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Bolkestein, una direttiva pericolosa
di Enzo Bernardo*
Il 14 febbraio si voterà al Parlamento europeo la direttiva
Bolkestein. Uno dei punti più controversi,e pericolosi riguarda
i servizi pubblici, o meglio, nel linguaggio europeo, i servizi
di interesse generale. La direttiva Bolkestein è pericolosa –
tra le tante ragioni – per il fatto che non esiste, ad oggi,
nessuna definizione, giuridicamente riconosciuta, in Europa,
di cosa sia un servizio di interesse generale.
Sembrerà strano, ma le cose stanno così. Per quanto riposi
tranquillo al Parlamento europeo il Libro bianco sui servizi di
interesse generale (se ne dovrebbe cominciare a discutere
tra aprile e maggio) e sia stata preannunciata una
Comunicazione della Commissione europea sui servizi sociali
il tema sembra affidato, innanzi tutto, alla direttiva Bolkestein,
che pur dovendo occuparsi di servizi quali le agenzie di viaggio
o i maestri di sci, vorrebbe invece far partire la qualificazione
europea dei servizi pubblici a partire dal mercato interno, cioè
dalla logica della libertà di impresa, o per meglio dire della
commercializzazione e della liberalizzazione
Per questo motivo, in attesa della sorte della Bolkestein, la
Federazione Sindacale Europea dei Servizi Pubblici (FSESP),
la più grande tra le “categorie” della CES, 209 sindacati ed
8 milioni di iscritti, ha deciso di lanciare una straordinaria
campagna, nazionale ed europea, per richiedere che si realizzi
- attraverso un grande lavoro comune tra sindacati, forse
politiche e forse della società civile – un quadro legale europeo,
solido e certo, in grado di difendere i servizi di interesse
generale, che siano, o meno, economici. La campagna, che
avrà una durata pluriennale, e oltre ad i sindacati europei
prevede la partecipazione di associazioni e movimenti, partirà
dalla domanda “che tipo di servizi pubblici abbiamo bisogno
noi e le future generazioni?” e, sulla base di questa analisi
– che si avvarrà anche di ricercatori affermati nel settore –
proporrà lo strumento legale europeo più adeguato (una
direttiva? Un piano d’azione? Altro?) – a fare si che i servizi
di interesse generale siano “garanti della cittadinanza europea,
della coesione sociale ed economica “.
Era stato il Parlamento Europeo, con una risoluzione “Obblighi
di servizio pubblico: una Unione europea che promuove
l'interesse generale”, approvata il 13 marzo 1996, ad affermare
che “ l'azione della Comunità non è orientata solo
all'instaurazione di un regime di concorrenza nel mercato
unico: essa è anche al servizio dell'interesse generale e implica
pertanto compiti inerenti al rafforzamento della coesione
economica e sociale e alla tutela dei consumatori e degli
utenti…I principi fondamentali del servizio pubblico,
Strasburgo - 14 febbraio 2006
f
i
n
a
M
Euro
ore 11.45/12.45 Conferenza stampa dei
leader sindacali
Place du Faubourg de Pierre
ore 12.00 formazione del corteo
ore 13.00 partenza del corteo
Arrivo in Boulevard de Dresde
ore 14.15 concerto
ore 14.45 discorsi dei leader sindacali
ore 15.00 concerto
ore 15.30 fine della manifestazione
ore 17.00 conferenza stampa della CES al
Parlamento europeo
ore 18.00 incontro dei leader sindacali
con il Parlamento europeo
segue in terza pagina
Numero due - 7 febbraio 2006
pagina uno
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Notizie brevi
Risoluzioni CES
Nel corso dell’ultimo Comitato esecutivo della CES (dicembre 2005) sono state approvate due importanti risoluzioni:
la prima sul coordinamento della contrattazione collettiva nel 2006; la seconda relativa ad una revisione
dei provvedimenti transitori applicabili alla libera circolazione dei lavoratori provenienti dai nuovi
stati membri dell’UE. Queste risoluzioni riflettono la posizione ufficiale della CES su queste materie. Chi è
i n t e r e s s a t o a q u e s t i d o c u m e n t i p u ò c o l l e g a r s i c o n i l s i t o w w w. c g i l . i t / s e g r e t a r i a t o e u r o p a .
Parlamento Europeo / Palestina
Alcuni deputati europei di diversi gruppi politici hanno formulato un avvertimento a proposito dei rischi che
comporterebbe una sospensione brutale dei finanziamenti dell'UE all'Autorità palestinese. Il presidente del gruppo
socialista, Martin Schulz, ha detto (ad Atene, dov'era per una riunione dell'Internazionale socialista, a cui partecipavano
rappresentanti israeliani e palestinesi) che l'UE deve continuare a sostenere il popolo palestinese, assicurandosi
tuttavia che il suo aiuto venga utilizzato in modo “adeguato”. Tuttavia, Schulz ha avvertito: “L'UE non puo' continuare
a finanziare l'Autorità palestinese senza condizioni. È assolutamente necessario che il Hamas rinunci alla violenza.
Senza questa garanzia, i finanziamenti saranno interrotti”. Al gruppo del PPE-DE, Markus Ferber si è espresso nello
stesso senso. Il parlamentare europeo della CSU ha ricordato che gran parte dei finanziamenti europei ai territori
palestinesi è attribuita per scopi umanitari e, pur ritenendo che occorra controllare meglio il modo in cui questi
aiuti vengono utilizzati, ha commentato: “Sarebbe sbagliato e inumano voler punire Hamas, interrompendo i
finanziamenti per ospedali nei territori palestinesi”.
UE/influenza aviaria: l'UE invia in Iraq un medico epidemiologo dopo un primo decesso
Il Centro europeo di prevenzione e di controllo delle malattie ha annunciato, il 31 gennaio, l'invio nel nord dell'Iraq
di uno dei suoi esperti più eminenti per indagare sul rischio di diffusione del virus H5N1 dell'influenza aviaria, che
ha ucciso un'adolescente nel Kurdistan iracheno, al confine con la Turchia (dove il virus ha provocato cinque morti).
Denis Coulombier, medico epidemiologo, farà parte dell'equipe dell'Organizzazione mondiale della sanità che sarà
inviata in loco. Quattordici casi sospetti sono stati rilevati in Iraq, due dei quali - un uomo e una donna - sospettati
di essere stati contaminati dal virus mortale. In un'ampia area al confine del Kurdistan iracheno sono stati abbattuti
circa 500.000 volatili. Le autorità curde hanno ricevuto da Ginevra per via aerea il 31 gennaio una partita dell'antivirale
Tamiflu per curare le persone contaminate dall'influenza aviaria.
UE/ Corte di giustizia: sentenza sui legami tra Schengen e la libera circolazione delle persone
La Corte di giustizia dell'UE ha condannato la Spagna perchè le autorità del paese hanno rifiutato l'entrata sul
territorio spagnolo a due cittadini algerini, Farid e Bouchair, sposati a cittadine spagnole, e che risiedono rispettivamente
a Londra e Dublino.
Il motivo addotto è che le due persone erano state segnalate come non ammesse in Germania nel SIS, il sistema
d'informazione informatizzato di Schengen (il primo era stato condannato da un tribunale tedesco a pagare una
multa per aver guidato senza patente e l'altro a cinque mesi di prigione, sempre in Germania, per aver presentato
una domanda d'asilo sotto falsa identità: N.d.R.). La Corte di giustizia ha
ritenuto che uno Stato membro, prima di rifiutare loro l'ingresso nello
Notiziario del Segretariato Europa
spazio Schengen, deve verificare se la presenza di tali persone costituisca
della Cgil nazionale
una minaccia effettiva, attuale e abbastanza grave per un interesse
fondamentale della collettività. Appena pronunciato il verdetto, la Corte
Corso Italia 25 - 00198 Roma Italia
di giustizia ha pubblicato un comunicato nel quale precisa che, per la
tel. +39 06 8476328
prima volta, ha stabilito legami tra la Convenzione di applicazione dell'accordo
fax +39 06 8476321
di Schengen e la libera circolazione delle persone. Conclude che: “uno
e-mail: [email protected]
Stato contraente può procedere alla segnalazione di una siffatta persona
http://www.cgil.it/segretariatoeuropa
solo dopo aver constatato che la sua presenza costituisce una minaccia
effettiva, attuale e sufficientemente grave per un interesse fondamentale
Redazione a cura di:
della collettività; - l'altro Stato membro, che consulta il SIS, deve poter
Giulia Barbucci, Monica Ceremigna,
constatare, prima di rifiutare alla persona in questione l'entrata nello spazio
Antonio Morandi, Gian Paolo Patta
Schengen che la sua presenza in questo spazio costituisce una simile
minaccia”.
Numero due - 7 febbraio 2006
pagina due
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Consiglio Paneuropeo
A proposito della futura costituzione di un sindacato mondiale, la Confederazione europea dei sindacati (CES) tiene
a precisare che “nel contesto della fusione della CISL e della CMT in un'organizzazione internazionale, si terrà un
Consiglio paneuropeo che riunirà tutte le organizzazioni sindacali in Europa e che coprirà da un punto di vista
geografico i paesi dell'UE e dell'EFTA (coperti dalla CES) ma anche dei paesi situati a Est della zona geografica
della CES, come la Russia, la Moldavia, l'Azerbaijan, ecc.. La CES non fa dunque parte geograficamente di questo
Consiglio paneuropeo. L'unico punto in comune tra le due organizzazioni: il Segretario generale della CES sarà
anche Segretario generale del Consiglio paneuropeo.”
irsi
istituto di ricerche sui problemi
dello stato e delle istituzioni
europeo di
EIDOS istituto
documentazione e studi sociali
Nell'ambito delle iniziative seminariali dedicate a temi di carattere comparato e in occasione della recente pubblicazione
di un Rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro organizzano un
"INCONTRO DI STUDIO SUL SALARIO MINIMO"
martedì 28 Febbraio 2006 ore 9.30 - CNEL (Biblioteca) Via D. Lubin, 2 Roma
Parteciperanno: Giuseppe Acocella, vice Presidente Cnel; Giuseppe Casale, vice direttore dipartimento dialogo sociale
Oil Ginevra; François Eyraud, direttore programma condizioni di lavoro e occupazione Oil Ginevra; esperti e dirigenti
di Cgil, Cisl Uil, della Confindustria, del Ministero del Lavoro.
Il dibattito sarà coordinato da Gianni Arrigo, Università di Bari, direttore Eidos.
Conclusioni di Angelo Pandolfo, Università di Roma “La Sapienza”, presidente Irsi
continua dalla prima pagina
segnatamente accessibilità, universalità, parità, continuità, qualità, trasparenza e partecipazione nel quadro del
mercato unico e nel rispetto del principio di sussidiarietà devono essere sanciti nel Trattato.” In quell’anno il
Commissario europeo Monika Wulf-Mathies, cominciò a lavorare, assieme anche alle forze sociali e sindacali - per
un progetto di una “Carta dei servizi pubblici”, che servisse ad attuare quella risoluzione del Parlamento europeo
e la stessa Commissione affermava che “i servizi d’interesse generale offrono stabili punti di riferimento alla
collettività e sono alla base dei legami di appartenenza dei cittadini a quest’ultima. Al tempo stesso costituiscono
un elemento dell’identità culturale per tutti i paesi europei, finanche nei gesti della vita quotidiana.” Da allora, dopo
dieci anni, pur passando per la Strategia di Lisbona e per un progetto di Trattato Costituzionale, né la Commissione
europea né il Consiglio hanno dato seguito alla decisione presa dal Parlamento europeo.
Anzi, la Commissione, proprio nel Libro bianco - che oltretutto offre poco più di quanto già a conoscenza prima
della sua pubblicazione ed è quindi complessivamente deludente come risultato di un lungo processo di dibattito
- .afferma che …non fornirà un quadro legale sui servizi di interesse generale ma ne esaminerà la necessità e la
fattibilità una volta entrato in vigore il Trattato Costituzionale, cioè non prima del 2006. “ La sorte del Trattato è
nota a tutti, il 2006 è arrivato e sul tavolo c’è solo la Bolkestein,
La campagna “Servizi pubblici di qualità in Europa – qualità della vita” cercherà, attraverso l’individuazione dei
principi per i servizi pubblici, degli standard di qualità, della valorizzazione del ruolo delle autonomie locali, dei
principi di finanziamento di contrapporsi alla logica individuata dalla Bolkestein e da alcune sentenze della Corte
di giustizia, che, attraverso la caratterizzazione del carattere “economico” dei servizi, aprono - di fatto - la strada
alla commercializzazione dei servizi stessi.
Molto dipenderà da quanto i servizi di interesse generale si salveranno dal tentativo di imbrigliarli attraverso la
direttiva servizi. C’è il tempo – invece - per poter produrre una proposta in grado di salvaguardare, una volta per
tutte, i servizi pubblici in Europa. Il sindacato europeo ha preso l’impegno. Spetterà soprattutto alle forze politiche
aggiungere il proprio impulso per imporre alla Commissione un atto di cui ha bisogno l’Europa e di cui hanno
bisogno i cittadini.
*Enzo Bernardo, Funzione Pubblica nazionale Cgil
Numero due - 7 febbraio 2006
pagina tre
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Gran Bretagna: il caso dei delegati alla formazione
I delegati alla formazione (Union learning representatives, ULRs) sono stati istituiti in Gran Bretagna nel 2000 con
l’obiettivo di consigliare e assistere i lavoratori che intendono migliorare le proprie conoscenze culturali e professionali.
Come i delegati alla salute e sicurezza, operano direttamente nei luoghi di lavoro. La loro attività si muove nel solco
tracciato dalla Government’s Skills Strategy, l’ambizioso programma lanciato dal governo presieduto da Tony Blair
nel 2003, che si propone di innalzare notevolmente il livello di istruzione e la professionalità della popolazione
britannica entro il 2010. La Government’s Skills Strategy dispone di circa 40 milioni di sterline di fondi annuali (pari
a 59 milioni e 254mila euro), che sono impiegati in buona parte per progetti riservati alla riqualificazione dei
lavoratori con scarsa professionalità. Alcune cifre dimostrano la necessità non solo di istruire e migliorare la
professionalità di una larga parte dei lavoratori inglesi, ma anche di investire in misura massiccia nella formazione
dei giovani: tre milioni e mezzo di occupati non sanno leggere bene; quasi un quarto delle persone fra i 16 e i 25
anni sono analfabeti di ritorno, tanto da avere difficoltà a leggere il libretto di istruzioni di un elettrodomestico o
il foglietto illustrativo di un medicinale; quasi sei milioni di lavoratori non hanno alcuna qualificazione professionale;
solo il 28% dei dipendenti ha competenze professionali di livello intermedio, contro il 51% della Francia e il 65%
della Germania. Nonostante questi dati allarmanti, il 40% dei datori di lavoro non organizza corsi per i propri
dipendenti. Oggi i delegati alla formazione sono 7.500 e si trovano nei luoghi di lavoro dove il sindacato può
esercitare il diritto alla contrattazione collettiva, ma la confederazione Tuc conta di averne 22mila entro il 2010,
in grado di aiutare ogni anno 250mila lavoratori.
Dei 7.500 attualmente attivi, il 52% opera nel settore pubblico e il 47% in quello privato, con una presenza massiccia
anche nelle piccole e medie imprese. Nel 2003, grazie all’attività dei delegati alla formazione, circa 60mila lavoratori
hanno potuto seguire dei corsi per migliorare il proprio livello di istruzione o la propria professionalità. I delegati
hanno diritto dal 2002 al distacco sindacale retribuito per il loro lavoro, dopo l’approvazione di una legge nazionale
(Employment Relations Act), e sono in media uno per ogni cinquanta lavoratori. Il 30% di loro è nuovo all’attività
sindacale. Chi intende diventare delegato alla formazione segue un corso organizzato dal Tuc e finanziato dal
governo britannico. Sono sostanzialmente tre i tipi di progetti nei quali sono coinvolti i learning representatives.
Il primo, denominato Employer Training Pilots, consiste in programmi pilota, elaborati insieme ai datori di lavoro,
per la riqualificazione degli occupati in un ufficio o in una fabbrica. I corsi sono in genere organizzati in un College,
un termine che nel sistema britannico indica i centri di formazione professionale – generalmente di alto livello aperti anche ai giovani disoccupati. Il secondo tipo di progetto, Learndirect, offre ai lavoratori la possibilità di
frequentare corsi nelle sedi sindacali, usufruendo di congedi formativi. Le lezioni privilegiano materie come
l’informatica o il miglioramento delle conoscenze grammaticali e aritmetiche e prevedono anche moduli di formazione
a distanza, con l’assistenza costante di un tutor del sindacato. Molti dei lavoratori che frequentano i corsi sono
ultra45enni a bassa qualifica.
Infine, vi è Skills for Life, un progetto che intende accrescere la consapevolezza fra i lavoratori meno specializzati
dell’importanza di una migliore formazione. Secondo gli ultimi dati, infatti, solo metà degli occupati a bassa qualifica
è interessato a migliorare la propria professionalità. I delegati impegnati in questo tipo di progetto cercano di
sviluppare l’offerta di formazione per i lavoratori che hanno meno possibilità di seguire dei corsi, come i lavoratori
meno qualificati, le donne, le minoranze etniche e i giovani neo assunti. Anche in Gran Bretagna si assiste, infatti,
a quello che è definito “il paradosso della formazione”, vale a dire il fatto che a usufruire dell’opportunità di seguire
un corso sono in genere quelli che meno ne hanno bisogno: i lavoratori maggiormente professionalizzati. Due
appaiono essere al momento i punti deboli dell’esperienza britannica dei delegati alla formazione. Il primo è costituito
dal fatto che i datori di lavoro sembrano in molti casi subire, più che appoggiare, le iniziative del Tuc a favore di
un accrescimento delle competenze degli occupati. Nel corso dei cinque anni di attività di questi delegati, infatti,
sono ancora poche le esperienze di contrattazione aziendale fra sindacato e imprenditori che hanno permesso il
varo di veri e propri programmi pilota di formazione. Nella maggior parte dei casi, i delegati riescono a ottenere
la possibilità che un numero limitato di dipendenti usufruisca di congedi per seguire dei corsi, senza però riuscire
a conseguire l’obiettivo di una più generale riqualificazione di tutti gli occupati. Un secondo punto debole è il fatto
che solo i dipendenti iscritti al sindacato che intendono seguire un corso di formazione usufruiscono di un congedo,
oltretutto non retribuito, e questo non agevola la domanda di formazione da parte delle categorie più deboli di
lavoratori.
Ornella Cilona, dipartimento politiche economiche Cgil
Numero due - 7 febbraio 2006
pagina quattro
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