DISPENSA DIDATTICA
Testo e immagini a cura di Xkite a.s.d. – Lago di Garda
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L’USO DELLA BARCA DI APPOGGIO
NELLA PRATICA DEL KITEBOARD
Dispensa didattica
PREMESSA
Le tecniche descritte in questa dispensa sono il frutto della nostra esperienza sul Lago di Garda,
ma non escludono altre soluzioni e altri approcci, altrettanto efficaci.
La didattica nel kiteboard è in continua evoluzione e trasformazione, e le modalità di utilizzo della
barca di appoggio possono variare significativamente in base alle caratteristiche di ogni spot e del
tipo di mezzo utilizzato.
Anche l’evoluzione dei materiali ha un ruolo fondamentale: le tecniche di lancio e recupero si sono
modificate negli anni, con l’avvento del quinto cavo o dei bow kite, e chissà quante novità
dobbiamo ancora aspettarci.
Il confronto, lo scambio di opinioni e l’apertura a nuove esperienze sono fondamentali per la
crescita professionale di ogni istruttore.
INDICE
Barca di appoggio: perché?
Pag.3
Scelta della barca
Pag.4
Allestimento e dotazioni
Pag.7
Tecnica generale di conduzione della barca a motore
Pag.8
Manovre specifiche per il kiteboard: lanci, assistenza, recuperi
2
Pag.12
BARCA DI APPOGGIO: PERCHE’?
L’utilizzo delle barche per la didattica e per l’assistenza si è sviluppato per necessità in quegli spot
in cui non esistono gli spazi a terra necessari per l’atterraggio e il decollo del kite, per esempio sui
laghi del nord Italia. In queste località le scuole e i centri kite hanno messo a punto dei metodi per
effettuare le lezioni con la barca di appoggio, ricercando sicurezza, praticità ed efficienza, e con un
occhio anche all’economia di gestione della scuola. In altre zone d’Italia invece la presenza di
spiagge sufficientemente ampie ha permesso l’uscita da terra, almeno fino a quando il fenomeno
del kiteboard non ha assunto dimensioni tali da rendere problematica la convivenza con la
balneazione e le altre attività. Sono stati quindi istituiti i corridoi di lancio, quasi sempre riservati
solo a kiter esperti, in quanto non permettono lo scaroccio. L’uso della barca d’appoggio sta
quindi diventando un’esigenza fortemente sentita in tutta Italia, e non solo per uno scopo
strettamente didattico. Se organizzato con i giusti standard di sicurezza ed efficienza il servizio di
lancio e recupero può diventare la soluzione ideale per superare i problemi tipici di molti spot,
perché la barca permette di:
-
ovviare all’eventuale mancanza di spazi a terra per il lancio e il rientro
evitare le zone sovraffollate o frequentate da bagnanti, altri kiters, ecc.
scongiurare i pericoli e le difficoltà legati alla pratica a terra (scogli, ostacoli, persone, shore
break, ecc.)
praticare anche con vento on-shore e off-shore
eliminare il problema del rientro in caso di scarroccio e relativi tempi morti
La barca di appoggio trova utilizzo in svariate situazioni:
-
corsi di avviamento
lezioni e stage di perfezionamento
allenamenti di alta specializzazione
servizio di supporto e recupero a kiter che incorrono nel problema dello scarroccio o che
necessitano di assistenza per vari motivi
assistenza e regate ed eventi
realizzazione di videoriprese ad uso didattico o promozionale
Ovviamente i centri che intendono dotarsi di una o più barche di appoggio dovranno mettere in
conto alcuni oneri:
-
acquisto o noleggio del mezzo
allestimento e dotazioni
manutenzioni
carburante
posto barca/boa
formazione e retribuzione del personale addetto
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SCELTA DELLA BARCA
La scelta della barca d’appoggio deve tener conto di vari fattori: caratteristiche dello spot, numero
di persone da trasportare, tipo di assistenza a cui la barca è destinata, esperienza delle persone
che la dovranno condurre, costi di acquisto e di manutenzione...
Qualsiasi sia la barca che utilizzeremo, il motore ne è il cuore, ed è quindi fondamentale che sia
sempre efficiente per essere professionali nell’assistenza. Più il motore è recente e ben tenuto,
meno subiamo il rischio di passare da assistenti ad assistiti. La potenza del motore (normalmente
espressa in cavalli o kw) va scelta in base alla stazza della barca e al numero di persone che
mediamente trasportiamo: deve essere tale da poterci portare alla planata anche a pieno carico.
Se possiamo raggiungere questo obiettivo con un motore che non richiede patente nautica (fino a
40 cv) allargheremo le possibilità di utilizzo. Utilizzando motori fuoribordo, teniamo conto che la
presenza dell’elica rende necessaria prudenza nell’avvicinarsi a persone e attrezzatura. I motori
idrogetto sono più sicuri da questo punto di vista, ma sono praticamente incontrollabili in
decelerazione e alle basse velocità che si utilizzano per le manovre di assistenza, risultando
inaffidabili.
Analizziamo alcune tipologie di barca valutandone pregi e difetti.
GOMMONE
E’ il mezzo più utilizzato dalle scuole perché è facile da condurre e permette di appoggiarsi a
pontili o altre barche, e quindi non richiede particolare tecnicità e precisione nelle manovre.
Morbido dentro e fuori, mette in sicurezza l’allievo dagli impatti. E’ praticamente inaffondabile.
L’ingombro dei gonfiabili limita la capacità di carico e la libertà di movimento a bordo. Inoltre la
poppa bassa tipica di molti gommoni rende più difficoltose le operazioni di assistenza molte delle
quali si svolgono in retromarcia poppa al vento, facendo imbarcare parecchia acqua. I tubolari
sono delicati, dopo alcuni anni necessitano di manutenzione continua.
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MOTOSCAFO
Offre il vantaggio di ampi spazi a disposizione, ed è quindi particolarmente adatto per il trasporto
di più persone e dell’attrezzatura. Meglio con prua a V per affrontare l’onda e risalire il vento con
facilità e con sponde alte per rendere il mezzo più asciutto e sicuro nell’onda, La poppa alta e
chiusa facilita le operazioni di assistenza che vanno effettuate in retromarcia e spesso
controvento.
La rigidità dello scafo richiede esperienza nella conduzione, soprattutto nelle manovre di approdo
ai moli e ai pontili, nell’avvicinamento ad altre barche e agli allievi in acqua.
MOTO D’ACQUA
Offre grande agilità e rapidità di movimento. L’assenza di elica riduce il pericolo in caso di contatto
con le persone.
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Le caratteristiche della propulsione la rendono di difficile gestione alle basse velocità che
occorrono durante l’assistenza. Richiede sempre almeno una mano sull’acceleratore. Avendo
capacità di carico quasi nulla, può essere utilizzata solo per assistenza o come supporto ad altre
barche.
PONTOON
La struttura a catamarano offre grande capacità di carico e libertà di movimento, ed è quindi il
mezzo più adatto per il trasporto di un numero consistente di persone. I doppi scafi inoltre danno
stabilità e confort. I tubolari devono essere abbastanza alti per affrontare l’onda.
La rigidità e l’ingombro richiedono esperienza nella conduzione. Le dimensioni sono tali che
difficilmente permettono a chi sta conducendo di gestire contemporaneamente il lancio o il
recupero dei kite, quindi servono almeno due persone di equipaggio. Il costo di acquisto può
essere impegnativo.
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ALLESTIMENTO E DOTAZIONI
Per lavorare più agevolmente e per aumentare gli standard di sicurezza è consigliabile che la barca
che si utilizza per scuola o per assistenza sia allestita con qualche accorgimento specifico:
-
-
eliminare dalla coperta tutte le bitte, i ganci e le sporgenze a cui ci si possa impigliare
quando si e agganciati al kite o a cui si possano avvolgere i cavi nelle varie fasi di lancio
assistenza e recupero
installare la volanteria , che permette di manovrare con più agilità, e di avere le mani libere
per maneggiare il kite
predisporre un leash barca: una cima con moschettoni dotati di quick-release, fissata alla
barca, a cui si può agganciare il kite nelle fasi di lancio o assistenza
Oltre ai documenti obbligatori (libretto del motore, assicurazione e patente se prescritta), e alle
dotazioni di bordo previste dalla legge in base alla distanza dalla costa in cui si naviga, ecco un
elenco di cosa non deve mancare sulla barca di assistenza al kite:
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Telefono o radio o VHF con custodia stagna ed elenco dei numeri utili in caso di emergenza
Pompa o compressore per gonfiare i kite
Giacche a vento
Acqua potabile
Cassetta attrezzi per piccole manutenzioni al motore o all’attrezzatura (avvitare strap,
pinne, ecc.)
Anemometro
Coltello tagliacavi
Kit primo soccorso
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TECNICA GENERALE DI CONDUZIONE DELLA BARCA A MOTORE
La barca si muove in un fluido: per questo la sua traiettoria è influenzata da una serie di fattori che
non sempre siamo abituati a prevedere. Il primo di questi è l’abbrivio, ma anche le onde, la
corrente e il vento influiscono sul comportamento della barca. Immaginiamo per il momento una
condizione di acqua calma, senza vento né corrente, e andiamo a conoscere l’abbrivio e i suoi
effetti durante le manovre.
L’abbrivio è il movimento d’inerzia della barca, cioè la tendenza della barca a conservare la sua
velocità e la sua direzione. La dimostrazione più evidente dell’abbrivio si ha ogni volta che
mettiamo in folle: la barca non si arresta immediatamente ma procede per una distanza che
dipende soprattutto dalla velocità iniziale e dalla massa della barca. E’ evidente che dovremo
tenerne conto ogni volta che ci avviciniamo a un ostacolo.
Cominciamo quindi ad entrare nel vivo delle manovre.
CURVE MARCIA AVANTI
Salvo rare eccezioni, il punto di spinta del motore (elica
del fuoribordo o idrogetto), si trova a poppa della barca.
Per questo quando eseguiamo una curva la poppa si
sposta lateralmente e la barca fa perno su un punto verso
prua. La poppa percorre un arco pressoché doppio
rispetto alla prua. In pratica la barca si comporta come le
automobili in derapata.
Questo effetto è particolarmente evidente se si effettua
la manovra partendo da fermi, come quando si parte da
un molo, mentre lo è meno quando si effettua una curva
in planata, accelerando o mantenendo la velocità
costante.
Se invece la curva viene fatta in decelerazione, la barca
ruota sul suo asse, ma per effetto dell’abbrivio tende
anche a conservare la rotta originale, e l’effetto è quello
di una sbandata particolarmente accentuata.
Dovremo tener conto di questo particolare
comportamento della barca in tutte le manovre di
approdo al molo, e soprattutto nell’avvicinamento a
persone o oggetti: non dovremo mai puntarli
direttamente, ma tenerci sempre leggermente scostati.
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CURVE MARCIA INDIETRO
La barca in questo caso non viene “spinta” ma “tirata” dal
motore, e l’asse di rotazione coincide con la posizione
dell’elica.
L’effetto di derapata che abbiamo descritto sopra non si
verifica: nell’eseguire una curva in retromarcia, la
traiettoria della barca risulta più intuitiva e precisa,
perché la prua segue il movimento iniziato dalla poppa.
Anche per questo, molte manovre di precisione vengono
effettuate in retromarcia.
Anche l’effetto dell’abbrivio è meno evidente in
retromarcia, visto che non si raggiungono velocità elevate
e che la poppa offre molta più resistenza.
Una delle abilità nel condurre la barca sta nel saper sfruttare a proprio vantaggio l’abbrivio, per
esempio nelle manovre di approdo al molo o di avvicinamento all’allievo.
MANOVRA DI APPRODO AL MOLO
Esercitarci nella manovra di approdo al molo ci aiuta a
prendere confidenza con l’abbrivio e i tempi di reazione
della barca.
1. Avviciniamoci lentamente, marcia avanti, al punto in
cui vogliamo accostare, con un angolo tra i 30° e i 45°
rispetto al molo
2. Mettiamo in folle qualche metro prima del molo,
calcolando l’abbrivio, e giriamo lo sterzo dal lato del molo
3. Inseriamo la retromarcia e con il motore tutto sterzato
diamo una breve ma decisa accelerata per far avvicinare
la poppa al molo e arrestare completamente la barca
4. Mettiamo in folle
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Analizziamo ora altri due fattori che possono influire in modo significativo sulla traiettoria della
barca.
Lo scarroccio è la spostamento che la barca subisce per
effetto della spinta del vento sullo scafo. In navigazione
devierà la nostra traiettoria sottovento, e dovremo
tenerne conto.
La deriva di una barca è lo spostamento causato dalla
corrente e dalle onde.
Molto spesso vento, corrente e onda hanno la stessa
direzione e gli effetti di scarroccio e deriva si sommano.
Dovremo tener conto di scarroccio e deriva soprattutto
durante le manovre di assistenza, perché lo scarroccio
della barca è quasi sempre maggiore di quello della
persona in acqua. Se ci avviciniamo a una persona o a un
oggetto da sopravento, dovremo calcolare il nostro
scarroccio e la nostra deriva per evitare di trovarci troppo
a ridosso arrivando al contatto. Al contrario,
avvicinandosi da sottovento, si rischia di venire subito
allontanati dal punto appena raggiunto per effetto di
vento e onde.
Un altro elemento di cui tener conto nelle manovre di assistenza è che a barca ferma o con
motore al minimo, il piede del motore immerso in acqua fa effetto perno, e la barca tende a
ruotare poppa al vento (a bandiera); risulta difficile tenere la barca prua al vento. Ecco un altro
motivo per cui le manovre di assistenza vengono quasi sempre effettuate con la marcia indietro,
poppa al vento.
Anche la distribuzione del peso e la regolazione del trim del motore sono importanti per l’assetto
della barca e quindi per ottimizzare la navigazione e in alcuni casi per la sicurezza stessa del mezzo.
Più la barca è piccola o con motore poco potente, più il peso a bordo influenza la navigazione.
In acque calme:
1. Accelerando da fermi la barca tende a impennarsi e sposta molta acqua, finché non
raggiunge la planata. In questa fase portare il peso dell’equipaggio a prua anticipa il
momento della planata
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2. Raggiunta la planata la barca si riporta più orizzontale, sposta meno acqua e riduce il suo
attrito, aumentando di colpo la velocità. Anche i consumi si riducono. In questa fase il peso
dell’equipaggio va arretrato per diminuire la superficie della barca a contatto con l’acqua e
migliorare ulteriormente le prestazioni. Il trim va alzato leggermente.
In acque mosse:
1. Risalendo le onde controvento, il peso deve essere portato a prua per far si che la chiglia
tagli l’acqua, riducendo il beccheggio (impennate) della barca. Gli schianti della barca
mettono a prova l’equipaggio: dovremo adeguare la velocità alla situazione.
2. Scendendo l’onda a favore di vento, la barca subisce delle improvvise accelerazioni
andando a incunearsi nell’onda successiva (ingavonata), subendo brusche frenate o scarti
laterali. Portare il peso a poppa diminuisce questo effetto.
3. Navigando di traverso al vento e all’onda la barca subisce il rollio e può scartare
lateralmente in modo non sempre prevedibile. Il comandante della barca deve adeguare la
rotta e la velocità in base alle condizioni meteo e all’esperienza dell’equipaggio.
AFFIANCAMENTO A UN OGGETTO/PERSONA
Analizziamo la manovra di affiancamento a una persona, tenendo conto dei fattori appena
descritti. Esercitiamoci nella manovra utilizzando un oggetto galleggiante fin quando non abbiamo
raggiunto una buona confidenza con il pilotaggio della barca, e ricordiamoci di non puntare mai
direttamente la persona, ma di accostarla su un fianco.
1. Avviciniamoci alla persona da sopravento, marcia
avanti, a velocità moderata
2. Mettiamo in folle qualche metro prima di aver
affiancato la persona, calcolando l’abbrivio, lo scarroccio
e l’effetto delle onde
3. Inseriamo la retromarcia e diamo una breve ma decisa
accelerata per raddrizzare la barca, mettendoci poppa al
vento
4. Manteniamo una leggera retromarcia per contrastare
scarroccio e deriva. Per essere in sicurezza è bene
mantenersi affiancati con l’uomo all’altezza del centro
della barca: in questo modo l’elica resta sempre
sopravento all’uomo, a distanza di sicurezza.
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MANOVRE SPECIFICHE PER IL KITEBOARD: LANCIO, ASSISTENZA E
RECUPERI
Vale la pena sottolineare che quando utilizziamo la barca come mezzo di appoggio per lezioni o
allenamenti di kiteboard, le nostre responsabilità di istruttori e di comandanti della barca si
sommano. Siamo responsabili non solo della sicurezza del nostro allievo in acqua ma di tutte le
altre persone presenti a bordo. Dobbiamo essere in grado di mantenere il controllo nelle diverse
situazioni, con la necessaria autorevolezza.
Prima di addentrarci nelle singole manovre, ribadiamo le principali regole di sicurezza:
-
-
La barca non deve mai trovarsi dentro la finestra del vento e comunque mai sottovento
all’allievo per evitare che lo stesso trainato dal kite possa finire contro la barca
La barca deve sempre tenersi a lato dell’allievo controllando scarroccio e deriva per
evitare che l’allievo si ritrovi vicino alla poppa, dove si trova l’elica
La barca non deve mai puntare direttamente l’allievo quando lo vuole raggiungere, per
evitare di urtarlo a causa dell’abbrivio, di errori o di guasti
Nel caso l’allievo si sia sganciato completamente dal kite, la barca deve recuperare prima
l’allievo e poi l’attrezzatura; i tempi di recupero del kite infatti possono essere lunghi, enel
frattempo possiamo perdere di vista l’allievo, senza contare che se durante il recupero
abbiamo dei guasti o dei problemi alla barca l’allievo rimarrebbe senza soccorso
Spieghiamo sempre alle persone a bordo cosa fare in caso di emergenza e come spegnere
il motore nel caso cadessimo accidentalmente in acqua
Se siamo soli in barca utilizziamo il sistema di spegnimento automatico del motore; i
cavetti con clip di sicura normalmente in dotazione sono poco pratici perché limitano la
libertà di movimento, ma sono di vitale importanza quando si è da soli in barca. Per avere
più libertà di movimento in barca è possibile mettere una prolunga ai cavo di sicurezza,
magari utilizzando un leash del kite.
Le manovre di lancio, assistenza e recupero possono essere eseguite in maniera attiva (con la
marcia innestata) o passiva (motore spento o in folle). Il sistema attivo è più veloce ma richiede la
massima attenzione e concentrazione da parte del conducente; l’elica deve rimanere sempre
sopravvento alla persona in acqua e all’attrezzatura, contrastando abbrivio e deriva della barca. Le
manovre a motore spento sono da preferire se non si è più che esperti nella conduzione, ma non
permettono di correggere la posizione della barca.
Le tecniche descritte sono pensate per poter essere eseguite dal solo istruttore, senza bisogno di
assistenti: ci sono quindi momenti in cui l’istruttore deve maneggiare il kite e
contemporaneamente controllare la barca. E’ importante scegliere un posizione di lavoro sulla
barca che ci permetta di fare entrambe le cose. Ovviamente si può essere più veloci ed efficaci con
la collaborazione di un assistente, a condizione che sia debitamente formato e addestrato.
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PREPARAZIONE DELL’ATTREZZATURA A TERRA
L’inconveniente più comune quando si lancia il kite con la barca, è quello di trovare degli
attorcigliamenti tra i cavi, che non sempre si riescono a risolvere una volta in acqua. E’ bene quindi
prestare la massima cura alla preparazione del kite, che deve essere portato in barca con i cavi già
controllati, collegati e ben riavvolti sulla barra. Posizioniamo la barra in modo che non possa
passare tra le briglie o attorno al kite stesso. Una buona soluzione sono le sacche che hanno
l’apposita tasca esterna per la barra. In alternativa si può appoggiare la barra sopra il kite e fissare
il tutto con il leash o con un nastro di velcro abbastanza lungo.
SCELTA DELL’AREA DI LANCIO
In tutte le manovre con la barca dovremo tener conto dei fattori di cui abbiamo già parlato: vento,
onde ed eventuale corrente. Le operazioni di lancio, recupero e assistenza diventano sempre più
complesse man mano che queste forze aumentano. Se lanciare un kite con vento fino leggero non
comporta particolari problemi, la stessa operazione con vento sopra i 20 nodi richiede abilità ed
esperienza, fino a diventare estrema se il vento supera i 25/30 nodi: le forze in gioco sono
maggiori, il kite può ripartire in modo imprevisto, lo scarroccio della barca aumenta e i fattori di
rischio crescono in modo esponenziale. Se lo spot lo permette, in base alle condizioni meteo
marine cercheremo quindi una’area di lancio più o meno riparata. (INSERIRE DISEGNO)
Un’altra caratteristica dell’area di lancio deve’essere quella di avere ampi spazi liberi sottovento:
dobbiamo tener conto sia dello spazio per il decollo che dell’eventuale scarroccio che l’allievo avrà
durante la lezione.
PREPARAZIONE E GONFIAGGIO DEL KITE
Una volta arrivati nella zona di lancio, possiamo mantenerci in leggera retromarcia, con la poppa al
vento per evitare fastidiose rotazioni della barca mentre prepariamo il kite. Apriamo il kite con il
bordo di attacco sopravento e l’intradosso verso l’alto e liberiamo i primi tre o quattro metri di
cavi dalla barra, poi gonfiamo il kite. Facciamo particolare attenzione ai cavi perché in questa fase
non hanno tensione e tendono a impigliarsi tra di loro.
LANCIO CON ALLIEVO IN BARCA
Questa tecnica prevede che tutte le operazioni di preparazione e controllo siano svolte dalla
barca: l’allievo viene agganciato al kite e fatto scendere in acqua solo dopo che l’istruttore ha
accertato che il kite è armato correttamente. E’ quindi adatta anche al lancio di allievi principianti.
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1. L’allievo tiene il kite al centro della leading edge, in posizione neutra,
mentre noi svolgiamo i cavi dalla barra lasciandoli cadere in acqua.
Durante questa fase la barca va tenuta in retromarcia con una rotta di
traverso/bolina, per evitare che i cavi possano finire nell’elica
2. Svolti tutti i cavi in acqua, agganciamo il leash barca al sistema di
sicurezza del kite e appoggiamo il kite in acqua con la leading edge verso
il basso e controvento. Continuiamo a tenere la nostra rotta in
retromarcia finché i cavi non si distendono.
3. Prendiamo in mano la barra senza agganciarci. Quando i cavi
cominciano ad andare in tensione mettiamo il motore al minimo. D’ora
in poi ogni parte della barca si deve trovare fuori dalla finestra del
vento. A seconda delle caratteristiche del mezzo che utilizziamo, può
essere più conveniente stare a prua e tenere la barca in retromarcia
poppa al vento, o lavorare da una sponda tenendo la barca di traverso al
vento; in questo secondo caso posizioniamoci verso poppa per
minimizzare la rotazione della barca dovuta alla trazione del kite
4. Controlliamo i cavi: se ci sono problemi nella maggior parte dei casi si
riescono a risolvere con dei passaggi di barra o scollegando e
ricollegando uno o più cavi, sfruttando il fatto che il kite con la leading
edge in acqua tende a rimanere sufficientemente stabile a centro
finestra; se invece il kite tende a decollare, basta lasciare
immediatamente la barra per far entrare in azione il sistema di sicurezza
collegato al leash della barca. In questo caso procediamo al recupero
della barra con la tecnica del self rescue e riprendiamo le operazioni di
controllo dei cavi. Se non riusciamo a risolvere il problema nei cavi
proseguiamo con la tecnica del self rescue fino a recuperare il kite e
usiamone uno di riserva.
5. Quando i cavi sono in chiaro, facciamo sedere l’allievo sul bordo
sottovento della barca, con le gambe fuori dalla stessa; l’allievo aggancia
il proprio leash al kite e toglie quello della barca, poi aggancia il chicken
loop al trapezio. Non agganciamo mai il kite all’allievo quando è ancora
dentro la barca: può venire trascinato e sbattere contro le sponde
6. L’allievo può scendere in acqua e poi procedere al rilancio, oppure
possiamo aiutarlo ad effettuare il decollo rimanendo seduto a bordo
barca: in questo caso teniamo sotto controllo eventuali rotazioni della
barca durante tutta l’operazione, perché nessuna parte della stessa
deve trovarsi sottovento all’allievo.
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SEQUENZA DI LANCIO DA PONTOON
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LANCIO CON ALLIEVO IN ACQUA
Questa tecnica può essere utilizzata se c’è il rischio che per effetto del vento e dell’onda il kite
possa scuffiare o sollevarsi dall’acqua prima ancora che i cavi siano andati in tensione. Ha però il
limite che la barra è in mano all’allievo in acqua, mentre l’istruttore rimane sulla barca e
difficilmente può risolvere eventuali attorcigliamenti nei cavi prima del decollo. E’ quindi un
sistema adatto solo ad allievi che hanno già la necessaria confidenza con l’attrezzatura per
riconoscere che i cavi siano in chiaro, mentre è sconsigliato per il lancio di principianti alla prima
esperienza di pilotaggio.
1. L’allievo, o un assistente, tiene il kite al centro della leading
edge, in posizione neutra, mentre svolgiamo i cavi dalla
barra lasciandoli cadere in acqua. Durante questa fase la
barca va tenuta in retromarcia, poppa al vento, per
contrastare lo scarroccio e non finire in mezzo ai cavi.
2. Svolti tutti i cavi in acqua, riprendiamo il kite, e passiamo la
barra all’allievo in modo che possa agganciarsi
3. Una volta agganciato al kite, l’allievo scende in acqua
facendo attenzione a mantenersi discosto dai cavi
4. Allontaniamoci dall’allievo in retromarcia, tenendoci grosso
modo di traverso al vento o di leggera bolina, per portarci
nella posizione ideale per il decollo, calcolando lo scarroccio
5. Quando i cavi iniziano ad essere in tensione mettiamo il kite
nella posizione di decollo, per permettere all’allievo di
controllare i cavi
6. Quando l’allievo segnala l’ok per il decollo, lasciamo andare
il kite e portiamoci fuori dalla finestra di volo del kite con
una decisa retromarcia.
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ASSISTENZA NEL RILANCIO DEL KITE DALL’ACQUA
In generale quando il kite cade in acqua deve essere l’allievo ad effettuare il rilancio, ma in caso di
vento molto leggero un principiante può non riuscirci. In questi casi, possiamo aiutare l’allievo a
rilanciare il kite. Per farlo andremo ad infrangere una delle principali regole di sicurezza, quella di
non trovarsi mai con la barca sottovento al pilota nel raggio di azione del kite: la manovra quindi
va effettuata con prudenza e solo in caso di effettiva necessità. Prima di iniziare la manovra
verifichiamo che l’allievo stia impugnando correttamente la barra e che sappia come dovrà
pilotare il kite una volta che l’avremo lanciato.
1. Avviciniamoci al kite, mantenendoci ai margini della
finestra del vento
2. Affianchiamoci al kite tenendo la sua stessa rotta
(poppa) e adeguando la nostra velocità a quella
dello scarroccio del kite
3. Afferriamo il leading edge, solleviamola dall’acqua e
facciamola scorrere per raggiungerne il centro.
Durante queste fasi la nostra abilità sta nel seguire
esattamente lo scarroccio del kite per mantenere i
cavi in leggera tensione. Se siamo troppo lenti il kite
tende a entrarci in barca, se siamo troppo veloci
facciamo fatica a trattenerlo: stiamo praticamente
trainando il nostro allievo
4. Modifichiamo la rotta della barca per portarci in
una zona meno centrale della finestra. Possiamo
decidere di far partire il kite più o meno centrale
nella finestra, a seconda dell’intensità del vento
5. Raggiunta la posizione più idonea per il decollo,
ruotiamo il kite con la leading edge verso l’alto, tutti
i cavi devono essere in tensione. Assicuriamoci che
l’allievo sia pronto e al suo ok lanciamo il kite.
6. Portiamo immediatamente la barca a distanza di
sicurezza, nel caso il kite ricadesse. Se il rilancio è
riuscito,
riportiamoci
sopravento
all’allievo
passando esternamente alla finestra
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ASSISTENZA ALL’ALLIEVO CON KITE A BORDO FINESTRA
Possiamo utilizzare questa tecnica per piccole operazioni di assistenza all’allievo, per esempio
regolazioni del trapezio o trimmaggio del kite, ma anche per farlo riposare o per dargli il cambio
mettendo in acqua un altro allievo.
1. Chiediamo all’allievo di tenere il kite allo zenit e affianchiamolo da sopravvento,
ricordandoci di non puntarlo direttamente e di mantenere la barca in retromarcia poppa al
vento per non scarrocciare sottovento all’allievo stesso
2. Passiamogli una cima o teniamolo con una mano
3. L’allievo ora appoggia in acqua il kite a bordo finestra, dal lato opposto alla barca e toglie le
mani dalla barra. In condizioni normali, il kite rimane stabile a bordo finestra
4. Sganciamo l’allievo dal kite e teniamo noi la barra, o semplicemente il chicken loop. Per
maggiore sicurezza possiamo utilizzare il leash barca in modo da poter lasciare la barra in
caso di problemi
5. Facciamo risalire l’allievo in barca: in questa fase prestiamo la massima attenzione che
l’allievo non si avvicini all’elica
Quando l’allievo è pronto a tornare in acqua basterà farlo sedere sul bordo della barca con le
gambe all’esterno della stessa, riagganciarlo al kite e fargli eseguire il decollo dall’acqua o da
bordo barca, come già descritto per il lancio.
ASSISTENZA ALL’ALLIEVO CON KITE A CENTRO FINESTRA
E’ possibile utilizzare il sistema appena descritto anche quando il kite è caduto a centro finestra,
purché sia stabile in acqua con la leading edge verso il basso, senza rischio di decollare. Basta
affiancarsi all’allievo, passargli una cima o tenerlo con una mano, e proseguire dal punto 4 in poi.
Teniamo in considerazione che nel momento in cui prenderemo la barra dalla barca, questa
aumenterà il suo scaroccio per effetto della trazione del kite. Assicuriamoci quindi che l’allievo si
sia già ben aggrappato alla barca o alla scaletta.
ASSISTENZA ALL’ALLIEVO CON KITE IN SICURA
Le operazioni di assistenza si possono effettuare anche dopo aver fatto utilizzare all’allievo lo
sgancio di emergenza. La procedura è simile a quelle già descritte. Una volta affiancato l’allievo,
passiamogli una cima o teniamolo con una mano. Agganciamo il leash barca al posto di quello
dell’allievo. L’allievo ora può sganciarsi completamente dal kite e risalire in barca. Quando è
pronto per ripartire procederemo al recupero della barra con la tecnica del self rescue. Il limite di
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questo sistema è che a volte i kite in sicura, specialmente quelli che non utilizzano il quinto cavo,
tendono a volare a mezz’aria e ad avvitarsi su loro stessi. Se non si riescono a riportare in chiaro i
cavi, dovremo recuperare il kite e continuare la lezione con un kite di riserva.
RECUPERO CON KITE A BORDO FINESTRA
Questo sistema funziona quasi come un normale atterraggio in spiaggia, e come questo
presuppone che la persona che stiamo recuperando abbia sufficiente controllo del kite per farlo
scendere e tenerlo fermo a bordo finestra. Se l’allievo è in difficoltà o ci sono problemi con i cavi è
meglio fargli utilizzare lo sgancio rapido e procedere al recupero con il kite in sicura come spiegato
nei prossimi paragrafi.
1. Chiediamo all’allievo di far scendere il kite a bordo
finestra fino a fargli sfiorare l’acqua e di tenerlo
fermo in questa posizione (può addirittura togliere
le mani dalla barra una volta che il kite tocca
l’acqua)
2. Portiamoci con la barca qualche metro oltre il kite,
calcolando il suo abbrivio e posizioniamoci con la
poppa al vento, utilizzando come sempre la
retromarcia per controllare lo scarroccio
3. Quando il kite raggiunge la barca, afferriamolo
saldamente al centro del leading edge
4. Effettuiamo una decisa retromarcia controvento,
per neutralizzare il kite e portarci sopravvento
all’allievo
5. Sgonfiamo il kite e recuperiamo i cavi per
raggiungere l’allievo (oppure l’allievo raggiunge la
barca riavvolgendo i cavi sulla barra mentre noi
sgonfiamo e pieghiamo il kite)
Nelle tecniche di recupero che esponiamo non è
rilevante se staccare o meno i cavi dal kite dopo
averlo sgonfiato.
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RECUPERO CON KITE SCUFFIATO
Per recuperare un kite scuffiato, come per il rilancio, la barca si deve posizionare sottovento al
kite, in un’area potenzialmente a rischio. Utilizzeremo quindi questo metodo solo se siamo certi
che il kite non possa ri-decollare (vento leggero, kite sgonfio, ecc).
1. Affianchiamoci al kite passando esternamente alla
finestra: calcoliamo una rotta tangente a circa 45°,
dal lato in cui ci risulta più comodo per manovrare
la barca. Nel calcolare la rotta come sempre
dobbiamo tener conto anche dello scarroccio del
kite.
2. Raggiunto il kite afferriamo saldamente il leading
edge
3. Mettiamo la retromarcia per far perdere tensione ai
cavi e neutralizzare il kite. Teniamo la rotta a circa
45°: se ci muoviamo direttamente verso l’uomo ci
ritroveremo con i cavi da entrambi i lati della barca,
col pericolo di passarci sopra con l’elica
4. Continuiamo la retromarcia correggendo man mano
la rotta, fino a portarci sopravento all’allievo,
sempre mantenendoci a distanza dai cavi
5. Sgonfiamo il kite e recuperiamo i cavi per
raggiungere l’allievo (oppure l’allievo raggiunge la
barca riavvolgendo i cavi sulla barra mentre noi
sgonfiamo e pieghiamo il kite)
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RECUPERO CON KITE IN SICURA
Dopo l’utilizzo dello sgancio rapido, molti kite si appoggiano in acqua a centro finestra, con
l’estradosso verso l’alto, e rimangono in posizione stabile. In questi casi si può utilizzare il metodo
appena descritto. A volte però il kite si mantiene a mezz’aria o sobbalza in maniera imprevedibile.
In questo caso può essere utile far risalire in barca l’allievo con il metodo già descritto per
l’assistenza, e recuperare il kite con la tecnica del self-rescue.
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