Anno II - Numero 108 - Giovedì 9 maggio 2013 Direttore: Francesco Storace È L'ORA DI OSARE PONENDO IN DISCUSSIONE LA VOGLIA ESASPERATA DI GOVERNO PALETTI DA METTERE A DESTRA Giovedi prossimo a Palermo per dire la nostra sul futuro di Francesco Storace L a destra italiana va rifatta, ridisegnata, liberata. Dopo la scomparsa di Teodoro Buontempo anche per noi nulla può essere come prima. E tutti dobbiamo capire il valore della riflessione che va aperta su uno spazio politico che rischia di assomigliare a quel deserto dove nessuno agisce, se non bande predatorie di disperati. Guardo attorno a noi e vedo mandrie - sparute - convinte di poter attrarre al posto altrui. Chiedo a tutti di avere il coraggio di convocare un tavolo senza pretese di dominio. Ci pensavo sabato scorso assistendo al convegno di Azione Popolare (se non sbaglio) nel quale parlavano Malgieri e Landolfi, Benedetti Valentini e Viespoli, con le conclusioni di Silvano Moffa. Ognuno parla per se', nessuno e' in grado di parlare per tutti. Li guardavo e pensavo a qualche mese fa, loro in Parlamento e noi in cattività. Ero l'unico ad avere un incarico, ora, quello di consigliere regionale. No, una storia nobile, bella, affascinante, non può finire così. Mannaggia a Fini... Anche perché chi non ha vissuto l'epopea della destra italiana se ne frega di noi. Dall’arte alla palestra Lo yoga al MAXXI: l’ultima “melandrata” Giorgia Meloni Alberto Giorgetti Ignazio La Russa Altero Matteoli Alle esequie di Teodoro Buontempo, salvo un paio di consiglieri regionali, non ho visto alcun esponente di vertice della vecchia Forza Italia, da Alfano in giù. Mi ha fatto davvero male, e' assenza di umanità. Giovedì prossimo sarò a Palermo, a un convegno organizzato da Mimmo Nania, e dirò la mia. Alla destra italiana deve tornare il coraggio della messa in discussione, cercando anzitutto un nuovo leader per ricostruirsi. Non per rottamazione che, come ha giustamente notato Pasquale Viespoli, fa a pugni con la cultura della tradizione. Ma per dimostrare capacità di rinnovarsi senza traumi. Lo vorrei dire a Giorgia Meloni. Non basta nemmeno Fratelli d'Italia. Esattamente come non bastava Futuro e Liberta'. Smettetela di aver paura delle ombre, noi siamo noi e basta! Alla vostra età accontentatevi di prenotare una leadership per chi ne sarà capace, ma attorno a un progetto politico inclusivo, rinnovato, senza preclusioni. Del resto, basti guardare chi è rimasto in circolazione. Con la vecchia tessera di Alleanza nazionale, sta al governo solo Alberto Giorgetti, sottosegretario. La Russa presiede un organismo parlamentare. Idem per Matteoli. Poi basta. Hanno più diritto a vivere il sottosegretario Micciche' e quello che abbiamo scoperto ieri grazie a Repubblica', tale Walter Ferrazza, agli affari regionali, targato addirittura Mir di Samori'. Sono figli del pareggio al Senato, al quale hanno contribuito anche i nostri voti. No, non interessano a noi i loro posti al governo, ma la dignità di una proposta politica. Che sembra evaporata. Facciamola la nuova destra, con contenuti finalmente commestibili. Mi interessano la sovranità dell'Italia e la politica sociale. Il presidenzialismo. I giovani e l'etica. La lotta al relativismo e il diritto naturale. Il lavoro e la partecipazione. Le banche e la questione morale in economia. La guerra alla droga e la dignità dell'uomo. Noi, La destra, sappiamo che cosa vuol dire il nostro percorso. Abbiamo vissuto la sofferenza, l'esilio politico, processi durati anni: non abbiamo rancore verso chi ci ha lasciati soli. Ci siamo. A una condizione: giurare che la rappresentanza e' piu' importante del potere. Altrimenti muoiono le idee. La Corte d’Appello di Milano conferma la sentenza di primo grado Berlusconi ricondannato a 4 anni L’ex premier: la fiducia al Governo non è affatto scontata di Federico Colosimo D opo il paracadute che l’ha ‘rottamata’ sulla poltrona del MAXXI di Roma, la nomina del suo fedelissimo portaborse Francesco Spano (alla ‘cifretta’ di 72 mila euro lordi annui), e alla strizzata d’occhio ai pittori dell’Azerbaijan (150mila euro), la Melandri ci ricasca. Autodefinitasi un “tecnico”, aveva subito bollato il museo d’arte contemporanea come ‘una Ferrari col freno tirato’. Così, ha deciso di schiacciare l’acceleratore, organizzando nientemeno che un corso di yoga all’interno della struttura, come si legge su Dagospia. L’appuntamento è ogni sabato mattina, per tutto il mese di giugno. Del resto, cosa altro inventarsi per trascinare le persone a Via Reni? Puntare sull’arte di qualità è troppo banale. Meglio lo yoga che fa sempre molto radical chic: “Vi aspettiamo con i vostri tappetini!”(strilla ammiccante il sito del MAXXI). Se il progetto si rivelerà un successo, perché non provare anche Carola Parisi con il pilates? L’ assedio giudiziario a Silvio Berlusconi continua. Anzi, si intensifica. La seconda sezione della Corte d’Appello di Milano ha confermato la sentenza di primo grado a quattro anni (3 condonati) e la pena accessoria (molto più importante dal punto di vista politico), a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Il processo è quello per i diritti Mediaset. Il capo d’imputazione è di frode fiscale per l’acquisto di film negli Usa. Tre anni di reclusione sono stati inflitti all’imprenditore statunitense Frank Agrama. Assolto, invece, Fedele Confalonieri, presidente del gruppo Mediaset. La sentenza di condanna dell’ex Cassazione Giorgio Santacroce Primo Presidente a pag. 2 Premier ha immediatamente rialzato la temperatura politica e creato fibrillazione all’interno del Pdl. Anche perché, appena poche ore prima, Berlusconi (che si aspettava il verdetto di Milano) aveva ammonito i “suoi” Ministri: “il governo cadrà se non farà le riforme che servono al Paese”. Non più scontata, quindi la fiducia a Enrico Letta. Dal punto di vista giudiziario, ora a Berlusconi non rimane altro che sperare nella Consulta. Al centro della vicenda, un’udienza che risale al 10 marzo del 2010. Quel giorno il Tribunale di primo grado decise di proseguire il dibattimento sebbene l’imputato fosse impegnato in una riunione del Consiglio dei ministri. E aveva motivato la decisione ricordando Palazzo Madama Nitto Palma ce la fa solo al ballottaggio Giuseppe Sarra a pag. 2 come la stessa era stata convocata, all’ultimo momento, dopo che era già stata fissata la scadenza processuale. Non per l’entourage dell’ex premier, che parlò di atto di guerra, di una decisione “fuori dal sistema”, passibile di portare all’annullamento del processo. Secondo la difesa del Cav, il responso della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, dovrebbe arrivare entro il prossimo mese di giugno. Se l’esito fosse positivo, il dibattimento ricomincerebbe daccapo in Tribunale e la prescrizione, per il fondatore di Fininvest, sarebbe cosa certa. L’ultima parola, come sempre, spetterà però alla Cassazione, che metterà il punto finale sulla vicenda. Roma, via Filippo Corridoni n. 23 IL TERRIBILE IMPATTO DELLA JOLLY NERO CONTRO LA TORRE PILOTI Genova: i morti sono 9 forse un guasto tecnico (ma anche la velocità) Oggi lutto cittadino, ma ieri è stata fatta giocare Sampdoria-Catania I nferno al porto Genova. Martedì notte, nel settore vitale della città, la “Jolly nero”, una nave porta container in uscita dallo scalo, ha sbagliato manovra e ha provocato il crollo delle della torre-piloti uccidendo nove persone (due ufficialmente ancora disperse) e ferendone altre quattro (non sono in pericolo di vita). E’ ancora prematuro, però, stabilire con certezza i motivi dell’incidente. Tra le ipotesi più probabili un’avaria al sistema di propulsione dell’ imbarcazione o, appunto, una manovra sbagliata. Grande il dolore della città. Il sindaco, Marco Doria, ha proclamato, per quest’oggi, il lutto cittadino. Ieri, però, la Lega Calcio si è resa protagonista di un episodio vergognoso, ed ha deciso di non rinviare la partita di campionato tra Sampdoria e Catania. La morte di nove persone non è bastata per dire “stop”, fermiamoci. Troppo importante il business. Colosimo e Signorelli a pag. 4 LA SCONFESSIONE DEL GOVERNO “TECNICO” LA CORTE DEI CONTI BOCCIA IL DECRETO MONTI L a Corte dei Conti boccia gli ultimi atti del governo tecnico, dal decreto sviluppo alla legge di stabilità. Sulle coperture evidenzia “l’impiego in modo impro- Anniversari 35 anni fa il delitto Moro Micol Paglia prio di fondi tesoreria” e l’utilizzazione di proventi di giochi e accise dal gettito “non affidabile”. La legge di stabilità poi “non realizza la manovra”. Roma, primo Municipio a pag. 5 Intervista a Marchi candidato Presidente Ugo Cataluddi a pag. 7 2 Attualità Nitto Palma presidente di “minoranza” Giovedì 9 maggio 2013 Senato: via libera, tra le polemiche, della commissione Giustizia al candidato del centrodestra A di Giuseppe Sarra lle 15 e 35 è arrivata la fumata bianca. Nitto Palma, ex guardasigilli di Silvio Berlusconi, presiederà la commissione Giustizia a Palazzo Madama. Si è dovuta attendere, però, la quarta votazione. Infatti, il ministro alla Giustizia nell’ultimo governo Berlusconi si è fermato – come martedì, nella prima e seconda votazione - a quota 13 (ne servivano almeno 14). Infine, i membri del Partito Democratico hanno mandato giù il rospo. Inequivocabili i numeri: 13 sì (Pdl-Sc), 8 bianche (Pd-Lega), 4 al grillino Giarrusso e una nulla. Ma in via dell’Umiltà non possono cantar vittoria: Nitto Palma è passato come un presidente di “minoranza”. Che l’aria tra il Pd e il Pdl fosse pesante lo si era intuito già nella mattinata di ieri, quando Silvio Berlusconi ha riunito - a Palazzo Grazioli – i vertici del partito e i ministri azzurri per fare il punto della situa- zione. A gettare benzina sul fuoco, dai microfoni di “Un giorno da pecora”, ci aveva pensato il senatore del piddì e membro della commissione Giustizia Sergio Lo Giudice: “Nitto Palma? Ha una storia di difesa delle legge ad personam di Berlusconi e di frequentazioni con Cosentino che non ne fa il candidato ideale per la Commissione Giustizia. E' il 'rospo' più grande da ingoiare in questo nuovo governo''. Ma nel primo pomeriggio, a poche ore dalla votazione, Felice Casson (Pd) mette i puntini sulle ‘i’: "Il Pd votera' scheda bianca", precisando che "abbiamo chiesto che ci fosse un candidato condiviso ma non ci è stato proposto altro nome che Nitto Palma. Quindi, voteremo scheda bianca". Convenzione per le riforme, il Cavaliere smorza il ‘caso’ ilvio Berlusconi getta acqua sul fuoco nella vicenda della convenzione per le riforme e ieri mattina, ospite della trasmissione televisiva Mattino Cinque, ha affermato di non aver mai mirato veramente a presiedere la convenzione. "Ho visto tutte le critiche mosse alla mia persona sull'ipotesi di una mia presidenza della Convenzione – ha detto il Cavalierie - Ma io l'ho buttata lì, era una battuta, scherzavo con i giornalisti arrivando in Senato". Sul fatto che non si trattasse di una cosa da prendere molto seriamente, Berlusconi ha quindi tenuto a sottolineare ulteriormente che "Stavo evidentemente scherzando, poi quando i giornalisti mi hanno chiesto se io avrei potuto presiedere la Convenzione, ho detto 'certo, io sono il migliore'. Ma, scherzi a parte, nel 1994 sono stato io il primo a parlare della necessita' di riformare S ''Quest'accordo non ci è mai piaciuto e non vi abbiamo partecipato, ma per una questione di serietà e di responsabilità voteremo il candidato del Pdl, Francesco Nitto Palma'', ha detto prima di entrare in Commissione il capogruppo di Scelta Civica, Gianluca Susta. Di tutt’altro avviso la Lega: ''Voteremo scheda bianca. A noi non interessa la presidenza. E' un problema della maggioranza. L'importante è che partano le commissioni''. Il quadro delle commissioni è quasi completo. Si attendono – a Palazzo Madama le votazioni per la presidenza delle Politiche dell’Ue e delle giunte. Lotta anche nell’opposizione per la Vigilanza Rai e il Copasir. la Costituzione e ho le idee chiare". Non solo ha rimarcato il leader del Popolo della libertè perché "abbiamo anche già una proposta di legge depositata in Parlamento". Nel corso della trasmissione, Berlusconi ha rimarcato che il processo delle riforme "debba essere portato avanti, come dice la Costituzione all'articolo 138, dal Parlamento stesso, in modo tale che si possa arrivare nel tempo più breve possibile ad un cambiamento vero come oggi è urgente" I.T Il candidato del centrosinistra è stato sconfitto per 13 a 9 - 4 gli astenuti Cassazione: Santacroce al vertice S arà Giorgio Santacroce a guidare la Suprema Corte di Cassazione. Ha prevalso sul candidato del centrosinistra, Luigi Rovelli. Il neo presidente – 72enne e attualmente alla guida della Corte d’appello di Roma – ha ottenuto 13 voti (i togati di Unicost e di Magistratura Indipendente, i laici Filiberto Palumbo, Bartolomeo Romano, Niccolò Zanon del Pdl ed Ettore Albertoni in quota Lega) contro i nove (Magistratura democratica e Movimento giustizia, i laici di centrosinistra Guido Calvi e Glauco Giostra e i togati indipendenti Nello Nappi e Paolo Corder) andati al suo diretto concorrente. Quattro gli astenuti (il vicepresidente Michele Vietti, il pg di Cassazione Gianfranco Ciani, il presidente uscente della Suprema Corte Ernesto Lupo e il laico del Pdl Annibale Marini). Non ha partecipato alla votazione, come di norma, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il presidente Santacroce, con una lunga esperienza alle spalle, ha guidato per cinque la Corte d’appello della capitale - che risulta il più grande ufficio giudiziario d’Europa - dove si è occupato di inchieste di notevole importanza: come quelle su Ustica e sulla Loggia P2. "Oggi si apre un nuovo ciclo di attività – ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a margine dell’elezione - in corrispondenza con la partenza della 17esima legislatura". E aggiunge: ''Dopo un anno travagliato è arrivato un nuovo governo, la cui missione dovrà tradursi in risposte all'emergenza economica e sociale e nell'attuazione di un programma di riforme istituzionali troppo a lungo attese e non conseguite''. ''Confido che – ha concluso Napolitano - il Csm sappia dare il proprio contributo per affrontare i problemi della Giustizia, che conserva ancora tante criticità ed urgenza nel G.S. nostro Paese''. E INTANTO CONTINUA A RIFIUTARE LA SEDE DI AOSTA CHIESTO IL PROCESSO PER 12 PERSONE Ingroia: pagato per non far niente Sanità in Lombardia, Formigoni rischia grosso I l “povero” Ingroia continua a far parlare di sé. Lui che ha ammesso di prendere 5 mila euro netti al mese, senza indennità (ma anche senza lavorare). E lo dice pure. “Sono in attesa di essere ricollocato”, ha dichiarato a “La Zanzara” su Radio 24. “Se il Csm avesse detto sì a Crocetta - dice Ingroia - avrei preso la metà dei soldi e avrei fatto risparmiare lo Stato. Io voglio lavorare, la mia situazione è simile a quella di altri magistrati"… "Vorrei andare alla procura nazionale antimafia - aggiunge - anche perché c'è un posto vacante. Oppure in Cassazione. Aosta non è in linea con la mia esperienza professionale. Io ho fatto sempre il pm in Sicilia e sempre di mafia mi sono occupato". O forse Aosta è troppo lontana e riduttiva per i gusti del “grande” Ingroia? "Finora le decisioni del Csm – prosegue l’insoddisfatto magistrato - sono state punitive. E' una cosa risaputa che io non sia amato anche dentro alla mia categoria, sono considerato esibizionista e in cerca di riflettori”. Meno male che se lo dice da solo. “Se confermano Aosta potrei andarmene dalla magistratura”, è quello che tutti si augurano. Paolo Signorelli a procura di Milano ha chiesto il processo per l'ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e altre 11 persone. L'ex governatore e' accusato di associazione a delinquere e corruzione nell'ambito dell'inchiesta sulla fondazione Maugeri. I magistrati milanesi hanno avanzato la richiesta di rinvio a giudizio, tra gli altri, anche per l'uomo d'affari Pierangelo Dacco' (gia' condannato per la vicenda San Raffaele), per l'ex direttore generale alla sanita' del Pirellone, Carlo Lucchina, per il 'coinquilino' di Formigoni nella residenza milanese dei Memores Domini, Alberto Perego, per l'ex assessore regionale alla Sanita' Antonio Simone e per l'ex braccio destro di Formigoni al Pirellone Nicola Sanese. Nei prossimi giorni il gruppo fissera' la data dell'udienza prerliminare. Secondo i pm Formigoni sarebbe stato uno dei L promotori di una ''collaudata e stabile organizzazione'' tra il 1997 e il 2011. Le accuse a Formigoni riguardano anche presunti rimborsi illeciti ottenuti dal San Raffaele. Le posizioni di Umberto Maugeri, ex presidente della fondazione, di Costantino Passerino, ex direttore amministrativo, e dei consulenti Gianfranco Mozzali e Claudio Massimo e dell'intermediari Sandro Fenyo sono state stralciate perche' gli indagati hanno presentato istanze di patteggiamento in corso di valutazione da parte dei pm. Il Gip Vincenzo Tutinelli, invece, dovra' decidere su una richiesta di patteggiamento della Fondazione Maugeri che ha messo a disposizione ai fini della confisca beni immobili per circa 16 milioni di euro. "Bene, cosi' finalmente dovranno ascoltare anche la difesa". Così Roberto Formigoni ha commentato la richiesta di rinvio a giudizio. 3 Attualità Il Papa: chiesa povera. Non solo a parole Giovedì 9 maggio 2013 Da Bergoglio parole di comprensione anche per i conviventi e un saluto ai cubani che lottano contro Castro N di Igor Traboni ella Chiesa non serve proclamare la virtu' della poverta', occorre praticarla nella realta' quotidiana, condividendo vita dei poveri. E' il messaggio che Papa Francesco ha affidato ieri alle 800 suore di tutto il mondo che ha incontrato nell'Aula Nervi in occasione dell'Assemblea dell'Unione Superiori Generali. "La poverta' teorica - ha sottolineato il Papa - non ci interessa, la poverta' si impara toccando la carne di Cristo povero". "La poverta' - infatti - insegna la solidarieta' e la condivisione e la carita', e si esprime anche in una sobrieta' e gioia dell'essenziale, e nel mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso della vita". La poverta' e' stata presentata dal nuovo Pontefice alle religiose "come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio. Poverta' come indicazione a tutta la Chiesa che non siamo noi a costruire il Regno di Dio, non sono i mezzi umani che lo fanno crescere, ma e' primariamente la potenza, la grazia del Signore, che opera attraverso la nostra debolezza. In proposito, Francesco ha citato San Paolo: "Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". "La poverta' - ha quindi concluso il Papa - insegna la solidarieta', la condivisione e la carita', e che si esprime anche in una sobrieta' e gioia dell'essenziale, per mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita. Poverta' che si impara con gli umili, i poveri, gli ammalati". Il Papa ha quindi invitato simpaticamente le suore a essere “madri, non zitelle”. Papa Francesco, nella Messa che ogni mattina celebra alla Domus Santa Marta, sempre ieri ha toccato un altro tema di grande attualità per la Chiesa: "Ricordo quando bambino si sentiva nelle famiglie cattoliche, e anche nella mia: 'No, a casa loro non possiamo andare, perche' non sono sposati per la Chiesa. Era come una esclusione. No, non potevi andare! Adesso, grazie a Dio non si dice quello, no? Non si dice! C'era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti. Il cristiano che vuol portare il Vangelo deve andare , per questa strada: sentire tutti! Ma adesso e' un buon tempo nella vita della Chiesa: questi ultimi 50 anni, 60 anni sono un bel tempo, perche' non si dice piu' quello". Nella stessa omelia della Messa mattutina, Bergoglio è tornato anche a spronare la Chiesa: "Quando la Chiesa perde il coraggio apostolico diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata, bella, tutto bello, ma senza fecondita', perche' ha perso il coraggio di andare alle periferie, qui dove sono tante persone vittime dell'idolatria, della Il Sottosegretario al lavoro Dell’Aringa: Esodati? No, lavoratori anziani in difficoltà La guerra delle parole del Consiglio, con i quali lo Stato ha “rotto un patto” possano essere riversati automaticamente nel calderone dei pensionati in sofferenza per l’esiguità delle pensioni. Via Professor Dell’Aringa scenda dalla cattedra e affronti a viso aperto la realtà. Gli esodati rimangono esodati finché non si ricompone quel “patto rotto dallo Stato” e il diritto alla pensione sia veramente un diritto e non solo un gioco di parole per aggirare il problema. Massimo Visconti U fece l’ex Ministro del Welfare Sacconi, procrastinando di 12 mesi, dopo l’acquisizione del diritto, l’accesso alla pensione e che rimarranno senza indennità di mobilità e senza pensione per tutto il 2013 se non si emanerà il decreto di proroga della mobilità per l’anno in corso. Nel frattempo speriamo che il ”ritiro in convento” del Governo sia buoni risultati e che la prossima settimana si faccia chiarezza su tutto il problema degli esodati. Una nota curiosa è quella relativa alle dichiarazioni fatte dal sottosegretario al Lavoro Professor Carlo Dell’Aringa che intanto ha fatto un primo “restyling” al termine esodati definendoli “lavoratori anziani in difficoltà”. Premesso che il Professor Dell’Aringa non è nuovo a dichiarazioni generale in piazza San Pietro Papa Francesco ha salutato, tra gli altri, due rappresentanti del movimento Las Damas de Blanco 'Laura Pollan' di Cuba, che lottano contro la dittatura di Fidel Castro nell’isola: Berta Soler Fernandez e Clara Maria del Valle. Le due donne rappresentano spose, madri, sorelle e congiunte di persone arrestate. "L'elezione di Papa Francesco – ha quindi detto Soler Fernandez all''Osservatore romano' - ha riempito di gioia tutta l'isola. È per tutti noi particolarmente significativo che il Papa sia latinoamericano. Sappiamo la sua grande attenzione per i più poveri E preghiamo per Papa Francesco e per la sua missione, perché contribuisca a portare la pace a tutti i popoli". Oggi il comico cercherà di risolvere la grana-diaria Grillo fa il pieno di poltrone, alla faccia dell’anti-casta ltro che anti-casta: zitti zitti e a furia di vaff… (ripetuti anche ieri dal padre-padrone del movimento) i grillini si sono presi 28 poltrone, tra vicepresidenti e segretari di commissioni. Praticamente tutte. Un atteggiamento che ha fatto saltare la mosca al naso perfino ai compagni vendolani. "Noi ci aspettavamo da parte del M5s - ha denunciato Gennaro Migliore, capogruppo di Sel alla Camera - il rispetto di un accordo tra le opposizioni. Loro lo hanno rifiutato perché hanno detto che si sarebbero presi tutto e così è stato. Si sono accaparrate tutte e 28 le poltrone di vicepresidenti e di segretari. In questo modo rappresentano plasticamente cosa intendono loro per svolgere la funzione istituzionale. Noi abbiamo votato scheda bianca perchè non siamo affetti da poltronismo". A Intanto, in casa Grillo-Casaleggio tiene sempre testa la grana stipendi, che la metà dei parlamentari a 5 stelle vorrebbe percepire per intero, tanto che il comico in persona oggi muoverà verso Roma per cercare di convincere i riottosi. Sempre ieri, i 5 stelle hanno proposto una credit card con limiti di spesa per la diaria dei parlamentari, ipotesi più fantasiosa che altro, un altro amo gettato nel mare della rete, tanto per far parlare dl movimento. E vedremo come andrà a finire anche con le commissioni: sulla carta, i grillini hanno detto che rinunceranno alle indennità per vicepresidenti e segretari (non grandi cifre, però, si va infatti dai 200 ai 500 euro) ma nel concreto qualcuno di loro potrebbe anche ripensarci e tenersi il 'malloppino'. I.T Nuove generazioni: l’emergenza è il lavoro Nella foto Carlo Dell’Aringa no degli impegni presi dal Presidente del Consiglio Enrico Letta nel suo discorso di insediamento alla Camera è quello di ricostruire il “patto che si è rotto” con i lavoratori esodati attraverso una soluzione strutturale. L’intento è buono nel senso che, non solo i 130 mila salvaguardati, ma tutti gli esodati possano andare in pensione con la norma vigente prima dell’entrata in vigore della Riforma delle Pensioni voluta dal Governo Monti. Dalle stime fatte sia da Inps che da Istat sembrerebbe che ci sono ancora circa 270 mila lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione. Ma anche fra i 130 mila salvaguardati ci sono molte persone penalizzate già dalla riforma che mondanita', del pensiero debole”. Sempre ieri, Papa Francesco ha lanciato un nuovo tweet: “Io sono venuto perche' abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza, dice Gesu'. Questa e' la vera ricchezza, non quella materiale!". E' la frase contenuta nel tweet che papa Francesco ha lanciato dopo l'udienza generale tenuta sul sagrato della basilica vaticana di San Pietro. Sul suo account @Pontifex in nove lingue, alle 14 di ieri erano oltre 6.252.000 i follower. In lingua inglese i follower sono 2.481.370, in spagnolo 2.280.000, in italiano 712.430, in portoghese 304.770, in francese 134.300, in tedesco 102.700, in latino 94.115, in polacco 84.700 e in arabo 57.830. A conclusione dell'udienza sibilline, che non dicono nulla e non risolvono il problema, vorremmo sapere da lui Professore Universitario (ma non era finita l’epoca dei Professori al Governo?) cosa intende per “lavoratori anziani in difficoltà”. Se analizziamo da vicino il mondo dei pensionati,quello che vive con 500 euro al mese, forse di lavoratori anziani in difficoltà ne troviamo a milioni…altro che esodati. Ma, forse, per il Professor Dell’Aringa questo stratagemma linguistico serve per “eliminare” definitivamente dal lessico politico il termine “esodati” come se per incanto il problema non esistesse più e che i 400 mila lavoratori che si sono visti “cambiare le regole durante la partita” o, per dirla cin le parole del Presidente Saranno 73,4 milioni, secondo le stime, i giovani nel mondo senza un impiego. Un aumento di 3 milioni e mezzo dal 2007 ad oggi no scenario apocalittico. Saranno circa 73,4 milioni i giovani senza lavoro nel 2013. Un dato che emerge dal Rapporto dell'International Laour Organization e che sembra destinato a crescere. La disoccupazione tra i giovani ha raggiunto quota 12,6% a livello mondiale, un tasso che sale al 18% nei paesi industrializzati. Si parla di 3,5 milioni di giovani tra l’inizio della crisi nel 2007 e l’anno corrente. I costi sociali ed economici dovuti a questa situazione continuano ad aumentare, afferma un rapporto intitolato “Una generazione minacciata”, secondo cui le nuove generazioni sono tre volte più esposti al rischio disoccupazione rispetto agli adulti. “Queste cifre sottolineano la necessità di dare la priorità a politiche orientate verso la crescita e verso la realizzazione di progressi importanti in materia di educazione e formazione pro- U fessionale”, ha dichiarato José Manuel Salazar-Xirinachs, vice direttore dell'Ufficio internazionale del lavoro. In Europa una proporzione crescente di giovani svolgono impieghi atipici, temporanei e a tempo determinato o a progetto. Stando alle proiezioni, il tasso di disoccupazione tra i giovani nelle economie avanzate e nell'Unione Europea non scenderà sotto il 17% prima del 2016. In Italia. Nel nostro paese quasi un giovane su quattro non lavora, non studia e non segue nessuna formazione professionale: una quota nettamente aumentata negli ultimi anni e superiore alla media dei paesi avanzati. A questi livelli la penisola è tornata indietro di circa 10 anni, secondo le tabelle contenute nel rapporto annuale sulla disoccupazione giovanile dell'Ilo, l'ente Onu responsabile del lavoro. Carola Parisi 4 Primo piano Genova, tragedia nel porto: 9 morti e 4 feriti Giovedì 9 maggio 2013 Una porta-container, la Jolly Nero della compagnia Messina, è finita contro la torre di controllo facendola crollare insieme alla palazzina della Capitaneria – Indagati comandante e pilota per omicidio colposo plurimo – Il sindaco, Marco Doria, ha proclamato per oggi il lutto cittadino G di Federico Colosimo enova piange, colpita al cuore. Nel settore vitale che da sempre le ha coronato il capo con l’alloro di “Superba”. Martedì notte, intorno alle 23, il porto è stato lacerato da una ferita mortale. La “Jolly nero”, una nave porta-container in uscita dallo scalo, ha sbagliato manovra e ha provocato il crollo della torrepiloti del porto uccidendo nove persone (due ufficialmente ancora disperse) e ferendone altre quattro (non sono in pericolo di vita). In quegli attimi, indescrivibili, anche se per un solo minuto, è morta anche Zena. Troppo grande il dolore, immensa, la rabbia. In quella “dannata” torre, al momento dell’incidente, c’erano almeno tredici persone tra militari e uomini della Corporazione piloti. L’imbarcazione era diretta a Napoli e avrebbe poi fatto rotta per Port Said, Aqaba, Jeddah, Abu Dhabi, Gibuti, Suez, Misurata e Castellon. Subito dopo l’urto il fungo si è inclinato di 45 gradi. Molte persone sono rimaste intrappolate all’interno, altre sono cadute in mare. Le vittime - Il primo morto identificato è una guardia costiera di Rapallo, Daniele Fratantonio. Le altre vittime sono il sottoufficiale Davide Morella, di Bisceglie, militare della Capitaneria di Porto, Michele Rabazza, sposato e padre di due bambini, appartenente al corpo piloti e Marco De Candussio, ex comandante del porto di Lavagna. E poi Sergio Basso, dipendente della società “Rimorchiatori riuniti”, Maurizio Potenza, pilota del porto e il sottocapo Giuseppe Tusa. I dispersi - Restano dispersi due uomini della Capitaneria: Francesco Cetrola, di Matera e il sergente Gianni Jacoviello. Omicidio colposo plurimo - L’imbarcazione, un gigante lungo 240 metri della Compagnia Messina, è stata posta sotto sequestro. Il comandante, Roberto Paoloni, che non ha risposto alle domande del pm Walter Cotugno, è ora indagato, insieme al pilota, per omicidio colposo plurimo. La Procura ha inoltre aperto un fascicolo contro ignoti. L’ipotesi di reato, è sempre la stessa. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una nota, ha espresso “i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari delle vittime, rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese, e rimane in trepida attesa per la sorte dei dispersi”. Il premier – Il neo Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha invece manifestato “sgomento e vicinanza alla città e alle famiglie delle vittime”. I testimoni – “Ero in servizio qui al molo Giano quando ho sentito lo schianto. Il tempo di fare il giro e tornare indietro e ho visto l’in- credibile. Inizialmente pensavo che una nave si fosse scontrata con un’altra, poi, non ho più notato la torre pilota. Davanti a me solo macerie”. Questo, il racconto di Girolamo Cuomo, un operatore del porto, testimone diretto dell’incidente. Stefano Messina – L’armatore della Jolly Nero, Stefano Messina, è incredulo: “Sono sconvolto, non ho parole”. E con le lacrime agli occhi, aggiunge: “Non è mai successa una cosa del genere, non riesco ancora a capire come sia potuto accadere”. “Vedevo il cielo” – Uno dei feriti, Giorgio Meo, commilitone, ora ricoverato all’Ospedale Sampierdarena, racconta: “C’è stato un boato improvviso e subito dopo mi è crollato tutto addosso. Da sotto i detriti, però, riuscivo a vedere il cielo”. La torre – Ospitava diversi uffici. Costruita negli anni ’90 e alta 54 metri, controllava tutto il nord del Tirreno, con apparecchi radar in grado di vedere fino a 30-40 miglia di distanza. “Resto qui” – “Ho detto al ministro dei Trasporti Lupi di farmi rimanere a Genova. Non intendo assolutamente muovermi da qui”. Queste le parole del Comandante della Capitaneria di Porto, Felicio Angrisano, che questa mattina avrebbe dovuto assumere il comando generale a Roma. Lutto cittadino – Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha proclamato, per quest’oggi, il lutto cittadino per una “tragedia terribile che colpisce l’intera città”. Voto 0 – Per concludere, alla Lega Calcio, che ha deciso di non rinviare la partita di campionato disputatasi ieri sera tra Sampdoria e Catania. Dire che si è trattato di una decisione vergognosa è poco. Quando accadono tragedie come quelle di Genova, lo sport diventa una cosa di piccolissimo conto. Evidentemente non per la Lega. Troppo importante il business. La morte di ben nove persone non è bastata per dire “stop”, fermiamoci. “Show must go on”, che vergogna. Tra le ipotesi probabili un’avaria al sistema di propulsione della nave, eventuali problemi ai cavi distrazione dei rimorchiatori, difetti di accosto o l’eccessiva velocità Una manovra sbagliata la causa del dramma? “ Il ministro delle Infrastrutture, Lupi: “ancora prematuro stabilire con certezza i motivi dell’incidente” di Paolo Signorelli Un incidente che colpisce al cuore la nostra città e il suo simbolo”. Così il sindaco di Genova, Marco Doria, ha commentato la tragedia. Un risveglio triste come non mai quello che ieri mattina è toccato al capoluogo ligure. Adesso ci si interroga sul perché, sui motivi che hanno portato a questo disastro. Un disastro avvenuto proprio lì, in quel punto, dove ogni anno si eseguono quattordicimila manovre di uscita analoghe. E allora perché? Fatalità? Errore umano? Guasto tecnico? Ancora non si sa. Le condizioni meteo sono state definite “perfette per la manovra”. Adesso l’unica cosa certa è lo sgomento e la tristezza che ha colpito la città di Genova ed i familiari delle nove vittime. Gli inquirenti non escludono che alla base dell’incidente possa esserci stata un’avaria ai motori, come riferito da fonti investigative. Intanto la procura del capoluogo ligure ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo. Sulla vicenda indaga il Procuratore Capo Michele Di Lecce. E il comandante della “Jolly Nero” è indagato per omicidio colposo plurimo, così come il pilota. Il comandante, sottoposto a interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. I dubbi aumentano con il passare delle ore. È stato, inoltre appurato che La ”Jolly Nero” aveva subito una settimana fa un’ispezione in Spagna, e nessuna anomalia era emersa dal controllo. La ricostruzione della dinamica precisa dell'incidente sarà chiara nelle prossime ore, ma un quadro, anche se ancora approssimativo, è già stato reso noto. Il portacontainer stava uscendo dal porto, di poppa. Giunto in prossimità della torre dei piloti, ha iniziato la cosiddetta “manovra di evoluzione”, ovvero l'inversione di marcia per proseguire la corsa verso il mare aperto di prora. Durante la manovra però si è bloccato "l'avviamento", cioè la leva che inverte il movimento delle eliche e la nave che, invece di andare avanti, ha proseguito il movimento di poppa finendo per strappare anche una delle gomene che legavano il portacontainer ad uno dei rimorchiatori. Spinta dalla for- za delle eliche che continuavano a portare la nave indietro, il “Jollly nero” è finito contro la base della torre dei piloti, che si è sbriciolata nelle acque del Molo Giano. La procura di Genova ha acquisito il vdr (la scatola nera) del cargo, l’equivalente della scatola nera degli aerei, per farlo analizzare. L’ipotesi più probabile, in base agli elementi raccolti nelle ore successive alla tragedia dagli inquirenti, sarebbe quella dell’errore umano, unito ad un guasto tecnico. Il pilota, forse, avrebbe eseguito la manovra, all’interno del porto, a velocità troppo sostenuta. In seguito, mentre cercava di effettuare il cambio di rotta, l’invertitore potrebbe non aver risposto ai comandi. Ma, per adesso, si può parlare solo di ipotesi. “Non esistono parole per esprimere la costernazione ed il profondo cordoglio per i lavoratori vittime di questa tragedia e per le loro famiglie". Si legge questo in una nota del gruppo Messina, proprietario della nave coinvolta nell'incidente. "Siamo a totale ed incondizionata disposizionecontinua la nota- di tutte le autorità competenti, nel comune sforzo di individuare nei tempi più brevi possibili le cause di un tragico incidente”. Poi le dichiarazioni del ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi. “Non siamo ancora in grado di definire le cause dell’incidente”. Tra quelle ipotizzabili ci sono un’avaria al sistema di propulsione della nave, eventuali problemi ai cavi di trazione dei rimorchiatori, difetti di accosto o velocità della manovra. “Nel 2012 il porto di Genova ha movimentato 6.600 navi-ha proseguito il Ministro- con circa 14mila operazioni di manovra. Dal 2008 sono stati attivati investimenti per circa 500 milioni di euro e da quella data non si sono mai più verificati incidenti”. Lupi ha, inoltre, ricordato che il comandante della nave è il responsabile della manovra, anche se questa era assistita da rimorchiatori. “Il servizio di pilotaggio per mercantili come il Jolly Nero è obbligatorio, anche se per il codice della navigazione il pilota a bordo assume il ruolo e la responsabilità di consulente tecnico della manovra della quale è comunque responsabile in via esclusiva il comandante della nave”. 5 Anniversari Sequestro Moro, trentacinque anni dopo “Se ci fosse luce sarebbe bellissimo” Giovedì 9 maggio 2013 Nel 1978 le Brigate Rosse, dopo averlo rapito assassinando i cinque uomini della scorta, uccidevano il Presidente della Dc. Dal 2007 il 9 maggio è la giornata dedicata alla memoria di tutte le vittime del terrorismo “ di Micol Paglia Era una notte buia per lo Stato italiano/quella del 9 maggio ‘78/la notte di via Caetani/ del corpo di Aldo Moro/ l’alba dei funerali di uno Stato” (tratto dalla canzone “i cento passi” dei Modena City Ramblers). 16 marzo 1978. A Roma la primavera non è ancora arrivata. Il cielo, in quella mattina che cambierà volto all’Italia, è coperto, un po’ lattiginoso. Quando Aldo Moro esce di casa per andare a messa, com’è sua abitudine, ad aspettarlo non c’è il solito tiepido sole che scalda le giornate di marzo. Il Presidente della Dc lascia la sua casa, in via del Forte Trionfale 79, alle 8.45. Sale sulla sua macchina. Ad aspettarlo ci sono i 5 agenti della sua scorta. Non è una mattinata come tante altre per Moro. Alle 10, in Parlamento, si deve votare la fiducia al nuovo Governo, il Presidente del Consiglio è il suo collega di partito, Giulio Andreotti. Il piccolo grande miracolo di cui Moro si è reso il principale artefice, nei giorni precedenti, è quello di aver convinto il Pci ad appoggiare questo Esecutivo. Insomma, un evento epocale. Moro, alla Camera, non ci arriverà mai. Un commando delle Brigate Rosse assalta, in via Fani, la Fiat 130 su cui viaggiava il Presidente della Dc e l’Alfa Romeo con gli uomini della scorta. Sulle due automobili si abbatte letteralmente una pioggia di piombo. Dai mitra dei terroristi rossi vengono sparati oltre 90 colpi. L’agguato dura pochissimo. L’esito del conflitto a fuoco è quello di una vera e propria strage. Nella Fiat, riverso sul volante, c’è il corpo senza vita dell'autista, l’appuntato dei carabinieri Domenico Ricci, di 42 anni, accanto a lui il responsabile della sicurezza, il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, di 52 anni. Nell’Alfetta c’è cadavere della guardia di Pubblica sicurezza Giulio Rivera, 24 anni, ed il corpo del vicebrigadiere di Pubblica sicurezza Francesco Zizzi, 30 anni. È gravemente ferito, ma respira ancora. Morirà poco dopo. Vicino all’automobile, rimasto esanime sull’asfalto, c’è un altro agente di Pubblica sicurezza, Raffaele Iozzino, 23 anni. Via Fani diventa il teatro di una vera e propria carneficina. La giustificazione è una sola: il rapimento di Moro. I brigatisti si dividono, sono una dozzina in tutto. Per l’agguato più sconvolgente della storia della Repubblica, i terroristi rossi si sono organizzati a dovere. A bordo della Fiat 130 sulla quale viene fatto salire il Presidente della Dc ci sono Valerio Morucci, Mario Moretti, Prospero Gallinari. La macchina sfreccia via, lascia il quartiere trionfale a tutta velocità per arrivare al quartiere Monteverde. La “prigione del popolo” nella quale viene rinchiuso Aldo Moro è in via Camillo Montalcini 8. Il primo comunicato, che rivendica il rapimento si fa attendere. Arriverà quasi 48 ore dopo la strage di via Fani. Quando viene letto in Parlamento, il primo comunicato delle Br, il deputato democristiano Ugo La Malfa esclama: “ci vuole la pena di morte!”. Nei 55 giorni del sequestro, il Parlamento si divide. Da una parte, il Pci, il Msi e buona parte della Democrazia Cristiana, sostenitori della “linea della fermezza”. Con i terroristi, che hanno ammazzato senza pietà 5 rappresentanti delle forze dell’ordine, non si può trattare. Dall’altra c’è chi non può sopportare l’idea che Moro venga ucciso dai brigatisti, la famiglia del Presidente, in primis. Il dibattito è accesissimo e dilania letteralmente l’opinione pubblica italiana. Giulio Andreotti e Francesco Cossiga, all’epoca Presidente del Consiglio e Ministro dell’Interno (oltre che intimi amici e compagni di partito di Moro) decidono che non si può aprire nessun dialogo con le Br. Dalla “prigione del popolo”, intanto, mentre la politica discute su quale sia la linea da tenere, arrivano regolarmente comunicati con le condizioni dei brigatisti per il rilascio di Moro. Fin da subito viene inviata al Il Messaggero la foto, passata poi alla storia, del Presidente della Dc sotto la bandiera rossa con la stella a cinque punte, simbolo delle Br. Moro, nei 55 giorni della sua prigionia, scrive lettere a tutti. Alla moglie Eleonora, agli esponenti della Dc (famosissima quella all’allora segretario della Democrazia Cristiana, Benigno Zaccagnini) e anche direttamente a Papa Paolo VI, con cui Moro ha un rapporto personale. Il Pontefice, in una sua omelia, parla direttamente con i terroristi comunisti, dicendogli: “mi rivolgo a voi, uomini delle Brigare Rosse, liberate Aldo Moro. Così, senza condizioni…” L’intervento del Santo Padre non basterà ed a farlo presente sarà proprio il Presidente della Dc, nella sua ultima lettera alla moglie: “il Papa ha fatto pochino…forse ne avrà scrupolo”. Le giornate passano senza che la polizia riesca ad individuare il covo dei terroristi. Mentre, all’interno della Dc la “linea della fermezza” comincia ad avere le sue prime crepe. L’idea che Moro potrebbe essere effettivamente ucciso dai suoi carcerieri diventa sempre più una certezza. L’ultimo comunicato, il numero 9, arriva alla fine di aprile (il 30 per l’esattezza). A darne l’annuncio è Mario Moretti, che telefona alla moglie di Moro: “Per quanto riguarda la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché venisse sospesa la condanna e Aldo Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto registrare il chiaro rifiuto della DC. Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato”. Le parole del brigatista sono farneticanti ed inquie- tanti al tempo stesso. Possono significare tutto e niente. In molti sperano che il Presidente venga liberato. Le cose, ovviamente, non vanno così. La mattina del 9 maggio Moro viene fatto uscire dalla minuscola prigione (dietro una libreria) nella quale è stato rinchiuso per un mese e mezzo, con la scusa di un trasferimento ad un altro covo. Il Presidente viene fatto salire nel portabagagli di una Renault rossa e nascosto da una coperta. A questo punto, vengono sparati una serie di colpi, da due armi differenti: una pistola Walther PPK e una mitraglietta Skorpion (la stessa usata per uccidere i missini in via Acca Larentia). Ad eseguire la sentenza, ovvero la condanna a morte, è materialmente Mario Moretti. Sono presenti, sicuramente, anche Germano Maccari e Prospero Gallinari. “Pronto?” “E’ lei il professor Franco Tritto?” “Sì…” “Ecco, mi sembrava di riconoscere la sua voce. Senta, indipendentemente dal fatto che lei abbia il telefono sotto controllo, dovrebbe portare un’ultima ambasciata alla famiglia.” “Ma chi parla? Sì, ma io voglio sapere chi parla…”, un lungo sospiro, poi la risposta: “Brigate rosse.” Silenzio. “Va bene? Ha capito?” “Sì”. “Ecco, non posso stare molto al telefono… Quindi, dovrebbe dire questa cosa alla famiglia, dovrebbe andare personalmente, anche se il telefono ce l’ha sotto controllo non fa niente. Dovrebbe andare personalmente e dire questo: adempiamo alle ultime volontà del presidente comunicando alla famiglia dove potrà trovare il corpo dell’onorevole Aldo Moro…” “Cosa do- vrei fare? –balbetta Tritto in lacrime- Se può ripetere, per cortesia… – Tritto balbetta- “No, non posso ripetere, guardi… Allora, lei deve comunicare alla famiglia che troveranno il corpo dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani…” “Via?” “Caetani, che è la seconda traversa a destra di via delle Botteghe Oscure. Lì c’è una Renault 4 rossa… I primi numeri di targa sono N5.” “N5… Devo telefonare io?” Chiede Tritto, sempre più sconvolto. “No, dovrebbe andare personalmente”. “Non posso”. “Non può?” Tritto piange oramai senza controllo. “Dovrebbe per forza” – insiste il brigatista “Per cortesia, no…”, la voce è quasi incomprensibile dal pianto a dirotto “Mi dispiace, ma… Cioè, se lei telefona non… Verrebbe meno all’adempimento delle richieste che ci ha fatto espressamente il presidente…Guardi lei dovrebbe andare dalla famiglia dell’onorevole Moro. Perché le volontà, l’ultima volontà dell’onorevole è questa, cioè di comunicare alla famiglia, perché la famiglia doveva riavere il suo corpo. Va bene?” Al telefono c’è “Matteo”, nome di battaglia di Valerio Morucci. Dall’altra parte della cornetta, a ricevere la notizia della morte di Moro, c’è uno dei suoi assistenti all’università “la Sapienza”. La foto del corpo del Presidente della Dc nella Renault 4 rossa, in via Caetani (proprio a metà fra la sede del Pci e quella della Dc) è l’immagine che racconta e riassume la storia dell’Italia degli anni di piombo. La famiglia rifiuterà i funerali di Stato. E la messa, officiata dal Papa in persona, davanti a tutti gli uomini del Governo e ai politici italiani, viene celebrata senza la bara del Presidente della Dc. È il più incisivo atto d’accusa alla “linea della fermezza”. Il processo per l’omicidio di Moro e dei 5 uomini della sua scorta segna in tutto e per tutto l’inizio del declino delle Brigate Rosse. Ad essere condannati, a vario titolo, saranno ben quindici terroristi: Valerio Morucci, Mario Moretti, Prospero Gallinari, Bruno Seghetti, Rita Algranati, Raimondo Etro, Alessio Casimirri, Alvaro Lojacono, Germano Maccari, Barbara Balzerani (unica donna presente all’agguato di via Fani), Franco Bonisoli, Lauro Azzolini, Anna Laura Braghetti, Adriana Faranda, Raffaele Fiore. “Mia dolcissima Noretta…Per il futuro c'è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo…” (Dall’ultima lettera di Aldo Moro a sua moglie Eleonora). Dal 2007, il 9 maggio è la giornata dedicata alla memoria di tutte le vittime del terrorismo. 6 Giovedì 9 maggio 2013 La storia delle tre ragazze, ritrovate dopo la lunga scomparsa, nasconde qualcosa Usa, i misteri di Cleveland Ci si interroga su come mai nessuno si sia accorto di nulla. Intanto, vengono alla luce i comportamenti superficiali da parte della polizia a gioia per il ritrovamento delle tre ragazze scomparse 10 anni fa, lascia il posto alle molteplici domande ancora senza risposta. Michelle Knight, Amanda Berry e Gerogina De Jesus (per gli amici Gina) sono i nomi delle tre donne liberate dalla polizia. “Sono stata rapita e sono sparita per 10 anni. Ora sono libera” sono le prime emozionanti parole di Amanda al 911. Una frase che ha già fatto il giro del mondo. Il responsabile di anni di prigionia, sevizie e abusi, Ariel Castro, 52enne ispanico, è stato arrestato insieme ai suoi due fratelli, Onil, 50 anni, e Pedro, 54 anni. La polizia cerca ora di scoprire se ci siano altri complici. Charles Ramsey, l’uomo di colore che per primo ha sentito le urla disperate di Amanda, sta vivendo il suo momento di gloria. La sua testimonianza racconta di come l’uomo stesse passeggiando attorno a casa sua, mentre dalla casa accanto sentiva delle urla e dei violenti colpi contro la porta. Avvicinandosi ha intravisto la testa della donna, che sosteneva di essere la ragazza scomparsa dieci anni prima e lo implorava di chiamare la polizia. Ramsey quel punto ha sfondato la porta e si è ritrovato davanti Amanda con in braccio una bambina, che poi si è scoperto essere la figlioletta della ragazza. Ma per Ed Tomba, vicecapo della polizia di Clevalnd, la vera eroina è Amanda, che ha trovato la forza di liberarsi dal giogo psicologico del mostro. “Non saremmo qui senza di lei” ha dichiarato Tomba in una conferenza stampa. Appena scoperto l’orrore, la casa di Ariel L Castro è stata circondata da una folla di curiosi ed indignati. ma qualcuno se la prende anche con le ragazze. C’è chi dice che all’aguzzino piacevano solo le ragazze portoricane e che Gina era la sua ragazza. Una voce che al momento non ha trovato conferme, se non nelle accuse di alcuni presunti testimoni. Ma questo è uno dei tanti misteri ancora da risolvere. Ancora troppe le domande senza risposta. Com’è possibile che in dieci anni nessuno si sia accorto della presenza di tre ragazze nella casa? Dove erano nascoste le ragazze quando Castro usciva per andare a lavorare? Dov’è stata la polizia per tutti questi anni? Perchè prima di due giorni fa non c’è stato nessun tentativo di fuga? Ma soprattutto, come ha fatto Amanda a fuggire? Il Fbi sta ancora investigando per dare una risposta a queste domande. Gli agenti federali stanno passando al setaccio ogni dettaglio della vita del mostro. Familiari e amici sono stati tutti fermati e saranno interrogati per capire se siano stati complici o ignari di quanto stesse accadendo. Si pensa che le ragazze fossero tenute in uno scantinato, incatenate e sorvegliate a turno dai fratelli. Intanto, emergono alcune storie aberranti. A quanto pare, la bambina di 6 anni ritrovata tra le braccia di Amanda è solo l’ultima di una lunga lista. Altri 5 sarebbero i bambini nati nella casa dell’orrore. Ma tutti quanti sono morti per causa ancora non chiarite. Le ragazze hanno raccontato che i tre fratelli le violentavano e quando rimanevano incinte venivano picchiate. In altri casi, le donne rimaste in situazione interessante, avevano degli aborti causati dalla malnutrizione. Una storia di orrore infinito. Le tre sono state dimesse dall’ospedale. Sono tutte in buone condizioni di salute e sono state trasportate in un ufficio del Fbi per rispondere ad alcune domande e far luce su tutta la vicenda. Ma sotto accusa è la polizia stessa, che avrebbe operato con superficialità. Nel 2004 Castro ricevette la prima visita della polizia. Ma all’aguzzino bastò non aprire la porta di casa. Gli agenti non fecero altro. Diversi anni dopo, nel 2011, alcuni vicini videro una donna con un bambino in braccio, mentre batteva con i pugni sulle finestre. Anche quella volta la polizia si presentò, ma non avendo trovato qualcuno che aprisse la porta, se ne andò. L’ultimo eclatante caso di superficialità, si rivela l’anno scorso, quando sempre alcuni vicini notarono delle “donne nude con dei guinzagli” nella casa del mostro. Questa volta gli agenti non si fecero neppure vedere. Il Sergente Sammy Morris, giustifica quest’ultimo episodio, dicendo che al 911 non è arrivata nessuna chiamata con questa denuncia così particolare. Siamo ancora all’inizio di tutta questa faccenda. Federico Campoli Esteri ORA SONO IN MANO AI RIBELLI Siria, rapimento per quattro caschi blu ncora una volta, i collaboratori Onu sono bersaglio di sequestri da parte dei ribelli. Poco più di un mese fa, 21 caschi blu sono stati catturati da alcuni gruppi armati di opposizione a Bashar Al Assad. Tutti sono stati liberati. Adesso arriva l’ennesimo colpo. Sulle alture del Golan, zona Israeliana strappata alla Siria, 4 agenti delle Nazioni unite sono stati rapiti dai ribelli, che a loro volta hanno immediatamente emesso un comunicato. “Stanno bene e godranno di protezione” annunciano gli oppositori del regime. Le conferme del rapimento le forniscono gli stessi guerriglieri della Brigata dei Martiri di Yarmuk, che hanno diffuso le foto dei quattro militari Onu. La zona è piena di personale operativo delle Nazioni Unite, presente dal tempo della guerra arabo-israeliana. Tutti e quattro sono di origine filippina e appartengono alla missione Undof (Forza di Disimpegno degli Osservatori delle Nazioni Unite). Da tempo questi collaboratori denunciano la presenza di gruppi di ribelli armati, che si aggirano sulle alture del Golan, indisturbati. Intanto, continuano i dibattiti per stabilire chi abbia usato o meno armi chimiche nel conflitto siriano. Dopo che Carla Del Ponte ha puntato il dito contro i ribelli, gli Usa, d’accordo con l’Onu, ha proceduto a smentire queste affermazioni. Gli statunitensi, infatti, hanno ribadito l’assenza di prove per determinare la responsabilità di una delle due parti. Emma Bonino, neo ministro degli Esteri italiana, ha declinato l’idea di un intervento armato. Intanto, Israele continua a sorvolare la zona di confine con la Siria, segnalando di essere pronto a colpire. Piovono proteste da tutto il mondo, tra cui la Turchia. Il premier Recep Tayyp Erdogan, ha definito “inaccettabile” l’attacco lanciato alcuni giorni fa da Tel Aviv contro alcune strutture siriane. F.Ca. A 7 Giovedì 9 maggio 2013 Roma L’intervista “La sinistra ha amministrato il territorio del I° Municipio sempre nell’unica ottica di fare opposizione ad Alemanno. Ma il centro storico ha bisogno di altro, a partire dalla linea C. Solo con quella potremo dare il via all’operazione pedonalizzazione” Verso le elezioni a Roma Tre assi nella manica. Destra... Decoro, cultura e sociale i punti fermi del candidato presidente Sergio Marchi di Ugo Cataluddi l nuovo Municipio I, allargato a anche all’ex XVII, è a tutti gli effetti paragonabile ad una città di media grandezza, sia per quanto riguarda il numero di abitanti ma soprattutto per l’importanza che riveste, comprendendo tra i suoi confini tutto il centro storico e quartieri nevralgici come Prati e Trionfale. Un territorio “unico al mondo” come lo definisce lo stesso Sergio Marchi, candidato alla presidenza per La Destra. Anche in questo caso sarà importante un impegno congiunto di tutte le forze di centro destra per prendere il timone di un’area da decenni governata dal centro sinistra con risultati che, nostro malgrado, sono sotto gli occhi di tutti. Sergio Marchi una sfida importante, quali saranno i punti da cui partire? Una sfida importante e bellissima per questo territorio sul quale molto c’è da lavorare. Le battaglie portate avanti dal presidente uscente Orlando Corsetti erano intrise di connotazioni ideologiche, volte più allo scontro con il sindaco Alemanno che non al perseguimento di misure concrete ed efficaci. Da anni il centrosinistra infatti amministra questa zona nevralgica della città eterna ma di progressi neanche l’ombra. Noi , se i cittadini ci daranno fiducia, ci muoveremo su tre fronti che consideriamo prioritari e imprescindibili: Decoro, Cultura e Sociale. Tre punti che da tempo sono note dolenti di questo quadrante e che per i quali poco o niente è stato fatto. Partiamo dal decoro, grande cavallo di battaglia di Alemanno per il quale spesso e volentieri non ha trovato la collaborazione di istituzioni e burocrazia. Esattamente. Quello del decoro è un tema che va affrontato seriamente una volta per tutte, basta abusivismo commerciale per il quale non sono più sufficienti le ordinanze del sindaco, facilmente aggirabili e raramente accompagnate da sanzioni esemplari. È per questa ragione che stiamo portando avanti la petizione popolare per sollecitare il parlamento a varare la legge che classifichi l’abusivismo commerciale come reato penale, previsto oggi solo per la contraffazione. Servono norme più severe e più definite in tema di espulsioni per gli stranieri che commettono reati e soprattutto un’azione con- I giunta tra le varie forze dell’ordine e istituzioni per contrastare il fenomeno. Non basta più smantellare le bancarelle abusive e sequestrare la merce. Tempo qualche ora e i venditori ambulanti sono nuovamente al loro posto. Sempre restando in tema decoro, si è molto dibattuto sul cosiddetto “tavolino selvaggio” nel centro storico, qual è la sua posizione in merito? Anche in questo vedo una forte strumentalizzazione della sinistra. La guerra ai commercianti non porta a nulla, se non ad una grande confusione tra tutte le parti interessate e non solo. Non si può loro attività. Servono piuttosto dire no per ragioni dettate regole precise, per tale raesclusivamente dall’ideologia, gione ritengo sia opportuno PRS_01_13_PGS_176x213_Layout 1 15/02/13 18.17 Pagina 2 tagliando le gambe ai ristoavviare un tavolo di confronto ratori e compromettendo la tra commercianti, residenti e comitati, cercando soluzioni condivise e vantaggiose per tutti. Punto 2 cultura. Altro tema fondamentale per il rilancio del centro storico. Roma dispone di un patrimonio artistico e culturale che da solo potrebbe fare da traino per l’economia della Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. Il relax ha una nuova casa. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. 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Una sfida culturale a tutto tondo di fondamentale importanza. E arriviamo all’altra nota dolente, che è poi il suo terzo punto: il Sociale. Sul Sociale il centro destra ha completamente fallito. Poco o nulla è stato fatto per le fasce deboli della popolazione, soprattutto italiana. A tal proposito è ormai risaputo che punto prioritario per La Destra è il “Quoziente Italia” , che ha l’obiettivo di garantire la preferenza nazionale per quanto riguarda l’accesso agli asili nido, agli alloggi popolari e via dicendo. Sono tante, troppe le famiglie italiane che vivono in condizioni di miseria e di disagio per colpa della crisi. Di fondamentale importanza sarà poi la riqualificazione dei centri anziani, o la ricognizione dei tantissimi immobili comunali sfitti o inutilizzati, per contrastare l’emergenza abitativa. Inoltre un punto del mio programma prevede la creazione del delegato (a costo zero) per la povertà e i disagi. Altro argomento spinoso, la mobilità. Qual è la sua posizione sulla pedonalizzazione dei Fori Imperiali? C’è da dire che anche in questo caso è l’ideologia a farla da padrona. La sinistra si batte per portare a termine questo provvedimento che al momento creerebbe solo ulteriore caos e ingorghi nelle zone limitrofe. Se si vuole procedere in questa direzione bisogna farlo in maniera progressiva e razionale. Solo con il completamento della linea C della metro, di un miglioramento del trasporto pubblico e di un rilancio della ciclabilità, a mio modo di vedere ci possono essere i presupposti per avviare le pedonalizzazioni. Per raggiungere questi tre obiettivi che anch’essi ritengo prioritari nel mio programma, con il supporto del comune, garantisco il mio massimo impegno. 8 Giovedì 9 maggio 2013 Italia Per la Corte d’Appello di Roma“il fatto non sussiste”: è stato assolto con formula piena l’immobiliarista Danilo Coppola Altro che furbetto! Fu una persecuzione DA ROMA E DAL LAZIO Cronaca La scia di sangue Cadavere in auto Giallo al Collatino Insieme all’imprenditore furono coinvolti anche professionisti di primo piano, Pregiudicatro con una ferita alla nuca il tutto per colpa del castello accusatorio montato ad arte dal pm Cascini S'indaga nel mondo della prostituzione ora non chiamatelo più “furbetto del quartierino”. Assolto, con “formula piena”, l’immobiliarista Danilo Coppola. “Il fatto non sussiste”, scrive nella sentenza la Corte d’Appello di Roma. Un fiume di accuse legate al crac della società Micop e a un buco di 130 milioni di euro, finisce nel nulla: bancarotta fraudolenta, associazione per delinquere, appropriazione indebita e falso ideologico. Ipotesi di reato montate ad arte dalla Procura di Roma. Un castello accusatorio costruito contro di lui dal pm Giuseppe Cascini, all’epoca dei fatti prossimo alla “promozione”. La nomina, nel 2007, a segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati parla chiaro. E così, dopo aver passato due anni in carcere, dopo essere stato portato alla quasi anoressia e dopo essere stato sbattuto su tutte le prime pagine dei giornali, Coppola viene prosciolto da tutto. Una rivincita amara dopo aver ricevuto una condanna a sei anni di reclusione in primo grado. All’epoca dei fatti, sempre nel 2007, l’immobiliarista era considerato il 21esimo uomo più ricco di Italia. Il suo gruppo, “navigava” a gonfie vele. Si stava allargando un po’ troppo, però, e incominciava a dare fastidio. Stava pestando i piedi a qualcuno, per dirla in soldoni. E allora, la “mazzata”. Carcere e via. Ma non è stato colpito solo Coppola, anche altri professionisti di primo piano. Quali avvocati, commercialisti, uomini di fiducia. Stare al fianco di Danilo Coppola era considerato reato. E’ questa, la cruda verità. E ora, finisce E giallo a Ponte di Nona. Il corpo di un uomo, Elio P., privo di vita è stato trovato in via Collatina, periferia est della Capitale, all'altezza del civico 726. La tragica scoperta sul tratto di strada che conduce da Lunghezza al bivio con via di Salone. L’uomo originario di Cosenza aveva precedenti per prostituzione. Sulla vicenda gli investigatori non escludono che possa trattarsi di una overdose, anche se, si apprende, l'ipotesi dell'omicidio e' ancora tra quelle da valutare. L'uomo ha delle ferite ''lacero-contuse'' alla nuca. Una telefonata anonima al 113 ha segnalato la pre- È tutto con un nulla di fatto. Con una sentenza chiara, che non lascia alcun dubbio. Un foglio con scritto “assolto”, che però non cancella tutti i torti subiti. In molti, oggi, però, a Coppola devono chiedere scusa. Che sarebbe finita così, lo si era intuito già a dicembre, quando la Cassazione ha accolto il ricorso della Micop e ha decretato la nullità della sentenza di fallimento. Aveva ragione, il noto imprenditore, quando, sempre nel 2007, dopo la fuga da un ospedale, contattò “Sky Tg 24” dichiarando di essere vittima di una persecuzione. Adesso finalmente la verità è venuta a galla e quello che è stato più volte soprannominato come “furbetto del quartierino” può finalmente gioire: “Il mio arresto, come ho sempre detto, è stato creato ad arte ed in molti oggi si dovrebbero vergognare. La mia entrata in carcere ha provocato centinaia di milioni di danni al gruppo. Nessuno mi risarcirà per i danni subiti”. Non ci ha rimesso solo Coppola, però, ma molti altri suoi collaboratori. Che sono stati licenziati, per forza di cose. E che, quindi, hanno perso il lavoro. Ma siamo sempre alle solite. I giudici, per gli errori commessi, non pagano mai. Federico Colosimo senza del cadavere all'interno di un'automobile sul lato passeggero. Al momento risulta ancora sconosciuta l'identità del morto, a quanto pare un uomo caucasico di circa 50 anni. Dai primi rilevamenti non sono stati ritrovati sul cadavere documenti per effettuare il riconoscimento. Sul posto sono intervenuti il medico legale e gli agenti di polizia del Commissariato Casilino diretti dal primo dirigente dottore Zerilli. Una delle prime notizie è che l'auto sia intestata ad una donna. Si attende comunque l’esito dell’autopsia che verrà eseguita domani. Francesca Ceccarelli SGOMINATA UNA BANDA DI MOLDAVI CHE OPERAVA NEL LAZIO email: [email protected] Scattano le manette ai predoni delle moto Direttore responsabile Giovanissimi e pericolosi: cercavano le vittime girando armati. Recuperate decine di mezzi rubati Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 45449107 Fax 06 94802087 Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Marketing e Pubblicità Daniele Belli Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgiti a Eco Comunicazione e Marketing via di San Bartolomeo 9 Grottaferrata (Rm) 06 94546475 on poteva che essere ad Aprilia la base del riciclaggio di moto rubate: non certo per una vocazione criminale del territorio, quanto per una antica devozione... motociclistica. E' al termine di una attenta indagine che gli agenti della squadra investigativa del Commissariato ''Prenestino'', diretto da Mauro Fabozzi, hanno proceduto al fermo di quattro moldavi, tre uomini e una donna, responsabili a vario titolo dei reati di ricettazione, riciclaggio, porto e detenzione di arma comune da sparo rubata e falso in documenti di identità. Inoltre sono state denunciate anche altre due persone. In particolare nel mese di dicembre 2012, gli investigatori sono riusciti ad individuare, tra i vari presenti, un box in via Collatina dove, come segnalato da alcuni cittadini, avvenivano ''movimenti strani''. Gli agenti, nel corso dell'attività di indagine, hanno accertato che quel locale in effetti altro non era che un deposito clandestino di motocicli e parti di essi, tutti provento di furto. Non è stato semplice identificare gli effettivi utilizzatori di quel box, poiché gli occupanti in previsione di controlli N da parte delle forze dell'ordine, si erano organizzati nella creazione di false identità. Il proprietario delle mura del box-deposito, l'aveva regolarmente concesso in locazione ad una donna ucraina che, nella circostanza aveva esibito una carta di identità italiana intestata a tale D. J., con sopra trascritta una falsa residenza presso il Comune di Aprilia ad un indirizzo inesistente. Le successive indagini però hanno consentito di reperire l' utenza telefonica che la donna aveva fornito in fase di contrattazione al proprietario. Il numero è risultato intestato ad un'altra donna, moldava tale C. K., di fatto esistente e residente ad Anzio. Gli accertamenti immediatamente successivi hanno permesso di accertare che la D. J. era la stesa persona che si identificava in C. K. Dalla perquisizione dell'alloggio della donna, oltre ad emergere una relazione sentimentale della stessa con tale P.S., suo convivente, è stato rinvenuto un cospicuo numero di manoscritti attestanti altrettanti giri di affari nel traffico di moto rubate di grossa cilindrata. Il puzzle a quel punto si è composto e l'attività successiva, effettuata non solo con mezzi tecnici ma soprattutto con attenti servizi di osservazione e di pedinamento costanti, ha permesso di individuare in dettaglio le modalità di azione dei rei, tutti cittadini moldavi che, collegati con altri paesi dell'est europeo, provvedevano all'esportazione di motoveicoli di pregio rubati e destinati al mercato parallelo. Il "modus operandi" era semplice ed efficace. Consisteva nel girovagare nei quartieri della città a bordo di utilitarie non troppo appariscenti per riuscire ad individuare ignari centauri a bordo di moto di alta gamma, soprannominate dai consociati "cavalli". Una volta individuata la "preda" veniva seguita sino a quando parcheggiava il mezzo presso l'abitazione dove poi, durante le ore notturne, le moto venivano sollevate di peso, caricate su furgoni rubati e depositate in uno dei diversi box affittati per questo scopo. Nell'arco di poco più di tre mesi sono state rintracciate dagli investigatori ben 12 moto di alta gamma, tre autocarri utilizzati per il trasporto sino al box di turno, un motore fuoribordo per yacht, materiale edile e arnesi utilizzati per lo scasso di varia caratura. Il valore economico dei veicoli in sequestro si aggira intorno a 100.000 euro senza considerare l'enorme quantità di moto rinvenute, già smontate e già inserite nel circuito di vendita clandestino. Nell'ambito dell'operazione, sono state sottoposte a fermo quattro persone moldave. Tre sono uomini, P. A.37enne e C. S., 33enne, C. L. 37enne e una donna, identificata G. S. di 37 anni. Nell'abitazione del C. L., a seguito di perquisizione, è stata ritrovata una pistola Smith Wesson calibro 22, completa di caricatore e 200 proiettili. L'arma, risultata rubata, èoggetto di indagine da parte degli investigatori che stanno verificando se è stata utilizzata per commettere altri reati. Nell'ambito della stessa operazione, sono stati inoltre denunciati anche C. K. di 23 anni, ucraina e T. I., moldavo di 39enne. I fermati, sono stati accompagnati presso il carcere di Rebibbia a disposizione dell'autorità giudiziaria che ha già convalidato i fermi. Valter Brogino 9 Giovedì 9 maggio 2013 Valsusa: mezzo pesante preso a sassate da una decina di persone I soliti No Tav: blitz contro tir, operaio ferito Tornano i violenti, coccolati da sinistra e grillini, in azione sui cantieri della ferrovia Torino-Lione a mamma dei cretini è sempre incinta. Nella notte a cavallo tra il 7 e 8 maggio, una decina di “sconosciuti” hanno preso a sassate il camion della ditta “Martina Service” che lavora al cantiere della Torino-Lione a Chiomonte. L’operaio alla guida del mezzo è rimasto lievemente ferito. Da quanto si apprende, il “blitz” è avvenuto mentre il camion rientrava a Susa dopo la fine del turno. L’uomo ha raccontato ai Carabinieri che a lanciare i sassi sono stati alcuni incappucciati appostati nella vegetazione ai lati dello svincolo di Venaus. Le pietre hanno rotto il parabrezza e i finestrini laterali e colpito l'uomo alla testa e al petto. In una nota diramata ai media, LTF-Lyon Turin Ferroviaire - società responsabile della sezione transfrontaliera della linea Torino-Lione e del cantiere della Mad- L dalena - condanna "il vile atto di intimidazione compiuto a Venaus ai danni di un cittadino che lavora e stigmatizza l'utilizzo della violenza, volta ad instaurare un clima di terrore". Infine, Ltf ha espresso "la propria vicinanza al lavora- tore, rimasto ferito e medicato in ospedale, auspicando una pronta guarigione". Un’azione che poteva avere conseguenze molto più gravi. Giuseppe Sarra Italia DAL NORD E DAL CENTRO Patente ritirata: e lui si dà fuoco Tragico gesto di un autotrasportatore tunisino fuori la prefettura di Ancona ncora un gesto di disperazione. Ed ancora nelle Marche. Un uomo di nazionalità tunisina di 54 anni, residente a Falconara Marittima, si è versato addosso una bottiglia di alcool e poi si è dato fuoco, attorno alle 11 di ieri mattina, davanti agli uffici amministrativi della Prefettura di Ancona, all'angolo tra via Marsala e via Matteotti, nei pressi del Palazzo di Giustizia. Ad assistere alle scena, secondo le prime ricostruzioni, anche la moglie e le due figlie dell'uomo. Immediatamente soccorso dagli agenti del 118 e dai vigili del fuoco, è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Torrette dove è stato ricoverato in gravi condizioni. il trasportatore. Sembrerebbe che all’uomo, qualche tempo fa, fosse stato ritirato il libretto di A circolazione per un'infrazione al codice della strada o per qualche irregolarità in relazione al trasporto delle merci. È probabile che il 54enne fosse andato a protestare presso gli uffici della Prefettura, nei giorni scorsi aveva ripetutamente chiesto che gli fosse riconsegnata la patente per poter lavorare. Ieri dopo aver dato dopo aver dato in escandescenza con il personale degli uffici, si è dato fuoco. Una vicenda analoga era già accaduta poco più di due mesi fa, quando un uomo indiano di 31 anni si era dato fuoco davanti al Tribunale di Macerata, dopo aver dimostrato intemperanze in un'aula di giustizia, dove compariva come imputato nel processo per il tentato omicidio della moglie. Carola Parisi BOLOGNA MILANO Devastano scuola per noia Pitbull sventano una rapina rano entrati nella scuola, resa inagibile dal sisma, distruggendo tutto quello che avevano trovato sul loro passaggio: avevano gettato a terra armadi e scrivanie, rotto piatti della mensa, svuotato gli estintori, gettati a terra e resi inservibili molti documenti dell'attività scolastica. Danni poi quantificati in 150.000 euro: gli autori del raid vandalico, avvenuto lo scorso 3 aprile nell'istituto scolastico primario Quaquarelli di San Giovanni in Persiceto, sono stati denunciati dai carabinieri per danneggiamento aggravato in concorso. Si tratta di cinque minorenni. La denuncia ai carabinieri era stata fatta dalla preside: i vandali, che avevano agito di notte, avevano lasciato anche scritte sui muri come traccia del loro passaggio. E proprio quelle scritte, che abbreviavano nomi di poi attribuiti ad alcuni giovani ritenuti responsabili dei vandalismi, sono state importanti nelle indagini, così come i riscontri sui social network dove alcuni degli autori avevano scritto messaggi con riferimenti a quanto era accaduto nella scuola. I minori denunciati hanno ammesso le proprie responsabilità: ai carabinieri hanno detto spontaneamente di aver distrutto tutto per noia. Ser possibile un’aggravante, non certo una scusante, per quello che hanno fatto. Soprattutto alla luce del fatto che il loro territorio era stato colpito dal sisma. Ma a volte, c’è il forte dubbio che dai giovani che crescono ben poca speranza possa coltivarsi nelle nuove generazioni. B.F. H E ai voglia a chiamarli “cani pericolosi”: a Milano sono diventati dei piccoli eroi. Un rapinatore è stato inseguito e fermato da due pitbull e poi arrestato dalla polizia. E' accaduto la scorsa notte a Milano. I fatti dicono che una donna di 42 anni è stata rapinata in piazza Buozzi da due uomini. Costoro le hanno portato via la borsa dopo averla scaraventata per terra. Ad assistere alla scena anche una ragazza di 21 anni a spasso con il suo pitbull che ha avvertito la polizia e inseguito i due malviventi, assieme alla vittima. Uno dei rapinatori si è dileguato immediatamente mentre l'altro, vistosi inseguito, ha gettato la borsa. Ma l'inseguimento non si è fermato qui, anzi è arrivato fin sotto casa della 21enne: le urla hanno attirato l'attenzione del compagno di 22 anni, che è uscito di casa con un altro pitbull per unirsi alla caccia ai malviventi, con i due cani eccitatissimi. Dopo qualche centinaio di metri, il rapinatore è stato bloccato in via Bernardino Corio angolo corso Lodi. Quando gli agenti sono intervenuti, hanno trovato uno dei pitbull con le zampe sulle spalle del malvivente, seduto per terra. L'uomo, ecuadoriano di 38 anni, è stato arrestato per tentata rapina aggravata e poi si e' scoperto che era destinatario di un ordine di custodia cautelare in carcere. Riscontrata anche una prognosi di 10 giorni, a causa del morso di uno dei due pitbull. B.F. 10 Giovedì 9 maggio 2013 Italia I vertici dell’Anas rilanciano il progetto per unire Calabria e Sicilia “Il Ponte sullo Stretto è un’opera necessaria” Pietro Ciucci: “Declassarlo a non prioritario sarebbe un grave errore. Ed è l’Europa stessa a chiedercelo” l Ponte sullo Stretto? Toh, chi si rivede. L'infrastruttura che dovrebbe unire la costa calabra a Messina rimane infatti, secondo l'amministratore unico di Anas Pietro Ciucci, un'opera necessaria per le grandi reti europee. Ciucci lo ha ribadito ieri intervenendo al congresso nazionale della Fit-Cisl a Cagliari sul tema delle reti Ten-T. Secondo il numero uno di Anas, “appare poco plausibile il corridoio Helsinky-La Valletta senza un collegamento stradale da Napoli in poi. Infatti, la proposta della Commissione Europea Cef individua quali sezioni predefinite del Corridoio la ferrovia Napoli-Reggio Calabria e Messina-Palermo e via mare Palermo-Valletta. Non viene specificato come collegare la Calabria alla Sicilia e rimane quindi la necessità di un ponte sullo Stretto: ferroviario, ma anche stradale”. “Il progetto - ha ricordato Ciucci - consiste di un ponte misto e lungo - su una distanza di 3.3 km tra i due piloni principali - sullo Stretto di Messina che collegherà l'isola più popolata del Mediterraneo (5 milioni di abitanti) al resto dell'Europa. Questo collegamento I rappresenterà un caposaldo infrastrutturale per l'Europa le cui dimensioni sono paragonabili a quelle del ponte Oresund”. L'opera, in quanto indispensabile segmento di congiunzione dei versanti calabrese e siciliano, compresi in tale corridoio multimodale, è tuttavia ricompresa nella ''Comprehensive network - rete Globale'' Ten-T . “In merito - ha concluso Pietro Ciucci - è opportuno precisare che, poiché il Piano Economico e Finanziario dell'Opera non ha mai previsto, in via prudenziale, alcun contributo europeo a fondo perduto, l'eventuale approvazione della nuova proposta di sviluppo della Ten-T non implicherebbe una riduzione di risorse per il Ponte. Il nuovo status di opera non prioritaria potrebbe, tuttavia, rendere più difficile l'accesso agli strumenti finanziari che la Bei mette a disposizione nonché, in generale, ai mercati finanziari, tenuto conto dell'attuale situazione di tensione e volatilità degli stessi”. Pur senza voler entrare in polemica, Ciucci ha anche sottolineato un aspetto mai abbastanza approfondito della questione delle grand opere infrastrutturali per il Paese: mentre in Italia si trovano oppositori a questi progetti dietro ogni angolo, i veri “paesi verdi” d’Europa, cioè quelli scandinavi, costruiscono ponti a man bassa. Senza deturpare il loro bel paesaggio, ma assicurando così sviluppo sia in fase di progettazione e costruzione, sia al livello di collegamenti e quindi di maggiori opportunità commerciali una volta che i collegamenti in- Strade Il vento è cambiato Mentre in Italia in ogni angolo spuntano oppositori ad ogni cantiere, in Scandinavia gli interventi strutturali pagati con fondi europei non si contano più frastrutturali sono realizzati. “Peraltro, va evidenziato - ha infatti ribadito l’amministratore unico di Anas - che nella medesima proposta della Commissione Ue il Fehmarn Belt, un progetto assimilabile per TRAFFICI ILLECITI IN CAMPANIA Convince ragazzina a vendere suo figlio Appalti ai Casalesi, il sindaco di Battipaglia ai domiciliari Ginecologo in manette, accusato anche di aver praticato aborti clandestini Istituzioni e imprenditori coinvolti nelle indagini dell’Antimafia di Salerno olpevole due volte: di prendere soldi per far abortire le donne oltre il termine stabilito per legge e di averne convinta una, minorenne, a tenere il bambino, occupandosi poi lui della trattativa per venderlo a una coppia al prezzo di 25mila euro. E’ finito così in carcere il ginecologo Andrea Cozzolino, in servizio presso due note cliniche convenzionate di Caserta e San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli.Le indagini sono partite dopo che la mamma ha presentato una denuncia a un centro anti violenza di Santa Maria Capua Vetere dopo essersi accorta che il bambino, nonostante le rassicurazioni fatte dal ginecologo, non era stato riconosciuto dai genitori adottivi ma risultava sullo stato di famiglia dei nonni. La direzione della C clinica Santa Lucia di Caserta, infatti, estranea alla compravendita, aveva comunicato i dati del bambino alla residenza della mamma naturale. Il meccanismo messo in moto dal ginecologo, a quanto pare, non aveva funzionato alla perfezione. I fatti risalgono al 2011, quando la ragazza si era rivolta al medico per abortire oltre termine, ma la parcella di seimila euro che gli era stata presentata non le aveva permesso di abortire a causa delle sue grosse difficoltà economiche. Di lì, la proposta del medico affinché la giovane portasse avanti la gravidanza per poi vendere il piccolo dopo la nascita. La ragazza ha ottenuto che il bimbo sia tolto alla coppia e affidato a una casa famiglia. E’ indagata per violazione della legge sull’affido e l’affidamento dei minori. n manette il sindaco di Battipaglia ed ex Pd, Giovanni Santomauro. L’accusa nei suoi confronti è molto pesante: concussione aggravata, abuso di ufficio e turbativa d’asta. Secondo l’Antimafia di Salerno avrebbe concesso appalti ad alcune ditte, legate al clan dei Casalesi. Attualmente si trova agli arresti domiciliari. Ma non è il solo: insieme a lui, infatti, è stato arrestato l’imprenditore edile Nicola Madonna, ritenuto dagli investigatori vicino ai casalesi. A quanto accertato dalle indagini, avrebbe ottenuto dal sindaco di Battipaglia appalti pubblici per oltre cinque milioni di euro. In che modo? Attraverso una ditta intestata ad un prestanome. Madonna ,sempre secondo all'accusa, si sarebbe affidato ad un prestanome poichè il fratello, Michelangelo, è stato colpito da un'interdittiva antimafia della Prefettura di Caserta. Verosimilmente, dunque, il nome “Madonna”, non poteva comparire. Inoltre, è stata anche sequestrata un'azienda edile del valore di un milione di euro. L'operazione, denominata “Alma” vede indagati anche altri imprenditori e dipendenti di amministrazioni pubbliche. I loro nomi ancora non sono stati resi noti. Santomauro e Madonna, dunque, avrebbero agito in stretta collaborazione. DAL CENTRO E DAL SUD I Giovanni Santomauro, sindaco di Battipaglia Gioavanni Santomauro, prima al Pc poi passato alla Udc, aveva vinto il ballottaggio come sindaco nel giugno del 2009. Primo cittadino dalle idee un po’ confuse. Dopo essersi allontanato, come detto dal Pc, aveva tentato un riavvicinamento con lo stesso partito, scusandosene pubblicamente e scatenando la dura reazione dell’Udc. Intanto, nei pressi del Comune di Battipaglia, si sono formati capannelli di cittadini che chiedono informazioni riguardanti il coinvolgimento del loro sindaco in questa faccenda. Paolo Signorelli certi aspetti al Ponte sullo Stretto di Messina, è stato confermato quale progetto prioritario nell'ambito del suddetto nuovo Corridoio multimodale 5 Helsinki-La Valletta”. Barbara Fruch Siena: il caso Mps Perquisizioni a San Marino a Procura di Siena ha cominciato la perquisizione documentale nella sede della finanziaria sammarinese Smi (San Marino investimenti s.a). Ieri pomeriggio il sostituto procuratore di Siena, Aldo Natalini, uno dei titolari dell'inchiesta sul Monte Paschi e del filone sulla cosiddetta 'banda del 5%', è tornato nella sede della Smi per cercare altri documenti di interesse. E' la prima volta che una Procura italiana entra negli uffici della Smi, nonostante la finanziaria sia stata oggetto di diverse indagini penali a Roma e a Forlì. Le perquisizioni fanno seguito alla rogatoria internazionale partita da Siena in aprile, e alla quale si intreccia un'indagine per riciclaggio, avviata dal commissario della legge sammarinese, Simon Luca Morsiani, a carico di Alessandro Toccafondi, ex numero due dell'area finanza del Mps, collaboratore di Gianluca Baldassarri, l'ex top manager attualmente in custodia cautelare. L 11 L’esplosione di Whaam! Giovedì 9 maggio 2013 Arte Sarà visibile fino al 27 maggio, alla Tate Modern di Londra, la prima grande retrospettiva di Roy Lichtenstein V di Carola Parisi isti sui libri di storia dell’arte, potrebbero sembrare piccole, come frame di fumetti, mentre dal vivo, le opere dell’artista americano Roy Lichtenstein, sono tele grandissime, dai colori brillanti, di forte impatto visivo. Un sensazionalismo figurativo reso perfettamente dall’esplosione dell’aereo del pirotecnico Whaam! (1963), opera che più di tutti ne rappresenta lo stile compositivo. La Tate Modern di Londra, in questa primavera, gli ha dedicato la prima grande retro- spettiva in vent’anni, che riunisce 125 dei suoi più importanti dipinti e sculture. Inaugurata il 21 febbraio scorso, l’esposizione di uno dei più grandi esponenti della cultura pop, sarà visibile fino al 27 maggio. Si tratta della più completa retrospettiva mai dedicata all'artista, con oltre 125 dipinti, dalle prime prove degli anni '50 fino alle sperimentazioni d'età matura negli anni ’90. I pezzi forti in esposizione sono riuniti nella sala centrale: saranno le enormi tele ispirate ai fumetti degli anni '60 e divenute icone dell'arte contemporanea non meno dei ritratti warholiani; tra queste Nella foto l’opera ‘Wham!’ di Roy Lichtenstein (1963) Dalla serie ‘Artist’s studio’ spiccano il disneyano Look Mickey! (1960), eseguito da Lichtenstein in risposta al figlio di 7 anni, che lo aveva sfidato a eguagliare in bravura l'autore del suo fumetto preferito, e Drowning Girl (1963), nel quale l'artista, escludendo volutamente alcuni dettagli della vignetta originale, guadagna in pathos, focalizzando l'attenzione sul volto della fanciulla in procinto di affogare. Nella prima sala soggetti come la ruota e l’agenda trasformano oggetti della quoti- Il ritratto di un epoca dianità trasferendoli nell’universo delle icone pop. La realtà che diviene eterna attraverso la rappresentazione statica, bidimensionale. Nella serie Artist's Studio degli anni ’70, viene spesso raffigurato l'atelier del pittore con appese alle pareti alcune delle sue tele più celebri, l’opera che entra nell’opera, l’arte che raffigura se stessa. In questa serie di dipinti vengono omaggiati alcuni importanti pittori che hanno rivoluzionato il modo di pensare alla forma: MAN RAY IN MOSTRA A LONDRA ALLA NATIONAL PORTRAIT GALLERY FINO AL 27 MAGGIO I Gli scatti ingialliti del maestro della fotografia d’autore n un tempo non molto lontano quando la fotografia era il mezzo più “onesto” di fermare il tempo, quando il digitale era lontano dai pensieri come è lontana da noi oggi l’idea di una televisione che emana gli odori delle immagini che trasmette, quando la fotografia era un’arte per pochi eletti; in questi anni del primo novecento Man Ray cominciava a lavorare sulla sponda atlantica di fronte all’Europa, in una New York che guardava da lontano la guerra. Nel 1921 spostatosi a Parigi al seguito dell’amico Duchamp trova una città in piena rivoluzione intellettuale dove non faticherà a ritagliarsi un posto di eccellenza. Artista a tutto tondo portò la fotografia ai massimi livelli di sperimentazione mai provati al tempo, scandalizzò l’opinione pubblica con una serie di scatti nei quali una sensuale Kiki de Montparnasse, musa e compagna, venne raffigurata in pose Noire et blanche (1962) sensuali e senza veli considerate all'epoca scandalose, una foto su tutte fu la celebre “Le Violon d'Ingres del 1924”. Protagonista del Dadaismo e del Surrealismo lavorò tra l’America e la Francia, collaborò per testate popolari come Vogue, Autoritratto non tralasciando mai l’amore per il ritratto. I ritratti di Man Ray sono oggi riuniti in più di 150 esemplari alla National Portrait Gallery di Londra dove resteranno fino al 27 maggio, una mostra realizzata anche grazie alla collaborazione dei prestatori e delle istituzioni pubbliche come il Centre Pompidou, il Getty Museum, il MoMA e il Metropolitan di New York e soprattutto gli archivi di Man Ray a Long Island. Artisti, amici, collaboratori e star del cinema sono i protagonisti delle stampe esposte, sono immortalati in ritratti un po’ ingialliti dal tempo volti di un’ intera epoca, che va dal 1916 al 1968, personaggi del calibro di Marcel Duchamp, Andre Breton, Jean Cocteau, Pablo Picasso, Georges Braque, James Joyce, Erik Satie, Henri Matisse, Barbette, Igor Stravinsky, Yves Tanguy, Salvador Dali, Le Corbusier, Virginia Woolf, Aldous Huxley, Coco Chanel, Catherine Deneuve, Ava Gardner e molti altri. Come in una macchina del tempo lo spettatore ripercorre cronologicamente i volti e i momenti che fecero grande il mondo dell’arte della scrittura e dello spettacolo, incrociando lo sguardo con i personaggi più rappresentativi ne riesce quasi a sentire confidenzialmente la forza e il carisma dimenticando per un po’ il vuoto che molti di questi geni, Man Ray compreso, Ban hanno lasciato. ‘The dance’ nell’opera di Lichtenstein The dance, vengono ritratte Le danzatrici di Pablo Picasso, oppure le scomposizioni formali di Mondrian. Gli elementi raffigurati singolarmente nelle prime tele dell’esposizione ritornano ad affollare le opere più mature, vengono ripetute, standardizzate e modificate, a servizio della composizione spaziale e formale del dipinto. Una visione senza grandi pieni di colore, tutto reso attraverso l’utilizzo della tecnica che lo ha reso famoso, i puntini. Centinaia di pois precisi ed allineati come un esercito in battaglia conferiscono pieni e vuoti, luci e ombre, sfumature e profondità. L'ispirazione artistica di Lichtenstein intraprende nuove vie nei decenni successivi, dando origine a opere sperimentali, generalmente meno famose rispetto a quella degli anni '60, ma alle quali sarà accordato in mostra uno spazio adeguato; sculture in ceramica degli anni '80 e ’90, la serie di paesaggi cinesi e di nudi in stile surrealista/espressionista com- ‘Alka Seltzer’ pletano l’esposizione, dando una visione completa della sua attività artistica, rendendo giustizia al suo talento poliedrico e innovativo. ‘Lichtenstein: A Retrospective’ è a curata da Sheena Wagstaff e Iria Candela. Risultato dello sforzo congiunto di Tate Modern e Art Institute of Chicago, l'esposizione sarà un'occasione unica di apprezzare le opere di un autore che ha segnato profondamente l'arte e più in generale la cultura Pop contemporanee. Da luglio sarà ospitata dal Centre Pompidou di Parigi. 12 Giovedì 9 maggio 2013 Arte L’arte del vetro dal fascino internazionale Le bellezze veneziane in mostra nella lussuosa Parigi: il made in Italy d’altri tempi L’ Gli artigiani della laguna hanno allestito le loro opere al museo Maillol della capitale francese di Francesca Ceccarelli arte del vetro, maestria italiana unica al mondo. Tanto il fascino e l’acclamazione per i maestri di Murano da ottenere un'esposizione al museo Maillol nella centralissima Rue de Grenelle a Parigi. Settecento anni di creazioni, dalla metà del Cinquecento fino ad oggi: maestri vetrai abili e corteggiati protagonisti di una esposizione inedita di un’arte forse messa in secondo piano dai negozi di souvenir sparsi per le città. Raccontare gli sfarzi delle grandi famiglie e delle corti europee del Rinascimento, dagli Este ai Gonzaga, ai Medici: questo il racconto celato nei nelle opere in vetro. Più di 200 oggetti provenienti da collezioni pubbliche o custoditi in collezioni private ad essere esposti nella mostra "Fragile. Murano, capolavori di vetro dal Rinascimento al XXI secolo", fino al 28 luglio, che ripercorre l'itinerario storico della produzione delle grandi vetrerie. Bicchieri ultraleggeri, specchi impreziositi da ricchi decori, rare caraffe e vasi le cui forme derivano da antichi dipinti, lampadari leggendari, oggetti fastosi, inventati secondo lo stile delle varie epoche e secondo la fantasia dei maestri. La fragilità del vetro unito allo splendore delle creazioni hanno da sempre fatto sì che Murano fosse un posto unico al mondo. Emblematico della mostra la coppa in vetro bianco opaco simile a porcellana, decorata con il suonatore di liuto e la giovane dama, ora a Parigi dal Museo Narodni di Praga. Poi della fine del Quattrocento c’è il calice dedicato al Trionfo della giustizia, decorato a smalto secondo un antichissimo metodo islamico, mentre più tardo il 'secchiello in vetro 'ghiaccio' ottenuto attraverso lo choc termico provocato dall'immersione in acqua fredda del pezzo durante il soffiaggio. E ancora bellissimo il lampadario in stile 'Rezzonico' in cui i fiori e le altre decorazioni potevano essere spostati o cambiati a seconda dell'avvenimento per cui era usato. L’arte del vetro a Venezia, era arrivata dall'Orien- te nel Medioevo, insieme alla tecnica per la sua fabbricazione. E' allora che nell'isola Murano cominciarono a nascere numerose fornaci in cui si fabbricavano soprattutto NESSUNO SI STUPISCE DELLA BELLISSIMA RAGAZZA SENZA VELI. L’ARTISTA NON TIENE CONTO DELLA CULTURA MODERNA Modella nuda in tram, la provocazione di Moiré bottiglie e bicchieri. Anni e anni di perfezionamento del settore fino ad arrivare al Rinascimento, sua epoca d’oro. Proprio da questo periodo parte l'esposizione del mu- seo Maillol che mostra, passo dopo passo, tutte le evoluzioni tecniche e stilistiche, fino ai pezzi art decò degli anni Venti e del modernismo degli anni Cinquanta. Una sezione dedicata anche alle opere contemporanee di artisti di tutto il mondo che hanno scelto di usare il vetro come mezzo espressivo. Torna l’annuale appuntamento con i più bei siti d’Europa Musei aperti, un’emozione per tutti Il prossimo 18 maggio la manifestazione avrà luogo non solo in Italia ma in molte città M Forse il set cinematografico al seguito dell’opera era un elemento di disturbo per le eventuali reazioni scomposte del pubblico ilo Moiré, artista tedesco, vuole infrangere gli schemi. La sua ultima trovata è consistita nel far sfilare una modella per le strade di Düsseldorf. Solo che la ragazza in questione era completamente nuda. O meglio, sul suo corpo sfoggiava delle scritte che avrebbero dovuto rappresentare gli indumenti che non indossava. Giacca, maglietta, mutandine, pantaloni, reggiseno. Tutto ciò che aveva erano un paio di occhiali, una borsa e delle scarpe col tacco. Della serie “come mamma l’ha fatta”. Si chiama “Script System” il tipo di provocazione lanciata da Moiré. La “sfilata” è stata condotta per le vie della città tedesca, come in una normale passeggiata, o come se stesse andando a lavorare. Moiré ha fatto realizzare un video per riprendere la sua “opera d’arte” e per riprendere le reazioni della gente. Sorprendentemente, nessuno dei passanti o dei compagni di metropolitana si è mostrato sconvolto dalla presenza inusuale della bellissima ragazza senza veli. Un fatto che è stato lanciato come eclatante. Nessuno si stupiva, nessuno che abbia detto una sola parola in proposito. Nulla. Lo stesso Milo scrive sul suo sito che “nessuno si è sentito disturbato da una donna completamente nuda, vestita solo di parole”. Forse l’artista non si è reso conto che nella cultura moderna, ci si scandalizza di più per un corpo ben coperto, piuttosto tutto pronto per la nuova edizione dei “Musei Aperti”, manifestazione che negli anni ha riscosso molto successo nel pubblico di mezza Europa. L’appuntamento è per il 18 maggio, giorno scelto per l'edizione 2013. Una data da segnare sul calendario per appassionati e non, che potranno avere la possibilità di visitare i musei più belli del paese in maniera totalmente gratuita. Prezzo da pagare solo eventuali file ai botteghini. I siti in questione resteranno infatti aperti dalla mattina di sabato 18 maggio fino alle prime ore del mattino della domenica: musei, luoghi ed istituzioni dell'arte di tutta Europa. I cittadini e i turisti avranno la possibilità di scoprire sotto le stelle le bellezze custodite nei musei delle capitali e delle principali città del Vecchio Continente: lungo l'elenco dei luoghi dell'arte che resteranno aperti così come gli eventi speciali organizzati per l'occasione. A Roma per È che per una scena soft porno. Ma se osservato con occhio più attento, ci si accorge di una serie di fattori che potrebbero tranquillamente fuorviare un passante. Si nota infatti, come la ragazza, oltre ad essere costantemente seguita da un cameraman, sia anche ben illuminata, il che fa pensare ad una équipée di collaboratori. Insomma, una donna con un set cinematografico in miniatura al seguito, non ispira di certo reazioni scomposte del pubblico, che potrebbe aver paura di finire su qualche imbarazzante video di Youtube. Insomma, la provocazione artistica non sembra che sia andata a buon fine. Pochissimi, per un motivo o per un altro, si sono rivelati sorpresi da questa sfilata senza veli. E ancora meno la ritengono un’opera d’arte. F.C. esempio si potranno visitare tra gli altri l'Accademia di Francia, il MAXXI, il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, il Colosseo, i Fori Imperiali, i Musei Capitolini, i Mercati di Traiano. Inoltre saranno aperti: il Museo dell'Astronomia e Planetario digitale di Torino, la Fondazione Scienza e Tecnica e Planetario di Firenze, il Palazzo d'arte e cultura di Pisa, la Galleria d’Arte Moderna “E.Restivo” di Palermo. L'elenco dei luoghi dell'arte è comunque in costante crescita. Da Milano a Bologna, da Napoli a Palermo tante e varie sono le opportunità di scoprire l'incredibile patrimonio artistico del nostro Bel Paese. Trattandosi di un evento europeo la Notte dei Musei riguarderà anche Berlino, Amsterdam, Barcellona, Madrid, Londra e Parigi, città d’arte e cultura che metteranno in mostra le loro attrazioni artistiche e culturali. F.Ce.