ANAES
(Agence Nationale d’Accréditation et d’Evaluation en Santé)
L’AUDIT CLINICO
BASI METODOLOGICHE
PER LA VALUTAZIONE DELLE PRATICHE PROFESSIONALI
Aprile 1999
Valutazione nelle strutture sanitarie
Traduzione ed adattamento del testo a cura di: Zampieri C., Frison T., Marin I., Scaffidi S..
Ringraziamo la Haute Autorité de santé per averci autorizzato a tradurre questo testo:
essa declina ogni responsabilità rispetto agli eventuali errori od omissioni nella traduzione
che potrebbero comparire in questa versione. Il testo originale è consultabile sul sito
www.has-sante.fr , area Publications.
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Traduzione ed adattamento del testo a cura di: Zampieri C., Frison T., Marin I., Scaffidi S..
Questo documento è stato elaborato dalla Sig.ra Monique DUPUY grazie allla
supervisione del Dott. Hervé MAISONNEUVE, direttore della valutazione, del Prof. JeanLouis TERRA, responsabile del servizio di valutazione nelle strutture sanitarie e con la
partecipazione:
delle équipe del servizio ospedaliero e delle raccomandazioni professionali:
Dr. Jean-François DÜRR
Sig.ra Marie ERBAULT
Dr. Jacques GLIKMAN
Dr. Gérard LAIRY
Sig.ra Marie-José RAVINEAU
Sig.ra Anne-Françoise PAUCHET-TRAVERSAT
dei referenti regionali della valutazione nelle strutture sanitarie:
Sig.ra Catherine BERTEVAS, CHU Brest
Sig.ra Anne-Marie BERTHOU, CH le Havre
Dr. Marie-Jeanne BISMUTH, CHU Dijon ;
Dr. Dominique BOURDERONT, CH Mulhouse ;
Sig.ra Marie-José BUFFOLI, CHU Nice ;
Sig.ra Christine COZON, CH Bron ;
Dr. Marie-José D'ALCHE-GAUTIER, CHU
Caen ;
Sig.ra Michèle DESQUINS, CHU Grenoble ;
Sig.ra Marie-Christine Du BOULET, Clinique
Champeau, Béziers ;
Dr. Erwann Du ROUCHET, CH d'Orléans ;
Prof. Patrice FRANÇOIS, CHU de Grenoble ;
Dr. Michel GREHANT, Clinique Font Redonde,
Figeac ;
Dr. Jean-François LEFORT, CH Meaux ;
Dr. Alain LEPAPE, CHU Lyon ;
Sig.ra LETELLIER-KWOCZ, CHU Tours ;
Dr. Patrick MIGET, Hôpital Local de
Pompey ;
Dr. Yves PASSADORI, CH Mulhouse ;
Sig.ra Françoise PEREZ, Clinique
Champeau, Béziers ;
Dr. Marie-Pascale POMEY, CHU Brest ;
Dr. Christiane PRIVAT-PAIN, Centre
Laënnec, Malakoff ;
Sig.ra Madeleine PULTIER, AP-Hôpitaux
de Marseille ;
Dr. Jean-François QUARANTA, CHU
Nice ;
Dr. Catherine SARTOR, AP-Hôpitaux de
Marseille ;
Dr. Claude SOUTIF, CH Avignon ;
Dr. Anne VIVIEN, AP-Hôpitaux de Paris .
Si ringraziano:
Sig.ra Patricia BURGAIN
Sig. Yves DERENNE
Sig. le Dr Philippe DUPRAT
Sig.ra Claudine DROUIN
Dr. Frédéric FLEURETTE
Sig.ra Marie-Agnès GUERAUD
Sig. Pierre HUIN
Sig.ra Danièle MARANDE
Dr. Vincent MOUNIC
Dr. Lionel PAZART
Dr. Jean PETIT
Sig. Loïc RICOURD
Dr. Frédéric SANGUIGNOL
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Traduzione ed adattamento del testo a cura di: Zampieri C., Frison T., Marin I., Scaffidi S..
per il loro efficace contributo nel promuovere il metodo dell’audit clinico rivolto al
miglioramento delle pratiche professionali.
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PREMESSA
Promuovere la valutazione delle pratiche professionali, missione affidata
all’Agenzia
Nazionale per lo sviluppo della valutazione in ambito sanitario (Agence Nationale pour le
Développement de l'Évaluation Médicale [ANDEM]) dalla legge di riforma ospedaliera del
31 luglio 1991, è anche una delle priorità dell’Agenzia Nazionale di Accreditamento e
Valutazione in Sanità (Agence Nationale d’Accréditation et d’Évaluation en Santé
[ANAES]), creata attraverso le ordinanze del 24 aprile 1996 e il decreto n° 97-311 del 7
aprile 1997.
L’audit clinico è un metodo di valutazione delle pratiche professionali sperimentato
dall’ANAES dal 1990 al 1997 nell’ambito di una collaborazione con 250 strutture sanitarie
pubbliche e private.
Il principio dell’audit clinico consiste nel misurare la qualità di una pratica in base a criteri
espliciti, oggettivi e nel comparare il risultato ad uno documento di riferimento. Lo scarto
osservato tra il livello di qualità auspicato esplicitato nello standard di riferimento e il livello
di qualità effettivamente garantito, impone l’attuazione di un piano di miglioramento con il
controllo periodico del suo impatto.
Questa guida presenta una versione sintetica e didattica dell’audit clinico e si propone di
aiutare i professionisti ad appropriarsi degli elementi chiave di un metodo che ha
dimostrato la sua utilità nel campo dell’assistenza.
Desidero ringraziare personalmente tutti i professionisti che hanno partecipato
all’arricchimento del metodo, attraverso la sperimentazione condotta in collaborazione con
gli ospedali pilota, e spero che questo documento fornisca un supporto tecnico alle equipe
assistenziali che vorranno iniziare un progetto di miglioramento della loro pratica.
Yves MATILLON
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I.
DEFINIZIONE DI AUDIT CLINICO
L’audit clinico è un metodo di valutazione che permette, attraverso l’utilizzo di criteri
determinati, di comparare le pratiche assistenziali con standard condivisi, allo scopo di
misurare la qualità di queste pratiche e gli esiti che ne derivano con l’obiettivo di migliorarli
(1).
II.
FASI DEL PROCESSO DELL’AUDIT CLINICO
Un metodo è l’insieme delle fasi ragionate, da seguire per raggiungere un obiettivo (2).
L’audit clinico riconosce 6 fasi:
1. scelta del tema;
2. scelta dei criteri;
3. scelta del metodo di misurazione;
4. raccolta dei dati;
5. analisi dei risultati;
6. piano delle azioni di miglioramento e delle rivalutazioni.
III.
PIANO OPERATIVO PER LA CONDUZIONE DI CIASCUNA FASE
DELL’AUDIT CLINICO
Titolo della fase
€ Delimita il campo di studio di ciascuna fase del metodo
Obiettivo della fase
Azioni
‚
‚
Definisce il risultato atteso al termine della Concretizzano il procedimento da seguire
fase
per raggiungere l’obiettivo della fase
Risultato della fase
€ È conforme all’obiettivo fissato
Il piano operativo guida lo sviluppo di ciascuna fase:
−
il titolo della fase fissa i limiti del campo da trattare;
−
l’esplorazione di questo campo necessita della definizione di uno o più obiettivi
operativi, chiari, precisi, che si traducano nel risultato atteso;
−
la realizzazione dell’obiettivo fissato impone l’attuazione di azioni concrete;
−
il risultato ottenuto alla fine della fase deve essere in conformità con l’obiettivo
fissato.
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IV.
CONTENUTO DELLE FASI DELL’AUDIT CLINICO
1. Scelta del tema
Obiettivo della fase
F Stabilire
Azioni
un
tema
pertinente
e
avviare il progetto
F Identificare le opportunità di
miglioramento e/o le criticità
F Selezionare un tema prioritario
F Definire gli ambiti oggetto della
valutazione
F Costituire il gruppo di progetto
F Identificare il responsabile del
progetto
F Definire le responsabilità dei membri
del gruppo
F Formulare
una
diagnosi
della
situazione
F Analizzare la situazione di partenza:
-
Raccolta dati
-
Analisi dei risultati
F Punti forti e punti deboli della pratica
Risultato della fase
individuati
F Obiettivo chiaramente definito
GUIDA
Scelta del tema
Il tema dell’audit clinico è scelto in funzione della frequenza
della pratica, del rischio per il paziente, del potenziale di
(un esempio di scheda di
miglioramento, dell’esistenza di riferimenti scientifici,
selezione del tema è
presentato nell’allegato 1) normativi e professionali.
Definisce il numero di unità operative da inserire nel progetto,
Ambiti oggetto dello
studio
scelte preferibilmente su base volontaria e in funzione del
tema trattato.
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Questo gruppo operativo ha un mandato temporaneo ed è
sempre multiprofessionale. Deve avere in sé 3 tipi di
competenze:
alcuni “clinici” che abbiano una buona conoscenza della
-
pratica locale;
Gruppo di progetto o
gruppo di lavoro
-
alcuni professionisti esperti sul tema;
-
un professionista preparato metodologicamente sul
tema dell’audit clinico.
Il coordinamento del gruppo è garantito da un responsabile di
progetto riconosciuto dai suoi pari e scelto in seno a questo
gruppo.
La conoscenza della pratica svolta nello specifico contesto è
una fase fondamentale.
Si possono verificare due situazioni:
-
esiste un documento di riferimento e l’obiettivo iniziale
è di identificare il suo livello di adozione da parte dei
professionisti;
-
non esite un documento di riferimento, ciò provoca
delle divergenze nella pratica che è importante
conoscere prima di intraprendere un processo di
miglioramento.
Analisi della situazione
di partenza
A seconda della situazione da gestire ed in assenza di dati
qualitativi disponibili (ad es. indagine recente), è necessario
procedere analizzando la pratica al fine di identificarne i punti
critici.
Questa raccolta di informazioni può essere fatta in modo
esplicito, nel corso di un colloquio con i professionisti o
sottoforma di autovalutazione anonima, con l’aiuto di un
questionario elaborato appositamente che tenga conto dei
principali criteri relativi agli aspetti critici della pratica.
Il censimento delle modalità operative e/o delle istruzioni di
lavoro utilizzate dai professionisti completa la raccolta delle
informazioni riguardanti l’esecuzione della pratica.
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L‘analisi della situazione riassume la realtà osservata
enunciando il problema, la sua causa principale e, se
possibile, i suoi effetti sui pazienti e sui professionisti.
Esempio n°1
Problema: pratica eterogenea
Causa:
assenza di un documento di riferimento
Effetti:
incidenza di infezione di…
disaccordo all’interno all’équipe
Risultato atteso al
termine della fase
Esempio n°2
Problema: mancata conoscenza del livello di
adozione del documento di riferimento
da parte dei professionisti
Causa:
assenza di supervisione periodica e
continua dopo la “disseminazione” del
documento di riferimento
Scelta dei criteri
Obiettivo della fase
F Costruire
riferimento
−
−
−
Azioni
il
documento
crearlo
aggiornarlo
o verficarlo
Risultato della fase
di
F Procedere all’analisi della letteratura
(riferimenti normativi,
raccomandazioni, pubblicazioni sullo
stesso tema)
F Definire i criteri di qualità
F Tenere conto del contesto locale
F Redigere il documento di riferimento o
aggiornarlo
F Selezionare i criteri rappresentativi
della qualità da valutare nella pratica
e stabilire per ciascuno di essi uno
standard
F Documento di riferimento costruito
F Criteri da misurare nella pratica
identificati
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GUIDA
Criterio
Denominazione
Un criterio è un concetto comunemente accettato, che permette di
ottenere un giudizio valido sulla adeguatezza della pratica
valutata. Esso prevede una denominazione, uno o più elementi
misurabili, un valore da raggiungere (standard atteso) e una
specifica istruzione per la raccolta dei dati.
Esempio:
L’identità della persona
documentazione clinica:
si … no …
Elementi misurabili o
indicatori
Valore da raggiungere
Istruzioni
da
Il criterio prevede:
• il nome
• il legame di parentela
• il numero di telefono
• l’indirizzo della persona
avvisare
è
registrata
nella
…
…
…
…
Atteso nel 100% dei casi
Rispondere “si” se i 4 quattro elementi sono presenti
Rispondere “no” se manca un solo elemento
E’ un documento o un insieme di documenti che esplicitano i
requisiti di qualità relativi ad una pratica professionale o ad una
Documento di
modalità operativa.
riferimento
L’elaborazione del “documento di riferimento” prevede l’analisi
della letteratura attraverso una ricerca completa dei criteri di
(un esempio di un modello
qualità e la considerazione del contesto e della disciplina
di procedura è presentato
all’interno dei quali la pratica è esercitata. Il documento di
nell’allegato n. 2)
riferimento può, ad esempio, prevedere una procedura
assistenziale e una istruzione di lavoro.
Criteri da misurare
nella pratica
La selezione dei criteri da misurare nella realtà effettiva deve
limitarsi agli elementi rappresentativi della qualità affinché la
valutazione delle pratiche si inserisca nell’attività dei servizi senza
alterarla.
Standard atteso
Si raccomanda l’attribuzione ad ogni criterio di un valore da
raggiungere (standard atteso). Il punteggio del 100% o valore
atteso per i criteri di struttura o di processo corrisponde alle
esigenze auspicate nel contesto dato. Questo valore significa che
il criterio deve essere sempre soddisfatto nella pratica.
Il valore da raggiungere di un criterio di risultato è fissato in
funzione della natura del criterio stesso, dei dati della letteratura e
può difficilmente raggiungere un punteggio del 100%.
Esempio: la soddisfazione
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Scelta della modalità di misura
Obiettivo della fase
Azioni
F Costruire la scheda di raccolta dei
dati o griglia di valutazione
F Individuare i criteri di qualità
sottoforma di domande a risposta
chiusa e dicotomica (si/no –
vero/falso)
F Sperimentare la scheda di raccolta
dati e modificarla se necessario
F Definire le modalità di valutazione
F Determinare:
• il tipo di indagine
• le dimensioni del campione
• il periodo di valutazione
• la fonte di informazioni
• la modalità di raccolta dei dati
F Individuare il valutatore
F Piano dell’indagine
F Scheda di raccolta dati elaborata
Risultato della fase
GUIDA
Questo strumento è costruito a partire dai criteri rappresentativi della
qualità selezionati nella fase precedente. La formulazione delle
Scheda di
domande deve permettere una risposta dicotomica (es. SI/NO) e
raccolta dati
deve rispettare l’ordine seguito nel “documento di riferimento”. La
(esempi di schede di
costruzione della griglia di valutazione deve prevedere lo spazio
raccolta dati sono
necessario alla registrazione delle osservazioni e degli eventi
presenti negli allegati
imprevisti che si sono presentati nel corso della raccolta delle
n. 3 e n. 4)
informazioni. La mancata soddisfazione dei criteri deve essere
accompagnata da commenti registrati in questi appositi spazi. Questi
dati faciliteranno e arricchiranno l’analisi dei risultati.
E’ realizzata dalle professionalità implicate nel percorso e su un
numero limitato di pratiche. Può riguardare alcuni infermieri di tutte le
Sperimentazione unità operative o tutti gli infermieri di alcune unità operative o altri
della scheda di
raccolta dati
professionisti a seconda della pratica oggetto di valutazione (medici,
fisioterapisti, tecnici, operatori di supporto....).
Questo permette di valutare l’oggettività dei criteri e l’affidabilità dello
strumento.
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Modalita’ di
valutazione
Il tipo di indagine è definito in funzione della pratica studiata.
L’approccio prospettico è adeguato alla valutazione delle pratiche
professionali. L’osservazione dell’esistente permette al valutatore di
dare un giudizio sull’applicazione dei criteri di qualità. Questo
approccio dinamico genera spesso un aggiustamento immediato dei
comportamenti. L’approccio retrospettivo si adatta meglio alla
valutazione della documentazione clinica. Esso favorisce l’esame di
un campione più grande ma non ha l’impatto immediato sulla qualità
della documentazione.
Le dimensioni del campione considerate sufficienti per serie
omogenee sono di solito da 30 a 50 pratiche per unità operativa.
Esempio: da 30 a 50 procedure di posizionamento e di monitoraggio
del catetere venoso corto per unità operativa.
Il periodo di osservazione della qualità delle pratiche deve permettere
il raggiungimento del campione di osservazioni previsto senza
comunque superare un intervallo di 6-8 settimane. Infatti, l’attesa
prolungata dei risultati può ridurre l’interesse dei professionisti per la
prosecuzione del progetto.
La fonte di informazioni varia a seconda della pratica studiata. I dati
qualitativi sono ottenuti dai professionisti: medico, infermiere,
personale di supporto, fisioterapista. I dati possono anche essere
cercati su supporti di informazioni: schede di monitoraggio,
documentazione di laboratorio, documentazione amministrativa,
documentazione clinica….
La modalità di raccolta dei dati fa riferimento all’osservazione diretta,
all’intervista o all’autovalutazione. Questi modi di raccogliere i dati
presentano vantaggi e svantaggi.
™
L’osservazione diretta favorisce una raccolta di informazioni
istantanee, ma fa consumare tempo e la persona osservata può
modificare il suo comportamento.
™
L’intervista stabilisce una relazione diretta tra due persone
offrendo la possibilità di riformulare le domande e di ottenere delle
risposte utilizzabili. La chiarificazione delle domande può tuttavia
indurre le risposte.
™
L’autovalutazione impone al professionista di compilare il foglio
di raccolta dati subito dopo aver erogato le prestazioni o dopo un
lasso di tempo il più breve possibile allo scopo di garantire
l’obiettività delle informazioni raccolte. L’autovalutazione ha una
valenza educativa poiché porta alla memorizzazione dei criteri di
qualità. Essa responsabilizza i professionisti ed è un fattore di
successo del piano di miglioramento e del suo futuro sviluppo.
Il valutatore può essere un pari appositamente formato per condurre
l’osservazione, il colloquio e l’utilizzo rigoroso delle schede di raccolta
dati. Deve avere delle competenze cliniche, adottare un
comportamento neutro e non esprimere considerazioni riguardo alla
pratica. Il valutatore può essere lo stesso professionista.
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Raccolta dei dati
Obiettivo della fase
Azioni
F Misurare l’applicazione dei criteri di
qualità nella realtà effettiva
F Organizzare un incontro informativo
F Compilare una scheda di raccolta dati
per ciascuna pratica valutata
F Seguire l’evoluzione della raccolta
dati
F campione previsto raggiunto
F raccolta di informazioni completa
Risultato della fase
GUIDA
Prima dell’avvio della raccolta dati, il responsabile del
progetto riunisce il gruppo dei professionisti coinvolti in
questa
fase
allo
scopo
di
ricordare
l’obiettivo
perseguito e le modalità di misura dei criteri di qualità.
™ L’obiettivo è diretto al miglioramento della
Inizio della raccolta dati
pratica e non alla valutazione individuale dei
professionisti.
™ Le modalità di valutazione indicano il periodo di
raccolta dei dati, il numero di pratiche oggetto di
analisi, il modo di procedere nella raccolta delle
informazioni. Altre indicazioni possono essere
date in risposta alle domande del gruppo.
La raccolta dati ha come obiettivo essenziale quello di
misurare l’applicazione dei requisiti del “documento di
riferimento” nella pratica reale. Essa permette dunque
di verificare la presenza o l’assenza dei suddetti
Raccolta dati
requisiti nell’esercizio di una pratica professionale. La
raccolta deve essere esaustiva al fine di garantire
l’affidabilità dei risultati. Il suo svolgimento necessita di
un lavoro continuo da parte del referente dell’unità
operativa e di un monitoraggio accurato da parte del
responsabile del progetto.
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Analisi dei risultati
Obiettivo della fase
Azioni
F Identificare la o le cause
degli scarti osservati
Risultato della fase
F Elaborare i dati raccolti:
• Conversione delle risposte in dati
percentuali
• Presentazione dei dati attraverso un
grafico
F Ricercare ed esplicitare le cause degli scarti:
• professionali
• organizzative
• strutturali
• personali
F scarti individuati
F cause individuate e analizzate
GUIDA
Trattamento
dei dati
La modalità gestione dei dati (manuale o informatizzata)
viene scelta a seconda della quantità di documentazione
da analizzare e delle risorse locali. Tuttavia, in occasione
del primo approccio alla fase di valutazione, non va
sottostimato il valore pedagogico che assume la
costruzione delle tabelle riassuntive dei dati.
Presentazione
dei risultati
Una presentazione visiva sottoforma di grafico permette di
oggettivare meglio gli aspetti già acquisiti e quelli da
migliorare.
Ricerca
delle cause
degli scarti
L’analisi degli scarti osservati è assicurata dal gruppo di
progetto. Essa identifica le diverse cause che possono
essere:
™ Professionali (es.: mancanza di conoscenze);
™ Strutturali (es.: mancanza di metodo e/o materiali
inadeguati);
™ Organizzative (es.: mancanza di organizzazione
nella presa in carico del paziente);
™ Personali (es.: mancanza di convinzione e
motivazione).
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Piano delle azioni di miglioramento e rivalutazione
Obiettivo della fase
F Elaborare il
miglioramento
Azioni
di
F Presentare i risultati ai professionisti coinvolti
e condividere assieme l’interpretazione delle
cause degli scarti
F Individuare e dare una priorità alle azioni
correttive
F Stabilire i tempi di attuazione previsti per le
azioni
F Individuare il responsabile di ogni azione
F Redigere il report dell’indagine
F Prevedere la continuità
delle
azioni
di
miglioramento messe in
atto
F Fissare il periodo di rivalutazione
F Definire il numero di criteri da rivalutare
F Modificare se necessario la griglia di
valutazione
F Garantire la raccolta e l’analisi dei dati
F Identificare l’impatto delle misure correttive
piano
F Programma di miglioramento stabilito e
responsabile/i individuato/i
F Modalità di rivalutazione fissate
F Continuità garantita
Risultato della fase
GUIDA
Piano di miglioramento
(un esempio di scheda di un
piano d’azione è presente
nell’allegato n. 5)
Report sullo sviluppo del
progetto
Viene definito in concerto con i professionisti dopo aver
condiviso le cause degli scarti.
Esso identifica:
• le misure correttive la cui priorità è stabilita in
funzione della gravità degli scarti e della natura
delle azioni da mettere in atto
• i tempi di attuazione
• il responsabile di ogni azione
La scelta delle azioni correttive segue la presentazione
dei risultati ai professionisti e permette di differenziare le
azioni comuni a tutte le équipe rispetto alle azioni
specifiche di ciascuna di esse.
E’ necessario elaborare un report contenente la storia
del progetto, lo sviluppo di ogni fase del processo, i
risultati ottenuti, l’impatto delle varie fasi e le difficoltà
incontrate.
Questo report viene redatto dal responsabile del progetto
in collaborazione con il gruppo di lavoro. Occorre
consegnarne una copia ad ogni équipe.
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Rivalutazione
Solitamente, dopo la prima indagine, si prevede una
rivalutazione che permette di misurare l’impatto delle
azioni correttive.
Se viene presa in causa la sicurezza del paziente, le
azioni di miglioramento si impongono con urgenza,
cosicché la rivalutazione si svolge velocemente.
Viene utilizzata la stessa scheda di raccolta dati, a
volte modificata. Questa seconda valutazione si può
basare sull’insieme dei criteri se i primi risultati sono
eterogenei o su alcuni criteri che chiamano in causa
un aspetto da migliorare prioritariamente.
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FATTORI CHE FAVORISCONO L’ESITO POSITIVO
Fattori relativi all’applicazione dell’audit clinico:
9 Scegliere un tema pertinente che corrisponda ad un problema reale dei
professionisti e per il quale esistono dei riferimenti;
9 Definire un obiettivo da raggiungere relativo al miglioramento della pratica e non
alla valutazione del personale;
9 Costituire un gruppo di progetto che riunisca tre tipi di competenze: competenza sul
tema, conoscenze metodologiche, conoscenze relative alla pratica locale;
9 Individuare un responsabile di progetto che goda di legittimità professionale;
9 Formare il personale dirigente delle unità operative e tutto l’insieme dei
professionisti coinvolti nella pratica attraverso una modalità partecipativa,
suddividendo il processo all’interno di ogni unità operativa, affinché ciascuno faccia
propri i principi dell’audit clinico divenendo così attore del cambiamento.
Fattori relativi all’integrazione del progetto in un percorso aziendale:
9 Ottenere l’impegno esplicito della direzione;
9 Inserire il progetto nel programma qualità dell’azienda;
9 Definire una politica di comunicazione della messa in atto del progetto;
9 Coinvolgere gli organi rappresentativi (Comitato di controllo delle infezioni
ospedaliere, Comitato di vigilanza sul corretto utilizzo del sangue…);
9 Valorizzare l’impegno dei professionisti.
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ALLEGATI
Allegato n. 1: Esempio di scheda per la scelta del tema dell’audit
Allegato n. 2: Esempio di modello di procedura
Allegato n. 3: Esempio di griglia di autovalutazione: allestimento di una perfusione
attraverso l’utilizzo di un catetere totalmente impiantabile
Allegato n. 4: Esempio di un questionario da somministrare ai pazienti portatori di un
catetere totalmente impiantabile
Allegato n. 5: Esempio scheda di un piano d’azione
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Allegato n. 1
Esempio di scheda per la scelta del tema dell’audit
CRITERI
PUNTEGGIO DA 1 A 5
COMMENTI
Il tema:
• è una pratica frequente
• è una pratica a rischio
• riguarda un problema conosciuto
• presenta una possibilità realistica
di miglioramento
• si basa sulla presenza di evidenze
scientifiche e/o di riferimenti
legislativi
• è sostenuto dai professionisti
Il progetto:
• si inscrive in un percorso coerente
all’interno dell’azienda
• e’ sostenuto dalla direzione
• favorisce
la
riflessione
multiprofessionale
• dispone dei mezzi necessari per il
suo buon svolgimento
Attribuire un punteggio a ciascuno dei 10 item
e classificare il progetto a seconda del valore totale ottenuto
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Allegato n. 2
Esempio di modello di procedura
Ospedale:
Emissione (es. CCIO):
Titolo del protocollo assistenziale
Versione n.
Numero di pagine
Emesso il
Redazione
Verifica
Approvazione
Elementi da considerare
¾ Rischio prevenuto
Es.: Rischio infettivo
¾ Obiettivo perseguito
Es.: Migliorare la pratica
Es.: Ridurre il rischio infettivo legato alla tecnica
¾ Quadro di
riferimento
legislativo
Es.: Decreto n. 93-345 del 15 marzo 1993 relativo agli atti
professionali
e
all’esercizio
della
professione
infermieristica (estrarre gli articoli che si riferiscono alla
pratica)
¾ Campo di
applicazione
Es.: Unità operative e professionisti coinvolti nella pratica
¾ Indicazioni
Es.: Trattamenti farmacologici, mantenimento di un
accesso vascolare
¾ Parte didattica della
procedura
Es.: Fasi successive:
ƒ Preparazione della procedura
ƒ Esecuzione della procedura
ƒ Valutazione e monitoraggio della procedura
¾ Modalità di
valutazione
dell’applicazione
della procedura
Es.: Audit clinico o indagine sulla pratica in data prefissata
¾ Identificazione dei
responsabili della
stesura
Es.: Professionisti delle Unità operative
Rappresentanti del CCIO
(Si ringrazia il CHU di Grenoble per l’autorizzazione a pubblicare questo modello)
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Allegato n. 3
Esempio di griglia di autovalutazione: allestimento di una perfusione attraverso l’utilizzo di
un catetere totalmente impiantabile
Unità
operativa
Infermiere
N°
Infusione:
Giorno
Alcune ore
Notte
Data
Continua < 48 ore
SI
NO
⇒ Preparativi
1. Accerta l’identità del paziente
2. Verifica la temperatura corporea
3. Verifica lo stato della cute del sito di iniezione
4. Fa assumere al paziente una posizione comoda
5. Applica sul sito di iniezione la crema anestetica un’ora
prima della puntura del serbatoio
⇒ Tenuta dell’infermiere
6. Indossa una mascherina
7. Indossa una casacca non sterile o un camice
⇒ Preparazione del sito di iniezione
8. Si lava le mani con un sapone antisettico
9. Deterge per 30 secondi il sito di iniezione con una garza
imbevuta di sapone antisettico
10. Risciacqua con 2 garze imbevute di soluzione fisiologica
11. Disinfetta il sito
12. Lascia sul sito una garza imbevuta di antisettico
⇒ Allestimento del sistema di infusione
13. Indossa i guanti sterili
14. Utilizza un ago di Huber curvo
•
tipo I (semplice)
•
tipo gripper
15. Riempie il dispositivo con soluzione fisiologica
⇒ Puntura del serbatoio
16. Fa indossare al paziente una maschera
17. Mantiene fermo il serbatoio tra due dita
18. Inserisce perpendicolarmente l’ago attraverso la pelle e
la membrana del serbatoio finché si incontra il fondo
metallico
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Continua > 48 ore
non
applicabile
altra
pratica
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⇒ Lavaggio
19.
20.
21.
22.
Lava il sistema senza effettuare aspirazioni preventive
Lascia defluire almeno 20 ml di soluzione fisiologica
Verifica l’assenza di tumefazioni
Verifica la qualità del flusso
⇒ Avvio dell’infusione
23. Informa il paziente circa la durata del trattamento
24. Verifica l’efficacia della crema anestetica
⇒ Medicazione
25. Frappone una garza sterile tra la cute e l’ago
o
26. Fissa l’ago Gripper con alcune strisce adesive sterili
27. Copre con una garza sterile fissata con cerotto
o
28. Copre con pellicola trasparente sterile
29. Protegge il rubinetto a 3 vie
30. Protegge la rampa presente lungo la linea infusiva
⇒ Documentazione
Annota l’avvio dell’infusione sulla scheda di trattamento
Annota il trattamento sulla grafica
(Si ringrazia il CH di Meaux per l’autorizzazione a pubblicare questa griglia di autovalutazione)
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Traduzione ed adattamento del testo a cura di: Zampieri C., Frison T., Marin I., Scaffidi S..
Allegato n. 4
Esempio di questionario diretto ai pazienti portatori di un sistema di infusione totalmente
impiantabile (Port)
Data di posizionamento del Port ………
Unità operativa…………………………..
Data di somministrazione del questionario…………………………
SI
1. Avete avuto delle informazioni su questo sistema di infusione ?
Prima del posizionamento (scopo, decorso, esiti immediati dell’intervento chirurgico)
- Da un medico
- Da un infermiere
- Da un malato
- Da un parente
- Altro: precisare ………..
Dopo il posizionamento: (sorveglianza e consiglio in caso di problemi)
- Da un medico
- Da un infermiere
- Da un malato
- Da un parente
- Documentazione di un laboratorio
- Altro: precisare ………..
Queste informazioni vi sono parse:
- Chiare
si
no, perché…….
- Sufficienti
si
no, perché…….
2.
Dopo che il sistema è stato impiantato, avete modificato alcune abitudini di
vita ?
Se si, perché ?……………………..
- Troppo visibile
- Fastidioso
ƒ Per alzare le braccia
ƒ Per dormire
ƒ Per vestirsi
ƒ Per praticare alcune attività
ƒ Durante la guida
Altro: precisare………………
3. Avete le conoscenze per la sorveglianza del vostro sistema di infusione ?
4. Portate con voi il libretto di sorveglianza?
Chi ve l’ha consegnato ?………
5. Ritenete che gli infermieri conoscano le modalità di utilizzo di questo sistema ?
perfettamente
abbastanza bene
poco
per niente
6. Disponete del servizio di assistenza infermieristica domiciliare ?
Se si, l’infermiere conosce le modalità di utilizzo di questo sistema di infusione:
perfettamente
abbastanza bene
poco
per niente
7. Utilizzate la crema anestetica ?
Se si, elimina il dolore della puntura ?
8. Rispetto ad un altro sistema (cannula a livello del braccio, catetere centrale
esterno), trovate questo sistema:
più comodo
altrettanto comodo
meno comodo
per niente comodo
9. Avete delle osservazioni o delle proposte da fare ?
……………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………….
(Si ringrazia il CH di Meaux per l’autorizzazione a pubblicare questa griglia di autovalutazione)
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NO
Traduzione ed adattamento del testo a cura di: Zampieri C., Frison T., Marin I., Scaffidi S..
Allegato n. 5
Esempio di scheda di un piano d’azione
Ospedale:
Unità operativa/servizio:
Data: ___/___/_____
Tema dell’audit
Identificazione
dell’azione di
miglioramento
Natura dell’azione
Informativa
Formativa
Struttura
Organizzazione
Obiettivo perseguito
……………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………………
Potenziali partecipanti
Cognome e nome …………………………………….
Telefono………..
Professione…………………………..
indirizzo di lavoro………………..
Responsabile della
progettazione e della
supervisione del
progetto
Cognome e nome …………………………………….
Telefono………..
Professione…………………………..
indirizzo di lavoro………………..
Categorie professionali
e/o unità operative
coinvolte nell’azione di
miglioramento
…………………………………………………………………………………………….
……………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………………
Data di inizio
__/__/___
Data di consegna del
rapporto finale
__/__/___
…………………………………………………………………..
………………………………………………………………….
………………………………………………………………….
………………………………………………………………….
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Traduzione ed adattamento del testo a cura di: Zampieri C., Frison T., Marin I., Scaffidi S..
BIBLIOGRAFIA
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professionnelles dans les établissements de santé. L’audit clinique. Paris : ANDEM ; 1994.
Agence Nationale pour le Développement de l’Évaluation Médicale.
L’évaluation de la tenue du dossier du malade. Paris : ANDEM ; 1994.
Agence Nationale pour le Développement de l’Évaluation Médicale.
Mise en place d’un programme d’amélioration de la qualité dans un établissement de santé.
Principes
méthodologiques. Paris : ANDEM ; 1996.
Agence Nationale d’Accréditation et d’Évaluation en Santé.
L’audit clinique appliqué à l’utilisation des chambres d’isolement en psychiatrie.
Paris : ANAES ; 1998.
Agence Nationale d’Accréditation et d’Évaluation en Santé.
Evaluation de la qualité de la pose et de la surveillance des cathéters veineux courts. Paris :
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Agence Nationale d’Accréditation et d’Évaluation en Santé.
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Ministère des Affaires Sociales et de la Solidarité Nationale. Direction des Hôpitaux.
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méthodologique.
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Paris : Direction des Journaux Officiels ; 1991 ; n°12 Série Soins Infirmiers, BO N°91-10bis.
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Paris : direction des Journaux Officiels ; 1992 ; n°4 Série Organisation et Gestion du Service
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Transfusion de concentrés érythrocytaires. Une évaluation en anesthésie-réanimation. Ann Fr
Anesth Réan 1996 ; 15 : 20-6.
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