Sergio Trombetta
A TEATRO
PER STARE BENE
Foto © JC Carbonne - Ballerini: Nagisa Shirai, Sergio Diaz -
Stagione 2010/2011
19 maggio Musica
I Nuovi Suoni
SENTITI DA VICINO:
STEFANO GERVASONI
ore 16.00 Incontro con Stefano Gervasoni
condotto da Angelo Orcalli, docente
di Musicologia e Storia della musica,
Università di Udine
ore 20.45 Concerto
L’instant donné ensemble strumentale
Exaudi ensemble vocale
Stefano Gervasoni
Masques et Berg per violino e viola
Recercar chromaticho post il Credo
per quartetto d’archi
Dir - in Dir per sestetto d’archi (Prima
esecuzione in Italia)
14 maggio - ore 21.00
Festival vicino/lontano - settima edizione
Serata per la consegna del
Premio letterario internazionale
Tiziano Terzani 2011
10 giugno - ore 20.45
Il Teatro Nuovo Giovanni da Udine
per “Le Giornate del Tiepolo”
Giuliano Carmignola
e la Venice Baroque Orchestra
Le Quattro Stagioni e i Grandi concerti
della Scuola Veneta
musiche di Antonio Vivaldi, Tomaso
Albinoni e Giuseppe Tartini
Biglietteria on line:
[email protected]
www.teatroudine.it
www.vivaticket.it
Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Via Trento, 4 - 33100 Udine
Tel. 0432 248411
[email protected] - www.teatroudine.it
Prevendite per gli spettacoli
di maggio dal 18 aprile
© Studio Patrizia Novajra - Acquerello di: Nino Tenca Montini - Stampa: Grafiche Filacorda
che il Museo aveva affidato a personaggi come Bob Wilson o Régine Chopinot.
Ma è anche con le riscritture di “pezzi” famosi che Angelin si mette alla prova.
Indimenticabile il volo dei manichini con abiti da sposa nelle sue barbariche “Noces”
di Stravinsky, così come la ragazza nuda e braccata da un branco di stupratori su un
prato verde e ondulato nella “Sagra della primavera”.
E certamente “Roméo et Juliette”, ambientato in un paese dittatoriale dove Giulietta
appartiene alla casta dominante e Romeo è un proletario privo di ogni risorsa, ha
giustamente girato il mondo, realizzato sia per il Balletto dell’Opera di Lione, sia
per la propria compagnia, con le scene e i costumi del disegnatore di fumetti Enki
Bilal, di origine balcanica come Angelin.
In quello stesso 1985, si diceva, cominciava anche il passo a due con la danza
di Gaultier. Con un colpo di grancassa che racchiudeva in sé tutto il fascino,
l’intelligenza e il glamour della nouvelle danse. “Défilé”, disegnato da Gaultier e
coreografato da Régine Chopinot, metteva in danza una sfilata di moda delirante,
rutilante e pazza, con ogni sorta di esagerazione e provocazione. Non era che l’inizio
di una lunga complicità fra Gaultier e Chopinot, celebrata e consacrata nel 2007
con una bella mostra di costumi a Parigi.
Quasi ventennale la collaborazione anche con lo scenografo Thierry Leproust. Risale
al 1990 infatti il primo lavoro insieme con “Amer America” balletto sull’emigrazione
europea nel Nuovo Mondo. E continua con “La Peau du Monde”, con quel “Le
Parc” allestito all’Opéra di Parigi e alla Scala che celebrava il settecento libertino su
musiche di Mozart. Per continuare con “Casanova” sino a “Le Songe de Médée”
sempre per l’Opéra di Parigi. Che recentemente ha ripreso il suo brano “MC 14/22
(ceci est mon corps)” una sensuale rivisitazione dell’ultima Cena per dodici danzatori.
Coreografo ma anche danzatore. Angelin nato nel 1957, nell’età in cui i grandi
come lui, come Baryshnikov, continuano a mettere alla prova in palcoscenico il
proprio corpo, programma un assolo, “Le funambole” ispirato al famoso testo “Le
Funambole” di Jean Genet che non cessa di provocare la creatività dei coreografi di
genio e che il Théatre de la Ville ripresenta dal 4 maggio a Parigi.
E intanto è sempre in tour il suo ultimissimo spettacolo “Suivront mille ans de
calme” (Seguiranno mille anni di calma) ispirato alla Apocalisse di San Giovanni
e realizzato in una prima versione per la sua compagnia insieme a un gruppo di
danzatori del Bolshoj di Mosca.
10 maggio 2011 - ore 20.45
Ballet Preljocaj
BIANCANEVE
Biancaneve e Il Principe Nagisa Shirai e Fabrizio Clemente La Regina Gaëlle Chappaz
Il Re Sébastien Durand
La Madre Charlotte Siepiora
I gatti della matrigna Lorena O’Neill / Yurie Tsugawa con Virginie Caussin, Margaux Coucharrière, Natacha Grimaud,
Caroline Jaubert, Emilie Lalande, Céline Marié, Patrizia Telleschi,
Sergi Amoros Aparicio, Aurélien Charrier, Baptiste Coissieu, Sergio Diaz,
Carlos Ferreira Da Silva, Jean Charles Jousni, Fran Sanchez, Julien Thibault,
Liam Warren, Nicolas Zemmour
Biancaneve bambina Leyi Julia Qiu*
coreografia Angelin Preljocaj
costumi Jean Paul Gaultier
musica Gustav Mahler
effetti sonori 79 D
scene Thierry Leproust
luci Patrick Riou con Cécile Giovansili e Sébastien Dué
assistente alla direzione artistica Youri Van den Bosch
assistente ripetitore Natalia Naidicht
coreologo Dany Lévêque
acrobazie verticali Alexandre del Perugia
co-produzione Biennale de la Danse de Lyon / Conseil Général du Rhône,
Théâtre National de Chaillot (Parigi), Grand Théâtre de Provence (Aix-enProvence), Staatsballet Berlin (Germania)
Ringraziamenti a Jean Paul Gaultier
Prima rappresentazione Biennale de la Danse de Lyon, 2008
Coreografia premiata al Globes de Cristal, 2009
Tournée italiana organizzata da ATER- Associazione Teatrale Emilia Romagna
Il Teatro Nuovo Giovanni da Udine ringrazia per la collaborazione
Scuola di Danza Axis
Scuola di Danza Broadway Dance Studio
Scuola di Danza Ceron*
BIANCANEVE, SE LA FIABA DIVENTA DANZA
Tempi duri per Biancaneve nell’età della chirurgia plastica, del botulino e delle beauty
farm. Il confronto-scontro con la matrigna, ma anche semplicemente fra le figlie e le
tante madri che non si arrendono, rischia di diventare una lotta senza quartiere. Lo sa
bene Angelin Preljocaj che per la sua “Blanche Neige” ha voluto da Jean Paul Gaultier
una matrigna supersexy, una dominatrix un po’ leather che è l’esatto opposto della
sua nivea e verginale Biancaneve. Due modelli femminili che si confrontano. Che
poi uno, Biancaneve, impersoni la bontà, e l’altro, la matrigna, invece la cattiveria,
sono ruoli della fiaba ai quali le due donne non possono sfuggire.
Perché qui il gioco delle parti è definito una volta per tutte. Questa “Blanche Neige” si
muove in una sgargiante realtà fumettistica dove i caratteri non ci preparano sorprese.
Le sorprese qui arrivano dalla bellezza della danza, dallo splendore immediato dei
costumi e dalle scene di Thierry Leproust.
E dalla sontuosa musica di Gustav Mahler che fa da colonna sonora alla vicenda.
Spezzettata, antologizzata, ripetuta in una compilation concepita da Preljocaj stesso
è il sottofondo musicale perfetto. Adagi, adagetti e languori per i momenti intimi fra
Biancaneve e il suo principe, grancasse e fanfare, ciarde e mazurche per far procedere
il racconto. Una musica sulla quale la coreografia inanella scene di ballo, quadri di
insieme, e passi a due di fortissimo impatto emotivo.
Il racconto si sviluppa come da fratelli Grimm. Angelin Preljocaj non rinuncia a
nulla, compresi specchio magico, mela stregata, i sette nani e il cuore del cervo che
gli scherani, impietositi da Biancaneve, portano alla regina cattiva sostenendo che è
quello della fanciulla. La quale regina cattiva (il fascino del male!) come si diceva è
personaggio avvincente. La sua irruzione a corte annunciata dai clangori mahleriani è
impressionante. Accompagnata da due mostri neri non può non ricordare l’ingresso
di Carabosse nel prologo della “Bella addormentata”.
Ma ogni episodio è narrato con la ben nota sapienza di Preljocaj di trasformare in
danza la vicenda. Invenzioni continue. Per esempio i sette nani minatori che si calano
con corde elastiche dalla miniera scavata in una altissima parete di roccia sullo sfondo
della scena, grande momento di danza in verticale.
Per esempio il finale con la perfida punita costretta a indossare zoccoli infuocati che
la fanno saltare come un’ossessa.
O ancora il duo fra la fanciulla e la matrigna che le schiaccia con violenza una mela
in gola, non privo di sadica voluttà.
Oppure il fantasma della regina madre di Biancaneve che la soccorre dopo che la
strega le ha propinato la mela.
Infine il passo a due col principe che fa seguito al risveglio dell’eroina è tenero e
sensuale, un momento da antologia.
Certo. Questa “Blanche Neige” non è esattamente quel che ti aspetteresti da un
coreografo campione della danza contemporanea francese. Ma trasformare il racconto
dei fratelli Grimm in danza è stata l’ultima sfida vinta da Preljocaj.
Accingendosi all’opera aveva annunciato: “La mia idea è di raccontare Biancaneve
con il meraviglioso, e l’incanto proprio del genere. Senza dimenticare che è un
racconto disseminato di tagliole psicanalitiche. Bettelheim ha parlato a questo
proposito di un Edipo rovesciato che mi sembra molto attuale oggi, quando le
donne di quarantacinque-cinquanta anni sono ancora belle, ma soffrono perché le
loro figlie le mettono in ombra”.
Il coreografo ha deciso di raccontare la storia secondo una linea narrativa chiara,
disegnando caratteri le cui motivazioni, i cui destini conosciamo bene, fanno parte
del nostro vissuto favolistico da sempre.
I cortigiani sono in beige in giustacuori e stivali alti, i cacciatori in verde con berretti
e scarponi, i nani in brache corte di panno con i caschi da aviatori. Protagonisti tutti
di una danza che sa farsi racconto, dove Preljocaj fa ricorso a tutte gli strumenti del
contemporaneo e del classico sapientemente rimescolati.
“Blanche Neige” ha debuttato alla Biennale di Lione nel settembre del 2008 ed
era attesa subito dopo come un grande evento al teatro di Chaillot a Parigi. E lo
è stato, un grande evento. La sala Jean Vilar sempre piena, tutto esaurito per tutte
le repliche. La critica parigina è rimasta all’inizio un po’ spiazzata. Certo non è il
primo balletto narrativo di Angelin Preljocaj. Ma ci vuole un momento per capire
che occorre lasciarsi andare, per quasi due ore, alla semplice magia del racconto
che vive delle continue sorprese che la danza, con l’invenzione visiva di Gaultier e
Leproust, sa regalarci.
A partire dal suo famoso “Roméo et Juliette” su musica di Prokof ’ev del 1990
sappiamo che Angelin Preljocaj conosce bene la ricetta. Libretto dai tempi scanditi
al secondo, la storia raccontata passo dopo passo, una compagnia, la sua compagnia,
ventisei straordinari danzatori, scene e costumi di grande livello.
Concepito con Enki Bilal, “Roméo et Juliette” aveva conquistato il pianeta. Cucito a
mano da Jean Paul Gaultier con la cura e la dedizione di altri tempi questa “Blanche
Neige” ha ripetuto il miracolo.
La storia d’amore di Preljocaj e di Gaultier con la danza incomincia quasi
contemporaneamente e prende vita negli anni d’oro della Nouvelle Danse francese
a metà degli ‘80.
È il 1985 quando Angelin, una formazione di danzatore accademico e contemporaneo,
uscito dalla compagnia di Dominique Bagouet debutta e vince con “Marché Noir”
al concorso coreografico di Bagnolet. E subito si segnala come una personalità che
si distacca dalla pletora di giovani coreografi che assiepano la scena francese di quei
tempi. Pochi nella distanza dimostreranno di avere la stoffa e il respiro per resistere
al tempo, di avere sostanza e spessore.
Ma per capirlo, basta l’anno dopo vedere “A nos Héros” balletto dedicato agli
eroi-vittime delle dittature comuniste (i genitori di Angelin cresciuto nella banlieu
parigina erano profughi albanesi). L’anno successivo ancora con “Hallali Romée” è
la volta della fanciulla vergine e guerriera, in trasparenza Giovanna d’Arco, ad essere
al centro della scena. Seguono, in oltre venti anni, titoli su titoli che sarebbe inutile
elencare, ma che ci danno la possibilità di disegnare il profilo di un coreografo che
ha costruito passo dopo passo un opus ampio, articolato e profondo. Opere spesso
riprese o create per grandi compagnie come il New York City Ballet, il balletto
dell’Opéra di Lione, la Scala o l’Opéra di Parigi per la quale ha messo in scena nelle
ultime stagioni “Le Songe de Médée” e “Siddharta”.
Dunque grande narratore, pittore di ampi affreschi coreografici a serata intera, ma
anche attento e preciso autore di delicate miniature come “Annonciation” o “Un trait
d’union”. Innovatore anche sul piano della videodanza. Per tutti fu una scoperta in
quegli anni la sua “animazione” dei “Raboteurs” un quadro di Gustave Caillebotte
conservato al Musée d’Orsay e trasformato in clip danzata. Così come altri quadri
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