Anno II - Numero 108 - Giovedì 9 maggio 2013
Direttore: Francesco Storace
È L'ORA DI OSARE PONENDO IN DISCUSSIONE LA VOGLIA ESASPERATA DI GOVERNO
PALETTI DA METTERE A DESTRA
Giovedi prossimo a Palermo per dire la nostra sul futuro
di Francesco Storace
L
a destra italiana va
rifatta, ridisegnata,
liberata. Dopo la
scomparsa di Teodoro Buontempo
anche per noi nulla può essere come prima. E tutti dobbiamo capire il valore della
riflessione che va aperta su
uno spazio politico che rischia di assomigliare a quel
deserto dove nessuno agisce,
se non bande predatorie di
disperati.
Guardo attorno a noi e vedo
mandrie - sparute - convinte
di poter attrarre al posto altrui. Chiedo a tutti di avere il
coraggio di convocare un tavolo senza pretese di dominio. Ci pensavo sabato scorso
assistendo al convegno di
Azione Popolare (se non sbaglio) nel quale parlavano Malgieri e Landolfi, Benedetti
Valentini e Viespoli, con le
conclusioni di Silvano Moffa.
Ognuno parla per se', nessuno e' in grado di parlare
per tutti.
Li guardavo e pensavo a qualche mese fa, loro in Parlamento e noi in cattività. Ero
l'unico ad avere un incarico,
ora, quello di consigliere regionale. No, una storia nobile,
bella, affascinante, non può
finire così. Mannaggia a Fini...
Anche perché chi non ha vissuto l'epopea della destra
italiana se ne frega di noi.
Dall’arte alla palestra
Lo yoga al MAXXI:
l’ultima “melandrata”
Giorgia Meloni
Alberto Giorgetti
Ignazio La Russa
Altero Matteoli
Alle esequie di Teodoro
Buontempo, salvo un paio di
consiglieri regionali, non ho
visto alcun esponente di vertice della vecchia Forza Italia,
da Alfano in giù. Mi ha fatto
davvero male, e' assenza di
umanità.
Giovedì prossimo sarò a Palermo, a un convegno organizzato da Mimmo Nania, e
dirò la mia. Alla destra italiana
deve tornare il coraggio della
messa in discussione, cercando anzitutto un nuovo leader per ricostruirsi. Non per
rottamazione che, come ha
giustamente notato Pasquale
Viespoli, fa a pugni con la
cultura della tradizione. Ma
per dimostrare capacità di
rinnovarsi senza traumi.
Lo vorrei dire a Giorgia Meloni. Non basta nemmeno
Fratelli d'Italia. Esattamente
come non bastava Futuro e
Liberta'. Smettetela di aver
paura delle ombre, noi siamo
noi e basta! Alla vostra età
accontentatevi di prenotare
una leadership per chi ne
sarà capace, ma attorno a
un progetto politico inclusivo,
rinnovato, senza preclusioni.
Del resto, basti guardare chi
è rimasto in circolazione. Con
la vecchia tessera di Alleanza
nazionale, sta al governo solo
Alberto Giorgetti, sottosegretario. La Russa presiede
un organismo parlamentare.
Idem per Matteoli. Poi basta.
Hanno più diritto a vivere il
sottosegretario Micciche' e
quello che abbiamo scoperto
ieri grazie a Repubblica', tale
Walter Ferrazza, agli affari
regionali, targato addirittura
Mir di Samori'. Sono figli del
pareggio al Senato, al quale
hanno contribuito anche i nostri voti. No, non interessano
a noi i loro posti al governo,
ma la dignità di una proposta
politica. Che sembra evaporata.
Facciamola la nuova destra,
con contenuti finalmente
commestibili. Mi interessano
la sovranità dell'Italia e la politica sociale. Il presidenzialismo. I giovani e l'etica. La
lotta al relativismo e il diritto
naturale. Il lavoro e la partecipazione. Le banche e la
questione morale in economia. La guerra alla droga e
la dignità dell'uomo.
Noi, La destra, sappiamo che
cosa vuol dire il nostro percorso. Abbiamo vissuto la
sofferenza, l'esilio politico,
processi durati anni: non abbiamo rancore verso chi ci
ha lasciati soli. Ci siamo. A
una condizione: giurare che
la rappresentanza e' piu' importante del potere. Altrimenti muoiono le idee.
La Corte d’Appello di Milano conferma la sentenza di primo grado
Berlusconi ricondannato a 4 anni
L’ex premier: la fiducia al Governo non è affatto scontata
di Federico Colosimo
D
opo il paracadute che l’ha ‘rottamata’ sulla poltrona del MAXXI
di Roma, la nomina del suo fedelissimo portaborse Francesco Spano
(alla ‘cifretta’ di 72 mila euro lordi
annui), e alla strizzata d’occhio ai
pittori dell’Azerbaijan (150mila euro),
la Melandri ci ricasca. Autodefinitasi
un “tecnico”, aveva subito bollato il
museo d’arte contemporanea come
‘una Ferrari col freno tirato’. Così, ha
deciso di schiacciare l’acceleratore,
organizzando nientemeno che un
corso di yoga all’interno della struttura,
come si legge su Dagospia. L’appuntamento è ogni sabato mattina,
per tutto il mese di giugno. Del resto,
cosa altro inventarsi per trascinare le
persone a Via Reni? Puntare sull’arte
di qualità è troppo banale. Meglio lo
yoga che fa sempre molto radical
chic: “Vi aspettiamo con i vostri tappetini!”(strilla ammiccante il sito del
MAXXI). Se il progetto si rivelerà un
successo, perché non provare anche
Carola Parisi
con il pilates?
L’
assedio giudiziario a Silvio
Berlusconi continua. Anzi, si
intensifica.
La seconda sezione della Corte
d’Appello di Milano ha confermato
la sentenza di primo grado a quattro
anni (3 condonati) e la pena accessoria (molto più importante dal
punto di vista politico), a 5 anni di
interdizione dai pubblici uffici.
Il processo è quello per i diritti
Mediaset. Il capo d’imputazione è
di frode fiscale per l’acquisto di
film negli Usa. Tre anni di reclusione
sono stati inflitti all’imprenditore
statunitense Frank Agrama. Assolto,
invece, Fedele Confalonieri, presidente del gruppo Mediaset.
La sentenza di condanna dell’ex
Cassazione
Giorgio Santacroce
Primo Presidente
a pag. 2
Premier ha immediatamente rialzato
la temperatura politica e creato fibrillazione all’interno del Pdl. Anche
perché, appena poche ore prima,
Berlusconi (che si aspettava il verdetto di Milano) aveva ammonito i
“suoi” Ministri: “il governo cadrà
se non farà le riforme che servono
al Paese”. Non più scontata, quindi
la fiducia a Enrico Letta.
Dal punto di vista giudiziario, ora
a Berlusconi non rimane altro
che sperare nella Consulta. Al
centro della vicenda, un’udienza
che risale al 10 marzo del 2010.
Quel giorno il Tribunale di primo
grado decise di proseguire il dibattimento sebbene l’imputato
fosse impegnato in una riunione
del Consiglio dei ministri. E aveva
motivato la decisione ricordando
Palazzo Madama
Nitto Palma ce la fa
solo al ballottaggio
Giuseppe Sarra
a pag. 2
come la stessa era stata convocata, all’ultimo momento, dopo
che era già stata fissata la scadenza processuale. Non per l’entourage dell’ex premier, che parlò
di atto di guerra, di una decisione
“fuori dal sistema”, passibile di
portare all’annullamento del processo. Secondo la difesa del Cav,
il responso della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione
tra poteri dello Stato, dovrebbe
arrivare entro il prossimo mese
di giugno. Se l’esito fosse positivo,
il dibattimento ricomincerebbe
daccapo in Tribunale e la prescrizione, per il fondatore di Fininvest,
sarebbe cosa certa. L’ultima parola,
come sempre, spetterà però alla
Cassazione, che metterà il punto
finale sulla vicenda.
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
IL TERRIBILE IMPATTO DELLA JOLLY NERO
CONTRO LA TORRE PILOTI
Genova: i morti sono 9
forse un guasto tecnico
(ma anche la velocità)
Oggi lutto cittadino, ma ieri è stata
fatta giocare Sampdoria-Catania
I
nferno al porto Genova.
Martedì notte, nel settore
vitale della città, la “Jolly
nero”, una nave porta container in uscita dallo scalo,
ha sbagliato manovra e ha
provocato il crollo delle della
torre-piloti uccidendo nove
persone (due ufficialmente
ancora disperse) e ferendone
altre quattro (non sono in
pericolo di vita). E’ ancora
prematuro, però, stabilire
con certezza i motivi dell’incidente. Tra le ipotesi
più probabili un’avaria al
sistema di propulsione dell’
imbarcazione o, appunto,
una manovra sbagliata.
Grande il dolore della città.
Il sindaco, Marco Doria, ha
proclamato, per quest’oggi,
il lutto cittadino. Ieri, però,
la Lega Calcio si è resa protagonista di un episodio vergognoso, ed ha deciso di
non rinviare la partita di
campionato tra Sampdoria
e Catania. La morte di nove
persone non è bastata per
dire “stop”, fermiamoci.
Troppo importante il business.
Colosimo e Signorelli a pag. 4
LA SCONFESSIONE DEL GOVERNO “TECNICO”
LA CORTE DEI CONTI
BOCCIA IL DECRETO MONTI
L
a Corte dei Conti boccia
gli ultimi atti del governo
tecnico, dal decreto sviluppo alla legge di stabilità.
Sulle coperture evidenzia
“l’impiego in modo impro-
Anniversari
35 anni fa
il delitto Moro
Micol Paglia
prio di fondi tesoreria” e
l’utilizzazione di proventi di
giochi e accise dal gettito
“non affidabile”. La legge
di stabilità poi “non realizza
la manovra”.
Roma, primo Municipio
a pag. 5
Intervista a Marchi
candidato Presidente
Ugo Cataluddi
a pag. 7
2
Attualità
Nitto Palma presidente di “minoranza”
Giovedì 9 maggio 2013
Senato: via libera, tra le polemiche, della commissione Giustizia al candidato del centrodestra
A
di Giuseppe Sarra
lle 15 e 35 è arrivata la fumata bianca. Nitto Palma, ex
guardasigilli di Silvio Berlusconi, presiederà la commissione Giustizia a Palazzo Madama. Si
è dovuta attendere, però, la
quarta votazione. Infatti, il
ministro alla Giustizia nell’ultimo governo Berlusconi
si è fermato – come martedì,
nella prima e seconda votazione - a quota 13 (ne servivano almeno 14). Infine, i
membri del Partito Democratico hanno mandato giù
il rospo. Inequivocabili i numeri: 13 sì (Pdl-Sc), 8 bianche (Pd-Lega), 4 al grillino
Giarrusso e una nulla. Ma in
via dell’Umiltà non possono
cantar vittoria: Nitto Palma è
passato come un presidente
di “minoranza”. Che l’aria
tra il Pd e il Pdl fosse pesante
lo si era intuito già nella mattinata di ieri, quando Silvio
Berlusconi ha riunito - a Palazzo Grazioli – i vertici del
partito e i ministri azzurri
per fare il punto della situa-
zione.
A gettare benzina
sul fuoco, dai microfoni di “Un giorno da pecora”, ci
aveva pensato il
senatore del piddì
e membro della
commissione Giustizia Sergio Lo
Giudice: “Nitto Palma? Ha una storia
di difesa delle legge ad personam di
Berlusconi e di frequentazioni con
Cosentino che non
ne fa il candidato
ideale per la Commissione Giustizia.
E' il 'rospo' più
grande da ingoiare
in questo nuovo governo''.
Ma nel primo pomeriggio, a
poche ore dalla votazione,
Felice Casson (Pd) mette i
puntini sulle ‘i’: "Il Pd votera'
scheda bianca", precisando
che "abbiamo chiesto che ci
fosse un candidato condiviso
ma non ci è stato proposto
altro nome che Nitto Palma.
Quindi, voteremo scheda
bianca".
Convenzione per le riforme,
il Cavaliere smorza il ‘caso’
ilvio Berlusconi getta acqua sul fuoco nella vicenda della convenzione
per le riforme e ieri mattina,
ospite della trasmissione televisiva Mattino Cinque, ha
affermato di non aver mai mirato veramente a presiedere
la convenzione. "Ho visto tutte
le critiche mosse alla mia persona sull'ipotesi di una mia
presidenza della Convenzione
– ha detto il Cavalierie - Ma
io l'ho buttata lì, era una battuta, scherzavo con i giornalisti
arrivando in Senato". Sul fatto
che non si trattasse di una
cosa da prendere molto seriamente, Berlusconi ha quindi
tenuto a sottolineare ulteriormente che "Stavo evidentemente scherzando, poi quando i giornalisti mi hanno chiesto se io avrei potuto presiedere la Convenzione, ho detto
'certo, io sono il migliore'.
Ma, scherzi a parte, nel 1994
sono stato io il primo a parlare
della necessita' di riformare
S
''Quest'accordo non ci è mai
piaciuto e non vi abbiamo
partecipato, ma per una questione di serietà e di responsabilità voteremo il candidato
del Pdl, Francesco Nitto Palma'', ha detto prima di entrare
in Commissione il capogruppo di Scelta Civica, Gianluca
Susta.
Di tutt’altro avviso la Lega:
''Voteremo scheda bianca. A
noi non interessa la presidenza. E' un problema della maggioranza. L'importante è che
partano le commissioni''.
Il quadro delle commissioni
è quasi completo. Si attendono – a Palazzo Madama le votazioni per la presidenza
delle Politiche dell’Ue e delle
giunte. Lotta anche nell’opposizione per la Vigilanza
Rai e il Copasir.
la Costituzione e ho le idee
chiare". Non solo ha rimarcato
il leader del Popolo della libertè
perché "abbiamo anche già
una proposta di legge depositata in Parlamento".
Nel corso della trasmissione,
Berlusconi ha rimarcato che
il processo delle riforme "debba essere portato avanti, come
dice la Costituzione all'articolo
138, dal Parlamento stesso,
in modo tale che si possa arrivare nel tempo più breve
possibile ad un cambiamento
vero come oggi è urgente"
I.T
Il candidato del centrosinistra è stato sconfitto per 13 a 9 - 4 gli astenuti
Cassazione: Santacroce al vertice
S
arà Giorgio Santacroce a
guidare la Suprema Corte
di Cassazione. Ha prevalso
sul candidato del centrosinistra,
Luigi Rovelli. Il neo presidente
– 72enne e attualmente alla
guida della Corte d’appello di
Roma – ha ottenuto 13 voti (i
togati di Unicost e di Magistratura Indipendente, i laici
Filiberto Palumbo, Bartolomeo
Romano, Niccolò Zanon del
Pdl ed Ettore Albertoni in quota
Lega) contro i nove (Magistratura democratica e Movimento
giustizia, i laici di centrosinistra
Guido Calvi e Glauco Giostra e
i togati indipendenti Nello Nappi
e Paolo Corder) andati al suo
diretto concorrente. Quattro gli
astenuti (il vicepresidente Michele Vietti, il pg di Cassazione
Gianfranco Ciani, il presidente
uscente della Suprema Corte
Ernesto Lupo e il laico del Pdl
Annibale Marini). Non ha partecipato alla votazione, come
di norma, il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano.
Il presidente Santacroce, con
una lunga esperienza alle spalle,
ha guidato per cinque la Corte
d’appello della capitale - che
risulta il più grande ufficio giudiziario d’Europa - dove si è
occupato di inchieste di notevole importanza: come quelle
su Ustica e sulla Loggia P2.
"Oggi si apre un nuovo ciclo di
attività – ha detto il presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, a margine dell’elezione
- in corrispondenza con la partenza della 17esima legislatura".
E aggiunge: ''Dopo un anno
travagliato è arrivato un nuovo
governo, la cui missione dovrà
tradursi in risposte all'emergenza economica e sociale e
nell'attuazione di un programma di riforme istituzionali troppo a lungo attese e non conseguite''. ''Confido che – ha
concluso Napolitano - il Csm
sappia dare il proprio contributo
per affrontare i problemi della
Giustizia, che conserva ancora
tante criticità ed urgenza nel
G.S.
nostro Paese''.
E INTANTO CONTINUA A RIFIUTARE LA SEDE DI AOSTA
CHIESTO IL PROCESSO PER 12 PERSONE
Ingroia: pagato per non far niente
Sanità in Lombardia, Formigoni rischia grosso
I
l “povero” Ingroia
continua a far
parlare di sé. Lui
che ha ammesso di
prendere 5 mila euro
netti al mese, senza
indennità (ma anche
senza lavorare). E lo
dice pure. “Sono in
attesa di essere ricollocato”, ha dichiarato a “La Zanzara”
su Radio 24. “Se il
Csm avesse detto sì
a Crocetta - dice Ingroia - avrei preso la
metà dei soldi e avrei
fatto risparmiare lo
Stato. Io voglio lavorare, la
mia situazione è simile a
quella di altri magistrati"…
"Vorrei andare alla procura
nazionale antimafia - aggiunge - anche perché c'è
un posto vacante. Oppure
in Cassazione. Aosta non è
in linea con la mia esperienza professionale. Io ho
fatto sempre il pm in Sicilia
e sempre di mafia mi sono
occupato". O forse
Aosta è troppo lontana e riduttiva per
i gusti del “grande”
Ingroia? "Finora le
decisioni del Csm
– prosegue l’insoddisfatto magistrato
- sono state punitive. E' una cosa risaputa che io non
sia amato anche
dentro alla mia categoria, sono considerato esibizionista e in cerca di riflettori”. Meno male
che se lo dice da
solo.
“Se confermano Aosta potrei andarmene dalla magistratura”, è quello che
tutti si augurano.
Paolo Signorelli
a procura di Milano ha
chiesto il processo per
l'ex presidente della Regione Lombardia, Roberto
Formigoni, e altre 11 persone.
L'ex governatore e' accusato
di associazione a delinquere
e corruzione nell'ambito dell'inchiesta sulla fondazione
Maugeri. I magistrati milanesi
hanno avanzato la richiesta
di rinvio a giudizio, tra gli altri,
anche per l'uomo d'affari Pierangelo Dacco' (gia' condannato per la vicenda San Raffaele), per l'ex direttore generale alla sanita' del Pirellone, Carlo Lucchina, per il 'coinquilino' di Formigoni nella residenza milanese dei Memores Domini, Alberto Perego, per l'ex assessore regionale
alla Sanita' Antonio Simone e per l'ex braccio
destro di Formigoni al Pirellone Nicola Sanese.
Nei prossimi giorni il gruppo fissera' la data dell'udienza prerliminare.
Secondo i pm Formigoni sarebbe stato uno dei
L
promotori di una ''collaudata
e stabile organizzazione'' tra
il 1997 e il 2011. Le accuse a
Formigoni riguardano anche
presunti rimborsi illeciti ottenuti dal San Raffaele. Le posizioni di Umberto Maugeri,
ex presidente della fondazione,
di Costantino Passerino, ex
direttore amministrativo, e
dei consulenti Gianfranco
Mozzali e Claudio Massimo e
dell'intermediari Sandro Fenyo
sono state stralciate perche'
gli indagati hanno presentato
istanze di patteggiamento in corso di valutazione
da parte dei pm. Il Gip Vincenzo Tutinelli, invece,
dovra' decidere su una richiesta di patteggiamento
della Fondazione Maugeri che ha messo a disposizione ai fini della confisca beni immobili per circa
16 milioni di euro.
"Bene, cosi' finalmente dovranno ascoltare anche
la difesa". Così Roberto Formigoni ha commentato
la richiesta di rinvio a giudizio.
3
Attualità
Il Papa: chiesa povera. Non solo a parole
Giovedì 9 maggio 2013
Da Bergoglio parole di comprensione anche per i conviventi e un saluto ai cubani che lottano contro Castro
N
di Igor Traboni
ella Chiesa non serve proclamare la virtu' della poverta', occorre praticarla nella
realta' quotidiana,
condividendo vita dei poveri.
E' il messaggio che Papa Francesco ha affidato ieri alle 800
suore di tutto il mondo che ha
incontrato nell'Aula Nervi in
occasione dell'Assemblea dell'Unione Superiori Generali.
"La poverta' teorica - ha sottolineato il Papa - non ci interessa,
la poverta' si impara toccando
la carne di Cristo povero". "La
poverta' - infatti - insegna la
solidarieta' e la condivisione
e la carita', e si esprime anche
in una sobrieta' e gioia dell'essenziale, e nel mettere in
guardia dagli idoli materiali
che offuscano il senso della
vita".
La poverta' e' stata presentata
dal nuovo Pontefice alle religiose "come superamento di
ogni egoismo nella logica del
Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio.
Poverta' come indicazione a
tutta la Chiesa che non siamo
noi a costruire il Regno di Dio,
non sono i mezzi umani che
lo fanno crescere, ma e' primariamente la potenza, la grazia del Signore, che opera attraverso la nostra debolezza.
In proposito, Francesco ha citato San Paolo: "Ti basta la mia
grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". "La poverta' - ha quindi
concluso il Papa - insegna la
solidarieta', la condivisione e
la carita', e che si esprime anche in una sobrieta' e gioia
dell'essenziale, per mettere in
guardia dagli idoli materiali
che offuscano il senso autentico
della vita. Poverta' che si impara con gli umili, i poveri, gli
ammalati". Il Papa ha quindi
invitato simpaticamente le suore a essere “madri, non zitelle”.
Papa Francesco, nella Messa
che ogni mattina celebra alla
Domus Santa Marta, sempre
ieri ha toccato un altro tema
di grande attualità per la Chiesa: "Ricordo quando bambino
si sentiva nelle famiglie cattoliche, e anche nella mia: 'No,
a casa loro non possiamo andare, perche' non sono sposati
per la Chiesa. Era come una
esclusione. No, non potevi andare! Adesso, grazie a Dio
non si dice quello, no? Non si
dice! C'era come una difesa
della fede, ma con i muri: il
Signore ha fatto dei ponti. Il
cristiano che vuol portare il
Vangelo deve andare , per
questa strada: sentire tutti! Ma
adesso e' un buon tempo nella
vita della Chiesa: questi ultimi
50 anni, 60 anni sono un bel
tempo, perche' non si dice
piu' quello". Nella stessa omelia della Messa mattutina, Bergoglio è tornato anche a spronare la Chiesa: "Quando la
Chiesa perde il coraggio apostolico diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata, bella,
tutto bello, ma senza fecondita', perche' ha perso il coraggio di andare alle periferie,
qui dove sono tante persone
vittime dell'idolatria, della
Il Sottosegretario al lavoro Dell’Aringa: Esodati? No, lavoratori anziani in difficoltà
La guerra delle parole
del Consiglio, con i quali lo Stato
ha “rotto un patto” possano
essere riversati automaticamente nel calderone dei pensionati
in sofferenza per l’esiguità delle
pensioni.
Via Professor Dell’Aringa scenda dalla cattedra e affronti a
viso aperto la realtà.
Gli esodati rimangono esodati
finché non si ricompone quel
“patto rotto dallo Stato” e il diritto alla pensione sia veramente
un diritto e non solo un gioco
di parole per aggirare il problema.
Massimo Visconti
U
fece l’ex Ministro del Welfare Sacconi, procrastinando di 12 mesi,
dopo l’acquisizione del diritto,
l’accesso alla pensione e che rimarranno senza indennità di mobilità e senza pensione per tutto il
2013 se non si emanerà il decreto
di proroga della mobilità per l’anno
in corso.
Nel frattempo speriamo che il ”ritiro in convento” del Governo sia
buoni risultati e che la prossima
settimana si faccia chiarezza su
tutto il problema degli esodati.
Una nota curiosa è quella relativa
alle dichiarazioni fatte dal sottosegretario al Lavoro Professor
Carlo Dell’Aringa che intanto ha
fatto un primo “restyling” al termine esodati definendoli “lavoratori
anziani in difficoltà”.
Premesso che il Professor Dell’Aringa non è nuovo a dichiarazioni
generale in piazza San Pietro
Papa Francesco ha salutato,
tra gli altri, due rappresentanti
del movimento Las Damas
de Blanco 'Laura Pollan' di
Cuba, che lottano contro la
dittatura di Fidel Castro nell’isola: Berta Soler Fernandez
e Clara Maria del Valle. Le
due donne rappresentano
spose, madri, sorelle e congiunte di persone arrestate.
"L'elezione di Papa Francesco
– ha quindi detto Soler Fernandez all''Osservatore romano' - ha riempito di gioia
tutta l'isola. È per tutti noi particolarmente significativo che
il Papa sia latinoamericano.
Sappiamo la sua grande attenzione per i più poveri E
preghiamo per Papa Francesco e per la sua missione,
perché contribuisca a portare
la pace a tutti i popoli".
Oggi il comico cercherà di risolvere la grana-diaria
Grillo fa il pieno di poltrone,
alla faccia dell’anti-casta
ltro che anti-casta: zitti
zitti e a furia di vaff…
(ripetuti anche ieri dal
padre-padrone del movimento)
i grillini si sono presi 28 poltrone, tra vicepresidenti e segretari di commissioni. Praticamente tutte. Un atteggiamento che ha fatto saltare la
mosca al naso perfino ai compagni vendolani. "Noi ci aspettavamo da parte del M5s - ha
denunciato Gennaro Migliore,
capogruppo di Sel alla Camera
- il rispetto di un accordo tra
le opposizioni. Loro lo hanno
rifiutato perché hanno detto
che si sarebbero presi tutto e
così è stato. Si sono accaparrate tutte e 28 le poltrone
di vicepresidenti e di segretari.
In questo modo rappresentano
plasticamente cosa intendono
loro per svolgere la funzione
istituzionale. Noi abbiamo votato scheda bianca perchè non
siamo affetti da poltronismo".
A
Intanto, in casa Grillo-Casaleggio tiene sempre testa la
grana stipendi, che la metà
dei parlamentari a 5 stelle
vorrebbe percepire per intero,
tanto che il comico in persona
oggi muoverà verso Roma
per cercare di convincere i
riottosi. Sempre ieri, i 5 stelle
hanno proposto una credit
card con limiti di spesa per la
diaria dei parlamentari, ipotesi
più fantasiosa che altro, un
altro amo gettato nel mare
della rete, tanto per far parlare
dl movimento.
E vedremo come andrà a finire
anche con le commissioni:
sulla carta, i grillini hanno
detto che rinunceranno alle
indennità per vicepresidenti e
segretari (non grandi cifre,
però, si va infatti dai 200 ai
500 euro) ma nel concreto
qualcuno di loro potrebbe anche ripensarci e tenersi il 'malloppino'.
I.T
Nuove generazioni: l’emergenza è il lavoro
Nella foto Carlo Dell’Aringa
no degli impegni presi dal
Presidente del Consiglio Enrico Letta nel suo discorso
di insediamento alla Camera è
quello di ricostruire il “patto che
si è rotto” con i lavoratori esodati
attraverso una soluzione strutturale.
L’intento è buono nel senso che,
non solo i 130 mila salvaguardati,
ma tutti gli esodati possano andare
in pensione con la norma vigente
prima dell’entrata in vigore della
Riforma delle Pensioni voluta dal
Governo Monti.
Dalle stime fatte sia da Inps che
da Istat sembrerebbe che ci sono
ancora circa 270 mila lavoratori
che rischiano di rimanere senza
stipendio e senza pensione.
Ma anche fra i 130 mila salvaguardati ci sono molte persone
penalizzate già dalla riforma che
mondanita', del pensiero debole”.
Sempre ieri, Papa Francesco
ha lanciato un nuovo tweet:
“Io sono venuto perche' abbiano la vita e l'abbiano in
abbondanza, dice Gesu'. Questa e' la vera ricchezza, non
quella materiale!". E' la frase
contenuta nel tweet che papa
Francesco ha lanciato dopo
l'udienza generale tenuta sul
sagrato della basilica vaticana
di San Pietro. Sul suo account
@Pontifex in nove lingue, alle
14 di ieri erano oltre 6.252.000
i follower. In lingua inglese i
follower sono 2.481.370, in
spagnolo 2.280.000, in italiano
712.430, in portoghese
304.770, in francese 134.300,
in tedesco 102.700, in latino
94.115, in polacco 84.700 e
in arabo 57.830.
A conclusione dell'udienza
sibilline, che non dicono nulla e
non risolvono il problema, vorremmo sapere da lui Professore
Universitario (ma non era finita
l’epoca dei Professori al Governo?)
cosa intende per “lavoratori anziani
in difficoltà”.
Se analizziamo da vicino il mondo
dei pensionati,quello che vive con
500 euro al mese, forse di lavoratori anziani in difficoltà ne troviamo a milioni…altro che esodati.
Ma, forse, per il Professor Dell’Aringa questo stratagemma linguistico serve per “eliminare” definitivamente dal lessico politico
il termine “esodati” come se per
incanto il problema non esistesse
più e che i 400 mila lavoratori
che si sono visti “cambiare le regole durante la partita” o, per
dirla cin le parole del Presidente
Saranno 73,4 milioni, secondo le stime, i giovani nel mondo senza
un impiego. Un aumento di 3 milioni e mezzo dal 2007 ad oggi
no scenario apocalittico. Saranno circa
73,4 milioni i giovani senza lavoro nel
2013. Un dato che emerge dal Rapporto
dell'International Laour Organization e che
sembra destinato a crescere. La disoccupazione
tra i giovani ha raggiunto quota 12,6% a
livello mondiale, un tasso che sale al 18% nei
paesi industrializzati. Si parla di 3,5 milioni di
giovani tra l’inizio della crisi nel 2007 e l’anno
corrente.
I costi sociali ed economici dovuti a questa
situazione continuano ad aumentare, afferma
un rapporto intitolato “Una generazione minacciata”, secondo cui le nuove generazioni
sono tre volte più esposti al rischio disoccupazione rispetto agli adulti.
“Queste cifre sottolineano la necessità di dare
la priorità a politiche orientate verso la crescita
e verso la realizzazione di progressi importanti
in materia di educazione e formazione pro-
U
fessionale”, ha dichiarato José Manuel Salazar-Xirinachs, vice direttore dell'Ufficio internazionale del lavoro.
In Europa una proporzione crescente di giovani
svolgono impieghi atipici, temporanei e a
tempo determinato o a progetto. Stando alle
proiezioni, il tasso di disoccupazione tra i
giovani nelle economie avanzate e nell'Unione
Europea non scenderà sotto il 17% prima del
2016.
In Italia. Nel nostro paese quasi un giovane
su quattro non lavora, non studia e non segue
nessuna formazione professionale: una quota
nettamente aumentata negli ultimi anni e superiore alla media dei paesi avanzati. A questi
livelli la penisola è tornata indietro di circa 10
anni, secondo le tabelle contenute nel rapporto
annuale sulla disoccupazione giovanile dell'Ilo,
l'ente Onu responsabile del lavoro.
Carola Parisi
4
Primo piano
Genova, tragedia nel porto: 9 morti e 4 feriti
Giovedì 9 maggio 2013
Una porta-container, la Jolly Nero della compagnia Messina, è finita contro la torre di controllo
facendola crollare insieme alla palazzina della Capitaneria – Indagati comandante e pilota per
omicidio colposo plurimo – Il sindaco, Marco Doria, ha proclamato per oggi il lutto cittadino
G
di Federico Colosimo
enova piange, colpita al
cuore. Nel settore vitale
che da sempre le ha
coronato il capo con
l’alloro di “Superba”.
Martedì notte, intorno alle 23, il
porto è stato lacerato da una ferita
mortale. La “Jolly nero”, una nave
porta-container in uscita dallo
scalo, ha sbagliato manovra e ha
provocato il crollo della torrepiloti del porto uccidendo nove
persone (due ufficialmente ancora
disperse) e ferendone altre quattro
(non sono in pericolo di vita).
In quegli attimi, indescrivibili, anche se per un solo minuto, è
morta anche Zena. Troppo grande
il dolore, immensa, la rabbia. In
quella “dannata” torre, al momento
dell’incidente, c’erano almeno tredici persone tra militari e uomini
della Corporazione piloti. L’imbarcazione era diretta a Napoli e
avrebbe poi fatto rotta per Port
Said, Aqaba, Jeddah, Abu Dhabi,
Gibuti, Suez, Misurata e Castellon.
Subito dopo l’urto il fungo si è inclinato di 45 gradi. Molte persone
sono rimaste intrappolate all’interno, altre sono cadute in mare.
Le vittime - Il primo morto identificato è una guardia costiera di
Rapallo, Daniele Fratantonio. Le
altre vittime sono il sottoufficiale
Davide Morella, di Bisceglie, militare della Capitaneria di Porto,
Michele Rabazza, sposato e padre
di due bambini, appartenente al
corpo piloti e Marco De Candussio, ex comandante del porto di
Lavagna. E poi Sergio Basso, dipendente della società “Rimorchiatori riuniti”, Maurizio Potenza,
pilota del porto e il sottocapo
Giuseppe Tusa.
I dispersi - Restano dispersi due
uomini della Capitaneria: Francesco Cetrola, di Matera e il sergente Gianni Jacoviello.
Omicidio colposo plurimo - L’imbarcazione, un gigante lungo 240
metri della Compagnia Messina,
è stata posta sotto sequestro. Il
comandante, Roberto Paoloni, che
non ha risposto alle domande
del pm Walter Cotugno, è ora indagato, insieme al pilota, per omicidio colposo plurimo. La Procura
ha inoltre aperto un fascicolo contro ignoti. L’ipotesi di reato, è sempre la stessa.
Il Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, in una nota,
ha espresso “i suoi sentimenti di
solidale partecipazione al dolore
dei familiari delle vittime, rendendosi interprete del profondo
cordoglio del Paese, e rimane in
trepida attesa per la sorte dei dispersi”.
Il premier – Il neo Presidente del
Consiglio, Enrico Letta, ha invece
manifestato “sgomento e vicinanza
alla città e alle famiglie delle vittime”.
I testimoni – “Ero in servizio qui
al molo Giano quando ho sentito
lo schianto. Il tempo di fare il giro
e tornare indietro e ho visto l’in-
credibile. Inizialmente pensavo
che una nave si fosse scontrata
con un’altra, poi, non ho più notato
la torre pilota. Davanti a me solo
macerie”. Questo, il racconto di
Girolamo Cuomo, un operatore
del porto, testimone diretto dell’incidente.
Stefano Messina – L’armatore della
Jolly Nero, Stefano Messina, è incredulo: “Sono sconvolto, non ho
parole”. E con le lacrime agli occhi, aggiunge: “Non è mai successa una cosa del genere, non
riesco ancora a capire come sia
potuto accadere”.
“Vedevo il cielo” – Uno dei feriti,
Giorgio Meo, commilitone, ora
ricoverato all’Ospedale Sampierdarena, racconta: “C’è stato un
boato improvviso e subito dopo
mi è crollato tutto addosso. Da
sotto i detriti, però, riuscivo a vedere il cielo”.
La torre – Ospitava diversi uffici.
Costruita negli anni ’90 e alta 54
metri, controllava tutto il nord del
Tirreno, con apparecchi radar in
grado di vedere fino a 30-40 miglia di distanza.
“Resto qui” – “Ho detto al ministro
dei Trasporti Lupi di farmi rimanere a Genova. Non intendo assolutamente muovermi da qui”.
Queste le parole del Comandante
della Capitaneria di Porto, Felicio
Angrisano, che questa mattina
avrebbe dovuto assumere il comando generale a Roma.
Lutto cittadino – Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha proclamato,
per quest’oggi, il lutto cittadino
per una “tragedia terribile che
colpisce l’intera città”.
Voto 0 – Per concludere, alla
Lega Calcio, che ha deciso di
non rinviare la partita di campionato disputatasi ieri sera tra
Sampdoria e Catania. Dire che
si è trattato di una decisione
vergognosa è poco. Quando accadono tragedie come quelle
di Genova, lo sport diventa una
cosa di piccolissimo conto. Evidentemente non per la Lega.
Troppo importante il business.
La morte di ben nove persone
non è bastata per dire “stop”,
fermiamoci. “Show must go on”,
che vergogna.
Tra le ipotesi probabili un’avaria al sistema di propulsione della nave, eventuali problemi
ai cavi distrazione dei rimorchiatori, difetti di accosto o l’eccessiva velocità
Una manovra sbagliata la causa del dramma?
“
Il ministro delle Infrastrutture, Lupi: “ancora prematuro stabilire con certezza i motivi dell’incidente”
di Paolo Signorelli
Un incidente che colpisce al cuore la nostra
città e il suo simbolo”.
Così il sindaco di Genova, Marco Doria, ha
commentato la tragedia.
Un risveglio triste come non mai
quello che ieri mattina è toccato
al capoluogo ligure. Adesso ci
si interroga sul perché, sui motivi
che hanno portato a questo disastro. Un disastro avvenuto proprio lì, in quel punto, dove ogni
anno si eseguono quattordicimila
manovre di uscita analoghe. E
allora perché?
Fatalità? Errore umano? Guasto
tecnico? Ancora non si sa. Le
condizioni meteo sono state definite “perfette per la manovra”.
Adesso l’unica cosa certa è lo
sgomento e la tristezza che ha
colpito la città di Genova ed i familiari delle nove vittime.
Gli inquirenti non escludono che
alla base dell’incidente possa esserci stata un’avaria ai motori,
come riferito da fonti investigative.
Intanto la procura del capoluogo
ligure ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo.
Sulla vicenda indaga il Procuratore
Capo Michele Di Lecce. E il comandante della “Jolly Nero” è indagato per omicidio colposo plurimo, così come il pilota. Il comandante, sottoposto a interrogatorio, si è avvalso della facoltà
di non rispondere. I dubbi aumentano con il passare delle ore.
È stato, inoltre appurato che La
”Jolly Nero” aveva subito una settimana fa un’ispezione in Spagna,
e nessuna anomalia era emersa
dal controllo.
La ricostruzione della dinamica
precisa dell'incidente sarà chiara
nelle prossime ore, ma un quadro,
anche se ancora approssimativo,
è già stato reso noto. Il portacontainer stava uscendo dal porto,
di poppa. Giunto in prossimità
della torre dei piloti, ha iniziato
la cosiddetta “manovra di evoluzione”, ovvero l'inversione di marcia per proseguire la corsa verso
il mare aperto di prora. Durante
la manovra però si è bloccato
"l'avviamento", cioè la leva che
inverte il movimento delle eliche
e la nave che, invece di andare
avanti, ha proseguito il movimento
di poppa finendo per strappare
anche una delle gomene che legavano il portacontainer ad uno
dei rimorchiatori. Spinta dalla for-
za delle eliche che continuavano
a portare la nave indietro, il “Jollly
nero” è finito contro la base della
torre dei piloti, che si è sbriciolata
nelle acque del Molo Giano. La
procura di Genova ha acquisito
il vdr (la scatola nera) del cargo,
l’equivalente della scatola nera
degli aerei, per farlo analizzare.
L’ipotesi più probabile, in base
agli elementi raccolti nelle ore
successive alla tragedia dagli inquirenti, sarebbe quella dell’errore umano, unito ad un guasto
tecnico. Il pilota, forse, avrebbe
eseguito la manovra, all’interno
del porto, a velocità troppo sostenuta. In seguito, mentre cercava
di effettuare il cambio di rotta,
l’invertitore potrebbe non aver
risposto ai comandi. Ma, per
adesso, si può parlare solo di
ipotesi.
“Non esistono parole per esprimere la costernazione ed il profondo cordoglio per i lavoratori
vittime di questa tragedia e per
le loro famiglie". Si legge questo
in una nota del gruppo Messina,
proprietario della nave coinvolta
nell'incidente. "Siamo a totale
ed incondizionata disposizionecontinua la nota- di tutte le autorità
competenti, nel comune sforzo
di individuare nei tempi più brevi
possibili le cause di un tragico
incidente”. Poi le dichiarazioni
del ministro delle infrastrutture
Maurizio Lupi. “Non siamo ancora
in grado di definire le cause dell’incidente”. Tra quelle ipotizzabili
ci sono un’avaria al sistema di
propulsione della nave, eventuali
problemi ai cavi di trazione dei
rimorchiatori, difetti di accosto
o velocità della manovra.
“Nel 2012 il porto di Genova ha
movimentato 6.600 navi-ha proseguito il Ministro- con circa
14mila operazioni di manovra.
Dal 2008 sono stati attivati investimenti per circa 500 milioni di
euro e da quella data non si sono
mai più verificati incidenti”. Lupi
ha, inoltre, ricordato che il comandante della nave è il responsabile della manovra, anche se
questa era assistita da rimorchiatori. “Il servizio di pilotaggio
per mercantili come il Jolly Nero
è obbligatorio, anche se per il
codice della navigazione il pilota
a bordo assume il ruolo e la responsabilità di consulente tecnico
della manovra della quale è comunque responsabile in via
esclusiva il comandante della
nave”.
5
Anniversari
Sequestro Moro, trentacinque anni dopo
“Se ci fosse luce sarebbe bellissimo”
Giovedì 9 maggio 2013
Nel 1978 le Brigate Rosse, dopo averlo rapito assassinando i cinque uomini
della scorta, uccidevano il Presidente della Dc. Dal 2007 il 9 maggio è la
giornata dedicata alla memoria di tutte le vittime del terrorismo
“
di Micol Paglia
Era una notte buia per
lo Stato italiano/quella
del 9 maggio ‘78/la
notte di via Caetani/
del corpo di Aldo
Moro/ l’alba dei funerali di uno
Stato” (tratto dalla canzone “i
cento passi” dei Modena City
Ramblers).
16 marzo 1978. A Roma la primavera non è ancora arrivata.
Il cielo, in quella mattina che
cambierà volto all’Italia, è coperto, un po’ lattiginoso. Quando
Aldo Moro esce di casa per andare a messa, com’è sua abitudine, ad aspettarlo non c’è il
solito tiepido sole che scalda le
giornate di marzo. Il Presidente
della Dc lascia la sua casa, in
via del Forte Trionfale 79, alle
8.45. Sale sulla sua macchina.
Ad aspettarlo ci sono i 5 agenti
della sua scorta. Non è una mattinata come tante altre per Moro.
Alle 10, in Parlamento, si deve
votare la fiducia al nuovo Governo, il Presidente del Consiglio
è il suo collega di partito, Giulio
Andreotti. Il piccolo grande miracolo di cui Moro si è reso il
principale artefice, nei giorni
precedenti, è quello di aver
convinto il Pci ad appoggiare
questo Esecutivo. Insomma, un
evento epocale.
Moro, alla Camera, non ci arriverà mai. Un commando delle
Brigate Rosse assalta, in via Fani,
la Fiat 130 su cui viaggiava il
Presidente della Dc e l’Alfa Romeo con gli uomini della scorta.
Sulle due automobili si abbatte
letteralmente una pioggia di
piombo. Dai mitra dei terroristi
rossi vengono sparati oltre 90
colpi. L’agguato dura pochissimo. L’esito del conflitto a fuoco
è quello di una vera e propria
strage. Nella Fiat, riverso sul volante, c’è il corpo senza vita
dell'autista, l’appuntato dei carabinieri Domenico Ricci, di 42
anni, accanto a lui il responsabile
della sicurezza, il maresciallo
dei carabinieri Oreste Leonardi,
di 52 anni. Nell’Alfetta c’è cadavere della guardia di Pubblica
sicurezza Giulio Rivera, 24 anni,
ed il corpo del vicebrigadiere
di Pubblica sicurezza Francesco
Zizzi, 30 anni. È gravemente ferito, ma respira ancora. Morirà
poco dopo. Vicino all’automobile, rimasto esanime sull’asfalto,
c’è un altro agente di Pubblica
sicurezza, Raffaele Iozzino, 23
anni. Via Fani diventa il teatro di
una vera e propria carneficina.
La giustificazione è una sola: il
rapimento di Moro.
I brigatisti si dividono, sono una
dozzina in tutto. Per l’agguato
più sconvolgente della storia
della Repubblica, i terroristi rossi
si sono organizzati a dovere. A
bordo della Fiat 130 sulla quale
viene fatto salire il Presidente
della Dc ci sono Valerio Morucci,
Mario Moretti, Prospero Gallinari. La macchina sfreccia via,
lascia il quartiere trionfale a tutta
velocità per arrivare al quartiere
Monteverde. La “prigione del
popolo” nella quale viene rinchiuso Aldo Moro è in via Camillo Montalcini 8. Il primo comunicato, che rivendica il rapimento si fa attendere. Arriverà
quasi 48 ore dopo la strage di
via Fani. Quando viene letto in
Parlamento, il primo comunicato
delle Br, il deputato democristiano Ugo La Malfa esclama:
“ci vuole la pena di morte!”.
Nei 55 giorni del sequestro, il
Parlamento si divide. Da una
parte, il Pci, il Msi e buona parte
della Democrazia Cristiana, sostenitori della “linea della fermezza”. Con i terroristi, che
hanno ammazzato senza pietà
5 rappresentanti delle forze
dell’ordine, non si può trattare.
Dall’altra c’è chi non può sopportare l’idea che Moro venga
ucciso dai brigatisti, la famiglia
del Presidente, in primis. Il dibattito è accesissimo e dilania
letteralmente l’opinione pubblica
italiana. Giulio Andreotti e Francesco Cossiga, all’epoca Presidente del Consiglio e Ministro
dell’Interno (oltre che intimi amici e compagni di partito di Moro)
decidono che non si può aprire
nessun dialogo con le Br.
Dalla “prigione del popolo”,
intanto, mentre la politica discute
su quale sia la linea da tenere,
arrivano regolarmente comunicati con le condizioni dei brigatisti per il rilascio di Moro.
Fin da subito viene inviata al Il
Messaggero la foto, passata poi
alla storia, del Presidente della
Dc sotto la bandiera rossa con
la stella a cinque punte, simbolo
delle Br.
Moro, nei 55 giorni della sua
prigionia, scrive lettere a tutti.
Alla moglie Eleonora, agli esponenti della Dc (famosissima
quella all’allora segretario della
Democrazia Cristiana, Benigno
Zaccagnini) e anche direttamente a Papa Paolo VI, con cui
Moro ha un rapporto personale.
Il Pontefice, in una sua omelia,
parla direttamente con i terroristi
comunisti, dicendogli: “mi rivolgo a voi, uomini delle Brigare
Rosse, liberate Aldo Moro. Così,
senza condizioni…” L’intervento
del Santo Padre non basterà
ed a farlo presente sarà proprio
il Presidente della Dc, nella sua
ultima lettera alla moglie: “il
Papa ha fatto pochino…forse
ne avrà scrupolo”.
Le giornate passano senza che
la polizia riesca ad individuare
il covo dei terroristi. Mentre, all’interno della Dc la “linea della
fermezza” comincia ad avere
le sue prime crepe. L’idea che
Moro potrebbe essere effettivamente ucciso dai suoi carcerieri diventa sempre più una
certezza.
L’ultimo comunicato, il numero
9, arriva alla fine di aprile (il 30
per l’esattezza). A darne l’annuncio è Mario Moretti, che telefona alla moglie di Moro: “Per
quanto riguarda la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché venisse
sospesa la condanna e Aldo
Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto registrare il chiaro rifiuto della DC. Concludiamo
quindi la battaglia iniziata il 16
marzo, eseguendo la sentenza
a cui Aldo Moro è stato condannato”. Le parole del brigatista sono farneticanti ed inquie-
tanti al tempo stesso. Possono
significare tutto e niente. In molti
sperano che il Presidente venga
liberato. Le cose, ovviamente,
non vanno così. La mattina del
9 maggio Moro viene fatto uscire dalla minuscola prigione
(dietro una libreria) nella quale
è stato rinchiuso per un mese
e mezzo, con la scusa di un trasferimento ad un altro covo. Il
Presidente viene fatto salire nel
portabagagli di una Renault
rossa e nascosto da una coperta.
A questo punto, vengono sparati
una serie di colpi, da due armi
differenti: una pistola Walther
PPK e una mitraglietta Skorpion
(la stessa usata per uccidere i
missini in via Acca Larentia).
Ad eseguire la sentenza, ovvero
la condanna a morte, è materialmente Mario Moretti. Sono
presenti, sicuramente, anche
Germano Maccari e Prospero
Gallinari.
“Pronto?” “E’ lei il professor
Franco Tritto?” “Sì…” “Ecco, mi
sembrava di riconoscere la sua
voce. Senta, indipendentemente
dal fatto che lei abbia il telefono
sotto controllo, dovrebbe portare
un’ultima ambasciata alla famiglia.” “Ma chi parla? Sì, ma io
voglio sapere chi parla…”, un
lungo sospiro, poi la risposta:
“Brigate rosse.” Silenzio. “Va
bene? Ha capito?” “Sì”. “Ecco,
non posso stare molto al telefono… Quindi, dovrebbe dire
questa cosa alla famiglia, dovrebbe andare personalmente,
anche se il telefono ce l’ha sotto
controllo non fa niente. Dovrebbe andare personalmente e
dire questo: adempiamo alle
ultime volontà del presidente
comunicando alla famiglia dove
potrà trovare il corpo dell’onorevole Aldo Moro…” “Cosa do-
vrei fare? –balbetta Tritto in lacrime- Se può ripetere, per
cortesia… – Tritto balbetta- “No,
non posso ripetere, guardi…
Allora, lei deve comunicare alla
famiglia che troveranno il corpo
dell’onorevole Aldo Moro in via
Caetani…” “Via?” “Caetani, che
è la seconda traversa a destra
di via delle Botteghe Oscure.
Lì c’è una Renault 4 rossa… I
primi numeri di targa sono N5.”
“N5… Devo telefonare io?”
Chiede Tritto, sempre più sconvolto. “No, dovrebbe andare
personalmente”. “Non posso”.
“Non può?” Tritto piange oramai
senza controllo. “Dovrebbe per
forza” – insiste il brigatista “Per
cortesia, no…”, la voce è quasi
incomprensibile dal pianto a
dirotto “Mi dispiace, ma… Cioè,
se lei telefona non… Verrebbe
meno all’adempimento delle
richieste che ci ha fatto espressamente il presidente…Guardi
lei dovrebbe andare dalla famiglia dell’onorevole Moro. Perché le volontà, l’ultima volontà
dell’onorevole è questa, cioè
di comunicare alla famiglia, perché la famiglia doveva riavere
il suo corpo. Va bene?”
Al telefono c’è “Matteo”, nome
di battaglia di Valerio Morucci.
Dall’altra parte della cornetta,
a ricevere la notizia della morte
di Moro, c’è uno dei suoi assistenti all’università “la Sapienza”.
La foto del corpo del Presidente
della Dc nella Renault 4 rossa,
in via Caetani (proprio a metà
fra la sede del Pci e quella
della Dc) è l’immagine che racconta e riassume la storia dell’Italia degli anni di piombo.
La famiglia rifiuterà i funerali
di Stato. E la messa, officiata
dal Papa in persona, davanti a
tutti gli uomini del Governo e
ai politici italiani, viene celebrata
senza la bara del Presidente
della Dc. È il più incisivo atto
d’accusa alla “linea della fermezza”.
Il processo per l’omicidio di
Moro e dei 5 uomini della sua
scorta segna in tutto e per tutto
l’inizio del declino delle Brigate
Rosse. Ad essere condannati,
a vario titolo, saranno ben quindici terroristi: Valerio Morucci,
Mario Moretti, Prospero Gallinari, Bruno Seghetti, Rita Algranati, Raimondo Etro, Alessio
Casimirri, Alvaro Lojacono, Germano Maccari, Barbara Balzerani (unica donna presente all’agguato di via Fani), Franco
Bonisoli, Lauro Azzolini, Anna
Laura Braghetti, Adriana Faranda, Raffaele Fiore.
“Mia dolcissima Noretta…Per
il futuro c'è in questo momento
una tenerezza infinita per voi,
il ricordo di tutti e di ciascuno,
un amore grande grande carico
di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi.
Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra
voi. Bacia e carezza per me
tutti, volto per volto, occhi per
occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue
mani. Sii forte, mia dolcissima,
in questa prova assurda e incomprensibile. Vorrei capire,
con i miei piccoli occhi mortali,
come ci si vedrà dopo. Se ci
fosse luce, sarebbe bellissimo…” (Dall’ultima lettera di
Aldo Moro a sua moglie Eleonora).
Dal 2007, il 9 maggio è la
giornata dedicata alla memoria di tutte le vittime del
terrorismo.
6
Giovedì 9 maggio 2013
La storia delle tre ragazze, ritrovate dopo la lunga scomparsa, nasconde qualcosa
Usa, i misteri di Cleveland
Ci si interroga su come mai nessuno si sia accorto di nulla. Intanto,
vengono alla luce i comportamenti superficiali da parte della polizia
a gioia per il ritrovamento delle tre
ragazze scomparse 10 anni fa, lascia
il posto alle molteplici domande ancora senza risposta. Michelle Knight,
Amanda Berry e Gerogina De Jesus
(per gli amici Gina) sono i nomi delle tre
donne liberate dalla polizia. “Sono stata rapita
e sono sparita per 10 anni. Ora sono libera”
sono le prime emozionanti parole di Amanda
al 911. Una frase che ha già fatto il giro del
mondo. Il responsabile di anni di prigionia, sevizie e abusi, Ariel Castro, 52enne ispanico, è
stato arrestato insieme ai suoi due fratelli, Onil,
50 anni, e Pedro, 54 anni. La polizia cerca ora
di scoprire se ci siano altri complici.
Charles Ramsey, l’uomo di colore che per
primo ha sentito le urla disperate di Amanda,
sta vivendo il suo momento di gloria. La sua
testimonianza racconta di come l’uomo stesse
passeggiando attorno a casa sua, mentre dalla
casa accanto sentiva delle urla e dei violenti
colpi contro la porta. Avvicinandosi ha intravisto
la testa della donna, che sosteneva di essere la
ragazza scomparsa dieci anni prima e lo implorava di chiamare la polizia. Ramsey quel
punto ha sfondato la porta e si è ritrovato
davanti Amanda con in braccio una bambina,
che poi si è scoperto essere la figlioletta della
ragazza. Ma per Ed Tomba, vicecapo della
polizia di Clevalnd, la vera eroina è Amanda,
che ha trovato la forza di liberarsi dal giogo
psicologico del mostro. “Non saremmo qui
senza di lei” ha dichiarato Tomba in una conferenza stampa.
Appena scoperto l’orrore, la casa di Ariel
L
Castro è stata circondata da una folla di curiosi
ed indignati. ma qualcuno se la prende anche
con le ragazze. C’è chi dice che all’aguzzino
piacevano solo le ragazze portoricane e che
Gina era la sua ragazza. Una voce che al momento non ha trovato conferme, se non nelle
accuse di alcuni presunti testimoni. Ma questo
è uno dei tanti misteri ancora da risolvere.
Ancora troppe le domande senza risposta.
Com’è possibile che in dieci anni nessuno si
sia accorto della presenza di tre ragazze nella
casa? Dove erano nascoste le ragazze quando
Castro usciva per andare a lavorare? Dov’è
stata la polizia per tutti questi anni? Perchè
prima di due giorni fa non c’è stato nessun
tentativo di fuga? Ma soprattutto, come ha fatto
Amanda a fuggire? Il Fbi sta ancora investigando
per dare una risposta a queste domande. Gli
agenti federali stanno passando al setaccio
ogni dettaglio della vita del mostro. Familiari e
amici sono stati tutti fermati e saranno interrogati
per capire se siano stati complici o ignari di
quanto stesse accadendo. Si pensa che le ragazze fossero tenute in uno scantinato, incatenate
e sorvegliate a turno dai fratelli.
Intanto, emergono alcune storie aberranti. A
quanto pare, la bambina di 6 anni ritrovata tra
le braccia di Amanda è solo l’ultima di una
lunga lista. Altri 5 sarebbero i bambini nati
nella casa dell’orrore. Ma tutti quanti sono
morti per causa ancora non chiarite. Le ragazze
hanno raccontato che i tre fratelli le violentavano
e quando rimanevano incinte venivano picchiate.
In altri casi, le donne rimaste in situazione interessante, avevano degli aborti causati dalla
malnutrizione. Una storia di orrore infinito. Le
tre sono state dimesse dall’ospedale. Sono
tutte in buone condizioni di salute e sono state
trasportate in un ufficio del Fbi per rispondere
ad alcune domande e far luce su tutta la vicenda.
Ma sotto accusa è la polizia stessa, che avrebbe
operato con superficialità. Nel 2004 Castro ricevette la prima visita della polizia. Ma all’aguzzino bastò non aprire la porta di casa.
Gli agenti non fecero altro. Diversi anni dopo,
nel 2011, alcuni vicini videro una donna con
un bambino in braccio, mentre batteva con i
pugni sulle finestre. Anche quella volta la polizia
si presentò, ma non avendo trovato qualcuno
che aprisse la porta, se ne andò. L’ultimo eclatante caso di superficialità, si rivela l’anno
scorso, quando sempre alcuni vicini notarono
delle “donne nude con dei guinzagli” nella
casa del mostro. Questa volta gli agenti non si
fecero neppure vedere. Il Sergente Sammy
Morris, giustifica quest’ultimo episodio, dicendo
che al 911 non è arrivata nessuna chiamata
con questa denuncia così particolare. Siamo
ancora all’inizio di tutta questa faccenda.
Federico Campoli
Esteri
ORA SONO IN MANO AI RIBELLI
Siria, rapimento per
quattro caschi blu
ncora una volta, i collaboratori Onu sono
bersaglio di sequestri da parte dei ribelli.
Poco più di un mese fa, 21 caschi blu
sono stati catturati da alcuni gruppi armati di
opposizione a Bashar Al Assad. Tutti sono stati
liberati. Adesso arriva l’ennesimo colpo. Sulle
alture del Golan, zona Israeliana strappata alla
Siria, 4 agenti delle Nazioni unite sono stati
rapiti dai ribelli, che a loro volta hanno immediatamente emesso un comunicato. “Stanno
bene e godranno di protezione” annunciano gli
oppositori del regime. Le conferme del rapimento
le forniscono gli stessi guerriglieri della Brigata
dei Martiri di Yarmuk, che hanno diffuso le foto
dei quattro militari Onu. La zona è piena di personale operativo delle Nazioni Unite, presente
dal tempo della guerra arabo-israeliana. Tutti e
quattro sono di origine filippina e appartengono
alla missione Undof (Forza di Disimpegno degli
Osservatori delle Nazioni Unite). Da tempo questi
collaboratori denunciano la presenza di gruppi
di ribelli armati, che si aggirano sulle alture del
Golan, indisturbati. Intanto, continuano i dibattiti
per stabilire chi abbia usato o meno armi chimiche
nel conflitto siriano. Dopo che Carla Del Ponte
ha puntato il dito contro i ribelli, gli Usa, d’accordo
con l’Onu, ha proceduto a smentire queste affermazioni. Gli statunitensi, infatti, hanno ribadito
l’assenza di prove per determinare la responsabilità
di una delle due parti. Emma Bonino, neo ministro
degli Esteri italiana, ha declinato l’idea di un intervento armato. Intanto, Israele continua a sorvolare la zona di confine con la Siria, segnalando
di essere pronto a colpire. Piovono proteste da
tutto il mondo, tra cui la Turchia. Il premier
Recep Tayyp Erdogan, ha definito “inaccettabile”
l’attacco lanciato alcuni giorni fa da Tel Aviv
contro alcune strutture siriane.
F.Ca.
A
7
Giovedì 9 maggio 2013
Roma
L’intervista
“La sinistra ha amministrato il territorio del I° Municipio sempre
nell’unica ottica di fare opposizione ad Alemanno.
Ma il centro storico ha bisogno di altro, a partire dalla linea C.
Solo con quella potremo dare il via all’operazione pedonalizzazione”
Verso le elezioni a Roma
Tre assi nella manica. Destra...
Decoro, cultura e sociale i punti fermi del candidato presidente Sergio Marchi
di Ugo Cataluddi
l nuovo Municipio I, allargato a anche all’ex
XVII, è a tutti gli effetti
paragonabile ad una
città di media grandezza, sia per quanto riguarda il
numero di abitanti ma soprattutto per l’importanza che riveste, comprendendo tra i
suoi confini tutto il centro storico e quartieri nevralgici
come Prati e Trionfale. Un territorio “unico al mondo” come
lo definisce lo stesso Sergio
Marchi, candidato alla presidenza per La Destra. Anche
in questo caso sarà importante un impegno congiunto
di tutte le forze di centro destra per prendere il timone
di un’area da decenni governata dal centro sinistra con
risultati che, nostro malgrado,
sono sotto gli occhi di tutti.
Sergio Marchi una sfida importante, quali saranno i punti
da cui partire?
Una sfida importante e bellissima per questo territorio
sul quale molto c’è da lavorare. Le battaglie portate
avanti dal presidente uscente
Orlando Corsetti erano intrise
di connotazioni ideologiche,
volte più allo scontro con il
sindaco Alemanno che non
al perseguimento di misure
concrete ed efficaci. Da anni
il centrosinistra infatti amministra questa zona nevralgica
della città eterna ma di progressi neanche l’ombra. Noi
, se i cittadini ci daranno fiducia, ci muoveremo su tre
fronti che consideriamo prioritari e imprescindibili: Decoro, Cultura e Sociale. Tre
punti che da tempo sono note
dolenti di questo quadrante
e che per i quali poco o niente
è stato fatto.
Partiamo dal decoro, grande
cavallo di battaglia di Alemanno per il quale spesso e
volentieri non ha trovato la
collaborazione di istituzioni
e burocrazia.
Esattamente. Quello del decoro è un tema che va affrontato seriamente una volta per
tutte, basta abusivismo commerciale per il quale non sono
più sufficienti le ordinanze
del sindaco, facilmente aggirabili e raramente accompagnate da sanzioni esemplari.
È per questa ragione che stiamo portando avanti la petizione popolare per sollecitare
il parlamento a varare la legge
che classifichi l’abusivismo
commerciale come reato penale, previsto oggi solo per
la contraffazione. Servono norme più severe e più definite
in tema di espulsioni per gli
stranieri che commettono reati
e soprattutto un’azione con-
I
giunta tra le varie forze dell’ordine e istituzioni per contrastare il fenomeno. Non basta più smantellare le bancarelle abusive e sequestrare
la merce. Tempo qualche ora
e i venditori ambulanti sono
nuovamente al loro posto.
Sempre restando in tema decoro, si è molto dibattuto sul
cosiddetto “tavolino selvaggio” nel centro storico, qual
è la sua posizione in merito?
Anche in questo vedo una
forte strumentalizzazione della
sinistra. La guerra ai commercianti non porta a nulla,
se non ad una grande confusione tra tutte le parti interessate e non solo. Non si può
loro attività. Servono piuttosto
dire no per ragioni dettate
regole precise, per tale raesclusivamente
dall’ideologia,
gione
ritengo
sia opportuno
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tagliando le gambe ai ristoavviare un tavolo di confronto
ratori e compromettendo la
tra commercianti, residenti e
comitati, cercando soluzioni
condivise e vantaggiose per
tutti.
Punto 2 cultura.
Altro tema fondamentale per
il rilancio del centro storico.
Roma dispone di un patrimonio artistico e culturale
che da solo potrebbe fare da
traino per l’economia della
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
Il relax ha una nuova casa.
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità
ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento
che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso
funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq.
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città. Basterebbe valorizzarla.
Mi piace affermare che il centro di Roma è anche un po’ il
centro del mondo, e all’interno di esso devono prender
vita iniziative improntate alla
tutela dell’ambiente e del territorio ma anche della nostra
identità. A tal proposito ho in
programma di rilanciare la
Festa dei Rioni e soprattutto
la Casa della Romanità. Luogo
di incontro, condivisione e
aggregazione volto a mantenere alto il nostro spirito e
appunto la nostra identità romana. Senza dimenticare la
valorizzazione dei tantissimi
teatri e musei presenti nell’area. Una sfida culturale a
tutto tondo di fondamentale
importanza.
E arriviamo all’altra nota dolente, che è poi il suo terzo
punto: il Sociale.
Sul Sociale il centro destra
ha completamente fallito. Poco
o nulla è stato fatto per le
fasce deboli della popolazione, soprattutto italiana. A tal
proposito è ormai risaputo
che punto prioritario per La
Destra è il “Quoziente Italia”
, che ha l’obiettivo di garantire
la preferenza nazionale per
quanto riguarda l’accesso agli
asili nido, agli alloggi popolari
e via dicendo. Sono tante,
troppe le famiglie italiane che
vivono in condizioni di miseria
e di disagio per colpa della
crisi. Di fondamentale importanza sarà poi la riqualificazione dei centri anziani, o la
ricognizione dei tantissimi immobili comunali sfitti o inutilizzati, per contrastare l’emergenza abitativa. Inoltre un
punto del mio programma
prevede la creazione del delegato (a costo zero) per la
povertà e i disagi.
Altro argomento spinoso, la
mobilità. Qual è la sua posizione sulla pedonalizzazione
dei Fori Imperiali?
C’è da dire che anche in questo caso è l’ideologia a farla
da padrona. La sinistra si batte
per portare a termine questo
provvedimento che al momento creerebbe solo ulteriore caos e ingorghi nelle
zone limitrofe. Se si vuole procedere in questa direzione
bisogna farlo in maniera progressiva e razionale. Solo con
il completamento della linea
C della metro, di un miglioramento del trasporto pubblico
e di un rilancio della ciclabilità,
a mio modo di vedere ci possono essere i presupposti per
avviare le pedonalizzazioni.
Per raggiungere questi tre
obiettivi che anch’essi ritengo
prioritari nel mio programma,
con il supporto del comune,
garantisco il mio massimo impegno.
8
Giovedì 9 maggio 2013
Italia
Per la Corte d’Appello di Roma“il fatto non sussiste”: è stato
assolto con formula piena l’immobiliarista Danilo Coppola
Altro che furbetto!
Fu una persecuzione
DA ROMA E DAL LAZIO
Cronaca
La scia di sangue
Cadavere in auto
Giallo al Collatino
Insieme all’imprenditore furono coinvolti anche professionisti di primo piano, Pregiudicatro con una ferita alla nuca
il tutto per colpa del castello accusatorio montato ad arte dal pm Cascini S'indaga nel mondo della prostituzione
ora non chiamatelo più “furbetto
del quartierino”. Assolto, con “formula piena”, l’immobiliarista Danilo Coppola. “Il fatto non sussiste”, scrive nella sentenza la Corte d’Appello di Roma. Un fiume di accuse legate
al crac della società Micop e a un buco
di 130 milioni di euro, finisce nel nulla:
bancarotta fraudolenta, associazione per
delinquere, appropriazione indebita e
falso ideologico. Ipotesi di reato montate
ad arte dalla Procura di Roma. Un castello
accusatorio costruito contro di lui dal
pm Giuseppe Cascini, all’epoca dei fatti
prossimo alla “promozione”. La nomina,
nel 2007, a segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati parla
chiaro. E così, dopo aver passato due
anni in carcere, dopo essere stato portato
alla quasi anoressia e dopo essere stato
sbattuto su tutte le prime pagine dei
giornali, Coppola viene prosciolto da
tutto. Una rivincita amara dopo aver ricevuto una condanna a sei anni di reclusione in primo grado. All’epoca dei fatti,
sempre nel 2007, l’immobiliarista era
considerato il 21esimo uomo più ricco
di Italia. Il suo gruppo, “navigava” a
gonfie vele. Si stava allargando un po’
troppo, però, e incominciava a dare fastidio. Stava pestando i piedi a qualcuno,
per dirla in soldoni. E allora, la “mazzata”.
Carcere e via. Ma non è stato colpito
solo Coppola, anche altri professionisti
di primo piano. Quali avvocati, commercialisti, uomini di fiducia. Stare al fianco
di Danilo Coppola era considerato reato.
E’ questa, la cruda verità. E ora, finisce
E
giallo a Ponte di Nona. Il
corpo di un uomo, Elio
P., privo di vita è stato
trovato in via Collatina, periferia est della Capitale, all'altezza del civico 726. La
tragica scoperta sul tratto di
strada che conduce da Lunghezza al bivio con via di Salone. L’uomo originario di
Cosenza aveva precedenti
per prostituzione. Sulla vicenda gli investigatori non
escludono che possa trattarsi
di una overdose, anche se, si
apprende, l'ipotesi dell'omicidio e' ancora tra quelle da
valutare. L'uomo ha delle ferite ''lacero-contuse'' alla
nuca. Una telefonata anonima
al 113 ha segnalato la pre-
È
tutto con un nulla di fatto. Con una sentenza chiara, che non lascia alcun dubbio.
Un foglio con scritto “assolto”, che però
non cancella tutti i torti subiti. In molti,
oggi, però, a Coppola devono chiedere
scusa. Che sarebbe finita così, lo si era
intuito già a dicembre, quando la Cassazione ha accolto il ricorso della Micop e
ha decretato la nullità della sentenza di
fallimento. Aveva ragione, il noto imprenditore, quando, sempre nel 2007, dopo
la fuga da un ospedale, contattò “Sky Tg
24” dichiarando di essere vittima di una
persecuzione. Adesso finalmente la verità
è venuta a galla e quello che è stato più
volte soprannominato come “furbetto del
quartierino” può finalmente gioire: “Il
mio arresto, come ho sempre detto, è
stato creato ad arte ed in molti oggi si
dovrebbero vergognare. La mia entrata
in carcere ha provocato centinaia di
milioni di danni al gruppo. Nessuno mi
risarcirà per i danni subiti”. Non ci ha rimesso solo Coppola, però, ma molti altri
suoi collaboratori. Che sono stati licenziati,
per forza di cose. E che, quindi, hanno
perso il lavoro. Ma siamo sempre alle
solite. I giudici, per gli errori commessi,
non pagano mai.
Federico Colosimo
senza del cadavere all'interno di un'automobile sul
lato passeggero. Al momento risulta ancora sconosciuta l'identità del morto, a
quanto pare un uomo caucasico di circa 50 anni. Dai
primi rilevamenti non sono
stati ritrovati sul cadavere documenti per effettuare il riconoscimento. Sul posto sono
intervenuti il medico legale e
gli agenti di polizia del Commissariato Casilino diretti dal
primo dirigente dottore Zerilli. Una delle prime notizie
è che l'auto sia intestata ad
una donna. Si attende comunque l’esito dell’autopsia
che verrà eseguita domani.
Francesca Ceccarelli
SGOMINATA UNA BANDA DI MOLDAVI CHE OPERAVA NEL LAZIO
email: [email protected]
Scattano le manette ai predoni delle moto
Direttore responsabile
Giovanissimi e pericolosi: cercavano le vittime girando armati. Recuperate decine di mezzi rubati
Roma, via Filippo Corridoni n.23
Tel. 06 37517187 - 06 45449107
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Grottaferrata (Rm)
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on poteva che essere ad Aprilia
la base del riciclaggio di moto
rubate: non certo per una vocazione criminale del territorio, quanto
per una antica devozione... motociclistica. E' al termine di una attenta indagine che gli agenti della squadra investigativa del Commissariato ''Prenestino'', diretto da Mauro Fabozzi, hanno
proceduto al fermo di quattro moldavi,
tre uomini e una donna, responsabili a
vario titolo dei reati di ricettazione, riciclaggio, porto e detenzione di arma
comune da sparo rubata e falso in documenti di identità. Inoltre sono state
denunciate anche altre due persone.
In particolare nel mese di dicembre
2012, gli investigatori sono riusciti ad
individuare, tra i vari presenti, un box
in via Collatina dove, come segnalato
da alcuni cittadini, avvenivano ''movimenti strani''. Gli agenti, nel corso dell'attività di indagine, hanno accertato
che quel locale in effetti altro non era
che un deposito clandestino di motocicli
e parti di essi, tutti provento di furto.
Non è stato semplice identificare gli
effettivi utilizzatori di quel box, poiché
gli occupanti in previsione di controlli
N
da parte delle forze dell'ordine, si
erano organizzati nella creazione di
false identità.
Il proprietario delle mura del box-deposito, l'aveva regolarmente concesso
in locazione ad una donna ucraina che,
nella circostanza aveva esibito una
carta di identità italiana intestata a tale
D. J., con sopra trascritta una falsa residenza presso il Comune di Aprilia ad
un indirizzo inesistente. Le successive
indagini però hanno consentito di reperire l' utenza telefonica che la donna
aveva fornito in fase di contrattazione
al proprietario.
Il numero è risultato intestato ad un'altra
donna, moldava tale C. K., di fatto esistente e residente ad Anzio. Gli accertamenti immediatamente successivi
hanno permesso di accertare che la
D. J. era la stesa persona che si identificava in C. K. Dalla perquisizione dell'alloggio della donna, oltre ad emergere
una relazione sentimentale della stessa
con tale P.S., suo convivente, è stato
rinvenuto un cospicuo numero di manoscritti attestanti altrettanti giri di affari
nel traffico di moto rubate di grossa
cilindrata.
Il puzzle a quel punto si è composto e
l'attività successiva, effettuata non solo
con mezzi tecnici ma soprattutto con
attenti servizi di osservazione e di pedinamento costanti, ha permesso di
individuare in dettaglio le modalità di
azione dei rei, tutti cittadini moldavi
che, collegati con altri paesi dell'est
europeo, provvedevano all'esportazione
di motoveicoli di pregio rubati e destinati al mercato parallelo.
Il "modus operandi" era semplice ed
efficace. Consisteva nel girovagare nei
quartieri della città a bordo di utilitarie
non troppo appariscenti per riuscire
ad individuare ignari centauri a bordo
di moto di alta gamma, soprannominate
dai consociati "cavalli". Una volta individuata la "preda" veniva seguita sino
a quando parcheggiava il mezzo presso
l'abitazione dove poi, durante le ore
notturne, le moto venivano sollevate di
peso, caricate su furgoni rubati e depositate in uno dei diversi box affittati
per questo scopo.
Nell'arco di poco più di tre mesi sono
state rintracciate dagli investigatori ben
12 moto di alta gamma, tre autocarri
utilizzati per il trasporto sino al box di
turno, un motore fuoribordo per yacht,
materiale edile e arnesi utilizzati per
lo scasso di varia caratura. Il valore
economico dei veicoli in sequestro si
aggira intorno a 100.000 euro senza
considerare l'enorme quantità di moto
rinvenute, già smontate e già inserite
nel circuito di vendita clandestino.
Nell'ambito dell'operazione, sono state
sottoposte a fermo quattro persone
moldave. Tre sono uomini, P. A.37enne
e C. S., 33enne, C. L. 37enne e una
donna, identificata G. S. di 37 anni. Nell'abitazione del C. L., a seguito di perquisizione, è stata ritrovata una pistola
Smith Wesson calibro 22, completa di
caricatore e 200 proiettili. L'arma, risultata rubata, èoggetto di indagine
da parte degli investigatori che stanno
verificando se è stata utilizzata per
commettere altri reati. Nell'ambito della
stessa operazione, sono stati inoltre
denunciati anche C. K. di 23 anni,
ucraina e T. I., moldavo di 39enne. I
fermati, sono stati accompagnati presso
il carcere di Rebibbia a disposizione
dell'autorità giudiziaria che ha già convalidato i fermi.
Valter Brogino
9
Giovedì 9 maggio 2013
Valsusa: mezzo pesante preso a sassate da una decina di persone
I soliti No Tav: blitz
contro tir, operaio ferito
Tornano i violenti, coccolati da sinistra e grillini,
in azione sui cantieri della ferrovia Torino-Lione
a mamma dei cretini è sempre
incinta. Nella notte a cavallo tra il
7 e 8 maggio, una decina di “sconosciuti” hanno preso a sassate il
camion della ditta “Martina Service” che
lavora al cantiere della Torino-Lione a
Chiomonte. L’operaio alla guida del
mezzo è rimasto lievemente ferito. Da
quanto si apprende, il “blitz” è avvenuto
mentre il camion rientrava a Susa dopo
la fine del turno. L’uomo ha raccontato ai
Carabinieri che a lanciare i sassi sono
stati alcuni incappucciati appostati nella
vegetazione ai lati dello svincolo di Venaus. Le pietre hanno rotto il parabrezza
e i finestrini laterali e colpito l'uomo alla
testa e al petto.
In una nota diramata ai media, LTF-Lyon
Turin Ferroviaire - società responsabile
della sezione transfrontaliera della linea
Torino-Lione e del cantiere della Mad-
L
dalena - condanna "il vile atto di intimidazione compiuto a Venaus ai danni di
un cittadino che lavora e stigmatizza
l'utilizzo della violenza, volta ad instaurare un clima di terrore". Infine, Ltf ha
espresso "la propria vicinanza al lavora-
tore, rimasto ferito e medicato in ospedale, auspicando una pronta guarigione".
Un’azione che poteva avere conseguenze molto più gravi.
Giuseppe Sarra
Italia
DAL NORD E DAL CENTRO
Patente ritirata:
e lui si dà fuoco
Tragico gesto di un autotrasportatore
tunisino fuori la prefettura di Ancona
ncora un gesto di disperazione. Ed ancora nelle Marche. Un
uomo di nazionalità tunisina
di 54 anni, residente a Falconara Marittima, si è versato addosso una bottiglia
di alcool e poi si è dato
fuoco, attorno alle 11 di
ieri mattina, davanti agli
uffici amministrativi della
Prefettura di Ancona, all'angolo tra via Marsala e
via Matteotti, nei pressi del
Palazzo di Giustizia. Ad assistere alle scena, secondo
le prime ricostruzioni, anche la moglie e le due figlie
dell'uomo. Immediatamente soccorso dagli agenti
del 118 e dai vigili del fuoco, è stato trasportato al
pronto soccorso dell’ospedale di Torrette dove è stato
ricoverato in gravi condizioni. il trasportatore. Sembrerebbe che all’uomo,
qualche tempo fa, fosse
stato ritirato il libretto di
A
circolazione per un'infrazione al codice della strada
o per qualche irregolarità
in relazione al trasporto
delle merci. È probabile
che il 54enne fosse andato
a protestare presso gli uffici
della Prefettura, nei giorni
scorsi aveva ripetutamente
chiesto che gli fosse riconsegnata la patente per poter lavorare. Ieri dopo aver
dato dopo aver dato in
escandescenza con il personale degli uffici, si è dato
fuoco.
Una vicenda analoga era
già accaduta poco più di
due mesi fa, quando un
uomo indiano di 31 anni si
era dato fuoco davanti al
Tribunale di Macerata,
dopo aver dimostrato intemperanze in un'aula di
giustizia, dove compariva
come imputato nel processo per il tentato omicidio
della moglie.
Carola Parisi
BOLOGNA
MILANO
Devastano scuola
per noia
Pitbull sventano
una rapina
rano entrati nella scuola, resa
inagibile dal sisma, distruggendo tutto quello che avevano
trovato sul loro passaggio: avevano gettato a terra armadi e
scrivanie, rotto piatti della mensa,
svuotato gli estintori, gettati a
terra e resi inservibili molti documenti dell'attività scolastica.
Danni poi quantificati in 150.000
euro: gli autori del raid vandalico,
avvenuto lo scorso 3 aprile nell'istituto scolastico primario Quaquarelli di San Giovanni in Persiceto, sono stati denunciati dai
carabinieri per danneggiamento
aggravato in concorso.
Si tratta di cinque minorenni.
La denuncia ai carabinieri era
stata fatta dalla preside: i vandali,
che avevano agito di notte, avevano lasciato anche scritte sui
muri come traccia del loro passaggio.
E proprio quelle scritte, che abbreviavano nomi di poi attribuiti
ad alcuni giovani ritenuti responsabili dei vandalismi, sono
state importanti nelle indagini,
così come i riscontri sui social
network dove alcuni degli autori
avevano scritto messaggi con
riferimenti a quanto era accaduto
nella scuola. I minori denunciati
hanno ammesso le proprie responsabilità: ai carabinieri hanno
detto spontaneamente di aver
distrutto tutto per noia.
Ser possibile un’aggravante, non
certo una scusante, per quello
che hanno fatto. Soprattutto alla
luce del fatto che il loro territorio
era stato colpito dal sisma. Ma
a volte, c’è il forte dubbio che
dai giovani che crescono ben
poca speranza possa coltivarsi
nelle nuove generazioni.
B.F.
H
E
ai voglia a chiamarli “cani
pericolosi”: a Milano sono
diventati dei piccoli eroi. Un
rapinatore è stato inseguito e
fermato da due pitbull e poi arrestato dalla polizia. E' accaduto
la scorsa notte a Milano.
I fatti dicono che una donna di
42 anni è stata rapinata in piazza
Buozzi da due uomini. Costoro
le hanno portato via la borsa
dopo averla scaraventata per
terra.
Ad assistere alla scena anche
una ragazza di 21 anni a spasso
con il suo pitbull che ha avvertito
la polizia e inseguito i due malviventi, assieme alla vittima.
Uno dei rapinatori si è dileguato
immediatamente mentre l'altro,
vistosi inseguito, ha gettato la
borsa.
Ma l'inseguimento non si è fermato qui, anzi è arrivato fin
sotto casa della 21enne: le urla
hanno attirato l'attenzione del
compagno di 22 anni, che è
uscito di casa con un altro
pitbull per unirsi alla caccia ai
malviventi, con i due cani eccitatissimi. Dopo qualche centinaio di metri, il rapinatore è
stato bloccato in via Bernardino
Corio angolo corso Lodi. Quando gli agenti sono intervenuti,
hanno trovato uno dei pitbull
con le zampe sulle spalle del
malvivente, seduto per terra.
L'uomo, ecuadoriano di 38 anni,
è stato arrestato per tentata rapina aggravata e poi si e' scoperto che era destinatario di
un ordine di custodia cautelare
in carcere. Riscontrata anche
una prognosi di 10 giorni, a
causa del morso di uno dei
due pitbull.
B.F.
10
Giovedì 9 maggio 2013
Italia
I vertici dell’Anas rilanciano il progetto per unire Calabria e Sicilia
“Il Ponte sullo Stretto
è un’opera necessaria”
Pietro Ciucci: “Declassarlo a non prioritario sarebbe
un grave errore. Ed è l’Europa stessa a chiedercelo”
l Ponte sullo Stretto?
Toh, chi si rivede. L'infrastruttura che dovrebbe unire la costa calabra a Messina rimane
infatti, secondo l'amministratore unico di Anas Pietro Ciucci, un'opera necessaria per
le grandi reti europee. Ciucci
lo ha ribadito ieri intervenendo
al congresso nazionale della
Fit-Cisl a Cagliari sul tema
delle reti Ten-T. Secondo il
numero uno di Anas, “appare
poco plausibile il corridoio
Helsinky-La Valletta senza un
collegamento stradale da Napoli in poi. Infatti, la proposta
della Commissione Europea
Cef individua quali sezioni
predefinite del Corridoio la
ferrovia Napoli-Reggio Calabria e Messina-Palermo e via
mare Palermo-Valletta. Non
viene specificato come collegare la Calabria alla Sicilia
e rimane quindi la necessità
di un ponte sullo Stretto: ferroviario, ma anche stradale”.
“Il progetto - ha ricordato
Ciucci - consiste di un ponte
misto e lungo - su una distanza
di 3.3 km tra i due piloni principali - sullo Stretto di Messina
che collegherà l'isola più popolata del Mediterraneo (5
milioni di abitanti) al resto dell'Europa. Questo collegamento
I
rappresenterà un caposaldo
infrastrutturale per l'Europa le
cui dimensioni sono paragonabili a quelle del ponte Oresund”.
L'opera, in quanto indispensabile segmento di congiunzione dei versanti calabrese
e siciliano, compresi in tale
corridoio multimodale, è tuttavia ricompresa nella ''Comprehensive network - rete Globale'' Ten-T . “In merito - ha
concluso Pietro Ciucci - è opportuno precisare che, poiché
il Piano Economico e Finanziario dell'Opera non ha mai
previsto, in via prudenziale,
alcun contributo europeo a
fondo perduto, l'eventuale approvazione della nuova proposta di sviluppo della Ten-T
non implicherebbe una riduzione di risorse per il Ponte.
Il nuovo status di opera non
prioritaria potrebbe, tuttavia,
rendere più difficile l'accesso
agli strumenti finanziari che
la Bei mette a disposizione
nonché, in generale, ai mercati
finanziari, tenuto conto dell'attuale situazione di tensione
e volatilità degli stessi”.
Pur senza voler entrare in polemica, Ciucci ha anche sottolineato un aspetto mai abbastanza approfondito della
questione delle grand opere
infrastrutturali per il Paese:
mentre in Italia si trovano oppositori a questi progetti dietro
ogni angolo, i veri “paesi verdi” d’Europa, cioè quelli scandinavi, costruiscono ponti a
man bassa. Senza deturpare
il loro bel paesaggio, ma assicurando così sviluppo sia in
fase di progettazione e costruzione, sia al livello di collegamenti e quindi di maggiori
opportunità commerciali una
volta che i collegamenti in-
Strade
Il vento è cambiato
Mentre in Italia in ogni angolo
spuntano oppositori ad ogni
cantiere, in Scandinavia
gli interventi strutturali pagati
con fondi europei non si contano più
frastrutturali sono realizzati.
“Peraltro, va evidenziato - ha
infatti ribadito l’amministratore
unico di Anas - che nella medesima proposta della Commissione Ue il Fehmarn Belt,
un progetto assimilabile per
TRAFFICI ILLECITI IN CAMPANIA
Convince ragazzina
a vendere suo figlio
Appalti ai Casalesi, il sindaco
di Battipaglia ai domiciliari
Ginecologo in manette, accusato anche
di aver praticato aborti clandestini
Istituzioni e imprenditori coinvolti nelle indagini dell’Antimafia di Salerno
olpevole due volte: di
prendere soldi per far
abortire le donne oltre il termine stabilito per legge e
di averne convinta una, minorenne, a tenere il bambino, occupandosi poi lui della
trattativa per venderlo a una
coppia al prezzo di 25mila
euro.
E’ finito così in carcere il ginecologo Andrea Cozzolino,
in servizio presso due note
cliniche convenzionate di
Caserta e San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli.Le indagini sono partite
dopo che la mamma ha presentato una denuncia a un
centro anti violenza di Santa
Maria Capua Vetere dopo
essersi accorta che il bambino, nonostante le rassicurazioni fatte dal ginecologo,
non era stato riconosciuto
dai genitori adottivi ma risultava sullo stato di famiglia
dei nonni. La direzione della
C
clinica Santa Lucia di Caserta, infatti, estranea alla
compravendita, aveva comunicato i dati del bambino
alla residenza della mamma
naturale. Il meccanismo messo in moto dal ginecologo,
a quanto pare, non aveva
funzionato alla perfezione. I
fatti risalgono al 2011, quando la ragazza si era rivolta
al medico per abortire oltre
termine, ma la parcella di
seimila euro che gli era stata
presentata non le aveva permesso di abortire a causa
delle sue grosse difficoltà
economiche. Di lì, la proposta del medico affinché la
giovane portasse avanti la
gravidanza per poi vendere
il piccolo dopo la nascita.
La ragazza ha ottenuto che
il bimbo sia tolto alla coppia
e affidato a una casa famiglia. E’ indagata per violazione della legge sull’affido
e l’affidamento dei minori.
n manette il sindaco di Battipaglia ed ex
Pd, Giovanni Santomauro. L’accusa nei
suoi confronti è molto pesante: concussione aggravata, abuso di ufficio e turbativa
d’asta. Secondo l’Antimafia di Salerno
avrebbe concesso appalti ad alcune ditte, legate al clan dei Casalesi. Attualmente si trova
agli arresti domiciliari.
Ma non è il solo: insieme a lui, infatti, è stato
arrestato l’imprenditore edile Nicola Madonna, ritenuto dagli investigatori vicino ai
casalesi. A quanto accertato dalle indagini,
avrebbe ottenuto dal sindaco di Battipaglia
appalti pubblici per oltre cinque milioni di
euro. In che modo? Attraverso una ditta intestata ad un prestanome. Madonna ,sempre
secondo all'accusa, si sarebbe affidato ad un
prestanome poichè il fratello, Michelangelo,
è stato colpito da un'interdittiva antimafia
della Prefettura di Caserta. Verosimilmente,
dunque, il nome “Madonna”, non poteva
comparire. Inoltre, è stata anche sequestrata
un'azienda edile del valore di un milione di
euro. L'operazione, denominata “Alma” vede
indagati anche altri imprenditori e dipendenti di amministrazioni pubbliche. I loro
nomi ancora non sono stati resi noti.
Santomauro e Madonna, dunque, avrebbero
agito in stretta collaborazione.
DAL CENTRO E DAL SUD
I
Giovanni Santomauro, sindaco di Battipaglia
Gioavanni Santomauro, prima al Pc poi passato alla Udc, aveva vinto il ballottaggio come
sindaco nel giugno del 2009. Primo cittadino
dalle idee un po’ confuse. Dopo essersi allontanato, come detto dal Pc, aveva tentato un
riavvicinamento con lo stesso partito, scusandosene pubblicamente e scatenando la dura
reazione dell’Udc.
Intanto, nei pressi del Comune di Battipaglia,
si sono formati capannelli di cittadini che
chiedono informazioni riguardanti il coinvolgimento del loro sindaco in questa faccenda.
Paolo Signorelli
certi aspetti al Ponte sullo
Stretto di Messina, è stato confermato quale progetto prioritario nell'ambito del suddetto
nuovo Corridoio multimodale
5 Helsinki-La Valletta”.
Barbara Fruch
Siena: il caso Mps
Perquisizioni
a San Marino
a Procura di Siena ha cominciato la perquisizione
documentale nella sede
della finanziaria sammarinese
Smi (San Marino investimenti
s.a). Ieri pomeriggio il sostituto
procuratore di Siena, Aldo Natalini, uno dei titolari dell'inchiesta sul Monte Paschi e del
filone sulla cosiddetta 'banda
del 5%', è tornato nella sede
della Smi per cercare altri documenti di interesse. E' la prima
volta che una Procura italiana
entra negli uffici della Smi, nonostante la finanziaria sia stata
oggetto di diverse indagini penali a Roma e a Forlì. Le perquisizioni fanno seguito alla
rogatoria internazionale partita
da Siena in aprile, e alla quale
si intreccia un'indagine per riciclaggio, avviata dal commissario della legge sammarinese,
Simon Luca Morsiani, a carico
di Alessandro Toccafondi, ex
numero due dell'area finanza
del Mps, collaboratore di Gianluca Baldassarri, l'ex top manager attualmente in custodia
cautelare.
L
11
L’esplosione di Whaam!
Giovedì 9 maggio 2013
Arte
Sarà visibile fino al 27 maggio, alla Tate Modern di Londra, la prima grande retrospettiva di Roy Lichtenstein
V
di Carola Parisi
isti sui libri di storia
dell’arte, potrebbero sembrare piccole, come frame di
fumetti, mentre dal
vivo, le opere dell’artista americano Roy Lichtenstein, sono
tele grandissime, dai colori
brillanti, di forte impatto visivo.
Un sensazionalismo figurativo
reso perfettamente dall’esplosione dell’aereo del pirotecnico Whaam! (1963), opera
che più di tutti ne rappresenta
lo stile compositivo.
La Tate Modern di Londra, in
questa primavera, gli ha dedicato la prima grande retro-
spettiva in vent’anni, che riunisce 125 dei suoi più importanti dipinti e sculture. Inaugurata il 21 febbraio scorso,
l’esposizione di uno dei più
grandi esponenti della cultura
pop, sarà visibile fino al 27
maggio. Si tratta della più completa retrospettiva mai dedicata all'artista, con oltre 125
dipinti, dalle prime prove degli
anni '50 fino alle sperimentazioni d'età matura negli anni
’90. I pezzi forti in esposizione
sono riuniti nella sala centrale:
saranno le enormi tele ispirate
ai fumetti degli anni '60 e divenute icone dell'arte contemporanea non meno dei ritratti warholiani; tra queste
Nella foto l’opera ‘Wham!’ di Roy Lichtenstein (1963)
Dalla serie ‘Artist’s studio’
spiccano il disneyano Look
Mickey! (1960), eseguito da
Lichtenstein in risposta al figlio
di 7 anni, che lo aveva sfidato
a eguagliare in bravura l'autore
del suo fumetto preferito, e
Drowning Girl (1963), nel quale l'artista, escludendo volutamente alcuni dettagli della
vignetta originale, guadagna
in pathos, focalizzando l'attenzione sul volto della fanciulla in procinto di affogare.
Nella prima sala soggetti
come la ruota e l’agenda trasformano oggetti della quoti-
Il ritratto di un epoca
dianità trasferendoli nell’universo delle icone pop. La realtà
che diviene eterna attraverso
la rappresentazione statica,
bidimensionale.
Nella serie Artist's Studio degli
anni ’70, viene spesso raffigurato l'atelier del pittore con
appese alle pareti alcune delle
sue tele più celebri, l’opera
che entra nell’opera, l’arte che
raffigura se stessa. In questa
serie di dipinti vengono omaggiati alcuni importanti pittori
che hanno rivoluzionato il
modo di pensare alla forma:
MAN RAY IN MOSTRA A LONDRA ALLA NATIONAL PORTRAIT GALLERY FINO AL 27 MAGGIO
I
Gli scatti ingialliti del maestro della fotografia d’autore
n un tempo non molto lontano quando la fotografia era il mezzo
più “onesto” di fermare il tempo, quando il digitale era lontano
dai pensieri come è lontana da noi oggi l’idea di una televisione
che emana gli odori delle immagini che trasmette, quando la fotografia
era un’arte per pochi eletti; in questi anni del primo novecento Man
Ray cominciava a lavorare sulla sponda atlantica di fronte all’Europa,
in una New York che guardava da lontano la guerra. Nel 1921
spostatosi a Parigi al seguito dell’amico Duchamp trova una città in
piena rivoluzione intellettuale dove non faticherà a ritagliarsi un
posto di eccellenza. Artista a tutto tondo portò la fotografia ai
massimi livelli di sperimentazione mai provati al tempo, scandalizzò
l’opinione pubblica con una serie di scatti nei quali una sensuale Kiki
de Montparnasse, musa e compagna, venne raffigurata in pose
Noire et blanche (1962)
sensuali e senza veli considerate
all'epoca scandalose, una foto su
tutte fu la celebre “Le Violon d'Ingres del 1924”. Protagonista del
Dadaismo e del Surrealismo lavorò
tra l’America e la Francia, collaborò
per testate popolari come Vogue,
Autoritratto
non tralasciando mai l’amore per
il ritratto. I ritratti di Man Ray
sono oggi riuniti in più di 150 esemplari alla National Portrait Gallery
di Londra dove resteranno fino al 27 maggio, una mostra realizzata
anche grazie alla collaborazione dei prestatori e delle istituzioni
pubbliche come il Centre Pompidou, il Getty Museum, il MoMA e il
Metropolitan di New York e soprattutto gli archivi
di Man Ray a Long Island. Artisti, amici, collaboratori
e star del cinema sono i protagonisti delle stampe
esposte, sono immortalati in ritratti un po’ ingialliti
dal tempo volti di un’ intera epoca, che va dal
1916 al 1968, personaggi del calibro di Marcel
Duchamp, Andre Breton, Jean Cocteau, Pablo Picasso, Georges Braque, James Joyce, Erik Satie,
Henri Matisse, Barbette, Igor Stravinsky, Yves
Tanguy, Salvador Dali, Le Corbusier, Virginia Woolf,
Aldous Huxley, Coco Chanel, Catherine Deneuve,
Ava Gardner e molti altri. Come in una macchina
del tempo lo spettatore ripercorre cronologicamente
i volti e i momenti che fecero grande il mondo
dell’arte della scrittura e dello spettacolo, incrociando
lo sguardo con i personaggi più rappresentativi
ne riesce quasi a sentire confidenzialmente la
forza e il carisma dimenticando per un po’ il vuoto
che molti di questi geni, Man Ray compreso,
Ban
hanno lasciato.
‘The dance’
nell’opera di Lichtenstein The
dance, vengono ritratte Le
danzatrici di Pablo Picasso,
oppure le scomposizioni formali di Mondrian. Gli elementi
raffigurati singolarmente nelle
prime tele dell’esposizione
ritornano ad affollare le opere
più mature, vengono ripetute,
standardizzate e modificate,
a servizio della composizione
spaziale e formale del dipinto.
Una visione senza grandi pieni
di colore, tutto reso attraverso
l’utilizzo della tecnica che lo
ha reso famoso, i puntini. Centinaia di pois precisi ed allineati come un esercito in battaglia conferiscono pieni e
vuoti, luci e ombre, sfumature
e profondità.
L'ispirazione artistica di Lichtenstein intraprende nuove
vie nei decenni successivi,
dando origine a opere sperimentali, generalmente
meno famose rispetto a quella degli anni '60, ma alle
quali sarà accordato in mostra uno spazio adeguato;
sculture in ceramica degli
anni '80 e ’90, la serie di paesaggi cinesi e di nudi in stile
surrealista/espressionista com-
‘Alka Seltzer’
pletano l’esposizione, dando
una visione completa della
sua attività artistica, rendendo
giustizia al suo talento poliedrico e innovativo.
‘Lichtenstein: A Retrospective’
è a curata da Sheena Wagstaff
e Iria Candela. Risultato dello
sforzo congiunto di Tate Modern e Art Institute of Chicago, l'esposizione sarà un'occasione unica di apprezzare
le opere di un autore che ha
segnato profondamente l'arte
e più in generale la cultura
Pop contemporanee. Da luglio
sarà ospitata dal Centre Pompidou di Parigi.
12
Giovedì 9 maggio 2013
Arte
L’arte del vetro dal fascino internazionale
Le bellezze veneziane in mostra nella lussuosa Parigi: il made in Italy d’altri tempi
L’
Gli artigiani della laguna hanno allestito le loro opere al museo Maillol della capitale francese
di Francesca Ceccarelli
arte del vetro,
maestria italiana
unica al mondo.
Tanto il fascino
e l’acclamazione per i maestri di Murano
da ottenere un'esposizione
al museo Maillol nella centralissima Rue de Grenelle a
Parigi. Settecento anni di
creazioni, dalla metà del Cinquecento fino ad oggi: maestri vetrai abili e corteggiati
protagonisti di una esposizione inedita di un’arte forse
messa in secondo piano dai
negozi di souvenir sparsi per
le città. Raccontare gli sfarzi
delle grandi famiglie e delle
corti europee del Rinascimento, dagli Este ai Gonzaga,
ai Medici: questo il racconto
celato nei nelle opere in vetro.
Più di 200 oggetti provenienti
da collezioni pubbliche o custoditi in collezioni private
ad essere esposti nella mostra "Fragile. Murano, capolavori di vetro dal Rinascimento al XXI secolo", fino al
28 luglio, che ripercorre l'itinerario storico della produzione delle grandi vetrerie.
Bicchieri ultraleggeri, specchi
impreziositi da ricchi decori,
rare caraffe e vasi le cui forme
derivano da antichi dipinti,
lampadari leggendari, oggetti fastosi, inventati secondo
lo stile delle varie epoche e
secondo la fantasia dei maestri. La fragilità del vetro unito
allo splendore delle creazioni
hanno da sempre fatto sì che
Murano fosse un posto unico
al mondo. Emblematico della
mostra la coppa in vetro bianco opaco simile a porcellana,
decorata con il suonatore di
liuto e la giovane dama, ora
a Parigi dal Museo Narodni
di Praga. Poi della fine del
Quattrocento c’è il calice dedicato al Trionfo della giustizia, decorato a smalto secondo un antichissimo metodo islamico, mentre più tardo il 'secchiello in vetro
'ghiaccio' ottenuto attraverso
lo choc termico provocato
dall'immersione in acqua
fredda del pezzo durante il
soffiaggio. E ancora bellissimo il lampadario in stile 'Rezzonico' in cui i fiori e le altre
decorazioni potevano essere
spostati o cambiati a seconda
dell'avvenimento per cui era
usato. L’arte del vetro a Venezia, era arrivata dall'Orien-
te nel Medioevo, insieme alla
tecnica per la sua fabbricazione. E' allora che nell'isola
Murano cominciarono a nascere numerose fornaci in
cui si fabbricavano soprattutto
NESSUNO SI STUPISCE DELLA BELLISSIMA RAGAZZA SENZA VELI.
L’ARTISTA NON TIENE CONTO DELLA CULTURA MODERNA
Modella nuda in tram,
la provocazione di Moiré
bottiglie e bicchieri. Anni e
anni di perfezionamento del
settore fino ad arrivare al Rinascimento, sua epoca d’oro.
Proprio da questo periodo
parte l'esposizione del mu-
seo Maillol che mostra, passo
dopo passo, tutte le evoluzioni tecniche e stilistiche,
fino ai pezzi art decò degli
anni Venti e del modernismo
degli anni Cinquanta. Una
sezione dedicata anche alle
opere contemporanee di artisti di tutto il
mondo che hanno scelto di
usare il vetro come mezzo
espressivo.
Torna l’annuale appuntamento con i più bei siti d’Europa
Musei aperti, un’emozione per tutti
Il prossimo 18 maggio la manifestazione avrà
luogo non solo in Italia ma in molte città
M
Forse il set cinematografico al seguito dell’opera era un elemento
di disturbo per le eventuali reazioni scomposte del pubblico
ilo Moiré, artista tedesco, vuole infrangere gli
schemi. La sua ultima
trovata è consistita nel far sfilare
una modella per le strade di
Düsseldorf. Solo che la ragazza
in questione era completamente
nuda. O meglio, sul suo corpo
sfoggiava delle scritte che avrebbero dovuto rappresentare gli
indumenti che non indossava.
Giacca, maglietta, mutandine,
pantaloni, reggiseno. Tutto ciò
che aveva erano un paio di occhiali, una borsa e delle scarpe
col tacco. Della serie “come
mamma l’ha fatta”. Si chiama
“Script System” il tipo di provocazione lanciata da Moiré. La “sfilata” è stata
condotta per le vie della città tedesca, come in una
normale passeggiata, o come se stesse andando a
lavorare. Moiré ha fatto realizzare un video per riprendere la sua “opera d’arte” e per riprendere le
reazioni della gente. Sorprendentemente, nessuno
dei passanti o dei compagni di metropolitana si è
mostrato sconvolto dalla presenza inusuale della
bellissima ragazza senza veli. Un fatto che è stato
lanciato come eclatante. Nessuno si stupiva, nessuno
che abbia detto una sola parola in proposito. Nulla.
Lo stesso Milo scrive sul suo sito che “nessuno si
è sentito disturbato da una donna completamente
nuda, vestita solo di parole”. Forse l’artista non si
è reso conto che nella cultura moderna, ci si scandalizza di più per un corpo ben coperto, piuttosto
tutto pronto per la nuova edizione dei “Musei
Aperti”, manifestazione che negli anni ha riscosso molto successo nel pubblico di mezza Europa. L’appuntamento è per il 18 maggio, giorno
scelto per l'edizione 2013. Una data da segnare sul
calendario per appassionati e non, che potranno
avere la possibilità di visitare i musei più belli del
paese in maniera totalmente gratuita. Prezzo da pagare solo eventuali file ai botteghini. I siti in questione resteranno infatti aperti dalla mattina di
sabato 18 maggio fino alle prime ore del mattino
della domenica: musei, luoghi ed istituzioni dell'arte
di tutta Europa. I cittadini e i turisti avranno la possibilità di scoprire sotto le stelle le bellezze custodite
nei musei delle capitali e delle principali città del
Vecchio Continente: lungo l'elenco dei luoghi dell'arte che resteranno aperti così come gli eventi speciali organizzati per l'occasione. A Roma per
È
che per una scena soft porno. Ma se osservato
con occhio più attento, ci si accorge di una serie di
fattori che potrebbero tranquillamente fuorviare un
passante. Si nota infatti, come la ragazza, oltre ad
essere costantemente seguita da un cameraman,
sia anche ben illuminata, il che fa pensare ad una
équipée di collaboratori. Insomma, una donna con
un set cinematografico in miniatura al seguito,
non ispira di certo reazioni scomposte del pubblico,
che potrebbe aver paura di finire su qualche imbarazzante video di Youtube. Insomma, la provocazione
artistica non sembra che sia andata a buon fine.
Pochissimi, per un motivo o per un altro, si sono
rivelati sorpresi da questa sfilata senza veli. E
ancora meno la ritengono un’opera d’arte.
F.C.
esempio si potranno visitare tra gli altri l'Accademia
di Francia, il MAXXI, il Museo Laboratorio di Arte
Contemporanea, il Colosseo, i Fori Imperiali, i Musei
Capitolini, i Mercati di Traiano. Inoltre saranno
aperti: il Museo dell'Astronomia e Planetario digitale
di Torino, la Fondazione Scienza e Tecnica e Planetario di Firenze, il Palazzo d'arte e cultura di Pisa, la
Galleria d’Arte Moderna “E.Restivo” di Palermo.
L'elenco dei luoghi dell'arte è comunque in costante
crescita. Da Milano a Bologna, da Napoli a Palermo
tante e varie sono le opportunità di scoprire l'incredibile patrimonio artistico del nostro Bel Paese.
Trattandosi di un evento europeo la Notte dei Musei
riguarderà anche Berlino, Amsterdam, Barcellona,
Madrid, Londra e Parigi, città d’arte e cultura che
metteranno in mostra le loro attrazioni artistiche e
culturali.
F.Ce.
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