Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. DL353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comm. 1 AUT. GIPA/C/PD/29/2011. In caso di mancato recapito rinviare a Roma per la restituzione al mittente previo pagamento resi copertina_Layout 1 23/08/12 14.45 Pagina 1 Organo ufficiale dell'Associazione BIMESTRALE N°4 - LUG/AGO 2012 bilancio SOCIALE 2012 Direttore responsabile: Filippo Anastasi Direttore editoriale: Francesco La Palombara Caporedattore: Massimiliano Fiore Editore: U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporti Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) 2-3 18-19 Quattro colori di fede Intervista al Card. Scola F. La Palombara 4-5 11 M. Fiore Nella scuola a pieno titolo Ecco il bilancio sociale 26-27 La promessa d’amore 20-21 Famiglia e disabilità M. Caputo A.M. Cosentino 6-7 L’amore è nell’aria 12-13 22 28-29 Passaporto ai volontari ‘Italian chapel’ In campo per l’Emilia M. Fiore F. Anastasi F. Vayne 8-9 30 14-15 La guarigione e il miracolo Una volta si andava a Piedi F. Baiocco D. Priori Affidati alla vita C. Cilli 23 Al mare senza barriere 10 L’Europa premia l’Unitalsi 31 Un palazzetto per Alessio 16-17 32 Una sfida di civiltà Servo di Dio M. Fiore 24-25 Supermercati di solidarietà V. Seletti Redazione: Fraternità, organo ufficiale dell'Associazione è iscritta al Roc n. 2397 c/o Presidenza Nazionale UNITALSI in Via della Pigna 13/A 00186 Roma Tel. 06.6797236-int 222, fax 06.6781421, [email protected] c/c postale n° 10274009 intestato a Unitalsi via della Pigna 13/A - 00186 RM Hanno collaborato: Mons. Luigi Marrucci, Salvatore Pagliuca, Federico Baiocco, Mariangela Camporeale, Marco Caputo, Cosimo Cilli, Angela Maria Cosentino, Claudio Focolari, Claudio Papini, Laura Plata, don Danilo Priori, Vanni Seletti, Francois Vayne. Con approvazione ecclesiastica, rivista bimestrale, reg. n. 21 trib. Roma in data 5 gennaio 1988 Foto: > Ufficio Stampa Family 2012 Copertina e pagg. 18 -19,20 > Ufficio Stampa Cei pag.11 > Claudio Papi, fotografo Gabinetto del Sindaco di Roma PAG. 23 > Sergio Pancaldi pagg. 3, 28 – 29, Controcopertina > Marie Cailleaux, Service Photo, NDL Editions pagg. 7, 9 > Alberto Maranesi pag. 15 Progetto grafico: FAR 11 Stampa: Mediagraf Spa viale della Navigazione Interna 89 35027 Noventa Padovana (PD) Finito di stampare: giugno 2012 Questo periodico è associato all’Uspi numero verde 800 00 11 44 PELLEGRINAGGI UNITALSI progetti di carità 800 062 026 PROGETTO BAMBINI [email protected] www.unitalsi.it Mons. Luigi Marrucci Assistente Ecclesiastico Nazionale Salvatore Pagliuca Presidente Nazionale Il Rosario con Bernadette Il susseguirsi dei pellegrinaggi scandisce il ritmo di questa estate torrida ed i treni vanno e tornano da Lourdes riproponendoci un avvenimento che è sempre lo stesso e sempre nuovo al tempo stesso: il miracolo del cambiamento del cuore! Tante sono le testimonianze che ci vengono dai nostri ammalati, personale e pellegrini, molte inviate via mail o via posta, tante attraverso i servizi che TV2000 ci offre ogni giorno all’Angelus o al S. Rosario. Sono testimonianze di ritrovamento della serenità, della pace, della rassegnazione e della capacità di condivisione del dolore altrui, sono testimonianze di un nuovo cammino nella fede che ci fanno riflettere sul percorso che l’Unitalsi ha svolto e svolge ormai da 110 anni e sull’impegno che ad essa la Chiesa richiede nel solco dell’educazione alla vita buona del Vangelo. Buon esempio di questo percorso è il quarantennale della casa di accoglienza Salus Infirmorum, la nostra casa a Lourdes, nata per sopperire ad una necessità improvvisa determinata dalla riduzione dei posti ammalato e che si è rivelata una scelta profetica per lo sviluppo dei pellegrinaggi unitalsiani e della relativa notevole influenza che ha avuto sullo sviluppo dell’Associazione e dell’accoglienza in genere a Lourdes. Gli unitalsiani, avendo in comune il punto di aggregazione rappresentato dal Salus, condividono una medesima cultura che si crea sul territorio del Santuario e nello spazio della propria quotidianità, e tale cultura permea l’Associazione ed è elemento di cambiamento non percepibile ma altamente incisivo, portando a scelte di impegno quotidiano sul territorio che si rifanno al modello conosciuto al Salus. Dalle difficoltà nasce linfa nuova, ed in questo periodo di difficoltà ce ne sono tante, ma vanno affrontate guardando avanti, elaborando nuove idee e cercando di immaginare risposte che si traducano poi nella realtà, non tralasciando la preghiera che è la forza del nostro agire. Con questo spirito stiamo recitando il Rosario con Bernadette e ci avviciniamo all’inizio di una nuova stagione, in cui si aprirà la porta della Fede, e ricorderemo le tante storie che in 110 anni hanno costruito la storia di questa Associazione, chiamata ad un impegno di responsabilità a favore di chi è nel bisogno, non solo per rispondere ad un dovere sociale, ma per inquadrare la nostra azione di carità discreta in una logica di testimonianza cristiana. Dobbiamo riscoprire la gioia di servire Cristo nel fratello vicino, dando senso al nostro essere pellegrini verso quel santuario chiamato “persona”. 1 Pellegrinaggio Nazionale Francesco La Palombara Direttore editoriale di Fraternità Quattro colori di fede I misteri luminosi: l’azzurro, il viola, il giallo e l’arancio A fine settembre si rinnova il tradizionale Pellegrinaggio Nazionale dell'Unitalsi, in un certo senso epilogo di un’altra stagione che ha visto l'Associazione accompagnare, con i suoi volontari, ammalati e pellegrini alla Grotta di Massabielle per un incontro davvero speciale con Gesù attraverso l'intercessione di Sua Madre. Il tema pastorale proposto dal Santuario "Pregare il rosario con Bernadette" sarà vissuto in modo particolare anche grazie all'aiuto di alcune icone contraddistinte da colori che caratterizzeranno le diverse giornate. Così i misteri gaudiosi, racchiusi nell'icona dell'Annunciazione, in colore azzurro; quelli dolorosi nell'incontro di Gesù con Sua Madre sulla via del Calvario, colorati in viola; quelli luminosi nell'Ultima Cena, in colore giallo, e quelli gloriosi nella Resurrezione, colorati in arancio. L’ANNUNCIAZIONE L’ULTIMA CENA GESÙ E SUA MADRE SULLA VIA DEL CALVARIO LA RESURREZIONE 2 Le Riflessioni e le meditazioni proposte giorno per giorno, aiuteranno tutti i partecipanti a ripercorrere la vita di Gesù ed a coglierne l'attualità del messaggio. In particolare, nella "processione aux flambeaux", i misteri luminosi saranno meditati con l'aiuto di filmati realizzati nella terra di Gesù ed arricchiti dalla testimonianza di alcune persone che nella quotidianità hanno vissuto e vivono il messaggio di Cristo. Ma il "Nazionale" dell'Unitalsi è molto di più di un pellegrinaggio, in quanto rappresenta l'incontro annuale con il maggiore numero di soci provenienti da tutta l’Italia e contemporaneamente presenti a Lourdes che, anche attraverso la Città dei Progetti, allestita in Esplanade, hanno la possibilità di verificare il cammino associativo dell'ultimo anno e di conoscerne le progettualità future. Quest'anno poi si celebrano anche i 40 anni di vita e storia del "Salus Infirmorum", la casa dell'accoglienza voluta dall'Associazione nel 1972 per rispondere alla diminuita disponibilità di posti per gli ammalati. Quella che sembrava una scelta azzardata si è dimostrata fantastica e profetica: fantastica, perché da una situazione che rischiava di mettere in discussione il futuro dell'Associazione a Lourdes è scaturita un'occasione per consolidarne la presenza; profetica, perché ha contribuito sostanzialmente a trasformare le modalità di accoglienza dei malati a Lourdes. Sarà possibile ripercorrere questo percorso attraverso una mostra allestita all’esterno del Salus e per ulteriori approfondimenti, con la possibilità di avere una descrizione più dettagliata degli eventi attraverso una serie ‘slides’, all’interno del Salus stesso con l’ausilio dei responsabili del pellegrinaggio. Il “Nazionale” chiuderà un’altra stagione, non tra le più semplici degli ultimi anni, per i molti motivi di varia natura a tutti noti, ma, ci auguriamo, darà lo slancio rinnovato per proiettarci verso il 2013, anno in cui l’Unitalsi celebra il 110° anniversario della sua fondazione e la Chiesa l’ha dichiarato come l’ “Anno della Fede”. 3 Progetto Marco Caputo Formatore società “Bilanciarsi” Ecco il bilancio sociale Strumento di comunicazione con il “valore aggiunto” delle iniziative C on il progetto “Il bilancio sociale: un metro di misura del prodotto associativo” finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi della Legge 383/2000, l’UNITALSI ha voluto dotarsi di uno strumento di comunicazione e gestione con cui evidenziare il "valore aggiunto" delle numerose iniziative intraprese dall’Associazione nelle sue 19 sezioni e 267 sottosezioni, che sono diffuse su tutto il territorio nazionale e concorrono a migliorare il quotidiano di tutti i propri soci. Adottando il Bilancio Sociale l’UNITALSI è consapevole di avere compiuto un’importante operazione di immagine e di sostanza per rafforzare la trasparenza che ha sempre caratterizzato le sue azioni, di aver accresciuto il coinvolgimento di tutti i membri dell’Associazione, che sono diventati così attori e portavoce della cultura di riferimento, di aver rappresentato e descritto, nel loro complesso, le attività dell’Associazione non soltanto da un punto di vista economico-finanziario e di aver costruito una nuova cultura della rendicontazione, impostando un criterio di valutazione partecipata e consapevole, capace di accrescere la qualità gestionale di tutta l’organizzazione. Durante la realizzazione del progetto si è svolta un’attività formativa rivolta alle risorse umane dell’UNITALSI (responsabili, volontari, impiegati, delegati, ecc) secondo due livelli di azione complementari e finalizzati ad una massima diffusione del tema del reporting sociale. La formazione di coloro che, concretamente hanno redatto il bilancio sociale attraverso la raccolta dei dati e la stesura del testo e dei volontari di sottosezione è stata articolata in una serie di seminari formativi organizzati e divisi in moduli, al fine di razionalizzare il percorso di apprendimento da parte dei partecipanti. Unitamente al percorso di lezioni teoriche frontali sono stati realizzati anche lavori di gruppo più pragmatici all’interno del seminario, che hanno visto i partecipanti, sotto la supervisione dei relatori, impegnati ad elaborare attivamente alcune parti essenziali del Bilancio Sociale. Il progetto è durato 12 mesi e si è concluso il 7 luglio scorso con l’organizzazione di una giornata durante la quale è stato pre- 4 sentato il primo Bilancio Sociale dell’UNITALSI. Alla giornata hanno partecipato i volontari che sono intervenuti ai seminari, i Presidenti di sezioni, gli appartenenti al gruppo di Bilancio Sociale. L’UNITALSI ha realizzato il primo Bilancio Sociale accettando le sfide che tale strumento comporta, date le sue due principali finalità: quella gestionale e quella comunicativa. Il Bilancio Sociale, infatti, è innanzitutto uno strumento che serve a “rendersi conto”, uno strumento di gestione organizzativa mediante l’attivazione di un percorso interno di verifica e programmazione, di confronto, dialogo e coinvolgimento tra tutti i soggetti appartenenti all’organizzazione. In secondo luogo, è uno strumento per “rendere conto”: è cioè uno strumento di comunicazione perché permette agli interlocutori di UNITALSI di reperire informazioni utili, chiare ed attendibili rispetto al suo operato. Realizzare un Bilancio Sociale, in sostanza, non è una cosa semplice ed UNITALSI è ben consapevole di come sia difficile, soprattutto nel primo anno, realizzare un documento esaustivo e completo di tutte le informazioni. Per tale motivo, presentandolo agli Associati il 7 luglio 2012 ha dato il via ad un percorso di miglioramento del documento e del processo che ha portato alla sua realizzazione facendo tesoro dei punti di forza emersi durante i diversi mesi di lavoro e tentando di evidenziare i limiti e le opportunità per il futuro. Seguendo i principi di trasparenza e responsabilità nei confronti dei propri interlocutori, UNITALSI ha così raccolto suggerimenti, opinioni, spunti da parte dei soci e del gruppo di lavoro che ha realizzato il documento e li ha assunti come impegni per il miglioramento: essi possono essere sintetizzati in impegni per migliorare le future edizioni e il processo interno di redazione nonché migliorare la comunicazione verso l’esterno. Come prima cosa, UNITALSI dovrà dare seguito e consolidare il percorso avviato che ha visto un coinvolgimento attivo delle sezioni e delle sottosezioni su tutto il territorio nazionale. Il carattere sperimentale del progetto ministeriale prevedeva necessariamente un numero limitato di partecipanti e pertanto è opportuno pensare a delle mo- dalità per estendere il coinvolgimento a tutte le componenti territoriali dell’Associazione sia come formazione sull’argomento che come contributo alla redazione del documento. In tal senso, gli strumenti informatici potranno essere di grande aiuto (come il questionario online per la raccolta dei dati, già in fase di progettazione) ma non va sottovalutato il grande valore aggiunto dei gruppi di lavoro, in cui le persone possano confrontarsi, discutere e scambiare opinioni e buone pratiche (come sempre è successo durante gli incontri territoriali del progetto). L’UNITALSI, quindi, si è subito premurata di affinare la rac- rappresentare un modo efficace per raccogliere consenso, dare conto, essere legittimati ad operare e comunicare il Bilancio Sociale può aiutare molto. Il Bilancio Sociale, o suoi estratti, potrà così essere divulgato in fase di raccolta fondi, per presentarsi ai Ministeri, alle Amministrazioni Locali, alle Parrocchie ecc., oppure può venire usato per fare formazione ai nuovi volontari o per dare informazioni agli organi di stampa: le potenzialità comunicative sono moltissime. I primi destinatari di questa attività di condivisione e divulgazione, non va mai dimenticato, dovranno essere le sezioni e le sottosezioni in NELLE FOTO LA PRESENTAzIoNE DEL BILANCIo SoCIALE. DA SINISTRA: M. CAPUTo, D. PRIoRI, S. PAGLIUCA, M. TANINI colta dei dati e renderla il più attendibile e affidabile possibile soprattutto facendo in modo che tutte le sezioni e sottosezioni adottino gli stessi criteri e le stesse modalità di registrazione delle tante e variegate attività che vengono svolte durante l’anno. L’UNITALSI, oltre a “fare il bene facendolo bene”, ha con il Bilancio Sociale l’opportunità di “farlo sapere” e, per farlo, bisogna avere la disponibilità di dati e informazioni. L’opera di comunicazione e formazione della Presidenza Nazionale nei confronti dei territori sarà, a tal fine, fondamentale anche per tenere sempre alta l’attenzione verso questo importante strumento, per condividerne gli obiettivi e la metodologia; la presenza di un gruppo di lavoro o di una commissione per il Bilancio Sociale, che sia sempre aperta a nuove competenze e disponibilità, può sicuramente giovare a tale processo. Sul fronte interno UNITALSI dovrà cominciare a valutare l’efficacia delle proprie attività pensando di coinvolgere i destinatari e i beneficiari sul territorio e a livello nazionale. Gli indicatori presenti nel Bilancio Sociale, in sostanza, oltre a rappresentare le attività realizzate dovrebbero sempre più essere in grado di esprimere gli effetti e le utilità sociali prodotte nei confronti dei propri interlocutori. Sul versante della comunicazione esterna, UNITALSI si pone alcuni importanti impegni. Innanzitutto, sarà necessario non interrompere mai il flusso di comunicazione delle attività, dei progetti, dei risultati ottenuti sul territorio di riferimento. Come già detto “fare bene e farlo sapere” può quanto sono i volontari sul territorio ad essere gli “ambasciatori” e i testimoni dell’Associazione: loro sono il primo riferimento e a loro viene richiesto impegno e responsabilità nella gestione delle relazioni e dei contatti nelle comunità di riferimento. Avere uno strumento come il Bilancio Sociale può permettere a tutti di essere allineati sui valori e sulle finalità e conoscere le tante cose che fa UNITALSI. Il Bilancio Sociale non è, quindi, soltanto uno strumento informativo, ovvero che comunica quanto ha fatto UNITALSI in un anno di attività; grazie ad esso, gli interlocutori esterni si sentiranno stimolati a indirizzare all’Associazione suggerimenti, richieste, spunti. UNITALSI dovrà stare attenta a cogliere tali aspettative (ed anzi a stimolarle ad esempio con indagini e focus group), cercare di dare loro una risposta ed avviare così un percorso di miglioramento continuo non autoreferenziale. Quest’ultimo aspetto citato è, probabilmente, la sfida più grande che UNITALSI ha accettato nel momento in cui ha deciso di realizzare il Bilancio Sociale: ovvero aprirsi ancora di più all’esterno e all’interno, raccontarsi ed accettare di essere “guardata dentro”, dare ascolto alle voci altrui, tradurre i tanti stimoli emersi con il percorso in comportamenti concreti. L’obiettivo di tutto questo è riuscire a dare sempre di più e sempre meglio risposte alle persone che da una parte compongono l’Associazione stessa e dall’altra, ogni giorno, vivono del conforto, dell’ascolto e del sostegno dell’UNITALSI. 5 François Vayne Direttore Lourdes Magazine “L’amore è nell’aria” In occasione del primo incontro scientifico organizzato dal dott. A. De Franciscis a Lourdes l’8 e 9 giugno, una delle personalità invitate a dibattere riguardo la questione delle guarigioni, la Professoressa E. Sternberg, in occasione di uno scambio informativo, ha affermato “da Descartes in poi c’è come uno scisma fra il cervello ed il corpo, ricerchiamo la medicina globale, riconciliamo la scienza con la saggezza degli anziani!” Questa osservazione si ricongiunge, in una certa maniera, con quella del Premio Nobel di Medicina 2008, il professor Luc Montagnier, presente a questo incontro voluto dal responsabile dell’ufficio delle constatazioni mediche di Lourdes, anch’egli desideroso di considerare la creazione come “una sinfonia dove tutte le note contano”, rammaricandosi ad esempio che i biologi ignorino il fenomeno delle onde nelle loro analisi sulle malattie e sulle guarigioni. Il Prof. Montagnier evoca a tal proposito la sindrome di Semmelweiss, riferendosi a questo medico ungherese del XIX secolo, rinnegato dai suoi pari: egli scoprì un legame fra il fatto di non lavarsi le mani prima di operare e le febbri puerperali causanti a volte la morte, ma nessuno gli ha creduto fino a che Pasteur ha scoperto i batteri. Questi due scienziati, L. Montagnier e E. Sternberg, in accordo sulla base, 6 hanno tuttavia, in maniera amichevole in conferenza stampa, deposte le armi, l’uno dichiarando che in definitiva siamo programmati per morire, l’altro assicurando, al contrario, che lo siamo per guarire. “In effetti, noi siamo così programmati, per guarire, perché l’organismo si “aggiusta” per permanere, in un processo di cicatrizzazione che mobilita l’intero sistema immunitario”, afferma il Prof. Sternberg con un gran sorriso, considerando che specialmente le emozioni provocate dall’ambiente possono influenzare la guarigione. D’origine ebraica, con la sua famiglia scappò dal nazismo e trasferitasi in Canada, divenne medico come suo padre e fece la scelta di consacrarsi alla ricerca per fare del bene e favorire il benessere delle persone. “Una sera di Natale, durante i miei studi, ero di guardia e cercando urgentemente nella biblioteca dell’ospedale, trovai ciò che ha permesso di consolare un paziente affinché potesse vivere questa festa religiosa a casa. Da questa esperienza basilare è nei miei desideri continuare la ricerca, senza accontentarmi di ciò che mi è stato insegnato”, racconta con umiltà e semplicità la professoressa Sterneberg. Andando indietro lontano nella sua vita, si ricorda ugualmente che suo padre un giorno interruppe il pasto in giardino, a Montréal dove abita- vano, dicendo ai propri figli: “Ascoltate il suono della pace”. Un cane abbaiava, degli uccelli cantavano, dei giocatori di tennis colpivano le palline, “mio padre oggi è morto, scappato alla seconda guerra mondiale, conosceva il prezzo della pace, egli che era stato nei campi di lavoro; i suoi propositi mi hanno orientato ad ascoltare ogni giorno a guardarmi intorno per meravigliarmi della bellezza della creazione aiutando gli altri a decidere di essere felici”. A Lourdes sente “l’amore nell’aria”, ecco perché ci è ritornata quest’anno, dopo aver scoperto la grotta di Massabielle, grazie ad amici di Lione, nel 2006. “Respiro a Lourdes un’aria di compassione” - precisa persuasa la Sterneberg, che alcuni luoghi possono essere benefici, come ‘dei giardini di guarigione”. 2 Un giorno sulla collina vicino alla Cattedrale Nazionale di Washington, in primavera, guardando cadere i petali bianchi dei ciliegi nel vento, Esther ha percepito la vicinanza dell’invisibile: “Ho avuto il sentimento che mio padre mi accarezzasse la testa come quando mi curava quando ero piccola”. Richiamando in maniera molto professionale la neuroscienza e la neurobiologia, la professoressa non esclude l’intervento divino, al contrario, Dio si manifesta secondo lei soprattutto come una misteriosa presenza di speranza vicino a noi. L’intervento della professoressa americana Sternberg, reumatologo e scrittrice, durante il primo colloquio scientifico organizzato nella cittadina di Bernadette NELLA FOTO LA SCIENzIATA M. STERNBERG AL CoNVEGNo E IL RESPoNSABILE DEL BUREAU MEDICAL DI LoURDES SANDRo DE FRANCISCIS 7 Primo incontro scientifico internazionale Federico Baiocco Responsabile Nazionale Medici La “guarigione” e il “miracolo” A giugno, a Lourdes, si è svolto il primo Incontro Scientifico Internazionale, promosso dal Bureau Des Constatation Medicales de Lourdes. L’argomento che ci è stato posto, sotto forma di quesito, è attuale e quasi bruciante: “cosa significa guarire oggi”? I 30 esponenti della sanità internazionale e del mondo ecclesiale, tra cui il premio Nobel Luc Montagnier ed il Presidente del Consiglio Pontificio per la Pastorale della Sanita SE Mons. zimowsky, si sono confrontati sul tema, che comunque nel contesto di Lourdes acquisisce un significato del tutto particolare. Calare questa problematica nella realtà di Lourdes significa inevitabilmente passare dal concetto medico di “guarigione” al concetto ecclesiale di “miracolo”, ma proprio per mantenere il massimo atteggiamento scientifico, le relazioni svolte dai rappresentanti ecclesiastici hanno preso spunto dai criteri “medici” di riconoscimento di una guarigione inspiegabile promulgati da Cardinal Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV. Sono 130 anni che il Bureau Medical di Lourdes si adopera in tal senso, cioè nella ricerca della massima scientificità nel riconoscimento di eventuali guarigioni inspiegate, proprio per offrire alla valutazione ecclesiale criteri e dati quanto più possibile oggettivi. Nel convegno, noi dell’Unitalsi, abbiamo presentato i nostri dati epidemiologici e del significato che questi hanno acquisito nel migliorare la capacità di accoglienza nei confronti dei pellegrini ammalati, consapevoli che una malattia non è mai uguale a se stessa e che l’evoluzione è comunque determinata dalla interazione con la persona portatrice e con l’ambiente circostante. Interazione che addirittura può esserci nei confronti dell’acqua, anche contenuta nel nostro corpo. Il premio Nobel Luc Montagnier ci ha proprio parlato di questo, cioè di come l’acqua può essere modificata nelle sue capacità elettromagnetiche da parte delle stimolazioni del mondo circostante. Ma l’elemento determinante, comunque, in tutte le relazioni è stata la realtà di Lourdes, cioè la percezione di un luogo che acquisisce significato non solo per la eventuale guarigione del corpo, ma nella possibilità di armonizzare la 8 condizione personale e comunitaria dell’individuo, non coinvolgendo solo il mondo della malattia manifesta, ma forse proprio nella possibilità di modificare il personale atteggiamento nei confronti del prossimo. Nella relazione della Professoressa P.Ann Solari di Chicago ci sono stati presentati dati sulle modifiche dell’atteggiamento, nei confronti dei malati, da parte degli studenti infermieri. Venuti appositamente a Lourdes a fare un periodo intensivo di servizio dagli USA, agli studenti è stato presentato un questionario inerente il proprio atteggiamento nei confronti delle persone malate, prima, subito dopo e a distanza di un certo periodo di tempo. L’ele- 1 NELLA FOTO DA SINISTRA IL DIRETToRE DI LoURDES MAGAzINE FRANCoIS VAYNE, IL PREMIo NoBEL DEL 2008 PER LA MEDICINA LUC MoNTAGNIER, IL PRESIDENTE DEL PoNTIFICIo CoNSIGLIo PER LA PASToRALE DELLA SANITà MoNS. zIGMUNT zIMoWSkI E L’ARCIVESCoVo DI LIoNE IL CARDINAL PHILIPPE BARBARIN. mento fondante della ricerca è stata la consapevolezza che dopo l’esperienza di servizio a Lourdes gli studenti si definivano diversi, e che principalmente percepivano come diversa la propria disponibilità nei confronti dell’individuo malato. La Relatrice ci ha espresso lo stupore nell’ascoltare il cambiamento raccontato dai propri studenti, peraltro, come già detto verificato anche a distanza di tempo. Forse questo è il senso di questo convegno svolto a Lourdes sul significato attuale della guarigione. L’accettazione della propria condizione in primo luogo, ma di pari passo la disponibilità ad accogliere, anche la condizione degli altri, tanto più come operatori Sanitari. Non tutti possono guarire, anzi pochissimi a Lourdes hanno potuto e forse potranno, e peraltro questo non è lo specifico sia della Grotta che del messaggio che in questa è stato manifestato. Molti comunque, volendo possono percepire a Lourdes l’opera di riconciliazione che Dio cerca di operare con le persone e tra le persone. Ci sono probabilmente pochi luoghi al mondo dove questa realtà è cosi ben percepita ed è proprio questa che ci spinge, e spinge milioni di persone a transitare in quella Grotta, che negli anni è diventata sempre più scarna, asciutta, poiché il significato non risiede mai nelle cose , ma nelle persone e nel loro incontro comunitario e con Dio. 9 “Casa Famiglia” dalla redazione L’Europa premia l’Unitalsi Il riconoscimento assegnato ad un progetto a Benevento L , Unitalsi riceve un importante riconoscimento dal Parlamento Europeo, quale esempio concreto di integrazione e solidarietà verso le fasce più deboli del tessuto sociale. In particolare, il premio è stato assegnato per il progetto “Casa famiglia Pellegrino Varricchio”, a Benevento. “Questo premio - ha dichiarato Salvatore Pagliuca, Presidente Nazionale Unitalsi - rappresenta un motivo di orgoglio per la nostra associazione, perché riconosce - anche a livello istituzionale - la felice intuizione di carità che ha generato il progetto “Casa Famiglia”, per dare una risposta al “dopo di noi” che riempie di incertezza la vita di genitori con figli in difficoltà. Il premio europeo ricevuto dalla “Casa Famiglia” di Benevento, pertanto, rappresenta il modo migliore per avvicinarci al 2013, anno in cui l’Unitalsi celebrerà i suoi primi 110 anni di storia, vivendo con responsabilità e passione la consapevolezza del proprio ruolo nella società e nella Chiesa. Il valore del progetto “Casa Famiglia”, in tal senso, è solo uno degli elementi tangibili dell’impegno discreto svolto quotidianamente sul territorio. Siamo felici che la sensibilità istituzionale abbia apprezzato il valore di questo im- 10 pegno, in una cornice dal respiro europeo”. Il riconoscimento assegnato all’Unitalsi è frutto della scelta operata dai parlamentari europei di ogni Stato membro, che segnalano ogni anno i cittadini, le associazioni o i gruppi meritevoli di tale riconoscimento, che vengono valutati prima da una giuria nazionale e in ultima istanza dalla Cancelleria centrale del Premio. “Ricevere il premio come una tra le associazioni di volontariato che si è distinta per l’attività di solidarietà e di volontariato svolta nel panorama europeo, è sicuramente una grande soddisfazione - ha rilevato il vice Presidente Nazionale Dante D’Elpidio - che ci sprona a far conoscere l’UNITALSI anche in un contesto internazionale”. L’Unitalsi - nelle parole del Presidente Pagliuca e del Presidente della Sottosezione di Benevento, Pasquale zagarese - ha espresso una sincera gratitudine all’on. Erminia Mazzoni, Presidente della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, che ha sostenuto la candidatura del progetto Casa Famiglia. La cerimonia di consegna del premio avverrà nell’ambito di due eventi, il primo Nazionale in programma a ottobre a Roma e il secondo, a novembre, a Bruxelles. Duplice intesa dalla redazione Nella scuola a pieno titolo Riqualificazione professionale dei futuri insegnanti di religione R idefinire il profilo di qualificazione professionale dei futuri insegnanti di religione cattolica, armonizzandone il percorso formativo richiesto per l’insegnamento con quanto previsto, oggi, nelle scuole di ogni ordine e grado in Italia. Definire una nuova versione delle indicazioni per l’insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo, sulla base dei rinnovati documenti che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha elaborato in un quadro di riforma dell’intero sistema educativo di istruzione e formazione (licei, istituti tecnici, istituti professionali, percorsi di istruzione e formazione professionale). Sono questi, in sintesi, gli obiettivi della duplice intesa che è stata firmata giovedì 28 giugno a Roma, presso la sede della Conferenza Episcopale Italiana, dal Card. Angelo Bagnasco, per la CEI, e dal Ministro Francesco Profumo, per il MIUR. L’accordo, raggiunto al termine di un percorso all’insegna del dialogo e della collaborazione, consolida ulteriormente l’armonioso inserimento dell’insegnamento della religione cattolica nei percorsi formativi della scuola italiana. "Nella consapevolezza che, come ha sottolineato Benedetto XVI, «la dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita» NELLE FOTO LA FIRMA DELL’INTESA TRA IL PRESIDENTE DELLA CEI, IL CARDINAL ANGELo BAGNASCo E IL MINISTRo DELL’ISTRUzIoNE FRANCESCo PRoFUMo (discorso agli insegnanti di religione cattolica, 25 aprile 2009), auspico - ha affermato il Card. Bagnasco - di vedere quanto prima i frutti di bene che scaturiranno da questo rinnovato accordo, conscio dell’impegno delicato in vista della maturazione integrale delle persone degli alunni e grato per il lavoro costante e professionale di tutta la comunità educante della scuola, ivi compreso l’impegno professionale degli insegnanti di religione cattolica". 11 Risoluzione UE Massimiliano Fiore Caporedattore di Fraternità Passaporto ai volontari L’europarlamentare Scurria: “Permetterà il riconoscimento delle loro qualifiche professionali e delle competenze acquisite” Onorevole, come rendere più accessibili le attività di volontariato in un altro paese dell’Ue? “Prevediamo di creare un vero e proprio gruppo internazionale di volontari con competenze specifiche che sia in grado di intervenire a livello transnazionale nelle situazioni emergenziali: alluvioni, incendi, cataclismi naturali, terremoti. Attraverso l’istituzione di un sito web ufficiale, nel quale saranno rese pubbliche le possibilità di volontariato in tutti i paesi dell’Unione, offriremo indicazioni su come potervi accedere per offrire aiuto alle diverse forze nazionali impegnate a gestire questo tipo di emergenze. Inoltre per facilitare lo scambio internazionale tra le associazioni dei diversi paesi, abbiamo immaginato la costituzione di un albo europeo delle associazioni in grado di promuovere la partecipazione a bandi e finanziamenti europei”. 12 Può spiegarci cosa intende quando parla di passaporto europeo delle qualifiche? “E’ uno strumento estremamente innovativo perché al momento non esistono documenti simili. Si tratta di un vero e proprio passaporto europeo delle competenze, valido in tutti i Paesi dell’Unione, che permetterà il riconoscimento a livello transfrontaliero delle qualifiche professionali e delle competenze acquisite con il volontariato. Il passaporto ricalcherà il modello Europass utilizzato per la stesura dei curricula al fine di consentire la registrazione delle competenze in modo trasparente e comparabile. Questo strumento è stato pensato per garantire al volontariato un maggior riconoscimento pubblico, quale esperienza utile per i giovani nell'acquisizione di competenze da spendere, ad esempio, nella formazione e nel mondo del lavoro”. La risoluzione da Lei firmata e approvata di recente prevede un volontariato di aiuto in caso di disastri e catastrofi naturali. I volontari come verrebbero selezionati? “Saranno le singole associazioni ad intervenire per l’invio dei volontari. A tal proposito prevediamo la creazione di una rete transfrontaliera di organizzazioni di volontariato nei vari Stati membri in grado di selezionare, formare e inviare individui competenti per fornire in caso di necessità, un sostegno adeguato alle organizzazioni locali”. C’è sempre più voglia di volontariato, in Italia e in Europa, ma a livello europeo è ancora poco riconosciuto, perché? “In Europa è poco riconosciuto perché non esiste un quadro giuridico chiaro per le attività di volontariato in quanto non rientra tra le competenze della Ue. Anche molti paesi dell'Europa dell'Est non avevano nessuna legge specifica a riguardo, eppure grazie all'Anno Europeo del Volontariato hanno introdotto la prima legge nazionale in questo senso e dato vita a legislazioni più approfondite. E' un fenomeno che si sta strutturando in tutta l'Unione, ed è opportuno favorire il ruolo del terzo settore per contribuire a migliorare la coesione sociale”. I magnifici sei Entrando nel Santuario mariano più importante del mondo attraverso la porta S. Joseph, la prima cosa che balza agli occhi è la scultura in marmo dal nome “Salus Infirmorum, ora pro nobis”. Siamo a Lourdes, luogo di apparizioni e di miracoli, di conversione e di solenne religiosità, in cui l’Unitalsi è impegnata da oltre cento anni nell’accompagnamento e nell’assistenza delle migliaia di ammalati che durante ogni stagione si recano sul posto. Dal 2004 l’Associazione opera anche attraverso i giovani del Servizio Civile Nazionale che giungono in Francia per vivere una serie di esperienze indimenticabili. Quest’anno siamo in 6 e la nostra avventura è iniziata l’1 marzo, per terminare alla fine del prossimo febbraio. Sin dalla formazione che abbiamo svolto a Pomezia, è stata portata alla nostra attenzione l’assenza di un servizio dedicato ai non udenti, evidenziando che non esistono diversi livelli di disabilità, ma che tutte le persone con difficoltà fisico-motorie e/o psicologiche, necessitano di un sostegno che gli permetta di vivere, quanto più possibile, come gli altri. L’impedimento più grande per le persone con problemi uditivi è l’impossibilità di comunicare in modo fluente con gli udenti. Per questo, dopo aver svolto una full-immersion sulla Lsi (Lingua dei Segni Italiana) con Padre Savino, un sacerdote che si occupa delle persone con questo tipo di disabilità da oltre vent’anni, abbiamo continuato a studiare durante questi primi mesi di servizio. oggi, sebbene non conosciamo a perfezione la Lsi, vorremmo comunicare con i non udenti, al fine di apprendere una Lingua che ci permetterà di abbattere una barriera antica e resistente. La Salus Infirmorum - salute degli infermi - va salvaguardata a tuttotondo e noi proveremo a farlo. Chiediamo a voi non udenti di aiutarci in questo senso. Dunque, se vi trovate a passare per Lourdes, sappiate che noi ci siamo. Per contattarci rivolgersi alla reception del Salus Infirmorum. Il receptionist di turno provvederà a mettersi in contatto con noi per decidere il luogo e la data dell’incontro. 13 Percorsi di fede don Danilo Priori vice Assistente Ecclesiastico Nazionale In principio era a piedi: il pellegrinaggio tra evoluzione e tradizione L , immagine dell’uomo come pellegrino è assai salda nella nostra mente: sarà forse perché le sue prime gesta – certamente non lodevoli - lo costringono a levar le gambe fuori dall’Eden verso quei faticosi giorni impastati di spine e cardi (Gen 3,14-24). Ma le stesse pagine bibliche raccontano il ricongiungimento ultimo, l’arrivo presso la Gerusalemme celeste dove saranno beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all’albero della vita e potranno entrare per le porte nella città (Ap 22,14). In principio dunque era a piedi; e proprio i piedi sono - diciamo così - il primo mezzo di locomozione, piedi per fuggire lontano dall’albero della vita presso cui si era consumato il primordiale tradimento, piedi per raggiungere quei luoghi di preghiera da cui invocare e richiamare lo sguardo benevolo di Dio, piedi per seguire con caparbietà il Figlio dell’uomo lungo viottoli spesso tortuosi, piedi per incontrare, raggiungere e fare discepole tutte le genti. Ma tutto questo andare sarebbe vano se non ci fossero 14 stati quei piedi, quelli prima lavati e profumati dal gesto umile di una donna, quelli talmente indomiti che neanche la biechezza umana poteva serrare e trattenere sul legno della croce, quelli gloriosi sotto cui sarà posto e annientato ogni nemico e ricapitolata ogni cosa. Saggiamo dunque la palese evidenza che il credente è pellegrino in virtù della sua fede in Cristo Gesù: è la fede a infondere la speranza nei suoi passi, muovendoli verso una meta che abiterà - completamente e definitivamente – solo al termine della sua tappa terrena. Non importa, quindi, se nel cammino umano l’uomo talvolta lascia un poco riposare i suoi piedi o ardisce a mete intermedie sempre più lontane, risparmiando tempo e giorni del suo andare; ciò che rende tale un pellegrinaggio non è - soltanto o semplicemente - il modo attraverso cui si appresta al luogo, quanto piuttosto l’approccio mediante il quale intende coprire la distanza che lo separa dall’incontro. ogni santuario, ogni luogo di culto, ogni meta di pellegrinaggio diventa metafora del viaggio verso la Sposa adorna, la Gerusalemme celeste che invita e attende gli invitati al banchetto; poco importa allora se sono i piedi a seguire il tracciato, o le carrozze - spesso lente e malconce - di un treno bianco, o le rotte - dirette e decise - di un volo, o le scie - schiumose e dense - che solcano onde e maree. Certo ogni scelta ha le sue storie e le sue esigenze, ogni spostamento porta con se la capacità - più o meno ampia - di preparare all’incontro, di educare e amplificare la sana aspettativa di chi si volge verso un luogo nella speranza di poter plasmare e orientare una vita. Tutto sommato ogni pellegrinaggio è anche un piccolo investimento di tempo e denaro: uno scorcio di tempo ritagliato dalla quotidianità per potersi riscoprire homo viator alla sequela del Cristo; una risorsa da distogliere dal consueto e collocare nell’orizzonte dello straordinario, come quell’investimento – l’unico per la verità suggerito e raccomandato da Gesù - che non conosce il tarlo della ruggine e della tignola (Mt 6,20). Si, perché sacrificio, rinuncia e affidamento sembrano viaggiare di pari passo col pellegrino, come rette apparentemente parallele che invece ben volentieri si “sfrontano” e confrontano, lasciando alle loro spalle frantumi di dubbi ormai superati. E in questo grande viaggio un posto - certo e preminente - hanno senza dubbio coloro che contribuiscono con i loro patimenti al progetto di redenzione e sospingono la Chiesa peregrinante sulla terra all’intima unione con quella celeste (LG 49-51); a loro - come ad ogni pellegrino vanno assicurati i presupposti perché la malattia, prima spirituale e poi fisica, non diventi un ostacolo a vivere in pienezza quelle esperienze che rinsaldano la fede. In principio dunque era a piedi: come Maria che asseconda la proposta divina e subito diventa pellegrina; a Lei ci affidiamo in questa peregrinazione della fede, nella quale la Beata Vergine avanzò, serbando fedelmente la sua unione con Cristo (Giovanni Paolo II; Redemptoris Mater, 5) 15 Giochi senza barriere Massimiliano Fiore Caporedattore di Fraternità Una sfida di civiltà De Magistris: “Una iniziativa contro l’indifferenza verso i disabili” ‘G iochi senza barriere’ per sconfiggere l'indifferenza nei confronti delle disabilità. E’ l'obiettivo della campagna di sensibilizzazione sulla necessità di abbattere ogni forma di barriera culturale e architettonica avviata dalla onlus, “Tutti a scuola”, associazione guidata dal Presidente Antonio Nocchetti, che spiega qual è l’obiettivo dell’iniziativa, giunta alla sua ottava edizione, “Giochi senza barriere è una sfida di civiltà che lanciamo alle istituzioni, ai partner e a tutti i rappresentanti della società civile, con l'auspicio che venga raccolta e contribuisca a migliorare la vita dei nostri figli". “Giochi senza Barriere è un’occasione di gioia per persone disabili e i loro familiari, ma anche per chiedere che il Governo assicuri loro diritti e assistenza” - ha poi concluso il Presidente di Tutti a Scuola. La manifestazione, è stata preceduta dalla consueta conferenza stampa, presieduta dal Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che ha sottolineato l’importanza sociale dell’appuntamento: “Giochi senza Barriere è un’iniziativa che abbiamo voluto sostenere per eliminare sempre più le barriere architettoniche, dell'indifferenza e dell’inciviltà ha detto il Sindaco De Magistris - bisogna lavorare per togliere le troppe barriere culturali e sulle scelte politiche di costruzione del passato”. Nella Villa Comunale di Napoli, a sostenere “Tutti a Scuola”, per l’ottavo anno consecutivo anche l’Unitalsi Campana, che ha offerto e distribuito circa 3.500 pasti, allestendo diversi e accoglienti punti d’informazione, dove grandi e piccoli hanno potuto conoscere le attività associative e informarsi sui tradizionali pellegrinaggi dell’Associazione. Anche quest’anno gli organizzatori si sono impegnati a ricreare numerose attività teatrali, ludiche e d’intrattenimento, con spettacoli di artisti di strada, laboratori di ceramica e pittura, sport e giochi gonfiabili. E non sono mancati gli oramai tradizionali e tanto attesi stand: Polizia di Stato, Guardia di finanza, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco, Accademia Aeronautica e U.S. Navy Fire Department, con uomini, mezzi e animali per attività dimostrative. 16 1 “Tutti a scuola” nasce nel 2006 da un'idea di giovani mamme di ragazzini disabili spesso vittime di discriminazione ed emarginazione. L'associazione, al momento conta seicento genitori iscritti. Gli associati hanno realizzato numerosi progetti come attività ricreative, centro di ascolto, supporto legale, attività di musicoterapia e pet therapy. 2 FOTO 1 LA FUNzIoNE EUCARISTICA CELEBRATA NELLA VILLA CoMUNALE A NAPoLI FOTO 2 E 3 L’oTTAVA EDIzIoNE DI GIoCHI SENzA BARRIERE oRGANIzzATA DALLA oNLUS ‘TUTTI A SCUoLA’ 3 L’ottava edizione dei giochi ha registrato circa 5mila visitatori, 450 volontari e 60 associazioni intervenute oltra all’adesione della Chiesa cattolica napoletana, con ben sei parrocchie presenti all’iniziativa che hanno concelebrato la funzione liturgica organizzata nel pomeriggio nella Villa Comunale. Un segnale forte e importante che il Presidente di “Tutti a Scuola” raccoglie, oramai non più solo in questo impegno sociale, nato per migliorare la qualità della vita delle persone disabili ed emarginate e cercando di costruire una comunità solidale. Sul palco, con Mario Porfito, storico ed insostituibile presentatore, dove si sono alternati personaggi noti, Bruno Savino e il Collettivo popolare musica dal vivo con gli interventi di Enzo Avitabile, Valentina Stella, Tony Tammaro, Lucariello, Claudia Megrè, Starfunky, Luca Sepe e tanti altri artisti insieme con alcuni giovani disabili che hanno cantato “What a wonderful world” e “A città ‘e Pulicinella”, regalando emozioni attraverso voci bellissime e interpretazioni intense. 2 17 Intervista al Cardinal Scola Massimiliano Fiore Caporedattore di Fraternità L’Arcivescovo a Lourdes In pellegrinaggio alla Grotta per la prima volta dall’ingresso a Milano Eminenza, è trascorso circa un mese dall'incontro mondiale della famiglia ed è ancora vivo il ricordo di quelle giornate che hanno testimoniato tanta voglia di famiglia. Perché? Voglio partire da un’affermazione di Benedetto XVI, dopo questa straordinaria esperienza: «Non c’è futuro dell’umanità senza la famiglia; in particolare i giovani, per apprendere i valori che danno senso all’esistenza, hanno bisogno di nascere e crescere in quella comunità di vita e di amore che Dio stesso ha voluto per l’uomo e per la donna» (Udienza generale del 6 giugno 2012). L’incon- tro di Milano ha documentato con imponente evidenza che l’uomo di oggi lo sa bene. Starei per dire che lo sa più che mai oggi, nel contesto della cosiddetta “società liquida”, continuamente sottoposta a trasformazioni tanto rapide quanto radicali. I numeri e l’intensità della partecipazione all’evento di Milano hanno impressionato tutti. Quello che abbiamo visto, ascoltato e vissuto è andato al di là di ogni nostra aspettativa. «Da Milano - ha detto ancora il Papa - è stato lanciato a tutto il mondo un messaggio di speranza, sostanziato da esperienze vissute: è possibile e gioioso, anche se impegnativo, vivere l’amore fedele, “per sempre”, aperto alla vita» (ibidem). Adesso tocca a noi valorizzare al massimo tale messaggio, giocando fino in fondo e creativamente la nostra responsabilità. Uno strumento molto utile in questo senso è il Libretto pubblicato dal Centro Ambrosiano che raccoglie tutti gli interventi del Santo Padre in occasione della Visita pastorale a Milano e dell’ Incontro mondiale delle famiglie. Lì ho suggerito anche qualche indicazione di lavoro. L'UNITALSI, a Milano, ha permesso che anche le famiglie più fragili e in difficoltà partecipassero al grande evento. Anzitutto un grazie di tutto cuore. Aiutare chi è nella prova fisica a non essere prigionieri delle limitazioni che la malattia impone, ma a viverle come occasione di offerta, restando sempre aperti alla speranza, fa parte del prezioso carisma dell’UNITALSI. ogni prova infatti, soprattutto quella fisica, è sempre per ogni uomo una occasione di verità. Lì la nostra naturale condizione di indigenza, normalmente seppellita sotto una coltre di distrazione e di oblio, si fa dolorosamente evidente. Imperioso si impone il nostro desiderio di salvezza. Penso che le famiglia più fragili e provate che voi avete così amorevolmente accompagnato a vivere le diverse occasioni dell’Incontro di Milano siano state le più pronte ad accoglierne il messaggio. Prime testimoni della speranza lì annunciata.1 18 NELLE FOTO L’ARCIVESCoVo DI MILANo IL CARDINAL ANGELo SCoLA DURANTE LA FUNzIoNE EUCARISTICA CELEBRATA IN DUoMo A settembre sarà in pellegrinaggio a Lourdes, e per la prima volta da Arcivescovo di Milano. Qual è sarà il suo primo pensiero una vota arrivato alla Grotta? Certamente di gratitudine, quella di un figlio che ha ricevuto dalla Madre un regalo immeritato ed inimmaginabile. Una gratitudine commossa, ben consapevole della responsabilità di saperlo custodire, ma anche di farlo fruttare. Ho fortemente voluto questo Pellegrinaggio come gesto di ringraziamento per il primo anno del mio ministero come pastore di Milano, così segnato dalla grazia della visita di Papa Benedetto e dal VII Incontro mondiale delle famiglie. Alla Grotta rinnoveremo il nostro affidamento a Maria, mettendo sotto la Sua materna protezione la nostra grande Chiesa milanese e mendicando da Lei la grazia di essere sempre più annunciatori e testimoni, umili ma indomabili, dell’amore di Suo Figlio per tutti i nostri fratelli uomini. 19 Angela Maria Cosentino Professoressa e Bioeticista Famiglia e disabilità L’incontro mondiale a Milano arricchito da coraggiose testimonianze Al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si è svolto a Milano nel giugno 2012, era presente anche “la disabilità”, tra gli altri, con un contributo del Forum delle Associazioni Familiari arricchito da coraggiose testimonianze dal vivo. La storia della disabilità, dopo le grandi conquiste 1 del secolo scorso nella considerazione sociale, culturale e legislativa delle persone disabili1, con la crisi del welfare, oggi rischia di fermarsi o indietreggiare. Si intravedono, infatti, preoccupanti tendenze culturali verso gravi forme escludenti di eugenetica prenatale, postnatale e di cripto eutanasia sociale. Tali forme trovano giustificazioni in una scienza che, quando è alleata con i poteri forti, non è più strumento di inclusione, promozione e di autentica liberazione. Diventa, perciò, sempre più prezioso il ricorso ad una rete di aiuto ispirata ai principi di sussidiarietà e di solidarietà. A Milano, il tema declinato come “Famiglia, lavoro e mondo della disabilità” è stato condotto, alla presenza di circa 600 persone, da monsignor Franco Giulio Brambilla (vescovo di Novara), Santino Stillitano (portiere della Nazionale di ice sledge hockey), Valentina Bonafede (operatrice dell’ovci, organismo di volontariato per la cooperazione internazionale) e Abu John Wani, proveniente dal Sud Sudan. La legge 104/92 ha cercato di armonizzare il lavoro e la famiglia in riferimento ad alcuni oneri per le famiglie con persone disabili, ma purtroppo la legge spesso è utilizzata in modo truffaldino. Il fenomeno dei “falsi invalidi” ha generato nell’opinione pubblica diffidenza verso le persone con disabilità e le ingenti risorse sottratte dai “truffatori” hanno aumentato le difficoltà ad affrontare i bisogni delle famiglie con veri disabili. 20 Sempre più preziosa una rete di aiuti ispirata ai principi di solidarietà L’incontro è stato moderato da Luciano Moia, giornalista di Avvenire, sensibile alle tematiche familiari. Per Mons. Brambilla «la nascita di un figlio disabile muta totalmente la prospettiva di vita della famiglia e della coppia, ma la riprogettazione della propria esistenza è un piccolo laboratorio di vita cristiana ed ecclesiale e persino di vita civile e sociale». Il successivo intervento di Santino Stillitano, affetto da agenesia della gamba destra, ha emozionato il pubblico quando ha evidenziato come si possano raggiungere vertici sportivi. Stillitano, infatti, è Portiere della Nazionale di ice sledge hockey, campione alle Paralimpiadi di Vancouver 2007 e si sta allenando per i Mondiali 2012. «Mi sento una persona completamente realizzata - ha dichiarato - perché sono riuscito a trovare nello sport e nella famiglia (ha tre figli, ndr) lo spazio in cui esprimere la ricchezza del dono della vita». Infine, anche la testimonianza di Abu John Wani, padre di sei figli e insegnante alla scuola elementare di Juba, ha rivelato il coraggio dell’uomo e l’importanza della solidarietà. Wani, per la prima volta, con grandi difficoltà, è uscito dal suo Paese per raccontare come nel Sud Sudan - Paese massacrato da 30 anni di guerra - le disabilità siano il frutto delle mine antiuomo inesplose e della povertà. «Nel mio paese - ha dichiarato - la disabilità viene vissuta come una vergogna. Il disabile, emarginato, viene lasciato sopravvivere». La presenza a Juba dal 1983 dell’ovci - Nostra Famiglia con un centro di riabilitazione per bambini disabili, ha alleviato queste sofferenze. A conclusione dell’incontro è stata proiettata la videointervista con Jean Vanier, fondatore delle comunità “L’Arca” e “Fede e Luce” da cui è emerso che «le persone con disabilità svelano la vulnerabilità del nostro essere. Solo se accettiamo la nostra vulnerabilità possiamo accettare anche la vulnerabilità dell’altro». Comunque, ha aggiunto Valentina Bonafede dell'ovci, «la disabilità non impedisce la possibilità di pienezza di vita e di scelte ardite». Soprattutto quando è sostenuta dalla famiglia e dall’amore coniugale. Alcuni film ispirati a storie vere lo hanno documentato. Per esempio, A beautiful mind, film del 2001 diretto da Ron Howard, con Russel Crowe, racconta la storia del matematico John Forbes Nash che, nonostante i gravi disturbi mentali (era schizofrenico) ha vinto il premio Nobel per l’economia nel 1994. Il film, che ha vinto quattro oscar, è un toccante elogio dell’amore coniugale. Nella dichiarazione durante la consegna del Nobel, il professor Nash afferma che solo l’amore della moglie gli ha permesso, nonostante tutto, di poter esprimere il meglio di sé perché lo ha fatto sentire accolto e amato. Ecco perché la famiglia (bene prezioso per il singolo e per la società) dove la risorsa uomo nasce, cresce e viene educata, dovrebbe essere maggiormente tutelata e promossa (insieme all’altro valore non negoziabile, la vita) a livello culturale, civile, legislativo e pastorale. 21 Orcadi: una chiesa in cima la mondo Filippo Anastasi Direttore responsabile di Fraternità “Italian chapel” E sattamente settanta anni fa, nel 1942, cinquecentocinquanta prigionieri italiani, sconfitti dagli inglesi in Nord Africa, dal bollore delle sabbie sahariane furono sbarcati al gelo del campo 60 di Lambholm, a cinque miglia da kirkwall, il capoluogo delle isole orcadi. È un arcipelago all’estremo nord della Scozia, spazzato costantemente da venti artici che spesso raggiungono i cento chilometri all’ora. Le orcadi erano una difesa naturale strategica della Gran Bretagna contro gli attacchi della marina tedesca e soprattutto degli U Boat, i temibili sottomarini dei nazisti. Il porto di kirkwall, un grande villaggio dalle case variopinte, era stato violato da un sommergibile con gravi danni a navi da guerra e baleniere. Gli inglesi avevano allora pensato ad un’enorme diga sottomarina lunga un paio di chilometri. La chiamarono “barriera Churchill” e alla sua costruzione furono adibiti appunto i prigionieri italiani. Un’ impresa titanica: ancorare al fondale un gigantesco mosaico sghembo di enormi spuntoni di pietra tagliata. Decine e decine di migliaia di tonnellate di graniti prima tagliati, poi accorpati tra di loro a formare una diga subacquea, che ottenne lo scopo di scoraggiare prima e poi di impedire del tutto le incursioni tedesche. Per superare la durezza del lavoro forzato, dimenticare la rigidità della cima e la malinconia delle tredici squallide baracche del campo 60, i prigionieri italiani guidati dal un sottufficiale del genio, artigiano di Moena, Domenico Chiocchetti, chiesero e ottennero di costruire una chiesetta. Dal loro impegno e dall’entusiastico sostegno di un cappellano illuminato, padre Gioacchino Giacobazzi, sorse in pochi mesi un edificio che è un piccolo capolavoro di armonia e ancora oggi meta di visita per quei pochi viaggiatori che approdano nelle inospitali, lontanissime, ma magiche terre. Tutto qui è magia naturale che deriva da millenni di misteri nascosti. Da cinquemila anni svettano nel cielo delle orcadi le pietre di Stenness, seconde solo al famosissimo sito di Stonehenge e poco distante il cerchio di Brodgar, un anello di pietre disposte secondo criteri sconosciuti su una collina che domina due mari. Un fascino tutto da assaporare, così come la straordinaria bellezza del sito neolitico di Skara Brae, emerso intatto dopo un’alluvione a testimonianza dell’ingegno dei nostri progenitori di cinquemila anni fa. In questo microcosmo di mistero i nostri soldati vinti e deportati costruirono la loro chiesa. Si chiama “Italian chapel” ed entrarvi è la scoperta del genio e della vitalità di un pugno di italiani, che avevano perduto guerra e libertà, ma non avevano smesso di vere fede e disegnarsi un futuro. All’ interno, dietro l' altare, tra due finestre di vetro istoriato con San Francesco e Santa Caterina, un dipinto di Chiocchetti di una Madonna con Bambino. Dal relitto di una nave incagliata il ferro per una statua di San Giorgio e il legno per il tabernacolo. La volta fu affrescata, l’altare e il fonte battesimale furono modellati con cemento e stucchi e un altro artigiano prigioniero batte' in ferro cancellata e candelabri. Un piccolo miracolo italiano, ancora tutto da godere al sessantesimo parallelo, un passo dall’Artico. NELLE FOTO L’ESTERNo E L’INTERNo DELL’ITALIAN CHAPEL E IL DIPINTo DI CHIoCCHETTI DIETRo ALL’ALTARE 22 Ostia/Stabilimento Ondanomala dalla redazione Al mare senza barriere Spiaggia attrezzata: quest’anno intensificato il servizio A l via la seconda edizione dell'iniziativa ‘Spiaggia senza barriere’ promossa dall’Unitalsi sottosezione di Roma, dal Comune di Roma Capitale e dallo stabilimento balneare ondanomala. Grazie a 60 volontari anche chi ha difficoltà motorie potrà trascorrere un giorno in spiaggia. Per il secondo anno consecutivo, infatti, lo stabilimento balneare sul litorale romano mette a disposizione i propri spazi per le persone con disabilità o che vivono situazioni di disagio, grazie all’iniziativa «I disabili incontrano il mare». Tre giorni a settimana - tutti i martedì, giovedì e venerdì - anche chi ha difficoltà motorie o di altro tipo potrà passare una giornata in spiaggia in completo relax, grazie all’aiuto di 60 volontari Unitalsi. Previsto anche l’accompagnamento da casa alla spiaggia e viceversa, con quattro pulmini attrezzati, e il pranzo offerto. Gli interessati possono prenotarsi chiamando il numero verde Unitalsi 800.062.026. Sarà, insomma, una «una spiaggia per tutti, non solo per i disabili», come sottolinea il sindaco Gianni Alemanno. «Dobbiamo abbattere le barriere architettoniche - osserva - perché solo così la nostra città assume una dimensione comunitaria. Per fare questo ci vogliono i pionieri come i volontari dell’Unitalsi. Una realtà che opera a 360 gradi nel sociale e che realmente ci permette di realizzare il principio di sussidiarietà. Le opere sociali non le fanno solo le istituzioni, ma tutti, soprattutto le comunità spontanee come le associazioni». Presidente Pinna, in cosa consiste il progetto “I disabili incontrano il mare”? Quest’anno replichiamo, per la seconda volta, quello che, ci tengo a sottolineare, non è spiaggia dedicata ai disabili ma è un lido aperto a tutti. La cosa importante, al di là della barriere architettoniche, è l’integrazione. Come lo scorso anno, chi vorrà potrà fare richiesta al numero verde e chiedere ai volontari Unitalsi di essere accompagnati al mare allo stabilimento. L’Unitalsi impegnerà 30 volontari e 3 mezzi attrezzati che consentiranno, per due giorni a settimana per tutto il mese di luglio, a circa 20 diversamente abili di accedere alla spiaggia attrezzata e senza barriere architettoniche per trascorrere una giornata al mare. NELLE FOTO IL SINDACo DI RoMA GIANNI ALEMANNo PRESSo LA SPIAGGIA oNDANoMALA A oSTIA, PER LA PRESENTAzIoNE DEL PRoGETTo ‘SPIAGGIA SENzA BARRIERE’ Quanto incideranno sull’assistenza ai disabili i tagli del Governo alle risorse degli enti locali? Incideranno moltissimo, infatti siamo preoccupati per i tagli che richiedono un grande sforzo da parte del Comune di Roma per continuare a garantire i servizi offerti. Quali sono gli obiettivi di Unitalsi per il futuro? L’Unitalsi nasce per offrire il trasporto dei malati nei santuari italiani e internazionali. L’anno prossimo la nostra organizzazione compirà 110 anni. Andando avanti, ci siamo resi conto che dobbiamo stare vicino ai nostri amici a 360 gradi. Cerchiamo di esserci anche con case accoglienza, servizi gratuiti per le famiglie che devono ricoverare i figli presso poli pediatrici specializzati. 23 In Lombardia Vanni Seletti Consigliere sezione Lombarda Supermercati di solidarietà Nasce una nuova catena di aiuti a favore dell’Unitalsi S otto l’insegna Bennet sono una settantina gli ipermercati che si propongono come anelli di una nuova catena di solidarietà a beneficio dell’Unitalsi e in particolare della “Casa della gioia” di cui la sezione Lombarda dispone a Borghetto Santo Spirito (Savona). Come sappiamo vi si avvicendano ogni anno circa 1.200 tra malati e disabili, per un periodo di sollievo proprio e dei familiari. La “Casa della Gioia” ha costituito un meraviglioso investimento che non esaurirà mai il suo capitale umano, ma che ha costante bisogno di finanziamenti adeguati. Nella Direzione degli ipermercati Bennet, l’Unitalsi Lombarda ha trovato conferma di una sensibilità che già si era manifestata l’anno scorso con generose forniture alimentari per i pellegrinaggi a Lourdes e che per il 2012 offre ai propri clienti un coinvolgente canale per fare del bene praticamente gratis: la “Casa della Gioia” di Borghetto figura in24 fatti tra le novità della raccolta punti Bennet Club: basterà donare 500 punti perché si trasformino in 5 euro di finanziamento. Il mare è fatto di gocce e l’opportunità degli ipermercati Bennet è un cespite che consentirà anche di far conoscere ulteriormente la nostra “Casa della Gioia” allungando una catena di solidarietà fatta di donazioni così semplici, così necessarie. L’invito è quello di informare parenti, amici, conoscenti perché di fatto, comparendo sul catalogo Bennet, l’Unitalsi ha già raggiunto un obiettivo: mostrarsi attraverso una delle attività che la impegnano ad un pubblico cui prima poteva non pervenire e, quindi, disporre di nuovi spazi di visibilità. Un invito a percorrere insieme le strade della solidarietà “per poter aiutare sempre più persone a ritrovare la dignità della propria esistenza” che la Direzione di Bennet,1cui siamo grati, ha già accolto. I CENTRI BENNET Bergamo Albano S. Alessandro Romano di Lombardia Brescia Brescia Gavardo Verolanuova Busto Vanzaghello Como Cantù Cassina Rizzardi Tavernola Montano Lucino Olgiate Comasco Anzano del Parco Erba Cremona Castelvetro Piacentino Lecco Casatenovo Lecco Pescate Legnano Legnano Lodi S. Martino in Strada Pieve Fissiraga Magenta Cornaredo Sedriano Monza Brugherio Pavia Mortara Parona S. Martino Siccomario Monza Brianza Seveso Lentate sul Seveso 25 Un clown speciale dalla redazione La promessa d’amore Disabile, volontario e clown. È la storia di Luigi Guerra Prega per la nipotina in coma e s’impegna a diventare clown per far sorridere i bambini in pellegrinaggio a Lourdes NELLA FOTO GIGI INSIEME A IGNAzIo Luigi Guerra, per gli amici ‘Gigi’, è il più piccolo degli undici fratelli, di cui tre disabili. Dal 77’ nell’Unitalsi in pellegrinaggio a Lourdes e a Loreto, dove scopre un mondo in cui ritrovarsi, maturare e realizzare il suo più grande desiderio della vita, far sorridere i bambini. Molto giovane lascia a Napoli la famiglia e gli amici per trasferirsi a Roma, dove cresce e conquista la propria indipendenza. Inizia a Torre del Greco la storia di Luigi Guerra più conosciuto dagli amici e dagli unitalsiani come ‘Gigi’. Dalla nascita costretto a vivere in carrozzina, per una grave malattia congenita, all’età di sette anni partecipa da solo al suo primo pellegrinaggio a Lourdes. Dopo aver perso il papà e due fratelli disabili, vedendo le difficoltà e la mancanza di forze della mamma decide di aiutarla trasferendosi a Roma in una comunità per disabili. Gigi inizia una nuova esperienza di vita, forse quella più importante. La lontananza e la solitudine non sembrano spaventarlo, negli anni diventa responsabile del volontariato e centralinista nella comunità, dove vive. Nella sua stanza tantissime le foto della sua infanzia, la mamma, i fratelli, gli amici e l’Unitalsi che riempiono la sua vita. Sulla parete anche due foto a cui Gigi è molto 26 affezionato, quella con l’abbraccio fraterno con el pibe de oro, Diego Armando Maradona, e quella all’Udienza Generale con Papa Giovanni Paolo II. Mentre ci racconta la sua esperienza, si susseguono i messaggi che costantemente aggiornano il suo profilo facebook. A Roma, Gigi continua a crescere maturando come uomo, si realizza e conquista la propria indipendenza “a Napoli c’erano tante comunità in cui potevo vivere, ma la vicinanza con mia madre non mi permetteva di intraprendere la mia strada”, confida Gigi. Guardare una persona con disabilità spesso fa dimenticare i desideri naturali di una persona comune, quelle di crescere ed essere indipendente, nonostante la disabilità. Gigi lavora e s’impegna nel volontariato e affronta con coraggio le sofferenze che gli riserva la vita, come la grave malattia della nipote entrata in coma, che lo fa cadere nello sconforto. “Ho sempre desiderato essere papà, e non potendolo diventare considero i miei nipotini e in particolare Carlotta come fosse mia figlia - racconta Gigi pregando davanti alla Grotta, mi sono rivolto alla Madonna chiedendoLe di far uscire Carlotta dal coma e promettendonLe che al prossimo pellegrinaggio a Lourdes sarei andato vestito da clown”. Gigi ritorna da Lourdes e dopo qualche giorno la sorella lo chiama per avvisarlo che finalmente Carlotta è uscita 1 dal coma e sta bene. Così inizia un nuovo impegno per Gigi, contro i più scettici e i più contrari. Al pellegrinaggio bimbi a Lourdes, organizzato dalla sezione Campana, quest’anno sul treno partito da Napoli, sale un nuovo clown molto speciale dal nome ‘Balduino’. Com’è andata la prima da clown? Molto bene, E’ stata un’emozione continua, nella stazione di Napoli tutti quei bambini che mi cercavano e sorridevano. Credo che l’immagine che mi porto dentro di me sia racchiusa in un bambino disabile di dodici anni di nome Ignazio. Perché? In stazione ho visto un bambino in carrozzina un po’ in disparte e mi sono avvicinato a lui con discrezione chiedendogli soltanto come si chiamasse. Appena mi ha visto ha iniziato a urlare contro di me. Allora senza insistere mi sono allontanato. Una volta salito sul treno il mio posto assegnato era proprio vicino al bambino al quale mi ero avvicinato in stazione. Arrivati a Roma, il bambino mi guarda e mi dice, Gigi mi faresti provare la tua parrucca. Da quel momento e persino durante tutta la notte ha voluto che gli tenessi la mano. E’ nato un amore per Ignazio inimmaginabile. E il tuo debutto da clown a Lourdes? All’inizio ero un po’ timoroso, avevo paura di fare brutta figura, invece i bambini sono stati fantastici con me e sono rimasti contentissimi e pensa che alcuni di loro, la sera non andava a dormire se non indossavo la mia mitica parrucca. I bambini quando ti guardavano cosa ti dicevano? I bambini venivano vicino a me dicendomi che si divertivano solo con me. Devo dire che la testimonianza più bella di apprezzamento per quello che avevo fatto è stata una volta ritornato a casa, arrivato alla stazione di Napoli, mentre ero sulla pedana mobile per scendere dal treno, è partito un applauso di ringraziamento interminabile da parte dei bambini e dei loro genitori che mi porterò per sempre dentro di me. Gigi pensando ai tanti bambini che ti seguono, cosa vorresti dirgli? Vorrei dirgli che la vita è un dono e non va trattata male, perché è una cosa meravigliosa. Luigi Guerra affronta l’ennesimo dolore, il più duro, a giugno viene a mancare la mamma. Torna Napoli, ma con l’intenzione di ritornare a Roma per continuare nella famiglia di sempre, quella dell’Unitalsi, il suo nuovo impegno, i bambini; ultima passione e speranza di un uomo e di un clown speciale. 27 Triangolare di calcio dalla redazione In campo per l’Emilia Anche Antognoni e Nela allo stadio di Piano d’Accio a Teramo U na festa dello sport in nome della solidarietà. In questo modo può essere definito “In campo per l’Emilia”, il triangolare di calcio giocato nell’impianto di Piano d’Accio tra le rappresentative dell’UNITALSI, che ha organizzato l’evento, la formazione Star con le vecchie glorie nazionali e una selezione di ex giocatori del Teramo calcio. Il calcio d’inizio è stato dato da don Gianni Toni, assistente regionale e dalla presentatrice tv Lorena Bianchetti, quest’ultima subito dopo al fianco di Bruno Pizzul in veste di commentatrice. Prima, si è classificata la formazione delle Star, guidata da Giancarlo Antognoni, campione del mondo nel 1982 e con altri ex giocatori di fama come Sebino Nela e Rocco Pagano; seconda quella delle vecchie glorie del Teramo e terza la selezione UNITALSI, capitanata da Paolo Carnevali, Presidente della sottosezione di Carpi che per un pomeriggio ha lasciato un delle zone più colpite dal sisma per essere in campo per guidare la rappresentativa dell’UNITALSI allenata da Antonio Genovese giunto dalla dalla sottosezione di Milano. L’iniziativa sportiva è stata patrocinata dalla Federazione Italiana Gioco Calcio e dalla Lega Nazionale Dilettanti rappresentata a Teramo dal vice Presidente vicario, Alberto Mambelli. Tra le autorità che non hanno voluto mancare all’incontro sportivo, l’Assessore allo Sport Guido Campana insieme all’Assessore alle Politiche Sociali Giorgio D’Ignazio del Comune di Teramo. Sugli spalti, arrivati da Roma con la “Carovana dei bambini della gioia” , circa 600 bambini che hanno fatto tappa a Teramo per assistere alle partite di calcio accompagnati dai responsabili dell’UNITALSI: il Presidente della sottosezione di Roma Alessandro Pinna, il suo vice Emanuele Trancalini e il Presidente della sezione Romana Laziale Preziosa Terrinoni. “Ci tenevamo che la gara benefica si tenesse in Abruzzo”, afferma Dante D’Elpidio, vice Presidente Nazionale UNITALSI, “una terra che è stata capace di ricominciare nonostante le difficoltà e sono convinto che tanti abruzzesi come me contribuiranno a siglare un gol decisivo per le migliaia di sfollati dell’Emilia”. 28 1 Il totale dell’incasso realizzato verrà devoluto ai terremotati ospiti nei campi di Finale Emilia e Carpi dove già da tempo gli operatori dell’UNITALSI svolgono servizio di volontariato. FOTO 1 BRUNo PIzzUL, LoRENA BIANCHETTI E DANTE D’ELPIDIo VICE PRESIDENTE NAzIoNALE UNITALSI SUL CAMPo DELLo STADIo PIANo D’ACCIo A TERAMo FOTO 2 IL CAMPIoNE DEL MoNDo GIANCARLo ANToGNoNI FOTO 3 E 4 I TIFoSI DELL’UNITALSI SUGLI SPALTI 4 2 2 2 3 29 Cosimo Cilli Barletta presidente della sottosezione di Barletta “Affidati alla vita” Convegno a favore dei nuclei familiari in situazioni disagiate S abato 30 giugno l'incantevole cornice del Castello di Barletta ha ospitato il convegno "Affidati alla vita" promosso dall'Unitalsi sottosezione di Barletta e dalla Fondazione Lamacchia, con il patrocinio della Regione Puglia e del Comune di Barletta. L'incontro è volto a mostrare la singolare esperienza dell'Unitalsi di Barletta e della fondazione Lamacchia onlus che insieme gestiscono una comunità residenziale per disabili privi di supporto familiare, attività di recupero scolastico e sostegno per bambini disagiati e, in particolar modo, la Casa della Speranza "Suor Maria Lamacchia" per donne gestanti e mamme con figli a carico. Le strutture, organizzate sottoforma di case famiglia, hanno lo scopo della solidarietà sociale e della tutela delle persone in difficoltà. Durante il convegno viene evidenziata soprattutto la Casa della Speranza, ricordata come una straordinaria esperienza, un luogo dove accogliere le madri in difficoltà e insegnare, con grande responsabilità, il senso della vita partendo da situazioni di oggettiva difficoltà, di forte disagio sociale e di tragiche esperienze di violenza alle spalle. Il percorso seguito è, in primis, quello dell'accoglienza, dell'elaborazione del dramma subito, seguito dall'istruzione alla sopravvivenza attraverso l'individuazione di un cammino aderente al recupero dell'autonomia delle giovani donne vittime di violenza in modo che possano ricostruire il corso della propria vita. Questa è la vera sfida dell'Unitalsi che si impegna a costruire questo passaggio sperando nel supporto di una Regione che possa mettere in campo gli strumenti adatti al sostegno di queste donne per fare in modo che possano godere dei propri diritti a essere genitrici vivendo nella propria autonomia e lontano da chi ha usato violenza su di loro. Interviene durante il convegno Elena Gentile, Assessore Regionale delle politiche sociali, che, sensibile al tema e sempre disponibile, ha fatto in modo di non creare mai nessun muro tra le istituzioni e il bisogno seguendo personalmente sia la casa famiglia che la Casa della Speranza. La sua attitudine alla causa è dunque concreta 30 NELLA FOTO CoSIMo CILLI ILLUSTRA IL PRoGETTo ALLE AUToRITà LoCALI E AL PRESIDENTE NAzIoNALE DELL’UNITALSI SALVAToRE PAGLIUCA ma soprattutto sentita e, al pubblico presente, si rivolge in tali termini: "In un momento molto difficile per le istituzioni, di esigenza di risanare i conti pubblici, le ferite sono dolorosissime visti i continui tagli alle politiche per la fondazione di servizi; ma raccogliere il senso della riconoscenza di questo lavoro ci aiuta a fare ancora di più e ancora meglio soprattutto in questo momento". Le attività sono sostenute anche da figure professionali che si impegnano in prima persona a dare supporti adeguati in risposta alle varie esigenze. A tal proposito interviene il dott. Michele Debitonto, Presidente del centro di promozione familiare ‘insieme con la coppia’ a Barletta, attraverso una relazione che offre riflessioni sulla famiglia in questa speciale circostanza che vede l'inaugurazione di una realtà senza precedenti nel nostro territorio cittadino: la Casa della Speranza. Con la sua forza e la costanza di tutti i volontari, l'Unitalsi raggiunge risultati impensabili e l'auspicio è quello di continuare ad affrontare queste grandi emergenze sociali, ponendosi il tema della gestione futura del bisogno di cura e di solidarietà in un momento di difficoltà anche per le istituzioni. Orvieto dalla redazione Un palazzetto per Alessio La struttura intitolata al giovane volontario scomparso a soli 18 anni A lessio Papini era davvero una “persona per bene”, in tutto ciò che faceva, con grande e fresca passione. Studente, volontario UNITALSI, appassionato sportivo, presenza fissa e gioiosa in ogni iniziativa della Diocesi, Alessio stava costruendo, insieme alla sua famiglia, un percorso ben preciso, un modello di vita sereno, una esistenza dedicata a chi ha più bisogno. Poi, a soli 18 anni, l’incontro con il destino, e un tragico incidente stradale avvenuto nel maggio del 2008 ha spento per sempre il sorriso di Alessio e ogni sua giovane speranza. C’è voluto un po’ ma alla fine quello che tutti ormai da tempo chiamano “PalaPapini” è così che si chiamerà per sempre. Sabato 23 giugno, alla presenza di Tiziana e Claudio Papini, genitori di Alessio, del sindaco Antonio Concina, del vicesindaco e assessore allo Sport Roberta Tardani, di Filippo Beco, assessore allo Sport della Provincia di Terni, il Palazzetto dello Sport di Ciconia (orvieto - Terni) è stato a lui intitolato. Grazie alla tenacia e all’impegno del consigliere provinciale Andrea Sacripanti, di Nicola Magrini che da quattro anni organizza un Memorial di Calcio a cinque dedicato a Alessio, e di Lorenzo Anselmi della Coar, squadra in cui Alessio ha militato, la struttura di Ciconia è ora ufficialmente intitolata e benedetta da Don Danilo Innocenzi che di Alessio ha ricordato la grande umanità. Al termine della premiazione del Memorial, Claudio Papini e il Sindaco Concina hanno scoperto la targa apposta dalla Provincia di Terni all’ingresso della struttura. Un momento di grande commozione succeduto alle parole di Claudio che ha voluto ricordare il figlio e la sua grande passione per lo sport e a quelle del Sindaco che ha detto “il ricordo delle persone per bene non muore mai, anzi si amplifica”. E così, oltre all’albero che in sua memoria è stato piantato all’ingresso della Chiesa di Ciconia, il ricordo di Alessio e di tutto quello che la sua giovane esistenza ha lasciato nei cuori di chi lo ha conosciuto, ora è fissato per sempre anche sui muri di quella che, sportivamente parlando, era la sua “casa”. Il Sindaco di orvieto Antonio Concina e in particolare il NELLA FOTO IL PRESIDENTE DELLA SEzIoNE UMBRA DELL’UNITALSI CLAUDIo PAPINI MENTRE SCoPRE LA TARGA DEL PALAzzETTo DELLo SPoRT INTIToLATA AL FIGLIo vice Sindaco e Assessore ai Servizi Sociali Roberta Tardani ha ricordato il giovane Alessio Papini che scomparve tragicamente in un incidente stradale il 22 maggio 2008. “Non nascondo una certa emozione - ha detto perché Alessio Papini era molto conosciuto ad orvieto per l’impegno nel mondo dello sport e del volontariato come barelliere dell’UNITALSI al fianco dei malati diretti a Lourdes. Giocava ricoprendo il ruolo di portiere nella formazione Juniores della squadra di calcio a cinque CoAR orvieto (spesso era convocato anche in prima squadra). Nel suo ricordo di atleta prematuramente scomparso e di esempio per quanto ha saputo fare nel campo sociale, ogni anno, al Palazzetto dello Sport di Ciconia si svolge il Memorial di calcio a cinque. Di qui l’iniziativa di intitolare la struttura del Palazzetto dello Sport ad Alessio Papini - impianto che i cittadini peraltro già definiscono Pala Papini - proposta già approvata all’unanimità dalla Prima Commissione Consiliare Permanente del Consiglio Provinciale di Terni. Un atto che coglie la vitalità, la gioia di vivere e la sensibilità di questo ragazzo e di tanti giovani che frequentano i luoghi dello sport come luoghi di gioia e di festa. 31 dalla redazione Il servo di Dio L’opera di Antonio Di Tullio, volontario e membro del Consiglio della sezione Molisana dell’Unitalsi, rende omaggio alla figura carismatica del frate molisano Immacolato Brienza, cui sarà intitolata la Casa famiglia per disabili istituita dall’Unitalsi molisana e realizzata grazie al sostegno economico della Regione Molise. L’autore ha il grande merito di porre in piena luce i tratti essenziali della personalità di fra Immacolato, di tracciarne il percorso esistenziale, delineando con chiarezza ed efficacia i momenti salienti della sua esperienza umana. La sua vita si potrebbe sintetizzare con questa frase: “parlò poco, soffrì molto, sorrise sempre”. Egli, infatti, seppe trasformare la propria sofferenza fisica in amore sconfinato verso Dio e verso il prossimo. E’ evidente, pertanto, che il suo nome riassume al meglio la vocazione sociale e spirituale di una struttura nata per offrire asilo ai disabili che non hanno una famiglia. “Il libro ci aiuta così, nel suo stile narrativo facile ed immediato, dolce e chiaro, a cogliere la valenza di sanità, impressa nella carne ferita di Aldo Brienza. E’ bello leggere questo libro. Lo si fa volentieri! Mille particolari, tante noticine di colore, inaspettate carezze di gioia condivisa, lacrime nascoste che vengono asciugate: “Come reggere il cuore nostro nel giorno della prova, nei dì del dolore?”. Domanda centrale per tutti. Perché arduo è il soffrire, come Giobbe ci ha insegnato. Per questo sono preziosissime le lettere che il nostro pone dentro il tessuto del libro, come viva voce di fra Immacolato. Come se ci parlasse oggi, qui! E quella meravigliosa preghiera finale, che fra Immacolato conservava nel suo breviario, trovata da don Alessandro Porfirio, cui va tutta la nostra gratitudine: “calda e bella la sua offerta per essere vittima a gloria della Trinità, sorretto dalla mano purissima di Maria”. SE Mons. Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Bojano 32 Questa pubblicazione, pensata per celebrare l’apertura della Casa accoglienza molisana, non viene certamente ritenuta esaustiva della poliedrica, complessa, e articolata figura di fra Immacolato, ma ha il più semplice e umile obiettivo di far conoscere ancora di più il nostro Carmelitano (sconosciuto purtroppo anche a tanti campobassani). L’augurio e la speranza che un giorno, cosi come già considerato santo da chi lo ha conosciuto, possa salire agli onori degli altari ed essere venerato da tutto il popolo di Dio. Giuseppe Colucci, Presidente UNITALSI, sezione Molisana PELLEGRINAGGI 2012