelato la tangibile
efficacia della preghiera, preceduta dalla
veglia Eucaristica con il Santissimo,
aggiunge: “Durante l’ultima missione
sono uscite sessantadue persone! Dopo
la celebrazione di Messa, a mezzanotte,
nel centro di Cracolandia, accompagnata da una processione che ha attraversato questa zona ove trecento persone
fanno uso del Crak, altre 25 persone
hanno bussato alla porta della nostra
Missione. Questa è la forza dell’Eucaristia! Questo è un segno che Gesù è
vicino agli ultimi: Sono convinto che la
Cracolandia cambierà!”.
continua da pag. 11
Segnalazione Speciale
“Una poesia per un Angelo”
Natale con gli Angeli
Classi IV A e B
dell’Istituto comprensivo Rovigo 1
scuola primaria G. Pascoli - Rovigo
Insegnante referente: Monica Bielli
Per fare una poesia
si prende una A
come annuncio, ali, amore;
poi si prende una N
come notte, neve, Natale;
poi si prende una G
come Gesù, gloria, gioia;
poi si prende una E
come evento, eco, emozione;
poi si prende una L
come luce, lode, luna;
poi si prende una O
come oro, Onnipotente, orizzonte
poi si mettono insieme
con generosità, con altruismo,
con amicizia, con pace,
con allegria
e si fa la POESIA
Un gioco di “squadra” per scoprire parole dolci come gli angeli e magiche come
la poesia.
mancano ancora
30 MELE
Aiutaci a istituire la Fondazione “Maria
Bolognesi”. Manda la tua offerta al
c.c.p. 26145458 - intestato al Centro
Maria Bolognesi con causale “pro
fondazione”.
Basta poco: le api sono piccolissime
ma riescono ad “impollinare” il mondo
intero!
L’incontro si è concluso con la consegna
da parte del Centro alla Missione di
una offerta raccolta attraverso l’iniziativa
di Finestre Aperte “Il francobollo della
carità” e con il ringraziamento di Mons.
Daniele Peretto.
Lo straordinario pomeriggio trascorso in
compagnia di Padre Carraro ci ha ricordato che tutti chiamati ad essere missionari nell’ambito in cui viviamo, proprio
come lo fu Serva di Dio: negli occhi
del nostro prossimo bisognoso possiamo
essere certi di poter percepire lo sguardo
amorevole di Gesù.
Finestre Aperte
13
La meta del Pellegrino
in ricordo di padre emilio
Santuario della Madonna del Pilastrello - Lendinara (RO)
Adriana, una fedele lettrice del nostro periodico, così ci
ha scritto nel corso dell’estate 2011:
Carissimi di Finestre Aperte,
con molto piacere, vi propongo il Santuario Mariano
della Madonna del Piastrello di Lendinara, molto caro e
visitato anche da Maria Bolognesi.
Quando si entra in questo santuario, forse sfugge l’importantissima scritta sulla facciata “Indulgenza plenaria
quotidiana perpetua e moltissime altre per li vivi e per li
morti”.
Pertanto andiamoci e ricordiamoci di questa bella
opportunità, applicabile anche ai defunti.
Ciao a tutti.
Per una volta sola, permetteteci di non parlare della storia
di questo luogo di culto, tanto caro alla gente del Polesine e
di tutto il Veneto; piuttosto, lasciate che siano le immagini a
parlare per noi.
In questa stessa pagina poi desideriamo ricordare Padre
Emilio M. Franzetti, che è salito alla Casa del Padre il 28
ottobre di quest’anno, alla bella età di 103 anni.
Vogliamo ricordare questo amabile “maestro” di spiritualità, consegnando ai lettori il suo volto insieme al ricordo
poetico uscito dalla penna di una delle sue numerosissime
figlie spirituali.
A PADRE EMILIO FRANZETTI
Tante volte ho bussato alla porta
del tuo cuore, padre saggio e sapiente.
Era sempre aperta quella porta!
Così pure quella del tuo confessionale,
in cui si entrava fiduciosi
per ricevere conforto e “assoluzione”.
Ancora ti rivedo – assorto e silenzioso –
sgranare la corona del Rosario,
davanti a quella Madre Benedetta
che sempre con ardore hai invocato
per tutti noi, fratelli nel Signore.
Rivedo pure – ma non avevi età –
un viso stanco e asciutto
eppure sempre aperto nel sorriso
come quello di un “bambino adulto”.
Gli occhi tuoi, resi brillanti
da fede integra e robusta
– avendo già scrutato
la vita nella vita
la vita oltre la vita
lo Spazio e il Tempo insieme –
cercavano ogni giorno
il cuore e l’anima di chi
a te si avvicinava
come al buon Samaritano
per essere curato ed anche benedetto.
A volte, senza parlare, tu ci guardavi
e poi, con una dolcezza senza pari,
lasciavi che ti si raccontasse l’intima pena
mentre un sorriso calmo accompagnava
la mano alzata nell’atto dell’assoluzione.
Ora che sei volato incontro al tuo Signore
ti chiedo: resta ancora vicino a me,
perché un giorno anch’io possa “volare”
la mente e la coscienza unite nell’amore,
che sempre hai dispensato con generosità.
G.G.
Cari lettori, aspettiamo il vostro contributo
per questa Rubrica: raccontateci i luoghi sacri
che più vi stanno a cuore!
14
Finestre Aperte
Briciole di saggezza di Giuseppina Giacomini
saggezz
a
BRICIOLE DI SAGGEZZA ...
E ... DI SAPIENZA
Mi sono chiesta più volte, nel
corso dell’estate 2011, se i nostri
lettori conoscano il significato della
parola “saggezza” che dà il titolo alla
nostra rubrica.
Personalmente sono convinta che
la risposta sia per tutti un “sì”, pur
tuttavia ritengo prudente servirmi del
Dizionario della Lingua Italiana di
G. Devoto e G.C. Oli, che – alla
voce saggezza – riporta quanto segue:
“L’equilibrio nel comportamento e nel
consiglio, che è frutto di una maturata
consapevolezza ed esperienza delle
cose del mondo”.
Dopo aver riflettuto a lungo sull’ultima espressione “cose del mondo”, mi
sono detta che non basta consegnare ai
nostri lettori queste “briciole” terrene;
bisognerà consegnare loro anche altre
“briciole”, quelle che aiutano a far
maturare le nostre conoscenze relativamente alle “cose del cielo”.
In altri termini, non solo briciole
di “saggezza”, ma anche briciole di
“sapienza”.
Trascurare questo aspetto (sapienza), valorizzando solo il primo (saggezza), sarebbe creare una sorta di
diaframma all’interno della nostra
persona, dove ogni elemento – sia
esso fisico, che mentale o spirituale
– concorre all’armonia e all’unità del
singolo individuo.
Vediamo allora cos’è veramente la
Sapienza.
Dato per certo che tutti o quasi tutti
la conoscano come uno dei sette Doni
dello Spirito Santo, riportiamo, dal
Dizionario sopra citato, quanto segue:
“Ricchezza di dottrina e di capacità
spirituali, con prevalente riferimento
all’universalismo del mondo antico
e alla concezione ebraica e cristiana
delle virtù morali e dell’essenza stessa
di Dio”.
Mentre sto riportando queste righe,
che potrebbero anche non essere ben
comprese da tutti i nostri lettori, mi
risuonano improvvisamente nella
mente le parole che la Liturgia della
Parola ci ha consegnato durante la 32a
Domenica del tempo ordinario.
Questa volta sarà più facile ricordare cos’è la sapienza, perché davanti
ai nostri occhi scorrono non solo dei
pensieri, ma anche delle immagini
eloquenti:
“La sapienza è splendida e non
sfiorisce, facilmente si lascia vedere
da coloro che la amano e si lascia
trovare da quelli che la cercano. Nel
farsi conoscere previene coloro che
la desiderano. Chi si alza di buon
mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta.
Riflettete su di lei, infatti è intelligenza
perfetta, chi veglia a causa sua sarà
presto senza affanni; poiché lei stessa
va in cerca di quelli che sono degni di
lei, appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro”.
Per la parte riguardante la sapienza, amo e amerò rifarmi ai consigli
che sovente San Pio da Pietralcina
donava ai pellegrini che si recavano in pellegrinaggio a san Giovanni
Rotondo o che a lui si rivolgevano per
risolvere i più disparati problemi del
quotidiano.
Tra le mie mani il testo “Buona
giornata!...” – Un pensiero per ogni
giorno dell’anno, Edizioni “Voce di
Ricette di saggezza
Padre Pio”, San Giovanni Rotondo,
1980.
A pag. 128 si legge:
“Il savio loda la donna forte perché senza tregua, egli dice, le sue dita
maneggiarono il fuso.
Volentieri vi dirò qualche cosa su
queste parole. Nella nostra conocchia
è racchiuso il cumulo dei desideri
che vorreste realizzare: se filerete
ogni giorno un poco, se saprete con
pazienza e con perseveranza tirare
filo a filo i vostri disegni fino alla esecuzione, ne verrete infallibilmente a
capo. Ma avvertite di non affrettarvi,
perché attorcigliereste il filo coi nodi
ed imbrogliereste il vostro fuso.
Camminate perciò sempre cauti e
prudenti, e sebbene in tal guisa andrete, avanzando lentamente, farete però
gran viaggio”.
La scrivente, per questa volta si
ferma qui, non senza aver ricordato
ai lettori, che la parola “CHIAVE” di
questa Rubrica, è sempre la stessa:
RISPARMIARE!
E lancio un sasso nell’acqua, ricordando l’invito di Gesù: “Il vostro parlare sia sì, sì; no, no”. (Mt 5,37)
Attenzione dunque a non sprecare
tante parole inutili: saremo giudicati
anche su questo sperpero di parole.
Novità
Dal prossimo numero e per un anno intero la signora Lucia
Sabbadin ci aiuterà a rivalutare antiche ricette della nostra
tradizione senza grandi costi e sprechi, che umiliano e feriscono i milioni di poveri che stanno morendo di fame in ogni
parte del mondo.
“Saggezza e sapienza in briciole, fanno parte di quel filo – san Pio – che ci accomuna nell’anima. La saggezza, spesso legata al dovere di cui si impegna una
donna – per la famiglia, per il marito, per i figli – porta a sbizzarrire la mente,
anche per riuscire di questi tempi, ad andare avanti. Ecco perchè la cucina di una
saggia cuoca, diventa la sapienza e l’intelletto dell’amore. Amore che anche con
solo pane e formaggio, può far nascere un sorriso a chi nulla tiene. Amore che
con un piccolo dolce, dona gioia. È sempre quel filo, che porta a non sprecare
e ad accontentare tutti”.
Lucia Sabbadin
Finestre Aperte
15
Oltre lo spazio e il tempo
SILVIA E DON PIER MARIA FERRARI
Nel mese di ottobre dell’anno in corso – 2011 – abbiamo ricevuto da Cadignano, in provincia di Brescia, un plico
speciale contenente il Periodico trimestrale Raphaël, un
libretto di preghiere scritto da Don Pier Maria Ferrari e la
foto che sottopongo all’attenzione dei nostri lettori.
Procedendo per gradi, al fine di dare a quanti ci leggono le giuste informazioni, diciamo che la rivista ci è
stata mandata, perché in essa si fa ampia memoria di un
sacerdote santo, che, all’alba del 31 luglio 2011, è salito
alla casa del Padre: proprio lui, don Pierino – così si faceva
amichevolmente chiamare da tutti – fondatore della cooperativa sociale Raphaël, dell’Associazione Comunità del
Cenacolo, della Fondazione Maria Rosa Cremonesi e della
Fondazione Laudato sì onlus, realtà operanti in Lombardia,
specialmente in provincia di Brescia.
Fedele alla chiamata di Dio, don Pier Maria si è messo
alla sequela del Cristo, impegnando la sua vita a far proprie
le parole del Maestro, applicandole con discernimento ad
ogni momento delle sue lunghe giornate, sempre illuminate
da tanta luce.
Nel Vangelo di Giovanni (cap. 7,12) si legge: “Io sono
la luce del mondo, chi segue me, non camminerà nelle
tenebre, ma avrà la luce della vita”.
E Don Pierino, fin da giovane, si è lasciato illuminare da
questa “Luce” che, nel corso dei decenni, lo ha reso “luce
per i fratelli”, ovvero, punto di riferimento sicuro per quanti
la Provvidenza metteva sul suo cammino di Apostolo nella
Vigna del Signore.
Sacerdote discreto, silenzioso, attivo e fraterno, egli ha
ricalcato le orme di Gesù, attingendone lo stile dalla stessa
vita pratica; in questo modo, attraverso una larga accoglienza, estesa a tutti, Don Pierino ha reso feconda la sua opera
e la sua missione, che ora ha consegnato nelle mani di non
pochi fedeli collaboratori, consapevoli – al pari di lui – che
non c’è fedeltà senza sacrificio.
Silvia e la mamma
16
Proseguendo, ma sorvolando sul contenuto del
libretto di preghiere sopra
citato, amo soffermarmi
sulla foto: in essa vediamo il volto sofferente della
nostra amata Silvia – cui
è stata dedicata la nostra
Rubrica – e, accanto a lei, il
volto di mamma Assunta.
La foto risale al 2004:
all’epoca Silvia aveva 16
anni e, data la gravità della
Don Ferrari
malattia che l’aveva colpita in tenera età, era amorevolmente assistita in una struttura
adeguata, realizzata proprio da don Ferrari, in località Villa
Calcina, in provincia di Brescia.
Questo apostolo e missionario si prese cura di Silvia
e dei suoi genitori, anche sotto il profilo spirituale: ogni
giovedì pomeriggio – in quella struttura sanitaria che
ospitava qualche decina di ragazzi portatori di vari deficit – egli celebrava la santa Eucaristia, chiamando questi
piccoli cirenei ed i loro genitori ad accostarsi alla Mensa
del Signore; in questo modo, genitori e figli, ricevevano
direttamente da Lui – Gesù – quella linfa vitale, necessaria
per poter superare le gravi e dolorose prove della salita
verso il Calvario.
Anche Silvia, pur con tutti i limiti della sua gravissima
infermità, assaporava la presenza di Gesù nel suo cuore,
rendendola palese e vibrante attraverso il linguaggio degli
occhi: sempre luminosi e sorridenti nei confronti di chi si
avvicinava a lei per confortarla e sostenerla.
E chi, meglio di mamma Assunta, poteva confortare e
sostenere Silvia?
Lasciamoci avvolgere dalla tenerezza che esprimono i
volti di queste due creature nell’avvicinarsi una all’altra.
Colpisce molto anche il loro sguardo quasi riservato,
che non consente intromissione ad alcuno, perché la loro
intesa è totale! L’espressione di Silvia è quella dell’attesa
delle “coccole” della mamma, mentre Assunta sembra
voler inondare quel volto di amorosa rassicurazione.
La fotografia esprime fino in fondo l’affetto di questo
legame che ci trasmette serenità.
Non è un caso che la mamma di Silvia mi abbia inviato
tale foto, perché – nello stendere queste ultime righe dedicate a Silvia – ho ricordato un episodio che ha come protagoniste la stessa figlia, la sua mamma e, in qualche modo
anche la Serva di Dio Maria Bolognesi e la scrivente.
Il fatto, che riporterò in modo molto sintetico, risale agli
Momento di preghiera “in strada”
inizi dell’anno 2001 o 2002.
Finestre Aperte
Il volto di Maria A quell’epoca, sotto la spinta di
una grande condivisione del dolore di
Silvia e dei suoi genitori, mi portai a
Cadignano, nella loro casa, portando
in dono a Silvia un cappellino bianco,
con cui Maria era solita proteggere la
propria testa durante i mesi dell’estate,
quando si recava a Pellestrina (VE) e
a Lastebasse (VI) per curare la propria
salute, sempre precaria.
Ero convinta che il cappellino,
se usato da Silvia, soprattutto nei
momenti delle gravi crisi epilettiche,
avrebbe potuto portarle un po’ di
aiuto: quel “sollievo” tanto desiderato dai genitori e da tutti noi, che la
seguivamo con trepidazione, incapaci
di fare alcunché, impotenti davanti a
tanto soffrire.
Prima di ripartire da quella casa,
dissi a mamma Assunta che poteva
tenere il cappellino per un po’ di
tempo, senza quantificarne i giorni e,
di questo, Assunta fu molto riconoscente.
Non è nella mia natura di carpire e
diffondere i segreti intercorsi tra Silva
ed Assunta in merito alla presenza di
questa “reliquia” della Serva di Dio,
tuttavia mi è stata data la facoltà di
trasmettere quanto segue.
Quel cappellino, che mamma
Assunta metteva sul capo della figlia
durante il sonno, al risveglio Silvia
se lo toglieva e lo consegnava alla
mamma e questo per un certo periodo
di tempo; poi, un giorno Silvia, aiutata
dall’alto, con un filo di voce, disse
alla mamma: “Io non ne ho bisogno!
Portalo tu”.
Singolare dimostrazione di una
maturata accettazione da parte di Silvia di portare con dignità la propria
croce, e dall’altra, la convinzione che
la stessa mamma, con l’aiuto della
preghiera e della intercessione della
Serva di Dio Maria Bolognesi, sarebbe pervenuta, gradualmente, a capire
la grandezza dell’invito di Gesù che
invita tutti a portare la propria croce.
Vittima per il bene dei fratelli e la
conversione dei peccatori, Silvia ci
addita un traguardo luminoso: la santità, come fonte certa di felicità.
Giuseppina Giacomini
di Padre Stanislao Avanzo
UNA “LAUREATA”
ALLA SCUOLA DI DIO
SESTA PUNTATA
Continua il nostro viaggio nel volto di Maria
Bolognesi. A catturare l’attenzione di P. Stanislao Avanzo, una foto in cui la Serva di Dio
è ritratta con Enzo, il bambino del suo asilo
privato da lei salvato da sicuro annegamento.
Maria con il piccolo Enzo
MARIA MESTRA D’ASILO
Maria è in casa Piva, ma ogni tanto va a Rovigo (capoluogo della provincia).
Rovigo è anche la sede della concattedrale della Diocesi di Adria-Rovigo. Qui c’è
la dimora del vescovo, il seminario e quasi tutti gli organi della Diocesi. Maria
ritorna regolarmente a Rovigo per vedere il suo direttore spirituale che risiede
appunto in questa città.
Come al solito, prima di partire, sbriga le sue faccende in casa Piva con premurosa diligenza, per essere pronta all’ora prevista a correre verso la stazione.
Oggi però non è come le altre volte. Maria sembra impacciata, quasi bloccata.
Non si sbriga. Qualcosa la preoccupa, la turba, la trattiene.
E intanto il tempo passa, è quasi l’ora ed essa non si decide a partire. La signora Piva (Angela, che è come una madre per lei) la richiama dolcemente. Maria non
si muove, sorda e incapace di uscire di casa.
Angela: – Maria, ma che cos’hai oggi? Non ti senti bene? Che cos’hai stamattina? Guarda che stai perdendo il treno, anzi il tempo è scaduto…
A un certo momento, arriva di corsa una bimba della scuola-asilo, gridando:
“Enzo è caduto nel fosso, Enzo è caduto nel fosso…”.
Maria, come se volasse, in un salto, è già sul posto, e vedendo sull’acqua
galleggiare il piedino del bimbo che sta affogando, senza saper nuotare, si getta
nell’acqua e afferra il piccolo Enzo e riesce a portarlo in salvo. Anche lei è salva.
L’uno e l’altra salvi. Si direbbe per un miracolo.
C’è una foto che ritrae Maria e il piccolo Enzo sul luogo del salvataggio.
Maria ha il volto teso; sembra ancora sconvolta. Guarda lontano, quasi incredula
di quanto era accaduto.
Dite ciò che volete; dite pure che è stato un caso che Maria si sia salvata
assieme al piccolo Enzo. Senz’altro un caso di eroico coraggio da parte di Maria
Bolognesi, un gesto umanitario meritevole di essere menzionato.
Noi preferiamo ragionare col vangelo: “Non c’è amore più grande di colui che
è disposto a sacrificare la propria vita per gli altri”. E Dio è pronto anche a fare
miracoli quando trova la fede e l’amore disinteressato per i fratelli.
Maria Bolognesi, di questo suo gesto spontaneo fatto per amore, ne soffrirà le
conseguenze per tutto il resto della sua vita.
Essa amava veramente le persone. Maria possedeva la vera empatia di coloro
che sanno godere con chi gode e piangere con chi piange.
C’è un altro fatto molto significativo che riguarda una bambina, Maria Pia,
gravemente inferma e spacciata dai medici dell’ospedale. La nostra Maria accorre
al capezzale della bambina, se la strige al seno, la coccola. E siccome la piccola
continua a piangere e a chiedere aiuto, perché ha paura di morire, Maria la consola in tutti i modi, le chiede amorevolmente di acquietarsi, “se no, come faccio a
pregare Gesù per la tua guarigione?”.
Maria Bolognesi si mette a pregare con grande intensità. Alla sera dello stesso
giorno, Maria Pia, dai medici dell’ospedale, è dichiarata fuori pericolo.
Finestre Aperte
17
LA RICORRENZA DEL 2 NOVEMBRE
Ogni anno, alla data sopra indicata, si fa urgente – nel cuore di tante
persone – suffragare l’anima dei propri cari defunti, in vari modi: la celebrazione di sante messe, la recita del
santo rosario, la devozione dei cento
“Requiem”, la visita al camposanto
per deporre un fiore, simbolo di quel
legame, che la morte non può distruggere, perché l’amore vero ha in sé la
forza di superare le barriere del tempo
e dello spazio.
Sappiamo bene come la preghiera
di suffragio è doverosa: ce lo insegna
il Catechismo della Chiesa quando ci
presenta le 14 opere di misericordia
corporali e spirituali; inoltre essa è
quanto mai preziosa per quelle anime,
che stanno purificandosi in Purgatorio, prima di entrare nel gaudio del
Paradiso.
Fin da piccola, in famiglia, mi è
stato insegnato che un ciclo di Sante
Messe Gregoriane (trenta celebrazioni
consecutive senza alcuna interruzione) a favore di una persona defunta,
è la strada più sicura per rendere più
celere la sua “purificazione”, così da
poter ascendere in alto ed immergersi
nella visione beatifica di Dio.
Tale impegno – quando è preso
nei confronti di un defunto – fa bene
non solo a quell’anima, che riceverà
immediato sollievo, ma anche a quella
dell’offerente, che acquisterà, in Paradiso, un protettore in più.
Chi tra i lettori volesse saperne di
più, è invitato a visitare questo sito
internet:
www.festadelladivinamisericordia.com/
30-messe-gregoriane.asp
La scrivente, nel corso di vari decenni, si è sempre chiesta se San Gregorio
Magno, il Papa cui è attribuita questa
pia pratica, non avesse pure pensato
a qualche altra “soluzione” a favore
delle anime purganti, senza bisogno di
mettere mano al “borsellino”.
Infatti, quando si è poveri e si fa
fatica a far quadrare i bilanci familiari, diventa quasi impossibile donare
la giusta oblazione a quel Sacerdote
che si impegna a celebrare le messe
gregoriane.
A dire il vero, questo limite “legato” al denaro, non mi garbava affatto!
Perché il povero non poteva accedere
ad un beneficio, che avrebbe dovuto
essere esteso a tutti, senza distinzione
tra chi è ricco o povero?
Quest’anno, finalmente, durante
una normale conversazione tra persone amiche, la scoperta che Papa Gregorio Magno aveva anche provveduto
nella direzione da me tanto auspicata!
In quella circostanza, per me gioiosa, mi fu consegnato un foglietto con
una preghiera scritta dal Santo Papa,
che ora – con animo riconoscente al
Signore – trasmetto ai nostri lettori:
ORAZIONE DI
SAN GREGORIO PAPA
In suffragio delle anime purganti
O Signore Gesù Cristo, questa orazione sia fatta a lode della tua ultima
agonia, di tutte le tue piaghe, dei tuoi
dolori, dei sudori e delle pene che Tu
soffristi sul Calvario per amore nostro:
Ti prego di offrire tutto il Tuo sudore,
il Tuo sangue, le Tue piaghe al Celeste
Padre per i peccati dell’anima di N.N.
(Padre Nostro – Ave Maria)
O Signore Gesù Cristo, questa orazione sia fatta a lode della Tua ultima
agonia, delle grandi pene, dei martiri
e di tutto ciò che per noi hai sofferto,
specialmente allorché il tuo cuore si
spezzò.
Ti prego di offrire i martiri e le
pene Tue al celeste Padre per tutti
i peccati che ha commesso l’anima
di N.N. in pensieri, parole, opere ed
omissioni.
(Padre Nostro – Ave Maria)
O Signore Gesù
cristo, questa orazione
sia offerta in lode al
grande amore che avesti per il genere umano
e che Ti forzò a venire dal Cielo in
terra, a patire pene, martiri e la morte
stessa. Ti prego per quell’amore con
cui apristi il Paradiso all’uomo che col
peccato l’aveva perduto, degnati offrire al Tuo Celeste Padre i Tuoi meriti
infiniti per liberare l’anima di N.N. da
tutte le pene del Purgatorio.
(Padre Nostro – Ave Maria)
OFFERTA
Amabilissimo mio Gesù, Ti offro
l’anima di N.N. ed imploro sopra di
lei, ad uno ad uno, tutti i momenti, i
patimenti, le azioni, le virtù, i meriti,
le suppliche, i sospiri e i gemiti della
Tua Vita Santissima, Passione e Morte
penosissima sulla Croce: il sacro Sangue che spargesti per la nostra salute e
redenzione, con tutti i meriti del Tuo
cuore divino, di Maria, di Giuseppe e
di tutti i Santi.
(Dopo aver recitato per un intero mese
consecutivamente queste preghiere,
anche quell’anima che sarebbe condannata fino al giorno del giudizio,
verrà liberata lo stesso giorno)
E concludo questo scritto dicendo
che nel corso del 1981 – pur certa
della grandezza morale e spirituale
della Serva di Dio Maria Bolognesi –
mi impegnai in prima persona per far
celebrare, a suffragio della sua anima,
un ciclo di sante messe gregoriane;
questa mia intenzione fu assegnata da
Zoe Mantovani ad un sacerdote povero dell’Oratorio di San Filippo Neri
di Bologna, che Maria stessa aveva
beneficato in vita.
Giuseppina Giacomini
Vuoi ricevere “Finestre Aperte” anche nel 2012?
Ricordati di inviare una piccola offerta!
18
Finestre Aperte
PERCEZIONE
“O Signore,
cosa vuoi che io faccia?”
Angeli del Paradiso,
che siete scesi in coro
per dare al corpo di Maria 1
una bellezza nuova,
sù, fate presto!
Lavatelo, asciugatelo,
versatevi i profumi
che avete tra le mani
e poi,
coi fiori dell’estate,
ornatelo di una veste splendida.
Però fate attenzione
e non toccate il cuore:
quel cuor non è più suo,
da tempo lui riposa
nell’Eternità di Dio.
L’esempio
della Serva di Dio
ci aiuti a comprendere
che solo in Gesù
possiamo realizzare
pienamente
la nostra vita.
Auguri!
La Redazione
e il Centro Maria Bolognesi
Giuseppina Giacomini
1
Maria Bolognesi
(Lc 3,10)
“Adorazione dei Magi” di Filippo Lippi
IL FRANCOBOLLO DELLA CARITÀ
Resoconto per i nostri lettori:
NOVITà
III trimestre 2011
Ricevuto in dono francobolli per un totale di E 120,00: sono stati destinati ai
poveri che hanno bussato alla porta dell’Associazione A.I.T.Sa.M. di Rovigo.
Poesia
I Quaderni di
sotto l’albero
per
IV trimestre 2011
Ricevuto in dono francobolli per un totale parziale di E 150,00: sono stati destinati a Don Gastone Coulibaly, sacerdote del Mali. (raccolta ancora in corso)
È nostro desiderio “offrire i francobolli” del I trimestre 2012 ai poveri che busseranno alla porta del Centro Maria Bolognesi!
Grazie per quanto fate!
Sfogliando
una rosa
di
Gi
Giuseppina
acomini
Nel prossimo numero la recensione!
Per info:
[email protected]
cell. 340.6162504
Comunicazione per chi riceve Finestre Aperte
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Non ricevendo nessuna comunicazione in merito, ci consideriamo autorizzati a conservare nel nostro
archivio elettronico i Suoi dati personali nel rispetto del D. Lgs 196/2003.
La ringraziamo per l’attenzione e cogliamo l’occasione per augurare pace e serenità a Lei e a tutti i
suoi cari, con un ricordo nella preghiera.
Centro Maria Bolognesi
Finestre Aperte
19
lunedì
26 dicembre 2011
ore 16.00
lunedì
30 gennaio 2012
ore 10.30
Chiesa di S. Sebastiano
Bosaro (RO)
Chiesa di S. Sebastiano
Bosaro (RO)
S. Messa
S. Messa
in ricordo
del Battesimo
della Serva di Dio
Maria Bolognesi
per il 32° Anniversario
della nascita al cielo
della Serva di Dio
Maria Bolognesi
Previsto servizio di pullman
con prenotazione telefonica.
Info: Centro Maria Bolognesi telefax 0425.27931
a
t
t
e
n
z
i
o
n
e
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riguardante Maria Bolognesi e per segnalare eventuali variazioni di indirizzo.
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Verranno prese in considerazioni solo le richieste accompagnate da un
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Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00
(se festivo ore 10.30),
viene celebrata una S. Messa
per la Serva di Dio Maria Bolognesi
presso il Tempio “La Rotonda” di Rovigo
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cellulare il sito del Centro Maria Bolognesi.
(Il servizio funziona solo su cellulari abilitati alla lettura Qr code)
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Finestre Aperte 4/2011