Anno 8 N. 6 Marzo 2008 mensile della comunità cristiana di Pontecitra Diffusione Gratuita Ad Uso Interno “Ciò che abbiamo udito... lo annunziamo” di Annarita Falco La catechesi è stata sempre considerata dalla chiesa come uno dei suoi fondamentali doveri, poichè prima di risalire al Padre, il Signore risorto diede agli apostoli un'ultima consegna: quella di render discepole tutte le genti ed insegnar loro ad osservare tutto ciò che egli aveva prescritto. Durante la celebrazione del vespro, nelle sere della missione, alcuni dei frati missionari hanno tenuto una breve catechesi su cinque temi fondamentali della vita di ogni cristiano: il Battesimo, il Credo, il Padre Nostro, l’Eucarestia e lo Spirito Santo. Scrivere ciò che si è sentito con il cuore non è molto semplice, ma un buon amico mi ha detto che se lascio parlare il cuore tutto mi risulterà più facile ed è per questo che se mi fermo a riflettere sulle parole dei missionari mi viene in mente l’essenziale dei loro discorsi: cristiani si diventa, il sacramento del battesimo è un “processo” attraverso il quale ognuno risponde all’appello di Dio, imparando a chiamarlo Padre e a professare, ad alta voce, convinti, il proprio Credo. Cristo è una parte essenziale della nostra vita, senza di lui è impossibile vivere, appartiene ad ognuno di noi come noi apparteniamo a lui. Egli si è fatto pane per noi cibandoci del suo corpo ed ogni giorno dobbiamo ringraziarlo per questo suo immenso dono. La sua presenza accanto ad ognuno di noi si avverte in ogni momento della nostra esistenza, attraverso lo Spirito Santo, che è puro amore, Dio ci è vicino, ci abbraccia, ci sostiene e noi cristiani abbiamo il dovere di predisporre l’animo ad accoglierlo e ad ascoltarlo; ogni ritardo ad accogliere la Sua voce fa gravi danni alla nostra vita spirituale; ogni prontezza nel rispondere ci rinnova e ci apre a percepire meglio la Sua luce. È lo Spirito Santo che ha aperto i nostri cuori durante le catechesi per farci accogliere la parola dei missionari come parola di Dio, è lo Spirito Santo che ancora oggi parla ai nostri cuori e ci invita ad annunciare con le opere ciò che abbiamo udito. editoriale Missione a Pontecitra di Gennaro Rongo Sembra l’incipit di un film d’avventura con attesa di effetti speciali e di trame coinvolgenti. In realtà è stata la più bella esperienza comunitaria che un intero quartiere, la 219 e gli edifici contigui, hanno vissuto. E’ andato in scena “l’amore della vita”e le case delle genti sono state i naturali scenari in cui si è svolta questa rappresentazione. Gli attori sono stati in modo inconsapevole tutte le persone che dialogavano con i frati missionari. La Grazia di Dio si è presentata con i volti e i nomi di Fra Giovanni, Fra Paolo, Fra Giustino, fra Oreste, Suor Rosaria e tanti altri che hanno dato concretezza all’identità cristiana. Avere scoperto la prassi quotidiana con cui si dialoga con Dio,mediante le lodi e i vespri, è stato, per molti di noi,imparare a relazionarci con Chi ci ha creato; e come i bambini si alfabetizzano, anche noi ci siamo messi in banchi ideali per essere istruiti a dare a questa nostra fede una corretta alimentazione. Avere condiviso la quotidianità, anche notturna per alcuni di noi, è stato un dono prezioso che è andato al di là di una reciproca accoglienza, con risvolti di stima e affetto che solo chi porta Cristo nel cuore è capace di fare. La nostra attesa di vivere questa esperienza di Grazia è stata pienamente appagata, ed io ho avuto la sensazione che durante le serate dedicate ai Centri di ascolto,il nostro quartiere fosse una unica abitazione,con tante stanze dislocate su tutto il territorio in cui si parlava di Cristo e con Cristo si viveva. Chi di noi già sta in cammino, ha avuto la conferma che mettersi alla sequela Christi, significa volere il meglio dalla vita. In altre persone sono nate germi di riflessione sul proprio modo di vivere e in altre il desiderio di conoscere Cristo. Contraddicendo il noto film di Tom Cruise “Missione impossibile”, da noi la missione si è invece ampiamente realizzata nel cuore delle persone,innescando in esse la concezione che senza Dio non si va in nessun luogo, ma accompagnati da Cristo tutte le strade sono percorribili e le porte sono sempre aperte quando hai nel cuore la chiave dell’Amore di Dio. 2 Rinascita Speciale Missione Marzo 2008 La Missione e i giovani Amare senza tempo e senza spazio di Ciro Barone I giorni che si sono succeduti dal 9 al 17, sono stati memorabili unici ed affascinanti per l’intera comunità parrocchiale di Pontecitra. La Missione ha sconvolto la quotidianità di ognuno di noi, facendoci percepire la profonda gioia nel condividere e nel fare comunità sia nella preghiera che nei rapporti umani. Ciò è stato possibile dalla testimonianza e dal volto di ogni singolo Frate, in ognuno di essi traspariva quell’Amore che San Paolo richiama nell’ Inno alla Carità: “La Carità è benigna, non è invidiosa, essa non si vanta ne si insuperbisce, non manca di rispetto, non cerca le cose sue, non si irrita, non tiene conto del male che riceve non gode dell’ ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa tutto crede tutto spera, tutto sopporta. L’ Amore non verrà mai meno “. Proprio l’Amore, si, quello di Cristo non può venir meno, questo è forse il messaggio che ho percepito dagli occhi di ognuno di loro. Tutti ed in prima fila noi giovani siamo chiamati ad aprire il nostro cuore a questo Amore a non aver paura dell’ incontro con l’altro, a far cadere ogni forma di pregiudizio che la nostra stessa natura imperfetta va costruendo nei nostri pensieri. Ma questo può accadere se pian piano ci lasciamo addomesticare da questo Amore cioè creiamo dei legami sinceri e veri con coloro che incontriamo sul nostro cammino. Ciò richiede pazienza, sofferenza e anche dolore che io in prima persona a volte non sono disposto ad accettare. Oggi noi giovani siamo chiamati, al contrario, ad essere quasi perfetti, dinamici, brillanti e fino a qui niente di male, ma la ricetta che ci propina il mondo è che per I Missionari in mezzo a noi preparato con cura ma anche con trepidazione; tutti ci domandavamo cosa fare, come comportarci quando sarebbero venuti nelle nostre case , ma poi tutto si è svolto nel modo più semplice. E’ stato un cammino breve ma intenso durante il quale c’è stata la condivisione fraterna di tutte le iniziative programmate: dalla celebrazione delle lodi mattutine ai vespri serali, dall’adorazione comunitaria ai Centri del Vangelo è stata un’opportunità preziosa per sperimentare un’unità di intenti ed aprirci all’esigenza di una missionarietà permanente dei vari gruppi e associazioni parrocchiali. Con i centri del vangelo abbiamo vissuto l’esperienza di essere a nostra volta missionari perché chi ha aperto la propria casa ha invitato parenti, amici, condomini e tutti ci siamo ritrovati di Elisabetta Palma Lunga l’attesa, fervida la preparazione e poi è giunto il momento: i missionari in mezzo a noi. Infatti dal 9 al 17 febbraio ’08 nella nostra parrocchia Sacro Cuore di Pontecitra si è svolta la missione, una proposta per noi parrocchiani ad ascoltare una voce nuova per rinnovarci. Tutti aspettavamo con ansia questo momento raggiungere tali obbiettivi è l’essere scaltri, indifferenti, furbi, non rispettosi degli altri, in modo inesorabile andiamo contro la nostra stessa natura di figli di Dio e fratelli in Cristo. Addomesticarsi all’ Amore a quell’Amore senza tempo e senza spazio che richiamava Fra Graziano nella catechesi sulla Eucaristia, significa essere pazienti, umili e protesi al servizio non solo per le persone conosciute, ma anche verso coloro che non conosciamo, (che in modo inesatto, riteniamo a priori lontani dalla nostra visione del mondo come se questa fosse l’ unica giusta), perchè in questo incontro ci si spalanca all’immensità di quel dono che il Signore ha concesso ad ognuno di noi: essere amati sempre e per sempre fino alla fine dei tempi in cui l’ essenziale è invisibile agli occhi, ma non al cuore. “Ecco Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Matteo 28,20) ”. ad ascoltare la Parola offerta da Dio attraverso il missionario. Ma la visita alle famiglie è stato un momento vissuto intensamente un incontro personale dove ognuno ha parlato cuore a cuore, ha colto l’occasione di parlare magari di una cosa di cui non aveva mai parlato con nessuno, è stato come aprire il cuore dinanzi al Signore. I missionari che vengono nelle nostre case solo per ascoltare e orientare sono la vera presenza evangelica. È stata un’occasione straordinaria di grazia. È stato il Signore che ha bussato alle nostre porte. In quei pochi giorni abbiamo fatto un cammino di fede in compagnia di altri fratelli un’esperienza personale ma aperta alla comunità, abbiamo riscoperto il valore dell’incontro, dello stare insieme, del condividere. Marzo 2008 Speciale Missione 3 Rinascita “Dove due o tre sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” di Luisa Falco A Betania: dall’ospitalità all’amicizia “Accogliere l’altra persona è accogliere Gesù e chi lo ha mandato” (Mc 9, 33-37) di Lella Tufano Quando don Pasquale mi manifestò il suo problema nel cercare un luogo adatto per la condivisione del pranzo e della cena dei nostri amici missionari ero insieme alla mia famiglia, l’idea nacque quasi per scherzo, ma divenne subito realtà nella mia mente e in quella dei miei cari: ”Possono mangiare a casa mia -dissi- lo spazio c’è, basta solo organizzarsi”. Ed è così che durante la missione la mia casa si è riempita di 30 giovani missionari che oltre alla gioia, alla serenità all’amore mi hanno donato Gesù, non lo nascondo, mi sono sentita privilegiata, durante quei giorni le case del nostro quartiere sono state visitate da alcuni dei missionari, io li ho avuti tutti e per questo grande dono ringrazio Dio. È come se Gesù avesse bussato alla mia porta e si fosse seduto a tavola con me. In quei giorni come Marta mi sono preoccupata e agitata per molte cose, ero presa dai molti servizi ma il mio fare non poteva prevalere sull’essere e il mio dare non poteva prevalere sul ricevere, la mia non poteva essere solo ospitalità e non lo è stata, mi sono impegnata, quindi, sull’esempio di Maria, a favorire la reciprocità propria dell’amicizia, mi sono anche seduta ai piedi Gesù per ascoltare la sua Parola. Gesù non ha bisogno solo di ospitalità ma, a partire da essa, vuole l’amicizia. Convinta di ciò le mie ansie, i timori dei giorni precedenti alla missione sono svaniti, l’amicizia vera non ha bisogno di doni, essa stessa è dono che ripaga, l’amicizia è la gioia –che io ho provato- di vivere insieme. Un grazie di cuore ai nostri amici missionari e a tutti coloro che hanno collaborato. I Centri di ascolto del Vangelo possono essere una delle iniziative più significative della Missione; e possono indicare una strada di evangelizzazione e di incontro delle persone; sono luoghi in cui si ascolta, si approfondisce e si commenta la Parola di Dio, cercando di attualizzarla nella realtà quotidiana. La prima comunità cristiana ci viene decritta così: I fedeli erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli. Gesù si rende presente nella persona degli apostoli all’inizio della Chiesa e oggi si rende sacramentalmente presente nella persona dei pastori. Durante i primi tre giorni di missione si sono svolti presso alcune famiglie della nostra comunità i “Centri del Vangelo”, sull’esempio delle prime comunità cristiane quindi, un folto gruppo di persone: bambini, ragazzi, giovani e adulti si sono incontrati per meditare su temi importanti della nostra fede: “Chi è Dio per me? Che posto occupa nella mia vita? Sono capace di annunciarlo all’altro? Credo che la preghiera sia l’unico modo per parlare con Dio?” Dopo un breve momento di meditazione e “provocazione” tenuto da uno dei missionari ognuno tra i presenti ha potuto prendere la parola, lasciandosi trasportare dalle proprie emozione, dai propri sentimenti ed esperienze, condividendo insieme agli altri i propri pensieri. È stata un’esperienza unica perché durante questi incontri non ci si è sentiti, soli, inadeguati, inferiori, al contrario ognuno si è sentito libero di manifestare con sincerità anche il proprio disagio, si è trovato qualcuno disposto a regalare ascolto, a pregare, magari, anche solo poche parole hanno regalato un attimo di sollievo, in ogni caso ciascuno durante quelle sere è tornato a casa felice, sereno, il premio è stato quella ricchezza interiore che il Signore dona a coloro che si nutrono della sua Parola, e il desiderio di trasformare la propria vita sempre più ad immagine di Gesù, un cammino spedito nella santità. 4 Rinascita Speciale Missione Marzo 2008 L’esperienza della Missione di Salvatore Sapio Si è appena conclusa la settimana missionaria nella nostra comunità parrocchiale svoltasi all’insegna dello slogan “OGGI MI FERMO A CASA TUA”. Già si sente l’eco di questa settimana vissuta con profonda spiritualità, trascorsa insieme ai frati della comunità francescana i quali hanno portato la parola di Cristo nelle nostre case, nelle case di gente appartenente a tutti ceti sociali. La comunità di Pontecitra, infatti, racchiude tutte le contraddizioni della società: dal nobile al plebeo, dal professionista al salariato, dall’istruito all’analfabeta. Tutte le famiglie hanno accolto i frati, tutti hanno sentito il bisogno di ascoltare la loro parola, di ascoltare la parola del Vangelo, la parola di Dio. Quei frati hanno saputo trasmettere l’umiltà cristiana, l’umiltà di cui si armò Francesco d’Assisi per dialogare con tutti, con il potente e con il povero, con il credente e con il miscredente, con il mite e con il violento. Con la loro semplicità hanno “costretto” ad ascoltare la parola del Signore, hanno messo sulle labbra di tutti la preghiera, hanno fatto capire il significato della Croce, il valore dell’immolazione e dell’umanizzazione di Cristo Gesù: di quel Cristo che tante volte è fatto oggetto di scherno e di bestemmie come se i mali dell’umanità fossero a Lui addebitabili. Eppure un lato positivo si dovrebbe e si potrebbe cogliere nella bestemmia: il blasfemo bestemmia, forse, perché vorrebbe che Gesù facesse sentire la propria presenza, facesse in modo che il mondo vada secondo i propri desideri. D’altronde se il blasfemo non credesse in Cristo, bestemmierebbe non Cristo ma un altro dio, un dio pagano, il dio dell’oro, bestemmierebbe magari lo stesso satana se a lui fosse votato, ma certamente non Cristo. La massiccia partecipazione dei giovani di Pontecitra alla settimana di preghiera è il segno tangibile e incontrovertibile di quanto bene hanno operato i frati francescani i quali evidentemente hanno fatto sentire quella parola di speranza che i giovani si aspettano dalla società tanto ambigua quanto migliorabile. Con il coinvolgimento della gioventù i frati ci hanno evidenziato una verità che molto spesso ignoriamo: I GIOVANI NON SONO REFRATTARI AD OGNI MIGLIORAMENTO, inteso sotto tutti i punti di vista. Basta saper porgere! L’esperienza della Missione è una esperienza da non dimenticare, anzi è una esperienza da rivivere, è una esperienza che il buon Don Pasquale dovrebbe riproporci, a breve scadenza, nei prossimi anni affinché gli stessi frati raccolgano, con soddisfazione, i frutti della semina. Un grazie a don Pasquale per aver promosso la settimana di missione nella quale nelle nostre case non sono venuti i frati francescani per evangelizzarci, ma è venuto Cristo Gesù. 5 Rinascita Marzo 2008 L a Te m a t i c a P a s t o r a l e d e l M e s e Quaresima 2008: Messaggio del Papa di Mariateresa Vitelli Siamo ormai giunti a metà del percorso quaresimale, ma non è tardi per conoscere il messaggio che Benedetto XVI ha pronunciato per questo periodo: S. S. ci ricorda che, annualmente, la Quaresima è l’occasione per approfondire il senso ed il valore della scelta di essere cristiani e rammenta anche che, in questo particolare cammino di riflessione e rinnovamento interiore, la Chiesa propone tre “strumenti” di aiuto: la preghiera, il digiuno e l’elemosina. Quest’anno Benedetto XVI si sofferma in modo particolare ad esaminare la pratica dell’elemosina, atto di attenzione verso chi è più debole, che è tenuta in grande considerazione fin dall’Antico Testamento. La derivazione della parola elemosina dal temine greco eleèo (= “ho compassione”) e da quello latino “cum patior” (= “essere con l’altro nel sentire”), ci aiuta a capire meglio il sentimento che sta alla base di questo gesto, apparentemente facile; come ben sappiamo, essa è, principalmente, un atto di donazione libera, mirante ad alleviare le difficoltà materiali di chi la riceve; nell’ottica cristiana, tuttavia, l’elemosina acquista anche un’altra valenza: essa diviene, infatti, “…un esercizio ascetico per liberarsi dall’attaccamento ai beni terreni”, dall’ uso egoista che se ne fa. Il Vangelo insegna il valore della vera elemosina: innanzi tutto ci dice che, per essere autentica elemosina cristiana, essa deve avere una caratteristica fondamentale: deve essere nascosta, vale a dire che non deve tendere ad un ritorno personale (riconoscenza, orgoglio), bensì deve avere come fine soltanto la maggior gloria di Dio; poi ci ricorda che “i beni che possediamo...sono mezzi attraverso i quali il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza verso il prossimo…Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene dall’amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace e di gioia. L’elemosina, avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio e può diventare strumento di autentica conversione e riconciliazione con Lui e con i fratelli.”. 8-14 Agosto 2008. Vieni con noi in pellegrinaggio a LOURDES Sebbene Benedetto XVI non ne parli nel suo messaggio, vale la pena ricordare che i beni di cui siamo amministratori, e non egoisti proprietari, non sono solo di natura economica; in senso più generale, tutta la Creazione è il bene comune affidato all’umanità e vedendo lo scempio che l’uomo ne sta facendo, dovremmo cominciare a compiere gesti di elemosina anche verso noi stessi, riprendendo a rispettare e difendere rigorosamente l’ambiente che ci circonda.Unica controindicazione all’insegnamento evangelico: questo tipo di elemosina non deve essere nascosta, bensì di esempio ben evidente. Chi vuole può iniziare a dare la propria disponibilità. Chiedere in parrocchia ulteriori notizie. 6 Rinascita Marzo 2008 Emergenza rifiuti: perchè? di Salvatore Sapio Sono trascorsi circa tre lustri da quando la nostra Regione è stata, per la prima volta commissariata per fare fronte al difficile momento che viveva tutta la Campania rispetto al problema dello smaltimento dei rifiuti. Ma perché si è arrivati a tanto? Le cause principali della continua ed ormai atavica emergenza rifiuti in Campania sono da individuare nei ritardi di pianificazione e di preparazione di idonee discariche che fino al 2003 non erano state neppure individuate, nell'inappropriato trattamento dei rifiuti negli impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti, gestiti e posseduti da società del Gruppo Impregilo, nei ritardi nella pianificazione e nella costruzione di inceneritori, dovuti a prescrizioni della magistratura sui progetti in essere e finalizzate ad una maggiore tutela dell'ambiente. A ciò si aggiungano anche le continue manifestazioni ostruzionistiche ai piani della Regione da parte della popolazioni di alcuni territori e anche da parte della camorra, i ritardi nella pianificazione e nella costruzione di impianti di compostaggio della frazione organica dei rifiuti proveniente da raccolta differenziata che in Campania è a livelli ancora molto bassi. Se, oltre alle cause squisitamente tecniche e politiche, si considera la circostanza che l'emergenza rifiuti costituisce un settore di guadagno per la camorra napoletana forse anche maggiore rispetto a qualsiasi altra attività illecita, allora si comprenderà anche perché, come e quanto la malavita organizzata possa esercitare le proprie pressioni sulle istituzioni e sulla politica finora dimostratasi incapace di contrastare questi interessi, quando non li abbia invece coadiuvati. Nei circa quindici anni trascorsi tra i continui commissariamenti e tra continue aperture (grazie alle quali, per brevi periodi si sono limitati i disagi della popolazione) e altrettanto continue chiusure di discariche dislocate su tutto il territorio regionale, il problema non è stato mai risolto ma anzi si è arrivati all’attuale situazione in cui l’emergenza continua come se nulla fosse anche perché i vorticosi giri miliardari esistenti intorno a questo grande affare, la rendono appetibile sotto tutti i punti di vista. E allora si capisce perché la situazione è diventata incontrollabile, si capisce perché in nome dell’emergenza si sono chiusi gli occhi sulla effettiva natura di certe società che hanno gestito e stanno gestendo l’emergenza, soprattutto nel settore dei trasporti e nella gestione dei siti di stoccaggio dei rifiuti. I passati commissariati di governo, da controllori e/o gestori che erano, sono diventati, col tempo, i protettori degli operatori-affaristi del ramo. È per questo nessuno parla, che nessuno denuncia! Salvo quelli rimasti fuori dal grande business. Questa è la realtà! Quella realtà che fa lievitare i costi a dismisura grazie anche al fatto che i centri di stoccaggio, di trasporto e i centri di compattazione per ridurre la volumetria dei rifiuti sono diventati di tutto tranne che centri controllati dal commissariato di governo. Questa è la realtà che ha indotto la Procura della Repubblica di Napoli a depositare in data 31 luglio 2007 la richiesta di rinvio a giudizio per alcuni personaggi politici e non ipotizzando a loro carico i reati di truffa aggravata e continuata ai danni dello stato e frode in pubbliche forniture. Questi sono i fatti (esposti in maniera veramente succinta e forse anche lacunosa) che hanno portato a questa ennesima, e speriamo ultima, emergenza rifiuti. Ma cosa si può fare per risolvere il problema definitivamente? In verità “la soluzione” del problema in assoluto non esiste in quanto come disse Barry Commoner, nel formulare le leggi dell’ecologia, «Ogni cosa deve finire da qualche parte» e allora la cosa migliore sarebbe quella di usare alcuni accorgimenti in modo da ridurre notevolmente l’impatto ambientale, quali ad esempio: 1. ridurre i rifiuti, consumando meno e facendo durare di più le cose; 2. riutilizzare quella parte dei rifiuti che lo consentono. 3. riciclare, laddove è possibile; 4. trattare meccanicamente i rifiuti in modo da ridurre fino al 70% la massa di materiale da avviare alle discariche. Non sarebbe poco se solo si riuscissero a mettere in pratica i predetti accorgimento. Forse sarebbe opportuno che la società civile riprenda in mano il problema dei rifiuti e non lasciarlo solo agli esperti e alle ditte specializzate, sarebbe ora che la società civile prenda coscienza che il problema va affrontato, anche con manifestazioni di piazza, non quando scatta l’emergenza ma nell’ordinarietà del problema tenendo presente che tutto quanto si fa o si ottiene in una situazione di emergenza rimane fine a se stesso e dura finchè dura l’emergenza stessa, mentre quello che si fa o si ottiene dell’ordinario rimane nel tempo e nella memoria sia di chi governa, sia di chi è governato. Non occorre poi far riflettere su una circostanza che già si è ripetuta ogni qual volta sia scattata l’emergenza: si diventa facile preda degli arruffapopoli, dei politici che demagogicamente indirizzano la protesta, per non dire degli infiltrati malavitosi che hanno il compito di fomentare la protesta per poi scomparire. È auspicabile che, allo scopo di ridurre al massimo la quantità di rifiuti da smaltire, lo Stato adotti provvedimenti che idonei, da un lato, ad attivare particolari meccanismi di comparazione in base ai quali si offrirebbe uno sgravio economico diversificato ai cittadini virtuosi che conferiranno le frazioni recuperabili e da un altro lato sanzioni chi indiscriminatamente provoca un impatto ambientale negativo non curandosi affatto della salute pubblica. Per la verità sono state, per il passato, previste particolari sanzioni a carico di imprese (D.L. 05/088/89, n. 279 convertito nella legge 07/12/89, n. 389). Il problema sta nell’applicarle. 7 Rinascita Marzo 2008 La spesa: questione di consapevolezza di Doriana Pianese di Francesco Aliperti Bigliardo Ridurre, ridurre, ridurre! Insisto, è il mio chiodo fisso! Il centro di gravità attorno a cui girano tutti i miei pensieri. Un nucleo capace di attrarre osservazioni, approfondimenti, idee che sembrano appartenere ad altri universi e che invece, a ben guardare, si attagliano alla perfezione al bisogno di stagnare per sempre la ferita, quella dalla quale escono tonnellate di rifiuti di ogni genere e provenienza! Un’emorragia oscena ed incontenibile che ci sommerge e ci uccide, e che contribuiamo ad alimentare con il nostro comportamento irresponsabile. La crisi dei rifiuti campani è la crisi di un mondo, il nostro mondo, quello occidentale. Quello che promette felicità, equità nella distribuzione delle risorse, pari opportunità di crescita e sviluppo ai suoi consociati. Promesse che in prima analisi sembrano ampiamente soddisfatte, ma che lasciano comunque nascosti ed ingombranti strascichi che, cumulati in anni di progresso e sorti meravigliose, si propongono oggi ai nostri occhi, sotto forma di scarti, di avanzo, di sostanze tossiche di risulta, di rifiuto. Ecco dunque il vero prezzo da pagare. Quando abbiamo scelto la strada del mercato, del capitalismo, del liberismo, lo abbiamo fatto a cuor leggero, senza leggere le “avvertenze” che sempre, non a caso, si accompagnano alla medicina. Le stesse che ci invitano a sospendere lo somministrazione del farmaco, all’insorgere degli effetti collaterali contemplati nel bigliettino contenuto nella scatola. La nostra è una società che ha volutamente spento i riflettori su quegli effetti indesiderati. Ecco allora l’esigenza di riaccenderli. L’esigenza di prodursi in un’attenta analisi dei propri bisogni e di una successiva, oculata strategia di consumo. Un consumo orientato a chiedersi dove e come smaltire l’acquisto effettuato, una volta che lo stesso ha cessato la sua utilità. Un invito alla sobrietà certo, ma anche un invito alla conoscenza di se stessi. Un invito che diventa esortazione ogni volta che finiamo come imbecilli di fronte all’ennesimo cumulo di rifiuti, espressione di un errore che nessuno vuole riconoscere, e che si vorrebbe interrare, in buche profonde, in discariche inesauribili per tornare al più presto alla nostra consumistica bulimia. Bomboniere e Articoli da regalo C.so Umberto I, 381 - Palazzo Abete (di fronte villa comunale) Marigliano (NA) - Tel. 3384440715 Sicuramente molti di noi si sono trovati a dover acquistare qualcosa (vestiti, generi alimentari, ecc.), e la nostra unica preoccupazione è quella di poter comprare il maggior numero di cose spendendo il meno possibile! Sono le pubblicità in primis che ci inducono a pensare con questa logica, persuadendoci in modo tale da comperare anche degli oggetti non necessari. Infatti non ci preoccupiamo se un prodotto sia utile o meno, se dopo il suo utilizzo sappiamo dove gettarlo; così, ad esempio, sostituiamo il vecchio cellulare con un altro di ultima generazione, con tante modalità che magari non sappiamo neanche usare, e poi ci disfiamo dell’altro con molta leggerezza. Ma ci interessiamo della fine che farà una volta gettato? Ci preoccupiamo se le parti che lo compongono sono riciclabili? Penso proprio di no. “In fondo cosa importa se c’è molta immondizia in mezzo alle strade, intorno alle case e nel terreno? La mia casa è pulita ed io sto bene!”, è questo il ragionamento di molte persone ignoranti, cioè che ignorano, o meglio, non vogliono notare e informarsi su questa problematica, ma restano chiuse nelle loro “quattro mura” credendo di essere immuni dalle spiacevoli conseguenze del “problema-rifiuti”! L’aumento della spazzatura non è da sottovalutare, poiché non è svantaggioso solo per una questione di estetica del paese, ma riguarda il nostro benessere, la nostra salute. Se ci sono rifiuti nei campi dove si coltiva, o vicino ad essi, il terreno e le acque si inquinano e noi, consumando i prodotti agricoli, assimiliamo non solo le sostanze nutritive ma anche quelle tossiche che essi contengono, nocive per il nostro corpo. Se possiamo evitare queste situazioni con il solo sacrificio di acquistare prodotti riciclabili, non dannosi per l’ambiente, anche se costano un pò di più, perché non farlo?! Credo sia più logico preoccuparci della nostra salute che del nostro portafogli! Per questo sarebbe giusto che su ogni prodotto in vendita ci siano informazioni che ci permettano di comprendere il “peso ambientale” di ogni oggetto, in modo che siamo consapevoli delle eventuali conseguenze dovute al nostro acquisto. 8 Rinascita Marzo 2008 Chi è senza peccato Un angolo del giardino scagli la prima... chiamato “compost” carta! di Daniela Rossetti La nostra cittadina sta vivendo momenti critici e, triste a dirsi, non tutti ne sono consapevoli! Manifesti di protesta, movimenti insurrezionali, persino al telegiornale hanno trattato delle problematiche di Marigliano, e ancora vige una certa ignoranza dentro la sua popolazione. Anzi, mi correggo: padroneggia l’indifferenza. Vorrei sensibilizzare tutti coloro che hanno preferito astenersi dallo schierarsi, e rivolgermi anche a coloro che si sono interessati per provare a dare dei punti di riflessione. Di chi è la colpa di ciò che succede? Una lunga discussione è tuttora in atto per accertarsi sull’identità dei [NB:plurale] responsabili. Mal funzionamento dello Stato? Forse… Ma questo non significa che tutto ciò che lo Stato fa o farà sarà senza ombra di dubbio errata. Gli errori ci sono stati e ci saranno sempre, poiché sono uomini che sono alla sua guida. Ricordiamo, però, il significato più antico di “stato”: veniva definito così quel gruppo di persone riunitosi attorno dei princìpi saldi, per stabilire un’organizzazione sociale. Alla base di questo antico stato vi erano delle norme che dovevano assicurare la buona convivenza tra gli individui. Queste specie di leggi riguardavano da vicino ogni singola persona, che assumeva così'ec l’appellativo di cittadino. Erano delle regole che ai cittadini stessi conveniva rispettare, una organizzazione interna ben definita, che mirava all’instaurazione di una comunità solida. Questo non riguarda solo gli antichi! Costituisce una definizione che è giusto rinfrescare, tenendo conto anche che si è un po’ perduta durante i secoli. Ognuno di noi ha un compito ben preciso ed è giusto che lo termini, sia per rispetto delle regole, che per gli altri! D'altronde la nostra libertà finisce dove comincia quella dell’altro, e per far sì'ec che questa relazione si conservi dobbiamo impegnarci con convinzione. Non tutti ragionano in questo modo; ma solo chi ha la coscienza apposto e non può essere rinfacciato di nulla può far notare l’errore all’altro, magari spiegando i motivi di fondo di quel singolo gesto. E’ un senso civico che va scemando, come è possibile vedere dalle piccole cose quotidiane. E non convinciamoci di fare già abbastanza e guardiamoci ben benino dentro: chi tra noi non ha mai gettato una carta per terra? di Pierpaolo Ariola Ad oggi siamo ormai in piena emergenza rifiuti da quasi due mesi. In questi due mesi si è sentito parlare un po’ di tutto: siti di stoccaggio, discariche da riaprire, nuovi siti da allestire, inceneritori da costruire (o finire di costruire) e così via. Si è posto giustamente l’accento sulle proteste dei cittadini che non ne possono più di essere presi in giro dalle istituzioni e dai politici locali e nazionali. La sensazione in tutto questo che la voglia di risolvere, non solo l’emergenza rifiuti, ma il problema in se stesso dei rifiuti in Campania sia poca, veramente poca. Nel nostro comune la raccolta differenziata è già ben avviata da molti anni, anche se alcune cose sembrano essere assurde; ad esempio la frazione umida differenziata, raccolta appunto nel nostro comune, viene stoccata di giorno in giorno in un altro comune campano, nella provincia di Salerno, per essere poi spedita in Sicilia, precisamente nella città di Catania. Ovviamente tutto questo ha un prezzo. L’anno scorso per ovviare a questo problema ma soprattutto per iniziare una fase di autodeterminazione per ciclo dei rifiuti, l’allora assessore all’ambiente del comune di Marigliano propose la costruzione di un impianto di compostaggio in modo da trattare la frazione di umido del nostro comune e dei comuni vicini. La cosa venne accolta con molta diffidenza ed alla fine non se ne fece più niente. Cerchiamo di capire di cosa si tratta. Il processo di compostaggio permette appunto di produrre compost, detto anche terricciato o composta; questo è il risultato della decomposizione e dell’umidificazione di un misto di materie organiche (ad esempio residui di potatura, scarti di cucina, letame o rifiuti di giardinaggio) da parte di macro e microrganismi in condizioni particolari. Questo è un processo che può essere controllato e accelerato dall’uomo. Il compost, che si ricava, può essere utilizzato come fertilizzante su prati o prima dell’aratura. C’è una procedura detta compostaggio domestico utilizzata per gestire in proprio la frazione organica dei rifiuti. Per praticarlo è sufficiente disporre di un lembo giardino, preferibilmente soleggiato, in cui accumulare gli scarti alimentari della cucina e quelli dell'orto/giardino. In alcuni casi viene utilizzata la compostiera o composter, un contenitore atto a favorire l'ossigenazione e a conservare il calore durante l'inverno. Esistono composter di produzione industriale, ma anche autocostruiti con materiale di recupero. La diffusione del compostaggio domestico permette di ridurre in modo significativo peso e volume dei rifiuti urbani che devono essere trasportati e smaltiti. In numerosi comuni italiani il compostaggio viene pertanto incentivato attraverso uno sconto sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ai cittadini che lo praticano; alcuni comuni forniscono anche il composter o ne rimborsano l'acquisto. Ovviamente fantascienza per le nostre parti. 9 Rinascita Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” Marzo 2008 Rubrica a cura di Nunzia Lombardi Comitato per la tutela del diritto alla salute Penso che Marigliano stia vivendo un momento di emergenza ambientale e sanitaria, che però porta con se il grande problema di un paese espropriato dello stato di diritto ed affossato in uno stato di polizia. Ormai più di un mese fa De Gennaro attraverso una conferenza stampa annuncia all’Italia che Marigliano dovrà accogliere rifiuti “tal quale” (così come raccolti dalle strade) per 100.000 t in un’area situata a Boscofangone all’interno dell’impianto di depurazione di Marigliano. Cominciano le mobilitazioni. Riusciamo ad ottenere come associazioni, un incontro con lo staff di De Gennaro: il primo incontro è disastroso, i nostri interlocutori, non ci ascoltano e ci insultano definendoci “incivili”. La mobilitazione però sale, ed arrivano i primi scontri con la polizia, le manganellate, gli spintoni… sale la tensione, e il commissariato ci riconvoca. Durante il secondo incontro otteniamo di fare analizzare il sito in questione attraverso indagini sulle matrici ambientali; elemento fondamentale di tale richiesta è che il Comune potrà avere un campione delle matrici da far analizzare presso laboratori di propria garanzia (analisi di parte). Il commissariato comincia i carotaggi ed effettua i prelievi, ma scopriamo presto che non intende effettuare le analisi sulle matrici ambientali, così come concordato, ma effettua indagini geostatiche e magnetiche (per capire se il terreno reggerà al peso dei rifiuti e se ci sono anomalie ferrose nel sottosuolo). I risultati sono interpretati in modo diverso dai tecnici della ditta che esegue i lavori e dai tecnici dei comitati, intanto i lavori continuano. Il generale Mariantoni ci comunica però che le analisi geostatiche mostrano che il terreno non può accogliere oltre le 30.000 t di ecoballe. Non è uno sconto quindi una concessione della riduzione dei rifiuti che porteranno a Marigliano, bensì un problema tecnico. Il commissariato intanto evidenzia che non intende effettuare analisi sulle matrici ambientali. Il comune fa analizzare l’acqua e la terra ed i risultati mostrano che l’acqua è inquinata da sostanze pericolose oltre i limiti consentiti dalla legge di ben 6 volte. Ancora una volta lo staff di De Gennaro minimizza la situazione dichiarando che questi dati sono poco utili; “i lavori proseguiranno fino a quando non si dimostrerà che i lavoratori del cantiere potranno avere danni dal contatto con quei luoghi”, queste le dichiarazioni. Resto atterrita di fronte a tali posizioni, mi sento impotente e come me gli altri, di fronte all’ennesimo commissario che, con poteri incostituzionali, decide di mortificare un popolo virtuoso. Credetemi la rabbia sale quando il tuo interlocutore non ascolta. Abbiamo provato a contribuire alla discussione suggerendo di cominciare a ridurre i rifiuti alla fonte, provando ad insistere sul bisogno della raccolta differenziata, ma abbiamo trovato un muro di gomma contro cui rimbalzare. Il comitato per la tutela del diritto alla salute continua la sua battaglia come sempre, dopo questa ondata di polizia speriamo che dalle ceneri della città possa rinascere una massa critica unita che continui a vedersi e ad incontrarsi per decidere e promuovere lo sviluppo del territorio facendo pressione nei confronti di chi ci amministra e ci governa. Insomma uniamoci e decidiamo il nostro futuro, non permettiamo più che scempi di questi giorni si ripeti e aggravino ulteriormente lo stato dei fatti. Chiediamo inoltre che inizino le bonifiche ed i controlli delle nostre terre. Solo uniti possiamo farcela. FERRAMENTA FAI DA TE CASALINGHI PICCOLI ELETTRODOMESTICI ARTICOLI DA REGALO Se vogliamo possiamo fare la differenza!!! di Francesco Panetta Il nostro territorio martoriato nel corso degli ultimi decenni dal problema rifiuti sembra proprio chiedere una tregua a tutta questa “monnezza”. Una soluzione a questo problema che sembra insormontabile trova forte concretezza nella raccolta differenziata dei rifiuti. Riciclare i rifiuti non solo è importante per la salvaguardia dell’ambiente, ma porta anche benefici economici. Ebbene si non è retorica basta un piccolo sforzo a cambiare quello che ai nostri occhi sembra non poter aver nessun risvolto positivo. Tale misura è una risposta intelligente di smaltimento dei rifiuti, per ridurre i consumi energetici e i costi delle industrie; è un modo per risparmiare le risorse naturali del pianeta, ed inoltre è l’alternativa più efficace alle discariche e agli inceneritori, spesso costosi e inadeguati, che hanno un fortissimo impatto ambientale. Un nostro piccolo gesto che comporta la suddivisione in modo corretto dei rifiuti può rendere come nel caso della carta un risparmio di circa due terzi dell’energia necessaria durante il processo di lavorazione, non solo ma comporta anche un vantaggio economico derivante dalla riduzione delle importazioni di macero straniero e risparmio sui costi di smaltimento, inoltre si ha un vantaggio ambientale per il mancato conferimento in discarica di materiale voluminoso che rappresenta il 28% della composizione merceologica dei RSU (139 Kg/ab/anno), e per finire si ottiene la limitazione dei pioppeti industriali e del taglio di boschi naturali. Invece per quanto riguarda il riciclaggio di una tonnellata di vetro usato può permettere di risparmiare fino a 136 litri di petrolio!. Il vetro usato e raccolto viene lavato, frantumato, separato in base al colore ed inviato alle industrie vetrarie dove viene fuso e riutilizzato per fabbricare nuovi contenitori. Si limitano così l'estrazione delle materie prime, la massa dei rifiuti da smaltire e il consumo di combustibile nella fusione del vetro. Molta importanza anche per quanto riguarda la differenziazione della plastica e del ferro entrambi i quali possono essere riutilizzati arrecando un forte vantaggio economico. Abbiamo potuto constatare di persona che l’accantonamento dei rifiuti oltre che a rendere le discariche sempre più piene serve a ben poco, possiamo e dobbiamo essere più responsabili del nostro territorio. Quindi cosa aspettiamo? Crediamoci nella differenziata perché insieme possiamo fare davvero la differenza! FERRAMENTA Monda Maria Grazia ARTICOLI PER LA SCUOLA Via Pontecitra, 3 - 80034 MARIGLIANO (NA) 10 Rinascita Marzo 2008 C’era una volta a... di Stefano Perrone Chissà se mai un giorno arriveremo a dire, proprio come nelle fiabe che si raccontano ancora ai bimbi, ma solo ai più piccoli, che c’era una volta nel nostro reame (paese, provincia, regione) un orco cattivo chiamato “monnezza”, che, giorno dopo giorno diventava sempre più grande, perché quasi tutti i sudditi gli lasciavano qualcosa per farlo crescere e lo sapevamo che, così, diventava sempre più pericoloso. I signori del reame, più volte e a più riprese, avevano investito, per risolvere il problema dell’orco, dei cavalieri, ma gli stessi quasi sempre dopo aver preso molte borse di monete d’oro e di aver assoldato diverse bande di mercenari per uccidere l’orco, si “squagliavano” al sole, o se ne andavano in altre contee, o, addirittura, salivano più vicino al re, mentre l’orco diventava sempre più brutto e più grande. Potremmo continuare con la fiaba se questa, nel frattempo, non fosse diventato un vero incubo. Dappertutto, nel nostro territorio, come funghi, escono rifiuti tossico-nocivi e non solo “MONNEZZA”. Ne parla un pianeta intero, tutta la terra. Napoli, la sua provincia e non solo, non sono mai state così riportate fotograficamente sui media di tutto il mondo con le loro montagne di rifiuti. Studi, convegni, dibattiti, incontri sul tema della salute umana e dell’ambiente in rapporto alla “MONNEZZA”, nei suoi molteplici aspetti e specificità, non sono mai stati così'ec numerosi. Siamo arrivati al culmine negativo, se si può dire. Basta! Ripartiamo! Approfittiamo di tanta visibilità data al problema per organizzare una filiera “virtuosa” per affrontare e sconfiggere “l’orco”, prendendoci anche del tempo e facendo ancora qualche sacrificio, mettendo in campo tanta volontà per fare sinergia. Ed allora: collaborare con chi adesso sta affrontando non solo l’emergenza; introdurre nelle scuole, a partire da quella dell’infanzia, in modo pedagogico, programmi finalizzati per crescere attraverso le diverse stagioni della vita con la cultura della salvaguardia dell’ambiente e con più senso civico, non più come un fatto “d’elite” aderendo a questa o quella associazione, ma piuttosto come stile di vita imprescindibile; AZ incuriosirsi ai processi di produzione e commercializzazione, avanzando critiche e richieste, quando è necessario e adottando comportamenti consequenziali, quando le situazioni lo richiedono; i tanti “mercenari” televisivi facciano “cartello” una volta tanto e divengano impopolari alle multinazionali “sconsigliando certi acquisti e non consigliandone altri” per i loro confezionamenti di vuoto a perdere; un “porta a porta” del Vespone nazionale e non solo, che come controinformazione, dicesse a più riprese, tutte le sere, come e perché produrre meno rifiuti e come differenziarli, senza genuflettersi dinnanzi ai suoi “amici potenti di turno”; fare informazione seria e vera sull’argomento con gli spoots della Pubblicità Progresso della Presidenza del Consiglio dei Ministri; mettere in discussione il sistema se fosse indispensabile alla soluzione del problema, divenendo il “potere” nelle sue molteplici forme, impopolare verso se stesso. Utopie??? Forse! Questa volta non può mancare la volontà, non possiamo più permettercelo. C’era una volta, tanto tempo fa, ma adesso non c’è più…, speriamo di iniziare così un’altra storia. Riciclo, riuso, riutilizzo di Carmela Provvisiero Negli ultimi tempi, ormai, non si può non prestare attenzione a parole quali: riciclo, riuso riutilizzo, le quali, si riferiscono allo stesso problema, quello dei rifiuti, ma ognuna di esse, presenta una caratteristica diversa, anche se usate con lo stesso significato nel linguaggio comune. Il principio per cui, in natura, “nulla si crea e nulla si distrugge, ma si trasforma”, dovrebbe essere un invito per tutti a prestare più attenzione prima di comprare, usare e soprattutto gettare, alle tre parole con la “R”. Noi cittadini, siamo il primo anello della catena del riciclaggio,infatti,attraverso una corretta raccolta differenziata dei rifiuti, mettiamo in moto il processo che ci consente di ottenere nuovi prodotti finiti da materiali recuperati, risparmiando materie prime, energia ed inquinamento. Oltre alle proposte che le svariate associazioni ambientali ci propongono, ciascuno di noi, potrebbe creare qualcosa di cui non si può fare a meno, utilizzando ciò che quotidianamente già usiamo. Una proposta che ho letto su un volantino, potrebbe essere la creazione del detersivo in casa,evitando così di utilizzare quelli in commercio contenenti sostanze nocive per l’ambiente, oltre che si eviterebbe di accumulare tanta plastica. La preparazione del detersivo, avviene con il sale e l’aceto, niente di anormale e sicuramente più naturale. Ma il riciclo, il riutilizzo, possono essere visti in un’ottica diversa dalla solita, che considera la vita umana, attraverso il riutilizzo dei “cordoni ombelicali”, le cui cellule staminali, possono guarire malattie del sangue, come la leucemia e la talassemia; è un altro modo di “riutilizzare” qualcosa che, sicuramente, aiuta a sviluppare la difesa dell’essere umano e dei suoi sentimenti attraverso la generosità di chi permette il riuso di cellule vitali per la ricerca. Allora perché non considerare un riutilizzo la “donazione degli organi”,un gesto importante ma non semplice da fare! A tutto, quindi, si può restituire un valore, basta pensarci un attimo prima di considerare ogni cosa come già andata o inservibile o, peggio ancora, fuori moda. di VITO ACIERNO maestro ottico Marigliano - Cicciano 11 Rinascita Marzo 2008 Tratto da "Famiglia Cristiana" n. 6 del 10/02/08 Famiglie in difficoltà: colpa anche di stili di vita "esagerati" Italiani poveri perchè…il risparmio non c’è più di Luigino Bruni Le famiglie italiane si stanno impoverendo. Questo il tratto dominante dei recenti rapporti sulla povertà nel nostro Paese. Oltre due milioni e mezzo di famiglie sono sotto la soglia di povertà. Dati preoccupanti, soprattutto se li accostiamo alla crescente insicurezza e precarietà del mondo del lavoro, e al deterioramento del potere díacquisto del reddito. Se guardiamo da vicino queste cifre, possiamo però scoprire alcuni aspetti del problema che i nudi numeri fanno fatica a evidenziare. Mi limito a due sole considerazioni. La prima la potremmo esprimere con una frase apparentemente paradossale: “siamo indigenti perchè non siamo poveri”. Sono infatti convinto che dietro alla crescente povertà delle nostre famiglie si nasconda anche (non solo, ovviamente) una cultura del consumo poco sobria, che corre dietro alle sirene del lusso a buon mercato. Se guardiamo ad altri studi recenti ci accorgiamo, in effetti, che negli ultimi anni è cresciuto considerevolmente l’indebitamento delle famiglie, e in particolare il debito al consumo, cui oggi fa ricorso una famiglia su due, soprattutto tra quelle più vulnerabili. Certo, indebitarsi è a volte indispensabile per pagare spese essenziali o emergenze, ma sempre più spesso il nostro consumo è sollecitato e "drogato" da un sistema economico e finanziario che induce le famiglie a indebitarsi al di là delle reali possibilità. Infatti, forte il potere seducente di una comunicazione commerciale che sempre più promette prestiti a tasso zero, e rate di piccoli importi, per vacanze esotiche, televisori al plasma, o automobili di lusso (con incentivi non sempre "puliti"). Che fine ha fatto il risparmio? Il risparmio è importante, perchè è la cinghia di trasmissione tra le generazioni. Risparmiare significa non consumare oggi perchè la mia famiglia possa vivere meglio domani; e un libretto di risparmio di un genitore o anche di un nonno diventa la possibilità di un master per un giovane. Il risparmio consente al reddito di generare investimenti, nostri e degli altri. Le banche in passato hanno favorito questo legame tra le diverse generazioni, e tra le famiglie e gli imprenditori. Oggi, però, il sistema finanziario rischia di vedere snaturata la propria funzione sociale. La banca che presta troppo e male non è meno incivile della banca che presta troppo poco. In una congiuntura economico-sociale difficile come è quella che stiamo vivendo, se non puntiamo su stili di vita sobri e "poveri", saremo sempre più indigenti, poichè i bisogni indotti crescono sempre più velocemente dei nostri redditi. E vengo alla seconda considerazione. La crescente indigenza delle famiglie è anche conseguenza di una crescente carestia di rapporti di gratuità, dello sfilacciamento delle reti familiari e comunitarie. “Per crescere un bambino ci vuole l’intero villaggio”, recita un saggio proverbio africano. Ma quando il villaggio non c’è più, per crescere il bambino (o per assistere l’anziano) c’è bisogno del mercato: baby-sitter, badanti, asilo nido, servizi di cura eccetera, che prendono il posto dei rapporti mancanti. Il valore economico del "capitale relazionale" è enorme, ce ne accorgiamo quando viene meno e dobbiamo ricorrere al mercato. Le famiglie impoveriscono perchè sempre più povere sono le nostre relazioni. Millecinquecento euro al mese in una famiglia al centro di una fitta rete di relazioni possono consentire, con un pò di ingegno, di sbarcare il lunario; la stessa cifra diventa assolutamente insufficiente quando queste reti non ci sono più o si riducono di molto. Aumentare i salari, calibrandoli sul reddito familiare più che su quello individuale, è dunque necessario, come è necessario ripensare il sistema fiscale; ma ancor più urgente è ricostruire il tessuto civile e relazionale delle nostre città e comunità, se vogliamo che i beni economici diventino davvero "benessere" di tutti, personale e collettivo. S O T T O S T A N T E . . .dove i nostri occhi non arrivano di Carmine Egizio “L’Italia è un paese di m...” Mercoledì 27 febbraio i maggiori quotidiani italiani riportavano appunto questo titolo. Lo si leggeva trasversalmente da destra a sinistra. Mi ero illuso che, finalmente, i mezzi di informazione avessero smesso le solite casacche, trovando l’unanimità su un determinato problema senza colpevolizzare l’avversario. Alla fine era solo lo sfogo del povero Baudo alle prese con gli ascolti deludenti dell’ultimo Sanremo. Ma quella m puntata un pò mi ha fatto pensare. E se avesse voluto dire che..... L’Italia è un paese di mistificatori. Sono tra di noi, politici, giornalisti e chiunque ogni giorno prova ad ingannarci, distorcendo la realtà. Perchè nessun politico ci ha detto, per esempio perchè dobbiamo votare il 13 e non il 6 aprile? Perchè era così “necessario” conferire un incarico fasullo a Marini? Nessuno in verità l’ha detto, o forse, io non l’ho sentito, però in rete l’ho letto. Forse perchè votando il 6 aprile i parlamentari alla prima legislatura non rieletti non avrebbero maturato la pensione. Ci mandano alle urne una settimana dopo, giusto il tempo di concedere ai novizi della “casta” l’ennesimo privilegio. A proposito di privilegi, l’Italia è un paese di metalmeccanicimorti. Indossiamo tutti la tuta nel giorno delle disgrazie. Ma non mi va giù che uno dei sopravvissuti alla strage della Tyssen-Krupp venga ingaggiato dal PD per rappresentarmi in parlamento. Non voglio assolutamente che un metalmeccanico mi rappresenti, non ho niente contro i metalmeniccanici, ma non mi va giù che qualcuno cavalchi l’onda emotiva e, ancora una volta, questi morti vengano sfruttati in questa situazione. Spesso capita la situazione in cui l’Italia ha dimostrato di essere un paese di mostri. Se fai il portantino al policlinico di Napoli e chiami la polizia per segnalare un aborto non fai un gesto “istintivo”, come lo ha definito lo stesso autore, ma perpetri l’ennesima mostruosità a i danni di una donna. E ne io, ne altri abbiamo il diritto di entrare nel merito della questione e giudicare la coscienza di una donna. L’Italia è un paese di manovali irregolari. Restiamo indifferenti quando arrivano, ci fanno comodo quando lavorano, elevano il nostro status, confermando dalla Roma imperiale in poi, quella strana voglia di avere schiavi al nostro servizio. L’Italia è un paese di militari all’estero. Meno male che il Governo Prodi ha deciso un giro di vite a tali fondi, così avremo finalmente meno bare da accogliere (sarebbe meglio se non ce ne fossero proprio), meno petrolio da difendere, meno eroi o presunti tali da offendere. L’Italia è anche un paese di mendicanti, di magna-magna, di menestrelli, di mogli e di mariti. Ma se fosse anche un paese di merda mi verrebbe da chiedere: Pippo, ma te ne sei accorto solo a Sanremo?...Beato te, che per il resto dell’anno ti va tutto bene! Non sai, per esempio che l’Italia è un paese di mensilità stipendiarie che non hanno più potere di acquisto. Non sai che l’Italia, TUTTA L’ITALIA è un paese di monnezza. Dalle Alpi alla Sicilia, un paese moribondo con i rifiuti che gli scorrono nelle vene. Qui da noi è venuta fuori per caso, come un’epistassi in un giorno d’estate. Si direbbe fragilità capillare. E solo capillarmente si potrebbe risolvere il nostro problema. Ma siamo troppo affezionati alla m più “nostra” di tutte: menefreghismo, menefreghismo, menefreghismo. Maudit! maudit! maudit! 12 Rinascita A ttività pastorali, iniziative e servizi Marzo 2008 AVVISI Domenica (delle Palme) 16 marzo ore 9,30: Commemorazione dell’Ingresso di Gesù in Gerusalemme e benedizione delle Palme c/o la Chiesa delle Suore Domenicane. SS. Messe come da orario festivo. Giovedì (Santo) 20 marzo ore 18,30: Celebrazione Eucaristica in Ceona Domini ore 22,00: Adorazione Eucaristica all’altare della reposizione. Venerdì (Santo) 21 marzo ore 18,30: Azione Liturgica. A seguire processione con l’effige del Cristo morto. Sabato (Santo) 22 marzo ore 23,30: VEGLIA PASQUALE Domenica (Pasqua di Resurrezzione) 23 marzo SS. Messe come da orario festivo Lunedì (In Albis) 24 marzo ore 7,15 Celebrazione Eucaristica con i battenti Mensile della comunità cristiana di Pontecitra Parrocchia del Sacro Cuore Anno 8 N. 6 Marzo 2008 Direttore Responsabile Don Pasquale Giannino La redazione: Francesco Aliperti, Pierpaolo Ariola, Carmine Egizio, Francesco Panetta, Stefano Perrone, Doriana Pianese, Carmela Provvisiero, Daniela Rossetti, Mariateresa Vitelli. Hanno collaborato a questo numero: Ciro Barone, Annarita Falco, Luisa Falco, Nunzia Lombardi, Elisabetta Palma, Gennaro Rongo, Salvatore Sapio, Lella Tufano. Grafica: Carmine Egizio [email protected] APOSTOLATO DELLA PREGHIERA Intenzioni affidate all’AdP dal Papa: • Perchè si comprenda l’importanza del perdono e della riconciliazione fra le persone e i popoli, e la Chiesa con la sua testimonianza diffonda l’amore di Cristo, sorgente di nuova umanità. • Perchè i cristiani, che in tante parti del mondo e in varie maniere sono perseguitati a causa del Vangelo, sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, continuino a testimoniare con coraggio e franchezza la Parola di Dio. e dall’Episcopato italiano: • Perchè, di fronte alle difficoltà che i giovani incontrano nel progettare il futuro, gli adulti sentano la responsabilità di trasmettere e testimoniare uno stile di vita che sostenga il desiderio delle nuove generazioni di costruire la civiltà dell’amore. Compendio al Catechismo della Chiesa Cattolica Capitolo Terzo LA RISPOSTA DELL’UOMO A DIO Art. 25 Come risponde l’uomo a Dio che si rivela? L’uomo, sostenuto dalla grazia divina, risponde con obbedienza della fede, che è affidarsi pienamente a Dio e accogliere la sua Verità, in quanto garantita da Lui, che è la Verità stessa.