Veneto Pride LGBTQIE 2013 Manifesto Politico INTRODUZIONE Il 15 Giugno è la data che abbiamo individuato, come movimento per i diritti delle persone omosessuali e transgender, per la convocazione del “Veneto LGBTQIE Pride 2013” che si terrà nella città di Vicenza, organizzato dal Comitato Vicenza Pride, dalla rete di associazioni LGBT e dalle associazioni culturali del territorio veneto. Il “Veneto LGBTQIE Pride 2013” sarà una manifestazione aperta a tutte e a tutti che vedrà la partecipazione di cittadine e cittadini del Veneto. Il “Veneto LGBTQIE Pride 2013” si riconosce nei valori dell’antifascismo, dell’antirazzismo, dell’antisessismo, con particolare riguardo all’eterosessismo, della laicità. Ripudia ogni forma di totalitarismo, di fondamentalismo religioso e politico e di violenza. Da tempo anche il nostro Paese si caratterizza per il bisogno di riconoscimento di nuove forme affettive e per il nascere di nuove forme di famiglia. Ciò si somma alla necessità di costruire una società più attenta e ricettiva nei confronti delle/dei “nuove/i cittadine/i” e dei diversi modi di essere, capace di assicurare a tutte/i opportunità di espressione e partecipazione. Non di meno, la ricchezza offerta dal saper porre l’unicità di ogni individuo al centro degli interessi collettivi diviene indispensabile nella costruzione di uno Stato moderno. La vera ricchezza collettiva è quindi data da quella specificità nostra e altrui che irrompe nello spazio vitale quotidiano. Il rispetto dell’individuo e quindi del pensiero e della libertà di ciascuna/o sia il mezzo attraverso il quale superare gli interessi di parte di origine politica, economica, religiosa e sociale che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della nostra Repubblica. Il “Veneto LGBTQIE Pride 2013” è dedicato a tre donne: Fanny Ann Viola Eddy, Zanele Muholi e Joyce Banda. Tre donne africane, due delle quali lesbiche, tutte e tre capaci di rompere il silenzio di fronte alle violenze che vengono inflitte alle donne e alle persone LGBT. In comune hanno la tenacia e l’impegno, il saper rischiare in prima persona per sostenere le proprie idee e la capacità di ognuna di saper declinare i saperi delle propria professionalità al servizio della comunità. Vorremmo dedicare a loro il nostro Pride a Vicenza, perché l’Africa che queste donne rappresentano, ci sia di esempio e perché la loro testimonianza ci sia di ispirazione per costruire assieme una società giusta ed inclusiva, dove far convivere i diritti civili di ciascuna e ciascuno. PIATTAFORMA RIVENDICATIVA Il principio di non discriminazione è espressamente previsto dall’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Esso stabilisce che “È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opini oni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale”. Nel nostro paese la lotta contro le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale nel luo go di lavoro è disciplinata dal Decreto Legislativo n. 216/03 che ha recepito la Direttiva Europea 78/2000. Nel nostro Paese continuano a verificarsi numerosi casi di violenza e abusi su persone LGBTI. Esiste in Italia un vuoto legislativo e di impegno politico nazionale affinché milioni di cittadine e di cittadini LGBTI possano finalmente vivere liberamente e degnamente, come possono fare in altri stati europei, nonostante le direttive europee e le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo volte a contrastare le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Da queste considerazioni, noi richiediamo a livello nazionale: PARITÀ E DIRITTI • l’estensione della legge Mancino all’orientamento sessuale e all’identità ed espressione di genere affinché i crimini d’odio motivati da omofobia, lesbofobia e transfobia possano essere riconosciuti e perseguiti come tali; • il potenziamento dell’OSCAD (Osservatorio contro gli atti di discriminazione) in seno alle Forze dell’Ordine con particolare attenzione ai crimini lesbo/omo/transfobici, anche favorendo la formazione del personale sulle tematiche LGBTQI; • una legge che estenda il matrimonio civile anche alle coppie dello stesso sesso come previsto dalla Risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2000; • la creazione di istituti distinti dal matrimonio che prevedano il riconoscimento giuridico delle unioni civili nella forma del patto di solidarietà tra due individui di sesso uguale o diverso; • la tutela delle coppie e delle convivenze di fatto, dei diritti dei singolo e della solidarietà tra i singoli nelle forme diverse da quella della famiglia e di coppia, nei diritti di assistenza, di successione e di testamento biologico; • la possibilità di adozione interna alla coppia omosessuale, riconoscendo legalmente la figura del co-genitore; • l’accesso all’adozione per tutte e tutti, single o coppie, senza discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere; • la tutela di tutte le genitorialità preesistenti senza che sia operata alcuna discriminazione basata sull’orientamento sessuale o identità di genere, in particolare nelle cause di separazione o divorzio che coinvolgono persone omosessuali e transessuali; • una legge che regoli la responsabilità genitoriale delle/dei partner di fatto, anche dello stesso sesso; • la modifica della legge 40, con particolare riferimento all’eliminazione del divieto della fecondazione eterologa, per consentire l’accesso alla procreazione medicalmente assistita alla singola maggiorenne e alle coppie dello stesso sesso; • diritto di ricongiungimento familiare per le coppie LGBTQI unite tramite un istituto giuridico riconosciuto dall’Unione Europea; • la possibilità di cambiare nome prima e oltre l’intervento chirurgico, la possibilità di accesso anche per le persone transessuali immigrate, la garanzia e la tutela dell’accesso al lavoro, la difesa e il contrasto da atti di violenza trans fobica, il contrasto dello stereotipo negativo e dell’informazione distorta proposta dai media; • campagne di informazione contro la violenza sulle donne e l’eterosessismo; • promuovere dignità e salute ai/alle detenuti/e transgender all’interno degli istituti penitenziari, dove spesso vengono emarginati e subiscono un trattamento diverso rispetto agli altri carcerati. In particolare modo, é necessario garantire loro di poter proseguire quelle cure che spesso vengono interrotte contro la loro volontà, col rischio di aggravare le loro condizioni fisiche. SALUTE • l’attivazione di campagne di informazione sulle infezioni da HIV e sulle infezioni a trasmissione sessuale in generale. Inoltre campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte al personale medico e paramedico sul rapporto medico-paziente, qualora si trovino davanti persone lesbiche, gay, bisessuali, intersessuali, transessuali e transgender; • la formazione per il personale socio-sanitario mirata al riconoscimento della differenza di orientamento sessuale e di identità di genere, all’accoglienza e alla capacità di rispondere ai bisogni specifici delle persone LGBTQI; • il divieto ufficiale di praticare terapie riparative per la cura dell’omosessualità; • la depatologizzazione della transessualità congiuntamente alla eliminazione della stessa dal DSM o quantomeno la revisione del termine che stigmatizza le persone trans come disforiche e quindi malate mentali, condizionandone e impedendone di fatto l’autodeterminazione e l’inserimento sociale e lavorativo; • il divieto di una medicalizzazione delle persone intersessuali, anche neonat*, che porta alla scelta obbligata del binarismo di genere. Favorire, invece, la piena consapevolezza della persona intersessuale affinché possa autodeterminarsi nei modi e nei tempi che ritiene opportuni . ISTRUZIONE E UNIVERSITA’ • l’estensione a tutte le Università della possibilità del doppio libretto per le persone transessuali, per la tutela della privacy e della dignità e per la difesa dalle molestie morali; • la promozione di iniziative di educazione nelle scuole e interventi formativi rivolti alle/agli insegnanti e a tutto il personale scolastico riguardo alle tematiche LGBTQI, anche al fine di favorire il benessere delle persone omo e transessuali e dei loro figli; • la promozione di nuovi e più efficaci protocolli per il contrasto al bullismo e alla lesbo/omo/transfobia nella scuola e in tutte le realtà giovanili (educative, aggregative e sportive), anche favorendo interventi da parte delle associazioni LGBTQI. Richiediamo inoltre a livello regionale: In riferimento alla mozione n.4 dell’8 febbraio 2012 che impegna la Giunta Regionale alla promozione e al sostegno di progetti e iniziative contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia, in favore della cultura delle differenze e nella lotta contro le discriminazioni. • riconoscimento delle coppie di fatto tramite attestazione anagrafica in tutti i Comuni della regione Veneto, accompagnato da iniziative concrete per riconoscere diritti alle coppie di fatto; • impegno dei Comuni per il rispetto delle differenze e per l’inclusione; • adesione dei Comuni alla rete READY; • promozione e finanziamento di progetti di formazione e sensibilizzazione promossi dalle associazioni LGBTQI operanti sul territorio regionale; • preparazione del personale scolastico nelle scuole ad accogliere le figlie/i delle famiglie LGBTQI; • Intendiamo rafforzare le collaborazioni in atto con gli enti locali impegnati nel contrasto delle disuguaglianze, delle discriminazioni, dei crimini e dei discorsi d'odio. Nel mese di marzo 2013 la Regione Veneto ha siglato un protocollo d'intesa della durata di tre anni con l'Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale), ovvero un Comitato di pilotaggio per la costruzione di un'antenna deciso a combattere congiuntamente gli episodi di razzismo. Chiediamo che tale protocollo sia esteso, come accade per i protocolli Unar di altre regioni, anche ai reati di omofobia, affinchè ci sia una più stretta collaborazione con l’Unar; • istituzione di sportelli di consulenza per persone transgender e omosessuali, anche gestiti da associazioni LGBTQI; • promozione di campagne di informazione contro la violenza sulle donne e l’eterosessismo; • promozione di campagne ed iniziative a sostegno delle lesbiche e degli omosessuali anziani, i quali provano un forte senso di solitudine, poiché spesso non coniugati e senza l'appoggio dei figli. E’ necessario favorire l’integrazione delle persone LGBT all’interno delle case di cura o favorirne la assistenza domiciliare; • potenziamento dei consultori del territorio per garantire alle donne l’accesso alle cure e alle interruzioni di gravidanza, assicurandone la libertà di scelta negli ultimi anni costantemente ostacolata dall’altissima percentuale di medici obiettori; • campagne informative per il Diversity Management all’interno di aziende del settore privato. In aggiunta a livello comunale le associazioni LGBTQI dei comuni veneti chiedono: VICENZA • che l’ Amministrazione Comunale vigili sul riconoscimento e la applicazione dei diritti derivanti dalla attestazione di famiglia anagrafica del 2012, come il diritto ad ottenere informazioni sullo stato di salute del convivente nonché ad assisterlo nelle strutture sanitarie in caso di degenza, avere accesso alle graduatorie per l’assegnazione di alloggi popolari e alla documentazioni presso le amministrazioni pubbliche per conto del convivente. PADOVA • che venga riconosciuta alle persone transessuali la possibilità di utilizzare il doppio libretto nell’Università di Padova; • che vengano attivati degli sportelli gestiti da associazione LGBT; • l’attivazione di campagne di prevenzione per malattie a trasmissione sessuale e accesso gratuito ai test. VERONA • l'abrogazione delle mozioni omofobe approvate il 14 luglio 1995 e l'assunzione di tutte le Risoluzioni emesse dal Parlamento Europeo in materia di pari opportunità alle persone omosessuali e transessuali.