Anno 8 N. 6
Marzo
2008
mensile della comunità cristiana di Pontecitra
Diffusione
Gratuita
Ad Uso Interno
“Ciò che
abbiamo
udito...
lo annunziamo”
di Annarita Falco
La catechesi è stata sempre considerata dalla chiesa come
uno dei suoi fondamentali doveri, poichè prima di risalire
al Padre, il Signore risorto diede agli apostoli un'ultima
consegna: quella di render discepole tutte le genti ed insegnar
loro ad osservare tutto ciò che egli aveva prescritto.
Durante la celebrazione del vespro, nelle sere della missione,
alcuni dei frati missionari hanno tenuto una breve catechesi
su cinque temi fondamentali della vita di ogni cristiano: il
Battesimo, il Credo, il Padre Nostro, l’Eucarestia e lo Spirito
Santo. Scrivere ciò che si è sentito con il cuore non è molto
semplice, ma un buon amico mi ha detto che se lascio parlare
il cuore tutto mi risulterà più facile ed è per questo che se
mi fermo a riflettere sulle parole dei missionari mi viene in
mente l’essenziale dei loro discorsi: cristiani si diventa, il
sacramento del battesimo è un “processo” attraverso il quale
ognuno risponde all’appello di Dio, imparando a chiamarlo
Padre e a professare, ad alta voce, convinti, il proprio Credo.
Cristo è una parte essenziale della nostra vita, senza di lui
è impossibile vivere, appartiene ad ognuno di noi come noi
apparteniamo a lui. Egli si è fatto pane per noi cibandoci del
suo corpo ed ogni giorno dobbiamo ringraziarlo per questo
suo immenso dono. La sua presenza accanto ad ognuno di
noi si avverte in ogni momento della nostra esistenza,
attraverso lo Spirito Santo, che è puro amore, Dio ci è vicino,
ci abbraccia, ci sostiene e noi cristiani abbiamo il dovere di
predisporre l’animo ad accoglierlo e ad ascoltarlo; ogni ritardo
ad accogliere la Sua voce fa gravi danni alla nostra vita
spirituale; ogni prontezza nel rispondere ci rinnova e ci apre
a percepire meglio la Sua luce. È lo Spirito Santo che ha
aperto i nostri cuori durante le catechesi per farci accogliere
la parola dei missionari come parola di Dio, è lo Spirito
Santo che ancora oggi parla ai nostri cuori e ci invita ad
annunciare con le opere ciò che abbiamo udito.
editoriale
Missione a Pontecitra
di Gennaro Rongo
Sembra l’incipit di un film d’avventura con attesa di effetti speciali e di trame
coinvolgenti. In realtà è stata la più bella esperienza comunitaria che un intero
quartiere, la 219 e gli edifici contigui, hanno vissuto. E’ andato in scena “l’amore
della vita”e le case delle genti sono state i naturali scenari in cui si è svolta questa
rappresentazione. Gli attori sono stati in modo inconsapevole tutte le persone che
dialogavano con i frati missionari. La Grazia di Dio si è presentata con i volti e i
nomi di Fra Giovanni, Fra Paolo, Fra Giustino, fra Oreste, Suor Rosaria e tanti
altri che hanno dato concretezza all’identità cristiana. Avere scoperto la prassi
quotidiana con cui si dialoga con Dio,mediante le lodi e i vespri, è stato, per molti
di noi,imparare a relazionarci con Chi ci ha creato; e come i bambini si alfabetizzano,
anche noi ci siamo messi in banchi ideali per essere istruiti a dare a questa nostra
fede una corretta alimentazione. Avere condiviso la quotidianità, anche notturna
per alcuni di noi, è stato un dono prezioso che è andato al di là di una reciproca
accoglienza, con risvolti di stima e affetto che solo chi porta Cristo nel cuore è
capace di fare. La nostra attesa di vivere questa esperienza di Grazia è stata
pienamente appagata, ed io ho avuto la sensazione che durante le serate dedicate
ai Centri di ascolto,il nostro quartiere fosse una unica abitazione,con tante stanze
dislocate su tutto il territorio in cui si parlava di Cristo e con Cristo si viveva. Chi
di noi già sta in cammino, ha avuto la conferma che mettersi alla sequela Christi,
significa volere il meglio dalla vita. In altre persone sono nate germi di riflessione
sul proprio modo di vivere e in altre il desiderio di conoscere Cristo. Contraddicendo
il noto film di Tom Cruise “Missione impossibile”, da noi la missione si è invece
ampiamente realizzata nel cuore delle persone,innescando in esse la concezione
che senza Dio non si va in nessun luogo, ma accompagnati da Cristo tutte le
strade sono percorribili e le porte sono sempre aperte quando hai nel cuore la
chiave dell’Amore di Dio.
2 Rinascita
Speciale Missione
Marzo 2008
La Missione e i giovani
Amare senza tempo
e senza spazio
di Ciro Barone
I giorni che si sono succeduti dal 9 al 17,
sono stati memorabili unici ed affascinanti
per l’intera comunità parrocchiale di
Pontecitra. La Missione ha sconvolto la
quotidianità di ognuno di noi, facendoci
percepire la profonda gioia nel condividere
e nel fare comunità sia nella preghiera che
nei rapporti umani. Ciò è stato possibile dalla
testimonianza e dal volto di ogni singolo
Frate, in ognuno di essi traspariva
quell’Amore che San Paolo richiama nell’
Inno alla Carità: “La Carità è benigna, non è
invidiosa, essa non si vanta ne si insuperbisce,
non manca di rispetto, non cerca le cose sue,
non si irrita, non tiene conto del male che riceve
non gode dell’ ingiustizia ma si rallegra della
verità. Tutto scusa tutto crede tutto spera, tutto
sopporta. L’ Amore non verrà mai meno “.
Proprio l’Amore, si, quello di Cristo non può
venir meno, questo è forse il messaggio che
ho percepito dagli occhi di ognuno di loro.
Tutti ed in prima fila noi giovani siamo
chiamati ad aprire il nostro cuore a questo
Amore a non aver paura dell’ incontro con
l’altro, a far cadere ogni forma di pregiudizio
che la nostra stessa natura imperfetta va
costruendo nei nostri pensieri. Ma questo
può accadere se pian piano ci lasciamo
addomesticare da questo Amore cioè creiamo
dei legami sinceri e veri con coloro che
incontriamo sul nostro cammino. Ciò
richiede pazienza, sofferenza e anche dolore
che io in prima persona a volte non sono
disposto ad accettare.
Oggi noi giovani siamo chiamati, al
contrario, ad essere quasi perfetti, dinamici,
brillanti e fino a qui niente di male, ma la
ricetta che ci propina il mondo è che per
I Missionari
in mezzo
a noi
preparato con cura ma anche con trepidazione;
tutti ci domandavamo cosa fare, come
comportarci quando sarebbero venuti nelle nostre
case , ma poi tutto si è svolto nel modo più
semplice. E’ stato un cammino breve ma intenso
durante il quale c’è stata la condivisione fraterna
di tutte le iniziative programmate: dalla
celebrazione delle lodi mattutine ai vespri serali,
dall’adorazione comunitaria ai Centri del Vangelo
è stata un’opportunità preziosa per sperimentare
un’unità di intenti ed aprirci all’esigenza di una
missionarietà permanente dei vari gruppi e
associazioni parrocchiali.
Con i centri del vangelo abbiamo vissuto
l’esperienza di essere a nostra volta missionari
perché chi ha aperto la propria casa ha invitato
parenti, amici, condomini e tutti ci siamo ritrovati
di Elisabetta Palma
Lunga l’attesa, fervida la preparazione e poi
è giunto il momento: i missionari in mezzo a
noi. Infatti dal 9 al 17 febbraio ’08 nella nostra
parrocchia Sacro Cuore di Pontecitra si è svolta
la missione, una proposta per noi parrocchiani
ad ascoltare una voce nuova per rinnovarci.
Tutti aspettavamo con ansia questo momento
raggiungere tali obbiettivi è l’essere scaltri,
indifferenti, furbi, non rispettosi degli altri, in
modo inesorabile andiamo contro la nostra
stessa natura di figli di Dio e fratelli in Cristo.
Addomesticarsi all’ Amore a quell’Amore
senza tempo e senza spazio che richiamava Fra
Graziano nella catechesi sulla Eucaristia,
significa essere pazienti, umili e protesi al servizio
non solo per le persone conosciute, ma anche
verso coloro che non conosciamo, (che in
modo inesatto, riteniamo a priori lontani dalla
nostra visione del mondo come se questa fosse
l’ unica giusta), perchè in questo incontro ci si
spalanca all’immensità di quel dono che il
Signore ha concesso ad ognuno di noi: essere
amati sempre e per sempre fino alla fine dei
tempi in cui l’ essenziale è invisibile agli occhi,
ma non al cuore. “Ecco Io sono con voi tutti i
giorni fino alla fine del mondo (Matteo 28,20) ”.
ad ascoltare la Parola offerta da Dio attraverso
il missionario. Ma la visita alle famiglie è stato
un momento vissuto intensamente un incontro
personale dove ognuno ha parlato cuore a cuore,
ha colto l’occasione di parlare magari di una
cosa di cui non aveva mai parlato con nessuno,
è stato come aprire il cuore dinanzi al Signore.
I missionari che vengono nelle nostre case solo
per ascoltare e orientare sono la vera presenza
evangelica. È stata un’occasione straordinaria
di grazia. È stato il Signore che ha bussato alle
nostre porte.
In quei pochi giorni abbiamo fatto un cammino
di fede in compagnia di altri fratelli un’esperienza
personale ma aperta alla comunità, abbiamo
riscoperto il valore dell’incontro, dello stare
insieme, del condividere.
Marzo 2008
Speciale Missione
3 Rinascita
“Dove due o tre sono uniti nel mio nome
io sono in mezzo a loro”
di Luisa Falco
A Betania:
dall’ospitalità all’amicizia
“Accogliere l’altra persona è accogliere
Gesù e chi lo ha mandato”
(Mc 9, 33-37)
di Lella Tufano
Quando don Pasquale mi manifestò il suo problema nel cercare un luogo adatto per
la condivisione del pranzo e della cena dei nostri amici missionari ero insieme alla mia
famiglia, l’idea nacque quasi per scherzo, ma divenne subito realtà nella mia mente e
in quella dei miei cari: ”Possono mangiare a casa mia -dissi- lo spazio c’è, basta solo
organizzarsi”. Ed è così che durante la missione la mia casa si è riempita di 30 giovani
missionari che oltre alla gioia, alla serenità all’amore mi hanno donato Gesù, non lo
nascondo, mi sono sentita privilegiata, durante quei giorni le case del nostro quartiere
sono state visitate da alcuni dei missionari,
io li ho avuti tutti e per questo grande dono
ringrazio Dio. È come se Gesù avesse
bussato alla mia porta e si fosse seduto a
tavola con me. In quei giorni come Marta
mi sono preoccupata e agitata per molte
cose, ero presa dai molti servizi ma il mio
fare non poteva prevalere sull’essere e il
mio dare non poteva prevalere sul ricevere,
la mia non poteva essere solo ospitalità e
non lo è stata, mi sono impegnata, quindi,
sull’esempio di Maria, a favorire la
reciprocità propria dell’amicizia, mi sono
anche seduta ai piedi Gesù per ascoltare la
sua Parola. Gesù non ha bisogno solo di
ospitalità ma, a partire da essa, vuole
l’amicizia. Convinta di ciò le mie ansie, i
timori dei giorni precedenti alla missione
sono svaniti, l’amicizia vera non ha bisogno
di doni, essa stessa è dono che ripaga,
l’amicizia è la gioia –che io ho provato- di
vivere insieme. Un grazie di cuore ai nostri
amici missionari e a tutti coloro che hanno
collaborato.
I Centri di ascolto del Vangelo possono essere
una delle iniziative più significative della
Missione; e possono indicare una strada di
evangelizzazione e di incontro delle persone;
sono luoghi in cui si ascolta, si approfondisce
e si commenta la Parola di Dio, cercando di
attualizzarla nella realtà quotidiana.
La prima comunità cristiana ci viene decritta
così: I fedeli erano assidui nell’ascoltare
l’insegnamento degli apostoli. Gesù si rende
presente nella persona degli apostoli all’inizio
della Chiesa e oggi si rende sacramentalmente
presente nella persona dei pastori.
Durante i primi tre giorni di missione si sono
svolti presso alcune famiglie della nostra
comunità i “Centri del Vangelo”, sull’esempio
delle prime comunità cristiane quindi, un folto
gruppo di persone: bambini, ragazzi, giovani e
adulti si sono incontrati per meditare su temi
importanti della nostra fede: “Chi è Dio per
me? Che posto occupa nella mia vita? Sono
capace di annunciarlo all’altro? Credo che la
preghiera sia l’unico modo per parlare con
Dio?” Dopo un breve momento di meditazione
e “provocazione” tenuto da uno dei missionari
ognuno tra i presenti ha potuto prendere la
parola, lasciandosi trasportare dalle proprie
emozione, dai propri sentimenti ed esperienze,
condividendo insieme agli altri i propri pensieri.
È stata un’esperienza unica perché durante
questi incontri non ci si è sentiti, soli,
inadeguati, inferiori, al contrario ognuno si è
sentito libero di manifestare con sincerità
anche il proprio disagio, si è trovato qualcuno
disposto a regalare ascolto, a pregare, magari,
anche solo poche parole hanno regalato un
attimo di sollievo, in ogni caso ciascuno durante
quelle sere è tornato a casa felice, sereno, il
premio è stato quella ricchezza interiore che
il Signore dona a coloro che si nutrono della
sua Parola, e il desiderio di trasformare la
propria vita sempre più ad immagine di Gesù,
un cammino spedito nella santità.
4 Rinascita
Speciale Missione
Marzo 2008
L’esperienza della
Missione
di Salvatore Sapio
Si è appena conclusa la settimana
missionaria nella nostra comunità
parrocchiale svoltasi all’insegna dello slogan
“OGGI MI FERMO A CASA TUA”.
Già si sente l’eco di questa settimana vissuta
con profonda spiritualità, trascorsa insieme
ai frati della comunità francescana i quali
hanno portato la parola di Cristo nelle
nostre case, nelle case di gente appartenente
a tutti ceti sociali.
La comunità di Pontecitra, infatti,
racchiude tutte le contraddizioni della
società: dal nobile al plebeo, dal
professionista al salariato, dall’istruito
all’analfabeta. Tutte le famiglie hanno
accolto i frati, tutti hanno sentito il bisogno
di ascoltare la loro parola, di ascoltare la
parola del Vangelo, la parola di Dio.
Quei frati hanno saputo trasmettere l’umiltà
cristiana, l’umiltà di cui si armò Francesco
d’Assisi per dialogare con tutti, con il
potente e con il povero, con il credente e
con il miscredente, con il mite e con il
violento. Con la loro semplicità hanno
“costretto” ad ascoltare la parola del Signore,
hanno messo sulle labbra di tutti la
preghiera, hanno fatto capire il significato
della Croce, il valore dell’immolazione e
dell’umanizzazione di Cristo Gesù: di quel
Cristo che tante volte è fatto oggetto di
scherno e di bestemmie come se i mali
dell’umanità fossero a Lui addebitabili.
Eppure un lato positivo si dovrebbe e si
potrebbe cogliere nella bestemmia: il
blasfemo bestemmia, forse, perché vorrebbe
che Gesù facesse sentire la propria presenza,
facesse in modo che il mondo vada secondo
i propri desideri. D’altronde se il blasfemo
non credesse in Cristo, bestemmierebbe
non Cristo ma un altro dio, un dio pagano,
il dio dell’oro, bestemmierebbe magari lo
stesso satana se a lui fosse votato, ma
certamente non Cristo.
La massiccia partecipazione dei giovani di
Pontecitra alla settimana di preghiera è il
segno tangibile e incontrovertibile di quanto
bene hanno operato i frati francescani i
quali evidentemente hanno fatto sentire
quella parola di speranza che i giovani si
aspettano dalla società tanto ambigua
quanto migliorabile. Con il coinvolgimento
della gioventù i frati ci hanno evidenziato
una verità che molto spesso ignoriamo: I
GIOVANI NON SONO REFRATTARI
AD OGNI MIGLIORAMENTO, inteso
sotto tutti i punti di vista. Basta saper
porgere! L’esperienza della Missione è una
esperienza da non dimenticare, anzi è una
esperienza da rivivere, è una esperienza che
il buon Don Pasquale dovrebbe riproporci,
a breve scadenza, nei prossimi anni affinché
gli stessi frati raccolgano, con soddisfazione,
i frutti della semina.
Un grazie a don Pasquale per aver promosso
la settimana di missione nella quale nelle
nostre case non sono venuti i frati
francescani per evangelizzarci, ma è venuto
Cristo Gesù.
5 Rinascita
Marzo 2008
L a Te m a t i c a P a s t o r a l e d e l M e s e
Quaresima 2008:
Messaggio del Papa
di Mariateresa Vitelli
Siamo ormai giunti a metà del
percorso quaresimale, ma non è tardi
per conoscere il messaggio che
Benedetto XVI ha pronunciato per
questo periodo: S. S. ci ricorda che,
annualmente, la Quaresima è
l’occasione per approfondire il senso ed
il valore della scelta di essere cristiani
e rammenta anche che, in questo
particolare cammino di riflessione e
rinnovamento interiore, la Chiesa
propone tre “strumenti” di aiuto: la
preghiera, il digiuno e l’elemosina.
Quest’anno Benedetto XVI si sofferma
in modo particolare ad esaminare la
pratica dell’elemosina, atto di attenzione
verso chi è più debole, che è tenuta in
grande considerazione fin dall’Antico
Testamento. La derivazione della parola
elemosina dal temine greco eleèo (= “ho
compassione”) e da quello latino “cum
patior” (= “essere con l’altro nel
sentire”), ci aiuta a capire meglio il
sentimento che sta alla base di questo
gesto, apparentemente facile; come ben
sappiamo, essa è, principalmente, un
atto di donazione libera, mirante ad
alleviare le difficoltà materiali di chi la
riceve; nell’ottica cristiana,
tuttavia, l’elemosina acquista anche
un’altra valenza: essa diviene, infatti,
“…un esercizio ascetico per liberarsi
dall’attaccamento ai beni terreni”, dall’
uso egoista che se ne fa.
Il Vangelo insegna il valore della
vera elemosina: innanzi tutto ci dice
che, per essere autentica elemosina
cristiana, essa deve avere una
caratteristica fondamentale: deve essere
nascosta, vale a dire che non deve
tendere ad un ritorno personale
(riconoscenza, orgoglio), bensì deve
avere come fine soltanto la maggior
gloria di Dio; poi ci ricorda che “i beni
che possediamo...sono mezzi attraverso
i quali il Signore chiama ciascuno di
noi a farsi tramite della sua provvidenza
verso il prossimo…Ogni volta che per
amore di Dio condividiamo i nostri beni
con il prossimo bisognoso,
sperimentiamo che la pienezza di vita
viene dall’amore e tutto ci ritorna come
benedizione in forma
di pace e di gioia. L’elemosina,
avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio
e può diventare
strumento di autentica conversione e
riconciliazione con Lui e con i fratelli.”.
8-14 Agosto
2008.
Vieni con noi in
pellegrinaggio a
LOURDES
Sebbene Benedetto XVI non ne parli nel suo
messaggio, vale la pena ricordare che i beni di cui
siamo amministratori, e non egoisti proprietari, non
sono solo di natura economica; in senso più generale,
tutta la Creazione è il bene comune affidato
all’umanità e vedendo lo scempio che l’uomo
ne sta facendo,
dovremmo cominciare a
compiere gesti di
elemosina anche verso
noi stessi, riprendendo a
rispettare e difendere
rigorosamente
l’ambiente che ci
circonda.Unica
controindicazione
all’insegnamento
evangelico: questo tipo
di elemosina non deve
essere nascosta, bensì di
esempio ben evidente.
Chi vuole
può iniziare
a dare la propria
disponibilità.
Chiedere
in parrocchia
ulteriori
notizie.
6 Rinascita
Marzo 2008
Emergenza rifiuti: perchè?
di Salvatore Sapio
Sono trascorsi circa tre lustri da quando la
nostra Regione è stata, per la prima volta
commissariata per fare fronte al difficile
momento che viveva tutta la Campania rispetto
al problema dello smaltimento dei rifiuti. Ma
perché si è arrivati a tanto?
Le cause principali della continua ed ormai
atavica emergenza rifiuti in Campania sono da
individuare nei ritardi di pianificazione e di
preparazione di idonee discariche che fino al
2003 non erano state neppure individuate,
nell'inappropriato trattamento dei rifiuti negli
impianti di produzione di combustibile derivato
dai rifiuti, gestiti e posseduti da società del
Gruppo Impregilo, nei ritardi nella
pianificazione e nella costruzione di inceneritori,
dovuti a prescrizioni della magistratura sui
progetti in essere e finalizzate ad una maggiore
tutela dell'ambiente. A ciò si aggiungano anche
le continue manifestazioni ostruzionistiche ai
piani della Regione da parte della popolazioni
di alcuni territori e anche da parte della camorra,
i ritardi nella pianificazione e nella costruzione
di impianti di compostaggio della frazione
organica dei rifiuti proveniente da raccolta
differenziata che in Campania è a livelli ancora
molto bassi. Se, oltre alle cause squisitamente
tecniche e politiche, si considera la circostanza
che l'emergenza rifiuti costituisce un settore di
guadagno per la camorra napoletana forse anche
maggiore rispetto a qualsiasi altra attività illecita,
allora si comprenderà anche perché, come e
quanto la malavita organizzata possa esercitare
le proprie pressioni sulle istituzioni e sulla
politica finora dimostratasi incapace di
contrastare questi interessi, quando non li abbia
invece coadiuvati.
Nei circa quindici anni trascorsi tra i continui
commissariamenti e tra continue aperture
(grazie alle quali, per brevi periodi si sono
limitati i disagi della popolazione) e altrettanto
continue chiusure di discariche dislocate su
tutto il territorio regionale, il problema non è
stato mai risolto ma anzi si è arrivati all’attuale
situazione in cui l’emergenza continua come
se nulla fosse anche perché i vorticosi giri
miliardari esistenti intorno a questo grande
affare, la rendono appetibile sotto tutti i punti
di vista. E allora si capisce perché la situazione
è diventata incontrollabile, si capisce perché
in nome dell’emergenza si sono chiusi gli occhi
sulla effettiva natura di certe società che hanno
gestito e stanno gestendo l’emergenza,
soprattutto nel settore dei trasporti e nella
gestione dei siti di stoccaggio dei rifiuti. I passati
commissariati di governo, da controllori e/o
gestori che erano, sono diventati, col tempo,
i protettori degli operatori-affaristi del ramo. È
per questo nessuno parla, che nessuno denuncia!
Salvo quelli rimasti fuori dal grande business.
Questa è la realtà! Quella realtà che fa lievitare
i costi a dismisura grazie anche al fatto che i
centri di stoccaggio, di trasporto e i centri di
compattazione per ridurre la volumetria dei
rifiuti sono diventati di tutto tranne che centri
controllati dal commissariato di governo. Questa
è la realtà che ha indotto la Procura della
Repubblica di Napoli a depositare in data 31
luglio 2007 la richiesta di rinvio a giudizio per
alcuni personaggi politici e non ipotizzando a
loro carico i reati di truffa aggravata e continuata
ai danni dello stato e frode in pubbliche
forniture. Questi sono i fatti (esposti in maniera
veramente succinta e forse anche lacunosa)
che hanno portato a questa ennesima, e
speriamo ultima, emergenza rifiuti.
Ma cosa si può fare per risolvere il problema
definitivamente? In verità “la soluzione” del
problema in assoluto non esiste in quanto come
disse Barry Commoner, nel formulare le leggi
dell’ecologia, «Ogni cosa deve finire da qualche
parte» e allora la cosa migliore sarebbe quella
di usare alcuni accorgimenti in modo da ridurre
notevolmente l’impatto ambientale, quali ad
esempio: 1. ridurre i rifiuti, consumando meno
e facendo durare di più le cose; 2. riutilizzare
quella parte dei rifiuti che lo consentono. 3.
riciclare, laddove è possibile; 4. trattare
meccanicamente i rifiuti in modo da ridurre
fino al 70% la massa di materiale da avviare
alle discariche. Non sarebbe poco se solo si
riuscissero a mettere in pratica i predetti
accorgimento. Forse sarebbe opportuno che la
società civile riprenda in mano il problema dei
rifiuti e non lasciarlo solo agli esperti e alle
ditte specializzate, sarebbe ora che la società
civile prenda coscienza che il problema va
affrontato, anche con manifestazioni di piazza,
non quando scatta l’emergenza ma
nell’ordinarietà del problema tenendo presente
che tutto quanto si fa o si ottiene in una
situazione di emergenza rimane fine a se stesso
e dura finchè dura l’emergenza stessa, mentre
quello che si fa o si ottiene dell’ordinario rimane
nel tempo e nella memoria sia di chi governa,
sia di chi è governato. Non occorre poi far
riflettere su una circostanza che già si è ripetuta
ogni qual volta sia scattata l’emergenza: si
diventa facile preda degli arruffapopoli, dei
politici che demagogicamente indirizzano la
protesta, per non dire degli infiltrati malavitosi
che hanno il compito di fomentare la protesta
per poi scomparire.
È auspicabile che, allo scopo di ridurre al
massimo la quantità di rifiuti da smaltire, lo
Stato adotti provvedimenti che idonei, da un
lato, ad attivare particolari meccanismi di
comparazione in base ai quali si offrirebbe uno
sgravio economico diversificato ai cittadini
virtuosi che conferiranno le frazioni recuperabili
e da un altro lato sanzioni chi
indiscriminatamente provoca un impatto
ambientale negativo non curandosi affatto della
salute pubblica. Per la verità sono state, per il
passato, previste particolari sanzioni a carico
di imprese (D.L. 05/088/89, n. 279 convertito
nella legge 07/12/89, n. 389). Il problema sta
nell’applicarle.
7 Rinascita
Marzo 2008
La spesa:
questione di consapevolezza
di Doriana Pianese
di Francesco Aliperti Bigliardo
Ridurre, ridurre, ridurre! Insisto, è il mio chiodo fisso! Il centro
di gravità attorno a cui girano tutti i miei pensieri. Un nucleo capace
di attrarre osservazioni, approfondimenti, idee che sembrano appartenere
ad altri universi e che invece, a ben guardare, si attagliano alla
perfezione al bisogno di stagnare per sempre la ferita, quella dalla quale
escono tonnellate di rifiuti di ogni genere e provenienza! Un’emorragia
oscena ed incontenibile che ci sommerge e ci uccide, e che contribuiamo
ad alimentare con il nostro comportamento irresponsabile.
La crisi dei rifiuti campani è la crisi di un mondo, il nostro mondo,
quello occidentale. Quello che promette felicità, equità nella
distribuzione delle risorse, pari opportunità di crescita e sviluppo ai
suoi consociati. Promesse che in prima analisi sembrano ampiamente
soddisfatte, ma che lasciano comunque nascosti ed ingombranti
strascichi che, cumulati in anni di progresso e sorti meravigliose, si
propongono oggi ai nostri occhi, sotto forma di scarti, di avanzo, di
sostanze tossiche di risulta, di rifiuto. Ecco dunque il vero prezzo da
pagare. Quando abbiamo scelto la strada del mercato, del capitalismo,
del liberismo, lo abbiamo fatto a cuor leggero, senza leggere le
“avvertenze” che sempre, non a caso, si accompagnano alla medicina.
Le stesse che ci invitano a sospendere lo somministrazione del farmaco,
all’insorgere degli effetti collaterali contemplati nel bigliettino contenuto
nella scatola.
La nostra è una società che ha volutamente spento i riflettori su
quegli effetti indesiderati. Ecco allora l’esigenza di riaccenderli.
L’esigenza di prodursi in un’attenta analisi dei propri bisogni e di una
successiva, oculata strategia di consumo. Un consumo orientato a
chiedersi dove e come smaltire l’acquisto effettuato, una volta che lo
stesso ha cessato la sua utilità. Un invito alla sobrietà certo, ma anche
un invito alla conoscenza di se stessi. Un invito che diventa esortazione
ogni volta che finiamo come imbecilli di fronte all’ennesimo cumulo
di rifiuti, espressione di un errore che nessuno vuole riconoscere, e
che si vorrebbe interrare, in buche profonde, in discariche inesauribili
per tornare al più presto alla nostra consumistica bulimia.
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Sicuramente molti di noi si sono trovati a dover acquistare
qualcosa (vestiti, generi alimentari, ecc.), e la nostra unica
preoccupazione è quella di poter comprare il maggior numero di
cose spendendo il meno possibile! Sono le pubblicità in primis che
ci inducono a pensare con questa logica, persuadendoci in modo
tale da comperare anche degli oggetti non necessari. Infatti non
ci preoccupiamo se un prodotto sia utile o meno, se dopo il suo
utilizzo sappiamo dove gettarlo; così, ad esempio, sostituiamo il
vecchio cellulare con un altro di ultima generazione, con tante
modalità che magari non sappiamo neanche usare, e poi ci disfiamo
dell’altro con molta leggerezza. Ma ci interessiamo della fine che
farà una volta gettato? Ci preoccupiamo se le parti che lo
compongono sono riciclabili? Penso proprio di no.
“In fondo cosa importa se c’è molta immondizia in mezzo alle
strade, intorno alle case e nel terreno? La mia casa è pulita ed
io sto bene!”, è questo il ragionamento di molte persone ignoranti,
cioè che ignorano, o meglio, non vogliono notare e informarsi su
questa problematica, ma restano chiuse nelle loro “quattro mura”
credendo di essere immuni dalle spiacevoli conseguenze del
“problema-rifiuti”!
L’aumento della spazzatura non è da sottovalutare, poiché non
è svantaggioso solo per una questione di estetica del paese, ma
riguarda il nostro benessere, la nostra salute. Se ci sono rifiuti nei
campi dove si coltiva, o vicino ad essi, il terreno e le acque si
inquinano e noi, consumando i prodotti agricoli, assimiliamo non
solo le sostanze nutritive ma anche quelle tossiche che essi
contengono, nocive per il nostro corpo. Se possiamo evitare queste
situazioni con il solo sacrificio di acquistare prodotti riciclabili, non
dannosi per l’ambiente, anche se costano un pò di più, perché non
farlo?! Credo sia più logico preoccuparci della nostra salute che del
nostro portafogli! Per questo sarebbe giusto che su ogni prodotto
in vendita ci siano informazioni che ci permettano di comprendere
il “peso ambientale” di ogni oggetto, in modo che siamo consapevoli
delle eventuali conseguenze dovute al nostro acquisto.
8 Rinascita
Marzo 2008
Chi è senza peccato Un angolo del giardino
scagli la prima...
chiamato “compost”
carta!
di Daniela Rossetti
La nostra cittadina sta vivendo momenti critici e, triste a dirsi, non
tutti ne sono consapevoli! Manifesti di protesta, movimenti insurrezionali,
persino al telegiornale hanno trattato delle problematiche di Marigliano,
e ancora vige una certa ignoranza dentro la sua popolazione. Anzi, mi
correggo: padroneggia l’indifferenza. Vorrei sensibilizzare tutti coloro
che hanno preferito astenersi dallo schierarsi, e rivolgermi anche a coloro
che si sono interessati per provare a dare dei punti di riflessione.
Di chi è la colpa di ciò che succede? Una lunga discussione è
tuttora in atto per accertarsi sull’identità dei [NB:plurale]
responsabili. Mal funzionamento dello Stato? Forse… Ma questo
non significa che tutto ciò che lo Stato fa o farà sarà senza ombra
di dubbio errata. Gli errori ci sono stati e ci saranno sempre,
poiché sono uomini che sono alla sua guida. Ricordiamo, però,
il significato più antico di “stato”: veniva definito così quel gruppo
di persone riunitosi attorno dei princìpi saldi, per stabilire
un’organizzazione sociale. Alla base di questo antico stato vi erano
delle norme che dovevano assicurare la buona convivenza tra gli
individui. Queste specie di leggi riguardavano da vicino ogni
singola persona, che assumeva così'ec l’appellativo di cittadino.
Erano delle regole che ai cittadini stessi conveniva rispettare, una
organizzazione interna ben definita, che mirava all’instaurazione
di una comunità solida. Questo non riguarda solo gli antichi!
Costituisce una definizione che è giusto rinfrescare, tenendo conto
anche che si è un po’ perduta durante i secoli. Ognuno di noi ha
un compito ben preciso ed è giusto che lo termini, sia per rispetto
delle regole, che per gli altri! D'altronde la nostra libertà finisce
dove comincia quella dell’altro, e per far sì'ec che questa relazione
si conservi dobbiamo impegnarci con convinzione. Non tutti
ragionano in questo modo; ma solo chi ha la coscienza apposto
e non può essere rinfacciato di nulla può far notare l’errore all’altro,
magari spiegando i motivi di fondo di quel singolo gesto. E’ un
senso civico che va scemando, come è possibile vedere dalle
piccole cose quotidiane. E non convinciamoci di fare già abbastanza
e guardiamoci ben benino dentro: chi tra noi non ha mai gettato
una carta per terra?
di Pierpaolo Ariola
Ad oggi siamo ormai in piena emergenza rifiuti da quasi due mesi.
In questi due mesi si è sentito parlare un po’ di tutto: siti di stoccaggio,
discariche da riaprire, nuovi siti da allestire, inceneritori da costruire
(o finire di costruire) e così via. Si è posto giustamente l’accento
sulle proteste dei cittadini che non ne possono più di essere presi in
giro dalle istituzioni e dai politici locali e nazionali. La sensazione
in tutto questo che la voglia di risolvere, non solo l’emergenza rifiuti,
ma il problema in se stesso dei rifiuti in Campania sia poca, veramente
poca. Nel nostro comune la raccolta differenziata è già ben avviata
da molti anni, anche se alcune cose sembrano essere assurde; ad
esempio la frazione umida differenziata, raccolta appunto nel nostro
comune, viene stoccata di giorno in giorno in un altro comune
campano, nella provincia di Salerno, per essere poi spedita in Sicilia,
precisamente nella città di Catania. Ovviamente tutto questo ha
un prezzo. L’anno scorso per ovviare a questo problema ma soprattutto
per iniziare una fase di autodeterminazione per ciclo dei rifiuti, l’allora
assessore all’ambiente del comune di Marigliano propose la costruzione
di un impianto di compostaggio in modo da trattare la frazione di
umido del nostro comune e dei comuni vicini. La cosa venne accolta
con molta diffidenza ed alla fine non se ne fece più niente. Cerchiamo
di capire di cosa si tratta.
Il processo di compostaggio permette appunto di produrre compost,
detto anche terricciato o composta; questo è il risultato della
decomposizione e dell’umidificazione di un misto di materie organiche
(ad esempio residui di potatura, scarti di cucina, letame o rifiuti di
giardinaggio) da parte di macro e microrganismi in condizioni
particolari. Questo è un processo che può essere controllato e
accelerato dall’uomo. Il compost, che si ricava, può essere utilizzato
come fertilizzante su prati o prima dell’aratura. C’è una procedura
detta compostaggio domestico utilizzata per gestire in proprio la
frazione organica dei rifiuti. Per praticarlo è sufficiente disporre di
un lembo giardino, preferibilmente soleggiato, in cui accumulare gli
scarti alimentari della cucina e quelli dell'orto/giardino. In alcuni
casi viene utilizzata la compostiera o composter, un contenitore atto
a favorire l'ossigenazione e a conservare il calore durante l'inverno.
Esistono composter di produzione industriale, ma anche autocostruiti
con materiale di recupero. La diffusione del compostaggio domestico
permette di ridurre in modo significativo peso e volume dei rifiuti
urbani che devono essere trasportati e smaltiti. In numerosi comuni
italiani il compostaggio viene pertanto incentivato attraverso uno
sconto sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ai
cittadini che lo praticano; alcuni comuni forniscono anche il
composter o ne rimborsano l'acquisto. Ovviamente fantascienza per
le nostre parti.
9 Rinascita
Dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i fior”
Marzo 2008
Rubrica a cura di Nunzia Lombardi
Comitato per la tutela del diritto alla salute
Penso che Marigliano stia vivendo un momento di emergenza
ambientale e sanitaria, che però porta con se il grande problema
di un paese espropriato dello stato di diritto ed affossato in uno
stato di polizia.
Ormai più di un mese fa De Gennaro attraverso una
conferenza stampa annuncia all’Italia che Marigliano dovrà
accogliere rifiuti “tal quale” (così come raccolti dalle strade)
per 100.000 t in un’area situata a Boscofangone all’interno
dell’impianto di depurazione di Marigliano. Cominciano le
mobilitazioni. Riusciamo ad ottenere come associazioni, un
incontro con lo staff di De Gennaro: il primo incontro è
disastroso, i nostri interlocutori, non ci ascoltano e ci insultano
definendoci “incivili”. La mobilitazione però sale, ed arrivano
i primi scontri con la polizia, le manganellate, gli spintoni…
sale la tensione, e il commissariato ci riconvoca.
Durante il secondo incontro otteniamo di fare analizzare il
sito in questione attraverso indagini sulle matrici ambientali;
elemento fondamentale di tale richiesta è che il Comune
potrà avere un campione delle matrici da far analizzare presso
laboratori di propria garanzia (analisi di parte). Il commissariato
comincia i carotaggi ed effettua i prelievi, ma scopriamo presto
che non intende effettuare le analisi sulle matrici ambientali,
così come concordato, ma effettua indagini geostatiche e
magnetiche (per capire se il terreno reggerà al peso dei rifiuti
e se ci sono anomalie ferrose nel sottosuolo). I risultati sono
interpretati in modo diverso dai tecnici della ditta che esegue
i lavori e dai tecnici dei comitati, intanto i lavori continuano.
Il generale Mariantoni ci comunica però che le analisi
geostatiche mostrano che il terreno non può accogliere oltre
le 30.000 t di ecoballe.
Non è uno sconto quindi una concessione della riduzione
dei rifiuti che porteranno a Marigliano, bensì un problema
tecnico. Il commissariato intanto evidenzia che non intende
effettuare analisi sulle matrici ambientali. Il comune fa analizzare
l’acqua e la terra ed i risultati mostrano che l’acqua è inquinata
da sostanze pericolose oltre i limiti consentiti dalla legge di
ben 6 volte. Ancora una volta lo staff di De Gennaro minimizza
la situazione dichiarando che questi dati sono poco utili; “i
lavori proseguiranno fino a quando non si dimostrerà che i
lavoratori del cantiere potranno avere danni dal contatto con
quei luoghi”, queste le dichiarazioni. Resto atterrita di fronte
a tali posizioni, mi sento impotente e come me gli altri, di
fronte all’ennesimo commissario che, con poteri incostituzionali,
decide di mortificare un popolo virtuoso. Credetemi la rabbia
sale quando il tuo interlocutore non ascolta. Abbiamo provato
a contribuire alla discussione suggerendo di cominciare a
ridurre i rifiuti alla fonte, provando ad insistere sul bisogno
della raccolta differenziata, ma abbiamo trovato un muro di
gomma contro cui rimbalzare. Il comitato per la tutela del
diritto alla salute continua la sua battaglia come sempre, dopo
questa ondata di polizia speriamo che dalle ceneri della città
possa rinascere una massa critica unita che continui a vedersi
e ad incontrarsi per decidere e promuovere lo sviluppo del
territorio facendo pressione nei confronti di chi ci amministra
e ci governa. Insomma uniamoci e decidiamo il nostro futuro,
non permettiamo più che scempi di questi giorni si ripeti e
aggravino ulteriormente lo stato dei fatti. Chiediamo inoltre
che inizino le bonifiche ed i controlli delle nostre terre. Solo
uniti possiamo farcela.
FERRAMENTA FAI DA TE
CASALINGHI
PICCOLI ELETTRODOMESTICI
ARTICOLI DA REGALO
Se vogliamo
possiamo
fare la differenza!!!
di Francesco Panetta
Il nostro territorio martoriato nel corso degli ultimi decenni
dal problema rifiuti sembra proprio chiedere una tregua a tutta
questa “monnezza”. Una soluzione a questo problema che
sembra insormontabile trova forte concretezza nella raccolta
differenziata dei rifiuti.
Riciclare i rifiuti non solo è importante per la salvaguardia
dell’ambiente, ma porta anche benefici economici. Ebbene si
non è retorica basta un piccolo sforzo a cambiare quello che
ai nostri occhi sembra non poter aver nessun risvolto positivo.
Tale misura è una risposta intelligente di smaltimento dei
rifiuti, per ridurre i consumi energetici e i costi delle industrie;
è un modo per risparmiare le risorse naturali del pianeta, ed
inoltre è l’alternativa più efficace alle discariche e agli
inceneritori, spesso costosi e inadeguati, che hanno un fortissimo
impatto ambientale. Un nostro piccolo gesto che comporta la
suddivisione in modo corretto dei rifiuti può rendere come nel
caso della carta un risparmio di circa due terzi dell’energia
necessaria durante il processo di lavorazione, non solo ma
comporta anche un vantaggio economico derivante dalla
riduzione delle importazioni di macero straniero e risparmio sui
costi di smaltimento, inoltre si ha un vantaggio ambientale per
il mancato conferimento in discarica di materiale voluminoso
che rappresenta il 28% della composizione merceologica dei RSU
(139 Kg/ab/anno), e per finire si ottiene la limitazione dei pioppeti
industriali e del taglio di boschi naturali. Invece per quanto
riguarda il riciclaggio di una tonnellata di vetro usato può
permettere di risparmiare fino a 136 litri di petrolio!. Il vetro
usato e raccolto viene lavato, frantumato, separato in base al
colore ed inviato alle industrie vetrarie dove viene fuso e riutilizzato
per fabbricare nuovi contenitori. Si limitano così l'estrazione
delle materie prime, la massa dei rifiuti da smaltire e il consumo
di combustibile nella fusione del vetro. Molta importanza anche
per quanto riguarda la differenziazione della plastica e del ferro
entrambi i quali possono essere riutilizzati arrecando un forte
vantaggio economico. Abbiamo potuto constatare di persona
che l’accantonamento dei rifiuti oltre che a rendere le discariche
sempre più piene serve a ben poco, possiamo e dobbiamo essere
più responsabili del nostro territorio. Quindi cosa aspettiamo?
Crediamoci nella differenziata perché insieme possiamo fare
davvero la differenza!
FERRAMENTA
Monda Maria Grazia
ARTICOLI PER LA SCUOLA
Via Pontecitra, 3 - 80034 MARIGLIANO (NA)
10 Rinascita
Marzo 2008
C’era una volta a...
di Stefano Perrone
Chissà se mai un giorno arriveremo a
dire, proprio come nelle fiabe che si
raccontano ancora ai bimbi, ma solo ai
più piccoli, che c’era una volta nel nostro
reame (paese, provincia, regione) un orco
cattivo chiamato “monnezza”, che, giorno
dopo giorno diventava sempre più grande,
perché quasi tutti i sudditi gli lasciavano
qualcosa per farlo crescere e lo sapevamo
che, così, diventava sempre più pericoloso.
I signori del reame, più volte e a più
riprese, avevano investito, per risolvere
il problema dell’orco, dei cavalieri, ma gli
stessi quasi sempre dopo aver preso molte
borse di monete d’oro e di aver assoldato
diverse bande di mercenari per uccidere
l’orco, si “squagliavano” al sole, o se ne
andavano in altre contee, o, addirittura,
salivano più vicino al re, mentre l’orco
diventava sempre più brutto e più grande.
Potremmo continuare con la fiaba se
questa, nel frattempo, non fosse diventato
un vero incubo. Dappertutto, nel nostro
territorio, come funghi, escono rifiuti
tossico-nocivi e non solo “MONNEZZA”.
Ne parla un pianeta intero, tutta la terra.
Napoli, la sua provincia e non solo, non
sono mai state così riportate
fotograficamente sui media di tutto il
mondo con le loro montagne di rifiuti.
Studi, convegni, dibattiti, incontri sul
tema della salute umana e dell’ambiente
in rapporto alla “MONNEZZA”, nei suoi
molteplici aspetti e specificità, non sono
mai stati così'ec numerosi. Siamo arrivati
al culmine negativo, se si può dire. Basta!
Ripartiamo! Approfittiamo di tanta
visibilità data al problema per organizzare
una filiera “virtuosa” per affrontare e
sconfiggere “l’orco”, prendendoci anche
del tempo e facendo ancora qualche
sacrificio, mettendo in campo tanta
volontà per fare sinergia. Ed allora:
collaborare con chi adesso sta affrontando
non solo l’emergenza; introdurre nelle
scuole, a partire da quella dell’infanzia,
in modo pedagogico, programmi finalizzati
per crescere attraverso le diverse stagioni
della vita con la cultura della salvaguardia
dell’ambiente e con più senso civico, non
più come un fatto “d’elite” aderendo a
questa o quella associazione, ma piuttosto
come stile di vita imprescindibile;
AZ
incuriosirsi ai processi di produzione e
commercializzazione, avanzando critiche
e richieste, quando è necessario e
adottando comportamenti consequenziali,
quando le situazioni lo richiedono; i tanti
“mercenari” televisivi facciano “cartello”
una volta tanto e divengano impopolari
alle multinazionali “sconsigliando certi
acquisti e non consigliandone altri” per
i loro confezionamenti di vuoto a perdere;
un “porta a porta” del Vespone nazionale
e non solo, che come controinformazione,
dicesse a più riprese, tutte le sere, come
e perché produrre meno rifiuti e come
differenziarli, senza genuflettersi dinnanzi
ai suoi “amici potenti di turno”; fare
informazione seria e vera sull’argomento
con gli spoots della Pubblicità Progresso
della Presidenza del Consiglio dei
Ministri; mettere in discussione il sistema
se fosse indispensabile alla soluzione del
problema, divenendo il “potere” nelle
sue molteplici forme, impopolare verso
se stesso. Utopie??? Forse! Questa volta
non può mancare la volontà, non
possiamo più permettercelo.
C’era una volta, tanto tempo fa, ma
adesso non c’è più…, speriamo di iniziare
così un’altra storia.
Riciclo, riuso,
riutilizzo
di Carmela Provvisiero
Negli ultimi tempi, ormai, non si può non prestare attenzione a parole quali: riciclo,
riuso riutilizzo, le quali, si riferiscono allo stesso problema, quello dei rifiuti, ma
ognuna di esse, presenta una caratteristica diversa, anche se usate con lo stesso
significato nel linguaggio comune. Il principio per cui, in natura, “nulla si crea e
nulla si distrugge, ma si trasforma”, dovrebbe essere un invito per tutti a prestare più
attenzione prima di comprare, usare e soprattutto gettare, alle tre parole con la “R”.
Noi cittadini, siamo il primo anello della catena del riciclaggio,infatti,attraverso
una corretta raccolta differenziata dei rifiuti, mettiamo in moto il processo che ci
consente di ottenere nuovi prodotti finiti da materiali recuperati, risparmiando
materie prime, energia ed inquinamento.
Oltre alle proposte che le svariate associazioni ambientali ci propongono, ciascuno
di noi, potrebbe creare qualcosa di cui non si può fare a meno, utilizzando ciò che
quotidianamente già usiamo. Una proposta che ho letto su un volantino, potrebbe
essere la creazione del detersivo in casa,evitando così di utilizzare quelli in commercio
contenenti sostanze nocive per l’ambiente, oltre che si eviterebbe di accumulare
tanta plastica. La preparazione del detersivo, avviene con il sale e l’aceto, niente di
anormale e sicuramente più naturale. Ma il riciclo, il riutilizzo, possono essere visti
in un’ottica diversa dalla solita, che considera la vita umana, attraverso il riutilizzo
dei “cordoni ombelicali”, le cui cellule staminali, possono guarire malattie del sangue,
come la leucemia e la talassemia; è un altro modo di “riutilizzare” qualcosa che,
sicuramente, aiuta a sviluppare la difesa dell’essere umano e dei suoi sentimenti
attraverso la generosità di chi permette il riuso di cellule vitali per la ricerca. Allora
perché non considerare un riutilizzo la “donazione degli organi”,un gesto importante
ma non semplice da fare!
A tutto, quindi, si può restituire un valore, basta pensarci un attimo prima di
considerare ogni cosa come già andata o inservibile o, peggio ancora, fuori moda.
di VITO ACIERNO
maestro ottico
Marigliano - Cicciano
11 Rinascita
Marzo 2008
Tratto da "Famiglia Cristiana" n. 6 del 10/02/08
Famiglie in difficoltà: colpa anche di stili di vita "esagerati"
Italiani poveri perchè…il risparmio non c’è più
di Luigino Bruni
Le famiglie italiane si stanno impoverendo.
Questo il tratto dominante dei recenti rapporti
sulla povertà nel nostro Paese. Oltre due milioni
e mezzo di famiglie sono sotto la soglia di povertà.
Dati preoccupanti, soprattutto se li accostiamo
alla crescente insicurezza e precarietà del mondo
del lavoro, e al deterioramento del potere
díacquisto del reddito. Se guardiamo da vicino
queste cifre, possiamo però scoprire alcuni aspetti
del problema che i nudi numeri fanno fatica a
evidenziare. Mi limito a due sole considerazioni.
La prima la potremmo esprimere con una frase
apparentemente paradossale: “siamo indigenti
perchè non siamo poveri”. Sono infatti convinto
che dietro alla crescente povertà delle nostre
famiglie si nasconda anche (non solo,
ovviamente) una cultura del consumo poco
sobria, che corre dietro alle sirene del lusso a buon
mercato.
Se guardiamo ad altri studi recenti ci accorgiamo,
in effetti, che negli ultimi anni è cresciuto
considerevolmente l’indebitamento delle famiglie,
e in particolare il debito al consumo, cui oggi fa
ricorso una famiglia su due, soprattutto tra quelle
più vulnerabili. Certo, indebitarsi è a volte
indispensabile per pagare spese essenziali o
emergenze, ma sempre più spesso il nostro
consumo è sollecitato e "drogato" da un sistema
economico e finanziario che induce le famiglie
a indebitarsi al di là delle reali possibilità. Infatti,
forte il potere seducente di una comunicazione
commerciale che sempre più promette prestiti a
tasso zero, e rate di piccoli importi, per vacanze
esotiche, televisori al plasma, o automobili di
lusso (con incentivi non sempre "puliti").
Che fine ha fatto il risparmio? Il risparmio è
importante, perchè è la cinghia di trasmissione
tra le generazioni. Risparmiare significa non
consumare oggi perchè la mia famiglia possa
vivere meglio domani; e un libretto di risparmio
di un genitore o anche di un nonno diventa la
possibilità di un master per un giovane. Il risparmio
consente al reddito di generare investimenti,
nostri e degli altri. Le banche in passato hanno
favorito questo legame tra le diverse generazioni,
e tra le famiglie e gli imprenditori. Oggi, però, il
sistema finanziario rischia di vedere snaturata la
propria funzione sociale. La banca che presta
troppo e male non è meno incivile della banca
che presta troppo poco. In una congiuntura
economico-sociale difficile come è quella che
stiamo vivendo, se non puntiamo su stili di vita
sobri e "poveri", saremo sempre più indigenti,
poichè i bisogni indotti crescono sempre più
velocemente dei nostri redditi.
E vengo alla seconda considerazione. La crescente
indigenza delle famiglie è anche conseguenza
di una crescente carestia di rapporti di gratuità,
dello sfilacciamento delle reti familiari e
comunitarie. “Per crescere un bambino ci vuole
l’intero villaggio”, recita un saggio proverbio
africano. Ma quando il villaggio non c’è più,
per crescere il bambino (o per assistere l’anziano)
c’è bisogno del mercato: baby-sitter, badanti,
asilo nido, servizi di cura eccetera, che prendono
il posto dei rapporti mancanti. Il valore
economico del "capitale relazionale" è enorme,
ce ne accorgiamo quando viene meno e
dobbiamo ricorrere al mercato.
Le famiglie impoveriscono perchè sempre più
povere sono le nostre relazioni. Millecinquecento
euro al mese in una famiglia al centro di una
fitta rete di relazioni possono consentire, con
un pò di ingegno, di sbarcare il lunario; la stessa
cifra diventa assolutamente insufficiente quando
queste reti non ci sono più o si riducono di
molto. Aumentare i salari, calibrandoli sul
reddito familiare più che su quello individuale,
è dunque necessario, come è necessario ripensare
il sistema fiscale; ma ancor più urgente è
ricostruire il tessuto civile e relazionale delle
nostre città e comunità, se vogliamo che i beni
economici diventino davvero "benessere" di
tutti, personale e collettivo.
S O T T O S T A N T E . . .dove i nostri occhi non arrivano
di Carmine Egizio
“L’Italia è un paese di m...”
Mercoledì 27 febbraio i maggiori quotidiani italiani riportavano
appunto questo titolo. Lo si leggeva trasversalmente da destra a
sinistra. Mi ero illuso che, finalmente, i mezzi di informazione
avessero smesso le solite casacche, trovando l’unanimità su un
determinato problema senza colpevolizzare l’avversario. Alla fine
era solo lo sfogo del povero Baudo alle prese con gli ascolti deludenti
dell’ultimo Sanremo. Ma quella m puntata un pò mi ha fatto
pensare. E se avesse voluto dire che.....
L’Italia è un paese di mistificatori. Sono tra di noi, politici, giornalisti e
chiunque ogni giorno prova ad ingannarci, distorcendo la realtà. Perchè
nessun politico ci ha detto, per esempio perchè dobbiamo votare il 13 e
non il 6 aprile? Perchè era così “necessario” conferire un incarico fasullo
a Marini? Nessuno in verità l’ha detto, o forse, io non l’ho sentito, però
in rete l’ho letto. Forse perchè votando il 6 aprile i parlamentari alla prima
legislatura non rieletti non avrebbero maturato la pensione. Ci mandano
alle urne una settimana dopo, giusto il tempo di concedere ai novizi della
“casta” l’ennesimo privilegio.
A proposito di privilegi, l’Italia è un paese di metalmeccanicimorti. Indossiamo
tutti la tuta nel giorno delle disgrazie. Ma non mi va giù che uno dei
sopravvissuti alla strage della Tyssen-Krupp venga ingaggiato dal PD per
rappresentarmi in parlamento. Non voglio assolutamente che un
metalmeccanico mi rappresenti, non ho niente contro i metalmeniccanici,
ma non mi va giù che qualcuno cavalchi l’onda emotiva e, ancora una
volta, questi morti vengano sfruttati in questa situazione.
Spesso capita la situazione in cui l’Italia ha dimostrato di essere un paese di
mostri. Se fai il portantino al policlinico di Napoli e chiami la
polizia per segnalare un aborto non fai
un gesto “istintivo”, come lo ha definito
lo stesso autore, ma perpetri l’ennesima
mostruosità a i danni di una donna. E
ne io, ne altri abbiamo il diritto di entrare
nel merito della questione e giudicare
la coscienza di una donna.
L’Italia è un paese di manovali irregolari.
Restiamo indifferenti quando arrivano,
ci fanno comodo quando lavorano,
elevano il nostro status, confermando
dalla Roma imperiale in poi, quella
strana voglia di avere schiavi al nostro servizio.
L’Italia è un paese di militari all’estero. Meno male che il Governo Prodi ha
deciso un giro di vite a tali fondi, così avremo finalmente meno bare da
accogliere (sarebbe meglio se non ce ne fossero proprio), meno petrolio da
difendere, meno eroi o presunti tali da offendere.
L’Italia è anche un paese di mendicanti, di magna-magna, di menestrelli, di mogli
e di mariti. Ma se fosse anche un paese di merda mi verrebbe da chiedere:
Pippo, ma te ne sei accorto solo a Sanremo?...Beato te, che per il resto
dell’anno ti va tutto bene! Non sai, per esempio che l’Italia è un paese di
mensilità stipendiarie che non hanno più potere di acquisto. Non sai che
l’Italia, TUTTA L’ITALIA è un paese di monnezza. Dalle Alpi alla Sicilia,
un paese moribondo con i rifiuti che gli scorrono nelle vene. Qui da noi è
venuta fuori per caso, come un’epistassi in un giorno d’estate. Si direbbe
fragilità capillare. E solo capillarmente si potrebbe risolvere il nostro problema.
Ma siamo troppo affezionati alla m più “nostra” di tutte: menefreghismo,
menefreghismo, menefreghismo. Maudit! maudit! maudit!
12 Rinascita
A ttività pastorali, iniziative e servizi
Marzo 2008
AVVISI
Domenica (delle Palme) 16 marzo
ore 9,30: Commemorazione dell’Ingresso di Gesù in Gerusalemme e benedizione delle
Palme c/o la Chiesa delle Suore Domenicane. SS. Messe come da orario festivo.
Giovedì (Santo) 20 marzo
ore 18,30: Celebrazione Eucaristica in Ceona Domini
ore 22,00: Adorazione Eucaristica all’altare della reposizione.
Venerdì (Santo) 21 marzo
ore 18,30: Azione Liturgica. A seguire processione con l’effige del Cristo morto.
Sabato (Santo) 22 marzo
ore 23,30: VEGLIA PASQUALE
Domenica (Pasqua di Resurrezzione) 23 marzo
SS. Messe come da orario festivo
Lunedì (In Albis) 24 marzo
ore 7,15 Celebrazione Eucaristica con i battenti
Mensile della comunità
cristiana di Pontecitra
Parrocchia del Sacro Cuore
Anno 8 N. 6 Marzo 2008
Direttore Responsabile
Don Pasquale Giannino
La redazione:
Francesco Aliperti, Pierpaolo Ariola,
Carmine Egizio, Francesco Panetta,
Stefano Perrone, Doriana Pianese,
Carmela Provvisiero, Daniela Rossetti,
Mariateresa Vitelli.
Hanno collaborato a questo numero:
Ciro Barone, Annarita Falco,
Luisa Falco, Nunzia Lombardi,
Elisabetta Palma,
Gennaro Rongo, Salvatore Sapio,
Lella Tufano.
Grafica: Carmine Egizio
[email protected]
APOSTOLATO
DELLA PREGHIERA
Intenzioni affidate all’AdP dal Papa:
• Perchè si comprenda l’importanza del
perdono e della riconciliazione fra le
persone e i popoli, e la Chiesa con la
sua testimonianza diffonda l’amore
di Cristo, sorgente di nuova umanità.
• Perchè i cristiani, che in tante parti
del mondo e in varie maniere sono
perseguitati a causa del Vangelo,
sostenuti dalla forza dello Spirito
Santo, continuino a testimoniare con
coraggio e franchezza la Parola di Dio.
e dall’Episcopato italiano:
• Perchè, di fronte alle difficoltà che i
giovani incontrano nel progettare il
futuro, gli adulti sentano la
responsabilità di trasmettere e
testimoniare uno stile di vita che
sostenga il desiderio delle nuove
generazioni di costruire la civiltà
dell’amore.
Compendio al Catechismo
della Chiesa Cattolica
Capitolo Terzo
LA RISPOSTA DELL’UOMO
A DIO
Art. 25
Come risponde l’uomo a Dio che si
rivela?
L’uomo, sostenuto dalla grazia divina,
risponde con obbedienza della fede,
che è affidarsi pienamente a Dio e
accogliere la sua Verità, in quanto
garantita da Lui, che è la Verità stessa.
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Ciò che abbiamo udito... lo annunziamo