Giovedì 23 Luglio 2009 Corriere del Mezzogiorno
18 Spettacoli
BA
Con i concerti dell’ensemble rinascimentale Daedalus e delle formazioni polifoniche corse Madrigalesca e ’A Cumpagnia
«Muse Salentine» colte e popolari
Da oggi a Specchia una rassegna che punta alle radici musicali mediterranee
LECCE — Salento, crocevia
di culture e tradizioni diverse.
Crogiolo di civiltà antiche e di
influenze lontane nel tempo e
nello spazio. Un festival di musica colta, «Muse Salentine» è il
suo nome, può essere l’occasione per riannodare i fili della storia e gettare da una piccola località come Specchia, nel Salento
meridionale, un ponte verso
l’Europa nel segno dell’interazione tra artisti internazionali e
locali, del dialogo tra tradizione
della musica rinascimentale e
barocca e le radici popolari del
Mediterraneo. «Il progetto nasce dalla mia immaginazione spiega uno dei promotori, il
produttore discografico Charles Adriaenssen -, mi sono innamorato del Salento 4 anni fa e
ho subito pensato di metter su
una manifestazione che accresca la notorietà culturale della
regione, traendo forza dalla sua
ricchezza di tradizioni».
Stessa idea condivisa da un
altro amante trentennale della
terra leccese, Giorgio Forni, anima delle «Feste Musicali» bolognesi: «Sognavo di portare una
cosa simile in uno dei posti più
belli del mondo - dice - sfruttando la grande partecipazione
del pubblico locale e dei turisti,
e approfittando della sensibilità degli amministratori locali.
Il «Lamento»
L’arte del «Lamento»,
diffusa dal Seicento in
tutte le culture musicali
del Mediterraneo, è al
centro di questa
rassegna. Sotto,
Madrigalesca. A
sinistra, «Santa
Caterina d’Alessandria»
di Caravaggio
Specchia sarà il cuore pulsante
della manifestazione, ma per il
prossimo anno "Muse Salentine" si allargherà ai comuni limitrofi come Alessano». E proprio
ad Alessano, in uno degli stabili più antichi e di pregio, Palazzo Sangiovanni, Adriaenssen,
che lo abita, intende dar vita ad
una sorta di laboratorio musicale con master-class e
workshop, struttura di supporto al nascente festival «Muse Salentine».
Infatti, il vero e proprio festival avrà inizio dal 2010, ma que-
sta sera e domani due concerti,
alle 21.30, faranno da prologo,
nella chiesa di Santa Caterina
d’Alessandria nel Convento
sconsacrato dei Francescani Neri. Tema delle serate «L’arte del
lamento», sviluppato su due
palchi dove si esibiranno l’en-
semble rinascimentale Daedalus e le formazioni polifoniche
provenienti dalla Corsica, Madrigalesca (tutta al femminile)
e ’A Cumpagnia.
Il «lamento» come concetto
musicale del ’600 italiano, e
non solo, è molto lontano dal
suo significato letterale: «E’ un
genere che permette di attraversare tutto lo spettro delle possibilità musicali - chiarisce il direttore Roberto Festa - e che
unisce tradizione colta e popolare, diffuso in tutti i paesi che si
affacciano sul
Mediterraneo,
una lingua comune del mare
nostrum». E così, dalla Grecia
alla Francia, dalla Spagna alla
Corsica, il Lamento è il più
fertile degli spazi comuni: «Le
sfaccettature dell’animo umano,
la rabbia, la passione, l’amore continua - saranno vissute alternativamente sui due palchi,
attraverso la tradizione musicale colta e quella popolare del
Mediterraneo, giocando sulle
affinità e sulle differenze».
Nicola Signorile
Torna il più «anziano» dei festival jazz pugliesi e presenta un programma di tutto rispetto
A Orsara parte il conto alla rovescia
Al via gli stage, i concerti seguiranno dal 30 luglio al 2 agosto
ORSARA (Foggia) — Esercitazioni
di jazz. Oltre l’ascolto c’è la didattica.
E’ la formula tipica di Orsara Musica,
il più longevo jazz festival pugliese,
del quale si celebrano vent’anni di attività. Inserito nel Five Festival Sud
System - la rete di cinque manifestazioni comprendente «Suoni in Cava»
di Apricena, «FestAmbienteSud» di
Monte Sant’Angelo, il Carpino Folk
Festival e il Festival d’arte itinerante
Apuliae - Orsara Musica scalda i motori. E da domani propone un ciclo di
seminari di strumento, composizione e improvvisazione accanto a jam
session ispirate dai docenti dei corsi.
Insomma, un ricco prologo in attesa che la manifestazione entri nel vivo con l’avvio del cartellone principale, la cui inaugurazione - anche questa in forma di anteprima - è prevista
il 30 luglio, in decentramento a Fog-
vera storia, commedia di Silvia Schiavoni musicata da Giancarlo Schiaffini, vecchio leone del jazz italiano e
tra gli esponenti di spicco della stagione del free europeo, nonché elemento fisso del più precario - e longevo - dei jazz ensemble, la Italian Instabile orchestra fondata dal trombettista pugliese Pino Minafra. Il progetto
è liberamente ispirato all’omonima
commedia in musica del 1921 Giove
a Pompei, composta a quattro mani
da Alberto Franchetti e dal foggiano
Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica e Roberto Romagnoli. Lo
schema di Schiaffini non segue, però,
quello dell’opera lirica, ma si articola
poggiando su una scrittura musicale
eterogenea che mette insieme i principali linguaggi del Novecento (jazz
compreso), la formula delle voci recitanti accanto a quelle dei cantanti e
organici strumentali di varia estrazione, dall’orchestra d’archi alla big
band.
L’appuntamento è in largo San Michele, dove si terranno tutti i concerti serali di Orsara. Il primo, in programma il 31 luglio, avrà come protagoniste due formazioni pugliesi: The
Bums, ovvero i Tangheri di Vince
Abracciante, Davide Penta e Antonio
Di Lorenzo nella loro nuova evoluzione, con l’ingresso del crooner Giuseppe Delre e il reinserimento del chitarrista Marc Ribot; quindi un doppio
set di Municipale Balcanica, in cui la
tradizione bandistica pugliese sposa
ritmi e sonorità provenienti dall’altra
parte dell’Adriatico. Attesi con il loro
«TourToDamascus», incontreranno
subito dopo la Banda di Orsara.
Giove a Pompei
Il momento clou è quello
conclusivo, con la presentazione
del «Giove a Pompei» di
Schiaffini, rielaborazione (con
omaggio) in jazz di una
commedia di Umberto Giordano
Il cartellone
Tra i nomi in programma, Marc
Ribot con il pugliesi The Bums,
il giovane virtuoso di arpa
Edmar Castaneda, il quartetto
degli ex davisiani Al Foster e
Steve Grossman
gia: in un doppio set sono previsti il
piano solo dell’americano Greg Burk,
musicista nel quale si fondono le
istanze di George Russell, l’improvvisazione di Paul Bley e la trascendenza
sonora di Yusef Lateef, e la presentazione del cd Sciamboli e nuovi inverni di Umberto Sangiovanni & Daunia
Orchestra. Lo stesso Burk sarà con
John Nugent, Antonio Ciaccia, Silvia
Donati, Nicola Muresu, Lucio Ferrara, Hugo Alves e Marion Felder tra gli
insegnanti dei seminari programmati sino al 30 luglio, all’interno dei quali il pianista di Detroit terrà un corso
di «World Music Ear Training» e un
laboratorio di improvvisazione.
Il momento clou del festival è in calendario il 2 agosto, ad Orsara, con la
prima assoluta di Giove a Pompei. La
Si cambia latitudine l’1 agosto con
il colombiano Edmar Castaneda, virtuoso dell’arpa che interpreta in modo personale il jazz e le radici africane del continente sudamericano. Dopo di lui sul palco salirà il quartetto
di Al Foster, leggenda vivente della
musica afroamericana e con una carriera segnata dalla lunga collaborazione con Miles Davis. Ospite del gruppo, il sassofonista Steve Grossman,
anche lui un passato (ma decisamente più breve) nel gruppo di Davis dopo l’uscita di Wayne Shorter. E, poi,
ancora concerti in matinée di Schiaffini, Castaneda e Enzo Nini, una mostra fotografica di Michele Brancati,
incontri di presentazione e un
workshop su Giove a Pompei.
Marc Ribot: il chitarrista newyorkese sarà tra i protagonisti di Orsara Jazz
Francesco Mazzotta
La rockstar domani a Locorotondo
Parla David Byrne:
«Il mio concerto
sarà tutto da vedere»
David Byrne: rockstar, scrittore, artista e videomaker
LOCOROTONDO (Bari) — Everything That Happens Will
Happen Today, l’ultimo lavoro di David Byrne realizzato lo
scorso anno con Brian Eno, a differenza del precedente album con Eno del lontano 1981, il rivoluzionario My Life in
the Bush of Ghosts considerato il manifesto della musica
campionata e del sound sharing, ha lasciato perplessi pubblico e addetti ai lavori. Tutt’altra impressione sta suscitando il tour, che ha già toccato diverse grandi città italiane e
che giunge in una Puglia da sempre ricettiva all’arte di personaggi chiave nell’interscambio tra culture. La presenza
sul palco di ballerini e la nevrosi grottesca che pervade la
performance dove Byrne si esibisce in tutu, rivitalizza la
nuova e la vecchia musica, che prevede un tuffo nel passato dei Talking Heads, la band culto della new wave della
quale Byrne fu architetto delle soluzioni sonore e d’immagine. L’appuntamento di domani a Locorotondo diventa
quindi un momento di eccellenza nell’estate pugliese.
Lo spettacolo propone le composizioni del suo ultimo
album e altri suoi classici.
Il disco è stato accolto tiepiCome & dove
damente dalla critica. È stato detto che le influenze musicali, troppo eterogenee,
lo rendono poco equilibrato. Ritiene fondata questa
critica?
LOCOROTONDO (Bari)
«Le critiche sono tutte perfet— «Songs of David Byrne
tamente accettabili. A me e
and Brian Eno» è l’unico
Brian il progetto è piaciuto
concerto speciale, quindi
nella sua versione finale. Tuta pagamento, del Locus
to questo bastava e avanzava
Festival. L’esibizione del
per soddisfare le nostre
geniale musicista avverrà
aspettative, che erano inesidomani sera alle 21.30
stenti».
alla Cantina Sociale di
Pensa di aver superato quelLocorotondo (apertura
le critiche proponendo il
cancelli alle 20, biglietti a
suo ultimo lavoro nel conte30 euro). Con lui alla
sto del suo spettacolo dal vichitarra saranno sul
vo?
palco tre coristi, poi Paul
«Lo spettacolo sta accoglienFrazier al basso, Mauro
do reazioni ottime in tutto il
Refosco alle percussioni,
mondo, e siamo a quasi un
Graham Hawthorne alla
anno di tour continuativo
batteria, Mark Degli
senza interruzioni. Sono perAntoni alle tastiere, la
ciò ancora più soddisfatto
splendida Lili Baldwin
dell’esito finale della musialle danze con Natalie
ca».
Kuhn e Steven Reker.
Lei e Eno, nel definire il
Infoline 080.220.55.32.
sound dell’album che dà rilevanza al cantato e ai cori,
oltre che alla melodia, avete
parlato di elettro-gospel. Dal vivo mantiene questa caratteristica?
«Non sono così certo che nella nostra visione di un gospel
elettronico voce e cori siano così sovrastanti: anzi. Il progetto è nato dalla musica. Poi sono arrivate le voci. Lo spettacolo dal vivo riflette questa impronta iniziale».
La coreografia ideata da Robbinschilds/ Noémie Lafrance della compagnia sperimentale Sens e da Annie-B. Parson del Big Dance Theater è fondamentale nel contesto
dell’esibizione live. In particolare, lei è parte o protagonista delle danze dei tre ballerini.
«Come in tutti i miei lavori, tutti ci integriamo sul palco e
io sono un attore perfettamente amalgamato all’insieme.
Per me, l’aspetto visivo è essenziale per raccontare un progetto. Da qui scaturisce l’esigenza di un ensemble in perfetta armonia con tutto lo show».
Locus Festival,
l’evento
Pietro Andrea Annicelli
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A Orsara parte il conto alla rovescia