Vangelo di Giovanni – Prologo, seconda parte – Don Paolo Scquizzato - 1
Casa di Spiritualità Mater Unitatis - Cottolengo
trascrizione a cura Associazione di Volontariato Chicercatrova onlus
www.chicercatrovaonline.it
Il Vangelo di Giovanni
Prologo
seconda parte
Relatore Don Paolo Scquizzato
Ritiro presso
Casa di Spiritualità Mater Unitatis: Cottolengo
(testo non rivisto dal relatore)
Continuiamo il nostro percorso, siamo più o meno a metà dell’inno, esaminiamo i versetti 9 - 13
[9]Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
[10]Era nel mondo,
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
[11]Venne fra i suoi,
e i suoi non l'hanno accolto.
[12]A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
[13]i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
Ecco, una cosa che non ho detto prima, e l’abbiamo evinta dai versetti 1 e 2 “Egli era in principio
presso Dio”. È vero che la parola “amore” in Giovanni è “Dio”, ma qui Giovanni sta facendo una
rivelazione della Trinità e sta parlando in particolare della Seconda Persona della Trinità, cioè il Verbo
è Cristo, la Parola di Dio è Cristo e noi lo abbiamo saputo per rivelazione. Giovanni ha fatto in due
versetti “1 e 2" un trattato di Trinitaria.
Se la parola è uscire da se stesso, la parola è fuoriuscita da sé, è comunicazione di quello che si è,
quindi l’amore si comunica parlando; ma Giovanni dice che “c’è qualcuno che la accoglie”, quindi
il Padre dona tutto quello che ha perché non potrebbe fare altrimenti perché è dono totale, è l’Amore.
Il Figlio è colui che riceve tutto, che a sua volta dà tutto. Il gioco di quest’amore è lo Spirito Santo che
è l’amore fra i due, e che cosa fa?
Lo Spirito Santo si dona a sua volta fuori della Trinità, cioè raggiunge l’uomo.
È tutto un dono! La Trinità è un gioco d’amore e noi siamo stati creati a immagine e somiglianza di
Dio che è Trinità, quindi siamo fatti per il dono reciproco, siamo fatti per il dono, per la fuoruscita di sé,
tutto quello che vi ho detto prima. Se il nostro Dio non fosse trinitario, teniamo presente, non sarebbe
amore. Per buona pace del Dio degli ebrei e del Dio dei musulmani il nostro Dio è Dio di amore,
perché? Perché è dono reciproco e dove non c’è dono reciproco non c’è amore.
Versetto 9 “Veniva nel mondo la luce vera”, veniva nel mondo la luce “vera”; perché aggiunge
questo aggettivo? Perché dice che la luce è vera? Perché Giovanni presume e sa che ci sono altre luci
che non sono vere; ciascuno segue la propria luce per essere dominato, il problema è quale luce
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scegliamo per illuminarci e una luce falsa a lungo andare non illumina. La luce vera è Cristo, è l’amore
è il Vangelo, cioè quel Vangelo che Giovanni si propone di raccontare.
Stamattina stavo celebrando Messa e mi è venuto un flash, e non so perché ma mi è venuto questo
pensiero, e mi dicevo «A ben vedere il Vangelo, tutto quello che c’è scritto nel Vangelo, è soltanto il
bene per l’uomo». Cioè il Vangelo in ultima analisi dice: «Chi sei?», in qualche modo io dico sempre:
«Il Vangelo è il libretto d’istruzioni per vivere da uomini e donne felici». Il Vangelo è questo, il
Vangelo non è null’altro che questo: ti dice come essere. Nel caso del Vangelo di questa mattina (che
poi ascolteremo) ti dice che è vero che l’uomo è fatto per il potere e la grandezza. Tutti noi cerchiamo il
potere e la gloria, il problema è che abbiamo un concetto di gloria e di potere un po’ strano, che
piuttosto che “servire gli uomini” (e questo è il potere vero) è “servirci degli uomini” ma finché ci
serviamo degli uomini, creiamo soltanto inimicizia, violenza, guerre, contesa; nel servire gli uomini
creiamo fratellanza, amore, pace. Allora tutto quello che il Vangelo in ogni versetto ci dice è come
funzioniamo per essere veramente uomini e donne.
La mia domanda questa mattina era: «Ma perché se il Vangelo è questo, c’è qualcuno che non lo
accetta? Perché gli uomini si sono allontanati dal Vangelo che in fondo ti dice soltanto il tuo bene?».
Avevo già pensato a queste cose, ma stamattina mi è venuta proprio questa illuminazione e la risposta
poi è anche facile: «Che cosa abbiamo fatto per allontanare gli uomini dal Vangelo?», cioè se gli uomini
e le donne si sono allontanati dal Vangelo, da questo Vangelo che darebbe loro la luce vera, penso che
molto, molto dipende da noi. Molto sia dipeso da noi cristiani che abbiamo presentato un Vangelo
terribile e un Dio terribile da cui allontanarsi, e non c’è altra spiegazione! E sì, perché se Gesù è venuto
proprio per darci il segreto, la password diciamo, per la vita felice e se gli uomini se ne sono andati, è
perché è mancato qualcosa nella trasmissione. Cosa abbiamo testimoniato? Un Dio amore o un Dio
tremendo di fronte a cui nascondersi come Adamo?
Cioè Giovanni dice “veniva nel mondo la luce vera”, quella che illumina ogni uomo, è l’unica luce
che è in grado di illuminare l’uomo, però dice anche che “il mondo non l’ha riconosciuto”, il mistero.
Qui si scrive anche tutto il discorso della libertà, abbiamo detto che l’amore non fa violenza quindi
lascia libero l’uomo di sceglierlo o di non sceglierlo però teniamo presente un’altra cosa che la vera
libertà non è tra scegliere e non scegliere.
Un’idea malsana che, penso, è sempre esistita ma oggi più che mai, e che viene anche inneggiata, è
questa che si è liberi di fare il bene e di fare il male, di scegliere il bene e di scegliere il male. Teniamo
presente che finché scegliamo il male non siamo liberi. Un uomo o una donna che scelgono il male non
è in nome della libertà perché se tu fossi veramente libero, sceglieresti soltanto il bene; chi sceglie il
male è schiavo, non è libero. Perché la vera libertà ha a che fare con la verità, tu sei libero soltanto
quando scegli la verità per te, ciò che ti fa del bene, ciò che ti fa crescere, e il male non può farti
crescere, non può realizzarti; il male non può compierti, quindi quando tu scegli il male e perché sei
schiavo del male. Quindi non crediamo quando ci dicono che sei libero di scegliere il bene o il male, no!
Tu sei libero soltanto quando scegli il bene, scegli quello che ti fa del bene perché il male ti fa male.
A chi sceglie la luce, a chi lotta per la luce, dice Giovanni, succede qualcosa di incredibile “a
quanti però l’hanno accolto (il Verbo, la Parola, Cristo, il Vangelo) ha dato potere di diventare figli di
Dio”. Cosa vuol dire diventare figli di Dio? Un assioma importante dei Padri è l’uomo diventa ciò che
ascolta, se ascoltiamo la Parola, diventiamo la Parola che abbiamo ascoltato. È per quello che bisogna
tornare ad ascoltare la Parola, perché se ascoltiamo la Parola ascoltiamo Cristo e Cristo è l’amore, Cristo
è il Figlio, ascoltando quella Parola divento figlio, divento amore. E cosa faccio se mi scopro figlio? Mi
faccio fratello, e se mi faccio fratello comincio ad amare, e se comincio ad amare è fatta. Perché? Perché
mi realizzo anch’io! Vivo per amare i miei fratelli e se io vivo nell’amore per i fratelli si instaura una
società nuova, un’economia nuova, relazioni nuove non più fondate sul potere e sul servizio degli
uomini nel senso che hai bisogno di schiavizzare gli uomini, ma di servire gli uomini. Vedete, è tutto
molto collegato, quindi se ascoltiamo la Parola diventiamo Dio!
Diventiamo Dio! Non abbiamo paura di questo tutto l’oriente cristiano ci dice soltanto una cosa,
tutta la Patristica orientale ci dice che Dio si è fatto uomo perché l’uomo potesse diventare Dio. Ebbene,
la Parola si è fatta carne, si è fatta uomo, e allora io “posso” ascoltando la Parola, relazionandomi con la
Parola, lasciandomi raggiungere dalla Parola, cosa divento? Divento Dio, noi siamo divinizzati! Se
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riuscissimo soltanto a intuire qualcosa di questa verità, che noi siamo “Dei”, noi siamo Dei! Ora, se uno
è Dio cosa farà nel suo quotidiano? Penserà come Dio, parlerà come Dio, condurrà le sue relazioni come
Dio. Capite che una vita da Dio è una vita che cambia la vita, cioè è una vita che ti trasforma, è una vita
“altra”. Questo è il potere che abbiamo ricevuto ma di cui molte volte non riusciamo a goderne.
L’uomo diventa ciò che ascolta e l’uomo diventa ciò che mangia, anche: l’Eucarestia e la Parola di
Dio, le due mense a cui dobbiamo nutrirci. Questo vuol dire che se continuiamo ad ascoltare boiate
diventiamo idioti, e quante chiacchiere si ascoltano! Quante ogni giorno!
Versetto 14 siamo al centro, questo è proprio l’apice, come se tutto quello che Giovanni ha detto
fino adesso avesse come punto di fuga questo versetto 14
“E il Verbo si fece carne
venne ad abitare in mezzo a noi;
noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità”
questa Parola che era presso Dio, questa Parola che ha creato il mondo, questa Parola che è in ogni
uomo, questa Parola che è testimoniata da tutti saggi di tutti i tempi, questa Parola che è testimoniata dai
Profeti, questa Parola che è testimoniata da Giovanni, questa Parola adesso si fa carne. La Parola si fa
carne, ma cosa vuol dire che si fa carne? La Seconda Persona della Trinità dall’eternità ascolta la Parola
del Padre, ma se ascolto la Parola del Padre mi faccio figlio; ecco allora che la Seconda Persona della
Trinità si fa carne per farsi fratello perché scopertisi “figli” ci si fa “fratelli”.
Abbiamo detto che l’amore non si dice, l’amore si fa, l’amore si vive, l’amore quindi doveva farsi
carne, il Figlio perché chi si scopre figlio si fa fratello; quindi amo il fratello, ma il fratello si ama
concretamente nei fatti e nella verità. È per questo che si è fatto carne, perché noi avevamo bisogno di
carne, una carne davanti a me che mi amasse; non siamo amati dalle idee, dai pensieri, noi siamo carne e
abbiamo bisogno di essere amati da altra carne.
Che cosa vuol dire che si è fatto carne? Vuol dire che tutta la nostra carne adesso è diventata parte
di Lui. Se la Seconda Persona della Trinità si è fatta carne vuol dire che ha assunto in sé tutte le carni e
“carne” nella vita e nella scrittura vuol dire “la persona”. Non soltanto l’uomo diventa ciò che ascolta
ma adesso abbiamo un’unità con Dio attraverso Cristo perché Cristo ha assunto la mia carne; se Dio si è
fatto carne vuol dire che si è fatto mia carne, adesso la carne di Dio è la carne dell’uomo. Per questo che
dall’Incarnazione per incontrare Dio non dobbiamo più entrare nei templi ma dobbiamo relazionarci con
l’uomo. Dopo l’Incarnazione non c’è altro luogo per fare esperienza di Dio se non l’uomo.
Vuoi incontrare Dio? Incontra l’uomo! E chi diserta l’uomo, diserta Dio; se Dio “si è fatto carne e
ogni carne”, io che ho il potere di incontrare devo incontrare l’uomo, non c’è altra possibilità! Quindi
vuol dire anche che tutto ciò che è mia carne: le mie lacrime, la mia sofferenza, le mie gioie, la mia
fatica, i miei pensieri, tutto adesso è divino, è di Dio, l’ha assunto Lui. L’ha assunto Lui il mio peccato,
la mia fragilità, i miei limiti, le mie depressioni, le mie gioie, le mie attese, i miei desideri non sono più
soltanto miei, adesso sono di Dio! Perché? Perché Lui si è fatto carne, si è fatto parte di me, si è fatto
me, non siamo più abbandonati, non siamo più soli, e ciò che ci succede, succede anche a Dio. Come
possiamo sentirci soli? Come facciamo a sentirci abbandonati? Come facciamo a piangere senza sapere
che le mie lacrime sono anche le lacrime di Dio? Ungaretti diceva: «…di un pianto solo mio, non piango
più …», perché il mio pianto è anche il pianto di Dio.
Non siamo più soli, è per quello che Paolo in Romani 8 dirà: “ma cosa ci separerà da questa
unione? Nulla!”, e fa tutto l’elenco delle cose possibili “nulla potrà mai separarci da questo amore”,
cioè da questa unione; con l’Incarnazione Cristo si è unito alle nostre carni e l’ha glorificata questa
carne in che modo? Salendo sulla croce perché la croce è l’amore più arduo! Ha amato talmente tanto
questa carne da prendere tutto ciò che era maligno di questa carne, l’ha portata sulla croce e ne fatto un
luogo di resurrezione. Noi siamo già risorti con Cristo, la nostra vita è già risorta, noi siamo già risorti;
noi non dobbiamo aspettare nulla, noi viviamo in questo mondo già come risorti.
Aspettiamo la resurrezione della carne, ma è già iniziata! È già in compimento questa resurrezione,
tutto è già in potenza; siamo già divini, siamo già Dio, siamo già risorti, siamo già uniti con Lui, nulla
potrà mai separarci da quest’unione, aspettiamo solo che questo giunga alla pienezza; ma di cosa
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dobbiamo avere paura? Questo vuol dire diventare figli di Dio: “a quanti l’hanno accolto ha dato il
potere..”. Coll’Incarnazione del Verbo, col Dio fattosi carne, adesso la carne è diventata preziosissima!
La carne di ogni uomo, tutte le carni, tutte le persone sono Dio e quando buttiamo via una persona
buttiamo via Dio, ma in realtà buttiamo via noi stessi.
Dall’Incarnazione rifiutare un fratello vuol dire rifiutare la propria umanità perché l’unico modo
per umanizzarsi è rendere umani gli altri, non c’è altra via per diventare pienamente donne e pienamente
uomini. Non c’è altra via se non facendo di tutto perché i fratelli siano pienamente uomini e pienamente
donne; se rifiutiamo gli altri rifiutiamo noi stessi; diventiamo uomini umanizzando. In questo sta il
potere, la gloria nostra, facendo risplendere gli altri nella loro gloria.
Versetti 15 – 18, vedete, torna Giovanni Battista, gli dà testimonianza e proclama:
«E’ di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me, perché
era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Chiudiamo velocemente questi versetti cogliendo soltanto qualcosa del versetto 18, che è una degna
conclusione. Giovanni dice “Dio nessuno lo ha mai visto, il figlio unigenito che è Dio (abbiamo detto:
Seconda Persona) ed è nel seno del padre, lui lo ha rivelato”. Una notazione soltanto lessicale, in greco
c’è una parola che si può tradurre con “utero”, che è nell’utero del Padre; è stato tradotto con “seno”
però sarebbe utero: è fantastico! Chiara definizione che Dio è Madre anche, Dio è Madre! Gesù
nell’utero del Padre, fantastico!
“Dio nessuno Lo ha mai visto” è certo! In tutto l’Antico Testamento noi abbiamo dei personaggi che
hanno visto Dio, Mosè è uno di questi, eppure Giovanni dice “nessuno Dio lo ha mai visto” come è
possibile? Contraddice l’Antico Testamento? Sì, in qualche modo Giovanni dice che tutte le immagini
che ci siamo fatte di Dio sono state o false o imperfette perché soltanto Gesù può dirci chi è Dio.
Allora è una grande indicazione per noi: tutte le idee che ci portiamo dentro su Dio, sul Padre,
sull’azione di Dio, tutto quello che possiamo dire di Dio o parte o si fonda su quello che Gesù ci ha
detto, o se no sono falsità! E guardate che gli uomini oggi, ancora oggi, hanno di Dio un’immagine,
un’idea che non è quella comunicataci da Gesù, perché Gesù ci ha detto soltanto che Dio è amore e
misericordia, che è amore immeritato, che non premia i buoni e castiga i cattivi, che non dà e non
distribuisce secondo i meriti le sue grazie, che giudicherà ma il suo giudizio sarà soltanto in
misericordia, che non manderà nessuno all’inferno. Ebbene, tutte queste cose Gesù ce le ha dette ma noi
non vogliamo ascoltarle e continuiamo ad avere in testa e poi partorire fuori di noi un Dio tremendo. In
qualche modo possiamo dire Gesù è venuto a purificare la nostra immagine di Dio, la nostra idea di
Dio; è venuto a farci l’esegesi (nel versetto 18 in greco è l’esegesi) di Dio, la spiegazione ultima di Dio,
chi è Dio Padre.
Allora il Vangelo di Giovanni nei suoi ventun capitoli ci dirà semplicemente una cosa “chi è Dio
Padre” perché Gesù, tutto quello che ha detto e ha fatto, in ventun capitoli non ha fatto altro che dire e
fare il Padre, perché noi avessimo la vera immagine del Padre. Il massimo di questo sarà quando salirà
sulla croce perché sulla croce Gesù ha manifestato il vero nome di Dio, Dio è amore. Dio ti ama così
tanto da essere salito su una croce e morire per te perché tu potessi finalmente vivere nell’amore perché
dalla croce è scaturito l’amore.
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Questo è il capitolo primo, i primi diciotto versetti; nel pomeriggio ci fermeremo dal 35 al 51, la
chiamata dei primi discepoli, un testo molto bello affascinante. Dobbiamo tralasciare (perché non ce la
facciamo ovviamente a fare tutto) 19 -34, recupero soltanto due cose e lo lascio la vostra lettura e alla
vostra meditazione. Parla di Giovanni Battista ma quello che volevo recuperare è che all’interno, al
versetto 19, c’è una domanda capitale che viene rivolta a Giovanni Battista: i Giudei dicono a Giovanni
Battista : «Tu chi sei? Chi sei?». Guardate che è una domanda che dobbiamo sentirci rivolgere tutti,
ognuno metta il suo nome: «Tu *… chi sei? Chi sei?», domanda che andrebbe letta in parallelo ad altre
grandi domande. Guardate che la Bibbia non è il libro delle risposte anzitutto, è il libro delle domande.
Quella che Dio ha rivolto ad Adamo, è “dove sei?”, Genesi 3, “dove sei uomo? Dove sei?”, a che punto
sei della tua vita? Cosa ne stai facendo della tua vita? Cosa ne stai facendo degli anni che ti ho dato?
Dove sei? E Adamo è là nascosto, a morire dentro il sepolcro, perché aveva paura di Dio.
Genesi 4 “dov’è tuo fratello?” a Caino in riferimento ad Abele. Dio ti dice “dov’è tuo fratello e
adesso chi sei tu?” Altro che libro delle risposte! È il libro delle domande anche perché se non ci
facciamo delle domande non potremo mai rispondere. Il problema oggi nella Chiesa è che la Chiesa è
sempre pronta a dare risposte a tutto, peccato che non c’è più gente che si fa domande; ma noi abbiamo
risposte a tutto, preconfezionate, belle, ma finché non aiutiamo gli uomini a farsi le domande, delle
risposte se ne fanno ben poco. Una risposta senza domanda si chiama ideologia, diventa ideologia e si
può fare molto del male con l’ideologia.
È la bellissima risposta di Giovanni, guardate come risponde Giovanni Battista: «Tu chi sei?» - «Io
non sono Cristo, non sono Elia e non sono un Profeta». Giovanni si definisce attraverso tre “non
sono…”. Io penso che alla verità di noi stessi giungeremo soltanto quando scopriremo chi non siamo.
Io saprò chi sono quando saprò chi non sono perché la nostra vita molte volte è un metterci
addosso continue maschere, recitare copioni che non ci competono, ma quanto è che siamo veri? Chi
sono io veramente? Quando dismetto i panni che gli altri mi hanno buttato addosso, quando smetterò di
recitare copioni che non mi competono per stare sul palcoscenico della storia, quando non mi perderò
nel cercare di vivere le attese degli altri, quando non voglio compiere i desideri degli altri, e allora
quando non sarò questo…, non sarò questo…, non sarò questo…, scoprirò finalmente chi sono.
Adamo esce da quel sepolcro e scopre di essere nudo, ma finalmente vero e soltanto perché è nudo
Dio ha potuto rivestirlo. Finché non arriviamo alla nostra verità, Dio non potrà mai rivestirci di sé
perché Lui è venuto per i nudi, è venuto per gli ingiusti, è venuto per chi si sente sporco, vero, in ultima
analisi perché siamo tutti così.
Grazie
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