Spettacoli 23 il Giornale 쐌 Lunedì 17 luglio 2006 RAVENNA FESTIVAL Piera Anna Franini da Ravenna 쎲 Nel 1997 Ravenna Festival tracciava la prima delle sue «Vie dell'amicizia», solcando il mare Adriatico per raggiungere Sarajevo, la città martire bosniaca. Poi era la volta di Beirut, Gerusalemme, Mosca, Erevan, Istanbul... Oggi – inteso come 17 luglio - la carovana della manifestazione di Cristina Mazzavillani Muti sta attraversando il Mediterraneo, acque crogiolo di civiltà, di vie marittime segnate da diecimila anni di comunicazione. L’approdo è Meknès, città imperiale di un Marocco sempre più da intendersi come ponte culturale, politico e religioso verso l’Europa, prezioso anello di congiunzione fra due Muti dirige Verdi, le sinfonie volano sul Mediterraneo continenti. Per ribadire il concetto, il direttore d’orchestra Riccardo Muti ha scelto un programma nel nome di Giuseppe Verdi. Il Verdi autore di Don Carlos e de La forza del destino, titoli pensati per palcoscenici stranieri, rispettivamente di Parigi e di San Pietroburgo, emblema dunque di un’italianità pronta a viaggiare nel mondo. Nella seconda parte della serata, e sempre sull’onda della seconda stagione creativa di Verdi, abbiamo ascoltato Stabat Mater e Te Deum dai Quattro pezzi sacri. Pagine salde nella bacchetta di Muti, quasi una sua seconda pelle, che hanno avuto il Gli inni d’Italia e del Marocco introducono la Forza del Destino: in scena Frittoli e Ganassi. Oggi il Maestro a Meknes pubblico collaudo ieri, al Pala de André di Ravenna, l’appuntamento che qui recensiamo. Muti ha chiamato a sé un Coro e un’Orchestra particolarmente cari, quelli del Maggio Musicale Fiorentino, e tre cantanti chiave del melodramma italiano, il soprano Barbara Frittoli, il mezzosoprano Sonia Ganassi e il basso Ferruccio Furlanetto. In apertura, un fulmineo Inno d’Italia mosso a confronto con la regalità profumata d’Oriente dell’Inno del Ma- TRASCINANTE Riccardo Muti rocco. Le sei squilla di trombe, che ti sprofondano nell’abisso, introducono il bruciare dell’ansia che incalza la Sinfonia della Forza del Destino. Il dolore del flauto trova sostegno nella compattezza degli archi che cedono a un canto teso fino allo spasimo e di breve vita: incombe il destino, appunto. Sinfonia acclimatatrice che prepara la decima scena del secondo atto affidata alla voce tersa, ma meno d’un tempo, della Frittoli e al canto tutto sulla parola di Furlanetto. Poi giù il teatro con l’ingresso della Ganassi nei panni di una principessa Eboli prima ammaliatrice e sinuosa più che mai (Nei giardini) quindi convulsamente drammatica (O don fatale). Bella voce, la sua, dal morbido velluto, salda come una roccia quando orbita nel registro grave, capace di sgattaiolare in alto con scioltezza, anche tra le efflorescenze del belcanto: scolpite o accarezzate, a seconda della bisogna e sempre con una tecnica superba. Musicalità squisita. Un successo personale. Il canto malinconico di un violoncello e il trascinarsi stanco dei violini ambientano il monologo amaro di Filippo II, un Furlanetto in bilico fra la commozione dell’uomo e i toni solenni del Re. Questa stessa squadra, che capitanata da Muti e con un simile programma imbevuto di Spagna - dopotutto moresca per almeno otto secoli: ecco il ponte verso il Marocco ha segnato l’inaugurazione dell’auditorium e del Festival a San Lorenzo de el Escorial, il 5 luglio, alla presenza dei reali di Spagna. Rappresentanti della casa reale marocchina che con buone probabilità presenzieranno il concerto di stasera, problemi di sicurezza permettendo. Atmosfera ravennate, ieri, segnata dalla presenza di volti noti, quelli ormai di rito al concerto che precede le trasferte del Festival nelle città amiche. Festestate wDa Cesare Scenografia vincente ma lontana dagli ambienti descritti nel libretto. Diligente il direttore Daniel Oren a Mozart DINA ZUBICH Lorenzo Arruga da Verona 쎲 Invocata ed inaspettata, l'ala della grandezza sfiora ogni tanto il mondo disincantato e caotico dell'opera. Sabato sera s'è fatta sentire all' Arena di Verona, gremita, e cosìle pietre e le stelle, le candeline e le mal trattenute bottiglie che rotolano, i fuochi fatui insistenti dei flash e i silenzi religiosi nell'ascolto di parole librate in melodie soggioganti, non sono stati solo una immagine mirabile da vacanza turistica, ma un intenso rito di verità artistica e popolare. Si trattava della prima di Tosca, l'operadi Puccini che ha aperto ilsecolo scorso e l'epoca del melodramma moderno, crudele, inappagato, dove il male non è alluso e condannato, ma chiamato a vivere per segni musicali e per fisiche evidenze. Storia, come al solito, d'amore e di morte; ma l'aman- SPETTACOLARE Una scena della Tosca andata in scena l’altra sera all’Arena di Verona. Il soprano Fiorenza Cedolins è stata convincente e capace di un fraseggio accurato Sul palco fumi bianchi e teloni neri La Tosca di De Ana convince l’Arena te tenore, è un pittore seguace della Repubblica Romana, anticlericale, ma dedito a raffigurar madonne in chiesa; e l'amante soprano è una cantante primadonna, religiosa ma con licenze, che ha attirato con la sua bellezza la cupidigia del baritono; il quale è il ministro della polizia pontificia, che finisce per far torturare il pittore, ricattare la bella desiderata promettendole una finta fucilazione in cambio delle bramate voluttà. Finiranno così: baritono con coltello nel petto, tenore fucilato davvero, soprano giù dagli spalti della rocca di Castel Sant'Angelo. In questa storia torbida i cantanti lanciano verso il cielo i grandi momenti di tormento e rimpianto: e un Vissi d'arte ben tornito, e un E lucean le stelle appassionato bastano a far festa anche a migliaia di spettatori. Ma altra importanza ed altra verità prendono questi momenti e tutta la serata Regia forte e coerente per la prima dell’opera. Applausi al soprano Cedolins se nascono da un'interpretazione accurata, forte, credibile. Hugo de Ana aveva da trovarla, con regìa, scene e costumi e luci, nello spazio d'un palcoscenico lontano dagli ambienti descritti dal libretto: una chiesa barocca, un palazzo patrizio, una sinistra rocca dove si fucilano i prigionieri. Ha dunque pensato di darcene l'emozione attraverso simboli e sintesi spettacolari che insieme nascessero nell'intimo delle sensazioni. Occorreva una visione forte e coerente dell'opera; e De Ana l'ha offerta con violenta coerenza, con qualche provocazione inutile, come un'apparizione postuma di Tosca quasi martire, ma con recitazione eccellente, luci precisissime ed im- EMOZIONANTE La Tosca dell’Arena magini esaltanti. La scenografia parte da una specie di chiesa chiusa per restauri, con teloni neri sugli oggetti, laboratorio per il pittore; ma via via che gli oggetti si scoprono, appare enorme e spezzata, testa e braccia, quasi incuneata a forza nella scena, ma in armonia estetica, la figura dell' angelo del castello che aspetta i personaggi come un destino, e che resterà, gigantesca e nuda, fino alla livida alba del finale. E attorno, sempre presente, nel clamore e nel fumo bianco dei colpi a salve di un Te Deum o nella vegliaincombente, un manipolo di soldati con i loro cannoni, a ricordare la violenza della guerra incombente, e che imbraccia i segni del potere religioso, perenne tentazione della storia. Complice ildirettore DanielOren, diligentissimo nello scandire tutti i momenti e capacedi imporrelogica e fantasia all'eccellente coro, all'efficiente orchestra, gli interpreti si sono riconosciuti. Il baritono Ruggero Raimondi ha fatto sentire tutto il piano di collusione fra potere sacro e sessuale, consapevole e meditato,con autorità insuperabile, anche se con qualche stanchezza nella voce. Il soprano Fiorenza Cedolins, nella pienezza potente e nel fraseggio accurato, ha tracciato con convinzione un'attrice che sa fingere e tenere testa con odio ma non con repulsione al fascino d'un accorto seduttore. Il tenore, che si consegna alle passioni della vita come a un gioco pericoloso e affascinante, ha avuto l'incantatrice giovinezza, la bellezza lirica della voce, la fedeltà ai colori originali della partitura, la passione contagiosa per il canto di Marcelo Alvarez, che ha dato anche il bis alla sua grande aria. Tutti i non protagonisti, a cominciare da Marco Spotti e Fabio Previati, sono stati bravi e credibili. Alla fine, De Ana si è mostrato in maglietta con la scritta «Pace in Medio Oriente». Non era un gesto d'una linea politica, ma un disperato appello. A un passo da qui, nel villaggio globale, sparano altro che cannoni. Negli applausi lunghissimi e convinti a tutta la compagnia, la speranza e l'impegno che la civiltà porti pace. IL FESTIVAL RINATO Franco Fayenz da Perugia 쎲 Tutto sommato, Umbria Jazz 06 è andata meglio dell’edizione dell’anno scorso. I critici più severi possono sospendere l’invito sarcastico a cambiare nome, sostituendo la parola Jazz con un’altra più generica; dal canto loro devono capire che il Festival è comunque, ormai, un grosso evento mediatico. Se il jazz non offre più grandi possibilità di attrazione come all’epoca dei Mingus, dei Mulligan e dei Davis, la direzione artistica è costretta perforza apescare altrove. È importante però che lo faccia bene (questo è il punto) malgrado la tematica non sia la sua e la conosca poco. E poi che non insista fino alla no- Umbria Jazz, si chiude tra gli applausi ia sugli stessi nomi, soprattutto per quanto riguarda i musicisti italiani. I protagonisti che esigono perlomeno una citazione sono numerosi. C’è anche una rivelazione, lo straordinario cantante e chitarrista Raul Midón, non vedente dalla nascita, sul quale si dovrà ritornare. La serapiù bella, per giudizio unanime, è quella offerta all’Arena di Santa Giuliana dal trio di Brad Mehldau con Larry GrenadiereJeff Ballard edel quartetto di Wayne Shorter con Danilo Perez, John Patitucci e Brian Blade. Mehldau non è approdato ai vertici espressivi dello scorso maggio al Teatro Olimpico di Vicenza: la sua raffinatezzapianistica non siaddi- Edizione molto superiore al 2005. Mehldau la star, Midón la rivelazione ce agli spazi troppo vasti e alle amplificazioni, ma è indubbio che egli oggi non abbia rivali. Shorter, pur suonando in base a partiture insolite nel jazz, ha dato ugualmente l’impressione di un’estemporaneità a tratti perfino disarticolata, ma IL COMPLEANNO Renato Sellani ha compiuto ottant’anni suonando il piano proprio durante l’Umbria Jazz Festival senz’altro eccellente specie quando ha lasciato il sax tenore per il sax soprano. Impeccabile come sempre il trio Ron Carter-Mulgew MillerRussell Malone, che siamo tentati di definire «talmente perfetto da riuscire un po’ lezioso», condividendo l’intelligente esclamazione di uno spettatore. Il ritorno della Big Band di Carla Bley, più che mai splendida, efficace, talvolta innovativa, ha fatto da contrappeso ai momenti meno felici del festival (il Mozart massacrato da Chick Corea e un concerto in ricordo del martirio di New Orleans che avrebbe dovutoessere molto diverso).Ammiratissima la Garth Fagan Dance Company anche da chi capisca poco di danza, per merito di scultorei ballerini-atleti ben sollecitati dalla musica scrittaper loroda WyntonMarsalis, inevitabilmente passatista ma pregevole. Renato Sellani ha celebrato ogni giorno sul pianoforte i suoi primi ottant’anni. Fra i musicisti collaterali o estranei al jazz, sia espressa gratitudineinnanzitutto aCaetano Veloso che si è presentato nella sua veste migliore - cioè solo con la sua voce inimitabile e la sua chitarra - e ha dedicato la canzone Il Mondo di Jimmy Fontana all’Italia vincitrice dei mondiali di calcio; a Pino Daniele sempre fascinoso e altamente professionale; e infine all’arpista Edmar Castaneda, tanta tecnica e cuore in inverno, ma non si può pretendere troppo. PROCESSO A GIULIO CESARE Stasera alla Basilica di Massenzio di Roma si terrà il Processo a Giulio Cesare. Come in un’aula di tribunale, gli attori leggeranno gli atti di un immaginario processo nell’antica Roma. MILTON NASCIMENTO A CASTELL’ARQUATO Stasera nella piazza Monumentale di Castell’Arquato (Pc) Milton Nascimento si esibirà nel suo ultimo progetto musicale. BATTIATO A BOBOLI Domani Franco Battiato canterà accompagnato dall’Orchestra della Toscana nel giardino dei Boboli di Firenze. Tra le performance, anche brani di Shakespeare musicati. IL MALATO IMMAGINARIO Domani nell’arena plautina di Sarsina (Fc) Flavio Bucci vestirà i panni del protagonista della pièce di Molière. TAMBURI E FUOCO A VOLTERRA Mercoledì 19 nel centro di Castelnuovo Val di Cecina (Pi) debutta Tamburi e fuoco degli Itzaes: giochi acrobatici e danze col fuoco al ritmo di tamburi. IL RE PASTORE A MONTE PORZIO Giovedì 20 nella villa Mondragone di Monte Porzio Catone (Rm), andrà in scena la serenata in due atti di Mozart, protagonisti i solisti dell’Accademia di Santa Cecilia e l’orchestra Roma Sinfonietta diretta da Marcello Panni. BOB DYLAN E IL TOUR SENZA FINE Giovedì 20 Bob Dylan porterà a Cosenza il suo Never ending tour. EVA CONTRO EVA ALL’AUDITORIUM Giovedì 20 Carmen Consoli presenterà Eva contro Eva al pubblico dell’Auditorium di Roma. TRITTICO DI ROBERT NORTH Venerdì 21 a Vignale Monferrato (Al) vedremo tre coreografie di North, un inedito Bolero di Ravel, Giulietta e Romeo di Prokofiev e Boom Boom, ritmi dell’America jazz. PAOLO CONTE AL NORD Sabato 22 unica tappa in nord Italia di Paolo Conte al Palazzo Te di Mantova. IL CINEMA SULLE LENZUOLA Sabato 22 a Massurie di Claut (Pn) parte Amori in cortile, ciclo di grandi film proiettati sulle lenzuola stese nei cortili delle case. MIKE STERN ALLO STADIO Sabato 22 nell’impianto sportivo di Orsogna (Ch) Stern si esibirà con la sua chitarra jazz. CORTOMETRAGGI IN SALENTO Domenica 23 a San Vito dei Normanni parte il Salento Finibus Terrae, festival internazionale di cortometraggio.