GLI SCACCHI NELLA LETTERATURA DI FANTASCIENZA
di Giuseppe Arabito rev 02 (set 2005)
Parte prima – considerazioni generali
Nella parte prima espongo alcune considerazioni generali su questo tema che intriga molti
appassionati, collezionisti e cultori del gioco; discuto i ruoli degli scacchi in letteratura SF e propongo
dei criteri operativi per la significatività scacchistica. Nella parte seconda menziono le opere più
importanti in italiano. Nella parte terza fornisco una rassegna ragionata.
La Fantascienza
Isaac Asimov ha scritto che la fantascienza è nata sostanzialmente con la rivoluzione
industriale. È infatti con quest’ultima che i cambiamenti tecnologici sono diventati
tanto rapidi da essere verificabili nell’arco di una sola vita. Questa evidenza ha
innescato la semplice considerazione culturale che il futuro possa non essere come il
passato. Ciò che è stato decisivo (1) per l’avvento della fantascienza è l’intuizione di
come scienza e tecnologia generino cambiamento, e la necessità di impegnarsi a
predire un qualche tipo di cambiamento.
Fra le miriadi di definizioni snocciolate dagli addetti ai lavori si è parlato di visioni
profetiche, di sospensione della credulità, di narrativa speculativa, di ruolo dell’uomo
nell’universo, di strutture immaginarie alternative, di estrapolazione del reale (2)(3).
Ecco le due che mi sono più piaciute.
La prima, di Valerio Evangelisti, è succinta e poetica: “La fantascienza
è il genere narrativo che ha per oggetto i sogni e gli incubi generati
dallo sviluppo tecnologico, scientifico e sociale”.
La seconda è di Norman Spinrad, ed tanto pragmatica quanto utile.
Suona più o meno: “fantascienza è ciò che critici e lettori credono sia
tale”.
(Ricordate Boskov? Rigore è quando arbitro fischia…)
Per non essere costretti a considerare fantascienza testi religiosi come la Bibbia,
viaggi fantastici e mitici come l’Odissea, utopie filosofiche come La Città del Sole di
Campanella, satire sociali come i Viaggi di Gulliver, il critico Brian Aldiss pone
addirittura come data di nascita convenzionale il Frankestein di Mary Shelley (1818).
La locuzione Science Fiction (SF) fu impiegata per la prima volta nel 1926 da Hugo
Gernsback nella rivista Amazing Stories, la quale inaugurò il genere letterario SF
come letteratura popolare di massa. Il termine fu ‘tradotto’ nel 1952 con la parola che
sappiamo da Giorgio Monicelli, primo curatore di Urania per la Mondadori.
La fantascienza si è evoluta passando da una posizione di ingenua
fiducia nelle magnifiche sorti e progressive della tecnologia, a una
visione indagatrice e di forte critica sociale, in conseguenza di tutte
le contraddizioni scientifiche, sociali e ambientali venute a galla
nella seconda metà del XX secolo.
Oggi la fantascienza cartacea scritta è in declino; ma non si tratta di
declino da sparizione, bensì da trasformazione. Mentre un lettore di
quarant’anni fa (uno a caso: io) trovava le risposte agli interrogativi
sul domani e la sua fonte di sense of wonder nella fantascienza
letta, le nuove generazioni hanno semplicemente focalizzato altre forme culturali. E
così, oggi come oggi, l’epicentro del meraviglioso non sta più nei romanzi di Asimov
o Jack Vance, ma in film come Starwars, o meglio ancora in programmi PC come
Final Fantasy o Metal Gear Solid.
1
In realtà, la fantascienza in generale non ha perso. Ha vinto. Semplicemente, viviamo
immersi in essa. I suoi miti, le sue paure e le sue visioni ci strizzano l’occhio in tutti i
modi dal cinema, dalla televisione, dal computer, dai videogiochi, dalla pubblicità su
quotidiani e riviste, dai manifesti sotto casa.
Tutti gli esperti ammettono concordi una correlazione, di natura ancora da chiarire,
fra passione per gli scacchi e per la fantascienza.
Esistono addirittura dei riscontri sperimentali. Mario Leoncini racconta (4) che nel
1995, alla ventunesima Convention SF di San Marino, alla domanda “chi fra gli
astanti sa giocare a scacchi?” buona parte dei presenti alzò la mano, e risultò pure
che il livello era insolitamente alto, tanto da poter formare una buona squadra!
Manca la controprova, ma è facile rimediare. Si potrebbero interpellare tutti i
partecipanti di un tipico raduno di scacchisti (i cosiddetti tornei). Ad esempio, si
potrebbe mandare un sms con la domanda “ti piace la fantascienza?” a ciascun
partecipante, mentre gioca.
Scherzi a parte, è un dato di fatto che la fantascienza, proiettata in
ogni dove dello spazio-tempo e gli scacchi, wargame al di fuori del
tempo, vanno con facilità a braccetto. E questo è avvenuto e
avverrà tante volte, in ambito letterario. Qual è il motivo?
Perché scacchi e fantascienza vanno d’accordo?
Partiamo dalla constatazione che ovunque ci siano degli esseri umani, c’è sempre
qualcuno di essi che gioca a scacchi. I chimici direbbero che esiste uno stato
stazionario di scacchisti, ovvero c’è sempre una quantità piccola e costante di gente
che gioca a scacchi. E questo, dappertutto. Quindi, anche nelle opere scritte dagli
uomini per gli uomini, come vedremo.
Divulgatori e critici hanno avanzato delle ipotesi per spiegare il particolare accordo
tra scacchi e fantascienza. Eugenio Ragone ha scritto (5) che dev’esserci una
misteriosa risonanza fra le curiosità per la meraviglie dell’Universo e l’interesse per le
affascinanti architetture logiche che scaturiscono dal microcosmo a sessantaquattro
caselle.
Gian Filippo Pizzo ha interpretato (6) il legame in termini di identità di strutture.
Entrambe esibiscono un’enorme varietà di configurazioni possibili nell’ambito di certi
vincoli: le regole degli scacchi e le regole di plausibilità scientifica per la SF. Ma
nell'ambito della letteratura standard l'uso di valori simbolici connessi agli scacchi
non può essere spinto oltre certi limiti; mentre nella SF, genere che per definizione
non ha confini, né di spazio né di tempo, si può fare molto di più,
e coinvolgere nella trama vita e morte, Dio e il mondo, uomo e
società, essere e apparire, il tutto e il nulla. E ciò rispettando,
anzi esaltando, i canoni della scrittura fantascientifica.
Vittorio Catani ha esposto (7) un’idea simile: se la letteratura in
generale è assimilabile a un gioco, che dispone sulla scacchiera
del romanzo persone, sentimenti, eventi, scenari, e fa muovere
questi pezzi secondo regole prestabilite ma in modo inatteso per
il lettore, allora la letteratura di fantascienza rappresenta un
gioco nel quale sia il numero di pezzi da manovrare che di
regole è più esteso!
Questi concetti mi trovano sostanzialmente d’accordo. Cercherò di approfondirli.
2
Livello 1: espressione di bisogno di piacere intellettuale e lotta
Tre cose sono necessarie a un uomo: una spada, una donna e una scacchiera. Così
recita un antico proverbio. Ed anche in campo SF sono innumerevoli i romanzi, i
racconti, i film in cui si gioca a scacchi anche solo per un momento, per
un’ambientazione d’atmosfera. Non c’è galeone, base sottomarina o spaziale, non
c’è astronave in viaggio galattico o multidimensionale che non abbia i suoi bravi
momenti scacchistici di pura e semplice ambientazione.
Sto pensando a momenti brevi, ma significativi e molto noti. La partita fra David e
HAL in 2001 Odissea nello Spazio. L’attore Kurt Russel che, nella base artica, versa
del whisky nello schermo del computer che lo ha appena battuto (La Cosa di John
Carpenter). Roy Batty, l’androide albino che gioca a scacchi col suo creatore (Blade
Runner di Ridley Scott). Penso agli scacchi tridimensionali di Star Trek, agli scacchi
dei Klingon (il Klin Zha)… per non parlare del ‘partitone’ di Harry Potter!
Il ricorso agli scacchi implica la possibilità di due artifici tecnici. Nella
fantascienza, checché se ne dica, il centro di tutto resta pur sempre
l’uomo, sia come protagonista che come lettore. E dunque, se i brani
d’interludio riguardanti cibo o sesso esprimono e soddisfano esigenza
di concretezza fisica, allo stesso modo interludi riguardanti musica o
scacchi esprimono e soddisfano esigenze di armonie spirituali e
intellettuali. Per giunta, gli scacchi danno sfogo ai bisogni umani di
gioco e lotta (8) (9) (10).
Penso a certi passaggi di Heinlein, o di tanti altri autori, nei quali i
protagonisti mangiano di gusto sulla soglia delle avventure più strampalate o
drammatiche; mentre a soddisfare le esigenze di piacere intellettivo, ludico e
competitivo trovano posto, appunto, gli scacchi. Far sapere che in altri mondi o altri
tempi qualcuno siederà giocando pur sempre a scacchi, aiuta l’uomo scrittore a
cucire legami secondari di empatia con l’uomo lettore.
Il secondo artificio è che il ricorso al gioco serve ad aumentare il contrasto letterario
fra la normalità di un evento familiare e l’alienità della situazione in cui tale evento è
inquadrato.
Ad ogni modo gli scacchi d’ambientazione, in letteratura SF, possono tecnicamente
apparire dal grado ‘caffè-spingilegno’ fino a quello di torneo fra grandi maestri (es.
Incubo a 64 Caselle di Leiber).
Ed ecco una chiave d’interpretazione. A questo livello, gli scacchi APPAIONO.
Livello 2: simbolismo
Il ruolo principale che gli scacchi sanno soddisfare, tuttavia, è di natura simbolica.
Tale argomento è stato ampiamente illustrato da molti studiosi (8) (11) (12) (13) (14).
La letteratura generale si è occupata molto delle passioni generate dal gioco. E gli
scacchi, quando sono stati chiamati in causa, hanno dimostrato alla grande il loro
potere psicologico sull’uomo, che può arrivare fino all’ossessione (Novella degli
Scacchi di Zweig, La Difesa di Nabokov). In letteratura poliziesca gli scacchi sono più
che altro asserviti all’uomo tramite i simbolismi della lotta e della logica. E questo
avviene sia per mezzo delle tipiche partite della verità effettivamente giocate sulla
scacchiera fra indagatore e indagato, sia in partite-avventura, costituite da mosse e
contromosse sulla scacchiera-romanzo, sia con l’analisi retrograda, ovvero la ricerca
del colpevole a partire dagli indizi.
In letteratura SF gli scacchi sono naturalmente in grado di occupare questi ruoli. Ad
esempio, il tema dell’ossessione umana è sviluppato da Leiber in Mezzanotte
sull’Orologio di Morphy, il tema degli scacchi come dispensatori di inferni di piacere
da Rogoz (Pianeta Morphy) e Banks (L’Impero di Azad).
3
Tuttavia, l’ampio spettro di possibili valenze metaforiche conferisce al gioco la
possibilità di percorrere tutta una serie di scalini simbolici al di fuori della portata degli
altri generi letterari. E questo in primo luogo grazie alla sua possibilità intrinseca di
esprimere simbologie che, secondo Burkhardt (13) possono raggiungere l’universale:
bene-male, ying e yang, creazione-distruzione.
Giulio Braccini giunge addirittura ad affermare (14) che il gioco
degli scacchi è una metafora vuota a cui è possibile
sovrapporre una quantità virtualmente infinita di significati,
entro una ben determinata struttura.
Ecco dunque una nuova chiave d’interpretazione: a questo
livello, gli scacchi non solo appaiono ma SONO. Sono altro.
Livello 3: la marcia in più di scacchi & SF
La scala d’importanza per i ruoli degli scacchi in fantascienza
parte dunque dall’ambientazione, che esprime sostanzialmente il bisogno naturale
dell’uomo di gioco, impegno intellettuale, lotta; prosegue con la sregolatezza e
l’ossessione, temi in comune con la letteratura generale. Ma ecco che viene a galla
l’altra caratteristica intrinseca del gioco: la sua struttura logico-matematica, governata
da semplici regole che generano una tremenda complessità. Grazie ad essa, gli
scacchi possono essere gestiti non solo da esseri umani, ma anche da tutta una
serie di personaggi tipici del mondo fantastico abilitata a riconoscere tale struttura
logica: robot, androidi, alieni, computer, entità intelligenti, entità superiori, entità
metafisiche, entità creatrici.
Ed è proprio la reazione chimica
struttura logica del gioco + valenza simbolica infinita
che porta all’esplosione delle prospettive letterarie nella
fantascienza. Ecco spiegata la marcia in più per il connubio
scacchi-fantascienza.
Torna ad esempio il tema della partita come simbolo di lotta e
logica (Maestro del Meccano di Gotlieb) ma stavolta fra un
umano e la sua copia bionica, che cerca di carpirne i processi
mentali.
Un altro scalino: il tema degli eccessi nel gioco, ma stavolta a carico di non umani
(cfr. Gerrold, Patrito, Pizzo, Russel, Saberhagen ecc.). E così abbiamo robot che
dimenticano le leggi della robotica, computer che si distraggono da importanti compiti
o vitali battaglie. Ritorna il tema dell’ossessione, anch’essa a carico di entità non
umane (cfr. Clarke, Rogoz…) che possono anche loro ‘impazzire’.
La partita-avventura sale a livelli mai visti in letteratura con La Scacchiera di John
Brunner, perfetto meccanismo logico di corrispondenza azioni-mosse.
Ma scacchi & fantascienza accendono il turbo, e diventano
possibili ruoli assolutamente nuovi per il gioco. Strumento di
evangelizzazione per alieni (La Croce di Ghiaccio di Aldani);
mediatore diplomatico ufficiale (La Seconda Partita di De Vet);
mezzo di comunicazione fra specie diverse (Uomini Marziani e
Macchine di Russel); mezzo di contatto fra esseri metafisici e
umani (I Sogni di Moreland di Leiber). Ritornano alla grande i
simboli di creazione-distruzione con le partite fra entità
superiori che dopo la partita si scambiano di ruolo e ricominciano (Aldani, Alias,
Montanari).
4
Ed è solo in fantascienza che gli scacchi possono salire al livello onnicomprensivo.
Chapeau a romanzi come Pianeta Morphy di Adrian Rogoz, Il Segreto del Millennio
di Catherine Neville, L’Impero di Azad di Iain Banks! Essi non potrebbero
semplicemente esistere, senza gli scacchi, che estrinsecano interi ventagli di
significati simbolici e ne costituiscono, per giunta, struttura portante. Ne parlerò
estesamente nella parte seconda.
Ma incredibilmente la scala può ancora salire, e
produrre l’inversione di ruoli fra reale e metafisico! Un
po’ come in quel capolavoro di Escher, in cui il disegno
si tramuta gradualmente in realtà senza momenti di
discontinuità, il contenuto in contenente e viceversa…
gli scacchi possono assurgere a ruolo di mondo reale
che getta le sue ombre enigmatiche all’interno delle
nostre caverne di uomini. In poche parole, la vita diventa
l’ombra degli scacchi. È la prospettiva mistica affrontata
in opere come Il Grande Gioco di Ragone, Astronave
senza Tempo di Harness ed altre.
A questo livello, gli scacchi DOMINANO.
La soglia di significatività scacchistica. Criteri operativi
Dextreit ed Engel, autori di un saggio fondamentale (15), affermarono trent’anni fa che
esistono più di quarantamila opere tecniche dedicate agli scacchi. E le opere
scacchistiche letterarie (indipendentemente dalla SF) quante sono?
È una domanda che ammette infinite risposte, se ci riflettiamo bene. Il numero dei
romanzi ‘con gli scacchi di mezzo’ dipendere solo da come noi stessi stabiliamo una
soglia di significatività scacchistica.
Tento dunque di risolvere il problema nel solito modo, per poter proseguire nel
discorso. Provo a definire scacchistiche quelle opere letterarie dove il gioco abbia
almeno un motivo rimarchevole di presenza, o comunque possa rivendicare un
qualche ruolo. Non solo da protagonista. È una non-definizione, perché aggira il
problema; i matematici direbbero che è figlia di una logica fuzzy, ovvero soggettiva,
dipendente dal contesto. Ma noi provvisoriamente diremo: un’opera letteraria è
‘scacchistica’ quando gli scacchi c'entrano abbastanza. (Rigore è…)
Ecco un esempio operativo, che riporto in dettaglio nel sito del Custode (16)
Il mitico film Agente 007 Dalla Russia con Amore si apre con una partita di scacchi in
un torneo internazionale, a Venezia. Sul tabellone si legge il nome del concorrente
che sta giocando: Kronsteen.
Il giocatore ha l'espressione impenetrabile, perfida. È senza
dubbio un cattivo: lo dimostra il modo di muovere i pezzi, di
attaccare senza pietà, di guatare l'avversario.
L'atmosfera è carica d’aspettativa, gli spettatori assistono
ipnotizzati. Il mossiere sposta i pezzi sulla parete nel silenzio
generale... e alla fine il nostro, col bianco, realizza una
brillante combinazione di matto. La tensione si scioglie, tutti
applaudono.
Kronsteen si alza, stringe freddamente la mano all'avversario, non degna di
un'occhiata il pubblico e va a rispondere alla chiamata del Numero Uno (quello col
gatto in braccio). E così veniamo a sapere che Kronsteen è il Numero Cinque della
Spectre, e che i due ordiscono un complotto (17) .
5
È la prima ed unica scena, con gli scacchi di mezzo. Eppure servono a dimostrare
che Kronsteen è intelligente, freddo, crudele. Uno, due minuti di pellicola… un
centesimo del film. Ma è significativa.
Pensiamo adesso a una sequenza equivalente di un romanzo; magari un paio di
pagine su duecento. Anche in tal caso varrebbe la pena di considerare superata la
soglia d’interesse scacchistico.
Il confine operativo di significatività scacchistica che io propongo è questo: quando ci
sia un motivo rimarchevole di presenza degli scacchi nell'economia dell'opera. Anche
se gli scacchi fungono da comprimari.
Definita in qualche modo una soglia di significatività, possiamo tornare alla domanda
iniziale. La mia risposta è: mettiamoci l'animo in pace. L’insieme delle opere letterarie
scacchistiche è inconoscibile, nella sua totalità!
Criteri qualitativi e quantitativi
Propongo quattro livelli di significatività scacchistica quantitativa.
livello 1: sarà caratterizzato (in questa rassegna) dalla semplice citazione del titolo.
‘Gli scacchi c'entrano’. Il gioco rappresenta un momento significativo o in qualche
modo rimarchevole, che esula dal cliché di momento fine a sé stesso.
livello 2: citazione + asterisco. Gli scacchi rivestono un ruolo di una certa
importanza, e la loro presenza serve ad esprimere altri significati.
livello 3: citazione + due asterischi. Gli scacchi occupano un ruolo molto importante
nell'economia dell'opera, reiterato, e contenente forti metafore. Senza gli scacchi le
opere di livello 3 difficilmente reggerebbero.
livello 4: citazione + tre stelle. Grandi romanzi o grandi storie totalmente imperniate
sugli scacchi. Il gioco è colonna portante dell'opera. Senza gli scacchi le opere di
livello 4 non potrebbero esistere.
(Userò gli asterischi solo per romanzi o racconti lunghi. Li ometterò invece per i
racconti brevi, altrimenti il loro uso potrebbe inflazionarsi, o diventare fuorviante).
Detto questo, ritengo il criterio di catalogazione quantitativo valido solo come primo
approccio. Per indagini più approfondite, che esulino dal semplice impulso
collezionistico (e non esito a confessare di esserne affetto) è necessario aggiungere
un'ulteriore valutazione qualitativa. Essa può nascere solo da un’analisi del testo, che
elenchi le caratteristiche peculiari del ruolo degli scacchi in ciascun’opera.
L’accoppiata ‘grado quantitativo’ più ‘definizione qualitativa del
ruolo del gioco’ dovrebbe finalmente riuscire a inquadrare
l’opera in campo scacchistico-culturale.
E quindi potremo avere di volta in volta, in ordine sparso:
- scacchi d’ambientazione (partite verosimili in ambientazione
amatoriale o agonistica);
- scacchi intesi come ‘partita-avventura’ (ad ogni mossa
corrispondono avvenimenti o azioni);
- scacchi come elemento strutturale intrinseco dell'opera;
- scacchi come modalità di incontro, comunicazione o empatia;
- scacchi come modalità di scontro o lotta (fra singolo o gruppi);
- scacchi come manifestazione di intelligenza o logica;
- scacchi come metafora filosofica (es. vita e morte, creazione e distruzione…);
- scacchi come metafora psicologica, politica…;
- scacchi come simbolo di vari ‘concetti sottostanti’ alla vicenda, ecc. ecc.
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Significatività scacchistica e significatività letteraria
Esistono opere scacchistiche di validità assolutamente riconosciuta
dalla critica letteraria alta, o dalla critica specialistica di genere.
Tuttavia ci si può imbattere in opere di infimo valore letterario ma di
una certa rilevanza scacchistica.
Consideriamo ad esempio Scacco a Satana (18), libretto ultraeconomico, mal stampato e peggio rilegato, appartenente a una
collana dove ammiccano in copertina disegni malfatti di ragazze
discinte per abbindolare un certo target di lettore, che circolava
attorno alle edicole delle stazioni o delle caserme trenta,
quarant'anni fa. Un pulp magazine all'italiana, insomma.
La storia è un horror di infima lega, portato avanti in modo sciatto e con linguaggio
rozzo. Si indulge in descrizioni di violenza e sesso grottesche. Eppure... la storia è
totalmente basata sugli scacchi. Come regolarsi?
In casi del genere ho attribuito ugualmente il livello massimo, in quanto non agisco in
veste di critico letterario ma di critico scacchistico, per così dire, e in questa sede
siamo in primo luogo interessati a cogliere la valenza culturale degli scacchi come
potente strumento metaforico e simbolico.
Contenuto di questa rassegna
Dextreit ed Engel -sempre loro- ammonirono che è impresa perduta in partenza
tener dietro a tutti i romanzi e i racconti di SF che accennino in modo significativo agli
scacchi. Fatta questa premessa terroristica, i due hanno esagerato in senso opposto,
proponendo ben due (!) titoli: La Scacchiera e Le Gambit des Étoiles di Klein
(Marabout, 1971).
Alessandro Sanvito è stato per fortuna molto meno parco a proposito di riferimenti
scacchi-SF, e nella sua indispensabile bibliografia (19) ha citato parecchi titoli,
scegliendo di proposito una via intermedia fra il rifiuto e la menzione indiscriminata di
titoli la cui attinenza con gli scacchi sarebbe stata tutta da verificare in termini sia
quantitativi che qualitativi.
Dal canto mio, in qualità di collezionista e cultore di entrambi i settori, propongo una
bibliografia ragionata in fieri di titoli scacchisticamente rimarchevoli
(e adesso c’intendiamo), di genere fantastico (fantascienza,
fantasy, horror…) editi su carta e in italiano.
Io intendo il termine scacchi in senso lato. Citerò opere nelle quali
il gioco compare in forma chiara e ortodossa, ma anche lavori nei
quali gli scacchi (o altri giochi da tavoliere) compaiono in forme
eterodosse o in qualche modo evolute, tuttavia pregne di
significato ai fini letterari. Le simbologie, le allegorie, le metafore
restano sostanzialmente immutate al variare di pezzi che vengono giocati da
avversari. Chiunque siano.
Menzionerò en passant delle curiosità cinematografiche; ma a tale proposito ricordo
che esistono almeno due ottime rassegne specifiche (20) (21).
Omissioni volontarie e involontarie
Vista la discordia sulla stessa definizione di fantascienza, figuriamoci se è possibile
definire un confine tra fantastico e non-fantastico. Ho effettuato perciò delle scelte
arbitrarie. Ad esempio, ho omesso da questa rassegna autori come Bontempelli,
7
Bulgakov, Carroll, Poe in quanto già sostanzialmente classificati dalla critica come
letteratura standard (alcuni usano il termine mainstream, che a me non piace, come
sinonimo di letteratura alta, non di genere, blasonata).
Non ho incluso opere di autori contemporanei noti (Baricco, Cotroneo, Mari,
Maurensig, Montanari) e meno noti come Giuliano Giunchi (Finale di Partita), Paride
Masacci (Scacchiera Fantastica) ed altri, in quanto esse, pur d’ambientazione
fantastica o narranti di partite con Dio o col diavolo, possono essere tranquillamente
classificate come letteratura standard (qualunque cosa significhi).
Per lo stesso motivo ho omesso ottimi romanzi classificabili fra lo storico e il fantastorico, di gente come Michel Tournier (La Colubrina), Waldemar Lysiak (Scacco
all’Imperatore) o B. Akunin (Gambetto Turco) che narrano avvenimenti di contorno a
fatti storici, e che forse sono pure avvenuti ma non sono rimasti documentati. Il
romanzo fanta-storico non va confuso con l’ucronia, branca vera e propria della SF,
che riguarda sviluppi sul tema ‘che cosa sarebbe mutato nel mondo di adesso se
non fosse avvenuto nel passato il tale evento storico?’
Infine, ho omesso quasi del tutto i fumetti. Salvo motivate eccezioni, naturalmente.
Non si è buoni scacchisti se non si è propensi ad ammetterne! Ho incluso infatti
alcuni fumetti fantascientifici di forte rilevanza.
Il materiale volontariamente omesso comparirà in altre bibliografie.
Per quanto riguarda le omissioni involontarie, probabilmente ce ne sono in
proporzione maggiore nei settori horror e fantasy piuttosto che nel SF. Invito pertanto
tutti coloro che siano a conoscenza di altre opere scacchistiche, a segnalarmele!
Conclusioni
Non mettiamo in dubbio l’esistenza di misteriose risonanze; ma possiamo affermare
che esistono dei chiari motivi che spiegano la marcia in più di scacchi & SF. Il
principale è la reazione struttura logica degli scacchi + metafora dagli infiniti
significati, che porta all’esplosione di ruoli e impieghi del gioco in letteratura
fantastica.
Abbiamo verificato che negli altri generi letterari gli scacchi appaiono o sono. In SF
appaiono, sono o dominano.
Quanto ai giocatori, negli altri generi è l’uomo a voler giocare (a volte troppo…),
mentre in SF giocano tutti gli esseri logici (anch’essi, forse troppo…).
Ed infine, mentre in letteratura è l’uomo a giocare con gli scacchi, in SF possono
essere gli scacchi a giocare con l’uomo, cosicché egli può trasformarsi da soggetto a
oggetto di gioco.
Termino con una domanda, anziché una certezza. Nel
capolavoro di A. E. Van Vogt L’Impero dell’Atomo (22) il
principe Clane Linn ottiene la vittoria contro una razza
ostile operando come un chirurgo su di una sfera,
apparentemente piccola, ma che in realtà contiene l’intero
Universo conosciuto. ll romanzo si conclude con una frase
enigmatica: “…Questo significa che è l’Uomo a controllare
l’Universo, o è l’Universo a controllare l’Uomo?”
Nel nostro caso la domanda diventa: è l’Uomo a controllare gli Scacchi, o sono gli
Scacchi a controllare l’Uomo?”
8
Note alla parte prima
.(1) Isaac Asimov – Guida alla Fantascienza. Urania Blu 1, Mondadori 1994.
.(2) Vittorio Curtoni – Le Frontiere dell’Ignoto. Nord, 1977.
.(3) Luigi Cozzi, Ugo Malaguti – Storia della Fantascienza vol. 1 – Libra editrice 1980.
.(4) Mario Leoncini, Fabio Lotti – Chi ha Ucciso il Campione del Mondo? Prisma 2004.
.(5) Eugenio Ragone – Robot 25, Armenia 1978.
.(6) Gian Filippo Pizzo – Pergioco 8-9, Sett. 1984.
.(7) Vittorio Catani – La Gazzetta del Mezzogiorno 17.01.2001
.(8) Ferruccio Pezzuto – Re Regina Cavaliere. Liber Internazionale, 1995.
.(9) Wally Festini, Davide Liccione – Psicologia degli Scacchi. Rusconi 1998.
.(10) Natale Loda – Il Giocatore di Scacchi. Scuola di Scacchi di Roma, 1987.
.(11) Roberto Carretta – Gli Scacchi e l’origine del loro Simbolismo. Il Leone Verde, 2001.
.(12) Marco Di Paolo – Informazione Scacchi 3, 5, 6 (1995); 1 (1996).
.(13) Titius Burkhardt – La Maschera Sacra e altri saggi. SE, Milano 1988
.(14) Giulio Braccini – ‘Donna, Cavallo- Matto’. Tesi di dottorato in letteratura comparata e traduzione
del testo letterario. Università di Siena, A.A. 2003-2004
.(15) Dextreit, Engel – Jeu d’Echecs et Sciences Humaines. Payot, Parigi 1984.
.(16) Il sito del Custode: www.fantabancarella.com
.(17) La versione del libro di Ian Fleming è lievemente diversa. Kronsteen riceve in piena partita (per
telefono!) la convocazione urgentissima del capo della Spectre, ma commette per vanità una piccola
insubordinazione: resta al tavolino per vincere.
.(18) Frank Graegorius – Scacco a Satana. I Racconti di Dracula 34. Ed Wamp, Roma 1971.
.(19) Alessandro Sanvito – Bibliografia Italiana degli Scacchi. Sylvestre Bonnard 1999.
.(20) Ettore Ridola – Gli Scacchi in Cent’Anni di Cinema. Messaggerie 1995.
.(21) Domenico Malan – Gli Scacchi nel Cinema. 7 puntate su Torre&Cavallo giu, lug/ago, sett, ott 1995;
gen, mar, apr 1996.
.(22) A. E. Van Vogt – L’Impero dell’Atomo. SFBC 1963 ed altre edizioni Armenia, Mondadori.
Giuseppe Arabito scripsit
(rev 2 - 09.2005 – email: custode CHIOCCIOLA fantabancarella.com)
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Scacchi e fantascienza