48 Il Sole 24 Ore DOMENICA - 27 OTTOBRE 2013 n. 295 Teatro Petruzzelli musica Elektra 31 gennaio-11 febbraio Traviata 23 marzo-3 aprile 7 La stagione si apre con l’omaggio a Richard Strauss, per i centocinquant’anni dalla nascita. Il nuovo allestimento porta la firma di Gianni Amelio, il regista di Lamerica e Il ladro di bambini, che per il teatro in musica ha già affrontato Lucia di Lammermoor e il dittico Pagliacci-Tabarro. L’espressionistica traduzione della tragedia greca vede nei ruoli principali Elena Pankratova, Natascha Petrinsky, Alex Penda (già nota come Pendatchanska) e Peter Bronder. Sul podio Jonathan Nott. 7 Approda al Petruzzelli la Violetta "turca" di Ferzan Özpetek, che l’anno scorso inaugurò la stagione del San Carlo di Napoli, esportata poi in tournée a Hong-Kong. Lei è Elena Mosuc, Alfredo il tenore Francesco Demuro, Germont il baritono Giovanni Meoni. Otto repliche, consegnate alla bacchetta del giovane direttore musicale della Fondazione, Daniele Rustioni. Nella Parigi innamorata dell’Oriente, si fuma narghilè e si assaporano i dolci lokum. Scene spettacolari di Dante Ferretti. Pagliacci 21-29 maggio a cura di Angelo Curtolo Firenze Il 2 al Teatro della Pergola il Quartetto Kelemen interpreta quartetti di Mozart, Bartok, Schumann, e Sei Momenti Musicali di Kurtag, per il ciclo "Il mondo del Quartetto" della Stagione degli Amici della Musica (amici musica.fi.it). Roma Dal 29 ottobre al 10 novembre si svolge il 12˚ Festival di Musica e Arte Sacra; ricordiamo la Filarmonica di Vienna e i Wiener Singverein che, con i solisti di canto e il direttore Leopold Hager, interpretano il Requiem e l’Ave Verum di Mozart il 5 a S. Paolo fuori le Mura; e il 3 a S. Maria Maggiore il Coro Sinodale del Patriarcato di Mosca; il 4 in S. Pietro il Coro della Cappella Sistina; e numerosi altri concerti di grande interesse (fondazionepromusicaeartesacra. net). Al Sistina fino al 10 novembre un classico del musical come My Fair Lady,musica di Loewe, con Vittoria Belvedere, Luca Ward, Enrico Baroni, Giulio Farnese. Dal 14 novembre una delle nostre grandi commedie musicali, Rugantino, musica di Trovajoli, con Enrico Brignano (ilsistina.it). Torino Il 30-31 all’Auditorium Toscanini Stefano Bollani con l’Orchestra Rai nella Rhapsody in Blue di Gershwin, assieme a musiche ben scelte di Adams e Stravinskij (orchestrasinfonica.rai.it). torino | Il 30 e il 31 Stefano Bollani sarà all’Auditorium Toscanini teatro a cura di Elisabetta Dente Caserta Un anno dopo, scritto e diretto da Tony Laudadio, che ne è interprete con Enrico Ianniello, è al Teatro Civico 14 dall’1 al 3 novembre (teatrocivico14.it). Castellammare di Stabia (Na) Alessandro Haber e Alessio Boni, diretti da Valerio Binasco, sono i protagonisti di Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, al Teatro Supercinema stasera (teatrosupercinema.it). Faenza (Ra) Oggi, nel ridotto del Teatro Masini, Marina Senesi in Se si può raccontare (europadonnait). Milano RobertoCitranèalTeatro della Cooperativadal29 ottobre al3 novembrein Nel nome del padre di ClaudioFava, regia di NinniBruschetta (teatrodellacooperativa.it).AlTeatro Ringhiera,dal 31 al 3 novembre, Il silenzio dei cassetti, scritto e diretto da Benedetto Sicca (atirteatro.it). Oggi, al Teatro Binario 7 di Monza, Una stanza a sud, drammaturgia e regia di Corrado Accordino (teatrobinario7.it). Pistoia Al Teatro Manzoni, dall’1 al 3 novembre, Zio Vanja di Cechov, con Sergio Rubini e Michele Placido, regia di Marco Bellocchio (pistoiateatri.it). Roma La Socìetas RaffaelloSanzio è al Teatro Argentina dal 30 ottobre al 3 novembre in The Fours Seasons Restaurant, scritto e diretto da Romeo Castellucci(teatrodiroma.net). pistoia | Dall’ 1 al 3 novembre Sergio Rubini è al teatro Manzoni I biglietti si possono acquistare sul sito internet all’indirizzo http://fondazionepetruzzelli.bookingshow.com/TeatroPetruzzelli, o scrivendo a botteghino@fondazionepetruzzelli. it; recandosi presso il teatro dal lunedì al sabato dalle 11 alle 19. Per info: 0809752810 schede a cura di Carla Moreni LUCIANO ROMANO 7 Guarda ancora al cinema anche il terzo allestimento del Petruzzelli, con Marco Bellocchio (foto) chiamato alla regia, in una nuova coproduzione col Massimo di Palermo, dell’atto unico di Ruggero Leoncavallo. L’opera di stampo verista viene presentata da sola: è breve, ma intenzionalmente non la troviamo qui appaiata ad altri titoli, chiedendo allo spettatore attenzione focalizzata. Dirige Paolo Carignani e nei ruoli principali cantano Maria Alejandres, Stuart Neill e Alberto Gazale. la stagione ELISABETH CARECCHIO Più repliche e coraggio per vincere di Carla Moreni L a prima carta vincente del nuovo corso del Petruzzelli è stata quella di puntare sui giovani, affidando loro responsabilità qualificanti. Ha trent’anni Daniele Rustioni, milanese, classe 1983 e studi al Conservatorio di Milano, subito acchiappato come assistente a Londra al Covent Garden da Pappano: da un anno è direttore musicale del Teatro di Bari. Sono più o meno suoi coetanei strumentisti e voci scelti con concorso per formare la nuova Orchestra e il nuovo Coro: subito dalla prima prova è stato evidente che hanno trasformato l’acustica dell’edificio, ricostruito tra mille polemiche dopo l’incendio doloso dell’ottobre 1991. Molti di loro escono dalle file altamente formative della Cherubini di Riccardo Muti. Scegliendo una nuova generazione di musicisti, la Fondazione ha dato un gesto chiaro, leggibile in vari modi, ma che in sostanza significa svoltare pagina, guardare al futuro. Rustioni ha talento, ma finora lo abbiamo sentito prudente nelle scelte musicali. Può osare, nelle idee e nel gesto. In questa stagione avrà sul leggio due titoli d’opera importanti, non facili: La Traviata e Il trittico. Partiture «trine», suddivise al loro interno in tre modelli di scrittura, intenzionali in Puccini, ben evidenti anche in Verdi. Saranno due occasioni da non sprecare, che seguiremo e dove ci piacerà parlare di musica. Catturati lì, e non solo delle due regie, certamente appariscenti, di Özpetek e di Michieletto. Perché la seconda carta, che ha già trionfato nella stagione 2013 a Bari, è stata quella della produzione o importazione di spettacoli che puntavano a un sicuro «appeal» visivo. Prima si è fatto teatro con maestri innovatori del linguaggio della prosa, da Nekrosius a Ronconi (il mese venturo è atteso il suo Falstaff, che chiuderà l’anno verdiano al Petruzzelli, e sul podio ci sarà Rustioni), ora invece si mira a importanti nomi del cinema, da Gianni Amelio a Marco Bellocchio. Firmeranno le nuove produzioni di Elektra di Richard Strauss e di Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Da non perdere. Ma se volete un consiglio, non lasciatevi scappare anche la classica Lucia di Lammermoor di Graham Vick e il Flauto magico pieno di fantasia d’artista di William Kentridge. Sono due capolavori. Ora che con determinazione il rosso Petruzzelli (rosso perché unico in Italia pittato di rosso, mattone, ben visibile da terra e mare) si è riconquistato pubblico e centralità culturale, forse si potrebbe scommettere anche su qualche replica in più degli spettacoli. Ne ha cinque Elektra, titolo inaugurale; quattro Il cappello di paglia di Nino Rota, eroe locale (ma non solo); e ancora solo quattro Il Trittico, che viene da un debutto del 2012 all’an der Wien di Vienna, dove fece piuttosto clamore. I turni di abbonamento qui sono tre: A, B e C, e predomina la prudenza. Una serata fuori abbonamento (o due, nel caso del natalizio Flauto magico) sembra più che sufficiente. Si largheggia solo sul sicuro, ed è facile indovinare dove: Traviata e Pagliacci. I due «must» del melodramma avranno ben otto repliche. Meritate. Ma dal nuovo corso del Petruzzelli ci aspettiamo il coraggio di scommettere – e vincere – anche altrove. © RIPRODUZIONE RISERVATA scintillante | «Il flauto magico» di William Kentridge la prima Elektra a passi di piombo e sangue L’opera di stile aspro e scandaloso segnò, assieme a «Salome», l’affrancamento di Strauss verso Wagner. Bari la celebra con la regia di Amelio e la bacchetta di Nott di Quirino Principe V iviamo annate in cui le ricorrenze incalzano, nel mondo della musica e dei musicisti. Dopo il 2009 di Mendelss0hn, il 2010-2011 di Schumann, Chopin e Mahler, dopo il 2012 di Debussy, dopo questo imponente 2013 di Verdi e Wagner, ecco affacciarsi il centocinquantenario della nascita diRichardStrauss (Monaco di Baviera, sabato 11 giugno 1864 - Garmisch Partenkirchen, giovedì 8 settembre 1949). E quasi in apertura di nuovo anno, venerdì 31 gennaio 2014, Elektra diRichard Strauss andràin scena al «Petruzzelli», e sarà la prima apparizione di quell’opera a Bari: strano ritardo, dal momento che la quarta fatica teatrale straussiana in ordine cronologico (dopo Guntram, Feuersnot e Salome) è uno dei titoli più frequenti sulle locandine dei teatri d’opera. Jonathan Nott ne sarà il direttore, Gianni Amelio il regista. Buona fortuna! Ci piace la scelta. In Elektra non ci sono «dramatis personae» dall’indole buona, né alcuna dolcezza di carattere percorre la scena, la musica, il canto. Odio, vendetta, repulsione, violenza, sangue, sono energie elementari, «jüngeriane», caval- cate con predilezione dal compositore monacense. Il patto che Strauss strinse con il proprio Kunstwollen fu probabilmente: sì, energie elementari, violenza, un po’ d’orrore e una molecola di repulsione, purché ciò si alterni a supreme eleganze. Tra un’opera ferrea (Friedenstag) e una fero- Il libretto è il primo frutto della collaborazione tra Hofmannsthal e il compositore, di cui il prossimo anno ricorrono 150 anni dalla nascita ce (Salome), tra il pathos un po’ kitsch ma anche affinato «à la Beardsley» di Guntram e l’ironia mondana sublimata e divenuta porcellana di Capriccio, possono trovar posto (questo, ancora, il patto) apparizioni a lume diffuso (ora solare, ora lunare) di miti apollinei (Die ägyptische Helena, Daphne, Die Liebe der Danae). Erano, questi ultimi, soggetti adattissimi a un artista che volesse tenere la politica e la sto- ria fuori dall’uscio di casa. Ma anch’essi furono talora smembrati dall’imperturbabile e civilissimo cinismo del musicista «bajuvaro», ché tale lo fissò sulla pagina memoriale Stefan Zweig. Nel suo Richard Strauss, A Critical Study of the Operas (1964), William Mann ha definito molto bene lo stato d’animo di Strauss dopo il 1905: in Guntram e in Feuersnot, egli era stato «l’apprendista wagneriano», come si autodefinì. La prima fortissima mutazione di stile fu Salome, che volle essere scandalo e sensazione (nonché desiderio di successo e di forti guadagni, e nulla d’illecito è in questo…. E poi l’artista vanta diritti in più rispetto chi artista non è, ma è semplicemente un babbeo incoronato Kaiser del Secondo Reich, o, domani, Führer del Terzo). Ebbene, rispetto a Salome, tutta lussuria e perversione e dolci profumi e tentazione irresistibile di sacrilegio e di antinatura, Elektra è ancora stile aspro e scandalo per quei tempi, ma è un dramma austero, se pur non casto, poiché c’è il legame di natura lesbica e incestuosa tra Elettra e la sorella Crisòtemi, introdotto o almeno «rivelato» da Hofmannsthal rispetto agli incerti accenni dei tragici ateniesi, non certo di Eschilo nelle Coefore, ma non escludibile in Sofocle e in Euripide. Ecco, poi, soprattutto, la grandissima svolta che Elektra rappresenta anche rispetto all’asperrima Salome: dopo l’intelligente e fine e certo lodevole ma non eccelso testo con cui Hedwig Lachmann aveva adattato il dramma di Oscar Wilde, Elektra è il primo frutto della collaborazione tra un librettista-poeta d’insuperato genio, Hugo von Hofmannsthal, e Richard Strauss; la prima stazione di un esemplare viaggio d’altissimo stile, da qui a Der Rosenka- valier, ad Ariadne auf Naxos, a Die Frau ohne Schatten, a Die ägyptische Helena (saltiamo Intermezzo, il cui libretto Strauss se lo scrisse da sé), alla troppo trascurata Arabella e alla tragica morte di Hofmannsthal nel 1929. Elektra apparve in prima esecuzione al Königliches Opernhaus di Dresda lunedì 25 gennaio 1909, diretta da Ernst von Schuch con regia di Georg Toller, scene di Emil Rieck, costumi di Leonhard Fanto, e con interpreti a livello Himalaya: Ernestine Schumann-Heink (Klytämnestra), Annie Krull (Elektra), la divina Margarethe Siems (Chrysothemis), Carl Perron (Orest). Alla «premiére», qualcuno si accorse di strane somiglianze tra la novità di Strauss e la Cassandra (1905) di Vittorio Gnecchi… ma questa è una triste storia! Elektra, alla fine, danza. È una danza tutta energia di odio, dove non c’è sesso, e se c’era ora si è trasformato, nell’alchimia della psiche turbata, in desiderio di morte. La danza è tutta Blei (piombo, la variante arcaica del ferro per la spada o per la bipenne) e Blut, sangue. Sono le allitterazioni volute da Hofmannsthal, geniale nell’evocare la realtà vulnerante così come, altrove, il sogno. All’inizio di questo travolgente atto unico, Elettra, nell’orrore notturno, aveva invocato lo spirito del padre ucciso: «Agamemnon», sul grandioso e urlante motivo in Re minore che a un certo punto si incupisce in armonie che ricordano Erwartung di Schönberg, ma poi fluiscono in un tardissimo romantico La bemolle maggiore. Nella scena ultima, l’accordo decisivo è Mi bemolle minore, la zona armonica con cui, strana coincidenza, si era aperta la wagneriana Götterdämmerung . © RIPRODUZIONE RISERVATA